Fuori dal Coro - L'autonomia che parla n°0

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Fuori dal coro L’autonomia che parla SOS LEGALITA’ la Terra dei Fuochi chiama Numero 0 Fuori dal coro riparte dalla legalità a pag. 3 Reggia di Carditello: dall’oblio alla ribalta a pag. 6

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Fuori dal coroL’autonomia che parla

SOS LEGALITA’ la Terra dei

Fuochi chiama

Numero 0

Fuori dal coro riparte dalla legalità

a pag. 3

Reggia di Carditello: dall’oblio alla ribalta

a pag. 6

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L'associazione nasce nella Valle di Suessola da un'iniziativa di giovanistanchi di essere strumentalizzati e bisognosi d'indipendenza, per poicostituirsi formalmente il 4 ottobre 2010. Dal 13/02/2012 con decreto n°33 del A.G.C. 18 della Giunta RegionaleCampania risulta iscritta al Registro Regionale del Volontariato edappartiene alla Federazione Provinciale del Movimento VolontariatoItaliano (Mo.V.I) di Caserta."Il Laboratorio" è un'organizzazione giovanile di volontariato che operaprincipalmente attraverso la cultura, avvicinando il singolo individuo allasocietà, diffondendo quindi la cittadinanza attiva sul territorio.Lo scopo comune di ogni nostro associato è quello di dare risposte allemancanze, alle carenze della società civile, contribuendo a migliorare lacomunità attraverso il sociale e attraverso la cultura.

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Le nostre attività sono:

- Nucleo di Protezione Civile delleMisericordie d' Italia: i volontari operanonel comune di San Felice a Cancello, neiterritori limitrofi ed hanno preso parte anumerose esercitazioni nella RegioneCampania.

- progettazione sociale per promuovereattività sostenibili che mirino all'impegnonel sociale, alla cittadinanza attiva eall'emancipazione dei giovani.

- gruppo sportivo emergente perincentivare le nuove generazioni a temicome l’ecosostenibilità, al rispetto perl’ambiente attraverso l’escursionismo

- redazione del periodico trimestrale "Fuori dal coro: l'autonomia che parla". Ilperiodico è lo strumento per informaresulle attività associative, spaziando dagliavvenimenti locali ai grandi teminazionali sul sociale , dando voce achiunque volesse esprimere il propriolibero pensiero.

Chi siamo

w w w . m o v i d u e p u n t o z e r o . i t

Cosa facciamo?

Come contattarciTi senti un cittadino attivo e vuoi contribuire a migliorare iltuo territorio? Vuoi dare il tuo contributo alle nostre attività?

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Misericordia di San Felice a Cancello:https://www.facebook.com/MisericordiaSanFeliceaCancello

Contattaci e vieni ad iscriverti all’Associazione di Volontariato“IL LABORATORIO”

Ci troverai dal lunedì al venerdì dalle ore 17 alle 19 aldistaccamento di Polizia Municipale in Cancello Scalo, via

Napoli n.735

Email: [email protected]

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SOMMARIOSicurezza: un sondaggio nella Valle di Suessola pag. 4

di Antonio Carissimo

Vignettando pag. 5di Ida Dora De Stefano

Reggia di Carditello: dall’oblio alla ribalta pag.6di Luigi Izzo

Legalità, orizzonte possibile pag. 7di Matteo M. Piscitelli

SOS Legalità, la terra dei fuochi chiama pag. 8di Vincenzo Sgambato

Educazione e giovani: un rapporto difficile pag. 10di Alessandro Gianchino

Articolo 21: liberi di informare pag. 11di Aniello Renga

Tra gioco e interessi i valori van dispersi pag. 12di Alfonso Sgambato

Etica: l’essenza dello sport pag. 13di Antonio Traviso

L’Angolo della cucina pag. 14di Clementina Rossini

“Fuori dal Coro” riparte dalla legalitàdi Francesco A.De Stefano

“È cosa ‘e niente... È cosa e niente! A furia d'o dicere simmeaddeventate nuje 'na cosa 'e niente" , così esclama EduardoDe Filippo recitando la parte di Andrea Girella nellosceneggiato Rai "Peppino Girella". Un padre che,ingiustamente licenziato, fa i conti con se stesso e sfogandosicon la moglie esprime le preoccupazioni per la sua famiglia.Come un grido esasperato di denuncia rivolto a chi accettapassivamente la realtà rassegnandosi ai più potenti, in questamaniera intende presentarsi "Fuori dal Coro". Dopo aver fattol'esperienza di un volantino associativo, la redazione di "Fuoridal Coro" ha deciso di registrare la testata e di trattare il socialenelle sue diverse forme, rimanendo sempre legataall’Organizzazione di Volontariato “Il Laboratorio” econtinuando a dare voce alle fasce deboli, a chi ha menoopportunità di esprimere la propria opinione.

P a r l a n d onell ’ interessedella collettività èdoveroso daparte di chiintende fareservizio pubblicomettere in primopiano il principiodella legalità, non solo in quanto contrasto alla delinquenza,ma come naturale tutela dei diritti civili e fondamentale veicolodi coagulo, partecipazione e creazione di tessuto socialepositivo. L’uscita dalla crisi ha un significato non soloeconomico, ma principalmente culturale. Le inadempienze, isistemi corrotti, le truffe, gli investimenti sbagliati hannoazzannato i risparmi delle famiglie, evidenziando quanto gliamministratori siano stati liberi di gestire in maniere impropriale risorse a disposizione.Informare, confrontarsi, discutere, indirizzare l’opinionepubblica verso la cittadinanza attiva sono piccoli masignificativi passi per il cambiamento, verso quindi unacoscienza collettiva che senza rassegnarsi, vigili con spiritocritico e costruttivo nelle decisioni, affermando a gran voce ilrispetto delle regole per costruire una speranza in un futuropiù giusto, dove la propria libertà non sia sinonimo di illegalità,ma sia attenta al confine con quella altrui.

Periodico trimestrale “Fuori dal Coro”dell’Organizzazione di Volontariato “Il Laboratorio”

in fase di registrazione al Tribunale di S.Maria Capua Vetere.Copia gratuita

Direttore Responsabile: Francesco Adriano De StefanoCaporedattore: Andrea di Nuzzo

Redattori: Matteo Maria Piscitelli, Vincenzo Sgambato, Clementina Rossini, Alessandro Gianchino,

Antonio Carissimo, Alfonso SgambatoFound raising: Vincenzo Fonzo

Hanno collaborato a questo numero: Luigi Izzo, Aniello Renga, Antonio Traviso, Ida Dora De Stefano

In copertina: Virgilio Bruzzo e i volontari de “Il Laboratorio”

Stampato da: Tipografia All Print Paper via Francesco Conforti Arzano (NA)

Il periodico collabora con la testata moviduepuntozero

L’EDITORIALE

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FUORI DAL CORO

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Il tema della sicurezza è una questione diventatanegli anni sempre più rilevante. Con lo sviluppo dellecittà e la conseguente urbanizzazione gli individuihanno dato man mano più importanza a ciò cheriguarda la salvaguardia della propria persona. Si è

venuta così a creare un’idea comune, un bisogno. Lanecessità di sentirsi al sicuro, nelle proprie case, nei postipiù spesso frequentati. La percezione dello stare al sicuro ècosì elemento necessario, se non fondamentale, all’essereumano per consentirgli di vivere in un determinato contestoe instaurare in questo delle relazioni sociali. A tal propositoci siamo chiesti come si sentono i nostri concittadini, qualiconsiderazioni il pensiero comune abbia riguardo sicurezzae legalità. Abbiamo somministrato un questionario ad uncampione di 36 persone: 21 maschi e 15 femmine, residentinei comuni della Valle di Suessola. I dati acquisiti non cipermettono di effettuare ampie generalizzazioni mapossiamo iniziare a farci un’idea su cosa preoccupa ilcittadino medio e come questo reagisce dinanzi allequestioni che gli vengono poste. Ciò che più turba la quietedei cittadini secondo i nostri intervistati è la microcriminalità,la difficoltà nel trovare lavoro e l’immigrazione incontrollata.Tutte problematiche che toccano molto da vicino il nostroterritorio, martoriato dalla costante carenza di offertalavorativa con conseguente crescita di fenomeni dimicrocriminalità. Quella dell’immigrazione è una questioneormai datata e almeno un terzo del campione crede che lapresenza di stranieri possa influire sulla sicurezza degliabitanti.

Un dato importante per la nostra analisi è la scelta su comedestinare risorse se si amministra. Tra le varie scelte isoggetti hanno perlopiù indicato il potenziamento di servizisociali o educativi e la difesa dell’ambiente e della salute.Ciò ad indicare come le coscienze comuni abbiano maturatola consapevolezza che è necessario intensificare i serviziper l’educazione del cittadino e soprattutto la tutelaambientale, in particolare dopo la questione della terra deifuochi. Dato meno rassicurante invece è quello che andiamo adelaborare esaminando le risposte alla domanda su quantoinfluisca la criminalità sul proprio stile di vita. Due terzi delcampione esaminato o vorrebbe andarsene o vive nellapreoccupazione, in particolare i soggetti più giovani sonoquelli propensi a lasciare il proprio paese. Ancora una voltala messa in evidenza di come il futuro di queste terre vogliacercare condizioni migliori altrove, lasciando talvolta anche a malincuore un contesto sociale non troppo rassicurante.In conclusione troviamo chi tra le varie istituzione ponemaggior fiducia nell’Arma dei Carabinieri o nella Parrocchia,tenendo conto però pure di chi non opta per nessuna diquelle da noi elencate, dal Comune alla Polizia Municipalee quelle già presentate, a indicar come forse ci sia ancoratanto da lavorare. Un popolo che non ha fiducia dello Statodi cui fa parte è un popolo fragile, che deve impegnarsi percombattere ciò che non funziona come dovrebbe e dovenecessario ridisegnare quei tratti che stonano con un’ideadi futuro fertile e soprattutto giovane.

Sicurezza: un sondaggio nella Valle di Suessoladi Antonio Carissimo

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Vignettando... di Ida Dora De Stefano

“Sii il cambiamento che vuoi vedere nel mondo” (M. Gandhi)

Due terzi del campioneesaminato o vorrebbeandarsene o vive nellapreoccupazione, in

particolare i soggetti piùgiovani sono quelli propensia lasciare il proprio paese

Fonte: OdV “Il Laboratorio”

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Reggia di Carditello: dall’oblio alla ribaltaL a Versailles Agreste dei Borboni in Terra di Lavoro

Il 9 Gennaio 2014 è diventata una data estremamenteimportante per il patrimonio culturale italiano. Grazieinfatti a vari accordi, lo Stato è riuscito ad acquistareil Real sito borbonico di Carditello sito nel comune diSan Tammaro in provincia di Caserta, da troppi anni

abbandonato al degrado e finito all’asta. Fondamentalel’intervento del ministro Bray che è riuscito a firmare unaccordo: per la cifra di 11 milioni e mezzo di euro (fonte:ANSA) la Reggia appartiene nuovamente agli italiani.Erano anni che il Real sito settecentesco (d’ora in poi R.S.)tergiversava in uno stato di abbandono totale ma finalmenteè arrivata l’ora di riscattare lastupenda Versailles Agreste deiBorboni, riportandola al suo anticosplendore. Inizialmente progettata comereggia di caccia per Carlo diBorbone da Francesco Collecini,valido collaboratore di LuigiVanvitelli, in seguito fu trasformatain villa da Ferdinando IV. Da varie fonti storiche si evinceche la villa era quasi equiparata ad un paradiso terrestre,come ci conferma Wolfgang Goethe che restò incantato dacampi, vigne e frutteti a perdita d’occhio e per riuscire acogliere una così grande bellezza si doveva per forza dicose andare ad ammirarle da vicino. Dopo l’Unità d’Italia, la villa passò alla famiglia Savoia comebottino e in seguito a varie famiglie del posto. Oltre mezzosecolo dopo, l’immobile e l’arredamento passarono dalDemanio all’opera nazionale combattenti 1920. Durante laII Guerra mondiale il R.S. fu occupato dalle truppe tedesche,che ritirandosi depredarono la villa di tutto quello chepotevano asportare (dipinti, marmi di camini etc.).Ultimoproprietario il Consorzio di bonifica del bacino inferiore del

Volturno. Le difficoltà all’orizzonte sono numerose e nonsono solo di carattere economico: bisogna contrastare ilTerra di lavoro quelle organizzazioni criminali presenti sulterritorio che da vari decenni hanno deturpato questameravigliosa struttura. È necessario l’intervento delleautorità locali, degli enti e dello Stato affinché ad ognicarriola di ghiaia, cemento e mattoni non si debba piùpagare il famoso pedaggio alle organizzazioni criminali. È un dovere. E lo è soprattutto nei confronti dell’Angelo diCarditello, il Volontario di Protezione Civile TommasoCestrone, che ci ha lasciato la notte del 25 Dicembre 2013

e tanto si è prodigato per riscattare ilsito, nonostante le minacce rivoltegli:incendi, intimidazioni e uccisioni dipecore. Proprio lui, la notte del 25Dicembre 2013 postò su un famososocial network all’allora ministro Bray:“Auguri dalla Reggia di Carditello, il mioNatale è qua. Carditello è chiusa datroppo tempo”. La risposta del ministro:

“Cercherò una soluzione perché torni alla sua bellezza e siaaperta a tutti”. Poco dopo in quella stessa notte l’Angelo diCarditello passò a miglior vita. L’11 Gennaio 2014, semprepresso il Real Sito si è tenuto un incontro pubblico intitolatodall’Asso.Vo.Ce “Un abbraccio per Carditello” al qualeparteciparono il ministro Bray e varie associazioni e autoritàstatali e del territorio. In particolare l’Asso.Vo.Ce, impegnatanegli ultimi due anni per il riscatto del Real Sito, attraversola voce del suo Presidente Gennaro Castaldi, ha fattosapere che la causa della tutela e della salvaguardia deibeni comuni è da sempre stata una priorità e che unaparticolare attenzione è stata riservata alla vicendaCarditello, per cui la restituzione della Reggia alla comunitàè anche una vittoria per Asso.Vo.Ce.

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di Luigi Izzo

Wolfgang Goethe restò incantato

da campi, vigne e frutteti a per

dita

d’occhio: per riuscire a

cogliere una così

grande bellezza si deve per forza

di cose

andare ad ammirarle da vicino

Cronostoria- XVIII sec: viene costruita la reggia per Carlo di Borbone da Francesco Collecini- 1861: passa alla famiglia Savoia- 1920: gli immobili e l'arredamento passano dal demanio all'Opera NazionaleCombattenti- 1943: occupata dai tedeschi che ritirandosi depredarono la villa di tutto quelloche potevano asportare - dopoguerra: proprietario il Consorzio di bonifica del bacino inferiore del Volturno.

- 9 Gennaio 2014: lo Stato acquista il sito

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Legalità come inizio,partenza, o meglioripartenza. Legalità dallenostre parti è una parolache si tace. Oggi il

camorrista non va più in giro con lapistola ben in vista sotto la giacca, beninserita nel pantalone, cosicché se seifaccia a faccia puoi intravederne ilcalcio e temere. Oggi no. Qui il mafiosotipo contemporaneo lo venerano inmolti perché è potente, perché èrispettato, perché guida l’astronave.Perché gli chiedi il piacere, e lui cercadi fare il possibile per aiutarti. Sisostituisce al padre che a casa non c’èmai, perfino allo Stato che non ti dàlavoro. E questo perché ama la suaterra. Credenze popolari che si sentonovive se si gira per le piazze, se si parlanei bar. Niente di tutto ciò è vero, losappiamo: è tutta una balla. Chi ama ilproprio territorio non l’avrebbe inquinatofino a rendere imbevibile la nostraacqua, tossico il nostro terreno,malsana la nostra aria. Tutto ciòsuccede nella nostra terra, ormai “deifuochi”, oppure nel “triangolo dellamorte” (zona Acerra – Nola –Marigliano). Qui abitano circa 550.000persone e l'indice di mortalità (numerodi morti l'anno per ogni 100 000abitanti) per tumore al fegato sfiora il38.4 per gli uomini e il 20.8 per ledonne, dove la media nazionale è del

14. Dov’è l’umanità di queste personeche i figli di questa terra venerano,giustificano, prendono a modello? È uncliché da abbattere quello delcamorrista perbene. Nel 2015, tutti, e inparticolare le associazione possonocambiare le carte in tavola percomprendere che chi specula suquesta terra, non l’ama affatto. Ilfatturato della Mafia, solo in Italia è di170 miliardi di euro all’anno. UnaS.p.A., anzi una multinazionale, cheresiste e realizza profitto anche esoprattutto per la tacita connivenza deicittadini comuni. La connivenza ènostra quando giriamo la faccia quandosi sversa nelle cave sotto casa nostra,quando si tratta con violenza unextracomunitario, quando non sidenuncia l’estorsione che in paese tuttisanno. La legalità non è una chimera,non è solo una parola. È un orizzontepossibile se solo si inizia a credere nelvalore umano dei collettivi, dellacooperazione. A quel punto legalità nonè più una parola, è la partenza. Omeglio, ripartenza.

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Legalità, orizzonte possibiledi Matteo M. Piscitelli

“Oggi il camorrista nonva più in giro con la pistolaben in vista sotto la giacca,ben inserita nel pantalone”

Il fatturato dellaMafia, solo in Italia è di

170 miliardi di euro all’anno

“Per sconfiggere la mafia occorre una“Per sconfiggere la mafia occorre unamoltitudine di persone oneste,moltitudine di persone oneste,competenti, tenaci. E una dirigenzacompetenti, tenaci. E una dirigenzapolitica e amministrativa capace dipolitica e amministrativa capace dicompiere il proprio dovere”compiere il proprio dovere”

Sergio Mattarella Sergio Mattarella 12° Presidente della Repubblica 12° Presidente della Repubblica ItalianaItaliana

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“Ormai è vicina la Terra di Lavoro, qualche branco di bufale, qualche

mucchio di case tra piante di pomidoro,èdere e povere palanche.

Ogni tanto un fiumicello, a pelo del terreno, appare tra le branche

degli olmi carichi di viti, nero come uno scolo. Dentro, nel treno che corre mezzo vuoto, il gelo”

Incredibile, sconcertante, inquietante, questi gliaggettivi più utilizzati da da ormai qualche anno,periodo in cui la gente è rimasta sorpresa, o forseha finto di stupirsi per un male, una piaga che inrealtà affligge la nostra terra da oltre trent’anni ma

rimasta ampiamente sottovalutata.“La Terra dei Fuochi…” dicono, e così via! Si parte con ilsolito tam tam mediatico che con violenza sbatte il mostroin prima pagina. All’improvviso i desolati terreni adiacentialle abitazioni, da sempre ignorati dalle istituzioni edall’opinione pubblica anche quando si è provato a sollevareil problema, diventano preda dei vari giornalisti d’assalto.Così di colpo i cavolfiori sono pieni di metalli pesanti, le faldeacquifere sono avvelenate e qualcuno ha addiritturacostruito su una discarica tossica. Questo territorio per secoli ha vissuto di una floridaagricoltura, attività che ha rappresentato a lungo il principalepunto di forza dell’economia locale tanto da qualificare la

Terra di Lavoro (meglio chiamarla così) come uno deiprincipali serbatoi di prodotti agricoli a livello nazionale.Eppure già da tempo qualcosa è cambiato: l’attività nonrende come una volta, viene condotta con metodi ormai nonpiù al passo con i tempi e il mercato locale comincia adessere monopolizzato da pochi rivenditori che applicanoindisturbati le loro politiche di prezzo. Non si è più invogliatiad investire in questa direzione e in seguito a una crescenteurbanizzazione comincia un continuo abbandono dellacampagna. Si crea così terreno fertile per un virus, il qualeha le sembianze del degrado e l’odore malsano dell’omertà,un male che ha già fatto vittime col cemento, e che hadeciso di continuare a farle stuprando e martoriando lenostre terre. Contadini che svendono il proprio terreno apersone senza scrupoli pensando di aver ottenuto un lautocompenso, o chi nell’impazienza di riprendere il proprioterreno ha acconsentito al riempimento (chissà con cosa)delle varie cave di tufo di cui è piena la nostra zona.

Terra di LavoroLa Terra di Lavoro è una regione storico-geografica dell'Italia Meridionale legata alla Campania e, oggi,suddivisa tra le regioni amministrative di Lazio, Campania e Molise. La Terra di Lavoro, inoltre, fu unaunità amministrativa, prima, del Regno di Sicilia, poi, del Regno di Napoli, quindi, del Regno delle DueSicilie ed, infine, del Regno d'Italia.La sua estensione rappresentava in gran parte i territori della Campaniaantica, come il Principato di Capua, il Ducato di Napoli, il Ducato di Gaeta e il Ducato di Sorrento.

(fonte: Wikipedia)

(Pier Paolo Pasolini La Terra di Lavoro da Le ceneri di Gramsci)

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SOS LEGALITA’:

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Questoposto non deve morire

La mia gente non deve partire Il mio accento si deve sentire

La strage dei rifiuti L’aumento dei tumori Siamo la terra del sole Non la terra dei fuochi (Nu Juorno Buono –

Rocco Hunt)

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di Vincenzo Sgambato

Terra dei FuochiLa locuzione "terra dei fuochi" individua una vasta aerea situata nell'Italia meridionale, tra le province

campane di Napoli e Caserta, caratterizzata dalla forte presenza di rifiuti tossici e soprattutto di numerosiroghi di rifiuti. Essa venne utilizzata per la prima volta nel Rapporto Ecomafie 2003 curato da Legambiente.La terra dei fuochi comprende un territorio di 1076 km², nel quale sono situati 57 comuni, nei quali risiedonocirca 2 milioni e mezzo di abitanti: 33 comuni situati nella provincia di Napoli e 24 comuni situati nellaprovincia di Caserta. È compresa quasi l'intera provincia napoletana, mentre del casertano è colpitasoprattutto la parte meridionale e sud-occidentale. (fonte: Wikipedia)

Un vero e proprio sistema criminale che si è nutrito dellapaura e dell’ignoranza di chi aveva il compito di preservareper poi trasmettere alle generazioni future, ma che ha portatocome risultato più evidente una maggior diffusione di tumori.Non bisogna lasciare che i peccati dei nostri padri continuinoa verificarsi ancora oggi, cambiando verso: sostenendo lalegalità e seguendo gli esempi mirabili di Tommaso Cestrone,conosciuto come l’Angelo di Carditello; e Michele Liguoril’agente della sezione ambientale della polizia municipale diAcerra. Occorre puntare a rafforzare il precario sistema dimonitoraggio e prevenzione dei vari sversamenti, conrichieste di bonifiche mirate alla riconversione, riqualificandoiterreni ed utilizzando fondi confiscati alla criminalitàorganizzata (una sorta di giusto risarcimento). Solorivendicando ciò che è della collettività si può sperare direstituire una dignità a questi luoghi, conservandone le radici.

la Terra dei Fuochi chiama

Un tour tra rifiuti e roghinel cuore della Campania

Tasso dimortalità

+13%(fonte:

Istituto Superiore Sanità)

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Giorgio Faletti, nel suo “Niente di vero tranne gliocchi”, riassume così il concetto fondamentaledella nuove generazioni: ”Il successo e lagioventù sono cose che prima o poi bisognarestituire.” La gioventù non è eterna, è il periodo

più bello della vita, eppure giorno dopo giorno siamocostretti a vedere tanti giovani intrappolati in un profondoabisso, che nega loro tutta la felicità che dovrebbe portargliquesto magnifico periodo, che li conduce versoun’inevitabile fine. In questa dimensione non esiste lalegalità, anzi questa è il nemico. Tutto ciò che rappresentala legge è ai loro occhi ostile. La spiegazione a ciò è chenessuno nasce con un’idea impiantata nel cervello, ciò checresce, che forma, che si fa, che persegue un idealestabilisce ciò che si è davvero. Quello che è successo a

Davide Bifulco, il diciasettenne colpito a morte da un colpod’arma da fuoco sparato da un carabiniere, è solo l’ultimadelle drammatiche notizie di cronaca a cui ormai, purtroppo,siamo abituati a sentire. Al di la di qualsiasi polemica di chisia la colpa del tragico evento, è una vergogna che unragazzino debba terminare anzitempo la sua vita a causadello stile di vita che conduceva. Sarebbe facile dare lacolpa a chi ha premuto il grilletto, ma il vero assassino diDavide non è il carabiniere, bensì la società che lo ha

cresciuto. Davide è vittima di una “moda del trasgredire” cheattira a sé sempre più giovani, i quali magari assumonodeterminati atteggiamenti per essere visti come persone dicoraggio agli occhi della società. I giovani sono il futuro dellostato, e pertanto vanno tutelati, protetti, e forse la verasoluzione è da ricercare in quella stessa cultura del“degrado mentale” che si è fatta largo nella vita delle societàmoderne. Il cambiamento parte dalla volontà di tanti dimutare il proprio approccio alle problematiche sociali, e ciòè possibile solo partendo dalla diffusione di principi sani edetici che gli adulti, i preposti all’insegnamento dovrebberoelargire ai giovani nell’adolescenza. Si auspica che ifenomeni di delinquenza possano essere definitivamenteminimizzati mettendo in risalto gli approcci positivi epropositivi presenti naturalmente nella società civile.

Educazione e giovani: un rapporto difficiledi Alessandro Gianchino

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“Il successo ela gioventù sono

cose che prima o poibisogna restituire”

G. Faletti

Angelino Alfano, Ministro dell’Interno :

“Napoli come intere zone del Sud,ha bisogno di un lavoro in

profondità che parta dalle scuole efaccia avvicinare la gente allo Stato

e alle sue regole” fonte La Stampa

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Tra le libertà civili e le conquiste più importante di tutti tempiè senza dubbio la libertà di opinione ed espressione; ormaisono talmente radicate nel senso comune e nelle coscienzeindividuali che “Tutti hanno diritto di manifestareliberamente il proprio pensiero” sembra un imperativoscontato della nostra Magna Charta costituzionale (articolo21). Eppure meno di venti anni prima che fosse scritto, erail 4 giugno del 1928, un pubblico ministero, l’avvocatoMichele Isgrò, nella sua requisitoria finale contro AntonioGramsci ebbe a dire: “Per vent’anni dobbiamo impedire aquesto cervello di funzionare”. E pensare che Gramsci nondoveva nemmeno essere arrestato, godendo dell’immunitàparlamentare. Ogni parola della nostra Costituzione ha ilcolore rosso del sangue e il sapore di lotte di conquista. “Lastampa non può essere soggetta ad autorizzazioni ocensura”; eppure qualche anno fa in quel di Sofia (Bulgaria)il nostro primo ministro di allora allontanò dalle televisioni3 noti volti italiani (2 giornalisti e un comico), proprio cosìcome molti giornali furono considerati sovversivi e chiusid’imperio tra il 1924 e il 1943, malgrado già nello StatutoAlbertino (1848) all’articolo 28 si sanciva: “La Stampa saràlibera, ma una legge ne reprime gli abusi”. Un cervello chefunziona ancora oggi, è un pericolo seppur il mondo globaledella larga banda permette di comunicare pensieri, fatti,cronache, opinioni alla velocità della fibra ottica da unpaese all’altro. E così pensiamo che l’Italia, paesesviluppato ed occidentale sia ben diverso dai paesi conregimi totalitari. C’è un’organizzazione mondiale chiamata Freedom Houseche periodicamente pubblica dei report sulla libertà di

stampa e dei media; l’Italia compare al 64esimo posto, su107 paesi, in compagnia di Namibia, Cile e Narau, comepaese parzialmente libero. All’estero la libertà della nostrastampa sembra gravemente minata per la concentrazionenelle mani di poche persone di diversi mezzi diinformazione; in diversi anni un nostro Presidente delConsiglio aveva in mano le proprie reti televisive, i proprigiornali, le proprie agenzie di stampa e le reti pubbliche, isistemi di informazione pubblici. Dall’altra parte, sempresecondo l’organizzazione internazionale, il nostri mediasono sotto la perenne e pesante scure della malavitaorganizzata. Lo Stato di Diritto sancisce la libertà diopinione e di informazione, lo Stato Reale non dice lastessa cosa. Occorrerebbe un nuova requisitoria: “Pervent’anni dobbiamo obbligare i cervelli a funzionare”;sapendo che non basteranno vent’anni di cervellifunzionanti per creare una coscienza sociale funzionante.Lo dobbiamo a chi è morto in carcere nel VentennioFascista, a chi è scomparso in guerra sui monti è morto ea chi, dopo aver lottato, è stato in grado di scrivere l’art. 21.

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Articolo 21: il costo della libertà di informazionedi Aniello Renga

@RT. 21

COSTITUZIONE IT@LI@N@

“Tutti hanno diritto dimanifestare liberamente il propriopensiero con la parola, lo scritto e

ogni altro mezzo di diffusione.La stampa non può esseresoggetta ad autorizzazioni o

censure [...]”

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Solitamente una gara calcistica si apre in questomodo: “Le squadre escono dagli spogliatoi, pallaal centro, è tutto pronto per il fischio d’inizio”.Si inizia con i giocatori che si divertono fanno

divertire i loro tifosi sugli spalti, poi si passa a qualcherecriminazione all’arbitro o al giocatore per un errorebanale e si termina con il triplice fischio finale. Tutti acasa, chi felice, chi meno e appuntamento allaprossima partita. Questa è la partita ideale, questo è ilcalcio che piace a tutti? Siamo sicuri che tutti amano soloil calcio giocato? Ci piacerebbe dare una risposta positivaa tale quesito ma ci sono tutti i presupposti affinché sipossa affermare il contrario. La violenza negli stadi è ilcancro di questa pratica sportiva che ha radici ben piùprofonde, da ricercare nella “volpe” business. A partiredagli anni ’90, il calcio è diventato sempre più un’industriae sempre meno un gioco, un’industria che è la quinta almondo e la terza in Italia, senza contare l’effetto chegenera su altri settori quali trasporti o turismo.

Questo ha portato l’aspetto agonistico ad esseresurclassato da quello degli interessi: delle società, cheagiscono sempre come aziende, i cui guadagni sono datida sponsor, stadi (soprattutto se di proprietà) emerchandising; interessi dei mass-media, che attingonodai milioni di appassionati le risorse necessarie perfinanziare, in modo sproporzionato, le società cosiddette“grandi” a discapito delle piccole realtà e contribuendo ingran parte al fenomeno sempre più diffuso degli stadivuoti; interessi delle istituzioni, che preferiscono lucraregestendo direttamente gli impianti sportivi, lasciandoli inpreda alla scarsa sicurezza e al degrado, piuttosto checoncederli alle società. Tutto ciò ha contribuito, in misura

sempre maggiore, alla creazionee allo sviluppo di tifoserie o frangedi esse che approfittando dellavisibilità, danneggiano il tifo sano con spettacolideplorevoli. A ciò lo Stato e la F.I.G.C. non sono riusciti aporre un rimedio definitivo, nonostante il provvedimentodi divieto alle trasferte di massa delle tifoserie violente oil provvedimento di chiusura con diffida delle curve ditifoserie che intonano cori di discriminazione territoriale.Misure fin troppo drastiche, perché finiscono colgeneralizzare il comportamento di alcuni “pseudo-tifosi”,colpendo anche chi va allo stadio per passare unadomenica diversa. La strada da seguire per sconfiggeretale cancro è ancora lunga ma un primo passo potrebbeessere quello di individuare e punire i singoli responsabiliattraverso l’utilizzo della tecnologia. Ma forse siamo troppoimpegnati a discutere dell’introduzione o meno dellamoviola in campo e dei sensori per evitare i gol fantasma,dimenticandoci di chi il calcio lo abbellisce con la propriapresenza sugli spalti. L’unico motivo che può consolarciè che altrove non se la passano meglio di noi, ma ciò nonpuò essere una scusante per rimandare ogni volta il dafarsi. No, non qui, non in un paese intraprendente come ilnostro!

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Calcio: tra gioco e interessi i valori van dispersidi Alfonso Sgambato

Il calcio è la terza

industria in Ita

lia, la

quinta nel mondo

Mediaset acquista i diritti

Champions 2015-18per 700 milioni

fonte Mediaset

Alessandro Pansa, Capo della Polizia :

“Sono cresciute nella stagione 2013-2014 le partite con feriti, i feriti tra glisteward, il numero di arresti. C’è statoun impiego maggiore delle forzedell'ordine (+14%) con costo complessivodi 25 milioni di euro.” fonte Repubblica

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Analizzando la parola etica si può affermare che deriva dalgreco e vuol dire comportamento. Applicando questosignificato allo sport si deduce che nell’ambito stesso cisiano dei comportamenti e norme morali da rispettare siaper gli atleti che sono gli attori principali sia per tutte lepersone che ne fanno parte. Infatti visitando il sito(http://www.eticanellosport.com) che parla appunto dell’eticanello sport, individua diversi problemi che si presentanodurante le competizioni sportive. Secondo il “ CodiceEuropeo di Etica Sportiva” vengono individuati comeproblemi la violenza nelle competizioni dal pubblico agliatleti, il razzismo, la questione del doping, la disonestà e lascorretta valutazione delle prestazioni.Il doping, consiste nell' assunzione (o abuso) di sostanze omedicinali con lo scopo di aumentare artificialmente ilrendimento fisico e le prestazioni dell'atleta. Viene fatto usodi queste sostanze in vista o in occasione di unacompetizione sportiva agonistica o amatoriale e va a violarele regole legate all’etica sportiva.

Lo sport ha, secondo i principi, un’importanza educativa,formativa e sociale, che va preservato e sviluppato.Tra i valori fondamentali dello sport ci sono la lealtà (fair play,buona condotta), l’equità, l’amicizia, la tolleranza e il rispettodelle regole, dei compagni e avversari.Prendendo in esame la carta etica dello sport si può notareche per praticare in maniera corretta un’attività sportiva èfondamentale stabilire il diritto di tutti di fare sport per starebene con se, con gli altri, non tralasciando le regole e iprincipi etici. Quindi sono tutelati la lealtà sportiva, lasocializzazione e l’integrazione di culture diverse, ma è inmaniera ancora più forte favorito lo stato di conservazionedella salute per le generazione più e meno giovani.

Proprio per quest’ultima affermazione ogni forma di dopingè una violazione dei principi dello sport, come elencal’articolo 8 della carta etica. L’insieme delle sostanze chealterano le prestazioni va dunque considerato una violazionedelle regole costitutive della pratica di ogni sport. Chi si dopasi autoesclude dalla pratica sportiva in quanto violadeliberatamente della lealtà che vieta ogni forma di frodeper assicurare la correttezza della competizione e evitareche la ricerca del successo divenga un fine in sé, anche adanno della salute.

Etica: l’essenza dello sportdi Antonio Traviso

I valori fondamentalidello sport:

la lealtàl’equità

l’amiciziala tolleranza

il rispetto delle regoleil benessere psicofisico

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A volte anche l’alimentazione può dare una mano al socialee alla tutela della legalità. Come? scegliendo prodotticoltivati in maniera biologica da cooperative Sociali come“Un fiore per la vita” e “Il Millepiedi” che hanno realizzato laFattoria Sociale “Fuori di zucca” nell’ex manicomio diAversa, una vasta area verde costituita da un grande parcoall’interno del quale sono collocate le strutture una voltaadibite alla cura di pazienti psichici.La fattoria sociale “Fuori di zucca” è un'azienda agricolanella quale spazi e coltivazioni sono appositamente pensatie costruiti per essere dedicati alle visite di singole famiglie,gruppi scolastici, operatori e persone svantaggiate. Oltre adiffondere una cultura di svago alternativa e avvicinamentoalla vita rurale, la fattoria offre opportunità di reinserimento

lavorativo a persone svantaggiate.La cooperativa “Fuori di zucca” appartiene al consorzio NCO(Nuova Cucina Organizzata). Sin dalla nascitasi pone comemodello di sviluppo un nuovo welfare innovativo localeattraverso una prospettiva multidimensionale e fortementepragmatica all’esplorazione di nuove forme di integrazionetra profit e non profit, tra pubblico e privato, coinvolgendo icittadini in un percorso di riappropriazione del territorio voltoalla creazione di economia sociale partendo dai beniconfiscati e beni comuni, attraverso percorsi di cura, difelicità, dove inserire le persone svantaggiate checamminano con noi.

Fonte: http://www.fattoriafuoridizucca.it

RICETTA

Per chi cerca una ricetta sostanziosa e dal gusto forte,

consigliamo gli gnocchi di zucca e patate con condimento di

taleggio.Un consiglio per l’impasto. Poiché la polpa della

zucca varia sempre, potreste avere delle difficoltà nel creare

un impasto facilmente lavorabile. Dopo aver unito la purea

di zucca e patate, aggiungi i 160 g di farina; l’impasto deve

risultare omogeneo e non deve appiccicare. Se così non è,

aggiungete altri 20g di farina. Se l’impasto però, risulta

essere ancora appiccicoso, infarinate la su

perficie di lavoro,

non aggiungete ancora dell’altra farina.

350g di zucca350g di patate

160/180g di farina3 cucchiai di Parmigiano

200ml di latte250g di taleggio

1 uovoSale q.b.

I N G R E D I E N T I

P R E PA R A Z I O N E

2. Taglia la zucca afette, va bene anche a pezziirregolari, e infornate per 30 minutiin forno a 180° ponendo le fette inuna teglia con una carta da forno.

1. Fai bollire le patate

3. Attendi che si intiepidisca epoi passala nel passaverdura.

5. Unisci le puree con parmigiano, uovo, efarina e crea un composto.

Lascia riposare per qualche minuto. 6. Con l’impasto forma dei lunghi bastoncini etagliali a piccoli tocchetti. A questo punto puoi formare deglignocchi dando una forma arrotondata con le mani o utilizzandodegli strumenti per creare gli gnocchi che hai avere in casa.

4. Sbuccia le patate bollite

e schiacciale nello schiacciapatate, va

bene anche il passaverdura utilizzato per

la zucca.

7. Fai bollire una pentola d’acquae inserisci in acqua bollente glignocchi uno ad uno. Quando

risalgono in superficie sono prontie scolali con una schiumarola.

9. Condite gli gnocchi con lacrema di taleggio ancora calda.

8. Nel frattempo che l’acqua bolle puoipreparare la crema di taleggio: metti a bagnomaria,

il latte e il taleggio tagliato a pezzetti.

Gnocchidi zucca e patate con

crema di taleggio

Tempo totale1 ora e 30 circa

L’ANGOLO DELLA CUCINA... di Clementina Rossini

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Diventa anche tu...

FUORI DAL

CORO

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