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Cap. III Morfologia dell’esperienza umana e genealogia dell’educazione, dellasaa formazione e dell’istruzione G. Bertagna, Dall’educazione alla pedagogia. Avvio al lessico pedagogico e alla teoria dell’educazione, La Scuola, Brescia 2010

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Cap. III Morfologia dell’esperienza umana e genealogia dell’educazione, dellasaa

formazione e dell’istruzione

G. Bertagna, Dall’educazione alla pedagogia. Avvio al lessico pedagogico e alla teoria

dell’educazione, La Scuola, Brescia 2010

1. I sensi e il movimento (1)

5 sensi + “sesto senso” (senso motorio) Es. Condillac, 1754: Apologo della statua (p. 53)

1. I sensi e il movimento (2) Gli autori che, nel corso della storia, si sono interessati al movimento, si sono resi conto, ben presto, che per spiegarlo non bastava far riferimento ai cinque sensi, ma occorreva contemplare l’esistenza di un altro elemento. Aristotele l’ha chiamato senso generale, De Condillac sesto senso, Scherrington propriocezione; modalità diverse per dar voce a un senso che si distingue dai cinque sensi tradizionali perché è legato in qualche modo al movimento, condizione necessaria per accedere ad una conoscenza più profonda della realtà.

2. Le pulsioni (1) Impulsi istintuali fisici e psichici tanto

indeterminati quanto irresistibili che costringerebbero a ben determinati comportamenti comuni a tutti gli uomini per l’intera loro vita individuale e di specie (p. 56)

2. Le pulsioni (2) Tipologie: � Biofisiologiche: fame, sete, incorporazione,

evacuazione � Biologiche elementari: starnuto, sbadiglio � Psichiche

•  Erós/thánatos •  Aggrapparsi/attaccarsi

•  Credenza/fiducia •  Il seno

•  Il sogno •  L’altro

Esempioà La fame (pulsione biofisiologica)

Qualche ora dopo i pasto il livello degli zuccheri nel sangue diminuisce e i neuroni dell’ipotalamo avvertono questo cambiamento; l’attivazione del relativo schema innato fa sì che il cervello modifichi lo stato del corpo in modo che possa aumentare la probabilità di correzione. Sentendosi affamati, il corpo avvia azioni atte alla ricerca di cibo. L’ingestione di cibo determina una correzione del tasso di zuccheri nel sangue che aumentano mentre gli opportuni neuroni pongono il corpo nello stato la cui esperienza costituisce il senso di sazietà. A. Damasio, L’errore di Cartesio, Adelphy, p. 174.

•  Eros e thanatos (psicoanalisi) Secondo Freud le pulsioni sono due: eros (amore) e thanatos (morte). Gli uomini, così come hanno i sensi, hanno anche una spinta (pulsione) ad operare, addirittura una reazione deterministica: l’eros (unità di tutti i sensi che desiderano il piacere); e la spinta opposta, thanatos, violenza, aggressività. Da queste spinte nascerebbero i comportamenti umani che mirano alla continua ricerca del piacere (eros)….così come a difendersi e offendere/uccidere i propri simili anche quando si sono arresi (unici nel mondo animale). Nella morfologia dell’esperienza tutti questi autori colgono solo alcuni aspetti dell’esperienza.

•  Aggrapparsi e attaccarsi (etologia)

Eusubel (?) Lorenz (etologi). Balint e Bowlby (psicoanalisti come Freud) I nuovi nati negli animali si aggrappano, si attaccano in senso fisico, nel caso descritto da Lorenz, le oche seguono Lorenz se questo è presente al momento della nascita. Così il bambino alla nascita lo si mette sulla pancia della madre, per consentire l’attaccamento. Come anche il bambino che alla nascita stringe le mani di chi lo afferra quasi come appeso a un filo, aggrappato (la roba di Verga, gli oggetti transizionali di Winnicott). Una spinta a stare a galla…ad appoggiarsi a qualche cosa o a qualcuno (persone amate, al leader del gruppo, all’ideologo di turno). Il tutto per sostenere e sostenersi a vicenda Anche in questo caso si tratta di una spinta istintuale.

•  Credenza e fiducia (psicologia) Indipendentemente dalle culture, gli uomini avrebbero una credenza spontanea, una pulsione naturale a credere, perché hanno fiducia (nella mamma innanzitutto). I bambini hanno la tendenza alla fiducia, qualsiasi cosa incontrino, anche fosse un leone, gli danno fiducia. � Bambino di 4 anni cui si dice che nella scatola ci sono caramelle, mentre ci sono matite. � Il mito del Chicago Man. Anche nelle decisioni economiche più complesse entrano sempre in gioco tutta una serie di emozioni e di sentimenti.

•  Il seno (M.Klein)

M. Klein (traduzione dell’aggrapparsi). E’ una riscrittura sul piano psicoanalitico della dinamica fiducia/non fiducia - seno buono/seno cattivo Se il bambino succhia il seno e non ha latte, elabora un’idea negativa della realtà (con influenza negativa anche sullo sviluppo cognitivo); se non riceve latte, morde e aggredisce il seno. Viceversa. Su questa angoscia del seno si instaurerebbero, secondo i Kleniani, non solo il conflitto cognitivo (vero e falso), emotivo (benessere/malessere), morale (buono e cattivo), giuridico (giusto e ingiusto), ma anche quello estetico (bello e brutto).

•  Il sogno (Freud - Jung) Due interpretazioni diverse del sogno: Freud. Il sogno ha una funzione eziologica, non predittiva (passatoàespressione dell’impulso libidico –tanatico). Il sogno è il frutto di una trasformazione degli impulsi di ciascuno. Sono voglioso di eros, faccio un sogno erotico; sono voglioso di aggressività, faccio un sogno violento. Jung. Il sogno ha una funzione simbolica – anticipante (futuro), di ciò che l’uomo probabilmente farà nella realtà, serve per dare un orientamento successivo. Nel sogno l’uomo comprende meglio che nella veglia in che direzione deve impegnarsi. Il sogno è la causa del comportamento dell’uomo perché è sintesi e frutto di tutti gli archetipi presenti nella storia.

•  L’altro (J.Lacan) E’ una pulsione che sta dentro tutti gli uomini, tutti gli uomini hanno bisogno di un altro, hanno bisogno di essere riconosciuti da un altro, cioè di essere amati. Qualche decennio prima della diagnosi di Lacan, Jean Paul Sartre identificava proprio nella «mancanza» il tratto costitutivo dell’umano. � Su questo «impulso» già Platone rifletteva parlando del mito dell’androgino, da cui il concetto di uomo come simbolo (non compiuto). � Anche le religioni stanno dentro questo desiderio di Altro (il senso religioso), perché l’uomo ha bisogno di una compagnia, pulsionalmente, cioè naturalmente.

3. Le emozioni e i sentimenti (1)

Emozioni secondarie:

vergogna, ribrezzo, senso di colpa

Emozioni primarie:

paura, felicità,

sorpresa, interesse, rabbia

Sentimenti:

odio, amore, vendetta, generosità, simpatia,

antipatia

3. Le emozioni e i sentimenti (2)

EMOZIONI PRIMARIE

Autosemantiche, non sono necessari significati e pensieri ragionati per cagionarle

paura, felicità, sorpresa, interesse, rabbia

Amigdala, il nucleo cerebrale che scatena rabbia e paura

Fa parte del sistema limbico, un insieme di nuclei e fibre nervose coinvolti nelle emozioni e situati al di sotto della corteccia cerebrale. La peculiarità dell'amigdala, deriva dalle caratteristiche delle sue connessioni: questo nucleo nervoso riceve infatti numerose fibre dai recettori uditivi e visivi ed è quindi in grado di rispondere immediatamente ai messaggi che denunciano una situazione di pericolo, trasformandoli in reazioni di paura o di rabbia. Queste reazioni sono molto più rapide di quelle che dipendono dalla corteccia in quanto quest'ultima viene informata solo in un tempo successivo rispetto all'amigdala.

3. Le emozioni secondarie (3)

EMOZIONI SECONDARIE Irresistibili ma consapevoli L’emozione è la stessa ma i motivi sono differenti àsono influenzate

dalla cultura �  Senso di colpaà ho fatto qualche cosa che non volevo fare.

Oppostoà senso del vero �  Vergognaà appaio agli altri come non vorrei. Si vorrebbe

scomparire. La vergogna è un sentimento che rimanda ad altro…per es. un senso di inferiorità.

Oppostoà compiacimento (compiacere: avere sentimento insieme) �  Ribrezzo/disgustoàper es. per alcuni cibi (p.65, nota). Oppostoà gusto

senso di colpa, vergogna, ribrezzo

3. Le emozioni secondarie (4)

�  Nessuna animale prova vergogna o senso di colpa (il cane fa la cacca ovunque – il leone sbrana il domatore per istinto, non perché lo odia) Nessuna animale si accorge di provare o di sentire queste emozioni, in qualsiasi luogo, tempo e cultura sia cresciuto

�  Non esistono se non perché accompagnate ad un soggetto che pensa e che si pensaà non si provano, quindi, se non sono accompagnate da una consapevolezza (p.65)

3. Le emozioni e i sentimenti (5)

SENTIMENTI �  «non si provano senza consapevolezza e

autoconsapevolezza» �  «elaborazione sofisticata a livello intellettuale

delle pulsioni e delle emozioni primarie e secondarie […] modo tipicamente umano di vivere la dimensione sensitiva e psichica» (p. 65)

odio, amore, vendetta, generosità, simpatia, antipatia

3. Il sorriso di Duchenne L’apparato neurale per il controllo della muscolatura del volto nel

vero sorriso di uno stato emotivo è differente dal sorriso piramidale, quello per il controllo volontario, non emotivo, della medesima muscolatura.

B. Duchenne affermò che un sorriso di autentica gioia, richiede la

contrazione di due muscoli: l’orbicolare dell’occhio (controllo esclusivamente inconscio), e lo zigomatico maggiore (controllo conscio e non conscio)

Il Metodo attorale di Stanislavsckij si basa sulla capacità

dell’attore di generare un’emozione, cioè di crearla anziché simularla

A. Damasio, l’errore di Cartesio, Adelphi, p.204

4. L’ «accorgersi» immediato (1) Non tutto il «sentire» influenza in nostro sistema

nervoso e si trasforma in percezioni e poi in pensiero consapevole

L’accorgersi è selettivo: �  Il sistema nervoso elabora solo certe sensazioni

che rispondono a determinate regole fisiche (ultrasuoni);

�  Il cervello non si accorge di tutte le sensazioni che registra (marcatore somatico);

�  Non tutte le sensazioni registrate restano nella memoria (sonno).

4. Esempi

�  Il marcatore somatico (conduttanza cutanea) �  Il portiere �  Il giocatore di baseball

4. L’ «accorgersi» immediato (2)

�  L’esercizio della nostra i n te l l i genza non è soltanto consapevole, ma anche inconscia e automatica (giudizi «di pancia»)

�  L’invisibile lascia traccia

nel visibile

esperienze umane inconsapevoli

L’iceberg dell’«accorgersi»

esperienze umane consapevoli

5. Il caso dei neuroni specchio

«I neuroni specchio sono cellule nervose che accoppiano i nostri gesti a quelli altrui, permettendoci di a f fe r ra re immed ia tamente i l s ign i f i ca to de i comportamenti che vediamo adottati da altri, nonché, addirittura, le loro intenzioni ed emozioni. E di poter poi ripetere questi comportamenti come nostri» (p. 71)

Aree anatomiche che formano il sistema dei neuroni specchio

5. La funzione dei neuroni specchio

1.  Comprensione degli atti altrui (condivisione dei significati)

2.  La previsione dei comportamenti altrui (vocabolario di attiàabbaiare non appartiene all’uomo)

3.  L’apprendimento e l’esperienza (es. video capoeira) 4.  L’origine del l inguaggio (evoluzione della

comunicazione gestuale) 5.  La comprensione delle emozioni: empatia (postura)

Imitazione della postura tratto da E. Hatfield, Cacioppo, il contagio emotivo, San Paolo, Milano 1997, p. 44.

6. Il valore dell’imitazione (1) La maggior parte dei comportamenti umani

discende da forme di imitazione.

�  È più di un copiare meccanico; �  Implica la capacità di mettersi dal punto di vista

dell’altro; �  È una «ri-assunzione» personale e creativa.

IMITARE

6. Il valore dell’imitazione (2) L’imitazione evoca significati di

immobilismo e passività

Una società fondata sull’imitazione è soltanto RIPRODUTTIVA

Per renderla più dinamica e prospettica servirà

La scoperta del continente dell’INTENZIONALITÀ (Cfr. Cap. IV)

7. Una teoria della prima esperienza umana (1) ESPERIENZA < lat. EX-PERIENTIA

Situazione di chi è appena uscito fuori da qualcosa; ha superato

una prova; è sopravvissuto ad uno

scampato pericolo

Situazione di chi sta attraversando qualcosa di pericoloso

ESPERIRE: uscire fuori da qualcosa di rischioso ed entrare immediatamente in qualcos’altro; morire e rinascere in un fluire senza sosta.

7. Una teoria della prima esperienza umana (2)

�  Un presente che guarda al passato: l’unica certezza è la memoria del passato;

�  La precarietà dell’esperienza: non è possibile prevedere come sarà il dopo;

�  La forza dell’esperienza: percezione che, seppur nel continuo fluire, qualcosa non cambi nel tempo e nello spazio; regolarità, nozione di «normalità».

•  Un presente che guarda al passato (p.80) l’unica certezza è la memoria del passato; si intrattengono i ricordi di ciò che è passato.

C’è un quadro di Klee che s’intitola Angelus Novus. Vi si trova un angelo che sembra in procinto di allontanarsi da qualcosa su cui fissa lo sguardo. Ha gli occhi spalancati, la bocca aperta, e le ali distese. L’angelo della storia deve avere questo aspetto. Ha il viso rivolto al passato. …Egli vorrebbe ben trattenersi, destare i morti e ricomporre l’infranto. Ma una tempesta spira dal paradiso, che si è impigliata nelle sue ali, ed è così forte che egli non può più chiuderle. Questa tempesta lo spinge irresistibilmente nel futuro, a cui volge le spalle, mentre il cumulo delle rovine cresce davanti a lui al cielo. Ciò che chiamiamo il progresso, è questa tempesta. Tesi di filosofia della storia (1940), tesi IX - Testo di Walter Benjamin

•  La precarietà dell’esperienza (p.81)

Non è possibile prevedere come sarà il dopo. Non si sa come andrà a finire ciò che stiamo vivendo adesso. L’ultima esperienza, la morte, ciè invece sottratta. La nostra fine non è un evento della vita, non si vive. Nessuno può sperimentarla per sé, perché lo sperimentare appartiene alla vita

•  La forza dell’esperienza (p. 83)

Pur nel continuo scorrere delle cose, dominando nel ricordo le esperienze compiute e rimanendo aperti a quelle future, sta la forza dell’esperienza. Si ha la percezione che qualcosa non cambi nel tempo e nello spazio, che ci sia una permanenza ed una regolarità. Pur esperendoli in tempi e spazi e condizioni diverse, ne abbiamo sempre esperienza come acqua del fiume o come gravi che cadono: per noi si tratta di qualche cosa di evidente e di intui t ivo, che immagazziniamo nel nostro patrimonio a partire da quello genetico. Come ci risulta intuitivo che un tronco nel fiume non diventerà mai un coccodrillo.

8. Genealogia dell’educazione, della formazione e dell’istruzione

Tutti gli animali, in particolare quelli superiori, curano, addestrano, insegnano, comunicano. Ma nessun animale ha mai raggiunto il traguardo dell’educazione, della formazione e dell’istruzione. Che cos’è che ha cominciato a rendere possibile l’educazione, la formazione e l’istruzione e a far toccare con mano che l’uomo non solo è un essere educabile, formabile e istruibile, ma che egli stesso è l’UNICO essere sulla terra capace di queste qualità?