G DI SAVOIA . R , REGINA B DEI BULGARI - Tricolore Italia · ma Regina di Bulgaria dal 1908 al...

20
pagina 1 - numero 179, 13 novembre 2004 GIOVANNA DI SAVOIA, REGINA DEI BULGARI Giovanna di Savoia, quartogeni- ta di Re Vittorio Emanuele III e della Regina Elena, nacque a Roma al Palazzo del Quirinale il 13 novembre del 1907. Alla nuova Principessa di Casa Savoia vennero dati i nomi di Giovanna Elisabetta Antonia Romana Maria. Il nome di Gio- vanna non ricorre molto frequen- temente tra le figure femminili della dinastia sabauda. La prima Principessa a portare quel nome fu la figlia di Oddone, duca d’A- osta e del Chiablese, che aveva sposato Andronico III Paleologo, Imperatore d’Oriente, ma siamo nella prima metà del Trecento. Al suo battesimo, che ebbe luo- go l’11 marzo del 1908 la Princi- pessa Giovanna ebbe per madri- na la bisnonna, Principessa Eli- sabetta di Sassonia, Duchessa di Genova e madre della Regina Margherita. La sua infanzia trascorse nel palazzo attiguo alla reggia, una costruzione circondata da un giardino. Come ricorda lei stessa nel suo libro di memorie, ebbe per governante Miss Carolina Broughton, originaria di New York, ma alla sua educazione, come a quella delle sorelle so- vrintendeva la Regina Elena. “..eravamo nell’orbita dell’attivi- tà di mia Madre che si occupava di tutto, guardava tutto e cono- sceva tutto della nostra casa nei minimi dettagli...”. Era una gio- vane che amava lo studio, anche se con orari pesantissimi, dalle otto di mattino fino alle sette e mezzo di sera, con solo una pau- sa per la colazione. Ebbe, come era d’abitudine in Casa Savoia, un’educazione di prim’ordine che comprendeva diverse materie, dalle lingue straniere, alla storia, alla mate- matica, che amava particolar- mente, perché dotata di una fa- coltà di ragionamento che si a- dattava allo studio dell’algebra e del calcolo. Amava anche la musica, imparò a suonare il violoncello, stru- mento che portò con sè anche in Bulgaria, e prese lezioni di vio- lino e di armonium. Allo scoppio della Prima Guerra Mondiale la Principessa Giovanna aveva solo otto anni, ma fu ammes- sa con gli altri esponenti della Famiglia Reale al balcone del Quirinale il famoso 24 maggio 1915 a salutare la grande folla che si era radunata sulla piazza e che applaudiva l’entrata in guerra del- l’Italia. Re Vittorio E- manuele III lasciò la famiglia ed il Quirinale e partì per il fronte dove rimase quasi ininterrot- tamente per la durata del conflitto, con rapide visite a Roma. Anche la vita della Famiglia Rea- le al Quirinale era cam- biata profondamente, perché la Regina Elena aveva trasformato la reggia nell’Ospedale da campo n. 1 che accoglieva solda- ti mutilati, ed anche le Principes- se partecipavano all’attività della Regina Elena nell’opera di assi- stenza ai combattenti. Terminati gli anni della guerra, anche la vita in Casa Savoia ri- prese il ritmo normale. Nei ricor- di di Giovanna vi erano le visite dei Sovrani delle altre nazioni al Quirinale, i pranzi ufficiali dati in loro onore, da Re Giorgio V di Gran Bretagna a Re Alberto I del Belgio, dal Re dell’Afghani- stan ai Sovrani di Danimarca e di Svezia. Le conversazioni in famiglia Savoia non affrontava- no mai questioni politiche, ma principalmente la cronaca quoti- diana e soprattutto la cultura ed i libri. La giovinezza della Principessa Giovanna coincise con l’epoca nella quale la pubblicazione di una nuova ode di Giosuè Car- ducci o la rappresentazione di una nuova tragedia di Gabriele D’Annunzio costituivano un avvenimento nazionale. I regali che Giovanna ricevette in gioventù erano soprattutto dei libri e lei continuò ad essere un’- attenta ed assidua lettrice anche quando si sposò ed andò in Bul- garia. La passione per la lettura, che costituiva per Giovanna un vero piacere, le era stata tra- smessa dal padre, Re Vittorio Emanuele III, che fu sempre un grande lettore di libri, manoscrit- ti e documenti in genere. La fanciullezza della Principessa Giovanna fu caratterizzata dalle vacanze trascorse con la famiglia in estate a San Rossore, poi a Sant’Anna di Valdieri ed a Rac- conigi. A San Rossore uno dei passatempi preferiti della Fami- glia Reale era andare a pesca di lucci, anguille e tinche sul Fiume Morto, tra l’Arno ed il Serchio. La pesca veniva praticata anche durante le vacanze a Pollenzo, quando in estate si gettavano grandissime reti in uno dei cin- que laghetti del parco. A Sant’Anna di Valdieri poi il Re e la Regina pescavano all’a- mo nel torrente Gesso. La Regi- na Elena, amante della pesca, fece riprodurre su placche in alluminio il profilo e le dimen- sioni delle trote più grandi pe- scate dal Re o dagli ospiti. Queste placche costellavano le pareti della sala da pranzo della casa. Tra le sue più care amiche di gioventù la Principessa Giovan- na ricorda le figlie del famoso clinico Valagussa, mentre tra gli amici ci fu l’asso dell’aviazione, il Marchese Francesco de Pine- do, il trasvolatore oceanico, che morì tragicamente nel 1933 a New York. T T R R I I C C O O L L O O R R E E Quindicinale d’informazione SPECIALE N. 179 13 Novembre 2007 Reg. Trib. Bergamo n. 25 del 28/09/04 www.tricolore-italia.com Beatrice Paccani

Transcript of G DI SAVOIA . R , REGINA B DEI BULGARI - Tricolore Italia · ma Regina di Bulgaria dal 1908 al...

Page 1: G DI SAVOIA . R , REGINA B DEI BULGARI - Tricolore Italia · ma Regina di Bulgaria dal 1908 al 1917, anno nel quale morì. Il 3 ottobre del 1918, a seguito ... ed il cosiddetto “mestiere”

SPECIALE - GIOVANNA DI SAVOIA. REGINA DEI BULGARI

pagina 1 - numero 179, 13 novembre 2004 www.tricolore-italia.com TRICOLORE

GIOVANNA DI SAVOIA, REGINA DEI BULGARI

Giovanna di Savoia, quartogeni-ta di Re Vittorio Emanuele III e della Regina Elena, nacque a Roma al Palazzo del Quirinale il 13 novembre del 1907. Alla nuova Principessa di Casa Savoia vennero dati i nomi di Giovanna Elisabetta Antonia Romana Maria. Il nome di Gio-vanna non ricorre molto frequen-temente tra le figure femminili della dinastia sabauda. La prima Principessa a portare quel nome fu la figlia di Oddone, duca d’A-osta e del Chiablese, che aveva sposato Andronico III Paleologo, Imperatore d’Oriente, ma siamo nella prima metà del Trecento. Al suo battesimo, che ebbe luo-go l’11 marzo del 1908 la Princi-pessa Giovanna ebbe per madri-na la bisnonna, Principessa Eli-sabetta di Sassonia, Duchessa di Genova e madre della Regina Margherita. La sua infanzia trascorse nel palazzo attiguo alla reggia, una costruzione circondata da un giardino. Come ricorda lei stessa nel suo libro di memorie, ebbe per governante Miss Carolina Broughton, originaria di New York, ma alla sua educazione, come a quella delle sorelle so-vrintendeva la Regina Elena. “..eravamo nell’orbita dell’attivi-tà di mia Madre che si occupava di tutto, guardava tutto e cono-sceva tutto della nostra casa nei minimi dettagli...”. Era una gio-vane che amava lo studio, anche se con orari pesantissimi, dalle otto di mattino fino alle sette e mezzo di sera, con solo una pau-sa per la colazione. Ebbe, come era d’abitudine in Casa Savoia, un’educazione di prim’ordine che comprendeva diverse materie, dalle lingue straniere, alla storia, alla mate-matica, che amava particolar-mente, perché dotata di una fa-coltà di ragionamento che si a-dattava allo studio dell’algebra e del calcolo. Amava anche la musica, imparò a suonare il violoncello, stru-mento che portò con sè anche in Bulgaria, e prese lezioni di vio-lino e di armonium. Allo scoppio della Prima Guerra

Mondiale la Principessa Giovanna aveva solo otto anni, ma fu ammes-sa con gli altri esponenti della Famiglia Reale al balcone del Quirinale il famoso 24 maggio 1915 a salutare la grande folla che si era radunata sulla piazza e che applaudiva l’entrata in guerra del-l’Italia. Re Vittorio E-manuele III lasciò la famiglia ed il Quirinale e partì per il fronte dove rimase quasi ininterrot-tamente per la durata del conflitto, con rapide visite a Roma. Anche la vita della Famiglia Rea-le al Quirinale era cam-biata profondamente, perché la Regina Elena aveva trasformato la reggia nell’Ospedale da campo n. 1 che accoglieva solda-ti mutilati, ed anche le Principes-se partecipavano all’attività della Regina Elena nell’opera di assi-stenza ai combattenti. Terminati gli anni della guerra, anche la vita in Casa Savoia ri-prese il ritmo normale. Nei ricor-di di Giovanna vi erano le visite dei Sovrani delle altre nazioni al Quirinale, i pranzi ufficiali dati in loro onore, da Re Giorgio V di Gran Bretagna a Re Alberto I del Belgio, dal Re dell’Afghani-stan ai Sovrani di Danimarca e di Svezia. Le conversazioni in famiglia Savoia non affrontava-no mai questioni politiche, ma principalmente la cronaca quoti-diana e soprattutto la cultura ed i libri. La giovinezza della Principessa Giovanna coincise con l’epoca nella quale la pubblicazione di una nuova ode di Giosuè Car-ducci o la rappresentazione di una nuova tragedia di Gabriele D’Annunzio costituivano un avvenimento nazionale. I regali che Giovanna ricevette in gioventù erano soprattutto dei libri e lei continuò ad essere un’-attenta ed assidua lettrice anche quando si sposò ed andò in Bul-garia. La passione per la lettura, che costituiva per Giovanna un vero piacere, le era stata tra-smessa dal padre, Re Vittorio

Emanuele III, che fu sempre un grande lettore di libri, manoscrit-ti e documenti in genere. La fanciullezza della Principessa Giovanna fu caratterizzata dalle vacanze trascorse con la famiglia in estate a San Rossore, poi a Sant’Anna di Valdieri ed a Rac-conigi. A San Rossore uno dei passatempi preferiti della Fami-glia Reale era andare a pesca di lucci, anguille e tinche sul Fiume Morto, tra l’Arno ed il Serchio. La pesca veniva praticata anche durante le vacanze a Pollenzo, quando in estate si gettavano grandissime reti in uno dei cin-que laghetti del parco. A Sant’Anna di Valdieri poi il Re e la Regina pescavano all’a-mo nel torrente Gesso. La Regi-na Elena, amante della pesca, fece riprodurre su placche in alluminio il profilo e le dimen-sioni delle trote più grandi pe-scate dal Re o dagli ospiti. Queste placche costellavano le pareti della sala da pranzo della casa. Tra le sue più care amiche di gioventù la Principessa Giovan-na ricorda le figlie del famoso clinico Valagussa, mentre tra gli amici ci fu l’asso dell’aviazione, il Marchese Francesco de Pine-do, il trasvolatore oceanico, che morì tragicamente nel 1933 a New York.

T T RR

II CC

OO LL

OO RR

EE

Qui

ndic

inal

e d’

info

rmaz

ione

SPECIALE N. 179

13 Novembre 2007

Reg. Trib. Bergamo n. 25 del 28/09/04

www.tricolore-italia.com

Beatrice Paccani

Page 2: G DI SAVOIA . R , REGINA B DEI BULGARI - Tricolore Italia · ma Regina di Bulgaria dal 1908 al 1917, anno nel quale morì. Il 3 ottobre del 1918, a seguito ... ed il cosiddetto “mestiere”

SPECIALE - GIOVANNA DI SAVOIA. REGINA DEI BULGARI

pagina 2 - numero 179, 13 novembre 2004 www.tricolore-italia.com TRICOLORE TRICOLORE

La Principessa Giovanna di Savoia, nel suo libro di memorie, ci narra di come abbia conosciuto il suo futuro sposo, Re Boris III, Zar dei Bulgari: “Vidi Boris per la prima volta il 25 di settembre del 1927. Era in viaggio per l’Europa con suo fratello Cirillo. Venne a San Rossore. Rimase a colazione e poi a pranzo la sera. La mia prima impressione fu favorevole. Avevo vent’anni; m’inte-ressavano le persone di aspetto serio, piuttosto grave, com’era Boris; che, però, nei momenti di gaiezza era straordinaria-mente allegro. Aveva trentatrè anni, ve-stiva in borghese, di stoffa scura, com’era sua abitudine... ...Io non pensavo al matrimonio, dopo quello di Mafalda. Fui veramente triste di vedere mia sorella uscire di casa nostra. Con mia sorella avevamo trascorso le ore più belle e tenere della nostra giovinezza. Quando si sposò, nel settembre del 1925, a Racconigi, durante la messa di nozze mi nascosi dietro una colonna della cappella e piansi a lungo; tanto singhiozzavo che uno degli invitati mi guardò commosso. Mai la cara e indimenticabile Mafalda fu veramente divisa da me, malgrado il suo matrimonio felice e la cura dei suoi bei figlioli; mai separammo le nostre vite ed i nostri destini...” Boris III, Zar dei Bulgari, era nato a Sofia il 30 gennaio 1894 ed era il figlio primo-genito dell’allora Principe Ferdinando di Bulgaria e della Principessa Maria Luisa di Borbone Parma. La Bulgaria era una delle nazioni più giovani dell’Europa, essendosi formata dalla dissoluzione del-l’Impero Ottomano dopo il Trattato di Berlino del 1878 e costituitasi dapprima come Principato tributario del Sultano. Poi, il 22 settembre 1908, il Principe Fer-dinando, padre di Boris, aveva proclama-to l’indipendenza del paese dal vassallag-gio turco e si era autoproclamato Zar dei Bulgari. Ferdinando di Bulgaria discende-va da una delle più importanti famiglie europee, quella dei Coburgo, era nato a Vienna nel 1861 da Augusto di Sassonia Coburgo Gotha e dalla Principessa Cle-mentina d’Orléans, figlia di Luigi Filippo, Re dei Francesi, ed era un uomo dotato di grande intelligenza e abilità diplomatica. Era diventato Principe di Bulgaria nel 1887. Aveva sposato nel 1893 alla Villa delle Pianore, vicino a Lucca, una Princi-pessa italiana, Maria Luisa di Borbone Parma, nata a Roma nel 1870, figlia del

Duca di Parma Roberto di Borbo-ne. Dal loro matrimonio nacquero quattro figli: il Principe ereditario Boris, il Principe Cirillo e due Principesse, Eudossia e Nadejda. La Principessa Maria Luisa morì ventiquattro ore dopo aver dato alla luce la Principessa Nadejda, il cui nome vuol dire speranza, all’età di soli ventinove anni, nel 1899. Rimasto quindi vedovo e con quattro figli in giovane età, Ferdinando si risposò nel 1908 con la Principessa Eleonora di Reuss-Koestritz, che sarà la pri-ma Regina di Bulgaria dal 1908 al 1917, anno nel quale morì. Il 3 ottobre del 1918, a seguito della sconfitta della Bulgaria nel-la Prima Guerra Mondiale, in cui si era schierata a fianco degli Imperi Centrali, lo Zar Ferdinan-do abdicò a favore del figlio, che da quel giorno divenne Boris III, Zar dei Bulgari. Boris III aveva ereditato la coro-na in un momento drammatico per la storia della sua nazione, prostrata da una sconfitta militare e da una guerra perduta, a seguito della quale vedeva mutilati i pro-pri confini, mentre suo padre si avviava, con il resto della fami-glia verso l’esilio. Trascorsi i primi difficili anni di regno, nel 1927 finalmente il Sovrano bulgaro aveva deciso di intraprendere un viaggio in Europa con il fratello, Principe Cirillo, dopo otto anni di permanenza continua in Bulgaria, per visitare il mondo occidenta-le ma anche alla ricerca di una Principes-sa che sarebbe diventata la sua sposa e quindi la Zarina dei Bulgari, dato che in Bulgaria non esisteva una vera nobiltà. Al Sovrano bulgaro piacque subito la giovane Principessa sabauda e confidò al fratello Cirillo il desiderio di sposarla. Fu infatti il Principe Cirillo che si recò dalla Principessa Mafalda, spiegando le intenzioni dello Zar dei Bulgari. Mafalda non disse nulla direttamente alla sorella, ma riferì tutto alla Regina Elena. “...era, ricordo, una sera sul tramonto, a villa Savoia. Rientravo dall’aver visitato una esposizione d’arte. La Regina mi disse, con un mezzo sorriso: “Togliti il cappello e vieni da me; ho qualcosa da dirti”. Andai in camera mia; ritornai e

sedemmo nel salotto di pianterreno, ac-canto al grande atrio. “Mafalda mi ha detto che il Principe Cirillo è andato a visitarla ed ha chiesto se tu sposeresti suo fratello il Re Boris. Tu cosa ne pensi?...” Era difficile dirlo. Nei nostri sogni di giovinette la regalità non perdeva nulla del suo colore favoloso. Noialtre ragazze guardavamo alla vita esemplare di ogni giorno della Mamma e del Babbo. La regalità, nella nostra immaginazione, non aveva perduto nulla delle sue luci e dei suoi fascini poetici... A mia Madre rispo-si: “Non lo conosco abbastanza. Bisogne-rebbe attendere un poco. Lo stesso dissi a mio Padre, che aveva in molta simpatia Re Boris e ne apprezzava principalmente le qualità militari...ed il cosiddetto “mestiere” stesso, il “mestiere di Re”, univa mio Padre a Boris...Per descrivere l’affetto con cui Boris veniva trattato in casa mia dirò che i miei Genitori gli da-vano del “tu” parlandogli in francese o in italiano.”

“MAI SEPARAMMO LE NOSTRE VITE E I NOSTRI DESTINI…”

Re Boris III e la Regina Giovanna

Page 3: G DI SAVOIA . R , REGINA B DEI BULGARI - Tricolore Italia · ma Regina di Bulgaria dal 1908 al 1917, anno nel quale morì. Il 3 ottobre del 1918, a seguito ... ed il cosiddetto “mestiere”

SPECIALE - GIOVANNA DI SAVOIA. REGINA DEI BULGARI

pagina 3 - numero 179, 13 novembre 2004 www.tricolore-italia.com TRICOLORE

Dalla richiesta di matrimonio che Re Bo-ris III aveva rivolto alla Principessa Reale Giovanna di Savoia tramite suo fratello minore, il Principe Cirillo, attraverso l’in-termediazione della Principessa Reale Mafalda di Savoia, erano trascorsi due anni, durante i quali Giovanna non seppe più nulla del progetto di matrimonio. Ella rivide Re Boris durante le cerimonie nuziali che ebbero luogo a Roma nel gen-naio del 1930 per il matrimonio del Prin-cipe Ereditario con la Principessa Maria Josè, ma si scambiarono solo poche paro-le, anche se molto cordiali, come ricorda la Regina Giovanna stessa nelle sue me-morie. “…Lui chiese di parlarmi da solo, appe-na possibile. L’indomani delle nozze di Umberto lo rividi a casa di Mafalda, a Roma. Ed è qui che egli accennò alle dif-ficoltà religiose e politiche del nostro matrimonio. Boris era nato nella religio-ne cattolica ma all’età di due anni era stato passato alla Chiesa ortodossa. Io ero cattolica e rimanevo nella mia reli-gione. In quell’incontro Boris fu pessimi-sta. Mi disse che forse il suo più vivo de-siderio non sarebbe stato realizzabile; ma che egli avrebbe fatto tutto il possibile per “uscire dal labirinto”.

Aggiunse: “Posso contare su un amico, a Sofia, che è italiano e mi vuole bene.” Boris alludeva al delegato apostolico in Bulga-ria monsignor Angelo Roncalli, che si trovava nel Paese da otto anni e conosceva Boris, il quale nutrì sempre una grande e ri-spettosa ammirazione per lui….”. In effetti, la situazione era mol-to complessa e difficile da risol-vere sul piano religioso, politico e diplo-matico. Le nozze tra Re Boris e la Principessa Giovanna di Savoia avrebbero senza dub-bio rinsaldato i legami tra le due Nazioni, ma lo scoglio principale da superare era rappresentato dalla diversa confessione religiosa dei due futuri sposi e dal fatto che la Costituzione della Bulgaria preve-deva l’obbligo dell’appartenenza dell’ere-de al trono alla Chiesa autocefala ortodos-sa bulgara. La situazione, come ricorda nelle sue me-morie Giovanna di Savoia, si chiarì, dopo lunghe trattative, finalmente nell’estate del 1930, allorché giunse in Italia, a San-t’Anna di Valdieri la sorella di Re Boris, la Principessa Eudossia, che espose la

delicata questione direttamente a Giovanna, riferendole tutto quanto avevano fatto a Sofia Re Boris e Monsignor Roncalli presso le autorità politiche ed ecclesiastiche. “…in quella medesima estate Boris ritornò a San Rossore. Abitava alla casina del Gombo. Ci raccontò di aver dovuto esa-minare il problema con il Capo del Santo Sinodo, l’arcivescovo di Vidin, Neophit, e l’arcivesco-vo di Sofia, Stefano. Le difficoltà da parte cattolica erano state appianate dal futuro Papa Gio-vanni, alla cui memoria debbo venerazione e gratitudine. Ci fidanzammo, allora, non ufficial-mente…”. Il fidanzamento ufficiale fu an-nunciato il 4 ottobre del 1930, giorno di San Francesco. Il quotidiano della Santa Sede il 23 ottobre annunciò che la Prin-cipessa Giovanna aveva inviato due lettera al Papa Pio XI: nella prima, firmata anche da Re Bo-

ris, chiedeva la dispensa per il matrimo-nio misto, garantendo l’osservanza del codice di Diritto canonico (canoni 1061-1063) dove si esigeva l’educazione catto-lica della prole; nella seconda faceva ri-chiesta della possibilità di celebrare il rito nuziale nella pontificia basilica di Assisi per ragioni di personale devozione. Fu dunque deciso che la celebrazione del matrimonio avvenisse in Italia, mentre in Bulgaria si sarebbe svolta solo la cerimo-nia di incoronazione. L’impegno di Re Boris era in contrasto con la Costituzione bulgara. Ma, dopo le nozze cattoliche ad Assisi del 25 ottobre 1930 le cose si complicarono, perché a Sofia, nella cattedrale ortodossa di Sant’-Alessandro Nevskij ebbe luogo una ripe-tizione delle nozze secondo il rito orto-dosso, non una semplice benedizione de-gli sposi, ma una reale celebrazione del sacramento del matrimonio. La notizia secondo la quale a Sofia si svolse un vero e proprio secondo matri-monio, trasmessa dall’Ambasciatore fran-cese, giunse anche in Vaticano, mentre Monsignor Roncalli, riferendo sulla ceri-monia di Sofia, aveva telegrafato al papa che “tutte le forme sacramentali del ma-trimonio sono state osservate”. Tuttavia la versione pubblica della autori-tà ortodosse optò per l’ambiguità sul reale significato della stessa cerimonia svolta e “l’equivoco a cui diede luogo la confusio-ne tra corone reali e corone nuziali non fu mai del tutto chiarito”. Diversa la versione pubblicata sul “Cor-riere della Sera del primo novembre, che titolava: “la trionfale entrata a Sofia di Re Boris e la solenne ascensione al trono nella Chie-sa di Sant’Alessandro Nevskij”. Nella successiva narrazione dei fatti, si forniva l’interpretazione che la cerimonia fosse stata in realtà una benedizione, elargita dalla Chiesa ortodossa agli sposi reali.

IL MATRIMONIO

Page 4: G DI SAVOIA . R , REGINA B DEI BULGARI - Tricolore Italia · ma Regina di Bulgaria dal 1908 al 1917, anno nel quale morì. Il 3 ottobre del 1918, a seguito ... ed il cosiddetto “mestiere”

SPECIALE - GIOVANNA DI SAVOIA. REGINA DEI BULGARI

pagina 4 - numero 179, 13 novembre 2004 www.tricolore-italia.com TRICOLORE

Il viaggio di Giovanna di Savoia verso la sua nuova patria non fu facile a causa delle avverse condizioni climatiche. Com’era accaduto trentaquattro anni pri-ma alla Regina Elena, anche questa volta l’Adriatico era in tempesta e la piccola nave “Ferdinando I” anche se teneva be-ne, oscillava fortemente in mezzo ad onde furiose ed altissime che ricoprivano le prue sino a mezza nave dei quattro incro-ciatori, il Da Recco, il Pancaldo, il Tarigo e il Da Noli, che dovevano scortare l’im-barcazione di Re Boris III. Ad un certo momento Re Boris telegrafò ai comandanti di rientrare a Brindisi, que-sti a loro volta trasmisero il desiderio del Sovrano e ricevettero l’autorizzazione dell’ammiragliato. Poi giunse a Giovanna ed a Boris un mes-saggio commovente di saluto e di augurio da parte delle quattro unità che, in quell’-orribile tempesta, sfilarono. “E fu questo l’ultimo saluto dell’Italia”. A causa del perdurare delle cattive condi-zioni del mare, il comandante del battello decise di attraccare nella notte a Cefalo-nia per mettersi al riparo dell’isola, poi il mattino dopo, finalmente il vento cessò. Ripreso quindi il viaggio verso la Bulga-ria, il Ferdinando I imboccò il canale di Corinto e al tramonto avvistò il Pireo. “L’apparizione di quella luce e in quel momento dell’Acropoli e del Licabetto, delle case di Atene, fu un’impressione indimenticabile. Proseguimmo nella sera e nella notte, molto calma; l’indomani mattina all’alba eravamo nel Bosforo e vidi Costantinopoli avvolta in veli azzur-rini di nebbia, trapassati dagli aghi dei minareti. Alte salve di artiglieria ci salu-tavano mentre si risalivano quegli stretti incantevoli, costellati di villaggi da Scu-tari d’Asia sino al Mar Nero. Ero curiosa di vedere questo mare tanto favoleggiato dall’antichità, questo Pontus Euxinus che, per me, doveva diventare un amico così caro e come il mare di casa mia”, descrive la Regina Giovanna nelle sue memorie. Il pomeriggio del 29 ottobre del 1930 Giovanna di Savoia toccò per la prima volta la terra bulgara. Quando sbarcarono nel porto di Burgas, ad attenderli c’era il metropolita Illrion che regalò a Giovanna una bellissima icona con la figura del Salvatore, che la Regina porterà sempre con sé. Poi rice-vette in dono da un uomo in uniforme,

che riuscì ad avvicinarla tra la folla, una moneta d’oro antica raffigurante un Re dei Bulgari di sette secoli prima, che Re Boris fece montare su uno spillo e che, insieme all’icona, è stata per Giovanna uno dei ricordi del suo primo contatto con la Bulgaria dalla quale non volle più se-pararsi. Secondo l’antica usanza bulgara, a Boris ed a Giovanna vennero offerti su dei vassoi coperti di ricami colorati, gran-di pani tondi e mucchietti di sale in segno di benvenuto. Nel viaggio da Burgas verso Sofia, in treno, Re Boris guidò personalmente il treno nell’ultimo tratto e giunse alla sta-zione mentre tutte le locomotive levavano fischi di gioia, tra fiocchi di vapore. Sofia era in festa e tutte le campane delle chiese suonavano liberamente, mentre i rombi dei cannoni salutavano Boris e Giovanna, scotendo le finestre delle abita-zioni. A riceverli alla stazione c’era l’am-basciatore d’Italia, Piacentini. Montarono in carrozza e giunsero al Palazzo Reale. “Nel centro della città, fin dal tempo della dominazione turca, esisteva un konak, dove abitò il Principe Alessandro di Bat-tenberg, poi, dopo la rinuncia di questi al trono bulgaro, il Re Ferdinando vi ag-giunse un’ala per ospitarvi mia suocera ed i bambini. L’edificio assomiglia molto al Palazzo Reale di Bruxelles, con le sue torrette e i tetti inclinati. Abitai l’apparta-

mento di mia suocera, la Principessa Ma-ria Luisa di Borbone Parma. Entrandovi, per la prima volta, poiché si è sempre un poco o molto legati alla storia e al passa-to, ricordai certe singolarità e somiglianze della vicenda che mi aveva, da Principes-sa italiana, mutata in Regina dei Bulgari, quasi nelle stesse circostanze di Maria Luisa. Il matrimonio di lei, con il Principe e poi Zar dei Bulgari Ferdinando di Co-burgo, fu opera di un grande statista bul-garo, uno dei veri “tessitori” della indi-pendenza nazionale del Paese, Stefano Stambulov, che spese la vita per difende-re l’indipendenza della sua Patria dall’in-fluenza russa. Convinto della necessità di consolidare lo Stato monarchico bulgaro con un matrimonio, Stambulov, dopo avere cercato in tutte le Corti d’Europa una principessa per lo Zar Ferdinando, venne a Roma a chiedere consiglio a Francesco Crispi, di cui era amico e mol-to ne apprezzava la fermezza di carattere e di coraggio. Fu Crispi (che, a sua volta, ne chiese alla Regina Margherita) a indicare la giovane Principessa Maria Luisa divenuta moglie di Ferdinando I. Adesso io le succedevo, passando per le stesse difficoltà; accolta dallo stesso entu-siasmo di popolo motivato dalle stesse ragioni nazionali o dinastiche”.

REGINA DI BULGARIA

Sofia: Cattedrale di Sant’Alessandro

Page 5: G DI SAVOIA . R , REGINA B DEI BULGARI - Tricolore Italia · ma Regina di Bulgaria dal 1908 al 1917, anno nel quale morì. Il 3 ottobre del 1918, a seguito ... ed il cosiddetto “mestiere”

SPECIALE - GIOVANNA DI SAVOIA. REGINA DEI BULGARI

pagina 5 - numero 179, 13 novembre 2004 www.tricolore-italia.com TRICOLORE

La maggiore difficoltà per Giovanna, appena giunta in Bulgaria, fu quella di non potersi esprimere facilmente nella lingua del Paese del quale ormai era Re-gina, ma ben presto riuscì a superare an-che questo ostacolo, benché il bulgaro fosse, come lei stessa affermò, “una lin-gua bella da udirsi, ardua da impararsi”. La Regina si applicò con costanza e serie-tà nell’apprendere la nuova lingua con un’insegnate bulgara, facendo anche due lezioni al giorno. Con Re Boris si espri-meva alternativamente in italiano, in fran-cese od in bulgaro, talvolta mescolando tutte e tre queste lingue. Raggiunse la felicità quando poté avere una conoscenza del bulgaro che le permi-se di conversare con i contadini, con la gente del popolo, nelle strade. Giovanna amò la Bulgaria, che ci descri-ve nelle sue memorie: “...Arcadia, odoro-sa di prati, di foreste, di fiori selvatici. Per quanto la natura sia indifferente ai casi degli uomini, non so immaginarla, adesso, allo stesso modo. I paesaggi non cambiano, ma ora non mi sembra più possibile che le vallate e le montagne dei Rhodopes, dei Balcani centrali, della ca-tena del Rila, siano ancora quelle che ho visto io, di cui ho respirato l’aria e i pro-fumi, i cui vasti silenzi mi hanno talvolta cullato nell’animo l’assurda speranza di poter vivere la favola della Regina di un popolo felice. Spesso andavamo a Bania, vicino a Karlovo, un paese dove si trova-no distillerie di essenze di rose. Si vede-vano attorno, mucchi enormi di colore diverso, tonnellate di rose, milioni di ro-se, e principalmente rose centofoglie ros-se. L’estrazione dell’essenza di rose è un’industria notevole in Bulgaria. Tra i doni di nozze, quando arrivai a Sofia, trovai una boccetta di essenza di rose. Un altro colore favoloso della Bulgaria è costituito dai suoi canti liturgici. Ne ebbi subito un’impressione, rimasta incancel-labile, il giorno seguente al mio arrivo, quando si celebrò il rito locale del mio avvenuto matrimonio. Fu una semplice benedizione, impartita dal Capo del San-to Sinodo, nella chiesa di Sant’Alessan-dro Nievski, non senza la vasta solennità dell’antico rito bulgaro. Fui colpita e commossa dal coro maschile e da quello femminile: potenti e uniti come il suono dell’organo. Se in Paradiso si canta, cer-tamente si dovrà cantare così! Più tardi ho poi ascoltato le grandi funzioni della

Settimana Santa, durante le quali si reci-ta una preghiera corale adottata anche nella Chiesa russa e che si chiama ap-punto “canto bulgaro”. Quelle immense melodie mi resero appassionata alla li-turgia. Se chiudo gli occhi odo ancora adesso i profondi accenti della “vecerna”, la preghiera del vespro, che pare raccolga l’animo e le speranze di tutta quella terra.” La famiglia reale bulgara trascorreva l’in-verno a Sofia, nel Palazzo Reale, a Natale si recava in montagna, a Tzarska Bistri-tza, sul monti del massiccio del Rila, in una villa in stile bulgaro costruita su una vecchia casa di caccia dello Zar Ferdinan-do, padre di Boris, mentre in primavera si recava a Kritchim, sempre nei monti Rho-dopes, ed in estate al mare, sul Mar Nero, ad Euxinograd, una residenza molto ama-ta dallo Zar Ferdinando per la sua sontuo-sità. Il Castello di Euxinograd venne costruito in uno degli angoli più incantevoli del Mar Nero dal Principe Alessandro di Bat-tenberg, primo Principe di Bulgaria e pre-decessore della Zar Ferdinando I, che acquistò un vecchio convento greco disa-bitato e lo aggiunse alla proprietà con grandi lavori di modifica. La Regina Giovanna accompagnava spes-so lo Zar Boris nei suoi viaggi attraverso la Bulgaria, a contatto con il popolo. Durante il suo regno lo Zar Boris III in-crementò la rete ferroviaria bulgara per

collegare fra loro i moltissimi villaggi del Paese. Inaugurarono insieme la linea fer-roviaria che univa Plovdiv a Karlovo, un tragitto di circa cento chilometri, scen-dendo ad ogni stazione. Nel 1931 i Sovrani bulgari vennero in visita in Italia, fermandosi prima in Sviz-zera ed in Germania. Nel 1933, Giovanna dette alla luce la sua prima figlia, una bambina alla quale ven-ne dato il nome di Maria Luisa, come la prima Principessa di Bulgaria e madre di Re Boris. La Principessa Maria Luisa, primogenita dei Reali di Bulgaria, è nata venerdì 13 gennaio 1933 alle ore 9.45. Ventun salve di artiglieria tuonando per le vie e le piazze di Sofia, imbiancata di neve, annunziarono alla nazione bulgara il lieto evento. Tutta la popolazione della capitale intonò l’inno nazionale guerresco “Sciumi Mari-tza” (Spumeggia Maritza). L’indomani lo Zar Boris assistette ad un solenne Te Deum di ringraziamento nella cattedrale di Sant’Alessandro Nievsky. Due giorni dopo, il 15 gennaio, nella Cappella di Corte, la piccola Maria Luisa ricevette il battesimo secondo il rito orto-dosso. Lo Zar Boris pose la Principessa in braccio al padrino, il Presidente del Con-siglio Malinof, che la presentò a sua volta al Metropolita, il quale la tuffò in acqua all’essenza di rose, consacrata.

PRIMI PASSI

Euxinograd

Page 6: G DI SAVOIA . R , REGINA B DEI BULGARI - Tricolore Italia · ma Regina di Bulgaria dal 1908 al 1917, anno nel quale morì. Il 3 ottobre del 1918, a seguito ... ed il cosiddetto “mestiere”

SPECIALE - GIOVANNA DI SAVOIA. REGINA DEI BULGARI

pagina 6 - numero 179, 13 novembre 2004 www.tricolore-italia.com TRICOLORE

Alla nascita della Principessa Maria Lui-sa, il 13 gennaio 1933, la Regina Elena, raggiunse la figlia a Sofia: “…arrivò mia Madre, la Regina Elena, dall’Italia. Fu festa grande in tutta la Bulgaria. Una ripetizione anche più fervida della grande gioia nazionale per il matrimonio del Re. Così festeggiammo affettuosamente la Regina d’Italia, coprendo la capitale di bandiere e, conoscendo che mia Madre era stata Principessa del Montenegro, educata in Russia come una granduches-sa della Casa Imperiale, non mancarono di ricordarle con tratti di squisita delica-tezza certe immagini della giovinezza. Intanto quando la Regina Elena arrivò a Sofia era pieno inverno; la campagna e le strade coperte di neve, le prospettive del-le strade rettilinee, la sagoma degli edifi-ci di stile neoclassico, le moli rigonfie delle cupole delle chiese ortodosse di Sant’Alessandro Nievsky, dei Sette Disce-poli, di Sveta Nedelia, rievocavano aspet-ti di Mosca e di Pietroburgo. Certamente mia Madre se ne commosse e fu grata alla direzione del teatro dell’O-pera quando le chiesero se per la rappre-sentazione di gala in suo onore non desi-derasse un lavoro della grande produzio-ne melodrammatica russa. Fu scelto l’Eu-genio Oneghin, su testo di Puskin, musica di Ciaikowski, di cui venne data una mi-rabile esecuzione. Altra gradita sorpresa per mia Madre fu la lingua, ch’ella inten-deva completamente anche se per rispon-dere adoperava il russo, da lei mai di-menticato.” Lo Zar Boris mostrò per la prima volta alla folla, dal balcone della reggia di So-fia, la piccola Principessa Maria Luisa all’età di due anni e mezzo, in occasione della festa militare di San Giorgio, festa che ricorda in Bulgaria le vittorie di Slivi-nitza, di Adrianopoli, di Lule Burgas, di Salonicco e di Ciatalgia, contro i Turchi e che è una delle più importanti del calen-dario bulgaro-ortodosso. Sul balcone, accanto a Boris, vi erano la Regina Giovanna e la Principessa Mafal-da d’Assia, come si più ammirare in una rara fotografia dell’epoca pubblicata sulla rivista settimanale italiana “Il Secolo Illu-strato”. Il 19 maggio del 1934 si verificò a Sofia un colpo di Stato, operato da alcuni uffi-ciali che occuparono nella notte i ministe-ri militari, la stazione radio, i centralini telefonici principali, le centrali elettriche

e ferroviarie, oltre ad avere arrestato e sostituito i membri del Governo. I più importanti ufficiali gol-pisti Veltcev, Gheorghiev si presentarono al Re perché sanzionasse il fatto compiuto. Lo Zar Boris li attendeva in piedi, dietro la scrivania con l’uniforme, mentre poggiava le mani sull’elsa d’oro della sciabola. Dopo un’intera not-tata di discussioni tra il sovra-no ed i golpisti, Boris III rifiu-tò categoricamente di sanzio-nare il nuovo ministero, mi-nacciando in alternativa la sua abdicazione. I golpisti cono-scevano d’altronde l’enorme popolarità del Re, che rimase tuttavia per parecchie settima-ne in loro custodia, ma in se-guito la situazione, grazie alla fermezza del Sovrano, si ri-solse per il meglio e la legali-tà venne ripristinata nel Paese. Il 16 giugno 1937 Boris e Giovanna furono confortati da una bellissima certezza: nac-que l’erede al trono bulgaro, Simeone. La sua nascita veniva ad inter-rompere i drammatici eventi del maggio 1934, che tendeva-no a scuotere dalle basi la monarchia co-stituzionale. La presenza visibile del pic-colo Principe Ereditario veniva a conferi-re un nuovo immenso prestigio alla Casa regnante, suscitandolo dal profondo dell’-anima e della simpatia popolare. Fu mate-rialmente la voce pubblica del popolo bulgaro a scegliere il nome al Principe. Nelle strade di Sofia si gridava “Simeon, Simeon”, prima ancora che dal palazzo reale venisse dato l’annuncio. Il nome di Simeone richiamava il più grande Zar che ebbe la Bulgaria, che in trentaquattro anni, dall’893 al 927, aveva esteso la sua potenza dall’Adriatico al Mar Nero e ai Dardanelli, minacciando tre volte di impadronirsi di Bisanzio, combattendo e ricacciando le invasioni provenienti dalle pianure delle Russia meridionale. In quelle ore il nome di Simeone echeg-giò, ancora prima che nelle sale del palaz-zo, per le strade di Sofia, venne acclama-to nei mercati, nelle piazze, nei villaggi,

nelle aule di giustizia dei tribunali, men-tre le udienze venivano sospese. Alle sei e trenta del mattino del 16 giugno in tutta Sofia si avvertirono i primi colpi di cannone, annunciatori dell’evento. Furono sparati centouno colpi, per comu-nicare la nascita di un Principe, e dalle campagne folle interminabili, che aveva-no trascorso la notte pregando perché si avverassero i voti nazionali e un Principe assicurasse le sorti della dinastia, prorup-pero in dimostrazioni di entusiasmo, ri-versandosi in massa nel parco del Palazzo Reale tanto che a fatica la polizia riuscì a trattenerle, mentre acclamavano i Sovra-ni. Nello stesso tempo tutti gli ecclesiasti-ci componenti il Santo Sinodo bulgaro accorsero subito alla reggia, fra la folla che baciava le loro mani e le loro vesti. La popolazione offrì i doni tradizionali della terra, perché la Bulgaria era essen-zialmente un paese di agricoltori e di pa-stori, nel quale oltre il 75% della popola-zione viveva del lavoro dei campi.

NASCE L’EREDE AL TRONO

La Regina con i due figli, il Principe Simeone e la Principessa Maria Luisa,

che hanno firmato la fotografia

Page 7: G DI SAVOIA . R , REGINA B DEI BULGARI - Tricolore Italia · ma Regina di Bulgaria dal 1908 al 1917, anno nel quale morì. Il 3 ottobre del 1918, a seguito ... ed il cosiddetto “mestiere”

SPECIALE - GIOVANNA DI SAVOIA. REGINA DEI BULGARI

pagina 7 - numero 179, 13 novembre 2004 www.tricolore-italia.com TRICOLORE

La Regina Giovanna non si occupò mai direttamente di politica, pur seguendo sempre con attenzione quanto avveniva in Bulgaria e nel complesso quadro politico europeo della seconda metà degli anni Trenta, che si fece sempre più tormentato e difficile man mano che ci si avvicinava alla tragedia della Seconda Guerra Mon-diale. Talvolta la sua duplice posizione di figlia del Re d’Italia e di Regina di Bulgaria la costrinse a destreggiarsi con abilità. Il 1935 fu un anno difficile per i rapporti tra Italia e Bulgaria, allorché anche la Bulgaria si associò al novero delle Nazio-ni europee che deliberarono le sanzioni all’Italia, anche se nell’occasione molto acutamente Re Boris III ebbe a sostenere con i suoi collaboratori che si trattava di un errore che avrebbe spinto Mussolini nelle braccia di Hitler. La freddezza dei rapporti italo-bulgari non ebbe tuttavia alcuna ripercussione nell’ambito delle relazioni di famiglia tra Giovanna ed i suoi Genitori. Nel 1939 anche la Bulgaria si trovò nella tragica situazione di molte altre Nazioni europee dell’area balcanica poste davanti all’angoscioso dilemma di quale posizio-ne politica assumere nell’imminente con-flitto, anche se l’accordo tra Russia e Ger-mania, sottoscritto con il patto Ribben-trop-Molotov, almeno momentaneamente liberava la Bulgaria dalla drammatica scelta di una delle due grandi potenze che premevano ai confini bulgari. Conscio della sua difficile situazione geo-politica, Re Boris III cercò di fare il pos-sibile per mantenere la Bulgaria nella più stretta neutralità. Dopo il 26 giugno 1940, quando le truppe russe, non ancora in guerra contro la Ger-

mania, invasero la Romania nella regione della Bucovina del nord e della Bessarabia, la Germania occupò l’altra parte della Roma-nia e, mentre una parte della Transilvania fu ceduta all’Unghe-ria, la Dobrugia meridionale ven-ne data alla Bulgaria, che venne così ad impossessarsi dei territori che le erano appartenuti fino al 1913. Si venne così a compiere, senza la spesa di un centesimo, né di una sola goccia di sangue, una delle maggiori aspirazioni dell’ir-redentismo bulgaro: il ritorno della Dobrugia alla madre patria. Da quel momento la Germania divenne assai popolare nell’opi-nione pubblica bulgara. Boris non avrebbe potuto esprimere la mini-ma ed ingiustificabile riserva di fronte a quel “dono”, benché egli sapesse quale prezzo sarebbe stato chiesto. Il Sovrano bulgaro per ovvie ragioni te-meva ugualmente sia Hitler che Stalin, mentre l’accordo tedesco-sovietico stava per decadere. La Bulgaria era sottoposa ad una duplice pressione, sia da parte della Germania che da parte dell’Unione Sovietica. Egli usò, per esprimere il suo stato d’animo in una confidenza alla Regina Giovanna, un’im-magine che Ella non dimenticherà mai: “Mi sento come una conchiglia sotto il piede di un elefante”. Alla missione sovietica che giunse a Sofia nell’inverno del 1940 Re Boris concesse solo una dichiarazione, alla quale egli tenne fede anche contro la volontà di Hit-ler: la Bulgaria non avrebbe mai attaccato l’Unione Sovietica. Il difficile equilibrio che con molta abilità Re Boris aveva cercato di mantenere, nonostante le continue pressioni cui era sottoposto venne profondamente turbato dall’improvvisa rottura tra le due grandi potenze: Russia e Germania, dalle quali dipendeva anche il futuro della piccola Bulgaria. Spinta dalla contingente situazione inter-nazionale, anche la Bulgaria fu costretta a firmare il Primo marzo 1941, a Vienna, il Patto Tripartito, che la legava alle Poten-ze dell’Asse. Ma anche dopo avere sotto-scritto questa alleanza la Bulgaria di Re

Boris III mantenne la neutralità. Hitler aveva richiesto al governo di Sofia il “libero passaggio” per un’armata di cinquecentomila uomini che si trovava alle frontiere bulgare, sul Danubio, diretta verso la Grecia. Qualora la Bulgaria si fosse opposta alla richiesta, le armate tedesche sarebbero entrate in Bulgaria non come truppe di un paese alleato ma come un’armata d’invasione e di combat-timento. Re Boris, conscio della drammatica situa-zione, così si espresse con la Regina Gio-vanna: “L’invasione tedesca era inevita-bile: ma se i tedeschi fossero venuti come nemici sarebbe stato molto peggio per il nostro Paese; meglio averli amici, visto che ci risparmiano una partecipazione alla guerra.” Il merito di Re Boris fu, anche in questa drammatica situazione, di essere riuscito a conservare, pur da alleato forzato di Hitler, la neutralità del suo Paese, tanto da riuscire a mantenere ininterrotti i rap-porti diplomatici bulgaro-sovietici. La Bulgaria si limitò, su pressione di Hit-ler e di Mussolini, ad effettuare una di-chiarazione di guerra formale contro gli inglesi e gli americani, visto che, per la sua distanza e la sua situazione geografi-ca, non avrebbe mai avuto occasione di fare seguire a questo atto formale, vere e proprie azioni di guerra.

GUERRA!

La Dobrugia oggi (zona gialla ed arancione)

Il piano d’invasione tedesco dell’URSS

Page 8: G DI SAVOIA . R , REGINA B DEI BULGARI - Tricolore Italia · ma Regina di Bulgaria dal 1908 al 1917, anno nel quale morì. Il 3 ottobre del 1918, a seguito ... ed il cosiddetto “mestiere”

SPECIALE - GIOVANNA DI SAVOIA. REGINA DEI BULGARI

pagina 8 - numero 179, 13 novembre 2004 www.tricolore-italia.com TRICOLORE

Dopo l’intervento degli Stati Uniti a fian-co dell’Unione Sovietica, Re Boris III prevedeva la sconfitta tedesca ed i perico-li ai quali andavano incontro la Bulgaria. Già alla fine del 1941 aveva confidato alla Regina Giovanna i propri timori: “Se i nazisti vincono definitivamente, mi de-porranno. Essi avranno bisogno in Bul-garia di un gauleiter e non di un Re costi-tuzionale. Se vincono i bolscevichi sarà peggio. La dittatura comunista non può essere edificata altro che sulle rovine della monarchia e sulla stessa tomba del Re. In queste prospettive non c’è che da augurarsi la sopravvivenza dei regimi democratici e liberali.” Nel 1943 con il profilarsi della sconfitta tedesca sia il Reggente d’Ungheria, Horty, che il giovane Re Michele I di Romania cercavano di rompere la loro alleanza con l’Asse prima della defi-nitiva sconfitta tedesca e cercavano con-tatti diretti con gli anglo-americani. Anche Boris, al corrente di questi tentati-vi, cercò con grande discrezione di inco-raggiarli. Alcune settimane prima del 25 luglio 1943 i ministri bulgari in alcune capitali neutrali avevano intrapreso dei contatti indiretti con gli anglo-americani per un eventuale cambiamento politico in Bulgaria che non produssero alcun risul-tato concreto. Il 15 ed il 16 agosto Hitler chiese a Re Boris di recarsi al suo quartier generale. Era accompagnato da Nicola Mihov, Mi-nistro della Difesa, e da un aiutante di campo. Il tema del colloquio ufficialmen-te era l’esame della situazione militare e politica generale e la discussione critica sulla funzione della Bulgaria durante la guerra; ma in realtà Hitler voleva sapere, dopo quanto era avvenuto in Italia il 25 luglio, se la Bulgaria non si preparasse ad uscire dalla guerra. Hitler voleva impegnare l’alleato bulgaro nella lotta contro l’Unione Sovietica. Il generale Mihov, molto abilmente espo-se ad Hitler la situazione bulgara e la ne-cessità di non distrarre forze all’interno del paese, in vista di una possibile insur-rezione comunista: in Bulgaria operavano già organizzazioni partigiane approvvi-gionate da armi, tecnici e terroristi inviati dall’Unione Sovietica e dalla RAF ingle-se. Inoltre i bulgari avevano un debito storico di riconoscenza verso i russi che li avevano aiutati a liberarsi dal giogo turco ed a compiere il processo di riscatto na-

zionale e quindi non avrebbero certo combattuto volentieri accanto alla Germania contro l’Unione Sovietica. Di fronte alla collera di Hitler, Re Boris, conservando la propria calma, disse: “Il mio dovere è di non illudere il mio popolo. Le parole e le promes-se di vittoria per l’intervento delle armi segrete, non bastano.” Il suo commiato dal quartier generale fu freddo ma corretto. La delegazione bulgara effettuò il suo viaggio di ri-torno a bordo di uno Junkers 52, pilo-tato dal tenente colonnello tedesco Bauer, che precedentemente aveva accompagnato il Sovrano bulgaro al quartier generale. Al suo ritorno a Sofia, dove lo atten-deva il Primo Ministro Filov, Boris disse: “Non ho ceduto su nessun pun-to, non ho concesso neppure un sol-dato”. Era martedì 17 agosto, il So-vrano era molto pallido e stanco. Lo stesso giorno, verso sera, Re Boris partì con il fratello, il Principe Cirillo, per la residenza di montagna di Tzar-ska Bistritza ed il giorno dopo compì un’-escursione ad alta quota. Sembrava in buona salute. Telefonò alla Regina Giovanna che si trovava con i figli a Vrania, su mar Nero, dicendole di raggiungerlo. Vrania distava da Tzarska Bistritza una settantina di chilometri e Re Boris volle andare fino alla località di Samokov per incontrare la moglie ed i figli. Tutti proseguirono per Tzarska, do-ve trascorsero alcuni giorni di tranquillità. Lunedì 23 agosto Re Boris partì in auto con il suo autista per Sofia, dove arrivò alle dieci e mezza di sera. Si mise subito al lavoro, l’attendeva una difficile situa-zione politica dopo il drammatico incon-tro con Hitler. In serata si sentì male. I medici accorsi diagnosticarono una trombosi alla coronaria sinistra e telefo-narono subito a Berlino per chiedere l’in-tervento di uno specialista, il Professor Sajitz, che, giunto a Sofia, chiese l’inter-vento del Dottor Eppinger, da Vienna. Lo stato di salute di Boris era gravissimo, il Sovrano era privo di conoscenza. Intanto la Regina Giovanna a Tzarska Bistritza era ignara di tutto. Da Sofia la segreteria le fece sapere solamente che Re Boris era molto occupato e che non si era sentito troppo bene, ma tutto era già pas-sato. Solo il giorno successivo la Regina Giovanna venne informata della malattia

di Boris, ma le fu detto che le condizioni generali del marito non richiedevano la sua immediata partenza per Sofia. Poi, in serata, una telefonata dell’ispettore di palazzo informò la Regina Giovanna delle reali condizioni di salute del marito. La Regina partì immediatamente per So-fia dove trovò il marito a letto, con gli occhi chiusi, coperto da un sinistro pallo-re che non avvertì la sua presenza. Il bollettino redatto dal consulto dei medi-ci che fu comunicato alla Regina Giovan-na non lasciava molte speranze: venne diagnosticata una trombosi delle corona-rie a seguito della quale si era sviluppata una polmonite doppia con edema ai pol-moni ed al cervello. La Regina Giovanna rimase ininterrotta-mente accanto al letto del marito dal mer-coledì sera fino al sabato pomeriggio del 28 agosto 1943 quando alle ore sedici e ventidue Boris III morì. Il giovedì precedente verso pomeriggio il Sovrano bulgaro aveva ripreso brevemen-te conoscenza ed aveva parlato seppur brevemente con la moglie. Quando morì, il giorno della festa dell’-Assunzione, oltre alla Regina Giovanna, erano presenti la sorella del Re, Eudossia, il fratello Cirillo e, nel fondo del salone, tutti gli ufficiali della Corte, i medici e la servitù in lacrime.

IL RE MUORE

Re Boris III nel 1933

Page 9: G DI SAVOIA . R , REGINA B DEI BULGARI - Tricolore Italia · ma Regina di Bulgaria dal 1908 al 1917, anno nel quale morì. Il 3 ottobre del 1918, a seguito ... ed il cosiddetto “mestiere”

SPECIALE - GIOVANNA DI SAVOIA. REGINA DEI BULGARI

pagina 9 - numero 179, 13 novembre 2004 www.tricolore-italia.com TRICOLORE

Nelle sue memorie la Regina Madre Gio-vanna dei Bulgari scrive: “c’è un prover-bio in Bulgaria che dice: i buoni e i giusti muoiono sempre in un giorno di festa grande.” Infatti Re Boris III si spense proprio nel giorno della festa dell’Assun-zione. La Regina Giovanna fece subito avvertire il Ministro d’Italia affinché ne desse la triste notizia a Roma. Avvertita Roma, da Villa Savoia le telefonò la sorella, Princi-pessa Mafalda, da parte dei genitori e le comunicò che sarebbe partita immediata-mente. La data della partenza della Principessa Mafalda da Roma, stando alle memorie della Regina Giovanna, risulta quindi quella dello stesso giorno della morte di Re Boris, cioè il 28 agosto, mentre secon-do alcune note biografie della Principessa Martire sembrerebbe che la Principessa avesse deciso, di sua iniziativa, ma con l’approvazione della Famiglia, di partire per Sofia, già il giorno 27, quando Re Boris era ancora in vita. Il destino tragico della Principessa Mafal-da si legò quindi a quello altrettanto tragi-co del cognato, il Re Boris III dei Bulgari. In quegli ultimi giorni di agosto del 1943 la Principessa ignara andava così incontro alla sua sorte che doveva condurla nel lager di Buchenwald! La Principessa Mafalda giunse, accompa-gnata dal Conte Federico Avogadro di Vigliano, dopo un lungo viaggio in treno attraverso l’Ungheria e la Romania, a Sofia il primo di settembre. L’attendeva-no il Principe Cirillo, fratello del Re Boris III, il Ministro d’Italia Mameli, il consi-gliere Daneo ed il Marchese di Monteze-molo. Con l’automobile del Principe Ci-rillo, Mafalda raggiunse il Palazzo Reale nel centro di Sofia dove l’attendeva la sorella. La salma di Re Boris III, imbalsamata, era stata esposta nella Cattedrale di Sant’-Alessandro Newsky, la città di Sofia era parata a lutto. Il Re era vestito con la grande uniforme di generale bulgaro, quella con la quale si era sposato, sulla sua giubba spiccavano i distintivi del reg-gimento delle guardie reali, il suo reggi-mento. Aveva le mani tranquillamente incrociate, il profumo dei fiori si perdeva nell’alone di luce dei moltissimi ceri ac-cesi. Lunghissime file di popolo aspetta-vano per molte ore di sfilare davanti alla salma. Nella notte Giovanna e Mafalda

avevano vegliato in preghiera il Sovrano defunto. La morte del Re coincideva con il momento più tragico della vita bulgara. I suoi funerali espressero, in tutta la loro solennità, il grande lutto della Nazione bulgara ed il profondo dolore del popolo. Per i funerali di Boris III giunsero dalla Germania il Principe Alberto del Wur-ttemberg con la moglie Principessa Nade-jda, sorella di Boris. L’altra sorella del defunto, la Principessa Eudossia, che fu di conforto alla Regina Giovanna, risiede-va a Sofia. Dall’Italia, in missione, giun-sero il Duca di Bergamo, i Generali Ca-vallo e Brancati, il Marchese Pallavicino. Il giorno 5 settembre, alle 10 del mattino, ebbero luogo nella Cattedrale di Sant’A-lessandro Newsky i solenni funerali. Offi-ciarono tutti i Vescovi della Bulgaria, fuori della Cattedrale resero gli onori mi-litari i reparti italiani dei Granatieri di Sardegna. Il corteo funebre raggiunse poi la piazza della stazione, mentre sfilavano le rappre-sentanze dell’esercito bulgaro. Dietro la bara c’erano la Regina Giovanna, le Prin-cipesse Nadejda ed Eudossia, il Principe Cirillo, la Principessa Mafalda, poi il Du-ca di Bergamo ed il Duca di Wurttem-berg; seguivano i rappresentanti del Go-verno. I diversi reggimenti resero a turno l’ultimo saluto al Re. Il popolo si assiepa-va silenzioso dietro i cordoni. A mezzo-giorno la salma venne posta sul treno che, con i familiari e le autorità di Governo, partì da Sofia per raggiungere il monaste-ro di Rila. Secondo il suo desiderio, Boris

III fu portato al monastero fondato nel secolo X da San Giovanni di Rila, patro-no della Bulgaria. …“l’accompagnai, nel treno, col governo e le altre autorità. Il convoglio, lentissi-mo, passò attraverso i villaggi vuoti: le popolazioni erano inginocchiate accanto alla linea ferroviaria. Un cordoglio tanto spontaneo dava la misura della fiducia riposta nell’opera del Re, nella sua capa-cità di tenere la Bulgaria fuori della guer-ra. S’era allestita una tomba speciale nella chiesa del monastero, di fronte al lato sinistro dell’altare maggiore. Il Re vi en-trava quasi come un santo, diventato subi-to oggetto di venerazione collettiva. Dalle montagne erano già discesi in pellegri-naggio per attenderlo.” Il 7 settembre 1943, alle 18.45, la Princi-pessa Mafalda ripartì da Sofia. Ella salutò la amata sorella: “addio Giovanna” furo-no le sue parole, quasi fosse conscia che quello sarebbe stato il loro ultimo incon-tro. Accompagnata sempre dal fedele Conte di Vigliano, la Principessa ripartì dalla stazione ferroviaria di Sofia per in-traprendere il suo viaggio di ritorno. Se l’armistizio fosse stato denunciato alla data indicata come probabile da Castella-no, il 12 settembre, la Principessa avrebbe avuto tutto il tempo di ritornare a Roma prima del ribaltamento delle alleanze ed il suo destino non si sarebbe così concluso tragicamente nel campo di concentramen-to di Buchenwald, dove venne rinchiusa per rappresaglia di Hitler!

IN TRAPPOLA

Buchenwald oggi

Page 10: G DI SAVOIA . R , REGINA B DEI BULGARI - Tricolore Italia · ma Regina di Bulgaria dal 1908 al 1917, anno nel quale morì. Il 3 ottobre del 1918, a seguito ... ed il cosiddetto “mestiere”

SPECIALE - GIOVANNA DI SAVOIA. REGINA DEI BULGARI

pagina 10 - numero 179, 13 novembre 2004 www.tricolore-italia.com TRICOLORE

“Boris, mio Marito, non è morto di morte naturale. La sua fine, in un modo o nell’-altro, è stata criminosamente provocata”. E’ questa la profonda convinzione della Regina Giovanna di Bulgaria sulla tragica fine di Re Boris III, scomparso a Sofia il 28 agosto 1943. La stessa sera di quel 28 agosto, Radio Londra avanzò l’ipotesi che la morte del Sovrano bulgaro non fosse dovuta a mor-te naturale ma fosse un crimine, mediante veleno. L’autore di questo disegno crimi-noso era, secondo l’emittente britannica, lo stesso Hitler. Alcuni giorni dopo i tedeschi, pur non replicando a Radio Londra, lanciarono la più strampalata accusa che la mente di Goebbles riuscisse ad immaginare: che ad uccidere il Sovrano era stata la Casa Rea-le Italiana per mano della Principessa Mafalda, cognata del defunto sovrano. Il 14 ed il 15 dicembre 1948 comparvero sul Figaro le dichiarazioni di un “profugo bulgaro” che sosteneva di avere letto il rapporto dell’ufficiale di aviazione tede-sco incaricato di riportare Re Boris III a Sofia. Il rapporto, secondo queste dichia-razioni, sarebbe stato trovato nei locali della legazione tedesca a Sofia, dimenti-cato dal ministro o da uno dei suoi fun-zionari nella precipitosa fuga, per l’immi-nente arrivo delle truppe sovietiche. Af-ferma: “Conformandomi agli ordini rice-vuti, sono salito a ottomila metri in verti-cale, sono disceso in picchiata sin quasi al livello del suolo e sono poi risalito a sei-mila metri, ripetendo questa manovra parecchie volte di seguito”. Fu proprio questo rapido variare di quota, unito ad un misterioso veleno introdotto insieme all’ossigeno delle maschere di bordo, a causare la misteriosa fine di Re Boris. Nel riportare questa tesi, la Regina Gio-vanna nelle sue memorie afferma che è difficile credere ad una simile teoria, per-ché un aereo Ju-52, come quello su cui volava Re Boris non poteva fare simili acrobazie, inoltre, sempre secondo l’opi-nione della Regina Giovanna, il pilota dell’aereo, tenente colonnello della Luf-twaffe Bauer, era una persona ben nota al Sovrano bulgaro ed a lui legata da solidi rapporti di amicizia. Alla fine del 1944, quando ormai la Bul-garia era già sottoposta al dominio comu-nista, la moglie dell’ex Presidente del Consiglio bulgaro Alessandro Zankov, profuga con il marito a Vienna, dichiarò

che uno dei medici che erano stati chia-mati a consulto durante la malattia di Bo-ris, il celebre scienziato Prof. Eppinger, le aveva confidato che Re Boris era stato avvelenato, ma che alle successive do-mande della signora Zankov il Prof. Ep-pinger rifiutò di rispondere, chiedendole che dimenticasse quanto egli stesso le aveva detto in precedenza. Un anno dopo, nel 1945, il Professor Eppinger si tolse la vita. Un altro dei medici specialisti tedeschi inviati a Sofia per curare Re Boris, il dot-tor Sajitz, che in seguito si trasferì a Ma-drid e divenne medico di famiglia della Regina Giovanna, rifiutò sempre catego-ricamente di parlare delle cause che por-tarono alla improvvisa morte di Re Boris. La stessa opinione del collegio medico riunito a Sofia per la malattia del Sovrano non fu unanime, uno o più componenti dello stesso rifiutarono di firmare la dia-gnosi, altri la firmarono riservandosi co-munque il diritto di eseguire, contro la volontà della stessa Regina Giovanna, l’autopsia. Al processo di Norimberga, i ministri von Schacht e von Papen, accusati, sostennero che la morte di Re Boris fu provocata da veleno sovietico. La chiave dell’enigma, secondo quanto afferma la stessa Regina Giovanna dev’-essere trovata negli archivi del ministero degli esteri a Mosca, dove vi sono i diari personali del Presidente del Consiglio bulgaro Filov e del Generale Mihov, Mi-nistro della difesa che accompagnò Re Boris al colloquio con Hitler, divenne Reggente dopo la morte del Sovrano e fu poi fucilato con il fratello del Re, Principe Cirillo. Nel diario di Mihov, che era un

uomo diligentissimo, dovrebbe trovarsi, secondo l’opinione della Regina, la rispo-sta agli interrogativi. La stampa bulgara scrisse poi che dinanzi al tribunale comunista di Sofia, il fratello di Re Boris, Principe Cirillo, ammise quanto il tribunale stesso era interessato che ammettesse: che cioè la responsabili-tà della morte di Boris risalisse ad Hitler. In realtà si trattò di un’autentica menzo-gna, frutto della falsa propaganda inne-scata dal regime comunista che si era in-sediato in Bulgaria. Di fronte alla doman-da così formulata dal Tribunale: “Cosa pensa delle cause che condussero alla morte di suo fratello? Ritiene di attribuir-le ai tedeschi?” il Principe Cirillo rispose: “Nella Famiglia Reale c’era e c’è la con-vinzione che il Re sia stato avvelenato”. Alla ulteriore domanda del presidente: “Ma da chi?”, Cirillo, dopo una pausa, rispose: “Voi lo sapete meglio di me”. Con l’ascesa dei comunisti al potere, an-che il culto della memoria verso il defun-to Sovrano fu interrotto. Il feretro di Re Boris III, che era stato sepolto nel monastero di San Giovanni di Rila, di fronte al lato sinistro dell’Altar maggiore, venne esumato in tutta fretta, di nascosto, nella Settimana Santa del 1946 e sepolto nel parco di Vrania, dove la salma era stata trasportata di notte per timore di una reazione popolare, in clan-destinità, senza nessuna onoranza milita-re, alla sola presenza della Famiglia Rea-le, mentre due Pope benedivano la bara avvolta nel tricolore bianco, verde e rosso con il leone rampante. Secondo il rito ortodosso vennero fissate sul terreno delle candele accese.

IL “MISTERO” DELLA MORTE DEL RE

Uno Junkers Ju 52, in versione civile, come quello che riportò a casa Re Boris III

Page 11: G DI SAVOIA . R , REGINA B DEI BULGARI - Tricolore Italia · ma Regina di Bulgaria dal 1908 al 1917, anno nel quale morì. Il 3 ottobre del 1918, a seguito ... ed il cosiddetto “mestiere”

SPECIALE - GIOVANNA DI SAVOIA. REGINA DEI BULGARI

pagina 11 - numero 179, 13 novembre 2004 www.tricolore-italia.com TRICOLORE

A seguito della morte di Re Boris III, in ottemperanza a quanto stabilito dalla Co-stituzione di Tirnovo, venne immediata-mente costituito un Consiglio di Reggen-za, a causa della minore età dell’erede al Trono, il piccolo Principe Simeone, di appena sei anni. Il Consiglio era composto dal fratello del defunto Sovrano, il Principe Cirillo, dal Presidente del Consiglio in carica, Filov, e dal Generale Mihov. Nell’autunno successivo, i rappresentanti dei gruppi parlamentari ed i ministri con il Presidente del Consiglio, si recarono a Palazzo Reale, per leggere la risposta all’indirizzo rivolto al Paese dal Governo, a nome del giovane Re. Furono riuniti nel grande salone di damasco rosso, disposti in due file. “Quando entrai col piccolo Simeone, che aveva sei anni e pochi mesi, tutti si chinarono. Poi passarono a bacia-re la mano del Re. Confesso, a questo punto, un mio timore non tanto puerile. Temevo che Simeone, confuso da tanta gente e dagli applausi, si mettesse a pian-gere. Invece con mio grande stupore ed orgoglio il bambino non soltanto non pianse, ma strinse la mano di tutti i mini-stri e deputati, persone così severe e di-gnitose nella loro redingote che si china-vano e baciavano la sua. Quanti nomi, quante fisionomie, quanti volti di cara e brava gente, taluni di alti intelletti e di veraci patrioti, quasi tutti scomparsi nella marea di esecuzioni e di epurazioni del governo rosso.” Intanto la situazione della Bulgaria si faceva sempre più difficile: dai sottomari-ni sovietici venivano sbarcati sulle coste del Mar Nero uomini ed armi, si paraca-dutavano sabotatori e terroristi, aerei in-glesi rifornivano i partigiani, mentre con-tinuavano gli attacchi a soldati ed ufficiali tedeschi. Si era formato il “Fronte della Patria”, che comprendeva agrari di sini-stra, ed il gruppo Svernò, che erano nell’-orbita sovietica, con un programma redat-to a Mosca e formulato da Gheorghiev Dimitrov. Il destino della Bulgaria era comunque legato all’esito della guerra; il 10 gennaio 1944 Sofia fu bombardata dall’aviazione americana, senza alcuna discriminazione di obiettivi, per ben tre ore. Furono distrutti l’edificio del Parlamento ed alcuni monumenti pubblici; la Chiesa dei Sette Discepoli fu colpita e squarciata,

all’interno rimasero numerosi cadaveri in attesa di essere identificati. I sobborghi della capitale furono colpiti ancora più selvaggiamente. La Regina Giovanna si recò a prestare la propria opera tra i feriti nell’ospedale che portava il suo nome e nelle organizzazio-ni di soccorso. Dopo la morte di Boris, la sua attività nelle opere di soccorso, quali la Croce Rossa e la Protection de l’enfan-ce, s’intensificò. Il più importante preventorio antituberco-lare dei Balcani era stato costruito con la somma di dieci milioni di leva che le ban-che bulgare avevano stanziato come dono di nozze ai loro Sovrani e che Boris e Giovanna avevano destinato, aumentata degli interessi, per l’edificazione di quel-l’opera, consegnata allo Stato nell’aprile del 1944. A causa dei ripetuti attacchi aerei sulla capitale, la Regina e la Famiglia Reale furono costrette a trasferirsi nella residen-za di Vrania, isolata, in una località aperta al centro di un parco. Andava addensandosi attorno alla Fami-glia Reale una occulta rete di sorveglian-za, mentre i bombardamenti alleati, ame-ricani ed inglesi si ripetevano quasi quoti-dianamente. Il 24 marzo 1944, di notte, il parco di Vrania venne bombardato in due riprese con più di cinquecento cariche incendiarie, delle quali trentasei mandaro-no in fiamme i due piani superiori del

castello, oltre undici bombe pesanti erano cadute nel parco. Una di queste provocò un cratere di sette metri di diametro e tre di profondità, che si riempì d’acqua. In quello che fu chiamato scherzosamente “lago Churchill” la Famiglia Reale mise dei pesci rossi. I bombardamenti alleati continuarono anche nei due mesi successivi sull’intera Bulgaria. Mentre i bombardamenti ameri-cani avvenivano senza mirare, da grande altezza e di giorno e sorvolavano general-mente Vrania senza colpire nessuno, il bombardamento del castello di Vrania fu eseguito “di proposito” dagli Inglesi, co-me afferma la Regina Giovanna nelle sue memorie. I Reali si salvarono rifugiandosi in un piccolo bunker costruito presso il castello. A causa del bombardamento andarono perdute molte delle cose alle quali la Re-gina e la sua famiglia erano legate, molti dei libri e anche l’anello di fidanzamento che Giovanna aveva donato a Boris a San Rossore. Quell’anello fu fortunosamente ritrovato da un giardiniere che lo riportò alla Regina in un sacchetto. Il Principe Cirillo, dando prova di molto coraggio, in quell’occasione salvò dall’in-cendio l’antica ala del castello che era stata costruita quasi interamente in legno, disinnescando una bomba incendiaria prima dello scoppio.

SOTTO I BOMBARDAMENTI

Un Boeing B-17 G “Flying Fortress”, quadrimotore pesante americano utilizzato nella seconda guerra mondiale per i cosiddetti “bombardamenti a tappeto”

Page 12: G DI SAVOIA . R , REGINA B DEI BULGARI - Tricolore Italia · ma Regina di Bulgaria dal 1908 al 1917, anno nel quale morì. Il 3 ottobre del 1918, a seguito ... ed il cosiddetto “mestiere”

SPECIALE - GIOVANNA DI SAVOIA. REGINA DEI BULGARI

pagina 12 - numero 179, 13 novembre 2004 www.tricolore-italia.com TRICOLORE

Quando ormai si rese conto che la guerra era perduta per la Germania, lo stesso Hitler inviò una lettera ai Reggenti di Bulgaria nella quale accettava la proposta della nomina di un governo composto di persone in grado di condurre la nazione fuori del conflitto. Si limitava a chiedere garanzie per il riti-ro delle sue truppe dal paese e per la sal-vaguardia degli interessi tedeschi, mentre nel frattempo le truppe sovietiche si avvi-cinavano alla frontiera bulgara. L’ex ministro degli esteri bulgaro Mu-scianov cercò un contatto con l’ambascia-tore inglese ad Ankara per trattare le con-dizioni di un armistizio. I Reggenti appro-varono il suo operato, ma urtò contro una rete di opposizioni e di difficoltà dovute alla rivalità diplomatica anglo-americana, ma soprattutto alla studiata lungaggine dei sovietici che in realtà non volevano l’armistizio che avrebbe sottratto la Bul-garia alla sua “punizione”. Il 5 settembre 1944 infatti l’Unione So-vietica dichiarò guerra alla Bulgaria, quando ormai le truppe tedesche erano uscite alla frontiera del paese ed il gover-no bulgaro, secondo i patti dell’armisti-zio, aveva dichiarato “teoricamente” guerra alla Germania. Il successivo 9 set-tembre le truppe sovietiche fecero il loro ingresso nel paese, senza incontrare oppo-sizione, mentre Sofia veniva occupata ai partigiani comunisti e dalle loro milizie che formarono un governo di Fronte Po-polare, presieduto da Gheorghiev. Iniziarono subito gli arresti e la liberazio-ne dei detenuti politici dalle carceri insie-me ai delinquenti comuni, subito arruolati nella milizia popolare che prese il posto della polizia. Vennero arrestati tutti i mi-nistri dei governi che si erano succeduti durante la guerra, compresi quelli che

avevano di-chiarato guerra alla Germania, tutti i giornali-sti di ogni par-tito e molti degli ufficiali. Si instaurò un vero e proprio regime del terrore, tipico delle cosiddet-te “democrazie popolari”. Anche i Reg-genti, compreso il Principe Cirillo, fratel-lo del defunto Re Boris III, furono imme-diatamente arrestati. La stessa Regina Giovanna non ebbe più alcuna notizia della loro sorte e non riuscì quindi a contattarli, probabilmente furono condotti in URSS fino al momento del loro processo dinnanzi al cosiddetto “Tribunale del popolo”. Iniziò in tutta la Bulgaria un vero e pro-prio “bagno di sangue” con epurazioni di massa. Il numero ufficiale dei morti reso noto dalle stesse autorità comuniste che avevano preso il potere fu di 138.000 persone in un paese la cui popolazione totale ammontava a soli sette milioni di abitanti! Il governo del Fronte Popolare per il mo-mento non volle mutare la forma istitu-zionale del paese e sostituì alla vecchia Reggenza una nuova composta da due intellettuali di sinistra e da un comunista. Il giorno dell’onomastico del piccolo Re Simeone II, i nuovi Reggenti giunsero a Tzarska Bistritza, residenza della Fami-glia Reale, e furono invitati a pranzo dalla Regina Giovanna che era ansiosa di avere notizie del Principe Cirillo e dei vecchi

R e g g e n t i , ma non riuscì a sa-pere nulla. Intanto la situazione si faceva sem-pre più cri-tica per la Regina Ma-dre Giovan-na, il giova-ne Re e la

Famiglia Reale, perché il regime comuni-sta, pur mantenendo inalterato un certo apparato formale verso di loro, aveva creato attorno a loro il vuoto, sostituendo le persone di loro fiducia o loro amiche e inviando quali addetti alla loro guardia ufficiali e soldati in uniforme della nuova milizia comunista. La Regina Madre, nonostante il mutato regime politico, continuò a visitare i vil-laggi e gli ospedali vicini a Sofia. Dal 10 settembre 1944 la Bulgaria era entrata in guerra contro la Germania e le truppe bulgare avevano raggiunto il Bala-ton in Ungheria e Berlino, ma questo sforzo bellico era costato al paese circa quarantamila tra morti e feriti, in un’im-presa del tutto inutile. Intanto continuavano senza tregua i pro-cessi davanti ai Tribunali del Popolo, che si svolgevano sullo stesso schema di quel-li tristemente famosi della Rivoluzione francese del 1793. I Tribunali erano com-posti da un giurista comunista, un pubbli-co accusatore e da una giuria popolare scelta ovviamente tra elementi del popolo di sicura fede comunista, dove donne ed uomini che componevano il pretorio a-vanzavano sempre la stessa richiesta i condanna: “Morte!” In questo clima mentre i beni della gente venivano usurpati, l’educazione religiosa venne abolita, la piccola e media borghe-sia sia urbana che contadina venne sotto-posta ad un massacro spietato: venivano incessantemente arrestati contadini dei villaggi, impiegati dello Stato, commer-cianti ricchi, professori, ufficiali in servi-zio o in congedo, giornalisti, sacerdoti e così via.

I PREZZI DI UN’IDEOLOGIA CRIMINALE

Il fulgore della millenaria storia della Bulgaria s’arrestò per decenni a causa dell’invasione russa

Tzarska Bistritza

Page 13: G DI SAVOIA . R , REGINA B DEI BULGARI - Tricolore Italia · ma Regina di Bulgaria dal 1908 al 1917, anno nel quale morì. Il 3 ottobre del 1918, a seguito ... ed il cosiddetto “mestiere”

SPECIALE - GIOVANNA DI SAVOIA. REGINA DEI BULGARI

pagina 13 - numero 179, 13 novembre 2004 www.tricolore-italia.com TRICOLORE

Il 19 dicembre 1944 si riunì a Sofia il Tribunale Popolare che aveva il compito di giudicare i tre Reggenti nominati dopo la morte di Re Boris, i ministri degli ulti-mi governi bulgari e diversi tra consiglieri e collaboratori del defunto Sovrano oltre a diverse personalità politiche e militari. Il processo si svolse in un’atmosfera che ricordava molto i famosi processi di Luigi XVI e di Maria Antonietta, durante la rivoluzione francese, nei quali veniva chiesta la condanna a morte non solo per gli imputati, ma anche per i loro avvocati difensori. Questo tribunale fu una mici-diale macchina giudiziaria che emise 9.155 sentenze delle quali ben 2.730 furo-no capitali. L’edificio del Tribunale era circondato dai carri armati. Come ricorda la Regina Giovanna nelle sue memorie, il contegno degli imputati fu ammirevole, al di là di ogni parola. Splendido per coraggio e dignità fu quello del Principe Cirillo, suo cognato, che morì come aveva vissuto, con il sorriso sulle labbra. Egli era immu-ne da qualsiasi responsabilità che non fosse quella di privati consigli fraterni e di aver assistito, nella disgrazia, la Regina ed i due piccoli nipoti, accettando la cari-ca di Reggente. Fu accusato di essere un agente hitleriano, di avere usurpato ric-chezze, mentre si era spogliato della sua eredità, e di avere fatto adottare la neutra-lità alla Bulgaria. Il Principe Cirillo, come gli altri imputati, sapeva di dover morire ed era deciso a mostrar come si potesse farlo con il massimo di dignità, riuscendo a scherzare sulla terribile realtà. La sentenza del processo fu pronunciata il 2 febbraio 1945, un giovedì detto il “giovedì di sangue”. La maggior parte degli imputati fu condannata a morte. Apriva la lista il nome del fratello del Re, il Principe Cirillo. “… Ascoltai la lettura alla radio; era ac-canto a me Maria Luisa, aveva dodici anni, che subito capì e diede in un pianto disperato. Andò più tardi a dirlo a suo fratello che era anche lui attaccatissimo allo zio, e piansero a lungo insieme… La sera, verso le otto e mezzo, parlai con il Generale Mantcev, aiutante di campo addetto alla nostra “sorveglianza”, per comunicargli che intendevo recarmi alle carceri a salutare tutti i condannati e a raccoglierne le ultime volontà, visto che le loro famiglie erano state crudelmente internate. “Debbo telefonare a Sofia” mi

disse. Infatti telefonò, ma la risposta non venne perché parecchi ministri non volle-ro assumersi la responsabilità di rispon-dermi. Il trasporto dei condannati dai sot-terranei del palazzo di giustizia al luogo della morte cominciò verso le due del mattino il 3 febbraio 1945. La scorta venne schierata nel cortile dalla parte dell’uscita sulla via Alabinska. In questa strada si allineava un convoglio di sei autocarri sui quali venivano avviate le vittime. S’era dato l’ordine di colpire e uccidere chiunque avesse protestato le-vando la voce. Un giovane Deputato, Ivan Battemberski, gridò: “Aiuto” ma ebbe subito il cranio spaccato dal calcio di un moschetto. Un altro Ministro, Teodoro Koiucharov, invalido di guerra e brillante scrittore, avanzava appoggiandosi ad un bastone; ad un tratto gridò: “Non dobbiamo pian-gere per noi, ma per la Bulgaria”. E intonò l’inno na-zionale. Fu fredda-to da un colpo di rivoltella. I tre Reggenti, Cirillo, Filov e Mihov, furono condotti fuori per ultimi, insieme con due condanna-ti gravemente in-fermi. Salirono su un autocarro semi-vuoto. Soffiava un vento gelido. Sugli ultimi momenti dei condannati si è saputo poco. Ma quel poco sfiora il sublime. Nel cimi-tero di Sofia erano cadute alcune bombe, aprendo larghissimi crateri. I condannati furo-no fatti scendere a piccoli gruppi in pros-simità di quelle fosse “già fatte”. Qualcuno, non vedendo schierato il ploto-ne di esecuzione, chiese se si dovesse attenderlo in quel luogo e con quel terri-bile vento di tramontana. Fu risposto, sbrigativamente, che sarebbero stati ucci-si a uno a uno. Infatti due esecutori erano pronti, con i mitra tra le mani…

Sui corpi dei martiri vennero rovesciati camion di scorie di carbone. Si sperava di disper-dere così l’attenzione e i pel-legrinaggi popolari. Si seppe, invece, per le vie misteriose della vox populi, chi copris-sero quei tumuli neri. Donne giovani e vecchie si fermavano, imperterrite, a pregare su quel terreno; e io stessa, accompagnata da una o dall’altra delle mie dame, andavo ad inginocchiarmi su quella fossa comune. Vestivo in grande lutto e, stranamen-te, conservo un’immagine viva dei veli neri mossi dal forte vento. Ero identificabile da lontano. Ma nessuno mi disse mai nulla. Portavamo delle candele e dei fiori su quegli strati di carbone. Le candele potevamo tenerle accese qualche momento, nei giorni di maltempo, riparan-dole con le nostre persone.

Era il solo omaggio possibile a quei pove-ri morti e a tutti gli altri della nostra Pa-tria. Di essi, e se siano ancora lì, non si è saputo più nulla.”

LA MACCHINA INFERNALE DELL’IDEOLOGIA

Nelle immagini: propaganda comunista di ieri e di oggi.

Temi analoghi, premessa di innumerevoli massacri e omcidi

Page 14: G DI SAVOIA . R , REGINA B DEI BULGARI - Tricolore Italia · ma Regina di Bulgaria dal 1908 al 1917, anno nel quale morì. Il 3 ottobre del 1918, a seguito ... ed il cosiddetto “mestiere”

SPECIALE - GIOVANNA DI SAVOIA. REGINA DEI BULGARI

pagina 14 - numero 179, 13 novembre 2004 www.tricolore-italia.com TRICOLORE

Dopo l’esecuzione del Principe Cirillo e degli altri componenti il Consiglio di Reggenza, la Regina Giovanna aveva espresso il desiderio di lasciare la Bulga-ria, ma il governo comunista la pregò di rimanere poiché la sua partenza avrebbe fatto cattiva impressione nel Paese. Giovanna decise allora di rimanere per il bene della Bulgaria, anche se la sua situa-zione si faceva sempre più difficile e peri-colosa per la incolumità di tutta la Fami-glia Reale. Due generali comunisti erano addetti alla persona del giovane Re Simeone II, l’in-tera famiglia era continuamente sorve-gliata. Uno dei nuovi Reggenti era arriva-to al punto di dire alla Re-gina Madre: “Lei può esse-re contenta che non l’ab-biano uccisa…”, al che Giovanna, aveva risposto: “Io so benissimo che lor signori possono uccidermi sempre che lo vogliano, ma non ho paura.” Nei disegni di Gheorghiev e degli altri comunisti che detenevano le redini del potere a Sofia l’eliminazio-ne dell’ingombrante e peri-colosa presenza del piccolo Re, eliminabile facilmente con la madre e la sorella, costituiva un’occasione per giungere fa-cilmente alla proclamazione della repub-blica, ma dovevano pur sempre confron-tarsi con le reazioni del popolo di fronte a questi nuovi possibili delitti, né vi erano prove sufficienti per imbastire un proces-so contro la Regina Giovanna, anche se la polizia segreta non aveva esitato a cercar-ne, perquisendo i suoi bauli e sequestran-do anche dei fogli di musica che trovaro-no in un armonim, perché scambiati con dei cifrari segreti. La Regina Giovanna afferma che il Gene-rale Robertson aveva avvertito il governo di Sofia e le autorità sovietiche che gli Stati Uniti avrebbero denunciato all’opi-nione pubblica del mondo la soppressione della Famiglia Reale o la sua “scompar-sa” in Russia e che anche gli Inglesi si erano associati a questa dichiarazione. Il 13 giugno 1946 la Regina Giovanna apprese dalla radio la notizia della parten-za dall’Italia di suo fratello, il Re Umber-to II, come aveva appreso un mese prima la notizia della partenza dei suoi genitori,

il Re Vittorio Emanuele III e la Regina Elena, per l’Egit-to. L’8 settembre 1946 venne indetto anche in Bulgaria un referendum istituzionale, ovviamene dall’esito sconta-to, nel quale furono distri-buite solo pochissime schede di votazione per la monar-chia, mentre nelle cartolerie e nelle rivendite di tabacchi scomparvero improvvisa-mente le cartoline con il ritratto del piccolo Re Sime-one: un grandissimo numero

di persone se ne era servito per esprimere così il proprio voto. La consultazione si svolse tra intimidazioni ed arresti e le autorità comuniste dichiararono che la repubblica aveva vinto con il 92.7% dei suffragi. Il 9 settembre 1946 la Bulgaria divenne ufficialmente una repubblica popolare con Gheorghi Dimitrov presidente. La Regina Giovanna con la Famiglia Rea-le partì dalla Bulgaria il 16 settembre suc-cessivo. Aveva rifiutato di servirsi dell’a-ereo poiché era ben conscia dei rischi che questo mezzo di trasporto avrebbe potuto provocare. Salendo a bordo di un aereo, che non poteva essere che sovietico, lei e la sua famiglia si sarebbero trovati, oltre la frontiera bulgara, sul territorio del-l’URSS, avviati ad un oscuro destino. Preferì utilizzare il treno internazionale che rappresentava un rifugio extraterrito-riale immediato. La partenza avvenne alle quattro di pome-riggio da una piccola stazione vicino a Sofia. Benché le autorità comuniste aves-

sero proibito la partenza dalla capita-le per timore di disordini, durante le soste alle stazioni, taluni coraggiosi sussurravano al finestrino del loro vagone la frase: “Simeone, ritorna!”. Il giorno dopo giunsero ad Istanbul dove salirono a bordo del vapore tur-co Aksù. Il governo bulgaro aveva rilasciato loro un passaporto colletti-vo, inoltre alla vigilia della partenza il ministro italiano Mameli, che era andato a salutare la Regina Giovanna, prima di congedarsi da lei le aveva consegnato un passaporto italiano

intestato alla “Contessa Giovanna Rylski” ed ai suoi due bambini. Le autorità bulgare avevano poi scortato fino ad Alessandria d’Egitto la Regina e la sua famiglia, inviando due commissari politici ed il Generale Markolev, che van-tava ancora la carica di aiutante del gio-vane Re Simeone II. La Regina Giovanna, lasciando il paese dove aveva regnato, non portò nulla con sé ad eccezione di poche valige e casse con oggetti personali, una copia del film del funerale di Re Boris ed una copia del volume per il venticinquesimo anniversa-rio del Regno che era caduto il 3 ottobre 1943, solo trentacinque giorni dopo la morte di Re Boris III. Aveva chiesto alle autorità di Sofia di farle pervenire i libri della sua biblioteca privata, ma le fu ri-sposto che sarebbe stato troppo complica-to, trattandosi di un carico molto pesante. Dopo un viaggio lentissimo durato tredici giorni gli esuli giunsero finalmente nel porto di Alessandria d’Egitto.

ESILIO

Sofia oggi

Page 15: G DI SAVOIA . R , REGINA B DEI BULGARI - Tricolore Italia · ma Regina di Bulgaria dal 1908 al 1917, anno nel quale morì. Il 3 ottobre del 1918, a seguito ... ed il cosiddetto “mestiere”

SPECIALE - GIOVANNA DI SAVOIA. REGINA DEI BULGARI

pagina 15 - numero 179, 13 novembre 2004 www.tricolore-italia.com TRICOLORE

Giunta finalmente in Egitto, la Regina Giovanna, con i figli Luisa e Simeone, le fedeli dame di Corte Hélène e Bebe Pe-trov (che avevano condiviso con lei ansie e pericoli), il Colonnello Maltcev (con la moglie e due figli, già addetto alla resi-denza reale che aveva validamente contri-buito alla protezione ed alla sicurezza della Famiglia Reale nell’ultimo dramma-tico periodo del suo soggiorno in Patria) ed alcuni fidi domestici (che avevano fatto parte della Guardia personale di Re Boris III, tra cui il fedelissimo Dimitri Andonov che la seguirà a Madrid), potè, dopo circa cinque anni, riabbracciare i suoi genitori: Re Vittorio Emanuele III e la Regina Elena, la sorella Jolanda ed il cognato Giorgio Calvi di Bergolo, con i loro figli. La Regina, benché avesse avuto assicura-zione dai dirigenti bulgari che le sarebbe stato devoluto dal parlamento di Sofia a favore del piccolo Simeone un assegno annuo per poter provvedere alla sua edu-cazione ed istruzione fino al raggiungi-mento della maggiore età, in realtà non ricevette nulla. Dopo un breve periodo trascorso in un albergo di Alessandria d’Egitto, i nuovi esuli affittarono una villetta di proprietà dei signori Limongelli, napoletani, molto gentili. La casa ammobiliata era situata in un quartiere lontano dal centro di Ales-sandria e non molto distante dalla Villa Jela, abitazione dei Reali d’Italia. Si trovava nel quartiere denominato Mu-staphà Pachà, una località amena e solita-ria, adatta al temperamento ed allo stato d’animo della Regina che in quel momen-to difficile della sua vita, dopo la bufera che era imperversata su di Lei e sulla Sua famiglia, era desiderosa di condurre un’e-sistenza tranquilla e ritirata. Essendo priva di mezzi finanziari, per vivere la Regina dovette vendere dei

gioielli ed alcuni oggetti. La mancanza di denaro divenne un grave problema per un certo periodo della sua vita, benché potes-se contare sulla generosità della Regina Elena, che la invitava con i nipoti spesso a pranzo e a pesca. A proposito della generosità della Regina Elena, riportiamo una testimonianza di Re Simeone II dei Bulgari: “Certo, io posso testimoniare che la generosità di nonna Elena era davvero fuori del comune. Mammà diceva sempre che aveva “le mani bucate”. Quando con mia madre e mia sorella, nel ’46 partimmo per l’esilio lei e nonno Vittorio Emanuele ci accolse-ro ad Alessandria d’Egitto. Era un mo-mento molto difficile per mia madre, con due figli da crescere e senza più alcuna liquidità. La nonna, per aiutarla senza mortificarla, le regalava dei gomitoli: quando finivano, scoprivamo sempre che la lana era stata avvolta attorno ad una banconota da venti lire egiziane.” Un altro problema era quello dell’educa-zione dei figli: Simeone aveva cominciato i suoi studi a sei anni in Bulgaria con due istruttori a Vrania, ovviamente in bulgaro. Il piccolo Re, quando giunse ad Alessan-dria sapeva parlare oltre al bulgaro anche l’italiano, che aveva appreso dalla madre e dalla sorella, e il tedesco, perché in Bul-garia aveva avuto una nurse tedesca. Non conosceva però neppure una parola di inglese e quando entrò al Victoria College ebbe difficoltà con la lingua, così come la sorella Maria Luisa, che frequen-tò il Sacro Cuore. Ecco come ricorda il periodo egiziano della Famiglia Reale di Bulgaria un testi-mone di quegli anni lontani, il Barone Tito Torella di Romagnano, ultimo aiu-tante di campo di Re Vittorio Emanuele III, nel suo libro di memorie “Villa Jela”: “La Regina Giovanna dallo sguardo dol-ce e buono, talvolta triste e pensieroso

vive tutta concentrata nell’affetto e nell’educa-zione dei figli, vedendo poca gente e recandosi solo di quando in quan-do in città per qualche compera. La Principes-sa Maria Luisa, che ha recentemente compiuto quindici anni, ricorda nei fini lineamenti il Padre; il Re Simeone, che ne compirà prossi-

mamente 11, ha lo sguardo vivo e intelli-gente ed ha già una sua personalità. Entrambi frequentano istituti d’istruzione inglesi, distanti uno dall’altro, ed hanno già acquistato una buona conoscenza della lingua, di cui prima non conosceva-no che i primi elementi. Ogni mattina gli autobus delle rispettive scuole passano a prenderli a casa, ripor-tandoveli al termine delle lezioni. Nel pomeriggio, fratello e sorella, quando non hanno troppi compiti da fare, vanno in bicicletta e qualche volta al cinemato-grafo, ma più spesso a giocare nel giardi-no di Villa Jela, dove la nonna li colma di dolciumi e di carezze. L’estate scorsa, sotto la vigile sorveglian-za materna, trascorrevano l’intera matti-nata alla più vicina spiaggia ed erano desolati quando, giungendo allo stabili-mento, trovavano issata la bandiera nera che non consentiva di fare il bagno, e ancor più lo furono quando, con lo scop-pio dell’epidemia di colera, fu personal-mente vietato bagnarsi. La Regina Giovanna, però, non ama ri-manere a lungo in Egitto; ha la nostalgia delle belle montagne e foreste alle quali era abituata in Italia e in Bulgaria. Il suo sogno è, pertanto, di lasciare, appena lo potrà, Alessandria e di andare a stabilirsi in una villetta possibilmente nei dintorni di Firenze.”

ANNI DIFFICILI

Page 16: G DI SAVOIA . R , REGINA B DEI BULGARI - Tricolore Italia · ma Regina di Bulgaria dal 1908 al 1917, anno nel quale morì. Il 3 ottobre del 1918, a seguito ... ed il cosiddetto “mestiere”

SPECIALE - GIOVANNA DI SAVOIA. REGINA DEI BULGARI

pagina 16 - numero 179, 13 novembre 2004 www.tricolore-italia.com TRICOLORE

Quando la Regina Elena si ammalò grave-mente e dovette lasciare Alessandria d’E-gitto per trasferirsi a Montpellier, anche la Regina Giovanna non ebbe più motivo di rimanere in Egitto e pensò di trasferirsi in Italia. Fece quindi richiesta alle autorità italiane, ma le fu risposto che poiché il governo italiano aveva buone relazioni con la Repubblica Bulgara la presenza della Regina nel nostro paese non sarebbe stata opportuna. Fu invece il Generalissimo Franco che, con gesto generoso, offrì ospitalità all’-illustre esule, offrendole un passaporto diplomatico e sicurezza in Spagna. La Regina Giovanna acquistò, grazie all’-aiuto della Regina Elena, una villa nel quartiere metropolitano di Madrid. Nella nuova sistemazione la Principessa Maria Luisa poté seguire il corso di infermiera della Croce Rossa e Simeone entrò nel liceo francese, iscrivendosi ai corsi di baccalaureato di lettere e filosofia. A Madrid Simeone celebrò, il 16 giugno 1955, il suo diciottesimo compleanno. Nel giardino della villa venne eretta una tenda da campo per celebrare la Messa, giunsero per l’occasione gruppi di esuli bulgari da tutto il mondo. Tra i presenti vi erano Re Umberto II, che insignì il nipote del Collare della Santissima Annunziata, il Principe Nicola di Romania, il Duca di Nemours e tre ministri del governo spa-gnolo. Il giovane Re lesse un proclama al popolo bulgaro nel quale egli riaffermava la sua volontà di rimanere fedele alla Co-stituzione di Tirnovo ed ai principi della Bulgaria libera. Il proclama venne illu-strato alla stampa internazionale presente a Madrid in una conferenza stampa. Nel settembre successivo Simeone partì per gli Stati Uniti dove entrò all’Accade-mia militare di Valley Forge, dove rimase fino al luglio del 1959 quando, terminato il corso, ritornò a Madrid. La vita della Regina Giovanna a Madrid trascorreva nella assoluta tranquillità. Viveva di ricordi, di viaggi, di letture, trascorreva il tempo a dipingere ed a rica-mare, confezionando molti paramenti sacri che donò a diverse chiese, e curava il giardino della villa. La Regina Giovanna pose sempre al pri-mo posto la sua grande fede in Cristo che la sostenne durante la sua travagliata esi-stenza, anche nei momenti più difficili. Tutti gli anni si recava a Montpellier sulla tomba della Regina Elena, a fianco del

fratello Re Um-berto II. Venne sovente anche in Italia a visitare Villa Ada, già Villa Savoia, dove aveva tra-scorso la sua gio-vinezza, faceva visita alla sorella Jolanda, inoltre si recava dalla so-rella Maria sulla Costa Azzurra, a Mandelieu. Non mancava mai, duranti i viaggi in Italia, di fare una sosta all’amata Assisi per pregare nella basilica di San Francesco. Nel 1962 quando Re Simeone si sposò con l’aristocratica spagnola Margarita Gomez-Acébo y Cijuela, Giovanna donò al figlio la sua villa e decise di trasferirsi a vivere in Portogallo, ad Estoril, a pochi chilometri da Cascais dove risiedeva il fratello Re Umberto, al quale era molto legata. Si sistemò in una villetta a strapiombo sull’oceano con un piccolo giardino dove coltivava le piante verdi che provenivano dall’amata Bulgaria, le zdravets, che era-no amate dai bulgari. Nel 1983 morì Re Umberto II e così la Regina Giovanna si ritrovò ancora una volta sola nella sua villa di Estoril di fron-te all’oceano. La sua solitudine era però interrotta dalle frequenti visite dei figli Simeone e Maria Luisa e dei numerosi nipoti. Giovanna era una nonna molto affettuosa. A seguito della caduta del muro di Berli-no nel 1989, anche in Bulgaria cadde il regime comunista che per più di quarant’-anni aveva dominato il paese e che sem-brava incrollabile. Per la Bulgaria si aprivano nuovi scenari politici e nuove prospettive. Nel maggio del 1991 la Bulgaria aprì per la prima volta le sue frontiere ad un espo-nente della Famiglia Reale, si trattava della Principessa Maria Luisa che aveva accolto l’invito rivoltole dai direttori di scuole e di ospizi che avevano chiesto il suo patronato. Due anni dopo, nell’agosto del 1993, in occasione dei cinquant’anni della morte di Re Boris III, all’età di ottantasei anni,

la Regina Giovanna poté realizzare un sogno della sua vita: ritornare nell’amata terra bulgara dove era stata Regina. Nel novembre del 1993 l’anziana Regina aveva detto: “Voglio rivedere ancora una volta la Bulgaria. E poi, quando il Signore deciderà di porre fine alla mia giornata terrena, vorrò essere sepolta ad Assisi, la città dove mi sono sposata, un’infinità di anni fa…la Bulgaria dov’è un pezzo del mio cuore, dichiarò accarezzando con lo sguardo le zdravets fiorite nel suo giardi-no di Estoril, la Bulgaria…poi chiuderò gli occhi serena, e l’ultimo viaggio sarà ad Assisi…” Ed il penultimo desiderio di Giovanna di Savoia si realizzò. Fu accolta dai bulgari con un calore che neppure lei stessa poteva immaginare. Il popolo bulgaro anche dopo quasi cin-quant’anni non aveva dimenticato la sua Regina ed aveva continuato ad amarla, fu così che quella visita fu un vero trionfo. Come ricorda la Principessa Maria Luisa, che l’accompagnò in quel viaggio: “la nuova ideologia imposta alle nuove gene-razioni non era riuscita a cancellare l’anti-ca cultura, le sane aspirazioni nazionali, i vecchi sentimenti suscitati dagli scrittori e dai poeti della Bulgaria libera. E per il popolo continuava a essere la Madre di quella Bulgaria”. La Bulgaria ritrovò così nelle persone della Famiglia Reale, nella Regina Gio-vanna, in Re Simeone II e nella Principes-sa Maria Luisa, che visitarono il paese dopo tanti anni di assenza, il suo legame con il proprio passato e con la propria tradizione.

RITORNO IN BULGARIA

La Valley Forge Military Academy

Page 17: G DI SAVOIA . R , REGINA B DEI BULGARI - Tricolore Italia · ma Regina di Bulgaria dal 1908 al 1917, anno nel quale morì. Il 3 ottobre del 1918, a seguito ... ed il cosiddetto “mestiere”

SPECIALE - GIOVANNA DI SAVOIA. REGINA DEI BULGARI

pagina 17 - numero 179, 13 novembre 2004 www.tricolore-italia.com TRICOLORE

Nel 1990 una giornalista bulgara, Aglaia Kotceva, per la prima volta si recò in Por-togallo ad intervistare la Regina Giovan-na. Signora, raccontateci della vostra fami-glia e della vostra infanzia. “Mi ricordo molto bene di mia madre Elena del Montenegro. Lavorava molto. Quando avevo otto anni, durante la Prima Guerra Mondiale, organizzò un ospedale per i soldati nel palazzo a Roma. Ella vi si recava durante il giorno e spesso vi resta-va anche la notte per curare i malati. Quello stesso anno abbiamo fatto l’albero di Natale per i feriti, è stato molto bello. Ma tutto questo è così lontano… Mia nonna era una bellissima donna, par-lava solo il montenegrino, che io imparai solo più tardi. Noi eravamo una famiglia molto numerosa, credo che avevo più di quattordici zie, conoscevo solo quelle che erano in Russia. Quanto ai miei fratelli e sorelle, era con Mafalda che ero più affia-tata. Maria era la più piccola, mio fratello era militare e tornava a casa raramente, Noi vivevamo con nostra madre a palaz-zo. Poi ci siamo spostati in una grande villa che era molto più confortevole.” Quando eravate sposata, la vostra fami-glia venne a visitarvi in Bulgaria? “ Mafalda passava generalmente le sue vacanze in Germania e poi veniva da noi in Bulgaria, andava molto d’accor-do con mio marito. La mia sorella maggiore non poteva venire spesso, perché seguiva Giorgio Calvi, suo marito, al reparto. Fu tuttavia presente alla nascita di Simeo-ne. Mia madre venne per la nascita di Maria Luisa, il 13 gennaio 1933. Mio fratello e mio padre non sono mai potuti venire. In quegli anni, sapere, non sarebbe stato sicuro. Tuttavia potevo in-contrarli quando venivo in Italia. Boris mi lasciava tornare una volta all’anno nel mio paese d’origine, soprattutto d’estate, e a volte anche con i bambini.” Quante lingue parlate? “Il bulgaro, ovviamente, l’italiano, il fran-cese, l’inglese ed il tedesco, che ho impa-rato ascoltandolo. Parlo anche lo spagnolo perché ho vissuto in Spagna. Un poco di portoghese, che tuttavia mischio con l’ita-liano e lo spagnolo.” Ci potete raccontare il vostro incontro

con Re Boris? “L’ho visto la prima volta il 25 settembre 1927. Faceva un viaggio attraverso l’Europa con suo fratello Cirillo. Sono venuti da mio padre, benché fossimo cugini non ci cono-scevamo. In seguito è ritorna-to per il matrimonio di mio fratello a Roma. Poi ci siamo fidanzati e sposa-ti; avrei voluto che il nostro matrimonio fosse celebrato nella stessa data dell’anniver-sario di quello dei mie genito-ri. Ma fu impossibile perché era venerdì ed in Italia non ci si sposa mai in quel giorno. Dunque ci siamo sposati il 25 ottobre 1930 nella piccola chiesa di san Francesco ad Assisi. Non fu un matrimonio grandioso. Il marito di Mafal-da era stato incaricato dell’or-ga-nizzazione. C’erano dei seminaristi bulga-ri che facevano là i loro studi. Sono convinta che vi siano ancora in quel luogo dei mona-ci bulgari. Dopo la cerimonia ci siamo imbarcati sulla nave reale “Re Ferdinan-do” verso la Bulgaria. A Sofia ci fu un rito nella cattedrale Alessandro Newski. Fu magnifico. Ho conservato una bellissima icona che mi fu offerta al mio arrivo in Bulgaria. Si trova ancora oggi nella mia camera. Gra-zie a Dio ho potuto salvarla dai bombar-damenti.” Credo che fosse Re Boris a guidare il treno che vi condusse a Sofia? “No, non in quel momento, ma tutte le volte che viaggiammo per il paese dopo il nostro matrimonio fu lui a guidare la lo-comotiva. Il Re Alessandro di Serbia ha detto che Boris guidava il treno con la sessa facilità dell’automo-bile. Quando era venuto in Italia per sposarmi, si era fermato in una stazione e si era sofferma-to ad esaminare la locomotiva. Quando il conduttore del treno l’ha visto, non sapen-do chi fosse, gli ha proposto di avvicinar-si. Boris è saltato subito al suo fianco.” Il Re Boris vi parlava dei suoi problemi? “Non abbiamo mai parlato di politica. Credo che questo lo rendesse molto feli-

ce. Secondo me, quando un uomo rientra a casa sua deve parlare di tutto tranne che del suo lavoro. Inoltre io non amo occu-parmi di politica, com’è tradizione della mia famiglia da secoli. Le donne non si sono mai intromesse nella politica ed è molto bene così. Il Re era tanto intelligen-te che non aveva affatto bisogno dei miei consigli.” In che lingua parlavate tra di voi? “In francese. La prima volta che ci siamo incontrati ci siamo parlati in francese ed abbiamo continuato sempre così.” Qual è il vostro più bel ricordo di Re Boris III? “Mi ricordo molto bene che a Varna, vici-no alla sponda, c’erano delle tombe di soldati russi sconosciuti della guerra rus-so-turca del 1878. Erano stati uccisi du-rante la liberazione di Sofia. Rivedo le loro croci di forma ortodossa. Ogni anno, il 3 marzo, per la celebrazione della fine della guerra, il Re andava a deporre dei fiori sulle loro tombe, che credo esistano ancora. Almeno queste tombe saranno state lasciate in pace. Questo non accadde ahimè alla tomba del Re.”

LA REGINA GIOVANNA PARLA AI BULGARI

Re Boris III

Page 18: G DI SAVOIA . R , REGINA B DEI BULGARI - Tricolore Italia · ma Regina di Bulgaria dal 1908 al 1917, anno nel quale morì. Il 3 ottobre del 1918, a seguito ... ed il cosiddetto “mestiere”

SPECIALE - GIOVANNA DI SAVOIA. REGINA DEI BULGARI

pagina 18 - numero 179, 13 novembre 2004 www.tricolore-italia.com TRICOLORE

Perché avete scelto il monastero di Rila come sepoltura del Re? “ Il Re era molto religioso. Adorava que-sto luogo. Mi aveva detto che avrebbe desiderato molto riposarvi in pace.” Sostenete la tesi che il Re non sarebbe morto di morte naturale? “ Ascoltate, io non amo parlare di questo perché è molto triste. Durante tutto il pe-riodo del nostro matrimonio, non l’ho mai visto malato, mai…” Potete parlarci del periodo dal 1944 al 1946? “Era molto duro, vivevamo a Varna. E’ meglio dimenticare…Non abbiamo mai subito interrogatori. Ma mi ricordo che all’epoca avevo un armonium. Alcuni uomini sono venuti a perquisire il palaz-zo. Hanno aperto persino l’armonium e cercato di sapere che cosa c’era scritto nei miei quaderni di musica.” Come vi è stato annunciato che dovevate abbandonare il paese? “Dopo che alcuni dei nostri furono uccisi, ho detto al reggente che non volevo più restare nel paese. Mi è stato risposto che ero una donna isterica. Ho risposto loro che sapevo molto bene quello che dicevo. Quando in seguito mi hanno pregato di restare per il paese, ho risposto che poiché era “ per” il paese, allora sarei rimasta. Poi hanno organizzato un referendum. Mi è stato detto che c’era una nave turca che se ne sarebbe andata entro otto giorni, è così che siamo partiti in treno fino ad I-stanbul. Ma, purtroppo, non ho potuto dire addio ad alcuni conoscenti. Io sapevo che partivo per lungo tempo…Siamo arri-vati ad Alessandria dov’erano i miei geni-tori e siamo rimati in Egitto per cinque anni. Ho mandato Simeone a studiare al “Victoria College” nell’Africa settentrio-nale. Maria Luisa è andata dalle religiose di Alessandria. Poi abbiamo vissuto a

Madrid in una villa che ho potuto acqui-stare grazie all’aiuto di mia madre. E’ là che vivono Simeone e sua moglie. Due anni prima del loro matrimonio, avevo preso questa casa a Estoril in Portogallo. Volevo stare vicino al mare, sebbene noi fossimo di origine montanara. Qui la vita è più allegra…” Oggi siete una nonna felice? “Si, ho nove nipoti e una pronipote, figlia di Herman; abita a Toronto. Herman è il figlio di Maria Luisa.” Siete legata a tutte le famiglie reali euro-pee? “La mia bisnonna era austriaca, la bisnon-na di Boris era della mia famiglia. Dun-que eravamo parenti. La linea austriaca era una volta molto numerosa, poiché questa parte dell’Europa era cattolica, spesso i matrimoni erano fatti con loro. Io sono cattolica, ma mio marito ed i miei figli sono ortodossi, perché un tempo non i cambiava religione così facilmente come oggi.” A Sofia avevate una bellissima collezio-ne di tappeti? “Si, ma non so che cosa ne sia stato, ave-vo anche dei bellissimi libri. Mi era stato detto che me li avrebbero mandati, ma non è stato fatto. Quando li ho chiesti di nuovo, mi è stato risposto che potevano vendermeli. Io non ho nemmeno rispo-sto!” Suonate qualche strumento? “Si, il piano ed il violoncello.

Quando ho lasciato la Bulgaria ho regala-to il mio violoncello a uno dei miei inse-gnanti. Nei primi anni in Egitto non avevo molto tempo, ma suonavo anche l’armo-nium.” Quale piatto bulgaro vi piace di più? “La prima cosa che ho mangiato sulla nave Re Ferdinando, quando sono arrivata in Bulgaria, è stata la moussakà. Mi piac-ciono molto anche le fave con l’olio d’oli-va. Adoro il riso al latte ed il tarator (una zuppa fredda di cetriolo e yogurt). Insom-ma mi piacciono molte cose. Ma non mi piace affatto cucinare.” Quando vi è venuta l’idea di scrivere le vostre memorie? “Questo è dovuto al caso. Avevo l’inten-zione di aiutare i miei compatrioti che vivevano allora in Italia. Il denaro ottenu-to è stato mandato a loro. Purtroppo non ho potuto dire molto nel libro, perché a quell’epoca se avessi citato certi nomi o certi avvenimenti avrei messo in pericolo delle persone che erano rimaste in Bulga-ria.” Signora, tornereste in Bulgaria? “Qualsiasi essere umano che appartenga ad un paese vorrebbe ritornarvi. Non vo-glio dirvi altro, perché non si sa mai. Ho avuto occasione di vedere i cambiamenti sulle foto e in alcuni filmati.” Da dove viene il vostro ottimismo nono-stante gli avvenimenti che avete vissuto? “In primo luogo sono molto credente, poi ho una volontà molto forte”.

Il monastero di Rila

Estoril oggi

Page 19: G DI SAVOIA . R , REGINA B DEI BULGARI - Tricolore Italia · ma Regina di Bulgaria dal 1908 al 1917, anno nel quale morì. Il 3 ottobre del 1918, a seguito ... ed il cosiddetto “mestiere”

SPECIALE - GIOVANNA DI SAVOIA. REGINA DEI BULGARI

pagina 19 - numero 179, 13 novembre 2004 www.tricolore-italia.com TRICOLORE

La Regina Giovanna si spense ad Estoril, dove abitava, il 26 febbraio del 2000. Nel novembre di quello stesso anno a-vrebbe compiuto i novantatré anni. I suoi funerali ebbero luogo ad Estoril, in Portogallo, dove la Regina aveva vissuto dal 1962, il 2 marzo successivo. C’era il gotha al completo per rendere l’estremo omaggio alla Regina dei Bulga-ri, ad una donna che con il suo stile di vita aveva incarnato la regalità nel senso più autentico del termine e che attraverso la sua lunga e trava-gliata esistenza era stata una delle ultime testimoni e protagoniste del secolo nel quale era vissuta: il Novecento. Nella Chiesa era-no presenti il Re di Spagna Juan Carlos I con la Regina Sofia e le loro figlie, le In-fanti Elena e Cristina, a testimonianza del legame d’amicizia che lega la Famiglia Reale spagnola con quella di Bulgaria, il Duca e la Duchessa di Braganza, Sovrani di quella terra portoghese che aveva gene-rosamente ospitato la Regina Giovanna nell’ultimo periodo della sua vita, il Prin-cipe Vittorio Emanuele e la Principessa Marina di Savoia, il Langravio Maurizio d’Assia, la Principessa Chantal di Borbo-ne-Parma, la Duchessa Sofia di Wurtem-berg, la Principessa Teresa d’Orléans-Braganza, sorella della Contessa di Parigi. Al primo posto erano seduti i due figli della defunta Sovrana, il Re Simeone II di Bulgaria e la Principessa Maria Luisa. La bara era coperta dalla bandiera di Bul-garia ed all’uscita dalla chiesa venne por-tata dai numerosi nipoti della Regina: i Principi Kardam, Cirillo, Kubrat, Costan-tino e Kalina dei Bulgari, i cinque figli di Re Simeone II, e dai Principi Carlo-Boris

e Herman di Leiningen, Alessandra e Pa-olo Chrobok, i quattro figli della Princi-pessa Maria Luisa. Poiché l’ultimo desiderio espresso dalla Regina Giovanna era quello di riposare ad Assisi, nella località dove si era sposata settant’anni prima, dopo i funerali di E-storil, la Regina Giovanna compì il suo ultimo viaggio verso l’Italia, la terra della sua famiglia e dove lei era nata. La Regina Giovanna era molto legata ad Assisi ed era diventata terziaria francesca-

na per sentirsi più vicina al suo San Francesco d’Assisi, l’ade-sione allo spirito francescano si-gnificava per lei una maggiore conformità al Vangelo: vivere nel mondo es-sendo testimoni della salvezza, meditando sulla

parola di Dio. Nella Chiesa inferiore della Basilica di Assisi, il 4 marzo 2000, festa del Beato Conte di Savoia Umberto III, si è quindi svolta una seconda cerimonia religiosa, alla quale hanno partecipato oltre ai figli Simeone II, con la Regina Margherita, e Maria Luisa anche numerosi esponenti di Casa Savoia: il Langravio Maurizio d’As-sia, la Contessa Maria Ludovica Calvi di Bergolo, la Principessa Marina di Savoia, non era potuto essere presente il Principe Vittorio Emanuele di Savoia, perché a quell’epoca vigeva ancora la XIII disposi-zione transitoria della Costituzione che ne impediva il soggiorno in Italia, ed i Duchi d’Aosta. La bara della Regina era ricoper-ta dalla bandiera della Bulgaria e da quel-la italiana. La città di Assisi volle rendere omaggio alla Regina Giovanna che era molto lega-ta a quella terra. Lo stesso 4 marzo, gior-

no dei funerali, nella Sala Biblioteca Francescana alle 17.30 venne ricordata la figura della Regina, dopo l’introduzione di P. Gianmaria Polidoro, Guardiano del Convento Chiesa Nuova, da P. Enzo For-tunato, Francescano del Sacro Convento e dal Dott. Massimo Bubboli, giornalista. Seguì la proiezione del filmato originale del matrimonio della Regina con Re Boris III celebrato in Assisi il 25 ottobre 1930. La Regina Giovanna è stata tumulata nel-la Cappella dei Francescani. Non è l’uni-ca Principessa di Savoia che riposa ad Assisi. Al sacro Convento è infatti sepolta anche Maria Apollonia, settima figlia del Duca Carlo Emanuele I di Savoia e di Caterina d’Austria. La Principessa Maria Apollonia, nata a Torino l’8 febbraio 1594 e morta a Roma il 13 luglio 1656, fu sepolta rivestita del suo consunto abito francescano. Ella ave-va rifiutato il matrimonio entrando, insie-me alla sorella Francesca Caterina, nel Terzo Ordine Francescano e diventando amica di S.Giuseppe da Copertino e pro-tettrice dei Minori Conventuali e dei Ri-formati. Giunta a Roma nel 1653, andò ad abitare prima in Borgo e poi a palazzo Corsaro alla Stamperia dove è stata posta una lapi-de a ricordo del suo soggiorno. Fu molto amata dai romani per le sue opere di cari-tà rivolte principalmente a favore delle Confraternite e degli Ordini Religiosi. Maria Apollonia, che era stata sepolta nella chiesa dei SS.Apostoli di Roma a causa della peste che si era diffusa nella città, secondo il suo desiderio nel 1662 venne traslata ad Assisi nella Basilica di San Francesco, nel transetto di sinistra della Chiesa inferiore. Fu lo stesso Papa che fece arrivare da Roma le lapidi scol-pite appositamente per il suo sepolcro. La tomba della Regina Giovanna si trova invece nel cimitero comunale, nella tom-ba dei frati. Sulla sua lapide accanto al nome è inciso il motto: “Pax et Bonum”.

I FUNERALI DELLA REGINA GIOVANNA

Assisi

Page 20: G DI SAVOIA . R , REGINA B DEI BULGARI - Tricolore Italia · ma Regina di Bulgaria dal 1908 al 1917, anno nel quale morì. Il 3 ottobre del 1918, a seguito ... ed il cosiddetto “mestiere”

SPECIALE - GIOVANNA DI SAVOIA. REGINA DEI BULGARI

pagina 20 - numero 179, 13 novembre 2004 www.tricolore-italia.com TRICOLORE

Se ripercorriamo le tappe della lunga e travagliata esistenza della Regina Giovan-na, della quale ricorre il prossimo 13 no-vembre il centenario della nascita, notia-mo un fatto singolare. Questa Principessa sabauda, che con il suo matrimonio con Re Boris III divenne Regina dei Bulgari, trascorse il periodo più lungo della propria vita non nella sua patria d’origine, l’Italia, e neppure nella terra di Bulgaria dove regnò, ma in un paese lontano ed estraneo a tutte queste vicende: il Portogallo. Fu proprio in Portogallo che Giovanna di Savoia trascorse ben trentotto lunghi anni, cioè la parte terminale della propria esi-stenza, dal 1962, anno in cui lasciò il Re-gno di Spagna, in seguito al matrimonio di suo figlio Re Simeone II con la nobil-donna spagnola Margherita Gomez Ace-bo, ai quali donò la sua villa di Madrid, scegliendo come località di soggiorno la cittadina di Estoril sulla costa atlantica portoghese. “Non voglio fare la solita suocera, perciò mi allontano” disse Gio-vanna di Savoia. Si trasferì così in Portogallo, a tre chilo-metri da Cascais, dove dal 1946 viveva in esilio suo fratello Re Umberto II e ne con-divise lunghi anni di solitudine. L’abitazione di Giovanna di Savoia era una villetta posta in posizione molto illu-minata, perché Ella amava il sole, a stra-piombo sull’Oceano Atlantico, nella qua-le si era però circondata di molte cose che le ricordavano l’amata terra di Bulgaria. La sua camera era una copia di quella che un tempo aveva avuto a Sofia, nel suo giardino Giovanna coltivava con amore-vole cura le zdravets, quelle piante verdi provenienti dalla Bulgaria e che sono ve-nerate dai Bulgari con un sentimento qua-si religioso. A novant’anni la Regina Giovanna decise di realizzare un progetto al quale teneva da molto tempo: fece costruire una picco-la chiesa cattolica nel giardino della sua casa di Estoril. La chiesetta venne dise-gnata da un architetto bulgaro ed il 19 marzo 1999 l’edificio venne benedetto. Dopo la sua morte la cappelletta venne trasportata nel giardino dell’Ambasciata bulgara di Lisbona e mutata al culto orto-dosso. E’ diventata la prima ed unica chiesa ortodossa in Portogallo dove i fe-deli bulgari possono recarsi a pregare in ricordo di quella che fu la loro indimenti-cabile Regina.

Giovanna di Savoia, nello scegliere il Por-togallo, quale luogo di resi-denza, continuò un’antica tradi-zione di legami tra la Casa di Savoia ed il Portogallo. Questi vincoli sono molto anti-chi. Alcune Principesse Sa-baude divennero Regine del Portogallo, dalla Contessa Matilde o Mafalda, sorella del Beato Um-berto III, che sposò Alfonso I di Portogal-lo, alla Principessa Maria Pia di Savoia, figlia di Re Vittorio Emanuele II, che sposò Don Luigi I di Braganza e che fu Regina del Portogallo dal 1862 al 1889. Occorre poi ricordare, per completare il quadro dei legami tra le due Corti, che Carlo III, Duca di Savoia aveva sposato Beatrice del Portogallo, la figlia di Ma-nuel I e di Maria di Castiglia. In Portogallo, ad Oporto, trascorse poi gli ultimi mesi della sua vita Re Carlo Alber-to, che scelse quella lontana terra quale luogo d’esilio dopo l’abdicazione che seguì la sconfitta di Novara e che vi morì il 28 agosto 1849 nella solitaria Villa En-tre Quintas. Ed ancora in Portogallo trascorse trenta-sette lunghi anni d’esilio Re Umberto II, prima a Sintra e poi a Cascais, anche lui in una villa prospiciente l’Oceano Atlanti-co. Confidò Re Umberto al giornalista Giovanni Mosca, in uno dei famosi “Colloqui a Cascais”: “La storia della mia Casa è una storia, insieme alle glorie ed ai trionfi, di dolori e di sventure. Su questa medesima terra, di fronte allo stesso Oceano che si scorge da qui, morì Carlo Alberto. Qui morì infelice, parecchi secoli or sono, la Contessa Matilde di Savoia, prima Regina del Portogallo. Non è la prima volta che anch’io sono in esilio. Non per la prima volta io morirei di fronte a que-sto mare”. Il visitatore che in Portogallo si rechi al Palazzo Nazionale di Sintra ancora oggi potrà ammirare nelle magnifiche cucine del Palazzo, famose per i suoi due celebri ed enormi comignoli, un bello stemma

matrimoniale con le armi delle casate dei Savoia e dei Braganza. Lo stemma si rife-risce infatti al matrimonio del Re Don Louis I di Braganza con la Principessa Maria Pia di Savoia che fu Regina del Portogallo e, rimasta vedova, visse per un certo periodo di tempo negli appartamenti del Palazzo Nazionale di Sintra.

LA REGINA GIOVANNA ED IL PORTOGALLO

Sintra

TRICOLORE Quindicinale d’informazione stampato in proprio (Reg. Trib. Bergamo n. 25 del 28-09-04)

© copyright Tricolore - riproduzione vietata

Direttore Responsabile: Dr. Riccardo Poli

Redazione: v. Stezzano n. 7/a - 24052 Azzano S.P. (BG) E-mail: [email protected]

Comitato di Redazione: C. Bindolini, A. Casirati, L. Gabanizza, B. Paccani, G. Vicini

Tutto il materiale pubblicato è protetto dalle leggi internazionali sul diritto d’autore. Ne è quindi proi-bita la diffusione, con qualunque mezzo, senza il preventivo consenso scritto della Redazione. Il materiale pubblicato può provenire anche da siti internet, considerati di dominio pubblico. Qualora gli autori desiderassero evitarne la diffusione, po-tranno inviare la loro richiesta alla Redazione ([email protected]), che provvederà immediatamente. Gli indirizzi e-mail presenti nel nostro archivio provengono da contatti personali o da elenchi e servizi di pubblico dominio o pubblica-ti. In ottemperanza alle norme sulla tutela delle persone e di altri soggetti rispetto al trattamento di dati personali, in ogni momento è possibile modifi-care o cancellare i dati presenti nel nostro archivio. Nel caso le nostre comunicazioni non fossero di vostro interesse, sarà possibile interromperle invian-do una e-mail alla Redazione, elencando gli indirizzi e-mail da rimuovere e indicando nell’oggetto del messaggio “Cancellami".

Tricolore aderisce al Coordinamento Monarchico Italiano Questo periodico è associato alla Unione Stampa Periodica Italiana