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Sommario Editoriale Coscienza Astrologia evolutiva Nutrizione consapevole Scienza di frontiera Psicosintesi Educazione nnn La confusione di idee rispetto all’attuale passaggio epocale ci spinge ad affrontare l’argomento per portare chiarezza nelle menti che applicano la comprensione del cuore. Come si evince dallo schema, ogni passaggio epocale avviene tramite una età di transizione. Gli eventi catastrofici enunciati secondo le varie profezie, quali la inversione del magnetismo terrestre o la cadu- ta di meteoriti, e lo sconvolgimento planetario conseguente, non sono successi non perché non potrebbero succedere, ma per- ché la “finestra ciclica di opportunità” riguarda il cambiamento coscienziale. Ogni periodo di transizione è critico così come ogni nascita. Il nuovo parto comporta un certo grado di sofferenza che, poi, diviene momento di catarsi e gioia. Così, in questo passaggio dal grande ciclo di Pisces a quello di Aquarius la crisi interiore dell’Umanità provoca una crisi esteriore del pianeta. L’allineamento cosmico tra il Sole e il centro galattico conferma inequivocabilmente il momento “magico” che si ripete ogni 25920 anni, ciclo che è determinato dalla precessione degli equinozi. Il calendario Maya ha calcolato con precisione la fine del periodo atlantideo il 21 12 2012, e così è stato. Ora inizia la nuova civiltà che porterà l’Umanità verso la rinnovata età del- l’Oro. Un’età che, mediante il riconoscimento della Libertà crea- tiva e della Uguaglianza essenziale degli individui, produrrà Fra- tellanza. In questa direzione sono sospinti, dall’amore divino, il pianeta e l’Umanità tutta, Il passaggio epocale Fraternity magazine L’amore della verità nella luce del conoscere pubblicazione a cura di Fraternity www.fraternity.it [email protected] gennaio 2013 n: 3 di Edoardo Conte Bianca Marelli , Adele Caprio , Carmen Doto , Edoardo Conte , Carmelo Percipalle Stefano Calamita Hanno collaborato a questo numero:

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SommarioEditoriale

Coscienza

Astrologia evolutiva

Nutrizione consapevole

Scienza di frontiera

Psicosintesi

Educazione

nnn

La confusione di idee rispetto all’attuale passaggio epocale ci spinge ad affrontare l’argomento per portare chiarezza nelle menti che applicano la comprensione del cuore. Come si evince dallo schema, ogni passaggio epocale avviene tramite una età di transizione. Gli eventi catastrofici enunciati secondo le varie profezie, quali la inversione del magnetismo terrestre o la cadu-ta di meteoriti, e lo sconvolgimento planetario conseguente, non sono successi non perché non potrebbero succedere, ma per-ché la “finestra ciclica di opportunità” riguarda il cambiamento coscienziale.Ogni periodo di transizione è critico così come ogni nascita. Il nuovo parto comporta un certo grado di sofferenza che, poi, diviene momento di catarsi e gioia. Così, in questo passaggio dal grande ciclo di Pisces a quello di Aquarius la crisi interiore dell’Umanità provoca una crisi esteriore del pianeta.L’allineamento cosmico tra il Sole e il centro galattico conferma inequivocabilmente il momento “magico” che si ripete ogni 25920 anni, ciclo che è determinato dalla precessione degli equinozi. Il calendario Maya ha calcolato con precisione la fine del periodo atlantideo il 21 12 2012, e così è stato. Ora inizia la nuova civiltà che porterà l’Umanità verso la rinnovata età del-l’Oro. Un’età che, mediante il riconoscimento della Libertà crea-tiva e della Uguaglianza essenziale degli individui, produrrà Fra-tellanza. In questa direzione sono sospinti, dall’amore divino, il pianeta e l’Umanità tutta,

Il passaggio epocale

FraternitymagazineL’amore della verità nella luce del conoscere

pubblicazione a cura di Fraternity www.fraternity.it [email protected] gennaio 2013 n: 3

di Edoardo Conte

Bianca Marelli, Adele Caprio, Carmen Doto, Edoardo Conte, Carmelo Percipalle Stefano Calamita

Hanno collaborato a questo numero:

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10 pensieri-seme per la Nuova EraCoscienza - a cura di Edoardo Conte

1° La diversità è l'essenza della vita

Questo è un Principio. La Vita Una procede ed evolve attra-verso la diversità delle forme che a loro volta concorrono a significarne l'unicità. E' l'eter-na danza che, piroettando, intreccia e mischia, scompo-

ne e trasforma. A volte consideriamo la diversità come attentato alla nostra tradizione e si-curezza; così facendo cadiamo nella separatività. Allora ci richiudiamo in noi stessi e, come i ricci, mostriamo gli aculei. Dobbiamo imparare ad accet-tare la diversità in ogni sua espressione, poiché do-ve c'è diversità c'è ricchezza.

2° Cinque sono le razze ma Una è l'Umanità

Nel corso dei millenni sono ap-parse sul pianeta cinque razze ognuna delle quali ha sviluppa-to una diversa civiltà secondo la propria caratteristica e nota fondamentale. Ogni razza ha arricchito il patrimonio della

progenie umana sfruttando la capacità creativa e portando in essere l'arte, la scienza, l'architettura, la politica, l'economia e la religione. Ogni razza ha fecondato col proprio seme la Terra ed ha modificato l'ambiente per rendere ac-cogliente la propria dimora. Diversa la tradizione, la cultura, il colore della pelle, ma unica l'intelligenza, unico il sentimento, identico il sangue che scorre nelle vene. Tutti gli esseri umani piangono e ridono per gli stes-si motivi. Uomini e donne si cercano per formare famiglie e aspirano al benessere e alla felicità dei figli. Tutti invocano, pur con parole diverse, gli stessi sacri valori di libertà e uguaglianza.

3° La buona volontà è alla base dei rapporti

Laddove si pratica la buona volontà avviene un incontro, si arriva ad un accordo, no-nostante la distanza iniziale che separa due punti di vi-sta. Quando vogliamo rap-portarci agli altri dobbiamo trovare un punto in comune

dal quale sviluppare strategie di consolidamento della relazione, necessarie ad ogni collettività. Occorre procedere come su binari paralleli, la cui vicinanza è determinata dalla nostra volontà di essere complementari, di condividere l'esperienza, di individuare obiettivi comuni. Con la volontà di costruire punti di unione, si realizza quella rete di legami sinergici che vien detta: "Fratellanza".

4° La pace è una realizzazione interiore

La pace non può essere im-posta o gridata. La pace è un lungo percorso di crescita individuale che si snoda tra le pieghe della coscienza. Fin-ché non sia stata vissuta tut-ta l'invidia, la gelosia, la su-

perbia, l'orgoglio e in una pa-rola la separatività che agita l'animo umano, non potrà emergere il senso di equità che nasce dalla accettazione del lato oscuro celato dentro di noi. La pace può giungere solo quando ognuno porta allo scoperto il nemico interiore e lo fa elidere, annichili-re con il nemico esteriore. Noi esseri umani, siamo i peggiori nemici di noi stessi e ci ostiniamo a com-battere gli uni contro gli altri perché non vogliamo riconoscere i nostri misfatti, le nostre manchevolez-ze, le nostre fragilità. Chi vuole la pace cerca l'ar-monia lavorando in silenzio dentro il proprio cuore.

5° Il potere è la forza del servire e non del con-trollare

La capacità di pesare le cose; di rispondere alle ne-cessità (cioè la responsabili-tà; dal latino: res ponsum abilitas) contraddistingue da sempre l'essere umano a cui si attribuisce potere. Il "Gran sacerdote" era colui

che deteneva le risposte alle domande, e quindi alle esigenze, della popolazione che, in virtù di ciò, lo riconosceva come sommo capo. Dunque, servire il popolo, e non "dominarlo, o controllarlo, è la condizione di vera potenza di colui che assume su di sé il peso delle scelte, per il benessere della collettività.A questo nobile scopo sono ora chiamati tutti gli in-dividui che hanno raggiunto la consapevolezza di essere utili alla società civile secondo la propria ca-pacità di discriminare e portare il necessario cam-biamento.

6° L’ingegno umano è la misura di scambio fra i Popoli

L'attuale sistema socio-econo-mico che basa il benessere, singolo e sociale, sulla quantità di beni scambiati, non riesce ad adempiere in modo soddisfa-cente al compito di distribuire ricchezza, poiché aumenta le disparità. Un’economia incentra-ta sulla quantità produce scarsi-

tà, povertà, odio, ossia: Conflitto. Occorre incentiva-re la qualità della vita sviluppando una società in cui

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l'essere umano sia perno centrale attorno al quale ruotino gli elementi della cooperazione solidale e della equa distribuzione delle risorse.Un sistema fondato sulla qualità realizza ricchezza, fiducia, cooperazione, ossia: Armonia. Se ne dedu-ce che il benessere di una Nazione, e la derivante circolazione monetaria, non possono dipendere dal-la capacità di vendere merci bensì, dalla capacità di "produrre" soddisfacenti rapporti umani, basati sulla possibilità di esprimere i talenti individuali.

7° Le risorse appartengono a tutte le Nazioni

Il pianeta Terra non conosce né le Nazioni, né i confini di pro-prietà degli Uomini. Esso cela, conserva ed elargisce i beni primari perché i Regni di Natu-ra più evoluti ne possano trarre sostentamento. E' in questo spirito che l'Umanità deve ope-

rare con scambievole collabora-zione, utilizzando le materie prime secondo il princi-pio di equità che gli appartiene.Sì, la "uguaglianza" nasce con l'uomo, non prima dell'uomo. E' il Regno Umano che, unico in natura, sulla propria auto-coscienza fonda il diritto ad esse-re uguale; a riconoscersi in una "Unità senziente" di eguale potenzialità (ogni uomo può ritrovare sé stesso specchiandosi negli occhi dell'altro).Non bestie feroci; non vittime o carnefici, secondo l'equilibrio di natura che interviene a ristabilire la "parità", non l'uguaglianza. Questo principio, seppur latente, è la luce dell'anima che, da eoni, guida l'in-dividuo, attraverso il conflitto, la guerra, il possesso, per giungere all'armonia: la fratellanza. Quando l'Umanità si riconoscerà portatrice del principio di "uguaglianza", capirà che il benessere di tutti i po-poli può essere attuato solo attraverso una equa condivisione di tutto ciò che la Terra offre.

8° La tecnologia è al servizio dell'Uomo nel rispetto dell'ambiente.

Tecnos in greco significa: “Arte”. Dunque la tecnologia è lo stru-mento che ci permette di realizza-re l’arte di interagire. Riteniamo che la tecnologia sia da sempre la più alta espressione della creativi-tà umana, atta ad armonizzare le esigenze del Genere Umano in rapporto alle leggi Universali, a quelle Sistemiche, alle leggi di

Natura, ed a quei fondamenti del comportamento e delle aspirazioni a cui vien dato il nome di: "Etica".La tecnologia è il mezzo che la mente umana ha perfezionato, di era in era, per interagire con tutti i Regni di Natura. Con la tecnologia si stabiliscono i rapporti tra individuo e individuo, popoli e razze; ma anche umanità e natura, civiltà e ambiente. Umani-tà, Natura e Tecnologia costituiscono la triade prin-

cipale del pianeta, da cui si genera la totalità degli eventi e delle manifestazioni. Da ciò si deduce co-me sia di vitale importanza un rapporto ottimale tra l'Uomo e l'ambiente.

9° Il denaro non è un bene da possedere ma un mezzo di scambio che deve circolare

Il denaro rappresenta una particolare qualità, colore, o vibrazione dell'energia uni-versale e sistemica, ed è il più efficace mezzo di tra-sformazione della materia. Se usato adeguatamente, con giusto movente, può ar-

rivare a raffinarla talmente da "liberarne" lo Spirito. Infatti, Materia e Spirito, apparentemente opposti, in realtà non sono altro che lo stato di base e quello eccelso della stessa sostanza. Dobbiamo imparare a non trattenere il flusso monetario (strumento della abbondanza e della ricchezza dell'Umanità) per fini egoistici e speculativi; bensì a farlo fluire continua-mente, affinché tutti ne possano disporre.

10° L'energia solare è la migliore risorsa

Su questo concetto credia-mo di poter affermare che tutti dovrebbero concorda-re. Tuttavia, la immensa speculazione che condizio-na l'intero globo all'utilizzo del liquame prodotto dalla

compressione dei secoli, al-trimenti detto: "petrolio", ne pregiudica l'attuazione. Sappiamo tutti che la luce del sole non inquina anzi, è strumento di crescita e benessere per tutte le creature viventi; eppure facciamo ben poco per uti-lizzarla quale fonte energetica attraverso il sistema fotovoltaico o a concentrazione (il cosiddetto solare termo-elettrico). Si parla di costi ancora troppo alti quando, al contrario, già stiamo pagando a caro prezzo l'insensato uso degli idrocarburi. E' ormai a forte rischio la salute individuale, l'equilibrio dell'am-biente e l'indebitamento delle Nazioni.

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Il Capricorno, gli Arcani e il cicloAstrologia evolutiva - a cura di Adele Caprio e Rosella Pirodda www.lenuvoledicivita.it

L'Astrologia è il più antico tentativo di interpretare il Dualismo tra l'Ordine Celeste ed il disordine terre-stre.

Nell'Universo le Leggi regolano gli Eventi periodici, prevedibili, ma sulla Terra l'impatto di queste forti Energie trova "resistenze" che si trasformano in paure inconsce, in conflitti irrazionali, in lotte fratrici-de senza fine.

Lo Zodiaco è il Simbolo del Ciclo, l'esperienza delle Stagioni nella natura umana.

Così come la vita di un individuo è condizionata dal-la somma delle vite precedenti, così nel Ciclo delle Stagioni l'Inverno è condizionato dalla qualità del seme arietino, dal suo raccolto cancerino, dal nutri-mento distribuito con equilibrio in Bilancia, per rac-cogliere quei Frutti che servono a nutrire l'uomo du-rante il lungo inverno.

Nel ciclo annuale la Forza-Giorno si sussegue alla Forza-Notte: la Luce spinge alla nascita delle Idee Divine in Ariete, simbolo di Germinazione, si realiz-za e matura come matrimonio e responsabilità fami-liare in Cancro, si attiva ed equilibra come unità so-ciale e istituzionale in Bilancia, fino a che la Forza dell'Ombra raggiunge il suo apice come potenza di Stato organizzato, una "Totalità sociale gerarchizza-ta": il Capricorno.

L a N o t t e entra nel Ventre della M a d r e e l'uomo, nel silenzio si s e n t e i n comunione con la sua Stella Inte-riore, il suo So le Not-t u r n o . I l

Solstizio d'Inverno apre la Seconda Porta: il Capri-corno. La neve ricopre con il suo manto la natura, la protegge dai pericoli dell'esterno, ma intanto una Vita interiore si accende, la Vita del Cristo che rina-sce nei cuori degli uomini.

Il Capricorno è una Capra che si arrampica sui luo-ghi più arditi e rocciosi, si unisce al Regno Minerale, raggiunge la Vetta della Montagna sociale fatta di onori, prestigio, di potere politico ed economico.

Il Capricorno " è anche il Coccodrillo che vive per metà nell'acqua, per metà sulla Terra; spiritualmente è poi l'Unicorno, la creatura che combatte e trionfa, dei miti antichi" (Il Tibetano in "Astrologia Esoterica" p.154)

è il mondo di Cesare, "Date a Cesare quel che è di Cesare", la sfera della massima ascesa sociale e organizzazione dello Stato, ma a Cristo cosa dia-mo?

Il Capricorno simboleggia il conseguimento dell'uo-mo spirituale, che nella sua solitudine ha fatto di se stesso un Micro Cosmo, un Tempio che contiene il Tutto in un atomo di Luce.

Lo Stato capricornino diventa stabile, diventa il Car-dine su cui poggia la società, ma niente è "stabile" per definizione, per cui il Tempo-Spazio è in conti-nua espansione e questo Stato, fatto di organizza-zioni burocratiche, religiose, di giochi di potere, il Cesare all'apice della gloria terrena, può crollare.

Nessuna società è statica, nessuna civiltà, nessuna razza.

La società deve distruggere se stessa per progredi-re, per far penetrare le Forze Acquariane che avan-zano inesorabilmente.

La Forza della Luce interiore nasce in una umile mangiatoia: è il Cristo bambino che ci porta " non pace ma una Spada" per distruggere il vecchio, per far sgretolare le cristallizzazioni.

I nativi del Capricorno portano in sé un Seme Vi-vente ma non sempre ne conoscono il significato.

Spesso cercano di realizzarsi come Elemento-terra, nelle più alte attività sociali, in cui il successo ed il prestigio sono il frutto che colma un vuoto, fino a che non focalizzano la loro attenzione al bambino interiore, al Cristo Bambino, che da sempre aspetta di essere ascoltato.

è evidente il collegamento dell'Astronomia e Astro-logia con gli Arcani Maggiori ma non è così logico collegare i Segni Zodiacali ad uno specifico Arcano. Infatti questi gemellaggi sono diversi a seconda de-

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gli autori e delle varie tradizioni, se Europea o se legata alla Cabala o all'Alchimia.

Il Capricorno contiene diversi Elementi: l'Aria e la Terra, concretizzata nella Capra che agile sale sulla Montagna Spirituale e l'Elemento Acqua, la sua Co-da squamosa, simbolo del Pesce.

Può essere paragonato all'Arcano Maggiore La Ruota della Fortuna, la Ruota del Destino, alla Quale si aggrappano due personaggi: l'Esta-te, un Ernanubi con in mano il Caduceo di Mercurio, portatore di calore e vitalità, e l'In-verno, l'avversario, l'Uomo Pesce-Capra, acquatico e terrestre, dal volto fangoso e dal drappeggio rosso cupo, in cui arde il fuoco delle passioni e del Potere dello Spirito che si im-merge nella Materia. Ma il mostro ha in ma-

no il Tridente, Simbolo Nettuniano di Rigenerazione delle Acque, simbolo dell'uomo decaduto e rigene-rato dalla Fonte Battesimale.

L'Uomo Pesce si può identificare nei Makara o Coc-codrilli, i Signori di Saggezza di Capricornus.

Nella tra-dizione bab i l o n e s e t r o v i a m o Suhuru-in-zu, l'Uomo P e s c e -Capra, che simboleg-gia le Te-neb re , i l freddo co-s t ru t t i vo , nel quale si cela la V i t a n e l S o l s t i z i o

d'Inverno, il Principio che discende nella Terra.

"La Capra diventa l'Unicorno che porta alla Vittoria sulla materia. Coccodrillo, Capra e Unicorno descri-vono le tre fasi di Capricornus". ( Astrologia Esoteri-ca p 157).

L'Arcano La Torre si può ricollegare all'essenza ca-pricornina: la Torre diventa il simbolo della tendenza dell'uomo alla costruzione di un mondo materiale che sia un Veicolo per le Forze Spirituali. Ma spesso si possono prendere vie sbagliate. L'avidità umana

trasforma i desideri in dispotismi, il bisogno di pos-sesso in gelosie malsane, in dittature che sfruttano la debolezza umana.

La Torre crolla con tutto ciò che contiene, cose e uomini, re e mendi-canti. Orgoglio, pre-sunzione, avidità di conquista, Materiali-smo, hanno fine. Il So-le con il suo Raggio Distruttore decapita la Torre.

Quando perseguiamo un progetto egoistico la catastrofe è già in-serita nel suo dna, provocata dall'uomo, "negativo", che attira l'energia del lampo, "positiva" e si autodi-strugge.

Dio, nel Suo Settem-plice Aspetto, anche distruttivo, porta agli uomini il castigo della propria avidità e presunzione.

Il Pianeta esoterico di Capricornus, Saturno, "Uno dei più potenti Signori del Karma, costringe l'uomo ad affrontare il passato e a prepararsi nel presente per il futuro. Questo è l'intento dell'occasione karmi-ca. Per certi aspetti Saturno è come il Guardiano sulla Soglia Planetario, poichè tutta l'Umanità deve affrontarlo, cosi' come l'Angelo della Presenza, per scoprire che entrambi sono quella dualità composi-ta che è Essa stessa". ( "Astrologia Esoterica" p. 164)

Saturno è il Simbolo della Trasformazione, della Legge e della Responsabilità, attraverso la quale l'uomo deve passare, prima che possa trovare la Liberazione dalla Prigione della materia, attraverso le Energie di Urano e Acquarius.

Il Glifo di Saturno è "volutamente indecifrabile" ed è chiamato "la Firma di Dio"; è formato dalla Croce che sovrasta una Falce:

la Croce domina la Falce, l'Opera Alchemica è compiuta, siamo all'Apice, alla Fine Mortale della materia cristallizzata.

Il Principio trasformatore conduce alla dissoluzione ed alla Nuova Nascita in Cristo.

"Il Cristo vince sempre contro Cesare. Il ciclo della vita non permette una realizzazione statica. Ogni cosa si volge nel proprio opposto. La ruota gira in-cessantemente e la Forza-Giorno si rapporta dina-micamente con la Forza-Notte in un dramma che sempre si rinnova e che è la vita stessa". ( I Segni Astrologici" Dane Rudhyar).

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Disintossicare è purificareRestando in tema di purifi-cazione, indi-spensabile per i l passaggio epocale, vorrei proporvi una dieta disintos-sicante per lo smal t imento degli stravizi gastronomici

delle festività natalizie. Dobbiamo sempre ricordare che il nostro corpo è il tempio dello Spirito e che è nostro preciso dovere mantenerlo sano e rispondente alle necessi-tà evolutive.

Disintossicare significa eliminare tossine, intenden-do con questo termine tutte le sostanze nocive per il nostro corpo, che derivano dagli alimenti o che si producono nei processi digestivi.

La salute del nostro organismo dipende fortemente dal rapporto tra la quantità di tossine introdotte e la quantità che riusciamo ad eliminare attraverso gli organi emuntori (polmoni, reni, fegato, intestino).

Tutto fun-ziona be-ne fintanto c h e l a q u a n t i t à introdotta è pari a q u e l l a espu lsa , t u t t a v i a quando le t o s s i n e introdotte diventano maggiori di quelle espulse (a causa di un’alimentazione scorret-ta o eccessiva, oppure perché gli organi emuntori non funzionano adeguatamente) queste si deposi-tano nei tessuti, intossicando l’organismo e creando il terreno adatto all’instaurarsi di diverse patologie.

È consigliabile, quindi, mantenere una corretta ali-mentazione e, in particolari periodi, è raccomanda-bile rinforzare ulteriormente l’organismo attraverso una “pulizia mirata” che lo disintossichi dagli accu-muli presenti.

I momenti migliori per farlo sono:

1. all’inizio di una dieta dimagrante per migliorarne e mantenerne i risultati.

2. in primavera per eliminare gli accumuli provenien-ti dall’alimentazione invernale, solitamente ricca di cibi calorici.

3. in autunno per rinforzare l’organismo in previsio-ne delle patologie invernali.

4. dopo i periodi di feste, ferie o di eccessi alimenta-ri.

5.

ESEMPIO DI SCHEMA DEPURATIVO

È uno schema dietetico restrittivo da usare per un giorno e se non si hanno particolari patologie.

Appena svegli bere un bicchiere di acqua naturale, tiepida, con 1 limone spremuto.

COLAZIONE:

• Tè verde.

• 1/4 di ananas.

METÁ MATTINA:

• Decotto di radice di tarassaco (far bollire in 2 5 0 m l d i a c q u a 1 c u c c h i a i o d i radice di tarassaco per 10 minuti, far intiepi-dire, filtrare e bere).

PRANZO:

• Cicoria sbollentata con metà cipolla nella quantità desiderata.

• 1/4 di ananas.

• Decotto di semi di finocchio (far bollire in 250 ml di acqua 1 cucchiaino di semi di fi-nocchio per 10 minuti, far intiepidire, filtrare e bere).

POMERIGGIO:

• 1 bicchiere di acqua tiepida con 1 limone spremuto.

CENA:

• 50 gr di riso integrale.

• Insalata verde a piacere.

• 1 mela cotta.

• Decotto di tarassaco e semi di finocchio ( far bollire per 10 minuti 1.

• 1 cucchiaio di radice di tarassaco e 1 cuc-chiaino di semi di finocchio (per 10 minuti in

Nutrizione consapevole - a cura di Carmen Doto

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250 ml di acqua, far intiepidire, filtrare e be-re).

• Condire il tutto con olio extravergine di oliva e sale marino.

RICETTA PER IL PANETTONE BIO

Ingredienti:

Farina bianca da agricoltura biologica - 800 gr (io uso quella bio-logici della Coop oppure quella 00 delle Cascine Orsine)Lievito di birra - 25 gr (1 cubetto)Margarina vegetale - 200 gr (ho usato bio-logici del-la Coop)2 alghe addensanti Agar Agar (2 stecche) in sostitu-zione delle uova e albumiFruttosio - 400 gr (ho usato Fruttil)Canditi assortiti e uvetta sultanina per totali 150 grMezza stecca di vanigliaSale – un pizzicoLatte di soja – 60 ml (io ho usato Bjorg)

Il giorno prima, in una ciotola, si scioglie il lievito di birra e un quarto della farina nel latte di soja tiepido. Dare all’impasto una forma arrotondata, coprirlo con un tovagliolo e lasciarlo lievitare, in un luogo asciut-to e non freddo, per tutta la notte. Se avete una im-pastatrice per pane, potete fare tutto nell’impastatri-ce, che manterrà la temperatura interna costante (è un aiuto notevole, soprattutto negli appartamenti condominiali con riscaldamento centralizzato, dove la cucina passa da forno a ghiacciaia più volte al giorno).Il giorno dopo riprendere l’impasto, ovvero la matri-ce di lievito, lavorarlo a lungo sulla spianatoia (o nel-la macchina impastatrice) con 100 g di farina e qualche goccia di acqua tiepida; poi coprirlo con un tovagliolo e farlo lievitare al caldo costante (ideale

26 gradi) per circa 2 ore.

A questo punto ripetere l’operazione usando altri 100 g di farina e aggiungendo acqua tiepida quanto basta per rendere l’impasto morbido ed elastico. Farlo lievitare per altre 3 ore.Nel frattempo far rinvenire l’uvetta in acqua tiepida per almeno 1 ora. Idea in più: far rinvenire l’uvetta in acqua tiepida e maraschino.Poco prima di riprendere l’impasto far sciogliere la margarina in un tegamino su fiamma molto bassa evitando che frigga, lasciandone da parte un po’ per ungere la tortiera; poi sciogliere anche il fruttosio e un pizzico di sale in poca acqua, sempre su fiamma molto bassa. Togliere dal fuoco, fare intiepidire e aggiungere lentamente, sempre mescolando, le due stecche di agar agar finchè non saranno completa-mente sciolte.

Imburrare una pirofila da forno alta e stretta o, anco-ra meglio, lo stampo da panettone. Io ho usato uno stampo Kaiser in alluminio per panettone, se usate uno stampo in rame stagnato internamente, non imburrare e infarinare prima di versare il composto.

Riprendere adesso l’impasto e tornare a lavorarlo con il resto della farina aggiungendo, poco alla vol-ta, la margarina e il composto di fruttosio e agar agar. Lavorare a lungo l’impasto inserendoci verso la fine anche le uvette, ben strizzate ed infarinate e i cubetti di frutta candita. Disporlo nello stampo, co-prirlo con un tovagliolo e lasciarlo lievitare per al-meno 3 ore.Accendere il forno e regolarlo su 180° C se forno elettrico ventilato, 200° C se non ventilato. Io ho usato 180° e ventilato. Mettere il panettone in forno solo quando la temperatura è quella giusta e sul ripiano più basso. Cuocendo, lieviterà ancora e va evitato quindi che tocchi la parte alta del forno. Farlo cuocere per circa 50 minuti o fino a quando si è ben colorato o la superficie è diventata bruna.

Sfornarlo e farlo raffreddare. Trucchetto: farlo raf-freddare a testa in giù per evitare che le uvette e i canditi si depositino sul fondo. Basta girarlo su un piatto o tortiera, non si sforma.

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Scienza e coscienzaScienza di frontiera - a cura di Stefano Calamita

Nelle scienze che studiano la vita, come la biologia e la medicina, gli scienziati n o n s o n o a b i t u a t i a trattare con ent i tà non materiali. La frase stessa fa pensare a fantasmi e spiriti. Ma nella fisica moderna la situa-zione è diversa. Qui gli scienziati hanno concetti che si applicano a molte entità non materiali, molte delle quali sono chiamate campi; anche se questi non sono materiali, per la maggior parte sono tuttavia associati con la materia. Essi comprendono, per esempio, il campo di flusso di un liquido in movi-mento, i campi elettrici ed elettromagnetici che cir-condano i corpi, i campi di temperatura dell'atmosfe-ra e i campi di tensione all'interno di un solido com-presso.

Esistono però altri campi che non richiedono la pre-senza della materia per avere significato. Essi non sono connessi a cose materiali e non potrebbero mai essere chiamati materiali: per esempio, il cam-po metrico nella Relatività generale, i campi di ra-diazione e parecchi campi astratti che si hanno in fisica nucleare.

Inoltre ci sono i campi di pro-bab i l i tà , che sono , come dice Margenau, fra gli elementi «osservabi l i» fondamentali in fisica quantisti-ca insieme con quantità come posizione, ve-locità, massa ed energia. I campi di pro-babilità carat-terizzano l'es-senza della fisica quanti-stica, e svol-gono un ruolo

chiave nel modello di Margenau della Mente Uni-versale.

L'idea che la mente potrebbe essere un campo non materiale, in grado di produrre mutamenti fisici nella

realtà, non è stata accolta con entusiasmo dalla bio-logia moderna. I biologi solo con riluttanza stanno cominciando a rendersi conto, ammesso che lo fac-ciano, che la mente non è fisicamente dipendente dal cervello e dal corpo e che non può essere com-presa completamente in termini di chimica del cer-vello e di anatomia.

Il fisico inglese Paul Davies osserva: «La fisica, che ha aperto la strada a tutte le altre scienze, ora si sta muovendo verso una concezione della mente più accomodante, mentre le scienze della vita, seguen-do il sentiero tracciato dai fisici del secolo scorso, stanno cercando di abolirla del tutto e cita l'osserva-zione del bioscienziato Harol questo «curioso rove-sciamento»: quello che è successo è che in biologia un tempo ferventi sostenitori di un ruolo privilegiato per la mente umana nella gerarchia della natura, si sono spostati implacabilmente verso il crudo mate-rialismo che caratterizzò la fisica del diciannovesimo secolo.

Nello stesso tempo, i fisici, di fronte a prove speri-mentali inoppugnabili, si sono allontanati da modelli strettamente meccanicistici dell'universo, avvicinan-dosi a una visione secondo cui la mente ha un ruolo integrante in tutti gli eventi fisici. E' come se queste discipline si trovassero su due veloci treni lanciati in direzioni opposte e non vedessero quello che sta succedendo in mezzo ai binari.

Benché eretica, se osservata secondo l'ottica del materialismo biologico moderno, la visione di Mar-genau sulla natura non materiale della mente trove-rebbe un'accoglienza favorevole presso alcuni dei più grandi fisici del nostro secolo. Niels Bohr ha di-chiarato: «Noi non possiamo trovare nulla in fisica o in chimica che abbia un sia pur remoto rapporto con la coscienza». Anche il suo contemporaneo Werner Heisenberg, il creatore del principio d'indetermina-tezza nella fisica moderna, ha esposto la questione in termini categorici: «Non può esserci dubbio», ha affermato, «che la coscienza non esista in fisica e in chimica, e io non riesco a vedere come si potrebbe desumerne l'idea dalla Meccanica quantistica». Ciascuno a suo modo, questi fisici, Bohr, Heisen-berg e Margenau, hanno assunto essenzialmente la stessa posizione: la coscienza non può essere pie-namente spiegata dalle scienze fisiche così come sono attualmente intese.

Ecco una grossa riserva che molti biologi e filosofi avanzano nei confronti delle concezioni di Marge-nau riguardo la natura non materiale che egli attri-buisce alla mente. Come può un'entità non materia-le che è totalmente indipendente dalla materia fare una qualsiasi cosa?

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Possono delle «cose» non materiali agire su cose materiali?

Margenau suggerisce la possibilità irrazionale che cose immateriali possano far muovere cose mate-riali. Ma nella Meccanica quantistica l'irrazionale ha finito per essere ammesso: le interazioni fra il non materiale e il materiale sono ormai date per sconta-te. Come osserva Marenau, «è noto che le inter-azioni fra l'immateriale e il materiale avvengono, anzi abbondano [nella fisica moderna]. Ogni motore elettrico dipende da esse... [Ed] entità elusive come i campi di probabilità, un costrutto puramente ma-tematico... influenzano il comportamento di entità atomiche.

Com'è possibile che avvenga questa interazione a doppio senso di circolazione fra mente non materia-le e cervello materiale?

Nella situazione tipica, quando una certa attività si compie fra due entità interagenti fra loro, si trasferi-sce un certo quantitativo di energia. Ma non tutte le interazioni che avvengono nel mondo fisico sono nella natura degli scambi di energia. Esistono, per esempio, i meccanismi di controllo o di guida, in cui nessuna attività viene espletata e quindi nessun quantitativo di energia è trasferito.

Un esempio citato da Margenau è quello di un treno che descrive una curva: i binari premono contro le ruote del veicolo, esercitando una forza, ma la forza è perpendicolare allo spostamento, e quindi nessu-na attività viene compiuta. Qui è fondamentale ren-dersi conto che nozioni ordinarie di ciò che comu-nemente significa per un sistema «compiere attivi-tà» su di un altro possono non essere più valide.

Quando in natura delle entità inter-ag iscono , l ' e n e r g i a totale del s i s t e m a interagente p r i m a e dopo che abbia luo-go l'intera-z i o n e r i-m a n e l a s t e s s a (l'energia si « c o n s e r-va»). Tuttavia, osserva Margenau, nel mondo della fisica quantistica, ciò non è sempre vero: ci sono casi in cui il principio della conservazione di energia nella sua forma abituale non regge; come esempio si potrebbe accennare al passaggio degli elettroni attraverso delle barriere... e forse il fatto più miraco-loso di tutti è che una massa fisica può essere crea-ta dal nulla senza contraddire le leggi della fisica.

Questo spalanca una porta a favore dell'influenza della mente non materiale sul cervello materiale, senza che la mente debba intervenire con un certo quoziente di energia da spendere nel processo. Il quadro che emerge dalle osservazioni di Margenau, quindi, è questo: la mente non materiale può essere completamente libera e indipendente dal cervello fisico, eppure pienamente in grado d'influenzarlo, senza dover fornire alcun quantitativo di energia nell'interpretazione.

Q u e s t a possibil ità, p e r t a n t o tempo ne-gata in bio-logia, è pie-n a m e n t e permissibile nella fisica moderna in perfetto ac-cordo con

principi noti e senza violare nessuna legge. Margenau si soffer-ma sul modo in cui l'interazione mente-cervello può manifestarsi in sistemi fisici complicatissimi come il cervello, i neuroni e gli organi sensori, le cui com-ponenti sono abbastanza esigue da essere gover-nate da leggi quantistiche probabilistiche, l'organo fisico è sempre calibrato per una moltitudine di pos-sibili mutamenti, ciascuno con una definita probabili-tà: se avviene un cambiamento che richiede ener-gia... l'intricato organismo la fornisce automatica-mente. Di conseguenza, anche se la mente non ha nulla a che fare con il cambiamento, cioè se c'è in-terazione fra mente e corpo, alla mente non è ri-chiesto di fornire energia.

Quindi la risposta al perenne problema di come la mente non materiale fornisca energia per influire sul cervello o sul corpo materiale può essere questa: non la fornisce. L'energia può provenire dal cervello.

http://www.performancetrading.it/Documents/LaRealta/LaR_ScienzaCoscienza.htm

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Dipendenze affettive e famigliaPsicosintesi - a cura di Carmelo Percipalle

Iniziamo questa riflessione sulle dipendenze affet-tive in ambito familiare rileggendo con attenzione il seguente brano del Vangelo secondo Matteo:

“Non crediate che io sia venuto a portare pace sulla terra; non sono ve-nuto a portare pace, ma una spada. Sono venuto infatti a separare il figlio dal padre, la figlia dalla madre, la nuora dalla suocera: e i nemici del-l'uomo saranno quelli della sua casa. Chi ama il padre o la madre più di me, non è degno di me; chi ama il figlio o la figlia più di me, non è degno di me; chi non prende la sua croce e non mi se-gue, non è degno di me: chi avrà trovato la sua vita la perderà: e chi avrà perduto la sua vita per causa mia, la troverà.” (Matteo, 10,34-39)

Tra le varie dipendenze affettive quelle che si manifestano all’interno della famiglia assumono connotati particolari e caratteristici che sono espressione delle molteplici contraddizioni ivi pre-senti e dell’innegabile disagio psichico e fisico che troppo spesso si manifesta in quel contesto.Il brano del Vangelo che ho sopra citato esprime in maniera mirabile ed estremamente precisa la fenomenologia delle dipendenze familiari.Per questo motivo una comprensione, libera da condizionamenti religiosi, di questo brano è estremamente utile e di grande attualità proprio oggi poiché le famiglie, in occidente soprattutto, sono sottoposte a pressioni laceranti che rischia-no di minarne l’integrità fin dalle fondamenta.Perché parliamo di dipendenze affettive in ambito familiare? Perché è proprio nella famiglia che na-scono e si evolvono gli archetipi delle dipenden-ze. Questo possiamo dirlo adesso, perché la ri-cerca in ambito scientifico e clinico ha evidenziato il senso delle dipendenze patologiche che rap-presentano un’evoluzione nosografica e termino-logica rispetto alle tossicodipendenze. Nei contri-buti classici della psicoanalisi freudiana, inoltre, il cosiddetto “complesso di Edipo” cos’altro esprime se non gli aspetti della dipendenza patologica che lega e slega il rapporto padre - figlio – madre?

La dinamica all’interno di questa triade di base: padre, figlio, madre, definisce il senso e gli ulterio-ri sviluppi non solo delle dipendenze patologiche nella famiglia ma di tutte le altre dipendenze tos-siche e non solo.

Tornando ad osservare le parole delle Evangelo risalta evidente l’estremo dinamismo psichico ed energetico espresso nel brano: la famiglia umana non è esente dagli stessi processi trasformazio-nali che caratterizzano tutti gli eventi nel mondo naturale. La famigli cambia e si evolve correlan-dosi costantemente con il mondo esterno che la circonda e il Vangelo ci dice che questo processo non è esito di un divenire ignoto alla natura uma-na ma, al contrario, può esprimere processi deci-sionali consapevolmente concepiti e sviluppati da un elemento di superiore attinenza spirituale che si esprime nella coscienza di un nuovo essere umano liberato e impregnato da elementi cristici.

Questo superiore elemento spirituale non porta la pace sulla terra ma una spada e questa non è l’arma che uccide né l’arma che divide e separa ma che, al contrario, definisce, chiarifica e diffe-renzia il bene dal male. È la spada della verità, è la spada dell’impegno, della disciplina, della Vo-lontà superiore (o altrimenti della Volontà tran-spersonale citata da Assagioli nel suo “Atto di vo-lontà” ed. Astrolabio) che si erge quasi a fungere da parafulmine o da axis mundi, strumento in grado, nelle mani dell’uomo vero, di creare colle-gamenti con il Cielo, di ricevere energie e forze vitali di verità giustizia e bellezza dal Padre Eter-no per trasferirli sulla terra al fine di renderla viva e fertile.Nella misura in cui questo elemento dinamico è carente nelle famiglie attuali, le dipendenze fami-liari si manifestano come espressione di stati pa-tologici derivanti da atteggiamenti, ruoli, subper-sonalità definite o indefinite o parzialmente defini-te ma, comunque, espressione di illusori attacca-menti basati anche su inespressi e repressi biso-gni affettivi.

Le dipendenze affettive nei contesti familiari man-tengono paradossalmente i loro legami basandoli proprio su quegli stessi elementi disfunzionali che dovrebbero distruggerli e che invece li perpetuano creando reti e grovigli di circoli viziosi di inestrica-bile complessità.Come è stato ben evidenziato da svariati contri-buti (Luigi Cancrini “Il vaso di Pandora. Manuale di psichiatria e psicopatologia” - Carocci, 2001.) di studiosi dei fenomeni sopra descritti, l’elemento patologico nella famiglia (un soggetto psicotico o dipendente da sostanze o altro) finisce con l’esse-re funzionale al mantenimento dell’omeostasi fa-miliare. Si tratta, naturalmente, di un’omeostasi patologica che tende a mantenere i ruoli così co-me si sono andati definendo nel corso della sto-ria, anche trans generazionale, della famiglia. È questa la “pace” di cui parla il Vangelo: ammanta-

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ta di buonismo, di ipocrisia, di comportamenti ste-reotipati basati su esteriorità, superficialità, con-sumismo e, fatalmente, predisponente a contrarre una congerie infinita di dipendenze patologiche.

Gli elementi separativi di cui parla il testo evange-lico non creano divisioni ma tendono a determina-re una nuova unitaria identificazione appannaggio privilegiato del figlio. Nella triade di cui sopra: pa-dre, figlio, madre l’elemento apparentemente de-bole è infatti il figlio. È la sua coscienza che deve emergere, svilupparsi, identificarsi saldamente in se stessa senza tenere conto dei ruoli familiari ma da questi svincolandosi.L’elemento figlio rappresenta, allora il vero fattore dinamico, il cambiamento, lo sviluppo di potenzia-lità inerenti e presenti nel suo mondo bio psico spirituale. Il dovere dei genitori dovrebbe essere solo quello di sostenere e garantire questo svi-luppo e questa evoluzione ma, nella misura in cui, iniziano a sorgere nei ruoli genitoriali elementi di stagnazione e identificazioni parziali in subperso-nalità restrittive, non solo questo non avviene ma le dinamiche che si liberano dai conflitti inevitabili che così possono manifestarsi, conducono, inevi-tabilmente, verso la direzione opposta che finisce con il castrare e reprimere o deviare lo sviluppo e l’espressione del potenziale creativo del figlio.

Per questo Gesù può dire che i nemici dell’uomo “saranno quelli della sua casa” e, inoltre prosegue esprimendosi con una frase che può ben essere definita shoccante: “Chi ama il padre o la madre più di me, non è degno di me…” che contrasta con quelli che possono ben essere intesi come componenti fondamentali di una forma pensiero fondamentale e condizionante tipica della nostra era e che può essere riassunta nel preconcetto dominante per cui nulla è più importante della fa-miglia e nulla è più importante dei genitori e della famiglia. La famiglia al primo posto! Ma di quale famiglia stiamo parlando? Quella disfunzionale riguardo alla crescita interiore e, invece, funziona-le al mantenimento delle dipendenze?

È detto con molta chiarezza che bisogna amare Dio sopra ogni cosa anche sopra i genitori, sopra i figli, sopra la famiglia. Potrei dire che questa comprensione può ben essere vista esclusiva-mente in termini psicodinamici e precludere all’in-staurarsi di veri elementi di guarigione dalle di-pendenze patologiche nella famiglia: la dove i soggetti componenti della famiglia sanno andare oltre se stessi e scoprire nei loro ruoli non l’espressione di consolidati e immutabili compor-tamenti ma la manifestazione di compiti finalizzati all’espressione delle più alte potenzialità umane, allora la famiglia potrà ritrovare benessere, pace e armonia al suo interno ed esprimerla nel conte-sto sociale esterno.Attuare e gestire questo processo è, ovviamente, appannaggio dei genitori, soprattutto, nella misura

in cui vedono nel figlio, non una loro proprietà, ma una creatura impregnata di uno sconfinato potere creativo di cui devono con ogni mezzo, favorire l’espressione.

Prendersi la propria croce può significare questo. Aderire all’impegno di civile responsabilità nei confronti della prole e anche nei confronti di tutti gli altri “figli” che possono necessitare del contri-buto di genitori responsabili e consapevoli. La propria croce non è la croce della famiglia ma la croce dei propri impegni contratti di fronte a Dio. Non ha nulla a che vedere con la crocefissione che è, invece, espressione di sofferenza e di do-lore. La vera croce è il simbolo dell’unione della verticale aspirazione verso il divino e dell’orizzon-tale onere di vivere nella realtà quotidiana che tutti dobbiamo impegnarci a rendere più umana.

Nella Bhagavad Gita troviamo, infine, gli stessi contenuti del Vangelo cristiano espressi in manie-ra del tutto diversa:“27. Vedendo tutti quei parenti spiegati per la bat-taglia, invaso da una grande compassione, disse turbato queste parole.Arjuna disse: 28-29. "O Krishna, vedendo la mia gente così di-sposta per il combattimento, le mie membra ven-gono meno, la bocca diviene secca, il mio corpo trema e i capelli mi si rizzano sulla testa; Gàndiva mi sfugge di mano e la mia pelle sembra ardere”.30. "Non posso reggermi in piedi, il mio spirito vacilla e ho presagi funesti, o Keshava”.31. "A che pro uccidere i miei nella battaglia, o Keshava? Non desidero né vittoria, né regno, né piaceri.32. "Cos'è per noi un regno, o Govinda ? Cosa i piaceri e la stessa vita?Tratto da: Sri Aurobindo “LO YOGA DELLA BHA-GAVAD GITA” ed. Mediterranee, Roma, 1999.

Lo spirito dell’arciere Arjuna vacilla quando deve sacrificare i suoi stessi familiari e parenti in nome del dovere impostogli dal Dio Krishna di onorare il suo ruolo di guerriero. La natura umana, quando è condizionata da elementi affettivi di cui si ap-propria la personalità, finisce con il negare il sacro che è in sé e, quindi, gli elementi energetici insiti nella completezza divina vengono meno, i limiti della coscienza diventano sfrangiati, fessurizzati e in queste soluzioni di continuità si inseriscono i dubbi, le incertezze, le paure che, inevitabilmente, portano, verso la caduta, il disagio esistenziale, verso le dipendenze patologiche.

La guarigione dalle dipendenze evitabili parte, ovviamente, dal ridare potere al potere dell’anima, dialogante in maniera costante e creativa con le istanze e i piccoli bisogni della personalità, fino al punto in cui non ci saranno più differenze.

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La scienza dell’integrazioneEducazione - a cura di Bianca Marelli

L’Educazione è la scienza di col legare le parti integranti dell’uomo (fi-sico, emotivo, mentale, spiri-t u a l e ) e d i c o n n e t t e r e l’essere uma-no, a sua vol-ta, con l’am-biente e con quel Tutto più grande in cui e g l i d e v e svolgere la sua parte; essa è, pertanto, “l’arte di costruire ponti”.

Nei gruppi umani della Nuova Era l’educazione sarà considerata opera evolutiva permanente, e diverrà, pertanto, dimensione della vita e non solo preparazione ad essa. Ogni aspetto, valutato co-me inferiore, sarà ritenuto l’espressione di quello immediatamente superiore, al raggiungimento del quale tenderà l’opera educativa; così se il piano emotivo è il punto focale dell’attenzione di un in-dividuo e il centro costante della vita personale, la meta del processo educativo sarà quella di fare della natura creativo-mentale il fattore dominante e di controllo.

Si terrà presente, nell’opera educativa, quanto affermato da Bacone:

Il maggior proposito dell’avanzata istruzione è quello di far luce su quattro questioni capitali:

1. Cos’è l’uomo?

2. Quale tipo di universo fisico è quello che egli abita?

3. Per quale processo evolutivo la specie umana emerse dalla matrice della natura sì che l’uomo potè divenire l’odierno indi-viduo autocosciente e creativo?

4. Conoscendo qualcosa del cosmo e della natura umana, qual è il tipo migliore di so-cietà per la progressiva auto-evoluzione dell’uomo?

Gli insegnanti di tali “studi unificati” cercheranno di rispondere a simili domande e forniranno agli studenti i dati e gli stimoli necessari perché essi giungano a darsi le loro proprie risposte; docenti e discenti saranno “operatori di sintesi”.

Ogni insegnamento, pur in continuità con il passa-to, fornirà una meta allo sforzo del presente e in-durrà una ulteriore illuminazione; ciò avverrà poi-ché esso sarà collegato all’Educazione, e non solo all’istruzione:

L’istruzione differisce dall’educazione… l’istrzione fornisce i mezzi per praticare ciò che l’educazione insegna. La prima sviluppa nell’uo-mo la conoscenza dei suoi doveri; la seconda rende l’uomo capace di praticarli…

(G. Mazzini)

L’Educazione dell’Età dell’Acquario punterà allo sviluppo della Volontà, della Discriminazione, del-la Sintesi e dell’Intuizione, requisiti del piano men-tale che potenzieranno qualità come autocoscien-za e autosufficienza, fiducia e autofiducia, resi-lienza e forza nell’agire, necessarie a portare avanti propositi spirituali e progetti evolutivi.

Sarà alimentata l’aspirazione a potenziare capa-cità e virtù per poter meglio servire; ciò condurrà lo studente ad un atteggiamento responsabile di autoformazione e renderà spesso superfluo l’evi-denziazione di mancanze ed errori.

Sarà curata l’ Educazione al Pensiero e all’Azio-ne. Si riconoscerà che “il Pensiero crea”, e si invi-teranno gli allievi a determinare - con la ripetizio-ne di pensieri luminosi - la propria realtà, e a mo-dificare quella del Pianeta, inquinata da irradia-zioni d’odio e di egoismo. Il Pensiero sarà stret-tamente collegato alla Prassi; si svilupperà, per-tanto, con quotidiana vigilanza, la Coerenza, che dia all’agire dignità morale e maggiore efficacia pratica:

L’istruzione dovrebbe aiutare lo studente a diven-tare un pensatore e a rifuggire dall’imposizione di controlli mentali. Egli dovrebbe essere aiutato a pensare autonomamente e incoraggiato a espri-mere i propri pensieri. Essere in grado di impie-gare costruttivamente una mente addestrata è una grande gioia. Lo stimolo a pensare è stato troppo affidato ai propositi incentrati sul proprio tornaconto a discapito del bene comune.

(Foster Bailey, L’attuazione del Piano di Dio)

Si analizzeranno gli elementi essenziali delle va-rie religioni del mondo, ma si presenterà anche il concetto più ampio di “spiritualità”, allargando la prospettiva ad una possibile futura “Religione mondiale”, che unifichi l’aspirazione religiosa di tutta l’umanità superando pregiudizi e separati-smi.

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Si considererà che la “Scuola e-ducatrice” è un organismo che è vitale solo se sono realmente presenti e coinvolti, ognuno con il proprio ruolo specifico, tutti coloro che, per diversi aspetti, han-no rapporti con essa: insegnanti, genitori, dirigen-ti, personale non docente.

Essa vede necessariamente e intimamente coin-volte nelle sua vita le famiglie degli allievi, con le quali saranno stabiliti rapporti frequenti ed ami-chevoli sin dai primi anni d’istruzione. L’intero processo educativo sarà affidato pertanto a que-ste due componenti - docenti e genitori - che la-voreranno all’unisono, in compartecipazione e collaborazione, ognuna secondo i propri ruoli e competenze.

I docenti sentiranno profondamente il loro ruolo di guide; saranno figure di riferimento dal punto di vista dello sviluppo cognitivo ed emotivo, sempre comunque impegnati in prima persona nel pro-cesso di educazione ed autoeducazione perma-nente. Dai docenti emanano, oltre alle attività educative, i principi che ispirano l’operare della Scuola, le sue mete, le vie da percorrere, le scelte pedagogiche, i programmi e le metodologie, la valutazione.

I genitori s o n o i l sostegno m o r a l e d e l l a Scuo la ; sono la base di serenità e fiducia s u c u i ammini-stratori e

insegnanti possono svolgere le loro importanti e delicate mansioni. La serenità deriva dalla certezza che in ogni evento i genitori saranno presenti con vigile attenzione e amorevole operosità. La fiducia na-sce dal rapporto di stima reciproca che si stabili-sce tra docenti e famiglie, aventi tutti la stessa meta: la realizzazione umana e spirituale dei gio-vani.

Insegnanti e famiglie saranno consapevoli di ap-partenere ad una comunità educante dedita al sacro compito di curare la formazione psichica e intellettuale di esseri umani in crescita:

Come dice Pirogoff: «Si dovrebbe prestare un’at-tenzione più viva all’educazione infantile che al-l’istruzione»; e in questo ha pienamente ragione. Tuttavia nella vita di ogni giorno la parola educa-zione ha assunto la connotazione bruttissima di apprendimento delle buone maniere e di adde-stramento sportivo. Quasi nessuno riflette sul fat-

to che l’educazione riguarda essenzialmente la sostanza interiore dell’uomo e il suo carattere, e concerne la pratica di instillare le basi dell’etica nella coscienza del bambino, possibilmente fin dai primissimi anni.

(Helena Roerich, Lettere, II)

Nel primo capitolo dell’opera giovanile “La Mis-sione dell’educazione” Krishnamurti afferma che quella dell’educatore è una delle professioni più nobili e che una giusta educazione aiuta ad esse-re sensibili, liberi, fraterni.

Attraverso un’adeguata educazione si potranno formare, infatti, generazioni di giovani che:

rifiutino come tristemente obsoleti separativismi religiosi, regionalistici e nazionalistici; intendano sperimentare nuove e fraterne modalità comunita-rie; aspirino a realizzare modelli sociali ed eco-nomici basati sulla cooperazione; operino per stabilire rapporti responsabili e rispettosi con la natura e con il Pianeta.

Nella Scuola - aggiunge Krishnamurti - insegnanti e allievi esploreranno non solo il mondo esterno della conoscenza ma anche il proprio pensiero e il proprio comportamento per svelare i condiziona-menti che distorcono la realtà. Solo liberi dai con-dizionamenti si può veramente imparare.

Riguardo a tale “educazione alla libertà”, egli, pur sostenendo con forza la necessità della formazio-ne all’autonomia critica, dichiara che la libertà “ ...non è l’opposto della prigionia o una fuga dalle circostanze in cui siamo intrappolati” né può mai tradursi in capriccioso arbitrio ma si trova “...nella comprensione di ciò che è e nell’andare oltre”.

L’insegnante che ha compreso e accettato pro-fondamente il suo ruolo educativo, formativo ed evolutivo, sentirà la necessità del suo gioioso “sa-crificio” nella costante tensione ad una “formazio-ne individualizzata”:

Nulla di fondamentale valore può essere compiu-to attraverso l’istruzione di massa, ma solo attra-verso l’attento studio e la comprensione delle dif-ficoltà, delle tendenze e delle capacità di ogni studente. …(Tale scuola potrebbe) fiorire solo con il sacrificio di sé.

(Krishnamurti, La Missione dell’educazione)

I giovani a lui affidati saranno oggetto di costanti cure e attenzioni, volte a sviluppare creatività e armonia, e a potenziare l’aspirazione ad una edu-cazione permanente: "L'educazione è in ogni momento... ogni momento di vita deve essere considerato con la stessa attenzione" (Gisèle de Faille, fondatrice del movimento educativo CE-MEA).

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