Fuori posto e fuori luogo...La mostra Artisti Fluxus dalla collezione Carlo Palli annovera più di...

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Per tre cose vale la pena di vivere: la matematica, la musica e l'amore 20 uesta settimana il menù è DA NON SALTARE Zidar a pagina 2 Q GALLERIE&PLATEE Cosma a pagina 5 Morrocchi a pagina 9 Benincasa a pagina17 Fuori posto e fuori luogo RIUNIONE DI FAMIGLIA Soffiare sul fuoco a pagina 4 Il sorriso delle ossa Renato Caccioppoli (1904-1959) matematico napoletano Cultura combustibile Fluxus di coscienza Futuri bibliomani cresceranno ODORE DI LIBRI ANGOLO PROUSTIANO Marcel, il cinema e il ricordo

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Per tre cose vale la pena di vivere:la matematica, la musica e l'amore

20uesta settimanail menù è

DA NON SALTARE

Zidar a pagina 2

Q

GALLERIE&PLATEE

Cosma a pagina 5

Morrocchi a pagina 9

Benincasa a pagina17

Fuori postoe fuori luogo

RIUNIONEDI FAMIGLIA

Soffiaresul fuoco

a pagina 4

Il sorrisodelle ossa

Renato Caccioppoli (1904-1959)matematico napoletano“

Culturacombustibile

Fluxusdi coscienza

Futuri bibliomanicresceranno

ODORE DI LIBRI

ANGOLO PROUSTIANO

Marcel, il cinemae il ricordo

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La mostra al Kaohsiung Museum ofFine Arts di Taiwan presenterà perla prima volta in oriente gli artistiFluxus appartenenti alla collezione

di Carlo Palli, una delle collezioni piùimportanti in Italia. Il primo contattoche Carlo Palli ha avuto con l’arte e gliartisti Fluxus fu tramite Francesco Conz,il quale è stato, assieme a RosannaChiessi e Caterina Gualco, il riferimentoper gli artisti di questo movimento inItalia. Insieme hanno accolto artisti Flu-xus e sostenuto la loro arte, ospitandolinelle proprie case, organizzando eventie producendo le loro opere. Carlo Palliben presto entrò a far parte di questa cer-chia, imparando quasi contemporanea-mente a farsi strada nel difficile mercatodell'arte, lo stesso mercato che propriogli artisti Fluxus hanno da sempre inten-zionalmente rifiutato. La mostra Artisti Fluxus dalla collezioneCarlo Palli annovera più di 300 opered'arte provenienti da più di 50 artisti che,in quasi trenta anni di attività, diven-nero parte della collezione.La selezione degli artisti e delleopere d'arte per la mostra richiedein primo luogo una defini-zione o non-definizione delmovimento stesso. Il suo fon-datore, George Maciunas, di-chiarò nel manifesto del1963 che Fluxus era un mo-vimento di anti-arte, estraneo aimusei e alle istituzioni artistiche, cheavrebbe dovuto produrre opered'arte comprensibili dal vasto pub-blico senza la mediazione degli stu-diosi. Secondo Maciunas l'artedoveva essere parte della vita di tuttii giorni e, come gli oggetti della vitaquotidiana, ampiamente fruibile dachiunque.Il periodo che abbiamo sceltospazia dai primi anni Ses-santa ad oggi. Moltidei protagonisti delmovimento sonoancora attivi e pro-ducono arte Flu-xus. È questo ilcaso di Ben Vau-tier, che Carlo Palliha visitato diversevolte nella sua casa aNizza, e che è pre-sente in mostra con unnucleo di lavori che riflet-tono sull'arte e il suo si-gnificato, ancheattraverso oggetti tro-vati. Al guru diFluxus, JosephBeuys, è dedi-cata una partei m p o r t a n t edella mostracon opere eoggetti por-tati in vitamediante ilsuo caratteri-stico processosciamanico dicreazione.

di Špela [email protected]

DA NON SALTARE

Fluxus

Sopra Daniel Spoerri, Der hampelmann im zufalls gluck baum, 1998sotto Al Hansen, Green Nude, 1979, a sinistra Charlotte Moorman, Senza titolo,1989

di coscienza

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Forse una degli artisti Fluxus più famosi,presente nel movimento sin dai suoi al-bori, e famosa anche per essere stata lamoglie di John Lennon, è Yoko Ono,presente con installazioni e fotografiedelle sue performance. Proprio YokoOno è il soggetto di una fotografia di Fa-brizio Garghetti, i cui lavori sono pre-senti in mostra come importantetestimonianza del passaggio degli artistiFluxus in Italia. Sono incluse anche duegrandi installazioni video, opere di unaltro esponente orientale di Fluxus: l’ar-tista coreano Nam June Paik, tra gli ini-ziatori della video arte. Tra i lavori inmostra troviamo il suo celebre progettoin collaborazione con la violoncellistaamericana Charlotte Moorman. C'èanche una vasta presentazione di operedi uno dei più trasversali protagonisti diFluxus, tutti artisti le cui opere spazianodalla musica, performance, oggetti epubblicazioni, un inventore di “Fluxusscores” – istruzioni brevi su come ese-guire le performance Fluxus– : GeorgeBrecht. Presenti saranno anche altrigrandissimi nomi quali Wolf Vostell, AlHansen, Willem De Ridder, Robert Fil-liou, Takako Saito e altri protagonisti diarte Fluxus.

Vorrei citare in particolare un’installa-zione di Allan Kaprow, padre degli hap-pening: Progetto Leonardo, 1999,presentata come parte della mostra“Leonardo in azione e poesia” organiz-zata anche da Carlo Palli al Museo IdealeLeonardo Da Vinci, Vinci, Italia nel2001, progettato appositamente perquest’ultima e considerata un tardo ca-polavoro. L'opera è composta da tavolecon la famosa scrittura inversa di Leo-nardo. Ogni tavola ha uno specchiettoattaccato, che permette allo spettatore dileggere la scrittura. In occasione dellastessa mostra, Carlo Palli ha commissio-nato e prodotto opere degli altri impor-tanti artisti Fluxus come Philip Corner,Jean Dupuy, Larry Miller e Eric Ander-sen che hanno lavorato in stretto con-tatto con il collezionista.La mostra è quindi strutturata per avvi-cinare il movimento Fluxus ad un pub-blico vasto di esperti e non; cerca dipresentare al meglio i lavori degli artistiFluxus, tenendo conto delle circostanzestoriche e le caratteristiche definite daMaciunas nel manifesto, ma soprattuttodesidera rispettare le peculiarità dellacollezione Carlo Palli e presentarne il va-lore anche all’estero.

La collezione Carlo Pallial Kaohsiung Museumof Fine Arts di Taiwan

Sopra Ben Vautier, Dans la tete, 1998, in alto a sinistra Milan Knizak, Melanco-lic Italian Still Life, 1989, sotto Nam June Paik, Senza titolo, 1969, in basso a si-nistra Carolee Schneemann, Ice Naked Skating, dalla serie, 1972/1988

La collezioneLa collezione di CarloPalli è una delle colle-

zioni più importanti inItalia, soprattutto per

quanto riguarda le neoa-vanguardie. Contiene

numerosi pezzi raccolticon cura dagli inizi degli

anni Ottanta fino adoggi. La collezione in-

clude, per lo più, leopere di Fluxus, Nou-

veau Realisme, Azioni-smo Viennese e Poesia

Visiva, ma non man-cano alcuni pezzi degli

artisti dei movimentistorici come Transavan-

guardia e Arte povera,così come i lavori più in-teressanti della scena ar-

tistica contemporaneatoscana e italiana.

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È partita la seconda fasedella caccia alle spogliemortali della Gioconda di Leonardo, lapresunta Monna Lisa Gherardini, no-bildonna fiorentina che lo studioso Sil-vano Vinceti asserisce esser sepolta neisotterranei dell’ex convento di Sant’Or-sola. L’esposizione degli scheletri a cuinoi vecchiette abbiamo assistito emozio-nate, in anteprima, alla conferenzastampa, dicono siano del 1542. I restid'annata saranno trasferiti a Ravenna,nei laboratori di antropologia dell’uni-versità di Bologna, per esser sottopostiad accurati esami per stabilire se sianoeffettivamente quelli della ‘Gioconda’.Speriamo di non essere deluse. Che tri-stezza se venisse fuori che la Giocondaaveva il femore molto più corto dellanorma e la tibia e il perone provano cheaveva due belle gambe torte. Ma loscoop sarebbe se si scoprisse che MonnaLisa era un uomo. Mancano solo cin-que mesi al verdetto, e noi vecchiettesiamo così impazienti di veder svelatol’arcano. Solo due cose ci sembrano sto-nare in questa operazione di rilanciomondiale: la carta stagnola nella qualesono rinvoltate le celebri spoglie, una ca-duta di stile, diciamocelo, e gli sguardiincreduli dei giornalisti a cui venivaspiegato che i fondi dell’operazione aonere della Provincia di Firenze am-montano al momento a oltre 100.000euro, più 32.000 per gli incarichi profes-sionali di chi è all’opera. Orsù, signori,per la scoperta del secolo questo ed altro,un po’ di rispetto, che diamine.

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Registrazione del Tribunale di Firenzen. 5894 del 2/10/2012

direttoresimone silianiredazione

sara chiarelloaldo frangioni

rosaclelia ganzerlimichele morrocchiprogetto graficoemiliano bacci

editoreNem Nuovi Eventi Musicali

Viale dei Mille 131, 50131 Firenzecontatti

www.culturacommestibile.comredazione@[email protected]

www.facebook.com/cultura.commestibile

“ “Con la culturanon si mangia

Giulio Tremonti

RIUNIONE DI FAMIGLIA

LE SORELLE MARX

Pillole (politiche)a 8mm

EppureL’arrivederci di NardellaInterno giorno, tarda sera di finefebbraio 2013. Il vicesindaco, dispalle, guarda il tramonto che calasu una Firenze. Accanto a luiborse e faldoni annunciano unaprossima partenza“Eppure dovrei esser felice. Romaconquistata, la città vinta. I mieconcittadini festanti che mi han vo-tato in massa. Eppure… eppure…Non più barrocciai, tassisti e crassicommercianti. Non più parafulminedel sindaco personaggio, faccia visi-bile all’ira dei cittadini e al loro con-tinuo vociare, lamentarsi.Non più dehors che rimandano allastruggente estetica da realismo so-vietico, inaugurazioni, cene sociali;non più una vita da Giani per me.Gli onori di Roma, la Camera, ilprestigio, persino il potere. Ep-pure… eppure….Eppure me ne vado senza averavuto accesso al sogno lungamenteatteso. Quell’assessorato alla Cul-tura da cui sempre bramo. Quel so-glio così a lungo atteso, che avevopromesso in campagna elettorale eche poi, col sadismo del primo,Lui mi ha tolto.Rimpianto? Eppure non dovreiaverne. Ma invece, nel cor mio,quel vuoto brucia.Eppure…. Eppure….Eppure un precedente torna allamia mente. Che stolto! Che stoltoche sono. Come ho fatto a non ri-cordare prima!

Tornerò Firenze! Deputato e asses-sore alla Cultura come già ebbe aesser Valdo Spini! Magari ancheMinistro, o al limite sottosegretario.Nulla mi è precluso, nulla è per-duto”.Un sorriso, dapprima timido poivia via sempre maggiore, dipingequindi il volto del vicesindaco. Lapostura, prima rigida, si fa semprepiù rilassata. Si scosta quindi dallafinestra e, operoso,si rimette a pre-parare le carteper l’immi-nente viaggio.

LO ZIO DI TROTSKY

“Presto presto, vai dal pd, vedrai cheparlano subito, i sondaggi, i son-daggi!”, e subito Zapruder corre. Ac-cende la camera, giornalisti da tutto ilmondo. Niente. Scoprirà poi che per17 ore nessuno apparirà in quellelande. Allora lo richiamano: “vai su-bito da Monti, saranno l’ago della bi-lancia”, e di nuovo corri. Arriva:capelli bianchi, profumo di acqua dicolonia, sorseggiano champagne esono stupiti di vedere un riprenditoredi realtà. Gli offrono una madeleine,dicono che ha sbagliato luogo, lì si oc-cupano solo del potere, non del go-verno. Lo consolano. Bene, altraottima dritta “vai dal Pdl, hannovinto loro!”. Corre. Uno che non hamai visto (un certo Alfano o qualcosadel genere, con accanto un maggior-domo tuttofare…) dice che hanno lamaggioranza relativa al Senato, cheun imprenditore italiano di nome Ber-lusconi ha vinto, che sono disposti atrattare del prossimo governo. Paven-

tano brogli. Bene, Zapruder è soddi-sfatto, qui finalmente ha compicciatoqualcosa.Ma non è finita, lo richiamano: “Havinto un altro, Grillo, vai subito!”. Viadi corsa, sudato: ma niente, sono an-dati via tutti! Non c’è più nessuno qui.“C’è qualcuno? Oh, in casa, c’è nes-suno?”. Eco. Ma insomma, è mai pos-sibile? Zapruder corre, li segue, liascolta, è sempre a disposizione, e chiperde dice che vince, chi vince ma dipoco non si fa vedere per 17 ore, chideve fare l’ago della bilancia sorseggiabevande costose e chi vince scappa enon si fa vedere (anzi, parla solo congli stranieri!). Ma insomma, cosa devefare Zapruder per un po’ di rispettoper chi lavora?

Ovvia.

ZAPRUDER I CUGINI ENGELS

Soffiaresul fuoco

Noi vecchietti ormai rot-tamati da questa nuova

ondata di giovani arrembantiabbiamo una sorta di

riflesso incondizio-nato. Quandosentiamo nellastessa frasefuoco e cultura

due immagini siaccendono immediatamente nellanostra mente. La prima in bianco enero, Berlino, maggio 1933 JosephGoebbels di fronte ad una piazzapiena di studenti e una pira al cen-tro. Il ministro della Cultura tede-sco disse in quell'occasione: "Equindi, a mezzanotte, giungeràl'ora di impegnarsi per eliminarecon le fiamme lo spirito malignodel passato. Si tratta di un attoforte e simbolico, un atto che do-vrebbe informare il mondo interosulle nostre intenzioni. Qui il fon-damento intellettuale della repub-blica sta decadendo, ma da questemacerie la fenice avrà una nuovatrionfale ascesa". La seconda, illu-minata colori irreali creati daTruffaut, ma nata nel nero dei ca-ratteri tipografici di Ray Bradbury"Era una gioia appiccare il fuoco.Era una gioia speciale vedere lecose divorate, vederle annerite, di-verse. Con la punta di rame deltubo fra le mani, con quel grossopitone che sputava il suo cherosenevenefico sul mondo, il sangue glimartellava contro le tempie, e lesue mani diventavano le mani dinon si sa quale direttore d'orche-stra che suonasse tutte le sinfoniefiammeggianti, incendiarie, per farcadere tutti i cenci e le rovine car-bonizzate della storia. Col suo el-metto simbolicamente numerato451 sulla solida testa, con gli occhitutta una fiamma arancione alpensiero di quanto sarebbe acca-duto la prossima volta, l'uomo pre-mette il bottone dell'accensione, ela casa sussultò in una fiammatadivorante che prese ad arroventareil cielo vespertino, poi a ingiallirlo einfine ad annerirlo". A quale delledue si saranno inspirati quandohanno dato incendiato la Cittàdella Scienza di Napoli?

Per contribuire alla rico-struzione di Città dellaScienza è disponibile ilconto corrente, intestatoa Fondazione Idis Cittàdella Scienza - IBANIT41X0101003497100000003256 - causale Rico-struire Città dellaScienza

Il sorrisodelle ossa

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.com sabato 9 marzo 2013no20 PAG.5FUTURES

Il motto è “Youth Urban Actions”, ov-vero giovani azioni urbane. È il cuoredi My place, progetto nato nel 2009a cura dell’associazione di volonta-

riato Uisp (Unione Italiana Sport perTutti) Solidarietà di Firenze, da un’ideadi Leonardo Sbolci, coordinatore delleattività sociali dell’associazione. Myplace, il mio luogo, è un insieme di eventiartistico-sportivi, in giro per la provinciadi firenze in più periodi dell’anno, volti ascuotere lo spazio circostante e a stimo-lare l'interesse e la curiosità dei cittadini.Ma non solo: l’obiettivo fondamentale èquello di attivare, valorizzare e usare lacarica sportiva e creativa dei giovani peril recupero del decoro e della fruibilitàdegli spazi urbani a forte rischio degrado.I linguaggi usati sono quelli più urbani emoderni, quali skate, graffiti responsa-bili, danze etniche, guerrilla gardering(giardinaggio urbano), costruzione distrumenti musicali con elementi di rici-clo. Laboratori aperti a pubblici trasver-sali, gratuiti, dove ragazzi di ogniprovenienza, età e cultura possonoscambiarsi in autonomia saperi e condi-videre il proprio “know how” (bagagliopersonale). “Un contenitore di ‘bestpractices’, di buona prassi, in termini disostenibilità ambientale, stili di vita e dia-logo sociale. Una rete civica che proponeun uso diverso degli spazi comuni”, cidice Leonardo Sbolci. Un progetto increscita costante, che in questi anni hatoccato varie zone della città, da Scan-dicci (2010), a Santa Maria Novella(2011), a Piazza Poggi –San Niccolò(2012), ultima tappa alla Fortezza daBasso per BiciFi, il Florence Bike Festi-val, tenutosi lo scorso 1-3 marzo, che hacoinvolto degli esperti di BMX (BicycleMotocross), disciplina ciclistica natanegli Stati Uniti alla fine degli anni ’70,in esibizioni e workshop aperti a tutti.Continua: “My place nasce con l’esi-genza di avvicinare culture e popoli di-versi, attraverso linguaggi comuni, qualimusica, sport urbani, arti grafiche, foto-grafia. Nei nostri appuntamenti può ca-pitare che ragazzi peruviani si esibiscanoin danza hip hop su basi cantate dai ra-gazzi Rom delle Piagge di Firenze. E l’ef-fetto sulla gente è incredibile. Portiamoavanti questo progetto, nato grazie alcontributo della Regione Toscana che ciha sostenuto alla nascita attraverso ilbando APQ, rivolto alle politiche giova-nili, che dà l’opportunità ad associazioniche lavorano con i giovani di mettere inpratica idee e proprie politiche sociali; laUisp cerca di alimentarlo quotidiana-mente con nuove collaborazione e fi-nanziamenti. Il progetto ha ricevutocontributi, dal Cesvot (Centro ServiziVolontariato Toscana), dall'Ufficio Eu-ropeo e dall'assessorato allo sport delComune di Firenze. Cerchiamo dicreare attività che siano di integrazionesociale, e che cercano di recuperare spazie possibilità di vivere il territorio. Quelloche facciamo è realizzare eventi che sonomomenti di apprendimento non for-male e di dialogo interculturale in areesensibili della città. Coniughiamo la riat-

di Sara [email protected]

Tutte le foto sono di Emanuela Nuvoli

My placeprovedialogourbano

tivazione di zone poco frequentate aforte rischio degrado con il bisogno deigiovani di esprimersi e vivere la città:un’idea nuova e partecipata di stare in-sieme nella città, che è anche un’idea lowcost, che parte dal basso, ed è capace diallontanare i giovani da tutti quei com-portamenti incivili e autolesivi”. Un’ideache, vista la crescita del progetto, si sta ri-velando vincente. “Si, siamo in crescitaperchè la cittadinanza percepisce questaforte carica creativa, i ragazzi partecipano

con entusiasmo e creano uno scambiodi esperienze unico. Abbiamo attivatoun laboratorio di buone pratiche di vitacomune che ci coinvolge in tanti, spe-riamo di riuscire a diffondere sempre piùil nostro messaggio di responsabilizza-zione sociale”.

di

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Mi avete riconosciuto per ita-liano: credo, egregia Si-gnora, che non avrò eredi.Anderò col mio famoso far-

dello dove anderò. Finita la guerra nonesisterò più ammesso che esista ancora”. “Se credi che abbia sofferto abbastanza,sono pronto a darti quello che mi restadella mia vita. Vieni a vedermi, ti pregotuo

Dino”Così inizia nel luglio 1916 e si con-clude nel gennaio 1918 l’intenso edrammatico carteggio fra Dino Cam-pana e Sibilla Aleramo. Non oso ad-dentrarmi oltre in questo sacrario diamore e dolore: non sono uno stu-dioso di carteggi (questo è pubblicatoin “Un viaggio chiamato amore. Let-tere 1916-1918”, Feltrinelli, 2000) enon è il taglio di queste mie cronachecampaniane verso il centenario del“Canti orfici”. Sarebbe un sacrilegio.Allora, meglio fermarsi sulla sogliaper sottolineare come il carteggio siaoccasione e generatore di poesia reci-proca e di essa si nutre. Inizia conWalt Whitman (lui: “Conoscete WaltWhitman?”. Lei: “ho amato WaltWhitman, come pochi altri”). Lei,prima di incontrarlo, gli dedica unapoesia: “Chiudo il tuo libro, snodo lemie trecce, o cuor selvaggio, musicocuore... con la tua vita intera sei neituoi canti come un addio a me”.Quando si incontreranno a Marradi il3 agosto 1916, lui le regala una copiadei Canti Orfici con dedica, ma so-prattutto vergandovi di suo pugnoquattro poesie non ancora compresenella raccolta (Domodossola 1915,giugno; Bastimento in viaggio; A BinoBinazzi – Toscanità; Olimpia). Dentro queste appassionate e tor-mentate lettere troviamo accenni chediventeranno poi compiuti componi-menti poetici. Come Sibilla che, inuna lettera del 6-7 agosto 1916, si de-finisce come una bambina che “nonvedesse lo spazio intorno, le quercie,l’acqua, il regno mitico del vento edell’anima”; temi che troviamo nellasua poesia Fauno che poi compresenella raccolta Momenti del 1920. An-cora Sibilla l’8 dicembre 1916 glimanda da Sorrento alcuni versi(“Rose calpestava nel suo delirio …Rose calpestava, s’abbatteva ilpugno”) e lui le risponde nel gennaio1917 con la poesia In unmomento/Sono sfiorite le rose/I petalicaduti/Perché io non potevo dimenti-care le rose... Nell’estate 1916 lui le scrive poesie,come I piloni fanno il fiume più bello oVi amai nella città dove per sole, e glieleinvia ed è anche così che si componeil corpus poetico campaniano, mai si-stematizzato e portato in stampa vi-vente lui.Ma a quel punto la neurostemia diDino aveva già intaccato il loro idillo:“Come sapete ho la testa vuota: Pienadel vento iemale che empie questa

valle d’inferno..” (19 settembre1916).Ma la poesia è la loro costante com-pagna: a Marina di Pisa dimoranonella casa che fu di D’Annunzio (4gennaio 1916, Le mie lettere sonofatte per essere bruciate); lui le scriveda Firenze, quando la rottura si è giàconsumata, “oggi glicine perlaceeerano nel sole” e lei usa questa imma-gine per la poesia Insonne arsura checomprenderà nella raccolta Mo-menti. Lui le scrive da Marradi il 27-30 ottobre 1916 annunciandole chesta per partire per Casetta di Tiara(“La c’è il silenzio”): “Perdonami senon voglio essere più poeta neppureper te”; lei nell’aprile 1917 gli mandadei versi e “Addio, Dino, che tu possaritrovar la poesia nella tua anima”.Dino e Sibilla si amano intensamente,rompono violentemente, soffrono, siperdono, si inseguono con lettere etelegrammi, ma mai – credo – smar-riscono la linea della poesia che lilega. Lei è ombra, lui è luce, scrive piùvolte Sibilla. Il sole, la grigia roccia,l’acqua gelida dei suoi monti, ben piùdi ogni altro luogo di questo lorolungo inseguimento, sono il centropoetico di Campana. E’ qui che Dinoogni volta ritrova la forza di rialzarsi;anche alla fine di ritorno a Marradi,dove le scrive, l’8 agosto 1917: “Mitrovo finalmente a Marradi… misento soltanto adesso di essere ancoragiovane e di combattere nuove batta-glie... Dalle rupi di Campigno, nellecui rupi pietrose abita permanente ilfalco io spero di superarle e volaresopra di esse con tutta la fierezza e laforza dell’aquila”. In larghi cerchi con-centrici, ancora oggi su quei monti,puoi vedere il rapace.

di Simone [email protected]

ODORE DI LIBRI

Donato Landi (Aikuboy) – Superde-formed d.j. Set – with boombox andd.j. With turntables (2010-2012)

Un anno d’arte fiesolanadi Angela Rosi

[email protected]

Lo scorso 2 marzo a Fiesole nella Saladel Basolato del Municipo è stato pre-sentato il catalogo “Annuario degliArtisti di Fiesole 2013” (ed. Massodelle Fate) curato dalla critica e sto-rica dell’arte Daniela Pronestì; in pa-rallelo l’inaugurazione della mostrache ha raccolto parte delle opere pre-senti nel volume. Il catalogo è fra iventi libri che compongono la collana“Artisti in Toscana” pubblicata dall’as-sociazione Toscana Cultura. La Saladel Basolato è diventata il colle di Fie-sole da dove vedere una panoramicasul territorio mettendo a fuoco le di-verse forme artistiche che vanno dallapittura alla scultura, dalla fotografiaalle creazioni di moda. Fino al 5marzo abbiamo potuto vedere leopere dell’artista eclettica Diana Bay-lon, i lavori degli scultori RiccardoNannini, Matteo Piccardi e LorenzoOrzalesi e il nostro sguardo si è sof-fermato con stupore e ironia sulbronzo L’uomo incinto di Enzo Bu-

tera. Nella sala tele di Leopoldo Paci-scopi, Giuliana Fresco, Paolo DellaBella, Raffaello Bueno, Franco Bul-letti e le Mappe di Aldo Frangioni.Fotografie di Virgilio Bardossi, Mas-simo A. Castellani, Carlo Midollini,

Francesco Perna. I lavori, con forme ecolori shocking, dell’emergente gio-vane artista Donato Landi/Aikuboyci hanno attratto, Donato lavora con ilriciclo, piccoli pezzi di giocattoli rottiin plastica e piccoli scarti di manufatti

che metteinsiemecreando an-cora giocat-toli ma conuna nuovaesistenza. Irifiuti sisono tra-sformati inopere uni-che che col-legano ilpassato, ilpresente e ilfuturo dan-doci nonsolo possi-

bilità ma anche la speranza che dallaspazzatura e dal nostro consumismonasca altro.

ICON

chiamatoUn viaggio

amore

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alle scure tonalità del crepuscolo, ciguida in un viaggio che assume le sem-bianze di un’avventura mistica, dallapartenza simile ad una nascita col di-spiegarsi di un percorso lineare, dalleapparizioni di orizzonti marini simili aimiraggi dei naufraghi, che ci traspor-tano incessantemente attraverso unaadolescenza percorsa da suoni fatti dimelodiosi linguaggi perduti ma sua-denti come canti di sirene. Veloci pas-saggi di rassicurante luminosità e ditormentoso chiaro scuro. Oggetti comeobelischi incomprensibili che richie-dono maturità di pensiero e ancora pas-saggi di ritmica mescolanza di aria, diluce, di parole e di musica che attraversolo spazio, attraversano anche altre eredella nostra vita. Mentre saliamo, mo-

dulando ed adattando il respiro alleesperienze che via via stiamo com-piendo, ci accorgiamo di essere stanchie nel buio dell’ultimo piano, accompa-gnati dalla paurosa risonanza di un pia-noforte ritmicamente percosso, ciaddormentiamo perseguitati da orrendiincubi che presto svaniranno nel com-piere a ritroso la visita di una mostrache è stata esperienza di misura e pro-porzione, che senza spechi o mancanzeci ha fatto visitare territori partecipi in-sieme di luoghi fisici e di luoghi inte-riori, sempre con un’eleganza che nonammette eccessi.Grazie agli artista: Olga Pavlenko, Lekm. Gjeloshi, Michelangelo Consani,Luca Bertolo, Emanuele Becheri, ArinRungjang, kornkrit Jianpinidnan, EikiMori, Tsang Kin-wah Jirayu Rengjaras.La mostra resterà aperta fino al 20aprile 2013.

CCUO

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Posto e luogo sono sinonimi ? Ilbarattolo dello zucchero può es-sere fuori posto e quindi non losi trova, ma non può essere

fuori luogo, a meno di non volerci con-dire un’aringa, attitudine, questa, deltutto fuori luogo e non fuori posto. Glioggetti, come le persone (normali) pos-sono trovarsi difficilmente chiamati adinterpretare entrambe le situazioni con-temporaneamente. Direi che solo gli ar-tisti possiedono la rara capacità diessere al tempo stesso sia fuori posto,sia fuori luogo. Sempre gli artisti si man-tengono fuori posto in quanto riman-gono sempre o avanti o indietro aquesto, dando all’espressione un con-notazione legata al tempo, essere fuoriposto in un determinato momento. Miricordo di aver letto su un giornale dimoda come Marisa Berenson fossesempre nel posto giusto, con la personagiusta, col vestito giusto, al momentogiusto e questo primato raramente puòessere raggiunto da chi si pone caratte-rialmente, socialmente e culturalmentefuori dalle regole e dalle consuetudinicome solitamente pretendono gli arti-sti. Essere fuori luogo ha un significatoche non è in relazione geografica con lospazio, ma piuttosto con una situazionecomportamentale che si realizza in fun-zione delle convenzioni, regole e con-

suetudini che comunemente si decidedi applicare. In un matrimonio in tight,chi vi partecipa con un abito grigioscuro, sarà fuori luogo, ma ad una similecerimonia dove tutti gli uomini sonovestiti con abiti grigi, chi si presenta intight, sarà lui ad essere fuori luogo.Tutto ciò cosa a che vedere con la no-stra mostra ? Nulla temo, se non chequesta contrariamente alla grande mag-gioranza delle mostre è elegante. Qua-lità questa non richiesta a chi partecipao cura una mostra. Vediamo come eperché.Elegante lo è nella essenza, nella mi-sura, nelle proporzioni e nella qualità.Gli attributi generali e la ricerca dei det-tagli che fanno dell’eleganza una messain scena vistosa, di volutamente o peg-gio inconsapevolmente ricercato, qual-cosa che costringa ad attirarel’attenzione, che lasci intendere un lussoindiscreto, tutto ciò è bandito, senza cla-mori, da Fuori posto. La mostra artico-lata sui tre piani del Museo di CasaMasaccio comprende anche l’uscita daquesto e l’attraversamento di unostretto e cupo vicolo e l’accesso ad ungiardino di delizie. Prevede dunque unpercorso sia fisico sia morale, sia laicoed estetico che mistico ed introspettivo.Si presenta come passaggi da stati dif-ferenti dove la qualità della luce, dall’ac-cecante bagliore del bianco all’infinitavarietà degli azzurri che mai volgono

di Claudio [email protected]

Una mostra alla Casa Masaccio

a San GiovanniValdarno e

posto

Fuori

luogo

Fuori Kornkrit Jianpinidnan, Standing out-side oneself. Al centro in alto TsangKin-Wah, We Know e in basso OlgaPavlenko, L’azzurro è il colore natu-rale del cielo o il semplice riflesso diuna distanza infinita?

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Un incontrodi archeologia viva

CCUO

.com sabato 9 marzo 2013no20 PAG.8

E’necessaria una nuova politica dicomunicazione e di valorizza-zione dei beni culturali; oggi, in-fatti, viviamo nel mondo della

cultura rappresentata come sistema, comeinsieme di relazioni fra persone e cose: unnuovo punto di vista che dà la priorità allaconsiderazione del contesto, del paesaggiocome sfondo fluido dei fiumi della storia.Potere al GIS, dunque, strategico stru-mento informatico dalla portata comuni-cativa globale, che è capace di coniugare itradizionali scorci da vicino del nostro pa-trimonio storico-artistico partendo daun’innovativa visione da lontano, in gradodi rendere tangibile al pubblico, con sin-tetici colpi d’occhio virtuali in volo e inpicchiata, lo scorrere del tempo, articolatoin porzioni di paesaggio, in sovrapposi-zioni e in fasi. Con queste parole AndreaCarandini, presidente del Fai, ha presen-tato il volume Atlante di Roma anticaal IXIncontro Nazionale di Archeologia Viva,svoltosi a Firenze domenica 24 febbraio ,evento che la prima rivista italiana di ar-cheologia organizza ogni due anni con ilpatrocinio della Regione. Anche in questaedizione l’incontro fra studiosi e fra“quanti cercano nel passato le ragioni delpresente” ha offerto un programma riccodi novità. L’incontro è stato aperto con laproiezione del film-documentario di Gre-gor Lutz Il patrimonio perduto di Timbuctù,introdotto dal direttore della Rassegna In-ternazionale di Cinema Archeologico,Dario Di Blasi, un reportage di denunciasulla drammatica perdita di gran partedegli antichi manoscritti conservati nellamitica città maliana, patrimonio dell’Une-sco dal 1990. A seguire una storia a lietofine: il recupero da parte del Gruppo Tu-tela Patrimonio Archeologico della Guar-dia di Finanza dei materiali trafugati nelcorso di uno scavo clandestino nella stipein località Pantanacci, tra i comuni di La-nuvio e Genzano. Il direttore Museo Ci-vico di Lanuvio, Luca Attenni, eGiuseppina Ghini, direttore archeologodella Soprintendenza per i Beni Archeo-logici del Lazio hanno mostrato gli oggetti“ritrovati” di maggiore interesse, in parti-colare i votivi anatomici. Piero Bartoloni,docente di Archeologia fenicio-punicaall’Università di Sassari, ha accompagnatoil pubblico nel mondo del sacro, in quelleparticolari rappresentazioni e pratiche ri-tuali che costituiscono la cultura dei tofet.L’intervento del soprintendente ai Beni ar-cheologici della Puglia, Luigi La Rocca, edi Giuliano Volpe, rettore dell’Universitàdi Foggia, ha avuto per oggetto la presen-tazione di splendidi reperti marmoreidella Daunia e le ultime novità sulla villaromana tardo-antica di Faragola, nel ter-ritorio di Ascoli Satriano a Foggia. La ses-sione mattutina è stata chiusa da unaffascinante viaggio tra Quaternario eOlocene antico: grazie all’intervento diCarlo Peretto, docente di Antropologiaall’Università di Ferrara, e di Roberto Sala,docente di Preistoria alla Universitat Ro-vira i Virgili di Tarragona, abbiamo affron-tato un percorso alla ricerca del primopopolamento umano in Europa. La ses-sione pomeridiana si è aperta con un’im-

Toscana, dolce patria di Piero Calamandrei

di Alberto [email protected]

di Franco [email protected]

Piero Calamandrei scrisse” Inven-tario della casa di campagna”, LaNuova Italia, 1942, partendo dauna collezione di farfalle che con-servava ordinate nella sua casa, mache si estendeva alle care ombre fa-miliari dal mesto sorriso, vive fin-ché la casa fosse rimasta in piedi,con i paesaggi circostanti, anch’essivivi come persone.Tutto questo per gli eredi, perchépotessero godere del beneficiodelle mura e delle memorie in que-ste raccolte.Per sé, Calamandrei chiese l’erba-rio, che racchiudeva “il vecchioodore di questa terra”, da seppellireaccanto a lui come “suppellettilepersonale”.Questo culto della terra e delleerbe si ritrova frequentemente neigrandi scrittori ed artisti toscani,da Papini, a Malaparte, a Rosai, aSoffici.In quest’opera, che è un capolavorodella letteratura del Novecento,l’autore ci lascia un ritratto dellaToscana e dei toscani che può es-sere assunto a modello umanisticoe antropologico definitivo, nellasua visione dei particolari e nel suoinquadramento generale dovehanno spazio gli ipogei etruschi e

EX CAVO

SPIRITI DI MATERIA

l’umana famiglia raccolta in paesaggiche sembrano quadri d’autore.Calamandrei effettua un “fermod’immagine” in bianco e nero, tipicodi un’incisione, che gli permette divedere la Toscana invernale, nellasua essenza ancor prima del suo ri-sveglio stagionale.“Questo paesaggio per farsi ricono-scere non ha bisogno di agghindarsidi colori: gli basta il disegno, comein un’incisione a bianco e nero, peressere lui. Per goderlo, bisogna ve-nirci in inverno, quando i filari se-gnano sulle piagge grigie il brunoordito dei campi e le nere strie deicipressi si stagliano come bulinatesulle rughe dei colli o sulla cinerea aaridezza degli ulivi; tutt’al più, aiprimi barlumi di primavera, versomarzo, quando sui rametti invernalinon ci sono ancora foglie spiegate esoltanto sulle loro cime la luce co-mincia a rapprendersi in un presagiodi biondo gemmante, che tra unmese appena sarà diventato verdefondo. Allora, sul nudo rilievo delterreno si possono seguire quasisopra un plastico le giravolte dellestrade maestre, e vedere come agil-mente svoltano i ruscelli, con quelloro corteggio dei pioppi che paionopennellini allineati, dietro le quintedelle colline: in cima alle quale si af-facciano case coloniche estrose al

par di castelli incantati.”E questa incisione in bianco e nerogià contiene i sensi del risveglio:“Miracoli di questo paese, in cui,senza che ci si accorga del cambia-mento, i rami vecchi si ridestano ger-mogli e tra le rughe dei gravi voltisenili guizza all’impensata con un ar-guto strizzar d’occhi il fresco briodell’adolescenza in agguato.”E, infine, anche in Calamandrei, “ladolce patria nostra, la Toscana”, è de-finita nell’alta coscienza civile deisuoi abitanti che conoscono, fra glialtri risvolti esistenziali, la misura delvivere e del morire.“Paese dove ogni sorriso sfuma inmestizia, ed ogni lacrima, per nondar noia a chi può vedere, cerca dinascondersi in celia;… tutto im-porta allo stesso modo… i nostri fi-glioli, le scoperte della nostrainfanzia , gli addii della nostra vec-chiaia,… i nostri lutti, il nostroamore, il nostro passato e l’avvenire,le nostre speranze, la nostra libertà:Toscana, dolce patria nostra.”

portante riflessione sul concetto di demo-crazia e della sua lunga storia, dagli esordiateniesi ad oggi, affrontata da LucianoCanfora, docente di Filologia greca e la-tina all’Università di Bari. A seguire, la pre-sentazione del libro di Andrea Semplici,scrittore e fotografo fiorentino, intitolatoLa Maremma dei musei, un viaggio emo-zionale tra i paesaggi maremmani dalla

preistoria all’età contemporanea intro-dotto da Simona Rafanelli, direttoreMuseo Civico Archeologico “Isidoro Fal-chi” di Vetulonia. Poi un nuovo incontrocon Valerio Massimo Manfredi che haparlato del suo nuovo libro, intitolato Ilmio nome è Nessuno, dove per la primavolta sarà narrata tutta la vicenda di Odis-seo, dalla nascita all’ultimo viaggio.

Gemma Sena Chiesa, docente di Archeo-logia classica all’Università degli Studi diMilano, ha parlato, introducendo la mo-stra Costantino 313 d.C., ora allestita aMilano e prossimamente a Roma, del-l’Editto di Milano emanato da Costantino,evento che segnò una prodigiosa svolta tramondo antico e post-antico. Daniele Mo-randi Bonacossi, docente di Archeologiae Storia dell’arte del Vicino Oriente anticoall’Università di Udine, ha illustrato le re-centi scoperte nel Kurdistan iracheno ac-quisite dal progetto “Terra di Ninive” allascoperta dell’organizzazione territorialedel popolo assiro, mentre Giuseppe Ore-fici, direttore Centro Italiano Studi e Ri-cerche Archeologiche Precolombiane, hapresentando la sensazionale scoperta diun tempio rupestre a Las Juntas, in Amaz-zonia, antico quasi quattromila anni.L’evento fiorentino è stato chiuso dall’in-tervento di Alberto Angela, che ha presen-tato l’argomento piccante del suo ultimolibro: l’amore e il sesso nell’antica Roma.

Un momento dell’evento fiorentino. Foto Federica Salvucci.

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regista, presente all’anteprima alPortico, dice di averlo interamentegirato nei “territori” con una troupecomposita, arabi, palestinesi, ebrei,cristiani, all’inizio saluti veloci epochi convenevoli. La truccatricepalestinese e un macchinista ebreoambedue sempre in pensiero per ipropri figli, dopo l’iniziale diffi-denza si parlavano amichevol-mente, a mensa insiemecondividevano le loro preoccupa-zioni. Ancora racconta che nelcorso delle riprese notturne lungola strada che costeggia il muro cheisola il villaggio palestinese, deibambini dall’altra parte hanno ini-ziato a tirare pietre, saputo che sta-vano girando un film, avrebberovoluto comunicare con loro, cihanno provato, senza riuscirci, at-traverso dei fori nel muro, i cineastinon sono riusciti a lanciare oltrequell’ostacolo altissimo le sigaretteche avrebbero voluto regalare loro,“è stato un momento in cui si è per-cepita viva e vicina la grande soffe-renza di chi era di là, abbiamogirato velocemente”. Auguriamociche lo possano vedere “nei terri-tori”, per ora non l’hanno com-prato.

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.com sabato 9 marzo 2013no20 PAG.9KINO&VIDEO

Eper una volta l’altra non èl’amante, ma la nemica storica,quella che appartiene al po-polo con cui è difficile, se non

impossibile, vivere accanto in pace.Lorraine Levy, regista francese nonreligiosa, ma “Juive”, come dirà leistessa a chi le chiede il perchè dellasua scelta, racconta una storia rea-listicamente metaforica. Duedonne partoriscono lo stessogiorno a Haifa, una è palestinese,l’altra ebrea, un missile esplode vi-cino all’ospedale, i neonati vengonoevacuati e, nel successivo trambu-sto, scambiati. Venti anni dopo ilgruppo sanguigno dell’ebreo chevorrebbe fare il militare risulta in-compatibile con quello dei geni-tori. Non si tratta di corna,l’indagine avviata da sua madre,medico, trova l’errore. L’idea non ènuova, nel cinema scambi di figli si

sprecano, ma il suo delicato e inti-mistico svolgimento nel caos Me-dioOrientale la rendono moltoapprezzabile. Racconterò le duedonne, le madri, sconvolte, deru-bate del figlio che avevano tenutoin grembo si emozionano nel ve-derlo grande e sconosciuto, ma losentono subito come un altro figlio,lo aggiungono a quello non gene-tico ma cresciuto e amato come lofosse. Un figlio in più. Dirò che di-venta d’un botto chiara ai due ra-gazzi l’assurdità delle rigideidentificazioni di razza e cultura,come dietro un velo squarciato sistaglia netta la relatività dell’averviaderito e diventa automatico edinevitabile vedere il mondo intornocon gli occhi dello storico nemico.Essere ebreo è questione di nascita,quasi e un pò come essere nero, olo sei o con difficoltà puoi diven-tarlo. Essere palestinese è esserepovero, senza terra, senza ospedale,senza lavoro, trovarsi all’improv-viso nell’opposta essenza ...Il pale-stinese pare più coriaceo e subitousa il nuovo status di ebreo per la-vorare e aiutare la creduta sua, fa-miglia. Basta, andate a vederlo,godetene sfumature e pacatezza. La

di Cristina [email protected]

Il figliodell’altra

L’ultimo libro di Cesare Palese: “Non scriverò più” poteva essere un già visto, ma almenonon noiosissimo, volume dadaista. Poiché il sottotitolo recita che si tratta di un “Librobianco sulla letteratura” tanto valeva che le 600 pagine fossero tutte bianche. Invece ilnostro buon Cesare è riuscito a trovare una case editrice che gli ha stampato il “mattone”del XXI secolo. L’autore del corposo saggio afferma la tesi, già molte volte sentita, che loscrittore scrive sempre lo stesso libro. Illuminanti sono il Moby Dick di Melville e il romanzodi esordio di Moravia “Gli indifferenti”, ad ambedue bastava pubblicare quel romanzoperché tutto il resto è o inutile o ripetitivo. Uno scrittore, secondo la tesi del Palese, dovrebbecreare una sola ed unica opera, magari lavorando tutta una vita e dopo aver fatto uscireil volume distruggere manoscritti, appunti e tutto quanto direttamente o indirettamentepuò ricondurre a quell’Unico titolo. L’antologia degli scrittori sui quali, l’autore del saggio,fonda la sua tesi è sconfinata. Fra tutti gli autori salva Kafka che, pur tradito dall’amicoMax Brod, aveva lasciato detto di distruggere tutte le sue opere e una serie di “irregolari”che, come Pessoa prima inventarono gli autori e i loro eteronimi e poi li fecero scrivere. Dacondannare (non si specifica se al rogo o solo moralmente) sono eredi e critici che pubbli-cano opere dopo la morte dell’autore. Coerentemente Cesare Palese ci avverte, in bandella,che sta preparando un secondo libro: “Non ho scritto più” - il libro nero sulla letteratura.

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.com sabato 9 marzo 2013no20 PAG.10LUCE CATTURATA

Sandro Bini - I Confini della Città - Arcetri, Pian dei Giullari - Firenze 2006

di Sandro Biniwww.deaphoto.it

I confini della cittàUn racconto per immagini

dalla periferia fiorentina (2001-2013)

di Barbara, cuoca di Pane e [email protected] Rostinciana o rosticciana?

MENÙ

Rostinciana o rosticciana? Vannobene entrambi e il significato è ine-quivocabile: rostire = far cuocere lacarne o altro sulla brace, sulla gra-tella o nello spiedo. Parliamo dellecostine di maiale, della Toscana, diuna ricetta meno usuale ma assolu-tamente da provare, il sugo. Si sa, unpo’ di tempo bisogna perdercelo, equesto è forse lungo più di altri mache profumi mentre la rosticcianadora in forno e il soffritto nel te-game... E allora, se vi ho convinto,sotto con le dosi per 6/8 persone: 1kg di rosticciana - 1 carota - 1 cipollarossa - 2 coste di sedano - 2 foglie dialloro - 500 gr di passata di pomo-doro - 200 gr di vino rosso - sale-pepe-aglio-rosmarino- olio extra.Cuociamo la rosticciana con aglio erosmarino in una teglia, nel forno a200° per 40 minuti (abbiate cura dimettere sia l’aglio che il rosmarinosotto la carne: devono insaporire enon bruciare); intanto cominciamoa tritare finemente gli odori per il

unite il battuto, tenete il fuoco alle-gro mescolando senza far attaccare eabbassandolo una volta finita la ro-solatura fino a cottura. Quando larosticciana bella bruna e croccantesarà pronta, prendete costina costinae mettetela nel tegame con il sof-fritto. Dalla teglia dove avete cotto lacarne buttate l’eccesso di unto emettetela sul fuoco versandoci unpo’ di vino per deglassare, si stac-

cherà tutto il saporoso marroncinodandovi un sughetto che rovescie-rete nel tegame facendolo passaredal colino fine per togliere aglio, ro-smarino e altre impurità. Aggiun-gete anche il resto del vino, fateevaporare e a questo punto passatadi pomodoro e acqua quasi a co-prire. Girate di tanto in tanto, il li-quido evapora cedendo il passo aisucchi della carne, ci vorranno an-cora 40 minuti. Tirata su la rostic-ciana dovrete togliere le ossa equalche calletto vagante, tritare lacarne ottenuta a coltello e rimetterlanel tegame dove continuerà a cuo-cere per 20/30 minuti finché perconsistenza, non “assomigli” ad unragù. Aggiustate di sale, una bellamacinata di pepe e conditeci pasta equant’altro. E per chi come me an-dava matto per pane e sugo a me-renda, vi prego: lasciate incustoditoil tegame ancora un po’ sporco... ma-gari a “pulirlo” ci penserà qualcunaltro.

fondo: meglio a coltello ma se usateil mixer, almeno fate la cipolla dasola e poi, carota e sedano. Perché?Nel tegame dove farete il sugo met-tete l’alloro e l’olio, e appena è caldo,

that isthe question

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Riflessi

mancati

di Susanna Stigler

[email protected]

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013

PUÒ ACCADERE

ODORE DI LIBRI

Di fronte alla libreria nella came-retta di mio figlio mi sonochiesto spesso se invece checomprare tutti i libri che mi

trovo davanti non mi sarebbe conve-nuto acquistare direttamente la libreriao almeno una quota di questa.Da fortunatissimo e orgoglioso geni-

tore di un infante divoratore di libri dadue anni infatti sono cliente e frequen-tatore di una deliziosa libreria per ra-gazzi, Cuccumeo, spuntata in viaMayer a Firenze. Una presenza che stafesteggiando il suo secondo anniversa-rio e che, seppur in così breve tempo,ha saputo conquistarsi spazio e ruolonel quartiere e non solo.La sfida di Cuccumeo, in un periododi crisi del libro, è stata quella di sapersispecializzare in un segmento, quellodel libro per i ragazzi, e di entrare inpunta di piedi, senza volersi sostituiread altre piccole realtà librarie presentiin zona o provando a inseguire cateneo offerte online.Con competenza e soprattutto genti-lezza verso i piccoli avventori e i lorogenitori, Cuccumeo ha saputo emer-gere e confrontarsi. Mille le idee, i la-boratori didattici (per grandi epiccini), non assenti anche momentidi quello che una volta avremmo chia-mato “impegno” e riflessione sull’edi-toria e la cultura in genere.Naturalmente non manca una sceltaampia e di qualità dell’editoria per ra-gazzi; settore spesso trascurato da chisi occupa di libri, relegato sullo sfondoe che invece risulta fondamentale nellacrescita educativa dei nostri figli e cheproduce invece libri di alta qualità percontenuti, illustrazioni ma anche pro-prio per la fattura del libro stesso.Insomma una bella realtà che da’ spe-ranza per quel che vende, per il pub-

di Michele Morrocchitwitter @michemorr Cuccumeo

Un’oasi di speranzaper i piccolibibliom

ani

blico a cui si rivolge e per chi non haalcuna intenzione di smettere di inna-morarsi dei libri.Libreria Cuccumeo, via Mayer 11/13rFirenze. www.cuccumeo.it

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di Sara [email protected]

SCENA&RETROSCENA

Le sue parole ce le ricordiamo cosìbene, iper attuali in questo periodo diconfusione post-elettorale: “Il pensieroliberale è di destra, ora è buono ancheper la sinistra, non si sa se la fortuna siadi destra, la sfiga è sempre di sinistra,ma cos'è la destra cos'è la sinistra”...Oggi, a dieci anni dalla scomparsa diGiorgio Gaber, presso la Biblioteca Na-zionale, ci sarà l’omaggio di Firenze aquesto grande artista del ‘900. Daun’idea del giornalista Edoardo Sem-mola, a cura di Elzeviro Fiorentino, incollaborazione con Biblioteca Nazio-nale Centrale di Firenze, FondazioneTeatro della Pergola, Teatro Puccini,Dalia Gaber,  Fondazione GiorgioGaber, Club Tenco e con il sostegno diPubliacqua e Unicoop Firenze, in pro-gramma, dalle ore 17.30, la mostra“Giorgio Gaber, l'uomo che sto se-guendo”, che riproduce fotografie,stampe, locandine teatrali e pubblica-zioni provenienti dalla Biblioteca, dallaFondazione e da collezioni private, ar-ricchito dalla proiezione di brani tratti

dalla lunga carriera dell'artista; a seguireuna tavola rotonda alla quale partecipe-ranno, tra gli altri, Enrico De Angelis(Club Tenco), Marco Bernardini (gior-nalista), Paolo Dal Bon (FondazioneGiorgio Gaber), e, alle ore 20.15 (in re-plica alle 22) reading-concerto “PerGiorgio Gaber. La parola scritta incon-tra la parola cantata”: spettacolo in treatti unici (“G. come l’Io”, “G. come ilNoi” e “G. come il Mondo”). Ingressogratuito su prenotazione all'[email protected] - Infoline 34935 59 789.

ODORE DI LIBRI

“Hunger Games” è unlibro di Suzanne Col-lins, uscito negli StatiUniti nel 2008 e in Ita-

lia nel 2009. E’ un romanzo fantasy perragazzi da cui è stato tratto un film di-stribuito in Italia a primavera del 2012.La storia ha come protagonista la se-dicenne Katniss Everdeen, una ragazzache vive nel “distretto 12”, uno dei do-dici distretti della nazione di Panem,la cui capitale, Capitol City, governa lealtre città sottomesse; le città sono co-strette a donare ogni anno due tributi,ovvero un ragazzo e una ragazza dai 12

di Giulia Locai

G

Giochi per fameo per fama a 18 anni, che partecipino agli Hunger

Games (i giochi della fame).Il testo inizia raccontando la situa-zione di povertà nei distretti a causadell’oppressione di Capitol City, e l’ini-zio della giornata di Katniss che va acaccia prima della “Mietitura”. La scelta per la partecipazione agliHunger Games avviene attraversodelle urne dove vengono depositati ifoglietti con tutti i nomi di tutte le ra-gazze e i ragazzi del distretto. Dal pe-scaggio della rappresentante diCapitol City, esce il nome della sorelladi Katniss, Primrose,di 12 anni.Katniss decide di sacrificarsi per la so-rella e accetta di andare volontariacome tributo ai giochi; questo è ungesto forte che nessuno a Panem avevamai visto prima, e ciò comporta ungrande cambiamento se non una ribel-lione, avviata appunto involontaria-mente da Katniss stessa. Al fianco diKatniss c’è anche Peeta Mellark, ilquale ha una cotta per lei, da sempre.I cittadini di Capitol City rimangonoammaliati dalla coppia così chequando essi sono nell’arena vengonoaiutati dagli sponsor, attirati grazie allamessa in scena dei “due sfortunatiamanti del distretto 12”, come i duegiovani verranno poi chiamati. Katnisse Peeta arrivati a Capitol City, la cittàpiù ricca e eccentrica di tutta Panem,si allenano con il loro tecnico, Hay-mitch Abernathy,  vincitore di una pas-sata edizione degli Hunger Games,che li prepara ad affrontare ogni diffi-coltà che possono incontrare sul-l’arena. Dopo pochi giorni, i Giochihanno inizio e come dice il motto diCapitol City, “felici Hunger Games epossa la fortuna essere sempre a vostrofavore”.Il romanzo di Suzanne Collins è in as-soluto uno dei libri che ho letto conpiù piacere; la vicenda si svolge in unmondo post-apocalittico e ciò rende lalettura ancora più interessante. Pochisono i racconti che sanno stupire e ap-passionare tanto da non riuscire più asmettere di leggere. Personalmente loconsiglio a chi, almeno per un’ora odue, ha voglia di staccarsi dal mondoreale per entrare in quello degli Hun-ger Games. E’ significativa la vicendadi questa coraggiosa ragazza, apparen-temente insignificante, che si sacrificaper la sorella e affronta mille difficoltà,dando agli oppressi abitanti di Panemil coraggio e la forza di rivoltarsi controle ingiustizie di Capitol City. Il messag-gio più importante di questo libro èche per superare le difficoltà, bisognaessere forti, soprattutto nel nostrocuore, perché è quello che ci fa andareavanti.

*studente dell’Istituto Duca d’Aosta-Salvemini (2 B)

Il signor

torna

a Firenze

Un futuro distopico descrittoda Suzanne Collins

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.com sabato 9 marzo 2013no20 PAG.13NUVOLETTE

www.martinistudio.euLe storie di Pam

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veramente si è discusso in quell’occa-sione. Genova è stata l’epilogo di unoscontro iniziato a Seattle tempo primadove fecero la loro comparsa, insiemeai black block, anche certe modalità dicomportamento delle forze dell’or-dine.”

KINO&VIDEO

Una ricostruzione capillare, untentativo di capire le ragioniprofonde e di scavare fino alleradici di uno degli episodi più

drammatici della storia recente, quellodegli scontri tra manifestanti e forzedell’ordine al G8 di Genova nel 2001.È dall’esigenza di capire per andareavanti che nasce The Summit, il docu-mentario inchiesta di Franco Fracassie Massimo Lauria nei cinema dal 21febbraio. Presentato al cinema Porticocon un incontro con gli autori, il film èun’occasione per ricordare e riflettere.Franco Fracassi, il giornalista che perprimo dette la notizia dell’uccisione diCarlo Giuliani, racconta le circostanzeper cui 12 anni fa si è trovato nell’oc-chio del ciclone: “Ero a Genova perconto di un’agenzia di stampa con ilcompito di seguire i black block, perquesto la mia redazione mi avevaanche fornito di un kit di pronto soc-corso. Quando si lavora per un’agenzialo scopo è quello di dare la notiziaprima di tutti gli altri, quindi mi ave-vano dotato di un telefonino conmolte batterie di riserva. Lavorandocosì ho attirato involontariamente l’at-tenzione e i black block mi hannoscambiato per un poliziotto infiltrato emi hanno aggredito. In seguito una tvtedesca mi ha definito il giornalista piùpicchiato del G8. Per anni non ne hovoluto sapere più niente e la realizza-zione di questo progetto mi ha aiutatoa ricordare ciò che avevo voluto accan-tonare in un angolo del mio cervello.”Massimo Lauria, all’epoca dei fatti erainvece un giovane manifestante: “Ri-cordo la paura e le corse per i vicoli diGenova per evitare le botte. Una verae propria caccia all’uomo che è culmi-nata sabato quando sembrava che,dopo l’assassinio di Carlo, niente di piùbrutto potesse accadere”Lorenzo Guadagnucci giornalista seLa Nazione e Il resto del Carlino che sitrovava all’interno della scuola Diaz almomento dell’irruzione delle forzedell’ordine: “Mi avevano consigliato dipernottare là perché doveva essere unodei luoghi più sicuri e invece ho assi-stito ad una vera e propria spedizionepunitiva nella quale sono rimasto gra-vemente ferito, da allora mi sono im-pegnato perché su quanto accadutoquella notte non ci fossero più misteri”Fracassi insiste sulla necessità di porsidomande per capire veramente cosasia accaduto in quei giorni:“Per 16anni ho fatto l’inviato di guerra e hovisto cose spaventose, eppure nessunodi quegli episodi mi ha lasciato nel-l’animo le tracce dei fatti di Genova ela follia umana che li ha caratterizzati.È la totale inspiegabilità delle cose suc-cesse in quei giorni che ci ha spinto acompiere l’inchiesta che è alla base diThe Summit. Abbiamo cercato testimoni in grado difornirci degli elementi di prova equello che è emerso è un immenso de-pistaggio. Ancora adesso del G8 si rac-conta di tutto, all’infuori di ciò di cui

di Caterina [email protected]

di Tommaso [email protected]

KINO&VIDEO

Salvatores è un regista che nella suacarriera sa cosa significa la parola spe-rimentazione. Ha fatto pellicole diogni tipo: dalla commedia al dram-matico, dai film “on the road” alla fan-tascienza passando per l’Oscardi “Mediterraneo”. La sua ultima fatica èstato tradurre in im-magini il libro“Educazione Sibe-riana” di NicolaiLilin: ha riportatoil cinema italianoa un respiro inter-nazionale (il film ègirato a Vilnius, inLituania) coinvol-gendo anche John Mal-kovich. La storia raccontataè quella di un’inedita “educazione”criminale, ma con precise e, a volte,condivisibili regole d’onore. Siamonel sud della Russia in un arco ditempo che va dal 1985 al 1995. One-sti con i più deboli e feroci con eser-cito, polizia, politici e banchieri isiberiani pregano Dio e impugnano learmi, predicando una violenza rego-lata da prescrizioni. Il loro corpo èpieno di tatuaggi (come nel film “Lapromessa dell’assassino” di Cronen-berg) che indicano il grado della loro“importanza” all’interno della società. Il crollo del Muro e del regime sovie-tico del 1989 altera gli equilibri tipicidel loro mondo ed esso viene rapida-mente corrotto dal “wind of change”occidentale.Di tutto questo i due autori hanno

parlato a Firenze alla libreria Feltri-nelli spiegando le difficoltà di girarein condizioni proibitive (oltre trentagradi sotto zero!) e la diversità cultu-rale fra i Paesi dell’Est e l’Occidente

(scandita nella scena della giostracon il sottofondo musicale di

David Bowie, “Absolutebeginners”).

Un racconto epicodella lotta della co-munità siberianacontro la globalizza-zione e il consumi-smo, (Lilin ha

raccontato che vestirejeans in Siberia era ed è

visto, almeno dai più an-ziani, come un tradimento)

di cui le differenti visioni di duegiovani, Kolima e Gagarin rappresen-tano i poli.

Il primo è cresciuto sotto la rigidaeducazione impartitagli dal nonnoKuzja (interpretato daMalkovich),mentre il secondo è at-tratto dal “sogno americano” che gliviene prospettato negli anni di carcerecome l’unica via di uscita dalla po-vertà. Ispirati e armati di picca danonno Kuzja, vengono iniziati alle ra-pine e alla condivisione “comunita-ria’”della refurtiva. Perché i siberianinon rubano per arricchirsi ma per so-stenere la loro piccola società, premu-rosa con gli anziani e coi ‘voluti daDio’ come Xenja, giovane donna af-fetta da un grave disturbo psichico, dicui Kolima è un po’ innamorato.Perché,come dice nonno Kuzja, “èfolle volere troppo. Un uomo nonpuò possedere più di quello che il suocuore può amare”. Qualcuno prendaappunti, please.

Salvatores, il Mediterraneosi apre alla Siberia

Genova tanti anni faThe Summit

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Ascoltando lo speciale di Uno-mattina del 6 marzo 2013 dal ti-tolo “Salto del Grillo in politica”mi accorgo della zelante fran-chezza di quei giornalisti pre-senti.Si parlava di Grillo in modo in-teressante ed articolato maquello che mi colpisce è che siinsiste sul fatto che il “comico”(accezione che fa il paio con “ca-valiere”) gioca sul fatto di dire laverità malignando che queste ri-velazioni, considerate vere daglioratori, erano rilasciate, almenoprima della calata in politica,solo in teatro e a chi pagava il bi-glietto.Si prendeva ad esempio unospettacolo del ’93 dove Grillo

Confessioni giornalistiche

CCUO

.com sabato 9 marzo 2013no20 PAG.15SU DI TONO

di Letizia [email protected]

Ragazzi e ragazze, ma qui non sifa mica musica seria?! Ver-rebbe da dire ironicamente, asentire la storia di questo

gruppo di giovani ragazzi (dai 26 ai28 anni) riunitosi da pochi anni sottoil nome di Girls and Boys like Toys. Citengono proprio a prenderla sulloscherzo, ma se li senti parlare del loroprogetto le cose son fatte seriamenteeccome. Il che certamente non con-trasta con lo scopo principale di que-sto gruppo: svagarsi e far divertire. Sono Marco Galardini, dottore di ri-cerca in bioinformatica all’Universitàdi Firenze, Michele Andreuccetti, stu-dente in Scienze Politiche, IreneOppo – in arte Irene Souljuse – anchelei studentessa in Scienze Politiche eGabriella Denisi, che invece studia Fi-losofia. È Marco Galardini a parlarci di questogruppo fiorentino-pratese. Della suapassione per l’elettronica e soprattuttodi come giocattoli da bambini pos-sano essere trasformabili in strumentimusicali con l’uso di adeguati circuitielettrici. Roba mica da ridere. Trovate tutte le informazioni al sitohttp://liketoys.altervista.org/en/.Ciao Marco, inizia a dirci qualcosa diquesto gruppo. Quand’è che ha presocampo l’idea di formare un simile pro-getto?L’idea è partita dalle ragazze nel 2010,tant’è vero che in principio il grupposi chiamava Girls like Toys. Hannoiniziato giocando con la musica, uti-lizzando appositi programmi per ap-passionati del genere.In che modo?Irene e Gabriella hanno basato il la-voro iniziale sullo studio di un wor-kshop chiamato “circuit-bending”.Consiste nel modificare in modocreativo, e attraverso semplici corto-circuiti, apparecchi elettronici abasso  voltaggio, o, come nel nostrocaso, strumenti elettronici alimentatianche a pile: i giocattoli. Il gruppo hapreso così vita iniziando a fare piccoleserate a Firenze.Come sei entrato a far parte del gruppo?Sia io che Andrea eravamo già amicidi Irene e Gabriella. Nel mentre che ilprogetto Girls like Toys andava avanti,mi sono cimentato nella costruzionedi un piccolo sintonizzatore.Il tutto, anche qui, “fai da te”…Esattamente. Dopo numerose provegrazie a indicazioni che ho ripreso dainternet, ho assemblato questo pic-colo strumento elettronico, all’in-terno del quale vi è una schedaelettronica ordinata da un istitutopost-dottorale di Ivrea. Mi dilettonella creazione di questi congegni chetecnicamente si chiamano arduini:sono supporti che permettono lacreazione rapida di un prototipo  el'apprendimento veloce dei principifondamentali dell'elettronica  edella programmazione. E nell’insieme ha funzionato?

è un giocoper bambini

di David [email protected]

LA PAROLA

Sì. Prima ho posizionato il sintonizza-tore in una scatola di cartone poi in unpiù comodo contenitore di plastica. Avete già fatto concerti assieme col nomeGirls and Boys like Toys?Sì. Nel 2011 abbiamo fatto una per-formance alla Casa della Creatività, loscorso dicembre a Bagno a Ripoli,l’ultima al Caffè del Teatro di Prato.Dove acquistate i vostri giocatoli che poidiventano strumenti musicali?In negozi a basso costo, non andiamooltre i 6 euro a giocattolo. Prendiamotutto come un passatempo, la stessafase di trasformazione e creazione èper noi fonte di divertimento.Che tipo di giocattoli utilizzate?Abbiamo una piccola chitarra elet-trica, un paio di tastiere, a cui sonostate apportate dovute modifiche e unotamatone elettronico che viene di-rettamente dal Giappone. Si tratta diuno congegno molto carino, ha laforma di una nota musicale e si suonacome fosse uno strumento a mezzotra violino e sassofono.Non avete mai pensato di andare oltrequesto “impegnativo” passatempo?Il nostro obiettivo principale è diver-tire, ma se la cosa continuasse ad an-dare avanti e a prendere corpo, perchéno…Avete già qualche idea?Abbiamo in mente di utilizzare unproiettore, ma ancora la cosa non èandata in porto. Per ora ci siamo limi-tati a creare un mix di suoni accompa-gnati alla lettura: uno di noi, durantele performance, legge un libro e glialtri lo seguono rispettando il ritmodelle parole della storia. Ultimamenteci riuniamo tutti i lunedì presso il cen-tro sociale di Firenze Emerson (via diBellagio 15), dove discutiamo as-sieme per migliorare il progetto, cer-cando di individuare nuovesperimentazioni e confrontandocicon altri ragazzi appassionati ancheloro di elettronica.

parlava del Cavaliere come di unocon miliardi di lire di debiti, cosa

considerata, almeno allora, comeuna rivelazione.Il discorso si incentrava sulla forzadel movimento grillino che si ba-sava sulla spettacolarizzazionedelle verità considerando, almenodalle parole dei giornalisti pre-senti, che un “povero” giornalistanon sempre può dire tutto o almassimo può dirlo sui libri.Sinceramente questi media, dallaTV ai giornali, che qualche mali-gno vorrebbe di “regime“, sidanno del bugiardo da soli senzavergogna e considerando normalenon poter dir tutto… Mi meravi-glio chi si meraviglia che il M5S sitenga lontano come la peste daimedia e preferisca totalmente ilweb.

La musica

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.com sabato 9 marzo 2013no20 PAG.16IL RICORDO

Appena ho visto la fotografia,con l’annuncio della comme-morazione del suo ultimoprogetto – non della sua

morte – mi è tornato in mente tutto.Ma io Pippa Bacca (1974 -2008)non la conoscevo e non avrei scrittoniente se non fosse stato per un’altradonna. Una che su questa artista stu-prata e uccisa non ha avuto niente dimeglio da dire che era una radicalchic, rampolla della Milano bene. Ionon la conoscevo Pippa Bacca: saràche non ho buone frequentazioni.Non conosco i salotti milanesi a dirla verità, solo quello di casa mia doveospito volentieri i miei amici che sioccupano, in tanti, di cultura e diarte. Probabilmente non sono glistessi volti che campeggiano sulle co-pertine à la page ma sono indubbia-mente buone frequentazioni.Frequentazioni da intellettuali, nonmi vergogno a dirlo, anzi lo rivendicoe alzo la posta citando un pezzo diWu Ming che ricorda come “radical-chic”, sia una definizione coniatadallo scrittore conservatore TomWolfe per irridere gli artisti di sini-stra che raccoglievano fondi per lespese processuali delle Pantere Nere. Secondo la vulgata, oggi, chiunquesvolga un ragionamento complessonon fa parte del popolo: è radicalchic e dunque si dedica ipso factoall’onanismo intellettuale. Peccatoche in questa apoteosi di banalità ioveda convergere una pretesa vici-nanza al popolo – che si suppone disinistra – con la svalutazione tipica-mente di destra di tutto ciò che è cul-tura, ossia di tutto ciò che alienodalla produzione di utile e di conve-nienza. Certo però sorge un dubbio:visto di utile e di conveniente c’èstato ben poco nel suo modo di vi-vere e di morire, allora Pippa Baccanon era così radical chic come qual-cuno pretendeva. Stando alla suddetta vulgata, un in-tellettuale è necessariamente un be-nestante staccato dal mondo. Peccatoche chi scrive sia figlia di personemodeste e solo con l’ostinazione, il la-voro, lo spirito critico e gli sforzi dellafamiglia sia arrivata dove è arrivata,dovunque sia quel punto. Chi scrivenon ha risolto i suoi problemi econo-mici ma ha una buona formazione edi questi tempi non è affatto poco. Michiedo se anch’io non sia un po’ radi-cal chic, se non sia un po’ PippaBacca. In modo più istintivo che ra-zionale, dev’essere il motivo per cuinon me la sento poi così lontana. Leiè stata ammazzata durante la perfor-mance Spose in Viaggio, con cui siproponeva di attraversare, in  auto-stop, undici paesi interessati da con-flitti armati. E ciò con cui si deve farei conti ora è questa domanda: la suamorte significa che si sbagliava o,esattamente all’opposto, vuol direche lei aveva la vista più lunga deglialtri? La sua morte conferma o smen-

di Ilaria [email protected]

FAVOLA DELLE PAROLE

In inglese le belle arti sono ancora oggichiamate fine arts, arti fini. Il bello èdunque associato a ciò che è fine, cioè aciò che si assottiglia fino ad arrivare im-percettibilmente all’etereo. Come scor-

Finanzafiness

e e regulation

In vita di Pippa Baccanell’anniversario della sua morte

rendo con le dita un coltello, è sullapunta di ciò che finisce che si trova labellezza come soglia che trapassa nel-l’immateriale, nello spirituale. Al con-trario, è associato al brutto ciò che va insenso contrario, ciò che va verso ilgrosso, il pesante, il materiale. Nella tra-dizione classica, la finezza è quasi sino-

nimo di bellezza, di spiritualità. La fi-nesse francese è la qualità essenziale dichi e di ciò che è fine. Analoga alla finezza è, stando alla trafilalinguistica dal latino finantia al francesefinance, la finanza. Pur specializzandosiin senso prima giuridico (risoluzioneamichevole di una controversia) e poiin quello economico, finanza mantieneproprio in quest’ultimo ambito alcunitratti caratteristici che più specifica-mente appartengono alla finesse. La fi-nanza è la parte dell’economia che ha ache fare con la liquidità, con i flussi didenaro attivati attraverso impulsi elet-tronici, con il movimento dei titoli, contassi percentuali d’interesse. Anchenella sua dimensione economica, la fi-nanza resta dunque orientata all’etereo,all’invisibile. Diversa è invece l’econo-mia reale, che a che fare con il lavoro, laproduzione, l’industria e quindi con laparte più materiale, più pesante etroppo spesso inquinante del processoeconomico. Sarà anche perché la fi-nanza è una tendenza che tira verso ilsottile, l’acuminato, il tagliente, versociò che si trova sulla punta di quello chefinisce, verso ciò che solo un articolofemminile o maschile decide riguardo ilsignificato che ha la capacità di ucciderel’economia reale? Anche la lingua sem-bra suggerire la regulation, che occorrecontrollare, trattare con buone e rego-late maniere, con finesse la finanza pernon tagliarsi o non rimanere infilzati.

di Marco [email protected]

tisce le sue idee? Lei trasformava glioggetti in altri oggetti, le foglie di unaspecie in foglie di una specie diversa.Magari è questa la sua risposta. Ma seda lei non potremo mai saperlo, qual-cun altro ha potuto rispondere primadi morire. “Evidentemente, la miamorte sembrerà dar ragione a quelliche mi hanno rapidamente trattatoda ingenuo o da idealista: Dica adessoquel che ne pensa!. Ma costoro devonosapere che sarà finalmente liberata lamia più lancinante curiosità”. La suacuriosità era di poter vedere gli altri,quelli verso cui si spingeva, con gliocchi di Dio o – quanto meno – di“un” dio. Poco importa se PippaBacca era credente o atea, se cono-scesse o meno Christian de Chergé,il monaco di Tibirine che ha scrittoquelle parole: per me, che mi reputolaica, le loro storie si sostengonol’una con l’altra.

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.com sabato 9 marzo 2013no20 PAG.17ANGOLO PROUSTIANO

di Fabio [email protected]

L’ultimo autore italiano che si èconfrontato a suo modo conProust è forse Nanni Moretti.Tutti ricordano l’episodio di

Biancanel quale Michele Apicella è per-suaso dal suo amico e mentore, RemoRemotti, a navigare in una barchetta aVilla Borghese, leggendo Proust, questoallo scopo di sedurre supposte passantiincuriosite. Anche qui l’allusione prou-stiana, parodia nello stesso anno del filmdi Schlondorff, è leggera ma calzante conla poetica dell’autore. L’autobiografismoche attraversa tutti i film di Moretti, maanche il rapporto con una memoria pe-rennemente perduta e che spesso finisceper riattivarsi proprio grazie ai famosidolci (le merendine, la sacher o il regres-sivo barattolo di Nutella) riconnettono ilcinema morettiano con le riflessioni diProust. Certo Moretti, da buon intellet-tuale di fine secolo, volge in esperienzaperduta e regressione la riattivazione me-tonimica e spirituale tipica dell’autoredella Recherche. Certo gli esperimenti cinematografici ci-tati hanno a che fare con precise scelteestetiche dei loro autori e l’interdettoproustiano sul cinema potrebbe ancoraessere considerato valido per il cinemapiù evidentemente basato sulla narra-zione, sull’efficacia denotativa del mon-taggio o sulla digitalizzazione di effettispeciali 3D. Tuttavia l’immagine cinema-tografica continua a mostrare nella pro-pria oggettualità una ricchezza diriferimenti tale da non potersi mai defi-nire salda e definita una volta per tutte.Essa vive certamente in una durata spe-cifica, ma prosegue i suoi effetti proprionella soglia della memoria, concentratain poche sequenze o rievocata in unmontaggio mentale effettuato comun-que a posteriori dallo spettatore. Se l’in-tera opera proustiana si basava sultentativo di rivivere la realtà attraverso laspiritualizzazione nel tempo, una dellecomponenti del cinema è proprio questaesperienza immersiva nel visibile, chemantiene intatto il suo mistero. Ancora più che in Italia, la possibilità diun cinema proustiano, contemplativodell’oggetto, dell’abbandono al tempo, sipuò forse vedere in filigrana nel cinemafrancese: Jean Renoir e poi soprattuttogli autori della Nouvelle Vague. Dagli ar-ticolati totali di Rohmer ai piani se-quenza di Godard, volutamente privi dicentralità prospettica. Il cinema più re-frattario alle suggestioni letterarie diProust è il cinema americano, perché inesso anche gli espedienti metanarrativisono tradizionalmente immersi nella co-struzione di genere. Se la cinepresa as-sume il ruolo di narratore onniscientesiamo ben lontani dalla soggettiva prou-stiana, perennemente deviato dalla nar-razione dal ritmo dei ricordi e dalledigressioni evocative. Eppure anche il la-voro sull’immagine digitale e sulla frat-tura tra cinepresa e realtà rappresentata,nasconde sotto alcuni aspetti riferimentia quell’opera d’arte totale a quella sine-stesia cromatico-sonora che la scritturaproustiana ha voluto essere.

del ricordoLa ricercadi Nanni (e Marcel)

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Santa Clara University, Graduation Day 1972

CCUO

.com sabato 9 marzo 2013no20 PAG.18L’ULTIMA IMMAGINE

Grande folla di giovaninella piazza centraledel campus dell’Uni-versità. E’ il giornodella consegna dellelauree. Per noi europeiera davvero una cosabella vedere tutti queigiovani in tocco e togasotto il sole splendentedella California. Natu-ralmente le avevo vistespesso queste scene neifilms americani, ma vi-vere l’esperienza di per-sona è stata certamentetutta un’altra cosa. Erauno spettacolo corale egioioso, formale e altempo stesso disin-volto e quasi “casual”,come la maggior partedelle situazioni in cuisono rimasto coinvoltonei miei frequenti sog-giorni americani diquegli anni. Quando ri-penso a quel periodo,pieno di tante energiepositive e propositiveprovo davvero un fortesenso di disagio e dinostalgia.

Dall’archivio di Maurizio Berlincioni

[email protected]