GaliluiGalilei #3 - a.s. 2009/2010

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Giornalino d’Istituto del Liceo Scientifico Statale “Galileo Galilei” di Verona - Anno scolastico 2009/2010 - Numero 3 - Stampato nel mese di Aprile 2010 Numero 3 IN QUESTO NUMERO: Domeniche senz’auto: una scelta efficace? Il tuo paradiso... dov’è? L’ultimo saluto a Jeffrey. Ed infine... Moto, una passione senza limiti. [email protected] - www.galiluigalilei.it

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Giornalino d’Istituto del Liceo Scientifico Statale “Galileo Galilei” di Verona Anno scolastico 2009/2010 - Numero 3 Stampato nel mese di Aprile 2010

Transcript of GaliluiGalilei #3 - a.s. 2009/2010

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Numero 3IN QUESTO NUMERO:

Domeniche senz’auto: una scelta e!cace?

Il tuo paradiso... dov’è?

L’ultimo saluto a Je#rey.

Ed in�ne... Moto, una passione senza limiti.

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reCiao a tutti!

Il GaliluiGalilei è #nalmente, nuovamente,

incredibilmente nelle vostre mani! Ed è così

che, nel tentativo di dare un po' di luce e

colore alle giornate scolastiche, siamo riusci-

ti a fare un nuovo numero, con una nuova

intervista doppia, un paio di test e qualche

articolo un po' più serio.

Dovremmo ringraziare tutti i nostri cari

scrittori che hanno contribuito a questo

numero (che davvero sembrava non voler

uscire), soprattutto quelli di quinta che non

pensano che agli esami... ma non c'è tempo

per smancerie di questo genere. Stiamo già

lavorando al quarto e ultimo numero di

quest'anno e ci serve, come sempre, parteci-

pazione: se anche tu vuoi scrivere, dunque,

non esitare a contattare un membro della

redazione!

Prima di lasciarvi alla lettura, vi ricordo solo

che generalmente i nostri articoli non sono

campati per aria e che quanto riportato è

stato appuratamente controllato: se volete

anche voi controllare le fonti, mandate una

mail a [email protected] e vi faremo

sapere.

Buona lettura e hasta la vista.

Patrick Zecchin

INDICE

01 – Copertina

02 – Redazione

03 – Le domeniche senz'auto

04 – Homo erectus, ...

05 – I cancelli della morte

06 – Intervista doppia

07 – Io pretendo dignità

08 – Loghi

09 – Rappresentanti d’istituto

10 – Felicità

11 – Il paradiso... dov'è?

12 – L'angolo dell’artista

13 – Crazy teacher

14 – Assassinio sul Galilei-express

15 – Silenzio in sala: Avatar

16 – Non bisogna leggere

17 – Una passione senza limiti

18 – Fox Trot

19 – Mrs. Moda

20 – Test psicologico

21 – Test sociologico

22 – Fumetto

24 – Frasi famose

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EDITORIALE

Altri:

-Francesco Tommasi

Articoli

-Eleonora Filippi

Articoli

Collaboratori esterni:

-Jacopo Bissoli

Fumetto

03

Vengono dette anche domeniche ecologiche, domeniche a piedi, ma secondo me sono soprat-

tutto domeniche inutili.

Potreste dire che io non penso all’ambiente, che sono uno di quelli che usa la macchina anche

solo per fare 100 m, ma questo non è vero e, forse, sono più preoccupato del problema ambienta-

le di chi organizza queste domeniche.

Sul fatto che non facciano di molto diminuire il livello di inquinanti nell’atmosfera, possiamo

essere tutti d’accordo, perché che di�erenza può fare un giorno in meno con auto in circolazione

su tutti gli altri in cui le macchine si muovono liberamente? Ci vorrebbe un mese senza auto,

senza riscaldamenti e senza industrie per cambiare signi�cativamente la situazione, ma sappia-

mo tutti che questo è improponibile. Qualcuno sostiene che, anche se non incidono di molto

sulla quantità di polveri sottili, almeno istruiscono i cittadini sul problema e generano in loro una

coscienza civica che li porta a lasciare più spesso a casa l’auto per usare i mezzi pubblici: secondo

me, questo sarebbe vero se fosse un problema nuovo e di cui non si parla quasi mai, in più, se uno

volesse usare solo i mezzi pubblici, potrebbe riuscirci solo se questi mezzi fossero davvero utiliz-

zabili, se passassero frequentemente, se fossero meglio distribuiti, se fossero diversi�cati, ma

purtroppo nessuna delle due ipotesi è veri�cata.

A Padova, per esempio, sono state fatte per anni e anni le domeniche ecologiche e sono sempre

state un gran successo, ma il giorno dopo, quando ricominciava la settimana, tutto tornava come

prima e l’utilizzo dei mezzi pubblici non aumentava; tutto questo �nché, con un lampo di genio,

hanno deciso di costruire un sistema di trasporto più e�ciente, la tramvia: da quel giorno le auto

in città sono diminuite drasticamente, non perché i cittadini avessero �nalmente capito

l’insegnamento delle domeniche ecologiche, ma perché �nalmente potevano applicarlo!

Alla �ne, non mi sembra che siano molto utili queste bellissime (nessuno mette in dubbio che sia

bella la città libera dalle auto!) domeniche in cui si può usare la bicicletta, visto che il giorno dopo

tutto è ancora come prima, se non peggio, perché chi doveva fare qualcosa la domenica, la riman-

da al lunedì!

Davide Costanzi

LE DOMENICHE SENZ' AUTO

4

Ciao Galileiani! Per questo numero del GaliluiGalilei vorrei cercare insieme a voi lettori di

capire come mai l’uomo (inteso come di entrambi i sessi) abbia paura dei cosiddetti

“omosessuali”, anche detti “gay”, “froci”, “lesbiche” e quant’altro.

Intanto premetto che gli omosessuali nella storia dell’umanità sono sempre esistiti e

non è una “moda” degli ultimi secoli: l’omosessualità era una condizione di�usa e comu-

nemente accettata nel mondo greco, così come pure per gran parte della durata

dell’impero romano. E’ quindi un fattore proprio dell’uomo – come di molti animali – e

non solo una “tendenza” dei nostri giorni.

Tornando alla paura degli omosessuali, ci sono molti motivi per cui una persona può

averne paura e proverò ad elencarne alcuni:

- il primo motivo si può considerare di natura psicologica, cioè una persona può averne

paura perché crede che l’omosessuale lo possa contagiare, come una malattia, per cui fa

di tutto pur di stargli lontano (un po’ come avveniva nel medioevo con gli usurai ebrei)

- il secondo motivo è di natura religiosa, che tende a condannare i rapporti

sentimentali/sessuali tra individui dello stesso sesso.

- il terzo motivo è probabilmente l’incapacità di accettare il diverso, soprattutto in una

società sempre più omologata come la nostra.

Ci sarebbero molti altri motivi ma non vorrei risultare noioso. Tuttavia dico soltanto che,

secondo me, una persona può scegliere di essere omosessuale ma ne deve anche subire

le conseguenze, ad esempio non può godere di alcuni diritti, come quello di considerar-

si una famiglia – con tutto quello che comporta. Non voglio intendere che non abbiano

diritti, cosa che sarebbe una grande discriminazione, ma solo che alcuni di questi sono

propri di altre istituzioni.

Vi ringrazio per avermi ascoltato e un ringraziamento particolare a tutti i lettori della

classe 3I.

Federico Parezzan

HOMO ERECTUS, HOMO SAPIENS,

OMOSESSUALE

05

Durante le vacanze natalizie ho avuto la possibilità di trascorrere alcuni giorni a Monaco di

Baviera (München), in Germania, a un centinaio di chilometri dal con�ne austriaco.

Per la prima volta ho a�rontato, usando un termine piuttosto forte, la visita di un luogo molto

particolare. Ne avevo sentito parlare, ma non avevo mai approfondito le ricerche per un sincero

e innocente disinteresse; troppe sono le storie che si raccontano sui campi di concentramento

e troppe sono le immagini documentario che ho visto a scuola o in reportage televisivi.

Quello di Dachau fu il primo campo di concentramento costruito dai nazisti in Germania. Situa-

to a circa venti chilometri a nord di München, venne edi�cato e reso agibile dal 21 marzo 1933

(che termine inadatto pensando al contesto generale), per poi essere liberato dalla 45^ unità di

fanteria statunitense il 29 aprile 1945. Sono passate di lì circa 200.000 persone, tra le quali ebrei,

zingari, omosessuali, avversari politici, prigionieri di guerra, disabili e individui considerati

impuri e indegni della razza ariana: di questi circa 30.000 ne hanno trovato la morte violenta e

altre migliaia morirono di fame e di freddo. Trovandomi lì, immaginai quelle persone senza un

nome diventate improvvisamente dei numeri casuali, ridotti a pelle e ossa, senza cibo né acqua,

senza più un’identità, senza uno scopo se non quello di sopravvivere. Li immaginai varcare i

cancelli, spogliarsi dei pochi beni in loro possesso, immaginai l’insolito comportamento di

coloro che già erano presenti da tempo nel campo, i loro occhi scarni. Le donne insieme ai �gli

andavano in doccia, e che doccia… Anche se, a dire la verità a Dachau le camere a gas sono

state costruite senza alcuno scopo, perché non vennero mai utilizzate. Gli uomini recuperavano

una divisa a righe immatricolata e si mettevano al lavoro.

L’odore nauseabondo aleggia ancora oggi, si notano le sole due baracche ricostruite dopo il

bombardamento ad opera degli stessi tedeschi per eliminare più tracce possibili dello stermi-

nio; delle altre quaranta pressappoco rimangono solo le fondamenta. Tutto attorno il recinto di

�lo spinato fermava crudelmente chi tentava di fuggire. Vedendo i mattoni grigi immaginai

l’u�ciale capo urlare come un ossesso. Pensai all’arrivo di altri prigionieri, le grida di coloro che

tentavano quanto meno di avvertirli del pericolo che correvano. Due spari. Tutti che tornavano

al lavoro. Silenzio e lacrime calde. Immaginai un bambino che correva dalla madre in �la

all’entrata, lui che ruzzolava, si sbucciava un ginocchio e tornava piangente dalla madre. Lei lo

prendeva in braccio, a�ettuosa lo abbracciava e leccava delicatamente la ferita, disinfettandola.

Sentire un sapore amaro, di ferro, non fece altro che aggravare la situazione: anche la terra

sapeva di morte.

Ho immaginato tutto questo e l’ho visto chiaramente in quello spazio scon�nato, ma allo stesso

tempo as�ssiante. È così vicino alla città che mi sono chiesta come sia potuto accadere questa

madornale carne�cina.

Molti monumenti si ergono nel campo. Uno rappresenta le sagome contorte e avvizzite di corpi

neri privi di espressione in volto. Un altro riporta in varie lingue la scritta “MAI PIÙ”. Un altro

ancora contiene le ceneri di coloro che non potranno mai essere identi�cati.

Aver visto i binari dei convogli che portavano i prigionieri stipati come animali dalla libertà alla

detenzione, aver letto la scritta al cancello d’ingresso “ARBEIT MACHT FREI” (il lavoro rende

liberi), aver passeggiato in compagnia del mio silenzio; aver cercato con gli occhi qualche

spicchio di sole in quel deserto di neve e nubi grigiastre e aver guardato i monumenti eretti in

memoria di quello straziante genocidio solidi�cano nel cuore il ricordo di un errore passato che

non dovrà più essere commesso!

So�a Vincenzi

I cancelli DELLA mORTE

6

Nome:

M: Martina

S: Sandro

Soprannome:

M: non ne ho

S: Prof Pisto

Segno zodiacale:

M: Ariete

S: Bilancia

Gemma preferita:

M: za�ro

S: acquamarina

Sigla dei cartoni preferita:

M: gig robot

S: gig robot

L’anno della rivoluzione francese:

M: 1789

S: 1789

Di che nazionalità era l’atleta morto alle olim-

piadi di Vancouver?(giordana):

M: Ucraino?

S: Kazakistan?

Come si chiama/chiamerebbe il suo gatto?

M: Odio i gatti, non li chiamerei mai

S: ma che ne so…FUFFI!

Che macchina possiede?

M: una multipla blu

S: un Peugeot 306

Materia preferita (non vostra)?

M: Filo

S: �loso�a

Colore che odia di più?:

M: giallo

S: viola

Gelato sciolto o confezionato:

M: sciolto (al dattero)

S: per sciolto intendi a palline? (Sì) A palline

allora

Citi una regola del galateo:

M: pulirsi le mani prima di andare a tavola

S: in che ambito? (Ma quello che vuole!) Non

parlare con la bocca piena

Ultimo libro letto:

M: “la tempesta” e “the lightness of scones”

S: ne ho letti un paio contemporaneamente: io

uccido. (e il secondo?) io uccido e basta (??)

Intervista doppia

Salvagno-Pistori

Il �lm più premiato del regista peter jakson (il

ritorno del re):

M: non ne ho la minima idea

S: non saprei proprio.

Qual è il nome del guerriero dragone in kung

fu panda (po):

M: non lo so e ne sono orgogliosa

S: non lo so.

Cantante americano preferito:

M: alicia keys

S: bruce Springsteen

Dia un aggettivo a questi soggetti:

-yogurt:

M: acido

S: acido

-parlamento italiano:

M: confuso

S: creativo

-pistori:

M: non mi viene in mente niente

S: troppo buono (è un comparativo) buonissi-

mo (.!.)

-co#ee & cigarettes:

M: interessante

S: co#ee solo

-insu�cienza:

M: scon�tta

S: renale

-salvagno:

M: rompiballe

S: simpatica

-galiLui galiLei:

M: super�ciale

S: interessante

-Harry Potter:

M: Osceno

S: noioso

Dica qualcosa all’altro:

M: Per favore puoi fare il profe di mio �glio?

S: ci vediamo al prossimo gruppo di lettura

Saluti qualcuno:

M: ciao a tutti quelli che mi amano

S: ciao a tutti è stato bellissimo

GRAZIE AD ENTRAMBI, L’INTERVISTA E’ CON-

CLUSA

07

“Io pretendo dignità” è il nome dell’ultima campagna di Amnesty International, a cui è stato

dato il via il 30 aprile 2009. Quest’ultima battaglia intrapresa da AI si propone di portare avanti

la lotta contro la povertà, toccando soprattutto quei punti legati ai comportamenti e alle scelte

di chi detiene il potere:la povertà, infatti, non è né naturale né inevitabile ma è il risultato di deci-

sioni.

Le persone che vivono in povertà sperimentano la loro condizione come mancanza di reddito

ma anche, in modo molto forte, come una combinazione di deprivazione, insicurezza, esclusio-

ne e impotenza. Queste sono gravi violazioni dei diritti umani!

 

Almeno 963 milioni di persone ogni sera vanno a dormire a�amate, un miliardo di persone vive

in insediamenti abitativi precari, ogni minuto una donna muore per complicazioni legate alla

gravidanza, 1,3 miliardi di persone non hanno accesso all'assistenza sanitaria di base, 2,5 miliar-

di di persone non hanno servizi igienici adeguati e 20 mila bambini ogni giorno muoiono per

questo!  Per ottenere un cambiamento profondo, occorre intervenire in tre aree che �nora

hanno impedito progressi nella lotta alla povertà:

Responsabilità dei governi, delle imprese e delle istituzioni �nanziarie internazionali: le grandi

imprese internazionali violano sempre più i diritti umani e trascinano le persone ancora più a

fondo nella povertà. Mancano però spesso strumenti e$caci per chiamare le aziende a rispon-

dere del loro operato o garantire riparazione alle vittime di abusi.

Attraverso la campagna “Io pretendo dignità”, Amnesty International sarà impegnata a porre

�ne all'impunità delle imprese, a garantire l'accesso alla giustizia per le persone i cui diritti sono

stati violati dalle aziende, ad assicurare che le comunità interessate dalle loro attività possano

partecipare delle decisioni che in%uiscono sulle loro vite.

Accesso ai diritti e ai servizi essenziali per la dignità umana senza discriminazione. AI

s’impone di: contrastare e modi�care leggi, politiche e prassi discriminatorie che pregiudicano

l’eguale accesso ai servizi e ai risarcimenti e di prendere misure concrete per superare i maggiori

ostacoli che le persone che vivono in povertà si trovano di fronte quando tentano di accedere

alle risorse, ai servizi e alla giustizia.

Partecipazione attiva delle persone che vivono in povertà e dei loro rappresentanti alla lotta

contro questa, che vengono ogni giorno ignorati. Per questo motivo Amnesty si è impegnata

a$nché, a livello internazionale, i processi e gli attori più direttamente impegnati nello sradica-

mento della povertà creino meccanismi di consultazione e partecipazione che consentano un

autentico coinvolgimento delle persone che vivono in povertà. Inoltre, a livello nazionale, si è

battuta perché lo spazio per i difensori dei diritti umani e per gli attivisti sociali sia protetto dalle

istituzioni, che sosterranno anche i diritti alla libertà d’espressione, d’associazione e di protesta,

e a$nché le persone che vivono in povertà siano messe nelle condizioni adeguate per rendere

la loro partecipazione realmente e$cace.

Con questa campagna Amnesty International intende porre i diritti umani al centro della lotta

contro la povertà, perché proteggere i diritti di chi vive in povertà non è solo un'opzione: è un

elemento essenziale di qualunque soluzione. Tutti hanno il diritto di possedere una casa acco-

gliente, un accesso alla sanità e la possibilità di poter parlare e poter raccontare la propria storia.

È proprio per questo che noi lottiamo ogni giorno.

Gruppo Giovani Amnesty International

Io pretendo dignità!

8

Siamo in Aprile. Ancora 2 mesi e poi si chiuderà un percorso durato 5 lunghi anni. Un percor-

so unico e irrepetibile che non tornerà. Un percorso in cui sono cresciuto: da 14 a 19 anni c’è

una bella di�erenza, di�erenza che alcuni sono soliti chiamare adolescenza. Quanto fatto in

questi anni… mi sento Vecchio: cose, parole, azioni dette, fatte, pensate, solo sognate e mai

realizzate... Siamo a Scuola.

E allora, avviandomi verso la �ne di questa strada non posso fare a meno di chiedermi cosa

è davvero questo posto. Abituati �no dall’età di 3 anni siamo cresciuti in asili, elementari,

medie, �no al liceo, senza, secondo me, capire il valore di tutto questo. Abbiamo ricevuto e

riceviamo istruzione ed educazione come se ci fosse dovuto, come qualcosa di scontato e

gratuito; avvertiamo l’andare a scuola come un obbligo oneroso che toglie tempo alle

nostre vite e il più delle volte vi è una concezione di quest’istituzione davvero sbagliata. Per

molti ragazzi e anche per alcuni professori, scuola è troppo spesso sinonimo di voti e

studio, con l’unico scopo della prestazione per una graduatoria di soli numeri.

E allora? E allora faccio il rappresentate. Molte volte mi sono domandato il perché di questa

mia “scelta”…

E quante volte ho maledetto quella dannata idea che mi venne in mente ancora l’anno

scorso!! Quell’idea riassumibile nella parola COINVOLGIMENTO… e poi i volantini, e poi le

prime riunioni e poi SHOCK LIST e poi il video e poi le elezioni e poi il successo e poi rappre-

sentante. E quindi, ancora riunioni per mantenere fede alle nostre promesse, assemblee

innovative, consigli di istituto, burocrazia, ballo, school day, magliette, �este, scontri,

responsabilità, tutte le ore “perse” di vita e di scuola, tutte le notti insonni e tutto ciò che

questo “titolo” ha comportato.

In parecchie occasioni mi è stata rivolta la fatidica domanda: “Ma chi o cosa te lo fare?”. Ci ho

ri�ettuto parecchio e ora so dare una risposta.

Lo faccio perché porto avanti un’idea diversa riguardo a questa scuola in cui tutti trascorria-

mo circa 220 giorni all’anno, un’idea che vede in questo posto qualcosa di insostituibile

dove, oltre alle immancabili nozioni, ci viene insegnato a stare al mondo e dove cresciamo

in�nitamente trascorrendo una parte notevole della nostra vita. Dove, se non qui, dovremo

costruire il nostro futuro, imparare ad essere cittadini italiani e a stare in una società? Dove,

se non qui, sviluppiamo noi stessi? Dove, se non qui, si possono cambiare le sorti di un

paese che va pian piano a rotoli? Dove, se non qui, possiamo acquistare ciò che ci farà

diventare adulti?

Faccio il rappresentante perché sono convinto dell’importanza che avranno per il nostro

futuro individuale e sociale questi anni passati.

Rappresento gli studenti, voi. Se voi non siete con noi, però, c’è ben poco da rappresentare.

È per questo che vi chiedo un impegno fatto dalla semplice parola PARTECIPAZIONE. È un

impegno fondamentale in realtà perché, se non riusciamo ad interessarci neanche adesso

dell’ambiente in cui viviamo, giammai lo faremo da adulti. Ed eccoci ad un 64,2% di a�uen-

za alle ultime elezioni regionali, dato che a me pare un poco preoccupante… E per questo

insistiamo così tanto con la storia di riunioni e presenze ad iniziative ed assemblee! Credete

davvero che ci importi qualcosa di beccarvi e farvi portare la giusti�ca? Certo, se intere

classi, a prescindere, boicottano ogni nostra iniziativa qualche provvedimento lo prendia-

mo volentieri, ma non crediate che siamo spinti da chissà quale sadismo.

IO RAPPRESENTO. NOI RAPPRESENTIAMO.

VOI RAPPRESENTATE. TU RAPPRESENTI?

9

Per coloro che ancora non se ne fossero accorti, per chi nonostante tutto vive tutto-

ra in un’altra dimensione diversa dalla nostra di comuni galileiani, ecco a voi un

incredibile annuncio: che vi piaccia o no, �nalmente il Galilei ha un nuovo logo.

Dopo settimane passate a raccogliere tutte le varie proposte degli studenti, la com-

missione preposta (costituita da Preside, Vicepreside, Rappresentanti di istituto ed

un esperto di gra�ca) ha scelto questo come nuovo simbolo che rappresenterà il

liceo Galilei: verrà quindi adottato nei documenti riguardanti la scuola e, soprattut-

to, verrà utilizzato sulle nuove magliette della scuola, acquistabili da ogni studente.

Non vi resta che correre a comprarne una, i banchetti apriranno a breve!

HABEMUS LOGO

Comunque i risultati di quest’anno direi che sono stati piuttosto incoraggianti con numeri

che variano dai circa 600 studenti partecipanti alla prima assemblea ai 300 della seconda e

ai 400 dell’ultima (school day escluso) e buoni numeri anche per le varie feste.

La nostra e anche vostra agenda è, però, ancora piena con assemblee, magliette, II school

day, festa dell’ultimo giorno nel parco e qualche altra �esta all’aperto più eventuale gita sul

lago. Vi chiedo perciò un ultimo sforzo e in generale di continuare così, con magari una

maggior a&uenza alle riunioni pomeridiane, che di solito si tengono settimanalmente,

nelle quali vi è una grande possibilità di confronto e di fornire il proprio contributo. Non

deludeteci e soprattutto non mancate a voi stessi e alla vostra scuola proprio verso la

conclusione di quest’anno speciale.

Eccoci quindi alla �ne della pagina e dell’articolo; vi ho svelato la personale motivazione che

mi ha spinto in questa grandiosa e gravosa “missione” che Vi ha visto, chi più e chi meno, al

mio �anco. Vi ringrazio perciò di cuore per la �ducia che ci è stata accordata, per il vostro

seguito e per il prezioso contributo fornitoci. Ragazzi, non rimanete mai fermi.

Sperando che l’anno prossimo questa linea adottata venga continuata dai futuri eredi, vi

lascio con il miglior augurio di buon proseguimento, buona conclusione e buona vita.

Il vostro Pedrotti Michele �ero di rappresentarVi.

10

FelicitàNiente invecchia come la felicità

(O. Wilde)

Premessa:

Premessa:

Ogni tanto attraverso un periodo nella mia

vita in cui sconvolgo completamente le mie

idee e concezioni.

Pezzo e disegno sono nati in questa fase,

ri�essioni personali che magari per alcuni

possono sembrare scontati.

L’uomo desidera una sola cosa: provare e

tenere stretti i propri sentimenti.

Basta leggi, basta morali, basta altruismo,

basta religione. Solo sentimenti: gioia e

rabbia, paura e voglia di vivere.

Le persona vanno al cinema e pagano per

provare dei sentimenti, a volte tristi, a volte

piacevoli,

perché nella vita non ci sono solo cose belle e

piacevoli, ma anche cose tristi.

Vivendo in questa società però si è costretti ad

a�rontare anche cose sgradevoli come un lutto o l’essere lasciati dalla persona che si ama.

Certa gente si ritrova a vivere solo situazioni sgradevoli e dolorose, in un modo tragico -

escludiamo per un momento i masochisti.

Mmm.. i conti non tornano. Non è vita quella di sole cose tristi come non lo è quella di sole

cose piacevoli. L’unico piacere è provare sentimenti e per farlo bisogna creare un equilibrio,

un’armonia - come dicono gli orientali - per riuscire a condurre un’esistenza vera.

Non possiamo rinunciare a determinati sentimenti; vorremo ma non possiamo perché auto-

maticamente elimineremmo il sentimento opposto.

Cosa sarebbe un mondo senza sentimento, fatto di persone candide,buone e sempre felici…

tranquillo insomma!?

Brutto se non pessimo, perché vorrebbe dire che esistono risposte a tutti gli interrogativi

dell’uomo; vorrebbe dire che esiste una verità assoluta e universale.

No non mi piace. Se così fosse perderei la voglia di vivere.

Ultimamente mi sento un po’ stanco, forse è la primavera che avanza o queste improvvise

nevicate e il freddo. Odio provare stanchezza perché mi frena. Non mi fa fare ciò che vorrei.

Voglio eliminare la stanchezza ma…

Francesco Tommasi

11

Mi sono domandata molte volte se credere davvero nel Paradiso. L’eco di questa domanda risuona ovunque:

in giro, all’aperto, nella mia cameretta distesa sul letto o davanti ad uno specchio ad osservare la mia imma-

gine ri�essa. Come note qualsiasi su un pianoforte ascoltate da un sordo, le risposte si susseguono e nessuna

si impregna da essere così signi�cativamente solida da dimostrarmi tutta la sua totale importanza. Un inizio

ambiguo, si può commentare a riguardo, rimanda alla forza con cui provo a crescere. Alla �ne riesco comun-

que a trarne un qualche teorema generale che dimostra il mio pensiero.

Quindi non so se sei d’accordo con me, ma io penso che il Paradiso sia diverso per ognuno di noi, credo che

ciascuno abbia il proprio Eden, il proprio luogo dei sogni dove riposare per l’eternità.

È un regno costellato da angeli che volano senza timore di essere osservati e colti in attimi di sorprese tanto

inattese da perdere il loro incessante equilibrio nell’aria, con le loro grandi ali bianche che si muovono in

completa sintonia con il battito del cuore di chi dal nostro pianeta li osserva contento e un tantino invidioso

della loro tranquillità, sperando che almeno una volta scendano sulla Terra per insegnare una lezione o due.

Permettimi di prenderti per mano e portarti dentro al mio mondo.

Nel mio Eden vive ogni sorta di creatura reale o incantata entusiasta per il solo fatto di vivere in un posto

tanto magni�co. Osservo ammaliata ciò che per ora, e solo per ora, mi è proibito avere.

È un pianeta solitario, sperduto in una galassia che mai sarà scoperta, dominato dalla bellezza più incontra-

stata e così nascosta che si può avvertire solo quando è lei stessa a guidarti nei suoi meandri. Una bellezza

che non è l’immagine che vuoi vedere e nemmeno una canzone che vuoi udire, ma piuttosto l’immagine che

vedi anche a occhi chiusi e la canzone che odi anche se ti ripari l’orecchio. Una terra insidiosa e a tutti scono-

sciuta, un mondo invaso dalla perfezione più illogica, irrazionale e magicamente assoluta. Un bosco in cui le

fate, tra risate argentine e leggeri batti d’ali dorate, si ritirano nelle grotte nascoste da gelide cascate. L’acqua

dei ruscelletti che scorrono qua e là, sbatte sul fondale di minerali rocciosi e, ferita, continua inerme il suo

corso per poi rilassarsi nelle fredde sostanze dell’oceano.

Il mare, un basalto cangiante, scintilla e con sé risplende tutto il suo fragile ecosistema, dai del�ni che si

esibiscono in esilaranti tu�, alle balene che tranquille pinnano in cerca di cibo, alle nobili sirene stabili sulla

scogliera; e misterioso osserva, anch’esso stupefatto, il resto del pianeta. All’orizzonte si fonde con il cielo, un

cielo in cui le aquile librano al delicato profumo dei �ori trasportato dal docile fruscio dell’aria che circonda

l’intero spazio incantato, un cielo in cui mai nessuno è riuscito a volare senza incanto.

Le farfalle, instancabili volatrici, ondeggiano e si posano sui petali dei �ori in tinta con il colore delle loro ali.

Sulle immense foglie verdi delle piante riposano in una leggera beatitudine le rosse coccinelle portatrici di

fortuna in quel regno già fortunato.

Un luogo tanto ammirato in cui le stagioni scorrono lente e sono una più meravigliosa dell’altra, la primavera

vede sbocciare i mille colori dei prati e delle distese �oreali, l’estate da spazio al sole di manifestare tutto il

suo calore alle creature sulle quali veglia, il vento è il protagonista dell’autunno che trasporta il secco foglia-

me che si disperde dai fragili rami, ed in�ne l’inverno ricopre tutta l’estensione di un bianco folgorante.

Una delle meraviglie dell’aldilà è che ogni singolo giorno ha un inizio diverso dall’altro, così da poter godere

di una beatitudine sempre di�erente, e sebbene tutti lassù abbiano la consapevolezza di vivere in eterno

questo non gli impedisce di gustare un giorno alla volta con calma e pazienza per assaporarne tutti i piaceri,

come se fosse sempre festa.

L'ultimo sole, in alto nel cielo, coperto di tanto in tanto da nubi s�lacciate che si alternano ad ampi tratti di

azzurro cristallo, è ormai spento. Ora il cielo comincia la sua metamorfosi: verde, blu, violetto, �n quando

solo l'orizzonte sembra in�ammarsi di una luce che tarda a morire mentre altrove già regnano le stelle.

Quando calano le tenebre e tutto viene avvolto dal buio, una cometa solitaria veglia sul dolce sonno delle

creature. Tutto si è fermato, immobile, un �ash in una ninna profonda. L’Eden si è addormentato, e sogna

anche lui, un altro giorno di magia.

Il sogno si avvera, giunge il momento in cui il sole è libero di fare la sua danza, e così tutti i colori riprendono

a illuminare il panorama. Pian piano inizia a svegliarsi, tra cinguettii di uccellini e canti delle onde del mare,

ricco di piccole sirene ballanti. Tutto si è ridestato e un altro giorno è cominciato.

Insomma, un paradiso fatato dove nessun sogno né è troppo grande né è troppo piccolo.

Chiara Brugnara

Il Paradiso… Dove e'?

12

L’angolo dell’ artista

14

Assassinio sul Galilei-express

In questo tripudio �oreale e sentimentale che inonda la scuola, dovuto all'arrivo della primavera, mi

sento il dovere di riportare sulla terra gli spiriti dei poveri galileiani, ricordando un lutto che ha subito

la scuola: è infatti tempo di ricordare un nostro caro amico scomparso ormai da un paio di mesi... Bene

o male lo conoscevamo tutti in quest'istituto, e anche se vi era da poco, si è presentato subito come

amico. Esatto, sto parlando del nostro Axolotl, conosciuto anche con il nome di "Je�rey, Gian Paolo

Ramon Pedro Alejandro, nobile absolon, Axi".

Io voglio ricordarlo con una piccola biogra�a del nostro caro amico...

Tutto inizia circa una decina di anni fa quando il piccolo amico venne al mondo, da una famiglia a�et-

tuosa e numerosa: la sua infanzia fu felice, gioioso di sguazzare del suo acquario. La madre gli voleva

bene e in più non si poteva lamentare del suo mantello candido cartilagineo, che lo rendeva non solo

in via di estinzione, ma anche più raro del consueto axolotl. Bisogna inoltre precisare che il suddetto

animaletto era consueto vivere nelle gelide zone tropicali del Messico... da qui spiegati i numerosi nomi

"latini" (in e�etti era solito fare lunghe sieste in panciolle nel suo acquario).

Dopo mille peripezie, tra cui una comparsa nel �lm "Alla ricerca di Nemo" nel ruolo di contro�gura e nel

�lm "Kill Bill" nel ruolo di sushi, raggiunse il famigerato Liceo scienti�co Galileo Galilei di Verona, sftatta-

to da altri acquari decisamente più sicuri e meno frequentati...

Qui fu accolto come un eroe, come un condottiero dopo una battaglia, un veterano vittorioso, con

l'applauso degli stimatori, il tifo dei fan e l'urlo "che carinoooo" delle fanciulle.

Ma ben presto il suo acquario divenne camera ardente, e l'aggettivo "ardente" è piuttosto azzeccato se

si pensa che il poveretto ha ricevuto uno sbalzo termico che l'ha stroncato. Esatto signori, l'autopsia, ha

rivelato che è morto per cause più o meno naturali, fonti piuttosto certe dicono che sia morto per

l'acqua troppo calda.

Abbiamo lessato un animaletto in via di estinzione.

Mettetevi il cuore in pace, nessuno è stato ammazzato come voci di corridoio informavano: ricordo di

una partita di cluedo school, fatta subito dopo il fattaccio, in cui della gente parlava di avvelenamento,

o addirittura di perforazione dell'animaletto per mezzo di un'arma appuntita, ma oimè non c'è nessun

colpevole, tranne forse il nostro "caloroso" benvenuto che ha scaldato troppo l'ambiente.

La sua salma è esposta in un barattolo di vetro stile marmellata ripieno di conservanti: lì resterà per i

posteri, che non hanno potuto conoscere quell'eroe che è stato"Je�rey, Gian Paolo Ramon Pedro

Alejandro, nobile absolon, Axi".

E adesso fai una siesta in pace

sguazzando nelle fangose pozze del paradiso,

ti vogliamo bene.

Giovanni Trento

15

James Cameron ha fatto una lavoro coi

�occhi, ha praticamente inventato una

civiltà, forse non l'ha proprio tirata su dal

nulla però c'è andato vicino. Ha voluto che

un team di professionisti scrivesse una

lingua dei Na'vi da insegnare ai suoi attori,

ha costruito delle creature fantastiche, ha

dato loro una religione e li ha fatti abitare

su un nuovo mondo, Pandora: un mondo

incontaminato dai terrestri appartenente

ad Alfa Centauri, ricco di giacimenti mine-

rari di unobtanium su cui l'RDA, compa-

gnia interplanetaria terrestre, ha messo gli

occhi.

I Na'vi sono creature alte tre metri con la

pelle blu striata. La loro cultura è fondata

su veri e propri legami indissolubili tra le

creature del pianeta: ogni Na'vi infatti crea

un legame con una creatura alata che

manterrà per il resto della sua esistenza.

Anche per quanto riguarda i sentimenti,

alla dichiarazione d'amore “Io ti vedo”, i

due Na'vi si promettono amore per

sempre.

Questo ricco giacimento di unobtanium è situato nel sottosuolo del principale insediamento

dei Na'vi, ma le tecniche di appropriamento della dottoressa Grace Agustine non si rivelano

e�caci e perciò lo spietato colonnello Quaritch progetta un disastroso attacco militare.

Avatar è stato il sogno nel cassetto di Cameron sin dal 1996, prima ancora dell'uscita di Titanic.

In quell'anno il regista stese 80 pagine di copione ma per la di�coltà delle riprese in digitale e

il costo altissimo fu costretto ad abbandonare l'allora chiamato Project 880. Basti pensare che

per la sua produzione sono stati stimati necessari 400.000.000 $ e per Titanic, il �lm più costo-

so di tutti i tempi, ne sono stati spesi circa la metà.

Il �lm sarebbe dovuto essere distribuito a �ne 2008 ma è stato deciso di posticipare la distribu-

zione nel 2009 per migliorare gli e�etti speciali. Avatar è stato girato interamente in 3D con la

Reality Camera System, altra innovazione del regista.

Insomma, Cameron ha dato una svolta positiva al mondo del cinema.

Evelline Jumolea

SILENZIO IN SALA: AVATAR

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Quanto segue è delibera u�ciale del Comitato Centrale: pertanto è da applicarsi immediatamente

senza essere discussa in alcun modo.

Con la presente delibera il Comitato intende dare inizio ad una politica di aperto contrasto nei

confronti della di�usione della lettura. La lettura e tutte le attività a essa collegate sono state prese

attentamente in analisi durante gli ultimi mesi e, dopo una lunga consultazione, si è deciso di

procedere alla sua proibizione in tutte le forme che non siano strettamente necessarie. Ma perché

è indispensabile rendere la lettura illegale? Cari concittadini, i motivi sono numerosi e validi, e ci

apprestiamo in questo comunicato a darne solo una panoramica generale.

In primo luogo, la lettura è inutile. I libri occupano tempo per essere letti ma il loro consumo non

è in alcun modo produttivo. Abbiamo notizie di tempi in cui persone sottraevano ore e ore al loro

lavoro e alle loro attività ricreative per dedicarsi alla lettura; grazie al cielo ai nostri giorni queste

nefande abitudini non sono più molto di�use. Ma il problema non si ferma qui, i libri non sono solo

inutili, ma anche pericolosi.

Essi infatti sono causa di discordia e malcontento, portano le persone a pensare in maniere molte-

plici e imprevedibili, impedendo lo stabilirsi di un ordine. Facendo un semplice confronto con i dati

in nostro possesso, troviamo che c’è una chiara correlazione tra il consumo di libri e il giudizio

sull’operato del nostro governo: sinteticamente, dai nostri dati emerge che le persone che leggo-

no di più sono quelle che si dichiarano “scontente” dell’operato del Partito Unico e questo giudizio

approssimativo è imputabile alle informazioni maligne e faziose acquisite, per l’appunto, dai libri.

I libri informano le persone di cose che non dovrebbero sapere, e le persone concludono la lettura

di un libro convinte di averne tratto un insegnamento, e desiderose di trasmettere ora

quell’insegnamento ad altre persone. Purtroppo, nella quasi totalità dei casi questo “insegnamen-

to” si discosta pesantemente dalla Verità Unica che il Partito e i media u�ciali propongono. Così si

di�ondono silenziosamente numerose piccole “verità alternative” che insidiano la mente di quelli

che altrimenti sarebbero bravi cittadini. A ulteriore prova di questo, nella casa dell’autore del fallito

attentato che ha avuto luogo il mese scorso nel centro di New London sono stati trovati circa 200

volumi, quasi tutti scritti fra i 150 e i 300 anni fa. Quest’uomo si era in qualche modo convinto

leggendoli che la linea politica del Governo non fosse la migliore possibile, e che fosse necessario

fermarla con la forza. Inoltre era convinto che i media stessero mettendo in atto una cosa chiamata

“Controllo delle Menti”: un idea assurda frutto di una mente malata.

Per questi e numerosi altri motivi da questo momento in poi tutte le forme di lettura sono da

considerarsi proibite.

Si agirà con particolare severità nei confronti di tutta quella che si considera lettura d'evasione e di

tutti quelli che vengono considerati i classici del passato, veicoli di forme di pensiero antiche e

superate che potrebbero essere ispiratrici di qualche altro atto sconsiderato. Tutti i cittadini hanno

due settimane a partire da oggi per consegnare alle autorità tutti i libri di cui sono in possesso;

qualunque libro verrà trovato in possesso di un privato allo scadere del termine verrà immediata-

mente con�scato, e il suo proprietario sarà condannato a un periodo di permanenza compreso fra

i 2 e i 5 anni nel più vicino campo di rieducazione, per il bene suo e di tutta la comunità.

Ciò è quanto deciso dal Comitato Centrale in riunione oggi, 24 Aprile 2194, alle 21:53.

Il solo �ne di questa legge e assicurare il benessere di tutti i cittadini iscritti al Partito Unico.

Sia sempre lode al Partito Unico, sia sempre lode al Governo, sia sempre lode al Presidente A Vita.

Massimo Vareschi

non BisogNa Leggere

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Non sono capace di descrivere quanto sia bello per me quando, incrociando un altro motociclista, ci si

saluta con l’ormai noto cenno della mano: è il simbolo migliore per rappresentare una passione senza

limiti condivisa allo stesso modo da persone che magari neanche si conoscono, ma che nono stante

tutto si rispettano profondamente.

È una cosa inarrestabile, che viaggia su due ruote e qualche cilindro.

Non tutti sono capaci di capirlo in quanto sono sensazioni particolarissime che prima bisognerebbe

provare: non sempre sono piacevoli, ma se mettiamo insieme tutto otteniamo una miscela quanto mai

unica, di cui è impossibile non innamorarsi.

Il piacere di “essere” nel paesaggio e respirarne la vera aria, senza �nestrini e aria condizionata a farti

capire che esiste un limite, ma anche il gusto di poter condividere la tua passione, magari con la perso-

na che ami o con un tuo amico motociclista.

Tutto fa parte del gioco: anche il gusto di sentir scivolare le ruote fuori dalle loro normali traiettorie per

andare a disegnare qualche lungo apostrofo nero prima della curva, o quell’orribile/magni�ca sensa-

zione di essere arrivati dentro la curva troppo “a cannone” e di non starci dentro: le reazioni meccaniche

della moto, personalmente, sono le cose che più mi esaltano.

Amo quando, con una bella sfrizionatina, vedi il cielo; amo un po’ meno quando, ritornando sulla terra-

ferma, ti accorgi che una pattuglia ti fa un simpatico ed amichevole cenno con la paletta (e quello è il

momento in cui invochi ogni tipo di santo esistente per salvarti).

È di�cile descrivere come la moto sia una vera e propria droga: aspetto tutta la settimana per andare

in giro con qualche gruppetto improvvisato di amici, magari motardisti (la mia speci�ca categoria).

Le mete sono le più varie, anche se la strada per andare alla pista da Cross di Sant’Anna d’Alfaedo è

veramente imbattibile.

Spesso nel gruppo con cui giri non conosci quasi niente della vita degli altri, sono tutte persone cono-

sciute al semaforo o perché al bar vi siete fermati a commentare le rispettive moto: ma c’è rispetto per

la passione comune e riconosci ognuno di loro solo osservando lo stile con il quale stacca, piega, acce-

lera.

Non è facile da spiegare, raramente nella vita ho incontrato persone capaci di rispettare chi hanno di

fronte: magari nelle vita quotidiana si comportano in modo diverso, come me d’altronde, ma con un

casco in testa e guanti protettivi addosso si forma un legame a mio avviso profondo.

Spingere il motore come dei matti è bellissimo, ma attenzione: la testa ti può far andar forte, ti può

tenere in vita, la testa è tutto! Per quanto abbia il manico pesante non corro se ci sono dei bambini, non

corro se sono in città, non corro se so che ci possono essere imprevisti non valutabili, non corro quando

posso mettere a rischio la vita di chi ha il diritto di non condividere il mio folle amore per le due ruote;

piuttosto mi vado a sfogare nelle montagne e nelle colline veronesi della valpolicella: tra l’altro sono

così belle, che gusto c’è a farsi del male in città.

Se sei bravo e sai andare forte non parlare e non vantarti, ma dimostralo, magari in modo furbo: è facile

passare da bravo smanettone a stupido, stolto, pericoloso, incosciente e soprattutto assassino.

Un motociclista deve vedere il mondo con occhi diversi, sempre calcolando la presenza di altri: la strada

non è una semplice striscia di asfalto, ma diventa fertile terreno per le emozioni, per la vita.

La curva non è una semplice deviazione, è una gioia, un esercizio mentale che ti porta a ragionare

passo a passo la manovra corretta, i giusti giri del motore, la marcia perfetta da inserire ed è un esercizio

�sico che esprime il gesto che narcisisticamente vorremmo fosse e�cace e bello da vedere nello stesso

tempo. 

La curva, a volte, è una s�da perché i parametri da valutare sono molteplici e tanti di questi imprevedi-

bili. 

Ma noi ci siamo e ci saremo sempre per questa s�da, perché è il pane, perché nessuno di noi si chiederà

mai "ne vale la pena?" 

Federico Ippoliti “Credo sia ora di accendere il motore e aspettare la curva che verrà.”

Un passione senza limiti

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Ben ritrovati carissimi lettori!

Questa volta ho pensato di allontanarmi un po’ dal “SUEÑO LATINO” vero e proprio, per

presentarvi un po’ il mondo del ballo da sala e parlarvi in particolare di un ballo molto

di�uso, il Fox Trot. Il ballo da sala è una disciplina della danza sportiva che esiste sola-

mente in Italia e oltre, che in competizione, questi balli si danzano anche nei locali e

nelle balere, anche se i passi sono leggermente diversi. Le due danze che derivano dal

Fox Trot sono lo Slow Fox Trot e il Quick Step, che appartengono alle danze standard

(Valzer Lento, Tango, Valzer Viennese, Slow Fox Trot, Quick Step), le quali formano una

disciplina che viene ballata nelle competizioni di tutto il mondo. Le danze standard

sono balli tipicamente inglesi, ma i più grandi campioni di questa disciplina sono

soprattutto italiani.

Il Fox Trot deriva dall’ambiente musicale del ragtime (rag = fatto a pezzi, time = tempo).

Il ragtime e’ una musica basata sull'uso dei tempi sincopati all'interno di uno schema di

base abbastanza rigido e lo strumento principale di questo genere è il pianoforte.

Il ragtime non è un genere particolarmente importante di per sé, ma fu fondamentale

in quanto aprì la strada al Jazz. Nella fase intermedia della sua con�uenza nel Jazz esso

generò il Fox Trot che raggiunse il massimo successo intorno al 1915. Quando la musica

del Fox Trot si a�ermò come genere, si iniziò a costruirci sopra delle �gure di danza, che

consistevano in camminate, giri a destra e sinistra, salti e chassè.

Secondo gli studiosi di danza il nome del ballo deriva dall'attore Harry Fox che lo inven-

tò nel 1913. Il nome che egli diede al ballo era “Trotting Step”. Harry Fox e sua moglie si

esibivano in questa nuova danza in tutte le più importanti sale di New York e in pochis-

simo tempo coinvolsero tutti i più grandi ballerini americani con questa nuova moda.

In omaggio alla bravura di Harry Fox, il Trotting Step diventò Fox Trot e nel 1914 la

Società Americana dei Professori di Danza lo inserì tra le danze standard.

Nel 1915 il Fox Trot fu portato a Londra dal grande ballerino Oscar Duryea. Il ballo fu

subito molto apprezzato ma la Società Imperiale dei Maestri di Ballo gli apportò varie

modi�che: furono eliminati salti, chassè e bruschi movimenti, mentre vennero intro-

dotte �gure delicate prese in prestito dal Valzer Lento. Praticamente si costruì un ballo

tutto inglese, completamente diverso da quello americano, del quale i professionisti

inglesi della danza si presero il merito.

Dopo la prima guerra mondiale il Fox Trot inglese produsse due varianti: lo Slow Fox

Trot e Quickstep, che sono rispettivamente una variante più lenta e più veloce del Fox

Trot e hanno sviluppato diversi passi e una diversa tecnica.

Sulla musica del Fox Trot sono stati costruiti anche altri balli che, mantenendo la stessa

base ritmica, hanno introdotto uno stile particolare, come ad esempio il Flapper Fox

Trot, che è però un ballo pressoché sconosciuto.

In Italia il Fox Trot è molto radicato, al punto tale che lo si considera rientrante nella

nostra tradizione e si balla frequentemente, soprattutto nelle sagre di paese.

Jennifer Bona�ni

Fox Trot

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La Moda, signora indiscussa dell’apparenza,

diventa all’occasione un’abile venditrice di

mercato, un’icona intramontabile della

storia e della società, perennemente padro-

na egoista di individui soli.

Esprime l’umanità ma, a di�erenza dell’arte

che continua ad essere di moda, la sua

natura e�mera le impone di tramontare

rapidamente per il sorgere di una nuova

tendenza, impedendole di stabilizzarsi ed

essere così considerata arte.

Non è che una misura del gusto predomi-

nante che si impone nell’oggi, un modo di

vivere comune e apparente che azzera le

diversità, uniformando la massa e annichi-

lendo la personalità. Facendo tendenza,

ognuno contribuisce a creare una società

composta da tanti soggetti soli ma non

diversi che ricercano una soluzione alla loro

inconscia solitudine nell’omologazione. Ma

questa comporta l’estraniazione dal sé,

un’alienazione eliminabile solo con la de�ni-

zione e la consapevolezza di una propria

moda personale, che permette di relazionar-

si con gli altri e, attraverso il confronto con

Mrs. Moda

l’altro, di comprendere qualcosa di sé stessi e degli altri, giungendo all’autocoscienza di sé.

E’ il soggetto che deve riconoscere la propria moda d’identità che gli permetta di stabilire che cosa

assume signi�cato e cosa no in relazione al proprio essere. La moda non riguarda esclusivamente

l’abbigliamento, ma un modus vivendi che conduce l’intera massa ad agire, guardare, pensare in un

certo modo secondo tendenza. Per un certo tempo questa è stata innovativa, sempre alla ricerca di

qualcosa di nuovo che potesse portare un cambiamento all’interno della società e della sua divisio-

ne in classi (come già aveva notato Marx, la moda che si impone temporaneamente è sempre

quella della classe dominante).

Oggi invece vige il Vintage, una tendenza trasversale che ricicla il passato con libere interpretazioni

e una nuova moda si aggiunge alle precedenti convivendo con esse. Secondo alcuni il Vintage, nato

come fenomeno culturale negli anni ’70 in ri�uto ad un sistema che promuoveva bisogni indotti dai

beni di consumo, è un antidoto ad un mondo troppo assetato di nuovo.

Ma in questa caoticità di stili e tendenze che racchiude il tutto e il niente, la persona acritica e schia-

va dell’ipocrisia dell’apparenza nella società rischia di perdersi addentrandosi e omologandosi

all’ideologia che va per la maggiore o passando a casaccio da uno stile all’altro e diventa così indivi-

duo che va ad incrementare le �le della massa.

Proviamo dunque a suddividire la moda stabilita dalla corrente prevalente in numerose frazioni di

mode e poi distribuiamone una a ciascuna persona a cui spetta il diritto-dovere di personalizzare

con la propria creatività in funzione di sé. Ognuno di noi modelli la propria moda e la esprima

coraggiosamente nella società.

Eleonora Filippi

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L’ultima volta avete visto alcuni curiosi meccanismi della mente umana. Oggi vi propongo un

piccolo gioco per saperne di più su voi stessi: osservate la griglia qui sotto e completate ogni

riquadro con un disegno.

Fatto? Ottimo! Questi sono i signi�cati di ogni disegno (vietato sbirciare prima di aver �nito,

altrimenti il test non funziona!)

Disegno intorno al cerchio: come vedete voi stessi;

Disegno intorno al triangolo: come credete che gli altri vi vedano;

Disegno intorno alla scala: come vedete la vita in generale;

Disegno intorno alla croce: come vedete la spiritualità;

Disegno intorno al quadrato: come vedete la famiglia;

Disegno intorno al 3 rovesciato: come vedete l’amore.

Questo test ha per unica ambizione quello di divertirvi durante un cambio dell’ora, tuttavia può

essere interessante…

PAURA

Questa, in base ad un sondaggio francese svoltosi

nel 1990 su 1000 soggetti, è la hit parade delle

paure umane:

1-i serpenti

2-le vertigini

3-i ragni

4-i ratti

5-le vespe

6-i parcheggi sotterranei

7-il fuoco

8-il sangue

9-l’oscurità

10-la folla

TEST PSICOLOGICO

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Secondo il sociologo Philippe Peissel i caratteri umani si dividono in quattro categorie: voi a quale

appartenete? Scopritelo con questo test!

TEST SOCIOLOGICO

1. Stanno picchiando una persona per

strada. Cosa fai?

a. chiami la polizia (VAI ALLA 2)

b. scappi: è pericoloso! (VAI ALLA 3)

c. difendi il malcapitato (VAI ALLA 4)

d. chiedi aiuto ai passanti (VAI ALLA 3)

2. Le decorazioni sul muro della tua stanza

a. sono sempre le stesse (VAI ALLA 4)

b. cambiano secondo il tuo umore (VAI ALLA 5)

c. non ti interessano molto (VAI ALLA 6)

d. le hai create tu (VAI ALLA 3)

3. Ti invitano all’improvviso per un’uscita:

a. ri#uti: preferisci i tuoi programmi (VAI ALLA 6)

b. accetti con entusiasmo (VAI ALLA 4)

c. accetti per non o$endere nessuno (VAI ALLA 7)

d. accetti solo se te la senti (VAI ALLA 5)

4. Per strada incroci una persona che piange…

a. prosegui senza lasciarti perturbare (VAI ALLA 6)

b. la guardi con compassione (VAI ALLA 5)

c. se non la conosci la ignori (VAI ALLA 8)

d. ti fermi per consolarla (VAI ALLA 7)

5. Un regalo romantico è…

a. una lettera d’amore (VAI ALLA 6)

b. un bacio (VAI ALLA 7)

c. un mazzo di #ori (VAI ALLA 7)

d. una scatola di cioccolatini (VAI ALLA 9)

6. Sei vittima di un’ingiustizia:

a. lasci perdere, arrabbiarsi non serve a nulla

(VAI ALLA 7)

b. protesti, ma poi lasci perdere (VAI ALLA 7)

c. fai valere i tuoi diritti (VAI ALLA 8)

d. protesti, non è giusto! (VAI ALLA 9)

7. La vacanza ideale…

a. su una spiaggia tranquilla (PROFILO 1)

b. in posti sempre nuovi (VAIL ALLA 8)

c. in campeggio (VAI ALLA 9)

d. in una baita in montagna (VAI ALLA 8)

8. Trovi una borsa piena di soldi:

a. la lasci dov’è (VAI ALLA 9)

b. te la tieni (PROFILO 2)

c. la porti alla polizia (VAI ALLA 9)

d. chiedi in giro se qualcuno l’ha persa

(PROFILO 4)

9. Nella vita contano di più…

a. la stabilità, avere dei progetti (PROFILO 1)

b. il cambiamento, la passione (PROFILO 2)

c. lottare, i propri ideali (PROFILO 3)

d. non lasciarsi abbattere (PROFILO 4)

PROFILO 1: MADRE/AGRICOLTORE

Ami la stabilità e che le cose vadano secondo i programmi. Quando ti si presentano situazione

nuove cerchi di evitarle per tornare alla normalità e all’ordine.

PROFILO 2: AMANTE

Ami il cambiamento e vivi la vita con passione. Le novità per te rappresentano un’avventura e non

ti piace restare nella stessa situazione per troppo tempo.

PROFILO 3: GUERRIERO/A

Sei una persona determinata che sa quello che vuole. Quando ti appassioni per qualcosa lotti #no

in fondo per i tuoi ideali e non demordi.

PROFILO 4: INIZIATRICE/COSTRUTTORE

Sei una persona creativa che ama godersi la vita attraverso i piccoli piaceri. Ti piace costruire nella

vita e ami la spiritualità.

Terza parte del secondo episodio

Whahaha… cosa credi di fare??? Non puoi far tornare in vita i morti sciocco eroe da

strapazzo… e tanto perché tu lo sappia nessuno può farla al

principe del crimine di Gotham:

Taci pagliaccio… appena ho finito qui ti verrò a prendere.

Sì… c’e l’ho fatta. Non immaginavo sarebbe stato così semplice controllare il

flusso di elettricità nella mie mani, per farla

rinvenire.

Mio dio… Chi sei?

Come hai fatto?

Sembrava morta…

insomma è stata

appena investita…

Signora, si sente bene? In teoria non dovrebbe

essersi rotta nulla… ha preso una bella botta!

Signori, qualcuno chiami l’ambulanza. Rapidi potrebbe non

essere ancora fuori pericolo!

Grazie, grazie di cuore -Koff-

Ma allora ci vuoi dire chi diavolo

sei? Il mio nome è: evon, fatelo sapere a tutti. C’è un nuovo sceriffo in città.

Hai bisogno di un

aiuto lassù? Insomma Joker ha ucciso

Batman e lui non era l’ultimo arrivato.

Lavoro da solo! E comunque Joker ha perso batman, e senza

di lui la sua vita è vacua… non mi ucciderà.

Scommetto che quel pazzo desidera colmare il

suo vuoto!

Jacopo Bissoli 5G

Diavolo… questo tipo ha la

capacità di farmi uscire di testa…

e ciò non va affatto bene.

devo rimanere lucido… è solo

un pazzoide!

è solo un pazzoide… è solo un pazzoide….

Oh… un tipetto

scintillante questo evon…

Mi stuzzica alquanto!

$&%¶Ðø !!

Ehi… già di ritorno? mi piaci sai... davvero. Tu mi ricordi qualcuno!

Non prendermi in giro pagliaccio!

PazzoideVediamo come se la cava con

una scarica elettrica ad alto

voltaggio.

Ah taci! Ques- to non ti ucciderà…

ma la tua pelle

biancastra non sentirà più nulla per

un po’…

… sarà una sensazione strana, ma ti

abituerai a tutto quel formico-

lio!

Oh-uh!

Ebbene, quali sono i tuoi poteri super-fesso? Agilità, forza… e questi

fulmini pure?

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Prof.ssa Bacaloni: (Allo studente interrogato in

latino) Fammi una traduzione dall'italiano così

godo ancora di più.

Prof. Sabaini: Educazione Sessuale? Cioè fate

sesso in classe?

Prof. Barone: si chiama formula canonica perché

la trovate solo in chiesa

Prof. Vincoli: L'istante 0 non è la creazione del

mondo.

Prof. Pollini: Porca Miseria... stavo per dire

qualcosa di peggio.

Prof. Ferrari: Più che un'ora è un orina.

Prof. Brighenti: (Allo studente che sta disegnan-

do alla lavagna) Hai fatto un triangolo rettangolo

decisamente s�gato.

Prof.ssa Bacaloni: Imparatele ‘ste cose, magari fra

qualche anno nessuno le dirà più e voi le saprete.

Prof. Pollini: voi tre lì in fondo vi voglio davanti,

sono stufo di vedere che palpate non so cosa

sottobanco!

Prof.ssa Bacaloni: Checché ne diciate io venerdì

vi interrogo.

Classe: Venerdì abbiamo l'assemblea.

Prof. Bacaloni: Mapporca miseria.

Prof. Burro: La femmina ha la vagina più corta del

maschio.

Prof. Menini: (rivolgendosi ad un’alunna che era

già stata interrogata) stai guardando i nuovi

argomenti? pensi di vivere di rendita �no a

maggio? tu non sai povera piccola che ti farò

delle domande a bruciapelo.. così non devi nem-

meno farti la ceretta!

Stud. Bay: Ermione è la tipa di D'Annunzio.

FRASI FAMOSEProf. Sabaini: Tutte le balle che vuoi but in

english.

Prof. Brighenti: Ci è stato detto di mettere in atto

tutte le strategie per far sì che gli studenti studi-

no, che tradotto vuol dire: "Siate bastardi dentro".

Prof. Pistori: la forza che tiene su un oggetto non

è Chuck Norris… ma l’attrito di Chuck Norris!

Prof. Tubini: la di#erenza tra un monaco e un

frate è che il monaco è nel monastero e il frate

nella frateria…

Stud: perché ha tolto la radice?

Prof. Barone: Perché il dente era troppo cariato..

(parlando della statua di Abacuc di Donatello)

Classe: Profe! ma è bruttissimo!

Prof. Menini: NO! Lui è un �go… è bello dentro!

Prof. Pollini: devo darvi una terribile notizia: non

strappatevi i capelli, non laceratevi le vesti, ma c’è

la possibilità che venerdì ci salti un’ora…

Prof. Garzon (parlando della rivoluzione france-

se): e con i membri del Terzo Stato stanchi,

umiliati e poveri, cosa fece Luigi XVI? ‘sto

de�ciente li invita a Versailles!

Prof. Salvagno: l’’eroe dell’800 è il tipico bello e

stronzo, insomma…

Stud: profe, le ragazze a Cracovia, bellissime! se

devo trovarmi una ragazza vado la perché..

Prof. Pisani: perché costano meno!

Prof. Brighenti: Se d=2 abbiamo due soluzioni

uguali e distinte.

Prof.ssa Salvagno: Defoe descrive con azioni i

propri personaggi, non con aggettivi. Cioè voi

descrivete usando aggettivi o azioni? di solito

dite “La professoressa Salvagno è bellissima,

magra e simpaticissima”, giusto?!? (sbattendo le

ciglia e slanciando i capelli con le mani con

aspetto da modella)