Gabriele dAnnunzio Il poeta superuomo 5. Il romanzo delle visioni.

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Gabriele d’Annunzio Il poeta superuomo 5. Il romanzo delle visioni

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Gabriele d’AnnunzioIl poeta superuomo

5. Il romanzo delle visioni

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Il trionfo della morte iniziato nel 1889 parzialmente a puntate

1889-90 su La Tribuna illustrata

L’invincibile interrotto al capitolo VII

del terzo libro 8 nuovi capitoli altri 11 sei libri a Milano nel 1894 Francesco Paolo Michetti

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Il trionfo della morte Nietzsche: Jenseits von Gut und Böse Es giebt Bücher, welche für Seele und

Gesundheit einen umgekehrten Werth haben, je nachdem die niedere Seele, die niedrigere Lebenskraft oder aber die höhere und gewaltigere sich ihrer bedienen; im ersten Falle sind es gefährliche, anbröckelnde, auflösende Bücher, im anderen Heroldsrufe, welche die Tapfersten zu ihrer Tapferkeit herausfordern.

prefazione dedicatoria – la necessità di modernizzare lo stile

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Il trionfo della morte Avevamo più volte insieme ragionato d’un ideal

libro di prosa moderno che – essendo vario di suoni e di ritmi come un poema, riunendo nel suo stile le più diverse virtù della parola scritta – armonizzasse tutte le varietà del conoscimento e tutte le varietà del mistero; alternasse le precisioni della scienza alle seduzioni del sogno; sembrasse non imitare ma continuare la Natura; libero dai vincoli della favola, portasse alfine in sé creata con tutti i mezzi dell’arte letteraria la particolar vita – sensuale sentimentale intellettuale – di un essere umano collocato nel centro della vita universa.

uno sviluppo organico all’interno della trama

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Il trionfo della morte I suoi sentimenti, le sue idee, i suoi gusti, le sue

abitudini non variano secondo le vicende di una qualunque avventura svolta di pagina in pagina con l’aiuto di una logica più o meno severa; ma presentano il principal carattere d’ogni vita organica, consistente in un equilibrio definito tra ciò che è variabile e ciò che stabile, tra le forme costanti e le forme avventizie fugaci illogiche. Una sensazione, un sentimento e un’idea iniziali, apparsi nelle prime pagine, si vanno sviluppando – secondo le leggi che governano i fenomeni – a traverso una selva innumerevole di segni varii che tutti corrispondono in una stessa anima comprensiva e perspicua. Dalla vana acredine di parole esalata sul sedile del Pincio alla feroce lotta notturna sul margine del precipizio, la persona sente pensa e si commuove in un continuo succedersi di stati della sua coscienza sempre vigile.

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Il trionfo della morte Concorrere efficacemente a costituire in Italia la prosa

narrativa e descrittiva moderna: ecco la mia ambizione più tenace.La massima parte dei nostri narratori e descrittori non adopera ai suoi bisogni se non poche centinaia di parole comuni, ignorando completamente la più viva e la più schietta ricchezza del nostro idioma che qualcuno anche osa accusare di povertà e quasi di goffaggine. Il vocabolario adoperato dai più si compone di vocaboli incerti, inesatti, d’origine impura, trascolorati, difformati dall’uso volgare che ha loro tolta o mutata la significazion primitiva costringendoli ad esprimere cose diverse e opposte. E questi vocaboli vengono coordinati in periodi quasi sempre eguali, mal connessi fra loro, privi d’ogni ritmo, che non hanno alcuna rispondenza col movimento ideale delle cose di cui vorrebbero dare un’imagine.

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Il trionfo della morte Cicerone e Tito Livio Boccaccio i manieristi del tardo

Cinquecento Giorgio Aurispa le misteriose pulsioni

dietro l’apparenza delle cose

Ippolita Sanzio Tristano di Wagner Zarathustra di

Nietzsche un invincibile desiderio

di morte

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Il trionfo della morte Io ho circonfuso di luce, di musica e di profumo

le tristezze e le inquietudini del morituro; ho evocato intorno alla sua agonia le più maliose Apparenze; ho disteso un tappeto variopinto sotto i suoi passi obliqui. Dinanzi a colui che perisce, una bella donna voluttuaria, terribilis ut castrorum acies ordinata, alta su un mistero di grandi acque glauche sparse di vele rosse, morde e assapora con lentezza la polpa d’un frutto maturo mentre dagli angoli della bocca vorace le cola giù pel mento il succo simile a un miele liquido.

prima parte: Il passato in un albergo dei colli romani gli ultimi momenti di una passione

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Il trionfo della morte [Giorgio] riconosceva ingiusto ogni risentimento

contro di lei, riconoscendo un ordine superiore di necessità fatali. La sua miseria non proveniva da alcuna creatura umana, ma dall’essenza stessa della vita. Egli non doveva dolersi dell’amata ma dell’amore. L’amore, a cui per natura tutto il suo essere tendeva con invincibile veemenza, l’amore era la più grande fra le tristezze terrene. Ed egli era legato a quella suprema tristezza, forse fino alla morte.

[…] prepariamo nell’arte con sicura fede l’avvento dell’Uebermensch, del Superuomo

La parola è un segno imperfetto. L’anima è intrasmissibile.

il corpo – simbolo per il carattere di una persona e per i desideri

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Il trionfo della morte Gli chiuse gli occhi, per ammirarle [le ciglia]. Poi gli

accarezzò la fronte, le tempie; si fece baciare di nuovo le dita, a una a una, con la testa china verso di lui. Ed egli, dal basso, vedeva la bocca di lei aprirsi con infinita lentezza e dal fondo sorgere il calice niveo dei denti. Ella la richiudeva: e ancóra, lentamente, lentamente, le labbra si schiudevano, come un fiore di due petali; e sorgeva dal fondo il candore perlato.

venerdì santo – la morbosità del rito della passione secondo libro: La casa paterna Il commiato fu doloroso come non mai. Giorgio era

in un periodo di sensibilità acutissimo. Tutti i suoi nervi tesi ed esacerbati lo tenevano in uno stato di inquietudine incessante. Egli pareva incredulo della felicità promessa, della quiete ventura.

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Il trionfo della morte la zia malata di mente il padre tradisce la madre Egli guardò il padre. Notò che all’angolo di ciascun

occhio, su la tempia, aveva un fascio di rughe e sotto ciascun occhio un gonfiore, una specie di borsa violacea. Notò il collo corto, gonfio, rossastro, apoplettico. Si accorse che i baffi e i capelli portavano tracce di tintura. L’età, il principio della vecchiezza in un essere voluttuario, la implacabile opera del vizio e del tempo, il vano e mal riuscito artificio a nascondere la canizie senile, la minaccia d’una morte repentina, tutte queste cose misere e tristi, basse e tragiche, tutte queste cose umane diedero al cuore del figliuolo un turbamento profondo.

la concubina e i figli avuti da lei l’infanzia felice accanto alla sorella Cristina

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Il trionfo della morte l’effimerità dei sentimenti e la vanità della

beatitudine Ippolita – una profetessa della morte Gli riapparve nell’immaginazione, vagamente, il

gesto dell’amante che calava il velo nero su l’ultimo bacio; gli riapparve il fanciullo dalla stampella, che raccoglieva le lacrime della cera. Pensò: «Bisogna morire.»

lo zio Demetrio – il suicidio la filosofia stoica Madame de Staël: Réflexions sur le suicide

(1813) Flaubert: Madame Bovary (1857) Tolstoi: Anna Karenina (1877)

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Il trionfo della morte terzo libro: L’eremo in una casa isolata in riva al mare le numerose digressioni folkloristiche Egli portava nel suo organismo i germi ereditati dal

padre. Egli, essere d’intelligenza e di sentimento, portava nella carne la fatale eredità di quell’essere bruto. Ma in lui l’istinto diveniva passione; la sensualità assumeva quasi le forme di un morbo. Ed egli n’era appunto afflitto come d’un morbo vergognoso. Egli aveva orrore di quelle febbri che lo assalivano d’improvviso e lo ardevano miseramente e lo lasciavano avvilito, arido, debole di pensiero. Soffriva di certi suoi bassi impeti come d’una degradazione. Certi passaggi repentini di brutalità, come uragani su un cólto, gli devastavano lo spirito, gli chiudevano tutte le fonti interiori, gli aprivano solchi dolorosi che per lungo tempo egli non riesciva a colmare.

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Il trionfo della morte Ippolita lo raggiunge nel suo paradiso rurale scene di estasi amorosa Egli considerò a una a una, mentalmente, le

nudità della sua amata. Ciascuna forma, vista a traverso la fiamma della brama, assumeva uno splendore specioso, chimerico, quasi sovrumano. Egli considerò a una a una, mentalmente, le carezze della sua amata. Ciascuna attitudine assumeva un fascino voluttuoso d’una intensità quasi inconcepibile. In lei tutto era luce, aroma, ritmo. La stupenda creatura, egli, ben egli, la possedeva, egli solo! Ma un pensiero di gelosia gli nacque spontaneo dal desiderio, come un fumo da un fuoco torbido.

l’illusione di una Vita Nuova, quarto libro la cultura borghese corrotta delle città moderne

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Il trionfo della morte la religiosità dei contadini la razza abruzzese un ascetico senza Dio la Casa della Vergine di Casalbordino un rito vampante di delirio e di invocazioni la fiera degli spettacoli deformi il Messia degli Abruzzi la morte di un bambino, creduto vittima

delle streghe la frenesia generale

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Il trionfo della morte – La grazia! la grazia.

A quegli urli che parevano lacerare i petti da cui irrompevano, a quelle sillabe iterate senza tregua con la stessa persistenza fidente e invitta, a quel denso fumo che s’appesantiva come una nube di tempesta, a quel contatto dei corpi, a quella mescolanza dei fiati, alla vista del sangue e delle lacrime, tutta la moltitudine in un punto fu posseduta da una sola anima, divenne un essere solo, miserabile e terribile, ch’ebbe un gesto, una voce, uno spasimo e un furore. Tutti i mali divennero un solo unico male che la Vergine doveva distruggere; tutte le speranze divennero una sola unica speranza che la Vergine doveva compire.

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Il trionfo della morte Egli era estraneo a quella moltitudine come a una

tribù di oceanidi; egli era anche estraneo al suo paese, alla terra natale, alla patria, com’era estraneo alla sua famiglia, alla sua casa. Egli doveva rinunziare per sempre a quella vana ricerca del punto fisso, dell’appoggio stabile, del sostegno sicuro.

quinto libro, Tempvs destrvendi una perfetta vita spirituale la presenza troppo materiale della donna la meditazione su Zarathustra e Friedrich Nietzsche l’amore mistico di Tristano ed Isotta l’opera lirica di Wagner la sublimazione estetica del desiderio inappagabile

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Il trionfo della morte l’ultimo libro, L’invincibile Ippolita, banale e sensuale, sempre più

insopportabile il suicidio comune Era tutta ardente e tutta bella. La sua bellezza

s’era accesa come una face. Il suo lungo corpo serpentino vibrava a traverso la tenuità della veste. I suoi grandi occhi oscuri emanavano il fascino delle supreme ore di passione. Ella era la sovrana Lussuria che ripeteva: «Io sono sempre l’invitta… Sono più forte del tuo pensiero… L’odore della mia pelle può dissolvere in te un mondo!»

da uno scoglio nel mare

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Il trionfo della morte Fu una lotta breve e feroce come tra nemici

implacabili che avessero covato fino a quell’ora nel profondo dell’anima un odio supremo.E precipitarono nella morte avvinti.

il fallimento del superuomo il volontarismo egoistico il dramma della volontà contemplativa il volere astratto e il contemplare spirituale le pulsioni incontrollabili e le ossessioni istintive Empedocle, filosofo greco del quinto secolo a. Cr. Friedrich Hölderlin: Empedokles-Fragmente

(1797ss.)

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Il trionfo della morte l’estetismo e il

simbolismo la stanchezza

spirituale e il disgusto dei sensi

un’umanità atroce, dolorosa, avvilita e buona

la trasfigurazione mitica della gente d’Abruzzo

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Le vergini delle rocce a puntate nel 1895

su Il convitto in volume a Milano

nel 1896 Claudio Cantelmo,

nobile e disgustato Francesco Crispi

(1819-1901) primo ministro

piuttosto autoritario dal 1887 al 1891 e dal 1893 al 1896

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Le vergini delle rocce immergersi nell’arcaico ed avito Abruzzo Ho vissuto alcuni anni in Roma, – continuai,

con una confidenza più sicura – in quella terza Roma che doveva rappresentare “l’Amore indomato del sangue latino alla terra latina” e raggiare dalle sue sommità la luce oltremirabile di un Ideale novissimo. Sono stato testimonio delle più ignominiose violazioni e dei più osceni connubii che mai abbiano disonorato un luogo sacro.

la missione salvifica di una rigenerazione totale

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Le vergini delle rocce la distruzione dei valori patriottici Giuseppe Garibaldi Primieramente dunque, o caro padre, in

Roma ho appreso questo: “Il naviglio dei Mille salpò da Quarto sol per ottenere che l’arte del baratto fosse protetta dallo Stato.”

l’integrità interiore il museo dell’Eccezionale ripulire il Paese dalla feccia democratica l’esempio di gesta eroiche e guerresche

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Le vergini delle rocce Il mondo è la rappresentazione della sensibilità

e del pensiero di pochi uomini superiori, i quali lo hanno creato e quindi ampliato e ornato nel corso del tempo e andranno sempre più ampliandolo e ornandolo nel futuro. Il mondo, quale oggi appare, è un dono magnifico largito dai pochi ai molti, dai liberi agli schiavi: da coloro che pensano e sentono a coloro che debbono lavorare.

l’ideologia fascista di d’Annunzio la venerata stirpe degli superuomini Le plebi restano sempre schiave, avendo un

nativo bisogno di tendere i polsi ai vincoli. Esse non avranno dentro di loro giammai, fino al termine dei secoli, il sentimento della libertà.

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Le vergini delle rocce Alessandro Cantelmo, conte di Volturara un fittizio ritratto dipinto da Leonardo da

Vinci Non cavalcavo anch’io verso le principesse

nubili, prigioniere nel giardino chiuso? E non forse ciascuna di loro nel suo cuore segreto aspettava lo Sposo?

la folla, i commerci e l’operosità filistea procreare un individuo restaurare l’antico ordine distrutto fornire il seme alla nuova razza eletta

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Le vergini delle rocce Rebursa, paese dalle vertebre di roccia Trigento Luzio Capece Montaga un clima di disfacimento e di dolore donna Aldoina, una mentecatta Antonello e Oddo Così, subitamente, mi si rivelava nella sua

atrocità il supplizio a cui il Destino aveva condannato quegli ultimi superstiti d’una stirpe caduta; e la figura evocata dalle parole d’una vittima certa mi appariva ingigantita sotto una luce tragica. Io vedeva nella mia imaginazione la vecchia principessa demente, seduta nell’ombra di una stanza remota, e uno de’ suoi figli chino verso di lei, con le mani imprigionate nelle mani materne.

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Le vergini delle rocce Massimilla, Anatolia e Violante, le vergini delle

rocce Le tre principesse nubili aspettavano quivi

l’amico non veduto da lungo tempo, il quasi coetaneo a cui erano legate da qualche ricordo di puerizia e di adolescenza, l’unico erede di un nome non meno antico e non meno insigne del loro. Aspettavano così un loro eguale, un reduce dalle città magnifiche apportatore d’un soffio di quella grande vita a cui esse avevano rinunziato.E ciascuna forse nel suo cuore segreto aspettava lo Sposo.

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Le vergini delle rocce le personificazioni dei suoi sogni Massimilla, gracile e soave la virtù e la timidezza sottomesse e adoranti “Un bisogno sfrenato di schiavitù mi fa

soffrire” dice Massimilla silenziosamente, seduta sul sedile di pietra, con le dita delle mani insieme tessute, tenendovi dentro il ginocchio stanco. “Io non ho il potere di comunicare la felicità, ma nessuna creatura viva e nessuna cosa inanimata potrebbe, come la mia persona tutta quanta, divenire il possesso perfetto e perpetuo di un dominatore.

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Le vergini delle rocce Anatolia, la femminilità “Io soffro” dice Anatolia “d’una virtù che

dentro di me si consuma inutilmente. La mia forza è l’ultimo sostegno d’una rovina solitaria, mentre potrebbe guidar sicura dalle scaturigini alla foce un fiume colmo di tutte le abondanze della vita.

Violante, l’amore sterile lussuriosa, intangibile, attediata – i capelli Dice Violante: “Io sono umiliata. Sentendo

su la mia fronte pesare la massa dei miei capelli, ho creduto di portare una corona; e i miei pensieri sotto quel peso regale erano purpurei.

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Le vergini delle rocce le qualità contrastanti:

nell’apparenza fisica nell’atteggiamento nei gesti

Le tre sorelle, poggiati i gomiti su la sponda di pietra, tenevano le mani in fuori nude, senza anelli, immerse nel sole come in un tepido bagno aurino. Massimilla, con le dita insieme tessute; Anatolia, con l’una palma presa nell’altra in croce per modo che i due pollici soprastavano; Violante, premendo alcune mammole già languide tolte alla sua cintura e lasciandole poi cadere nello spazio.

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Le vergini delle rocce la donna = uno strumento per i progetti procreativi Tutte sembravano nate a servire le mie volontà di

perfezione in terra. E il doverle disgiungere l’una dall’altra mi offendeva come un disordine, mi irritava come un sopruso del pregiudizio e del costume.

Come le Càriti, come le Górgoni e come le Moire, tre erano le vergini che m’accompagnavano per mezzo a quella primavera misteriosa. E io amavo imaginar me medesimo simile a quel giovine, raffigurato sul vaso di Ruvo, cui adduce sul limitare d’un mirteto un Genio aligero. Sopra il suo capo è scritto il nome di Felicità; e tre vergini lo circondano: l’una recante nelle sue mani un piatto carico di frutti, e l’altra tutt’avvolta in un manto costellato, e la terza col filo di Lachesi tra le dita agili.

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Le vergini delle rocce le Càriti: Eufrosine,

Aglaia, Talia = le Grazie latine, figlie

di Giove e Eurinome le Gòrgoni: Medusa,

Eurialo e Steno figlie di Forco e Ceto le Moire: Cloto,

Làchesied Atropo

dee del destino il vaso di Ruvo ? la principessa prescelta

?

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Le vergini delle rocce la dissoluzione e la nevrosi nell’aristocrazia

meridionale contro il suffragio universale e l’egualitarismo

della democrazia la morte dell’arte provocata

dall’industrializzazione Hypnerotomachia Poliphili una parafrasi Dicevano: «Affrettatevi; affrettatevi!

Intrecciate in ghirlande le rose belle per cingerne le ore che passano.»PRAECIPITATE MORAS, VOLVCRES CINGATIS VT HORAS NECTITE FORMOSAS, MOLLIA SERTA, ROSAS.

la misteriosa lotta nel sogno di Polifilo

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Le vergini delle rocce Francesco Colonna le visioni di processioni

trionfali la celebre edizione

aldina del 1499 l’arte = la

rappresentazione del pensiero oscurato dalla natura

l’Arte = la semplificazione delle linee

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Le vergini delle rocce malattia e salute ombra e luce acqua e pietra autunno e

primavera aridità e fertilità follia e bellezza uno stucchevole

decorativismo l’impotenza

psichica del protagonista

il romanzo-poema la dimensione lirica la tipologia delle mani Quelle mani in fatti, alle

cui dita lunghe avevo cinto i miei più sottili sogni come anelli invisibili, quelle mani mi sembravano già diverse apparendomi come i ricettacoli d’infinite forze innominate da cui potevano sorgere meravigliose generazioni di cose nuove.

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Il Fuoco 1900 Stelio Èffrena una dottrina di vita le doti eccezionali di

intelletto e di spirito la forza suadente della

parola il coraggio indomito l’esaltazione vitalistica ancora 15 anni il campione della stirpe

italica

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Il Fuoco

un romanzo autobiografico

Eleonora Duse L’Imaginifico

Stelio Èffrena Foscarina, la

grande attrice tragica

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Il Fuoco Un lungo grido concorde salutò l’apparizione

della Regina bionda e perlata in cima alla Scala dove un tempo il Doge eletto riceveva l’insegna ducale alla presenza del popolo. Anche una volta il nome del bianco fiore stellare e della perla purissima fu ripetuto agli echi del marmo. Folgori di gioia crepitarono nel cielo. Mille colombe ardenti s’involarono dai pinnacoli di San Marco, messaggere del Fuoco.– L’Epifania del Fuoco! – esclamò la Foscarina, uscendo sul Molo, dinanzi allo spettacolo allucinante.

esaltazioni e disperazioni, armonie e gelosie la musa ispiratrice, la carica vitale, la

catalizzatrice della sua creatività artistica

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Il Fuoco la giovane cantante Donatella Arvale i canti in dialetto veneziano la tradizione goldoniana La zoventù xe un fior

Che apena nato el mor,E un zorno gnanca miNo sarò quela.

un Richard Wagner vecchio e malato Wort-Ton-Kunst il linguaggio ricco, duttile, preciso lo stile carico di metafore, visioni e simboli

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Il Fuoco l’entusiasmo, la grandezza, la potenza “È vero, è vero” pensava Stelio Èffrena. “La

fortuna d’Italia è inseparabile dalle sorti della Bellezza, cui ella è madre.”

il culto della Bellezza O beata solitudo!

O sola beatitudo! Conosco il romanzo e ne ho autorizzato la

stampa, perché la mia sofferenza, qualunque essa sia, non conta, quando si tratta di dare un altro capolavoro alla letteratura italiana. E, poi, ho quarant’anni... e amo!

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Il Fuoco Henry James (1843-1916): The Wings of the

Dove (1902) aprile 1904 nel Quarterly Review: una splendida

accumulazione di materiale estetico Tintoretto, Veronese, il Giorgione, i coloristi

veneti la condizione stessa della parola John Ruskin: The Stones of Venice (1851-3) rivelare i misteri della natura Hippolyte Taine: Voyage en Italie, 1866 Pompeo Molmenti: La storia di Venezia nella vita

privata, 1880 La dogaressa di Venezia, 1887 Maurice Barrès: Culte du moi – Un homme libre

(1889)

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La Leda senza cigno luglio-agosto 1913 da tre anni in Francia a puntate sul Corriere

della sera il romanzo-poema

visionario la Licenza il contenuto

misterioso le strutture formali

della musica

il ritmo frammentario e incerto dell’esistenza

i momenti intensi, ma precari e discontinui

il narratore si sdoppia Desiderio Moriar =

morirò di desiderio Tristano e Isotta di

Wagner: Desiderare e morire!

Di desiderio morire! la noia – la feccia della

mente umana

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La Leda senza cigno Ero in una di quelle giornate di tedio, che si dice sieno

state inventate per le nature ambigue dal precettore di Nerone, quando la virtù attiva della vita si ritrae dai cerchi dell’anima come l’acqua dalle gore d’una gualchiera o d’un mulino lasciando a secco i fossi ingombri di rottami e di lordumi intorno ai congegni inerti. Par di fiutare in ogni pensiero un odore di melma in fermento.

in una chiesa del sud della Francia Ma, pur a traverso la più recente eleganza, dalla linea

che si generava nella ondulazione della sua guancia, elle era per me disegnata sino ai piedi quale gli artisti devono imaginarsi l’antica Leda dell’Eurota. Dalla cintola in giù la sua grazia pareva inflessa verso il mistero del “divino Olore”, come avrebbe detto Poliphilo.E ripensai a quella Leda di Leonardo, che Cassiano del Pozzo, l’amico del Pussino, poté tuttavia vedere a Fontanabeliò nel 1625 e ch’io mi sogno sempre di ritrovare in qualche maniera inverosimile.

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La Leda senza cigno Leda – la figlia del re spartano Tindaro in riva al fiume Eurota i Dioscuri, Clitennestra ed Elena Hypnerotomachia Poliphili: uno bianchissimo

cygno negli amorosi amplexi d’una inclyta nympha – divino olore tra le delicate et nivee coxe collocato

il voyeurismo pornografico un quadro misterioso L’imagine della Leda senza cigno veniva

nondimeno a me, assai spesso, con un vero alito vivo tra le labbra che il gioco dissimulatore non poteva più deformare, non mai chiuse perfettamente ma di continuo socchiuse come quelle che devono lasciar respirare più d’un’anima.

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La Leda senza cigno un paradiso artificiale di droga Camminavo lungo le vetture in cerca del mio

amico e di me, quando lo scopersi ripiegato contro la spalla della madre, cèreo, come intorpidito da un narcotico, là, con le gambe flosce, con un po’ del bianco degli occhi apparente fra le palpebre mal chiuse. Un gesto della vecchia signora prevenne l’importunità d’ogni mia parola, d’ogni mio atto. Ella si chinò con infinita cautela verso di me, evitando di riscuotere il figlio; e mi bisbigliò: – Stanotte s’è uccisa.

lo sdoppiamento nella personalità del protagonista

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La Leda senza cigno

la super-donna parial super-uomo fallito

un’attivitàcompensativanella politica

il dandyismo moderatamente razzista

il suo elitarismo artistico il suo militarismo politico