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Forest Stewardship Council® FSC Italia Padova 2/05/2017 Riassunto dell’Analisi di Rischio Nazionale FSC per l’Italia SVILUPPATA SECONDO LA PROCEDURA FSC-PRO-60-002 V 3-0 Versione Codice RIASSUNTO DELLA BOZZA dell’Analisi di Rischio Nazionale per l’Italia CWNRA-IT -V1-0 BOZZA Approvazione Nazionale Ente decisore: FSC Italia Data: XX MESE 201X Approvazione Internazionale FSC International Center: Policy and Standards Unit Data: XX MESE 201X Periodo di validità Ente responsabile per il mantenimento dell’Analisi di Rischio Data di approvazione: XX MESE 201X Valido fino: (data di approvazione + 5 anni) Ilaria Dalla Vecchia Research and Standard Development [email protected] FSC Italy 1 of 63

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Padova 2/05/2017Riassunto dell’Analisi di Rischio Nazionale FSC per l’Italia

SVILUPPATA SECONDO LA PROCEDURA FSC-PRO-60-002 V 3-0

Versione

Codice

RIASSUNTO DELLA BOZZA dell’Analisi di Rischio Nazionale per l’Italia

CWNRA-IT-V1-0 BOZZA

Approvazione Nazionale Ente decisore: FSC ItaliaData: XX MESE 201X

Approvazione Internazionale FSC International Center: Policy and Standards UnitData: XX MESE 201X

Periodo di validità

Ente responsabile per il mantenimento dell’Analisi di Rischio

Data di approvazione: XX MESE 201XValido fino: (data di approvazione + 5 anni)

Ilaria Dalla VecchiaResearch and Standard [email protected] Italy

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SOMMARIO

Riassunto dell’Analisi di Rischio per l’Italia...............................................................................................................................................................................................3

Contesto nazionale....................................................................................................................................................................................................................................... 4

Definizione di un’Analisi di Rischio Nazionale per il Legno Controllato.................................................................................................................................................5

Categoria 1: Legno tagliato illegalmente............................................................................................................................................................................................... 5

Categoria 2: Legno tagliato in violazione dei diritti civili e tradizionali.............................................................................................................................................26

Categoria 3 : Legno proveniente da foreste dove Alti Valori di Conservazione vengono minacciati dalle attività di gestione.........................................................29

Categoria 4: Legno proveniente da foreste convertite in piantagioni o in forme d’uso del suolo non forestali................................................................................37

Categoria 5 : Legno proveniente da foreste in cui sono piantati alberi geneticamente modificati.....................................................................................................39

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Riassunto dell’Analisi di Rischio per l’ItaliaCategorie del Legno Controllato Livello di rischio

1 Legno tagliato illegalmente Rischio specificato

2 Legno tagliato in violazione dei diritti civili e tradizionali Rischio specificato

3 Legno tagliato in foreste dove gli Alti Valori di Conservazione sono minacciate dalle attività di gestione Rischio specificato

4 Legno tagliato in foreste convertite in piantagioni o altro uso non forestale Rischio basso

5 Legno da foreste dove si fa uso di alberi geneticamente modificati Rischio basso

L’Analisi di Rischio Nazionale specifica il livello di rischio nazionale per le cinque categorie del Legno Controllato e per ognuno degli indicatori compresi in queste categorie. Il quadro legislativo di riferimento in ambito forestale, a livello nazionale e regionale, è riportato trova nell’Allegato C1. Le fonti di informazione utilizzate per condurre l’Analisi di Rischio insieme agli esperti consultati si trovano nell’Allegato C2.

Per ognuna delle Categorie del Legno Controllato si riporta:

Un riassunto dell’Analisi di Rischio (le tematiche più importanti, le difficoltà, considerazioni speciali, etc.) La giustificazione della definizione di rischio in base alle fonti consultate La giustificazione della scala funzionale applicata Una definizione del rischio (inclusa la giustificazione) e le Misure di Controllo adottare per le aree a ‘rischio specificato’.

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Contesto nazionaleSecondo i dati dell’ultima indagine sulle risorse forestali mondiali condotta dall’Organizzazione delle Nazioni Unite per l'alimentazione e l'agricoltura (FAO, Forest Resource Assessment 2015), le foreste italiane coprono 9,2 milioni di ha, equivalenti ad un terzo del territorio nazionale. Solo 93.000 ettari sono classificati come foresta primaria, mentre 8.5 milioni di ettari sono considerati boschi semi-naturali e circa 0,64 milioni ettari come piantagioni forestali (soprattutto pioppo). Le foreste italiane sono prevalentemente distribuite in aree collinari o montane: il 65% di queste sono collocate sopra i 500 metri di altitudine. Circa il 42% delle foreste sono gestite come ceduo, mentre le fustaie rappresentano il 36%, e la parte rimanente consiste in foreste ripariali, sistemi rupicoli o arbustivi. In particolare, i boschi cedui sono predominanti nelle zone centro-meridionali d’Italia, mentre la maggior parte delle foreste produttive (specialmente conifere) sono nella parte Nord-est del paese. Specie di latifoglie come il faggio, le querce, i pioppi, il castagno rappresentano i 2/3 dell’interna superficie forestale nazionale, mentre le specie di conifere più diffuse sono i pini, gli abeti ed il larice.

Circa il 66% dei boschi italiani sono di proprietà privata, con la predominanza delle proprietà di singoli individui (79%). Il restante 34% sono foreste pubbliche, con un ruolo prevalente da parte dei Comuni (65,5%). Le aree protette che rientrano nella Rete Natura 2000 (Siti di Importanza Comunitaria - SCI - e Aree a Protezione Speciale - SPA) rappresentano il 22,2% (1,9 milioni di ettari) delle foreste italiane, il 15% di queste (1,3 milioni di ettari) ricadono nei parchi regionali e nazionali e l’1% (0,11 milioni di ettari) rientra nelle categorie delle riserve naturali o altre aree protette. Le aree forestali incluse nei parchi regionali o nazionali sono gestite secondo i piani di gestione dei parchi, mentre le attività che ricadono nei siti della Rete Natura 2000 devono soddisfare i piani di gestione definiti a livello di singolo sito.

Secondo il Regio Decreto Legge n. 3267 del 30 dicembre 1923 (Riordinamento e riforma della legislazione in materia di boschi e di terreni montani) ed il Decreto Legislativo n. 42 del 22 gennaio 2004 (Codice dei beni culturali e del paesaggio) le attività di gestione non devono compromettere la copertura forestale e quindi non devono prevedere cambiamenti di utilizzo del suolo non autorizzati. Secondo l’inventario forestale nazionale (INFC, 2005), l’87% delle foreste italiane è vincolato dal rischio idrogeologico. Per questo le operazioni forestali sono soggette a specifiche restrizioni e richiedono le autorizzazioni rilasciate dall’autorità competente legata all’amministrazione forestale, mentre il 27,5 % della superficie forestale nazionale è tutelata da un vincolo di tipo paesaggistico sottoposti quindi ai controlli dipendenti dal Ministero dei Beni e delle attività culturali e del turismo.

A livello nazionale, il Ministero delle politiche agricole, alimentari e forestali è responsabile per la definizione degli obiettivi strategici delle politiche forestali, ma dal 1977 (Decreto del Presidente della Repubblica n. 616 del 24 luglio 1977) le competenze e le responsabilità in ambito agricolo e forestale (inclusa l’approvazione dei piani di gestione forestale) sono state trasferite alle Regioni. Ogni amministrazione regionale (incluse le Provincie Autonome) ha definito leggi forestali primarie e secondarie, e quindi le procedure per la pianificazione ed il taglio, ed i relativi permessi, sono state definite/implementate secondo le leggi regionali/provinciali. La normativa forestale quindi, è piuttosto ampia e consiste in 19 leggi forestali regionali più due provinciali, ed una serie di leggi secondarie (vedi Allegato B - Quadro normativo regionale). Dopo la riforma che Corpo Forestale dello Stato, dal 1° gennaio 2017 i compiti di vigilanza e monitoraggio delle attività di gestione – incluse le funzioni sanzionatorie - sono affidate ad un Comando

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specializzato di polizia forestale dell’Arma dei Carabinieri a cui si affiancano 5 Corpi specializzati di polizia forestale nelle 5 Regioni e province autonome.

Definizione di un’Analisi di Rischio Nazionale per il Legno ControllatoCategoria 1: Legno tagliato illegalmente

Riassunto dell’analisi di rischio

L’analisi di rischio di questa categoria riflette lo stato del patrimonio boschivo nazionale, caratterizzato da un’elevata frammentazione fondiaria e la complessa struttura burocratico - amministrativa connessa al settore forestale. Questo processo di decentralizzazione delle competenze iniziato negli anni ’70 ha ulteriormente contribuito a rallentare lo sviluppo di questo settore economico, che ad oggi rappresenta solo lo 0.05% del PIL nazionale. A livello nazionale le competenze di coordinamento e direzione generale in materia forestale spettano al Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali (MIPAAF) ed il Ministro dell’Ambiente (MATTM), in linea con gli accordi Internazionali sottoscritti a livello nazionale. Spetta invece alle regioni e provincie autonome definire gli strumenti operativi, come le leggi ed i regolamenti forestali. Le attività di monitoraggio e polizia forestale sono invece svolte da parte dell’Arma dei carabinieri a partire dal 2017 (Ex. Corpo Forestale dello Stato).

Contesto generale per la definizione del rischio

Il ‘Rule of Law Indicator’ inferiore del 75%: questo indica una scarsa/mancata del quadro normativo nazionale (World Bank 2015); Il ‘Corruption Perceptions Index (CPI)’ è inferiore a 50: questo indica un livello di corruzione elevato (Transparency International, 2015); Il 66% dei boschi italiani è di proprietà privata, il restante 34% è pubblica (Gasparini & Tabacchi 2011); La proprietà privata tende ad essere molto frammentata, mentre le proprietà forestali pubbliche coprono aree forestali più vaste (FAO 2015); L’87% dei boschi italiani sono sottoposti a vincolo idrogeologico (Gasparini & Tabacchi 2011); Solo il 15% dei boschi italiani è sottoposto ad un piano di gestione (Pettenella 2009).

Scala funzionale applicata

La scala funzionale applicata è quella nazionale. Il quadro normativo in ambito forestale risulta piuttosto articolato impedendo la possibilità di recepire informazioni dettagliate a livello locale e regionale. Nell’analisi del rischio si adotta pertanto un approccio precauzionale ovvero si definisce ‘rischio specificato’ laddove le fonti siano mancanti o non siano state confermate da un esperto del settore.

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Analisi del Rischio per la Categoria 1 del Legno Controllato.

Indicatore Definizione di rischio

Giustificazione del rischio Eventuali commenti da parte dei portatori d’interesse

Diritto legale al prelievo

1.1 Diritti sul regime di proprietà e sulla gestione

Rischio basso I diritti sul regime di proprietà e di gestione sono chiaramente definiti dal quadro legislativo nazionale. Le proprietà sono classificate e mappate nel Catasto nazionale. I diritti sul regime di proprietà e di gestione sono definiti dall’Atto di provenienza, e dai relativi documenti contrattuali di affitto, donazione, etc.

L’elevata frammentazione della proprietà privata contribuisce molto spesso all’abbandono della proprietà (specialmente nelle aree marginali) e questo sembra favorire l’espansione naturale della foresta piuttosto che favorire lo sconfinamento e la gestione dei terreni abbandonati (Gasparini & Tabacchi 2011).

L’Italia è classificata secondo il Rule of Law indicator (<75%) come un paese dove l’implementazione della legge è bassa (World Bank, 2015), e seppur non ci siano specifici riferimenti al settore forestale, questo indicatore, insieme al Corruption Perception Index (<50) contribuisce ad aumentare il livello di rischio nazionale (Transparency International, 2015).

I dati forniti dai Carabinieri forestali (ex Corpo Forestale dello Stato) evidenziano che negli anni il numero di controlli sul campo è aumentato. Nel 2015 sono stati effettuati 663.146 controlli (+110%) rispetto a i 315.769 del 2013. Anche il numero degli illeciti amministrativi è aumentato nel tempo: nel 2015 sono 28.568 gli illeciti registrati (+116.5%) rispetto ai 13.196 del 2013. Eppure se si guarda al rapporto tra numero di controlli ed illeciti, questo restituisce una costante (pari al 4%), che rappresenta un ‘trend strutturale’, ovvero quella parte di illeciti immodificabile, collegata in genere a piccole infrazioni.

La consultazione di esperti ha confermato questo trend sottolineando che non esistono altri paesi con un numero di controlli sul campo così elevato (Pettenella, 2017).

,

1.2 Concessioni forestali

Rischio basso Come riportato da Pettenella (2009), il numero di concessioni forestali è ancora molto limitato. L’interesse verso questo argomento è comunque in continua crescita (Botta & Carnisio, 2013) come conseguenza dei significativi cambiamenti in corso nelle politiche di diverse istituzioni forestali regionali, legate al

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Indicatore Definizione di rischio

Giustificazione del rischio Eventuali commenti da parte dei portatori d’interesse

processo di, revisione della spesa pubblica e delle necessità legate a testare/trovare nuove soluzioni per attivare la gestione forestale, come è emerso dall’incontro nel 2015 dell’Associazione Nazionale delle Attività Forestali Regionali (ANARF 2015). Di recente l’unica esperienza è quella relativa alla Regione Liguria, che ha dato in concessione circa 2700 di proprietà demaniale. Queste aree stanno ancora aspettando l’approvazione del piano di gestione, e quindi non vi sono al momento attività di utilizzazione (Penco 2015). Inoltre la Regione ha previsto di stipulare un accordo con un Centro di monitoraggio ambientale (la Fondazione CIMA) con il compito di controllare e, laddove necessario, fornire adeguata consulenza nelle aree affidate alla gestione di terzi (Penco 2017).

Mentre WWF Italia esprime qualche perplessità in relazione alle concessioni autorizzate, poiché potrebbero portare ad una gestione intensiva delle risorsi demaniali, altre organizzazione ambientaliste e associazioni di categoria (es. Legambiente, Coldiretti) vedono in questa pratica un’opportunità per rilanciare una gestione attiva del territorio forestale (Corriere della Sera 2013).

1.3 Pianificazione della gestione e del taglio

Rischio specificato

Secondo l'Inventario Nazionale delle Foreste e dei serbatoi Forestali di Carbonio (INFC 2005) solo il 16% della superficie forestale nazionale risulta in possesso di un valido piano di gestione. Le percentuali possono variare, con valori più elevati nelle regioni del nord Italia (es. 94% nella provincia autonoma di Bolzano, e 78% nella provincia autonoma di Trento), e valori più bassi nelle regioni del sud Italia (spesso vicino allo 0%). Poiché il dato del 16% si riferisce al 2005, è probabile che le superfici con piano di gestione valido sia oggi ancora inferiori.

Le foreste pubbliche rappresentano circa il 34% della superficie forestale nazionale, di cui solo il 16% risulta essere pianificata e questo significa che il RDL n.3267/1923 non viene rispettato. Per le foreste private non vi sono evidenze che i regolamenti regionali relativi alla pianificazione forestale siano effettivamente implementati.

Inoltre, bisogna ricordare che le procedure per far valutare, approvare, rinnovare un piano di gestione forestale possono richiedere molto tempo (in qualche caso fino a più di un anno) e per questo la legislazione regionale ha definito meccanismi di deroga che permettono di continuare le attività di gestione anche durante il periodo di approvazione/rinnovo.

1.4 Permessi di taglio

Rischio specificato

Anche se le leggi forestali regionali/provinciali definiscono norme di dettaglio per il rilascio di permessi di taglio, Pettenella et al. (2015) e Tommassetti (2010) sottolineano che le utilizzazioni forestali sono molto superiori a quelle riportate nelle statistiche ufficiali. Per esempio la FAO (2010) ha indicato che i prelievi

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sono regolarmente registrati, ma la complessità e l’enorme variabilità delle procedure amministrative delle 21 Regioni e Provincie autonome per il rilascio dei permessi di taglio e la raccolta dei dati statistici - può portare ad una stima al ribasso dei volumi prelevati. Il prelievo di legna da ardere - soprattutto legato ai boschi cedui (querce e altre specie autoctone) - è aumentato molto negli ultimi 10 anni, molto di più di quello che riportano le statistiche ufficiali. Questo è confermato da APAT (2003), Magnani (2005) e Corona et al. (2007) e da altri studi che dimostrano una significativa inconsistenza tra i prelievi di legna da ardere ed il consumo domestico (Pettenella et al. 2012). E’ utile sottolineare che il prelievo di legna da ardere non è da intendersi solo come auto-consumo ma anche come bene spendibile sul mercato. I Carabinieri forestali hanno confermato un trend in aumento di attività illegali, specialmente nelle regioni del sud come Basilicata, Calabria, Puglia (Lauricella, 2013; CFS, 2013; CFS, 2013a). Secondo il Corpo Forestale (2013) nel 2012 sono stati riportate 823 violazioni connesse al taglio illegale (384 denunce, 20 persone arrestate), insieme alle 4.014 multe per un valore totale di 3,3 milioni di euro. La stessa fonte riporta che sono in aumento le notifiche da parte delle autorità locali di anomalie relative alle procedure per il rilascio di permessi di taglio e di bandi di gara ritirati dopo aver scoperto autorizzazioni al taglio non legali. Sebbene questi risultati siano rilevanti, le fonti ufficiali portano alla luce solo una piccola parte rispetto alla totalità delle operazioni illegali realmente condotte. Inoltre, secondo il Rule of Law indicator (<75%) l’Italia risulta essere un paese dove l’implementazione della legge è bassa (World Bank, 2015), e seppur non vi siano specifici riferimenti al settore forestale, questo indicatore, insieme al Corruption Perception Index (<50) contribuisce ad aumentare il livello di rischio nazionale (Transparency International, 2015).

Tasse ed imposte

1.5 Pagamenti di tasse e imposte sui volumi prelevati

Rischio basso La domanda di autorizzazione al taglio prevede il pagamento di una commissione (normalmente sotto forma di imposta di bollo). Solo una volta che il pagamento è stato effettuato le autorizzazioni vengono rilasciate, altrimenti la domanda di taglio viene rigettata o sospesa fino all’effettivo pagamento. Alcune Regioni hanno, solo per i piccoli interventi di taglio, eliminato l’obbligo della domanda di taglio e del pagamento delle relative imposte.

Bisogna inoltre ricordare che l’imposta di bollo per sua natura è una tassa più che una commissione, istituita per coprire i costi amministrativi/di gestione in relazione al rilascio dei permessi di taglio. Inoltre solitamente non sono collegati alla quantità di materiale prelevato. In particolari situazioni (come ad esempio nel caso del taglio raso) viene richiesto il pagamento di una fideiussione prima dell’inizio delle

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utilizzazioni. Questo meccanismo permette di rilasciare l’autorizzazione solo quando il pagamento (deposito di garanzia) è stato finalizzato.

Infine il materiale esboscato deve essere classificato (specie, volumi e assortimenti) secondo le prescrizioni di massima e polizia forestale definite a livello regionale (vedi Allegato C2-Quadro normativo regionale).

1.6 IVA e altre tasse sulla vendita

Rischio specificato

Il rischio principale è associato alla presenza di un mercato informale legato alla legna da ardere e alla relativa evasione fiscale (evasione dell’IVA). Secondo ISTAT (2014), sono circa 20 milioni all’anno le tonnellate di legname utilizzato dalle famiglie italiane per scopi energetici: il 92% di questo volume (18,4 milioni di tonnellate) è costituito da legna da ardere. Delle famiglie italiane che utilizzano legna da ardere per il proprio riscaldamento circa il 45% viene acquistato, mentre il 38% utilizza la propria legna da ardere. Il restante 17% si affida ad entrambe le fonti (acquistate e di sua proprietà). In totale, circa il 53% della legna da ardere consumata è acquistata sul mercato, e secondo Co.Na.I.Bo. (2014), solo il 10% è regolarmente commercializzata. Legno Servizi (2015), con il supporto di AIEL, ha stimato che in Italia il mercato informale della legna da ardere è pari a 180 milioni di euro (un valore simile a quello stimato da Pettenella et. al. 2012), di cui si evadono 9,5 milioni di euro di IVA.

Fenomeni di attività di commercio informale ed evasione fiscale si riportano anche per gli imballaggi in legno (pallet) per un valore annuale di 400 milioni di euro (Assoimballggi, 2006; Camera dei Deputati, 2009). Il problema è conosciuto dagli operatori e dalle istituzioni, e sono state stabilite specifiche misure di controllo come l’introduzione del meccanismo di inversione contabile dell’IVA istituito nel 2015 dalla Legge n.190 del 23 dicembre 2014 (art.1, punto 629 , lettera d).

1.7 Tasse sul reddito e sul profitto dalla vendita di prodotti forestali

Rischio specificato

Secondo la Guardia di Finanza (2010)le irregolarità rispetto al pagamento dell’IRAP contano per circa 30,4 miliardi di euro. Nel settore agricolo l’entità dell’evasione dell’IRAP (Imposta Regionale Attività Produttive) –inclusa la pesca e la selvicoltura- conta solo per il 4% rispetto al valore complessivo dell’evasione nazionale (con un contributo relativamente contenuto rispetto a quello degli altri settori economici). Pisani and Polito (2006) registrano anche l’intensità dell’evasione (che si basa sul rapporto tra l’entità dell’evasione e la base IRAP dichiarata): i risultati sono allarmati per il settore agricolo dove si evade ben più della metà del valore aggiunto prodotto (63%). Monda (2010) ha stimato che l’evasione dell’IRAP nel 2007 ha corrisposto ad una perdita pari a 145 milioni di euro, il 47% circa del gettito totale dell’IRAP dell’agricoltura.

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Anche se le statistiche disponibili non riportano dati specifici per le attività forestali, viene adottato un approccio precauzionale in merito all’evasione fiscale nel settore..

Attività di prelievo del legname

1.8 Regolamenti sul prelievo del legname

Rischio specificato

Secondo il Dossier del Corpo Forestale dello Stato nel 2012 sono state identificate 3813 violazioni amministrative in merito ai regolamenti sul prelievo del legname (su un totale di 31.341 controlli). Nessuna delle violazioni identificate è stata accertata come reato (CFS, 2013a). Quindi, le sanzioni previste sono solo in forma di pagamento (multa) e non sono qualificate come reato: ciononostante l’illegalità persiste. Il numero totale di illeciti amministrativi è sceso nel tempo (-11% tra il 2009 ed il 2012). Inoltre è importante sottolineare che il numero di controlli effettuati in quel periodo ha subito una variazione piuttosto significativa (-25%). Pettenella et al. (2012) affermano che gli illeciti amministrativi sono soprattutto legati ai danni ( agli alberi in piedi, alla rigenerazione naturale, al suolo) che derivano dalle operazioni di taglio e altre attività forestali oppure sono connessi al mancato rispetto dei requisiti legati al prelievo del legname, come ad esempio, il rilascio del numero di matricine in un bosco ceduo.

Inoltre come già riportato sopra, secondo il Rule of Law indicator (<75%) l’Italia risulta essere un paese dove l’implementazione della legge è bassa (World Bank, 2015), e seppur non vi siano specifici riferimenti al settore forestale, questo indicatore, insieme al Corruption Perception Index (<50) contribuisce ad aumentare il livello di rischio nazionale (Transparency International, 2015). Sebbene dalle fonti disponibili non emergono evidenze oggettive legate a pratiche di corruzione in relazione al rilascio delle autorizzazioni al taglio, è stato adottato un approccio precauzionale.

1.9 Siti e specie protette

Rischio specificato

Secondo il Quinto Rapporto Nazionale sulla Convenzione sulla Diversità Biologica (2014), il sistema delle aree protette italiane è cresciuto sensibilmente tra il 2009-2013, mentre i dati sulle minacce rimangono stabili. Gli impatti negativi sulle aree protette sono soprattutto generati dalle attività antropologiche (come l’inquinamento, erosione del suolo, frammentazione degli habitat, utilizzo di prodotti chimici); ma anche attività agricole e forestali, e l’abbandono di attività silvo-pastorali. Per i siti di interesse comunitario (SCI) e le zone di protezione speciale (ZPS) si riportano trend simili, insieme alla creazione di infrastrutture e la presenza di specie aliene invasive. Da Rapporto si evince che il prelievo di legname è una delle minacce meno frequenti a livello nazionale nelle aree protette.

Secondo il Corpo Forestale dello Stato (2014), durante il 2013 nelle aree protette sono stati effettuati 26.000 controlli e sono stati registrati solamente 206 reati (meno dell’1%). Esistono diverse tipologie di

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reato e tra queste il taglio/prelievo illegale di legname non è emerso come la tipologia più rilevante. In un comunicato del 2013 il Corpo Forestale dello Stato sottolinea come le attività illegali relative al prelievo di legname siano, anche nelle aree protette, in aumento, anche se non sono disponibili dati dettagliati.

WWF e Lipu (2013) hanno riportato qualche elemento di criticità relativo alle procedure per la verifica ed il rilascio di Valutazione di Incidenza (mancanza di evidenze sullo status di conservazione, analisi delle alternative, sottostima degli impatti, etc.), indicando che il regime sanzionatorio è ancora incompleto e poco chiaro. Vengono segnalati alcuni casi che si riferiscono alle operazioni forestali e agli ecosistemi forestali, la maggior parte relativi al taglio della vegetazione ripariale lungo i fiumi e corsi d’acqua. Il rapporto della WWF e Lipu (2013) indica come in alcuni casi a livello normativo (per esempio in Calabria), le operazioni forestali non siano incluse tra le attività che necessitano di una Valutazione d’Incidenza e questo ha avuto forti conseguenze negative su aree ad alto valore ambientale.

Inoltre, come già riportato sopra, secondo il Rule of Law indicator (<75%) l’Italia risulta essere un paese dove l’implementazione della legge è bassa (World Bank, 2015) e, seppur non vi siano specifici riferimenti al settore forestale, questo indicatore, insieme al Corruption Perception Index (<50) contribuisce ad aumentare il livello di rischio nazionale (Transparency International, 2015). Sebbene dalle fonti disponibili non vi siano evidenze oggettive di pratiche di corruzione in relazione al rilascio delle autorizzazioni al taglio, è stato adottato un approccio precauzionale.

1.10 Requisiti ambientali

Qualsiasi violazione del quadro normativo regionale può portare ad azioni dannose per l’ambiente, visto che i requisiti ambientali sono una parte fondamentale dei leggi/regolamenti regionali e dei codici di condotta (Prescrizioni di Massima e Polizia Forestale) riportati nell’Allegato C2- Quadro normativo regionale. Secondo il Rapporto annuale del Corpo Forestale dello Stato nel 2012 sono stati registrati 3.486 reati e 9.680 illeciti amministrativi (sulla base di 300.881 controlli) in relazione alla protezione e tutela del territorio (CFS, 2013a). Alcune delle pratiche illegali riportate sono collegate alle operazioni di gestione e utilizzazione forestale (prelievo illegale o non autorizzato: circa 4.300 reati identificati sulla base di 38.660 controlli).

Tuttavia altri reati ambientali riportati dal Corpo Forestale dello Stato potrebbero essere connessi al settore forestale (ad esempio danni al paesaggio, smaltimento dei rifiuti, costruzioni non autorizzate), anche se non ci sono riferimenti espliciti. Come commentato da Pettenella et al. (2012), esistono evidenze di attività illegali in ambito forestale ma è difficile riuscire ad avere un quadro completo della

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situazione nazionale.

Dal punto di vista legislativo alla protezione ambientale sono riconducibili le leggi relative ai ‘Regolamenti per il prelievo del legname’ (indicatore 1.8) e quelle per le ‘Specie ed i siti protetti’ (indicatore 1.9).

In relazione ai ‘Regolamenti per il prelievo del legname’, alcune fonti riportano che gli illeciti sono soprattutto legati ai danni che derivano dalle operazioni di taglio o altre attività forestali (danni agli alberi in piedi, alla rigenerazione naturale, al suolo) oppure sono connessi al mancato rispetto dei requisiti legati al prelievo del legname, come ad esempio, il rilascio del numero di matricine in un bosco ceduo.

Mentre per le ‘Specie ed i siti protetti’ l’ultimo Rapporto Nazionale sulla Convenzione sulla Diversità Biologica (2014) evidenzia come il prelievo di legname sia una delle minacce meno frequenti a livello nazionale nelle aree protette. Il Corpo Forestale dello Stato sottolinea come le attività illegali relative al prelievo di legname siano, anche aree protette, in aumento, anche se non sono disponibili dati dettagliati (CFS, 2013). WWF e Lipu (2013) hanno riportato qualche elemento di criticità relativo alle procedure per la verifica ed il rilascio della Valutazione di Incidenza (mancanza di evidenze sullo status di conservazione, analisi delle alternative, sottostima degli impatti, etc.), indicando che il regime sanzionatorio è ancora incompleto e poco chiaro.

1.11 Pratiche di salute e sicurezza

Rischio specificato

Il lavoro irregolare è strettamente collegato al numero di infortuni, che contribuiscono ad aumentare il livello complessivo di rischio delle attività forestali. Le statistiche sul numero di infortuni sul posto di lavoro basate su un’indagine preliminare del Censimento Generale dell’Agricoltura e pubblicate dall’Istituto Nazionale per l'Assicurazione contro gli Infortuni sul Lavoro (INAIL) segnalano 50.180 incidenti nel 2010. Circa il 5% di questi (quindi 2.719) sono dovuti ad attività selvicolturali: il 40% di queste vede coinvolti lavoratori immigrati. I dati sono probabilmente sotto-stimati perché gli operatori forestali sono ampiamente sfruttati in mansioni molto diverse (es. la costruzione di strade, manutenzione di parchi pubblici e dei giardini, etc.). La banca dati occupazionale dell’INAIL invece, ha riportato nel 2009 8.996 incidenti che coinvolgono operatori forestali, 21 di questi fatali. Il numero totale di infortuni legati all’uso di motosega è diminuito dal 2007, ma rimane più o meno stabile per le altre categorie. Quando si confrontano i dati tra il 2006-2010, si può osservare che mentre il numero di infortuni per l’agricoltura e l’industria è diminuito (-17,4%), quello legato alle attività selvicolturali è aumentato (+3,5%) (INAIL, 2012a). In più secondo la stessa fonte, il 97% degli infortuni legati alle attività selvicolturali sono strettamente connessi alla tipologia di lavoro (ISPELS citato da Costanzo, 2010). Infine nel 2014 i dati sugli infortuni lavorativi (incluso il

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settore forestale) hanno indicato che il 12% degli infortuni fatali e il 32% di infortuni con gravi conseguenze sono proprio connessi alle utilizzazioni forestali e all’uso della motosega (INAIL, 2015).

E’ utile ricordare infine che 16 Regioni e Province autonome (su un totale di 21) hanno introdotto strumenti come l’albo delle imprese forestali per quelle imprese che operano a livello regionale secondo i requisiti definiti dal Decreto legislativo 227/2001 (Art.7) (D'Alessio, 2015). Alcune amministrazioni (Provincia autonoma di Trento, Regioni Friuli Venezia Giulia, Umbria e Veneto) hanno introdotto sistemi di rilascio di licenze per la formazione degli operatori forestali, incluse le pratiche di salute e sicurezza. Questi strumenti possono essere richiesti dai regolamenti regionali quando si opera in ambito pubblico, per il taglio di volumi significativi. In relazione al settore industriale, è importante sottolineare che la trasformazione del legname rimane uno dei quattro settori economici con il più alto tasso di incidenti in Italia (INAIL, 2012b).

Inoltre come già riportato sopra, secondo il Rule of Law indicator (<75%) l’Italia risulta essere un paese dove l’implementazione della legge è bassa (World Bank, 2015) e, seppur non vi siano specifici riferimenti al settore forestale, questo indicatore, insieme al Corruption Perception Index (<50) contribuisce ad aumentare il livello di rischio nazionale (Transparency International, 2015).

1.12 Impiego legale

Basandosi su Pettenella & Secco (2004) e su Pettenella et al. (2012), i lavoratori forestali in Italia possono essere distinti in 3 grandi categorie:

- Lavoratori alle dipendenze di amministrazioni pubbliche (circa 54.000 unità, di cui circa il 91% concentrato nelle regioni del sud Italia) (D'Alessio, 2015), regolarmente assunti;

- Lavoratori impiegati dalle cooperative forestali (dalle 4.000 alle 6.000 unità), regolarmente assunti, ma con qualche rischio di impiego irregolare connesso al carico lavorativo molto variabile, agli straordinari, alle caratteristiche della singola azienda; come per la categoria precedente, questi lavoratori dipendono spesso dal settore pubblico e sono impiegati in attività di gestione, miglioramento e sorveglianza dei boschi;

- I lavoratori impiegati dalle imprese boschive (dalle 24.000 alle 26.000 unità) con condizioni molto variabili, con una forte incidenza legata al lavoro irregolare.

Malgrado il robusto quadro normativo nazionale legato alla tutela del lavoratori, il lavoro irregolare è piuttosto comune in Italia nella terza categoria di lavoratori sopra richiamata. I dati disponibili sono molto scarsi e la loro qualità è bassa, ma c’è una percezione diffusa che il settore sia caratterizzato dalla

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presenza di “[…] persone senza le competenze necessarie, mal equipaggiate, lavoratori irregolari e sotto-pagati, fortemente esposti al rischio di infortuni” (Consiglio Editoriale della Rivista Sherwood 2002, p. 1).

Secondo le statistiche nazionali, la macro-categoria ‘agricoltura, caccia e foresta’ è tra le categorie con il più alto tasso di occupazione illegale in Italia, ma le statistiche disponibili non permettono di isolare dati specifici per il settore forestale. Nel 2009 circa 290.700 unità lavorative – 24% delle quali nella macro-categoria ‘agricoltura, caccia e foresta’ – erano impiegate illegalmente nel settore agricolo e forestale (ISTAT, 2011). Il lavoro irregolare è anche collegato alla presenza di lavoratori immigrati, spesso senza un permesso di soggiorno valido, che sono impiegati attraverso il lavoro a cottimo dalle piccole aziende che stipulano contratti regolari con i proprietari boschivi, appaltando poi le attività a terzi (Costanzo, 2010).

Diritti consuetudinari

1.13 Diritti consuetudinari

Rischio basso I diritti consuetudinari possono essere ostacolati per uno sei seguenti motivi (Bassi, 2012):

- Mancanza di istituzioni pro-attive, delegittimazione;- Le comunità eleggibili e le proprietà collettive non sono definite o identificate correttamente;

In termini generali comunque, si può affermare che (Bassi, 2012; Cacciavillani, 2012; Cacciavillani et al., 2012):

- La normativa nazionale ha vinto le condizioni sfavorevoli definite durante il periodo fascista. Perciò ad oggi, le proprietà collettive sono pienamente riconosciute e tutelate da un punto di vista legale. Sono favorite dalla normativa forestale nazionale attività di gestione e sviluppo rurale connesse;

- I diritti consuetudinari si basano su un quadro normativo strutturato e duraturo. Questo è confermato anche dalla cronologia delle leggi consuetudinarie: la prima è stata stabilita nel 1927, seguita da 1928, 1972, 1977, 1975 e 1994.

- In particolare nel sud Italia, i diritti consuetudinari sono spesso stabiliti in aree dove le comunità e le proprietà collettive non sono ancora state stabilite, definite o mappate. Questa delegittimazione non deriva però dalla mancata risposta istituzionale, ma da una mancanza di consapevolezza da parte delle comunità locali, con i diritti consuetudinari che si estinguono in maniera naturale a causa dei profondi cambiamenti socio-economici a cui abbiamo assistito

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negli ultimi anni. - Nel caso di Proprietà Collettive, sia la forte tradizione locale che i centri di ricerca stabiliti

appositamente (es. Consulta Nazionale della Proprietà Collettiva, un Comitato Nazionale Consultivo stabilito secondo le normative regionali) sono la garanzia per l’implementazione e l’attuazione di iniziative che mirino a sostenere e rafforzare il dominio nazionale collettivo (Favero, 2015).

- Le difficoltà nel definire le ‘proprietà collettive’ nel contesto nazionale, tradizionalmente basate sulla dicotomia proprietà pubblico-privata, sono state definitivamente superate: nonostante la loro natura ‘comunitaria’, lo status legale ‘privato’ di queste proprietà è stato affidato proprio ai singoli privati-proprietari di questa risorsa, a cui sono affidati insieme ai ruoli pubblici, come la protezione ambientale, anche lo sviluppo socio-economico in aree montane.

- Il sistema legale nazionale fornisce un quadro strutturato per risolvere eventuali dispute sui diritti di proprietà, nel caso sia di uso civico che di proprietà collettive. In particolare esiste un Archivio Nazionale Online dove sono trascritte le informazioni relative ai diritti consuetudinari (http://www.usicivici.unitn.it/scialoja-bolla/presentazione.html).

1.14 Consenso libero, preventive ed informato

Non applicabile In Italia non esiste una normativa che copra il “consenso previo, libero e informato” in relazione al trasferimento dei diritti di gestione della foresta* e ai diritti consuetudinari all'organizzazione incaricata delle operazioni di prelievo.

1.15 Diritti delle popolazioni indigene

Non applicabile In Italia non sono presenti popolazioni indigene come dimostrato dal Glossario FSC (FSC-STD-01-002).

Commercio e trasporto

1.16 Classificazion

Rischio basso Secondo i rapporti annuali del Corpo Forestale dello Stato nel 2015 il numero di controlli sulle utilizzazioni forestali ammontavano a 275.517 (CFS, 2015). Di questi sono stati registrati 8.361 illeciti amministrativi

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e di specie, quantità e qualità

(3%) poiché non rispettavano la normativa forestale di riferimento. Nel 2013, i controlli in totale sono stati 131.143, di cui 5029 verifiche si sono concluse con una sanzione amministrativa (4%). Questi dati dimostrano che anche se il numero di controlli è aumentato, quello delle irregolarità amministrative è diminuito. In più la classificazione di specie, quantità e qualità è data soltanto da una parte di questi dati. La maggior parte delle irregolarità riportate sono state classificate in base alla qualità delle utilizzazioni e non alla classificazione dei prodotti forestali (specie, quantità, qualità).

Inoltre come già riportato sopra, secondo il Rule of Law indicator (<75%) l’Italia risulta essere un paese dove l’implementazione della legge è bassa (World Bank, 2015), e seppur non vi siano specifici riferimenti al settore forestale, questo indicatore, insieme al Corruption Perception Index (<50) contribuisce ad aumentare il livello di rischio nazionale (Transparency International, 2015). Sebbene non vi siano evidenze oggettive- dalle fonti disponibili- legate al settore forestale, può essere visto come un indicatore con uno scarso livello di implementazione.

Nonostante questi indicatori, non vi sono evidenze significative circa la possibilità di fenomeni di corruzione per il rilascio di permessi di taglio (ed in relazione alla classificazione di specie, quantità e qualità). E’ importante aggiungere che secondo l’indicatore 1.5 Pagamenti di tasse e imposte sui volumi prelevati, l’imposta per sua natura è una tassa più che una commissione, istituita per coprire i costi amministrativi/di gestione in relazione al rilascio dei permessi di taglio (e non al rilascio stesso). Inoltre non è collegata alla quantità di materiale prelevato, e quindi non dipende dalle specie, quantità e qualità rimosse.

1.17 Commercio e trasporto

Rischio basso La Guardia di Finanza, soggetta al Ministro dell’Economia e delle Finanze, è l’autorità competente per la verifica della documentazione necessaria per il trasporto dei beni, coerentemente con la normativa di riferimento (Decreto n. 472/1996 e DPR 627/1978).

Secondo il Rapporto Annuale della Guardia di Finanza (Guardia di Finanza, 2015) I controlli sul trasporto di beni e sui documenti di trasporto sono stati 514.308 nel solo 2015, con un numero totale di reati pari a 13.665 (3%), più di un milione di euro di valori sequestrati ed un totale di 8.485 evasori fiscali. Non vi sono però riferimenti specifici ai prodotti forestali legnosi e non: la maggior parte dei controlli si focalizza su beni agro-alimentari, sui prodotti energetici (carburante) sui cui pesano le accise statali.

Inoltre come già riportato sopra, secondo il Rule of Law indicator (<75%) l’Italia risulta essere un paese dove l’implementazione della legge è bassa (World Bank, 2015), e seppur non vi siano specifici riferimenti

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Indicatore Definizione di rischio

Giustificazione del rischio Eventuali commenti da parte dei portatori d’interesse

al settore forestale, questo indicatore, insieme al Corruption Perception Index (<50) contribuisce ad aumentare il livello di rischio nazionale (Transparency International, 2015). Sebbene non vi siano evidenze oggettive- dalle fonti disponibili- legate al settore forestale, può essere visto come un indicatore con uno scarso livello di implementazione. Nonostante questi indicatori, non vi sono evidenze significative circa la possibilità di fenomeni di corruzione per il rilascio di permessi di commercio e trasporto, poiché a livello nazionale non sono richiesti permessi specifici per il trasporto del materiale esboscato dal punto di prelievo al punto di vendita.

1.18 Commercio offshore e transfer pricing

Rischio basso La Guardia di Finanza, soggetta al Ministro dell’Economia e delle Finanze, è l’autorità competente nell’esecuzione di verifiche fiscali ed indagini di polizia giudiziaria nei confronti di fenomeni quali l’evasione fiscale a livello Nazionale ed Internazionale. Per questo motivo, uno spazio prioritario è stato assegnato ai piani di contrasto all’evasione internazionale ed ai paradisi fiscali, proseguendo e rafforzando le attività di controllo nei confronti dei soggetti che hanno occultamente trasferito capitali all’estero, delle persone fisiche e delle società che hanno fissato fittiziamente la residenza o la propria sede in Paesi a fiscalità privilegiata, o che intrattengono rapporti commerciali con società controllate o collegate o con soggetti ubicati in centri off-shore. Contemporaneamente, la Guardia di Finanza sta rafforzando le proiezioni all’estero dell’attività dei Reparti, attraverso la rete degli esperti distaccati nelle ambasciate dei principali partners comunitari ed internazionali, nonché attraverso gli scambi d’informazioni, gli incroci di dati e le collaborazioni investigative con gli organi collaterali di tutto il mondo.

Secondo i Rapporti Annuali della Guardia di Finanza l’evasione fiscale continua a crescere e l’evasione fiscale internazionale segue un trend simile. Nel 2013 sono stati scoperti ricavi non dichiarati e costi indeducibili per 15.151 milioni di euro (+50% rispetto ai dati del 2010) in gran parte afferenti i trasferimenti “di comodo” delle residenze di persone e società nei “paradisi fiscali”, lo spostamento all’estero di capitali per non pagare i tributi in Italia mediante atti negoziali ed operazioni di ristrutturazione societaria formalmente ineccepibili, ovvero operazioni di transfer pricing. Nel dettaglio:

8.140 milioni riguardano casi di esterovestizione della residenza di persone fisiche e società; 5.549 milioni sono relativi a stabili organizzazioni non dichiarate di imprese estere operanti in Italia; 846 milioni sono stati evasi mediante tecniche di transfer pricing; i rimanenti 616 milioni concernono le triangolazioni con paesi off-shore ed altre manovre elusive con l’estero. Questi rapporti però non includono dati specifici sul settore forestale. Così anche nel Rapporto di Greenpeace del 2008, dove si mettono in luce le aziende italiane che trasferito capitali all’estero, soprattutto nella Repubblica Democratica del Congo e nella

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Indicatore Definizione di rischio

Giustificazione del rischio Eventuali commenti da parte dei portatori d’interesse

Repubblica del Congo. Su base empirica, la maggior parte dell’evasione delle aziende forestali attraverso tecniche di transfer pricing avviene nell’Africa Sub-Sahariana, come riportato in maniera confidenziale da un operatore forestale nel 2012. Non vi sono però evidenze circa imprese italiane.

1.19 Normativa doganale

Rischio Basso I Rapporti pubblicati dall’ Agenzia delle dogane e dei monopoli non riportano infrazioni in relazione alla violazione dei regolamenti doganali per i prodotti forestali. Secondo lo stesso criterio non vi sono evidenze riportate da Organizzazioni non governative (es. Legambiente, 2013) che sono più focalizzate su prodotti di diversa natura (es. prodotti in pelle, prodotti della filiera agro-alimentare).

In relazione alle misure fitosanitarie relative agli imballaggi in legno, secondo ConLegno circa 1300 aziende italiane soddisfano lo Standard ISPM-15; anche se non ci sono dati disponibili che indicano violazioni relativi alle importazioni.

Il sistema di licenze FLEGT invece, al momento, non è ancora in essere, ed i requisiti rimangono quindi non applicabili e in ogni caso le commissioni legate al rilascio di queste licenze non sono ancora state definite.

1.20 CITES Rischio basso Secondo il Programma Ambientale delle Nazioni Unite per il Monitoraggio e la Conservazione (UNEP-WCMC) ed il database della Convenzione sul commercio internazionale delle specie minacciate di estinzione (CITES, 2015) non ci sono specie forestali presenti in Italia incluse nell’Appendice CITES. Nessuna delle 79 specie vegetali che può essere qualificata come specie arborea, o dalla quale si possono ricavare prodotti forestali legnosi e non è inclusa negli Appendici CITES.

In relazione ai controlli invece, Il Dipartimento del Corpo Forestale incaricato al loro controllo (2015) ha verificato più di 68,000 permessi CITES nel 2014, a livello doganale, identificando 174 violazioni. Nessuna di queste però può essere qualificata e riconducibile al settore forestale.

1.21 Leggi / regolamenti che richiedono la dovuta diligenza

Rischio specificato

Il quadro normativo a supporto della dell’adozione della Timber Regulation è stato elaborato in forte ritardo (ovvero dopo che il regolamento stesso era entrato in essere), ed è ancora in parte incompleto. In ogni caso, la Commissione Europea conferma che la Timber Regulation è pienamente operativa in Italia (European Commission 2015). La legislazione nazionale stabilisce chiaramente la mancanza di risorse finanziarie o umane supplementari per il monitoraggio e per le attività di controllo relative allo scopo della EUTR. Nel frattempo il Corpo Forestale dello Stato riporta un numero sempre maggiore di illegalità su scala nazionale legati ai prelievi di materiale legnoso su piccola scala senza una formale dichiarazione. Inoltre credono che la maggior parte delle aziende italiane (incluse sia coloro che importano chele

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Indicatore Definizione di rischio

Giustificazione del rischio Eventuali commenti da parte dei portatori d’interesse

imprese boschive) non siano del tutto in linea con i requisiti della Timber Regulation, e che questi stiano aspettando per l’effettiva implementazione della normativa per l’adozione di misure specifiche (Mariano quoted by Italia, 2014). I controlli del CFS sono iniziati nel giugno 2015: più di 20 aziende sono state controllate basate su sistemi di campionamento adottate dalle autorità nazionali competenti. I controlli di ConLegno, una delle due Organizzazioni di Monitoraggio formalmente riconosciute a livello nazionale sono cominciati, sono iniziati nel luglio 2015 (Morgnate, 2015).

Le misure di controllo

Quando nella filiera di fornitura viene individuato un rischio legato all’origine del materiale, oppure un rischio associato al mescolamento del materiale, devono essere attuate dall’Organizzazione misure di controllo per mitigare tale rischio. Si distinguono in misure obbligatore e raccomandate. Solitamente le misure obbligatorie prevedono evidenze oggettive (documenti, procedure specifiche) mentre quelle raccomandate possono definire ulteriori conferme necessarie derivanti da interviste con esperti/ portatori d’interesse locali.

Categoria 1 - Indicatori a rischio specificato

Misure di controllo (Obbligatorie, Raccomandate) Eventuali commenti da parte dei portatori d’interesse

1.3 Pianificazione della gestione e del taglio

Obbligatorie

Per foreste pubbliche

1. Piano di assestamento/strumento di pianificazione simile che secondo il regolamento regionale/locale, è equivalente ad un piano di gestione forestale;

2. Esistono evidenze che il piano di gestione/strumento di pianificazione simile è stato inviato alle autorità competenti per la verifica/approvazione oppure è stato sottoposto ad un controllo da parte dell’autorità pubblica con esito positivo;

3. Le aree interdette al taglio devono essere identificate nel piano di gestione/strumento di pianificazione simile e mappate se richiesto dalla legge/regolamento.

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Categoria 1 - Indicatori a rischio specificato

Misure di controllo (Obbligatorie, Raccomandate) Eventuali commenti da parte dei portatori d’interesse

Per le foreste private

1. Piano dei tagli/strumento di pianificazione simile richiesto dal regolamento regionale/locale;2. Esistono evidenze che il piano dei tagli/strumento di pianificazione simile è stato firmato da un tecnico abilitato e timbrato

con il timbro professionale; oppure3. Esistono evidenze che il piano dei tagli/strumento di pianificazione simile è stato inviato alle autorità competenti per la

verifica/approvazione oppure è stato sottoposto ad un controllo da parte dell’autorità pubblica con esito positivo;

Raccomandate

1. Interviste con le autorità locali incaricate di valutare/approvare i piani di gestione forestale;2. Interviste con le autorità locali incaricate al monitoraggio/controllo delle autorizzazioni al taglio;3. Mappe che dimostrano l’area oggetto di utilizzazione forestale (nel rispetto del piano dei tagli);4. Verifiche sul campo confermano la corrispondenza al piano dei tagli.

1.4 Permessi di taglio

Obbligatorie

1. E’ presente un piano dei tagli (permesso o documento legale simile che disciplina il prelievo delle risorse forestali);2. Il contenuto del piano dei tagli e delle attività di gestione deve essere coerente con il piano di gestione

approvato/strumento di pianificazione simile;3. Esistono evidenze che il piano dei tagli/strumento di pianificazione simile è stato inviato alle autorità competenti per la

verifica/approvazione oppure è stato sottoposto ad un controllo da parte dell’autorità pubblica con esito positivo; oppure4. Esistono evidenze che il piano dei tagli/strumento di pianificazione simile è stato firmato da un tecnico abilitato e timbrato

con il timbro professionale.

Raccomandate

1. Le autorità competenti devono confermare la validità del piano dei tagli;2. Verifiche sul campo confermano la corrispondenza dell’area, delle specie, dei volumi, delle superfici e di altre

informazioni rilasciate nel piano dei tagli siano corrette e nei limiti prescritti dalla legge;3. Verifiche sul campo confermano la corrispondenza che le utilizzazioni avvengono nel pieno rispetto del piano dei tagli.

1.6 IVA e altre tasse sulla

Obbligatorie

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Categoria 1 - Indicatori a rischio specificato

Misure di controllo (Obbligatorie, Raccomandate) Eventuali commenti da parte dei portatori d’interesse

vendita 1. I documenti di vendita devono includere le tasse di vendita applicabili;2. Verificare la corrispondenza tra il piano dei tagli ed i volumi venduti;3. I volumi, le specie e le qualità date nei documenti di vendita e trasporto devono corrispondere alle commissioni pagate;4. Devono esistere ricevute del pagamento delle tasse di vendita;

Raccomandate

5. I prezzi di vendita devono essere in linea con i prezzi di mercato;6. Le autorità devono confermare che l’attività è aggiornata rispetto al pagamento delle tasse connesse con le attività di

vendita applicabili.

1.7 Tasse sul reddito e sul profitto dalla vendita di prodotti forestali

Obbligatorie

1. Raccolta di tutti i documenti /evidenze relativi al pagamento delle tasse.

Raccomandate

1. Consultazione con l’autorità finanziaria per verificare che tutte le tasse sul reddito e sul profitto previste dalla legge siano state pagate.

1.8 Regolamenti sul prelievo del legname

Obbligatorie

1. Il taglio deve essere condotto all’interno dei confini autorizzati dell’unità di gestione;2. Il taglio non deve avere luogo in aree dove il taglio è legalmente proibito;3. Le restrizioni al taglio devono essere osservate sul campo.

Raccomandate

1. Consultazione con le autorità che hanno il compito di monitorare le utilizzazioni;2. Consultazione con i portatori d’interesse che potrebbero essere influenzati negativamente dai danni (es. proprietari

confinanti);3. Le specie arboree o gli alberi selezionati rinvenuti all’interno dell’unità di gestione per i quali è proibito l’abbattimento

devono essere elencati nei piani operativi e/o segnalate sul campo.

1.9 Siti e specie

Obbligatorie

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Categoria 1 - Indicatori a rischio specificato

Misure di controllo (Obbligatorie, Raccomandate) Eventuali commenti da parte dei portatori d’interesse

protette 1. Tutte le aree legalmente protette (inclusi gli habitat delle specie) devono essere mappate ed incluse nel piano di gestione o nella documentazione connessa se richiesto dal quadro legislativo.

2. I piani di gestione delle aree protette e/o le Valutazioni d’Incidenza realizzate dall’Ente/i gestore/i devono essere raccolti e registrati se il legname proviene da aree protette;

3. Devono essere messe in atto regolamentazioni per la protezione della natura, quali quelle connesse alle aree protette, aree a libera evoluzione, specie protette e le regolamentazioni venatorie.

Raccomandate

4. Consultazione con le autorità incaricate alla gestione delle aree protette;5. Consultazione con altri portatori d’interesse (es. associazioni ambientaliste, locali, etc.)6. Devono essere osservate le procedure stabilite legalmente per l’indagine, la gestione e la protezione di specie

minacciate o a rischio all’interno dell’unità di rifornimento.

1.10 Requisiti ambientali

Obbligatorie

1. Devono sussistere Valutazioni d’Impatto Ambientale e devono essere approvate dall’autorità legalmente competente, se legalmente richiesto.

2. Devono essere soddisfatti i requisiti per il monitoraggio ambientale.

Raccomandate

1. Le restrizioni ambientali devono essere osservate sul campo, quali i requisiti sul danneggiamento del suolo, sulle zone cuscinetto, sugli alberi porta-seme, sule restrizioni stagionali, ecc.

1.11 Pratiche di salute e sicurezza

Obbligatorie

1. I requisiti di salute e sicurezza devono essere osservati da tutto il personale coinvolto nelle attività di taglio.2. Tutte le normative sulla salute e sicurezza devono essere rispettate e i dispositivi di sicurezza devono essere usati.

Raccomandate

1. Le interviste con il personale e i terzisti devono confermare che i dispositivi di sicurezza siano richiesti/fornito dall’Organizzazione.

2. Le interviste con le autorità pubbliche incaricate di monitorare la salute e sicurezza delle condizioni lavorative

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Categoria 1 - Indicatori a rischio specificato

Misure di controllo (Obbligatorie, Raccomandate) Eventuali commenti da parte dei portatori d’interesse

confermano che i requisiti legali siano rispettati e che non vi siano non conformità rilevanti. 3. Interviste con i rappresentati del Sindacato confermano che i requisiti legali siano soddisfatti.

1.12 Impiego legale

Obbligatorie

1. Le persone coinvolte nelle attività di taglio devono essere assunte con un contratto formale, se legalmente richiesto.2. Le persone coinvolte nelle attività di taglio devono essere coperte da assicurazione obbligatoria.3. Le persone coinvolte nelle attività di taglio devono possedere i certificati richiesti di competenza per la loro mansione

lavorativa.

Raccomandate

1. Interviste con il personale confermano che le condizioni lavorative rispettano i requisiti legali;2. Interviste con l’Autorità Pubblica incaricata al monitoraggio delle condizioni di lavoro soddisfano i requisiti legali

applicabili; 3. Interviste con i rappresentati del Sindacato confermano che le condizioni lavorative rispettano I requisiti legali sulle

condizioni lavorative e non vi sono conflitti sostanziali in essere.

1.21 Leggi / regolamenti che richiedono

Obbligatorie

1. Può essere tracciata la filiera che il materiale legnoso ha seguito fino all’entità che l’ha introdotto sul mercato, ovvero l’operatore secondo il Regolamento n.995/2010 (EU Timber Regulation)?- Se il legname è venduto in piedi ad una impresa boschiva allora questa è l’Operatore;- Se il legname è venduto come assortimento dal gestore forestale, allora questo sarà l’Operatore.

Se no – questo materiale non può essere acquistato (rischio non mitigato).

Se sì – vai al punto 2.

2. Può l’operatore documentare che un sistema di Dovuta Diligenza è in essere secondo il Regolamento n.995/2010 (EUTR)? Esistono - per gli operatori che introducono il materiale nel mercato interno o che importano i prodotti elencati nel Regolamento n.995/2010 (EUTR) a fini di trasformazione/distribuzione- i seguenti documenti:- documenti richiesti secondo gli articoli 4.2 e 6 del Regolamento n.995/2010 (EUTR);- documenti richiesti secondo l’articolo 3, Commissione per l’implementazione del Regolamento n.995/2010 (EUTR);- registro delle informazioni inerenti all’offerta dell’Operatore come previsto dall’articolo 6.1a) del Regolamento

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Categoria 1 - Indicatori a rischio specificato

Misure di controllo (Obbligatorie, Raccomandate) Eventuali commenti da parte dei portatori d’interesse

n.995/2010 (EUTR) e documentazione sull’applicazione delle procedure di mitigazione del rischio.

Se no – questo materiale non può essere acquistato (rischio non mitigato).

Se sì – il rischio è stato mitigato,

Raccomandate

1. Evidenza che l’Operatore è incluso nel Registro Nazionale degli Operatori;2. Evidenza che le commissioni relative alle licenze FLEGT siano state pagate dall’Operatore che importa legname/prodotti

dai paesi dove sono in essere accordi volontari di partenariato (VPA);3. Consultazione con le autorità competenti a livello nazionale;4. Consultazione con gli Organismi di Controllo.

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Categoria 2: Legno tagliato in violazione dei diritti civili e tradizionaliRiassunto dell’analisi di rischio

L’Italia è considerato un paese stabile che versa in uno stato di pace e di libertà, come dimostrato dal ‘Fragile State Index’ che considera l’Italia un paese stabile. Dai dati del 2015 di Reporter Senza Frontiere, una organizzazione non governativa a difesa della libertà di stampa emergono però informazioni allarmanti, poiché sono in aumento gli episodi di violenza contro i giornalisti (incluse intimidazioni fisiche e verbali, e minacce di morte): tra i 30 ed i 50 giornalisti nel 2015 sono stati inseriti in un progetto di tutela da parte della polizia a causa delle minacce ricevute. Inoltre secondo Human Right Watch, un’organizzazione non governativa internazionale che si occupa della difesa dei diritti umani, vi sono evidenze di violazione dei diritti umani in relazione alle condizioni inadeguate con cui sono accolti i rifugiati, alle continue discriminazioni contro le popolazioni Rom, e allo sfruttamento del lavoro dei migranti. Le preoccupazioni rimangono anche all’interno del quadro normativo nazionale dove è tuttora mancante il crimine contro la tortura e la costituzione di una istituzione indipendente per i diritti umani: un fallimento nel raggiungimento degli obblighi della Convenzione delle Nazioni Unite contro la Tortura.

Contesto generale per la definizione del rischio

L’Italia ha un ‘Voice and Accountability Indicator’ superiore al 75% (World Bank, 2015a).

Il ‘Corruption Perceptions Index (CPI)’ è inferiore a 50: questo indica un livello di corruzione elevato (Transparency International, 2015);

Nel Classificazione dei paesi Fragili l’Italia presenta valori medio-bassi in termini di Autorità, Economia e Ambiente (Carleton University, 2012)

L’Italia è nella lista dei paesi importatori di legname illegale e proveniente da aree dove è in essere un conflitto (Global Witnesses 2014 and 2015; Chatham House, 2015; FERN, 2015; WWF, 2015)

Per il ‘Freedom in the World index’ l’Italia è un paese libero (Freedom House, 2015)

L’Italia è al 73° posto su 180 paesi con un punteggio di 27.94 per il ‘World Press Freedom Index’ che classifica i paesi con una limitata libertà di informazione e stampa (Reporters without Borders,2015)

L’Italia è al 147° posto su 178 paesi per il ‘Fragile States Index’ del 2015 (Fund for Peace, 2015; World Bank, 2015);

Lo stato di Pace in Italia è classificato come alto, nella classifica al 36° posto su 162 paesi, dove il n.1 è il paese caratterizzato da maggior pace e stabilità (Institute for Economics and peace 2015).

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Scala funzionale applicata

La scala funzionale applicata è quella nazionale. Il quadro normativo in ambito forestale risulta piuttosto articolato impedendo la possibilità di recepire informazioni dettagliate a livello locale e regionale. Nell’analisi del rischio si adotta pertanto secondo un approccio precauzionale, ovvero si definisce ‘rischio specificato’ laddove le fonti siano mancanti o non siano state confermate da un esperto del settore.

Analisi del Rischio per la Categoria 2 del Legno Controllato

Indicatore Definizione di rischio

Giustificazione del rischio Eventuali commenti da parte dei portatori d’interesse

2.1 Il settore forestale non è associato a conflitti armati, inclusi quelli che minacciano la sicurezza nazionale o regionale e/o sono connessi ad un controllo di tipo militare.

Rischio basso L’ Italia non è un paese da cui si esporta materiale legnoso di origine illegale- derivante da attività di prelievo illegali, conflitti armati, condizioni particolari di divieto di esportazione/embargo (Global Witnesses 2015; Chatham House 2015) - quanto piuttosto è uno dei paesi europei maggiormente coinvolti nell’importazione di materiale proveniente da zone di conflitto o di origine illegale (Greenpeace, 2014). Anche se l’Italia ha adottato ed implementato la Timber Regulation (EUTR) rimangono numerosi dubbi in relazione allo scarso numero di controlli effettuati e di sanazioni applicate per il mancato rispetto della normativa.

2.2 I diritti dei lavoratori sono rispettati, inclusi i Principi e Diritti Fondamentali ILO.

Rischio specificato

Secondo la Commissione degli Esperti sulle Convenzioni ILO (CEACR) - un organo indipendente creato per esaminare le rendicontazioni dei governi rispetto allo status della ratifica delle 8 Convenzioni Fondamentali ILO (International Labour Organization) - l’Italia non sta rispettando alcuni dei Diritti Fondamentali ratificati nelle Convenzioni. Si riportano evidenze di sfruttamento di lavoratori irregolari (anche minori) nel settore agricolo - specialmente nelle regioni meridionali (Amnesty International, 2012); nel settore delle costruzioni, dei servizi domestici, degli hotel e dei ristoranti soprattutto nelle regioni Nord Italia (USDOS, 2015). Secondo le statistiche nazionali, la macro-categoria ‘agricoltura, caccia e foresta’ è tra le categorie con il più alto tasso di occupazione illegale in Italia. Anche se le statistiche disponibili non permettono di isolare dati specifici per il settore forestale viene adottato un approccio precauzionale. Inoltre, mentre rimane garantita la libertà di associazionismo e il diritto alla contrattazione collettiva (USDOS, 2015) - nonché il rispetto dei diritti contenuti all’interno della contrattazione collettiva (IUTC, 2015) - si riportano evidenti disparità nell’impiego e nel trattamento lavorativo tra uomo e donna (World Economic Forum 2014; OECD 2014).

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Indicatore Definizione di rischio

Giustificazione del rischio Eventuali commenti da parte dei portatori d’interesse

2.3 I diritti dei Popoli Indigeni e tradizionali sono rispettati.

Rischio basso Non sono presenti evidenze che dimostrano la presenza di popolazioni indigene e tradizionali in Italia (Survival International 2016).

Le misure di controllo

Quando nella filiera di fornitura viene individuato un rischio legato all’origine del materiale, oppure un rischio associato al mescolamento del materiale, devono essere attuate dall’Organizzazione misure di controllo per mitigare tale rischio. Si distinguono in misure obbligatore e raccomandate. Solitamente le misure obbligatorie prevedono evidenze oggettive (documenti, procedure specifiche) mentre quelle raccomandate possono definire ulteriori conferme necessarie derivanti da interviste con esperti/ portatori d’interesse locali.

Categoria 2 - Indicatori a rischio specificato

Misure di controllo (Obbligatorie, Raccomandate) Eventuali commenti da parte dei portatori d’interesse

2.2 I diritti dei lavoratori sono rispettati, inclusi i Principi e Diritti Fondamentali ILO. (stessa misura di controllo per l’indicatore 1.12 Impiego legale)

Obbligatorie

1. Le persone coinvolte nelle attività di taglio devono essere assunte con un contratto formale, se legalmente richiesto.2. Le persone coinvolte nelle attività di taglio devono essere coperte da assicurazione obbligatoria.3. Le persone coinvolte nelle attività di taglio devono possedere i certificati richiesti di competenza per la loro mansione

lavorativa.

Raccomandate

1. Interviste con il personale confermano che le condizioni lavorative rispettano i requisiti legali;2. Interviste con l’Autorità Pubblica incaricata al monitoraggio delle condizioni di lavoro soddisfano i requisiti legali applicabili; 3. Interviste con i rappresentati del Sindacato confermano che le condizioni lavorative rispettano I requisiti legali sulle

condizioni lavorative e non vi sono conflitti sostanziali in essere.

Categoria 3 : Legno proveniente da foreste dove Alti Valori di Conservazione vengono minacciati dalle attività di gestione

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Riassunto dell’analisi di rischio

Il Bacino del Mediterraneo è uno degli hot spot di biodiversità più critici a livello mondiale, come definito dal Programma Globale per la protezione degli ecosistemi vitali (CEPF- Critical Ecosystem Partnership Fund) che riunisce sette istituzioni globali con lo scopo di sensibilizzare e creare progetti di tutela degli ecosistemi. L’Italia è uno dei paesi della regione del Mediterraneo con una elevata variabilità climatica e quindi, con una elevata diversità biologica. L’identificazione e la mappatura delle aree ad Alto Valore di Conservazione è collegata alla condizione locale: dalle Alpi agli Appennini esiste una significativa variabilità di specie e habitat. Uno studio recente ha evidenziato che circa il 66% del patrimonio boschivo nazionale corrisponde alla definizione di una delle sei categorie degli Alti Valori di Conservazione (Maesano et al. 2014).

Contesto generale per la definizione del rischio

- Gli Alti Valori di Conservazione 1 e 3 sono presenti in modo omogeneo su tutto il territorio nazionale (Peronace et al., 2005; Maesano et al., 2014)

- L’ Alto Valori di Conservazione 2 non si applica all’Italia come da definizione dei ‘Paesaggi Forestali Intatti’ (Potapov et al., 2008)- L’Alto Valori di Conservazione 4 è basato sul rischio idrogeologico che caratterizza gran parte delle foreste italiane (87%), distribuite

prevalentemente in territorio montano o collinare (Gasparini et. al 2011) - L’Alto Valori di Conservazione 5 non si applica sul territorio nazionale (Maesano et al. 2014);- L’Alto Valori di Conservazione 5 è protetto dal Codice dei beni culturali e del paesaggio (DL n.42/2004).

Scala funzionale applicata

La scala funzionale applicata è quella nazionale. Il quadro normativo in ambito forestale risulta piuttosto articolato impedendo la possibilità di recepire informazioni dettagliate a livello locale e regionale. Nell’analisi del rischio si adotta pertanto secondo un approccio precauzionale, ovvero si definisce ‘rischio specificato’ laddove le fonti siano mancanti o non siano state confermate da un esperto del settore.

Analisi del Rischio per la Categoria 3 del Legno Controllato

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Indicatore Definizione di rischio

Giustificazione del rischio Eventuali commenti da parte dei portatori d’interesse

3.0 Le informazioni sono sufficienti per a) determinare la presenza di aree AVC; b) valutare le minacce nelle aree AVC dovute alle attività di gestione.

Rischio basso A livello nazionale le risorse a disposizioni (bibliografia disponibile) è sufficiente per determinare la presenza degli Alti Valori di Conservazione, la loro distribuzione (World Resources Institute 2016) e le minacce causate dalle attività di gestione (High Conservation Value Resource Network, 2013).

3.1 Diversità di specie Rischio specificato

Studi specifici (Genovesi et al. 2014 e Nardelli et al. 2015) dimostrano che le attività di gestione, l’agricoltura intensiva e lo sviluppo urbano sono tra le maggiori cause della perdita e frammentazione di habitat, nonché introduzione di specie aliene. Inoltre il quinto rapporto nazionale sulla Convenzione sulla Biodiversità (Ministero dell’Ambiente, della Tutela del Territorio e del Mare) evidenzia come le attività di gestione forestale non rappresentino una minaccia verso le specie e gli habitat, questo sulla base di specifiche misure di conservazione (vedi L. 394/1991) all’interno delle aree protette, e grazie alle procedure di valutazione d’impatto ambientale all’interno del Network della Rete Natura 2000 (D.P.R. 357/1997).

D’altra parte però, secondo il Corpo Forestale dello Sato (2014), i controlli verificati all’interno di parchi e riserve naturali nel 2013 sono stati più di 26.000. Solo 206 di questi non sono stati identificati come reati (meno dell’1%). Questi includono diverse tipologie di reato, tra i quali le attività di prelievo illegale non rientrano tra le casistiche più rilevanti. Una nota stampa rilasciato dal Corpo Forestale nello stesso anno, evidenzia però la crescente incidenza di attività illegali all’interno di aree protette e parchi naturali, anche se non vi sono dati specifici in merito. Il WWF e LIPU (2013) hanno riportato una serie di note critiche sulle procedure di valutazione delle Valutazioni di Impatto Ambientale (lo stato di conservazione, la scarsa analisi di soluzioni alternative, sottostima dei possibili impatti, etc.) indicando che le sanzioni sono ancora incomplete e non chiare. Sono pochi i casi riportati relative agli ecosistemi forestali, e la maggior parte di questi si riferiscono soprattutto al taglio della vegetazione ripariale lungo i corsi dei fiumi. Il report inoltre presenta casi specifici in cui le operazioni forestali non sono incluse nel quadro di riferimento normativo tra le attività che necessitano di una Valutazione di Impatto Ambientale e questo significa che le operazioni di esbosco possono avvenire in aree dove sono presenti alti valori di conservazione.

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Indicatore Definizione di rischio

Giustificazione del rischio Eventuali commenti da parte dei portatori d’interesse

Inoltre come già riportato sopra, secondo il Rule of Law indicator (<75%) l’Italia risulta essere un paese dove l’implementazione della legge è bassa (World Bank, 2015), e seppur non vi siano specifici riferimenti al settore forestale, questo indicatore, insieme al Corruption Perception Index (<50) contribuisce ad aumentare il livello di rischio nazionale (Transparency International, 2015). Sebbene non vi siano evidenze oggettive- dalle fonti disponibili- legate al settore forestale, questo può essere interpretato come un indicatore che identifica una scarsa implementazione del quadro normativo.

3.2 Mosaici ed ecosistemi a livello di paesaggio

Rischio basso Secondo la definizione fornita da Greenpeace, non esistono Intact Forest Landscape a livello nazionale (Intact Forests Landscapes 2016). High Conservation Value Resource Network (2013) ha definito questa categoria come quel paesaggio forestale che non ha subito significative modifiche da parte dell’uomo (a livello gestionale, di utilizzazione e prelievo). Maesano et al. (2014) ha adattato questa definizione al concetto di ecosistemi forestali e mosaici con una copertura forestale omogenea, superiore cioè ai 100. 000 ettari. Questa interpretazione però identifica quei paesaggi forestali omogenei e non i quei paesaggi forestali intatti dove l’azione dell’uomo è stata minima.

3.3 Ecosistemi e habitat Rischio specificato

L’Italia attraverso la Convezione sulla Diversità Biologica (L.124/1994) si impegna a proteggere la diversità biologica attraverso misure di conservazione specifiche. Secondo il Quinto Rapporto Nazionale A livello nazionale l’Italia ha dimostrato un notevole progresso sul raggiungimento degli ‘Aichi Target’, nel periodo tra il 2009 ed il 2013. Per l’identificazione ed il monitaraggio dello stato di conservazione dell’Alto Valore di Conservazione 3, le seguenti iniziative sono state implementate:

i. L’approvazione della Legge n.10/2013 che richiede alle municipalità di mantenere un inventario aggiornato degli alberi con un elevato valore storico, culturale, ecologico, economico o per l’importanza sacra/religiosa. Queste liste sono poi raccolte a livello nazionale per realizzare una banca dati a livello nazionale aggiornando ‘l’inventario nazionale degli alberi monumentali’ redatti dal Corpo Forestale dello Stato nel 1982;

ii. La creazione di una rete nazionale di alberi vetusti, basata sul progetto del Ministero dell’Ambiente “Foreste vetuste nei Parchi Nazionali d’Italia”. Attraverso delle indagini presso gli enti locali si è riusciti a definire una lista di

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Indicatore Definizione di rischio

Giustificazione del rischio Eventuali commenti da parte dei portatori d’interesse

68 siti caratterizzati per quanto riguarda la tipologia vegetazionale e la struttura dell’ecosistema (circa 1% della superficie forestale nazionale). La lista è stata aggiornata includendo quegli alberi al di fuori dei confini dei parchi nazionali.

Inoltre a livello Nazionale esistono due tipi di prodotti che mirano alla tutela della biodiversità: aree naturali protette (definite secondo la L.n.394/1991) e la Rete Natura 2000 (Secondo la Direttiva Habitat 92/43/CEE). La legge n. 394/1991 definisce I criteri e le misure per identificare e gestire le aree protette a livello nazionale, con particolare riferimento alle seguenti categorie: i) parchi nazionali; ii) parchi naturali regionali o trans-regionali, e iii) riserve naturali. Le aree protette in Italia ricoprono circa 1.3 milioni di ettari, che equivale al 15,5% della superficie forestale del paese. Inoltre, il Decreto n.357/1997 (insieme al Decreto Ministeriale del 17 ottobre 2007) definisce I criteri principiali per l’identificazione e la gestione dei Siti di Importanza Comunitaria (SIC) secondo la Direttiva Habitat 92/43 D. n. 357/1997. Le aree che ricadono all’interno della rete Natura 2000 ricoprono 1.9 milioni di ettari, che equivalgono al 22,2% della superficie forestale nazionale. La gestione delle riserve naturali e dei parchi si basa su un piano di gestione sviluppato dalle autorità competenti delle aree protette. L’autorità competente (regioni e provincie) all’interno della rete Natura 2000 deve esaminare la Valutazione d’impatto ambientale per verificare quelli che sono gli impatti ambientali derivanti dalle attività di gestione.

Secondo il Corpo Forestale dello Sato (2014), i controlli verificati all’interno di parchi e riserve naturali nel 2013 sono stati più di 26.000. Solo 206 di questi sono stati identificati come reati (meno dell’1%). Questi includono diverse tipologie di reato, tra i quali le attività di prelievo illegale non rientrano tra le casistiche più rilevanti. Una nota stampa rilasciato dal Corpo Forestale nello stesso anno, evidenzia però la crescente incidenza di attività illegali all’interno di aree protette e parchi naturali, anche se non vi sono dati specifici in merito. Il WWF e LIPU (2013) hanno riportato una serie di note critiche sulle procedure di valutazione delle Valutazioni di Impatto Ambientale (lo stato di conservazione, la scarsa analisi di soluzioni alternative, sottostima dei possibili impatti, etc.) indicando che le sanzioni sono ancora incomplete e non chiare. Sono pochi i casi riportati relative agli ecosistemi forestali, e la maggior parte di questi si riferiscono soprattutto al taglio della

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Indicatore Definizione di rischio

Giustificazione del rischio Eventuali commenti da parte dei portatori d’interesse

vegetazione ripariale lungo i corsi dei fiumi. Il report inoltre presenta casi specifici in cui le operazioni forestali non sono incluse nel quadro di riferimento normativo tra le attività che necessitano di una Valutazione di Impatto Ambientale e questo significa che le operazioni di esbosco possono avvenire in aree dove sono presenti alti valori di conservazione.

Inoltre come già riportato sopra, secondo il Rule of Law indicator (<75%) l’Italia risulta essere un paese dove l’implementazione della legge è bassa (World Bank, 2015), e seppur non vi siano specifici riferimenti al settore forestale, questo indicatore, insieme al Corruption Perception Index (<50) contribuisce ad aumentare il livello di rischio nazionale (Transparency International, 2015). Sebbene non vi siano evidenze oggettive- dalle fonti disponibili- legate al settore forestale, questo può essere interpretato come un indicatore che identifica una scarsa implementazione del quadro normativo.

3.4 Servizi Ecosistemici critici Rischio specificato

Secondo studi recenti (Trigila et al. 2015) la mancanza di una gestione attiva e l’abbandono di aree forestali risultano essere le maggiori cause correlate alla protezione di bacini idrici, il controllo dell’erosione di superfici e pendii vulnerabili. C’è la necessità di implementare misure preventive come l’attuazione di specifiche misure selvicolturali, la rimozione di biomassa e l’implementazione di barriere contro valanghe e frane. Da parte della pubblica amministrazione (Regioni, provincie, comuni) viene richiesto uno sforzo maggiore per la promozione di una gestione attiva del paesaggio, soprattutto perché la pianificazione delle risorse forestali pubbliche risulta essere obbligatoria. Dalle informazioni più recenti (INFC, 2005) risulta che la superficie pubblica pianificata è pari al 34% della superficie forestale nazionale - ed in generale la superficie forestale totale soggetta a pianificazione è pari al 16% della superficie nazionale- e questo significa che l’articolo 130 del RDL n. 3267/1923 non risulta essere rispettato in un numero significativo di casi.

3.5 Bisogni delle comunità Rischio basso In Italia non esistono Aree che possono rientrare all’interno di questa Categoria di Alti Valori di Conservazione: non esistono siti e/o risorse che possono essere definite fondamentali per le necessità delle comunità locali (Maesano et al.; Brown et al. 2013).

3.6 Valori culturali I siti forestali di elevato significato dal punto di vista culturale, archeologico o storico (sia a livello nazionale che globale) sono stati mappati da Frascaroli et al. (2012) solo nelle regioni centrali italiane. Ci sono diversi strumenti a livello locale o regionale (e a livello

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Indicatore Definizione di rischio

Giustificazione del rischio Eventuali commenti da parte dei portatori d’interesse

provinciale) che identificano queste aree: un esempio è l’Archeo Browser della Provincia di Bolzano. Il Codice dei beni culturali e del paesaggio da specifiche misure di conservazione per ‘proteggere aree forestali, aree affette da incendi boschivi e aree riforestate (Art. 142 del Decreto n.42/2004). Questa analisi deve essere confrontata con l’Indicatore 1.13 della Categoria 1 del Legno Controllato: i diritti delle comunità locali sono riconosciute formalmente e implementate. Le aree sacre/religiose o le aree dove i valori culturali devono essere mantenuti sono effettivamente protette Codice dei beni culturali e del paesaggio (Maesano et al. 2014).

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Le misure di controllo

Quando nella filiera di fornitura viene individuato un rischio legato all’origine del materiale, oppure un rischio associato al mescolamento del materiale, devono essere attuate dall’Organizzazione misure di controllo per mitigare tale rischio. Si distinguono in misure obbligatore e raccomandate. Solitamente le misure obbligatorie prevedono evidenze oggettive (documenti, procedure specifiche) mentre quelle raccomandate possono definire ulteriori conferme necessarie derivanti da interviste con esperti/ portatori d’interesse locali.

Categoria 3 - Indicatori a rischio specificato

Misure di controllo (Obbligatorie, Raccomandate) Eventuali commenti da parte dei portatori d’interesse

3.1 Diversità di specie

Obbligatorie

1. Consultazione con esperti del settore (enti di ricerca, autorità locali, organizzazione ambientaliste).2. Le attività di prelievo non avvengono nelle aree dove sia probabile il verificarsi di alte concentrazioni di specie.3. Le specie arboree protette nell’ambito della categoria AVC 1 non vengono tagliate.4. Gli AVC vengono individuati e protetti durante le attività di gestione.

Raccomandate

1. Esistono piani di gestione forestale e includono un inventario professionale delle specie minacciate, nonché rilevanti misure di gestione che assicurano che venga diminuito il rischio delle attività di gestione che minacciano la sopravvivenza delle specie (es. sono state identificate aree a libera evoluzione).

2. Campionamento di campo delle aree di taglio.3. Sistemi di tracciatura del legname.

3.3 Ecosistemi e habitat

Obbligatorie

1. Consultazione con esperti del settore (enti di ricerca, autorità locali, organizzazione ambientaliste)2. Approvvigionamento da aree forestali dove i gestori forestali che forniscono legno controllato sono in grado di

identificare la presenza di questi valori e proteggerli dalle minacce.3. I HCV vengono individuati e protetti durante le attività di gestione.

Raccomandate

1. Esistono piani di gestione forestale e includono una revisione professionale degli ecosistemi a rischio, insieme alle rilevanti misure di gestione per assicurare che le attività di gestione forestale non minaccino la sopravvivenza delle specie (es. sono state identificate aree a libera evoluzione, gestione adattativa come nel caso in cui sia stato pianificato il taglio).

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2. Campionamento di campo delle aree di taglio.3. Sistemi di tracciabilità del legname.4. Verifica delle registrazioni di località (tecniche GPS, geo-referenziazione dei siti di taglio).

3.4 Servizi Ecosistemici critici (stessa misura della categoria dell’indicatore 1.3 Pianificazione della gestione e del taglio)

Obbligatorie

Per foreste pubbliche

4. Piano di assestamento/strumento di pianificazione simile che secondo il regolamento regionale/locale, è equivalente ad un piano di gestione forestale;

5. Esistono evidenze che il piano di gestione/strumento di pianificazione simile è stato inviato alle autorità competenti per la verifica/approvazione oppure è stato sottoposto ad un controllo da parte dell’autorità pubblica con esito positivo;

6. Le aree interdette al taglio devono essere identificate nel piano di gestione/strumento di pianificazione simile e mappate se richiesto dalla legge/regolamento.

Per le foreste private

4. Piano dei tagli/strumento di pianificazione simile richiesto dal regolamento regionale/locale;5. Esistono evidenze che il piano dei tagli/strumento di pianificazione simile è stato firmato da un tecnico abilitato e timbrato

con il timbro professionale; oppure6. Esistono evidenze che il piano dei tagli/strumento di pianificazione simile è stato inviato alle autorità competenti per la

verifica/approvazione oppure è stato sottoposto ad un controllo da parte dell’autorità pubblica con esito positivo;

Raccomandate

5. Interviste con le autorità locali incaricate di valutare/approvare i piani di gestione forestale;6. Interviste con le autorità locali incaricate al monitoraggio/controllo delle autorizzazioni al taglio;7. Mappe che dimostrano l’area oggetto di utilizzazione forestale (nel rispetto del piano dei tagli);8. Verifiche sul campo confermano la corrispondenza al piano dei tagli.

Categoria 4: Legno proveniente da foreste convertite in piantagioni o in forme d’uso del suolo non forestali

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Riassunto dell’analisi di rischio

Nella valutazione delle soglie per la conversione sono stati considerati I seguenti aspetti: i. l’estensione e l’impatto delle attività umane responsabili degli impatti negativi nelle aree forestali, come ad esempio l’agricoltura, l’allevamento, il pascolo, lo sviluppo delle aree urbane, attività estrattive (di minerali, di energia), dighe; ii. L’analisi dell’efficienza delle misure amministrative (a livello nazionale o locale) per garantire l’effettiva implementazione di leggi e regolamenti in relazione alla conversione d’uso del suolo. Per l’effettiva comprensione di questa categoria è necessario consultare la Categoria 1 del Legno Controllato sigli aspetti di legalità delle operazioni forestali.

Contesto generale per la definizione del rischio

Le foreste sono classificate come bene paesaggistico ed i rispettivi valori sono tutelati dal Codice dei beni culturali e del paesaggio (D.Lgs. 227/2001); Le foreste sono protette da una specifica normativa/ vincoli paesaggistici (RDL 3267/1923) La conversione d’uso del suolo non è generalmente permessa se non formalmente autorizzata dalla autorità responsabile (D.Lgs. 227/2001); La conversione d’uso del suolo avviene prevalentemente per la costruzione di infrastrutture e processi di urbanizzazione (Marchetti et al. 2012) Il ‘Rule of Law Indicator’ inferiore del 75%: questo indica una scarsa/mancata del quadro normativo nazionale (World Bank 2015); Il ‘Corruption Perceptions Index (CPI)’ è inferiore a 50: questo indica un livello di corruzione elevato (Transparency International, 2015);

Scala funzionale applicata

La scala funzionale applicata è quella nazionale. Il quadro normativo in ambito forestale risulta piuttosto articolato impedendo la possibilità di recepire informazioni dettagliate a livello locale e regionale. Nell’analisi del rischio si adotta pertanto secondo un approccio precauzionale, ovvero si definisce ‘rischio specificato’ laddove le fonti siano mancanti o non siano state confermate da un esperto del settore.

Analisi del Rischio per la Categoria 4 del Legno Controllato

Indicatore Definizione di rischio

Giustificazione del rischio Eventuali commenti da parte dei portatori d’interesse

4.1 La conversione di foreste naturali in piantagioni o altri usi del suolo è inferiore dello 0.02% o di 5000 ettari in media di perdita annuale degli ultimi 5 anni; oppure

La conversione è illegale a livello nazionale e regionale su terreni pubblici/privati.

Rischio basso La conversione d’uso del suolo è permessa, ma la legislazione nazionale non permette di convertire suolo forestale a meno che questo non sia autorizzato (a livello regionale o locale) dalle autorità competenti. I processi di conversione sono monitorati e normalmente soggetti a meccanismi di compensazione. Sulla base della Banca Dati Nazionale sull’uso del suolo, per il periodo tra il 1990 ed il 2008, Marchetti et al. (2012) ha stimato un valore medio a livello nazionale in relazione alla conversione d’uso del suolo pari a 7.000 ettari/all’anno. La conversione avviene prevalentemente per motivi legati alle attività di urbanizzazione. A livello nazionale la variazione negativa è compensata dalla naturale espansione della superficie forestale e dai processi di riforestazione artificiale.

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Indicatore Definizione di rischio

Giustificazione del rischio Eventuali commenti da parte dei portatori d’interesse

Secondo i dati della FAO (2010), la superficie forestale in Italia ha avuto una variazione annuale positiva (pari a +0.88%) tra il 2005 ed il 2010.Secondo il rapporto più recente (FAO, 2015) c’è stata una variazione positiva (pari a +0.6%) tra il 2010 ed il 2015. L’espansione della superficie forestale a livello nazionale è confermato anche da altre fonti ufficiali, ad esempio il Rapporto Annuale sui Dati Ambientali pubblicato dall’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale da parte del Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare (ISPRA, 2014).

Anche se Il Corpo Forestale riporta evidenze di attività illegali nel settore forestale e l’Italia secondo il Rule of Law indicator (<75%) risulta essere un paese dove l’implementazione della legge è bassa (World Bank, 2015), unito al livello di corruzione percepito elevato (Corruption Perception Index <50) non vi sono evidenze oggettive legate alla conversione d’uso del suolo.

Categoria 5 : Legno proveniente da foreste in cui sono piantati alberi geneticamente modificati.

Riassunto dell’analisi di rischio

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A livello Nazionale la legge n.5/2005 è in linea con la Direttiva Europea 2001/18/EC che permette la coltivazione di organismi geneticamente modificati. Le regioni comunque, che hanno una competenza esclusiva su questo tema stanno spingendo per limitarne la coltivazione. A questo scopo si richiedono infatti specifiche licenze, visto che la coltivazione di OGM insieme ad altre culture non è permessa. L’uso di OGM è legale solamente in ambienti chiusi e per scopi prevalentemente di ricerca: non possono essere utilizzati in proprietà collettive o pubbliche, in aree protette o in aree dove le attività rurali sono connesse a marchi di qualità a livello nazionale o internazionale. Inoltre, in caso di commercio di OGM, si devono riportare chiaramente le informazioni sulla natura dei prodotti che devono essere immessi nel mercato. Per sostenere i prodotti liberi da OGM è stato creato un marchio speciale: “liberi da OGM”. E’ importante sottolineare che le informazioni relative all’uso di OGM sono per lo più connesse ai prodotti agricoli.

Contesto generale per la definizione del rischio

L’uso di OGM è legale, ma tutti gli usi degli OGM devono essere autorizzati e gli esperimenti degli OGM per uso meramente legato alla ricerca sono registrati e resi disponibili pubblicamente (Direttiva 2001/18/EC).

Per l’uso commerciale di alberi OGM è necessario ottenere una licenza specifica, e questa è riportata all’interno di un Registro Nazionale per poter utilizzare gli OGM sul mercato (Legislative Decree 8 July 2003 n. 224);

Le notifiche relative all’uso non autorizzato legato agli OGM sono state raccolte, ma nessuna di queste si riferisce ad un prodotto forestale (CFS 2013).

Scala funzionale applicata

La scala funzionale applicata è quella nazionale. Il quadro normativo in ambito forestale risulta piuttosto articolato impedendo la possibilità di recepire informazioni dettagliate a livello locale e regionale. Nell’analisi del rischio si adotta pertanto secondo un approccio precauzionale, ovvero si definisce ‘rischio specificato’ laddove le fonti siano mancanti o non siano state confermate da un esperto del settore.

Analisi del Rischio per la Categoria 5 del Legno Controllato

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Indicatore Definizione di rischio

Giustificazione del rischio Eventuali commenti da parte dei portatori d’interesse

5.1 Non c’è uso commerciale di alberi geneticamente modificati.

Rischio basso Esistono pochissime notifiche relative all’uso di Organismi geneticamente Moidificati (CFS, 2013). Nessuna di queste si riferisce all’impiego forestale di OGM e nn vi sono evidenze che compormettono la definizione di baso rischio.

L’unico caso sperimentale con l’utilizzo di alberi OGM è datato 1998 e si riferisce al ciliegio (Prunus avium) e all’ ulivo (Olea europea). Inoltre non vi sono evidenze di le licenze rilasciate per l’uso di prodotti forestali OGM sul mercato.

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