Fuoricampo #24 Gennaio

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ORATORIO DI REBBIO Il giornalino dei giovani per i giovani!! ANNO 2013 NUMERO 24 Gennaio Non ti conosco benissimo, ma a tratti e in momenti diversi mi hai raccontato la tua vita. Qualche anno fa, mi dicevi che eri inna- morato di una ragazza che ti ha serena- mente detto “No”. Poi hai tolto comple- tamente l’attenzione da lei per metterti assieme ad un’altra ragazza. Per questa hai fatto salti mortali, ore e ore di viaggio per vederla. Stavi già programmando i futuri incontri, sapendo che si sarebbe trasferita di città e sarebbe stato ancor più compli- cato incontrarla, ma… Per amore questo e altro”, mi avevi detto poche settimane fa. Poi ti son bastati pochi giorni di vacan- za, e la ragazza di qualche anno fa si è proposta a te, e tu? Non hai capito più nulla, subito ti sei lasciato con l’attuale, non ci hai pensato due volte e sei cor- so da lei per dirle che tutto era finito… Mi chiedo: sarà mai iniziato? Quanto noi giovani viviamo di scelte vere, profonde e motivate e quanto invece andiamo dietro ai sentimenti, alle emozioni? Quanto rispettiamo veramente l’altro o quanto è oggetto del nostro piacere? Fatico a comprendere e ancor più ad ac- cettare, come qualcosa di bello e grande, come l’amore, possa ridursi a senti- mento unicamente umano, dove può bastare una brezza che spazza via tutto. Senti cosa scrive Ermes Ronchi nel suo libro “I Baci non dati”: L’amore è ciò che rimane quando non resta più nulla. Abbia- mo tutti una memoria al fondo di noi stessi, quando sale dal fondo della notte come un canto lontano, l’assicurazione che al di là di tutto, al di là persino della gioia e della pena, della nascita e della morte, esiste uno spazio che nulla soppianta, più forte di tutte le minacce, che non corre alcun rischio di distruzione, uno spazio intatto, quello dell’amore che ha fondato il nostro essere. Don Federico IL SALUTO DI DON FEDERICO “Ambiente ecclesiastico” questa la paro- la d’ordine per vivere bene ed insieme un campo di allegria,impegno e tentativo di fare del bene, tenutosi dal 27 al 30 dicembre. Quattro giorni densi di provocazioni in cui circa una trentina di ragazzi di seconda e terza media provenienti da quattro diverse parrocchie: Rebbio, Breccia, Prestino e San Fermo hanno condiviso quest’esperienza vicariale. Appena partiti ed arrivati all’oratorio di Dolzago(Lecco) che ci ha ospi- tati eravamo tutti un po’ spaven- tati da questa proposta,dato che non ci si conosceva; i giochi però hanno scaldato l’atmosfera e rotto la timi- dezza. Infatti le attività,organizzate a gruppi misti sono subito riuscite gra- zie all’affiatamento e alla simpatia che si sono immediatamente creati. Come filo conduttore dell’esperienza è stata scelta la figura di San Domen- ico Savio, che nonostante la sua gio- vane età ha sentito il desiderio di vi- vere per il Signore e non ha esitato a donare la sua vita per gli altri, è morto infatti a 15 anni di tubercolosi,contratta mentre dava conforto agli altri malati. Egli si è “Fatto abito per Lui”, con l’aiuto del Santo sarto Don Bosco, che da lui fu molto colpito; fu pro- prio lui a dare al giovane i “tre segre- ti” per farsi Santo che hanno ispirato le nostre giornate “Allegria,impegno in studio e preghiera, fare del bene”. I lavori che abbiamo fatto in questo campo hanno preso spunto dalla vita del Santo, cercando di sperimentare i suoi “Tre segreti”. Abbiamo ad esempio costruito una veste, che simboleggia il nostro desiderio, come il Suo, di essere ovunque strumenti del Signore; oppure abbiamo cercato di immedesimarci nelle realtà di vita di persone che lasciamo ai margini della società, per provare ad abbattere i pregiudizi che spesso ci fre- nano nelle relazioni e nel fare del bene. Crediamo che questa esperienza sia sta- ta molto bella e arricchente.Questo in primo luogo per il cammino personale di ciascuno con Lui,ma anche dal punto di vista delle amicizie e delle relazioni che abbiamo potuto approfondire fra noi ragazzi ma anche con i due preti che ci hanno accompagnato, Don Marco e Don Federico, con i diaconi di Brec- cia e San Fermo e altri due seminaristi. Speriamo di continuare a coltivare l’amicizia con Lui, questi rapporti e di rivivere presto un’esperienza simile! Le Chiare La pace non e’ un dato, ma una conquista. Non un bene di consumo, ma il prodotto di un impegno. Non un nastro di partenza, ma uno striscione di arrivo. La pace richiede lotta, sofferenza, tenacia. Esige alti costi di incomprensione e di sacrificio. Rifiuta la tentazione del godimento. Non tollera atteggiamenti sedentari. Non ha molto da spartire con la banale “vita pacifica”. La pace prima che traguardo, e’ cammino. E, per giunta, cammino in salita. E sarà beato, perché operatore di pace, non chi pretende di trovarsi all’arrivo senza essere mai partito, ma chi parte. NON VIOLENZA ATTIVA di Don Tonino Bello PERCHE' LA VOSTRA GIOIA SIA PIENA Il campo invernale delle medie SCELTE VERE Dolzago - Campo medie - Dicembre 2012

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Fuoricampo - Gennaio

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ORATORIO DI REBBIOIl giornalino dei giovani per i giovani!!

ANNO 2013NUMERO 24

Gennaio

Non ti conosco benissimo, ma a tratti e in momenti diversi mi hai raccontato la tua vita.Qualche anno fa, mi dicevi che eri inna-morato di una ragazza che ti ha serena-mente detto “No”. Poi hai tolto comple-tamente l’attenzione da lei per metterti assieme ad un’altra ragazza. Per questa hai fatto salti mortali, ore e ore di viaggio per vederla. Stavi già programmando i futuri incontri, sapendo che si sarebbe trasferita di città e sarebbe stato ancor più compli-cato incontrarla, ma… “Per amore questo e altro”, mi avevi detto poche settimane fa.Poi ti son bastati pochi giorni di vacan-za, e la ragazza di qualche anno fa si è proposta a te, e tu? Non hai capito più nulla, subito ti sei lasciato con l’attuale, non ci hai pensato due volte e sei cor-so da lei per dirle che tutto era finito… Mi chiedo: sarà mai iniziato?Quanto noi giovani viviamo di scelte vere, profonde e motivate e quanto invece andiamo dietro ai sentimenti,

alle emozioni?Quanto rispettiamo veramente l’altro o quanto è oggetto del nostro piacere?Fatico a comprendere e ancor più ad ac-cettare, come qualcosa di bello e grande, come l’amore, possa ridursi a senti-mento unicamente umano, dove può bastare una brezza che spazza via tutto.

Senti cosa scrive Ermes Ronchi nel suo libro “I Baci non dati”: L’amore è ciò che rimane quando non resta più nulla. Abbia-mo tutti una memoria al fondo di noi stessi, quando sale dal fondo della notte come un canto lontano, l’assicurazione che al di là di tutto, al di là persino della gioia e della pena, della nascita e della morte, esiste uno spazio che nulla soppianta, più forte di tutte le minacce, che non corre alcun rischio di distruzione, uno spazio intatto, quello dell’amore che ha fondato il nostro essere.

Don Federico

IL SALUTO DI DON FEDERICO

“Ambiente ecclesiastico” questa la paro-la d’ordine per vivere bene ed insieme un campo di allegria,impegno e tentativo di fare del bene, tenutosi dal 27 al 30 dicembre.Quattro giorni densi di provocazioni in cui circa una trentina di ragazzi di seconda e terza media provenienti da quattro diverse parrocchie: Rebbio, Breccia, Prestino e San Fermo hanno condiviso quest’esperienza vicariale.Appena partiti ed arrivati all’oratorio di Dolzago(Lecco) che ci ha ospi-tati eravamo tutti un po’ spaven-tati da questa proposta,dato che non ci si conosceva; i giochi però hanno scaldato l’atmosfera e rotto la timi-dezza. Infatti le attività,organizzate a gruppi misti sono subito riuscite gra-zie all’affiatamento e alla simpatia che si sono immediatamente creati.Come filo conduttore dell’esperienza è stata scelta la figura di San Domen-ico Savio, che nonostante la sua gio-vane età ha sentito il desiderio di vi-vere per il Signore e non ha esitato a donare la sua vita per gli altri, è morto infatti a 15 anni di tubercolosi,contratta mentre dava conforto agli altri malati.Egli si è “Fatto abito per Lui”, con l’aiuto del Santo sarto Don Bosco, che da lui fu molto colpito; fu pro-prio lui a dare al giovane i “tre segre-ti” per farsi Santo che hanno ispirato le nostre giornate “Allegria,impegno in studio e preghiera, fare del bene”.I lavori che abbiamo fatto in questo campo hanno preso spunto dalla vita del Santo, cercando di sperimentare i suoi “Tre segreti”. Abbiamo ad esempio

costruito una veste, che simboleggia il nostro desiderio, come il Suo, di essere ovunque strumenti del Signore; oppure abbiamo cercato di immedesimarci nelle realtà di vita di persone che lasciamo ai margini della società, per provare ad abbattere i pregiudizi che spesso ci fre-nano nelle relazioni e nel fare del bene.Crediamo che questa esperienza sia sta-ta molto bella e arricchente.Questo in primo luogo per il cammino personale di ciascuno con Lui,ma anche dal punto di vista delle amicizie e delle relazioni che abbiamo potuto approfondire fra noi ragazzi ma anche con i due preti che ci hanno accompagnato, Don Marco e Don Federico, con i diaconi di Brec-cia e San Fermo e altri due seminaristi.Speriamo di continuare a coltivare l’amicizia con Lui, questi rapporti e di rivivere presto un’esperienza simile!

Le Chiare

La pace non e’ un dato, ma una conquista.Non un bene di consumo, ma il prodotto di un impegno.Non un nastro di partenza, ma uno striscione di arrivo.La pace richiede lotta, sofferenza, tenacia.Esige alti costi di incomprensione e di sacrificio.Rifiuta la tentazione del godimento.Non tollera atteggiamenti sedentari.Non ha molto da spartire con la banale “vita pacifica”.La pace prima che traguardo, e’ cammino.E, per giunta, cammino in salita.E sarà beato, perché operatore di pace,non chi pretende di trovarsi all’arrivo senza essere mai partito, ma chi parte.

NON VIOLENZA ATTIVAdi Don Tonino Bello

PERCHE' LA VOSTRA GIOIA SIA PIENAIl campo invernale delle medie

SCELTE VERE

Dolzago - Campo medie - Dicembre 2012

CONTATTI:Don Giusto Della Valle 031 520622 cell. 366 7090468Don Federico Pedrana 031 591763 cell. 347 3170426

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Rebbio, Breccia, Prestino, San Fermo, Montano: settanta persone tra ragazzi, don, cuochi e animatori. Non si era mai visto un campo invernale con così tanta gente. Quest’anno abbiamo cambiato radicalemente stile, e la speranza che avevo dopo lo scorso campo estivo è di-ventata realtà: il nostro gruppo si è al-largato ed abbiamo avuto la possibilità di conoscere altri compagni di viaggio. Non siamo riusciti a intrecciare relazioni profonde con tutti, ovviamente, ma non eravamo nemmeno più un oratorio chiuso in sé stesso. L’idea di un campo inter-parrocchiale è stata solo una delle tante proposte rivolte a noi adolescenti, ma questa è stata una delle più coinvolgenti.Tra le testimonianze ascoltate e la vita comunitaria i quattro giorni sono pas-sati in fretta, come sempre. Non si fa in tempo ad abituarsi all’ambiente che è già ora di tornare a casa.

Eravamo nell’oratorio di Colognola (presso Bergamo), dal 2 al 5 Gennaio. La mattina del primo giorno ci siamo già scontrati con una testimonianza: a Sotto il Monte (Bergamo) un padre mission-ario del Pime ci ha raccontato la vita di papa Giovanni XXIII e ci ha fatto visitare la casa dei suoi genitori. Per quanto sia famoso questo papa, non si sa mai tutto: per esempio il padre missionario ci ha raccontato di quando Angelo Giuseppe Roncalli, non ancora papa, era stato male la notte dopo aver detto una bugia a sua madre (non ammettendo che era stato lui a mangiarsi tutti i fichi nel cestino sotto il letto dei genitori). E noi che diciamo bugie quasi quotidianamente stiamo sem-pre benissimo, o quasi. Probabilmente erano altri tempi, ma personalmente non riuscirei ad essere sempre sincera; da ciò ho capito che per essere santi non bisogna compiere azioni straordinarie, ma coltivarsi nel proprio piccolo mondo.Dopo cena, ecco la seconda testimonian-za: i volontari del NAP, il Nuovo Albergo Popolare. Dal nome sorgono un po’ di dubbi, ma sono svaniti dopo una breve presentazione. Il NAP è un progetto da parte dell’Associazione Opera Bonomelli, che è un ente che si occupa di fenomeni di grave marginalità: persone in strada, sfrattate, sole, senza lavoro, persone con problemi di dipendenza. L’Associazione opera per costruire percorsi di accompa-gnamento finalizzati a ricostruire opportu-nità di vita dignitosa nel contesto sociale. Questo avviene attraverso la gestione di

servizi residenziali (NAP) che offrono una risposta assistenziale e, in partico-lare, un aiuto per recuperare autonomia e capacità per ricostruire un progetto indi-viduale. Inoltre l´associazione opera nel contesto sociale della città e della pro-vincia affinché si creino le condizioni per una riaccoglienza delle persone attraverso la realizzazione di opportunità occupazio-nali, abitative e di appartenenza sociale. Tutto ciò nella provincia di Bergamo.I volontari del NAP iniziano con una sera a settimana e aumentano le ore col passare del tempo, se vogliono. Il modo è semplice: giocano a carte o a tombola e fanno compagnia alle persone che vi abitano. È un buon modo per impa-rare ad accogliere gli altri senza pregiu-dizi e capire che sono persone come noi, abbattendo il muro dei pregiudizi.Il secondo e il terzo giorno, a turni, sia-mo andati ad ascoltare altre due testimo-nianze: quella di don Marco, che lavora in un luogo dove vivono solo ragazzi aventi famiglie disagiate o genitori assenti, e quella di suor Daniela (o Delia, a seconda

dei giorni), che cura una casa dove ospita le ragazze che vivono per strada. Pur stando agli antipodi, queste due realtà avevano lo stesso fine: aiutare i ragazzi a costruire il loro futuro e a cambiare vita dandogli aiuto.Il resto del tempo lo abbiamo passato tra Messe, riflessioni, giochi, una visita delle città di Bergamo e un’adorazione serale, che non manca mai nei nostri campi d’oratorio.Il quarto giorno lo abbiamo dedicato alla verifica finale divisi nei nostri tre gruppi. Una delle domande provocatorie che ci ha lanciato don Marco (di Prestino) era: «Hai provato gioia in questo campo?»; personalmente penso che la gioia non sia un traguardo da raggiungere, bensì una strada da scegliere e dei momenti da vivere, possibilmente insieme, perché «la gioia raddoppia se la dividi a metà». Il titolo di questo campo era: «Ce l’hai un attimo per me?», ispirato da una canzone. Di solito a questa domanda la risposta è im-mediata, o sì o no, ma se ce la pone Cristo attraverso gli altri, come risponderemmo?

Mariaida

Una cena, qualche tavolata imbandita, una tombola, musica e tanta allegria. Già! E’ questa l’atmosfera che ci ha accolto e fatto compagnia per tutta la serata. Era-vamo circa una ventina di ragazzi, alcuni di Breccia, Milano, Crema e Rebbio, gli ospiti alla festa per l’ultimo dell’anno alla casa di Gino, una casa dell’opera Don Guanella, dove vivono dei disabili. Quando mi son messa a ripensare alla se-rata, mi son detta..e adesso cosa scrivo? Già, perché è stata una serata molto sem-plice, poco strabiliante, proprio diversa dai cenoni dell’ultimo dell’anno, dalle mega feste.. ma non per questo brutta. Anzi, è stata molto bella ed è proprio questo che vale la pena scrivere, perché

con le piccole cose, spontanee e condi-vise nella semplicità si può vivere, si può fare tanto. Può sembrare banale e semplicistico, ma quella sera, nei balli scatenati di alcuni, nei sorrisi, nelle chi-acchierate, nella diversità ho visto che Gesù si rivela così, si spalanca a noi, ci dà la possibilità di metterci in gioco.Questo non è per fare pubblicità per tutte le prossime serate dell’ultimo dell’anno, ma è per la vita di tutti i giorni, come ci hanno insegnato quella sera quei ragazzi, la semplicità e la spontaneità ti fanno viv-ere al meglio più di tante altre cose inutili.

Elisa

Ce l'hai un attimo per me?Il campo invernale delle Superiori

Festa della semplicitA'Un ultimo dell’anno un po’ speciale

PRESEPE VIVENTE ITINERANTE 2012 Raccontato attraverso le immagini