Gabriele Mandel - Otto Lezioni all'Accademia di Brera di Milano - Lezioni 5 e 6: Arte Buddhista

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From the bibliographyDalla BibliografiaAlcuni libri di Gabriele Mandel sugli argomenti trattati nelle lezioni.ARTE ISLAMICA.Maometto. (Collana "I grandi di tutti i tempi"; ristampato nel 1970 nella collana "I grandi della storia". Tradotto in otto lingue.) Mondadori, Milano (riedizione riveduta, 1978).L'uomo e l'Arte. Corso di educazione artistica per la Scuole medie. (In tre volumi). Aristea Edizioni Scolastiche, Milano.L'India. Storia, arte e geografia. Aristea Edizioni Scolastiche, Milano.Civiltà scritta, mostra storica della scrittura. (Catalogo della mostra omonima al GEC '&). Fondazione Europa, Milano.Storia dell'Arte marocchina, algerina e tunisina. (Sta in: Marocco, Algeria, Tunisia. Storia, Arte e Geografia). Aristea Edizioni Scolastiche, Milano.L’arte del libro in Persia. Biblioteca Comunale, Palazzo Sormani, Milano.Il regno di Saba, ultimo paradiso archeologico. SugarCo, Milano. (Tradotto in sei lingue, tra cui il giapponese). Riedizione in paper-book: Longanesi, Milano 1976. Il Sufismo vertice della piramide esoterica. SugarCo, Milano.Come riconoscere l'Arte islamica. Rizzoli, Milano. 12 coedizioni, compreso il turco (Islam sanatini taniyalim. Inkilâp ve Aka, Istanbul 1982)I detti di alHallaj. (introduzione, traduzione e note). Edizioni Alkaest, Genova.Un sufi e i potere (Il primo libro del Gulistan di Sa`adi). (intoduzione, traduzione e note). Edizioni del Fiore d' oro, Milano 1981.Essere e fare. Lezioni di storia e psicologia dell' Arte. COOPLI, Cooperativa Editrice Libraria IULM, Milano 1984 (prima ristampa: 1986; cinque ristampe sino al 1994).Breve storia dell' arte afghàna. Sta in: Afghànistàn nel cuore della storia Catalogo della Mostra al Palazzo dell' Accademia, Genova 1985.Storia del parato di ceramica in Oriente. Sta in "CA ceramica per l'architettura", numeri da 1 a 8. Faenza Editrice, Faenza 1987.I caravanserragli turchi. Prefazione del prof Halil Cin. Lucchetti editore, Bergamo 1988.Il Corano senza segreti. Rusconi, Milano 1991. Riedizione pocket: 1994. Tre riedizioni. Riedizione con cambio copertinaStoria dell'Harem. Rusconi, Milano 1992.Storia del Sufismo. Rusconi, Milano 1995.I Novantanove Nomi di Dio nel Corano. Edizioni San Paolo, Cinisello Balsamo – Milano 1995.Varie coedizioniI moduli del parato ceramico in architettura nell' Islàm. Sta in "Ca, ceramica per l' architettura", numeri da 22 a 25. Faenza Editrice, Faenza 1995.Rùmì e il Sufismo. ILG, Bergamo 1996. Maometto. Breviario (Gli Ahadìth del Profeta). Rusconi, Milano 1996. La magia nell' Islàm. Simonelli Editore, Milano 1996.La saggezza dei Sufi. Rûmî e altri maestri. Rusconi, Milano 1999.Le parabole nel Corano. Edizioni San Paolo, Cinisello Balsamo 1999.L’alfabeto arabo. Mondadori, Milano 2000. Maometto, il Profeta. Mondadori, Milano 2002., varie coedizioni.Erotismo islamico Minerva, Losanna 1981.Il Corano. Versione letterale integrale con testo a fronte. IIª parte: Apparati filologici, storici e teologici. Edizione d’arte DeAgostini, 1998; edizione economica UTET, Torino 2000. Sotto l’alto patronato dell’UNESCO.Islam. Collana “I dizionari”. Storia, Religione, Arte, Vita sociale, Costumi. Edizioni Electa-Mondadori, Milano 2006.ARTE BUDDHISTA (India, Tibet, Cina, Giappone)Storia del Teatro giapponese. Istituto Europeo di Storia d'Arte e Festival dei Due Mondi di Spoleto. Milano e Spoleto, 1965. Il Buddha. (Collana "I grandi di tutti i tempi"; ristampato nel 1970 nella collana "I grandi della storia". Tradotto in otto lingue.) Mondadori, Milano (riedizione riveduta nel 1978).Gengis Khàn. (Collana "I grandi di tutti i tempi"; ristampato nel 1970 nella collana "I grandi della storia". Tradotto in otto lingue.) Mondadori, Milano.Pensieri e massime del Buddha. (Collana "Serie oro periodici Mondadori".) Mondadori, Milano.L'uomo e l'Arte. Corso di educazione arti

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  • Gabriele Mandel

    OTTO LEZIONIALLACCADEMIA DI BRERA

    Arte islamica Arte BuddhistaArte dellAfrica nera

    Milano2007

  • Il Buddha della Valle del Bamian, in Afghnistn. Arte delGandhra, III secolo c.La scultura di pietra pi grande del mondo (alta 53metri); fu distrutta nel 2001 da elementi politicamentedestabilizzanti nel quadro delle organizzazioni di occupa-zione dellAfghnistn. Ci non fu determinato da unmotivo religioso: durante oltre mille anni di dominio isla-mico in Afghnistn nessuno mai aveva toccato questeconsiderevoli opere darte.

  • INDICE

    ARTE ISLAMICAPrima Lezione . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 7Seconda Lezione . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 21Terza Lezione . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 41Quarta Lezione . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 47

    ARTE BUDDHISTAPrima Lezione . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 55Seconda Lezione . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 67Terza Lezione . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 81

    ARTE AFRICANA . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 95

    BIBLIOGRAFIA . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 115

  • Arte buddhista: prima lezione.

    Buddhismo: una via, una filosofia, unarte.ESSENZA E PSICOLOGIA DELLA DOTTRINA DEL BUDDHA.

    Tra Nepal e India, a nord-est dello stato di Kosala, prospe-rava nel VI secolo aC una confederazione di skya (nobiliguerrieri), con capitale Kapilavastu. Qui, nel 558 aC (una delledate pi attendibili fra quante proposte), nacque il principe Sid-dhrta, detto poi Gothama Skyamuni (della dinastia Gotha-mide, muni [asceta] dei Skya), figlio del re Suddhodana e dellasua prima moglie My. Sette giorni dopo la nascita del prin-cipe la madre mor. Egli venne istruito nelle varie arti, e a se-dici anni spos la contribale Gop, o Yashodhara(probabilmente non si tratta di una sola donna con due nomi,ma di due mogli, come era comune a quei tempi).

    Gli anni trascorsero dolcemente dentro i tre palazzi che il reaveva regalato al figlio per tenerlo al riparo dalle esperienzenegative della vita comune. Un giorno il principe, recandosi sulcocchio da un giardino all altro, incontr sulla propria stradaun vecchio ottantenne che arrancava sotto il peso degli acciac-chi. Perch mai soffre quelluomo?, chiese al cocchiere. Ela legge della vita, gli rispose quello. Siddharta, uscito una se-conda volta, incontr un appestato che si lamentava; e conobbela realt del dolore. Un altro giorno vide un corteo funebre, econobbe la realt della morte. Una quarta volta infine incontrun asceta, che serenamente andava mendicando, le vesti lacerema un espressione calma sul viso. Si sent allora spinto alla ri-nuncia della vita mondana. Torn al palazzo, dove si festeg-giava la nascita di suo figlio Rahula (529 aC). A notte si aggirpensoso fra le concubine, le danzatrici e gli invitati, che dor-mivano scomposti, come morti. Questa vista gli conferm lavanit dei piaceri terreni e la transitoriet della vita fenomenica

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  • che gli incontri gli avevano rivelato. Svegli il padre, gli chieseil permesso di rifugiarsi presso i Maestri del Smkya (via asce-tica che offriva la salvezza dalle rinascite), accarezz la mogliee il figlio senza svegliarli, poi part per la foresta degli asceti.Cos, la notte del suo ventinovesimo compleanno, era diven-tato un bodhisattva (un avviato all Illuminazione).

    Dopo aver soggiornato presso i Maestri del Smkya daiquali impar tutte le Teorie della perfezione, non se ne ri-tenne appagato e si rec a Vaushl alla scuola del brahminoArda Klma, che insegnava la Dottrina della sfera delnulla. Conosciutala, Siddharta consider anche questo un in-segnamento inutile, e si trasfer presso Alra Kalaya, un nobilepraticante un ascetismo illuminato, ma pur esso racchiuso inuna sequenza cristallizzata di vuote frasi rituali. Ripudi anchequesto maestro e, raggiunti i monti Pandava (presso Rjagrha,capitale del Magdha) segu le lezioni dell asceta Udraka R-maputra sulla concentrazione profonda. Cap tuttavia che lascesi dei brahmani e dei santoni portava al perfezionamentoindividuale, ma non alla salvezza finale. Abbandon anche ilMagadha e con cinque compagni che lo ammiravano per la suasete di perfezione si ritir nella foresta di Uruvilv, nello statodi Bihar, vicino a Gaya, sulle rive del fiume Lilai. La sostasulle rive del fiume dur sei anni, consumati in maceranti pra-tiche ascetiche. Un giorno riconobbe finalmente la vanit diqueste pratiche e ricusandole come estremismo riprovevole, sincammin verso Gaya. I cinque compagni, visto che rinun-ciava all ascetismo, lo abbandonarono sdegnati e partirono perBenares (Varanasi). Giunto a Gaya, Siddharta - che compiva inquel giorno trentacinque anni - si sedette sotto un albero a me-ditare ripercorrendo tutte le passate esperienze, ed ebbe allafine una visione chiara della sua verit. Era divenuto l Illu-minato (il Buddha). Trascorse in quella condizione estaticaquattro settimane; poi si avvi verso Benares. Giunto nella fra-zione di Sarnth, nel Parco delle gazzelle, incontr i cinquecompagni che l avevano abbandonato, e disse loro: Io sono il

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  • tathgata, colui che venuto per insegnare a voi per primi laGiusta Legge. Li convert pronunciando il cosiddetto Sermoneche mette in moto la ruota del Dharma. Poi convert altriasceti. Quando, alla fine della stagione delle piogge, decise direcarsi a Uruvilv, era seguito da sessanta monaci buddhisti.Strada facendo e anche a Uruvilv, convert soprattutto personedi rango. Si rec poi a Rjagaha, dove tra gli altri convert il reBimbisara, che gli don un boschetto e un convento. Successi-vamente si trasfer nella sua citt natale, dove convert il padree cinquecento nobili sakya, tra cui il cugino Devadatta, che inseguito lo tradir, provocando uno scisma. Successivamente ilBuddha ritorn a Rjagaha; poi si rec a Vaisali, sempre otte-nendo gran seguito, sempre convertendo, sem-pre fondandoconventi. Era la stagione delle piogge del 478 aC quando la suasalute - aveva compiuto ottant anni - cominci a declinare. Sta-bil allora che da l a tre mesi tutti i monaci avrebbero duvutoradunarsi nel Bosco dei Sala vicino a Kushin-gara (oggi Kusia,distretto di Gorakhpur). Giuntovi infine anchegli, vi tenne ilsuo ultimo sermone. Benedisse poi i monaci e le famiglie deinobili Malla che lo ospitavano, e si fece quindi approntare ungiaciglio dal fido Ananda. Vi si stese sul lato destro, con la testaa nord e i piedi a sud, appoggiando la testa sul palmo dellamano, i piedi uno sopra l altro, e mor.

    Quale fu la dottrina del Buddha? Nella sua realt oggettivapossiamo solo intuirla, poich per i primi duecento anni delBuddhismo essa venne tramandata solo oralmente, e alla finescritta in lingua pali (dialetto sanscrto) nel III secolo aC, sottoil grande re Ashoka. Inoltre questo Buddhismo d origine subnel corso dei secoli mutamenti vari, suddivisioni, scismi ed ete-rodossie per cui oggi si pu parlare in effetti d una vasta fa-miglia di religioni e di forme filosofiche, alcune piattamentemagiche, altre sublimi come lo Zen, che uno dei vertici delpensiero umano. Il Buddhismo si divide oggi in numeroseScuole; tra cui la Theravada forse pi vicina ai concetti d ori-gine; mentre la pi importante, la Mahayna, in molti suoi

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  • aspetti forse anche del tutto all opposto di quanto il Buddhapredic. Va detto anzitutto che il Buddha non era interessatoalle questioni di causa prima e fine ultimo; speculazioni del ge-nere erano a suo parere del tutto vane. Che il mondo sia eternoo non lo sia, certo che sussistono la nascita, la vecchiaia, il do-lore, la morte, egli disse. E su questa certezza quindi che sibasa tutto il suo Dharma (la Legge): cercare la causa della na-scita, la causa della sofferenza, la causa della morte, per porredefinitivamente fine a tutto ci.

    D altro canto il Buddhismo non ha la pretesa di risolveretutti i problemi etici e filosofici che interessano e anche tor-mentano l umanit. in definitiva una dottrina realistica, cheinsegna un modo di vivere secondo un comportamento etico.Un comportamento che si basa essenzialmente sul distacco to-tale dalle passioni e dalla passionalit. Disse il Buddha: Sifece in me la conoscenza che ero sottomesso alla nascita, allavecchiaia, alla malattia, al dolore, alla morte, ed ebbi disgustodel mondo. Nonostante i piaceri della mia giovinezza brillantelasciai la mia casa pur tra i pianti e i lamenti dei miei genitori;mi tagliai barba e capelli, rivestii il saio giallo. Divenni pelle-grino alla ricerca del vero Bene, il sentiero che conduce allapace eccelsa. Scopr cio quelle che defin le quattro Verit:la sofferenza, l origine della sofferenza, la cessazione della sof-ferenza, la via che conduce alla cessazione della sofferenza. Ilconcetto intero pu essere riassunto in dodici guna, che quielenco. Base di tutto l ignoranza. Dall ignoranza nascono leattivit volontarie. Dalle attivit volontarie nasce la coscienza.Dalla coscienza nascono il mentale e il corporeo. Dal mentalee dal corporeo nascono i sei sensi. Dai sei sensi nasce il con-tatto. Dal contatto la sensazione. Dalla sensazione il desiderio.Dal desiderio l attaccamento. Dall attaccamento le azioni(karma bhava). Dalle azioni la rinascita costante (il samsara).Dalla rinascita la vecchiaia, la morte, la tristezza, il lamento, ildolore, la disperazione.

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  • I due primi guna appartengono al passato; gli otto medianial presente, i due ultimi all avvenire. Questa la Ruota dellavita. L individuo costituito dai cinque Khandha (aggrega-zioni dell esistenza): Forma corporale, sensazione, percezione,forme mentali, coscienza. Essi sono interdipendenti simulta-neamente. Il primo khandha costituito da solido,fluido,ca-lore, vibrazione (ci che per gli antichi Arya era il concetto diterra, acqua, fuoco, aria). Essi sottostanno a estensione, coe-sione, energia (caldo e freddo) e moto. Questi quattro elementicostituiscono la materia, e sono invariabilmente combinati coni quattro derivati: colore, odore, gusto, essenza nutritiva. Nellindividuo umano ci porta alla vista, all udito, all olfatto, algusto, al tatto, alle idee. Le idee sono un complesso di statimentali fuggevoli (samskhra), in numero di cinquantadue.Primi di questi sensazione e percezione; mentre i cinquanta ri-manenti sono le varie attivit volontarie. Queste unit di co-scienza hanno tre aspetti: genetico, statico, impedente. Icinquantadue samskhra costituiscono uno dei dodici Nidna:le cause prime che determinano il concatenarsi delle rinascite.Vi sono fra queste il desiderio, l egoismo, la rapacit, princi-pali cause della sofferenza e delle azioni negative nella vita pre-sente, ed origine delle qualit negative nella vita successiva. INidna sono creativi ed errati, poich la forma in realt tran-sitoria, la sensazione transitoria,la percezione mentale tran-sitoria, le formazioni mentali sono transitorie, la coscienza transitoria. Tutto ci che transitorio soggetto a sofferenza,a cambiamento perpetuo, e non possiamo dire: Questo mi ap-partiene, questo il mio Ego. Ogni unit di coscienza, siaessa samkhra o nidna, finisce, e d origine ad un altra unitdi coscienza. Il movimento di pensiero che ne segue non deltutto lo stesso del precedente - poich la sua composizione non la stessa - n per la medesima ragione del tutto differente, marappresenta la continuit karmica. E questa continuit karmicache trasmigra da corpo a corpo.

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  • Il Buddha disse: Pensate a un uomo che sulle rive delGange osservi le piccole onde che si formano sulla sua super-ficie. Non ne pu afferrare una nella sua permanenza. Del paricontemplate le forme, le sensazioni, le percezioni, i costruttimentali e gli stati di coscienza, del passato, del presente o delfuturo, e vi appariranno nulli, vuoti, senza Ego.

    Che cosa in effetti rinasce? Poich non v un anima, mauna serie di aggregati, non si tratta di reincarnazione o di tra-smigrazione. Si tratta della manifestazione della forza karmica:una aggregazione di spirito e di materia, cos come i corpi so-lidi sono in effetti costituiti da atomi che a loro volta sono sol-tanto quanta di energie positive, negative e neutre. Non sussisteuna identit, ma una continuit dell essere, continuit deter-minata dal suo pensiero, dalla sua voglia d esistere, dai suoiattaccamenti. Quindi la vita positiva o negativa a venire solouna conseguenza delle azioni presenti, non un premio o una pu-nizione determinati da una legge divina. Un uomo in stato disonnambulismo si alza, va sul balcone, cade nella strada, sirompe un braccio. Pu persino darsi che non si ricordi del suostato di sonnambulismo, ciononostante il risultato della sua ca-duta permane. Non ci ricordiamo della nostra vita passata, cio-nonostante gli effetti permangono.

    Come giungere all estinzione della sofferenza, e alla cessa-zione del samsara? Con l ottuplice sentiero che comprende letre saggezze (giusta comprensione, giusto pensiero, giusta pa-rola), la moralit (giusta azione, giusto modo di sussistenza), ela concentrazione (giusto sforzo, giusta attenzione, giu-sta con-centrazione).

    Giusta comprensione: Capire la sofferenza, la causa dellasofferenza, l estinzione della sofferenza, la via che conduceall estinzione della sofferenza. Vi si giunge capendo meriti edemeriti. Demeriti corporali sono uccidere, rubare, compiereatti sessuali illeciti. Demeriti verbali sono la menzogna, gli im-brogli, le parole dure, le parole vane. Demeriti mentali sono linvidia, la cattiva volont, le idee sbagliate. I meriti consistono

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  • nell astenersi da tutto ci. Fa parte della giusta comprensionelabbandono dell illusione del S, illusione che si manifestanello spiritualismo e nel materialismo.

    Ne conseguono i dieci legami che avvincono l essere allaruota dell esistenza: illusione del s; dubbio; attaccamento airiti e alle convenzioni; desiderio dei sensi; malvagit; desideriodel mondo delle forme; desiderio del mondo senza forme (inparticolare le dottrine); orgoglio; agitazione; ignoranza. Chi silibera dei primi tre entrato nella corrente del Dharma; chi silibera dei primi cinque rinasce una sola volta ancora; chi si li-bera dei primi nove, alla fine della sua vita entrer nel Nirvna;chi si libera di tutti e dieci diventa un Illuminato, un Buddha.

    Giusto pensiero il pensiero libero da cupidigia, da malva-git, da crudelt.

    Giusta parola evitare la menzogna, dire la verit, evitare lamaldicenza, le parole dure, le parole inutili.

    Giusta azione non uccidere, non rubare, non avere rapportisessuali illeciti o comunque eccessivi.

    Giusto modo di vivere tralasciare pratiche illecite, usura,imbroglio, guadagnando in modo impeccabile ed equilibrato,vivendo parcamente o ancor meglio di elemosina.

    Giusto sforzo evitare il male, superare il male e i pensiericattivi, sviluppare le condizioni meritorie, mantenere i valoriraggiunti.

    Giusta attenzione coordinare una disciplina e una praticadi elevazione psicofisica, nella contemplazione del corpo, con-templazione dei sentimenti, contemplazione dello spirito, con-templazione dei fenomeni.

    Giusta concentrazione capire il valore d ogni stato meri-torio di coscienza, al fine di capire la realt fenomenica, libe-rarsi dall illusoriet, raggiungere le quattro estasi cheprecedono l illuminazione. Le quattro estasi sono altrettantecomprensioni delle quattro illusoriet: sono, non sono, sar,non sar.

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  • La via del Buddhismo quindi non ha per scopo l acquisi-zione degli onori, della gloria, o di un grande sapere, n il ma-nifestare un alta moralit, oppure vivere di elemosine. E indefinitiva il mezzo per capire che nulla sussiste realmente, chetutto costruzione dei nostri sensi e dei nostri pensieri, e cheabbandonando queste costruzioni e questi desideri fallaci rag-giungiamo il bene ultimo, il Nirvna: ossia l estinzione, ilNulla, la fine della catena di rinascite che comportano il doloree le sofferenze inerenti al vivere e al morire.

    ***In definitiva, quali sono i concetti predicati dal Buddha? Il Buddha ci appare anzitutto come un giovane principe spa-

    ventato da una realt che - ignorata - gli si present all im-provviso in modo traumatico: realt del dolore, dellasofferenza, della morte. Ma (come il suo contemporaneo Thir-tankara Jaina fondatore del Jainismo) Il Buddha ci appare anchecome un nobile in opposizione alla casta sacerdotale che ten-deva a prevaricare il potere dei nobili. Poich gli asceti si po-nevano di fuori dalla giurisdizione brahmana, si fa dapprimaasceta. Alla fine elabora ed espone una sua Via, e organizza unasua casta di monaci posti di fuori da ogni potere temporale e daogni formula religiosa del tempo.

    Secondo il Buddha la realt tale perch l uomo la conce-pisce e, concepitala, se la rappresenta con la concatenazionedei pensieri. Pensieri subordinati a una consapevolezza.

    La realt una serie di accadimenti la cui dimensione datadall esperienza individuale.

    L analisi la giustificazione razionale del vero, che l intui-zione gi sintetizza e la forma fisica sperimenta.

    Il destino non esiste. L individuo di per se stesso conse-guenza dei suoi atti. La sua azione, Karman, determina il suostato a venire. Consapevole di ci, egli ha libert di scegliere lapropria escatologia. Essenzializzato cos, l essere umano nonsi rivolge, per la sua liberazione dal fenomenico, a maestri,tra-dizioni, rivelazioni divine, profeti, divinit varie o un unico

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  • Dio. Tutto ci per il Buddhismo d origine non ha valore: uncostrutto immaginato dalla mente umana. Basandosi sulle suesole forze, l essere umano tende alla pace suprema, cio allestinzione totale (Nirvna) salvandosi dall esistenza a veniregrazie alla morte assoluta: l annientamento totale del S. Lavita quindi un flusso di realt fenomeniche, continuo, condi-zionato, tendenzialmente vissuto con dolore, privo di signifi-cato. L io solo un composto, e la sua brama di viveredetermina la sua vita a venire, condizionata dalle sue azionipresenti. La conoscenza della realt (la Legge buona, ilDharma), non scesa dal cielo: la scoperta di un uomo, e ri-chiede solo lo sforzo di comprensione individuale di ogni co-mune essere umano. Non Dio, non l anima, non l inferno enon il Paradiso, ma l uomo di fronte a se stesso con le sue soleforze, responsabile d ogni suo atto, artefice delle sue vite a ve-nire e della fine assoluta d ogni suo divenire: il Nirvna. Que-sto, in essenza, l insegnamanto dell Illuminato, perch ognunodi noi divenga il Buddha. Ciononostante una grandissima partedel buddhismo si organizz poi in forma religiosa, e a contattocon le varie credenze, i rituali, le pratiche anche magiche deipaesi in cui venne diffuso, si alter considerevolmente, reinse-rendo una o molte divinit, reinserendo il concetto dell anima,dei premi, dei castighi, del paradiso e dell inferno.

    ARTE BUDDHISTA BIANCA

    Un giorno nanda, il discepolo prediletto, disse al Buddha:Met della vita santa amicizia, associazione, intimit con laBellezza. Al che lIlluminato rispose: Non dire cos, nanda:ci costituisce tutta la vita santa. In effetti larte che scaturdalla religione buddhista fu una delle pi complete, complessee ricche dellumanit tutta. Gi il re Bimbisra (ca 544-493 aC),cui si deve la prima diffusione del buddhismo, fondando lagrande capitale Rjagriha, le cui mura erano lunghe 40 km, viracchiuse le prime costruzioni in pietra dellIndia. Anche suo fi-

    ARTE BUDDHISTA PRIMA LEZIONE

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  • glio Ajrasatru (ca 493-462 aC), partecipando al grande fer-mento culturale e artistico generato dalla nuova religione, diedegrande impulso allarte del Bihr. Venne poi il periodo Maurya(322-185 aC), durante il quale, con la caduta di Persepoli, giun-sero in India i modi greci dAlessandro Magno e il relativo con-cetto dunarte al servizio del potere, sia temporale sia religioso.Due grandi re, Chandragupta (323-300 aC) e Aoka (274-232aC) adottarono la colonna detta indogreca, e diffusero uno stiletipicamente buddhista traducendo la normale struttura archi-tettonica di legno in una analoga struttura di pietra. Soprattuttoprende piede il monumento buddhista pi tipico, detto stpa,che poi vedremo in dettaglio per i suoi valori simbologici. Du-rante il successivo periodo Snga (185-72 aC) ebbero grandesviluppo i conventi (vihra), che acquistarono uno schema uni-forme: cortile centrale su cui si affacciano le celle dei monaci,e un pi ampio cortile antistante per i riti in comune e per lecerimonie pubbliche, al quale, da ultimo, venne antepostaunaula con statue ed affreschi. Questo impianto tipico sussi-ster eguale anche in altri paesi. Venne inoltre ampliata e mol-tiplicata la tipologia dello stpa, e si diffusero in tutto il mondobuddhista i grandi templi interamente scavati nella roccia (chai-tya), ove laffresco inizi a sostituire sempre pi il tipico bas-sorilievo dei periodi precedenti.

    Fiorisce poi, tra il primo e il quinto secolo, larte del Gan-dhra, regione tra fghnistn e Pkistn, ove i modi grecoro-mani e quelli indiani si legano. In Afghanistan si son trovatidepositi di modelli darte greca, importati appunto dalla Greciain epoca alessandrina, e imitati lungo il corso dei secoli. De-positi di modelli greci alessandrini di maggiore importanzasono in Afghnistn Begram e Taxila. Le posizioni (sana) e igesti (mudr) del Buddha vengono codificati sulla base degliatteggiamenti degli imperatori romani, mentre labito dellIl-luminato imita lhimation greco o il peplo romano.

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  • Si moltiplicano i capitelli compositi romani, i fregi conovuli, ma anche con metope e triglifi. Dalla capitale dei reKuna (arte di Mathur) e dalla valle del Gandhra questi ti-pici e fissi motivi iconografici defluiscono lungo la Via dellaSeta sino in Cina e in Giappone, mentre nel loro rapido pro-gredire verso il sud dellIndia danno origine allarte di Amar-vti (I-IV secolo) e allarte del periodo Gupta (IV-V secolo).DallIndia i modelli grecoromano-indiani verranno poi tra-smessi a Ceylon, a Giava e in Tailandia, dove per il buddhismosi diffuse pi tra il popolo che tra i monarchi, con conseguenteimpoverimento dellarchitettura maggiore. In Indocina invece(arte Khmer, arte Champa, arte di Sukhotay), si allineano i pisorprendenti e ridondanti esempi di grandi architetture simbo-logiche. A partire da questo momento larte buddhista sriga-gnola in una lunga serie di scuole e di centri, e le varie formedarte si mescolano, cos come si intersecano le correnti reli-giose: budddhismo, jainismo, hinduismo, e poi islamismo.Sulfinire del periodo medioevale dellarte indiana (VIII-XII se-colo) si pu dire che la tipologia buddhista perde quasi del tuttoascendente, esaurendosi in ripetizioni e manierismi di limitataimportanza.

    Nella seconda parte della lezione (proiezione di cento dia-positive) vengono mostrati gli elementi caratteristici del-larte buddhista, ma in particolare i continui paralleli traarte greco-romana e arte del Gandhara, ponendo in conti-nuo raffronto soprattutto sculture romane e sculture delGandhara con scene della vita del Buddha. Inoltre le su-strazioni della citt romana in India: Arikamedu (Pondi-cherry); gli oggetti romani e buddhisti transitati lungo laVia della Seta ad opera dei popoli turchi; e le monete ro-mane rinvenute in Cina.

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    A Rilievo darte romana imperiale,

    dalla Colonna di Traiano.

    B Rilievo buddhista. Arte del Gandhara

    del VI sec., dal parato di uno stupa.

    C La Gemma Augustea, arte romana

    imperiale.

    D Rilievo buddhista. Arte del Gandhara

    del VI sec., dal parato di uno stupa.

  • Arte buddhista: seconda lezione.

    Buddhismo e arte tibetana.

    IL VEICOLO DELLE INVOCAZIONI.

    NellIndia sia brahmanica (induismo) sia mahayanica (bud-dhismo) sandarono sviluppando verso il quinto secolo dopoCristo le raccolte (tantra) di regole e di procedimenti magici,sviluppando cos un Tantrismo hinduista che poneva lac-cento sui princpi maschile e femminile, nei quali la divinitsera scissa per creare il mondo fenomenico. Lascendente delloYoga cooper alla definizione di pratiche particolari (quale adesempio la padronanza del ritmo respiratorio); mentre soprav-vivenze pagane e vallinde portarono ad attribuire grande im-portanza a parole magiche (mantra), grazie alle quali - sepronunciate in modo corretto - si penetra nellAssoluto.

    Il Tantrismo hinduista si esteriorizz in varie forme: 1) lapj, esercizio rituale di culto, simbolo del sacrificio e dellof-ferta; 2) le sana (posizioni), grazie alle quali ladepto risvegliale energie del proprio corpo, o configura posizioni rispecchiantiquelle dellUniverso per trascendere la materia sino a giungereal Tutto; 3) il mantra, sillaba o gruppo di sillabe che si pro-nunciano o si pensano in un modo particolare al fine di con-centrare le energie cosmiche e psichiche, muovere le energievibratorie per mettersi in sintonia con esse, oppure creare ilvuoto nella mente; 4) lo yantra, diagramma simbologico, unasorta di schema in grado di condensare un campo di energia di-vina o universale, e in ultima analisi di concentrare il pensieroil pensiero delladepto distaccandolo da costruzioni mentalivane.

    Agendo queste esteriorizzazioni formali della Fede ladeptoripete la creazione cosmica, ed allora il Parasmavit (linglo-

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  • bante tutto, brahman senza qualificazioni) si scinde in due di-vinit-simbolo: iva e akti. La prima, positiva, praka, lascintilla iniziale maschile dellessere; e la seconda, negativa,vimara, la funzione femminile dellessere, specchio del pra-ka. Dalla unione (simbolizzata come unione sessuale) di ivae akti derivano il S e la akti-con-gli-occhi-chiusi, idealiz-zanti lio e laltro, che originano lIo e la akti-con-gli-occhi-aperti, che a loro volta danno origine allIo individuale (il S)e a Quello (laltro che il S). Da Quello deriver la Mayaakti nella divisione apparente dei suoi cinque kanchuras (Kl,separatrice del tempo; Niyati, produttrice della dipendenza;Rga, che unisce le cose separate; Vidy, conoscitore delle coseseparate; e Kal, causante lazione diffusa). Da ci deriver laPrakriti con i tre gua (qualificazioni del mondo della materia:purezza, azione, stasi) e i quattro modi di pensiero, origine deiTattva, essenze o funzioni-realt.

    Questo formulario magico-esoterico, entrato dapprima spo-radicamente nel Tibet al tempo del re Sron-btsan-sgam-po (Rot-sagap, 618-694), a contatto col buddhismo si svilupp inmodo autonomo, dando origine al Lamaismo tibetano, o Vei-colo tantrico, o del Diamante (Vajrayna), detto anche Mantra-yna (Veicolo delle invocazioni). Nasceva cos la terza grandeScuola del Buddhismo. I vari Buddha divinizzati e i vari bo-dhsisattva vennero uniti ai numerosi demoni dello sciamane-simo mongolo-turco delle Steppe dellAsia centrale, a voltebuoni o indifferenti, spesso ostili e terribili, che nel Buddhismorappresentarono frammenti dellAnima universale incarnandolinel mondo fenomenico. Anche le due mogli buddhiste del reSrong-btsan-sgam-po, una cinese - alla quale si deve la con-versione della corte al buddhismo - e una nepalese, vennero di-vinizzate, e chiamate Tara Verde e Tara Bianca. Esse sono ledivinit protettrici del Tibet.

    Al tempo del re Kri-sron-lde-btsan (742-797) il Veicoloaveva gi conquistato il popolo ad opera del monaco PadmaSambhava (detto Guru Rimpoche), e verso il 1040 trionf in

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  • tutto il Tibet e nei territori vicini, grazie al monaco Atisa(Atsha), e al suo allievo Milarepa. La forma autonoma cos de-finitasi considerava possibile il governo degli elementi, la le-vitazione, la telepatia, il teletrasporto, lindifferenza al freddointenso, e altri prodigi ottenuti con la conoscenza della Via, deigesti rituali (mudr), delle parole rituali (mantra), dei dia-grammi simbolici (yantra) e delle cosmogonie dipinte (ma-dala). Sul piano pratico i monaci si impadronirono a poco apoco del potere temporale, fino a giungere definitivamente algoverno. Figura principale dellegemonia religiosa fu TsongKa-pa (1358-1419), cui si deve la riforma che contrappose iBerretti Gialli (i monaci casti, o della mano destra) ai BerrettiRossi (i monaci della mano sinistra, sposati, che praticavanolesaltazione dellaccoppiamento in parallelo con le analoghepratiche hinduiste del Tantrismo). Pare che si debba a lui anchelistituzione del Dalai Lama, o re-sacerdote (dalai: grandeoceano; la-ma: il superiore di un convento); e del PanchenLama, capo amministrativo, i quali hanno retto il paese sinoalla recente invasione da parte dei Cinesi. Lelemento sessualedei Berretti Rossi, sviluppando la teoria della Coppia degli Op-posti, diede vita al atkismo: concetto secondo il quale ogniprincipio maschile (divinizzato) ha una controfigura femmi-nile, dal momento che l universo fenomenico sussiste grazie al-lesistenza di un principio positivo e di un principio negativo.

    TIBET, LA TERRA DELLE IMMAGINI E DEI CERCHI.

    Liconografia tibetana forse la pi pregnante, misteriosa,suggestiva e pittoresca di tutto il vasto e complesso pantheonbuddhista. Essa anzitutto il riflesso preciso, o lillustrazione,di nozioni religiose e di concetti filosofici; di conseguenza ognipur minimo dettaglio risponde alle ben precise e dettagliatenorme della simbologia canonica. Si tratti di gesti, dimensioni,colori, attitudini, tutto ha un significato preciso, tutto va ese-guito con fedelt scrupolosa, tutto mira a trasmettere la potenzadella divinit-simbolo.

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  • Anzitutto consideriamo che ogni figura-concetto si presentasia come Conoscenza (Praj) ed ha allora aspetto femminile,sia come Mezzo (Upya) - avendo allora aspetto maschile -.Ogni divinit, insomma, ha la sua pareda. Abbiamo poi una ge-rarchia canonica da cui deriva liconometria delle figure:quando sono rappresentati gruppi di divinit, ognuna ha di-mensioni sue proprie in stretto rapporto con le altre. Vi sonopoi due grandi categorie tipologiche: personaggi sereni e per-sonaggi feroci.

    Importanti sono le raffigurazioni dei segni corporali delBuddha, che si riconosce grazie ai trentadue segni maggiori,lakaa, e ottanta minori, anuvyajana). Abbiamo poi la sim-bolizzazione dellonnipotenza e dellonnipresenza del dio me-diante il moltiplicarsi di volti, mani, piedi; mediante i gesti;mediante gli oggetti che ha in mano; mediante i piedestalli sucui poggiano le figure; mediante i nimbi e le aureole; mediantegli animali e gli esseri antropomorfi che le accompagnano; me-diante gli eventuali mezzi di trasporto, animali o carri che siano.

    Gli dei si distinguono inoltre per i vari atteggiamenti: inpiedi, seduti, sdraiati, inginocchiati, in volo; e per i vari attri-buti, in particolare oggetti o animali. Braccia e mani vanno dadue a dieci, e poi dodici, sedici, diciotto, ventiquattro, ventisei,trentaquattro, mille. Altra caratteristica che distingue le variedivinit (o divinizzazioni) sono le capigliature, e soprattutto icolori. Un repertorio completo delle divinit ne elenca quasinovecentocinquanta, dalla A alla Z (pi giusto sarebbe dire daAcala - limmobile, protettore dei Mdala, daspetto feroce,nei colori o nero, o blu, raramente bianco - alle Yogin - streghe,o fate, o dee satelliti).

    ISEGNI DEL BUDDHISMO: LO STPA. Alla morte del Buddha i seguaci venerarono tre tipi di ram-

    memoranti (caitya) che potevano ricordare loro la venerabilefigura dellIlluminato: le reliquie del suo corpo, i luoghi in cui

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  • aveva vissuto, gli oggetti a lui appartenuti o a lui allusivi. Re-liquie e oggetti vennero per solito posti in quello che forse ilmonumento pi rappresentativo della religiosit buddhista, lostpa (o caya, caitya, tibetano chrten): una sorta di tumulodestinato in origine a contenere solo le reliquie dellIlluminato,e in seguito edificato anche per contenere reliquie di grandimaestri o come promemoria allusivo sulla base di varie in-tenzioni simbologiche. La forma architettonica dello stpa siand sviluppando nei primi secoli del buddhismo sulla base deiprecedenti tumuli sepolcrali di santi asceti, i cui corpi eranoposti direttamente sul terreno nella posizione yoga e copertisemplicemente di terra. Questo tumulo era coronato da un lin-gam, simbolo del potere creativo di Shiva e collegamento delmondo terreno con quello divino. Tra i pi antichi monumentibuddhisti del genere, rimane ancor oggi il Grande Stupa di Sn-chi, fatto erigere dal re di Mlva a met del secondo secolo aC.Comprende un corpo a cupola di mattoni, raffigurante lacqua,sopra il quale poggia unarca quadrata, la harmik, che con-tiene le offerte dei fedeli e rappresenta la terra. Sopra questaalcuni gradini, simbolo del fuoco, portano a una guglia sor-montata da tre ombrelli onorari, i chattra, simbolo del vento(lombrello, in quei tempi e in quei paesi, era il simbolo dellaregalit), sormontati infine dal simbolo-gemello che uniscesole e luna. Il tutto venne recinto in un secondo tempo daunalta balaustra aperta da portali (toraa) e riccamente deco-rata con bassorilievi.

    Grandi costruttori di stupa furono, nel Terzo secolo aC il reAoka, e, nel primo secolo dC il re Kaniska. Da questi primimonumenti derivarono da un lato il ikhara indiano (in cui lepareti della base erano riccamente ornate di bassorilievi), dal-laltro la pagoda cinese. Questultima prese spunto anche dalleantiche torri di guardia cinesi, e sin dagli esempi pi antichi(ad esempio la pagoda delle Anatre selvatiche a Changan, del701 d.C.) ebbe struttura di alto edificio a pianta centrale, consuccessione di tetti, da sette a quindici.

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  • Lintero stpa , per il buddhismo, simbolo della via allil-luminazione, dalla miseria terrena alla sublimit dello spiritodivino. Stpa singoli o a gruppi - per solito a struttura campa-niforme - vennero eretti nei luoghi sacri e lungo la via dei pel-legrinaggi. Nella codificazione tibetana essi erano per solitootto (gli otto grandi mhcaitya), a simbolo delle otto pi im-portanti tappe del Buddha: il primo (kutam chrten) dedicatoalla nascita dellIlluminato; il secondo (labab chrten) alla suaascesa nel cielo degli dei; il terzo (namgyal chrten) simbo-lizza il potere di prolungare la vita (precipuo della dea Nam-gylma); il quarto (chothl chrten) rammenta le facolt chepermisero al Buddha di lottare contro le forze del male quandoqueste volevano impedirgli di raggiungere lilluminazione; ilquinto (dttul chrten) simbolizza la sua vittoria su questeforze; il sesto (jangchub chrten) lemblema della vittoria fi-nale, della purezza, della liberazione ultima; il settimo (ppungchrten) dedicato al sermone del Buddha relativo ai tre sen-tieri che conducono alla liberazione dello spirito; lottavo(myangd chrten) dedicato al momento in cui il Buddha rag-giunse il Nirvana.

    La simbologia comunque non si ferma a questi semplicidati: anche le proporzioni rammentano lintero corpo del Bud-dha e, come venne usata la proporzionalit perfetta della se-zione aurea nellarte statuaria dei primi secoli (in particolare inquella del Gandhra), cos le varie parti dello stpa sono stateequiparate alle sei parti del corpo dellIlluminato (centro dellaluce o cervello, centro cerebrale o volto, centro gutturale ocollo, centro del fuoco o plesso del cuore, centro dellacqua oplesso solare, centro della terra o plesso sacrale), ossia, dal-lalto in basso: la corona terminale, il simbolo-gemello, i para-soli stilizzati, i tredici gradini, la cupola, la base.

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  • Il simbolismo dello Stpa (mChdrten). [Seguendo il disegno alla pagina successiva]

    1) Il principio dellAltissima Illuminazione (bindu; Thig-le)descritto anche come una Lingua di Fiamma (nda; Thig-le) : da realizzarsi sopra il duplice simbolo che incoronail Chrten.

    2) Il duplice simbolo (srya candra; Nyi-Zla) del Sole edella Luna Nascente (Zla-Tshes), emblema della com-prensione della Duplice-unit: Verit Assoluta (dellasfera spirituale) e Verit Relativa (della sfera terrena).

    3) Tredici Parasoli stilizzati (chattra; gDugs), simboli di re-galit e protezione dalle forze del male; e tredici Ruotedella Legge. Simbolizzano i tredici Stadi dellIllumina-zione, ossia i primi dieci Passi dellIlluminazione (dasha-bhmi; Byang-chub) e

    4) I tre livelli pi alti della sovracconsapevolezza (venika-smritypushthna; Dran-pa Nye-bar bZhang-pa), espressidalle tre componenti di questa parte dello stpa dettastaio.

    5) La cupola (o pentola), corrispondente al tumulo (stpa)primordiale, come Ricettacolo di Reliquie o di offerte(dhtu-garbha; mChod-rten); gli antichi stpa indianierano detti anche uovo (anda) o bolle dacqua (bud-buda).

    6) I gradoni che simbolizzano lascesa dalla materia alla spi-ritualit, dal buio dellegoismo alla luce della consape-volezza (nara-loka Mi-Yul); ed anche il tesoro del libro( gTer-ma).

    7) Il trono, ossia la base (parianda; Bang-rim), quadrata econ quattro gradini, con i lati volti alle quattro dire-zioni; il simbolo del mondo fenomenico.

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  • Nellarte del Buddhismo tibetano, ricca di simbologie eso-teriche, il corpo del Buddha idealmente suddiviso in setteparti, che corrispondono alle sette parti in cui diviso loStpa.

    Le sottili sfere-di-energia del corpo. (susistono differenze di posizione tra hinduismo, tantrismoe buddhismo). [Seguendo il disegno alla pagina successiva]

    1) Il centro dellilluminazione: al disopra della sommit delcapo (sPyi-bo) o fontanella sopra il cerebro superiore,detto Sfera del Loto dai Mille-Petali (Sahashrra cakra;Pad-ma hDab-sTong).

    2) Il centro cerebrale del pensiero e del potere-conscio, dettoCentro-di-Comando (j cakra), attribuito al centro-del-loto (detto terzo occhio): la fronte fra le sopracciglia.

    3) Il centro della sottile Sfera del sapere (vishuddha cakra;elemento: etere), nel volto (kantha-mla; mGrin-pa); e peraltre correnti nella gola.

    4) Il centro della esposizione consapevole, o della VoceEsterna (anhata cakra; colore giallo, elemento: aria)detta Fonte del Cuore (sNying-Kha).

    5) Il centro della Sfera emotiva della Voce Interna (mani-pra cakra, o nbhi cakra; colore grigio, elemento:fuoco): nel plesso solare (Te-bahi Pad-ma). Il primo adessere attivato.

    6) Il plesso gastrico, detto cervello del ventre, Fiammeg-giante-splendente o Centro-dellOmbelico (svadhishtanacakra; colore rosso, elemento: terra): nella regione deilombi e connesso col plesso lombare.

    7) Il plesso sacrale, detto Centro della radice (mldhracakra; colore rosa, elemento: terra) o Luogo Segreto(gSang-gNas), radice di tutti i flussi dellenergia vitale(nds). Nella regione del coccige, o ossosacro.

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  • ISEGNI DEL BUDDHISMO: IL MDALA

    Il termine mdala viene dal sanscrito mdel: disco, cer-chio, rotondo; termine diffuso in tutta lAsia centrale. In Mon-golia due citt si chiamano Mandel-Gobi e Mandel-Bulag; infghnistn la citt di Mandel fu antagonista di Herat; in Indiala costa est si chiama Coromandel, termine che designa anchele preziose lacche indiane.

    Iconograficamente un mdala la rappresentazione bidi-mensionale di un edificio sacro. Al centro disegnato il kt-gra: il santuario del Sovrano, contenente la statua del dio cuiil madala dedicato (il sovrano del madala: madalea); e sequesto uno dei cinque Buddha trascendenti, gli altri quattrosono posti tuttintorno. Il santuario attorniato da una o pi gal-lerie concentriche, circolari o quadrate, spesso suddivise in celleentro cui sono collocate numerose divinit. Questo insieme racchiuso entro un muro di cinta con quattro porte aperte ai quat-tro punti cardinali, e custodite da divinit feroci. Il tutto spessocircondato da un ampio cerchio, idealmente raffigurante unasfera dal momento che ai quattro punti cardinali sono da ag-giungere idealmente il nadir e lo zenit. Questo cerchio com-posto da tre fasce emblematiche: la montagna di fuoco, lacintura di diamante, e la cintura di petali di loto. Alcuni mdalapossono comprendere pi mura di cinta, oppure contenere cin-que o sei piccoli mdala, raffigurati entro un muraglione co-mune. A volte i madala presentano, anzich le figure delledivinit, i loro nomi, o sillabe-emblema corrispondenti. I So-vrani del mdala sono per solito trentasette, e danno luogo atrentasette principali tipi di raffigurazioni.

    In un primo tempo ma ci si fa spesso ancor oggi i m-dala venivano eseguiti con sabbie colorate, e dopo la relativacerimonia venivano distrutti. Servivano per sedute di medita-zione o per cerimonie di iniziazione. Durante liniziazione ilmonaco neofita, guidato dal suo maestro, percorreva con losguardo il diagramma, prendendo coscienza delle divinit edelle loro posizioni, penetrando nei diversi recinti e, giunto al

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  • cuore del labirinto, si univa mentalmente con il valore-simbolodel Sovrano del madala. Nella meditazione i luoghi veni-vano del pari percorsi con lo sguardo, compenetrandone i si-gnificati trascendenti ed esoterici. Analoga ma pi meditataricerca ha luogo con i madala dipinti. Anche per questi vuno schema di base: al centro di un quadrato posto il kt-gra, il santuario del Sovrano.

    Quando il madala eseguito con sabbie o dipinto, il qua-drato centrale diviso, dalle due diagonali, in quattro parti, coscolorate: parte inferiore, lest, regione fausta, di color blu; a si-nistra il sud, giallo; sopra lovest, rosso; a destra il nord, verde.Spesso, oltre alle divinit, son raffigurati i sette tesori del So-vrano universale (la ruota della Legge, il gioiello dei desideri,la regina virtuosa, il ministro accorto, lelefante, il cavallo dacorsa, il generale vittorioso) oppure gli otto segni di buon au-spicio (il parasole simbolo di regalit, due pesci doro, il vasodi gioielli, il fiore di loto, la conchiglia bianca, il nodo senzafine, lorifiamma rotondo, la ruota).

    Oltre ai madala eseguiti con sabbie colorate, oltre ai ma-dala dipinti, vanno citati anche i grandi mdala costituiti daedifici architettonici di complessa vastit, come il celebre Bo-robodur di Giava (IX secolo); il sKu-bum di rGyal-rtse nelTibet meridionale (1427); e il lDum-Ice lha-khang del Bhutan(1433 c.). Osservando queste costruzioni non si pu non pen-sare che probabilmente il diagramma del madala origin daglistpa contenenti le reliquie del Buddha, che spesso erano at-torniati da costruzioni votive di pi piccole dimensioni. In que-sti grandi edifici (esempio tipico ne il Borobudur) i percorsidi meditazione e di venerazione si effettuavano realmente e noncon limmaginazione.

    I principali oggetti rituali del buddhismo tibetano.I due oggetti principali della ritualistica magico-religiosa del

    buddhismo tantrico sono la campana (ghan) e la folgore-dia-mante (vajra); essi sono presenti in tutti i riti esoterici a pre-

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  • scindere da una specifica area culturale. A questi da aggiun-gere il pugnale-scettro a lama tripartita, detto phur-bu.

    Vediamo sovente questi oggetti in mano alle varie divinitdel pantheon tibetano; al vajra sono collegati in particolare isedici Vajra-bodhisattva associati (a quattro a quattro) ai Jinaperiferici; mentre col termine Vajra iniziano i nomi di altre cen-toventiquattro divinit minori (cui se ne possono aggiungerealtre, pi note sotto nomi differenti).

    Il termine folgore-diamante (vajra) rende poco il concettosuggerito dal nome sanscrito: vi si deve aggiungere lidea diluce, di calore purificatore, di immarcescibilit, di membro vi-rile. Per ognuno di questi valori la scuola Vajrayna (Veicolo diDiamante) ha varie specificazioni esoteriche e ritualit miste-riche. La forma del vajra ha un aspetto speculare: sono unite alcentro due estremit globulari traforate, costituite da un ramocentrale con una serie di rametti tuttintorno (da quattro a otto),senza tuttavia che sussistano ragioni o simbologie particolariper queste differenziazioni. Vi inoltre un attributo costituitoda due vajra sovrapposti in croce, il cosiddetto vivavajra: fol-gore universale, o anche vajra a dodici punte, che con le suequattro estremit minaccia i quattro punti cardinali. Pu averei cinque colori dei cinque Tathgata, e caratterizza in partico-lare, fra altre divinit, Amoghasiddhi.

    La campana (ghan; o vajraghan: campana adamantina)pu essere semplice o elaborata, nel qual caso presenta sul ma-nico il volto di una divinit (praj), mentre sulla spalla vi sonootto sillabe spesso fra i petali di un loto aperto, sillabe che rap-presentano le otto divinit secondarie, assistenti della princi-pale; sulle pareti, decorazioni e segni augurali. Vi sono anchecampane il cui manico ha la stessa tipologia del vajra. Ognicampana ha il batacchio, ma di preferenza viene suonata fa-cendo scorrere lentamente sul suo bordo, in senso circolatorio,un pestello di legno.

    Quando vajra e ghasn sono posti insieme , il vajra rap-presenta il mezzo per giungere al Risveglio, e il ghan la

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  • saggezza necessaria per giungere a tale illuminazione. Se-condo la tradizione tibetana, ai metalli normali utilizzati nellafusione di questi oggetti va aggiunto del ferro meteoritico, edaltronde le meteoriti sono numerose nellaltipiano tibetano.

    Nella seconda parte della lezione (proiezione di cento dia-positive) oltre alle immagini vengono presentati antichi og-getti tibetani: la folgore, la campana, la tromba, il gong, itimpani, poich importante vedere come ne vengono trattii suoni ed importante udire questi suoni particolari.

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