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Buongiorno Firenze, da oggi anche qui, come altrove, una buona parte di cittadini “invisibili” emergeranno dal silenzio e parle- ranno direttamente alla città. Parleranno con la voce di chi questa città se la vive nei suoi angoli, nelle sue strade, nei suoi segreti, con la voce di quelli che non si vedono o si fa finta di non vedere, ma ci sono e sono sempre di più. FUORI BINARIO non vuole trasformare la realtà in narrativa, né inventare un nuovo strumento di denuncia, né tantomeno avere la pretesa di cambia- re qualcosa; ci accontenteremo di riuscire a trasmet- tere il solo senso di appartenenza come il bene socia- le più importante, da cui dipende il diritto a tutto quello che una comunità può offrire ai suoi membri. Ci sono tanti individui che convivono con noi, ma non appartengono alla città, sono esclusi da ogni diritto e identità sociale. Ma fuori dall’esclusione, fuori dalla non appartenen- za, c’è uno sgurado, c’è una parola, c’è la fantasia e il sentire degli altri. Quelli che dalla gratificazione o dalla frustrazione, dalla vicinanza o dalla distanza, dall’accettazione o da rifiuto, sostengono e modella- no un certo ordine sociale. FUORI BINARIO vuole offrire un nuovo campo di comunicazione, un nuovo confronto di esperienze nel quale ogni individuo possa cominciare da capo il pro- cesso di reinserimento sociale e non solo informazio- ne. Vogliamo essere il supporto di un percorso che comincia e finisce a Firenze. La città è quello che abbiamo in comune, in un impe- gno di civiltà disegnamo insieme la nostra conviven- za. LA REDAZIONE Redazionale (più che mai attuale) del numero Zero di Fuori Binario del luglio 1994 1 4 9 - giugno 2012 www .fuoribinario.org S P E D . A B B . P O S T ALE Art. 2 C o m m a 2 0 / C L 6 6 2 / 9 6 - F I R E N Z E O F F E R T A LIBERA GIO RN ALE DI STRADA DEI SENZA DIMORA - AUTOGESTITO E A UTO FIN A NZ IA T O Produrre questo giornale costa al diffusore ! 0,70 quello che date in più è il suo guadagno. •••••••••••••••••••• Qualsiasi richiesta di soldi al di là dell’offerta libera per l’acquisto del giornale, non è autorizzata dall’associazione. Nelle pagine interne inserto: Fuo ri B ina rio co m p ie 1 8 a nni C(H)I SIAMO FB149_FB16 05/06/12 22:47 Pagina 1

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il giornale fuori binario n.149 (giugno 2012)

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Buongiorno Firenze,

da oggi anche qui, come altrove, una buona parte dicittadini “invisibili” emergeranno dal silenzio e parle-ranno direttamente alla città.Parleranno con la voce di chi questa città se la vivenei suoi angoli, nelle sue strade, nei suoi segreti, conla voce di quelli che non si vedono o si fa finta di nonvedere, ma ci sono e sono sempre di più.FUORI BINARIO non vuole trasformare la realtà innarrativa, né inventare un nuovo strumento didenuncia, né tantomeno avere la pretesa di cambia-re qualcosa; ci accontenteremo di riuscire a trasmet-tere il solo senso di appartenenza come il bene socia-le più importante, da cui dipende il diritto a tuttoquello che una comunità può offrire ai suoi membri.Ci sono tanti individui che convivono con noi, ma nonappartengono alla città, sono esclusi da ogni diritto eidentità sociale.Ma fuori dall’esclusione, fuori dalla non appartenen-za, c’è uno sgurado, c’è una parola, c’è la fantasia eil sentire degli altri. Quelli che dalla gratificazione odalla frustrazione, dalla vicinanza o dalla distanza,dall’accettazione o da rifiuto, sostengono e modella-no un certo ordine sociale.FUORI BINARIO vuole offrire un nuovo campo dicomunicazione, un nuovo confronto di esperienze nelquale ogni individuo possa cominciare da capo il pro-cesso di reinserimento sociale e non solo informazio-ne.Vogliamo essere il supporto di un percorso checomincia e finisce a Firenze.La città è quello che abbiamo in comune, in un impe-gno di civiltà disegnamo insieme la nostra conviven-za.

LA REDAZIONE

Redazionale (più che mai attuale) del numero Zero diFuori Binario del luglio 1994

149 - giugno 2012www.fuoribinario.org

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Qualsiasi richiesta di soldi al di là dell’offerta libera per l’acquisto del giornale, non è autorizzata dall’associazione.

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Giuliani, 443 Tel. 453580 C.I.A.O. (Centro Info Ascolto

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46389274 (italiani) - Mar. gio. ore 9-12 per gli italiani; lun. mer.ven. ore 9-12 per gli immigrati. CENTRO ASCOLTO CARITAS: Via Romana, 55 - Lun, mer:

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MASCHILI

SAN PAOLINO: Via dellePorcellane, 28 - Tel. 055294707 (informazioni: CARITASTel. 4630465).

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Suor Cristina, Suor Elisabetta). OASI: V. Accursio, 19 - Tel. 2320441

PROGETTO ARCOBALENO: Via del Leone, 9 - Tel. 280052. COMUNITÁ EMMAUS: Via S. Martino alla Palma - Tel. 768718. C.E.I.S.: V. Pilastri - V. de' Pucci, 2 (Centro AccoglienzaTossicodipendenti senza tetto).

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DONNINO (Caritas) - Via Trento, 187 - Tel. 899353 - 6 posti(3 riservati alle ex detenute) - colazione + spuntino serale. PROGETTO S. AGOSTINO: S. LUCIA Via S. Agostino, 19 - Tel.294093 - donne extracomunitarie. S. FELICE: Via Romana, 2 - Tel. 222455 - donne extracomuni-tarie con bambini. PROGETTO ARCOBALENO: Via del Leone, 9 - Tel. 280052. CENTRO AIUTO VITA: Ragazze madri in difficoltà - Chiesa di S.Lorenzo - Tel. 291516.

MENSE - VITTO

MENSA CARITAS:Via Santa Caterinad'Alessandria,11.MENSA S. FRANCE-SCO: (pranzo, piùpossibilità doccia)

P.zza SS. Annunziata - Tel. 282263. ARCA DI SAN ZANOBI: (locali suore Carmelitane parrocchiaSanta Maria) Via Roma, 117/A - Scandicci - cestino - Tel.741383 - ore 18-20. MENSA CARITAS: Via Baracca, 150 (solo pranzo; ritirare buoniin Via dei Pucci, 2) MENSA ROVEZZANO: Via Aretina, 463.

ASSISTENZA MEDICA

CENTRO STENONE: Via delLeone 34 - Tel. 280960. Orario:15 - 18.AMBULATORIO: c/o AlbergoPopolare - Via della Chiesa, 66 -Ven. 8 - 10. PRONTO SALUTE: per informa-zioni sulle prestazioni erogate

dalle UU.SS.LL. fiorentine tel. 287272 o al 167- 864112, dalle 8alle 18,30 nei giorni feriali e dalle 8 alle 14 il sabato.

VESTIARIO

CENTRO AIUTO FRATERNO:Vestiario adulti, Chiesa di SanGervasio.CENTRO SOLIDARIETÀAVVENTISTA: Vestiario, bian-cheria - V. Guelfa, 28r - mar. sab.ore 16-19.PARROCCHIA DI S.M. AL

PIGNONE: Via della Fonderia 81 - Tel 229188 ascolto, lunedìpomeriggio, martedì e giovedì mattina; vestiario e docce merco-ledì mattina.

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BAGNI COMUNALI:V. S. Agostino - Tel.284482.P A R R O C C H I A

SANTA MARIA AL PIGNONE: P.zza S. M. al Pignone, 1 - mer-coledì dalle 9 alle 11. Tel. 225643.AURORA ONLUS: Via dei Macci, 11 Tel. 2347593 Da mart. asab. ore 9-12. Colazione. doccia, domicilio postale, telefono.CENTRO DIURNO FIORETTA MAZZEI: Via del Leone, 35. Dal

lun. al ven. ore 15-18,30.

CORSO DI ALFABETIZZAZIONE

CENTRO SOCIALE “G. BAR-BERI”: Borgo Pinti, 74 - Tel.2480067 - (alfabetizzazione,recupero anni scolastici).

CENTRO LA PIRA: Tel. 219749 (corsi di lingua italiana). PROGETTO ARCOBALENO: V. del Leone, 9 Tel. 288150. GLI ANELLI MANCANTI: Via Palazzuolo, 8 Tel. 2399533. Corsodi lingua italiana per stranieri.

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ASSOCIAZIONE VOLONTARIATOCARITAS-ONLUSvia G. Pietri n.1 ang. viaBaracca 150/E, Tel. 055

301052 - deposito bagagli gratuito; tutti i giorni, orario conse-gna - ritiro 10 - 14.30.

“ ABBONAMENTI”Abbonamento annuale Euro 30; socio sostenitore Euro 50. Effettuail versamento a Banco Desio e della Brianza - Viale Mazzini 1 - IBAN- IT37 O 03440 02809 000000 373 000, oppure c.c.p. n.20267506 intestato a Associazione Periferie al Centro - Via delLeone 76, - causale “ adesione all’ Associazione”

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Lunedì , mercoledì , venerdì 15 - 19.email: [email protected]: www.fuoribinario.orgskype: redazione.fuoribinario

Pubblicazione periodica mensile Registrazione c/o Tribunale di Firenze n. 4393 del 23/06/94 Proprietà Associazione "Periferie al Centro"

DIRETTORE RESPONSABILE: Domenico GuarinoCAPO REDATTORE: Roberto PelozziCOORDINAMENTO, RESPONSAB. EDITORIALE: Mariapia PassigliGRAFICA E IMPAGINAZIONE: Sondra Latini REDAZIONE: Gianna Innocenti, Luca Lovato, Felice Simeone,Francesco Cirigliano, Gianna Innocenti, Silvia Prelazzi, MicheleGiardiello, Maria Grazia Mattioli, Clara, Dimitri Di Bella, Anna Pes,Franco Di Giuseppe, Stefano Galdiero.COLLABORATORI: Mariella Castronovo, Raffaele, Antonietta DiPietro, Rosa Parronchi, Michele, Nanu, Jon, Luca, Marzio.STAMPA: Nuova Cesat - Firenze

autogestito e autofinanziatogiornale di strada dei senza dimorabinario

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Per il nostro compleanno l’amico Niccolò Rinaldi(parlamentare europeo) incontra Fuori Binario in viadell’Ardiglione 11r (zona piazza Tasso) presso la“CasaAbitata galleria d’arte e spazio creativo”giovedì 21 giugno alle ore 18.

Questo il programma:

presentazione del libro IL DEGRADO, COS’È, terza edizione del Premioletterario “Vittorio Porfito” con la poetessa Alberta Bigagli, partecipano Camela Pellicanò presidente dell’Ass. “Per una memoria viva” di San Salvi; Don Alessandro Santoro della Comunità delle Piagge

• Letture dal libro• Dibattito e testimonianze sul tema• Buffet multietnico• Musica Rom

Premio letterario “Vittorio Porfito”Terza EdizioneA.A.V.V.

Il Degrado, cos’èFuoriBinarioLibri

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La bachecadi

Fuori Binario

Buon compleanno “Barbùn”Diciotto anni sono per legge la maggiore età. Non ci voleva certo una certificazione istituzionale per conferire il titolo di “maturità” a un’e-sperienza come questa. Le speranze, i sogni, la consapevolezza della difficoltà, che ci animarono in quella stanza divia Conciatori erano pura energia da mettere in azione in un periodo storico e culturalecome quello, il 1994, molto particolare per questo paese. Arrivava la corte del cavalierenero, che lo avrebbe trasformato nel tempo, ma c’era anche tanta voglia di primato del“sociale”, di farsi sentire “dal basso”, come si iniziava a dire proprio allora.Fuori Binario, coinvolto nell’onda nascente dei giornali di strada, faceva luce su cos’era il“sociale” a Firenze e lo faceva partendo dalle voci dei senza voce, quelle destinate all’oblìonella città-vetrina della speculazione edilizia, dell’emergenza abitativa e del primato masso-nico. E furono tanti gli scontri e gli incontri, tante le proposte e le resistenze, e quell’ener-gia cercava sempre di produrre un piccolo passo verso l’utopia della giustizia sociale.Nel 2001, dopo sette anni da diretùr, me ne sono andato. Tutti importanti, nessuno indi-spensabile: quando funziona questo principio ogni esperienza collettiva è già ampiamente“matura”.Il mio piccolo contributo al “sociale” adesso sto cercando di darlo come video documenta-rista, una dimensione più aggiornata alla mia relativa disponibilità.E confesso che tutte le volte che trovo un diffusore per strada con la sua copia in mostraprovo un brivido di soddisfazione e, perché no, di emozione. Uno potrebbe dire, anche diincredulità, perché un’esperienza povera fatta principalmente da poveri in questi tempi disponsor e cinismo come diavolo fa a persistere. Io invece non sono incredulo perché sonoconsapevole dell’energia di coloro che costruiscono ogni giorno questa esperienza. Dellaloro identità sociale, affermata e confermata.Se anche un solo grammo di energia profusa servirà a concepire un cambiamento dell’esi-stente, questo giornale potrà dire di esserci sempre stato e soprattutto di essere semprestato pronto. La sua storia, e le storie di tutte le anime passate, presenti e future contenu-te in essa, è lì a testimoniarlo.Buon compleanno, barbùn.

Alessandro De Angeli

Il degrado, cos’è

Diciotto anni fa nasceva Fuori Binario. Diciotto annifa il prete dissidente delle Piagge, don AlessandroSantoro, dava vita ad un modo tutto diverso di inten-dere, di vivere, di praticare la cristianità. Ecco, nel1994 nascevano contemporaneamente due realtà,anche se nella forma diverse, molto simili nei conte-nuti.Mi è subito balenato nella mente di dare come titoloa questo scritto “storie parallele”, quando stamattinadon Alessandro mi ha detto che anche lui lì allePiagge c’è da 18 anni.Due realtà nate insieme, due realtà in direzione osti-nata e contraria, (come dice Fabrizio De Andrè) duerealtà coerenti, nel fare informazione, ed infine nelfare politica. Tutte e due controcorrente, controinfor-mazione e anticonformismo.Vite parallele, l’opera dello storico Plutarco (mi sem-bra) pare voler dire proprio questo, che personaggi intutte le realtà, storiche, sociali e politiche, anche sein luoghi e tempi molto diversi, fanno percorsi simili(o identici) ad esempio: Napoleone è parallelo ad

Alessandro Magno, Hitler al tiranno Dionigi,Francesco d’Assisi a Gesù Cristo, Dante a Omero, ecosì via.E’ come voler dire che in ogni tempo e ogni luogo visono buoni e malvagi che percorrono il loro cammi-no, gli uni operando nel bene e costruendo, gli altrioperando nel male distruggendo. Così mi sembra diaver capito. Ora, tralasciando il parallelismo tra noidi Fuori Binario e la comunità delle Piagge, vengo aparlare di me che cammino a fianco al giornale distrada da oltre dieci anni. Devo dire con sincerità che Fuori Binario mi ha pro-prio salvato. E mi ha salvato sotto tutti gli aspetti. Inprima dandomi un’attività che mi piace, cioè scriveree diffondere, anche se diffondendo un giornale dei“senza tetto” provate a immaginare a quante umilia-zioni si è esposti.Gli sguardi, e le occhiate bieche di quelli che si cre-dono degli arrivati solo perché hanno il conto inbanca, la bella macchina e soprattutto hanno lacasa!

Ma dai pezzo di un tanghero che non sei altro! E se tiviene un terremoto e la casa ti crolla? Se dentro di te non hai costruito niente, né umanità,né spiritualità, né sensibilità e il terremoto ti squas-sa la casa, dovrai squassarti anche tu poiché nell’ani-ma e nel cuore non hai niente.Lancia pure occhiate bieche di disprezzo, tanto io conte non mi cambierei mai, poiché il tuo essere è soste-nuto da cose esterne a te, cose materiali e basta. Sela frase, senza dimora, ti suona scandalosa è soloperché tu hai paura di diventare in seguito tale, tiisterizzi al solo immaginarlo e scarichi la tua isteriaverso di me, su noi. Vai avanti tanghero! Non rom-permi le balle o ti arriva un uragano di pugni. Sì sullastrada si incontrano queste fastidiose persone, maper fortuna sono di più quelle belle, bellissime per-sone. Anime generose, umane, comprensive, per for-tuna il mondo è ancora popolato per la maggiore dipersone belle.Ne potrei citare alcune centinaia di persone che hoconosciuto distribuendo il giornale e per le quali

provo una sincera stima e ammirazione. E si incon-trano sulla strada quelli che amano e operano ilbello, non il bello che vuole il sindaco, ma il bellonella poesia, nell’arte, nell’umanità, nella sensibili-tà. La strada è la massima rappresentazione dellavita. Sulla strada si sente il palpito del cuore dellavita.Quindi nella lotta dei sentimenti contrari che provoper i primi e i secondi, ossia tangheri e generosi,vince il sentimento per i migliori, i generosi.Resto sulla strada. Fuori Binario mi ha salvato dan-domi una piccola sicurezza economica. Mi sono sal-vato dal comportamento asociale che avevo a causadella vita di strada che avevo fatto e di scrittori, filo-sofi che mi avevano insuperbito. Grazie Fuori Binario,ora sono nella mia sana, equilibrata dimensioneumana. Ed ora sempre avanti, in modo parallelo, io enoi della redazione che siamo paralleli a chissà chi?. Nella lotta per i diritti di tutte/i, nell’informazioneveritiera, coerente, controcorrente.

Francesco Cirigliano

“Storie parallele”

Un giornale a rischioQuest’anno festeggiamo i 18 anni del giornale, li festeggiamo per modo di dire poiché la povertà, le ingiusti-zie, l’intolleranza, il razzismo, sono sempre più radicati nella società e nella nostra città.Il nostro lavoro sempre svolto con dignità e senso di giustizia, viene in parte sminuito quando i dati di fattonon cambiano e si mostrano nel tempo sempre più tristi.Noi comunque continuiamo ostinatamente a distribuire nelle strade di Firenze, siamo lì a ribadire la volontàdi creare spazi e possibilità per tutti, oggi più che mai serve esserci per contestare le nuove politiche, che nondistinguono più la fatica di vivere in questo momento critico e difficile per tutti e se lo fanno adottano unaleggerezza che mette al bando i bisogni dell’indi-viduo per cui chi è povero e debole non meritarispetto e solidarietà, solo a Natale ipocriticamen-te si ricordano la miseria.Il nostro giornale è a rischio perché non servilecon gli organi di potere, noi però rimaniamo vici-ni agli ultimi, a tutte le persone che faticano avivere e che rimangono invisibili agli occhi di chiha tanto, ma fatica molto a dividere qualcosa,persone che vedono l’essere umano relegato allefacoltà del suo conto corrente.Nei tempi a venire non ci aspettiamo grossi cam-biamenti, ma comunque continueremo ad infor-mare in modo libero e sincero tutti i nostri affe-zionati lettori specie ora che c’è bisogno di capiree cambiare realmente il modo di vivere democra-tico.Pertanto mi associo agli auguri fatti e che questogiornale merita. Buon compleanno!

Melchiorre Fran

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Rappor to di Medic i per i D i r i t t iUmani sul centro d’ ident i f i caz ione

ed espuls ione d i Ponte Gale r ia aRoma

I centri di identificazione ed espulsionegarantiscono il rispetto della dignità e deidiritti fondamentali dei migranti trattenuti?A quattordici anni dall’istituzione deiCPTA/CIE, quali sono la rilevanza e l’effica-cia dell’istituto della detenzione ammini-strativa nel contrasto dell’immigrazioneirregolare? Un’analisi articolata del centrodi Ponte Galeria non può prescindere dauna valutazione complessiva del sistemadei centri di identificazione ed espulsionein Italia. Le conclusioni di questa indagine

confermano quanto rileva-to dai tre precedenti rap-

porti di Medici per i DirittiUmani (MEDU): il CIE di Ponte Galeria sidimostra una struttura inefficace per i suoiscopi dichiarati (secondo i dati forniti dallaPrefettura, nel 2011 su 2.049 transitatinel centro solo il 39% è stato effettiva-mente rimpatriato, mentre sono stati ben265 gli stranieri che sono riusciti adallontanarsi dal CIE), costosa e congeni-tamente incapace di garantire il rispettodella dignità e dei diritti fondamentalidella persona. Le stesse considerazionipossono essere estese al sistema dei CIEin generale come indicano in maniera suf-ficientemente oggettiva, sistematica ecoerente le indagini più significative rea-lizzate da attori indipendenti e istituzionalinel corso degli anni e come sostanzial-mente confermano i primi dati del 2011 sulrendimento dei CIE a livello nazionale e levisite recentemente effettuate da MEDU inaltre strutture (Bologna e Torino). Unsistema, quello dei centri di identificazioneed espulsione, che in base ai dati oggetti-vi (nel 2010 gli stranieri effettivamenterimpatriati attraverso i CIE sono stati appe-

na lo 0,7% del totale dei migranti in con-dizione di irregolarità che si stima sianopresenti nel nostro Paese) si dimostra discarsa rilevanza nel contrasto dell’immi-grazione irregolare.

Il diritto alla salute per i trattenuti appare

ancora meno garantito che in passato inragione del fatto che l’ente gestore del CIEromano è in grado di assicurare soloun’assistenza sanitaria di primo livello, cheil personale sanitario della ASL non haaccesso al centro e che il periodo massimodi trattenimento è stato prolungato a 18mesi. Il caso clinico riportato in questorapporto dimostra poi come i gravi ritardinel percorso diagnostico-terapeutico

accumulati nel circuito carcere-CIE possa-no comportare delle serie conseguenzesugli esiti e sulla prognosi di una malattiaprogressiva come, ad esempio, una neo-plasia maligna. Le numerose testimonian-ze e i dati raccolti delineano in modo ancorpiù evidente che in passato i tratti oppres-sivi di un nuovo tipo d’istituzione totalechiusa al mondo esterno, luogo generato-re di violenza e di esclusione. In questosenso, il prolungamento a 18 mesi deltrattenimento sembra aver contribuitounicamente ad esacerbare gli elementi diviolenza e disumanizzazione di questestrutture. Un sistema che dunque sembraessere deputato non tanto ad identificareed espellere quanto piuttosto a sorveglia-re e punire. MEDU ritiene che le criticitàripetutamente rilevate nel corso degli annisulla natura e il funzionamento deiCPTA/CIE abbiano una tale rilevanza e per-vasività da rendere indispensabili e urgen-ti sia l’abbandono dell’attuale sistema didetenzione amministrativa, sia l’adozionecontestuale di strategie di gestione dell’im-migrazione irregolare più razionali, artico-late e rispettose dei diritti fondamentalidella persona.

149 - giugno 2012pagina 4 Le sbarre più alte

Il terremoto che in questi giorni ha col-pito molti comuni emiliani non haapparentemente fatto differenze. Inrealtà, come dimostrano le morti sullavoro di tanti operai, sono stati colpitisoprattutto i lavoratori, senza distinzio-ne. Per colpa della precarietà, che spin-ge a rischiare la vita pur di non esserelicenziati, operai italiani e migrantierano al lavoro. Molti di loro sonorimasti senza una casa, spesso già fati-scente e insicura, in cui dormire e unluogo di lavoro dove guadagnarsi unsalario. In questa strage di operai sonoquattro i migranti che hanno pagatocon la vita il loro lavoro e sono centi-naia gli sfollati e i rimasti senza impie-go.In questa situazione, i migranti paganoun prezzo ancora più alto a causa delleleggi che regolano la loro permanenza

in Italia. Nelle misure d’urgenza presedal Governo non c’è nessuna attenzio-ne per la particolare condizione che imigranti vivono in Italia a causa dellenorme delle legge Bossi-Fini. Per que-ste ragioni, il Coordinamento MigrantiBologna ep r o v i n c i achiede alGoverno ea tutte lea u t o r i t àcompetentidi agires u b i t oaffinché atutte lemigranti eai migrantir e s i d e n t inelle zone terremotate:

• Sia garantito il rinnovo del permessodi soggiorno e della carta di soggiorno,anche se nei prossimi due anni nonsaranno in grado di soddisfare i criteridi lavoro, reddito, abitazione previstidal testo unico sull’immigrazione.

• Sia cancel-lata per ip r o s s i m idue anni latassa di rin-novo delpermesso;

• Sia garan-tita unuguale trat-tamento neisoccorsi e

nell’assistenza, indipendentemente dal

possesso di un permesso di soggiorno.

Senza una moratoria urgente sui per-messi di soggiorno, i migranti si trove-ranno a subire oltre agli effetti del ter-remoto quelli della politica e dellaburocrazia italiane a causa di unalegge, la Bossi-Fini, che già subisconoquotidianamente.Senza una moratoria urgente sui per-messi di soggiorno le lavoratrici e ilavoratori migranti rischiano di essereuguali a quelli italiani solo quandosacrificano la loro vita.Solo una moratoria urgente sui per-messi di soggiorno permetterà ai lavo-ratori e alle lavoratrici migranti di rico-struire la loro vita dopo il terremoto.

Rete Antirazzista Firenze

TERREMOTO: subito una moratoria sui permessi di soggiorno

Chiuse le frontiere agli immigrati, in Italia c´ècrisi. I disoccupati sono troppi. E il lavoro scar-seggia. Lo ha deciso ieri il ministrodell´Interno. «Stiamo valutando con il mini-stro del Lavoro se aprire un nuovo decretoflussi - ha dichiarato Anna Maria Cancellieri -ma la situazione economica è drammatica.Non abbiamo molta offerta di occupazione».Gli immigrati che ci sono nel Paese, in sostan-za, sono più che sufficienti per assorbirel´offerta di lavoro. Diverso il discorso suglistagionali: «Per loro - ha precisato il titolaredel Viminale - abbiamo fatto il decreto perchésiamo sicuri che il mercato li assorbirà». Lostop al decreto flussi, però, potrebbe rinforza-re gli arrivi irregolari, in particolare dalle

coste del Maghreb. «Se il flusso di migrantidalla Libia verso le nostre coste tornasseintenso - ha ammesso il ministro - ci mette-rebbe in grande difficoltà». L´obiettivo diPalazzo Chigi è risolvere il problemadell´immigrazione clandestina entro la finedell´anno: «O i migranti diventeranno indi-pendenti - è l´aut aut della Cancellieri - osaranno rimpatriati». Ma la Caritas (dopo lasospensione a febbraio dei respingimenti),ha lanciato un allarme proprio sulla ripresadegli sbarchi da Libia e Tunisia: «A migliaia,con il bel tempo, sono pronti a raggiungerel´Italia. Il Paese deve attrezzarsi per fronteg-giare il flusso dal Nord Africa». Lampedusa,per la sua posizione, resta la mèta più appeti-

bile per le "carrette del mare" cariche di clan-destini. Per far fronte a un´eventuale emer-genza, il centro di accoglienza sull´isola,devastato nei mesi scorsi da un incendio,secondo la Cancellieri potrebbe riaprire entrola fine di maggio. Quest´anno in 23 sbarchisono approdati 1.056 clandestini. Ma molti diquelli partiti dalla Tunisia sono spariti nelnulla. Alle madri dei dispersi il presidentedella Repubblica ha espresso solidarietà.«Profonda comprensione per il dramma difamiglie tunisine che hanno perduto i lorocari in viaggi della speranza troppe voltediventati viaggi della morte. Massimo impe-gno da parte dell´Italia nel cercare notiziedegli scomparsi».

CANCELLIERI: "TROPPI DISOCCUPATI QUEST´ANNO NIENTE DECRETO FLUSSI"

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Elton Kalica è un ragazzo albanese cheha da poco finito di scontare la suapena: è uscito dal carcere dopo 15 anniper aver fatto, quando aveva vent’anni,un sequestro di persona assieme adaltri suoi connazionali. Ecco la sua sto-ria. “Ora che ho finito la detenzione -spiega Kalica - se mi chiedono che cos’èla rieducazione non saprei che dire.Ricordo che al mio paese d’origine,nella casa dove abitavoc’era un carcere minorileche portava una targhetta:“Casa di Rieducazione”.Non sapevo cosa volevadire quella scritta e miopadre mi spiegò a modosuo cosa voleva dire riedu-cazione”.“Ecco - continua Kalica - idetenuti in Italia avrebberobisogno di più rieducazio-ne, restano invece tutto ilgiorno dentro alla cellasenza fare niente.Personalmente ho scelto il percorsorieducativo di studio e lavoro nellaredazione di “Ristretti Orizzonti”. Manon so dire se è questa la rieducazio-ne”.“Vorrei però spiegare - ha raccontatoElton - cosa si fa, ad esempio, quandoc’è “l’ora d’aria”: si è costretti a cammi-

nare in una sorta di vasca di cementorettangolare, facendo su e giù, mentrequelli che vogliono correre - anche perscaricarsi e sgranchire meglio i muscoliche altrimenti si atrofizzerebbero - lofanno in cerchio per non intralciare chicammina. Si corre come fanno i criceti,avete presente? Corrono nella ruotadentro la loro gabbia.Uscendo definitivamente dal carcere

più di una volta mi è capitato di cammi-nare, se mi distraevo, a zig/zag magarifinendo in mezzo alla strada senzavolerlo. Questo esempio riguarda pro-prio la nostra vita fuori del carcere: unavita a zig/zag, siamo cioè più vulnerabi-li, si è tentati di sbagliare di nuovo, dicommettere ancora dei reati. È difficile

per noi ritornare ad esserecome prima di entrare in pri-gione. E poi uscendo trovi unmondo nuovo, nuovi costumi, una lin-gua nuova che non conosci, ti sembra diessere un estraneo”. Ora Elton Kalicacontinua, da uomo libero, a collaborarecon la redazione di “Ristretti Orizzonti”,vive in un appartamento con sua madrevenuta dall’Albania in Italia a Padova.

“A mia madre Padovapiace - racconta - qualchevolta usciamo insieme, si èbene integrata, fa i lavoridi casa, mi prepara deibuoni pranzetti, oppurepassa il tempo guardandola tv”.Kalica però vorrebbe esse-re completamente dimen-ticato. Perché la sua storia,il suo arresto all’epocaaveva fatto il giro dei quo-tidiani nazionali italianicartacei, online e di inter-

net. Creandogli non pochi problemi,soprattutto a ridosso della sua definiti-va scarcerazione: “È successo - spiegaElton dalle colonne del giornale“Ristretti Orizzonti” - che poche setti-mane prima che finissi la pena alcunigiornali, tipo “La Padania”, e alcuninotiziari online molto forcaioli, hanno

scr i t -to degliarticoli chedicevano piùo meno:“ E c c o ,s t au s c e n d oElton Kalica,responsabiledella redazio-ne di RistrettiOrizzonti, che dice di essere entra-to in carcere quasi per sbaglio, main realtà basta andare a leggere gliarticoli di cronaca di quindici anni fa esi scopre un’altra verità…”. E cosìhanno tirato fuori quegli articoli”.Kalica allora si domanda: “è davveroinevitabile il fatto che io per il restodella mia vita sarò quella fotografia diquel ventenne che ha fatto quel seque-stro? C’è rimedio a questi effetti deva-stanti di internet?”. E al Garante dellaprivacy, a cui aveva chiesto di interveni-re per togliere quegli articoli online,domanda: “Esiste un diritto all’oblio difronte a internet e di fronte ad articolidi questo tipo?”

Davide Pelandawww.articolotre.com

149 - giugno 2012pagina 5Carcere e rieducazione

La storia di un ex detenuto

Ogni cosa ha il suo percorso,anche il dolore

Ogni cosa ha il suo percorso, anche il dolore, all’inizio èferoce, come una ferita che più la tocchi più si apre, e conil tempo guarisce.Per non sentirmi sola nella cella, soprattutto la notte,

accendo la luce accanto al mio letto, dopo che la mia testaha fatto il giro del mondo: tra pensieri ed emozioni. Misento sola, insicura nel cuore della notte, ogni tanto chia-mo la mia concellina, se dorme non mi risponde.È una ragazza arrivata con altre detenute dal carcere di

Livorno perché è crollato il reparto femminile, non abbia-mo niente in comune, solo che siamo detenute. Quandoio sono sveglia lei dorme. Io scendo a scuola alle nove,torno verso le 12,30 e la trovo di nuovo a letto.Mi domando sempre come riesca questa

creatura fragile a dormire tanto e perché.Per una fuga dalla sua realtà? Dalla suastoria?A volte riesco a sbloccarla per qualche

istante però non dice niente. Vorrei affo-gare dentro di lei per capirla. È difficilecondividere un posto talmente stretto conuna persona che non sai chi sia.

Però sono sicura che si comporta cosìperché non ha nessuno, mi ha parlato diun marito e mi ha fatto vedere una suafoto dicendomi che ora sta con suamadre. E si nota che ha tanta rabbia den-tro perchè non viene a trovarla. Non scen-de mai in giardino, sta sempre in cella. Lavedo in giro, poveretta, a raccogliere unpo’ di tabacco da qualche ragazza. Ha 42 anni sembra unaragazzina, ha due bambini di colore. Non parla mai, sicu-ramente ha la sua vita che non sta vivendo. E purtroppola mia situazione molto complicata non mi fa stare tran-quilla come lei, sembra una tartaruga quando cammina.

Nezha

Se avremo aiutato una sola persona a sperare, nonsaremo vissuti invano. (Martin Luther King)

Su un articolo di Alessandro Sala, leggo:- Quei canili come lager, l’Europa si mobilita. Una petizionedei cittadini ha già raccolto centinaia di migliaia di firme.(www.corriere.it)E ancora sul libro dal titolo “Detenuti”, appena uscito, dal-l’autrice, deputata, Melania Rizzoli, (Editore SperlingKupfer) leggo:- Gli animalisti hanno definito le condizioni in cui si trovano idetenuti nelle celle italiane “intollerabili per i polli in batte-ria”, senza sapere, a proposito di animali, che il costo del cibo

per un detenuto in questi anni di crisi economica è sceso a 3,8euro al giorno per la colazione, il pranzo e la cena insieme,mentre il comune di Roma ne spende 4,5 per ciascun ospitedei suoi canili.I carceri italiani scoppiano, si vive uno sopra l’altro, peggiodelle bestie e da quello che leggo nei giornali e sento alla

televisione si è più umani con gli animali che con le perso-ne.Si è più sensibili con i cani nei canili, con le galline nei pol-lai e con tutti gli altri animali, che non con i detenuti,eppure penso che una cosa non dovrebbe escludere l’altra.Lo so, gli animali non commettono reati ed è molto diffici-le difendere i diritti dei “cattivi”, ma ricordo che il carcereè un’autostrada dove ci possono passare tutti. Per questoconverebbe a tutte le persone difendere sia i diritti umani,sia quelli degli animali.Invece il destino dei diritti umani è di essere più popolarise si difendono nell’abitazione degli altri più che a casapropria.

Non mi resta altro che rammentare ai nostri politici chenelle carceri italiane non c’è nessun Stato di diritto, maesiste piuttosto un arbitrio di burocrati che gestiscono lepersone che ci lavorano e i detenuti, che scontano unapena in modo violento, tragico e illegale.

L’unica buona notizia per i detenuti che non hannoavuto la fortuna di nascere animali viene dallaComunità Papa Giovanni XXIII:Le persone accolte che svolgono il programma per interonon delinquono più: la recidiva (persone che tornano adelinquere dopo aver scontato la pena) di chi sconta lapena in carcere è del 70% mentre tra chi espia la pena pres-so la Comunità si riduce al 10% . In questo momento sonooltre 80 le persone che espiano la pena nel solo territorio diRimini. Oltre 300 in tutto il territorio nazionale.

Questa è la maniera per svuotare le carceri, applicareuna pena intelligente e socialmente risarcitoria fuori enon dentro chiuso in una cella, uno sopra l’altro, unoaccanto all’altro, senza fare nulla.

Carmelo Musumeci - Carcere Spoletowww.carmelomusumeci.com

POLLAI, CANILI E CARCERI

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Camminiamo per la strada e vediamo persone,ci sfioriamo forse ci salutiamo ma per la maggior

parte di loro non sappiamo niente, ci fidiamo diquelli che chiamiamo stereotipi: è sicuramente della

mia città perché l’ho già notato in altre occasioni, èun turista per il modo di muoversi direi soprattuttoper il modo di guardare le cose, sempre con lo sguar-do rivolto in alto, oppure è uno straniero un immi-grato pelle scura o pelle chiara che sia. Della loro vitadel perché sono qui non ne sappiamo nulla e forsenon ne sapremo mai nulla. Ma di uno di loro mi ècapitato di conoscerlo, direi che mi ha permesso diavvicinarmi a lui e di scambiare un po’ delle nostrestorie. Quello che vorrei fare non è altro che raccon-tare la sua storia che lui mi ha raccontato. Se l’amici-zia la intendiamo come un rapporto basato sulrispetto, la stima, e la disponibilità reciproca, ebbenecon la morte di Brahim Binkdane penso proprio diaver perso un amico e l’unica cosa che posso fare èproprio quella di scrivere la sua storia.L’ho conosciuto presso una struttura di Firenze: face-vo l’operatore addetto all’accoglienza e lui un ospitedel servizio. Una mattina mi chiamano dalla portine-ria per dirmi che un signore aveva bisogno di infor-mazioni, al di la del vetro mi trovo davanti un tipomolto magro leggermente scuro di pelle con gliocchi incavati ma un sorriso simpatico. Mi chiamo Brahim Binkdane mi ha detto con una vocemolto flebile e un italiano comprensibile vorrei chie-dere come posso fare a ... poiché le richieste eranosempre molte e gli spazi di accoglienza non sempredisponibili subito gli ho risposto con un automatismoossessivo ... sono spiacente ma per adesso non c’è dis-ponibilità ... forse fra qualche giorno ... vediamo ...ripassa.A questo punto l’ho visto, come diremmo noi toscanisogghignare, e timidamente ritornare sulle sue paro-le troncate da me. No, volevo sapere come fare per tro-vare un po’ di soldi perché devo rinnovare il mio per-messo di soggiorno e non riesco a racimolare i soldinecessari ... dove dormire ce l’ho ... grazie.Mi aveva spiazzato e fatto riflettere; nonostante rico-prissi un ruolo che ipoteticamente doveva essere diaccoglienza e ascolto mi ero semplicemente trasfor-mato in un meccanismo automatico che rispondevasempre ... non c’è posto, ritornate. Come se il dormirefosse l’unico problema di una persona.L’ho fatto entrare nel mio ufficio e ci siamo messi aparlare, mi ha detto che abitava in una casa abban-donata a Scandicci e che preferiva stare lì perché sisentiva più libero e che sperava poi di ritrovare unlavoro e trovare anche un luogo dove stare ... ma inquesto momento aveva il problema impellente delrinnovo del permesso di soggiorno e non sapevacome fare ... Riflettei un momento e poi l’unica cosafu quella di inviarlo presso un’associazione di volon-tariato “la Ronda della Carità” che valutando caso percaso, in genere, riusciva a trovare soluzioni un po’ pertutti.Lo vidi abbastanza soddisfatto di questa possibilesoluzione e ci lasciammo ...

In effetti, i soldi per il rinnovo del permesso di sog-giorno furono erogati, ma l’associazione me li dettea me e di consegnarglieli io personalmente ... Unamattina arrivò prese il denaro ringraziò e ci salutam-mo ...Pochi giorni dopo lo rividi, questa volta era deluso earrabbiato aveva dormito fuori in un giardino perchénella casa abbandonata erano arrivate persone pocoraccomandabili e lui aveva preferito abbandonarla ...Purtroppo in quel giardino era accaduto l’inevitabile,mentre era andato a lavarsi qualcunogli aveva rubato tutto. Era rimastocon una borsa che si era portatoappresso e basta. Era già stato all’uf-ficio postale per riprendere la docu-mentazione che serviva per i rinnovodel permesso di soggiorno ma gliavevano risposto che per adesso gliavevano finiti e che doveva ritornare... in poche parole doveva ricomincia-re tutto da capo ...Sinceramente il sospetto che avessefatto tutto una scena teatrale peravere nuovi soldi è stato il primo pen-siero che mi si presentò davanti mapoiché ciò che pensiamo non sempre è quello giustomi misi a parlare un po’ con lui prima di congedarloin malo modo ...Mi raccontava che veniva da Anghiari dove avevalavorato e la aveva anche 2 figli che aveva una formadi epilessia e che il giorno precedente era caduto, ineffetti aveva una tumefazione su una guancia, pren-deva una terapia che gli avevano dato presso il servi-zio sanitario di Arezzo ... ma ogni tanto se ne dimen-ticava e allora erano problemi ... Bene la situazionemi sembrava complessa ma sinceramente l’unicacosa era quella di mandarlo direttamente di nuovopresso l’associazione che lo aveva finanziato e farglichiedere direttamente il denaro e un consiglio per ilrinnovo del permesso di soggiorno ...Così fu lui mi salutò mi ringraziò per averlo ascoltatoe se ne andò ...Lo trovai una sera che facevo il turno pomeridianoalle 19 c.a stava entrando in stanza con i suoi bagaglici salutammo. Nei giorni seguenti, poiché la svegliala mattina la facevo io lo trovai che ancora dormivanel suo letto lo scossai e lo invitai ad alzarsi altri-menti se avesse fatto tardi sarebbe stato un proble-ma. Il regolamento interno prevedeva l’uscita dallastanza entro le 9 del mattino altrimenti i ritardi pote-vano mettere gli operatori nella condizione di pren-dere provvedimenti di espulsione…Insomma andò così ... ciao come va ... tutto bene ... civediamo ... e i giorni trascorrevano come le settima-ne e i periodi di soggiorno.In un pomeriggio di agosto lo incontrai nella biblio-teca delle Oblate, faceva molto caldo e quello era unbuon posto, refrigerato e pieno di cose interessanti.In effetti in quel momento stavo pensando a lui,quando alzo la testa e me lo vedo davanti con unanuova valigia comprata da poco.Mi diceva che veniva in biblioteca perché è un postoaccogliente dove poteva riposarsi, vedere un filmandare in internet o leggere un giornale…Ci mettiamo a parlare, anche lui stupito di trovarmi li.Ci sedemmo e così senza richieste cominciò a raccon-tarmi un po’ di sé ... mi disse che era sposato con unaragazza di cui si era innamorato ad Anghiari, anchelei marocchina ... giovane. Lui è dal 1995 in Italia c’èarrivato dalla Francia dove si trova una comunitàmolto forte della sua etnia che si colloca al sud delMarocco e che parla anche una lingua diversa ... èscappato di casa i suoi genitori volevano farlo stare in

patria e farlo studiare, ma lui non ne ha voluto sape-re era troppo irrequieto. Ha un fratello più piccolo ealtri più grandi e delle sorelle ... il più piccolo hapreso un diploma universitario in economia e lavorain una banca, prende circa il corrispettivo di € 500 danoi. Quando lui è arrivato in Francia la sua comunitàche si colloca particolarmente a Parigi e nel nord gliaveva proposto di rimanere con loro e stabilircisi,avrebbe avuto la possibilità di entrare in affari aprireun negozio e sposarsi con una ragazza della comuni-

tà ...Non ce l’ha fatta, ed è partito per l’Italia in quelperiodo si stava bene e si trovava lavoro. C’eranopochi immigrati e le persone lavoravano tutte ... lui siera sistemato nella zona di Arezzo ed in particolaread Anghiari dove aveva trovato vari lavori, abitava inun monolocale ... si trovava bene, quando un giornoha visto ad una finestra vicino al posto dove lavoravauna ragazza, era marocchina come lui, ed era bellis-sima e di li a poco se ne è innamorato. Lei lavoravapresso la casa dove risiedeva, faceva la badante ...allora lui (bello gradasso!!!) è andato in quella casa eha richiesto della ragazza chiedendo di lei e uscendopoi insieme ... fino a quando non si è voluto sposare,voleva portarsela via ma i datori di lavoro di lei lehanno proposto di abitare anche lui presso la casa ecosì è stato per alcuni anni sono rimasti li fino almomento in cui lei è rimasta in cinta ...Allora sono cambiate un po’ le cose, hanno dovutotrovare un nuovo appartamento, e una nuova siste-mazione lui continuava a lavo-rare presso una ditta di maglie-ria dove faceva il magazziniere.Sono nati i bambini una coppiadi gemelli: un maschio e unafemmina.A un certo punto lui è volutoritornare in Marocco a trovaresuo padre per una operazione,alla ditta gli avevano detto chese fosse andato via non avrebberitrovato il suo posto ma luiaveva in tasca un bel mucchiodi soldi e si sentiva bello grosso,così è partito per il paese conmoglie e figli ...Quando è ritornato non ha tro-vato il suo posto e così ha dovu-to cercare altro anche per paga-re la casa e teneri i figli, maqualcosa non ha funzionato ...la moglie si è allontanata e luiadesso si ritrova da solo conuna separazione in corso, senzalavoro ... e con i figli da mante-nere. Rispetto alla moglie hadetto un aneddoto simpaticoche recita così: dopo l’attraver-

samento del lago ci si asciuga le gambe e siamo puli-ti…in poche parole dopo che lei che è arrivata inItalia clandestina e che lui ha sposato e che gli hapermesso di avere tutte le carte in regola ..lei lo haabbandonato ... (anche altre cose mi ha raccontato ...tipo che ogni tanto beve e che va un po’ di fuori cheha il problema dell’epilessia, e quindi deve prenderedei farmaci, che non segue il corano alla lettera mache comunque qualcuno deve aver creato tutto que-sto che un dio ci deve essere.

Poi ci siamo rincontrati ... un giornosiamo andati a mangiare assieme eabbiamo continuato a parlare dellenostre esperienze Insomma parlavamo,ci confrontavamo senza il bisognoossessivo di mettere delle barriere fra dinoi ...Una volta che ero con mia moglie loincontrai era sera e lui andava di frettaaveva la sua bottiglia di birra la sua soli-ta magrezza e i suoi occhi incavati ... cisalutammo gliela presentai e poi comesempre via ognuno per la sua strada ...io lo chiamavo sempre Binkdane, non soforse un abitudine presa a scuola dove

tutti ci chiamavamo per cognome solo con alcuni pernome, e lui mi disse ma dai insomma chiamamiBrahim ... ciao L’ultima volta che l’ho visto è stato un pomeriggiostava andando, come sempre, di fretta doveva rag-giungere delle persone fu un saluto fugace ...Poi una sera mentre tornavo a casa in Piazza dei Nerliho incontrato un mio amico ed ex collega, già misono dimenticato che alla fine ho lasciato quel lavo-ro forse troppo complesso non so forse in contrastocon un modo di fare che non mi apparteneva, stavaper entrare in turno e mi ha detto che il mio amicoera morto ... gli dico ma chi , non capivo bene chipotesse essere ... non riuscivo a pensare che fosseproprio lui ... Brahim Binkdane mi dice ... lo hannotrovato morto una mattina quando sono andati perfare la sveglia presso una struttura di accoglienza perl’emergenza freddo. Sono rimasto basito, non riusci-vo a crederci. Non ce l’aveva fatta.

MASSIMO NICCOLAI

149 - giugno 2012pagina 6 BINKDANE BRAHIM

UN AMICO MI HA LASCIATO

LA NOSTRA LIBERTÀPer tutta la vita ho visto persone pensose, estremamente penso-se, in doppio petto o saio, perse dietro i loro pensieri di potenza,prepotenza, arrivismo, falsità, sete di guadagno, insensibili ad ognicontatto esterno, passando miopi davanti ad un bambino che liguardava sorridendo (troppo puro per riconoscere il cuore di queiserpenti) o davanti a chi chiedeva loro un euro per un caffè, conun sole che per gli innamorati era dolce, mentre per loro aveva ilsenso di una pietra scolpita in un cielo di rame, ma che davanti alquale facevano discorsi metafisici e aurei, tradendo giovani pienidi speranze e genitori che oramai li consideravano perduti irrime-diabilmente di fronte ai loro ideali pervertiti Queste persone reggono ciò che disturba la nostra esistenza ren-dendola invivibile, creano la moda, lo spettacolo, la politica, checrea ossessioni, malattie mentali nei giovani, psicofarmaci, psico-logie, psicanalisi tarate che non portano a nulla.Atenei, università, polizie, matrimoni in chiesa, teologie, filosofie eletterature inutili, spazzature mentali, che creano denaro e lo tri-turano con denti d’acciaio e gengive friabili, perché tra loro dico-no “noi siamo innocenti e buoni”.Tutto e solo questo è nostro nemico, il nemico che noi dobbiamoassolutamente combattere ed affrontare, per vivere una vita pienae formare la nostra vera libertà.

Ange lo Franza

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Vorrei esultare e fare festa per questi 18 anni passatinella storia di Fuori Binario, avrei da raccontarne di acca-dimenti in tutto questo tempo, ma prima voglio fareleva sull’opera di informazione che il giornale ha dato,senza presunzione ha raccontato le scelte ed i cambia-menti della città cercando di apporre risposte per unaconvivenza migliore.Nel frattempo questa città è davvero cambiata ed ognu-no che l’ha governata ha fatto che ciò si avverasse senzatener conto dei suoi cittadini e della sua natura ospitale.E così come dai primi numeri in cui si chiedevamo lechiavi di casa, ci ritroviamo oggi a difendere personemolte anziane, sfrattate senza alcuna prerogativa, tuttoa fine speculativo mentre il patrimonio immobiliare pub-blico si s/vende ai privati e tanto ne rimane chiuso amarcire in attesa di essere ristrutturato…4000 casevuote! Oppure abbiamo trattato della residenza, punto essen-ziale per poter cercare un lavoro, una casa, per esserecurati se serve, per ricevere corrispondenza e tant’altro,qualcosa aveva funzionato… oggi ci troviamo di frontead una chiusura di questo diritto per ottuse ragioni disicurezza. Tante righe sul carcere, scritte da e per loro che lo vivo-no, ora in questi luoghi si tortura, stipati come galline,61.000 persone in luoghi già indegni per 45.000 posti,qui da noi a Sollicciano 1000 su 400, luoghi rarissima-mente frequentati da politici e intrallazzatori, un insultoalla umanità una storia tutta italiana. Amnistia subito! L’immigrazione, pagine intere per sostenere il sacrosan-to diritto di migrare, ognuno alla ricerca di una vitamigliore, un bisogno che anche noi abbiamo avutotempo fa, oggi divenuto reato. Costruiti i CPT i CIE di filo spinato, rinchiusi senza avercommesso reati, ed ora un decreto flussi che vieneannullato, a quando una sanatoria?I richiedenti asilo fuggiti dalle guerre in cerca di demo-crazia e libertà in paesi che sanciscono dei diritti perloro, lasciati per strada o divisi tra famiglie, occupantiper bisogno e sgomberati anche nel giorno della libera-zione, ma glieli daranno mai 2 palazzi per una vita digni-tosa? Le emergenze freddo, iniziate da alcune piccole associa-zioni, poi proseguite dall’amministrazione che forniscedati a rotazione ed intanto ancora si muore di freddo perstrada e si viene anche sgomberati come accade allefamiglie Rom e a molti senza tetto costretti ad accam-parvisi. Quando si apriranno più strutture di accoglienzasociale e funzionanti? E poi le tante voci dal basso, gli scritti le poesie i disegnii redattori distributori, la strada che ha ospitato tutto etutti, in queste 149 edizioni ci sono anni di contenuti allaricerca di risposte solidali.Di questo esulto di questa avvincente esperienza di que-sto nostro darsi da fare perché le ingiustizie che qualcu-no compie ai danni di altri, siano svelate come deveessere, io noi voi dobbiamo essere felici di avere ancoraun giornale autoprodotto ed autogestito che dice le cosecome stanno, che gira nelle strade nei mercati e nellepiazze di questa città, libero di informare e pretenderegiustizia.Buon Compleanno Fuori Binario!

Roberto Pelozzi

= BINARIO =

Ti ricordi quel giorno che ci siamo incontratidiciott’anni sono passati, ma per me a quel giorno

sono rimasti.Scusa!, se a volte ti ho lasciato, ma come vedi

sono sempre tornato…Confusione, a volte, ci allontana da un cuore, eccome si torna

avendo compreso il suo amore…Siamo arrivati nei vecchi e non sento rancore,

ma quella giovinezza di uno splendore…su questa carta di pagine preziose, che non si strappa…

come ci splende ancora!

Sergio Bertero(di quelle grandi strade..

quel piccolo poeta)

Prigioniera io prigionieri voi

Francesco De Gregori, cantava negli anni ‘80

“la mia cella è un pò più stretta, e mi pagano di più.”

uscendodai miei sogni inquieti.Un senso di sofferenza,

e sentire quasi come la vogliadi strapparmi i vestiti

addosso.fino a rompersi in pianto liberatore.

Sono prigioniera di legamiche mi rendono ancora

più stupida.Tutti siamo nati liberi

nessuno si deve permetteredi incatenarci.

Da quandoc’è Fuori Binario

la mia vita ha delle ali più alte e intravvedo la luce,

Grazie fbe…. buon compleanno.

Sisina

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Vorrei iniziare questo breve dialogo con i lettoriricordando che FUORI BINARIO nasce da alcunioperatori che allora lavoravano all’AlbergoPopolare e da alcuni ospiti accolti in quella strut-tura i quali volevano far sentire la loro voce. Così siè formata un’Associazione di Volontariato che, nona caso, si chiama PERIFERIE AL CENTRO, con la filo-sofia insita nel suo nome, di dare spazio e visibili-tà ad altri progetti autogestiti e autofinanziati

insieme a persone emarginate dalla società, macon grandi potenzialità e sensibilità.Così nel 2001 una raccolta di poesie “Storie divento e di follia” esce da una Istituzione Totale peraprire la nostra collana editorialeFuoriBinarioLibri, oggi abbiamo in stampa ilnostro decimo libro. Non si tratta di romanzi o librigialli, ma sono preziosi perché raccontano storie divita, testimonianze e poesie vissute dai nostriredattori. Nel 2008 parte anche un concorso letterario nazio-nale “Premio Vittorio Porfito”, in ricordo di unnostro autore/redattore, che quest’anno è allaterza edizione.

La foto riporta alcuni titoli e autori ricordando atutti che possono essere un bel regalo solidale.Nel 2009 si fa strada il desiderio di dare visibilità atanti lavori realizzati da persone diversamenteabili o che vivono in strada, o relegati in strutturechiuse. Ci sarebbe piaciuto aprire un Laboratorio –Bottega, ma il Comune non ci ha mai dato unospazio, allora abbiamo aperto solo una bottegaautogestita e autofinanziata che si trova in VIA

GIOBERTI 5R (LATOP.ZZA ALBERTI). Devodire che la mia paura erache potesse diventare l’en-nesimo spazio con un’eti-chetta di emarginazione,invece si è aperto unmondo magico fatto datanti artisti/artigiani chetrasformano materiali discarto in oggetti originalie unici, dentro i quali sinascondono varie storie e

problemi di vita. Così abbiamo dalla signora di 80anni che un giorno si è affacciata con un gentileimbarazzo “ voi prendete in conto vendita? Io hodei piccoli debiti che non riesco a coprire con lamia pensione…” (in pochi giorni sono arrivati deibellissimi fiori colorati fatti all’uncinetto.), allostudente fuori sede che si è inventato dei portachiavi di legno con scarti di parquet, alla parruc-chiera che ha perso il lavoro e ha ripreso un suovecchio hobby di riutilizzo di avanzi di vetro colo-rato per fare orecchini, braccialetti, posacene-re…alla Cooperativa sociale che lavora la cerami-ca, a un laboratorio di donne che recupera le lin-guette delle lattine per farne borsetti, cinture..

Insomma venite a trovarci e a scopriretante idee e sorprese, della serieNON BUTTATE VIA NIENTE. Inteoria il progetto prevede che il20/30 per cento del vendutorimanga per pagare l’affitto della bottega cheattualmente è di 650 euro, in pratica quando nonè possibile integrano i volontari. Altre attività sono ospitate negli spazidell’Associazione e sono sempre comunicate attra-verso il nostro giornale, vanno dal laboratorio diSAPONE NATURALE, al gruppo di aiuto per perso-ne con problemi “di ansia e di panico”, a quello diBLU PSICOLOGY, all’angolo del CUCITO del sartosenegalese.Dimenticavo un aspetto importantissimo dellabottega: il fatto di essere uno “sportello” aperto alpubblico ci ha permesso di entrare in contatto contante persone del Quartiere (e non solo), spiegarechi siamo cosa facciamo, quali sono le nostre pecu-liarità e di cosa abbiamo bisogno, perché non-ostante il nostro giornale sia in strada da 18 anni,molti non lo conoscono e non sanno che la nostrafilosofia è quella dell’autopromozione delle perso-ne, e la lotta per il riconoscimento dei loro diritti dicittadinanza, il rispetto della loro dignità. Unesempio tra tanti: quando il primo inverno abbia-mo messo un appello in vetrina per raccoglierecoperte per le persone che vivono in strada, c’èstata una gara da parte dei cittadini per fornircianche indumenti caldi, termos per bevande calde,ecc. Ora non c’è più bisogno di mettere cartelli,passano da soli a chiedere in cosa possono essereutili, addirittura alcune famiglie con bambini sipuò dire che abbiano “adottato” alcune situazionidi disagio e ci portano regolarmente abiti smessi

che vestano i nostri bambini.Altre volte se la bottega è chiusalasciano fuori della porta degli

alimenti per chi non si può cucinare.

Moltissimi poi hanno imparato a non gettare nien-te e quello che ci portano lo vedono poi riciclato invetrina; in questo momento stiamo raccogliendoanche macchinette moka per farne dei lumi dacomodino. UN CALOROSO GRAZIE A TUTTI!!!

Mariapia Passigli

Non conoscevo FB prima della torrida estate del2003. La stavo trascorrendo a Firenze, avevo espe-rienze di volontariato alle spalle, molto tempolibero e non volevo sprecarlo. Così sono arrivato aconoscere questa realtà quando ancora si trovavain via Giano della Bella, alle botteghe artigiane:una colata di cemento attaccata al Conventino.Siccome però non si butta via niente, si è stati pre-sto sgomberati da lì (al Comune servivano queglispazi) e sistemati in via del Leone. Maria Pia, presidente dell’associazione e respon-sabile di Fuori Binario, è stata la persona con laquale ho parlato subito. Di lei, ora non tesso lelodi, solo perché non le vorrebbe. Aveva bisognodi qualcuno che si occupasse di sistemare l’archi-vio, collocato su un soppalco in uno stato di papa-le confusione. Io veramente speravo in qualchemansione più relazionale o materialmente effica-ce nei riguardi dei bisogni delle persone. C’homesso poco, poi, a capire che non aveva moltaimportanza né quello che mi aveva chiesto MariaPia, men che meno le mie aspettative.

Fuori Binario l’ho sentito da subito come qualcosadi ‘eccezionale’, un microcosmo emotivamentefaticoso, contraddittorio, fatto soprattutto di per-sone concrete e imperfette, di dinamiche difficilie quotidiani problemi. Un posto di trincea nellaFirenze del Duomo e del Piazzale, lo sforzo distare con le mani nel fango della povertà, del dis-agio, delle libertà negate. Ho sentito Fuori Binariomolto più grande di me. Non si poteva metterordine all’archivio senza passare attraverso coloroche facevano di questo spazio un luogo incredibi-le (magico, direbbe Maria Pia).Le persone… ognuna indimenticabile. Sarà cosìanche fuori, se si guarda con attenzione, ma lì nonti puoi confondere: assieme agli individui incontrile loro umanità, le loro asperità. Il contesto è poiuna cornice che rende al contempo inverosimile econcretissimo ogni vissuto: niente di più reale deiloro bisogni, delle loro ‘urgenze’ (così scontati pernoi), che si esprimono in un ambiente sobrio efrancescano (com’è la redazione del giornale) chesembra bastare appena per se stesso.

La solidarietà moltiplica le forze. Fuori Binario è tale: un crocevia, una piazza dipersone, un luogo fisico e molto più. Una sfida,una lotta. Fuori Binario è sforzo per costruireun’autocoscienza sia per chi ‘sta bene’ che perl’Altro, l’emarginato, il senza più diritti. È memoriadel presente, che purtroppo si ripete. È residenzaper chi non ce l’ha, banco alimentare, luogosociale. Ed è anche rammarico per quel chepotrebbe essere ma non ce la fa a diventarlo perle poche risorse. Mentre scrivo il terremoto per la seconda volta hadevastato la mia terra d’origine, i luoghi checonosco e che ho frequentato. Migliaia di personesenza casa, ‘senza tetto’ anche loro, adesso. Quelloche prima accadeva lontano ora è davanti agliocchi. Fra le tante, cercando un senso, ho pensato chenon è bene affezionarsi alle cose. Prima o poidobbiamo lasciarle in dogana. Eppure è giustolottare per la casa, senza si sta male. Forse c’è unavia di mezzo: dare sì valore a ciò che si ha o si vor-

rebbe, ma senza creder troppo che sia (o possadiventare) veramente nostro, viverlo insommacome ‘pellegrini’, provare leggerezza e… condivi-dere. In questi 9 anni sono davvero successe molte cosea Fuori Binario, anche particolarmente intense edrammatiche. Altre bellissime. Vorrei riuscire a trasmettere anche questo ainostri lettori: Fuori Binario è testimonianza viva diciò che accade nella penombra di questa città, diciò che il buio, il potere, la paura e l’ignoranzanegano agli occhi. Quindi se fate qualcosa dibuono per questo giornale, lo fate a voi stessi.

Luca Lovato

Ho iniziato a frequentare la redazione del giornalea gennaio 2004, all’inizio un po’ di spaesaementodalle numerose attività che c’erano dietro la prepa-razione di Fuori Binario, ma il disorientamento èdurato proprio lo spazio di qualche giorno. Mi pia-cevano le persone, mi piaceva come si affrontavanole problematiche, mi piaceva la determinazione.C’era da rimboccarsi le maniche, ma c’erano anchedelle splendide persone con cui condividere e dallequali imparare.Anche se adesso sono molto meno presente nelleattività del giornale, i sentimenti rimangonoimmutati…. Buon compleanno Fuori Binario!

Gianna

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18 (BUONI) MOTIVI PER AUGURAREBUON COMPLEANNO A FUORI BINARIO

Perché è un bel giornalePerché si incontra e si compra per stradaPerché è libero, indipendente, e senza peli sulla linguaPerché non c’è pubblicità che, come è noto, rappresenta l’anima del commercio.Perché per comprarlo lo devi guardare negli occhiPerché non lo trovi su facebook, ma sul marciapiede.Perché - allo stesso modo, ed esattamente per lo stesso motivo - non lo trovi nemmeno su twitterPerché c’è poesiaPerché l’art 21 della costituzione garantisce a ciascuno il diritto di esprimere la propria opinionePerché è una scommessa di dignità.Perché crea un ponte tra chi lo scrive e chi lo legge.Perché, come tutte le cose belle, non ha prezzo. Perché non si arrendePerché è un’esperienza di convivenza.Perché non si nasconde le difficoltàPerché sa quanto costa oggi essere ai marginiPerché non ci sta tutto, ma c’è spazio per ognuno.

Perché fare il direttore di questo giornale è il più bel regalo per i miei 18 anni di professione!Domenico Guarino

Ho messo su qualche chilo e a dir la verità anche qualche anno. Come tanti,anch’io sono passato dall’ essere adolescente alla maturità. Si era a metà deglianni 70 e cominciava a chiudersi l’ epoca  del ‘68. L’ eco di un possibile mondomigliore accompagnava ancora una parte della mia generazione.Liberté, egalité e fraternité si avviavano a diventare  parole desuete, ma sta-vano nel bagaglio culturale di alcuni di noi. Grazie a queste ognuno definiva lapropria identità.  Erano parole che delimitavano la cerchia di amici, la ricercadi una fidanzata, che decidevano la scelta di un film piuttosto che quella di unlibro. Finirono così per essere parte integrante della mia  formazione e più omeno involontariamente decisero del mio futuro. Non credo infatti sia solo uncaso se oggi, oltre all’ idea, abbraccio la persona che ha incoraggiato, condivi-so e sostenuto le mie frequentazioni con Fuoribinario.Questo penso: nel 2007, con qualche anno e qualche chilo in più, non furonosolo le coincidenze a farmi incontrare il variegato, intenso e indimenticabilemondo di Fuoribinario. Non sto parlando di un gelato, di un vino o di un ciboma di qualcosa che ci somiglia per come rimane impresso.Così è Fuoribinario: variegato, ricco di umanità e indimenticabile. Soprattuttoper le storie incredibili, a volte tenere e romantiche a volte drammatiche chesi finisce per condividere.Queste due righe, scritte da volontario quale sono, per Fuoribinario, chiudo-no il cerchio iniziato da ragazzo. Sentirsi fratelli, uguali e liberi nella diversitàa Fuoribinario è possibile.Per cui come non dirgli: AUGURONIIIIIIIIIIII per i suoi 18 anni.

Franco

Nonostante quello che mi è capitato in tutti questi anni, ricordo ancora la primavolta che misi piede alla Redazione di Fuori Binario, 3 o 4 anni fa. In quel perio-do ero ospite dell’Albergo Popolare, ero ospite della strada, ero l’indesideratoospite di momenti ottusi e impossibili. Ricordo che stavo cercando il modo dipubblicare alcune mie poesie, e un conoscente mi consigliò di portare il tuttodirettamente in redazione e di farle vedere a Mariapia. Lei mi accolse, mi accol-se sempre, anche quando il mio animo era devastato dal vino e i miei modi lafacevano sempre un pò arrabbiare. Fece pubblicare due mie poesie, ma io nonmi feci più vedere a Fuori Binario, nuovamente preda di passioni velenose.“Oggi” sono tornato, e anche se i miei problemi non sono del tutto risolti, hodeciso che almeno dovevo provarci, ho deciso che la vita vale davvero la pena diessere vissuta, e che dovevo darmi un’altra possibilità, qualcuno voleva ancheaiutarmi.Fuori Binario è sempre stato qui, al suo posto, a contrastare le ingiustizie, ed ioche ora ne faccio parte sono felice di esserci e di contribuire con i miei scritti epoesie alla realizzazione del giornale.

Miki Giardiello

Buon compleanno Fuori Binario!Complimenti per essere diventato maggiorenne, ma desidero ricordare glianni della Tua infanzia, sì, perché Ti ho seguito quasi dalla nascita e Ti sosten-go in tutti i modi perché sei diverso, completamente diverso da tutti gli altrigiornali e perché le cose che dici Tu non le leggo da nessuna parte della cartastampata ma soprattutto i Tuoi 'giornalisti' non sono giornalisti, ma autori divita in prima persona, e che autori!!! Dare voce e visibilità agli esclusi dellasocietà, ma come Ti sei permesso, ma eppure sei diventato maggiorenne.I giornalisti degli altri giornali, li conosco di nome e li vedo in TV, i Tuoi gior-nalisti invece, li conosco di persona. Alcuni li incontro giornalmente nel mioquartiere, mi fanno compagnia e chiacchierando siamo diventati amici. Avereun rapporto umano con un'altra vita che ti fa confrontare con la tua è una ric-chezza straordinaria. Grazie a Francesco, con cui ci incontriamo quasi tutte lemattine, per le più belle poesie che abbia mai letto. Ti avrebbe ringraziato anche Carmelo Pellicanò, mio marito che ora non c'épiù, ma è attraverso lui che Ti ho conosciuto perché Ti seguiva tanto.Buon proseguimento Fuori Binario, mantieniti bene per una buona e lungavecchiaia, per raccontare ancora tante vite, tante realtà, tante verità che ten-tano sempre di nascondere.

Concetta Pellicanò

PER I 18 ANNI DEL FUORI BINARIO

Fuori binario è fantastico e mi ha datoun’opportunità. Mi ha permesso di esserequello che non ho, di dare una forma alnulla, di capire il bene spiegando il male.Giornale senza frontiera con concetti chenon sono prigioni della mente ma idee lacui essenza è la libertà di immaginare ecreare un mondo cosmopolita.L’innovatività sta in una possibilità con unsenso di giustizia vero e reale e ridare unasperanza concreta ai poveri è una utilericompensa per tutti, dopo la fatica fatta. Ringrazio la redazione e saluto tutti gliamici e collaboratori. Continuate a seguir-ci e non rimarrete mai senza voce: la forzadi vivere è più dirompente di ogni altracosa. Lunga vita al fuori binario. Ciao!

Clara

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I segreti di Fuori BinarioIl motivo per cui diversi anni fa mi sono avvicinato a Fuori Binario è perché non è un gior-nale di beneficienza. Non è fatto da persone pie che poi regalano il loro lavoro a personeun po’ più sfortunate. No. Fuori Binario è fatto da persone che hanno trovato in questi fogliun modo per assicurarsi un reddito. Sì, ci sono dei volontari, come io a suo tempo. Ma erouna specie di intruso. Il giornale viene fatto e stampato da chi poi lo vende. E tutti quelliche lo vendono per strada hanno acquistato il giornale dalla redazione al costo di produ-zione. Fuori Binario non fa elemosine, insomma. E secondo me, questo è uno dei motiviche gli ha permesso di arrivare a compiere 18 anni. E potrebbe sembrare un miracolo in unpanorama dove molti giornali “professionisti” chiudono, o lamentano scarsità di fondi o sela prendono con la politica che li priva dei contributi all’editoria. Fuori Binario compie 18 anni senza aver mai ricevuto contributi editoriali. Ma come fa? Peresempio, Fuori Binario stampa il nuovo numero solo quando le copie di quello preceden-te stanno per finire. Usa computer di seconda mano. Ma questo non deve dare un’imma-gine di indigenza. Pochi anni fa, Fuori Binario si è dato una nuova sede. Stanze, bagni, uffi-ci, archivio. Certo, queste spazi alla fine svolgono molte più funzioni di quelle editoriali.Fuori Binario non è solo il giornale infatti. Quando Fuori Binario ha inaugurato la nuova sede, io lavoravo all’Università. Un’Universitàche non ha uffici. Una università che ha dei bagni fatiscenti. Una Università cadente e nonfunzionale al suo ruolo. Era, ed è, una Università come tante, voragine di soldi pubblici eprivati, ma che non possiede dei bagni decenti. Fuori Binario, il giornale dei senza dimora,nell’umiltà e fermezza della sua autogestione, può insegnare a quella Università cosa vuoldire efficienza e amore per quello che si fa e quindi rispetto e cura per i frutti che riesconoa maturare. Ma Fuori Binario ha un’altra caratteristica che non sono mai riuscito a capire quanto vengapoi effettivamente riconosciuta: le poesie. Io credo che le poesie siano la sua vera anima.Io sono un lettore “forte”. Ho delle aspettative precise dalla pagina scritta, su quello chedice e sul come lo dice. Le poesie di Fuori Binario sono un distillato di verità. Quella veri-tà che ormai è sempre più difficile trovare intorno a noi, nelle pagine di Fuori Binarioabbonda. E come ogni verità non urla. Non impone niente. Non ricerca l’elogio o peggio,l’adulazione. La verità se ne sta buona buona nel suo angolo. Bisogna andarle incontro. E poi a Fuori Binario c’è Mariapia! Io credo che Fuori Binario vivrà per almeno altri 18 anni. Felice S.

Fuori Binario compie 18 anni ... L’unico punto fermo della mia vita, l’ho spesso scherzosamente definito, l’unicacostante di questi miei ultimi 18 anni. Nel 1994 lavoravo come fotolitografa, preparavo a mano le pellicole per la stampa. Poi è arrivato in ditta il primocomputer e stavo appena cominciando ad usarlo quando è nato Fuori Binario. I primi numeri li ho davveroimprovvisati e devo dire che è grazie a FB se piano piano ho imparato ad usare programmi sempre più complessi. Ricordo le gelide notti nella vecchia sede del giornale al Conventino insieme a Mariapia a cercare di finire l’im-paginazione prima che facesse giorno. Una notte, verso le quattro, stanche e infreddolite, sentimmo dei passi nelcorridoio buio di quel luogo spettrale ... Poi la luce si accese mentre i passi si facevano sempre più vicini ... trat-tenevamo quasi il respiro ... e quando bussarono alla porta, avevamo i capelli dritti sulla testa dalla paura ... eprobabilmente li avrà avuti anche la guardia giurata di là dalla porta. Quante notti passate davanti al computer perché “i giornali sono finiti” o “dobbiamo uscire prima di questoappuntamento” o “in occasione di quell’iniziativa” ... Ogni mese un motivo diverso ma non ricordo un’impagi-nazione di Fuori Binario fatta con calma, senza un’urgenza di qualche tipo. Comunque sia, chi mi è stato vicinoin questi anni sa che Fuori Binario ha sempre la precedenza per me, quando devo impaginare il giornale tutto ilresto passa in secondo piano ... me compresa.Buon compleanno Fuori Binario e grazie. Anche se non sono presente in redazione sento forte il senso di appartenenza. Fare parte di questo “mondo” miha aiutata a crescere, a vivere la vita in modo più sereno, a non lamentarmi dei piccoli inconvenienti, a cercaresempre il lato positivo delle cose, ad accettare e affrontare al meglio le sfide che via via la vita ti impone, a sen-tirmi comunque privilegiata anche quando tutto mi va storto, a confrontarmi con gli altri partendo da un puntodi vista più ampio, a non giudicare mai qualcuno senza prima “aver camminato a lungo nelle sue scarpe”.

Sondraps. queste righe le ho scritte alle due di notte, giusto in tempo per chiudere il giornale ... ma allora sono io???

È giorno. Il tesserino è appuntato sul petto. Redattore e diffusore recita il tito-lo. Il nome è più in basso, il timbro copre il cognome. Meno male. Sorvoliamosul redattore.Qualche copia in mano. Né troppe, che si sciupano, né troppo poche, che se nonon si vede che dispongo di un giornale in quadricromia con 16 pagine. Sonomie queste copie, me le gestisco io … le pago!Mettiamo che parliamo di Fuori Binario. Un mensile, dieci numeri all’anno.Pulito senza contributi né diretti né indiretti, con il cinquexmille!La giornata si preannuncia pessima, una sigaretta, ho bisogno di una sigaret-ta. Mi accendo una sigaretta, il tempo di distrarmi e lo adocchio da lontano.È un grande. Uno dei pochi che può rilassarmi. Uno dei tanti e tante che puòstrapparmi un sorriso ecco quello che mi dice “A te ti ci vorrebbe lo zoccolo duroa spaccare il sasso, altro che tavolini, ombrellino di carta e aperitivo. Con i pan-taloncini corti e il cappello di paglia col sudore sulla fronte. Altro che …”.Bene. Adesso posso diffondere. Iniziavo a impazzire. Grazie a tutti voi. E a FuoriBinario.

Marzio Muzzi

Le foto delnegozio sono diSandra Abovic.

Le foto della redazione sono di

Sara Galardi.

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Recentemente, nel rapporto annuale2012, l’Istat ha pubblicato gli ennesimidati sulla diffusione della precarietà inItalia <http://www.agi.it/research-e-sviluppo/notizie/201205221119-eco-r t 1 0 0 8 6 -istat_precari_al_top_dal_93_oltre_35_tra_18_e_29_anni>. Come al solito, iltarget di riferimento è solo il lavorosubordinato. Poco o nulla ci viene dettoinvece sulla dinamica della precarietàper le forme dilavoro autonomoe parasubordina-to, dove sappia-mo da altre fonti(vedi Cnel e Isfol)che l’incidenzadell’intermitten-za lavorativa e ilivelli di subalter-nità e ricattabili-tà sono maggiori,soprattutto nel-l’ambito dei cd“lavoratori dellaconoscenza”. Pur nella limitatezza deidati, il quadro che scaturisce è preoccu-pante e sconfortante. “Dal 1993 al 2011gli occupati dipendenti a termine – sot-tolinea l’Istat – sono cresciuti del 48,4%(+751mila unità) a fronte del +13,8%registrato per l’occupazione dipenden-te complessiva. Nel2011 l’incidenza dellavoro temporaneo sul complesso dellavoro subordinato è pari al 13,%, ilvalore più elevato dal 1993; supera il35% (quasi il doppio del 1993) fra i 18-29enni”. L’occupazione a tempo pienoe a durata indeterminata continua adiminuire (-105mila unità) ed è cresciu-ta quella a tempo parziale (+63mila).Questi semplici dati ci mostrano due

tendenze principali: il contratto atipico(precario) nel lavoro dipendente ha uneffetto di sostituzione del contrattostandard e stabile e, in contemporanea,cresce il peso della sottoccupazione. E’la stessa Istat, infatti, a dichiarare chel’aumento del part-time è dovuto“esclusivamente ai lavoratori chehanno accettato un lavoro a orarioridotto non riuscendo a trovarne uno atempo pieno (dal 42,7%del 2010 al 46,8

del 2011)”.Si tratta di unesito che è l’op-posto di quelloche veniva dema-g o g i c a m e n t ep r o p a g a n d a t oper giustificarel’introduzione dicontinue tipolo-gie contrattualiatipiche, ovverofavorire l’ingres-so dei giovani nelmercato del lavo-

ro e ridurre il loro tasso di disoccupa-zione. La situazione oggi, aggravataanche dalla crisi economica, è sotto gliocchi di tutti tranne che al governoMonti, alla Ministra Fornero e a tutticoloro che dall’alto dei loro scranniaccademici e senatoriali (gli Ichino, iGiavazzi, ecc.) si ostinano a chiedereancor più precarietà come condizioneper la crescita economica (!).Ma a tale situazione negativa, occorreaggiungerne un’altra, che l’Istat cono-sce ma si guarda bene dal diffondere.La precarietà, oggi non più solo unfenomeno giovanile e temporaneo, masempre più esistenziale, strutturale egenerale (come San Precario sosteneva

e sostiene da più di undecennio), tende a sfociarein forme di disoccupazione.Una disoccupazione chespesso è accompagnata dall’emergeredi nuove e vecchie forme disagio socia-le: il lavoro sommerso come nascostaforma di occupazione e la crescita delfenomeno dei cosiddetti “scoraggiati”(ovvero persone che vorrebbero lavo-rare ma non cercano lavoro in quantopensano di non trovarlo) e in particola-re quello dei Neet under 35 (i giovaniNot in Education, not in Employment,not in Training).Gli individui che non cercano un lavoro(e quindi non rientrano nei dati “ufficia-li” dei disoccupati) – ovvero che nonhanno svolto almeno un’azione di ricer-ca di lavoro nelle quattro settimaneprecedenti quella di riferimento dell’in-dagine – ma sono comunque disponibi-li a lavorare entro due settimane sonopari, nellamedia del2011, a 2milio-ni 897mila,l’11,6% delleforze di lavoro.Si tratta dicoloro che neimass mediasono denomi-nati “scorag-giati”.Se prendiamoin considerazione anche i lavoratori incassa integrazione, che l’Istat si ostina acalcolare come “occupati” anche senella realtà non svolgono alcuna attivi-tà lavorativa, il dato sulla disoccupazio-ne reale cresce ancora. Secondo i datiCgil, nel corso del 2011, il numero dei

cassa integrati a zero ore è pari a458.000 unità. Se sommiamo aidisoccupati “ufficiali” e agli “scorag-giati” anche le persone in cassa inte-grazione, i disoccupati totali realirisultano superiori ai 5,5 milioni (5,584per l’esattezza) con un tasso di disoccu-pazione reale pari al 19,6%, un valore dipoco inferiore al dato spagnolo(21,7%). Di fatto un valore più che dop-

pio da quello“ufficiale” (9,6%)!La vera emer-genza socialeche oggi agital’Italia è quindiquella della“ s i c u r e z z asociale”. Manulla vienefatto al riguar-do.

Nonostante che alcune proposte sianostate avanzate, anche da San Precario<http://www.ilfattoquotidiano.it/2012/01/09/reddito-base-risponde-preca-rio/182512/> .

San Precario

149 - giugno 2012pagina 11I veri dati sulla precarietà

Quattro operai morti durante il turno dinotte. La realtà del lavoro sfonda ilmuto della retorica padronale soloquando si muore.

Reggono le case, crollano le chiese e lefabbriche. Le chiese e i campanili hannospesso una storia antica e non sempreuna buona manutenzione, i capannoniindustriali hanno anche meno di 10anni, tirati su in quattro e quattr’otto, ipilastri e il tetto. Ma il lavoro è il lavoro,un bene e ormai un lusso, mica si puòperdere tempo in burocrazie e vincolicostosi, ben vengano nuovi capannoni.I pilastri cedono alla prima scossa, iltetto viene giù e chi ci lavora resta sottole macerie.Solo in Emilia sono diverse decine nelsettore metalmeccanico le fabbrichepiccole e artigiane crollate o inagibili, 6o 7 quelle che occupavano più di 2-300operai. 4 operai impegnati nel turno dinotte in fonderia, nella ceramica, nellachimica hanno perso la vita: garantiva-no il ciclo continuo, qualche soldo in piùin busta paga senza mai raggiungere i1.500 euro a fine mese. Ma allora gli

operai esistono, questo paese se n’eradimenticato. Addirittura c’è chi allequattro del mattino fatica nei forni enegli altoforni per produrre merci e«campare» la famiglia. Parlavano lin-gue e dialetti diversi, le quattro vittimein tuta, faticavano allo stesso modo. Chiemiliano, chi «terrone», chi marocchi-no. Naouch, Gerardo, Nicola, Leonardo.Quelli chesanno tuttodi economiaci hanno spie-gato che glioperai hannotroppe garan-zie, bisognatoglierglieneun po’ perdarle ai piùgiovani. Sisentono proprietari del loro lavoro,questi operai, dimenticando che il pro-prietario di tutto, macchine braccia ecervelli è un altro: è il padrone. Oziosi,garantiti, assenteisti. Ecco cosa sono, evogliono tutto.Una delle vittime si era salvata dal crol-

lo del capannone, tremante l’operaioera rientrato per chiudere il gas ed evi-tare guai peggiori, ma i guai peggiori, ipeggiori di tutti, sono caduti sulla suatesta. Straordinario senso di responsa-bilità e generosità, era venuto da Mellalin Marocco per sbarcare il lunario eprodurre ricchezza per noi.Un altro degli operai morti che final-

mente si eraliberato dalturno dinotte avevaaccettato disostituire unsuo compa-gno amma-lato, tanto fabrutto e almare non ciposso anda-

re, aveva detto. Non potrà più vederlo,il mare. Un altro ancora sembra inse-guito dalle disgrazie di un paese in crisiin cui a pagarne i costi sono i più debo-li: lavorava in una fonderia a Budrio finoall’esplosione della crisi. L’aveva trova-to proprio lui quel suo compagno rima-

sto senza lavoro che si era impiccato auna trave della fabbrica. La fonderia fal-lisce, arriva la cassa integrazione e poi,finalmente, un nuovo lavoro in un’altrafabbrica. Quella fabbrica che gli è crol-lata sulla testa e l’ha ucciso. Adesso ibenpensanti che si erano dimenticatidell’esistenza degli operai e quelli chesanno tutto di economia e voglionofarci uscire dalla crisi spremendoli finoalla buccia, sono anche capaci di chia-marli eroi.Una specie di «morti bianche», altraipocrisia per non dire che più di millelavoratori vengono ammazzati ognianno mentre svolgono le loro mansioni.Non sono eroi, non sono «risorseumane», sono lavoratori, sono operai.Altri quattro hanno perso la vita, e lacolpa non è solo del terremoto. Perdiventare visibili devono morire sotto lemacerie. Oppure impiccati alla trave diuna fonderia. Oppure per un infortuniosul lavoro, ma devono morire almeno intre o quattro. Se non sono tanti reste-ranno invisibili, anche da morti.

Loris Campetti

Quelle fabbrichette di burro che crollano su chi lavora

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Dopo Bogiankino-Morales (1989) eDomenici (2001) ecco che, il sindaco

più invidiato dalla destra, MatteoRenzi, vuole essere ricordato per colui

che metterà la parola fine all’esperien-za politico-culturale del CentroPopolare Autogestito Fi-sud. L’avversione nei confronti del CPA non

può divenire una medaglia da attaccar-si alla giacca, d’altra parte un vanitosodella risma di Matte non può, e certa-mente non vuole, essere da meno deisuoi predecessori. Ma il “nostro” pareche ultimamente soffra d’insonnia per-chè non lo fanno giocare a quel giochi-no che fa tanto innervosire i centrosini-stri: LE PRIMARIE.Per cercare di distrarsi dal senso di fru-strazione, cento ne pensa (e quante nefa?), e come nella migliore tradizionedei prestigiatori, invece che il cappellomagico, usa le caramelle di cui ne hasempre una in bocca: una caramella,un’idea. Ed infatti un giorno si sveglia esi accorge che il futuro di questa città ènel cambiare nome alle strade. Ma in particolare gli rode aver a chefare con i lavoratori ATAF che non nevogliono sapere di essere merce discambio per gli interessi economici del

mitico Matte. L’ultima trovata, in ordine di tempo è“LA MANOVRA CHE MEGLIO NONPOTEVA ESSERE FATTA”: “non mi fannogiocare alle primarie ed io mi inventoun bel bingo” ... il BILANCIO-SCOMMES-SA (occhio che con le scommesse,prima o poi ci si brucia …). Si cambiano 13 “destinazione d’uso”per rendere appettibili, cioè vendibili,beni di PROPRIETÀ PUBBLICA e nel frat-tempo si sta a guardare. C’è però un piccolo particolare: QUE-STO GIOCHINO A NOI NON PIACE PERNIENTE.Appena poco tempo fa avevamo giàavuto modo di dirlo: “non mancheremodi far sentire la nostra voce … per con-trastare ... l’amministrazione”, concet-to che ci pareva chiaro e di facile com-prensione, ma a quanto pare ci siamosbagliati. Vedremo di individuare al più

presto le forme che possano renderechiaro quanto avevamo detto, a menoche Matte non si inventi un nuovobalocco: l’innalzamento della tensione(e anche in questo caso, con la tensioneci si brucia...) Matte … alla prossima

CENTRO POPOLAREAUTOGESTITO FIRENZE-SUD

(Nave a Rovezzano, ex Longinotti, viaVillamagna 27/a)

Votiamo contro l’alienazione e

sosteniamo l’esperienza del

CPALa decisione del comune di Firenze di proce-dere alla “valorizzazione” di aree e immobili diproprietà pubblica, per poterli poi venderecon maggior profitto, è sbagliata e moltograve. Sbagliata perchè imposta il bilancio delcomune su meccanismi di privatizzazione dibeni pubblici, invece di trovare soluzioni piùattente all’equità sociale e agli interessi gene-rali della popolazione.Grave perchè conferma la subalternità dellescelte del Comune alle logiche del profitto edella speculazione, in una città in cui spaziliberati da quelle logiche sono sempre più rari:non ci riconosciamo nella Firenze voluta dalsindaco Renzi, la “bella” città da vendere aituristi, con! il salotto buono delle strade delloshopping di lusso da tirare a lucido, e poi pri-vatizzazioni, servizi pubblici in diminuzione, espazi sociali cancellati. Per questo confermiamo l’opposizione com-plessiva a questa manovra, esprimiamo lapiena solidarietà al Centro PopolareAutogestito Fi sud, che da anni è presente conmoltissime attività sociali, culturali, politiche, inun immobile precedentemente abbandonatoin via Villamagna,! ora compreso fra i beni da“valorizzare” da parte del comune. Crediamoche quella del CPA sia una esperienza ricca eda sostenere, come quella di altri spazi trop-po spesso oggetto di sgombero e di specula-zione, come di recente il caso di via deiConciatori.

PerunAl trac i t tà

Il diritto alla residenza è un diritto costituzionale e dunque indisponibile, il dirit-to alla residenza non può essere vincolato alla condizione economica e socialedi una persona, ma deve unicamente certificare il luogo dove questa personasceglie di vivere e recapitare.Il diritto alla residenza sıgnıfıca innanzituttoavere una identità e costituisce una condizionebasilare ıl prımo scalıno per accedere ad altridiritti sociali fondamentali, come il diritto divoto, il diritto al lavoro alla salute ed alla assi-stenza, l’accesso alle graduatorie per un alloggiopopolare, oppure la possibilità di prendere lapatente di guida, acquistare un auto, un motori-no etc.Soprattutto in tempi di crisi economica, aumen-tano le possibilità di essere sfrattati dalla abita-zione, di perdere il lavoro, di rimanere soli e discivolare sempre più in una condizione di preca-rietà e di marginalità sociale che sta diventandosempre più drammatica per un numero crescen-te di persone.Se a tutto ciò si aggiunge anche la perdita dellaresidenza, viene a mancare qualsiasi riferimentoper ottenere un sostegno e riprendere poi acamminare con le proprie gambe.Circa 15 anni fa alcune associazioni, impegnatecontro la marginalità e per l’inclusione sociale,divennero la residenza (sia pur virtuale) per centinaia di cittadini/e privi didimora o impossibilitati ad eleggere la residenza presso il domicilio reale, perevitare che sulla carta di identità comparisse quella dicitura “senza fissa dimo-ra” oppure “presso la casa comunale”, che rappresenta un marchio oggettiva-mente discriminante nelle relazioni sociali. Questo “servizio residenze” fu con-cordato e riconosciuto dall’Amministrazione Comunale con una specifica ordi-

nanza che riconosceva il diritto individuale alla residenza, come diritto indispo-nibile e primo passo verso l’inclusione sociale.Purtroppo nel 2005, sotto la pressione dei tagli alla spesa sociale e delle variecampagne securitarie, questo servizio fu interrotto, mentre invece bisognava

estenderlo, coinvolgendo i consigli di quartiereed anche i Comuni limitrofi. La residenza virtua-le inventata nel 2005 dal Comune di Firenze (viaLibero Lastrucci) e che veniva assegnata inmodo peraltro selettivo dai funzionari comuna-li, ledendo il principio universale di questo dirit-to, adesso è stata eliminata perchè dichiarataformalmente irregolare..Oggi chi non ha un alloggio, chi vive per strada,chi è costretto a subire gli affitti a nero, chi viveospite di qualcuno, è spesso privo o perde laresidenza con tutte le conseguenze negativesulla fruizione di importanti diritti di cittadi-nanza e sulla vita quotidiana, fino al ricevimen-to della posta personale. Chi rimane privo diresidenza, diventa sempre più invisibile e privodi identità.Nell’ambito della lotta alla marginalità e perl’inclusione sociale, quanto mai attuale in que-sti tempi drammatici di crisi economica, è ora diriaprire una vertenza generale sulla residenza,partendo dai luoghi reali di vita e di recapito

delle persone, per garantire a tutti di accedere a questo diritto indipendente-mente dalla condizione sociale e materiale.I movimenti e le associazioni sono pronti a fare la loro parte, ... e le istituzioni ??

Sandro Targetti Associazione Casa dei Diritti Sociali

La residenza, un diritto costituzionale

Ferrovie, De Zordo: “300 milioni di utili, ma i tagli col-piscono i pendolari” Addio anche alla stazione delleCascine: che fa il sindaco di Firenze?Con il nuovo orario ferroviaria in vigore da lunedì 11giugno la Regione Toscana ha deciso di tagliare ottotreni dalla Stazione Leopolda di Porta a Prato per LePiagge, S.Donnino, Lastra a Signa, Montelupo,Empoli. Eccoli, gli “indubbi vantaggi per i pendolari”del sistema di trasporto ferroviario targato RFI eRegione Toscana, basato sul dogma dell’AltaVelocità: prima si deviano i treni locali sulla linealenta per il Valdarno, con un ritardo di oltre mezz’o-ra, per far posto a Frecciarossa e Italo (noblesse obli-

ge!). Ora la notizia del taglio di ben 18 treni locali nelterritorio regionale. Visto che è indispensabile razio-nalizzare, come dice l’Assessore regionale Ceccobao,ecco che si taglia su quel poco di servizio ferroviariometropolitano che è stato realizzato negli ultimianni, invece di rilanciarlo. Chissà com’è che quandoc’è da “razionalizzare” a pagare il conto sono semprei pendolari, i pensionati, le famiglie a basso reddi-to: sarà questione di priorità e come sempre Ferroviee Regione preferiscono investire sull’Alta Velocità etagliare invece sui pendolari. Ferrovie chiude l’esercizio 2011 con un utile di 300milioni, ma taglia i servizi di base,  mentre l’Alta

Velocità interessa meno del 10% dei viaggiatori maassorbe il 90% delle risorse. In tempi in cui la crisimette in forti difficoltà soprattutto chi si deve spo-stare per lavoro, e con il prezzo della benzina allestelle, c’è una forte spinta ad usare il trasporto pub-blico, se solo questo fosse organizzato per servireprioritariamente quel 90% di utenti che non prendenè Frecciarossa nè Italo. Certo che se si rallentano itempi, non si fa manutenzione, si sopprimono corse,avremo sempre meno pendolari in treno e semprepiù in macchina, a consumare soldi e aria.Ma, come dicevamo, è questione di priorità, ed è benchiaro quali siano quelle di Moretti e di Ceccobao.

E se l’assessore regionale Ceccobao condivide le scel-te dell’ad Moretti, il sindaco di Firenze che fa? Renzilascia che il servizio ferroviario della StazioneLeopolda, a lui tanto cara, venga affossato? Con ilpiano strutturale il Comune non ha previsto di realiz-zare la nuova linea tramviaria 4 proprio dallaLeopolda fino  alle Piagge? Il Consiglio Comunaleaveva anche approvato una mozione nel giugno2010 per la riattivazione e riapertura della Stazionedelle Cascine, per rilanciare il servizio ferroviario. Conquesti tagli alla Leopolda  si dice addio anche dellastazione delle Cascine! Nessuna reazione da PalazzoVecchio?

149 - giugno 2012pagina 12 CE LA STA METTENDO VERAMENTE TUTTA!!!

La Regione avalla lo spreco Tav e taglia i treni della stazione Leopolda

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Il centro storico di Firenze è sempre meno parteintegrante di una città, con i suoi abitanti e conil tessuto di attività e di relazioni che ne costi-tuiscono la vita. E’ in atto una progressiva tra-sformazione, che lo isola dal resto della cittàmetropolitana, in un centro puramente turistico.Si tratta in prevalenza di un turismo superficialee consumista, sfruttato dai profittatori di una

rendita di posizione frutto di una storia e di unabellezza di cui non hanno alcun merito. Così laFirenze storica viene consumata e trasformatain una vetrina luccicante e volgare. In questo

processo i fiorentini sono espulsi dalla loro cittàverso sempre più lontane periferie. Non c’è piùspazio per le tradizionali attività artigianali, peri servizi e i luoghi di relazione e non c’è spazioneanche per i migranti, a meno che non si adat-tino a lavorare in nero e sotto ricatto.Anche pervia Palazzuolo e dintorni si sta preparando lostesso destino. Tutto comincia nel dicembre del

2003, quando la Cassadi Risparmio vende l’exMonte dei Pegni allaSocietà “San PaolinoHotel & Resor t” diMassimo Paganini eSimeone Raccah consede a Roma. Si trattadi imprenditori del set-tore alberghiero, giàimpegnati nel recuperodell’ ex cinema Apollo,che intendono realiz-zare un Hotel a 5 stel-le di 119 camere con236 posti letto. Il com-plesso del Monte deiPegni si estende per10.000 mq tra viaPalazzuolo, piazzaSan Paolino, via deiFossi, BorgoOgnissanti e via delPorcellana e compren-de 14 edifici. Fra questigran parte è costituitadall’ex convento di SanPaolino ed è inserita inclasse 1. Ciò significache se ne riconosce “ilpar ticolare interessestorico e/o artistico emonumentale” che laassimila agli edifici

notificati e vincolati, per i quali sono consentitisolo interventi di manutenzione ordinaria orestauro. Per il resto la classificazione consentedemolizioni e ricostruzioni. La destinazione

d’uso del complesso è residenziale, direzionalee artigianale. Stando così le cose, il mega-alber-go di lusso non si può fare.La soluzione del problema per la proprietà arri-va tra il 2008 e il 2009 con l’approvazione daparte del Consiglio Comunale del piano di recu-pero e relativa variante urbanistica. La destina-zione d’uso diviene turistico-ricettiva. Con lavariante soltanto la facciata prospiciente viaPalazzuolo e piazza San Paolino resta in classe1 e pertanto deve essere conservata. Tutto ilresto si può demolire e in effetti se ne prevedela demolizione, con uno scavo di due piani sot-terranei. Tra l’altro le norme in vigore e il pianodi recupero prevederebbero a carico dei pro-prietari/costruttori opere e oneri di urbanizza-zione, la realizzazione di un parcheggio pubbli-co sotterraneo e il 20% di residenze destinatead affitti calmierati. Tutto ciò, a cominciare dalleresidenze, non è compatibile con la scelta del-l’albergo di lusso e infatti è stato monetizzato.Le conseguenze delle decisioni dell’Ammini-strazione Comunale sono molte e gravi. Intantodemolire un antico convento, sia pure alteratoda interventi moderni, invece di restaurarlo, èuna perdita definitiva per il patrimonio storico-architettonico di Firenze. Uno scavo così pro-fondo tiene conto del vincolo archeologico, dellafalda freatica, della stabilità della adiacentechiesa di S.Paolino? Il trasporto di materiali edi-lizi e di scavo per le strette vie della zona nonsarà di gran giovamento per le strade stesse echi ci abita o lavora. Ad opera conclusa, l’impat-to sarà pesantissimo, sul piano urbanistico eancor più sociale. Tra l’altro tutta la zona intor-no alla Stazione è satura dialberghi. Ce ne sarebberoanche da recuperare,senza costruirne altri. Masoprattutto, come è giàaccaduto in altre parti delCentro, l’inserimento delturismo di lusso, rendeincompatibile e non conve-niente per i poteri forti checi stanno dietro la presen-

za nell’area vicina di normali residentidei ceti medi e popolari e di attività comela produzione artigianale. I servizi per ituristi danarosi non sono gli stessi che ser-vono per la qualità della vita delle altre per-sone. In sostanza via Palazzuolo e dintornistanno per diventare un altro pezzo della cittàturistica stile quadrilatero, dalla quale sarannoespulsi per primi i vecchi residenti. Più servizisociali e accoglienza saranno sostituiti dalleforze dell’ordine e dalle ordinanze securitarie epiù il processo di espulsione sarà accelerato. C’è un procedimento giudiziario in corso riguar-do a presunte irregolarità nelle decisioni assun-te. Ma la via maestra per resistere a questosopruso è la richiesta pressante di trasparen-za e partecipazione democratica dei cittadinialle scelte che li riguardano.

Gianfranco Tomassini

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PREMESSANegli ultimi mesi si percepisce a Firenze unrapido intensificarsi delle violenze razziste.La gente che vi assiste interviene di rado espesso non le riconosce come tali, la perce-zione scivola sempre di più verso l’accetta-zione del fatto che a “certe” persone ci sirivolge in un “certo” modo.Si tratta di violenze occasionali o organizza-te, private o istituzionali, spesso legate traloro in modo non lineare ma evidente, cer-tamente favorite da una serie di scelte scel-lerate che hanno riempito le città italiane diluoghi in cui queste violenze vengono pre-parate e messe in atto.Tuttavia questo non deve farci dimenticareche il razzismo cambia casa con facilità (oggiè in un centro sociale, domani può essere inuna caserma o in una scuola) perchè abita inprimo luogo i rapporti sociali.

PROPOSTAIn una città come Firenze non è difficile indi-viduare luoghi e gruppi a cui fare riferimen-

to per segnalare e raccontare quello che sivede, anche quando non si ha la possibilitàdi intervenire, soccorrere o denunciare.Da tempo molti di questi luoghi hanno ces-sato di essere punto di riferimento, ma pos-sono riattivarsi e il loro sforzo può esseremotivato e sostenuto con la creazione di unOSSERVATORIO stabile che permetta unoscambio di notizie e un lavoro di documen-tazione e di analisi per capire cosa avvienee come si può intervenire. Questo osservato-rio potrebbe aiutare la comprensione di quelche sta accadendo a Firenze, ma sarebbeterribile osservare il dilagare della violenzarazzista senza poterla arginare in tempo.Esso può assolvere però anche una impor-tante funzione di DISSUASIONE, dalmomento che si muove nella zona grigia checopre con azioni razziste lo sfruttamentodella forza lavoro immigrata e la speculazio-ne sugli spazi cittadini la quale non ama chese ne conosca l’operato e che si possano rico-struire collegamenti credibili tra i responsa-bili.

LA RETE Per la varietà di storie e di competenze cheesprime, la Rete Antirazzista potrebbe avereun ruolo importante nella creazione di que-sto osservatorio, in una prospettiva che siaal tempo stesso inclusiva e rispettosa delledifferenze politiche e metodologiche dellerealtà che potrebbero dare il loro contributo.La Rete, adeguatamente supportata,potrebbe:- raccogliere le notizie e diffonderle intempo reale- mettere a disposizione persone che sap-piano ascoltare chi ha subito direttamentele violenze e chi vi assiste impotente, inmodo da alleviare l’impatto delle aggressio-ni sulle persone coinvolte;- raccogliere una documentazione che con-senta di operare collegamenti e connessionitra gruppi, sigle, eventi per avere un’idea piùprecisa di chi si muove contro gli immigrati.

RETE ANTIRAZZISTA

MAIL DEL 16/05/2012

DegradoBorgo Ognissanti vuole le rondeI commercianti chiedono aiuto ai carabinieri in congedo per un serviziodal giovedì alla domenica dalle 17 all'una. Mattei: «Nulla in contrario»

Aiuto!! Temevo che venissero fuori anche le ronde!Abito proprio in quel pezzo di via Palazzuolo citato dal post precedente. Ieriall'angolo di via Palazzuolo via Orti Oricellari c'era "una maratona oratoria delPDL contro il degrado". Microfono a disposizione dei passanti per parlare del-l'immigrazione ecc., e tanta polizia.Pensate alle cose più bieche e trite e ritrite e avrete i discorsi che mi capita disentire giornalmente anche vicino a me. Ieri me ne sono guardata bene dalfarmi vedere, ora leggo che hanno chiesto le ronde, me lo dovevo aspettare.http://www.facebook.com/palomar.palazzuolo (pagina Facebook molto rap-presentativa del clima, oltretutto i post sono tutti anonimi) ora si chiede a granvoce che i consiglieri di quartiere 1 della maggioranza partecipino a questemaratone oratorie. Il clima è da isteria collettiva. Facciamo qualcosa. Se ancoraavessimo un rappresentante nel Q1 mi farebbe piacere parlargli.Io non percepisco la paura, il pericolo, l'insicurezza che vengono descritti a granvoce. I problemi ci sono, come in tutto il centro storico e non solo.Questa è una situazione creata ad arte, hanno preso una strada povera di centridi aggregazione solidali e stanno gonfiando i problemi.Pensate che quello che viene descritto dagli abitanti e commercianti come vera-mente insopportabile e fonte di insicurezza è che il sabato e la domenica pome-riggio si ritrovino nella strada decine di somali che parlano forte, ridono chias-sosamente (capita anche sotto le mie finestre), si ritrovino tra loro.A modo nostro, senza partecipare alle maratone oratorie, forse un po’ bisognaoccuparsene, io in questo momento non saprei in che modo.Molto demoralizzata e più insicura, Cristina

CITTÀ SENZA DIMORAIndagine sulle strade dell’esclusione

Ottomila personesenza dimora a Roma,mille a Firenze. Unfenomeno drammaticoche, nel nostro Paese,ha assunto negli annidimensioni sempremaggiori. Tra di essisempre più giovani,migranti e rifugiati. Un sistema di acco-glienza e integrazioneche, per le sue gravi

insufficienze, produce nuovi homeless. Questo è quanto emerge, tra l’altro,dall’indagine delle unità mobili di assistenza socio-sanitaria di Medici per iDiritti Umani (MEDU) che, nell’arco di sei mesi, hanno realizzato 103 usciteed assistito 513 pazienti senza dimora in 21 aree cittadine di Roma eFirenze.Un’indagine per cercare di conoscere e comprendere, oltre lo stigma, le sto-rie, e ciò che sta dietro i percorsi di vita, delle migliaia di persone che nellenostre città vivono sulla strada o in condizioni abitative estremamente pre-carie.Un’indagine per cercare di tracciare il profilo socio-sanitario di un’umanitànascosta, nella consapevolezza che il grado di equità di una società si misu-ra anche dalla capacità di proteggere e integrare coloro che sono più vul-nerabili.Medici per i Diritti Umani, organizzazione umanitaria e di solidarietà inter-nazionale, fornisce dal 2004 assistenza e orientamento socio-sanitario allepersona senza dimora nell’ambito del progetto Un Camper per i Diritti.Ufficio stampa Medici per i Diritti Umani: 3343929765 - tel:3343929765>- 0697844892 - [email protected] La salute è un diritto di tutti. Nessuno escluso.

Medici per i Diritti Umani onluswww.mediciperidirittiumani.org

PER VIA PALAZZUOLO QUALCUNO HA SCELTO PER NOI

OSSERVATORIO ANTIRAZZISTA

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Gli asili nido comunali fiorentininegli anni hanno maturato un’alta

qualità dell’offerta educativa ehanno contribuito a diffondere quel-

la “cultura dell’infan-zia” che vede nella

tutela e nell’attenzioneal bambino piccolo nonsolo un grosso segnaledi civiltà, ma anche uninvestimento per il futu-ro. Un asilo nido di qua-lità è il luogo che nonsolo garantisce il dirittodel bambino a una cre-scita serena ed equili-brata ma un luogo diprevenzione del disagiosociale e di integrazione.Una politica che non sioccupa di salvaguardarela qualità di questi servizi, che conside-ra il bambino un’unità di costo e ricavopiuttosto che un soggetto detentore didiritti e futuro cittadino responsabile,non è una politica intelligente.Nella nostra città i segnali che ci dà lanostra amministrazione in merito alla

tutela dei servizi alla prima infanzianon sono incoraggianti. Negli ultimi10 anni, da una gestione mista consoggetti privati che intervenivano

solo sul prolungamento orario, siamopassati alla così chiamata “gestioneaffidata in appalto” di interi servizi:prima quelli di nuova apertura chedovevano sfoltire le liste d’attesa, e daqualche anno anche quelli storici, inuna logica che è chiaramente inseritanel progressivo smantellamento deiservizi pubblici essenziali.Oggi quasi un bambino su due frequen-ta servizi dati in gestione a privati, l’e-sternalizzazione è considerata necessa-ria per far fronte ai ripetuti tagli dei

finanziamenti agli enti locali e ai pesan-ti vincoli di legge in merito alle assun-zioni. Ci dicono che il privato “costameno” e/o che il suo personale è piùflessibile. Ma il fatto che soggetti diver-si del Comune abbiano minori restrizio-ni (e quindi minori costi) nell’erogare lo

stesso servizio non può che essereinterpretato come un indebolimentodella qualita!: il risparmio e la flessibilitàsi attuano attraverso turn-over inces-santi del personale, basse retribuzioni,mi- nori ore di formazione del persona-le, diverso tasso di compresenza di edu-catori. E la non-virtuosita! di questo pro-cesso non sta solo in un inevitabile in-debolimento della qualita! ma anche nelfatto che alimenta la precarieta! dellavoro e impoverisce i diritti dei lavora-tori, spesso costretti a condizioni di la-voro non dignitose.Gli asili nido non sono un patrimonio dasvendere e i tagli di risorse agli entilocali e i vincoli di legge sulle assunzioni

che hanno attanagliato icomuni non possono giustifi-care l’evidente disimpegnodella nostra amministrazionenella salvaguardia degli asilinido comunali.In un comunicato stampa dialcuni mesi fa l’assessoreall’educazione Rosa Maria DiGiorgi ha affermato che èormai obbligata la scelta diprocedere ad ulteriori ester-nalizzazioni di strutture perla prima infanzia.Ma è davvero una sceltaobbligata?In quanto rappresentanti dei

lavoratori e anche come cittadini, vor-remmo un segnale forte dell’impegnodella nostra amministrazione nel man-tenere la gestione diretta dei servizi allaprima infanzia comunali: un segnaleche non arriva né da una precisa desti-nazione di risorse ai servizi, né da un

chiaro indirizzo politico in merito.Occorre essere consapevoli che larinuncia alla gestione diretta degli asilinido implica un controllo pubblico piùformale che sostanziale e che la "cultu-ra del risparmio" determina una scarsagaranzia dei diritti dei bambini, deigenitori, e anche di quei lavoratori chein nome della “flessibilità” vanno ad ali-mentare la fascia del precariato.Riteniamo che un servizio essenzialequale l’educazione dei bambini debbarimanere sotto il governo pubblico per-ché la difesa “disinteressata” della qua-lità di un servizio reso ai cittadini rien-tra in scelte politiche che solo un gover-no pubblico può e deve sostenere. I cal-coli di convenienza non possono venireprima della garanzia della qualità deiservizi, indice dell’impegno di un’ammi-nistrazione ad un’autentica tutela deibambini piccoli, alla cura del lorobenessere e della loro formazione, inun oggi che è anche precursore di unabuona società del domani.

R.S.U. del Comune di Firenze

Vivace protesta in Via Rocca Tedalda

149 - giugno 2012pagina 14

Alla fine di maggio una cinquantina didonne e uomini occupanti delle casepopolari di Via Rocca Tedalda e dele-gazioni del Movimento di Lotta per laCasa hanno BLOCCATO a "singhiozzo"le strade che circondano le case popo-lari in protesta contro i due sgomberieffettuati nelle scorse settimane daVigili e Polizia.La mobilitazione per il diritto alla casacontinua...Il Blocco e la campagna di informazio-ne sulla reale condizione delle famiglieoccupanti è andato avanti quasi sino amezzogiorno.Agli abitanti e ai passanti è stato dis-tribuito il seguente volantino:

CASE POPOLARI FERMIAMO LA "MATTANZA" !!!

Scene di sgombero in Via RoccaTedalda da alcune settimane ...Mobilitati interi eserciti di vigili urbanie poliziotti ...Ci sarebbe da ridere pensando allacrisi che viviamo, agli oltre cinquemilasfratti in esecuzione ... alla totale lati-tanza delle istituzioni nei confronti deidrammi quotidiani di donne e uomini

... invece è tutto vero, per sgomberarequalche famiglia di occupanti si smuo-vono in decine. Poco importa se sonosituazioni di disagio economico o sevivono in condizione di salute preca-ria, poco importa se vi risiedono mino-ri ... vanno buttati fuori senza alterna-tiva alcuna ...Nelle scorse settimane sonostate recapitate a inquilinioccupanti delle case popolaridecine di ordinanze di sgom-bero con effetto immediato.Si tratta di molte famiglieche, in epoche diverse,hanno OCCUPATO in stato diassoluta NECESSITA'.

ci preme precisare alcunecose:

1 - NON ABBIAMO TOLTO LECASE A NESSUNO. GLIALLOGGI CONQUISTATI ERANOABBANDONATI DA MOLTI ANNI,MOLTI ERANO "MURATI", I BAGNIDISTRUTTI,ALLA FACCIA DELLE ASSE-GNAZIONI...

2 - ABBIAMO SEMPRE PAGATO ILCANONE, ANZI L'INDENNITA' DI OCCU-

PAZIONE, CHE UN AFFITTO MAGGIO-RATO RISPETTO AGLI ALTRI CANONI,NOI ABBIAMO PAGATO E CASA SPAHA RISCOSSO.3 - ABBIAMO AFFRONTATO COMETUTTI E TUTTE LA LUNGA "VIA CRU-CIS" DEGLI SFRATTATI E SENZA CASA:BANDI CON CLAUSOLE VESSATORIE,

ELEMOSINA E RICATTI DEI SERVIZISOCIALI, CODE INTERMINABILI INATTESA DI SPERANZE MAI REALIZZA-TE, LA RICERCA DI AFFITTI IMPOSSIBILIPER I NOSTRI SALARI...

Pensiamo che a Firenze l'emergenzacasa sia senza fine. La nazione in

Europa con una percentuale ridicola diedilizia popolare, rispetto al grandebisogno di intere generazioni di nuovipoveri.Invece di avocare nuove guerre trapoveri il buonsenso e le capacitàcomuni devono essere investite nel-l'incremento dell'edilizia residenziale

pubblica, nelle pratiche dell'au-torecupero a fini abitativi, nelriutilizzo del patrimonio dismes-so e delle tante caserme in dis-uso, invece di regalare volumi emetri quadri alla speculazionedei vari BTP. "QUADRA", LIGRE-STI, LEGA DELLE COPERATIVEETC...

OGGI USCIAMO DAI NOSTRIQUARTIERI PER RIVENDICAREUN FUTURO FATTO DI SICUREZ-ZE E DI DIRITTI COMUNI

OGGI CHIEDIAMO UN PROVVEDIMEN-TO DI SANATORIA PER GLI INQUILINIOCCUPANTI DELLECASE POPOLARI.

INQUILINI OCCUPANTI DI VIA ROCCATEDALDA E DEL PONTE DI MEZZO CONIL SOSTEGNO DEL MOVIMENTO DILOTTA PER LA CASA

Asili nido: un patrimonio da svendere?

Fiore LotoDalle acque di stagno è circondato

… mai bagnato.E io da queste

da uno stagno d’ignorobagnando la terra

di questo globosono seduto su Loto.

Sergio BerteroIl piccolo poeta

della grande strada

Disegno di Denise, 6 anni

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È per lo meno singolare che dal linguaggio, dagliobiettivi politici e dal dibattito politico attuale, intutte le sue forme ed espressioni, sia scomparso ilconcetto di salute. Salute intesa non come serviziosanitario, efficacia (o peggio economicità) delle cure,farmaci, e così via: ma invece come Benessere FisicoPsichico e Sociale della popolazione. Tale concetto fudivulgato dall’OMS fin dal 1948, ed è alternativo allalogica, e ai mostruosi profitti, del sistema sanitario efarmaceutico, che hanno tutto l’interesse che le per-sone si ammalino ed abbiano bisogno di cure! Il temadella Difesa della Salute, vale la pena ricordarlo, fu ilmovente fondamentale mobilitante ed unificantedell’«autunno caldo» del 1969 e di tutti gli anni ’70(La Salute non si paga, la Nocività si elimina), chepartendo dalla fabbrica si proiettò all’intera società.

A quel tempo esistevano le espressioni di basecome i Consigli operai, che erano l’espressione diret-ta di condizioni lavorative omogenee: oggi viviamouna situazione sociale e lavorativa molto più fram-mentata, individualizzata e precaria, ma proprio perquesto ci sembra opportuno rilanciare un tema unifi-cante come quello della salute, considerando ancheche una delle principali cause di “perdita di salute” ècostituita dallo stress e dal disagio lavorativo.

Vi è a tal proposito, un dato eclatante, che la mag-gior parte dei cittadini purtroppo non conosce: è veroche la speranza di vita si è allungata nel dopoguerra,ma l’aspettativa di vita in salute (cioè senza malattieinvalidanti) è diminuita di dieci anni a partire dal2003, gli uomini sono passati dai 72 ai 62 anni e ledonne a circa 61 anni! [Patrizia Gentilini Il Piccodella Salute 4 aprile 2011 ] Il che vuol dire che conil progresso tecnico, con la tanto decantata preven-zione secondaria, si guarisce di più dalle malattie, maè tutto da vedere come si guarisce, perché per molteinfermità le terapie mediche e chirurgiche raramen-te portano a recuperare lo stato di salute precedente.

Per alcune categorie di lavoratori in particolarequelli impegnati nelle grandi opere infrastrutturali[Claudia Capanni, Giovanni Costa, LuigiCarpentiero – ottobre 2004], la speranza di vita insalute è ancor più ridotta.

Ci si ammala in realtà in età sempre più precoce, aquesto riguardo l’Oms denuncia l’aumento allarman-te dei tumori, in particolare dei tumori infantili, el’abbassamento dell’età di insorgenza: in Italia sono4 volte più frequenti che negli altri paesi occidentali

per l’inquinamento atmosferico. [ValentinaCervelli, dicembre 2010].

Vi è un ulteriore aspetto che è ignoto alla gente: lamaggior parte delle malattie ha un’origine ambienta-le. Sono le condizioni dell’ambiente in cui viviamo, intutti i loro aspetti e valenze, che innescano i com-plessi processi e le modificazioni che nell’organismoumano inducono poi gli stati patologici: “ il nostroecosistema è ormai un esperimento chimico-biologi-co su larga scala, in cui siamo contemporaneamentecoloro che sperimentano e coloro che lo subiscono,solo il tempo dirà se questo esperimento è ben con-dotto, come noi speriamo”(Nature,J,V,Harper, 29-446-2007). Essere sottoposti a inquinamento duran-te la vita embrio fetale porta interferenza sulla pro-grammazione epigenetica (l’epigenetica è unanuova scienza che spiega come fattori ambientalicome inquinamento, stress, alimentazione possonoinfluenzare l’ereditarietà) di organi e tessutied apre la strada a patologie endocrinemetaboliche,come obesità-diabete 2, car-diovascolari,a l l e r g i c h e ,autoimmuni,neurodegene-rative, del neu-rosviluppo, ripro-duttive e tumoraliche si possonomanifestare anche dopo decenni. Quindi nonsono solo l’origine genetica o gli stili di vita sbagliatiad indurre le malattie. Ovviamente tutto questoviene sottaciuto dalla cultura medica e sanitariadominante, tutta volta alla prevenzione secondaria,in parte per il tipo di formazione funzionale ai colos-sali interessi economici e per la mentalità che questainduce, in parte forse anche per ignoranza della clas-se medica, che non viene in alcun modo preparata afar fronte a questi problemi, ma a ricettare medicineed analisi mediche: per gran parte delle quali è pro-vata l’inutilità, quando addirittura non risultano dan-nose per la salute!

Il sistema economico e sociale in cui viviamo conti-nua a immettere nell’ambiente e nelle catene ali-mentari ulteriori agenti nocivi e sempre più invasivi,pretendendo che essi siano privi di effetti nocivi:

campi elettromagnetici, radiazioni ionizzanti enon, polveri sottili e ultrasottili, molecole artificiali,interferenti endocrini (come ad es. le diossine),metalli pesanti, con l’imperativo di fare profitti. Tuttociò sta provocando oltre all’aumento di patologietumorali e non, anche nuove patologie spesso grave-mente invalidanti come la Sindrome da SensibilitàChimica Multipla (MCS) e la sindrome daElettrosensibilità.

E la grande maggioranza della gente accetta pas-sivamente tutto questo, “resistibilmente” soggiogatadai pretesi vantaggi e comodità che il “progresso” cioffre, e di cui non è più disposta a rinunciare. Anchele condizioni sociali ed economiche, sempre più arti-ficiose, disagiate, convulse e frenetiche,con orari eritmi di lavoro sempre più insostenibili influisconoovviamente sullo stato di salute, inducendo stati distress, insonnia, turbe psichiche, disadattamento,

disagio psichico e sociale. Il lavoro, siaquando c’è , che quando non c’è,

oggi è sempre piùspesso causa diret-

ta di gravidanni psicofi-sici: il lavoroprecario “avita”, lo stato

di disoccupazio-ne “cronica, la per-

dita del lavoro in etàavanzata, quando anco-

ra non si sono raggiunti i requisiti minimiper il pensionamento, il mobbing utilizzato

da tante aziende per liberarsi di lavoratori “scomodi”,di disabili considerati improduttivi, di donne semprepiù spesso espulse dal lavoro rappresentano tutti fat-tori di perdita di salute. Il mobbing è anche unodei principali strumenti utilizzati per bypassa-re l’art.18 dello Statuto dei Lavoratori, cheperaltro sarà ulteriormente depotenziato dallaimminente (contro)riforma Monti-Fornero; moltospesso il lavoratore malato per le vessazioni subitesupera infatti il cosiddetto periodo di comporto eviene licenziato per “giusta causa”.

È necessario e urgente pertanto rovesciare l’orga-nizzazione e la logica medica-sanitaria-farmaceuticadominanti (curare i danni alla salute) diffondendoanche nella mentalità comune il principio della pre-

venzione primaria (Giulio Maccacaro-Per una Medicina da rinnovare 1979),cioè della difesa preventiva dello stato disalute di tutta la popolazione, pretendendol’eliminazione di tutti i fattori ambientali socia-li, lavorativi, psicofisici, economici che lo posso-no compromettere e nel contempo “curare” lacrescente disumanizzazione della medicina, pas-sando dalla medicina-azienda, alla medicina del-l’empatia. Indispensabile è altresì battersi contro ilprecariato, per un lavoro dignitoso, secondo il princi-pio oggi dimenticato lavorare meno lavorare tutti, eorganizzato a misura d’uomo secondo il principiodell’ergonomia per cui è il lavoro che deve essereadattato all’uomo e non viceversa.

Questi obiettivi rovesciano radicalmente tutte lelogiche e le pratiche legate al profitto, e portano adunità politica tutte le queste tematiche e problema-tiche, in modi molto diretti che possono venire diret-tamente percepiti dalle persone

Ecco perché riteniamo necessario riprendere erilanciare nel modo più deciso il tema della difesadella salute nei luoghi di vita e di lavoro.

Per questo è necessaria e fondamentale una ripre-sa della partecipazione dal basso che consideri laSalute un Bene Comune irrinunciabile: a tal proposi-to riteniamo che anche un nuovo soggetto politico,come ad es. “Alba”, che vuole fare proprio della parte-cipazione il pilastro del suo agire politico in difesa dellavoro, dei beni comuni e dell’ambiente non possaprescindere da un rapporto stretto e sinergico, contutti i movimenti di cittadini e lavoratori che si batto-no su questi temi, nonché con quelle associazioni,come MEDICINA DEMOCRATICA che da oltre 30 anni sibatte per la salute dei lavoratori e del popolo inqui-nato.

MEDICINA DEMOCRATICA

L’articolo 18 del D.Lgs.81/08 impone come obbligopenale per datore di lavoro e dirigenti di:• designare preventivamente i lavoratori incaricatidell’attuazione delle misure di prevenzione incendi elotta antincendio, di evacuazione dei luoghi di lavoroin caso di pericolo grave e immediato, di salvataggio,di primo soccorso e di gestione dell’emergenza;• adottare le misure per il controllo delle situazioni dirischio in caso di emergenza e dare istruzioni affinchéi lavoratori, in caso di pericolo grave, immediato,abbandonino il posto di lavoro o la zona pericolosa;• astenersi, salvo eccezione motivata da esigenze ditutela di salute e sicurezza, dal richiedere ai lavorato-ri di riprendere la loro attività in una situazione dilavoro in cui persiste un pericolo grave e immediato;• adottare le misure necessarie ai fini della preven-zione incendi e dell’evacuazione dei luoghi di lavoro,nonché per il caso di pericolo grave e immediato.

L’articolo 43 del Decreto prevede poi come obbligopenale per datore di lavoro e dirigenti di:• organizzare i necessari rapporti con i servizi pubbli-ci competenti in materia di primo soccorso, salvatag-gio, lotta antincendio e gestione dell’emergenza;• designare i lavoratori incaricati dell’attuazione delle

misure di prevenzione incendi e lotta antincendio, dievacuazione dei luoghi di lavoro in caso di pericolograve, di salvataggio, di primo soccorso e di gestionedell’emergenza; fare sì che siano formati, in numerosufficiente e dispongano di attrezzature adeguate;• informare tutti i lavoratori che possono essere espo-sti a un pericolo grave e immediato circa le misurepredisposte e i comportamenti da adottare;• programmare gli interventi, prendere i provvedi-menti e dare istruzioni affinché i lavoratori, in caso dipericolo grave e immediato, possano cessare la loroattività, o mettersi al sicuro, abbandonando imme-diatamente il luogo di lavoro;• adottare i provvedimenti necessari affinché qual-siasi lavoratore, in caso di pericolo grave e immedia-to per la propria sicurezza o per quella di altri e nel-l’impossibilità di contattare il superiore gerarchico,possa prendere le misure adeguate per evitare leconseguenze di tale pericolo, tenendo conto dellesue conoscenze e dei mezzi tecnici disponibili;• astenersi dal chiedere ai lavoratori di riprendere laloro attività in una situazione di lavoro in cui persisteun pericolo grave ed immediato.

L’art. 44 del Decreto definisce chiaramente i diritti dei

lavoratori in caso di pericolo grave e immediato:• il lavoratore che, in caso di pericolo grave, imme-diato e che non può essere evitato, si allontana dalposto di lavoro o da una zona pericolosa, non puòsubire pregiudizio alcuno e deve essere protetto daqualsiasi conseguenza dannosa;• il lavoratore che, in caso di pericolo grave e imme-diato e nell’impossibilità di contattare il competentesuperiore gerarchico, prende misure per evitare leconseguenze di tale pericolo, non può subire pregiu-dizio per tale azione, a meno che non abbia com-messo una grave negligenza.

Quindi i lavoratori devono pretendere che:• esista e sia a conoscenza di tutti i lavoratori (anchegli esterni) dell’ azienda il documento formale “Pianodi emergenza”, comprendente anche le procedure ele misure di comportamento in caso di terremoto;• siano designati i responsabili e gli addetti allagestione dell’ emergenza, che devono coordinaretutte le azioni da intraprendere in caso di terremoto;• sia possibile abbandonare il posto di lavoro in con-dizioni di sicurezza;• non venga richiesto di rientrare nei luoghi di lavoro,se non dopo aver accertato tramite i Vigili del Fuoco

o la Protezione Civile la sicurezza dei fabbricati.

In caso di terremoto, i lavoratori devono:• al termine delle prime scosse (in cui devono pensa-re a ripararsi sotto tavoli, architravi, strutture portan-ti), anche se nessun responsabile dà l’ ordine di eva-cuazione, abbandonare immediatamente e senzaindugi il fabbricato e portarsi a distanza di sicurezza;se non fanno parte degli addetti alla gestione dell’e-mergenza, non prendere nessuna iniziativa, ma pen-sare solo ad abbandonare il posto di lavoro senzaindugio e senza nessuna preoccupazione per danni amacchinari o beni aziendali; • se fanno parte delle squadre degli addetti allagestione dell’ emergenza, eseguire le azioni previstenel Piano di Emergenza, secondo la formazione rice-vuta, ricordando comunque che non sono né Vigilidel Fuoco, né infermieri professionisti;• se il fabbricato ha subito danni anche lievi (crepe,vetri rotti, distacchi di intonaco, evidenti inclinazionio flessioni delle strutture portanti, ecc.) non rientra-re all’ interno dello stesso,a meno che non vi sia auto-rizzazione formale (scritta) da parte dei Vigili delFuoco o della Protezione Civile.

Marco Spezia [email protected]

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Diritti dei lavoratori in caso di terremoto

La difesa della salute: un obiettivo da rilanciare e da praticare

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LO SGUARDO OLTRE1) Quanto ho aspettato,paziente e orgoglioso.

A volte, avrei voluto essere come un’eclissi di sole,

e nascondermi,io che non brillo,

che non ho calore,che non brucio di ardente desiderio.

Ma sai già come finirà;Punterai il tuo sguardo

Su quella strada sconosciuta,con quel tuo maledetto pollice,

e sparirai, ancora,dietro quelle ruggenti colline

cotte e condite dal sole,solo, triste e annoiato.

Dove andrai?Dove andrai mai?

Come le albe e i tramonti,salirai e scenderai,

abbarbicato sul profilo dell’orizzonte,in attesa, nella speranza di qualcosa....

oh Dio, quel qualcosa che ancora ti sfugge, quel qualcosa che possa riempire

tutte quelle pagliuzze dorate dei tuoi occhi.A volte sai essere saggio,

di una saggezza malinconica,come quella di un vecchio contadino,

che ha riempito i suoi occhidi dolori e privazioni....

la notte pare una sterminata e buia caverna,dove volano milioni di lucciole,

dove vai a nascondertiesausto, triste e annoiato.

2) Esamini ogni sassolino sfilarti sotto gli occhi,studi ogni filo d’erba

che pende svogliato sull’asfalto.Ne segui i contorni,

studi i suoi movimenti,guardi curioso le ombre che danzano,

e si muovono sinuose, sospinte dal vento.Ti fermi un attimo,

sorridi.Questo suo sorriso,

che in così pochi hanno visto.

Miki Giardiello

Quando ero giovane e lavoravo in fabbrica!mi dicevano cheero ASSENTEISTA. Non puoi pensare solo a creare profittoper i padroni, devi anche pensare a!vivere la tua vita. Quindinon puoi dare tutto il tuo tempo alla fabbrica. Ero assenteista ... non penso.Ma ciò che io penso, al Potere mai è interessato.Quando!ero giovane, ma anche dopo ho sempre cercato dilavorare!poco. Ossia, di avere molto tempo da vivere. Ho sempre!vissuto con poco denaro, che tra l’altro odio.Ho!sempre messo i miei interessi culturali, morali,!sportivi,del tempo libero al primo posto. Ho sempre considerato illavoro come strumento per il “solo” mio!mantenimento. E mihanno sempre detto che sono un!VAGABONDO! solo ho ridot-to i miei bisogni, ho eliminato!il superfluo, quindi ho bisognodi lavorare non molto. E!questo ho sempre cercato di fare.Oggi CHIEDO DI!LAVORARE!!!Incredibile, ma vero. Chi mi conosce!rimane strabiliato di questa mia richiesta.Ebbene!sì: CHIEDO DI POTER LAVORARE!Quando mi!assentavo un po’ dalla fabbrica ero:!ASSENTEISTAQuando ho cercato di ridurre il tempo di!lavoro ero: VAGA-BONDOOggi che chiedo di!LAVORARE, mi mandano a quel paese.Non ci capisco!niente. Qualcuno mi spieghi, per favore, cosaho fatto!di tanto male nella vita per essere trattato!accusì.10 Maggio: È il primo giorno di sciopero della!fame. Non miera mai capitato di Scioperare per avere!la possibilità diandare a lavorare. Non so se ridere!o piangere!È proprio vero che il mondo sta andando!alla rovescio.Per me … sarà una risata che vi!seppellirà!!!

Antonio Ginetti

Finalmente stamattina buone notizie per Antonio, che rimanecon l’obbligo di dimora: può finalmente uscire per lavorare e peresigenze personali, non uscendo dal suo paese (oltre 4 mesidopo essere stato arrestato).Non possiamo che chiederci da che parte va questa giustizia:perché una persona, in un momento come questo, di piena crisi,è costretta ad assentarsi dal lavoro per quattro lunghi mesi,senza che sia stata nemmeno condannata in uno dei 3 gradi digiudizio previsti dalla legge italiana, così come abbiamo vistoLuca perdere il lavoro, per ‘assenza’, impossibilitato dalla pre-senza in carcere. È “giusto” perdere il lavoro per essere sempli-cemente accusati di reati cosidetti minori? Essere in balia diindagini, fermi e arresti che poi spesso si concludono con unnulla di fatto? Perché si è garantisti a senso unico, soprattuttopolitici e giornalisti (parte di quella casta tanto odiata in Italianegli ultimi tempi), e non si spendono 2 parole per i /le No Tav,se non per solidarizzare con Caselli, contestato per i suoi teore-mi, portatore ‘sano’ di quell’Antimafia che ho tolto la Mafia (e leorganizzazioni criminali) dalla strada, per portarle nei palazzidecisionali. Sono passati 20 anni dalla morte di Falcone eBorsellino, e possiamo dire che stanno vincendo loro, altre checome dice il presidente Napolitano la sconfiggeremo: è parteintegrante di questo sistema, nei poteri giudiziari e nel poterearmato che questo stato ha messo contro la Val di Susa per laTAV.Per questo per noi varrà sempre NO TAV = NO MAFIA, e che  ilnostro modo di agire collettivo è l’unico che può tenere le orga-nizzazioni criminali lontane dai patrimoni pubblici e impeden-do il riciclaggio del loro denaro. Adesso vogliamo liberi ancheMaurizio, Marcelo, Juan e Alessio.

NO TAV ! Liber* Tutt* !

La sfilata militare del 2 giugno è unoltraggio alla repubblica. E tutte le

sfilate militari sono un insulto alladignità umana. Ogni sfilata militareripete quel grido fascista ed antiumano,

necrofilo e insensato, “Viva la muerte”,contro cui insorse Miguel de Unamunoin nome della civiltà, in nome dell’uma-nità. Le armi servono a uccidere: a ucci-dere gli esseri umani.E gli eserciti, macchina armata, servonoa fare la guerra, la guerra che consistenella massiva uccisione di esseri umani,la guerra che è il più grande criminecontro l’umanità.La Repubblica Italiana nella sua cartafondamentale, la Costituzione, affermainvece il valore della vita umana, rico-nosce e difende e promuove tutti i dirit-ti umani per tutti gli esseri umani, eripudia la guerra. Ripudia la guerra.La festa della Repubblica sia dunque lafesta della pace, del disarmo, della smi-litarizzazione, della difesa dei diritti

umani, primo dei quali è il diritto a nonessere uccisi.E dunque:1. cessi la partecipazione italiana allaguerra afgana;2. cessi la persecuzione razzista deimigranti;3. s’impegni l’Italia per la pace e i dirittiumani di tutti gli esseri umani;4. s’impegni l’Italia per l’universale dis-armo cominciando col dare l’esempio;5. e infine: non si svolga né il 2 giugnoné mai più l’infame para-ta militare.Le armi sono nemichedell’umanità. Gli esercitisono strutture assassine.Il primo dovere di ogniessere umano è salvare le

vite degli altri esseri umani.È giunta l’ora di dare piena attuazioneai principi fondamentali della Costitu-zione: quei decisivi primi dodici articoliche enunciano i valori supremi su cui sibasa il nostro ordinamento giuridico: ègiunta l’ora che l’Italia scelga la nonvio-lenza.Solo la nonviolenza può salvare l’uma-nità.

Movimento per la non violenza

149 - giugno 2012pagina 16

Ma tu guarda se c'è bisogno delterremoto per decidermi a sman-tellare dall'armadio tutti i vestiti elenzuola accumulate. Non li usomai! È grave.Da troppo tempo ingombrano lospazio dell'animo e di questa casa,io che ne ho ancora una.L'accumulo a cui sono arrivataormai sta per scoppiare!Tutte le amiche da troppo tempohanno sempre una maglietta, unagonna, una giacca, un pantaloneda regalarmi alla frase "te che seimagra, ho una cosina per te"parte l'onda elargitoria. Come faia dire "no grazie" che poi ci riman-

gan male!?! abituate da sempre alrito perpetuo ... Ma in quest'ulti-mo periodo mi sono indurita.Ora ci vuole per forza un governotecnico a sbrogliare la faccenda eoperare tagli netti a tutto il setto-re. Doloroso ma necessario, comedice Monti; però l'eskimo no,quello non lo cedo ... avevo 16anni, ora ne ho quasi sessanta, miè servito spesso in questo mezzosecolo, può sempre riservirmi,questo sì, con questi chiari di luna.Nelle tasche di quell'eskimo citenevo i miei sogni, le mie paure,le mie proteste e ce li tengo anco-ra.

Quindi, tutto ciò che arriverà aModena, portato dai camion deivolontari è un favore che Modenafa a me e a quelli come me ... inquella grande, generosa provin-cia, può succedere forse un sorri-so anche con le mie ex-camicie afiori (mi piace pensarlo). Conmolta franchezza sono io la verabeneficiaria, non la benefattrice,come il mio ego immenso vorreb-be farmi e farlo credere ... ma nonè così!Grazie Modena ... tieni duro chearriviamo in tutti i modi, e abbipazienza!

Annina

Modena Aiutamiii

La Sfilata

Buone notizie dalla Val di Susa

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