Franco Fortini - Disobbedienze II. Gli anni della sconfitta (Scritti su il manifesto 1985-1994)

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Come lavorava l’Ariosto, una intervista al nipote di Trotsky, la cronaca di una manifestazione del ’77 ("uno come me, tra di loro può essere solo uno storico, o un questurino, o uno spettro"), interventi sullo scrivere chiaro, polemiche assennate e perciò impazienti con la sinistra storica, recensioni, invettive, analisi storiche ed economiche... ecco lo straordinario intreccio di temi e di toni di voce, che caratterizza la lunga collaborazione di Franco Fortini al quotidiano comunista. L’attualità più caduca e sfuggente come banco di prova per i «massimi sistemi». Idee sottili e talvolta complicate come antidoto alla arroganza ingannevole dei cosiddetti «dati di fatto». Fortini, in questo simile al prediletto Brecht, ha mostrato quanto sia importante per un poeta del nostro tempo studiare i rapporti di produzione. Questo libro costituisce il secondo di due volumi che raccolgono l’insieme degli interventi pubblicati da Franco Fortini su «il manifesto» tra il 1972 e il 1994.

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@ 199ó manifestolibri sdvia Tomacelli 146 - Roma

ISBN 88-7285,1t5_1

INDICE

Sul L9)6. Rileggendo gli appunti di hentaanni fa (zo r.lt"ao)La via ferrarese al taoismo (to ngo"o)

Le minoranze possono farci uscire dal secolo

dell'orrore (za ottob'.)

Passaggi di senso in versi (tz .^.,o)Rivoìuzione bubbonica. La peste di cui Manzoninon si liberò mai (z up"it")

Non è solo a voi che sto padando (z+ rnu',o)

Non me ne vergogno (Jt marzo)

Il mandante dei cimini psichiatrici (rr m.ggio)

Perché non dico <<innocente> (zt ,go"to)

Per un giovane capo (;o sette-br.)

Adorno fuori moda (z+ *tt.-b..)Il custode (le..*"'b*)I padri

"pentiti> e la libertà di alcuni nipotini (;r ar...u'.)

Salubre insolenza (zr g"""uio)

Inno alla gioia ferita: partitura di Goethe (z t uloio)Il re Mida della critica (: r"ut,uro)

Trionfanti divisioni (rr r"uuoio)

Mandela e gli anni (re r"tu.uio)

Le invisibili inoinature degli anni '80 (s -o."o)Croce e delizia (u z ,p.it )

In mano ai rinnegati (6 -ueeio)Paesaggio mentale di una battaglia critica (a gi"gn")

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Che la notte passi (tz giugn")

La luna di Landolfi (z+ gi"gn")

L'odio tra noi e loro faceva tremare le fogliedei platani (r t,,etio)

Misfatti dí lesa verità all'ombra della storia tedesca (u z luglio)

L'enigma Napoleoni (r ngo'to)

La guera del mio nemico (u o ,go.to)

Otto motivi contro la guerra (e seuemt'r.)

Il disagio di vivere nelle note di un diario (r+ senemlr.)

Radici con.rur.ri (zt settembre)

Le parole stravolte nella tensione dei dialetti (z no*,"u'.)Una sponda a Parigi per <II Politecruco>di Vittorini (u I

".".mur.)

1.991

La lingua slogata con buone o cattive maniere (rr g.nn"io)

Un filosofo d'occasione, lnfedele alla linea (r r.ut.oio)

Ordini da disobbedire (2 f.t l,-i.)Parola chiave: conflitto (r -,L,o)I rlonfi della morte (s maL,o)

La banca del Maghreb (28 apfite)

Filoamericani di sinistra, colonizzati e contenti (l massio)

Le allegorie dolciamare di Mario Socrate (z+ -aggto)Vite di arnici diventano spettd (12 giusno)

Nel sottoscala del diritto, la violenzadella ragion di Statq (:t gi"g"o)

Indignarsi è consolarsi (t oeo"t")

Ascoltare dal sottosuolo (tt '"tt..b..)Ospite íngrata del dialogo, la noiaammaestra e incalza (ZO seuen't'.e)

Prezzolini, un antipatico maestro di propaganda (rr ouol,r")

La corsa del topo (+ ai."-t'..)

1992Virtuosismi e paradossi del tradurre (zq gen,,ui,,)

Menoria di parte (: r.suroio)

Sul computer I'eJr.uetto: la rcdazione va alla gr rcllrr (.,t r,.l,lu.,r,)

Caro Bobbio, hai perso anche tu (tq n,u.,,,)

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L'America delle carte di credito sedotta dalla morte (zl ,p" e)

Attenti all'onestà del critico (s -,geio)Un "opus reticolatum> in versi (z: -,ggio)1981. Quando Faurisson fu estromesso

dall'insegnamento (t,t giugno)

Il mare delle tenebre (;o giugno)

Prima che arrivi il peggio (s t,gtio)

Pasolini criticava il <mostro" Valpreda (r: ai."-t *)Gesù ebreo, una figura consolatoria (zz ai...t ..)

1994Cari nemici (zr

"o'e-b.e)

AppendiceLibertà del silenzio per la poesia (aprile r98z)

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AWERTENZA REDAZIONALE

Questo secoodo volume di Disobbedienze taccog)ie gli articoli scitti daFranco Fortini per <il manifesto> dal 1986 al 1994, l'anno della sua morte.Moltissimi sono quelli dedicati alla guerra del Golfo, allo spartiacque da essa

tacciato sul piano etico e politico: li si può leggere come un iibro nel libro,contMppunto prosastico a-lle (Sefte canzonette del Golfor, incluse in Compo-sita soluaxtur,l'.:it:ma raccolta di versi dell'autore (Einaudi, 1994). Seppure diminori proporzioni, altri temi ricorenti sono il <caso Sofrb e la discussione,spesso irta di polemiche, con la rivista <<Luogo comuno>. Bisogna tener contoinoltre che Fortini, a partire dai tardi anni'70, decise di sl'uotare i cassetti,ossia di curare egli stesso la pubblicazione di sue vecchie carte (lettere, appun-ti, articoli solo abbozzaú), inquadrandole e reinterpretandole a distanza ditempo. Si vedano, per esempio, le note sulla crisi del 1956, una lettera maispedita a Cesare Pavese, la corispondeoza con Roland Barthes a propositodella guerra di Algeria. Anche per questo volume valgono i criteri adottatí peril precedente. Poche le note a pie' di pagina, solo quelle necessarie a ricordareÌ'evento o la discussione pubblica cui l'autore si riferisce. L'intenzione è dimettere i.l lettore nella medesima posizione di chi ebbe sotto gli occhi fi arti-coli di foninì giorno dopo giorno: nienre di meno e nienre di piir.

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SUL i956. RILEGGENDO GLI APPUNTIDI TRENTA ANNI FAl

Sono andato a rìleggere pagine di miei appunti e di articoli

,lcl lo5o. Oegi po.so criìrc in che cosa avcvamo tagiotre e in che

...,s,r ci si túr"gLrt r. Pario al plurde pcrchc eravamo,un piccolo

;,,,rppo. quello di Ragionarncrrti . una Lninuscola pubbllctlzrorlc

.1h", qru.i;g"ot"tr, "rà

d ,,,o t".otldo o terzo numero Da alcuni

,nni, i,'r q.tèi gtuppo sí ela studiato e cercato di capire.la.situazic

ne polirica c socir'lc Jell Urrione sovieticr neglì anLri ddla guerra

lrcà,h; e. dopo lir mortc Ji Srrlin. di inlerpretare i scgni ''lcluìutlmcnto Ma non cravamo negli organismi di panito .dove

si

li( 'tcva. lorse. saperc di piu o mcglio Avevo potuto' lrî lugl]o c

,'ttobre viaggiando irt Urss e in Cina intrawcdere' presentrre:

nient'altro.Non spero rni si capisca se dico che l'arco degLi eventi.che si

inizia con l"apcrturr del XX congresso a febbraio c si ciriude con

la crpitohziorte Jegli opcrri di Czcpel nella BuJapest. massrcratr

JaÌla irrsurreziorre c dalh repressione. c rimasto nella memorla

come una stagione straordinariamente felice E bisogna essere

crati r lasolini che nel poemerto ll pianto della scavalricc ' ha

,icno splcldi,lrm.nrc il icnso di quella sragione di fdicità , , .,

ll ventesirtto e il rapporro Kruscev eîano un lncreololetrionfo de a storia ru r..i"ttr. la prova chc questa toúa dj rcsur'

rczionc delle vittimc era possibile e questa possibthta era collePa-

ta con l'idea stessa ù comunisn-ro. Per questo i caratteri <viscera-

Lio del rapporto Kluscev che scandalizzavano i nostri togliattianiprofessori di marxismo erano per noi un indice di autenticità e,

iìiciamo pure la parola, di grandezza.

Ché più diìn delegaio, a quanto si lesse, fosse stato colpito

ri,r infarto dla lettura Jel raPpono segrcto. ci rndava bcnissirno

Di qui un inser'ì5alo olîimismo. Quando. quaìchc tempo dopo la

rcpression,., Musccrra tni raccottlò la lreglcolnlca vlcenda d€Pll

ilic.llctLtr,rU Pci a Rortta nel pierro deglì avrenìrncnti polccchi e

urrshere:i. potcvo ridertlc [irro r c lacrime nc]lr certezzr chc

1,,'órr, par" Ji quei buffi o repulsivi personaggi sarebbero stati

spazzatì via o anmutoliti dalla collera della base

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Figurar.si. La basc manclava a dire.che le anclavano benissi_

ff*'.i';hT:,"i.:"ìi[;'Jiiilffi ìi*'"'r'.Tiì::lì;f lH':pocl.ri rrn fa si sarcbbe rammaricata .rr. ,"ll"r.*i_".ii,r,ll:i ff.:f*::tp.iiiil.i"pîP';

t"er;* p'.", i"ii?iJi: *

ftitri:'#il:.*ly.uiffi ;i:l:*:r#:lì:**:,í1,:Ti;.;::]r. senrpre succede, non sapeva ai fir.-qr.i.iJr"i,

UNO SCRII'TO DEL '57

," 0J9{ Èijil'.3l|if'.* i:1,-':l':''mentre siunsevano re noti'

di lamier.e p.ercos. .i .iruonu'r-rt".ùljTffi:::f:i:ì:::i:iT:il:

í:j:!!"".,:tffi 1:1î:*,:i:iítii.;_n jr:,{:titjl

;T{i.,ll f* *iliii, îffi ,ti}li:.'ft '.',',T; :r x*:

::l.ii'6,",r:3,"::J::.:ioTT'il;JiljX'#lììi:,f#:;:."9i[iili;Î::ffiJ:jj: ÍJ:f;ir:''i m'gsiéi o ;ì""' gia5 a

!,::1,,ii,9' ",ìil;:d,il,,,.:1",'";l:T:::ll,l: jilI.:Hli

11ì[:{:#x'tTi:'u:fi :lî.i,:::'*r:;l,Yi*:::j}i:i::iJff" T;;*' n* i :[:r:, f-:: :i::l;il:ihií;1fi;ff,:i:,

ci dicono gti stòrici, è consueto , pl,"i gior"i j.l.

"^^.i: fO piccole a.llusior.ri cii Mikoyan o di Kruscev (o clella

iiffi;'ff ?'fiJf;1 iiilÎffi "1 auirice cri,'".;';J ;;"Ì'

;=!1 ; qr*:i:.';tr' tr i#d; *ffi i',f,: :leDbrezza hegeliana ci avevr rurri roccari. ,lt.t"ii,.. a.U"".'r;,

ilt'tît: ;; * ll;:*l.H,;; : l: lt', h*:,i::l r:ii*12

tuttavia nel cassetto del suo autore. Eppure non pochi, in queigiorni, fra discorso di Nenni e il rapporto Togliatti, intravideroa un tempo i rischi della situazione e la necessítà, per evitare ilpeggio, di un atto dí coraggro delle due direzioni.

Avevamo dimenticato che ii decennio non era passato inva-no. La prr:denza tríonfava. Sull'"Avanti!" una discussione, frettolosamente aperta, andava avanti a spinte, come un dialogo disordi; vi s.i parlava ancora il Linguaggio di qualche secolo prima,rapporti fra politica e cultura, autenornia o non autononia diquest'ultina dai parriti... Quelli dcl <Contemporaneo>, íntanto,riprendevano fiato, selezionavano gli interventi, Li graduavanosapieiÌeilente. Verso aprilc, il richiamo all'ordine era evídente;non c'era intervento conunísta che non gettasse la sna ptefrtzzacontro quelli di

"Iìagionamentb, gli "estremisti culturali>>.

Sul oDibattito Politico" un noto pubblicista comunista,camuffato da uno pseudonimo, rngiuriò tutti quegli íntellettualiawenturosi che non avevano capita la grandezza della politica diTogliani, la parola d'ordíne <minimizzarer. Tutto sommato:Artonov-Ovseenko, chi era costui? Di chi vi larnentate, ci dice'vano i compagni comunisti, non vedete che siamo pronti a citarepersiDo Pasternàk? Oppure passavano alla contro offensiva: Sali-nari accusava chi non aveva creduto ai processi stalinisti di scarsa

fede nella classe operaia, rirrovando sotto la propria penna quasi

le stessc parole del suo collega francese Andr'é \X/urmster'.

Vcnivano avanti, quasi inawertite sui loro modesti pannellidi legno, le clezioni amministrative. Per la prima volta, alla Casa

della Cultura di Milano, c'erano state, aÌl'uscita di una confe-renza, delle uda; per csser precisi, al mattino i giornaLi avevanodato notizia della riabilitazione dí Rajk.

Si pei'rsò di organizzrc dclle riunioni di intellettuali sociali-sti, comunisti e rnarxisti ..senza partitorr; se ne padò c se nediscussc per un mese, poi i comunisti lasciarono cadere. Non occorreva molto buon senso politico per capire cl.re la crepa frasocialist.i e conunisti si sarebbe andata allargando e che se si

voleva evitare il peggio bisognava parlare, veclersi, chiarirÉi a

vicenda. A illuminarci vcnne Alicata, il 5 di rnaggio. Fece unaconferenza suí nproblemi del marxisno alla luce del XX Con-gresso> che lasciò stupefatto e hebetito il folto pubblico.

A Mosca non cra successo t.tuila, secondc, lui, anzi non si

cra fatto che confermare la bontà della lhea, d'altronde senpre

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seguifa, quella detta la via italiana al socialismo. Sì, certo. erancccssario uccuprrsi di piu Jei problerni Jefl.indusrria e ,racon, prurlenzJ - dcl ncoposirjvisoto. dcll.ar Lromazíone c sirrrili.L r tî ronde. I aver I dctro anche BuJgaD in. e poi iutto qucsto c.erlgià in,Gramsci, a leggerlo bene.

r, . intrnro

. I'Elprcsto.. pubblicava il farroso rapporro K.

ver)rvano notrzrc di tcnaci .gcorgiani,. chiuri in ca.à, che ,ronrlspondc\xno al rcJefor'ìo;.li aJrri cofpirida coUasso poi [u Lutcoro. una garu. a proclirnrlre il ci,lrilttcre..non rn:rrxisla.., scanda-lu'so. cl qrrel Jhguageio ll un modo inJccenrc. invece dj Drrhre\u errorr e di violaziurni .ìeìJr lcgrfirrr. Kruscev parhva di cosroJcspezzare., dipopojazioni depurfrte. Ji ccnriLiaia o migliaia Jimembn del l'arrrto s,,rierico uccisí dal palre dei popoli. per unbuon mese, si svolse una cliscussione - -u prirntu, a."i quiritelefonica - fra chi diceva di non ..aver sapuìoo e chi dlceva dì<(aver saputo>>.

20 febbraio 1986

NOTA

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:'": Ì,*i i:i]l:li':l]r*e di un'n ra'pa ' r 'eno ro o

ti J!,,t{,"",-i u:lrus.f I t t*l[rilid,,.i,:.'""i1:"Íil'.:::J.:::1:?',:n;i'i:"f ;;;'*'le

viccnde:'a É"i' i;,""-ìr,

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LA VIA FERRARESE AL TAOISMO'

1. Oran.rai da quarant'anni, ogni volta che torno ad aprircl'Orlando provo un scnso di rimorso e cone di scoramento. Finorlnlla scuola sapevo quale specie di verità dovessi aspettarmi daclLrclle articolazioni assolute, Fir.r da allora le formule crocianecrano lì a dirmi che sc non capivo, avrei capito più in là, da adul-

ro. So oggi quanto inganncvoli o parziali quelle formule fossero -la'sfera', l"armonia'- rna disagio è rimasto, jl senso di alcull'ché di nitido e sfuggente. Buon lettore ddla Gerusalenme, del'Ibrrismondo e delle Rinze, non saprei dire come na, nella Firen-ze degli anni Tren ta,le irme angue-sangueJangue ele vociferazio-ni orribili dei duelli tasseschi incantavano in me un decadentcche almeno in parte allora si ignorava; come facevano, nci mede-sin-ri anni, pur tanto diversi, I)ella Casa, Galeazzo, Tansillo.

E ho continuato a dirmi che un giorno avrei capito Olimpiae Bireno, Astolfo e Alcír.ra. Ho continuato a invidiare quelÌa che

credevo salute. Era saÌute?In anni più prossimi, il rimorso ha mutato senso; mi pare di

intendcre ché coia I'Ariosto nella sua opera intera ci voglia dirc.Allora sono io a rimanere al dí sotto di quel discorso, non confes-

sandolo cone dovrei. Col Faust, col Meister è stato molto diver-so: non oarliamo nclnmeno della Comnzedia o dd Canzaniere, al

cui cospètto la capitolazione riconoscente è continua, imn.rediata

e fdic€. Con I'Orlaarlo, lo vedo bene, è l'impossibilità di accetta-

re il suo ateisno, anzi la qualità del suo ateisno; di sostenerne Ia.

vista. La lettura di dieci canti dell'Orlando mi dà il medesimo

senso di torsione, di distruzione e di amarczza che provo lcggen-

do ipiu chiusi sorìetti dj Mallarmc.

2. Nel gran moto uniforme e circolare la chiusura di ogniottava è come I'avanza[tento senza rumore d'uno in altro ninutosu di un quadrante. La tensionc è ridotta al minirno; ma è quanto

basta a mettere in dubbio la fluidità del tempo; e l'universo che

ha il centro in ogni punto è però parcellare, i suoi elementi sot-to

visibili a occhio nudo. Non c'è da stupirsi che l'Ariosto sia ilgrande amore dci razionalisti e dei vecchi, ossia degli cdonisti: gli

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uni e gli alrr.i harrno. come lui. una vivissirna repugnlrrzr oer iltc7,tt.n ut,.a J, 7ucy. La rrrorre ril lar Jell.orologjó if* .",,i".;.cot /1.. dlrebbe Kcrmode) Jovrebb csscr.e. dico la morte cristir.rra. ,-luclla ,.he è lígura dclJa iinc o Jel rennine dcl .;;J;,

^r;;;le da qucsto tutro pieno. o. aJ piu. prcscnte come rrei pagaDirvla ArLosto non puo esscre pagarro. Eg[i sj diferrJe con Ic foirru_re cultu[aJt cnc le tÌìlìoranze urnarListichc. con lr loro st rrordinaria capacita Ji rnerrzogna sociale. gli ,r"uuno p,.prrrro. Bil;;ìm, parc. l)d bcDr5slrno chiariro l uso arjostesco dcllr citazionedarrrcsca. rnî5sim.r djsr3rì2, possibiJe c i.,"rgì"rUi.ià [r;",,àpone.t.ra sc e Io spcrtro cht.è per ìui ij sccolo di Dante.

ll lenorc h,,l lutra l aria clrc vuole. aria rra gli evcrrLi, spazi _uìJe.lontart o glì pant dt ucJ.rp.5i j16 dj Ol;oi; _;;i;;;r"no: iì rempo .lell Ariosro ha foura dj cllisse;

", J"rrl"

"r"fl" i.jpiancli.,rcmpo dclla ripctizione. Arioslo corroscc l, i;r;,,;;

tenora d deslrno. Le :ue Iigure non sono prcdestinate nra Dre_scnite. Le Ìnuovono aJcunc semplici nornte.I natura e,.li coÀu._nienza.sociale. I carar tcri. quelli-st cltc,.,rbrr". ;;;;; ;;;;;ìstranr: r pcrsor)rggi hanno rrn bel dcnorarsi secondo la joio oas.sione, dornjrranre; la loro ripologia _ come irr ru.ffr.fl", ;" l..tiÀ"ranecto c rrnrurdmerrte in Tiziano _ ceJe di fronrc rrll.cpireto. Ilcavalicre. Ia bella dorrna. il re africano. ,". p;"i;"dr';;il;. . iilettore, anchc attento, non è ben cer.to di chí si stia parlando. chisia sotto la visiera o in sella o si allontani all'orizz'on;;. A;À;perché, come ben si sa, dietro ogni u*"rrru.u o frgì;;-;;l1àu,n allra avrcrrrura o duelJo o fugaìra lasciaro,] .* ffiì"r,;; .iìùtla ancora v e prescnúmento: e gli esseri umani si riproJuco.no conrc,l esrare. Ja-notte. la fonunl ín ,nrr., t. ,r..iJrninliiiquesta rdca di una_ lungibiìira dcgli csseri rossia della jderuirà rre.lmutaure'to) non abbandona tuft; una pafie dell, .;r.i;;;;;;;larjva dell Occicienre: anraversd. aJ esenrpio. t, Ayirii" , iiì,ir"'"L,út r(.rcr, t.c.

.pone la propr.ia line nel proprio principio, ò radi_callueÌlle atìlrbrbllcJ. ncl scnso auerbachiaÌlo dclJa parola; onresptctt Jinem.

- N4S :rri dà una_ inrerprcrrzjone piu esarra Jell.esscnza dclr urloso Jd I rcmorabde raccon Lo di Bíoy Casarc s, L iqu, ,t atunt drMarel, dove una macchina fantascientifica, ;"*i aU" ,..... i,cr.ernrrìrcnle npctere una scqucnza J vita a un r,rul,po di esscr.-hrotoglcarncrìre delunti. che la rnacchina riprocìuce corne lantasn.ú. E se vuoi capire l'Ariosto devi, come il pr.t"go;; dJ.;;

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c(nto, accettare di làni inghionire dalla macchina prodigiosa e

(li penetrare in un universo della ripetizione, dove tutto ha senso

ir btcve. ed è insensato a lutlgo tennne.

). f I piaccrc..leìta l:orma cui. proprio a.propositr-r

.lcll'Ariostò, ci rinviano i neoedonisti - non coincide mai col

.(\rìso profonJo dc.lle cose- per la scrnplicc ragionc chc non

, i utt scnso profolldo dellc cosc lna ce lle sono allneno duc ll

oiacere indica il suo contrario come Ia forma l'inforne Consu-'r:nnrc

rrell' O,lon,lo I'ariostisrno e l'cdonismo unranislico-rinasci-

,ii"uì.1" a ,ltr",,nnto illusorio o aJrrreno prrziale quanto eliminare

le gioir della poesia di LeoPardi.- ' D.bbo noi conlcssare che dr ut purrto di vista di elemctttarc

sroricistno dubito forre chc la civilà culturdle dell'Ariosto non

nutrisse dubbi e avesse saputo, cotne m'occorre di leggere'

-csplrngcre rigorusamenrc Ja se quatrto Poleva,risullare contrrd-

dirràrio o osrilc . QuaÌìlo pitr tura cjvilrà culturale vuole espLlrìPc-

rc rigoroslmenlc là propriu cr.,lnt rrdJiziorre. piu ta pona vi'ibLle: I/

bc! iù cr" allora si vmmcte Questo mi rettde ptu Inlrab e c pru

mistcrjoso iì poetna. Quel che Aiosto rcpnme-e rurìuovc nolì e

rolo ;l fllo dei lamburi nel sccondo dei Cinqua Can,t.i o la straPc dl

Raventra. Arduo è sapcre chc cosa. veîarrtnte cgÙ.nmuova lvra

cerro l'unità dcìJa poesia di Aliosro e condizionrla da una latente

divisionc degli uomrni, uno dei quali egli era; è costruíta, e vrnce' a

panilc da u-ia fran ura: pct' queslo c cotrsidcrata' opni grancle ope-

i". rourrttrna o irumlna; rlellc:uc visionj quasl 'lvrna lnlattl Ia

dccisiva finzionc. nell'Orlando. c quella del p-er:onaegio-autore e

Jicitorc. furiro pcsiro a crcdere clrc tuttj i rilenmenrl all attualta

e aìla storia, .on Iu ìoro soJdisfana o cottcilarricc ca'Jcnza bcgod,t tlieci caciiar míLle, e i regni / di là d,t I'lndía ad Aragon suggettz

iuiu, ;rttà so o t ccsarci ,Jtlrì siarro irclusi proprio per.allontana

re. nominandolo, lAltro, I'intollcrabile c incorrcÙirbdc Allerrta

.;";; Jtì leuo,,o l" otrave Cotnc il scgno JclJa sanguigrra rrel

cartonc dei Inaeslri del suo telnPo lega le articolazionì delle. tigute

in rnasse ricche c grevi. e martri spade carni-lrorlde lìubt pretre,\l

rnrtodano e svolgòno scnzl ntai soluzionc di corrtinuo cosi rìella

,ur ro"rin r)on ha ltrogo il woto. la mar)o che ccrca nell acqua e

uucJìa che svclle gtj albcri. il piede sull'crba c lerba sressa ij vclo c

i .Àroo. ,uuo ò ín r omo solo: la iiducia nella cost'rtlzr dd senso

carica ogd parola d'unà qualitàr pondcrale t?ì1-lto maggiore quanto

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H:iî; jil *;Xif ';fl ,'f,]' "'"1T"^:.THil::ì:: : : liÌ; J

gran corte e per re1;;st;:,';;i:; ::i#:^;;":i:,::t:,:1,;r* ^^^-..^1,E :," -rt è, perché non leggi Arjosro ancora una volta e ti;,"J[:il.i:i,;ll;"í.li,y:,1,i:;ui',i^,i,po,.,u,.Jì'iJà1*u

;Hi i : :,'tl:,;ì " ií i'i,i{" í ! I î ";tt*,ì l:: ffi Í.lilJ ì[:1

,-. Faro del raio meglio. sir

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18

30 agosto 1986

19

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L..rlr.'.'rr, l:rr. Ji ur"r srricrrt' rrJ U ro( adi 'l-:''" puìl ìr' '

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'" ..lr ..i nn" ,t."" ,"ai smcsso di regolare i conti

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LE MINORANZE POSSONO FARCI USCIREDAL SECOLO DEL'ORROREI

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n,i#Ll m r Ji ii :q:i?,'xi[:'*g,n il ll*:l,;u":rnt iti*, ;*'**TF f ;,ru:;: í"i: j:

20

Pcr- il cristiano l'uomo è costituzionalmente ammalato, leso,lt Ltt uulnns originario che lo ha reso separato dalla natura ede-

rricu; la sua guarigíone è salvezza e si attua fuorí del tempo, il pre-

surtc non è chc figura di un altro presente immutabile. Ma ancheunrr parte del pensiero rivoluzionario, quella non rousseauíanarc oositivista. non hanno una fiìera fine ma solo una trasformazione storíca, non solo una funzione ne€iativa rrra anche una posi-

tivrr. Solo l'ammalato può allora essere il terapeuta deLl'amnalalir, secondo la parola brechtiana, sklauen uerden dich be;freíennschiavi ti Libereranno>. Neí medesimi anni di Brecht. inascoìtatiilrrlla sinistra dell'ottimismo <<progressista>, 1o dicevano ancheSinone \X/eil e Ernst Bloch.

Ma, se era relativarnente facilc dire questo pensando allcchssi umiliate e offese dell'Europa di cinquant'anni fa, chi realrÌerte oserebbe oggi proporre, accanto a quelle, come tcrapeutio liberatori, come i re guaritori o lebbrosi clella leggenda, glischiavi, i malati, i fcriti del tcrzo c quaÍo mondo? O i nuovi bar-bari delle nostrc periferieT Eppure, non dimentíchiamolo, fuquesta la slìda cui si confrontar<rno ccnt'anni fa i rivoluzionarieuropei. Il ruolo terapeutico di <pratiche socíali". Una voltaavrei capito subíto che cosa si intendesse con "pratiche

socialit,;oggi, ma dubitosamente, credo che si alluda all'area vastissirna e

giustamente imprecisa, che è oggetto dí volontariato o semi-volontadato o di particolari attività aurministrative, dove si lavoraa contatto di situazioni genera)rzzafe, prodotte dalla socictà pre-ccrrte ma chc. cssa siruaziorrc. ncJJc proprie isriruziorri. e irtcapacedi gestire o di trasfonnare. A me pare che la particolare condizio'ne di queste <pratiche sociaLi>, nel ioro inevitabilmcnte ambiguoraDDolto con le istituzioni dello stato di <benessere, o <sociale,(e Con quellc sue sottosezioní che sono i paniti) le volgr a qr-ral-

cosa che non è soltanto fattuale, empirico, imnediatistico ber-rsì a

qualcosa che ,,deveo o odovrào essere, La ,,pratica sociaìeu sem-

bra, fortunatamente, eccedere proprio cluel frazionamento degliuomini, quella reficazione rn figure e ruoli che è, a mio avviso,l'inevitabile e già ovunque visibile conseguenza delle predichesulla "fuga

clal centro" e sulla fine dei progetti cli futuro.liOccidente conosce benissimo questi corpi intermedi fra

prrreciprziorc c.ece.siorrc. E irrevirabilc cìre i pórcri cenrrrJi Jif-fidino, tentino cli rnglobare o controLlare o, 'aì bísogno perseguiti-rro, come fu con i Giansenisti e con gli anarchici. Questi micror-

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ganrsn.Ìt solro naturaiÍnente terapeutici, sono libertà e la portano.cnzimi del, corpo sociale e, corne spesso úpetono, <<ncl uondona non del mondou

.. NessLrrr.r di quesrc istiruzruni ,lj rnuruo soccor.su Lrsichico.rrsrco. ,deologr(.o e corporeo puo evtlare. come un qurfsiasjr_sclillo (k.Ua salvezza. rJ.parsrgeio d.rlJl nùnestrrr all.opuscolc,. lìrDI.c o rosso rì vcrdc. all irrviro a f ilm. riuliorri o fcric; ml checrrco. nor ptro e ncllcltc ,lcvr pcrclre il r.uolo terapeutico .liqu!.src pratiche,soci.rfi e proptio Ji essere un i"U." iJr" iìrri.C{ì{ JllrO. iì Utì dO\Cr C\SCrC. a Utr .gl1pg,, C. se nOn Io .OnO,

"11ofuvJrporo quJntn rl rncdir.o .lelJr rrrultra. i congressi dci r:;rniti. ilcanpionato di calc ro o iTe Deuru aSantiago. ''

,. , , Pe1 Jírg lurro irr una fornrr-rla: la cond"izioue che chirrnirnro

or,rJDerfd - dr quirlcou c p(,r qLlalcosa. o è terapeulíca o lo esoLo sc coÌrrrene rn sc la possiLilirà di urr supcranrcrio di se stcssrossla una.obbtrpazrune c un impcgno. quLrdi una accctrarr [irni_razrone dl se sresbt. per urr fine c un orízzonre ulteriori. Ouanroarermo \à conlro rl co,lurne inre[erlrrale ercditaro d,LJ proìressismo. In una società che non vuol sentirne partare (o*"ilii;;;i;ne.parlare soltarrto ..a dcstrr.. ossir con ben pr.cisc _arartz;a'aiordine socialer quanro aiferrno irnplica anchÈ ..^ria?rìrl-,àri'T:]1.: -.1î.h.

inJì,rizza gli investimcnri UO;ar"rlìì"". qr"f ìf,.orrrcpassd la nostra brografia. duuqrre vcrso una rcpr.essione.

., L\on sara possrbrle mutare iJ prescnrc senra mino.anre chesvr.rupprno e. prdtrchrno_f erapic c auroterrpie r.ÍríîaÍe d i rct tamc]l l(ara ruonuscrta dal sccolo dj orrori c stupiclita cui sirnto awczzi.Sorro la sur puprlla cli MeJusa. J esperiena d"llu prl,r,, *.ia d"isccoto cl ha pretrúlcati a segno ( he queste mie plrole apoaiono.nera pru bcnevola ddle iporesi. come patoìogia rurorir,rrìa. Rrs_srcunarrocr. rìon propongo lOpus Dei rre Ia lcrza Tnrernaziona_re. no .deflo

( m|lorJnze... rna quelJo cli cuj sro parlando rieulr.or ruur- terdpeutr e pazicrrti. portatori dr salure ò di u,, ,oriibil"ldt tonat,c

,ab\equlhm.-dt una razionale ubbiclienza , quJnto scrìzaercun dubblo sr.corrligtrra come utìa forma o figura Ji Supcr Io.rroDaoúmcntc e quclJa.li cui parl:r la CommeJia quaudo iir vcttal rurtatono. aTo ho,tto ui,ttor chi.tm::.o DanLc Virgiljo dicc cheorlnxr incorona t, ,(,t)ru Íc. ínclicando iJ scgrro di ul* rdr" rrn_grurìtiì non ur urra uuila ma in urrt Jívisione acccrlrta fra un seuniversale e un sé particolare.

Anzi, il primà segno ed esercizio di una liber-tà ricevuta o

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r( ( ìrl)( r'irlî ò ir qud processo inintcrrono di identificazione c di,'l,,rirzi()nc, fra tnonrcnto di autorità (interiore o esteriore) e

rrr)rìì( rìto cji ubbidienza (interiore e esteriore). Ecco pcrché a.l

, r I lrn nrotto liberalc "La nia libenà finísce dove cornincia lalrlrcrtir rli un altroo, non da oggí na da un secolo si rcplica: <Larrrrrr lilrcltà comincia esattamente e soltanto dove con.úncia lalrlx ltir rli un altro>>.

28 oltobrc 1986

NO'fA

L L'artìcolo uscì ell'intelno di uno oSpcciale saluteo titolato "Le terapiedella libenà,. in prina paginr, accanto ad articoli di protagonistì deìla t'attagìiaper I'abolizione dei rreniconi, conre Frence Ongaro Basaglin e Jlranco Rorelli. Ilteme sarì ripreso da Fortini dLre anni dopo in nll mandantc clci criurini psichìatrici" (radi zry'a).

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t987

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PASSAGGI DI SENSO IN VERSI

", r't rirro Cesari, Le amutte del conquistatare, Cooperativa Cr-rltu-

',rl.. l)ispacci Editore, Bologna

Scver-iro Cesari, i lcttori del ttmanifestoo lo conoscono

l ,.. nc. Arch'io lo conosco e lo considero di molto e raro \ralore

t trlsi egli pubblica un consisteLlte làscicolo dí versr (Le armata

,lii n,iqiirtotorr) conc seconclo numero dei "Dispacci di

ì ,.ti., -il*

,i outbli.u,,o a Bologna Non vorrei Jire nulla dclli'r,,nr ,li irrrpagirtazione c fascicolarura chc rcrtde pressoche

irrrnossibile la lcttura a persone pJ\:abilrncnte normali lla rrota

,.lir,,rialc [i chiamr inf]lli 'anomali"ì pcrche credo si traltr. dr un

i rrcrrziortale sistcma Ji ostacoli Jcstirtlto daglr sràrnPatorr. x un

t'rrbblico ..sclcttiro e seleziorralo' {si Icgge artcoraì perche',sof-

i,r',,Jo, goda a farsi sclczionlre c conlermt che I accesso Îr dnc

;;;;; t;s-ùàrsi dalla ablazione rjtuale dei canini o dalla

,r",io'iurittc d.l scrlo nasalc così rispettrtta prcsso gìieborigerti

ì\', fonr',ra q,rci suoi vcrsi ho potuto Icggcrli anche in lorn)a da1-

riì(rscrílt'J. t mj sono pcrsuaso che Cesarj ha vivissirnc qualLtr'

oltreché rntellettuali, poetiche.- ' La orimr cosa che si awcne e una volontà Ji spcrimerrtazio

rrc lbrrtalc che implica molrc figure- tonichc come ritne bur'lc

.chc, o parodistiche. al[trcrazioni polimelrle: c dl.Pruocrìl grslrcr'

L u,ra dì spe rirtrcnrazione rcntarica con argolncntl rranl,da storlc

e gcografic rcali o irnmagitrarie. desolazioni urbatre ombre atno-

;;;. î;;;;., ;;Jl; .u.nii Le dis,otranzc sono sirnù a quelJc di

.ini "ìn",,i *trfi.i

o pirrorici dove cotrvivono pop 'rn' colJage'

io"rranl;rnto,.-.;trrioni c graffitil c dove l'csscnzia]e è rtna sapientc

,[Jìirnn;'o.tt".,,,t tJroui,tc punteUa i] croUo circostanrc Tut-

Lo crucsto"- irl Cesari artchc perche irr alrri o in noi - ha una utrtra'

irì'.ir.r, "", 'i. , soggcttivirà che parla tna in utr'arca culturale

''assoluLltrtenrc nroJertta". una frscitt gcttcrazionalc c tntetlìazlo-

nalc. dovc ci si intertdc a tnezza parola destirtrtari o cor)ìPÚcr Perj uurli le allcgorie sono marulesrt''- r;;,; ui, pun" di questc pocsic Ò registritziorre ddl illirnitato

'usa c getll c 5elnhra avcr tostituiro úllortlo a rìol e In nol stessl

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l'esistc.r.rza, qualcosa cor.ne l'atroce <<no leturn> scrilto nei vctri dicerte bottiglic. Senbra, ma scrnbra soltanto; perché - secondo unorrriri sccoìarq l.r.ce<linrcnro lir.ico la cUcÈiaraziorc, grídara ornonnoràfà. Jcll orlorc non si rísparmia. rrcl oaraJiso ó irrferrro[ornr,lc. urr ristrcilìì(nto Jell orrorc rnedesirio. Irr euesto caso.r'ìelld ,,rrnorcvol( rzd consrpevolc c rregli eIrèrtj dclla solíiudinc.

uNon c'ò niente che inviti al verso più della car-ta quadret-tatr'. Mi sb:ttez,,.r si questa cr.cJcrrzr e

"er.ic si[ìabica rron ha il

sun ,rlpc1 Lls1r1q 'rrziorri'rle ncl prirnc, JcccrlLi,, Jr.l sccolo curr.i-

spunclt ntlo (onìq qucllt poo;ia. da Covorri ,r Pdirzzeschi, al ricor.-rcnte <disincantoo di chi si riteleva venuto troppo tardi. In questi

)cli; id qrìe<riorc rron è di gcnerazio'rc,rc Ji psicologia. Sí lrelllrrpfessione \.he siJ lutto urì (.orpo sociJe nei suoi molLeulicia:peni c .or llt ù. c sopran urro ncU j.u,' Linprn. .r csserc coìpiro .launa sorta di sonnolenza, attravcr.sata da brevi lampi dí aneoicia.

Dit qucsto purìto Ji vj\ta Jc 1'6s.js jr.,rri. hi c, pofèrniche oepigrarnmarichc o ù ralriJo (onsumo, ìc dolci adecchinare Jfi-date al giuoco delle arnarezzc, tr.a Lalorguc e Vedajne, noil sonoque.lle che amo dí più. Sebbene mi rcnda conro che sono necessarie a qr:clle più lente e larghe, di versi su cinque o sci accenri,lassi, vacillantí e dolorosi. Si direbbe cl.re l'autore medesimoabbia avuto quaÌchc incerrezza nel raccogliere le cinque parti delfascicolo e poi ncJ distribuirne la conrplessa crolroloeià. Ma sic.rpiscc d,rììc drrL clrc lc cornpusiziorrí .jelJc divcrse seri"e si jnrer,secano fra loro c cl.re dunqueè probabílmentc sbaglíato contrap-pore le pocsie maggioti a quellc ironiche o poleniche. Ma Cesa-ri non è mai scmpìicc. Ad csempio i versi sui morti dclle Falk-land debbono qrralcosa al tono dí cronaca nauseata che è dí molri versi cl H. M L-nzesbcrgcr Ma. nci versí indirizzli x qu(.stoIncdcsrrno autolc. la critica o rutocrilica è Jawero senzd Dietà:...1'pcro sapcnJosi amrninisfrarc. renza sciuparsi rrnppà .oncose da poco. / Tn n.rodo da saÌvare, nel risDetto del frammenta-1;6. / qucl tanlÒ di gcrìerah. che .i addjic

',1 purgolarore di

coscicrrzc. e scrirrorc. / Un rcrrtrriro Jawcro astuìo Jipresc,.,uarela spceie.. Ci ricorrosciamo in nrohi.

Il recchio lettore, o n.reglio, il lcttore vecchio cl.re so di esse-re, suppolle che per lc poesie meno <transitive> di Cesari ci sia-no clcí conrpagni di generaziole c si sente fin troppo bene cheScverino non sa rírnrrovcrli. alìzi (.on ,lsja c r,rbbia-ne 11,ia il giu-dizio. Sono questi altri ..egoo a ingombrario, non -.no il.re

)R

I'r'cccsso dei propri doni. È quello chc volevo dire cluando scri-v,.r,o che non si tratta di una ínclividualità o tutt'al più di unairrclividualità che si rifiuta come tale e invece di una situazione dirgr:nerazione o di ceto; né mi pale piccolo elogio; ,,sfanchezza,

noÍì è stanco l'unír'erso? E una barra d'uranio, l'ultrna, /dolce-Drcntc penetra dolcemente spíngcndosi nel reattoret .

Ma c'è un'altra fronte di questi verci. Questa intclligenza,oltraggiata dal mondo nel qualc viviarno, che continua a non far-scne rura ragione ma a ogni costo vuole evitare gli acccnti dellosdcgno perché, peggio che hutili, li sa complici, sitr.ra qua e là, frala polvere dí cuiture e allusiom, ora il ribrezzo della atrocità, oraul]a ceftezza enigmatica di foDdamento, cli i-rdistruttibiltà. Biso

s'ìerebbe citare dalla sequenza Askatasma (la parola, in basco,r,..ric <libertù e una nota infoma che queLla paLola la sibila il vcr-rto

rr-a i fori dr Lul monLlnento sulla costa atlantica) dove si parla dirrna <pietra siderale di classificazionc incerta> o di ,rdurezzairnpelrsata>, che viene rcperita ,,pescando cadaveri nel fiurno. PerI'autore chc ossesso di pudore ostacola continuamente il senso,

ossia la direzione, delle propric parole, nasce rna assoluta e clispe-

lata river.rdicazione di integrità: <<ma l'innocenza mi plotcggo>.

Qualcosa di simile si legge anche nella serie che il titolo all'opusco-lo. uNon è straniera questa terra è la n ostra ùce i disfatto uiaggia'tore. EIa nave parla in questi bellissirni versi di allegoria: "Poi

chepass'ammo le colonne d'Ercole / tu.r vento sottjle prese a sof{iare danord / Tu che freddo hai il cuore a1 pari di r.r.re / ricordi forse diessermi stato compagno / nella tua ripetuta morte e nella mia". E,ancora una voIta, ,rduro I'oggetto>,la dutezza della oggettività.C)gni volta che Cesari íncontra questa alterità non recuperabile,questo qualcosa che resiste al troppo picno dclÌc sue operazioniintellettuali, eglì ci dà passaggi pieni di senso. Come quando, neilascrie ,.Lincavo del fulmineo ricorda:

"Chrssà dawero t.ron torni di

lruovo indecente pericoloso mosffare ciò che resiste>> e si affidaa1.la elegra nel ncordo della persona (a lui come a me cara) cui èdedicaùr la seoucnza. Paola Cusumano; .,È I'incavo del ful-rnine

sulla tua gualrcia il canto che ti fu rivelato>. Una nota confida que-

sta coincidenza di distruzione e di vittoria a un'opcra mística india-na di quel Rudolf Otto, í1 cui libro l/.lacro, scritto quando nacqul,lessi verso i vent'anni... Forse qui non seguo più Sevcrino; ma findove l'l'ro potuto seguire c'è di che dovergli gfatitudile.

12 m.auo 1987

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RIVOLUZIONE BUBBONICA.LA PISTI DÌ CUI A4ANZONI NON SI LIBERÙ MAI

ln appur.rti vecchi di vcnt'anni lcggo di esscrmi cl.festo se

nella peste del romanzo, Manzoni non avesse trasposto la figurastorica che pcr tutte la vita ìo avcva tanto più ir-rvcstito quantorlreno le aveva scritto, almelro fin quando r.ron cbbe oltrepassati isettant'anni: ossia la Rivoluzione francese. EsLi avrebbe esorciz-zaro qucl flntasrrrl as.irnilandoìo r un evenro rraturalc c sorrracnJngli. ncJJ rlJcgoria. ogni spccifica 'toricirà.

Quella nia ipotesi la trovo oggi superficiale e affrettata.'Ianto nella pagina del dialogo

"Dell'invenzione> dedicata aRobespierre quanto nell'argomentazione del tardo saggio sul.la

Rivoluzione francese, Ie violenze e aberrazioni rivoluzionariesono ricondotte a crrori prima che a colpe, secondo il principiotonista per cui la volontà segue, non precede l'intelletto. Lerroreha ccno origine pratica, negli appctiti disordinati che il peccatoha infuso nella natura umana; ma è propriamente intellettualeossia umano. Per questo Manzoni non dirà né penserà che i con-tagi, le pestíìenze o í terreuroti siano castighi di Dío. La Destradell'Eccelso può rnanifestarsi nella natura ma sua meta è la partcpropriamente umana, l'anina. Rodrigo non agonizza di peste a

punizione dei suoi peccati tarto è vero che la preghícra di Rcnzo,suggerita da Cristoforo, può, nrediata dallo Spirito, salvarglii'anima. Le svcl-rture e le nalattie (anch'esse. come la morte.retaggio della ferita originaria) sono <prove>, non sentenze epossono essere volte alla salvezza.

Il riconoscimento d.i una funzione positiva e retributiva del-la pestilenza vier.r fatto pronunciare, ma in una foma chiaramen-te rcpulsiva, da Abbondio, che non a caso Renzo subito corregge. Neanche c'è ir.r Manzoni quel che si legge nel mito tolstoianodella campagna napoleonica del 1812, l'oscura fccondazione della Maclre Russia a opera degli invasori (come nel tacconto Sottola tcmpcstd di neut:, al signore chc gli si è awinghiato per scam-pare al gelo soprawive í1 servo). Ben oltre la giovanile esaltazionctírannicida Manzoni resterà sempre fedelc ai valoridcnocratico borgl-resi dí libertà e indipenclenza, scegliendo a

10

rrr,xlcllo la costituzionc amcricana invece dí quella giacobina e la

1ir rt lla ,,nazionale, del 1859 piuttosto che una forma qualsiasi dirlrrcrla civile.

Eppure, a un live.llo più profondo, che poi è cluello dove

'rl,itl il rimosso (in questo caso, un rimosso propriarrente sociale

, politico) la peste del romanzo è, sì, allegoria clella rivoluzione a

l)rtto di precisare che non si tratta della rivoluzione robespierria-Îir c tousscauiana, con la sua fede nella perfenibilità indcfinita,.lcll'uomo, il suo <paradiso ir terrao e la legislazíone dei Conven-zionali, bensì della rivolta agraria, cli tradizione secolarc (e sem-

nrai di Babeufl: quella che deve divcllere le pietre dí confine del-lrr ploprietà. Con la lucidità che gìì era propría Manzoni sapeva

bcnissimo (come Pisacane) che ìe forze di una eventuale rivolu-zione italiana non sarebbero state, cone in Francia, quelle dellamcdia e piccola borghesia illurninata o degli artigiani, ma deicontadini <facce dilavate del basso paesc, abbronzate del pian dirnczzo e delle colline, sanguigne di rnontanari; ma tutte affilate e

stravolte, tutte con occhi incavati, con isguardi fissi, tra il tono c

I'ir.rscnsato> (cap.28). La traduzíone in ítaliano della rivoluzionefrancese appaiva anzitutto con la testa di Mcdusa della rivoluzio'ne sociale, dunque della guerra civile: il disordine supremo. Altroche la sommossa di San Maruno, commedia che ha sullo sfondocuattro iloiccati dimenticati in fretta.'

Allori la pcstilcrrzr c iJ contagio si :nanifcsrarto r buon Jirir-to. come fisura del derroniaco e comc dissoluzione del sistema

di relazíoni etiche. Nc aveva parlato Boccaccio per la peste del1J48 ed erano esplose in manifestazioni di ateismo sclvaggio nel-

la Lisbona del terremoto del 1775: non più come crimiue occulto(la storià dclla Monaca) lna come sowersionc dei prir.rcipi Laidentificazionc di peste e di plebea fblla spettrale e pericolosa si

compie perfettamente nel sogno di llodrigo: <eran tutti visi gialli,distrutti, con cert'occhi incantati, abbacínatr, con le labbra spen-

zolate; tutta gente con certi vestiti che cascavano a pezzi; e da'

rotti si vedevano macchie e bubboni, "Largo canaglia!"".disordíne, non divcrso da quello della natura sregolata ncllavigr.ra di Rei.rzo, è la medesima cosa che gJi autori del tempo chia'mano anarcfla o socrusmo.

Così si intencle perché una pane della nente nartzoniana(per fuggire lc.,duc bcstemmie, che son due dcliri: negar laProwidenza, o accusada>) decicla il difendcre, con durezza, la

j1

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causa della ragione e della responsabilità personale nella vicenda

atroce della Colonru infame. Ma anche perché, insidiosa e pau-

rosa.la verità di classe (guerra ai pal azzi, pace a)Je capanne) di Ln

Quano stato che il Terzo, dopo Termidoro. aveva ricacciato-alle

sue crisi periodiche o alla diJciplina mfitare dell'Impero e delle

sue stragi, torna a. riemergere nella peste secondaria, quella dei

prccessl agll untof , softa entto la pflma.Dalla peste Manzoni non si libera mai. Perché non riesce a

ingannare ii proprio senso di colpa, e il nostro. quando confida,

all-a fine delia introduzione alli Colonna, che possano essere

"istrutdvi anche gli errori, quando non possono píù essere conta-

eiosi". Vorrebbe averla esorcizzata con I'ultimo capitolo del

iomanzo e invece l'appendice ci riporta, irrespingibile, a.lla storia

e ai lamenti dei torturati. Qui (e quasi contro se stesso) Manzoniha ragione.contro Leopardi. La peste può tomare, è già tomata,

è fra ioi, in cenro forme: queglí irracci e quelle piaghe dei "dan-nati della terro li abbiamo respintí nei lazzaretd dei continenti e

della cultura ma tomano nei sogni di noi contagíati e sporcano

rufio.,.Allora alzò anche lui la mano in furia, fece uno sforzo

come per islanciarsi [...] Scoppiò in un grand'urlo; e si destò>.

Anche noi ci destiamo, di tanto in tanto, solo per dare a nol stessi

<<un'occhiata oaurosor.

2 aprile 1987

32

1988

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NON E SOLO A VOI CHT STO PARLANDO

La sera di lunedì 21, al Pier Lombardo di Milano, è stataclata lettura a più voci da Franco Parenti e altri attori di un testoscritto nel carcere di San Vittore, coI titolo Labirinto, da un grup-po di Jercnuti c conJanrrati per tcrrorisrno o panecipaziorre a

bancla armata (Azzolim, Bellosi, Bonisolí, Fontana, Scaccia eSerncria). Li avevo colrosciuti duc ar.rni fa, nel corso di sette con-versazioni che avevo avuto con loro nel carcere milanese, doveinsiene si cercava di comprendere che cosa fosse awenuto neglíanni Scttanta. Della serata hanno dato notizia i giorna-li. Alla reci-tazionc dcl tcsto c st.guito un dibatriro chc, pcr rolonrà degliarrrori. non è \rlo polilico. E strta panecipata d lohissimo pub-blico una lettera del cardinale Cado Maria Manrni. E questa miache segue. Le parolc che cito vengono dal cartoncino d'invito,sottoscrittc Jal gruppo Jcgl-r auton.

<<Non sono prcsentc alla vostra lettura, e me ne rammarico,Se ci fossi, non potrei né vorrei farc a meno di intervenire nelladiscussione. Interr"'enire vorrebbe però dire accettare un terrenocomune non solo con voi che già con me ì'avete ma anche conchí, fra gLi invitati a discutere, con me non ne ha. Anticipandosulle conclusioni di queste mie parole, vi dirò subito che permotivi sía politici che morali accetto l'accusa di essere prevcnuto.Infatti distinguo fra amici e awersari. Ma dcvo accettare anchel'accusa di intollcranza. Perché rifiuto anche tutto ouel che ouòrcrdere rneno chiara quelJa disri-nzione frr amici e rwersari. E Ia

mia impressione, forse frettolosa, è che la pubblica prescntazionedel vostro lavoro, di fatto, r.neno chiara la renda.

Ma chi mi dà diritto a dirvi che vi sbagliate? In questorrromento il nostro uso dclla parola non è fra eguali. Solo inapparellza hanno in comune una lingua quelli che sono in galerae quelli chc r.ror.r 1o sono. Anche per questo, quando ebbero fine,due anni fa, le mie conversazioni con voi a San Vittorc, ser.rtii (e

ve lo scrissi) che da parte mia c'era stato un errore di principio.La cLisparità delle condizioni era troppo grande perché si potessepadare proprio di quel chc aveva prodotto tale disparitzì; ossia di

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interDretazioni dclla oolitica e della storia recenti. Probabilmenteil solà modo di essem utile sarebbe stato di proporvi argomentiscientifici o formali, non probler.r.ratici.

Non sono dawero il solo a pensare che nel corso dell'u.ltr-mo quindicennio la grandissir.r.ra maggíoranza dei raggruppalrren-ti politici ufficiali si è proposta di evitare ogní seria analisi delleforze sociali (nazionali e internazionali) che erano fra loro in con-flitto nei primi anni Settanta. È stata invece vittoriosamente elaborata e diffusa l'idea che il terrorismo di sinistra (o PartitoArmato che lo si voglia chiamare) sia stato la conseguenza delllrovimento di opposizione extrapa amentare percbé extraparla-mentare ossia perché estraneo o awerso al quadro delle istituzio-ni democratico-parlamentari.

Così quelle forze politicl.re si sono esentate dal chiedersi se,prina e oltre Ia scelta pro o contro le istituzior.ri, non si fosserovenuti manifcstando oooosizione e rifiuto di un sisteila socialeoppressivo e violento,-controllato sempre più apertarnente daipoteri economíci, fondato anche su corruzione e furto legalí opraticati con la complicità di istituzioni dello Stato senpre piùinfiltrate e disposte a vanificare quanto, di regine democratico e

parlamentare, si lasciava sussistere. Storia di íeri e di oggi, veritàun tempo chiare a molti che oggi debbono essere di nllovo e confatica riacquistate.

Affermato un rapporto di causa ed ffitto fra quella apposizione e I'esercizio della uiolenza armata si è uoluto, reprimendoquest'ultima e ruanfcstandone I'orore, colpire quella e nasconder-ne la uerità.

Per questo le opinioni dorninanti - e, mi pare di avere inte'so, anche la vosta - giudicano bensì erore politico e scorfittaoolitica l'errore e la sconfitta del teruodsrno di sínistra na imne-&atamente dopo ídentificano la causa di qrLdl'errore in una colpamorale, ossia nell'uso delia violenza. Ci sono, è vero, coloro chesono disposti a considerare le condizioni storico-sociali che r.rcglianni Sessanta e Settanta hanno determinato la nascita di unaopposizione non riconducibile a quella dei paftiti stofici dellaSinisra. Ma costoro si lasciano ricattare dal timore che il ragio-namculo su quclJe eorrdizioni poisa essere interpretato conrc giu-stificatorio nei confronti dell'esercizio della violenza. Non si èvoluto vedere che que.ll'esercizio della violenza (certamente dcLít-to per i.l codice e colpa per una moralc che ta.le lo riconosca), pri-

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rrr,r , r irrclipendentcmente dalle fonne sociologiche e psicologiche,l, llt crsperierue ò stato un errore di lettura c di valutazione deiLrrrr ri lrolitici, errore che ha contúbuito potentemente alla scon-

I rr rrr ,lclla opposizione dí cui era una parte e non una conseguen-

/,ì (( non eia scritto nelie stelle che in ogni caso avrebbe dolutor'r.s( flOJ.

Una buona oarte di voi ha veduto il carcere come la via a

urr intcgralc rivolgimento interiore. Ma la condizione carceraria, sclrrdeva la simultanea assunzione delle due opposizioni estre-

rrre, cluella della fede nell'assoluto e quella delle opere, comelrrlicale impegno terrei.ìo. Non rimaneva che la via deli'esame dirrrscienza ossia la via morale. Così è awenulo che la scelta dellalottî armata sia stata interpretata come moralmente colpevole

1ir:rché avcva impJicato la violenza. Ma se non ci si limita a volersi( orre una banda di assassini o una associazione di indemoniati,lrisogna spiegare perché, in vista di quei medesimi fini, quellarccità era èrrata. Ciò non diminuisce, anzi aggrava, le responsabi-lità morali: ogni errore, in politica, si tasforma in sofferenze e

lovira per gìi altri, e dunque in colpa, rna iI pubblico ministeronon è, ín questo caso, la ragione morale ma la ragione politica, igindici sono gli alri non tu solo. Gli uon.rini che aspenano dicssere liberati anche da te non sanno che farsene della tuaroscienza. hanno bisogno della lua azione.

Di quesfa trasformazione di un quindicennio di vita di tuttiin una questione di coscienza invece che in una questione diconoscenza e azione, non dawero siete voi a portare la responsa-

bilità, sia ben chiaro. La responsabilità è soprattutto di coloroche, fuori dei carceri e dei processi, hanno rimosso quanto purepotevano avere intravisto o capito. Che hanno assunto l'inganne-vole mito delle mani pulite, della buona coscienza e della tolle-ranza repressiva, ringraziando íl Signore o la Sorte di non avedifarri cornc quei peccrtori e r iolenri.

Grazie a costoro e più alrcora ai tanti che dagli strumenti djinformazione hanno per più di un decennio a.lternato cinismo a

cmozione. realismo politieo a puÍe mcnzoglìe. i nuovi giovaniiqnorano chi siano statí, nei bene e nel male, i loro padri o ne

colroscono solo quel tanto che, volto in volgarissimo spettacolo,li frastorna con le scadenza anniversane.

Qualsiasi forza intellettuale e politica si organizzi comeawersa ai modi già costituiri di espressione degli interessi e delle

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volontà vieDe immediatamente denunciata come comDlice o apoIosetd o ímlrdrrice dcl rcrrorisnlo. Quuisíasi riflcs"ioire sLorica oteorica sul ruolo e sul síenificaro della violenza nella storia umanache non si conclucla con la celebr.azior.re e l'esaltazione del regineJí d( Inocr.rzia parlarnenrarc .1ude suprenro r crtice dclla runrLracoltvivenza (e con la condanna della r.icerca di osni a.ltra via) èriplovatr corre opcrr Jj conuzione. Prnlrriq qr.lla che rli gloriodi esercitare, comc e quando posso, ormai da cinquant'anni, daqrrando rrclJa vrra ho còrni,rciaio a csperimenrarc in prirna 1'crs6-nir fa violenza dei conJlirri clclÌc ci,rssi.

Quando voi scrivete che la coscienza politica è oggi per voi.,uno specchío di illusioni presto infranto dalle delusioni" e chequel che ilr voi lton si è spezzato è <l'essere umano che dovrebbeabitare in ciascuno>', voi dite esattanente quel che i peggiorirremicì_ clcgli uorrrini oggi si aspeltano da voi. Dite chc non qucsr.ro quelh attiviri.l polirica sarcblre illrrsoria nra larririrà polìrica inse cioè qualr,Lnque sforzo orgrrrizzrro Jircrto r rnoùficaìe lo srarodi cose csistentcl Ditelo: c vi concedcranno, va da sé, il diritto dipartecípare alla attività politica oggi gesrira dai partiri poliricirappresentati in parlamento, dagli organi di stampa e di informa-zione e Jai gLuppr ehc Jcrergono. col porerc cconornico. il cor-trolJo poljLìco c iJ porcre i1i qucLli c dì quesLi. Spero non vi brsri.

_ Cl.re cosa sía poi quell'uomo, quell'esscre umano di cui par-late, quando a quéllo riu tolta la dímeirsione dell'azione comìneper Ia soJidarietà, la giustizia, la Jibertà e I'eguagJìanza, io non riesco dawero a imnaginarmclo. Che cos'è un uomo ridotto allamera dimcnsione della interiorità n.roralc2 Ho dalla nia. per nornornirrarc írnassrrni crisrirni, Mrrx, Nielzschc, Freud CSarrre.Essi mi rassicurano: deve tr.attarsi cli una canaglia. O di una vittirnr. E che cosa vogli()r)o ilfrrri Jr noi i cusrò.li ddla ericira Jistato, se non fare di noi dclle canaslie o delle vitt.ime?

SL non si dcc<rra chc r rr il ,rròntcnto politico e que.llo morr-lc c'c unr incessal)tc tensio c c intplicazione reciprocl, ne vicrreche l'unica alternativa polare al nomento politicó è la posizionerclígiosa. Marrzuni Io srpcva. M:r 1rlsp116 Oara1.,c [a slcra fonrralcè intermedia fra il contingente e l'assoluto, fra la pratica e la voccdell'Altro è inevitabile chc ogni partecipazione dclla coscienzareligiosa alla ,,nrondanirà, facciì uso àella medíazior-re clellanroralc. Acca.lc lo.rcsso anclrc,lurrndo r.l ruomento propriarncnLc lcligioso .i sosriruiscarro rniti idcologicí. sotrr.ijni J ogni vcrfi-

cr, clre si prescntil.ro magari cone puramente <<politici". Eirrrpossibilc sfuggire a1 nomento morale. Ma guai a chi non nc,rvvcrte la precarietà, I'ambiguità, l'inganno latente.

Oggi non creclete in qucllo in cui avete creduto íeri? E suc-

ccsso anche a mc. Ma se credete che questo mutanento clelle\r()strc pe$uasioni si lcgittimi con ragioni sbagliate, vi sbagliate.

Ve lo dissi due alni fa e ve lo ridico oggi. Con ver:lognarnia. Perché neanche per un momento dimentico quanto siaoclioso c persino ripugnante questo lnio discettare sulle vostrecsistenze di carccrati. Per poter resistere e soprawiverc nell'indi-viduale mentale e corporeo o negJi affctti dei vicini, nel vosuocornbattimento sacrosanto per riacquistare la libertà (sacrosanto

perché non dobbiarno nai dimenticare che tutte le carceriJovranno spadrc) voi siete indotti a fingewi sciolti dalla societàpolitica degli uomini. Potete illuder"vi che vi sia una vcrità inter-iorc <<umana>> da conrapporre a quella infinita maggioranza diLror.nini che anche di voi, di voi <privati>> e upubbJìci", ha biso-gno per limare le proprie catene. Ma codesta illusione sarebbesolo la prova più celta della feroce vittoria chc il domínio hariporrato su cli voi. e quindi su ruui noi

Quello che î nastri ixuisibili ma ftan inesistenti padroní uichiedoxo, o cbe tai nadete di dare spontaneamente, noft è già ilpentintanto tl"1 azíofti uiminose o colpeuoli né tanto nzeno I'auto-crítica di errorí poliici; è Ia accettazione, la sottoscrizione, di unaidea generale di che cosa umano sla e di che cosa non lo sia; eítnplíca di farui dichiarare uano anzi danxoso miraggkt non solo /apr.)spettìud politica che fu Ia uostra rza q akiasi ptospeltìua políticanon delegaÍa ossia la coscienza della attìua e imrnediata carrespon-

sabílítà di tutti nei lestíní generali.Non credo sia giusto pretenderlo da voi. Né io dovrei par-

larvene (anche se, in una certa misura, non è a voi soli che stoparlando). Perché, anche se voleste rispondcrmi, non potreste.Una parte del linguaggio vi è stato distrutto; e anche una partedel mio. Eppure le sole risposte che per me conterebbero sono levostre, non quelle cli chi, comc me, stasera non rientra dietro ivostri cancelli... E dunque non ui resta ora che abbracciawitt.

21 marzo 1988

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NON ME NE \IERGOGNO

Su "La Repubblica" di rnartedì 29 Beniamíno placido mitica un mio scritto qui comparso giovedì 24. Allude ai miei ..floridicomrnerci poerico ed itonr l- professo rali .. Dice chc rrovo "persi_no d tcmpo pcr andare a insegnare nel Surlafrica razzisla. senzavergogna>.

. . Sì.lo confesso. Dal l4 maggio aJ 6 giugno dell'g.l ho abiraroa Johanncsburq. invitato come aijrlin2 prctfes:or dd djpartírnentodi irdranisúca della Wrwarers Rard úniversitv prima di rccertare mi sono consultato con una dozzina ù conoscenti c amici. Inmaggioranza hanno valutato opportuno che approfittassidell'occasione per testimoniare dèf ignobile regirne^.azzista diquer paese.

Nel dipartimento ho tenuto lezioni e seminari su Dante eI-eopardi, sulla fortuna di Lukàcs in Italia e sul mio scritto intitolato I caní del Sinai. Dimenticavo di aggiungere che ho ancheviaggiato_ da Johannesburg a Durban, pèi assiirere a una famosagara podistica. Dell'esperienza sudafrlcana ho discorso in unarivista sindacale lornbarda, ..Azimut>r.

Non me ne vergogno. Mi vergogno invece di avere accetta_to, circa trc anni fa, di farmi intervistare per la Tv (su Manzonì)da Beniamino P.lacido o di avergli parlato cortesemente.

JI marzo 1988

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IL MANDANTE DEI CRTMINI PSICHIATRICII

Non ho, come si dice, veste per padare di psichiatria e dellal80. Ma ho, credo, il diritto di indignarmi per certe awentate e

bcllicose ingiurie, che in questi ultimi ternpi la stampa raccoglie,livolte contro il senso profondo e - perché no - ideologico e

politico di questa legge. Altri meglio di me sapranno dire qualisono gli interessi che vogJiono ridurre a demagogici <<sì>> o <<no>>,

come se da tanti anni non ci fosse stato un dibattito serio e comese non fossero state portate alla opinione e ai legislatori serie proposte per integrare il nucleo originale della legge con quantol'esperienza ha contribuito a far conoscere. Posso solo far riferi-mento a un mio intervento di due anni fa a un convegno organiz-zato dall'Associazione triveneta di osichiatria democratica e oub-blicato dall'.lndice". Vi ùcevo che uno degLi apponi irrinu;cia-bili di quella che fu la Nuova Psichiatria, quali che abbiano potu-to essere i suoi errori, è stato di illuminare la identità profonda diterapia mentale e di lotta sociale. <La terapia di cui parlo è l'insie-rne dei processi intenzionali, messi in opera al fine di modificare irapporti fra gli uomini vissuti come sofferenza priva di rneta e

trasformarli in raDoord fra uomini vissuti corne sofferenza dofatadi meta, ossia .o-e ,rna modalità della gioia' e concludevo conuna formula che continua a parermi giusta se la applichiamo allarelazione fra il ,,sanon e l'<amma.lato>. <Al celebre motto libera-le: "la mia libenà finisce dove comincia la libenà di un altro", sideve replicare; "la mia libertà comincia esattamente, e soltanto,dove comincia la libertà di un altro"".

Ma è necessario anche togliersi di testa a.lcune illusioni, pri-ma fra tutte quella, sempre risorgente, che la conoscenza el'esperienza diretta basterebbero a combattere i pregiudizi. Vor-rei citare un testo di Thomas Szasz. considerato il oadre dell'anti-psichiarria. da una intervista che cgli rilasciò nel 1ó81 a propositodel pensiero e della pratica di Giorgio Ar.rtonucci, già collabora-tore di Franco Basaglia a Cividale e Gorizia, dal 197) ai repanipsichiatrici dell'Ospedale di Idola e oggi protagonista di un con-flitto, anche giudiziario, di grande ri.evanza, come quello cheruota intorno alla lesittimità o meno della interdizione dei rico-

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verati il ospedali psichiatrici. Questa pagina mi sembra tutta daneditare: essa va molto oltre íl rifcrimento alla nalattia mentale .

ln tenpi nei quali si dà a intendere agli ingenuí che 1a moralemodcrna e neoilluministica consisterebbe soprattutto nel <lnet-tersi nei panni di un altro", non sarebbc m'ale un po' di salubrepessimismo circa questa possibilità.

<La rnaggior parte delle persone, quasi scmpre, non vuolesapere cosa veramcnte succede, anzi r,uole negado; e usa propriola psíchiatria per negado.

uQuando sostenete che le persone devono andare dentogJì ospedali psichiatrici e vedere quello che vi succede, date perscontato chc lo voglìano sapcre, mentre l'evidenza mi dimostra ilcontrario: non lo uogbono sapere ffitto.

ul-e dirò di più per precisare meglio il mio punto di vista: ionon credo che sia neccssarir..r entrare in un manicotnio per superequanto sia terribile, così cone non c'è bisogno di andare adAuschwitz o ir.r una piantagione di schiavi per sapere quanto sia-

no trenende. I manicomi ormai sono stati descritti per ogni ver-so da almeno cento anni, da Cechov, da Kean Kasey nel suo libroQualcuno uolò sul nido del cuculo, da me c da tantí aÌtri. Sc nepuò leggere in articoli, in libri; se ne può pensare, si possono leg-gere testi classici, per esempio quelli di Shakcspeare, e rendersiconto attraverso i loro scritti che íl termine "rna.lattia mentale"non signifìca niente. E per questo che mi fa più impressionel'ambivalenza della gente, della gente diciano così qualsiasi, difronte a questo problema: da una pafie si sente spintà a una cefiaconpassionc nei confrontí dci cosiddetti rnalati mentali, o perso-ne con probleni, ma, da un'a1[a parte, non vuole averci niente a

che fare. In un nodo o in un altro, con ogni sforzo, tende a cer-care una maniera comoda per lrÌantencre le distanze fra sé e chista ma.lc: cosa che otticne tramite Ia psichiatria.

"Vede, è la persona qualsiasi, seconclo me, il complice, anzi

L mandante de|. crimini perpetrati dalla psichiatia: sono l'uono e

la dor.rr-ra qualsiasi, l'awocato, il poliziotto, il lcgíslatore, í cospira-tori - anzi come dicevo, i mandanti degli psichiatri, Lo psichiatranon è altro che un servo, non fa chc eseguire,

<E per questo chc io penso che il nostro compito, adesso,

sia più che altro quello di educatori moraLi, come coloro che si

trovarono al momento culminante dell'Inquisizione o della schia-

vitù, quando la maggioranza era favorevole a quelle istituzioni

t)

rrlLrra clominanti. Oggi la naggior partc della gentc non vuole\.rl'( r\' cosr succcdc rrcgii ospeJaìi .

19 maggkt 1988

NO'TA

I Articolo pubblicato in una "Taipa" che intendevà fare jl punto sulla leg-gc lE0 (ìegata al none di Franco Basaglia e finalizzata al ogradualé suDeranenro'>delf istituzione manicomiale) dieci anni dopo là sua appro,,'azione in Pdarrenro(lrenuta il 1l nrggio 1978). T;toìo delìa uTalpau era "1E0

per l0>. Sullo stessot--na F'ortini ar,'eva scritto nel 1986 I'articolo <Le minoranze possono farci uscileda1 secolo cle11'onoro, vedi uh/ra.

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PERCHE NON DICO "INNOCENTE>I

Caro <r.nanifesto>>. essere out ha le sue dolcezze. Dico:cr>crlo da\vero. nort per civettetirl. For.c rre anni fa in..rntraiSofri in una trattoda senese. Non ci vedevamo da piir di diecìanni. Dooo oochi minuti di cor.tversazione tni dísse: "lncredibile.Sei fennó.ó."l.,tta pictran. Voleva dire a certe mie convinzionidi <allora>. Non era vero, naturalmente; ma, provocato, nonootei che risoondere: <Certo>.

Cí sonó delle diversità di carattere e di radici che è inutilecercare di mascherare: né Dreyfus né Valpreda né tanto meno"fortora erzrno particolamrcnte simpatici. Ma temo abbia ragioneRaboni (e la Tornabuoni)r la guida politica della faccenda vuoleschieramenti rigidi, senza sfumature, e tende (per ragioru che si

chiariranno chissà quando) a snidare, nomi e cognomi, chi era

tutto conte.nto di aver sepolto il 1968 e i successivi anni con qual-

chc comnemorazione o pentimento a nlczzà bocca. E allora,lasciamoci provocare.

Sofri è oggi in galera a opera di forze non troppo lontane daquelle che, sebbene il suo e il mio fossero Linguaggi e sentimentidiversi, ci crano egualtnente nemiche venti anni fa e avevanolasciato uccidere Pinelli e Serantini c imprigíonare Valprcda. Néio sono di pietra, né egli è di giunco. Quale irportanza può avere

che le sue ragioni di essere nemico dell'assassinio poJitico comeegli le espresse in occzlsione di un attentato a Pinochet - non sianoné possono essere le mie? E che io abbia ororc delle confusionitra morale e politica?

Lessi alcuni dei nomi di intellettuali che prendcvano le difese di Sofri su di un giornale torinese insieme a uno scritto di Gal-li della Loggia che dichiarava di fírmare anch'egLi quel documen'to per amicizia e stíma personalc, ma deplorava iì pcriodico rico-stituirsi delle solidarictà di casta intellettualc in nome della eleva'tezza de.lf intclligcnza, della fir'rc sensibilità e di sin.rili virtù. Daquel tanto che ni awiene di leggere del Galli delìa Loggia, nonne ho cor-rsiderazione particolare, per usare una formula cortese.Ma su questo punto mi pare abbia avuto assolutamente ragione.Tar.rto più in quanto ricordava, a onore intellettuale di Sofri,

AA

Lr'nrc costui lvcssc rifleltuto e scritto proprio 5u qucsto puÌìto:| .rlrezz: ùtrcllcrrualc e rnor,Je esscrc stata ed cssere corrciliabiler', ,rr i pcggiori crrori e orrori poliLicí.

Qu.rrrJo lcggo oggi qu,rlì propositi evetsir'í vcrrissero rivcn-

,lierti con ríchiesta tli irtcritninaziorte collettiva, devo ricordrrerhc se la mia fima non fu tra quelle di allora ciò non accaddepcr obiezioni di tipo ctico, rna perché il loro linguaggio e assunto

nri parevano políticamente ossia ideologicanente inaccettabìli,.,,ri.o,rre roi pur" politicamente intolier:abìle oggi jl silenzio sulla

lotta di classe, sui foLrdalr.renti dello stato e delle istituzior.ri e suipossibiii progetti di mutarc l'ordine sociale e istituzionale oggi(lOn-ìmarìte.

Sofri rni capisce benissimo, pur continuando - ne sono cer'to - a clisapprovatmi. Se non dichiaro qui la mia persuasione sul'Il sua ..innocenzatr, è perché l'idca stessa di..innocenza> mi pare

ormai procedere, piuttosto che da una definizione strettamentegiuridiia, da una equivoca accettazione della pubblica rnorale.

Senza nulla togliere a quanto tutt'oggi ritengo vero circa icaratteri propri dell'ordinamento giuridico il-t una società come

la lostral penso che quest'ultimo dcbba essere la cornice delDostro discorso, come stanno facendo glí awocatí della vicenda.

E perché so bene come valutai, allora, l'assassinio di Calabresi: inu.rodo tale che, ove lo scrivcssi, certo suoncrebbe come apologiaJi rc:tio ma chc invcce. qurndo lo pcnsaro. si irscrit evr in uua

hnga sequenza storica, quella del diritto di lesistenza all'oppres-sione, sancito clal pensiero cattolico anche prima che dalle carte

del nondo noderno, la Dichiarazione di Indipcndenza degli Sta

ti Ur.riti e la costituzionc della Repubblica Francese.Píù ozr di così.

21 agosto 1988

NOTA

ì Il 28 lnglio, Adrieno Sofri, Ovidio Borrpressi, Glorgio Pietrostefani e

Leonardo Nlerínì eralo stati arrestati per l'omicidio del conmissario Luigi Cala'bresi, arvcnuto a Mílano nel 1972. Err staro Marino ad accusare se stesso e gìi

altri tre esponenti di Lotta cortinua di quelÌ'antico fatto di sangue ll.mrniiestoi uscì subito con un titolo critico in prima paginar <Caccia ai

iantasrnit,. Nei gioruic nclle settirane segucnti si svi[4rpò una anpla canpagnasLrlle coionnc c1e1 giornalc contro que11a chc vcni\'î giLìdicatd url'n montàtura deicarabinieri. Fortini scrissc dtre volte sulla viccnda: nPer un giovane capo>, "Viterli anici dìr'entano spettri", "Prinra che alrivi il pcggio" (r'ec1i rzlra).

4t

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PER UN GIOVANE CAPOI

a Mauro Rostagno e Adiano Sofri, 1988

M'è venuto alla menteche un giorno mi dirannodi te: l'hanno ammazzaro.

Somo una pergola una sera d'estateil buon mangiare i bambíni le donnema nulla era sereno ma non requiesulla tovaglia le nostre mani.

Nei retini d'agenziadifÉcili a decifrafele cataste dei mitragliatí.Servi sotrfi poi le cónvoglianonegll mcrnefatofldegli Hilton.Ma io

a una a una connenole parole come un vecchíoche picchia sopra i legniper costruire una barca inutile

io che conoscoe r suroi nomi degli eroi segreti

tu vai cantando nell'onniootenzadelusa deí compagni le nòtti a squarciagolanecessità scatenata il tuo morire

io mano che fu giovanemente che tremò come un ramo

il raffio di ferro che trascinala tua bocca e la miaè uno solo.

(1969)

30 setternbre 7988

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NOTA

I Si tratta di una poesia già pubblicata in L'ahrc maro (1971).Riproponan-dola sul urnanifesro", Fortini vi aggiunge la dedica (a Mauro Rostagno e AddanoSofri,,. In quei giorni, Sofri era in carcere, accusato dell'omicidìo (1972) del com'nrissatio Calabresi. Mauro Rostagno, leader del 1968, dirigente di Lotta conti-ruua, impegnato nella con,unità di recupero dei tossicodipendenti nSamano, neiruua, impegnato nella con, unità di recuperot;ressi di Trapani, era stato assassinato il 27

<Saman>, neipressi di Trapani, era stato assassinato il27 settembre. Il suo omicidio, attribuitorrlla mafia (cóntro la quale Rostagno si batteva dagli schermi di una televisioneIocale, RTC), suscitò una grande ernozione. La poesia di Fortini accornpò la cro-naca dei funerali.

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ADORNO FUORI MODA1

Un arrico, da non molto in cattedra accademica, mi parlava

'1, llrr struggelrtc dolcezza di un ambiente protettivo, protetto e, '1',

rrrso, gLi studenti devoti, i n.roli restaurati. "Herr Doktor, dasr,,t sclriin von Eucho (usignor dottore, è bcllo da parte suao, dice,r r , ontaclino a Faust che è uscito tra il popolo per la sua passcg-

rqrrrtrr pasquale). Non a caso mi rammento di quel verso goethia-rr, '. Iì anche l'ironico titolo di una pagrna di Mixima moralia, che,'\,lrrrrrc pubblicò nel 1952.I1 filosofo è morto vent'ami fa, un.rrrrro clopo il suo attraversamento, per sbaglio, di un'aula dellal,,r oltà occupata dagli studenti in rivolta, che vi applaudivanorrn,ccc Marcuse e Habermas. <Sostanzialmente dímenticato>lsr livc su.l <manifesto>> del ) agosto un eccellente articolo di Stelrrno Petrucciani) per via del suo marxismo, la sua eclisse farlrlf'LÌno con la ..gencrale débàc/a del pensiero critico> c può( sscre dovuta al tentativo adorniano di far convivere sia l'idea dir rla ragione storica e dia.lettica di malrice hegeliana sia la criticar l( lh pretesa fofallzzante della ragione, sviluppata dal npensierorrcgativo> di fine Ottocento e, in particolare, da Nietzsche..l-quilibrio virtuosistico e anche molto precario>> (secondo merrrr pregio). La critica della ragione occidentale e il niccianesimos<rrro diventati quasi buon senso di m assa khilihafxa diventarerrrli?, mi chiedo) ,.ma il tentativo di ricondurli a una prospettiva

l,ositiva di emancipazione si è infranto in modo alquanto cata-sr rofico>> (ma non sarebbe più esatto dire che, a infrangersi, è sta-tir la prospettiva ossia che pro tempore hanno prevalso le forzeir\rverse a ogni <prospettiva positiva di emancipazione?). E correpcr la ,.fine del comunismoo: <Segno di un impoverirnento dclclibattito>, si condude. Fosse solo del dibattito !

Nessun dubbio: Adorno è <passato di rnodao. Lo è mai sta-r' 'l Chi lo lcsse. chi lo corsidcrò. chi lo awcrsò? ln Italia. a par-lrrre di lui furono, fra 7954 e 1968, irrilevanti mínoranze combat-tLrte tanto dal marxismo ufficiale (dove prosperavano non pochioclicrni superatori di sé medesinl) quanto dalla sociologia americnttizzante. Dire però che l'ultimo ventcnnio avrebbe dimostratoassurdo ,.denunciare tutto quel che finora si è inteso come pro-

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glesso) c effcrftafe <clle un vero progresso, nonostaDte tutto, sia

possibilo, questo sarebbe davvero scanbiare lir moda per unaclimostrazione. Il pensiero cli un filosofo, nla anchc la parola diu poeta, solo apparcntcnìcnte leca una firma. Le opere cli Pla'tone o di fbmmaso d'Aquino so1ìo senza dubbio fuori n.roda e,

sc vcrìgollo studiatc, non è solo perché senza di esse non si com-prr- ndcrebhcrlr i ..coli chc sc nc sono rutriti. lna soplatttrtto Per-ché I'operazione intellettuale che li rraduce si conclude in giudizirttuali sul quoziente di verita o di coelcnza di quclle opere. Sen

za dimenticare che un pensíero filosofico - n'ra ilflche uua pocsia,

una imprcsa pol.itica, ula vita non si lnislrra dalla prescnza oasscnza di contradclizioni nra daìla qualità di quelle, dalia ric-chezza ds operazioni pratichc, lnentali c morali, che è capace diindurre.

So che quest'uìtina affermazione, irnplicito richiarno alladialettica, ò cssr medcsima fuori moda. E allora tmto peggio pcrla rnoda.

)'r.,:

Venivo da LukÍcs e quJntdi Minima Moralid mi íncantò, aneno di un decennio clalla fíre dclla gucrra e tra la morte di Sta-

l-in e la vrgilia dei XX Congresso del Pcus (anche per la insupcra'ra introduzione apposta da Renato Solmi alla sue velsione italiana). Ma ebbi anchc a diliìdarne perché rri pan'c che le splendí.lrrforn-ra aforistica e la voluttà dialettica di quelìc pagine lìnisserocol cliventare urr risarcimcnto, che bisogna put chiamaie lettera-rio o estetico, della iacerazione ininterrotta che itvcce volevanopromuovere; cone gíà era succcsso a Nietzsche. Quclla folnaera stata di Lukàcs giovane (il solo Lul<àcs autcntico, secondo lavolgare opinione diffusa nello scorso quindiccnnio). Il rnaestro

ungherese a quella aveva volontariamente abdicato perché, comescrisse, non fosse possibíle leggedo o citado per aforismi,

L op,era di Adorno mi parve drinque, e continua a pare rmj,vivissima per la sua dvendicazionc (dice Pctrucciani colt una fol-mr a stdngente nra completa) di una neccedenza del non-identi-co rispetto al concetto che cerca cii afferrado", ossia per ìl rinvioirÌcessante al nucieo infrangibilc e fínaÌmcnte inìpenetrabilc che è

I'alterità. Ma soprattutto per la sua lotta confo il progressismoproduttivistico, la nitizzaziortc clella tccnologia, il dominio dcllanatura clevato a scopo assoluto e a lììetro unico della civiltrì. Fra

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I'rrrcntcsi: mi ha molto divertito leggere che un ricercatore scie_n-

ril ii o italiar.ro inputava il ritardo nazionale nella indagine sullel, ,rrti cli cnergia (ieggi: il nucleare) alla maLigna influer.rza di Ador-r r, r e rlella scuola di Flancoforte, col loro ,,romanticismo antica-

litrrlistico>... Su questi tcmi Adorno e la scuolar di Francoforte,

i 'r,11>Lio pcrché difondamenta marxiste, sono stati la più potentc,,, ,,,^ jntellettuale contro la <ideologia americana, e contro quel

l,r .sovieticao parallela alla prima, nel ventennio 1955'1975 Chc,,rlrli quelle loro tesi paiano o siano .,fuori nodao prov;r solo che

rr tcfmini di moda procede necessariamcnte la falsa coscieuza.

S( t)rìrando infatti la prospettrva (e i1 fondamento) marxista dii\, ìorno e clci francofortesi - ma anche di Bloch e, almeno in una,,urr l)Ìfe! di Benlamin - dalla loro battaglia anttpositivistrca e dal, lisvclarnento dei tragici esiti dell'iluminsmo, i nostri contempo-r rruci scorporaro una partc di quel pensicro e, privanclolo dcllc.rr( preì.ìlesser la coniugano con le correnti forme di irrazionalisrr ro c antistot'icismo scnza più le pesanti e ,.pericclose, donan,l.' sociopolitiche che la parte rifiutata continua a porre. Si pLrò

( osi, ncl ventennio che abbiano alle spallc, aver percorso le vie

,lLl ,.clisincarto> o della ullessibilità", aver schemito le "gllndirrrllazioni>> e il principio di causaLità su cui siede (secondo Nietz-

',:lrc) la vecchia mezzana detra Storia. Si può parlare di ecología

,Lnivcrsale, di solidarietà, di coscienza moralc senza porci più la,ì,rrnanda di quah siano (possano, debbano cssere) i gruppi

'.ocieli e necessariamcnte politici, che agiscono Ie nostre esistenze

,l. , 'g9i aJJ immeclìillo futuro.C'è sttìto un pensiefo dell'età dcllo sta[nisrno c dei lascismi

llrcrché a cluei ,,fuori modao vanno aggiunti, fra molti alrri,( iraursci c SarÍe) che è, pcrsino tragicamente, la uverità>,lcll'oggi. Una verità che, cone sctnpre, cí r'iene intranzi masche'

rìta e irriconoscibile; in "ritardo> sull'era elettronica lna,l'rrLtrondc, come il pensiero hegelo-rrarxista lo fu sull'era, in r:na

lormula che sarebbe stata di l-enin, del Socialismo con.rc "iSoviet pirì la elettrificazionet', I'aveva pur profetizzata, cento ooftanta anni prima, la grande generaziotle intellettuale eur-opea

, hc vide le primc applicazioni della macchina a vapore ailc inclu'su ie e ai trasporti . Fn 1l 1925 e t'| 1971. una altrettanto grande

rqcr.rcrazione, ,,cambiando più spesso paese che scarpc>) conesclisse uno dí quella, dovette: affrolÌtarc i clilenmi della Rivolu'zione di Ottobre poi delia gucrra nazista, del passaggio da una

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ad altra fase della produzione capítalistica e al clisfacincnto delleopposte - o, pillttosto, convelgcnti speranze della tecrologia e

del .,socialisn.io rcalc". Se ufuori modao fossero proprio gli oriz-zonti c1i pensíero più lontani da quelli che ogni giorno i pubbììcipersuasori ci vengono dpetendo; e proprio per questi più neccs-sari?

Non è questa, come forse penseranno i più piccoli fra i mieilettori, una dclle tante difese della propria giovinezza, in sé d'al-tror-rde non più degne, né meno, dei correnti ripudi di quella.

Qualche anno fa mi agitavo perché vedevo cadere nell'obLiodecenni interi di storia immediatamente necessaria a comprcnde,re iì nostro prescr.rte. Oggi non rne r.re importa nulla. Mi rirnpro-vero anzi dí tutto quello che può parere rimpianto. Di che poi?Un obLio, anzi, per meglio díre, una non-ancora-domanda c1i ricordo, è migliore condizione di riscoperte e risvcglio. Non risco-perte di libri, biografie, cpistolari: di siniLi sono capaci di corn-pierne tuni i làcitori di saggi, prefazioni e seminari.

Lo so bene, per essere anch'io del loro novero. Anzi, pocoimporta persino che per riproporsi domande senza apparentepassato vengano scelti oracoli diversi da quelli che furono inostri. La sola cosa che impona è dawero riproporsele. E poi:chi è che realmente ci pone le domande? E il

"movimento reale>della società e della storia, la sua.,eccedenza> dspetro a.l <concetto che cerca di afferrarlo>, il suo essere sempre qualcosa di..prirna c "di piu... Un -piu .che impIca e incìuàe i ..rneno...

Se avrcmo avuto torto lo dirà la storia, non la moda; sebbe-ne anche il movirnento reale non sia che un interminabiÌe rinvioad altre istanze, ad altri gradi di giurisdizíone. Penso a un fascístao nazista che abbia avuto trent'anní nel 1945 e oggi ne abbia set-tantaquattro. Tutto mondo gli ha detto che ebbe torlo. E certo,in questi quarantacinque aru ,lo ha avuto. Ma se non ha rinun-ciato a interpretare se stesso e il mondo che lo ha sopraffatto;owero se non si è chiuso neÌ rancore, nell'odio o nella nostalgia,è po<ribile clre rhbia rrovaro ro. sc cbbe un ani'no ge'retoio.abbia riscoperto) queglì elementi di vcrità o imrnagini di beneche lo avevano mosso e che - anche contro le aonarenze e lerealra di una lorra ferocc * erano. né avrebbcro poiuto non essc-

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r, , trrntcstuali ail'crrole. Lc virtù, voglio dire, che in urì nemoral,rl( scritto dcl 19ll Ernst Bloch vedeva dinrenticatc daile sini'',tr, nclla Gernania di allora e chc, per applicarle al loro errorc,L'rirro state assunte dai nazisti. Così, in quel chc ccccde la nostra, rllrcità di definízione sí nascoLrde una possibile defìr.rizione ulte-r(ìfc. Le parti condannate e senza apparente via di uscita (una

luttsttc contJamuée è, per i francesi, una finestra murata) godono,li rrn doppio regime: per un verso la condanna, politíca e mora-1,. può csscrc ncritata cd è conunquc irrespir-rgibiìe; c per un,Lltlo, cluando il crollo e la decadenza risospingono, come Vico,lrrdrbe, ura casta o una classc aLle origiui e la giusrizia abbendo-r,r il canrpo dei vincitori, cefie virtù recupefate possono - dun( l||r: rìon ncccssadamÒrte - aprire la via verso progetti di aweni-r. ipotesi politiche, azioni, opcre, dirette a rr.rète affatto diverse,l,r quclle che rovinarono. Come semprc, I'ambito morale prepa,,r ir clueilo polìtico, ma Lì conversione dell'arorna morale in fetor, insopportabile è certa se non rischia la prova (di vittoria o.,, onfitta o rinvio) dei fatti.

21 :ettembre 1989

'i( II r\

L Il filosofo tedcsco Tbeodor V. Adorno, uno dei maggiori esponenti della'srLrirla cli frarrcofonc> tra le sue opere, Mzzzino rtoralia, Dialettica dell'illunr. . ' ,'rr V,rx llorLl',rrn.r). Dnl 'r'.a q"cnr'tn - cra.norro r"rrti :rrrni prirrr.t.

Ll 1, lgosto 1969.

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IL CUSTODE

LEditrice Einaudi pubblicherà tra breve un mio libro diVersi scelti.Yi sarà una brevissima serie di <Pelultime", inedite inuo1urrrs. "Tl Custode- chiudc la serie.

Per quel che può servire: Rolando non è un nome inventatoe i ricordi danteschi sono, nell'ordine àa Inf. 28 Q5-21), Purg.29\1$-144\,3 (3ù,24 (87). <Il Custode" è dedicato a VittorioSereni.

Allora comincerò con un altro disegno,un'alffa carta, ancora una leggenda.Così una volta lungo, una sca.la di clinica,ho visto un vecchio che piangeva. Era di notte,alle quattro, credo, e la neve guardavovolante sui fanali dei cortifie dei viali, degli incroci, grande neve.

Quanto delle monali ardenti orine brunenelle ceramiche si congelava I

Le ipodermo pendevano, nei loro sacchi di bendeI'uso delle pupillei trapanati cranici perdevano,la caposala suora sedeva ìuccicandodritta nella sua cassa di cristallo.Stretto a sé solo il vecchio dormiva oramaimeditando nel sonno e sorridendo.

:!:!:k

.<E tutto, eccolo, l'esito, i1 residuoe sul palmo della mano destra ora vedilo, guardianotturna, guardia giurata. E il concettodi tutta la mia, odimi, esistenza.Frugo in fondo alle tasche, tra le briciole

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di pagJia e di galletta, tra le buccedi castagne, lanuggini, cnni di fodere>.So che potrci perlartr Ji dolci errori.di presagi o spaventi o cantiìeneo d'altro che sia orrido o ridicolo,perché c'è anche qualcosa di ridicolo in tutto questo,

ma non ritroverò chi eri, figliodi alcolizzato, Rolando,numero d'oro della Vigilanza,che fra i battenú dei cancelliinfilavi biglietti stampigJiatie in sua poltigiia la pioggia li accusa

ora, li asciuga e muove il ventopoi con le foglie li rotola.Pcriferia, Firenze, piccole villee buio sono fronde di un odoreche quand'ero ragazzo chiamavo l'odore cìei grilli.Appoggiata la bicicletta al muropresso a una siepe degli anni Trenta mi ascolti:<<E questo>, cerco in fretta di spiegare<il punto, l'ergo> alle pupille ironichesotto il tettuccio del berretto militare.,,Ho saputo soltanto una parte,ho inteso soltanto la vita che mi era nenicae non l'amore, chc esiste>. Scuoti il capo,schiacci i petali, fruscia la dinamo. Viafila nel nero la lucciola di rubino.

E ora lascia libero il tuo servodi cercare la chiave, di stringerla ridendo.Scattino le mandate del luccl.rettove$o un appartamento abbandonatoverso un'aria nascosta

che non so quando ho veduto e conoscoin un film o in un libro o in una guera.Uno i giornaii guasti del fuggiasco,dei tossico il cucchiaino contorto. Neanche

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un bulbo elctt co, strappati i fili.'Iu di laggiù, mio custode, questo vuoi farni sapcrc:un imp.iantito piastrellato di graniglia,sì, e la coce dclla finestra li affiggedal viale uno sprazzo di luce c le fraschetutfc bcn pctl. in nclo irrchiosrro scrivotto.Cerco dove distcndermi, cotnpagno,dove posare íÌ respiro.Neanche sono depresso, vorrei soloun poco neno dcbole la mentemeno sconsiJcrat a Jr .per,tnza. Posso srringerr ni

sull'impiantito di qucst'aÌta grottar.rel primo sonno chieclcndo

di risvegliarmi.

19 nouetnbre 1989

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I PADRI <<PENTITT>) E LA LIBEKI'ADI ALCUNI NIPOTINII

I in verso il 1984 nella socictà oolitica nrevalsero i temi suc-

' ..r\ i ,rl lq75 'rcsraulaziorre. puhblicr orgrrrizzaziorrc dell'oblio.r r( rl)r'ctazione terroristiczr del tcrrorismo); e, nel rcsiduo della

. ririsfre)), rcsistenza al compronesso storico c alla llestione sin-, I r, rrlc. Poi il pacsaggio si è fatto più nitido: naturavano le grandir r.*lolrrnzioni intemazionali ma nelle istituzioni si sanciva la fíne,lr orgni ipotcsi riformista con la crescita clamorosa di potcri ed,,,,norrie paralleli ed extrecostituzionali, si avviava il processoi( rìriniJe di omogeneità politica, di integrazione sindacale c dir, rrrlcnziale unanimisno clella infonnazione. A qucsta disfatta

' l, 1lrr politica, il Pci ha contibuito soprattutto bloccando o rias.,,r'lrcndo ogni nuovo <<urovin.rentoo. La sfera extrapadanentare,rr, l prìrno quínquennio '80, si è dissolta. Si sono recuperati i pen-trtr rrorali e caricellati quanti chiedevano una interpretazione sto-,r,,, política degli anni '60 e '70. Intanto, lcnto e deciso, è venutorvrrrLi qualcosa di nuovo c diverso. Posizioní rnorali e i.rtellettua-lr si nza rappolto con quelle che erano statc fra il 1965 e :l I915.( lre anzi le ígnorano. Hanno cento forme, clallc amicali all'imita.,i,,nc dell'associazionismo anglosassone, al rnoralismo dei volonr,rli lìno all'ethos, pedino, delle specializzazioni e dcl lavolo ber.t

l.rIo. Tutto questo, aggressivarnente prepolitico; o vcrsato occa-,iorìr mcntc in vecchi rccipíentj stantii. Ma, di fano, politico.{ ìosì, ncl giro di pochi anni, si è costituita una minoranza cliffusa, lri: sa del monclo quanto basta per rìon avere il minino rispetto

l,cf i padri <pentitb, integrati, vigliacchi; e insewibili ar-rchc più, ìi quanto, a qucsti, non fossimo parsi noi, con le nostre memorie

l)irftigiane, la guera e il marxismo-clel-nonno. Quei padri hanno(,rtsi tutti í potcri e contro di loro i nipotí cercano nei paclri dei

lrrclri - con dístacco ironia misura - qrulche infonnazione.Poco possono toccarli i cangiamcnti clanrorosi dei nostri

nrcsi, le statue nutate sui piedist'alli, il gioco delle siglc. A noí,rron a loro, ilnporta cìre dal 1956 di Kruscev siano parssati [entarlLrattro anniJ una vita. Che il Partíto Comunista ltaliano, per tut-ti quegli anr.ri prodigiosirme nte incapace di intcrpretare là storia

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altrui e la propria e quindi di immaginare un futuro, voglia muta-re, trasformarsi, truccarsi o suicidarsi, è per loro cosa di poco con-to. Si rfiutano di capire tanto í sarcasmí dei giovani padri ciníci("il bambolotto di pezza>) quanto le angosce dei più anziani.

I grandi movimenti, non sappíamo ancora decifradi. Posso-no avere esiti imprevedibili, buoni o pessimi. Ma una cosa è cer-

ta: qualcosa è crollato, non solo laggiù, ma qui. Non è ladibertà> di cui scrivono i ridicoli mostri della pubblicistica diservizio. E una liberazione. Non credevo di arrivare a vederequesto inizio. Dwo ripensare, imparare, capire. anche se sono unvecchio, gli occhi scorrono smarriti sugli scaffali e la memoria è

più di morti che di vivi, Gomi fa ero all'Università di Bologna,fra studenti di storia. Preparavano * si sarebbe detto venti annifa - dei controcorsi e, per awiatli, erano riusciti a farmi prendereun treno. Si parlava in una grande aula bianca, con un centinaiodi $ovaru e ragazze. Devo anche aver fatto un po' di demagogia.F;ra la gtroia, pag fa caîa - e da tanti ben più cara che da me -lungo un inteto ventennio. Sapevo che erano diversi. Capivo checaDlvano.

31 dicembre 1989

NOTA

I Questo arti.olo era parLe di un bi.laucio a pii-r voci degli annì Ortanta.ritolaro còmplessivamente *óltre la cardslroie". L'oàchiello reciiava: -fire deglianni '80, fatale eterno orizzonte il capitalismo?>. L'atticolo scorreva in parallelo auno di Rossaoa Rossanda, titolato .,Anni Ottanra, il dominio deìla realtà".

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1990

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SALUBRE INSOLENZA

Credo si debba riconoscenza a Giorgio Agamben per larisposta che ha dato a Galli Della Loggia (su ,,il manifestoo divr'nerdì f19 gennaio 1990ì)1. Non solo per consenso alla sua

l,osizione. Ma anche per la forna, per que1lo cl.re il titolo reda-ziortale ha chiamato ,,le parolacceo: f inpiego di termini molto,lrui per designare la categoria morale cui si ascrive i.l suo interlo-, rrtorc. Non vorrei insistere sulla sua dimcnsionc retorica per{ettt.It gratlatio che dopo l'ironía e il tranquillo moto dei due terzi, ìcl breve scritto conduce all'invettiva, illuminando sulla sostan-zirrlc continuità di funzione che intercorre tra i pubblicisti hitle-riirni e fascisti e quelli odierni, addetti alla grandc starnpa. Nérrrcrita più di un accenno la sola nube (ma incvitabile) di quellast littura, che è l'cccesso di nobiità e di guanto tli sfida (ur.r agget,tivo come "ribaldo", per esempio). Linsolenza rifugge, è noto,,lrrlJa medietà e si precipita agli estrerni: il plebeo e il cavalleresco.Lo so benissimo: che, proprio per quelle sue estremità, l'insolen-zrr l.ra una tradizione reazionarta. Da noi nella esasitazione allaI I'Arnunzio e alla Prpini e. pnme ancorr. in innumòn modelli diolatoria forcaiola e clericale, nazionale e straniera. Altrettantoirrtrtile lamentare l'inefficacia della insolenza a favore della ironia, i lcll'equilibrio.

Perché non sempre eguali.forme hanno eguale funzione.Nlrrtaro col mutare dei contesti. E dawero questione di afie reto-r icrr. E di intcrpretazione poJitica. Lassassinío dí Marat, la scarpa,ìi Kruscev alle Nazioni unite, la fiarnma di Palach sono dei signi'iicar.rti che preslLppongono una sintetica valutazione delf interorlLradro senantico. E una situazione semantica è una situazionelrrlitica. Così gli ex ufficiali napoleonici si aggiravano, in borghe., . rrei calfè JclJa Parigi Jella Restntrrrzione a provocare per siln-luinosi duelli i loro parigrado passati ai Borboni. C'è tutta u.ìal( tteratura anarchica (ma, prina ancora, mazziniana) sul <gesto( scmplare>>. E, se la tradizione marxista r-re rifugge, non è per,rsrlatte ragioni di princípio lr.ra per una precisa lettula dei contestilrolitici, delle circostanze insomma: d'altrondc gli scritti di Marx er li Lenin conscntono una strabocchevole antolosia di insolenze.

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L'invidia che provo per la pagina di Agamben è dunquedovuta alla sua capacità d'interpretare con un gesto il nostro pre'sente; di illuninado. Chi lo ha letto ha avuto l'impror,visa sensa-

zione di respirare, non fcrsse che per un attimo, meglio. Come frasé e sé alrdasse ripetendosi il verso: ond'ei repente speuerà la neb-

ó1. Poter dire <verne>> a un verme, non è così facile come si cre-de, se non si è dei volgari cani da guarclia di qualcuno, se - vogliodire non si è migLiori deí cani e dei vermi. Ci sarà sempre qual-cuno pronto a rammentarti che bisogna criticare il meglio e nonil peggro, il pensiero c non la persona, il peccato e non iÌ peccato-re. Eppule tu sai che vcnpiono, o sí stanno awicinando, momentinei quali il pcnsiero e la persona, il servizio reso a una pubblici-stica repellente e l'idcntità anagrafica cl.re quel servizio ha reso,tendono a identificarsi; cr.lr.re d'altronde fa ogni giorno, l'arnministrazione siudiziaria.

La situìziole morale e intellettuale, prin.ra ancora che poli-tica, del nosto paese, qual è espressa ogni mattina e ogni sera daiquotidiani e dagli audiovisivi è tale che un certo numero di per-sone (una delle quali solro io che scrivo) prova sentimcnti dischifo e di disprezzo - certamente rícan.rbiati - pcr un certor.rumcro di appartencnti alla propria medesima corporazione.Nei nostro caso, facitorÌ di opinione, giornalisti, filosofi o cx filo-sofi, studiosi o ex studíosi, e sirnili. Tali scntimenti non hanno,nella situazione nostra, quasi n.rai a che farc (e questo mi pare ilpunto eminente) con le ostilità rradizionali all'interno delle cor'porazioni (accadcmiche, giornalistiche, ccc.) e neanche con ledivisioni panitichc o di setta. Essi si sono sviluppati e sono dive'nuti irrinediabilt (lel senso di non-rrediabili) nel corso dci pas-

sati velrt'anni, cone lo erano stati nel ventennio fascista. E pertrc fattori: il primo è nella mancata interpretazione politica e nonmitologica del quindicennio 1967 -1982, per i n.rotivi che sappia-mo e che quotidianamente rigurgitar.ro nella idraulica nazionale;il sccondo è perché tutto un personale di servizio <intellettualo,promosso ai nedia proprio grazie a quella mancata in-terpretazione, è solidale nella difesa ir.rterpartitica dello stato dicose vigenti e si divide solo per la recitazione di alcune gags oparti in commedia; il tcrzo - prodigiosanente enfiato da.ll'infan-tile o infarnc trattanìento ormai comcntc dcgli eventi clell'Estcuropeo; ma, consoliamoci, in Francia è anchc peggio - è nellaipertrofìa dernocraticistica secondo la quale si debbor.ro ri-

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'.1 ' ttrrrc tutte le opinioni, anche le più turpi, lasciar pa are ancher rrrt rrtitori pubblici, rimandare le conclusíoni perché .,il nostror, r rl)o sta per scadere> e quindi pregiare I'equilibrio e l'ironia, la

r.rli,,rrcvolczza e il buonsenso e lasciare f insolenza a qualche

l,.rrlliirccio televisivo, pagato per qucsto.Nc vicne che nelle conversazioni si è sempre più poltati a

., lt zionarc (come ai tcmpi di Papini e di Bottar, di Ansaldo e diVrrlli:ccli c di Ciano) i propri vicini dividendoli fra coloro per i,1Lr:rli A. e B. e C. e D. sono sprcgevoli (e - in questo dissento da

,\ri,rnrben - non perché siano pubblicisti e non eminenti filosofi,, s,rciologi o speciaListi di qualche specialità; anzi) e quclli con i, lrrrrli è neglio non sfiorare neanche I'argomerlto.

Venga fínaln.rentc, come la chiama un poeta, da sacrosanta

rrssrr>. Ranrnenio 1o schiafiio ben assestato da mio padre, uomorrritissimo, qualrdo, dopo anni di umiliazioni, ebbc a incontrarcm ru luogo affollato del centro di Fircnze, la mattina successiva

rll ,rlresto di Mussol.ini, 1941, un tale che da lungo tcmpo gJi ave

\ ir tolto il saluto c che gli si era fatto incontro sorridendo, anzi to-

lqJicndosi il cappello. So bene non ci vuole grande sensibilità

',r,rli e per saperlo - chc il disprezzo verso altrui, macchia anche, cliu.rinr-úsce chi disprezza. Nell'ingíuria c'è scmpre un autocom-

f ircimento. Ma sono macchie che accetterei di subire volentieri,:,( scrvisscro a introdurre profondi motivi di divisione, a costrinrlt Le a scelte dgide, a riconosccrne la inevitabilità salutare. Solo, onforto, in questo senso, mi è la certezza che fra i piil giovani il,lisprezzo assume Ia forna clella indifTerenza, della ignoranzal,cnefica e volontaria, dell'odio sorridente e quasi ignaro di sé

E un'ultima parola. Di quella mezza dozzir.ra di persone,nríci paligrado intellettuali c pubblicísti, ai quali va da pafie miar nr gesto di ripugnanza e disistima pari a quello di Agarnben per-

r[é non nri (non ci) ammorbino più a luugo, non ho scritto irromi c i cognoni. Non I'ho fatto anzituîto perché chi mi conoscc sa già di chi sto parlando. E poi percl.ré non voglio dare al(Dranifcsto> noie giudiziarie r.ré a costoro il piaccre di trascinarmidlvanti al siuclice. Sc non fossi c€rto che essi sono ben discerni-bili ai miei lcttoli, dovlci clubitare clella n.rja analisi del presente,

I)ovrei crederni solo, quando invecc sono certo che non è vcro.

21 gennakt 1990

6t

Page 35: Franco Fortini - Disobbedienze II. Gli anni della sconfitta (Scritti su il manifesto 1985-1994)

NO'fA

I L'articolo c1i Giorgio Agamben, cui Fortini si riferísce, era titolato <Laspecic più stolta, ignorante, ribalda>. Eccone alcuni brenir "Sccondo

il gionrrlì-sia tCalli dellt Lossiî], infani, io sarei scnza elcun dubbio un coltissimo e raffi'r r i*i n"..r;g's :r..he l,a pe'" il r,'rr.' dr ,rppJrre ìefe r qu€l l tr':rdrztonc urra ri-

:rirol<r -, ia.or, lrereq5i er', i ,lre r' rl.r 'u Ji 'orr. funziorr:rrr. l.r,ucret r, l:r

politica e I'economia e che farebbe benc, pcrciò, a Jascìare i probÌcrni irrportantidi cui rri occupavo nell'articolo alle persór,e competerti 1...ì. CapÌsco che, nel1a

generale confusione delle menti, egli possr sentlrsi Àrltorizz^ro a lcncre silìilidiscorsi dall'incondizionatî resa al poreîe dei rkdìn di coloro che soÌo per anti_frasi si dicono intellettuali. illa è vénuto il morrenro che un filosofo dicr infinequeìlo che pensa de1 nuovo clero di nediocrati che tristeùìente îmministra, daglì

"cl'errri t"rer''.'r'i e sul e 1.rg' ,e dei gr.rndi gior-.rli. le.prop-irzionc.leìla .^r 'u-

nicrz;nne.ociale. I r le spe.:e ir rrrni ,he 'ono apl r-5e nel-J .l^fin Jell.r.o.ietrurr:rnr.ror riet<rapiusto.rr.igrn.rrrrcer.b,ld.r epúrr,rrcI re r rc.pon'.rbilit I

della zelante esecuzione del complto che vi è stato affidato da chi vi paga e cheslolgete.ernpre rell^ r'e.su r odu. dar r.rnpi di rl^ebtcl' .r ouclli dr De Bene-

derri e di Berlrr , o e.ioe la si rrrnrri",r r.'1. i.:zi"r'. Jcll.r ì'r;u.r, Jell cpit io-rìe, del pensiefo. lcco quanto à!'evr da dirti il raffinatissimo e coltissimo saggista.

E ora lasciami in pace, continua pure il tÌro l.ìvoîo, nou mi anmorbare piùt.

66 67

INNO ALLA GIOIA FERITA,PARTITURA DI GOETHE

l.W Goethe, Tutte Ie poesie, ed. diretta da R. Fertonani, Monda-, l,rri, vol. I, tomi 1 e 2, pp. LXX-1881

Per Barthes, Chateaubriand era il discdmine fra chi capiva(lrrlrlcosa di letteratura e chi no. Goethe ne è un alÍo. Nella sualilica c'è una molteplicità, complessità c eterogeneità di voci,lirlrrre, accenti che non hanno sirnili in tutta la poesia del mil-I nnio, eccetto Dante e Shakespeare. Ai versi dei cicÌi giovanili, ìrc scmbrano scoprire per la prima volta dopo sccoli la felicità,l,r luce del mattino, le tempeste di primavera, l'amore e il suorirnorso, la speranza e il suo ir.r.rpeto, succedono g)t Inní, orche-\rrîti sui toni della l'roler.rza sublirne, dove gli eventi naturali silrrnno aÌlegorici della esistenza e della storia; e contermini sono lelrirllate, con le sonore cadenze rimate delle leggende e delle favo-It. Ma vi si sovrappongono anche í timbri deì distici elegiaci e,lcgli cpigrarnmi. Il fiume lento e poderoso della poesia gnomicac lilosofica riceve l'apporto dei versi sentenziosi, dei proverbi,,lclle xenie miti. E conle se un'aria limpida portasse con sé qual-cose che, nella poesia occidentalc, era passato solo con i poetij<nicí, la Antologia Palatina, i trovatori provenzali; ma anche(luel che dí tremendo e di profetico è stato nella filosofia di Spi-rìoza e di Hegel: una gioia ferita. Il poeta che scrisse <tra frLrmen-ro c grano, ,/ fra siepi e rovo, / fra alberi e erbc, ,/ dove sarai, amofc? / Dimmelo', sembra un adolescente; ma aveva già più di ses-

sîrìta anni. Ne aveva settantaquattro quando aprì la Elegia diMaienbad con ive$i: <cosa devo sperare dall'ora che ci rivedre- '

ruo / dal fiore ancora cl.riuso di questa giomata?>. Il tempo èncgato. Abbiamo molto da imparare.

<Quanto sei grande e glorioso sento... e pur non t'amol)scriveva in un sonetto, con tanto di csclarnativo, rivolgendosi a

Wrolfango - scomparso da appena trent'anni - il primo traduto-lc clí tutti e d:ue I F!tust, Andrea Maffei, nella sesta decade delloscorso secolo (di Faust ne avremo un aÌtro un autunno, nella ver-sione di Andrca Casalegno per Garzanti). A quell'esclarnativo,

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ubbidiente l'awenire rispose. Invano, nel 1855, Francesco DeSar.rctis, traducendo uno dei più enigmatici Lieder ("Distacco",Abschieò, costruiva le formulc gemalí di <eroica mansuetudine>e di

"cguaglianza dell'anima". Ma quando mai? Chi, dagÌi anni

del giovane.Gabriele a quelli del giovane Pier Paolo, avrebbepotuto amaflo/

La ragione della antipatia generdtzzata mi pare questa; legenerazioni di <poeti da ospedale> sopportano benissimo di sen-

tírsi contcstate dalla classicità ma non da quclìa chc, come lagoethiana, arbitra fra due secoLi, finge di non sapersi corrosa dauna superbamente negata <malattia>. Ci voleva tutto il pedagogico coraggio di Croce per scrivere - mentre le nostre fanteriearreÍavano a Caporetto di fronte a .rl'eterno barbarot' germani-co - che ,,i1 caso della mente che è in sa.ldo possesso di concetti e

convincimenti e al vario spettacolo delle umane passioni reagisceristabíiendo prontar.r.rente l'equilibrio che queste sembrano rom-pere, e ritrae Ia commozione irraggiandola a un tempo dclla spie-gazione razional.e [...] tale era ii caso dí Goethe>. Se al nostroorecchío parole cone queste somigliano al suono della vecchiaspínetta di cui, proprio per deridere iX/olfango, ebbe a scrjvereSaba, che cosa si dovrebbe dire allora delle sue roselline e redegli eJfi, limoni in fiore e proverbi in rima?

Una storia della sua fortuna presso i traduttori ci mostrereb-be Ie Jiriche goethianc posposte, e di molto, a quelle di Heine, nelpassato secolo. Nel nostro, dopo le versioni di Croce, stampate nel1919 (oggi più tollelabili di quanto non mi suonassero trent'annifa), e quelle di tanti autoli, Carducci per prirno, antologizzate neli9l2 da Gnoli e Vago, ci fu un ventennio di quasi siìenzio editoriale. Passò, è vero, un momento parmense e correggesco deìla rostrapoesia (Bcrtolucci, Bassani) che avrebbe potuto esscre sensibile alGoethe lirico; ma si trattò piuttosto di nostalgia per ceni aspcttioraztani o rococò o manieristici del personaggio. Ver'í momeutigoethíani mi pare ci siano solo in Saba. E invece, considerandoquanta sarebbe stata la fortuna di Gocthe fra la sinistra italiananegli anm Cinquanta, non è solo curiosità ricordarc che fra il 1920e il 1910, ne.l carcere di Turi, Antonio Gransci aveva tradotto piùdi sessar.rta pagine della poesia del periodo di Francofone e Stra-

sburgo e degli lazi.Par ù Prcmeteo, Gramsci cita Vincenti e Cro'ce, ne collega l'interpretazione al giudizio di Marx e se ne faràarma nella polemica, figurarsi, contro Bucharin che - scrisse -

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,lrrrrostrereblr di non rver capito nulla di quel celebre testo.

Sebbene la poesia del tardo Montale alluda talvolta allet,rnlLità gnomiche del tardo Goethe, la possibilità di affrontare,lrrvvcro la Lirica goethiana non fu dí Montale né della sua genera-

,,i()lìc. sesnata dalla eredítà tardo'simbolista e renitente alla cultu-rrr c al pènsiero di cui Goethe è latore, testimone e (in u1a certanrisura) anche distlxttore. Ma, lungo e prezioso, un víaggio fra irrr<xìcrni traduttori della lirica goethiana non è ora da farsi qui.

Intanto, nei "Meridiani" di Mondadori, per iniziativa diLrrciano De Maria, che guida la collezione, Roberto Fertonani (in

,rrìhborazione con Enrico Ganni) dirige una edizione bilingue di| | | t te le poesie di Goethe. 11 mese scono sono giunti in libreria i duetorni del primo volume: 1.150 pagine più alre 500 tra autochioserrr{hiane, Éttissimi commenti, note, bibiiografie, indíci. I testi sono,lrrcllí dell'ultirna edizione curata in vita dall'autore, dena Ausgabel, rtcr Hand, o dell'ulúma mano (IUl32).Il secondo volume con-rt lr'à ie poesie non raccolte dall'autore (fra le quali non pochi capol,rvori) e, il terzo, il Diuano occidentale-orientale.I lraduttori, oltre a

lrcltonani (e a.l mio caro amico Ernilio Castellani, uno dei nostriru,rggiori traduttori dal tedesco, scomparso nol-r troppo tempo fa)sono Marco Beck, Maria Teresa Giannelli e Mario Specchio.

Negli anni Settanta avevo proposto, nelle riunioni di Einau-rli. l'opportunità di una ímpresa analoga dove però le versioniIosscro concordate alf interno di un piccolo gruppo di specialisri.Si venne anche a un incontro con Cases e Baioni. Sebbene con-vcr.risse con me che per tradurre classici come Goethe o si doves-

sc rischiare f individuale e spericolata awentura (come la mia coll'azsl) o ci si dovesse ponare invece verso ia <Íaduzione di servizío> e dí commento, Cases era piuttosto scettico sullzì possjbilità

' li coordinare piu rradurrori.E poi il nosro progetto prevedeva l'ordine cronologico.

I lcdizione Mondadori - oggi l'unica a.l mondo che si proponga,li tradurre per intcro le poesie goethiane - non ha seguìto quelcritcrio, che tuttora divide gli editori tedeschi. E mi pare ra-

tqior.revole. E roppo importante che il lettore venga investito daLrn pensiero (quelÌo goethiano, sulia vita e l'ane) che svaluta radi-cnimente il mito pseudo-storicistico deJla autobiografia lirica,quale si coltivelebbe cominciando con le poesioie infantili perlìnire ai segni tracciati sul lenzuolo dall'irdice del morente. I rag-

gruppamenti tematici e per generi (che Gocthe stabiì non senza

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essersi consultato con Schiller) intesero spezzare in anticipol'' rminente mito della <storia di un'animp.

Oggi possirmo Inr5urarc Ia profondirà Jello scorrqu:t'so

Ix,stromanticr.r scorrc,rdo l inJice Jcllc Parlizioni goerhiJrlc. I

Licrler sono disrinti dai ,,Lieder convtviali" (Gesellige LiecÌer\.

Vcngono poi le Ba llata ele Elegie rcmane, disfittte dalle alre-ele-gre. Le Epistole, g): Epigrammi ueneziani. La serie delle sibrlline

Profezie di Bacide e gJi epiglammi di Le quattro stagittzz precedo

noiSonctti, anche se poi, di sor.retti, ce n'è anche in aìtre sezioni.

E,\e Carctute. E ancora (comc nelle imn.raginarie classificazioni

cilresi di cnr parla Borges) Ie Poesíe diuersa, qttdle dal \Y/ílhelm

Meister, Su rnodella di fonne antíche, A uaùe persone. Vengonopoí partizioni temadchc fatte apposta per lasciarci perplessi;

Arte; Parabole; Dir.,, sentirnento; mòndt4 Motti ptouerbiali; Poesíe

lír'icha (sotto questo titolo para(lossale si leggono alcunc dellc piùassolute creazioni goethiate); Loggía, cioè otto poesie celebrative

di riti nrassonici; e ancora .l)rb e íl mondo; ancoîa Arte' e'alîrePoesie epigrammatiche e Parabole, Dediche, fogli-ricordo e

bislietti: e fina.lmente le Xenie mítí. Chi si attiene alÌa irmr.ragine

convenzionale di un Goethe tutto autocontrollo e razionalitàscorra quest'indice e avrà di che ricredersi. Gli editori deì nostro

Goethe lirico non hanno voluto traduzioni <poetiche> e hanno

fatto benissimo. Ma fare una raduzione <non poetica> di pocsia

e quasi aJrrcllanro arduo chc farla poerìca". Qucl chc deve spa-

rirc Ja rale:orra di versione ò la lettcrrrictà; nla ciò ò possibLle

solo per alcuni aspctti o livelli.Se leggo: ,,La quercia amÍnantata di nebbia / gigantesca

torreggíava,/ tra i cespugli, dove la tencbra / con cento occhi neriguardavao, la questione non è di sapere se qrrel <<ammtlntdtd>> e-qud.

utorreggiàua> equivalgono allìoriginalè (c chissà poi che

cosa significhi) oppure se il testo italialo abbia o no una sua

autonomia letteraria e poetica; tlra r e, a rigore, ciò può cssere

futto solo da un processo ermefleutico, non da una traduzione -se le tonalità conferite da metafore come <<ammantare>> o <<tor-

reggiare>, da tern]ini arcnzzanÍi come <<tenebra> o da inversioninobilitanti con-re ,,con cento occhi r-reri guardavao non concludo'no forse a indurre un particolare tinbro lettcrario italiar.ro,

rutt alrro che ncurro/ E quanJo sí voglia. pcr utLlítà dcl letrore.

rendcrc con urr rigo ogni ver\o. come evitarc che quci righi sirrto

sentiti, dal lcttore, quali vcrsi, ossia con una loro cesura di fine

7n

ri13r c dunque anche con una loro ccsura interna? E così ne sor-rlorro testi <poctici>' in metri imegolari.

Non è questa la secle per un ragionamento critico sulle ver-.,rorri. Né è nota critica su questo o quel punto della versione chert tcnui i1 giuclizio positivo su.lla enorme impresa. Posso solo dire

, lrc, proprio per le corrette premesse, si ha l'ímpressione che unarrrggiolc, magari peclissequa, corrispondenza al testo originale o,,licilrlo, una minore <libertà>, avrebbe accresciuto - per chi siar.r1'.rce Ji Iiscontrlrc. iìllclle sorltmJriîÌncÌlîc, il lesto gócrhitno -Lr liJucir. Urr rnolro rpprezzrbiJe rifiuto dcl -poericó ha rvur..',r onre esito un Jinguaggio corsivo, chc evita coloriture. I toni auli,, i sembrano proposti e rccepiti solo in quanto già dissolti neller' 'rì.J irr nlc(lio.lclrerr ria delle scriL L u rc corrcnli.

Ad esempio, le venti palole pirì farnose (secondo Spitzer).l,. lla poc"ir tcdesc.r. il tVtndcrcrs Nacbtli, J 2 comirrcianò cosi:I Ibt:r allen Gipfeln / Ist Ruh' e da Croce in poi, sei o sette traduno,ri convengono nel rcndcre le ultime due parole con <c'è", <è>(npace>, <calmu, <tranquillità>, ,,riposoo, <silenzio>). Qui leggoirrvcce: <rcgna la calmao. A tutta prima, ho un sobbalzo; quel(reélna>> non appartíene forse a ur.r linguaggio daconunicato'stampa, da telegiornale? Poi comincio a chiedermi scrrr:llo scorso nezzo secolo <<regnare>) non si sia a tal punto dese-nìalltizzato da poter venirc in ausilio di tur ausiliarc corne ,.essererr.

Ecco una tipica scommessa da traduttore: a seconda dellivcllo sociolinguistico su cui poniamo ,,regna la calmao può anti-cipare un sermo bmzilis dove <torreggiare>> e <<ammantato>> nonsono pirì nobilitar.rti ma correnti anzi (nlagari nel linguaggio daiarlctte intervisf^ta) e quindi traducono quell'elemcnto di sottileirnrlcdiatezza che è nell'oríginale e che due secoli di linguaggiosublime o plebeo della poesia moderna ci rendono difficile.ecuperarc.l{o detto: può. È corne se l'atto línguistico dell'auto-lc potesse essere interpretato solo da quel che sarà detto e scrittodopo di sé. Certo così è per la poesia c così il poeta rischia, lette-rdmente, la vita.

2 fabbraio 1990

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IL RE M-[DA DELLA CRITTCA

E Contini è mor1ol, nella sua fredda casa cli Domodossola,dopo che F'irenze - una città che non si smentisce - aveva lasciato

che venisse caccíato di casa, già vecchio e ma.lato. Si ha ritegno a

scrivere in fretta qualche parola per uno studioso che come luieccelleva nell'arte del necrologro, cldTonbeau, che aveva praticatoper quei maestri o discepoli che ora gli vanno incontro sull'erbadella Valletta dei Principi per fargli

"accoglienze oneste e liete>.

Non avevo mai pensato che, nato nel 1912, aveva appena

ventisette anni quando nel 1939 pubbJicava i saggi di Esercii cJi

lettura, con le splendide pagine su Rebora, Carnpana, Saba,

Ungarctti, Montale, sula Chanson, su Come lauoraua f Aliosta,sùMann ele Affinità elettiue, e su Fede c belleaa. E di que.l medesi-

mo anno è la sua edizione delle Rime di Dante (che fu allora perquelli che, come rrre, gli erano minori di cinque anni, un,,colpoo, spezzando le resistenze che avevano per lc sue scritturemílitanti; e che certo ebbe grande influenza sul Montale successi-

vo a Le occasioni. (E che il Contini sia stato, oltrctutto, il veropadre occulto dell'Ermetisrno fiorentino, credo sia oggi scienza

comune). E, appena finita la guerra, n Abi esercizi, il n.ragnifico

Progatto per uft litratto di Niccolò Tommaseo, fli sctitti su Crocc e

.u Longhi: e non .i linircbbe di cirarc.La critica delle varianti ossia la formula che lo definisce nei

manuali (rna che r.ron gLi rende dawero giustizia) nacque in luidalla saldatura fra una educazione cattolica, l'esperier.rza dellapoesia simbolista europea e la filosofia del tcn-rpo e della durata(Bergson). Il suo fondamcnto rimase sempre qucllo dell'esteticacrociana ma la strenua filologia gli vietò ogni cor.npiacimentoestetizzante.

Come ebbe a insegnare a molti, si divise fra gìi studi arduisu1la lir.rgua e i testi di secoli lontani (penso a cluel monurentoche sono i due torni dei Poati del Duacento, gLi studi sul F;breattribuito a Dantc, il Saggio d.i un commento alle conezioní deÌPetrarca uolpare e a tànrí altú studi che non nomino) e I'attcnzio-ne ai cor-rtemporanei e alla poesia nel suo farsi; egli studiò levarianti di Ariosto, Petrarca e Lcopardí pcrché era il suo modo

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(li fandi contemporanei. E rammento di aver detto una volta chel;r flequentazione dei giovani poeti ermetici nella Firenze,lcll'imn.rediato dopoguerra deve avergli insegnato qualcosa su1

rroclo di intendere i rapporti fra gli stilnovisti o fra Cavalcanti e

| )rnte. Ma su questo non mancheranno, ne sono cefto, solennis-siní saggi. Ricordo che dall'opera sua non vanno om essi g)tUhittti csercízi ecl elzeurz che sono comparsi solo due anní fa. Mentrelìrrse rneglio sarebbe stato non pubblicarc la sua ultima lungaintervista di uomo già segnato da1la età e dalla rnalattia.

Un Re Mida della critica, è stato detto. Quel che toccava,ìiventava oro. E vero. Lintelligenza era pari alla dottrina. Pervelificarlo. bisogna leggerlo ncgli scritti dpparcntcmente menoinrpegnativi, nelle note, nelle allusioni. Non parlo del filologo e

cìcl linguista, maestro di maesri. Parlo del critico e - può esseresorprendente per chi di Contini abbia una immagine superficiale- dello storico. Perché , fall-out di questa sraordinaria intelli'

gcnza è, senza dubbio, una nuova storia delle nostre letterature; e

inrpiego il plurale perché è proprio a Contini che dobbiamo laucnia.le interoretazione di una letteratura italiana divisa in due findalle origini.

Non ha nessuna impofianza, o poca, che le sue sistemazioniir destinazione anche scolastica, come le antologie dell'Otto e delNovecento, siano spesso inaccettabili; che il gusto lo tradisca,sostituito da un frenendo narcisismo, da una difesa della propriagiovínezza e di una "lunga fedelt che, come sernpre, è divenutanei seguaci volgare irnitazione. Oltre alla Polare di Montale,un'altra delle sue stelle fisse era Gadda. Pasolini - come dimostral'epistolario - nasce in devozíone a Contini e Contini negL ultimianni lo riconosce e ammira. Ceno i suoi giudizi sui contempora'nei sono stati giudicati fuorvianti e hanno rivelato dei limiti delgusto che, contrarianente a quanto si dice, non è affano la vinùprincipe di un critico. Certo la sua scrittura iperletteraria, gîavatàdi tecnicismi spesso esornatívi e di civetterie al limite dell'índeci-frabíle, in postura terrorizzante contro il lettore non specialisrico,è probabiìmente destinata, e fin da ien, a deperire. Pochi anni fa,durante mie lezioni sui suoi studi danteschi trovavo la decifrazio-ne del testo dí Contini almeno altrettanto arduo ouanto ouelladdla Connedia. Ma egli rcsra. senza ombra di dubbio. il massi-mo critico filologo dello scorso mezzo secolo e lascia un segno intutti i settori dell'italianistica.

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Due ricordi personali. Ottobre 194'1. Domodossola libcrata

da partigiani, poèhi giorni prima che i tecleschí e i repubblichinice la riprendessero. Contir-ri aveva lasciato Friburgo e aveva pre-

so suo posto nella giunta di governo, insieme a fèrracini e a

Mario Boi.rfantini. Lo vedevo ai tavoLi dcl "Terminus>,

fra i partigiani che lasciavano il mitra appoggiato iler terra e le bombe a

ioano accanto alle saLiele (vuote).

Maggio 1973. New York. In una specie di enorme hangar

duc centlnaia rli italianistí a congresso. ll discorso di apcrtura è

suo. Conmenta una pagina - del 1911, rni pare - di Roberto

Lo|ìshi c dirnostra cotne lulla Ia ìetleratura iraliarra Jcl sessaLìtcrl

ruio succcssivo nasca da quelJr paginr' rA rlìe PJrevf,.,rllorr' che

Ia si sarcbbc dor uta ìeggerc rrelle scuoìe pcr insegnare alla gio-

ventu cornc non si Jaurcbh, sct'tl). rt in prov ilaliana\' LJ di\no

strazione era splenJida. prccisa come ull tcorcma. ApPena cbbc

finito. toccò a tne. Ero piu agitato chc pcr I'esatne .Lì latino corr

Giorcio Pasquali. Dissi qucl clrc.lorcvo ncl tnierolorro. scÌrlerrJo

nellaichiena i suoi ssuarù di irrJiifcrcnte irorria.

TRIONFANTI DIVISIONI

Fra vecchie carte, rítrovo spesso scritti interrotti o perché,lru cosa è venuto a distrarmi o perché una difficoltà intellettualenri ha ricordato che, se qualchc volta è lecito e persino nccessario,rnclare oltre í limiti delle conoscenze, pirì spesso si deve starerrrolto attenti a evitare la ciada pseudo filosofica e a non scambia-re pcr profondità gcnialc lc facilità offerte dal linguaggio saggisti-,. o. Alche se ho sen.rpre ritenuto errato quel pensiero leopardia-ro, nei Pensicri, secondo cui il modo nigliore per evitare di rive-l,rle i confini delle proprie conoscenze è quello di non oltrepas-sirLlc. Credo invece che bisogna più frequentemente che si puòpurtarsi ai confini delle proprie conoscenze, quindi oltrepassarJi,pcrsuasi che solo una persona o una società che sappia pubbLica-rrente di non sapere quel che ha necessità di sapere, può sowe-rrire alla comune ignoranza. Ma con questo mi awedo di esseregià pervenuto alle conclusioni di quell'appunto, probabilmcntet lclla prima rnetà degli anni Sessanta e dunque vccchio di almelrovcnticinque anni; interrotto per leggerezza o incapacità; e che quitTASCflVO.

Una volta Sarte ha detto: <Non si crede mai quel che si crede".l-e formula sienitìca che la malafede è radicale e inevitabile ma ancheche si crecle (o si crede di credere) .aìrro".

Nel primo caso la frase è una conferma della infermità primariarlesli esseri umani. della inattendibilità de.ll'autocoscienza e della assur-Llità della <fede". Nel secondo caso invece compaiono dei conreruti del'1,r credenza che, in quar,to assunti e interpretati dalla autocoscienza,sono falsi o í':gannevoli, ma tuttavia sono nalcunchér. Tanto che è possi'bile integrare la ftase affermando che nsi clede sempre quel che non siclede di crederer, dove con le parole n<1uel che" bisogna intcndere qual-cosn che è irriducibile alla testimonianza, lalsa o vera, della esperienza erlella autocoscienza. Qualcosa che è ìl "mondo materiale,' di cui fa parteiì linguaggio, ossir il llrc,go capitale dclla malafede ma anche di quellacircolazione convenziorale e forzosa delle.fedi>> in cui esistiamo. La frasc sta a segnare una partizione tipica di ogni esistenzialismo. Per un verso c'è una tragice situazior.re di i.rièrmità e di tenebra illimitata, di inganno c niseria o cli angosciosa.libertà", che è sinboleggiata dal rischionrcrtale; per un altro c'è un universo di <.riti,> o convenzioni, clì malintesisu cui ci si intende, che è l'univetso della stoúe, clel linguaggio e delle

3 febbraio 1990

NOIA

I Cianflanco Contini, forse il maggior critico Lctterlrrio del Novccenio ita

liano, urorì il2 febbraio 1990. In quel]a occrsione Fortini dirrostrò la sra dispo'rril'il.r.r rfi-1:rr'i cll.urp",'" r'unsio-,a.qu" id 'rr^ lrrrcrp' llir" s'l' rel.t:rd. p.rrrer';glo d;' r'rd.rrror'd.ììc p;girr ' llur,rlr drl 'nJrìrlerLo- J'cello dl

.criv.r. r' ir, rra . rìrr'.r rrr riccrs- Jr C^ rti :

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lolo "lunghe durater. Le due condizioni si rispccchiano io tante altre\on{rapposi,/ionr. (ome. rd r\emlrio. qu,ll,r fra illirrrit.rto e ìlmjre. Iì 1,rimo momenro c abircro dal .leriJcr',' smoJato e vioÌ, nto .l'e lcr i gr.-ci è sfida agli dèi e per i cristiani conseguenza di una coltrra originaria; ma,hc i anche radice di ogni tra.ccnJinrento. .li ogli rìdiìi rrìigio'o "srorico poliricn. nonche .piracnì,' della ( 'razir. Mcntre il sccondomomento è quello della misura e dell'opetare, dell'"ate conbinatoria>che ci ripara e difende dall'angoscia; ma anche è ploprio della Norma oLegge, del rituaie quotidiano che ripete il suo inganno. Da questo puntodi vista, fra le istituzioni che amminisîrano qùesîo secondo rnomenlosenbra vi sian state (se non sempre alneno per una estesa parte deliasLor id drl genere u-drì9t qrrelle . he si p.,n"vrno tontc .l'urnt c! hùlndnlìt"i, to.t'iunìcati,,. (onìe ìuL,go di medirzi.,nc fr.r i du. ironti deil, e'istenza umana. Maghi e sciamani, caste sacerdotali o politiche o intellet-tua1i, chiese o stati erici, partiti latori di ideologie compÌessive: per lenostre società occidcntali ci sono sempre staîi singoÌi o piccolì gn-rppiche ìi rifiutavano, ma quel rifiuto è divenuto ideologia di massa solo apartirc dal pieno dominio della borghesic. Inutrle d.'crlvere. e.taro fat-io mille

'"1ìe. chc co., è accaduro dì quando Ia meJrazione è stata irleriorizzata. Chi ne ha meglio capite le conseguenze è stata Simone \Weil.

La critica marxista all'esistenzialismo (aggiungo oggi) loaccusava di avere scambiato l'effetto per la causa: quella lacera-zione è conseguenza, affeîm va, della alienazione indotta da.lla

divisione della società in classi. Nella tensione a trapassare la corúna di tenebra e i confini dell'umano è necessario, hanno detto irnarxisti onodossi, criticare praticamente ogni residuo teologicoe religioso e accettarne solo la pafie radicalmente laica ossia ilmoto vòlto a un aldilà del presente stodco. Dopo aver negatoche la <reLigione> fosse ..af1àre prívato> essi però si trovano ogginella impossibilità di riferirsi a uno Stato Etico e a un Partitomediatore fra i fini prossimi e i fini ultimi e hanno finito conl'accettare. in nome di una visione del mondo Liberaldemocrati-ca, la separazione fra pubblico c privato che fu a fondamentodella antropologia borghese; quando non delegano direttamentea qualche chiesa istituzionale o a qualche credenza spiritua.listica(l'Est lo dimostra e I'Ovest non è da meno) la gestione degliAssoluti, riservandosi l'amministrazione della Valle di Lacrime.

Di qui l'interrogativo, implicito in quel che ho detto all'ini-zio; possiamo accettare questa trionfante divisione? Lascianoimpregiudicato il grado di validità della critica marxista a.lle filo-sofie esistenziaListe e le teologie. Non viene però il sospetto cheistituzionalizzare, come oggi si fa, le divisioni (magari in nome

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, k llc ,,competenzeo e delle sacre <<conoscenze specialisticho sialrr Pcggi6lg forma di trattarnento anestetico, tanto sul versantc, lr, rr1;re sull'illimitato quanto su quello che saviamente ci limita?

Mcrrrlc la ricercr e lr \pecializzrrione creano sopra e intor-rro rr noi una sempre più compatta cupola di convenzioni rassicu-rrrnti (che però, non va dinentícato, garantiscono una qualchelclicità agli anesterizz'àfi) alla cui ombra fiìare persuasi verso la

1'r',rpría fire; e mentre quel che un tempo si chiamava <il nistero,lt Ìl'esístenza> è sempre più gestito da oratori sacri o magici o da

1'rofcssori d'infinito, posso solo sperare che, a poco a poco orrt'.! un tratto, il maggior numero possibile di uomini e di don-rt, nei loro rapporti quotidianí, torni a decfrare - com'è sempre

'rrcccsso nelle massime svolte dell'umanità - l'inestricabile lega-

lr.: fra quel che non sanno e quel che sanno, Ía la sorte di tutti e

lrr propria, portandosi alle frontiere del proprio sapere o destino.( lhìedendosi a vicenda perché e come e di chi sia la colpa e chelirlc: e a vicenda si rispondano e facctano.

11 febbraio 1990

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MANDELA E GLI ANNI

Era il n.rio penultimo giorno a Johannesburg, giugno 198,1.

Scdcvo accanto alla fir.restra di una stanza a pianterreno. Fuoric'era il sole delf invcrno. Vedevo poca erba, una pianta di ramistorti senza foglie e un muretto di mattoni. Dall'erba ai rami sal-

tava un uccello di lunsa coda bianca.Non uscivo dalla piccola camera fredda, letto disfatto e

scaffali di libri. Rinunziavo a una tazza di thè. Non volcvo vederedistcso sulla moquette del soggiorno quel loro bambino di pochianni, gJi occhí già stravolti dalla nevrosi 0 hate you, I hate you.t,

udava alla madre), fisso per ore a certi video di attori ingìesí ravestití da cavalieri di Artù o dèi d'Olimpo c mostri; e neanche, incucina, la <<tata>> nera, amorevolc c degna, che al tramonto sisarebbe chiusa nella minuscoia casetta in fondo al giardino pcrpassan'i la notte, poi che la legge le vietava di dormire sotto lostesso tetto dei biarchi.

Più di tutto, non volevo scorgere da una por-ta apefia, buttata sul letto fra lenzuola e quaderni, la mogLie del r o ospite,che già due volte (cancro) cra stata opcrata - me lo aveva dettosubito, la prima scra - e orà ricominciava a soffrire e tre mesi piùtardi era norta. Ne ho una foto.

Jennifer era una donna giovane, bella, alta, di carnagiolrcchiarissima, di rrovimenti sportivi. Da anni, le forze che le resta-

vano le spendeva nella azione politica dei bianchi conroI'apartbeíd. Fra i libri di storia del Sudafrica e di narratori e

dramrnaturghi del suo paese, che mi aveva passato (li leggevorannicchiato sotto le coperte, quando fuori I'aria andava sotto lozero) c'era, volumirosa, una sua tesi di dottorato su di una scrit-trice zulu, dei primi del Novecento. La settimana prima avevaricevuto il suo M.A. ncll'aula masna della universítà del Witwa-tcrsrarrJ aJ aqrn, alhat. Jice queJJ irrno rcclJerricor c la cls,r.fino all'alba, era stata affollata di amici tutti ubriachi, per nonpensare a quel che tutti sapevano e cl.re bene le si leggeva in víso.

Lui. un australiano che conosceva ìa moderna letteraturaitaliar.ra nrolto meglio dí tanti nostri clocenti, non tornava mài incasa prina del whisky scraìe. Quando non era al dipartimento

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,,,r(viì ore e ore acl allcnarsi, merratorcta, t.rella carnpagna del/ ' r, ocra, l'ossastra e nera, fra le antiche colline di detriti, sottorrrr t tclo sempre azzurro netto.

Sedcvo accanto alìa finestra, disegnavo con la biro unr.rrrrlto di una pianta - ne sapevo il none, l'[ro dimenticato -, lrr', nri avevano detto, cra tipica di quella parte dell'Africa. Disc-lÌ it\,o c pensavo a tutto quel che avevo veduto e cercato di capi-r, in clLrel mese . Era come il prino giorno: di soffocan.rento c di1,,rLrlrr pcr le vie di ville e giardilf o su per la collina della univer',,rÌrr. clove barstava incrociare 1o sguardo di un negro (già a due,l,iri: Good mornlg -vr) per vedere oscurarsi di colpo il cristal-1,, tlcl ciclo così esatto sui colori degli alberi c dci fiori, í1 flusso,1cllc highuays, i d:amanti dei grattacicli.

Qualcl'c scra prirna. in.ierne ci mici ospiti. ero sldlo a una, r'nir fa stosa, forse trenta invitati, ne.lla villa di un indusffiale ita-liruro. fabbriche alla periferia di Johar.rnesburg e grande villa nelVeucto. Luomo era molto intelligcnte, duro, colto, uso a valutarel.. pcr-sone. Possedeva due interi piani tlasfor-nati in un museo di., rrlture negre che raccoglieva da tutta l'Africa. Ne faccva com-rnclcio. Le conservava in anplissimc techc di vetro. Quando merrL: andai mi regalò una specie di ricamo a perline di non so piùcìrc tribù aborigena.

Tra gli ospiti c'era tutto quel che si può immaginare per un,lisclcto filn di società colonialc. Spiccava fìa tutti uno scultoreitirliano. Da tanti anni in qucl paese, era stinato autore di enormisculture asratte in femo, esposte in quei giorni fra gli edifici delcanpus. Di una figura come quella, parassita di buon livello, milrrreva di avere già letto nolte descrizioni. E dane da zen, awcl-crti. accademici. funzionari di industrie italiane.

Il un gran braciere di grandi fiarnme cuochi negri arrosLi-

vano carni rosse e tacchir.ri succulenti. I vini erano squisiti, felíccìa fcsta.

Avevo accennato a un'opera storica sulle guerra dei Boeri,ìctta sere innanzi. Il padrone di casa, vcrsandomi del suo tocài,r disse che era già stata tradotta in italiano. .,Pensi>,, aggiunse,

"il gencrale Maletti - siamo amicí, abita tra noi - mi aveva dato illllanoscritto di un suo stuclio storico-militare su quella medesima

euerra percl.ré, I'ultima volta che sono torÍìato in Italia, gli trovas-si un editore. Ma come si fa, gli ho dcno, c'è gíà la traduzione ditlrell' ooera s t a n dn drr.

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Già, il generale Maletti. Quello dei "seruizi>>

e dí tutte quel-le allre storie. Domani ci sarei tornato, dalla pista del "Leonardoda Vincir'. Cambíai discorso.

Dopo cena, il padrone di casa mi spiegò che mi sarebbe sta-

to riconoscente, se, come altri italiani di passaggio, suoi ospiti,avessi voluto lasciargli un disegno o un breve manoscritto. Nefaceva delle minuscole pubblicazioni che per le festc di fine annomandava ai conoscenti.

Ora, accanto alla finestra, e il piccolo uccello di coda biancacontinuava oltre i verri a saltare dall'erba ai rami già raggiuntidall'ornbra lilla del pomeriggio, componevo una specie di lungapoesia, discorsiva, un po' alla Pier Paolo.

V raccontavo che quindici anni prima, nel 1969, avevoscritto dei versi che si intitolavano "Settembre

1968", dov'era urbreve elenco dei fatti di quei rnesi violentissimi, dagJi studentr diTorino e Parigi, all'assassinio di Martin Luther King e di Ken-nedy, all'attentato contro Dutscl.ìke e all'esercito sovietico entra-to a Praga. E c'era anche il nome di Mandela che, forse errore dirnemoria, avevo creduto assassinato: <<Fucilato/Mandela>.

In quella versione i versi erano stati starnpati it w Omaggtoa Montale otto anni pirì tardi. E intanto Mandela era in galera e

era dimenticato. Nel 1980, ristarnpando, avevo tolto il suo norÌe:chi avrebbe potuto capire, da que.[ nome sconosciuto, qualcosa?Mandela era in galera e era dimenticato, anche da me.

E così nel 19J2 - raccontavo ancora, senza accorgermi delfreddo - al tempo della rnia prima liceo, nessuno mi aveva dettoche Gramsci fosse morto: e quando, nel 1943, avevo veduto ilsuo strano cognome stampato su di un foglio clandestiro mi erodetto: <Sarà uno pseudonimo>. E ora - scrivevo ancora - mi erotrovato a vivere un mese nella terra dove lo scor-tosciuto compagno era sempre in prigione, dimenticato dai miei compagni e

sempre più distrutto, e lì, a Johannesburg, nessul.ìo, in tutto quelrìese, me ne aveva fatto il nome per paura di quel che significavae allora, ecco, lo facevo io c lo lasciavo all'amico del generaìe

Maletti, accanto a quello di Gransci e accanto al disegno d'unrametto di foglie, di un aÌbero del suo paese.

Quante volte ritorna in queste righe la parola ,.ann .

Di queí versi non ero contento. Ma di quel che avevo pensato pcr scriverli, sì, ero contento. Molti altri ce n'erano e sono,nelle galere, e non se re conoscolro i nomi. Non volli uscire dalla

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',trurza e aspettaí sí facesse buio, i duc cani lupi venissero sciolti in1lrrrlt1ino, sclosciasse la doccia del mio ospite, di rítorno da.lla sua

rììiìfrtona, urlasse il bambino e suonasse la voce aspra e disperala,l.' lll naclre. Chiusi in busta e scrissi I'l-rdirizzo.

18 febbraio 1990

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LE ]NVISIBILI INCRINATURE DEGLI ANNI '80'

Aa.Yv.,.Seúinzanf i dell'aldirpn, Theoria, L. 22.000

Scnh)ncn ti dell' aldiqrut. Opporttnisruc.t ptura cínl vno nell' atàdel dí.rinuntu è m libro nato

"da una litta attir.ità scminariale chedata dal 1987", ,.chc ha riunito persone diverse pcr esperieirze estudi, affrate.llatc prowisoriamente da una esigenzir spc-iÉca: articolare ir noclo chiaro c distinto la propria drsaffezior.re per"le for-nc di víta oggi prcvalenti". Hanno lavoraro soprattutto nel 1988,quando ebbe luogo ur convcgno e un dibattito. Fra costoro aicr-rnil.roti e molto bravi collaboratori del

"manifestoo.I1 Ìibro è da leggelc turto, anche dov'è difficilc. [Jn autol€

così ironico come Starnone vi parla del <teinpo dcll'ironía,, n-racon rlolta eustera durczza; le pagine di Dc Carolis ponano a con-seguenze estfeltìe, intclligenti e talora involute, una sua <Fenone-nologia dcll'opporru.risno>. Si toccano ambiti specialistici, conColombo sul cincma del dccennio o con IlarJi e Castellanisull'ultinra urbanistica. Ma rutti gli scrini medtano una discussione molto approfondita chc non posso qui fare. I nomi sono, oltrei grà ricordati, Bascetta, Berti, Castellano, Illuminati, Piperno. Daun ossenatorio cortiguo a quello che Rossanda si è eleno nelleultime dieci pagine, rni limito invece a qualche osseruazione sulloscdtto di Vimo e a rrn cenno a quello di Agamben.

1. <Gli stili di r.ita, i comporranenti, i modelli etici, le tonahtàernotive, i sentimclrti che hanno contraddistinto l'ultimo decennio,poncndolo sotto íl segno della rassegnazione e dell'acquiescenzao(c la quata cli coperrina domanda <Gli anni Ottanta, un deccnnioda dirlcrtùcarc?-rsono. rclla prgina di prcscnrazior:c. postj soltoÌlsegrro dcl ..ca i\o nuo|o,. Non tulti i ìenorisorro l\.nuii a ricor-.lare che per Brecht il

"cattivo nuovo> è sempre da preferire aÌ<buono vccchioo. Un punto centrale, più volte richiamàto nei con-tributi, è la inscindíbilità del ,,muraro nodo di cssere c di sentire,cla ogni proposìto di auspícato <pensiero mitico radicalc,. Non sitratta tanto di <misurarrsi>' con una <"t.nodernizzazione" e "sradi-carlento" senza prccedentin quanto di cssere <nodcrnizzati>> c<sradicatí>> e scnza ..prccedentir.

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Da molte delle migliori pagine del libro, emcrge chc unoclei rrassimi esiti di questo presente è la riduzione al minir.r.ro diogr.ri coscienza storica. Rossalìda - interlocutricc crîttca aguzza e

vcemente, c con lei sot'to, nellar sostanza, d'accordo - lo indica linrlalle prime righe: dicono i contributori che..il terreno itnpostorlai vincitori è nuovo e articolato> e <impone all'evcntuale ever-sorc di nuoversi in esso mimandone i rnetodi [...] in modo da

irrpadronirsi dei meccanísmí e volgedi eventualmente a sé>. Errno dei netocli dei vincitori è, appunto, quello di padarc di com-portamenti e di tonalità emotivc auzitutto come ..ttuovc>. Lorro-lc de.l oassato inseoolto (o la rnancata elaborazione della sconfit-t,r dellà Sínisra) sèmbra essere il tratto distintivo, quasi sempr.e

trrciuto e perciò tanto più forte c omogeneizzante, del gruppo. Eil tributo piir forte pagato all'awersario, tanto da far credere cheLron sia più tale. Già si può serenamente finire a cena insieme, a

oarlare di ..cinismoo.Di forte pensiero e scrittura e, nel suo insieme, an.unirevole è

lo scritto di Virno. Non separa la parte descrittiva daìla interpretativa e propositiva e perciò è difficile riassumedo. Il punto centralepàre questo: nella società di oggi la qualità più richiesta sarebbesernpre più composta di conoscenzc acquisite dallo sgancian-rcnto,

volontario o no, da ogni definita professionalità. In un noltdo íltviolento mutamcnto perpetuo l'assuefazione al mutamento (che

induce l'..opponunismo") si fa essa stessa forza produttiva. GÌicffeni dei orocessi di modernizzazione Íìe diventano cause. Ilrúchilismo é un uingrediente fondanertaÌe>, ben quotato sul mercato dcl lavoro. Nel cuore della razíonalizzazionc si annidano salde

le categorie heideggeriane delia <curiosità" e della ,,chiacchicrao.

Opportunista è allora chi fronteggia le possibilità inte rscambiabilidclla società presente'. paurcso è chi ten.re l'insicurczza orgasríca difronte alla innovazione e cinico diventa l'opponunista vivendo ilmondo come nudo sistema e gioco cLi regole .

2. Per Vírno, tutti stiaÍì.ro vivendo entro una modalità diesperienza .,che tende ad articolarsi prevalentemente attraversopossibilità, occasioni, chances, invece che secondo direzionilineari e univoche> (non senza sorniglianza col personaggio diDiderot, il Nípote di Rtnnedu, come qui scrive Marco Bascetta

sotto il titolo I nipotini di Rameau\. E che essa è "l'ineludibilecondizione dí sfondo delle azioni e delle condotte in generale".

"Eventuali collportamenti che fossero diatrretraln]ente an'ersi

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all'opportunismo si iscriverebbero anch'essi all'interno clellamedesima espcrienzu.

Alfermare la conrpresenza di due tendenze o situazionícontlarie non equivale però, mi pare, a fare di una dì queste unaocondizione di sfondo". Una tale affermazione conferisce a

situazioni storico-sociali il carattere <li un dato <naturaleo e.,rnateriale, dirnenticando che si tratta di raooortí e non di cose.U carlrrere .[crrc.,. Ji unl situazionc storico.soci.rJ,:, ,lrc nc [runo <sfondo", appare tale solo quando la sua negazione è parzia-le perché collocata prcgiudizialmente all'intemo clel sistema cr

irrperfettamente dispiegata,La umodalità cli esperienzao di cui si parla, proprio perché

non nasce dal nulla, è a sua volta in conflitto con <altro", del pas-

sato o del presente; e rinvia a una più ampia cerchia di prccondi-zioni. Virno ar..verte la difficoltà. Di qui una oscillazionc fra lanozione di .conìponamenLi . lopportunisúcj o rnLiopponrrnisti-ci) e quella di,,azioni e condottc in generaleo. Di queste ultime ico1nportamenti sarebbero solo specificazioni, rilevate come<<situazioni enotive" e "modalità di esperienza>. Mi pare per'ò dipoter dire che le <modalità di esperienza, (a) non possono nonrimandare a uheriori e ben più <.fenee> condizioni storico-socia-li, che le inducono; e soprattutto (b) che sono inseparabili dalleloro negazioní. Non si può parlare di opportunísrno se non si pre-suppone I'esistenza di alcunché che lo awersa e nega; fosseroanche solo un saggio, un seminario e un volume. Sc, come credo,l'crore ha sempre origine pratica, bisognerebbe irlmaginare quif intento, imperfettamente conscio, di fruire di entrambe le con'dizioni, di disporre di doppia cittadinanza. Ma le scdte decidonoc la comprensione per chi sta dall'alrra parte della barricata nonabolisce quest'ultima. Non so più chi diceva: ,.Non si può peramore del sole rinunciare alla propria ombra>. A Virno e adalcuni suoi intelllgenti amici bisognerebbe dire che per amoredell'ombra non possono rinunciare al sole,

L C'è,. nello scritto di Virno, un altro punto degno di consi-derazione. E il paragrafo intitolato .,General intellect>. Lalrtoreparte da uno scritto famoso (il cosiddetto Frazzmento sulle nacchi'ze) dove Marx afferma che il <sapere sociale generale è diventatoforza produttiva immecliata e quindi le condizioni del processovitale stesso sono passate sotto il controllo clel g,eneral íntel/ect>>.

C'è un pensiero astratto, un sapere (knotuledge) che il capitale

RI

irrrLricga pcr ìa proprjl riprocluzione: c c è una divcrsa asttazione.

,rtr.lla dell,r c nelJ,i vira quotidiana. fonJrta drlJr separazionc dcl

Livoratore dallo strumento e dalla esperienza del lavoro (secondo

la classica indagine marxiana) e quindi estesa aìl'intero corposociale dal sistema deí consumi, dei bisogni indotti e della irdu-stda culturale. Mi pare chc Virno unifichi la prirna con ia seconda

astrazione e faccit del Eeftera/ i tellect l'organizzatore tanto della

oroduzione quanto dei <mondi vitalt, forzanclo una nota tesi rliTronti (di tent'anni fa) sulla estensione della fabbríca alla società.

La sua descrizione clei <modi di essere e di sentire che quali'ficano la situazione emotiva comune tanto a chi si flette osse'

.ruienre quanro a chi sogna Ia rivolta' gli perrnerte .li mos;rarc

i',mc il ,adiranenlo ( in un ìuogo, in r-ula rradizione. in urr rttolulavorativo, in ur partito poLitico") consente un continuo trascen-

din.rer-rto di sé ed è quindi una <<apertura all'universalet , comeclíre una infantile íllusione; mentre lo sradicamelxto (conseguenza

clelle rnoderne ,,mobilità, attenuarsí delle ricorsir''ità naturali o ra-dizionali. e shoks orodotti da continue irnovazíoni"), escludendo

ogni .,írnpulso al trascendimcntor, abbandona ,<aJJa f:nítezza,',induce il disincanto (come mi piacerebbe un po' di stona di que-

sto tenrrine,..), fa avizzire ogni ipotesi di .rpartecipazione" e dí<progetto>>, suscita solo una passione per ol'appart-encnza come

tale, (direi: oer il conformismo anni Ottanta). Confesso che qu,come in Agamben, non riesco bene a capire che cosa sia.d'appar-tenenza" pìiva del suo ,.a che cosao. E sospetto ìl gioco di parole.

Siccome gli <sradicat servono alla riproduzione capitali-stica quanto c anche meglio delle macchine, i1. sapere-potere del

capitale - miracoloso ,.azionariato> universale - si configuracorne un sistema senza uscite. Né sono dawero in pochi a soste-

nedo, nei tempí comenti. Di dove mai potranno nascere a.llora l€

oistanze di raiformazione radícale dell'esistento?Rossanda perde la pazienza: "O vaìe l'incrinatura originaria

del sistema, il contrasto ua libertà e rapporto di produzione,umanità e leíÉcazione e allora il punto non sta solo nel ricono-

scere il paesaggio ma nel reidentficare i soggetti in campo e nel

coliegarli>. lJ"incrinatura originario che si riproduce nelle innu-merevolí fèlures che, spesso invisibili, rigano ogni momentodell'esistente: ecco, per chi crede ancora a un principio così

arcaico come l'onore, esso vive nelìo scopl:irle, quelle incrinature,rrel ricortoscerlc e dil:rrarle. Ptr sl\czzarc c rprire a ciò chc è

It

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<altro>. Letteralmente e in tutti i sensi. Veni Creator SDiritus.E por che cos'è questo ,.sradicamentoo dell'oggi a confron-

to di quello che è stato neile massime età di formazione del mon-do moderno ossia di ploletarizzttzione di enomi masse umane e

di distruzione di srandi culture storiche? Che cosa le illusionsperdues di questi confessar.rti enfants elu siècÌe se non I'ultimoanello (ben intcrprelabile anche ín termilri di concentrazionicapitalistiche e di quotidíane mene politiche) di un processo diespropriazionc dell'uomo a se stesso o si dica reificazione, chefonda, piuttosto o accallto zL general intellect una gencral pslco-pathologyl lùpeto: certo gJi esiti del sapere appJicato c cocso aì

capitale entrano in circolo con il processo di reificazione, lo ali-mentano c se ne nutrol-ro. Ma se da questa reciprocità si vuolgiungere a negare che vi siar.ro (pcr parlare il linguaggio di unavolta) dorninanti e don.rinati, si regredisce - nella migLiorc dellaiootesi - a Mc Luhan. all'idea che vi sia un effetto infuso dallatècnologia e dal sapere scientifico in sé, con somma gioia degliecologi di destra. Non sarà conseguenza (in me come in Virno ein innunerevoli come noi) dclla resistenza a riconoscerci prolcta-rizzatt nel proprio lavoro intellettuale, ossia sa.ladati, e al tempostesso forse corrotti frurtori di un privilegio di conoscenze?

4. <La comunità che vieneo, titolo delle pagine di Agan.rben(ma superfluo qui accennare al disaccordo su singoli enunciati e,

in parte, sul pathos) sono un bellissimo esempio dello stile diquesto pensatore. Erede di una quota di Benjamin, egLi si divide(o si fortfica) fra momento dell'accertamento filologico del parti-colare - non senza un debole per gli ètimi - e in quello di unasacralità tanto più assertiva e verticale quanto più chiede e

annuncia un modo di esistenza senza resistenze, di attonita e fles-sibile invincibile mitezza.

Il suo scritto, apparentemente così dissonante dal linguag-gio degli altri, mi pare sia il cuore del libro, svelandone - ma soloper un batter d'occhio - mete etico-politiche altrimer.rti nondichiarate né dicibili. Esse fanno parte infani di una .<riserva> (e

,,riserboo), quale si accompagna ad ogni aurora insorgente e

soprattutto a ogni condizione di sconfitta storica. (Dieci ar-rni fami pareva di averla identrficata nella corporazione dei.,FratelliAmorevoli", da allora assai dilatata). Non è solo il "pudore" dicui parlano oggi, non senza levità, alcuni teorici <debolisti>>: è unmodo di muoversi con crú, in generale - per troppa o Íoppo

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poca sinpatia - non si farnno abbastanza i conti c che realmcntc(vlcne avanu>>.

Non poca ottima critica lcftcraría può rivendicare dí cssere

rìrrivata prima nell'impiego di quei nodi, quando ha mostato diesscre attcnta non solo a quel chc è detto ma a queJ che è taciuto,rrllc prrni concave del discorso e non solo a quelle convesse. Uncliscorso che si svolgc a partire clai <vuoti>> e non dai <pienitr ha

ccrto a che fare con forme sapienziarie di igienc mentale ed etica,proplic di percorsi iniziatici e quindi di gerarchie e di cooptazio-nr, ir.rseparabili dal silantiuru.E r.r"ri chicdo se non bisognerebbeifrcludcrc, in questa antropologia del non-detto, quanto scrive!'irno a proposito dcl "lato opaco dello spirito" e delle cosiddet-tc leibrliziane ,.piccole pcrcezioni> chc connettono ciascun ínvi-clir,r:o alla irtera vita dell'universo.

La fígura cli prua di Aganben è quella dclla "singolaritàquaìunquc-. .lualcota che sonriglia assai xllrì "srirdi(dlo' secon-Jo Virro. E una [ormula reo-anarchicr chc corrc fra non poclticli coloro che, a sinisra, sono stati visitad dalla ferocc divinitàclella storia contemporanea: fa parte di un sapere diffuso. E se.{rrpr; frcqlrcntrre lo spoglìo Jipaninrcnto marxiano rrri parc pos-

sibiie scorgen'i una preziosa promessa di futuro.Quanto a ne, credo che f indagine su tali procedure di omis-

sione e silenzio e scontornarnento - quale conseguirebbe, in dcfirútiva, a una seria reccnsione di questo libro - dovrebbc illuminar-le, e magari abbagliarle, riattivando i circuiti e le nozioni di

"falsacoscienza>>, quelle della teoria delle ideologie e finalmente ridiscu-tendo la <piattafonna contrattualc> a partire dai rappord frainconscio politico e linguaggio, Una via però ignorata da questo

libro che tuttavia si propone come anti ídecdoglco. Ma, certo, diquello di cui non si può parlare è sempre rreno possibile tacere.

9 marzr.t 1994

NOTA

L Il libro che qui Fortini recensisce costituì la <piattrlorrnao culturale c polirjca della rivista <Luogo comune", pubblicata tra il 1990 e il 1991. <Luogo conìunc,, il cui proposito cra di indicare concenietico'po1ìtici all'altezza della crisi de11a

socictà del lavoro, ebbe in Forrini un interlocutore attento e polernico. Eglì lu suìpunto di patecipare con un suo contributo al secondo numero dclÌa rilista, poiiinrrnciò e, in seguito, re scrisse jn tenlinj assaiseveri su "il manifesto>.-ledi infra. t,r:rrr.rr^ -| iÌoan eri.rr '.li*i|ìi'rr.'.,olorizz.rti c.o e ti

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CROCE E DELIT,IA

Ristanparc le operc di Croce o qucllc meno note o reperi-bili è buor.ra impresa. Laterza o Adelphi, non contano i sottirìtesi,chc ci sono: di renJcnza o gusro o ,ól.li. Co.e . dovcrc dei r ccchi, scuotiano il capo se ci pare che i giovani diano troppainpoftanza a cose che non ne hanno: chi dovrebbe risentirsi selatto editoriale Adelphi intende, come è certo, suggerire la con-ferma che il filosofo e storico napoletano sta pài semprc nelnovcro dtlla grrrrdc culrura culoper aJto-borghese ncl primocinquantennio del .ecolo? Chi nonlo sapeva? Iì lertorc poir.cbbclutravia udjre. in quell:r dcterrninazionà t-grande culrura euro-pca rlto,borglrcse ecc.-) un:Ì eco di scrirri assai fr.cquerrti ncllaItaìia del prino quinquennio di dopoguerra; di filòsofi comeDella Vo$e o Cantoni, di poeti come Saba o Vittorini (e di tantialtri) dove si esprimeva viva ar.versione per quella cultura e per laparte che Croce vi aveva avuto. Anzi alla insofferenza per ouellache giusrrmenre fu Jetrr la dilralura crociana (Bobhio vorrebbcsi dicesse, con Gramsci, egemonia: ma così si perderebbe unarilevanle sfumatura ncgativat va fana risalire uni divisionc ncllasinistra ir.rtellettuale di allor.a. Da una parte il cosiddettocrocio-gramscismo, che però negli uomini e negli atteggiamentimentali durati sino all'altro ier.i meglio dovrcbbe ricÈiamarsialJ'ercdirà JclJ inscgnamenro.li Genrilc e alla filosofia dcll anua-Iismo. Dall'altra la curiosità o l'attenzione a.lle forme dí culturacui Croce aveva voluro togliere ogni dignità di vere scienze, comesociologia, ar.rtropologia, psicanalisi e altre ancora; e per filosofiesino rllorr poco frequenratc in lralia. queli il neopoiirivis, n o. lafenomenologia, l'esistenzialismo.

Se rileggo le pagine che a Croce poLitico Bobbio ha dedica-to nel suo Profílo ideologico del Nouecento, mi è factle awedermiche le figure maggiori e minori di quelle due sezioni della cultura(o, per meglio dire, delle ideologie) della sinistra, nel deccnniosuccessivo alla mone di Croce (1952) ebbero a scarnbiarsi le par-li. Ìror'r ccrlo rnisurandosi col pcnsiero del nostro filosofo macontinuando, anzi raducendo, alcuni putti essenziali di contlitto

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che si ritrovano, ad apertula di libro, in tutto Croce.

Detto molto in breve: una gran parte degli intellettualicomunisti che avevano condiviso la politica culturale di Toglíatti,

rìi traduzione dell'umanesimo laico e liberale in umanesimosociaÌista e in accordo anchc con taluni aspetti della politica cul-

turale sovietica (dunque di rifiuto o di diffidenza nei confronti difilosofie considerate decadenti o assenite aÌ capitale e di ani e

scritture letterarie delle avarrguardie) e che non mancavano qrún-

rli dr punti di contatto con la <salubrità" ctica ed estetica crocia-

rra, si trovarono a poco a poco a condividere I'elÀc,s sociaiderno-

crarico, riformista e graduaiista e, con quello, le sue ladicí, che

crano ooooste alle crociane e invece le tnedesime de.lle <scienzeo

cli originé positivista, implicanti finalmente LÌna saldatura sempre

più tenace fla quelle scienze e Ia organizzazione (capitalislica)

.ìeila produzionè e dei consumí. Mentre una gran parte di coloroche nel decer.rnio successivo alla guerra avevano guardato conironia o sufficienza al ceto umanistico degLi intellenuali di forma-zionc ideaÌislica passari alla ossenvanza comunista venivltto sco-

prendo la formidabile costellazione culturale, prevalentemente

centroeuropea e di sinistra, degli anni Venti e tenta, che da ognipunto li riconduceva a Hegel e alla filosofia classica tedesca, pernon dire a una lettura <altra> di Marx, quello deiManosctitti eco'

nomico filosofici dei quali proprio a Bobbio avevamo dovuto latraduzione. In cluel rovesciamcnto di posizior.ri, mafurato lenta-

mente e divenuto manifesto soprattutto ve$o la metà degli anniScssanta, Croce non c'entrava dawero; anzi c'entravano filosofi,sociologi e critici cl.re Croce aveva awersati e che gli rendevano,quasi aempre, eguale astio; Lukícs ma anche Flusserl oMannheim o Adorno o Auerbach o Sartre o Lòwith o Bloch, diorisini disparate e di mete altrettanto diverse che avevano tutta-

via-in comune categorie c linguaggi ben lontani da quelli della

tradizione empiristica anglosassone, della sociologia arnericana e,

oiù tardi. dello sruttura.lisrno francese.con tutto questo e - diciamocelo pufe: con tutta questa

confusione - che cosa aveva a che fare Benedetto Croce? Se si

suarda all'aîco, anch'esso semisecolate, della critíca che di Croceha parlato, si sarebbc tentati di rispondere: quasi nulla. Allora:ula deliziosa polverosità di un classicor, coDre Contini ha chia-

mato la sua prosa? Non è così. D'altronde quella battuta è inge-

nerosa. I classici non sono inefficienti o polverosi, altrineuti non

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ci sarebbe nessun motívo di chian-radi classici. Sono solo spenti elnuti o invece pa anti e vivi. La "delizia" dice Continí, sarebbenella sua prosa ,.non più recenie del prosatore Leopardi al massi-ntu ldal rilevarrtrssinru saepio :d)a lafu, 'r.ta rultt'rnl, Ji B. C..chc c dcl lqs I r, d"rl 1972, ir, A//i (\arciu). Mi rzzardo ancorr a

dissentire . G[ arcaismi della prosa di Croce stamo a quelJi leo-pardiani comc i latinismi delle poesie di Francesco Gaeta stannoa quelli di Leopardi. C'è di mezzo, nienreilcno, (Carducci nonescluso) il lungo resistente ncoclassicismo de1la ..scuola napoleta-rra' c tleí suoi cririci c Iiìologl e quegli eiicrri d:r relc di,roriaronana del secitrdo Ottocento. che sullo sfondo hanno trattidella costiera, da Baia a Sorrento o Capri, con nuvole rosee ditramonto e di "giallo di Napolù; e dove, mentre in primo pianoprospere Lalage o Necra sfogliano amorose coronc clegiache,non è lontano il grido di un acquaiolo di Salvatore Di Giacomo odi Vincenzo Gernito.

Sì, con i classici, nel più serio senso della parola, Croce hain comune (e prima di tutto, con Vico, De Sanctis, naturalmei-rtc;e pcrsino con Manzoni) la capacità di <attaccare>, di mcttersi emetterc in moto, ir qualunque prnto o frammento li si tocchi, lisi lcgga, Mettere in moto critico, voglio direi per dargli torto,spess(,r ma pcr cztpire un passaggio fondamentale della storia delpensiero e della critica o anche solo del gusto c della passione.

Un csernpio. Uno Jegli scritri di Crocc piu Jerri è cerro l,rcosíddetta Aesthetica ín nuce, del1928. Trcnta pagine scritte pcrIa Enciclopedia Brítannica. Bene, una pagina intera, la prima,Croce la cledica - colr margistrale disprezzo per le convenienzeeditoriali - a riassrunere il passo virgiliano dove Enea incor.rraAndromaca ("un umano sentinento di punsenti rnemorie. dirabbrividcnte .rrroLc [...] il senrirncrrro ri a I"rrro convertito inimmagini, eccetera') Di qui si può misurare la dirrensione diquel che abbiamo guadagr-rato e di quel che abbian.ro perduro,dico della nostra càpacítà di intendere la poesia, negli scorsi sessant'anni. La sone di Andromaca (o di Ugolino, Macbcth, AnnaKarenina, Gregor Samsa) ci lascia indifferenti o è appena unafigura Ji repcrtorio culrura]s arche pcrche iI patbo' è l orroresono trasmigrati (c diluíti) nel gran mercato quotidiano della<lcttcratura cspansa> e della industria culturale.

Pcr Croce, comc per noi, è owia la ncondanna estetica diquelle opere o di quelle parti di opere ín cui il sei.rrimento imme-

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cliato irronpe o si sfoga", na ove in chi riceve manchi o sia labilec dcbo.le una traccia o una menoría di quei scntirenti immedia-ti, c!. quer douleurs de uetne di cuî, proprío porsando alla Andro-maca virgiliaura (e un po' anche alla propria mamma) aveva scrit-to il Baudelaire del <Cignou, o si dica di un qualunquc dolore, dirrna qualunque soffcrenza o abbandono, si dovrcbbe concluderechc il tcsto poetico, i <versí armoniosi>, di cui Croce parla, doves-scro riuranerci affatto l.r.ruti. E iÍìvece non solo non è così ma qucivcrsi o altri possono cofirnuoverci fino alle lacrire o esaltarci.Non sarà forsc pcrché, invcce di cssere sconparso, come voleva(ìroce, il cor-rflitto dcllc ,,formeu corl i <contenuti>> si è moltipli-cato, facendoci awertiti anche del contenuto delle forme e ddlat'ornza del contenúo? E perché la coscicnza della

"formalítà" si èlìtta così acuta da costituíre essa stessa la nísur"a del vuoto che siè aperto fra forn.ra cd cspcrienza? E ogni opera d'artc e di poesianon ci fa sentire sempre più sÍaziante - e anche, va da sé, rasse-rcÌrLìntc - la djstrnzr ira qLrel che potremmo essere. ossia senrirec conoscere (e che ci è stato tolto e rubato) proprio perché indi-ceto, alluso indirettamentc con alcuni oggetti verbali, strutturelcssicali, sintattiche, metriche, ognuno con la sua storicità e la sualirnitatezza c i suoi significati scrnpre solo parzialmente decifrabi-h? Lungo il secolo, scbbene nal riconosciuto, questo è diventatosapere diffuso, .,formalismo di massao.

Mezzo secolo fa, nel palco di un teatro popolare, rni colpirono te giovani operaie che piangevano sulla mone di Mimì. OggiLrlra pari partecipazione è cerlo possibile ma non sarebbe né perLrna idendficazione primaria e e solo emotiva né per la contempla-zione cosmica di cuí parla l'cstctica crocima ma piuttosto pe r laLlaestà potente dello straniamento indono daÌ compcnetarsi diLn cerimoniaÌe sublime (l'opera lirica o l'istituzionc poctica) e dirura viccnda convenzionale. Da <oromessa di felicità" e ouindi di'ùlr(rsiorìc. cornc. con lc parolc ircndhalìane per J amorc. volcvaAdorno, la poesia si è fatta anche scoperta di desolazione, inclice dimiseria. Leggo quel Virg io c sen'rpre meno conprendo i1 rappor-to fra r trisrí casi di cú ci parla e i suoi <vcrsi armoniosi>>. Filcl.récapisco che íl suo senso è in questa divaricazíonc. Una letturabarocca o iperronantíca? Aborrita, a ragione da1

"classicoo e ario-

iitèo e goethiano Croce? E se, come ha detto non rammento chi,ogni classicismo fosse solo la

"corda più tesa> del barocco? Ecco

un esempio cleglí irtcrminabili rjrnandi che oggí, e credo scrlprc,

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una pagina crociane può proporcí. In questo, dawero <classica>.E anche altro, molto a.ltro cui sí può accennare appena. In

un suo bellissimo ..Croce in nuce, (che è voce deJla EncicktpediaEuropea Garzanfi e chc racconando a chiunque) SebastianoTinpanaro, toccando in modo magistrale tutti gli aspetti menoevidenti del pensiero e della biografia di Croce e i punti deboÌi<lella sua ferea armatura, rammenta come il filosofo avesse afte-nuato clopo il i 92,1 il suo disprezzo per il democraticismo, se nonpcr il socíalismo, per insistere su1 momento della "libenù.'Iale, come sappiamo, è la faccia burbcra e bonaria, da padredella patna, che da trent'anni e piìr ci troviamo stampata neilealtologie delle scuole secondarie. Ma c! invece in quel che Croceseppe r.nedítare - dopo Machiavelli, Vico, Hobbes, I{egei, Marx; esia pure in modo non originale - suí meccanismi della autorità,della forza e dclla víolcnza nella esistcnza dei sinsoli, delle classí,dej c.ri e dci popolr, rhc po.>iamo ancora oggi iror arc un aiur.,contro lc stoltezze pseudo-etiche che intessono la

"ideologia italia

na> incarictrta clí clistrarci dalle vere rasioni dei conflitti.LanriJerr ocraLicisLico c anrisocialista Croce puó esserci urilc:

Croce che sapeva lrcne di dovere i propri privilegi anche alla vio-lenza giacobina del 1793 c ar bersaglieri clie dopo il 1860 ammaz-zarono, nella gueua al <brigantaggio>, più contadini del Sud diquante vittùne fossero costate, tutte ilsieme, le battaglie del Risor-girr.cr.rto. Sapeva belre che le copenine color maftone dei suoi volu-niLaterza erarìo pagate anche con le centinaia di nigliaia di emi-gralti ve$o le clue luneriche che ogni giorno affollavano il molodella sua cinà. E così pofrernmo conoscere meglio quali violenze ecrudeltà ci conccdono oggi i nostli prvilcgi c le serene copertinesolîo le quali si ripropongono oggi le opere di clon Benedetto.

Racconta Lukdcs di aver dol-nto, siovane cornmissario dellarirolrrziorre ceirnrrnisra di Bela Kun, oLdirrarc ne.l lqlg un rribu-nale militare, con successiva fucilazione, contro sette o otto sol-dati colpevoLi di abbandono di posto di fronte all'eselcito con-trorivoìr:zionar.io runleno avanzante ir territorio unsherese. Ho\crnpre perìsnto cite la coscielzr di trrgcdìe.,In. qu"lJa e,,tra.s.nella capacità di intenderc Shakespeare e Tolstoj. Croce non ha,che io sappia, fatto fircilare nessuno: o, solo indirettamente, i sol-dati delìa guerra regia che egli aveva considerato evei'rto ilevita-bile. Ma sapeva clre ne.ll'agire umano, ì1 bene e i1 n.ralc siano inse-parabili e come tutîavia si debbano scparare. Che iurporta allora

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cltc Crocc ci venga riproposto per cluel che ce*o è stato? Comesonpre, lo si usi contro la cultura di chi ce lo propone. Così fcce(ìrarlsci. Bisogna trasfornare in ausilio a una callsa che conti'nuiamo a ritenere nostra e giusta, tutto quello che cí viene predi-cato contro di quella,

22 dprik' 1990

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IN MANO AI RINNEGATI'

U na malattia professionaleln un saggio dí Anthony Northey sui familiari di Kafka leggo

che nel periodo fra la fine clel 1911 c il 1917, mentre al mattinoFranz lavorava all'Istituto di Assícurazione contro gli Infonuni deiLavoratori del regr.ro di Boerria a Praga, spesso nel poneriggio sirecava alla ,,Prager Asbesnverke Hermann & C.", Borivojova 27 aZizkov, fabbrica della quale cra stato uno dei soci fondatori. Nonmi sembra rilevante la doppia figura dello scrittorc che d mattinoè un dipcndentc (e per dí più organizzatore di rur sindacato nellapotente socictà di Assícurazioni) e al porneriggio è ur.r .,padronen,anzi dirigcnte di una fabbrica. Questa contraddizionc cra giàiscritta nel suo volersi intellettuale e scrittore. Laccaníta e pueriÌevolontà dí conquistare url punto di vista superiore sulla realtà dellafamiglia, che era tuttavia incapace di abbandonarc anche perchécontínuava a fornirgL rnodelli e fantasmi, lo situa in compagnia ditanti altri di quella sua età sociale e cultura, e anchc della nostra,dai quali lo separa nulla di meno che il genio. No, è chc l'asbestoaltro non è che I'amianto, il minerale flessibile e resistente al fuoco,di colore biancasro o verde-grigio, o azzurro, le cui polveri, se ira'latc, provocano bronchiti croniche, asma, enfisema, insufÉcicnzacardiaca e canro alla pleura. Fonc ai ternpi di Kafka l'asbestosinon era conosciuta. Resta I'ironia stofica di tu-r altro duaÌisno, al dilà di ogni possibilc coscienza, Egli curava gli intcrcssi dei lavorato-ri, li difcndeva dagli incidenti, impiegava tabelle dov'crano racca-priccianti disegni di arti mutilati: e, nel nredesimo tempo, contri'buiva all'insorgere di quelle nalattie mofiali nclle giovani operaíede.lla Asbesnverkc , cE cu ci paía nei Diari .

Avrà soriso, ogni volta che, entrando, passava sotto la scrittaAsbest (ne resta una foto) rammentando rl canto degli Angeli Per-fettr, nc'lla scena finale del Secr,,ndo Faust: ,<Un residuo terrestre cirimane / e portarlo è duro. / Anche fosse asbesto / r-ron sarebbepuron. Lasbesto-amianto ha un etimo greco chc vale ,,incorn.rtti-bile", "ircstinguibiler. Un impuro rcsiduo terrestre aveva cominciato a lavorare la gola di Kafka e le pleurc dellc sue gaie operaie.

r)/1

Per cbi ha uqtti anniNegli ultimi mesi le notízie chiedono ragionamento e forza

i{'anino, r.ror.r la partecipazigr.re precipitosa che in altri tempi misarebbe stata naturale. Rammento e pratico come oosso la nolma, lrr corrsiglil ù rron Lrrclrornpcrc il proprio serviiio. Vurrei lonstzlrrcami di giocare. A impedirmelo ci pensa sen.u'nzú la realtàclel potcle.

Sono stato, cla ragazzo, nel fascisrno autoritario e, da vec-chio, in quello democratico. Questa frase l'ho n.redítata per alnre-no due decenni. Non è dctta awcntatamente. Non ni oassa nerì.r rncntc.lispieg,rrla. È scrnurri essa a spieglr mc.

In altn tempi dovevo costringermi a non voler cornmentaretutto e tutto legare insieme. Di qui certi n-riei intenninabili rnono,loghi da professore, r-rei dopo lezione. A Síena,l'inverno era oltrelc mura dell'antico convento. Solo la campanella ci costrinseva aL.ciare Iauh delJa F:rcohà. Fuori delle vetrarc si veJeva lir crm-pagna e il suo buio con le luci dei borghi. Momenti assai scri,cìove si legavano disperazione e letizia. Era come se rilanciarescmpre píù oltre l'ultimo pensiero volesse dawero garantírmi distar facendo ur passo innanzi. Non rni rendevo conto che spessoera un passo indietro. O un awolgimento senza fine. Oggi èdiverso. Frutto secco e saporito della vecchiaia è una naturalecvasività e linuncia alle conclusioni dichiarate. Non ho detto

"alle conciusionir. Mi pare di vedere semprc megLio con atten-zione le cose e le situazioni molto vicine oppure quelle assaí lon-tane nel parssato o nell'awenire. Gli uomini 1o hanno sempresaputo. Limpazienza decresce con l'età, Il falso vecchio diventavecchio vero quando si illude di poter consentire con l'usura del-la vita quotidiana ossia con la "vita" di cui padava Saba e checredeva di tLovare nei quartieri popolari. Quel suo popolo èscomparso da dcccnni. Però nel negozio di elettrodomestici o nelbar del mio quafiiere, verso le sei di sera, poco prima della chiu-sura, i nuovi cittadini - sebbene padilo una lingua divcrsa e raccontino di esperienze cliverse - ricostruiscono una comunità dicompromesso, di camerartislno e commedia quale fu delle benolec delle città di un ten.rpo.

Sono nel cei'rtro di Milano. Al cliente estraneo il î.àgazzo .JelLrar o lr anzirra allr cassr sí rilolgono con la loro rnedi:i durczzaeuropea. Non offrono qucl supplemento di rapporto che è nelconsruno verbale di sé, civile prestazione del non,necessarío, che

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si dà tuttora, per esempio, a Napoli. Ma nentre a.lla cassa o al

banco sbrigano nel n.rinimo di parole la reìazione con l'estraneo,contiruano a distanza, sopra il suo capo, il diaìogo con l'impiega-to o la signora di passaggio su di uno degli argornentí che senza

asperità o semnai cot.t conffitti solo recitati consetttono di nonsentirsi soli e di sospendere fino all'ora della chiusura la penadcll'csistcnza.

Questo ama il vecchio. La tentazione di entrare nella con-vcrsazione e prender',,ti il proprio |,rogo è conre quelìa di accetta-re (dopo tutto ma onnai troppo rardi) le istituzioni culturali, iconvegni, le librerie, le mostre, le prescntazioni, tutto quel che si

è evitato - stavo pcr dire: in vita - quanto è stato possibile. Sem-

pre per quel medesimo sguardo rìvvicinato alle cose, alla ,.vitao,

che gli anni paiono tbrnire. Sebbene si sappia che queste e quellacontinueranno a sfuggire imprendibili come sfere di mercurio.

Fossimo stati píù coerenti con gli insegnamenti ricevuti emcno ingenuamentc ottir.nisti, avremmo dovuto sapere che ildisvcìamento clel fallito socialismo reale neìl'Est e dei partiticornunisti ncll'Ovest e più in Italia; o meglio, per esser-e più pre-cisi, il rnodo che il sistcma della informazione e comunicazioneavrebbe tcnuto per discorrerne, non avrcbbe potuto non essere

sui modi della ideologta dominante, fra canagliesco e pulcinelle-sco. La storia tradotta imtne cliaf amente in film storico, eventi cl.ìe

riguardano mezzo o tutto il nondo trattati comc fossero cpisodidi un romanzo di Umberto Eco.

Fra il 7956 e rl L961 (ma anche primal) del cotnunismosor'íi:tico e del cosiddetto socíalismo reale, non solo sapevamo

abbastanza ma ne avevamo scritto e discusso in lungo e in largo.Noi, cioè coloro che - iscritti o no ai pafiiti della sinistra storicaa quel sapere avevamo dato qualche corpo dí pensiero e di inter-pretazione econonica e politica. Mi vergogno di dovedo ricorda-re. Ma la dimer.rtícanza non ò innocente.

Quel che awiene sotto i nostri occhi è la vendetta perp,:tra-ta contro se stessi da coloro che vent'an.ri fa cbbero tra í venti e iventicinque anni. Questi quarantenni, o anche più arv^nzati' inetà, quando lon abbiano conosciuta la galera o la droga ttl'espulsiole daila fabbrica o l'umiliazione di rinnegarc 11 periodopiù generoso deila propría giovinczza, hanno dovuto attravcrsareun'età chc è coninciata con le stragi, il telrorismo e la P2 e si

conclude con una situazionc cli resitrte, un sirldacato tasfofmato

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in lstituzione produttiva e un partito comunista che si vergogna(lei propno nome.

Odiano se stessi e incrudeliscono contro i oadri e i fieli. Si:rr,rdiscono per illudersi dj essere coererrri e pèr sfuggire drllapr-opria ombra. Dimer-rticavo di aggiungere che, se vívono a nord,li NapoLi, hanno ur grado di benessere non inmaginato dai loropacL'i e madri; ma anchc hanno dei figli che Ii giudicano peggio.li cluanto essi avessero giudícato, ailora, í propri padri.

Gli anni Settanta hanno spezzato la schiena al nostro paese.

iisso ha ora gli uon.rini politici e i .,media, che si rnerita. Nonpotrò vedere cacciata e punita la classe politica che - al potere orilì'opposizione - ci ha governati nel ventennio 1968-1988 marnn ho dubbi su come sarà giudicata. Vada via con quella unagcnerazione cli complici, cone fu con quella del fascismo.

Guardiano in televisione precipitare e ricrearsi un mondo,a neno di due ore di aereo da qui. Ma gli autori dei titolí delìauostra stampa, equivalenti a quelli che svolgevano la medesimabisogna mezzo secolo fa sui quotidiani del reginle, possono continuare tranquillamente il loro lavoro: nessuno li caccerà. Anchein questo il terrorismo ha svolto pienamente Ìa sua opcra crimi-nale e cretina.

Solo alcuni preti hanno dawero cap.ito e, grazie a1 loro pes-

simismo sulÌa natr"rra degli uomini, hanno saputo proporre alter-native e prospettive; pericolose ma reali. Se, cone si afferma damolte parti, la contrapposizione di credcnte e di non credentenon l.ra più vere ragioni, non essendo io in alcun modoucredente, ín una confessione religiosa, sono però con quelli che,,credono, e che, proprio per questo, proprio perché sanno cheil centro di gravità della loro fede è sempre dccentrato rispetto aimodi di manifestarla, rifiutano di confondere potere con storia,politica con eticità, religione con morale. A1le commistioni prcfe-dscono Ie contraddiziolri.

6 maggío 1990

\OTA

r L'arricoJo, cor:rposto c1a rlue testi indipcndenti tra loro, colrperve nellarubrica <Un giorno o I'dtro>, che ospitava libere r-iflessìoni su aspetti rnche mol-o eterogenci del1a cultura e deÌ costume.

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PAESAGGIO MENTALE DI UNA BATTAGLIA CRITICA

Romano Luperini, Il Alle goria del Modemo, Ec\tori lltuniti, 1990

1. È un manifesto sulla nostra <<situazione mentale>>, nonsolo un libro di metodologia e critica letteraria. Il sottotitolo èSaggi su//'allegorisnto come forma artística del moderno e cotnemetotlo tli coîloscenza. Queste due ultime parole lasciano inten-dere che il discorso su forma letteraria e sua interpretazione èprcmessa ad drro. .AJJegoria tche ò anche il rirolo di una rivisradiretta da Luperini) ha qui, come dice il nomc, due significati:quelJo Ji urr moJo di esprcssione lcrtcraria tl allcgorismor finorr.dice Luperíni, insufficientefrente indagato r.rella letteratura delNovccento: e que[o di una proposta diìnterplerazione complcs-siva, allegorica, appunto, della Modernità.

La príma parte (.,Per una ermeneutica materialisto) raccoglie quattro saggi. Due di questi (<Ermeneutica e resroletterario, e,,Costruzione di una costruzione: il Baudelaire diBenjamin, il moderno, l'allegoria") sono i portanti dell'opera. Laseconda pane (<Allegorie del moderno") è divisa in due sezioni:

"Crisi del Simbolismor, con saggi su Marinctti, Slataper, Tozzi,Saba, Pierro; e <Per una linea alleqorica del Novecentoo. suPirande.llo e D'Annunzio romanzieri, Cadda, Montde, Volponi.

ln guesto gerrcre di srggisrica. di soliro la seconda pànc sivuole applicativa della prima. Qui è bcn più di una esemplifica-zione. Il saggio su Tozzi, quello su Pirandello narratore (comeantitesi a-l narrafore D'Annunzio) e su Gadda mi sembrano con-tributi di prim'ordine. Più persuasivo di tutti quello su Montale.Mi fa mutare giudizio sullc sue ultime tre raccolte, costruite, diceLuperini, <con i resti del valore distrutto>, <<allegorie vuote>.Ricostruendo un irinerario Jell onera che iino a ièri mi oarevainterrono Ja motiri solo negarivi. Aggiungi che ta r.igiditànell'impiego delle categorie, awertibile nella parte teorica, inqueJJr cririca si arrenul. Cià crr scomparsa nei saggr vcrghianiediti lo scorso anno dal Mulho.

2. <Qui si rifiuta una separazione netta fra Moderno e Post-

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moderno. Sola svolta epocale sarebbe stata quella della prinarivoluzione industriale, nei primi decenni dell'Ottocento. Daquarant'anni ne vivremmo solo una seconda fase (elettronica einformatica, con un div€rso modo di vivere spazio e tempo). Fraquesta e la precedente c'è la solida continuità della grande indu-stria capitalistica, del feticismo della merce, della tendenziales.orlrpursu del valore d'uso dr fronte a.ll à gefleràJizzaztone totaliz-zante del valore di scambio, delìa seconda natura determinatad'alla subordinazione del mondo naturale aile esigenze delìa pro-duzione del nercato e della tecnologiao. (Non troppo diversa-nente Rossanda chiedeva al gruppo dt Opportunismo paura cínísmo quali síano i soggetti del pacsaggio posdndustriale e in checosa si differenzino nel rapporto di produzione da quelli del pae-

saggio industrialc). Storicità, razionaÌità critica, natura pragmati-ca e dialettica del linguaggio sarebbero le categorie e forme delpensiero e dell'ane che insieme alla ,.visione allegorican contrad-disringuono il fìIone antidogmatico e antimetafisico della moder-nità, con cui battersi contro la tendcnza alla accettazione apolo-getica dcl presente propria della ideologia del postrnoderno.Aggiungo qui che aÌmeno Jameson esorbita da quest'dtima: tan-to più che alcune caratteristiche di quel che lui chiama postmo-derno hanno certamente molto in comune col manierismo; que-

sto, con l'arte ornamentale e decorativa (di cui a lungo padaI'Estetica di Lukàcs) e, in definitiva, con l'allegorismo, così chiu-dendosi un cerchio iratteso.

A-nche di oueste Dremesse si è discusso a Siena in un recen-

te convesno. Sotto il loro livello due temi scoffevano silenziosi;vaÌutazione dei mutamenti politici degli ultimi anni e recuperoclella dimensione di contestazione letteraria aggressiva e díespressionisrno sperimentale, che neí Sessanta fu cifra delle alloraNeo-avanguardie. Si intrawedono, se posso scherzare, .,Squadre

di Azione Allcgorica". La <pragmatica> dei gruppi, salutarequando sí tratta di politlca o di opinione, oppure di promozioneuniversitaria o editoriale, non però credo sorta effetti beneficisulla qualità letteraria. Può far guadagnare qualche miliardo,cosa tutt'altro che trascurabile, a chi abbia le qualità dei manager

di successo.

J. "Mentre nell'allegoria il rapporto fra segno e significato è

discontinuo, in quanto deve registrare una frattura, nel simbolo

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significante e significato si implicano a vicenda e rappresentalou1.ì tutto; il sinrbolo è una sineddocl.re" (p.,17). Con queste paro-le Luperini fa riferimento a De Man che a sua volta si rilèrisce a

Benjamin. Nel 1817 Hegel (S ,158 dela Enciclopedia) aveva giàdistinto - così rammento - simbolo da segno, attribuendo a que'st'ultimo caratteristichc che parrebbero prossime a quelledell'allegorico: non siamo lontani dalla arbitrarietà del segno lin-guistico secondo Saussure. Uno parla o scrive e, senza saperlod)egorízza, come quel tale che faceva della prosa. Benjamin diceche ìa duplicità costítutiva della scrittura e del linguaggio fa dcllaintenzione allegorica un <<genere dialettico>; però r'rei saggi diLuperim mi pare si proceda più per coppie di antitesi, del upo<amico/nemico>, che per dialettica. Si sa che quanto più ii mate-rialisrno è naturalistico. rneno è dia.lettico.

Dev'essere questo il nodo - la ingombrante presenza diHegel - che fa omettere a Luperini la discussíone col saggio tan-to rilevante col quale Soln.ri, ne1 1962, introduceva Benjamin inItaÌia nonché con i sei soitti di Cases, fra L 1966 e 1981. Ma,anche più significativamente, non si pada qui neanche di Agamben, oltretutto editore di Beniamin; che (in direzionc opposta masimmetrica ai primí due ora ricordati) 1o aveva interpretato zer-szzs Adorno. Credo che la radicalità íntellettuale di Asambenrecasse alla luce componenri essenziaìi dcl pensiero alJegorico.di Benjamin poco conciliabili con la traiettoria che, secondoLuperini, lo situerebbero fra Marx e noi. /.

4. Il punto è quello del congirngimento in Benjamin (e innoi - ma in quale Benjamin? ) di naterialismo (owero atteggiamento realistico-filologico) e di csoterismo o cabalisno o magisno. Nella sua introduzione agli Scittí, 1955, Adorno si chiede-va se in Bcnjamin fosse .,negato radicalmente il concetto di pen'siero fondamentaleo o non ci losse oiuttosto <<una sua inclinazio-ne a tacere quci pcnsieri ionJanreÀtali per larli agirc con rantdmaggior forzao, Non sono davvero solo a credere che quel,,silenzioo, più iniziatico che teologico, padi sempre ir.r Bcr.rjamín,di storia sacra. di Dío insomn.ra. Me 1o fa credere anche íl temadella ,.scommcssao esistenziale cl.re Luperini rammentasull'awento della rivoluzione o dcl Messia. Che f ipermateriali-sno rechi in sé un cuore ureligioso, (o den.roníaco) lo si era scm-pre saputo. Che una lettura <nera>, negatíva, distruttiva, nichili'

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sta clella vita o della storia implichi una latente <riconciliazioneprimaverileo è qualcosa che avevamo imparato anche in Leopar-cli e in Nietzsche. Il punto è che ogni fede ha due fond, quellaclel Numinoso, che visita in solitudine il Folle come il Savio equella della Reiigio che è anche istituzione (e sua miseria), rito,tiuso, langue postúva.

5. Loriei-rtamento chc Luperini chiama allegorico rni parelo si possa far quasi del tutto coincidere col secolo delle ininter-rottc Ararrguardie e Jci loro -straniamenti". cornc organizzatcscissior-ri fra quel che viene detto, agito, mostrato e quel che sivuole sía inteso, recepito, veduto. D'altra pane la semanticità dellinguaggio, la sua proprietà simbolica, ha sempre costituito, inletteratura e poesia, un ostacolo o un filtro alla separazione siste-uratica fra sigr-rificar.rte e significato. Dalla funzione referenzidedel ìinguaggio non possono certo prescindere le a.lre funzioni. Equel che Luperim chiama "allegoria del modernon, cone frattu-ra e sovrapposizione di immagine e razionalità può essere riferitoa una particolare dimensione stolica del rapporto tra la funzione<poetica>> del linguaggio (o autoreferenziale) e la referenz.iale.

6. Meno di dieci anm fa, Cases ci rzmmentava che di Benja'nin anche in Gennania <si è scritto più che a.ltro rn tono apologe-tico e tirando l'acqua al proprio mulinor> mentre non bisognereb-be dimenticare che "l'opera di Benlamin è nata sotto la costellazio-ne del disastro e come risposta ad esso. Il muro, lo vede>,.

Che gli amici di "Allegorio trovino nei recend disastri unalagione della loro ripresa di Benjarnín? Ma se taìi disastri non fos-sero tali? Se - come sostiene Costanzo Prevc in <a sinistra>,, n. )/4.aplile 1990 - la

"magnifica controrivoluzione democratica e dirnassu delì'Est europeo (e quali che siano per essere le sue conse-guenze anche per noi negative e immediate) ci imponesse <peruna volta> di

"imparare da chi vince e non solo da chi perdo?

Bisogr.rerebbe, per esempio, rovesciare la conclusionebenjaminiana di uno scritto del 1914: "la via dell'intellettualeverso la critica radicale dell'ordine sociale>, scriveva, <è la piùlunga, comc quella del proletariato è la più brer,'e". Pcrché oggila più lunga è purtroppo quella degli oppressi e dei manipolati,in tutto iì mondo, e la più breve è stata ilvece quella dei <nuoviinteliettuali'> che in un trentennio hanno revocato. all'Est. osni

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mandato aÌ ceto politico e che anche in Italia lo hanno fatto o lovanno faccndo. Se posso dire queste cosc in fretta e cluasi perintewaÌlo di insania: le figure socia.li che hanno sostituito, ai gior-ni nostri, le vecchie figure degli intellettua.li organici o margilralidebbono reinventare una loro funzione <magistrale>. Farsi aper-tarnente (il sarcasmo è dell'età di Togliani) ,,mosche cocchiere>.Il on.randato socia.leo, trent'anni fa dal nuovo capitalismo revoca,to alla cultura umanistica (e ne scrissi anche troppo), in tutt'altraforma e con a.ltri strumenti torna certo a riorooorsi. Ma come sipuò credere che lo - smaschcrarnento - dellè idèe dominanti pos-sa esercitarsi nelle fonne di frattura, dissociazione, negativo,uallegoriarr, quando tali forme sono bava sanguinosa del secolo,la comune norma e come tali insegÍìate nelle scuole? Quando - ece lo rammenta proprio Luperini citando Benjamin - "l'incorpo-razione del nichjlisno nel proprio apparato di dominio era riser-vata alla borghesia del XX secolo"? Sarò ontologico, nostalgico,simbolista, umanista, storicista, totÀlizzante, mistico e classicistalrutri aggcnivr in qucsto testo frequenrcmente usari in senso peggiorativo): ma proprio non riesco a crededo.

7. Cor.r coraggio intellettuale e una onestà politica quasiscomparsa nel passato ventennio, Luperini ha saputo rifiutare tan-to la chiusura nel rancore delle sètte di sinistra come l'apenura deipentímenti. E spiace di non poter rendere conto con maggiorattenzione della ricchezza di problemi e proposte di questofibro,tanto nella sua parte teorica che ír quella criaca. Egli ha sànpretenuto presente che la storia narrata è quella dei vincitorí, cheI'altra faccia della l:dlezza e dell'arte è l'onore, e che ii dio cuidobbiamo <questi ozi>> è rn mostro. Ha senrito il bisogno di por-tarsi accanto e dentro il carnpo ideologico nemico, a rischio diperdere la propria identità, pur di strapparne quanto, tradotto,potesse seryire, se non oggi, domani. Questo il senso del suo libro.

La sua nozione (leopardiana) di rnaterialisrno non è la mía:il suo schema sir.nbolo-allegona mi pare a un tempo ambiguo e

rigido per rnanco di dialettica; la cultura del postmoderno non ladireí solo apologia del presente ma (proprio perché ínerente aquella del tardo capitalisrno) una che contribuisce ad azzeraremolte illusíoni dannose e va attraversata e lasciata alle sDalle: osnirilancio dcll'cthos avanguardìstico mi scmbra oggerriva conces-sione al potere; diffido dell'estetica letterada come via a1l'etica e

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alìa poJitica, che vorrei fondate piuttosto in anropologia, storia eeconomia. Ma ìa lotta mentale che vive in questo libro ne fa.foss'arche al di là Jclla inLenzione Jel srro aurorc, punro di parICnza per uta Jerlruc!tu Jcrlruclìattis. os:ir per un; .ncgarionedella negazione", il cui tempo è già fra noi.

8 giugno 1990

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CHE LA NOTTE PASSI

Non ci capisco quas.i nulla. Le dimissioni sono cosa tanto

uiù srave qurnto piit Rossartdr, Pirtt<-'r. Prrlato Medici non sotto

narilcri. hrnno turtJ lLna vita dj militanzc polirica c pubbLici'ticr

e, i primí due, sono alle origini del giornaler.fjrìo a qucsro lnomerllo i solì purri di riferinrcnto sotto: chc

clriunquc si rcndeva (onto. ma gia dl tttolto lelnpo dl dlvcrPen-

,e alf intcrno del giornale, non messc in chiaro e che spesso nc

facevano un contenitore di articoli (per di più, nell'area generica-

mente culturale e di opinione, i casi di dialogo erano con l'ester-

no. ouasi mai all'interno e il lettore adusato a quelle pagine guar-

ciava piuttosto alla firma chc ai contetrttti. sopevr gia se in

orrcLl articolo si suonrva il flicorno o il violoncqUo o il trotlbo',re); e che - secondo quanto clíce Padato - sarebbc insorta una

divergenza se.ia su1 grado di appoggio da costítuire a favore di

quelli parte del Pci èhe si oppone alla rasformazione proposta

dal segietario di quel panito e segr:ita da una sua maggioranza'

I-,o scritto di Rossanda descrive una sifuazione c propone c

domanda, in urr ntodo che. ttclla sostanza. mi trova cottscnzjentc:

ma chiunque awerte una sproporzione, quasi una frattura, fra la

c.lescrizionà, anche drammatica, delle deficienze e dei bísogni e la

decisione di abbandonare.Lintervento di Pintor rivela, nella sua durezza itonica, una

:ituaziore di incorn par ibilità rnche pcggiorc ,senzl,ch( | non

Jirettatnenle rddeni possano comPr(lldere dov e rl dlssenso

Mcdici alfida I passaggi un po'sibilliui o dipìomrtici I rccenno at

modvi di disse.tso, ma elenóa i punti fondamentali di convergen'

za in modo da rendere ancor mèno cornprensibile la rottura -

Li.Jia Crrrnpre.nrno scrive cose verc indicr rrtr'att it udit:e

che mi prre propositivr e giustl: ma. tni pare.-non chrarrsce tr

fondo, o loccrsione. Lli un di\scnso così grlve Lo tx un Po dr

piu, rnr solo urt po ù pitr. Rirrr Cagliardi 'Ccs'r' frrc lucej ò

iirolo di ,,n bcl Iibro di Domenico Rca. di tanti anni la' Voglio dire: bisogna che chi ha prolrosto, col.ìle sembra, una

pirtrl[oima po[tico-idcoìogicr dcl giorrralc pìu ricina o rjcinissi

ma alle resi .ìi [,,gt,,o c clri non corrdivide qucìJr proposta sptc-

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ghi che cosa vorrebbe e che cosa non vorrebbe. Se le cose stesse-ro soltanto in quei tennini dovrei supporle un vento di follia cor-rere sui tetti di via Tornacelli. Lo escludo. E allora? Ci deve esse-re alro, altre scelte che dividono. Tender.rze rdeologiche? Ma cer-to. gli *antagonisú. non sono i . mrrxistj. . i "giovaru " non sonoi .<vecchf>, i <disincantati>> non sono i <residui>, i neoanarchici,gli

"alumbrados" e i quietisti e gli apoti (si consulti una enciclo-pedia per capire che cosa intendo, mi dcvo ìa brevità e quindil'allusione) non sono coloro che come me - con nuano a cre-dere nella priorità delle strutture sulle sovrastrutture. Ma questanon e una novlta. Quet che vorremmo sap( rc e 5E LE DIVLR-GENZE RIGUARDANO LA LETTURA DEL PRESENTE NAZIONALEE INTEIìNAZIONALE, IL PIìOSSIMO CONGRESSO DEL PCI, LARLPI BBLILA Dt CfLLI LHT OCNI CIORNO SI CONS{ )LIDA'. Se

sì. "chc le bocche si anrano".Ma il consiglio che do è di NoN <aprire dibattito> r.relle for-

me degJi articoli o delle lettere, come la presente; si formino piut-tosto dei documenti redazionali. e si presentino ai lettori. Ladiscussione e l elabor,rziorre cui Rossanda cr richiama con sacro-santa passione, debbono venire dopo, a partire da quei docu-menti e non possono essere esposizione di intere concezioni delmondo né lettere al direttore.

Una sola proposta. Oltre o indipendentemente dal comitatodi garanti, perché la redazione non sí fa iniziatrice della promo-zione di un organismo di <esterni>, lettori o collaboratori, in unnurnero definito, più di dieci o meno dí trenta, ad esempio, che -con nudi poteri consultivi, con periodícità e forme regolari e, inlinea di principio o in prima istanza, non pubbliche - forniscanovalutazioni, pareri, consigli, sul timbro generale del giornale o susue distinte parti? Mi auguro, na con tutta la tensioÍìe e la preoc-cupazione di cui sono capace, che la crisi, e Ia nofiata, passi.

17 giugno 1990

NOTA

I Nel giugno 1991, la discussione interna al "nanifesto> sul dopo-1989 e 1a

line del Pci precipitò nr una crisi della direzione. Rossana Rossanda, Luigi Pin-tor, Valentino Parlato si dimisero dal Cornitaro editoriale. Ebbe inizio alloraun'ampia discussione pubblica sulle colonne del giornale sui rapportì da tenerecon il fronte del .no, del vecchio Pci, ossia con coloro che si opponevano allasvolta di Occhetto. L'articolo di Fortini interviene in .luesra discussione.

z Il nraiuscolo [u voluto da Fortini.

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LA LUNA DI LANDOLFI La pietra lztnare fu pubblicata nel 1919. Non saprei dire se

allora avessi già letta La pietrú lundre, ma mi pare improbabile:perché solo l'anno successivo Oreste Macrì avrebbe recensito illibro su <Letteratura" (la rivista degli scrittori ormai egemoni a

Firenze) e, quanto a me, gli avrei dedicato una nota su di rtrra pic-cola rivista romana, nel giugno-agosto, figurarsi, del 1940, già pre-cipitati nella guerra fascista. Si camminò nella notte di pleniluniofíno al giardino dellaFortezza da basso e a una panchina. Nel blui1 disco lumiroso, replicato nell'acqua della grande vasca.

Grande perché a me bambino, che in quel giardir.ro quasiogni pomeriggio avevo passato qualche ora, sempre era parsagrandissima, con la sua montuosa isola di muschio luccicante perla ricaduta dello zan-rpillo, e dove, sotto gJi alberi, era un pendioin discesa verso gli spalti dell'antica fortezza, mi pare oggi dipoter situare quaìche primo indefinito turbamento erotico.

Ma nel 1919 avevo ventidue ami. con altri occhi suardavoil buio comparto sotro i cedri Jove si muovcva quriih. rutuombra più chiara.

Ilawenire cra indecifrabile. Anni dooo avremmo saDutoche era i.l tempo di Monaco. di .sospensione della pena". il ,ur-sis. Rammento che una volta, passando davanti alle lunghe pare-ti, avevo detto che parevano luoghi adatti alle fucilazioni. Controquelle muragJie solo quattro anni più tardi dawero si fucilaronodegli uomini. Penso che oggi per arivare sotto gli alberi sidovrebbe passare dagli scricchi della ghiaia a un fioco soffio disiringhe sotto le suola.

Landolfi, con il suo fermo volto regolare, di bianchezzaquasi cadaverica, i baffi neri, il sarcasmo da Bel Tenebroso, íl<voi> cerirnoníoso della sua recitazione ininterrotta (valida ancheper la persona, la geniale definizione che dello scrittore detteMontale, quando scriveva in proprio non faceva alfto che tradur-si, tenendo nascosto in sé l'originale) mi parlava come a un bam-boccio,lui già trentenne e al suo secondo iibro. E io ero incapacedi accedere a quell'universo di convenzionc culturale, d'altrondeimpauríto, diffidcntc c già ferito dal mondo: un piccolo-borghesecon volontà di sacrificio.

Passarono le ore, declinò la luna, non senza che avessi iam'mentato a Tommasino (con-re lo chiamavano i suoi amici; chc nevantavano Ie nottate al tavolo verde, dove scialava rendite, sup-pongo, agrarie) della Luna egli avcsse ben meritato come di che

Nel 1917, avevo vent'anni, entrai nella cl.úcsa di Sar.r Dome-

rrico Mcsqiore a Napoli. [n non so chc gujda Jocale ìcggcto Ji un

cro."foro rnrico, in una cappella lrteralc. che avcva plrlaro lin

latino, naturalmcnte) a Tornmaso d'Aquino. "Benc hai scritto-di

me, Tommaso: quale compenso ne avrai?> Al cfre il santo teolo-

go avrebbe risposto: .,Nesiun altro, se non te>.-Nella introduzio

ne di Andrea Z'ànzofro a una ristampa Rizzoli di un meritata-

mente celelrre racconto di lbmmaso Lanclolfi, La pietra lunare,

leggo che pcr Jr primr Jcllc Juc epigrafi t*Bcrrc djri:ti dc rrre.

Thorna - La luna all rutore") ..appartencva qrlasr alla cultura

comune conoscere questo episodio, quindi Landolfi si rivolgeva

a un Dubblico che sicuratnente capiva 1'allusione>. Non ne sono

troppo persuaso, alrneno nell'ambito della Firenze d'aìlora che

negli anni delf imn.rediato anteguerra accoglieva Landolfi, gran

freluentatore di tavoli da gioco e di "Giubbe Rosse>, uno dei

proirg,,nisti dcll:r aneJJotiia Ji qtr<l decennio e di una cultura

da cui irl parrc rni scampcrorto svcnturc prlvalc c pubbucncl.lna

non sì chè, con questc iigl-t", ttot-t contribuisca anch'io a suffra-

Èarnc la vita d olticlombc sarà piuttosro Ja Jirc. conre Zanzotto

irmrncrtîa. clre Larrdolfi rvcva forsc una gcnerlogjr intrecciatr

con quelìa dei conti d'Aquino c poftava il nonc dell'autore dclle

Summae, di quel óos mtttus, ossia bue taciturno, come era stato

soprannomin;to dai colttemporanei, per via dell'epa, esigente

oÉatutto un incavo speciale, si narra, risegato ncl piano ligneo

del suo scrittoio.Epitcto allora dl rnaligni fiorenrini e.teso r uno Jci giovani

rnrestd dell( Ciublrc , il Carl" Bo. nolo per [gurc hconitrnoVocLio dire che sul n. D21 della rivista fiorentina .,La ritomaletteraria'r, noveubre-dicembre 1938, pubblicavo il mio primoarticolo lctterario (per questo me lo rammento!), un Monc''hgo

delk oazienza che voleva mcttere in ridicolo la plosa critica dei

r.r.riei coetanci <ermctici>. Me li immaginavo, gcnuflessi davanti

all'ín.rmagine di un qualcl-re poeta francesc (diciamo: Mallarmé)

scr.rtirsi riìolsere Ia domanda dcl Cristo all'Aquinate e ripeterne

la risposta. oQuam "rgo -"rcetlern recipias? - Non aliam nisi te'.

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Gesù i'Aquinate. Erano forse lc tre o le quatfto cli rotte, quando1o accompagnai nella vicina piazza Barlsano, poi dell'Indipen-denza, dov'ero vissuto bambino in due pensioni chc si fronteg-giavano, al tempo del primo potere làscista. Landolfi vi era pígio-

nante d'un affittacamere, in una palazzina d'angolo. Con la brez-

za dell'alba prossima, faceva, come si dice a Firenze,.,frescbinoo.Aprì il portone, entrò: e, al momento di salutarmi e richiudere,mi lanciò una breve frase pcrfida e ironica, che non rartmentoma che sulla via di casa rimuginai con sofferenza ancora oggipungenle.

Zanzotto scrive una lunga entusiastica inÍoduzione a Lapietra, dove spesso ricore la parola ,,graziar, quella cl.re il poetapuò ricevere solo dal nule. In cinquant'anni il libro, ni pare, ha

reso più lucenti le sue bellezze che sono tutte nei passaggi piùrapiti, abbandonati e persino tumultuosi: e più sensibili í tratti diastuzia, recitazione e disperata mantera.

Ma dawero nor voglio qui dire altro: che bisognerebberipensar tutto questo scrittore, seguendo i consigli che ne detteCalvino in una sua eccellente postfazione a una sceìta di scritti; e,

per escmpio dìco subiro. controllare sc certc pagirle ragionative e

piane, còme La uera storra di Marla Ciuseppa. non valganomeglio delle invenzioni, mistificazioni e parafrasi che lo hannoreso tanto famoso quanto cattivo e ricotrente modello. Mi pare

invece degno di nota il rapporto fra la Luna del lunatico Lanpoì-fi e queilà che tante voltè torna nella poesia di Zanzotto, l'i)eprirnè composizioni alle più recenti e ;cora inedite. Ed è degliultimi giorni, nello

"Specchio Mondadorf>, la stampa di un testo

(Gtl sgiadi i fatti e sehanù, cheZanzotto pubblicò in privato nel19ó9 e mandò ad amici, su1 mio esemplare aggiungendo a pennapersino alcuni fregi al sintetico emblema d'un sesso femminile o

di intera una donna che, sotto foma di figura di Rorshach, è unodei punti di riferirnento di questo testo criptico, un altro essendo

la luna e la sua deflorazione a opera dell'uomo che in quel perio-

do vi allunò.Nonostante una sua nota aÌlegata il testo è fra i meno deci-

frabili del poeta di Soligo. E se Stefano Agosti, in un saggio che

lo accompagna, fa del suo meglio per fornire il lettore dí persua-

sivi strumenti ermeneutici, poca fortuna avrà con gli ostir-rati ffi-stei che, come me, preferiscono altri e mirabili testi dell o Z^nzot-to. Anzi la lunarità che lo awicina al nanatorc della Píetra (,come

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tuttì c due al Rccanatcse) ni confelma nella certezza che lamatrice línguistica, morale e fantastica di Zanzotto è là, neldecennio di anteguerra, nei mistcri e|-rsioni o d'altre vocali sibiledi geiido orrore tardo simbolista, in ar venti notturni sublimantiIa Misère it;liana della prima metà del nostro secolo. Che è quan-to hr scritto urrr volra MengalJo siru:rndo tra gli oriici e i mira[i-sici tanto Luzi quanto ZaDzotto.

24 gutgno 1990

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L'ODIO TRA NOI E LOROFACEVA TREN4,{RE LE FOGLIE DEI PLATANI]

Avevo smesso di funare solo pochi mcsi prima; cosa chenon si dimentica. Traducevo Zazie nel metrò. Studiavo le Osrer-uazioni sulla morale mttolica cli \(lright Mills, e Ia Ava Gardnergonfia d'alcool tn Lubima spiaggia. N primi di gcnnaio avevoscritto una poesia dove si parla di cani maestrí con grembíaÌi dicuoio, che ponano in spdla quarti umani. Trovo una nota: <Dob-biamo tentare questo muro in ogni suo punto fin che non sía fro-vata quella crepa, quella fcssura che domani si allargherà e appa-rirà alla coscienza dei più come la nuova linea del colrflitto".

Ginsborg ha una osservazione molto giusta. Le giornate delgiugno génovese '60 e dei primi di luglio con gli ammazzati diLicata, Reggio Emilia, Palemro e Catara, ebbero a protagonistigiovani operai, come un anno e mezzo più tardi per i fatti dipiazza Statuto a Torino. Questi riccvevano la loro legittimazioneda.l1'"1ta1ia de1 miracolo> e annunciavano il '68''69; quelLi si con-sideravano invece .,sÍettamente legati alla Resistenza". E così, se

il '60 fu una conclusione, il o2 fu urr inizio.Nella memoria gli ar''vcnimenti di quella settimala sono

associati a due míei casi. La scra del lunedi 4 luglio eó andatoalla clinica della Madonnina, Milano. Il corpo di GiacomoNoventa, morto a.l mattino sotto l'operazione, posava in semin-terrato, già nella bara, con una benda bianca intorno alla grossa

fronte. Il giorno prima avevo potuto parlargli. Sapeva che nonsarebbe soprawissuto. Molti amici erano venuti a quell'addio. Alpatriarca di Venezia, da due anni papa Roncalli, che lo conoscevae si era interessato alle suc condizioni di salute, il poeta, finoall'estremo giocando seriamente sulla distinzione fra poesia e

biografia, aveva telegrafato: ..Giacomo Ca'Zorzi e GiacomoNoventa ringraziano Vosta Santità nella speranza che uno deidue soprawivao. Mi parvc di aver salutato nei corridoi AldoGarosci e Albeno Carocci. Accanto al letto vidi una di quelleftrreste bottiglie di champagne che si concedono ai morituri.

Gli avevo ricordato, fingendo di scherzare, le parole che rniaveva scritto, un giorno, sui Charmes di Valéry, poeta che non

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amava, Ci siamo abbracciati. Non importava che negli ultimianni opínioni politiche e fi'equentazioni ci avessero allontanati.Guardandolo nclla cassa pensai: Più di ogni tua parola a me mae-stra... m non volli continuare, era indecente versiiicare davantiaI suo corpo. Molti anni dopo seppi da Franco Loi (mai lo avevaconosciuto da vivo) che nella notte di lunedi Noventa Èli eraapparso irr sogrro a profctargij un avverrirc di pocsia. comc rac-conterà nei versi di S1rclegÀ.

Il giorno dopo, Ia polizia di Tambroni, presidente del consi-gJio sostenuto dai voti del Msi (Aldo Moro era segretario dellaDc) amrnazzò, a Licata, un manifcstante e ne ferì cir.rque. Giove-di 7, quando arrivò la notizia del massacro di Reggio EmiJia (cinquc morti c diciamove feriti) sí pensò fosse venuto il momentodi scendere a qualunque costo in piazza., di affrontare (con ogninezzo, anche con le armi, ne avcssimo ar,ute) quello che si confi-gurava senza ombra di dubbio corne un ..colpoo fascista. Percluelli della mia generazione tanta determinazione non era nécccitata né torbida. Le memorie erano lucide. Nor.r avevo dimen-ticato chc il governo <antífascista> del maresciallo Badoglio,dopo I'arrcsto di Mussolini e poco prima della capitolazione,agosto '43, aveva schierato i soldati contro gli operai di Modcnache manifestavano per la pace e - così si disse - un giovane sot-totenente, dopo aver comandato il fuoco a.l suo reparlo e ilatoperché i tiri erano alti, avrebbe di persona premuto con lo stivalesulla canna di un fucile mitragliatore manovrato da uno dei suoisoldati disteso a terra, in modo da non mancare la folla, dove fustrage. Chi qucste cose non le sa farebbe bene a studiarsele persiudicare l'imbecillità o la bassezza con cui tanti nostri odiernivirtuosi dell'informazione impartiscono lezioncine di democraziaa questo o a que.l popolo.

Qualcuno mi avvisò per telefono. Tutti alla Carlrera delLavoro. Il coÍeo non eîa arrtoîizzàto rna ci sarebbe stato lo stes-so. Quel velrerdì 8 era una bella gioîDat^ c^da, appena velata, incorso Porta Vittoria una folla - si diceva - da '.15 '218. Arrivanogli operai a frottc e la gente della periferia. Dar gradiní dell'excasa del Fascio, sede della Canrera del Lavoro, locali squallidissi-mi cor.r.rc una caserna o una scuola abbandonata, si agitava lagente in bianco e blu nel sole, tutt'intomo Palazzo di Giusrizia eIungo iì corso, vcrso Porta Vittoria. Riconoscevo e salutavo chinon avevo più veduto da anni.

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I-Ìautunno del 1956 - Polonia, Ungheria - ci aveva divisi; poiIo scioglimento dell'r,lrità d'azione fra comunisti e socialisti, Nen-ni d'accordo con Saragat. Ii Psi lo avevo lasciato da due anni. Nel1957, interrotto <Ragionamenti>, il nostro piccolo gruppo si eradisperso, solo iì nostro "doppio" francese, .rArguments)> conti'nuava le pubblicazioni. Guiducci aveva pubblicato da EinaudiSocialismo e uerità, io da Feltrinelli Dîeci im;erni. Molti valenti sierano intanto accumunati. A Torino. Panzieri aveva a oocoimprc.o il suo lavoro che presro sarebbe srato .Quaderni róssi':ma quando, due mercoledi al mese andavo alle riunioni di Elrau-di, l'aria che spirava era di compromesso col nuovo schieramentodei socialisti. Calviro e Vittorini si impegnavano sul ,,Menabòo, a

promuovere ("Letteratura e industrio) la prima o la seconda del-le <<modernizzazioni antideologiche" che vedo succedersi da qua-rant'anni. Pasolini scriveva le Poesie inciuili ("Io non so cosa sia /questa non ragione, questa poca-ragione; / Vico, o Croce, oFreud mi soccorrono, / ma con la sola suggestione / del mito, del-la scienza, nella mia abulia. / Non Marx.., "). Proprio in quellegiornate cominciava i <dialoghi coi leffoir> suVie nuot)e (bisogna-va trasformare l',.irrazionalismo disperato e anarchico borghese,nell'irrazionalismo... nuovo>>l o "i clerico-fascisti stanno tenendotroppo la cordo, szZ, 16 luglio)

Salutai Robeno Guiducci e Franco Momiglìano. Che queidue ex partigiani, combattenti (sul serio) della Resistenza, fosse-ro Iì, e in particolare Franco Momigliano, il più disincay'tato e

intelligenle di tutti noi, dirigente industriaìe da molti anni assenteda.lle manifestazioni poJiriche, ecco quel che mi dette la misuradella gravità del momento. <Possono sparare, hanno sparatoier;>, questo si diceva. E tutti erano decisi a non scappaÍe il cor-teo. Ci saremmo diretti a piazzale Loreto, dove c'era ancora iltraLiccio meta.llico che quindici anni prima aveva retto i corpi diMussolini e dei serarchi.

La manifestazione avànzava senza srida. Verso l'obelisco dipiazza Cinque Ciornate presero a lam[eggiare gli eJmerri dellaCelere e i cofani delle autoblindo. Si fece silenzio. Fu allora checominciò a diffondersi la nottzia nella notte la prefettura avevaavuto da Roma. si diceva. l'assicurazione che non sarebbe statoaperto il fuoco.

Il momento più teso fu alla svolta dei Bastioni. Il corteoprocedeva fra due schieramenti di armati. Ci fu qualche urìo,

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subito zittito. Lodio fra loro e noi pareva facesse femare Ie

fogJie dei grandi platani. Non successe nulla. Ci dicemno: ..Tam-

broni è fottuto>.Comincíarono i canti, che erano di gioia. Fu una lungl.rissi'

ma camminata, il sole era alto e pícchiava. Si tornò verso casa,

indolenziti, che erano le prime ore del pomeriggio.Alle cinque della mattina dopo partivo con Ruth suila <1100"

per un rìese in Urss, sperando nella benevolenza delle stradeòrientaLi. Al mio ritomo seppi che quel giorno la polizia aveva fattoaltri rnorti a Palermo e Catania e che Tambroni si era dimesso solo

due settimane più tardi per lasciare il posto a Falfani.

5 luglio 1990

NOTA

I Articolo compreso in una .Talpao dedicata ai fani del luglio 1960, tilola'ta "Luglio

'60, in piaìza le magliene a strisce'. Nel 1960, il govemo Tambroni,appoggiato dai fascisti del Msi, fu contrastato da inponenti manifestazioni popo-1".i. ÌÍ"Cong."sso nazionale del Msi, convocato a Genova, [u impedito di fàttod"ll:r m^biliraziole di prazra. ll7 luglio la pol.zi., sp;ro a Reggio frnrlia provocrnJo 5 rrroni e de.:ne di terrrr L8lugl:v l.r c.le-e tr,"r'c Jue rrarrile'tarrti a

l,len'ro. ll governo larrbror i sr dirìise il 2 r luglio. ln quello 't

oppio di p-ofesrr.bberoperlaprimar"luur'cuolod.rprotcgonisuipLovrn: operai i.nrnig"rli le

\usidd( rre 'mîgl.ette a stfi ce-. ( he po:. l|el co ,o dcgl. .u rri ó0. I.rrot,o all r t.'trdelle lone nelle grandi fabbriche del Nord

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MISFATTI DI LESA \ERIT,ÀAL'OMBRA DELLA SToRiA TEDESC]A

Andreas Híllgruber,II dtrplíce tramonto. La frarumentazíone del,rRaich> tedesco e la fine dell'ebraismo europeo,Il Mu1íno,1990

Comparso in Gernania nell'86, questo libretto partecipòa1la disputa sul <revisionismo>. Se .,revisionistao è detto lo stori-co chc intende dimiruire I'entità dei crimíni nazisti. Hillsrubernon ò frr que.ri. In rpparcrrze. La rrranipolazionc idcologicl è giar.rel titolo; ii terna della fine del lìeicli a Orienre (1945) e quellodello sterminio deeli ebrei sono associati con un intento che iltraduttorc e prefatore ha benissimo colto. Intento di rni-stificazior.re, a parlare del quale hanno diritto soprattutto i nolìspccialisti conìc me. L'autorc e il prefatore criticano il mítodell'unità antifascista, durante e dopo la guerra. Nu1la di più gíu-sto, Ma si confronti talc critica col.r cuella (minoritaria. anziawcrsatr Jr tutro lrrco Jel pcnsicro polirico ilaJíanor. che [u. sufondamcnti cattolici, di Noventa, di Del Noce e di pochi altri,oppure su plemesse marxiste, di alcuni intellettuaÌi del cosiddet-to <marxismo critico>r a partirc dal 1955, accoltalsucccs-sivamcnte da rrovimenti della sinistra r.ron disciplidarmcntecomur.rista nella seconda metà degli anni Sessanta, chc si rifacevano oltreturto ai rcrni dirat)ta parre Jellr sirrisrm europea. a partire dal 1915, all'índifferenziato sostellno aí Frontí Popolari,voluto dal Comintern. Tutt'e clue erano critiche dell'antifascismolibera.le o sociallíberale.

Ebbene, Hillgruber denuncia il compromesso di quest'ulti-mo con lo stalinismo da un punto di vista identico a quello degliir.rtellettuali c politici europei che fra íl 1918 e il 19Jl ebberocome primo nemico l'Internazionale Cornunista. I1 senso dellaattuzìle versione italiana, nel Íìomento dello sfascio dei regimidell tst c Jelh rirrrúlicazione redesca. ò infrtri Ji prosperri:rrc unariconquista, possibihncnte economico-politica, della funzione diprivilegiato antemurale dei "valori" occider-rtali e <1i color.rizzatore degli Slavi che, perseguita dai tedeschi per sette secoli, fu arre-stata nel 19.11 a Stalingrado.

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Cardine della propaganda nazionalista e fascista fra il 1917e I 1%5, poi dí quella líberale, democratico-crisriana e social-democratica, sulle due rive dell'Atlantico, {ra 1917 e 1985, laidentificazione cli bestialità mongola, àrrcfî^tezzà slava e dittato,riale ferocia comunista, dovrebbe secondo Hillgruber, diventareun senso comune storico, coscienza europea da conÍapporre allepermanentí íngenuità e rozzezze amerícane. Insomma, coscienzaegemonlca.

In Francia (dove oggi, come da noi, è segno di Íinezzad'animo sottintenderc in ogni discorso che Hitler era uguale aStalin) mezzo secolo fa la borghesia aveva idee più chiare delnostro Hillgruber quando, dopo l'agosto del 1919, diffondevauna parola d'ordine ("meglio Hider che i cornunistf>) cui furonofedeLi il Maresciallo Pétain, la divisione Charlemasne sul frontedella crocirra curopea anribolscevica. c lappassionaro zelo arr-tisemita di rarrri funzionari assassini.

In conclusione, questo <<revisionismo rispettabile", improvcra alle dirigenze angloamericane di non aver concluso in tem-po la pace separata con la Germania (che Himmler proposetroppo rardit ne. capovohe ie alleanze. .'ìi aver sapuró saivarel'unítà tedesca. Il motivo sarebbe (secondo questo <<storico>>,

irnpermeabile al cornicot da ricercare nella pigrizia culruraledegli angloamericani che faceva loro identificare le ProvinceOrientali con la Prussia e questa con il mfitarismo e l'autorítari-smo! Non hanno fatto abbastanza il loro dovere , insomma queglistupidi angloamericani: sebbene abbíano ritardato di due anni(giugno ',l2-giungo '44) l'apertura del Secondo Fronte, lasciandoche l'Unior.re Sovictica si svenasse perdendo per quattro anni, fracivili c militari, da dieci a quindicimila morti ogni giorno...

La contabilità dei cadaveri fa nausea: ma quando il nostroinorridisce di frontc ai settanta o centomila civili trucidati dalla<<sete di vendetta> dell'esercito sovietico, omette il ricordo. nondirò delle vittime dclie atomiche, ma dei due o rrecenromila suoiconnazionali amÍnzzati in quarantotto ore a Dresda, a guerraquasi finita r febbraio l945ldagli rerei angloamericani. Maìon sicommetta l'erore di credere che questo Hillsruber sia stato solourt imbeci.Llc. l,-rrrcbbe farlo credeie. ad esernpio, la pcrorazioneJdla conferenza srLll anúsemirisrno redesco c lo sreiminjo degUcbrei. nella seconda parle dell opuscolo: ..Lelemerrro f...1 pìuinquictanlc 1...I è dlo dall eridcnte frciljrà con ìa quale. nel bd

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mezzo .lel mondo civilizzato degli uornini del Ventesimo secolo,si potè ottenere il consenso per assassinare quasi impassibilmentealtri uominin. Se i nostri giovani fossero un po'meno giovani,passi con]e questo potrebbero essere un buon motivo dí ilarità"E, quanto a Hiilgruber, sarebbe stato il caso di rimandarlo a unasuccessiva sessione di esami per manifesto disprezzo delie biblio-grafie più elementari.

No, il colpo dcllc te tavolette sta, per l'autore e per il prefa-tore, proprio nell'íntroduzione del tema del genocidio. Questosarebbe stato assunto dai mito antifascista come un crimine siu-stilicanle la sotrovairrrazione o il silcnzio sui crimini conrmèssidai sovietici a danno della Gemania. Non senza una repellenteliducia nella canr rche. secondo Stalin. -sopporriì lullo.i eccoli.autore e prefatore a mantenere I'idea: (a) di ur'unicità storica delgenocidio, idea ufficiale, e anzi discrimínante, per il sistema ideo-logico di Israelc, per lnolti ebrei della Diaspora e per molti nonebrei, che rifiutano di considerare quello spaventoso evenro(come, con alri rnolti, invece ritengo io) uno degli episodi stor.icidi stragi enormi compiute e tollerate nel corso del nostro secolo;(b) rinviare ogni interrogativo alla <antropologia, alla socíopsico-logia e alla psicologia individuale>, evitando accuraramente diaccennare ai rapporti fra capitalismo industriaÌe tedesco, ideolo-gta nazista, dominio militare ed economico in Europa e progerrodi riduzione in schiavitù dei popoli slavi o inferjori (miniera dilavoro a basso prezzo). Così si può separare claìl'hitlel.ismo ladifesa <patriottico delle Province Orientali, la <irruzióne dellaAflnata Rossa>, dal suo carattere <catadismatico> di "orgia divendetra.. Comunismo. dunque. uguale nazismo. Anzi. un po'peggio. Perché quello è somma di fanatismo ideologico e di pri-mitiva ferocia barbarica, questo è, inspiegabilmente, opera di<<pe$one coltivatey., dunque recuperabili.

Ma questo libro rammenta qualcosa di utile. Alla data drottobre 1941 * ossia due anni dopo l'inizio della guerra e novedopo la presa del potere da parte di nazisti - due terzi del mezzomilione di ebrei presenti in Germania avevano lasciato il paese.Dei quattro milioni e settecentomila viventi in territorio sovieticola rretà, ossia due milíoní e trecentocinquantamila, era stata ucci-sa alla fine della guerra, Poiché il nostro autore vaìuta il genoci,dio in più di cinque milioni, altri due miìioni di vittime furono lamaggior parte ebrei polacchi e, in minore, di altre nazioni, occi-

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dentali e orientali. Bastano queste cifre per intendere che la stra-grande maggioranza degli assassinati si componeva di povera opiccolissima gente e non - come tanta letteiatura e filÀ hannovofuto far credere - di piccoli o medi borghesi. Non n.ri dispiace-rebbe conoscere la condizione sociale ed economica desliebreiredeschi chc poterono emigrarc e di quelli che non lo pòrerono.

!E qualcosa che si sa, diciamo, per le vittime del gheno diRoma). E poi, per i nazisti, un ebreo tedesco era pur sèmpre daprivilcgiare risperro a polacchi o russi, verLni e icarafaggi. DaBorisog centro di raccolta di deportati in Russia Biania. ungenerale dclJa \fehrnracht inviò unr prorcbla ,i suoi suDcrioriperche fra ranri carichi di sottuomini sliene arrivavano anche dicbrei retleschi. turto sorrunato genre diiuJtur,r germanica.

Un noto sociologo da supermarket, abbandonato daicomune senso del pudore, ha scritto, or è poco, qualcosa chenlezzo 5ecolo fa si sarebbe poturo ieggcre suJl orgino ullicialedei nrzisrj "Der Slurmcr,: .,per un nrarxisla tutri coloro che nonla pensavano come lui non erano solo degJi ignoranti ín errore,crano cìei malvagi, dei nemici di classe, geìte da far tacere o dacliminare fisicamenre.. l)avanú a pagine corne quesre dì Hillgru-ber, del suo prefatore e dei loro consenzienti mi víene fattó diripetere quel che qualche decennio fa scrisse un pio cristiano:che in questi casi viene voglia..di esserc comunisti in rutto.încne nell euore,'-

27 luglío 1990

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TENIGMA NA?oLEoNt

Quali fossero la mente e I'anímo di Claudio Napoleoni era-ramo irt molti a saperl,'. Or',i si disculc deljc suc Lrlrinre volorrtàintellettua.li e religíose: che non di articoLi però avrebbero biso-gno scbbene di rugionrrnenti (.ornplcssi o di scelrc risolurc. Chinon sia economista o teologo dovrebbe dunque star zitto? Noncredo Napoleoni potesse pensarlo, Vorrei accennare a due luo-ghi. ll prirro è l'rpprodo di Napoleonialh convinzionc chc oggiil conllitto fra lc cose e gìi uomini sia prevalenrc su qucJJo lrJleclassi. ll secondo si chiede quale senso possa avere per il non-cre-dente il tema della Incarnazione che Doco orirna della morte,ppJrve a Napoleoni come ulrimarivo. Napoleoni h:r resi di grrn-de qualità teorica. Non posso nc saprci riàssurne,le. Ne rcccn,roiúcunc: superarc lc conrraddjzioni è un compito non un pr.occssol si ha da distinguere fra le macchinc e i] lóro uso capirdisrico,la tecnologia non è neutrale; la rivoluzione non è necessariamente un salto nell'assoluto; la conrapposizione dí classe non si fon-da. o non solo. suJ rappono ire proprierà e non-proprieràl iJ con-sumo è un nomento della produzione. Domanda: come mai atutto questo e altro ancora - è corrisposto un suo tanto

]ungoerrore politico?Ha pensato il compromesso storico come luogo

politico istiluzionale dell incontro fra comunisri e carroLci e hatanto tardato a vedere che tale incontro può awenire. anzi awie-rre. solo aJ di fuorj dei due parriii c pci iini opposti xi ìoro. Hxtardato a vedere quanto sia stato rnicidiale avallare, col Pci ber-Iingueríano, il gioco tra norrnalizzazione e destabilizzazíone ainostri danni giocato, tra i '70 e gli '80, dai supremi poterí econo-mici e politic.i. Il Pci accettò la formula delle "strasi fascisten incambio e in premío del posro di pnma linca nelh iotrr contro ilterrorismo di sinistra ma anche contro tutto quel che senza esse,re terrodsta era nuova sir.úsrra. Egli ha seguitato a volere credereche la Dc fosse un partito politico come un altro. Perché tantanebbia?

Una risposta paradossale è di Roberto Esposito (<il manifesto dcl 20 lugliot. Cli accenni cririci a Napolioni lo vorrebbero

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piir deciso, ma in una direzior.re che però continua a parermi sba-gliata anzi fonte di quegli abbagli politici. Napoleoni sostierìe cheil primato marxiano del conflitto fra sfruttati e sfruttatori senzadubbio legato a.lla idealistica dialettica hegelíana fra padronc escrvo - non resiste alla onnípotenza della tecnica e al predominiodelle cose prodotte. A segno che solo un Dio può salvarci (quellocristíano, spero, non quello di Heidegger). Esposito esultaall'idea che la tecnica imponga l'assoluto primato della categoriadt produzione; essa manda .,letteralnente ín frantuni non solo lateoria marxiana dello sfruttanento di una classe sull'altra maI'intera teoria del valore-lavoro>. Infatti. secondo Naooleoni.- l'assolurizzazior re dcl momcnro Drodurrivo rron fr che ripctcrceJ cstrcrnizzrrc il rapporro deil uo'ro lllr cosa.. E ..iÌ Jorniniocor.rsiste essenziaìmente nel donrinio delle cose susli uominir,.' Non soìo prevrricrzionc.ìd proclurrc rna dd /ar, .' con corìscguente fine clel sabato e dclla cor"rtemplazione. Ma, dopo averportato il suo contributo al rogo del marxisrro come la vecchiet-ta a quello di Jan Hus, Esposito vede spuntare il vecchio peloumanistíco, di una <riappropriazione di una essenza umana ostorica o originariD oltretutto contrastante con la persuasione diNapoleoni della <scelta originaria dell'uomo a favore del maleo.

Ma solo la oggi diffusissima proiezione ideologica radícale(di chi scambia la propria condizione di intellettuale del nuovoterziario con Ìo stato dcl mondo) ouò far dinenticare che oerNapoleoni cristiarro Ia nrrura u,-,1'r.rara e anch. a imrnagineieJCreatore, corpo di morte rna anche di resumezione. Più persuasi-vamente Cacciari rammentava a Napoleoni che ifare (produnivo e politico) è agostinianamente inquietato dall az itna irnmobile.Essa propone un non fara, gernello del buddista-taoista zoaagire. Sc non che il prinato, cristiano, della contemplazione nonè climinazione del secondario, ossia deJ.fare. La morte come pas-saggío al.la vita elernr non è urra meta. Sernmai il ,nc"vento ,??,,ri èìa (hegeliana) ilxerzione dí particelle di rnorte per entro la vita. Illare e \a cosa cl.re glí consegue non sono solo velo di Maia. Aglíorjcr rt mente caratorici. o s,rrxrricarnenrc digrignant i. ospiri Jdfànoso hotel Abisso (nuova gcstione), il cattolico e íl marxistalispondono: non nla fide ma ficle et operibus. Umar.resino? Sì, diÌgnazio o Teresa o \Wolfango.

E proprio sulla interpretazione di Napoleoni della alienazione c rcificazíone che bisosrln discutere. "Mi sembra che

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distorca l idea di Mrrx, per iJ quaJe I'alicrraziorc c la sorrrazjoneall uonro tlavoratorer de] suo strun'terìto di lavoro da pate di unaltro uomo {caprraListarche ur tcl modo trasforrna ùt ósa j uomolavoratore. La ruficazione dell'uomo non è affatto la sua dipen-denza dalla cosa, è effetto della alienazior.re cioè del fatto chè unaltro uomo si impadronisce del lavoro, lo trasforma in cosa (capi-tale o lavoro morto), lo usa per trasformare in cosa il lavoìovivo'' (dq uru;t,"?unicazio'tr priuata di LdoarJ^a Masr). Aggiungo:le cot, froJott,'chc Napoleoni considerir nosrre assassine rronsono la conÍoparte dcllì.ron-ro. Luomo medesimo è ur.ra di esse,anzi la più terribile.

_ Dire clre la produzione è un processo ogg ettíuc.t non signlfi-

ca che si possa far confusione <fra l'oggetrività del modo dipro-duzione e la scomparsa o irrilevalza dei soggetti che lo mettonoin atto. Fino ad arrivare all'idea di un rapporto fra uomo e cosa;idea che avrebbe fatto inorridire Marx, per il quale dietro le cosesí nascondono sempre rapporri fra gti uómini-. *Napoleonj fa unuso parzialmente cattivo della nozione, in sé positiva, della inser-zione dell'uomo nclla isriruzionc. Ura volra icomparsa ta figuraconcrcta del padrorre nernico e sostituita con Ia figura asLrarta deldotrinio. non si disringue piu fra l'isriruzione in Iiner di principioe quelle entità corrotte che nel momento specifico si present;nocome istituzioni, Il rivoluzionario non anarchico non vuoletladistruzione delle istituzioni rn linea di principio ma può ritenereche le istituzioni prescnti vadano distrutte e sostituite con altre.Napoleoni non è in grado di pensarlo. E, suo malgrado, ún cor.r-servatofe>>. Questo è, appl.nto, l'aspetto neoanarchico che rfiuto:oggi diffuso largamente. Vedi quanlo scrivc Agamben sul conflit-to, secondo lui fondamentale, fra Stato e Non-Stato.

Quante volte ho visto menti di formazione scientifica, seabbandonate da speranze di mutanento storico-politico, porre ilproprio onore nel riconoscimento della onnipotenza mafvagíama irresisribile Jello svrluppo recnocrarico. ora facendone

"un

Arimane leopardiano ora contrattando una extfaterritorialitàindividuale o di gruppo, monacale o conventualel La tragicità diNapoleoni ò nella sua e rrosr ra disperara e dichiarata imóorenza.lgli non chiede di essere salvaro nra sosriru.iro. ALrche pei mc chescnv,o,la vlu.zu Ja jnvo.are rper gji altri) non può essere rJtrocne la mn slsttttt2tonc.

E da quando capitale è capitale forse che i padroni non

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hanno sempre sostenuto di essere appena ruote di un ingranag-gio che li asservisce alla pari di un qualunque manovale? Abbia-mo dimenticata la lunga storia di meccanicismo biologico esociologico, spacciata per materialismo? Non si darà il caso che illavoro determinante il valore sia sempre più irvisibíìe, sempremeno, visibílnente, opera di chi attualmente lavora perché è dichi lavorò. in passato o a-ltrove? E non siamo forse, tutti noi, dei

semílaunra ? Aun estremo della catena stanno uno o due miliar-di di uomini che debbono morire al più presto perché si manten-grno i prezzì d,i)e hrJwarc o maleria prrrz, c aJJ altro chi. coliavoro dei propri srudi qualificanti rda qualcurto pur prgrriJ e colsudore dei propri neuroni, procura il sofnuare.I nostriliquidato-ri neoanarchici si illudono di aver separato il valore dal lavoroforse perché quest'ultimo si mimetizza nella Lieve pressione clel

dito indice ad avviare la sequcnza courputedzzata?Alla parola Incamazione (l'atto per cui il figlio di Dio si è

fatto uomo) mi awiene da sempre di associare quell^ di Transu-

stanziaziorue ossia, per il credente, il mutamento per cui allasostanza del pane e del vino, nell'atto della consacrazione, si

sostitr.lisce, permanendo le apparenze, la sostanza del corpo e

sangue di Cristo. Si vede proprio che non ho studiato teologiaMa qualcosa ho imparato: che dalla Riforma in poi la storiad'Europa non è solo combattuta cou le armi e costrutta nel mon-do

^oderno na raccolta proprio nella inestingr.ribile disputa del

Sacramento. (,.Che cos'è un sacramento?>> era la prima domandadi George Bateson ai suoi aliievi di un'Accadenia rdlitare Usa)

C'è chi crede che, nel sacramerto, A sia A e che B possa essernc

segno o simbolo, stare in stto luogo, significado.

Questo secondo modo (il primo si dà soprattLltto nel sogno

c nella sua logica) è stato il lbndamento ideologico del moderlrornondo occidentale. Quali che fossero le intenzioni dei Riibrma-tori, la conseguenza - da Marx a \Weber e a noi, tante volte riper'-

corsa e descdtta - è stau la sostituzione della relígiosità àllà rch'giolre, dello rpzTzTo alf istituzionc, delle intcríorutà al rito. Fino alla

kantiana convergenza di coscienza tnorale e di cielo steilato. Eccoperché i rappresèntanti delle religioni istituite - sempre ansiosi distringere la mano a qualche autoútà dnn2ìta e di assicurarsi unclualche concordato - ambiscano, in odio alla sociefà secolarizztt'

la, a imborsare quaisiasi lacelto di rehgirtsità, qualsiasi frustolo o

J:remíto teistico, panteistico, c1uíctistico o senso Jel místerrt o spi-

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ritualismo orfico o nevrotico, pur dí riempirne i granai del pote-re.

In coscienza, chi di noi, soprattutto se letteralo o in polerd-ca con i gretti razionalisti, ha resistito nello scorso ventennío allagrata penombra dell'Inconscio, popoÌata di angeli e demoní?Peggio: siccome i ceti oppressi e alienati hanno sempre sognato il.,sogno dí una cosa> che li metteva in fiero conflitto con le cl.rieseistituzionali (quando in realtà lottavano e soffrivano per nontogliere ogni rito ma per fondarne di nuovi), il sowersivisnoanarchizzante e ribellistico si è sempre odato <1i qualche religío-sità (un sincero epigono: Pasoliní). Persino quelli che mi hannoinsegnato che cosa religiosa possa essere (Capitini, \7ei1, Milani)non mi hanno sempre evitato di sentire in loro, sebbene a livelloaltissirno, quell'"innalzamento nello spirito> di cui, per condan-narlo, parlano le Scritture. E ceno i santi sono sempre tentatí daldisincarnato, dall'ineffabile.

Incarnazione. Napoleoni sapeva bene che la politica ne è

una forma. E che religione non può essere altro (airol) che laotganizzazione delle esperienze e memorie della compresenza einscindibilità di mille realtà contraddittorie. Anche col suo esem-pio cí confermiamo in una verità <(concretà> dove prassi e con-templazione si certificano a vicenda, come nel fare poetico eamoroso. Con la nozione di feticismo della merce e reificazíonedegli uomini, il marxismo; con quelia di puìsioni inconsce la psi-canalisi; ci hanno ripetuto in linguaggio loro quel che da sempreavevano insegnato le religioni. './

Dunque non possono esser, come si chiede, Iaicizzate, se,quando lo chíedono, debbono per non contraddirsi respingereparte di sé, farsi eresie a se stesse. Napoleoni ha vissuto il para-dosso per cui non c'è religione senza chiesa né chiesa senza rito,foss'anche una cena di pane e pesce arrosto sulla spiaggia diTiberiade. Ha saputo che l'Incarnazione impJica anche l'espe-rienza gioiosa e paurosa dell'Agnizíone, ossia del riconoscimen'to, quando, come nel sogno, si riconosce e confessa che A eraanche B elafractio panis rivda, sotto la specie dello sconosciutoincontrato per caso, l'assoluto e il definitivo. Non per nulla ilriconoscimento di un altro nel medesimo è una costante nellaCommedia che s'apre e chiude con un riconoscimento. E proprio(come mostrò Barthes in poche fulminee pagine) tale è anche lachiave dell'opera di Proust.

1))

Se ancora: La lafenza di quello in questo; di alcunché dil-uturo rd di là delle nostre biologie terr:rinalit dà ragione del pre-senre c del passato. E la nozione ú f igura quale Auerbach ebbea identificare per l'età ronanico-gotica e in Dante. Essa s'accom-pagrra. si lega. alla inscparabilità di apparenza e di sosranza. Efondamento di ogni dover cssere, anche poJitico, e alla messa inopera.delle operazioni di Agnizione o, come più correttamente sid1ce, dl colrunlcazlone-Íconosclllìento.

Ilerrore politico, di cui m'è pano di poter parlare per Clau-dio Napoleoní, è un rischio sempre presente nella difficoltà diseparare le vere incarnazioni dalle false, i falsi dar veri profeti e diosare affrontare l'ambiguità di ogni compagno di strada, che puòessere il Signore o un demone del crepuscolo.

Resta, insuperabile, lo scarto - rnegJio si direbbe: l'abisso -fra chiesa visibiÌe e invisibile; anche questo Napoleoni 1o ha vissuto. Forse, dismessa la sublime superbia che voleva ..1'uomo dioper l'uomoo, mi chiedo se quello scarto non potrebbe superarsinell'awenire quando s'estendesse a ogni rapporto interumanoquel che i cattolici credono nel sacramento del matrimonio, dovei celebranti sono i coniusi medesimi: <uomo sacerdoteal1'uomor.

Ma di queste cose si può scrivere solo ridendo e sperandole intendano coloro che queste sappiano tradurre in altre parolesenza troppo vergognarsi della propria fatuità.

5 agosto 1990

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LA GUERRA DEL MIO NEMICOI

Ciò che di ripugnante sta accadendo può avere una ricadu-ta oositíva, Dooo dieci anni di volontarie e servi.li sconfitte e duedi iovine più inneggiate che capite, può essere, se lo vortemo, uninizio. Fra quanti nello scorso quindicennio sono passatídall'adolescenza a una perplessa maturità può darsi accada a

molti, come a molti negli anni immediatamente precedenti il1940, di voler sapere quel che giornali e tv non dicono. Dicominciare a scrivere nelle proprie menti una storia di sé e deipadri, anche diversissima dal romanzo che alla fine della vitaamiamo raccontarci. Ma che li interroghi senza pietà e li tormen-ti in ogni attimo del loro awenire. Questo è il senso odierno del-la parola comunismo: un novimento appena visibile ma realeche nasca dalla disfatta epocale e mondiale della Sinistfa. Norlconta sapere chi nei deserti del petrolio abbia torto e chi tagione.Se da una parte c'è, sporco di una sfage vezzeg,gtat:à dall'Occi-dente, urr regime abietto, c'lall'altra c'è, fone di un consenso oggiinternazionale ma fin d'ora precarlo, quello che aÌmeno per me è

da quaranta anni il nernico del generc umano, ìl sistema di poteredesli Usa. il loro rlodello di esistenza.

nTrasformare la guera irnperialista in guerra civilc> 9ra sta-ta la parola d'ordine di l-enín alf inizio del primo conflitfo nlon-diale, Oggi nulla sembra più spento di quella formula. Eppurecontiene un srallo di verità decisirta nel verbo ..trasformaret . Laguerra che può cominciare domani, trasforn.rada in non-violenzaeversiva? Quando la <rivoita delle piere, sembra sepoha sotto Ielanríere e le menzogne di conflitto, il suo eser.npio può essere aÌlegoria duratura di rua possibile via? Cerco di difer-rdenni dailaretoríca e dalla speranza. Di qui non si vede nessun lume. Non siintende nessuna proposta ragioncvole. Ma nel btúo apliamo gliocchi. Ricordiamo le tòrme dei corpi e delle cose . Nomíniamole.

Questo è di ogni inizio. Quelli chc intorno a noi pretcndonovedere sono in sogno. O cicchi. l,c loro ironie sono scherzi daobitolio. Si agitano su1l'odo di una fossa conune. Nulla ce neassicura ma proprío per questo dovremno vedere quel che essi

noo possono o r-rorr vogliono. Appena stretta rura mano nella

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nostra, ricominciamo a parlare di uomini ossia di rapporti diproprierà. Detcrjviarno a rroj c ai nostri vícini - alrcora inirnnrapi-r.rabilí compagni - í1 colore, la ragione, l'origile e la fine ventuladi questo buio.

26 agosto i990

NOTA

ì lì 2 agosto 1990 l'esercito iracheno aveva invaso il Kuwait.Il 6 agosto'orru vrro.ar,, i^ni ei.,- olricl cconrrorl r,sirne di )JdJ,r n lluserr ll7. rl nre',-

d-,rre rrre'ircno Bu lr ucci"e I invio di truo-oc ncl C,'llo ir, v-str di tn iorcnenrù

"frnJr^. I b. ilraq rarif:rà lrnnession. del KL,"arr. ll ll ,rg.cro. il governo iralir-no decise di partecipare alle operazion militari con l'invio di due fregate. Sonoqueste 1e premesse della guerra del Golfo, combanuta nel gcnneio-Iebbraio 1991.Per Fortini, l'operazione di polizia internaziolale, availata dall'Onu, costituì uncìiscrimine etico poìitico: in esse vide profilarsi il mondo deì dopo-Mr.rro, il "pen-siero unico>, I'acquiescenza cinica e disìncantata deglÌ irrtellettualì. Questo è, dunque, il primo di una lunga serie di articolisuììa guerra, iÌ cui corrispettivo jn vcrsjè il ciclo "Sette canzonette del Cìolfo>, compreso in Conposiht sa/t,dnlzrr (Einaucli,1994). Ecco ì'eleoco degìi altri articoÌi sulla guerra del Goìfo pubblicrti dal<Irlanifesto>: <f)tro nrotivi contro la guerra", "Ordini da disobbedire", "Fjloarnelicani di sìnistra, coìorizzîti c contenti,', <Sul computer l'elurctto. Lr rcdazione vaalla guerra>, <Crro Bobbio, hai perso anche tu" (r'edi r'zy'a). NIa il leir-rrotìv delln.guerra tclevisìr'a cì prescnte enche ir articoli di djverso îrgonteDto.

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OTTO MOTI\1 CONTRO LA GUERRA

1. Primo: ventitre anni fa, in pubblico, avcvo fatto tnia laformula <guerra no, guerriglia sìu. Era di tutta una parte del<<movimento,>. nella oassione delio scontro in Vietlram c dcllcrivolte centro e sud ainericanc. Il rifiuto della guerra come partedel rifiuto della r.iolerua, ossia il pacifismo, non mi pcrsuadevaallora né oggi. Un dccennio dopo la fir-re della guerra avevo par-tecipato colne osservatore a un congresso internazionalc pcr lapace, di organizzazione comunista sovietica. Padò Sartre, nontroppo apprezzato, si capisce, dai funzior.rari di Bulganin, perricordare che i contenuti della pace sono più importanti dellapace medesima. Neanche il grande, internazionale, movincntoanti-atomico mi pareva giungere al fondo; né sentivo, come nonsento tutt'ora, decisive, sebbene di eccezionale qualità, le riflessioni di un Gùnther Anders. La finc dell'umanità non mí è maiparso un dcterrente reale. Quel che credo sapere, di storia, diantropologia, di psicologia mi impedisce di identificare il benecon la non-violenza, se prima non ni si dice con chiarezza checosa s'intende con quest'ultima parola, e non se ne specifica lafunzione, il grado della sua necessità nei rapponi fra gli uomíni,ossia nei rapponi fra differenze e diversità. Rifiuto della gubq.ra è

il rifiuto dell'uso delle armi nelle forme degli stati nazionali e del-lc loro cor-rdizioni. Le guerriglie sono state o distrutte o hannogenerato ovunque antiguerriglie, guerre regionali o semi-clande-stine e cifrate, tra rnukinazionali e agenzic segrete. La non-vio-lenza, insomma, è un'anla. Magari simbolica, corne l'Intifada,oggi spcnta, non vinta, ma per due o più anni l'unica vera tragicanovità intellettua.le, culturale e etico-politica della sinistra mon-día.le. Il verso della canzone anarchica: "La pace fra gli oppressi,la guerra aglì opprcssori . continua a parctrni vcro. con una pre-cauzione: quella pace implica contraddizioni e conflitti agli stessi

oppressí, quella guerra non è necessariamente da combattersicon le armi. Come ricorda Machiavclli che, per chi non paga letasse, costringerlo a pagarle può essere vissuto corne più insoffri-bile violeirza che l'uccisione del padre; e indurlo a finanziare lacartorra.

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2. Confronto con situazioni dí trenta e quaranta anni fa: tuttoc peggio. Non solo pcr le quasi rrrralLìmira dei giudizi ma per ìairrilcr anzr Jelle voci Jlferenti dal coro. E vero che l ooinionc è

rrpidamente mrnipolabiìc? Sì e no. Sr, se si lratra Ji irerre inpochi giorni un qualche coÍìsenso o furore. No, se si guarda allerisposte profonde, Dopo un decennio almeno di decJino n.roraÌe,intellettua.ie, economico e poJìtico degli Statí Uniti e di crescita dia.ltri modelli di sviluppo (capir,alisrico) come il nostro, i mutamenrielettorali, il dislocamento dei paniti storící, la mescita di una gene-razione che non ha conosciuto gJi anni del terrorismo; la trasforrnazione tutt ora in corso rrci paesi dell Esr: si porcva pcrrsarc chela destra comc menrilità rutàriraria avcsse bensr guaJrgnato. ccomc, e non nancasse di mar-rifestarsi in tante occasioni, nonescluso il revisionismo storiografico, in corrispondenza al dísfacimento delle siniste, Ma non che il benc-rifusio sarebbero tomatia essere i -bcrrctti vcrdi.. i -conrras. org,aizzari thlla Cia e leportaerei. Avevamo sottovalutato le equazioni profonde degli inte-ressi e dei sentimenti. Non solo i <<due terzí> na anche forsesopfattutlo il .,terzo>' depresso o zurarco-nafioso, ha qualcosa dadífendere dal terzo n.rondo che da noi ha il volto dell'arabo. unvolro visibile a ogni angoìo di srraJa. Nei morncrtj parctici il vohorassicurante è quello dei vecchi Statr Uniti dei padi, dei nonni, eJer bisnonru.la mano sul cuorc, la Starua della li6enà,i marincs.

La dtfferenza, che rende paurosi questi giorni, è che ì cetirnedioborghesi, l'Italia dei coltí, i1 ceto politico che quasi sempresono stati una barriera a1le peggiori rendenze della età reagania-na, si sono trovati da.lla parte di queste ultime, ben contenti cheI'ir.rdecenza di un Saddam Hussein abbia provocato un generalerillesso di dfcsa e di proresrr. QueìJa - unionc sacra . .-he . .rustata solo in taluni episodi della lotta antiterrorismo sen.rbra ogginon solo quasi rivelata nella <nazione profondan ma confermatadalÌa quasi rotalità der facirori di opinióne. Mi sbaglio: ci sono (inpane) i preti. Siccome la storia non manca di umorismo, è tocca,to a un Andreotti ripetere che la soluzíone in Kuwait è insepara-bile da quella libanese e palestinese. Tutto questo cliventerà, anziè già diventato, una verità irrespíngibile in una società irrespira-bile. Il ocolpo" politico-istituzionale gíà compiuto negli scorsianni ha il consenso degLi italiani. Non saranno I'inflazione e letasse a spaventadi, basta loro scendere in strada, guardare faccernagrebine o serrcgalesi. aprire iJ giornaìe.

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tl. Chi avessc voglia cli ricolclare che cent'alni la i socialisti

cantíì\'aro: "GLrelrl al rcgno dcJla guerra / mortc al regno dclla[Ìorfe),, r]lelrtrr lc si ístre ítalilne (e dit rtezzo sccoio cluellesovietiche) lianno dimenticato che nella sccorda strofadcll'Irternazion.ìle sta s( r'irîo che: .,Se codcsd caruibali si ostinano / a far cli noi ilcgli r:roi ,/ presto saprauro che .le nostr-c pa lot-toic / sono pcr i fx)stri stcssi gcnerdll), cornùettefclrbe un erro-re. l-'esperieuza ilcl secolo 1,rova che la trasformarzior-tc lcnir-riana

deila gucrra inperlalisLl ir.r grrcrra cívile è ipotizzabilc s.rlo al disotto cli ul cer-to livclio cli tecnologia clcgli arLrlncnri, lin tar.rtcr

che le cluc paÍi iD coDflitto nolì possor-Ìo o non vogliono làmeLrso. Ancora due o tre clcccnni orsono si potcva pcnsare al valorcescmplarc dci

"fLrocLri>', accesi e spcnti in Anerica latir-ra o clesti'nati a eternizzarsi cone nelle guerrÍglic ceutroamericanc o alrica-ne. Che alla base clella guerra degli eselciti si opponesse tlucllaclei popoLi. secondo la parola cli Mao e la pratica, llno a une certadata, dcl Vienram. che pcrò ha vinto solo quando ha ricevuto uncerto tipo di an[anrcnto. Possesso c uso cli stru[rcnti tccnologicamente complcssi inplicano, ir chi li guicÌa e li usa, una moclificazionc analoga a quella che h2ì l)ortato clall'operaio dclla <catc-na, a quello attualc, giapponesc o italielìo. Scconclo il sarcesrnocli Blecht, ai tenpi c1i llitler, il difetto del carrista e dcl meccani'co era quelio cìi potel pensare. Oggi qLrel ((pcnsare contro>, igcnereli oclierni lo hrnr-ro clinrineto ploprio accrcscenclo la quote

di..pensiero> applicato all'impiego della tecnologia rrilitarc. .-1. Un consiglierc mrliralc di Bush hr detto - parole sensÀtc

chc ic potcnzc civili r.ron famro ornrai la guerla. la fanno solo irrcrro civili o svì1uppati. Comc la polizia controlla c ghctrizza inriscrvc, urbrne e non, le minorrnze margineLi, così gli eserciti di

1riù nazioni coalizztrtc dcbbono 1:,revenire e soffocare le irizirtivc<incrvili'; ncl nostro cirso, l'arurcssionc clcl Kurvait. Isoiirre, controllale e punirc, firo alla sopplessionc fisjca e alla cr-cazione di,uciaues o rcsidcozc coatte. l,o si è fatto con gLi inclirni d'ltnerica. gli africani clel Suc1, i Palestinesi, il piancte GLrlag o cluclloarnazzorrico. Si poucbbc obicttarc che agli americlni - ma nonsolo a iolo - i'espcricuza dovrebbc: tuostrarc che oggi, anzi sctrt'pre, h scgrcgazionc, ia plieionc, le costituzìonc il crste corLon'pe, avvcìcna intomo a sé. djflonde malacoscicnza, Iollia. rrzrlania,criuirrc. Ma J'espcricnzil lìrostra anchc che muu, lbrcbe, droghe.kapir r- lrrii itlt(xlrtiche blstalo a contcnc[c le rivolle. Invccc

l.2E

che all'età della Santa Ailsnza bisognerebbe pensare a1l'in.tpicgo

clella mano armata barbarica contro la pressione di altri barbarisul /zrze.i rornauo. Una faccia come quella clel gialr.raicano di ori-

urne, oggi generalissimo degli Usa, i'ho già letta in Anmiano e

lvlarceilino. La produzione di caste, in atto dovunque si compiela disgregazione di tipo coloniale fra popoli e naziori, deve tipro-durla al proprio intemo. Le centinaia di rnigliaia di coloro che

lasciano 1'lraq dimostrano una distribuzíone sociale nazionaleche ha l'orrido splcndore c1i un diagranma. Al centro clella stra-

,l,r le,rrrto Jci ricchis'rrli o europci. I'oi ,rrro\clìf:rri canriorr Ji;rrabi. fu b,'rdi glj egizirni e rccrmpxti o itt catnntitto fuori stra'

da, più lontani qualrto più reieni e più scuri dí pelle, pai'ìstani,indiani e poi nubiani del Sudan... Nelle vicende di extracorruni'teri di Milano di cluesti mesi già si distingue qualcosa di siraile .

5. Menffe scdvo, ie armi non harlto conlnci2ìto a clistru€ige-

rc lc città ma il loro effetto, il peggio, lo hanno già ottenuto. Stia-

mo subendo la distruzione di ogni linguaggio ragionevole, l'aìtc-raziorre di clualunquc voce, i1 terrorismo ídcologico (dire .,antia-

mericano>,, oggi, ha la stessa valcnza che uantisovietico, sullabocca cli un clirigerte comunista italiano trent'anni fa). Quandoc'è il morto amnazzeto a Palermo, Reggio o Napoii, mi sonochicsto cli ò che forniscc iì lenzuolo che copre il morto c occultald faccia squartàta. Chissà sc le Questure ne hanno la dotazione?

NIi piacc credere che siano i vicini, per un resto cii pietà cristiana.Musulmani e !,brei hanno il lenzr:olo funebre. I sacchi cli pìastica

sono dcll'Occider.rte . Mi piacerebbe conoscere le disposizioniamclicane per i cadaveri neníci. Hanno diritto al sacco cd plastica? A Par.rama si è ripreso il costurnc delle fosse comuni.

6. È singolarc ihe la riflessione sulia psicologia del combat-tentc sia scarsíssir.ua. Bisoena che la contaddizione del <cavalic-

rc cristiano, si sviluppi fino alla doppia coscienza tardo-rinascimentale soprattutto con la leva in massa, con la coscrizioneobbligatoria e le nazioni in armi cli età napoleonica perché si

diffonda la consapevolczza clella tragicità militare, come miseria

e g.randezza. Per un secolo e mczzo rletuorialistica e narrativa ce

né lrun"o padato finché, con la Seconda guerra, si è avuto neigrandi macelli 1'ar..vicinamento e l'identificazionc dal militare al

civilc. Però Lrel corso clell'ultillo quarantennio la trasformazionctecnologica della banaglia ha ricostituito una unità paranoicle clel

combattente spccialista, ipcrattivo, e nel medesitt.to lempo LLna

t-

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udtà .,r-rormaleo dellc nassc civili cspostc allo stcnÌinio. SÒlo

quando un fratnnento di metallo pelreÍa la carne c prima dellamorte o dell'anestcsia, il combattente di oggi rccr-rpcra una símili-

tudine con quelli del passato, I)ccadenzc dcLla condizione trrilitare permangono, ma i suoi clementi fondamentali - prova fisica,

fraternità, odio, ororc, softerenza - solto per cento vie accettate

dall'esperienza di nassa, e alche dai lintasmi dei deliri e deidelitti, sicché è divei'rtato ir.r.rpossibile parlare della pace e dellaguerla come di due condizior-ri contrapposte. Quando avevo dieci o venti anni, una ,,disgraziaro pubblica e cruenta era une prova

formativa e memorabile, Oggi íl padre di famigìia vede a ogni

chilometro, oltre il cruscotto, la possibilítà di dar n.rone o rnorireLa pedezione del nichílismo si rucca allora da reaÌismo e

virile acceitarzione. Anziani giornalisti saturi di vccchio Barolo ci

spiegano che le crèpes esigono la lottura dei gusci e che volere ilweek-end in auto equivale a volere la trasformazione tn pezzi dicadaveri impastati dí sabbia di un elevato numero di corpi umanidi etnia e lingua alaba. Corpi che, da vivi, avrebbero voluto,insensati, fàrci pagare il doppio ogni litro della loro benzina Machi allora avrcbbe saivato le borse nondiali? E così l'azionistavuole portarsi a casa, incartarto nel quotidíano filanziario, un suo

pezzetto di arabo morto perché i figli imparifto a beccare e anutirsi.

7. Leggo sul .,manifestoo che sarcbbe stolto ricordare,davanti all'aggressione irachena al Kurvait, i due pesi e le duemisure oggi impiegati dall'Or.ru: perché un male e un crror{ noncoprono ur altro nale cd errore. La mancanza di applicazione disanzioni a Israele non giustifica Hussein. Possibile non ci si awe-da che l'uso di qucsto buon senso aiuta solo lo sfrenato molali-smo che oggi ottunde e consola? Dico (come Rossanda) cheHussein è un mascalzonc. Aggiungo: è un sanguinario oppresso-

re del suo popolo e anche di altri. E poi? Forse che alla domandaperché egli mancli i suoi soldati a occupare il Kuwait si puòrispondere in termini cli moralità? E lo stesso vale per Bush e isuoi generali. Ci è stato ricordato, con discrczione, che il

"reaLi-smoo (con-re il nloralisn.ro) non esaurisce le risposte né pone ledomande giuste. E non si ffatta di <<aÍÌmettere>> la prescnza e la

forza di n"ròtivazioni ideologiche. Il cardinale R.rtzinger non mi èmolto simpatico però ha ragionc quando indica diffuso l'errorenoralistico (col nome dell'antico eretico Pelagio); e d'alta parte,

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nei sogni, vedo i politologi "realisti> chc in questi tempi affatica-no la carta dei giornali mentre cuociono ncl napaln sprLrzzàtodal prirno squadrone di eÌicotteri levatosí in appoggio ai gloriosiraarines. Fra tanti effetti disastrosi, qucsta minaccia di guerra haalneno quello utile di srapparci al moralismo che da qualcheanno da ogni pane ci affoga: al moralismo si deve opporre I'eti-cità del realismo politico. Ma al realismo politico (che non puònon riposare sul "scmpre uguale> della <natura umana>) si deveopporre la positività della idcologia, ossia di una fir.ralítà, di "unvcrso doveo che non è né solo un ..dover esserer, né solo un<<potcr esscre>>, ma la colrtraddittoria e quirdi mobile colluttazio-ne di ouello e di ouesto.

Lì scelte di fronte alla guerra - obbedicnza o diserzionellor-r pcftcngono chc alla coscienzir (se questa parola ha un signi-ficato) e non consentono di giudicare come .,bene>, o corne.,nale>, come <ragione> o come <<torto> i comportamenti politi-ci, siano essi <tirannici>> o <democratici>, anche se il discorsopropagandistico (e il nostro stesso bisoglro di rassicurazionc) cispingono inevitabilmentc ve$o I'eterna formula: <Pagani hannorono e crístiani hanno ragione>, o inversamentc. Contro iL mora-Iista il realista ha ragiolrc; contro il realista hanno ragione la fede,la speranza e l'anorc.

8. Near.rcl.re le cause più sante sono taÌi se non intervieneuna loro continua traduzione neglí interessi e nella prassí. Il nazi-smo lì, rvuto lono rìon perchc fo.se srnguinarío. inumrno c raz-zista (argomento morarlistico); né perché è stato vinto (argomento del ,,reaÌismoo politico); ma pcrché colrtaddiccva una imma-gine o figura di futuro che consideriamo positiva per noi e per pdi

altri, immagine e figura inconciliabili con quelle che il nazisnopromuoveva. Ma si aggiunga che le cause e le guerre non sonomai perdutc o vinte pcr scn.rpre. Il nazismo hideriano, laggiù, nelfondo della prilna metà del secolo, ha ragione se oggi lron vincia-mo, di attimo in attimo, il nostro sconro con i motivi che lo pro-dusscro. E i morti dclla Conune sono traditi e <linenticati. dooocertoverìti anni. se noi tarchc scnza sapcrc clrc co.a c chi fuio-r-ro) lascian.ro chc vincano i noderni Versaglisti. E questo vzìle persemDre 13 Der tutt1.

Oggi :irppirrno che norr ci .orro giusrc gucrrc: rnr rrorr cisono giuste guerre oggi, pcrché le finalità chc lc guerre di classesi sono proposte possono-debbono oggi essere combattute e rag-

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giunte altrirnenti che con le armi. E non perché la violenza sia, inastratto e sempre, il <malen. Ma perché oggi e qui essa serue ainostri awersari; o almeno così, oggi, crediamo. La guerra delGolfo è isnobile e va rifiutata e combattuta fino a che ci restauna parola, non perché Saddam sia un delinquente malvagio operché gli Stati Uniti vogliono controllare il mondo e metterlo aJ

proprio servizio, ma perché fa arretare tutto quel che riteniamobuono c giusro per noi e per glì alr ri.

9 settembre 1990

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IL DISAGIO DI VT\,ERE NELLE NOTE Di UN DIARIO

Rileggo, dopo trentotto anni,Il mestîere di uiuere.l|ednio-ne è a cura di Marziano GuglieLninetti e Laura Nay, è condottasull'autografo, ha un ricchissimo apparato di varianii e di nore euna accurata introduzione di Guglielminetti che ricostruiscesoprattutto l'uso che Pavese fece delle proprie letture per archi,tettare, unendo diario intimo e diario della propria opera, unaimmagine di sé, un simulacro.

Rammento la scarsa simparia di quelìa prima letrura. Conaltre ragroni.la ritrovo oggi. È-un libro. nei vaii sensi dell'aggeni-vo, penoso, come Moravia lo definì nel 1954.

Dunque, nel 1,935 , mentre erano in stampa le poesie diLauorare stanca ela prefazione intirolara I! mestiere di poeta,Pavese comirrciava un diario. Dall otrobre '15 aJ marzo"36 Ioscrive a Brancaleone Calabro, dove è confinato; poi, al ritorno aTorino, il diario prende la forma dí un <<esame di coscienzor,considerazioni su sé medesimo e il proprio lavoro, note di lettu-ra, giudizi. Sono pensieri svolti raramente per due o tre pagine.Più sp_esso, note di rnezza pagina. Frequenri (e cadentí) gf afori-smi. C'è, costante, una voglia di durezza, realismo, disprezzo echiaroveggenza che talvolta dà nella recitazione. Il Àeslio èquando Pavese non serra ie mascelle.

Il tema dell'amore e del fallimento amoroso occuDa Dreva-lenlemenre l'anno I938. A parrire da.l 1ql9 prevalgono i remicolJegari alla scrinura letreraria. gli srudi di ernologia'c di psicoa-nalísi, e notizie di un lavoro accanito e devoto chJdeve compen-sare degli scatti e delle angosce affettive. E il periodo dellaìco-perta del mondo gre.o a.càico, di \4co e la riceìca di una <classicità> e dell'<essere>. FJvelatore, il siienzio assoluto su quel chenel mondo si prepara a esplodere. Con la fine del '4J e di rurto il'4.1, quando è- insegnante sotto falso nome presso un collegio deiPadri Somaschi, registra nel diario una sofi; di crisi religitsa e diawicinamento al divino. 1l '4s gli detta pochissime pagin. e unostentato silenzio accompagna quel violento mese di apriìe.

Dal '46 incalzano le notizie sul proprio mesdere di autore, ei successi, contenuti na crescenti. Sono gli anni di maggiore fer,

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\rorc: fil.ro al 19,18 quando, i] 7 novembre, annota cli avele scrittoin rrrcno dj cluc mcsila lnm c i fak): <E ccrto I'cxphit più for:tc,Ùnom. Sc rìsponde, ser a posto>; poi. aìl'inizío clel '50 alcur-rc

osscn'azioni acutissìrrc, sccontlo me 1e più belle clcl libro, srú

rrppolto tra dcstino. storia e superstiziolìc, lino all'aflerrrazioncsaltriane: <Noi sieno zrl inondo per trasfonnarc il dcstino inljbcrtà c la natuLa ir causrLità", c mi paLe l!ì solrma cleli'ctttirni-stno tr-lgico cli Pavesc. Poi è l'incontro con la L)or'"'ling, h situazionc intrlnaziornìc plccipita (c qucìla italiana, scrivc, "di latcntegucrlrt civilc"). tlotrirrcia nla caclorzrt clcl solltrirc", le discesa ncl-h dcprcssiorrc.

Alkrra, conrc oggì, soiro pcrsllaso chc la partc nrigliore, lapiùr celta, di Pavcsc siu irt alcuuc, poche, poesic di Lttuorttra stan-ca, ir alcui.ri reccclnti hnghi, in La lwtl t: i fak) e ncg.li scritti critici. Pavcsc poco rni ha clato nra qud poco brucia conrc uua spina.E il fastidio o la parta di un sogno argoscioso e mztl rìcordato.

Certi lettclati pochì mesi fa harno dctto che l'aurore cliLata)1Ltrc .t/Lt\tc[t non avcva lolo dato nulla. È .'eto: a lcggcdi si

scntc. Trcnîuno sono i pzrssí orncssi clalla prima edizione c diquesti bcn Venticinquc antcccdcnli il 19ì9. Quasi tutti conîcngo-no bruschi rifcrincntí c dlusionj scssLurli, accusc o schcuri aÌlcdonnc, ad alculc dorurc o iì sc stcsso. Nr:lla cli divct'so cìa quelche si ricavr dellr: altrc plrti del libro; se non, forsc, un puerilebisogno di parolacce, QLnrdo non souo rnerc esibizior.ri di scato-logia; c con l'eccezione di alcune ingiuric del '"12 a Emilio Cecchi, in difcsa di Arnciuua di Vttorii (dicci anri p!ù tardi Cec-chi era ancora vivcnrc), ìa naggior pafic di passi og'gi rcstituitisono dcll'anno 1918, scritti nclla furia dcllo scacco e dclla gclosiapcr Ia donDa chc avcva spos?rlo un altfo.

Si intlavecle una storia tetn: cluclltr donna ha sposato unoche chiama <<Lrn lcté>> r'ra che può claLle clucl chc Pavese non può(<Conc stiarlo a coglioni? Vcdiamo se uri fai godcle");la cìonr.ra

noD ha tuttavia rotto con Pavesc, cli clui il delirio riclttatorio(ul-a prossirla volta chc ti lifai viva, telefono la vcLità a tuo tttarito>). I- anchc una vencletta postum?ti Prvcsc aveva fatto copialea macclina le parolc c lc paginc pclché fossclo pubblicate posturrc a insultarc quella donna.

Lcggo chc Nrtdia Cìinzburg c Giulio Einaucli avrebberoprcferito chc quci p'.rssi rinranesscr-o omcssi. Ma allora non si

sarcbbe clovr:to ncanchc íniziarc il lavoro. impouente. clella nuo

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va cdizioue; chc, oltretutto, è il testo che l'aLrtorc stcsso ha prcpeleto 1)erché lossc sraupato intcgrale dopo ìa urorte.

(Ccrto Prrvcsc uon ha ruila cla griaclagnarc dl unar luccscendalistica; clLrest'ultima vicnc scnrmai dù Thccuino, cli cuiI'aLttore nor.r llî 1lìîi 1ìutofizzato la stanp,ri e pcggio velrà drùeccntineia cli poesie aclolescenziali chc ci minacciano con la lorcrpessín:r clualità, a giuclicarc da quellc girì cornparse).

Lrsorlna le accademie, diceva cpLcl persor-raggio d1 coLnn-rc,dia, si frnno opl)urc non si fanno. lr così lc cclizioni critichc.Quanto a 1le, ilon sollo cì'lccordo, acl esenrpio, corr gLi cpistoÌariintclrzionalncntc cclìs[rati o pieni di brrchi corr'ò stato il caso,pcr l-cslîrc alla Iiinrrucìi Vecchia c Duova, di Plvesc, Vittor.irri cPasoLini. Ma anchc eltd cclitori ron schcrzano.

Natrlia Ginzburg ha invece ragione quando nega chc leclelusioni politichc possano avere avuto uu pcso riJcvante ncl sui.cidro. ll mio crrorc di quarant'ar'ìni fa (cli creclerc a ur irrpcgr-rcrcotntruìslu e ron solo gencricamcntc politico dt Pavcse) poncvaítrvcce fra le caLLse non Ìc "dclusionin bcnsì il conllitto con lapartc uilicialc cìclla cultura clel Pci - lc critichc che g1i vcnivanocla uÌùnascita" e da "Socictuì" e, soprattutto, in cluei prirní mcsicìclla guella cli Corea, la clcvata probabilità di rn conflitîo non-dialc c ltolììico. C)ggi creclo cli potcr dire che qucllo e quesrofurono solo causc n.rir-rori.

Ma, uaturalmcrtc, riiluto i discorsi che dcriclono Pavesecourc ur) fagîzzo o ul clecadentc cli pr-ovincia o kr esaltano pcrttna sur (ínesisteDtc) indiflèrcnza idcokrgica.

Questc qruttlocento pagÌnc alternano considcraziolri su sémeclesirro e le propde svcrrture psicologiche con ragionaueltisuil'opcra compiuta c da compiere, giudizi sui classici soprat,tutto Erockrto, i tragici greci, Virgilio, f)antc, Shakespearc,Stcndhal, Bauclelajre e Dostocvsl<j e annorazioni a proposito dilibri chc la mia gcncrazione ebbe in comune con la sLrd, comeIluizirua, Lévy-lìruhl, Kicrkcgalrcl, Hemingu'ay1 Rayuroncl.

Siarlio lontarnissinri cialla nitidezza cdtica di La lattaraturatntaricana c dltri slggi, cìa quclla degli intensi pacsaggi simboÌicinei racconti, c osscssionati invcce da un perpctuo ragionare sucatcgorÌe filosolìcanentc supcrfícilù e soprertutto sulla rcrralogiasallguc'scsso tcfrd-lllorte che era stata di tarta intciligenza euro-pca ncl priiro trentennio dcl sccolo, e chc [u conrune a rloltaclestra cotnc a molta ,,sinistra>; Larvrcncc, Cìorki, l{ar.r.rsun. Lu

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Xun, Alderson, London, Faulkner, Nizan e persino Mann.Sullo sfondo, i libri della <collezione viola" che Pavese pro-

mosse e che scandafizzarono i comunisti romani: Frazer, Frobe-nius, Julius Evola, Ernesto De Martino dd. Mondo magico,Kerenyi, EJiade...

Aggiungo il frequente richiamo al <<realismo> politico,disceso dail'amato Nietzsche. L'esíbizionismo imbarazzante,l'irrequietezza lirica (con quel <tu> a se stesso che forse troppogenerosamente GugÌielminetti interpreta come divisione di ruoli,sdoppiamento dell'autore), la misoginia sadomasochista, I'egola-tria della sconfitta, tutto questo spiega pelché mi sia occorso dipolemizzare con violenza contro i giovani che sul finire deglianni Cinquanta e persino dei Sessanta auscultavano su questopeggror Pavese la propria brama di disperazione falsa e vera.

Quando su tutto questo, come nelle lasse dt La luna e i falò,si posa invece la luce di eclisse di chi parla dalla parte dei morri,a.llom so che Pavese è un momento indiscutibile della coscienzapoetica del Novecento, cui non mordono lo scherno e la calun-nia, gli scandalí servfi e neanche le vesti stracciate di quei fariseidell'antifascismo che per istinto moraÌe, sebbene senza cLiarezzastorica o filosofica, Pavese trovava insopportabi.li.

fn Il r;'zestiere di uiuere c'è un aforisma. del 1941. che meritadi essere meditato: "La banalità delle ideolosie totalitarie corri-sponde alla banalita della pred.icazione umanilaria che tc ha pro-vocate>.

Iiultima lettera di Fortini a PaueseAvevo conosciuto Pavese nel 1946 a Roma. ooi lo avevo

spesso incontrato da Ejnaudi a Torino. Awerso, a suo rempo,all impresa vittoriniana del "Politecnico. e in genere alla polemi.ca antireligiosa, egli era venuto sviluppando uno scambio intel-lettuale con Felice Balbo, ailora del gruppo dei <Cattolici-Comu-nistir' (ne faceva pane Franco Rodano).

Cesare Balbo, Mario Motta e lui dettero inizio, nel 1950 allarivista

"Cultura e realtù, che ebbe breve vita e fu subito,artacca-ta dai comunísti che - come annotava il t5 di febbraio - andava-no dicendo: .<P non è un buon compagno>. Dopo aver letto Lrna

mia nota a Il mondo magico di Ernesto de Martino, Pavese miparlò del progetto della rivista e mi chiese di collaborare. Un tar-do pomeriggio, credo poco dopo il22 di giugno, quando a Roma

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gli era stato assegnato il Premio Strega. eravamo con Einatrdi.

Úmorinj, Musatú e ranri altri al Biffi Scala per festeggiare ì uscita

di Ilorologio di Carlo Levi. Dopo un tipico suo ghigno a proposi-

to del suècesso allo Strega (nGlielo abbiamo messo in culo i>>,

dove .,glio stava per i lenerati e i critici romani e il plurale era

n.raiestatico), Pavese mi disse che il pùno numero era uscito e,

allegro di lasciare il cocktail, mi chiese di accompagnarlo al vici-no iurnero 5 di via Fílodrammatici, dove aveva sede la Casa del-

la Cu.ltura e una libreria Einaudi. Era di ottimo umore. Tornam-

mo nelle sale affollate.Annotava il 14 luglio: <Sui fronti la gente ha ripreso a

morireo. Pio XII nel 1949 aveva scomunicato i comunisti e Balbo

avrebbe presto dovuto scegliere ra il Partito e la Chiesa La enci-

clica confermava quella incompatibilità. Questa lettera può aiu-

tare a capire l'aria d'allora, estate 1950. La gterta di Corea era

cominciata due mesi prima. Mac Arthur chiedeva di poter usare

L'atomica.Nelie prime righe accennavo a un mio intervento sul saggio

di Pavese dèdicato al Mito apparso sul primo numero di nCultu-ra e realtào. Larticolo si chiudeva con queste parole: ..I'esigenza

di Pavese ci sembra espressa in termini inadeguatj: una mera

riqualificazione del sacró, del mito, sulla via della psicologia del

piofondo e della religiosità primitiva ha delle conseguenzeimmobilizzanti e compensatorie. Quella esigenza può essere coì-

rnata solo filoso[icamente, cioè cercando di intendere fino in lon-do la natura dell'errore del razionalismo assoluto, di cui hanno

discorso Felice Balbo e Augusto del Noce>r. Pavese ne auto zzò

la pubblicazione nel numero successivo delia rivista, in unbiglietto a Mona del26 agosto 1950: l'ultimo del suo epistolario-

Scrissi questa lettera giovedì 25 agosto..Quando uscii dicasa, per le sigarette. il sabato, era troppo tardi per impostare tllunedl matúnà. in un bar, lessi la norizia de.[ suicidio. Dalla tasca

quella lettera è passata in fondo a un cassetto, chiusa e affranca-

ta, per vent'annÍ.

Caro Pavese, ho mandato a Motta una nota al tuo Mito Ma mj rendo

conto che è confusa e manchevole proprio 1à dove vorrebbe essere decisiva,

cioè nel taglio filosofico delia questione. Mi è dispiaciuto ron averti incon-rraro r Bocca di Magrar avrenrmo potuto p.rrlare della rivista Qui a MiLnone abbiamo discu"so. con conclusioni abbrsranza conrraddittorie ln londo'la cosa piùimportante della rivista è la sua esistenza, più che i suoi contenu-

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!i. Disgraziatamente, sLrcce.Le quel che succede. Ho paurà che abbi^mo per-duto lroppo tenpo, negli anni della guena lredda, a prender coraggio, e cheormai anche i peggioli comincino ad avere degJi argomenti contro di noi.Vedi lo scritto di Gerratana sul Balbo; appena superiore alla posizione diuRinascitar na non viene quasi contemporaneanlente all'enciclica HumaùEenelis?

Fino a qualche mese fa ero, qui, fra gli onimisti; ormai ho f impressio'ne cbe siamo entrati neila zona dove tutte le facce e le cose hanno segnonegativo, tutto è davvero sarui. Vorrei sapere se tu hai cuore di ricominciare, di essere attivo e non appena parlecipe o vittìna di quel che sta per veni'rc, ta uno o due o tLe anoi al fiassimo. Io ero di quelli che non credevanoalla guetra, oggi comincio a crederci ogni giorno di pitr; e mi par di sapereche non ci sia nessuna speranza capace di resisrere alla deformazione di unaguerra. Vorrei fin d'ora rifiutarni alle iilusioni inevitabili, alla falsa fiduciacDe s1 ecclfa con 1a guerfa,

Non riesco quasi a scriver più nulia di tagionevole, con questo statod'anin,o, con la previsione di quesra rotale sconlltta di un certo modo djimmaeinare come Ìe cose avrebbero dovuto andare. E tende a ricomiDciare -comeiempre nell'imminenza delie guerre Ìa soJita divisíone fra pragmatistied esistenzialisti, Ira prolessionisti dell'immediato !irare innanzi e i gorghisemireligiosi della.,grandezza e miseria> dell'uomo sbart,:to dalla guerra,messo innanzi alle sccltc, cccetera. Che schifo. Con 1a prospetriva della pace,<Cultura e Realtà" ha un senso. Un alrro, con quella della guerra. Dellagr.rerra inletta, di .,religione".

Sono molto ar,'vilito. Mi accorgo che non basta, non basta affaîto averescelto poliricamente per guardare con una certa tranquillità quel che ci stan-no comDmanoo.

Ti vedtei volentieri, se possibile. Non vieni mai a Milano?E ora senti: non sarebbe possibile aeefe Laùovre stanca, che ho perso,

Paes i tuoi - F eria d.' apos to?Vorrei parlare ora, per il prossimo nunrero di

"Comunità", di La luaae i falò, ma mi sento così stupido; e bisognerebbe parlarne moito bene.

t...1tuo Fortini

74 settembre 1990

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RADICI COMUNII

Un canto anarchico fine Ottocento. Diuttosto noto fra imeno giovrlìi. dicc una situazione ricorrcnte nelll poesia diUngaretti: ritorno alla paria, suo riconoscimento alla lucedell'aÌba. Così inízia: "Già allo sguardo mi apparve la rerîa / hagLi alberi del sole nascenter>. Gli autori non sono cor.losciuti, solosupposti. Nei <Dischi del Sole> c'è una registrazione. Chi la can-tava è morto da due anni. E una romanza. Parla del ritorno dianarchici deportati coatti alle isole dopo i fatti del 1894. La dataprobabile sta fra il 1895 e il 1896. Dice: <de1 porto i fanaLb. Ilporto è quello di Livorno. Il piroscafo aspetta il giorno, come èd'uso, alla fonda. Le luci della banchina sono ancora accese.Come nella Genova di Campana e in tante scritture del venten-nio che orecede la Prima mondiale. Il testo discorre di affettifamiliari ì del osuolo toscano> che fu <natria di tanti mortalio.Chiude dichiarando durevole fede nell'idèalc anarchico.

Fra i suoi i8 e i 24 anni il figlio di emigrati lucchesi ad Ales-sandria d'Egitto avrà sentito quel canto nell'ambiente di EnricoPea, suo maggiore dí sette anni e lucchese. Presieduta da GalileoPalla fin dal 1882, c'era in quella città una sezione anarchicadenominata <Massa Carararr. Sono cose già piuttosto ben stu-díate.

Nell'autunno del 1912 Unsaretti lascia Alessandria diretto a

Parigi e sbarca a Livomo. Scriverà: nl-ltalia mi si rivelò comeuna montagna>. E, in versi: <Vedeva per la prirra volta i monti /consueti agli occhi e ai sogni / di tutti i suoi defunti. / Neve vede'va per la prima volta / in ultimi virgulti ormai taglienti / che orla-vano ìa luce delle vetto.

In IJallegria e Sentimento del tempo sono più di venti lesituazioni del crepuscolo d'alba. Nei frammenti dt La teta pro-rnessd 1'^ppîodo gli diventerà 1o sbarco di Enea. Gli <immortali"del canto anarchico saranno in <terra sai ancora di ceneri / diinventori senza riposo>, anni dopo.

La <<aÍîetîatezza>> formale del canto dei coatti reduci, desti-nato al pathos di sconfitta e mendicante i frustoli della eloquenzaborghese; a'ícora una volta testimonia della servitù e del bisogno

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di uscirne più di quanto non avrebbe fatto il ribellismo pariginoe futurista di Ungaretti nel trier.rnio successivo. Quel suo ritornoprenderà definita figura con un quafto di secolo di varianti dellapoesia <Popolo>, Ma già nel 1915 la prima versione parlava dí,.svenevole auora balzata> e il canto anonimo: <iÌ mio petto mil:alza.

11 tema torna nel 19J2 nella mediocre ooesia intitolataI q I4- lq I 5 . che pare un a ffresco del peggior A rJegno Soffici.

Ma, inversamente, f irnpeccabile retorica novecentesca delpoeta testimonia di una grandiosa fa.lsa coscienza, quindi di unanecessità di oltrepassarla. Mente la sentimentalità consolatoriadel canto dei reduci ribadiva le catene che avrebbe voluto spez-zare. Ancora una volta i conflini di livelli e modelli disegnano undiagramma cnigrnatrco di perdire e di profirri.

, - "" t

Sono d accordo con Zanzorto. le letture miglìori sono oggiquelle pedanti: i libri di tutti, le grammatiche, i dizionari e leenclcloDeole.

Capirolo XXII di Ptnorchio. Il buratLino è srato messo a

fare da cine da guardia. Le farne gli propongono il patto che ave-vano col defunto cane Nelampo: una gallina <bell'e pelatD ognisetre che si sarebbero portate via. Pinocchio abbaia, il contadinoagguanta le faine, le mette in un sacco. E, con accenlo di veracontenfezza. <Alla fine, siete cascate nelle mie manil Potreiounirvi. ma sì vil non sonoJ>. Eccetera.

Di dove verrà quell'endecasillabo? L edi4ione critica dellaPolidori indica anche altri esemoi di <lettdrarietà voluta e

ironica- residuo .di una terterarura di consumo. oiu che altrotearrale e melodra-rn maùca .

Da forse quarant'anni, nella mia stanza milanese, conservo,incorniciata, una carta manoscritta vergata in elegante corsivodel XVm secolo. Non ricordo come mi sia pervenuta. Vi si leg-gono le prime strofe di una delle Odi (1184) di Giovanni Fanto-ni, in Arcadia Labindo Arsinoetico, nato a Fivizzano nel, 1175,morto presidente della Accademia di Belle Arti di Carrara nel1807. Il personaggio è degno di attenzione. Fu un giacobinocombattente, dall'esistenza tumultuosa, in letteratura un classici'sta oraziano. Ho conservato quel foglietto perché divertito daltitolo (<Contro a.lcuni maligni cririci") e dagJi sfrenati latinismi di

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quelle strofe saffiche rimate. E poi, per la presenza di due varian-ti, è probabiìmente un autografo.

Ebbene: il primo verso della terza strofa è proprío quelloche pronuncia il contadino di Collodi (spudoratamente menten-do: il giorno dopo, aggiunge, le ponerà all'oste del vicino paeseche le spellerà e le cucinerà, altra bugia, oa uso lepre dolce e for-te>). Mensaldo si rammenta che "sì

vil non sonor> canta Pollionencl second atto dd).a Norrya di tsell ini. Librerto dí Felice Romani(1811). il <Potrei punirvf' potrebb'essere del contadino; e in ita-liano abbondano gli endecasillabi. Già: ma come mai il verso,bell'e intero, è di mezzo secolo anteriore alla fatica del FeliceRomani, librettista scaligero? Forse Carducci, ammiratore delFalrtoni. lo fece oervenire alle orecchie del Collodi?

Mi manchérà i.l tempo per questo serissimo problema. Mamefio innanzi l'ipotesi di Lrna fonte comune aì Far.rtoni, a Pollio-ne e ai Contadino: Metastasio. La Poiidori c'era andata vicina.Metastasio ha lasciato tanti modi, formule, versicoli memorabili.

Quando quella poesia di Monta.le - dawero una delle suemeno felici - sarà dimenticata, verso il2090 qualcuno si chiederàcome mai in bocca a un personaggio di romanzo si trovi íl verso<quel che non siamo, quel che non vogliamo>. Senso del temporeale: mio padre, ignaro di Metastasio, soleva enfatizzare ironica-mente una affermazione dicendo: "Sì. Palamede!". Dooo la suamorre. scopersi chc era Merastasio: .Sr. Palamede. àlla regalMessene / di pace apportator Spafta m'invia../ Sparta di guerra èstanca...>>. Mi rovai a risalire di generazione in generazione diumili ebrei livornesi, fino all'ultimo quarto del Settecento, quan'do emancipatori comparvero i giacobini; e fra quelli il Fantoni.

23 senenbrc 199A

NOTA

I Corne già nel caso di <In mano ai rinnegati>> lvedi ínfra), si tratra di duebrani eterogenei, unificati dall'occhieÌÌo nDue note pedanti>.

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LT IIAROLI STIIAVOLTLNELLA TENSIONF] DEI DIALETTI

Franco Brevirri, [,c parolc pcrdute. I)íalatti e poc.ria ncl nostrctsccolr,,, Einaudi, 1990.

(Jor la repentina accelerazione clel plocesso di snirntella'mento dclle culturc originaric avviato fin dall'inizio dcl sccolo, apartire dagli anní Sessiuta Settanta, sempre più rícca è stata lacrcscita cli poesia in clialetto, ossiar nella Lingua (ha scritto uno dcipiii rilevanti fra quci pocti) clclla "affcttivirà domestica, dclla privaziorre, della soggczionc socialc clivcnr:ta destino>. C)ggi la qurlità dei risultati troppo la \rincc sullc poplcssità ir.rdottc dalle poetiche deí r.ruovi dialettali, il che, per qrÌanto mi concerne, ni fzr

ricrcdcre in parte di quanto piìr divent'anni fa avevo sostenuto.Lelenco si arricchisce continuarnente. A partire dalle rac

coltc cli Pierro e dal 1972 col primo libro di Tomro Guerra, e daallora con l'uÌtimo Pasolini e Zanzotto - con i nomi pirì rilcvan-ti (di Loi, Baldini, Scataglíni, Giacoraini) quclìi di De Gironcoli,Cergoly, Zavattini, Calzavara, Baldassarri, Pedrettí, Bartoliní,Cantarutti, Rcgis, Masala, Bcrtolani, Grisoni, allc promcsscseguono i risultati e le imitazior.ri.

Non più versate nelle tradizionali fornc delle piccolc patrievernacolari, clueste intelligenze hanro oríentata la espressioncpoetica verso la lingua rr.lofta o moribonda del dialetto, patria dd<1.ìlalerno>, e del ,,bassoo cluotidiano. Non sembra dubbio chetutto qucsto abbia a che fare con il pathos dclla dccadenza, dellasconfitta, della norte e dei fantasni (di rado separabile dai senti'mento di individuazione nominalistica che è di ogni naturalisr.r.ro,nc.lla illusione che il norre sia la cosa). Pascoli ne era e nc resta ilcepostipite.

La storica tensione frontale fra livello comico realistico odialettale e livcllo "alto" cli lingua si Jlenta, dirci, fin da primadcl nostro secolo (penso ai Parzanese, Bettini e altri non pochi) cdíventa unr specie dí clisposizior.re parallela dei due ..generin coni flturjsti e i crepuscolari (penso a Palazzeschi); na soprattuttoclove la nostalgia clcl dialctto c la mimesi dcl parlato, si affianca

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rro o si clisperano nella nostaìgia dcllc tbr-nc usuratc e chiuse,cone fur Saba, ir Pcnna c fino ir tutta una pafie della poesia cliCaproni e cli Giuclicil fino d certo <<carrnevalcsco, delle avanguardie, clai pmli Scssanta alle sue prcscrìti rlcorrenze.

r--emersione dei neoclialenali aiuta a capirc c1r?ìle potentccontrospJnta di separazione e cli accanita volontà di chiudcrsi irLur catalogo mcmori e (e anche cÌi esclusione e di olgoglio dclÌascorÍitta) si accourpagni al processo di nassificazionc sociale vittoliosa delle cliffcrcnzc c distruttíva delle particolarità.

Il libro ili lìranco Brevini appcna uscito con il titolo lcparok: pardutc. Dialctti c pocsia ne/ nostro secolo è il piir conrpletoche conosca su di un Vcntennio cli poesia orrÌai chíd rîtà ncoclia'lertale per distinguerla ror solo da quella rlello scorso secolo lnaanchc cla quclla della pLirra rlctà dcl nostr-o: chc, sclivc l'airtore,avcva vcduto rl passaggio dal "conrico al sublinc" c dallc fornecpico leaListiche a qucllc ìirico-clegrache. Inlbrmato c scriamentepensato, percolre tuttî la controversia critica sull'algomcnto e

carat[erizza lÌoltissimi autori, noti e mero noti, arricci]ito da sct-tanta pagine di bibliogralìa. Ma non è un manualc né una raccolta cli schede. La discussiore, anche polenica e tLrttavia aperta, dicapitolo ir.r capitolo viele di continuo riproposta. Essa si fonclasu cli ura prcllressa olmai gencralmcntc accettata: llella letteratura italíana è esistita lin dallc origini une cloppia tr-aclizionc, c ulaè h esplessivistica o .,realistica, alla quale si possol.ro rjcondurrelc letteraturc clialenali. E la tcsi di Gianlìanco Contini (1961),

oggi ripresa in un irponente corpo di ricerche <1i fílologi, iingui-stí, dialcttologi, storici clella Lingua e critici lcttelari; clisciplincr-re1lc quali, ramlrcnto di avere scntito dilc anni fa Cesare Segre,rrol siamo seconcli a ncssutro.

Delle due pafti in cui il libro è diviso, la prilna esamina glirìspctti storici c tcolici della questione c la seconda, la più anpia,percorr-c Lrn sccolo cii poesia dialcnaìc, non csclusi natulaLrentcDi Giacono, Tessa, Noventa, Giotu, Marir. Questa trattazioncclcllc lìgurc r.r.raggioli della plima mctà del secolo si giustificasoprattutto cone introduziorre all'ultino ventennío ecl è, mipare, la meno soddis{rccntc. Ma si tcnga prcscntc chc questicapitoli, dai titoli più cordiali e allusjvi che austeri, nol è unaserie di "medagliod": è la prosecuzionc per esernpi clc.lla tcrr.ratj-ca c clcgli irtcrrogativi clella prirra parte.

Naturalmentc nellc ultirlc paginc si affolllno, comc le ani'

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me nell'Ade omerico, troppi autori. La giusta causa che vuolportarJi alla luce prevale sulla possibilità di discrirninarli, Intantoci è dato così di misurare non solo il mutamento di prospettivadal 1952 della grande silloge pasoliniana ma anche dalla antolo-sia datata 1987 dello sresso Breviru.

Una interessante appendice a1 volume appena uscito (che si

giova anche dei risultati di inchieste demoscopiche) è dedicataalle ricerche sociologiche e statistiche sulla dialenofonia e diglos-sia nel nostro paese. Il riflesso letterario di tale condizione lo si

vede nei singoli che si desolidarizzano dalla comunicazionequanto più sembrano cerca a nella "verità" del quotidiano e ne

formulano un'alra, diretta a pochissimi o invisibili; per poi rapi-damente raccogliersi in gruppi di tendenza, di fraternità o auto-difesa.

Chi scrive oggi in dialetto (e indipendentemente daìla qua'lità dei propri doni), se non conserva l'illusione di essere in rela-

zione immediata con quanti quel dialetto ancora intendono e

parlano, cerca una via per dichiararsi fuori del gioco; salvo rien-trarci nella figura dell'eroe bastonato. La sua è una negativadichiarazione di voto, un annullare una scheda, I'iscrizione a unadega" ideale. Nor.r si tratta di dare alcun più puro significato alleparole della ribù e neanche di eseguire per la millesima volta ilmimo della afasia del poeta moderno; ma di fingere la comunicazione cum moúuís in lingua mortua, come è detto nel titolo dimo dei Quadrí per una esposizíone. Questo è più visibile in 'alcu-

ni casi limite, di dialetti rnaníaca.lmente identrficati con aree lin-guistiche minime o così remoti dalla lingua da richiedere la ver-

sione a fronte. L.r quei casi l'autore si fa, come ha dettp TonínoGuefra, <poeta turco>> ossia vestito da tufco. Ma nod ci sonosolo questi casi tonnentosi e impenetrabili, molto somiglianti a

certe correnti poesie neo-ermetiche, Anche dove si tratta di nor-mali npersonalizzazioni" di dialetti maggiori (la <lengua mia, diNoventa o il milanese di Loi) oppure di un itaLiano smaltato didialettismi (Scataglini), non ci si allontana da1 girone della poesia

di oggi, delle sue contraddizioni e tic dominanti. Megìio: ci con-fermiamo come tura delle componenti di quella.

Di ouesto Brevini è lucido dichiaratore. Pronunciata nellalingua della Lebensueb, del nnlondo vítale quotidiano> e dellesue ,,evidenze>, la poesia in dialetto oppone la biografia, ì'etnia,la microcomunità ai macrosoggetti collettivi; per venirne, com'è

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naturale, riassorbita. La proposta conclusiva (di disegnare, con

Jarneson, ,rmappe cognitive> delia città post-moderna nella quale

si vive, rivendicando magari modelli di vita preindustriali e di<coniugare il proprio immaginario e la propria lilrgua con le cot.t-

dizioni di esistenza tealb>, calando alf interno del proprio tempo,.la testimonianza di un altro tempo") è proposta apertamentemetalefterafia e etico-politica; e mi Íova, non occorrerebbe dir-lo, del tutto consenziente non fosse che dido equivale a sfidare,oggi, il ridicolo. Essa si collega ad alcune delle maggiori e serie

interpretazioni dei possibili esiti ,,in avanti> della convivenzaurnana (fra i molti, seppure contraddittorí fra loro, basti il nomedi Ernsr Bloch) che lo scorso Íentennio, per cause che nonoccorre r:ui rammenlare. ha obliterato o rimosso.

Posio concedere, con qualche dífficoltà, che (lo soisseMengaldo neli'83 ) la poesia neodialettale evochi e invochi un let-tore di densità e píenezza esperenziale inconfrontabile con quel-lo, depresso e spesso raggrinzito, che viene desígnato dalla odier-na poesia in lingua. Ma non sarà fbrse perché continuiamo, pereccesso di speîanza, ad attribuire alia poesía neodialettaìe, inquanto taIe, una ncchezza di esperienza e di,,veritàn che piutto'sto è (se e quando è) passivamente convogliata nel dialetto ossia

nella sfera del suo uso e costume, nella varietà dei suoi tantiimpieghi extraletrerari ?

E la .Jetrerarietà- l clemento londarìtc che unisce le o,licrneo pregresse forme di poesia in lingua,,alta, con quelle in Lingua..bassa> o dialettale; premessa di qualunque atto poetico, capace

di denotado come tale e dr distinguerlo (sebbene in modo preca-

rio ed equivoco) da altri usi del linguaggio. Ricordate íl sonettocon cui, anno 1812, Carlo Porta derideva le pretese puriste di untal Gorelli <sienese>? Fuor dell'ane, della ironia e della musicadel Porta; fuor della sua ..letteraturao (quella che, per indicarneil valore e non solo il genere chiamiamo npoesiao) il dialettomilanese del Veuée, - "scuola

di lingua> ma non percíò stesso

lingua di poesia - può essere, anzi nella quasi totalità del suo usocertanente è, altrettanto cojon del pulito toscano padato dalpurista deriso.

La rícchezza esperenziaÌe dei parlanti si mostra come <<corn-

medio o <poema> soìo a chi la guardi come recitazione o testo;oppure si deposita nel folrdo delle coscienze ma come in fondo a

ur.r vocabolario. II possesso e l'uso del dialetto non ci fa né

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migliori né peggiori di quello della lingua o dí qualunque altralingua delle tremila e passa che sul pianeta si padano.

Così dicer.rdo non rni identfico però con quantí, in nornedeJ rrudo giudizio di ralore e ddJa dézza e quatiìà dd -rnessaggio>, trovano oziosa la ormai decennale discussione o, magari,I'utile volume di Brevini che la riprende e matura. Come Brevinisostiene, certo non si può prescindere dalle distinzioni lingursti-che fra i testí neodialettali e quelli in Lngua; anzi, tanto meno losi può quanto più quelle distinzioni si fanno sottili e altrettantovisibili le inter{erelrze.

Un neodialettale, insomma, fa assegnamento sulla díglossia<naturale> o <acquisita>, la propria e del destinatario; non è mai(ai nostri giorni) ufente del suo solo dia.letto. In questo senso ilsuo grado di intenzionalità letteraria, di operazione formale e,

vorrei dire, maníeristica può essere e spesso è (a vari livelli diconsapevolezza) maggiore di quello di chi è atraver:ato, o attra-versa, una lingua nazionale dominante. Per il solo fatto di scrive-re in dialetto alf interno di una società e cultura pa ante e scri-vente in lingua, egli è più <riflesso> di chi vi scrive in lingua. Inquesto senso I'odierno poeta dialettale hà :uno status paradossa.l-mente analogo a quello del traduttore, che è quasi sempre meta-letterario. Non perché egli traduca dalì'uno all'altro dei linguaggima (finché quello che scrive sia dialetto e non in altra lingua)perché l'uno suona denro l'altro, come quando leggiamo unaversione da1 latino oIaVulgata.

I poi si guardi a quel che si compone inlorno a rtoi: qui unpoeta adatta in francese le proprie composizioni napoletar.re, là siilpastano cadenze e lessici dei primi secoli con dialeqtrsmi sici-liani o veneti, altrove si evidenziano latenze vernacolari enrorifacimenti di libretti d'opera... (aveva cominciato così, più diquarant'anni fa, anche Pasolini). Quello che chiamiamo postmodernismo e manierismo è forse solo 1o strumento orowidenzialeche la fa finita con il .'moderno, e anche lella bèffa o nel cini-smo, conservatrice o avanguardistica che sia, la sua tragicomicatensione verso le autenticità è comunque destinata alla estetizza-zione industriale della esistenza. Si costituisce invece una nuovabase, o zoccolo o autolegislazione formale, più somigliante allaeducazione retorica nelle scuole di due o tre secoli or sono chenon a.lla anarchia novecentesca. La ooesia-come-valore viene. se

viene, dopo e oltre.

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I neodialettali, lo sappiano o no, lo vogliano o no, sonoinglobati entro Lrn sistema più simile a quello dell'età barocca(dove norma e deriazione.lallc norrra erano srreltamente conti-gue e stridenti e non dovevano essere reinventate a ogni rigo) chenon a quello del pathos decadente o angoscioso, esistenziale ocatastrofico in cui credono, in soggettiva buona fede, di muover-s1.

Chi r,'uol scnvere versi viene così finalmente invitato (supe.

rando le contrapposizioni di <arcaistf> e di <novatoó>) a .,fare leaste>>, come un tempo alle scuole primarie; a imparare le tecni-che accessibili a chiunque; a diffidare del genio. Questo azzera-mento del sogno della autenticità è la condizione, ormai manife-sta, perché si diano, di tanto in tanto, aJtri sogni, quelli nin pre-senza della ragione>r che, secondo una definizione famosa mapoco intesa, la poesia-come-valore sempre costruirebbe.

2 nouembre 1990

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UNA SPONDA A PARIGIPER "IL POLITECMCO> DI VITTORINI

Fra aprile e maggio del 1946 - proprio quando "ll Politec-nico> passava da settimanale a mensile - per una quindicina digiorni Vittorini fu a Parigi, che vedeva per la prima volta, su invi-to del Comité National des Ecrivains, organismo presieduto daAragon e controllato dai comunisti. La scelta di \4ttorini, autoredi un'opera antifascista (ConuersaTíone ín Srczlía) e di una resistenziale e di largo successo (Uominí e zo), corríspondeva anchealle esigenze di una formula che le organtzzaz\oni culturali deipartiti comunisti impiegarono a lungo: per ogni lingua e nazionesi eleggeva una o più personalità di artisti, poeti, romanzieridell'area, come si diceva, democratico-progressista e quindi nonnecessariamente comunisti.

Con un funzíonale sistema di scambi, ogni nazione e linguadisponeva ben presto di un catalogo di nomi e opete che recava-no una sorta di invisibile marchio di qualità e trovavano luogo e

distribuzione nelle sedi e istituzioni oolitiche. sindaca.li e culturalidella sinisrra. Fu cosi possibile. pei una decma d anni. vedere i

banchi della stampa di sinistra, nelle mani-festazioni o all'ingressodelle {ederazioni, ingombri anche di romanzieri o poeti buìgari,indiani o islandesi che ben pochi leggevano ma che, si sapeva,erano dalla giusra parte. compagni o quasi.

Quella designazione di Vittorini non era stat{, si può sup-porre, indolore; troppe erano ìe invidie e le opposizloni.

Non so come Vittorini conoscesse lo scultore Ca o SergioSignori, suo coetaneo, che dal 1,924 viveva a Parigi. IJartistaeccellente, introdotto e stimato negli ambienti della cultura internazionale d'avanguardia, era un mfitante dell'antifascismo. Pro-prio in quel 1946 avrebbe vinto il concorso per il monumentoa.lla memoria dei fratelli Rosselli, assassinati a Bagnoles-sur-OrneE probabile che Vittorini l'avesse conosciuto a Carrara, dove 1o

scultore si rasferì per vivervi e lavorarvi i suoi marmi fino al suoprogetto del discusso monumento a Bresci, e alla mone, che funel 1988. Nel ventennio parÌgino Signori ebbe certo responsabi-lità politiche delicate nel mondo della emigrazione ar.rdfascista,

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soprattutto a.l tempo della guera di Spagna e nella clandestinitàsuccessiva alla disfana francese. Fra 1.945 e 1.946 il suo recapitofu presso un <Comité Démocratique France-Italie>. Pare che isuoí carteggi siano quasi tutti dispersi o rosi dai topi.

La cortesia della vedova, la pittrice giapponese Fumlé, míha permesso di esaminare dieci lettere di Vittorini a Signori; tut-te, meno una, dattiloscritte sulla cafia intestata del nPolitecnico".Hanno come ogget to 7a orgarizzazione del viaggio dello scríttorea Parigi. Ma Ia seconda, manoscritta e datata al 2.1 dicembre1945, ha un interesse che va oltre la bioerafia di Vittorini.

^Ti manderò anche un mio anicolo oer Sarlre che lo asoer-ta. e qualche libro italiano. D'accordo con te per la cosLiruzionedi un centro del Politecnico a Parigi. Si potrebbe fare in comunecon una rivista itaLiana che inizierà qui a Milano ia oubblicazionedi una sua edizione francese. Dimmi se Duoi occuDafiene tu stes-so e che cosa occorre come spese per re e per un piccolo uIficio.tenendo conto che non abbiamo, in questo momento, molti mez-zí; ma potremmo tuttavia passare uno stipendio [...] costituire unfondo spese in tue mani oltre un compenso per te e per chiun-que altro si occupi della cosao.

Il progetto della rivista italiana innominata sembra essere inuno stato avanzato se il suo editore aufonzza Vittorini a oariaredi edizione francese e sopratruno di stipendìo. Pare di capìre cheVittorini intenda solo dividere con l'editore della futura rivista lespese per la eventuaìe sede parigina. Chi costui possa esser:e statonon lo sappiamo. Si può supporre: o Mondadori o Bompiani o laeditrice Poligono cui Vittoriní penserà di rivolgersi alla fine del1947, quando dovrà interrompere <Politecníco>. Più probabiìeBompiani. Vittorini era autore di Bompiani, Conuersazione eUornini e ao uscivano da quei tipi e, soprattutto, di Bompianiegli era stato redattore e consu.lente attivo firro aì periodo dellaclandestinità. Proprio nel suo ufficio da Bompiani, fra uno ealtro bombardamento dell'estate 194J. 1o avevo incontrato oer laprima volta. Sebbene. bisogna aggiungere. non sia da escludereun progetto di Vittorini stesso, alf interno delle iniziative diEinaudi che in quel periodo pubblicava numerose riviste. Nel n.2 di <Politecnico> (6 ottobre 1945) in prima pagina si annunciauna rivista mensile, il cui titolo possibile avrebbe potuto essere<Antologia del Politecnico" o ..I1 mese del Pofitecnico>, e cheavrebbe dovuto coínvolgere i lettori del settimanale. Questa

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avrebbc dovoto essere ecLita da Llinaucli. D'ait|a partc già in r:tra

lcttela cli Plvcsc a Einrucli, del 15 di nrggio, si rifcriscc clellaiclea di ucÌue rivistc col.ì cc1ìtro in Vittorinio, prouosse clal Frontedclla Criltura (organizzazione coirtr-ollata dal Pcr) ed cciitc l'rtna c

I'altra cla Einaucli. E qurndi possibile che duc mcsi più tardi,anclato in liLmo il progctto, Vitorir.ri abbia pcnsato a Lln altrocditorc.

Oggi è clifficile comprendcre lc i:ondizioni tuLnultuefie,..rvvcnturose e azzertlate c1i quel perioclo, quando si tmtteva Lli

occLlpare in fletta spezi c tcmi priua chc lc folze delll conscrva'ziorrc si fossero riorganizzatc. E, pcr di più, i dieci mcsi cli ritornoalla rornalità chc intercorsero fia la libcrazionc cli lìotna e cpcllaclcl Nord furono, zr Nord, fatalnerte sottovJlutrti; ue è tcstiutontanzl llorologtlo cli Cerlo Lcvi. Erano ten'rpi cli ir.riziative locditanto piir precipitose quarto più ctano plccarie Ie comunicazio-ni. lurcora nelj'aprile clel 1946, ricordo, cbbi a in;ricgarc piir diquindici orc pcr la tratta ferroviaria Roma-Firenze e un poneriggio e rua nottc pcl"la cauionetta con le panchc di legno che da

Fircnze arrivava a Milano attrarverso urr Appcnnino sconvoltoclalla battagLia di un anno pdma.

Certo, I'iniziativa di Einaudi di aprire una sede a Roma euna a Milano aveva dovuto sconcertare i redattori della Einauditorinesc; Pavese, il piii polemíco, Mila il più irodco c, pirì lucidocli tutti, Balbo. Marina Zancar.r ha documentato ampiamertc la

loro cliffidcnza e ostilità a Vittorini (c a Ferr?Ìta, a lui molto lega-

to), accusati di tenere il piede in più staffe, cii esscrc legatiall'anbiente editoriale milanese e quílc1i di poca lealtà ezicnclaÌe.

<Vittorini nri ha detto chiarrartente [...] chc non vuple legarsi a

un editolc c quindi non a te)>, scrisse:rllora Pavese a $inaucli.NIa ncllc lettere a Signori si coglic una presenza ilnportîn'

tissima; cluella di Sanrc. Il 20 novembre Vittorini scrive di accor-darsi con Sartre, tramite la nroglic Írancese cli Gillo Pontecor"vo,qualora fosse stato interessato a pubblicare su <Lcs tenpsrnoclcLneso uno dei suoi due alticoli, corrrpa$i sui numeri 1 e 7

dcl settímar.ralc, quelli di piir apefia clichiarazione di intcr.rti. Uralettera del 2l clicerlbre parla di un afiicolo <pcr Sartre che loaspctta>. Il 1,1 giugno però - un mese dopo la,,'isita a Parigi -prega il corrisponder.rtc di ritirarc la vcrsione franccsc, dovuta a

Michel Arnaud, di un suo raccottto, Schirnitir dcll'ttc.'ruo, destina'to a (Lcs temps modctncsr, pcrché lo ritiere,,non ben liuscito e

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non Íì(liìtto pcr una rivista letterrrda" llra sernÌrai pcr (Lìr.ì settirrr:r'rrlc Lu'liri,,, ìr'ttt r':rri,' : r'in quc.ta rIrrio'a I"otjv.ìri,,rì( rìripare cli coglierc un nroto cli prudenz,t pcr la situazionc poÌitìcarJel .cttirrt,',p1,. r:i:r rrrLrrs:rt,,.li ,c,c'sitr.ir''1 rti.r pcl urr "rrr1'po, clrLello jrtonro a Sartrc, nolto rrah,'tsto dai cluaclri intellerruali del Pcí.

Sul n. '1 clel settirnaralc, rcll'ottobrc cÌd '45, c'cra stata lavcrsionc cli uno scritto niìrrrìfivo cli Sartle: snl n. 16, deJ 12 gcnnaio t9-1(r, clLri: testj clcl urcclcsinro autorc. li priro, in apc'rturî,con riferirlcnto a ,.Les tcnrps lroclcrlics', il scccnclo sull'esistclìzialisno, preccclrrro dir una introclrrzione anonirla (che sclrssr io)e segLrito da una notà cli Vittolini, anonima anch'cssa, in tinzio-ne cli prtrafulnine che difercleva Sartre clall'accusa di uLesidr-ri

idealisticit' rra con lc parolc di Merlear:-Portv Lo scritto sartliano era in apclta polcn.ricrr con il pcrioclico comunistar .,Action, e

si chiudo,a con una urcmorarbilc afliennazionc cìrc oggi convienerileggcrc: <Voi chc lottrrtc pcr la Rivoluzio;re comc rroi ci propo-niamo di larlo, potctc clccidcre conrc noi se css:r satì fatta inbuona o in cattiva lcdc [...] Ma in qucsto caso 1...1 dccidcleLc cliciò chc I'utxro salì. Possirtc ccuprendcrlo e trane Lrn po'clisaluterc aDgosclar>.

Nc'l numcro succcssivo (il 17) parlavo del <ricolroscinrcr-rto,dellc propric crfcne .,sccondo lLna folnr a che prim:r di csserecsistenziaiistrr ò rnurxista"; c ncl n. 21, d'accorclo con Vittorini,criticavo una iniziativr cclÌtorialc cÌel gruptrro dcgli intcllcttualicomunistj iìanccsi, fra i quali c'cra Pauì Eluard.

Nclla lettc:ra a Signori del 1'tìbbraío, Vittorid scrive: "tiunisco l'invito per Elurrrd [...] Per straPpalgli (a Einaucli) unÌmpegno a proposito dcll'jnviLo a Eìuarcl uri ci son voluti vertigiorni. Ma in caso non ci fossi rirLscito avrci iàtto volcnticri io lespcsc per darc ospitnlità a Ì-luarcl. Ci tcngo nolto ad averlo inItalia e ad averlo per conto del "Politecnico"o.

E Sartre irrvccc lìr irvitato cla Bonrpiani, irrsicme a Sirronede lJeaLrvoir Allivarono ir Milirno in hreÌio, ha l'ostiÌ1tà congiunta deglì i.rtdÌettuaLi di centlo e cLi dcstre (chc rnai perclonavano aifrancesi di sìnistra I'attcggianrtlto 1ìlo-jr-rgoslavo sulia qucstionedi Tr-icstc) c quella dci conurristi, che molto e rralincuore acccttarono chc lo scrittorc franccsc parlassc alla Casa dclh Culnrrr.Ma di tutta la lìccenda h ljeaLn'oir hu sclitto in uno dci suoivoluni cli rrenodc. in cFrci giolni, in crrsa di Vittorirri, prerclen-

{--

ttl

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mo con Sartre gli accordi per il voluminoso numero unicosull'Italia che <Les Temps modernes> avrebbero più tardi pub-blícato.

Quando aggiungo che Vittorini (insierne a Gineta Varisco,già moglie di Ferrata) era stato, in maggio, ospite dei francesi,.oftodossi, e ufficiali; che aveva trovato Aragon e il suo ambien-te insopportabili di presunzione e ortodossia burocratica; cheaveva finto di dover anticipare il ritorno in Italia per spostarsi -lui stesso rne lo disse - nell'allora vivacissimo quartiere diSaint-Germain, in contatto con le edizioni Gallirnard e "LesTemps modernes>, e lì legarsi di amicizia con Marguerite Duras,Dionys Mascolo e Robert Antelme a loro volta in rapponi conSartle e Merleau-Ponry si capisce che queste lettere a Signoriconcorrano a confermare quel che solo poco a poco, attrave$o idecenni, sono giunto a formulare: e cioè che Togliatti avevabenissimo compreso í1 pericolo di una saldatura fra quella cheA-ticata chiamò ,,la corrente Politecnico, e la cu.ltura di una sini-stra francese che dopo I 1935 aveva già largamente elaborata lasua critica allo stalinismo.

E altro ancora c'è in queste lettere. Fra i fibri che Vittoriniraccomanda a Signori perché ìi faccia tradurre da editori france-si. Rancore di Stefano Terra sli sta a cuore. Terra sarebbe di lì apoco diventato costante collaboratore del .,Politecnico> mensile.Per il suo passato politico, fra anarchico e trotskista, durante unariunione di lavoro proprio in casa di Vittorini, in quei mesi, aven-do qualcuno fatto il suo nome udii una comunista, che mi sedevavicina, dirsi fra i denti che, quello là, avrebbe già doruto esserefucilato.

I quattro o cinque giorni che corrono tra la con\pana delprimo numero del "Politecnico> a Milano e del primò numerodi "Les Temps moderneso a Parigi, fine settembre e primi diottobre del 1945 assumono, a disfanza di mezzo secolo, un signi-ficato che allora nessuno di noi avrebbe ootuto intuire.

23 nouembre 7990

1t2

199r

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LA LINGUA SLOGATACON BUONE O CATTI\E MANIERE

Tolmino Baldassarn, Quaderno di n"aduzioni, Nuova CompagniaEditrice, Forlì 1996.,.Balduso, rivista di letteratura, Pellicani Edítore, n.0, settembre1990,.L,uogo Comunen, n. 1, novernbre 1990

Sappiamo sempre meno che cosa possa essere una buonapoesia probabilmente perché ci è sempre più difficile sapere chc

iosa ci faccia dawero piacere. Anche per questo i casi della poc-

sia sono fra i meno interessanti per chi non le sia addetto(addict). La caduta dell'interesse per il cosiddetto risuìtato poeti-

co (interesse che, ancora due secoli fa, era importante criterio dí

eiudizio nelle cose letterarie) non fa che mettere sotto gli occhidei ranri - che Ia pocsia non leggono o non înano o non pju -che qucll'esercizio del linguaggio. praticato ai nostri giorni. òmolto sensibile indice di altro, di altri mutamenti: come certemonete di sale o di concl'rigLie in uso presso popoli di cui ci rac-

contano storíci e economisîi o cerri metalli di mediocre rilievo insé, come i1 cadmio o il vanadio, così sraordinariamente preziosi

invece se combinati con alri metalli correnti. Per l'occhiodell'agente di borsa le vanaziot:s di quota nelle azioni d'impreseche li producono possono farsi prodromi o sintomi di ben altro

Parrebbe, per esempio, che sulla nuova poesia in dialetto tut-to fosse stato ormai detto. Neanche per sogno. Esce un libretto diTolmino Baldassarri, un romagnolo nei suoi sessanta, di biografiatutt'altro che prevedibile, ottino poeta nel suo dialetto, prefato e

studiato da Loi e Brevini. A lui è stata dedicata anche tutta una

raccolta di studi. Sono versioni in romagnolo da autori d'ogni tem-po e lingua, da Archiloco alÌa Achmatova, da Rilke a Marziale e

àgli italiani Leopardi, Ungaretti, Montale, Conte e Magrelli, Eccet-

tuati (si capisce) quesú ultimi, per gLi altri ventisei autori si trattapiuttosto di <imitazioni", per la maggior pafte condotte su versio

ni italjane di varia e talom incerta qualità. Siamo a un terzo grado,

assai diveno però da quello, molto frequentato in ogni secolo, di

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chi adatta in iingua propria testi originariamertc rcdatti in ura Lingua scolrrxcíuta o imper{ettamcnte nota e si serve di una versionein italiano comc di un trasfomatore o di una interfaccin. <Da Iacanpagna e'ven la razeta...o, d'accordo, dunque; ron senza felicivariantí (<E pu quant ch'j à nurte tot quent i lom> per <Poi quan,cìo intolno è spenta ogni altla face", ni va piuttosto bene).

Mi pare che da questa sor-ta di csperimento poetico - scnzadiscuteLne Ia c1u:ùtrì, che mi palc spesso notevole, proprio perchého detto che non quello ne è il senso più rilevante per chi si vuoleettcnto soprattutto aí segni dei tempi vengano alcune conscguenze. La pLir.na conlèma che nel giro di quaichc deccnnio ildialctto J.ra perduto quasi dcl turto íl carattere.,basso> e

"comico> che e:'a clescíuto in parallelo con quello oaltoo e uauli-co" della lingua letteraria; o invcrsamente. Secondo: che l'allusíonc a una íntenporalità o sovratcmporalità degli affctti, tradizionalnrentc impLicita nel clialetto, si inconrra con una on.rai visibileincliffclcriza delle poetiche reccnri per i dislivelli srorici della lir.r-gua. Terzo: che la poesia dialettale e quelia non,dialetrale non siclistinguono più o solo qucl tanto chc consente ancora urìa rrrrduzione recrproca. In cluest'ultirno gerrere prendono posto, natural-mente, i collagcs, i centoní, le parodic, i plagi, e così r.ia. Pcr con,clLrdere che la estetizzazione

"diffusa" non la si combatte con la{uga in avar.rtí e1i tipo esplessivistico nra corr uua sospelsrone rro-nica (o <cpochè>) c.li ogni <nilitanza> poctico letteraria o una suariduzicrne allo scherzo, all'epigramura, aÌ gioco o dlabizzartia; oinvccc la si combatte cor una razionale collaborazione alle forze

'ocialj elre,-L iarro Lluella csrerizzazionc si \.otìrrLìppor ìgor ìo.Un gruppo cli storici c di cr:itrci pubblica iì numerogero di

una rivista cli letteratura, "Balclus". ll titolo è qucllo di un cele

bre poema cinqucccntesco, in latino macaronico, di TeofiloF< engo, mantovano. LeditoriaÌe affem.ra che con quel nornc ílgruppo .,sceglie la contaminazione quale carnpo privilegiato seb-bene non esclusivo, di riflessione. Anche, se non soprattlrtto, pcrrnlLizzarrc lc 1',.rssil'ilira rdativc a un,riperir)clìrazionc ruovJ. Inur'epoca di nutanenti ecc.". Leggcndo le pr.oposte di poetica,rcdo chc .i palla Ji . \{rJrLLic Ji . o,rrarrrirrazionc, e si rggiurrgcche <<l'aperlura ai cli.aletLi, come alla citazione, è condizionata algrado di torsione crí vengono sottoposîi i r.Dateriali [...]. I dialet,ti. rell'universo lingrústico contemporaneo! subiscono incessantitrasformazioní (arreff amenti, c t eohzzazloni ccc. ) ma conservano

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in molti casi l'enersia diromoente chc una sccoÌare tradizione disubordinazione ha iccurnuiaior.

.,Lencrgia dirompente>: duc parole e anche più del neccs,sario. Quar.rto ai testi (Maríano Baino, Biagio Cepollaro, Le1loVoce; questi ultirni duc fra i nriglion di un concorso per ineclitideÌJr cur giuria tbbi r lrr plrte' qui norr possu citrlc cscrnpi rrrsolo cUre che procedure comc queste - la poesia curopea le hapraticate fin ddla prima uretà dci sccolo, soprattutto con Pouncl

- ricevono una singolare interpretazione dalle <traduzioni irnrra-ginarie> di cui sopra padavo a proposito dcl poeta romagnolo.Cone cpclle, possono avere pcr lingua cii partenza una linguaqualsiasi (antica, nodelna, nota, ignota, di seconda o di cluana odi er.uresima intenzione) perché la lingua di ardvo (e foss'ancheun dialetto, non si sa nai, davvcro parlato ír questa o iÍrquell'arca geografica) è già autorclèrcnzialc, indica prin.ra di tutto\e \lLssa, ì(illerariS ossix di c,,IIVCnzirìn( c Ina|liera, conlc utt vecchio rapace in gabbia e, corre è specifico di tutte le pocsie díalet-tali, insufficientenente egemoni ossia svolte in presenza di unalettaratura in lingua. La gabbia è l'univcr:o culturale nelle qualíquelle pratichc línguistichc, lc dialcttali c le a1tre, si dispongono.Niente ìatino macaronico scnza latino umanistico, Così i proce,dinenti chc ccrcano una <energia dirompente> ottengono frtalnente l'effctto colltrario: ulla tiepída perpetrazionc decorativaintercssante soprattlrtto i vicini di coÌlegio o di gruppo. Menrrepossono ottenere effetti grandissiru se paÍono dalla coscienza diesserc, anche, traduzioni, ossia testi dotati di doppia cíttardinanzac cos\'i(Ìrza e artclre pcr (lucsto r ìcccssil riamcrt te. organicln ertrc.(<corseryatorí>).

Nonclré "il carattere inconciliato della forma lctteraria,, carico dí "vcndetta, riscatto c irrisioneo e di <slogature" e di uoralitàquotidiano, cJre si propolrc di "cor.rtrastare l'irreaÌtà dominante,(cito semprc dalle pagine progrzuuratiche), quelle stratcgie pro-pongono solo la propria adcsione allc istrtuziom letterarie e, cosasconsigliabilc, nclle forme più screclitate: i gruppi, i programmi e

le riviste di poesia, drittc in fila vcrso la nicchia del loro probabilc<<successo), equivalente (avrebbero detto i poveri nonni surrealisti) alla propna infamia. Aggiur.rgi che non è bello vedere gruppisoffercnti ancoraì per debole identità scagliarsi a vicenda, corncpiatti ilr un litigio fam iare, I'accusa di <postnoderno>, rivcndíca-rdo pcr só la ufurzionc corrosiva> che negano ai cugili. Ci sono

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sempr!' quelli che fìngono di credere di poter .,corrodcrc" con lalettelatura la srrietà, le coscicnzc o .lc multinazionali?

Non così o non necessarianentc così o almeno non conaltrettante vciocità í manierismi neoclialettali o neoelitari e le tra-duziuri false o vcrc con cui altri (io chc scrivo, ad escmpio) siconsola. Le ioro iacrile, dinesse o sublimi, non vogliono, grazieal cielo, corrodere un bcl nLrlla. Ma non sanno (o sanno solo a

irtcrvzùi) di esscrc compagni e complici dci prili. Poi che solromch'io dcl novero, sorriilcnclo c zoppicanclo, conc i vecchiettidcl qLúnto atto cIi Fttust ripcteii cor-r loro: "i\ndia:no alla nc,stracappelh./ ri veclere l'ultirno raggro di solci / Suonianio la campana, inginocchiamoci, pregllarno / e afficlianoc'i ,tl vecchío ldclio".

Posso solo accennarc, a conclusionc, verso uno scritto diCliolgio Agailbt'n (<Parole segrete clcl popolo scnza luogo") nelptinro nuncro cli un'a.lta e ben diversa pubblicazior.rc (.LuogoConrurer) redatta a Roma da Ìlrr gruppo di autori quasi tuttinoti ai lcttoli del uManiftestor: rivistr che merita attenzione epazrenza crtk:t (mi augrrro di averne). Aganbcn indica una lletapoÌitica: sPezzare il nesso tradizionalc fra "linguaggio,

(e rc.lativagfaurrnatica) c npopoloo (come nazionc c stato) e a quella mcnzogna opporre la vi:rità cìei <gcrghi,' c dcllc .,comunitào. La piir facile dclle rcpJiche - ma riproincttcnclomi cli ripensarci su - sarebbechc non esistono gcrghr né língue segretc fuori della presenza diuna lingua. cLLltura, cli.rminante e pubblica, r.ró alcru.ra conunità,foss'anche rd zingari o di cavJieri del Graal, che non si definisca a

partire da una sfcrl sé dichiarante naggiole o prílaria. O nonsono stati gli ctnologi a spiegarci come sia clifficile trovare gcrtcpiù snob dí certe tribù ninuscolc di scnrinucLi, nunite di salalran<lre, nci cleserti australiani? Forse i Caduvco clel Blasile dí cuiscrissc l-évi'Strauss, con la asimnetria clcllc decoraziom cLi cui sipitturano i corpi, dicono una dialctdca sociaÌe che sarebbe bcncnon dimcnticare, iscritta corl'è ncl nostro profondo. Popoli segre-ti, lingua elretica cli autori ipellenerari perché plebei, aristocraziadegli stlacci, aliti cl'aglio Iì'a paginc di cdizioni numeratc...

11 gannaío 1991

uN FILOSOFO D'OCTCASTONE,INFEDL,LE ALLA I-INE"À

Giirtlrcr Alrclcrs, Optlnioni di un octrco, Theola, 1990

Nor.r è facile capile pclché si tracluca <lopc., clocìicí rnni dallacdizionc Rorvohlt una inten ista di Gùnther Alclers destínatrr u

poco o nulla aggiungcrc alla figLrra di un pensatore e nilitante c1i

grandc rilievo che, soprattutto negli anni Scssanta c poi nelloscorso clcccnnio, tanta imporfanza [ìî:ìvlrto per tutti noi, <Lincad'on-rbrao negli ultin.ri anni avcva proposto testi snoi, altri sono irrcorso cìi stampa c di traduzione. AiIa pare che, corlre spesso accàclc, vi sia stata una dissemirxzione di opzioni cditoliali poco gio-vcvolc a chi, corrc noi itaìíani, per vent'anni aveva perduto con't|tto con qucll'autorc, dopo il suo cclcbre Libro su l-Iirosl]ima.Forse sarcbbc stato più utilc proporre una organíca scelta cliscritti.

Stcfano Vclotti, benemcrito illtrocluttore cli alri tcsti diAnders, qui redige una breve e ottima prefazione a fiassunere itrJni di quesro filorofo ,locc,rsiorre . sl\Lfirncrìt:ìrore inces\irntc, ncnico delle parole naiuscole e inserwibJlí, critico dei limtidclla rnente che la urente ígnora, anaLista dei processi che indu-cono l'uollo a deprimere le ploprie capacítà di inmaginazionc e

cli idcntificazione c quindr ad acccttarc l'illinritato potcrc dcllafecnicr c clc.lla clistruzíonc.

AncÌcrs ò avversario di ogni delega; e giustanente Vclottifiìl.r.urìcnta come esempio negalivo i tragicorlici <sacrifici>' checertí gmppi intclÌcnuali sovictici dcgli anni Vcnti crcdcvano didover fare al prirnato del ocer,rello collettivo clelltr rivoluzíoncr,simrnetrici a quclli, che Andcrs avr'à ccfto r\ruto presenti, dcllcmaggiori menti della cultura universitaria te.lesca - ed europel,non csclusa l'Italia - d .rcervcllo collcttivou clcl nazional-pa'triottisrno ctÌrante la guerra 1914 18.

D'altonclc, qucsta clel .,ccrvcllo collcttivo>, conrc diròoltc, non è questione così semplice cone può scn-rbrarc alle ilonie corrcnti. Né meno importante è ctrc pcr A,nclcrs la tollcranzir(c anche la non vioìenza) t.ton sia ulr icìetrle regolativo sllpremo.

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tProprio il rarpporto lìa la prarica del "caso per: cíìso)> (con lelativa vcrifica dcllc situazioni) c la opportunità (o incvitabilità) cli

iJ,:rli rtgolrrivi non .ìorrsbbt L'crmctrerc a rressrrlo eccessír'e

facilità, neanche se autorizzato in nùne dell'altro punto essenziaÌe dcl pensiero cLi A.lrders, clueilo dci

"sentimenti>.Il librctto è ricco di aneddoti assai divcrtenti, tÍatti cla unalunga vita. Inclinrcnricabile il giovane Anders che clopo l'inaugurazione della celebre cesettar rriontrna di Flcideggcr sccnde cor-rcndo lc coiline tenenclo pcf mano la giovaníssima nroglie (,,qua

si ura ban.rbirrar) clcl filosofo ,Js. Essere c ternpo che, ignara di starparlarclo a un ebreo, gli chiecle se non pcnsa di isclivcrsi al Pani'to nazionalsocialista... Mtr è ricco anche di svistc di traduzione ocU iteliano; dcllc quali lc peggiori non sono quelle dovute a frain-ten<limenti cli ruro stilc colloquiale na ,,'cri c propri stravolgimcn-ti con esiti. talvolta, di incomprensibilità.

Uno dei traiti migliolr di Alrclers è il suo arlore per il buortscllso o senso comune, fonclato sulla certezza cli una utità moraledeJ gcncrc umano. Un esempio: ci racconta che a lui 1ìggiascoclalla (lemania hitleriana, un rnarxista chc cìirigeva una casa edirrr.r- p,rriginr cbhc a Ii[iurrr, ulì lnrrnoscritlo Jnlinazisla conqucste pafole; "E questo, secondo lej, vuol clire essere iedele allalinea?". "Al che replicai al iettorc (oggi con'runista famoso) intono non ncno beffardo: "E lei crede che taie colrccno di fcdcltàa una lirea sia degno cli un fiioso[o?"". Nelle clue battute c'è undilemma antico quanto qucllo di Artigone, che ha attaversato ilnostro secolo con una riga color sangue. Poi si è celato. Madovrà esscre riscopcrto. La risposta di Andels ha senso solo se

alla parola <filosofon si dà i1 sigtificato di libero rigercatorc delvero. indipenclerte dalie circostanze e dalle leggi clelio Stato oclcllar comunitaì o del partito che egli si sia eletto.

A clri nor.r tcrre la norte quclla libcrtà è sempre data,secondo la par(ia stoica o cristiana, nadre di adstocrazie o dirìrartirì. Il rifiuto di suborclinarsi alla,.iineao, rrnche se si è parte-cipato alla sua fbrrnulazione, è obbctltclza a utr'"alra" liuca, è

una .,mínoritj, cf r.,zcr. Quancl'anchc una società si fosse provve-cluta cU istrnze specialn.rcnte adíbite all'cscr:cizio clella [bcnà diliccrca intcllcttLralc (accacìcniichc o nandlrinrli, fondate inFoLrriclations o ir operc l( PrcpúgaftJú fz7lc) I'interferenza e

l'urtc-r fla queile e le istar.rzc politiche o rcligiose - riprenclo quiur'antica tripartízionc calr a Burckl.rardt sarcbbc non solo i-rc

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vital:ile ma utile, pena la costituzione di una casta di assewitiren]unerdti o cli impotenti assassinari. 11 conflítto è scnza fine.

Quando si dissolve il criterio dí "fedeltaì" a una pafie, cíò è

sen.tpre in nome di un'altra fedeltà, di un altro <cervcllo colletti-vo>: e si assistc :L uno scontro dí <interessi>. Non, come vuole larctodca plogressista, lia il Potere con la maiuscola (e sarebbe oradi iclentificare piuttosto isingoli c riconoscibili poteri) e laLibcrtà ír.rtcllettr-rale e rnoraie; ma fra le rappresentanze, più omeno ideologicamente conscie di só, dei bisogni e delle attcsc dísettori conflittuali della socicrà. Cinquant'anni fa Kòstler e Mer.lcau-Pouty queste cose cc le avevano spiegate piuttosto bene e

senza rirviarci a Scncca o a Hegel.Se incliniar.no a favolc di A,nclers c contro il <lrlarxista di

paftito' è anche per la lunga cco, in noi, della lotta del ceto intel-lcttua.lc contro l'assolutisr.t.ro regio ed ecclesiastico, versato poi inquella contro il mondo proprietario c borghcsc, i lnilitarisni e ifascismi. E pcr une ancora più lunga tradizione: chc coltiva innoi la superioritfr del debole sul fone, cle.l vinto sul víncitore, delcolrtcllrplativo sull'attivo, dcl drstacco sulla irunediatezza, dellaragionc sulla passione o della passionc morale sulla ragione distato. Al di sotto o iìl di sopla di tutto questo, sta pirì brutalmen-te la valutazione clella istanza reale fra la larla nucla clel nemico cla gola degli amici c lrosra. Piir quella distanza dirainuiscc, piùogni di',4sione o .,frazione" si fa allcata dci ncnici, nemica essa

stessa. Neil'atto di disprezzare una partc dcgli intellcttuali clelsuo tempo, LcoparcLi invitava chi conclir'ídessc iì suo pensiero a

seguirc una "linea>, condannanclo chíulclue volesse.,laccio por-rc / aÌ vicilo ed inciampo>.

hvero, il naggior argonrento a favore di chi sosticne il pri-lrato della ufiosolìa> sulla "lineau vicnc da un allargamcnto spa,zialc-ten.rpomle delia prospcttiva, da una diminuzione della pres-sura della necessifà. Loaltra, linea clcl filosofo valc pcl que'l chesta al di là clei cor.rfíni del conilitto e oltre il suo;rresente; che sirivolge a un'altra parte c annunzia ..verrà un giorno>. Andcls c ilsuo editore mlrxista avevmo, molto sernplicenente, due critcridiversi di interplctazione delle conringcnzc politichc.

Sc i carli alnati clella <BJìtzkrieg" nazista lbssero girì stati incorsa a pochì chilometri dalla rcdazione, le ragioni cldl'editoresarcbbcro statc pirì folti c Anclers ron avrebbe fatto uso dellanozione cli dignità ma a sostegno dellc propric opinioni avrebbe

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svolto, semmai, una argonentazione politica. Bisogna dire,insomma, che Archimede siracusano molto rneglio avrebbe fattoa rifugiarsi presso un amico piuttosto che irritare inutilmente ilvincitore soldato romano sopraggiunto a sconvolgerg[ Ia luciditàdelle dimostrazioni seometriche.

Quando si maneggiano i calcoli e la filosofia per creare inedite armi contro il nemico, non ci si deve lamentare se la bruta-lità di quello ti travolge nel momento in cui credi possibile rivelr-dicare ancora la tu a separ^Íezza dalle contingenze.

l febbraio 1991

162 163

ORDINI DA DISOBBEDIRE

Questa è ufla lettera che mandai quarantuno ami fa [1950] adAldo C)apítirci. Era la uigilia della guerra di Corea.

Leggo, caro Capitini, che la polizia si interessa del tuo librobalia non uiolenta. Bene, sí dímostra così la preoccupazione deigoverni che si chiarnano crisriarri di fronre alla vcrirà dela rronviolenza e di fronte alla non menzogna. Non hai bisogno che io tidica di continuare; tu colltínuerài e noi con te. C'è però una cosamoìto importanre chc vorrei chiarirc: e in frena. pìrché le arrnistanno sbarcando, gli schedari dei disrettí si aggíornano, e tantotuona insomma, che finírà per oiovere.

Voglio dire: i partiti politici conrrari al Pamo Atlantico svol-gono un'azione grande per il manteninento della pace; e siamoin rnolti, fuori e dcntro quei paftiti, ad agire conseguentementeper essa. Ma non sappiamo quale sarà l'esito di questa lotta.Indipendentemente dalla esistenza di uno stato di guema, lo Sta-to può richiederci prestazíoni di carattere militare, <richiamarci>>insomma; se non altro per istruirci all'uso delle nuove armi.

_ Tu sai che non posso condividere l'atteggiamento degliobiettorí di coscienza. Personalmente, il mio rifiuto alla violenzae alla uccisione si pone cntro un disegno rivolto contro lo sfrutta-mento, la violenza e l'uccisione in tutte le loro fotme, e richiedequindi una distinzione politica. Non accettare la tragicità ineren-te all'azione o al consenso alla altrui azione vuol dire dare aiuto aiGrandi Assassir.ri, al sistena dell'assassinio organizzato, che è lanostra società. Non posso mettere sul medesimo piano morale laviolenza reazionaria e la violenza rivoluzionaia.

Mi si pone dunque una domanda: come mi debbo compor-tare quando questo governo, in nome della sua attuaìe politica,mi chiarnasse a prcsrare servizio rnilirare? Escludirmo i'iporesichc si prelerisca. invece chc chiamarli alle armi, invjarc irr iampidi conccntrtmenro tull i quelli chc pot rebbero cssere considerarii quadri dell'opposizione; benché sia probabile l'esistenza di unpiano ad boc, a \Washington o a via XX Settembre.

[...] Credo che rni presenterò, se chiamato, alla autorità

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milirarc. e lerro su pcr giu (dico, pcr quanto si puo grrmrire deJ

futuro; e forse baJbettando c arrosseudo. pcr queJ ranto di solen-

ne che una dichiarazione simile comporta) un discorso di questo

genere: <Mi avete chiamato, sottotenente di complemento della

ilasse 1917; ed eccomí. Da questo momento non obbedirò a nes-

suno degli ordini che mi vortete impartire, percl.ré le mie convin-zioni mi inpediscono di collaborare con le forze armate di ungoverno che cefio è legittimo ma che è al servizio del privilegio-e

delJa oppressione dj classc: di una patria che amo scbbene da

quarrdo sono rtato. abbia saputo soìo persegÙtarc mio padrc, me

e i nliei amici per m otivi di îazz e di convinzione politiche- Fate

dunoue quelló che voi chiamate il vostro dovere, come, con lepresénu parolc. cerco di [are il mio..

Questa formulazione è destinata a non conciliarmi nessuna

simpatia. Infatti io non rnotivo il rifiuto con ragioni religiose omorali, ma con ragioni politiche. E a questo governo, a questà

poJirica, a1la patria del <Corrierer, che io rifiuto, con tutta tranàuilLità. obbedienza. Così se mi si chiedesse che cosa fare se i cat-

tivi russi aggredissero jl mio paese, non risponderei, come fo':efarebbero i èomunisti, che questa ipotesi è assurda e impossibile.Risponderei che non è attuale e presente, mentre attuale e pre-

sente è la politica di questo governo, i1 suo appoggio .e la sua

difesa a una "civrltà\occidentale> che mi auguro (quali essi la

intendono) scompaia al più presto.E comuncue inutile che cerchino di farmi cadere in con-

traddizione per dimostranni reo di fronte alle loro leggi Sono leleggi ed è giusto che esse mi colpiscano. So bene che il mio com-pòita-.nio aiuta obiettivamentc una delle parti in conflitto.Infatti, se posso desiderare la neutralità giuridica del mio gover-

no, non posso essere neutrale io. La parte che è dei comunisti e

dell'Unione Sovietica è per me, tutto considerato, una parte piùricca di speranza per i miei símili italiani, per i poveri, gli sfruttatie gli oppressi; una parte enro la quale ci si può trovare in duris-

sírni e nortali contrasti, e che cefio non è data una volta per tutte, ma che ha contro di sé tutti coloro che detesto, e le istruzionie i privilegi che famro intollerabile il nostro mondo.

Se fossi nel partito comunista probabilmente avrei accettato

una diversa drsciplina d'azione, E d;alra pane, comprendo bene,

il modo di comportarmi cl.re ti ho esposto è assai poco coraggio-

so; anzi, diciamo, è piuttosto vile. Andare in galera è una soluzio-

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ne abbastanza facile, molto confacente, in genere, agli intellettua-Ji, che sono. scnpre un po' preoccupati <li salvarsi l'anima e diIafe ber gestr.

Ma è così. Non rni sentirei dawero il coraggio di agirediversamente. Posso solo dire di ..no>, Lo dico indiùdualne"nte,ma ùr nonre di un pensiero non indiviJua.le f ...1.

So chc non sarà possibiJe togìiere a quesre parole urr sosper-to dj cribizione: se non ahro, perihc sono parolà. penso ar mùoni di uomini che non si esprimono, che non scrivono sui giornali.Pure, accetto questa ombra, perché il silenzio sarebbe anòora piùcolpevole. Tu sai come non siamo pochi, bensi in mohi. a volerelr Irasformazjone della realtà umanal non appena misúca o reJi-giosa o mcntale, ma anche, e prinra . ,ea\, ; senza con quesro voleraffermare il diritto, dell'uomo, a ura illimitata superbà: anzi.

A quesro compiro della:rosrra e Jelle prossime generazioni.se cosr mi è pcrmesso di parlare. la rnia presente volòntà è appe-na un impercettibile contributo, a paragone a quella espressa àalsílenzio dei nosti coetanei che, per quel compito, sonoitati ucci-si. Io so che tu m'intendi, anche se non condividi tutte le rnieopinioni: e di tanto ti ringrazio.

2 febbraio 1991

16t

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TT

.,Conflitto', scmbra csse t e , comc <gtle rriì>>, il coiltr:ario di,,pacer. Qualcosu cìi sgradevolc c pcuoso e pcricoloso. Conflittoè tra oplrosti o contred, urto tra voloutà e bisogni.

(li cljcono cJrc f irrurgirtc di upacc" sorgc rJall'appagantcn-

to dci bisogni intrrntili, da tutto qllel chc riconcluce allo statolctalc o a quelìo chll'.rlìanamento (sicurezza, calorc. indilferenzad quanto è cstranco) uente l'inuaginc di,,conllitto" è connessa

!ì qucllî di separazione, nallcanza, ricerca, sfida, prova, rischio,soifeter-rra crcscitd, avvcntura. Nou troplro paradoss:ìlnlcnte , ldpace conticuc in só la rcntazionc dclla Drorte mentre iL conflittoi'npìi..r l ,. ro.. l:t I'tLttt;t c il .ìcsíJcrí,'.

Per nolte sapíenzc il conllitto è ploprio clell'apparcnza,della trcnrenda sccna <teatralcl della reeltà mentre solo vcra è la

pace clcl Non Esscre, il ritorlo o il raggiungimcnto dcl Nulla. lìconllitto è r,issuto allora comc rnale o come ncccssità transitoriaLc rcligioni noroteisticitc affidano alle funzioni cli conando,civìli o rcligiosc, la difcsa della pacc. Sulln forza rcpressiva si f<rn-

da la leggc, entro la lcggc si clovrebbcro risolvere i conflitti, chii.rfrange la lcggc è rcmico dellar pace pubblica.

Mtr accanto e contro I'esperienza di due condizioni sin-rnc

triclÌc o antegoÌristc sta quclle dclla loro inseparaLrilità. Scnza

conflitto non si dà il fonclamcnto rreclcsimo clella esistcnza che

dura, il lavoro. Scnza la ,,prcstazione, e qucl che essa inrplíca(ostacolo, rcsistcnze, usura, soffercnza, consumo) non si diì

"pia-ccrcr. Senza corflitto nor.r si dà riposo o <(Pace>>.

Lc guerrc sctnbrano îuttc cguaLi soltanto pcr chi le guarda

le cause imnediatc c tecniche. E irvcce souo clivcrse come la sto

ría clcilc società c delle parti in conflitto. Cl.riamare battaglic qucl'le clei glcci, che r.urn cluravano (pcr cstcnuazionc dci conbattenti)più clì mezz'ora c quelle cldlc gtter!e noclclnc che durano inintcr-i'otte per rrcsi è utr inganno di linsuaggio. E così coìoro chevogliono tlenolirc o assopirc ogni spirito di protesta e di opposi-zionc allc cosc-co1re stanno \ri preclicano che ogui contlasto è

conflitto, ogni conl'litto violcnza. ogni zrffcrnazlone c1i principio è

<rntícler noclttica,', c viva le tavolc rotoncle e sinili imbrogli.

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PAROLA CI'lIAVE: CONFLI]'].() Prcsso i cincsi. sorridcre erll'avversario può manifestareull'ostilit?ì glancìissíma. Il cer.irloniale del duelló, fino a meno dicent'anni fa, cra una ltrllrra cultr,trale cli csprcssione di un conflit,to tra incliviclui. Lironia puc-\ esscrc, cotre si clicc, sanguinosacomc Lrr.ìa stilettata. La violenza nor è ncgli srr-uurcnti inrpicgatigrer usarla. E certo lc buonc nanierc sono prefcribili, quasi ,èrt -

I'r.. iJìc c.rltivc. Utta'i ir rrrl,rc: ,Irt.Jcìl r crrr,;rgLi.r. ,r,l cscltpio.r'. irr J;rrt cilco'trrru,.. rrnr lornt.t ,li corrftirru;rliti cscrrrpl,_rre..c..l<cclucativa> corìrc roll lo sarebbclo invcce un ironico r.isolino oun dspettoso disscr.rso.

La storia umanr ò anchc storia cli intollcranza e tollcr.anza, diconllitti e di loro risoh-rzioni, c1Ì contcsc c c1i accor.cìi cla cui nasco,t.to dtre coritesc c:rltr:i accordi. Cone nella musíca o alneno ingran pafie di essa. Sono sernpre csistiti i tcntativi, cliildir.idui o digm14ri, cii uscire fuori dclla conflinualità vcrso la .,pacc, de1 nul-la, dclla non-rzionc, clc:11'annr-rllamcr.rto clc.l desideiio e clel con-lronto; penso a1 butlclisrro c alla traclizione mistica occiclentalc.

Iì anche le procedurc oppostc, cli chi porar allc estreme con-scgucnzc lo scontro, offrcndosi vittima all'arvversario: dagli asseiiiad (Nun.ranzia o Masada) che scclgono il srriciclio contro la r.esa,fir.ro ai singoli clìe rÍìurano 1!ì vita se offèr.ra in clmbio della ritrat-tazionc o del pcntimcnto (,,r1ucsta niar è unl vcrità di cui non sipuò clare testimoÌliiìlza se nolì morto)), clicc, av',,iato al rogo, uneretico fiorentino clcl Quattocento; c,,lci sa, padrc, cl.rè cosasignrfíchi salvarsi l'anirra?> rispondc Cìranrsci prigioniero al pretcche gli propone cd inoltrarc una istanza ili grazia a Mussolini).

NIa non ogni conflitto è <il> conllitto, conrc l.ìon ogni guer,r:r r. 1:r' gtreTTrt c rrorr ogní I,dcc ( .ì.1. 1.rrcc. V:t rerpinto r|rncttn volgrr. írnhrorlioru r:rrrlo cìri ,r.rìo,ì \ollo I'u. hi' inrr'rpruta i

rno,l, tnt corrflitti tra r.rziorrr . lìorcl)zc c,'nie I'r.oj, zi,,r,< ,ii corrlirtritr:i rrcrtdjta ,' .c'Jrure..r'..11lisie1'1.. o .iriJr:r. r, presto si arriva a parlarc di lotta dcl ..benc" contro il <malcr e similirozze e pLlrîroppo senprc cfficaci metrzogne).

Costoro, nclla migliore dclle ipotesi, dilatano a livcllo mon-diele I'esistcnza e la rilevanza cer.to rcalissira dci conflitti incor]-sci clcgli incll'idui e fingono di nor vedcrc chc ogni cozzo cli inte-rcssi e passioni trasponc, sì, anchc c1ue1li scdimcntati o rimossinegli individLri c nei gruppi urlani na chc nelle socicrà moclernctantu le strategie dcl piccolo negoziante quanro cluelle dellc grar-\lr pOlCt)z\'.tj\CJT J O rrrt i|'tl'r'rr:rrrzl slrr,l.r. rììirrOrt aj rtrolirj C

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agli intcressj non forurulabili in forrna razionale.

Quando il gelrerale Schrvarkopf orclira cli sventrare dicci-rniia iracheni non lo fa perché da piccolo la rrantma gìi negava ilselo o il padrc ìo minacciava cLi busse; tanto piir chc egli è proba-bilnentc un uono ù buon cuore. pronto rragari ad adottare r.tt.t

orfano cli quegli iracheni e aìlante della rnusica popoiare,clell'Arkansas o della lirica trovadorica o dell'allevamento clei cri-ccti. l-o fa pcrché non sercbbe a quel posro ove non fosse statosclezionato ai srioi cotnpiti da un sistema cornplcsso c[ cui fannoparte industriurìi, economisti, storici, psicologi, sociologi, uomiuipolítici, insonma, tutta una cultura.

Che poi quei cor.nplesso sistema abbia bisogno anche ditluccare le propríe motivazioni ora evocando paurc (e rassicura-zioni\ irr[anrili I l] rr.rnico ò urì orco s:rnguil'ario c p,rzzo e oxnttno può contríbuire a clistruggcrlo in{ìlzando spilli ír.r una sua ei}igíe per poi tornarc î mangiale il tacchino c la tortr di nrcle conmarrma, nogLie e figJi nel Cìiorrro de1 Ringrazíamentoo) ora [or-ncnclo argonenti solo apparentemente più realistici (<r'ogliar.no tlpctrolio") ma altrettanto rnenzogneri o parutali tutto Lluesto cidirnostra che..la pace,t è una palola vuota e consoìatoria se nonsi definíscc bene a quale conflitto, a cluale iotta o guerra siopponga. Sr opponga, appunto. Ncgarc un conflitto ccluivalc a

istitrúrne un aÌtfo.<La vita clcll'uorno sulla tena è un scn'izio militarer, ..lt,

sono venuto à portare ]a spacìar,; Chi ha dctto queste frasi è lamedesilra bocca che ha elerto: <Beati coloro chc si aclopcranopcr la pacer. Credo non ci sia nessuna contraclclizione. La grrimrt

frase ricor-rosce che la conflittualità (tra "bene" e <male>, tra

<gir.rsto> c <ingiusto>) c la sr-ra soffcrcnza sono costitutivc, coneh sua gioia, dell'esselc unano e clel sLro lìrndamcntaie bisogno diconscLvazionc c riproduzione, ossia di ,,lavoror. La scconcla cian'erte che il latorc cìi consapevoiezza è anchc latore cii conflitti.La tcrza vuol ciire che ifacirori cli pace sono coloro che, accrescendo la ccrchia dci rapporti, dci tcrni o delle ragioni clí

non-con0itto, spostano la fionticra degli incvitabili e fecoi.rdiconlìitti, inducendo scrlpre più arnpie allcanze e senpre più pre-cisancntc definendo e chiamando per nolrrc i nctnicì, trasfclr-

n-rancloli prima ir awcrsari, poi in collaboratori necessari c pre-ziosi. C)gni individuo, ogni clursse, ogni società cì ,,pacifica"all'interno clc.lla cerchia clel proprÌo ,,fuoco di Lrivacco", ma non

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può nou avere scntircllc poste a difesa clella fiatcrrità e dellasoÌidarietà sempre minacciate cla ,.dentroo comc da .,.fuori, - allimite iì <nenico>, corle diceva Leopardi, sarà identificato nellanostra condizione clí esseri r.raturali, nella ,,natura, che ci destinaalla scou.rparsa individualc c, in prospettiva, della specie.

Oggi e subito il ,.nemicr>,, quello contro cui è neccssarionon solo conflitto ma pluena, è tutto quclio che propor.re falscnetc, false coscienzc, false solidarietà, false paci: c che, pcr uncseurpio, ncga cLi fatto, a colpi di parole o di leggi o di capitali ocli missi[, I'uguaglianza dei dirini - e la filale iclcntità unanafra i privilegiati e i odannati dclla terrur.

Però, con ur-r'aggiunta: la lotta per quclla uguaglianza nonpuò non implícare conilitto contro chi opprime c asservisccaÌtrui. Nessuna pcggiorc ingiustizia che fare lc parti eguali tradíscguali, insegnava clon Milalí. Per questo la lotta conto chiorganizza il consurno di una spropositata pane clei beni ddla ter-ra a favorc di una minoranza cosiddcna <civjlizzara> può nonessere <giusta>, na è necessalia. Ancora una volta conflrtto èun .,maìe" per un,,beneo c per ur.r bene non garantito. CosìI'uorlo mosse alnato di bastolrc contro l'alce o il bufalo sapcndola soffcrenza cui si esponeva o che inlìiggeva, nclla speranza disoprarruivere alla famc. Bisogna scegliere.

1 rnarzo 1991

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qI -IRIONFI DEL],4 NIORTE

Lt.Yv.,llarna c l'ltalia. Ilatltces Lnpo-r, Sche iu,illel 1990.Patrizia Valclrrgr, Dctnm Ji Joktri, Monclaclor-i, 1991

Pesrr rìrrc chili clucsto, ricclncrrtc cclito cla Scbcil'ilìcr. îorlroscconclo di urra grlncJiosa sclc clediclta all'lta[a non ror.ìland c aqluclh rourara, a cura di Cjiovrnni Pr-rglicse Carlatclli, rcdatto dadiccì specialisti c corrcclato da un numcro impresslonante, anchcper clualità, cli foto a cohrú, piartc, grafici (pcrò smarginare leloto cli crúturlr rli purc. grrfìcanrcnte parlando. una sohrzione unpo'arcaica). I-'inrplcsa è, corrc si dice con parola poco elcgantetua cli origìne latina, sponsorlzzata, cioè, in volgare, pagara, dalCrcclito Italiano (Icldio lo co;rscrvi). La sfoglio attonito na nor.r n

lungo perchó rni ci vorrcbbe urr tàvolo cirr dircttorc gcncrale, diquelli chc nari c1iìigcnti spoh'eralo olpi rÌattina cone ir Lrruoscl:c tlel Capihrlr di Vcrlponi. A prcposito dr Volponi, le prinecenfo pagilrc cl:l suo ultitrxr, cioè, prirlo romallzo) La.rlruda pcrRorzra, mi paiono bcllissime, corr un fiuto c un ritno senza incer-tczzrt, c passaggi hrnfuosi. Ecì è picno cl'incanto (e cli tcnsionc alcoito, nj clicc un anico). (li scnti l'lrrrrcsto cÌcl ..Novcccntoo r.nt'lativo di adolcsccnza e l:hridità (anni ']0 c '.10, Courisso c "Sol,rriar) sr-rlla squillarrtc libelLà dcl clopogucrrrr.

À,{a, uri chiciìo, chc cosa puir rver,: a chc frrc clucl tonroinpcriale con un opuscrietto più ncro ili Lrn rnerlo, nìal starnpa,to c urr po' sgargbcrato, .ìa non crcclclc porti i'irlpronta Monda-dori, dovc Patriz.ia Vakluga pubblíca ur uronologo lirico clramtlatico danclo vocc rì LrDe (lllot'ta sotterritta allo statocollicluativo>? ValdLrga ha scritto cosc di prinr'ordinc; c ar-rche

questc ccntirria di cndccasrllabi a rirne baciatc, a ura pliura let-tuta (ma non voglio "rccensirlc", ci voncbbc una cdnra chc nonho) uri paiono una csinia duscita, con l'inpasto - piuttosto chcdi Kantolt Bcckctt c CèliLrc trio illustc cli benbini jcttatorii, ciicui dicc il lisvolto dcll'astratto tcmir cacll'clico e coìliquantccon scatti vocali vitali, l)rcpotcLrzc, tic c furic quasi cla <registra-toreu chc balzarro su i,ivissini cla qlLrcsto finto cadaverc. No, no,qucl cÌrc rri parc notevolc è il rlpporto pondcrale. che si fa

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allegorico, fi'a i due voluni: la tanta Ínole clcll'Llrpero llomano eil sottilc qtrintclr-ro di vcrsi, in trc seclicesi;li.

lnsomnd, quasi tutta la s{era della archeologia rornala, coIa scultrira ilnperiale, gli edifici in tutto I'orbe antico, la ni-rrli-snatica e la glitticl, i palatini e gli cr-colari e così ,,'ia, rr partirecìalla casa Giulia pel arrrivarc ai Costanzi e t-ostantini l'ho serr-pre sentito come un colossale trionfo dclla Morte Stolta, di unafetraggine senza pietà o spe.r?ìllza, uno spettacolo cli rigíclità inmarmo cla latrina o in br-onzo rogrroso, rncraviglioso benintcsorrra cone ura pagina indigesta cli Amrniano Marcellino o di Cò1íne) comc certe cpigrali cli provincc renote, scarabocchí di gla,cliatori, barnbolc cìi piccole vittime, un rlondo asfissiato, ciccocome le pupille dei busti, generazioni di mosri vacillanti clainplorare che al più presto cscano dalle catacornbe i cristiali,con i loro polel'risti stalinoidi, lc loro specuiaziolri inmobfiari, levcdove c i vcscovi faziosí, che elrneno portano ur.r luninoso delirio, un pantoclatorc cclcstiale, una astLazione. ,4zzz atc qLtad citiJ,cita (da Sant'Agostino) Vrrlduga in chiusura del suo pocma pipistrello: <amate que.l che sareteo. Finalurentel vicn da clire, arrivati al quinto sccolo. E quel che sarreno non è soltanto il corpoputrefatto; è arche quello glorioso.

E così vien fuori chc Valduga, con tutto il suo carbonecl'ossa, i gcsLriti fi'a barocco e rococò, le dcliqr,rescenze da muscodelle ccrc c cla malattic ccltiche, non è r.ré ce la fa, per sLra enosîra [ortuna, a csserc così cadaverica c negronantica comepcnsa di riuscirc. Non clico sia proprio l'd).egrezza in pcrsona;ma volete paragonarla con la Villa Adriana o col Musco Ntzionaìe di Napoli/ E (comc mi parc debba aver intuito perfilo unregista all:r noda) è piùr efotizzrnte una gallcrÌa di imperatoricaprtoLm, cbcti carotidi votate ai corti gladii del Prctorio, chcnon le putreclid controrilornratc o le rnorti a Vcnczia cafe a unsecolo di lettcratura ancora ber lontana dallc fosse conuni delnoslro.

Al terrpo dei nici pubcri brufoli lessi L'iufcnto di HcnriBarbussc, che aveva ula trerlenda copertira rossr c llcra, sceneencrgicamcntc pcpatc e un intero capltolo ninuzíosanente dcdi-cato alla clescrizione scientifica dcl disfacirrcnro cadaverico, alsuo r7cr, rtoLt scnza saponilicazionc, r,cnri, farfallette e via discor-rendo. Le inrragini clcll'Impcro sor.ro al cli là di turto questo,ossa ncrc c sccchc; c proprío per quesio sono la fine rssoluta, il

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Signore del Mondo. Kantor invece mi fa vcnir voglia di passarcaÌ bar e chicderc una grappa, non per rimettermi lo stomaco maperché il roppo stroppia ed è giusto pensare subito ad altro.

Qualcuno ha dctto che i.l <classico> non è che la corda piùtcsa del nbaroccoo. Ma ormai le credo catesorie irutilizzabíli.Sfoglìo loper.r.lef LreJito Italilno e quclì.r JeJJa Mon.laJori. Laprima mi fa vcnir in mente il proverbio francese che suona .rSipresta solo ai ricchi,,, e, la seconda, che una volta al mendicantccerte signore dicevano: <ho già i r.r.úei poverí>. Tutto questo perdire che la morte, in questo fine secolo, non è più utìlizzabilecome elemento stíIistico, neanche come ridicolo, ma solo comecitaztone, post-mofeftz e post-moderna nel rnigLiore dei sensi.

In uno scritto-di Cases, di tentadue anni fa, leggo ìl rias-sulrto di un funetto fantascientifico per ragazzi; c'è un pianeta aicui abitar.rti un essere divino impone da sccoli di distruggereperiodicamcnte quelli di un altro pianeta. Lessere divino altronon è che un formidabile cen'ello eletronico creato secoli primada progenitori i cui successori sono poi divenuti incapaci di com-prenderne I'essenza. Scriveva Cases: ..Raramente è dato di legge-re qualche cosa in cui il proglamma del capitalismo monopolisti-co sia più chiaramente enunciato. Quell'Essere Elettronico Divi-no è la trasfornlazione della seconda natura creata dalla tecnicair.r divinítà irazionale, che finalnente cancella se stessa, lasciandoche per nrillenni glì stessi esecutori diretti della volontà del capitale perdano la coscienza di essere al suo sewizio>. Questa, mieicari, è la seconda morte, la nostra vera, quella che, diceva unpocta, ..ciascun grida>; e di cui sono emblema le Terme di Cara-calla, non la protagonista della Valduga, che il Sigr.rore la man-tenga in lunghissima saìute.

8 mano 1991

LA BANCA DEL MAGHREB

Conosco una insegnante di ínglese, cli originc tedesca, cin-quantcnnc, dí nome Lucinde. Ha una famiglia e un marito chel'aiuta a tenere a bada i figlioli píù piccoli. Dcdica tre o quattroore al giorno ad aiutare aìcuni immigrati del quartiere, se sono indifficoltà. Gli rnette i panni in lavatrice. Con tre o quattro anicheglieli stira e giieli ripona. Gli imn.rigrati hanno passato l'invernosotlo cerle spccic c[ì rcnde. Senz'acqua e senzr ccssi. lra mucchidi rfiuri. Caccirno ìe pantegarrc. E Jifficile accoltelhrlc. Muoiono solo se inghionono sacchetti di plastica o sirir.rghe. Aìf incro-cio fra piazza Pantaleoni e via Stepl.renson, tre marocchini lavanoi vetri. Di tanto in tanto arrivano i questurotti, scquestrano glistrumenti per lavare, il secchio. Giorni fa a uno gli hanno prcsodueccntomila lire. A un altro settecentomila lire di sisarette. Lamir inscgnrnre di inglcsc sta apposrata aÌl ircrocio Jieiro l'edicola di un ber.rzinaro e, quando gli agcnti arrivano, í marocchinicorrono a poÍarle i soldi chc hanno ín tasca. Lei li nette in unadelle borse cli plastica del supernarket e se li porta a casa, comefosse la banca dcl Maghreb. E una borsa pesante, tutta di mone-trne.

Laltra scra doveva andare a teatro e si è portata dietro lasacchctta cor.r i soldi dei suoi protetti, perché nel quartiere siaggirano n.rolti ladri, enirano e escono agilmente dalle case, scu-sandosi se incontrano qualcuno. A teatro davano Strindberg.Che allegria. Lar insegnante cli inglese ama il teatro, io poco.. Noncapisco come faccia Raboni a andare a te?ìtro tutte le sere. E peg-gio che andare in ufficio tutte le mattine. A.lmeno in u,Éficio puoiconversare.

La mrclre deila tedcsce c nrorra DCr arcr rrLrrsiato tutto inuna volta rroppo pane sovielico. di segale. mr lòrse norr craneanche cli segale. I soldati sovietici lo buttavano dalle torrettedei carri armati, ne1 1915. Quel troppo pane ar:ivò tutto illsieme,dopo che quasi era mona di fame sulle strade della Pomerania.La piccola arrivò sull'Oder ma la rilrandarono inclieto. Crebbecon í pionieri comunisti. Una volta ha pcriìlro visto Ulbricht. Dagrancle passò a Ovest na non sí vergogna di essere una Gcnossín.

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rtNon è creclcntc, uon ò comLrnista. Neauche socialclcmocratìca.

Quelìí chc guiclano le auto, quar.rdo al rosso veclono il nllocchi-no che si prccipite a soll:vare i tergicrìstalli e iei chc chiacchicracon duc altri in rttcsa sul marclapieclc, le gridano <troia". F, Ìci:oCome ha clctto?>. Non ha iclee gencrali sul rrondo, legge poco.

Non pct quctt,'. tttrr c nIolto sitttlrlttic.-r.Abito vicino nli'Alcna di Milano, quella costrlrita secorìdo i

piari di Bonapartc. Da clLralche attno ò in restauro, Notr ce i'hocon i rcstdllri nra con quellc chc scrnbrano, e probabilncntc sot.ro,

rLLberic. ln una città chc c,l.rosco cla clicci anni ci sono i l)orrtcggi(pagati, creclo, al ch o, plo r-lc) per ur restauro inntobile. Sotttrl'Arco clella Pace, rl clelicato soplarurrobile stilc impero, cìotmouonaghrcbini chc non goclono dclla plotezionc di Lucinclc. Ircstruratori hzurno eretto una torre i ta cone I'arco chc con unlspccie dí pontc i1.ìlr.rìcttc in cina all'arco dov'è la quadriga cli

bronzo cli Abbondío Sangiorgio. Così a paganrento (spcro) nriìa'nesi e turisti che non si accontcntano diveclerc Milano, comc fcceKa['ka, clalla vetta del Duonlo, la vec]lanuo di lassù. Percì ò altosolo vclrticinquc nrctrÌ, mcno cìella colonna Tlaiana.

Ci sarà poco da vcder-c. Sarà un cattivo affare. Non clico frai nragl'rrcbini ma fra gli abitrnti cli qucste contracìc chi è che sa

chc il terzo dei bassorilievi dell'Arco dclla Pace (lato Palco) rappresenta la capitolazione di Dr"esda, col comarndantc franceseGouvion dc Saint'(lvr che si arrcnde agli austriaci e ai rtrssi, l'11di novenbre del lBll a Klenau? E increclibilc.

Ma perché r.'i racconto della arrena, delle rubcric degli appalti,clei marocchiri tormcntati dal Comure o soccorsi dai volontrrri? Lainsegnante di inglcsc è aiutata rla un prete e da rÌn giovanottocldl'ex Partito Conunista. Ma il punto non è questo. Il punro è

che il rnio parrucchierc (di Mazala del Vallo) mi ha cletto chc lui la

figlia allc namfestazioni pacifiste non ce lu hsc'ia anclare e clrundoquelli famo sciopero lui va alla scuola c costringe la figlia a rcstare

ncll'aula, sedura al suo banco. Quclìi che scioperano sono per Sad

clarn c gh ebrei di lsraele clovrebbero prcndere tutti i pzrlcstinesi ccaccialli fuori, in Giorclania, in Siria. dove cepita. Così la faccenda

sarel,be finita. Intanto, i ciullì bianchi stopposi cìei rnici capellicascano sui.,Corícrc dclla Scra". "Vcde", dico, <non è così sen.t

pLice". Gli spicgo perché. "Bisognerebbe anuazzadi tutti)), dice,,,però non si può se non siano tutti d'accordo>. "Verissino",abbrevio. lì prezzo clci taglio clei capelli, dall'ultinra volta, è cre-

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sciuto cli duenfa Iire, non lascerò la nancia.l-sco sotto grancli rnrnifcst i pLrbblicitarì.Pallando seLiamente; chi ha detto cltc c'ò stata Lìira glicrrrì

ncl Golfo? Lanuo scorso il palrucchiere ni faccontò clìc certi [ìl-sali liegavano i nragìrlcbini venclitcui abusivi pagandolì con iòglida cinquantanrila lrrlsi che [r'e5:ati a loro volta su di un foglìo bianco stillgevil[o traccc corlc cli rossctto. Poi sr scppe che da nuovilo liccvano mcirc quclli buoni. Conuncpe i naghlcbini non hrrLxr perso ia guelra e ron hamro palcnti a Baghclacl. Iir questa citràilvcce si sono lltti reri gL rrlcricani. Sono arui che non nc r,cdcr

uno vcro. Qurndo l'anLro scorsor pcr via della lcggc Martclli, gliiurmigrati si rrlettcvîr-Ìo in fila fh dellc quetto dcl l.rattino pcl ipcrnessi cìi soggiorno, le carnionette clella questura si rnettc,,,anircli tmvcrso sulla,,'ia vicina clov'è il consolato cÌegli Stati Uniti,

Icrsera ho visto jLr Tv i lìlrelali ili un agcnîc ammazzato dalapinatori. l1o tclcfbnato a'IiLo P pcr dilgli chc si vedeva latnaclrc clcll'îrrrilr azzato canrrtrittatc clictro la bara sorrettl rlacorrrpagni del morto, tutti ir urifornc. (ìantava, stonata c convtlsa, Frtclh J'lttlzir. Posso capirla, avr'à latto le clenrcnteri sottola prirna lt-pLrbblica. Strirgevr con tutte e due lc n'rani un leirrboclella banclicra, qLrello velcle, cone fosse la coda di un mulo, l-rauna clonna napolctana; dcl popolo, come si clicc, anche se non sisa più chc cosl vuol dirc c ccrta gcntc chc conosco trova cheimpictosirsi è cla sciocchi. Crttrtva quasi udanclo, finché ia bara ècotràte ir chiesa. ,,Sianr pronti alla mortc) c r-ipetuto duc voltc,.ltalia chiarrò". ,,Cepiscir, gli ho dctto, usiano due profcssoriciella rreclia inferiore>. <Snettila>, ní ira lisposto, .,Qucstc coscva1ìno pcllsatc nlcp,ho c soprattlltto non scrlttc llriì1''.

Non capisco piir nu1Ìa. Posso farc un ragionanento abbastarrza luciclo na sul níentc. Lospite sta seduto nel clivano, io ncl-la nia poìtlona col suo insanabile sdrucio nella pcllc. GJì spiegopcrché non capisco più nulla c pcrché qucl che è successoclall'agosto scoLso ha cambiato i connotati di qllel che cra succcsso Lrci cluc arui prima. (ìorbacior', il crollo clcll'Est, tutto ques[orícntravzr nel teìescopio clei trcnt'anni precedenti. La guclra dcJ

Golfo no. Allora nulla crir strto vcLo, oggi gli lmelicani possonozunmrrzzarLci c poi vcngorro le rracchine pel il rlovimcnto tclra cpoi tutto è a posto, se nc paderà lìa cincluaDt'arri.

uVoglio urolirco, clico pienarnente a1l'ospite non dincnticancìo, da pcclartc con.rc sùlo, cli aggirurgcrc lc duc prrole greche dd

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,\atyricon. Ptacevano a Sereni. Non andrò a Luino, n.rí harno inr.ita,to a una aLtnarìza di poetí sulle sue ossa. Se ci pcnso mi fannoma.le ie mie. Chc cosa starà fàcendo Nlcngaldo, nella sua casa diPadova? Ascolterà nusica. Dico Nlengaldo perché era molto affe-zionato a Sercm. A volte, quando tclcfono, rispondono le figìicdegli amici e clai úmbro dclle voci capisco come gli anni passanopresto e quanto si stiano separando dai genitori e dai coetanei deigcflto11.

Pcr questo paese non c'è salvezza. Per trent'anni questa fra-sc tni sono nfiutato dj pcnsarla. Oggi la pclrso c la cledo. Ma checosa ci sor-ro stato a farc, fra lc parolc di questa lingua c tuttol'orribile schilo dcil'arte, della poesia, delle belle colline e deimare, dei giovani generosi e morti c dei giovani disperati e spin-tosi? Corn'è che sopporto ancora la sintassi, ic crimologie lanetrica, l'Europa? NIe ne sto disteso e leggo íl "Gualdiau. Cer-co di rnisurare il dcclino de]le facoltà nentali dalla mia inettitudi-ne a decifrare una pagina di Tacito.

C'è anchc di peggio, i grandi albcri dcl giardino solro tuttifioriti e non intendo bene chc cosa voglior.ro segnalarmi. Mi ven,goro ín mente certi versj di trentasei anni fa, il ricordo è tuttobuchi, cerco rl iibro. "...Pretcndo / che il registro non si chiuda /che si cerchi ragionc che si vinca / anche per me che ora vocenozz2r vo, / che vokr via confuso / in un polverio già sparito / diguerre sovrapposte, di gionrali / baci, ira, strida...".

Quanto si può essere vanitosi e crctini! Rammento il compiacimer.rto pcr aver scritto <mozza vo,,/ che vo...r. Ero proprio bra-vo. Con che gíoia, con che forza sprezzante c1i nervi vedevo, allora,il

"polverio" delle "gucrre sovrapposte> che ci venivano incontrol

ll visitatorc mi fa cenno chc un ncrlo, molto grosso e bennutito, si è posato sul glicinc. Usciamo sul terrazzo c il nedo sene va. "Vorrei che quelle nuvole di petrolìo bruciato in Kurvaitarrivassero lìn qui, oscurassero il solc, chc la gente fossc copertada una nevícata n.:ra, untuos!Ì, indelebile, I'arresto delle "anivitàecotromiche", I blackout negli ospedali, I'agonia televisiva, tutticome cornorani, le din.rissioni della giunta, il ministro línciato, ladivisione corazzata dei carabir.ricri la fine del molrdo...". A que-sto punto m'avvedo che l'interlocutore è l'anzianar encrgicaLucindc, soprawissllta e tuttor che insegna ir.rglese e ni guardalùegla, la banca ilei r.nagl.rrebini.

28 aprile 1991

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FILOAMERICANI DI SINISTIT{,COI,ONIZZ,\T] E CONTENTTI

l. Mi si chiedcssc; .,Sei pro o contro l'America?>, prliua cli

r'ísponclere spostelei con la mano clcstra la Colt puntata alla miatenpia sinistra. Poi direr: u(]uesta domancla mi [i capile, pLrr

troppo, con chi sto pa ando. Non si è anti o pro un popolo ouna nazíor.rc. Lo possono solo ccrti ccri,clli. Anche il n.rio, sc

distratto,'. A questo punto il geneLale Scl.rwarzkopf mi agitcrcb'bc sotto i1 naso le sei paginc dclla oTalpa" clel giovedì 28 nrarzoscorso. Solicvo gli occhialí cla un saggio ntolto notevole chc stolcggerrdo (La leîteratura dal Tcrzo Mr,ndo nelÌ'era rlcl capitalismctruultinaz/oxalc di Frcdcric Janeson, già ir.r "Social T'ext", 15,

Fall. 1986; tracluzione dj Luca Tomasi, in <Lasir.ur cl'oror, n.2,pp. 127 150, rrov 1990, Locschcr cd. Torino) e chc ha non pocoa chc fare con l'argorrento cli qucstc righe. E di un marxista, neltitolo si paria di ,,terzo tnondo> e di ucapítaÌìsmomultinazionale". Ma l'autore non hl ottant'anni e non insegna a

Orunc (NU), è americano e insegna alla Duke Unive rsity, NorthCaro[na, Usa.

2. Qucl nunero [de1la "Talpa"] è dedicato all'antianericanisrro. Tutti sanno quanta casudità prcsicclc alìe scritturc giorna-listíche; ma per rivelare le ragioni di fondo nulla è neglio tlellafretta. Lo so, i testi autcntici del gruppo di pensicro e ricerca chcmi parc alle origini di quclla "'falpa" sono nel volumc collettivo(.Scntirnanti dell'aldzqua, 1990) di cuí ha più volte discorso qucstoquotidiano e più ancora nci due primi numeri dclla rivista oluo'go Comunc>. Ma riter.rgo chc ii discorso debba sottrarsi, perqllanto è possíbíle al più dcpresso dei gencri lcttcrari, la confiita-zione. Anchc perché quei chc plù interessa oltrclassa, di molto,l'occasione.

Con nolte delle singole affcrnrazioni si può essere d'accor-do. Però c'è un progetto generale espresso in iuîen'enti uonor.r.rogcneil impossibilc discuterli, a un n.lcdesimo ten.ìpo,nell'insicmc e nei particolafi. La loro forza propagandistica,anche involontaria, è proprio in qucsto. Un nodo icleologico filo-

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solico sociologico ,.lLtuziona" contc rzjotre pratico polìtica (così

[u cctn i uotn.,ctttr,. pl:tiLtutpÌtes,.rcrJirc alcuni lcpc'llenti Lcsicì:i,tipo ÌJemarcì l lcrrly l-óvy: c pel l'ltaìia.cli sinistra. bisogLrcrcbbcscguirnc lc clornchc, deì '77 in poí). E rÌna praticrr secolarc cligruppi, lettclrtli o fibsofici, lbrrítoLi ,li griglie icleologichc: nur, i:tri iir.i, r'r t ,,lf ir. itr f .ri'rrncrrt:r,i,'rr,.

3. Unr prinr rispiista, chr: è anchc l'ultina: sLrlì'turico giornrlc ili opposizionc rìrc cscn in ltdia c si clichiari cclrnrrnjsta quel.ic prginc souo, rrl ch li tlcllc intenzitini, un scgno polltico. TLtccar.to itcni idcdi c iclcokrgici clclla opiliir-rnc di siristra, cluali li harDo pl)posti otto ncsi cli preprr:rzionc c attuaziolrc dcJlrr sangrri.nosa clttrrrgiiata cuj rìloltc naziolli clrropcc c lî rÌostriì, aLltot'izzatcc1allc rispcttivc nraggioranzc parlancLrtaú, hanno prrtcci;rato irrossccluio agli [Jsa.

l,a Lraggiorarza di clLregli aLticoli rrvrebbc potrrto bcirissimocssLlc stîf& sclittî clLrinclici rrnlri fa. lnpensabilc irrvcce Ìcggelesul "rnanifcsto", ail'inilon.rani dclla caclura cli Saigon, sei pagirccicclicatc lll'aLrtirrncricanismo colnc-itrrctretczza.

Pcr- cìi piir, il lapporto di quci dicci îfticoli con gli o,cnti è

larìto PiiÌ cllmoLoso cluanto cli qucsfi lììc1to vi si 1-Ìull: cinqucecccruri irr tutto. Clorrrc clire: conto coiìcluso e giudicato, iu que-sta sccle ci csentiano cla un gìurlizio, c pelsino cla una analisisorrnrrrliir, clcllc rcrzioni c dcllc opinioni circonvicirre. sebbcnecssc îbbiîno prrr qualcosa a chc flrc con l'antiarncricarismo.lntclcssl solo ulllr cost.rrtc, pcr dlTerenzialscnc: l'antianericanisrro di "sirjsrra", curopco c italiano, nci corso clel sccolo XXconsidcrato spcculrìrc a qucllo cLi dcsLra (anche nellc iìlusraziorri,lidicolizzarti la propagalda nzrzjfascista cortro p,li lrrglosassoni;e nelle biblioglafic). Rivclatlicc quanto rrreno poco plcneclitarfa,qucstî ò l)foblìLrjhììclìtc lî sostanza cleÌla opcrrzione: scorporàrcil cliscorso politico (lasciato ad altrc pagine) da qucìlo dclf inrna-5ir.r i".,ì,lJ' t.i,oì,'li,, Jcllc,\'írriorri.

4. Aglnrbcn lclrc parlcbbe tuttavia vcnirc da eltlo continentc), nori ncl nuncro clella "Talpa" na nei liblo c riclle Livistaa quclla postule intcilcttualc (e politicl) ha porto il suo courributo di ìrtelligcnz'.r c h-rciclità. Si ò scelto o, piir r,crosinrilnr en t c, òstato scclto colìc gîfantc.

Lui, rroLr rrnLxista, è ougi clursi solo in ltalir a intcrpretare c

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e dotare cli clignità r lcsrdruti cld.,nrrrxisnro critico' chc, confusicor.r dicci altrc frotte culturali clegli ald 1977-85, conc "i fugeirivi clella rcsa oscLrra> si al:folhrono .,polverosi' d cotrcnte decen'nio.

C'è forse senprc sîata une lìlniglia c1i spiriti pcrcossi e ferÍtidr una cspcricnza radicele, qriincli spcrtlale, clclla vitl, i.r paralle-lo all'csercizio clclla msionc analitica. f]uelle chc l{egel chianò<<l'innrane potcnza dcl negativo, (iu tcrnini di stolia c socictà è

il Capitalc) ha per costoro i caratterj cli ur.r rncdlrseo cieniurgoabbacinrnte. Il CapiLaìc tcnclc a coinciclerc col N{elc, ne lìr lacapacità di clissol,,,crc o pictdficerc. Per coloro, l'"cstrcurisuoodclla libcrtà intcriore può volgersi laturrrhncotc, qrúncli, colìtrola

"socictà borghcseo massitìcante, curtro iî nìediezione e il

colrpromcsso c celcbra|c nclln Mctlopolis un orrorc cîtastroficoc quincli sah'ifico oppurc csrltere il consuno cli tlassa corneilcmocratico bagr.ro di t-olla: e l'"Ancrica>. Così fi, anclle pcr in.rigliori ddlc lÍ7cs, negli anni 'l'lenta rooso'cltiani. La violazione,l.i lirrriri ,livtrtrv.r. dirclti. cs1'crítnzir ir:p( rrilrJ c ì)ccc-\.ìriJ

lrer poi tornarc alla "realtà rugttsa, e fìngere di farsi uomo clual-siasi. La storitr deÌle sètte è assai ricca di esen.rpi di questo gencre,Bloch ce ne ha parlzrto. Pcr qucsto una larga pertc clcl,,nroderno" (Altaud, Daurnal, tanto pcr lare due nomi conosciu-ti) credita drù "satanismo" delh lirca Milton-Blake e cìa seinprcò riciclata dalla eclitoria, a uso degli innoccnti.

Mcglío soprawalutare gli iutcrlocutori. Spesso quanclo si val veclcre ir.r che cosa consista I'arrticapitllisno dichiarato conaccenti tesi daÌle soglie cLi clLresti articoli (.rnzi sfidando gli <antia-nelicerni>> a dirsi "anticapitalistl,) ci si awede che i1 Capitalc è

creduto sinonino cli una totalitrì cui può contrapporsi solo unavolontà di negazione, angelica, appru-rto, o satanical o anche, peri

"debolistitr (cor-rtropartc cli ogni volontarísno) uÌà uolallt(ì di

ttort-uoltntà, un prima clclla udistrazionc>, chiîneta piacere, daoppolre alle tetre sinistre.

Ecco Virno scorgcrc (scmprc su <Luogo cor.t.tur.tc>)un'arnA potente contro il capitalisrno nei carnpi dc1 linguaggionor] stcrcotipo (ossia cle.l binrbo e, ah una volta anco|a, clcl poeta). Sotto il noce stregonesco dclla plinra <nodernità", barocca cromîrtice, si riruova la magia o alchirrtir del "vcrbo". Se ladistnrzione degli stereotipì arma la distruzione clcllo ustato dicosc pfcscntc'', l'anticapitzrlismo si rcalizzcrà anche ncll'orcline

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de:l pclrsiero ÍrsLrbor'ùruto e clecostruenre, ut thc rotd. Q<If sur-ri:alisrrro è il "r:rggio iirvisibjÌc" cl'rc un giorno ci pclt.ncnerà cli

averc il sopravvenlo srd rtosîri intersarir', furclrc Brcton, 192,1). r\cluesîo puuto ci soccorre il ricco discorso cli.hleson (cleì 198(,)

suìle uallegorie nazionali, delÌe lettcraturc dcl Terzo Moncloncll'cra del capitalisno ínternazionale; ci ricorcla. suÌla soglia, chcfra i nocli bugiardi di <<sostcrrcrc l'importanza e l'intelcssc clelle

foure di ietleratura non canoniche cone quclìr dcl TelzoN4.onclo,' L.,no ce n'è che consistc ncll'rffclrnarre cLic l)ashiellllarrnett è <cffctfívamcntc grande comc l)ostoevkij". I)opo cLi

chc possiamo far liLrta cLi capire gÌi sr:r'ittod dd Tcrzo Mondo scn'za iarccne troppo turbare c scntendoci anzi molto progressisti.Anche questo è ul proccclinìcrìto clei Surealisd rlegLi uurni Venti.

Certo, le intellìgenze pírìr acute non si lasciano seclttrrc dasimili cstetisrri: na ne resiclua una visiotrc iurtasmagorica dellastorilì (non faccio che citare Benjamin) dove la "rcaltào oggettocli lavoro c di scontro è, non aboìita, ma cone deprivata di essen

za c qtuncli (trattabiic> comc favola, degna cli essere vissura solose accorìpagnata del senso del Nulla o dei Tutto. Leggo chc, aproposito cli I'rncrica, nci video il reale c i'írnmaginalio vi fareir-bcLo lutt'urro, e peggio per r beoti che credono ancora alla diffc-L'cnza. (Ma non vorrei diuienticare: lìa c1uellc pagine si disrinp,ucin positivo lo scritto cli Sandro Portelli, che gli Usa ìi conosccclavvero).

5. Questo spiega, forse, pcrché un articolo r1c'lla "'[rli-.a>possa intitohrsi: <N4a i comunisti dcll'800 nor craoo anti-inglesi>: tar.rto, per alcuni nostri amici la stolia è eppene unmagrzzino di costuni per teatro o un repertorio cli ltavolc. CcrtoNlerx, e ncanche semprc, consldcrava i paresi dove il capitaìismoera al suo massino grado di sviluppo, Lívcrpool o Londra, "lachiavc clel suo progetto> (cone poi fosse stalo Lln <sLÌopfogctto> i); ula cra fin dl al-tora coDtraddetto cla altre parti clc'l

movimento opelaio per i quali 1'<arrretratezza> dclla servitir cleilagleba russa o degJi schiavi brasiliani non era questione da rinvia-lc a quando gli evoluti socialderrocratici teclescìri avcssclo prescr

il potere. E questi ultimi furono poi lìpcrtan.ìente contracldctticlalla P mr Mor.rdialc prima ancora che clalla plcsa cìel poterelcnirista a Pietroburgo. Certo dal 1917 i poi furoro tenti a

gcmcrc perché le rivoluzioni accadevano clove non avrebbero

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voluto. A1 più alto livello, 'Iiotski c altli corne lui.\:rrìni1n)oIre"e rhe cos r rroi si:t )uccc55o Jove non c cra il

r.nassino livello di sviluppo> e il Capítale fece ogni sua nÌossapcrche non ci fosse mai, clico Urss e Cira, non cscluse la Secor.r-

cla e la Terza guerra nondialc. D'altronde in C)cciclente le nrsseoperaie dcí paesi acl alto live'llo capitalistico, nonché prendere iìpotere non ,rvrebbcro potrÌto raggirngere i livelLi di ."ita di ieli r:

di oggi senzl la partecipazione agii utili dcl capitalisiìro íntcrna.zionale ossia senza contribuire - cone già gìi operai clella (ìermania hideriana - alla opprcssione della maegior partc del gene,re umano. Mi guardo bclre clal formulare una ridicola rÌprovazio-nc morale; ma í1 ccurportanento dí cli lotta solo per il salario cnon per il potere è una politica.

Non ci scandelizza chc gli opcraí Usa abbiano lottato pcr ialoro fetta cli lardo sui profitti c1i gucrra. Ma proprio pelché noncrediarno utile la p'reclicazione clclla solidarietà non possiamoouìcttcre che essi hanno \/otato, aineno negÌi scorsi quaL'ant'lnni,ai tlaxri norlri, non di noi belle animc intellenuali c moralíste,na di quarrti ncl mondo sono oppressi e rcificati; contibriendo ir1Ìirntenere in vita in nome clcll'anticolr unismo ipirì schifosi regimi assassini dci loro popoii c a clestinare alla mortc chiunque,anche connaziona.le, rninacciassc, con i tit,:rli azionari deile lorcrimprcsc, la dimersionc di quella ièna di larclo. 'frent'anni faTronti non eta lontauo dal pensarla courc Virno. Spero abbirrmutato giudizio. GLielo spícghi, se ha occasione cli vedcrlo.

6. 'Iutto questo ha quaìcosa a che fare, credo, con í.,cena-coli cìi begli spiriti colti ir.r un mondo cli r:ivile barbaric>, a,,,venirepossibjle o probabilc clclla silistra europca a sinrigiianza di qucl-la americana. fionti ne parla nel suo inten'erìto, che rli pare c1i

brrcn senso. Però, sc non ci si vuol riclurre "a tcstimorúanza diminoranze intelligenti contro uìl potere ottr-rso> biscgnerà consí-clerare ie teorie sul ,,deperìmento del lavoroo carc î tutta unaschiela cli crcdi degJi anni Scttanta, pcr- qucllo che oggi mi senr,brano ossia fondate su cli un not innocette cquivoco concettuale.

Rossanda è già inten/cnuta più volte so q esto prìnto centrale e rri esine dal ripctcrla. Ci si dicc chc iì lavoro diventa sem-pt'c più <ilr.rnatería1e> perché fatto di inlbLrrazione e cornunica-zione. Stupisco di cluesta icìca di.<materia>'. Capisco; non è facileapplicarc nozioni cone alicnazione o reíficaziore alla sfera chc

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vienc (lcrla <ímnatcriale> pel chi climcntica volcntieri chc laIrìoDeta, alll]eno dal clrinto secolo avantí Cristo, è <irr.rmarcriale >come una car'îa cli cre.ìito... Aggiungo i:he mi pare unr concezio-nc antxrpologica c storìca i1.r tutto suborclinata alf ideologia cleidorninatori, qLrella che continua a distingucr.c fr.a pacsi<avaÍìzatí>> c (<àfretrati> e tra lbllle <<aIretfatc>! c fome,,avanzd-to, rli prodirzionc (e qnincli dr rapporti sctcitJt) scnza spt:cificarc icri I eri da llu di.x itr ziot." a.

Non si può respingcrc ogni Iiìosolìe clella storia c continuarerìcllo stesso ternpo a larc uso cli una iclca di progresso cl.re è dellostoricisruo poco plina riÉiutato. O sí accetta corlc urico critcr.iocìi ,,progresso, la crcscit;r, t--he so, ilel procìotto nazionaìe lorclo orii rul dato <paniere> di crrnsurr.ri oppure si fondano lc clifferenzcslr di un sisîcma di "valorin; parola che ha ìa vrr-tir di suscitareilrefrenabrlc ilarità ira i collaboratori di qucl numero t1clla

"Talpa" e di <Luogo (ìomrrnc>. ll mercato nìondíaÌe invcste o nocli sé tuttc le parti del gencrc unanol Pcr.,portarsi>, comc cìico-no, <nei massimi punti di sviluppo" bisogna saperc che questisono orrnai inseparabili dai <nriniuri" Cone scrivcva un classico:<E clueJli in alto gridano / a cpclli in basso: / "Vcnite su, così /saremo trÌtti in alto"... Ma clrclli ir.r alto / sono lassù perché glialtri son bassi ,/ e soltanto finchó restano in bassor. Noì ho lctìoancora nulla cli convinccnte contro questa <rozza> r,erità vcra.

Omai su quasi tuttc lc paginc d'ltalia i subalter.ni della cultu-ra rídicolizzano chi è contrario alla politica mondialc c nilitaredcgli Usa, presc'rìtandolo cone poverc piccolo borghcsc arrctrartoc provinciaÌe. lJanno scopeiro, con il Golfo, di csscrc clefinitivamentc colodzzati, (ìercano soprawivenza. Hanno l.rolti anni ancorr.da vircre. I)onilro scco r igorosi previudizi: chc iJ Jornilio capi{alislico cLrnlcngt ..pro}-rc:\o... che il progreSso corrsi:ta rrcììa

"modernità> e nell'dvanzanento dcUa coscienza dci dominati vcrso la cultura rlej dou.rinanti (fra i quali spcrano essere); e che lenazioni siano reirltà Íascurabi[, per uì verso a favor.c dr istituti diaccotlrrnìcrìto irrterrrrziorrale c pcr trn Jtr.o.r f:vorc clj un unjvcr..rJi ghcrric,li:rìctri. Singolarc. sr (lucsro punro. lr pobiriorìc,ìjAganrbcn; il lranrasma liberantc di un rnondo zilrgaresco di soli clia-Ìetti, gerghi e idioletti, din'rcntica che questi sono tali solo i.r prescnza di rrna lingua piùr vasta o piir dta, un ductonltts o una ueritas.

Chc il crollo rlcl sistema bìpolafc conporri (contro le apparenzc) insieme alla scom;rarrsa clell'irlpcro sovietico ancl.re il

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dcclirro r-cononico dcgli Usa, affi-ontati ormai alie paL'r chlla GeLDaniî c dal Cìiapponc. qucsto non può entrare nellc irrospcttivedegli ex conunisti. Hauro bisogno di chiudclc i conti con sc

stcssi. La stlage irikend la Vcclono colTìc ll1lii prova di potcnza,una usplenclicla" csibizionc. E se fbsse invccc una cli tlebolezz'.r?Con ìc supcrbor.nbc c lc spic irvccc di una politica? F, rJa cpantiaLni?

7. Pcr firire. Leggo soÌo ora, nella u'l'a$a", il dizionaricttointitohto "Allrrbcto clci niiti, (clei nitj antjrmcricani, natultÌnrcnte). Si innag,ira chc il clissenzicnLc sia un c,rglionc. Cìli si

attribuiscono dcllc coglioncric. Lo si esponc allo scLrclro. Poi si

vzr in giro l lrrccogìiele consensi. Che ci fosse deÌ íascjsno nentalc anche

'rcl lrlaubot dcl Diziorarío lt:lb idt'c ricauutc, lnodd)o

cli ccntomila dizionarietti delh stcssa spccie, lo 'rvcviìrno

scmprcslputo: rnche Srrtre avcva clctto chc l'"Idiota dclla farniglia"avcva lc sue orc cli inconteribile rdiozirr. Lr coml:renso. sapo'asclivcrc.

Nol vanno prcsc troppo sul scrio lc itonic s ull'irn Iiame ricanisno nostalgico dcl .,paeselloo c cli "GiLrscp4rc Ver:di". C'è chir'ìon snÌette nai dal discgnarc i baffi alla Giocorch. E appenauno degli episodi sir.rtonatici dclla rcccntc adcsionc di tLrtta unalarga panc di coloro che furot.to comunisti iturhaui alla coucczio-nc progrcssisra-borghese (neanche capitalistica I ). incar.rtata difroltc allc prcst?lzioni nilitar capitalistiche IJsa; aclesionc che,nelle scritturc piùr superiiciali e opportunistiche, è mcra subaltcr-nitrì politica. I nostri saucliti vanno a toglierc ìc mirrc c a seppellirc sc stcssi.

) rnaggh 1991

\()1t

L Fonini si scaglir clìrtro Lúrr "Talplì" clcdic|rrr elÌ'rntirrnrr:ricrrrisnro dirirìisrr N. 1ri suoi stercotipi e vizi tcorìci, rrr .rllrrgr quasi subiLo Ì.r polcrnica. girrcchéririerc cLrc l,r "Trìprr" in questione sir open clello nes$ gflìptro chc lcrligtr',r ìrrìvisr,r "Luogo conrune" (','eJi irry'r "Le inrisibili incljnaLLrre clcglì .urrl ll0,).L'aticolr sullirirnzi,r, cLri Fotini si lifcrisce ;r un certo prrnto, li pLrbblicrLo sL'l

n. 2 eli ,,Luogo corrLrnc". CìiorgiLr Ag;rnrl;cn ele uno dei collebc'ratoli lelh livist.r.

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LE ,,\LLEGORIE D()LCIAÀ/TARI, DI MARIO SOCRATE

Mario Socrate ,,4//c,goric quo/iditme, GaLzanti, 1990

C)rmai, quando clebbo o voglio leggcrc un libro di poesie dicontenporanci sono tenteto cìa un atteggilnemto manifcstan.rcntc dcrnagogico; iniziare quelle lerturc con una lotizia di cronacanazionalc o nrorcliale signrficativa della stoitczza o bestialità e

crudeltà che viviarro. Pretcsa di imitarc Cézanne che, dicono,sisternava un suo cluadro aÌl'apeno e 1o guarclava da lontlno perr.cclerc se <re!lgev!ì- ie mezzo ?rlla natura.

Oggi pel esernpio cor ncio con notizic della Versilia, dovepasso l'estete da quarart'anni. E rammcnto dí aver persino;ren-sato una volta a versificare cìci paralipomeni al.Jn pasto di uacan,za cli Scrcni, dovc clirc clucl che ancora dieci o quir.rdíci anni facgli non avcvn potuto vcdere: degrado, criminalità, clroga, prosti-tuzíolrc c così via fla l'Aìpe e il nare di Luni. Mi parc già di sentíre rirnproveri di rozza irgcnuità: la urealtà" di cut parlò Sereniè come cluella cli un morto, esisterebbc solo, ormai, in quelle sucparole, cone tLrtte Ie reaÌtà di tunc lc poesie. Ma via, sono menoirr;'erruo Ji qrranro quaìchc cstclx può pcnsarc.

Le connotazioni dí cui sono fatti queí tessuti verba1i nutano colorc con la distanza storica, insonna secondo i mutamentíclelia rcaltà ir.fraumana, da un passato stodcamente decifrnbile a

un presente descrivrbile; e con la distanza c la diflèrenza aumen-tando la rrisura e la comunicazionc clel processo (di filologia cinterprctazionc) che è di r.recessità adibito, quellc cormotazioni, a

cor.rrprenderie.Ìlostacolo a intcndere i sonetti della Víta nuoua non è solo

nclla lontananza cronologica che ha altcrato i <v:rlorí>> linguistici;è anche (e non soltanto) nclla sccolare tlasformazione dcll'cthos,po quanto è alneno dei rappoÍi fra i scssi. Chi oggi legge,,l/ryo-nc, con r suoi puntualí Ljfclinentí geografici c ambicntali, nonpurì, neanche volesse, fare a mcno cli una preliminare corrcziolrc,anzi cancellazione, di tutto quel che a qucllc referenze sí associa,nclia sua perscxrale conpetcnza (sc nc ha una), e così chi legga,in Gongora, En ltL plalu de MarbeÌla / la rttis hertnosa da Espafrd

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deve onettere dalla nente la muraglia cli allrclghi chc oegi si

associa a clucl nolìrc, sc la cortosce, o la uulaglia tli raffineric drIìleusi, a pochi cl.rilometri dal Pirco per chi si alteutí à compren-clere un aliittcraro enclecasillabo ("Esistevarto a Eleusr ibcic4rressi,,) scritto mezzo secolo fe cla Mario Luzi.

Awicinandorni quindi all'ultima f:ìccolt?t di versi di lvlarioSocratc (la prinra è cli quamnîaclue enii fa) nri confortava saPere

che n.i avrebbe capito, hú xutore di rirccolte uon per múla intiro-ltrtc Rotau a i nostrí anni (.1')51) o Il rtontlct i d//a portr (1961). Eho cluindi lctto. intenzionairncnte, il suo libto cìopo tittc o trepagine di notizie laicic o cLispente claì tnoLrclo chc ruota iniorno rcasa 1ìrirr. Con talc premessa posso pada[nc, tton priura.

Qucste poesie esistono fra ..1ue poli: uno è cli discorso lircbi-lc e aperto, verso la tonalittì dolccanrara di chi ascolta ir sé ritrnifluicli e che nella nostra poesid di icri ha il notrtc di Sereni; l'alroò il ragionamento cpigrrnmatico govcrnato cla esprezze e per'ò

tcndcnte a formc chíuse, che neila nosttiì l)oesid di icri ha ilnome di Caproni. Centro intcllettuale ed euotivo dci versi è

l'autobioglafia esemplare cli chi (una qenernzione come si suolclire) è r'issuto fra due espcricnze chc reciprocamenle paiono cli-delsi di una rersiore ideologico-politica rnilitante e di un suoclisfacimento. lloscillazíone fra lc due cloninanti formali, l',r

<apcfta>) e la .,chiusao, l'epica (teurpclata cltrÌla cìcgia) e la epigrammîtico-collccttosa, mr plre che nella poesia di Socrrrteabbiano una origínc non appena psicologiclr ml storicî.

Una mentc, quclla clcll'aLrtore, clcvc rjconoscere, coLrtc dice'va Saba nel prino clopogr,rclLa, che <il pzrssrìto è rracería'; c tul'tavia, non diversamente cla Saba, cotttinuit il suo anclilivieni fracsuemità clell'espe rie nza scnrple piit clistartti, con l'ostinaziorx:,leli'ir.rsetto chc ripera la sua teìa strappatà dal vento.

Sono pocsie cLi oggi u.tzt il loro purto lrchimedico ò in un

seglncntLr fondumentale cli cultura, qLrellî dcl pcriocìo1940-19ó0, cluanc{o la clilensiolc politicr clellc <sinistre> clí:rllo-f2r poteva juìplicare tutta ura r:sisicnza tro|ale. Qucllo chc moltoimpropriarlcnte fìr chilrnato il ncorealisrno, con l'csigcnza didiscorsivrtà cr1 cpicità nata dall'cspericnza della gucra civile edalla conflinualità rachcrlc, si cotriugava facilnrente, uelle formccli lurl prosodia apcrta, lassa. srlnxrdiatttc, con i sentirtcnLi cìel

rinrpianto e coupianto. Fra "clccadcntisnro" c ,, rivoluziotrc"come iuscgnrr tutta Ja gìovinezza poclicr di Prsolitri - i'Ltniorre

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cra ilrrìecliata, solo la [ostra volontà e ]lassiure cercevano didiminuirnc, itilìsticlita, Lr rdevanza. Pcrò, nel mcclcsitlo tenpo eitupr so, c'cla una volorrtà di costruire in sohclo, cli cs;,rireria infonrrc corrrpatte, quclla tcnsiolrc agonisticrr col nondà, in ibr-me,ltC fn,r.r r,r l.r{- ,. ti,i n; ,lr U .nrr^i,r.. I lÌ I r , | | rr .\ i r ì ì r , o ÌC.tÌìopossibilc dell'uorro, con cstlusione quindi del richilismo c, diconse:luenziì, delìc avalgunirclíe.

P...rtdi I{tccottttt, sc],tctzine pîssrtc anchc attraver.so Pasolini. Lepisodio cli cronaca (un ingoruo <lcl traffico) r,j è tr.asfìrrna,lo in Itrr.r vigiìrrr ,li .r1's,;l;5.i prazir rrl rinrLro rltu, .rll.r . it,rziorrcJ,r (..rtpJrì\ll,l .\trl\:rrnu rrrlli leÌltri. Alrri so1,iri.. r..J i.iclri.rrrroallc trombe di Clerico. E qrresta allegorizzazioire clclÌa vita cluoti,cliana, quasi serlpre in chíavc ironico-nost:rlgica, sostenrrta clalleLine c crxre puntellîta da rrna lingua cli prrlìta, scppur nalinconica, tradizionc lettclaria (nia lìrguadiclante c dcl don giovannir,)si ripcte con alta_frcqucnza. Nor so capire bcne perché, rna questo.è l'aspctkr cli uua partc rlcl hbro chc neno nri mggiuige,clueÌla ìa cui poeticrì, cotììc dicc un titolo cli cluesti vcrsi, si propo-nc cli cliscerclerc a cercaLe.<una in ft-rnJo ailîtra altre rirrè, clcl,la <voce scpolta>.

Lintenzionc irrtcllcttualc, ecco, ccccclc il niticlczza, nor.r halc sbavature vitali clualí, in ccrti analoghi spurti di croniìca, scorgi nci calcolati e spcsso fclici <passi falsi>> cli ur.r Grudici. Il chenon toglie che ir alcuni casi l'i.rclignazionc morda conc in,4r/un fibxlò dcl nostro tcmpu <<Ti vcclo cli vidco ín vicleo ,/ í-rtcr-vento dopo intclvclrto... Tí rirnuovo col tnio tcleconar.rclo,, (ilvideo_ è qui un protrgolrista scmpre prescnte: <con glí occli rossicli vídeo c cli febbre"). Su akra matería, onirico-a[Jcinata, ar.rchci cinqlLrc sonetti cli sogni scenici non rni prre arriviro dove vor-rebbcro. E tuttavia la fbrma cle.l sorìetto, al maestro di artc rctorica che è Mario Socrate, finisce col clarc cluardo non cccecla inabilità - esiti notevolissirni, c com'ò serlfre in qLresto poeta,strappati di forza (<mi sf.uggirà, ir.rsonnia, ii cenno aìrbiguo / chesr- la barca cl'ombla forse invita / al sorì.ìmcr.so viaggio clel ritor.no,/ qui a clibatteruri ancora nel tLro intrigo / delir.io colrtro delirio, le dita,/ già ac.lunche ai prirri scogli or.mai dcl giorr-ro,>).Comc nclla penulLirna pane c1él libro, il iema della Tv i:aggiungcura sua densità au tentictt in S caxaldn do .

Ma con fultinra parte, la scttinra (che è rnchc ll più recen-te) siamo ir altra aria a risultati ben piir puri: non perché torni

1E6

insistente jl tcna.,slcr:oo clella caccilta clclla tlorte na perché ltr

inl]essioni (chc nel libro en'crti provenirc, come ho detto, cla

Scrclri e dr Capronj) si compongono in vcrsí sccchi, forti c calri.tsasti citarc i pochi versi dell'ultima p oesià (Finitudínc) conlà sràricchczzî angosciosa: Ho rivisto la luceltola tronca / la crcaturacìel verdc / dalla gola di giada / ora lì scrniscpolta / tla I'erba clel'

la plocla / fctma come icri che aspettava / nello stcsstl pLtnto.

ircrte / cli scntirsi rinascele la coda.

11 clestiuo lettcralio di Mario Socrdtc (non ho voluto, cii

proposito, rilèrinri :111e prcccderti opei'e poedche clcl suo lutrgcr

corso pclché farlo avlebbc cccecluto i confini cli un articoloi olenon è possibile dir.ncnLicrlc quale importanza per la sua pocsia

dcve avere avuta I'irnplissitna attività di tracluttorc, di qucsto frri nost;:i nraggiori isprristi) è un destino, dico, che rli parc abbiaqurrlchc analogia con quello di Algelo Maria Ripellino, nrttaviaaffatto divcrso quanto a strumcntrzione c ispirlzione: destino dichi, per volontà etica, severità intellettualc c ricchezza di lrteretoúca, si trova aif intcrno di una indistruttibilc ccrchia di ligore<umanistico> (Flancia e Italia sirboliste per Socrate, Gcrrnaniac Slavia, pur nclla <Ibllia" romantica, per Ripellino) anchc quan-

do - e qucsto ò meuifestzurcnte rl caso di Socrate la coscienza<politica" lo sospir.rgercbbc affatto al di là di quella cerchia. Nonni si fraintenda, tron sto cliccndo che qucsta sia poesia, comc si

dice, "di profcssori', (tutti siar.r.to professod). Né mi passa di contrapporlc una dellc correnti tnode; tuttavie tìon posso ttor riccr-

noscere, collrc ho clctto sopra, chc questa pocsia come per Llna

difesa di orolc, nor si svclle dalle proplie raclicí, chc sollo - pertinbro e ar-ticolazione norale - là, nella n.ìctà c{cl secolo, primoventennio dopo lIr gue[ra.

Chicclo a Chatcaubriand I'in.rmagine di duc vclleri che si

incrociano irr dto mare: ai passaggio dcl naviglio di Mado Socrar'

tc, nato nel 1920, rli piacc itltragirarc che sul nio albero dinlrru)tr.ì )i ,, r,o 1.61,'ri ,li srlurc.

21 maggio 1991

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f)rrcsrc liehc rron rogliono rvcrc (.ome pr.oprio oggcno iJ

p11ìc(sso J Bornprcssi. lictro.tcfani c S.rlii. Clie V rrir',,l-i.r .L,urncnto di chi non perdona a Lotta Contir.rua la clenuncia clcllercsponsabilità pel la mone di Pinelli è mia convínzior.rc costante.Scrivo invecc per inclicare il valore ecccziolrale clello scritto diBcllocchio (pubblicato neÌ numero di "l)iario> dcllo scorso fcbbraio)1. Un gior:no, insiemc aSc'ruabo di Lúgi Píntor, sarà stucta,to nellc scuolc comc un testo qudsi senza confronto nJ suodecenrrio. NorÌ è stato solo l'ascolto a dirmeio, la qualità clel rÌrm . ìa 1.a'n,,'r, e ll trl.1r.11'1 117r. rnd una (.OnsiJcrazi.,rt,.srJ rtl,|,,no r(co rr)tro q , []e l,ruinc [r.r i ,1, srirri gcncralì e ìc .uni Jìisíngofi,

(lnrr In storru :ìnTirr o: in rnoJo rnolro dircrso da ,l,r,rll.l. f rc c rcLl.'. pdpin( di UinzL,ur.t'. GinzhuiB i cerro ,Jcl por,. r.. dclla ragione e quirdi clclla periuadibilità;-come Stajanc, nel suolibro su Ambrosoli. La cecità degli inquirenti, cí dicono, è uncaso che si ripete con la regolarità delle eclissi. Lc passioni inqui.nano. fanalisi invcce depura. Lo scrirto dí Gir.rzburg sottintcndel'esistenza tli rin pregírrclizio poiitico ma evira di r.ivelarne i tlatti,oltrctutto sovrapponibili a quelii c1i ccnto orridi proccssi del pas-seto. Lo fa perché non vi sia ombra dí dubbio: hi scelto di diìro-stfere non dl iìcclrsafc.

Egli è convinro - o almcno con tutta la sua lcrrre intelligenzac nroralità desiclera csser.lo - che esista una univer.sale so-cictà,rcalc o virtuale, di essed urlani, eclucati al rispetto della vcrità c.lcLir ragíonc, , rrpaci Ji c[ìsilrcrc)(c e g;,rslizia. Osni srra parola clivolrrr r inizirlvi il letror.c. SnreLrbc ,ozzo vcrlicrre lc indcbiLctracce di talc_ sua idea regolatrice sui rleno gradevoli aspettj del.libro, queili di casta. Senza qrrella sua pelsuaiione egli non sarcL.rbe uno storico ma utì ndrratore o un ,.lramnaturgo. Non dimo-strcrcbbe pel sillogismi. Esponebbe lasciando le conclusioni aJ

letforc. Comurque conlermcrcbbe chc la società urnana è, cr

dovrebbc esserc, una sola.Bcllocchio no. BelloccLrio rraccia subito ur.ra divísione sul

terreno. Non fra ir.rnoccntisti e colpevolisti n.ra Íra clue ordini

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VITE DI AMICI DI\T,NTANO SPEITRI diversi e net.níci. Emat g/adiutn, <conpri una s1',,.1,rr, (Lttcar 22,36) è probabil.nente il consiglio evangelico chc ptir io fe d}ìettere.

Di Bellocchio è perfino ripetitivo ricorclare qltel cite è irlogni sua riga: l'ironia, la disillusione, lo sdegno pcr la viìtà c J,r

lctorica, Ja capacità di scegliere selnplc contro la cuhuta '-lelleproplíc origini, qncìla borghesc pt'itna che capitalìstica. coneulr'onbra chc ci acconpagna. Di qui ìa sun dichiaiata scclta dicailrpo, la rígidità dcl suo gir,rilizio sul processo. A tutta prittta si

pensa d Volkire, come, per Giuzburg, pareva. prossirno Zola. MasaLebbero due confror.rti sbagliati.

(luanto Bdlocchio fu pir,ì partecipe cli rluel passato, fra ì1

1968 e il 1977, e io con lui, tanto più egli 1o guarda da lot.ttano.

Senza serenità anzi coscienti della nebbia che è s'alita. Pcrò i suoinenrici cli oggi sono qLreìIi medesini cì'allora. La minoranza itteconcjliata di coloro cui si rivolge è - magari con vísibile rischio clsnobísmo - qllella feggiungibi.le clalla sua piccola pubblicazione,non í clcstinatari de.llc edizioni "normaiirr.h brcve: nri pare di poter clire che se per Ginzbulg è capi-tale l'innoccnza degli inputati ossia i'estraneità agli eventi, pcrBellocchío dccisiva è la correttezza politica del loro corrrpofia-mento di allora. Che implicava non solo un giudizio sulla sítua-zionc italiana ma il rifiuto dell'assassinio comc strumento di azione politica. In modo incccepibile, Soiìi ha risposto or è poco intv chc non solo Lotta Continua non aveva in alcun rnodo decisoquella uccisione ma chc, ove avesse saputo ddf intento di com-pierlo. lo avrebbe arnrersato rccisanente; e ha aggiur.ìto che tutta-via, in qud ternpo, eglì e i suoi compagni crano, ',rl bisogno, deci.si a dare e a subire la none.

Così parlanclo, Sofri ha giustanente riaffenìrato che ncll'ctàdi quegLi eventi l'equilibrio cieila

"icgalità" si era spezzalo e chc

lo stato o una rilcvante parte di esso era uscito clalle suc stessc

regole. ll chc possiamo sotîoscrivere anche più raclicalmcnte oggicli quanto non lo si potesse fare allora; pcrché oggi sappiamo chc

cosa una 1ììostruosa e seruilc íllegalità aveva predisposto, alf insa-

puta dcl corp,r dsi cittadini, cortro una panc di questi.Per Beilocchio h giustizia è scrnprc di clesse. il potcle ò

sempfe prcsente nellc aulc giudizíarie, íl forrdanrento delle costi'tuzioni e clci pani sociali è la forza, le consicìerazioni ctichc sonoforsc di importanza capitale Dìa a piirtto chc non si climcntichi

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chc il conilitto nor.r si speglc rnai e che il rcguo dellc gararzie ecic'lh clivisione cl-:i poteri csistc solo c firìtanto che, in una società,l:itr.. r ,..1uiliL,ri,' Ji loÌ./r r',li irrtcrcqci.

Eckrarda Masi ha scrirto che ritienc le prcscnri sceltc rliSofri, scbbcne r.ron le conclivida, isirirate d una visione poìiticaclc-llo stato tlel nondo, lon solo a una metapolítica o a una nrctafisjcl. lìiticnc, c ani:h'io, che clranto è rinrcsso in gioco, sconvol-to e clist|utto rei nostli due scorsi deccnni è tutto intcro iÌ sistcrura cli socictà, di cultura c di fappolto tra gli uomini conosciutorrcgli Lútimi clirc sccoli; c clie rlunque ogni scelta c.r ò r.acljcalc o i:Li.Ìicoìr. IJcllocchio non Io clichialerebbc mrri, pcr puclore c buona eclucaziore. Ma lo sa c lo crede. (Pcr. questo, anchc, rorr èsfiorato dal rrascorso srilistico di chi occupandosi dcl proccssotcndc a nc'u.rinare Adrimo e a passarc sotto silcnzio d)ti.lio nGiorgio o la sorte ilcl delatorc).

_ Forse vdle per i casi dclla rostra cronaca quel chc è statodctto pcr ie parole; pirì dl vicino le osservi c píù da lontano esseti guarclano. ll uollo di qud chc pareva ccrto è, o può\essere,tanto grancìc che piit si arrerra per rlcglio intendèrlo,'più sidsclia di csscrnc travolti; come sappiano certanentc accacL à.

'lèrno tuttavia l'erfore di scambia:.c (capita) per catastrofcstorice quclle psichica o biologica o aLrtobiografica. QuelÌ'crrorcche può inclurrc alla santità rra anche alL'assaisinio o al suicidío cr

al delilio. A fuggirlo vivaclclio concorrono, sebbene pcr vic assaicìiversc, Ginzburg e ìlellocchio. Si tratta pur.scmpre dell'csistclza di quattro uomini reali, Nlarino clunquc cornpr.cso. <Vite dianrici divcntauo spettri>, dice ult verso. Cor l'ar.il c1í tacenc,anche questo ci raurmcnta tscllocchio. Ll lotta putì sembrarcsospcsa mrì íl rjschio continLra. Lírgiustizia non clà reqLric, l'ir.rclíce o il pugno dcbbono volcrsi conto gli opcratori di iniquità,mostradi. Leggctc le vcnticirlquc pagine di ..Diar:io, t.rumeio 9.via Poggiali ,11, 29100 Piacenza c farelc lcggere.

12 gtugna 1991NOl)\

I l)trrt;'orl;to llLlrir.r: trr, uCLi perde lÌr.errprc t.Jrt(r. l1 l)flrcrsso cortr'o''I-ortr continua' pcr lìrnricidio Cahbresi', in <Dirrio>, n. 9. <Diarior ere un,rrivista hne soltrrnro cla Bellocchio e Alionso Bernrdrnclli, che uscì con pcriocìicitì irrcgoìarc rlalìrr mcrà desli:ì11ìi'80 ii prìrni'90.

IC.rrr.oCì..rsrrrr,,//gltuLùt hst.) ca, Elnrr.(li 19r)1 .

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NE]- SOTT'OSC]ALA DEL DIRIT"I'O,LA VIOLtrNZA DL,LLA RA'ìION DI STATO

Ch stoph TirLke, Vio/cnzd c lttbt), GarzeLrti, 1991

AlÌe facoltà di giurisptuclcnza cli Irirclzc. pcr h scssiorre (ìi

laurea clcll'ottobr,: 1939 - già cla un mesc ittiziata lrt gucua diHitlcr, distlutto l'cscrcito polacco, sprrrita qoella rdziol.rc colmío cognolnc cli cbrco e Lin <ljl)retto> di assai trcdiocrí r'oti niprcsentai per scntini dirc dal plcsidcntc clc'lla commissionc chcla mia tcsi lìon aveva nulla cLi giuriclico c chc quindí s?uebberostato assegnati, con gcncrositaì, solo puLrti cento su centocliccí.Nuìla di piir giusto. Lantiprtìe per le leggi clr in me così profon-da c eclipíca, così incapîcc llìi scntivo cli comprcnderc pcffino leprílrc rrozioni di clilno civilc o courmercinrle chc lc metcric stLr-

cliate con intelcsse erano state appcna quelle storiche, colttc le

storia del diritto it:ùiano e, ancllc pcrché incuriosito chLla frrccia

argutir e quasi chaplinesca cli Giorgio La Pira chc lc insegnar,a, lcistituzioni cli diritto ronrano.

La tcsi cra in filosofia clc'l cliritto. Il doccnre, un barone siciÌiano buon uomo, îveva xccettata, nor so l)cne perché, uni millproposta. Avcvo scoveto, nclla bibLiotecd Marucclliana clella niacittà, rrn libercr:lo dcl Sciccnto, Lo slttli.rla rcgnantr: cìi un Valelia-no Cestiglionc astig,iano chc r la mcmoria clei postcri altro titolonon avevar fuor che di trovursí citato, nei Prona.r.rl Jposz, cotÙe

splendore della bibliotcca di Don Fcrrantc che lo ftrco'a da piircli Machiavelli c Botcro. (losì l'avevo incluaclrato nclla pr-rbblici-stíca antinachiavellica della Contloriforna.

A qucl tcu.rpo si.lovcviìno cliscutct'c. davanti alla corulissione di laulca, anche cluc <tcsinc>. Me ne fu assegnata ulìa dîPicro CalamancÌct, l'jllustre giurista antifascista. Era buon conoscente cli nio paclfe (gíà nei guîi pcr le ieggi sulla rezzzr clrirll?rtcdai fascisti l'anno prina) e gerìitore cìcl mio amico Ft'rnco, t urcr

di quelli cli Via llrsclla, chc poi fu giot'nrìistar c senatore.lcl Pîftito Comuniste. Sí trattava cìi cliscrrtcrc Lc argomcntazioni di Ltn

saggio irr c1uclì'anno meclesirro courparso 51flx "Ri,'ista italian:rdi diljtto pcnalc> clovuto a un giurisl,t palcrmitrno, Cì. Maggio

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rc: Durtla pcnah: hfdlit.îio nell.o -ttdte tatú/itdrio. Su cli ur.r'altranvista giulidica (ìalamandrei gli aveva replicato.

Quali erano Ic tesi del giurista italiano, iàscista e filonazisra,che allora avevo studiate e che pcr un quarto d'ora confutai colctrcrgia, rna rìon serìza lispettosa prudcnza, all'onbra delle argo-mentazioni di Calar-.randlcr? La sua degna, alta c scarna figLrra cliercclc dei sarrrrraroìimi e rcpubblicani antinedicei spcleva fracollcghi anche più dí nLc prr,rclenti ma capaci cìi corlrplcndcrc isottilìtesi dclla scena c clunqlue attoniti. Le ritrovo, clopo cin-quxntî enni, a conclusioni: clel liblo cli Ginzburg sul processoper Botnpressi, Pictrostefani e Sc'fli. Anzi quel libro riprclrrìeproprio rl trtolo del lontano scrirto dcl giurista fiorcntíno: l/ gz2,dice e /o sforico.

Irr caso di tlcertez/.à., il giudice avrebbe dovuto rnodificare,diceva il Mrrggiorc, <ì'antico precetlo rir cLtbn pro rrr-, in qucllodt in tlubìo pro re publtcu" Corre per i nazisti è fonrc di diritto il<sano scntilncnto del po;,olo" (.gtsunJes Volkscnpfintle n) cos\pcr noi <potrebbc avcre valorc cii fonte ia volontà clel Duce, qua-lc si può ricavarc dalla sua parola, dal suo inscgnrrlento, dallasLra dottlina>. Non è necessario dido: pcr.Carlo Ginzburg, chcni riporta alla mcnîe un climer.rticato rrrorlrento c1i giovinczza,<La ragion cli Stato non entra (non dovrebbe entrarc) nclla auledei tribrnali dcl nostro pacsc>.

Però Lrna nota (a p. I lB) del lavoro cli Ginzbur.g tornasull'al€omento. Calamandrei (scdvc) riconoscc,,'a vcra la tesi cro,cjana che ìLr ognÌ sentenza, ulegata al mon.ìcnto deLia volizione",vcdeva rrn momento upolitico"; rl.l, aggimrgcva, è meglio chc ilgiucìicc, invccc dì seguíre gli csempí della Russia sovierica c dellaC-ìcrnania nazista, <icontinui a creclersi nLill'alto chc un nodestoc fcde'lc storiografo clella legge". Cornnrcttcrir .,un errore filosofico, mÎ u1ì crrore pfatícamentc i rrocuo, chc lascerà indisturbatala giustizia>. E Girrzburg cotÌìnenta: .,Discuterc la dichiarataclebolezza îcoricr di questa so|-rzione di comprorrcsso qui noniltclcssa'. lsistono crrori preticînente innocLu'?

(]Lrella dcbolczztr teorica chc di fronte a una tesí nazifascisteni gulrdavo ircnc dall'avvcL'tirc a vent'anni, c il c1uali anni, mipare oggi cli scolgcnrc lc radici: chc sono state semprc visibililuor che ai cicchi volontari. I facitori di costruzioni e di coc]iciccrcano cli dimenticrrc o rli non far- rjcorclare clre operano e giudicrno in norrc clí una violcnzr inìziele (nrilitar-c o cvcr.siva) e alla

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sua riproduzione negli apparati coercitivi.<<II rozzo istinto, che non conosce che il proprio soddísfaci-

mcnto, è violcnto, ma lo è altrcttanto lo spirito che lo doma.Entrambi sono feciprocallente violenti... dipende solo da qualedcllc due pani abbia il sopravvento se la violenza assurne conno-tati barbari oppure umani... Lo stalo democratico di diritto fion-sce sulla base di un benessere materiale che è assicurato dallosfruttamento, ingiusto rna legahzztrto, di interi continenti>>. Aitempi che corrono, fa una certa imprcssione leggere qucste owieaffcnnazioni in un piccolo libro di un teologo e filosofo tedescodi quarantate anni, che prudentemente inscgna in Brasile, Chri-stoph

-Iùrcke, presentato in ltaLia da Ccsare Cases; libro chc rac,

comando vivamente. Lautore, pcr chi arla le classificazioni, è unadorniano di sinistla, polemico con Habermas. Fra l'altro, c'è nelsuo Libro una argomentezione a proposito della disputa tcdescasul cosiddetto revisionismo slorico. chc mi ilduce a rioensarc ccurre::gele certe ol'irioni chc duc anrri or:ono m occorse Ji scrivere: ma non ora posso renderne conto.

Qucl chc Calamandrei passò sotto silenzio era nientedime-no la impossibil.ità di fondare in ragione l'esercizio sociale dellareprcssionc. Pochi ar.rr.ri più tardi quel rnio venerato professoreavrebbe dato un contributo importante alla Costítuzione repub-blicar.ra, nata dalla resístenza (cui suo fíglio aveva partecipato,contribuendo a uccidere una ventina di militari tedcschi, ondeper rappresaglitr la srrage delle Ardcatine, e per turta la vita riflet-tendo sulla tragicità delle scelte sue e altrui) ma anche daAuschwitz, Stalingrado e Fliroshima.

Ma Calarnalrdrei padre non avrebbe corretto iL suo errorefilosofico. Cone altri cldla sua formazione intellettuale e dcl suoantifascismo e finora sopravvissuti, la certezza interiore di averscrvito la causa giusta gÌi impediva di menerla a rischio scopren-done i Liniti. E come avrebbero potuto se proprio i comunisti(chc cluell'errore leggevano in gran palfie corrctto nel pensierocler propri classici) avevaro dovuto affrcttarsi a velare la veritàinsostcnib e del ibndamcnto violento cli osni ordinamento civilee i cattolici lo rícorroscevano ma per ascriverlo al peccato adamitico c - alncno allora - non padarne più?

Non vogliamo sentirci assassirri, ecco tutto. Tùrcke haLagionc: ogni discorso sulla violénza è anzitutto tcologico, va al di1à di ogri teoria clei cliritti, delle costituziori e delle garar-rzie.

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?rS.rlo se lo sr irrÌrr(.ltL si ljrrò lor.rì:rre:ri dirirri. ;rllc..o:riruzioni .alla patlrtzia. Alzi: solo.e si HuarJrrro in Ircci,r lc rnrrschcrcrl.cclJ o fa vtr,r.r ,lcll,r ri,'l-nzl . l o \ctJÌlrenfC ,1, legittir]ì:rr.r.I iiLif.u/ion(.t:ilt.rl(.Jcllrl !lcrr:t. L:r r, rira p.rl.ol,rrc rh. lc:lr.;;rìr t)trlllJrr. I< colsrJcrrr ,-[rnerrzilli rìltc( [i c sltfir \igCntc lr.r riorma solo sino a qllarìdo non è stata amnutolita pcrchè'non tr,ressel!ì conscflucnza - corfeltc un tcmpo fra socialisti e anrrchici _che ndle pubblichc viccnde c istiruzior.rí senza troppo ;.;;;;.,crì( !o \ivi,llrìoqrroriJilr':rrIlerrrcc,,tr_orrjL,iIi cri,ttìrr,,Li di p,rcc.

Lr Ncrle. r i.,rui oruirÌrj\rni pr,li1i..i e.i,,J,rc.rji. clic n,r,rsccllclc ln plazza a contrastare la par-tecìpaziolle dellc nostre f<x.zcarurate alle spcclizioni di polizia <inter.lraziolali> e che arzi contilnua a cjare la sua schcda a chi l'ha promossa o tollcrata, qucllirgcllte norì è né vilc né ipocr.ita. ln un,area crcpuscolare iellacoscicnza, cr.ecle invecc che ascriver.sj ol ca-po della violcnzasugli altri, sui píù c pirì lortani, sia autodifesa iei p-pri,;il;nrù rìmi.priviìcgi. Pcr rsrr, I rc ( Air lsl o ojsix jne\ irrbilc - conrc, Iicrrr r\lcibi:r,lc ncl ,-IJoe,' plrrcrnico _ ..hc h ,u,r ti [icirr pcsi agliljltrl

. Il bisogno dÌ buona coscienza che consentiva a Calanan_drci di passar soprr a ur errorc filosofico per confutare ;-r ;;;;;.l)cuAiorc c.(li piu ;rrr.o. i conscpuenzc _ quello dd girrrisr.r lazitr.s{rsla !ll ìrpcdrvJ \li s\'orserc. () Ji rtraniiesrrrc. gualc l(,sscI crerìtento (L \crrta coÌìlcnulo trr rria irrqu..lJ crrorc, c viriLilc.rCrocc colre :r M:tnzonj: e cioe chc ìrr ragion c1i S*," .,ìu,fr"prcscrtc r(llcdrJc Jell,r piusrízia e chc i srrui citcrrí funeiri 1ksor)o es\ere s,,lo cor)trr{trti (r conlrobil:ìrì(.jati d, J,,"..t-,Lror,.lorz<. scbbcrrc lc,rrrni rlj .luelJc c Ji qrrcstc.irrro p"r pru.l.i,r, o| ìcr essrl J rD\ olt( ps6.. q21 1. gocl i1r 17ion;rli t. rrei coJici

L:t violcnzr Jello \r,rro no1 può c.ser.c repulsa sul suolììerlr.\irno

piarro_.la qu:rnJo ie rivollc norr h:rrrrro aJcuna prt,hrrbiulz Lll.\ (ccsso. L tulrllvra ll rcpulsa rron .l[a Ia norr_r iolc za, rnlturìl vrojcn,/il con nlrri llc,/zi c scnz'lrrrri... Adorno. rrel Jqb(r, ir\eva avuto raglone di scrivcrc: <Contro quelli che amninistrano lab.omba atonìica, lc barricatc sono ridicolc; per questo si giocllrllc barricarc c i 1';1r,,,,' pcr urì po Jaxialo ìibcri Ji S;-;;Labbrdrì,, s:rpulo:rrciìe noi. ín qrregli anni. f, vurl .tnni Diu tar.dt. [ ùrckr rugiulyc: Qtral.' os.t Jil qan.ra sj pr.osl,crrr arrchcper la disubbiclienza civile, se essa douéssc divcrrtarc ;".à;;;r;;trccettabilc... simile agli sciopcri ritualizzati consueti n"l

"oriro

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paese. E noto chc le ìimitate intcffuzioni programntatc dcl lavo-ro, che accompagrano lc trattîtive annuali per i contratti, ormaida un pczzo rrorr indicano prù la disponibi-lità a uno sciopero chesia veramente taìe, ma soltanto la rinuncía a esso. Non sono si1.t.t

bolo, tla surrogato. In quanto valvolc sindacalmcntc gestite disfogo per il malur.nore accumulato, esse seNono piuttosto allaregolamct.ttazíone cìell'equrlibrio psichico chc al niglioramentodelle conclizioni di lavoro".

Tror.rti l.ra ragione quando se la prende con la "pappa

delcLrorc> ràppreselÌtata oggí daìle autorcvoli chiacchicrc ncoillunliniste e garantistc scr.ua che ciò corlporti, anzi, di abbandonale ilcanpo di battaglia delle garanzie ossia quello dei nomentanei eprccari cquilibri di forze. Un po' meno qualìdo, cotDe col remotoSorel, senbra contare sul ,rrealismo, dei repressori per qusciîarcqucllo. oggi. co:r fìebiJe dei rcprcs'i.

In questa rnateria, c a livcllo dí un articolo, si può concludere in modo aforistico2 Un reale nuovo pensiero di trasformazio-nc dclle condizioni csistenti non potrà nasccre fuor della corre-zione di quell'elrorc filosofico chc al giovane e infc[cc laurcandodi allora era così inar'-vertíto e, per il sLro profcssorc, così uascu,rabile, nonostante I'awiso di Croce, chc poi non crrì clivcrso daquello di Marx, I-IegeJ, Machíavclli (e, probabilmente, Paolo diTarso).

O si fa luogo a ulra riflessione filosofica e, perché no, teolo-gica sulla víolenza e sui fondanenti clel dirino, che è come diresulla ,,natura urìana> c su quella della socicteì, e si cornpie ognisforzo perché i risultati divengano <<scnso colììunc)); o contllrucremo a far viverc le nuove gencrazioní nella íncoscienza e nelleillusíoni colpcvoli e in defínitiva u.ricidiaìi pcr sé e per gli altri.Bisogna rccuperare le pcggioli e più gravi difficoltà che abbiamocrcduto, o accettato, cli rirnuovele; falsene ostacolo e risolvede.

21 giugno 1991

19t

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INDTGNAÌSI È coNsoLelst'

E dal portone uscirono i blir-rdati dei carabínieríuscirono lc camionettc graticolatc della poliziauscirono i provocatori in borghese trascinandoi pirì bei cadaveri dello scorso mezzo sccoloperché Ia gente vedesse e la nia vcrdurjera (Orsola Ribcrti)svenisse a quello spettacolo e svenuta giurasse acl alta voceche non aveva mai pensato neanche in sognodi turbare I'ordine pubblico l'orario delle sedutela processione dellc panetterie il memorandun ì1 recapito

[de.lle schede.

Tuni imoni a hccia in giu prcsro sostiruirii cervelli ìesionati scguono la via di ogni carncinutile distinguere lc pubblichc calanità dalle

[pubbliche volontà]imponatìle è non rrovarsi sulla rraicrroriala civile città la città civile la città vile la vile veritàsmetlirmolLì rrrra buona volra questJ ironia crcti a

queste gesticolazioni Úagiche.

E quei nostri mortivi guarJrno d:l prradiso pdiidjssimie assai sconcertati per I'altitudine, li ho vísti in TvPiantatelacercate di sparire presto da questa terra.Non ci deve restare nessuno ncanche noi che pa iamoo semnai il tabaccaio di Piazza Dc Lorenzochc non muore nai che vive cli sangue di francobollil'estate passi prcsto. Passi svelta ia vita.

Chi ha detto che non si vive senza giustizia?Ci si vive benissimo. Me lo ha dettoí-[ sottoscgretario all'urbanistica,il colonnello della Guardia Civile VtaLizía,1o specralista di stilistica statistica.

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..Meno lirismo (mi gridano), figli di quelle,meno lacrilnc, figli dí manme.Meno brívidi, figli di vídeol".Chi ha dctto che non si vive senza lapídi?Ci si vive benissimo. Me lo ha detroil vice presidente clella Corte delle Cortesie,l'agente notturno der tren rapidi,lo specialista di balistica artística.Chi lra detto chc non si vive scnza vivere?Ci si vive benissimo.Il peso del nostro pianeta,(mi dissc Saverio Colletti una sera di malinconia)è parí a quello cli tutti i viventi cl.re da sempre lo hanno

[abitato.

Qittadini di Bologna, non indignatevi.tr trrtto uno scherzo.Le stagi sono il desdno degli uornili e delle donnee dei bambini e dclia Guardia Civile. Anche i Servizi che

[seryonosono í1 destino clell'uomo.E stato uno scherzo.Con tante scuse.Gli scolari di Bagdad decapitatidagli aerci milítari dr Casalecchiohanno spcdito a quei r.rostri scolari squarciatiquir-rdicimila razíoni dí sangue viola.(-,hi lc hr lecrpitarc?Si sono perdute per strada?Ma questa poesia è troppo stupid.neanche si fosse ai tcmpi di StaÌingrado,State tranquilli, giudizio finale non c'è.Ncssuno vcrrà r girrJic.trc i vir,r c i moni.

Ma se ví dirncnticheretc di questa notte,se vi dimenticherete cìi voi stessi,se anche una sola parolacli quelle che ora dician.rovi entrasse ora nelìa crena del cervello,negli alveoli della nentendla caroriJc Jcllc griJr impoit rrti:

{.

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e se voi nel futuro non la ricorderetese non ne sarete tomentati e rapiti -/come se fossero non quello che sonoil balbettio di un vecchioma la musica grande del mondo vero;e farete finta di nulla(era tutto uno scherzo, possiamoandar via dalla vira senz'a.ltre scuse e ner semnre)allora vi dico:questo è il vero giudizio finale;dimenticate di avere volutoessere veri giusti eguali e liberie non sentime più dolore:questa è la nostra condanna finale e per sempre.Non avrete madre né padre né moglìe né figliné donne amanti né amici ridentie al momento del bisognoal momento del sognoultimo, vorete rlcordada,la piccola verità, la confusa veritàdí questa nostra teatrale pietàper noi, per te, per questo mondo che abbiamo sporcato.Dicono che il mercatoè sistema di informazione perfettodi quello che la gente preferisce.Ma quelio che non sappiamo di volerequello che non sappiamo di vedere?Abita dove il mercato finisce.Dove le lacrime non parlano;sono là dove se ne è andato ii ventoalto altissimo su tutta l'Emilia Romagna,1'Italia, l'Europa, i'Oltremondoil vento che agl altimetri non parlarna solo, la notte, a qualcuno e per sempre.

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1 agosto 1991

199

NOTA

I Poesia letta alla manifestazione <Antisone delle cirtà" con la quale Bolo-gna ricordò l.r.tr/ge della stazione. awenuta- il 2 agosto 1980. che prorocò 85morti e oltre 200 feriti. Oltre a Forrini, erano stati invitati a scrivere per quellarnanifestazione i poeti Franco Loi e Gianni D'Elia. Fottini dichiarò: ,.Per sensodel dovere civile non potevo respingere la richiesta. E credo molto neÌ valore ditesti comfiiissionati a un poeta, anche se dalla fine degli anni '60 non ho più scrit-to io questa forma>. Il <manifesto> pubblicò passi dei tre poemi scelti dagÌi stessiaurofl.

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Asfol14p1 DAL SO TTOSUOLO

fu giorní nostri, ríde malissino chi ridc ultímo. Lo sanno icarí amici Albelto Asol Rosa c Mario Tronti che sull'"Unità" cli

giovedì 29 agosto scono hanno nesso "aìcuni

punti fclr.ri" sr lasituazionc, in tono rnolto serio, qr-rasi nur avr,/ertisscro chc scríaanzi Ircoccul':tnte cra lr loro c no\trir rip(tiziorì( l)ress,, ir Ir,ì\'odeile sressc cose onnai da vent'anni. Va pcrò detto subito che leossen'azioni che muovo al loro conttibuto non dimentícano checssi sono tra i pochissin.ri chc guardano in faccia la situazionc daun punto di vista di leaÌtà intellettuale e, con i tempi chc corro-no, di coraggio polirico.

Si parla di n.rorti, oggi, pirì di quando, pochi nrcsi fa, filc dicadaverj ammorbavano chilourctti di deserto iracheno. Il scgre-

tario clcl Plrtito cornunista sovietico lo scioglíe (conc ncllafarnosa battuta di tsrecht) e ne annunzia la norte: quello del<maggior partito comunista occidentalc> va anche un po' oltre c,pcr investitura or:rtoria, dice che il conunisno tutto è norto. Pard'essere in Mcssic o, liTa fesÍe rle lar calaucras. E chrc che dalle uicparti) un tcmpo, con una sorta di Írcudiana ncgazione al rl:aclra-to, a chi cliccva di averti sognato morto si risponcleva: <<grazie,

n'hai crcsciuto gli anni>. ll malcdclto Mao, circ insicltc rl rralc-dcrro Ltnirt ri go.lc lo ipctrîcolo. cott ttm,'ri<tntr rìcr,' rniì nolpdvo di verità, consigliò una voita cli suonare a fèsta i tamburi a

ogni annunzio cli nrorte perché r'i si doveva scorgere ,,ur trionfodella dialertica"; spenta anch'essa corÌle sanno anchc le pictlc deilocLrli.

Non so di chi sia, magari Gorbaciov. la lbrmuln di "rivoluzione clenocraticatt. In Lusso suona mcno ipocrita chc in italiarropcrché Lì una rivoluzione c'era stata.

Asor Rosa e Tlonti lo sanno e trovano improplio ì'uso diqucÌla formula. E così la riclcfiníscono: oun insieme cli proccssi cli

tlasfornazionc istituzionale chc conlpofta però ancile unî quotapiù o rreno clevata cli redistribuzione del potcLc a larvore dellccÌassi subalternco. E ancora, in rifcrinrcLrto ail'Italia: ,,La "rivoluzionc clemocratica" taglia e divicle rapporti cli forza, realtà socialicorposc, sístemi cli potclc. gruppi intellettuali, culturc c politicirc

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e pcrsino sistcni di inlbnlazione, e implica quindi rappresentanza di soggetti sociali concreti, ur.ì progrdmlna coerente con que-

sta rappresentanza e dure lotte istituzionali e sociali pcrimporloo. Nulia cli più vero, quale che sia I'epiteto, per ogni racli'caLisn.ro di sinistra o di destra. Appunto: di sinistra o di destla.Forse venti anni fa rrn sirlile cnunciato <cstrcmistico> si qualificava subito di sinistL'a. Oggi non è così a causa del <dorniniopressoché assolrrto dcl sistema capitalístico a livcllo mondiaie",

Bisogna insonma aggiungcre qlualcosa. La ..rappresen-tanza, di cui parlano i clue vecchi arnici di Panzieri, inrplìca o nola clefinizione ilcll'avversario? lìeclistribuilc il poterc (solo ílpoter:e?) non vuol dire togJicrne a clualcunol A chi? Sono soloforze politiche, econoniche, sociali - italiane o non ancheeuropee e mondiaÌi? Il ner:vo è scoperto. Ncila rnisura il cui (ílveccÌrio sintagma torna buono) economia e politica nazionalisono intcgrate in un sistenìa nondiale, cioè il lnercato capitalistico, è irnmaginabile una lotta polrtica e sociaÌe che di quella inte'grazione non teDga conto? Che non scelga qurndr le propriealleanze?

lùspondere (come non troppo tcmpo fa abbian.ro letto suquesto giornalc a proposito delle tradizioní sirdacali in Usa) chele lotte "locali> combattute dagli "spiriti anir.r.ralí" di classe, indi-pendentemente dalla trasparcnza della coscienza soggettivaadcmpit'ebbero <<movimento lcalc" - al disegno universale delcomunisno (,,non lo sanno na lo fannoo) fu vero fin verso glianni Quaranta se e in quanto cí fosse stata ia coscienza dcl partito, dell'Internazionale, che presumeva coordinare la molteplicitànon coordinata dei conilitti. Ma è diventato senpre più falsoquanto mcno csiste qLrclla coscienza che si voleva unificante e daquando í comportarnenti corporativi, settonali, naziona.li hannodi fronte ie rnultinazionali. l'intreccio di sistemi statuali del Grzoe Quarto mondo, l'unificazionc del mercato mondiaìe, per nondíre una potenza militare illimitata e invincibile, come 1o hegelia-no uSignorc Assoluto), ossia encora una volta, la morte.

La fine, da quasí mezzo secolo, clell'internazionalismo pro-lctario ò o non è diver.rtata una scusa, un paravento di falsacoscienzt, pcr cvitare una domanda insostenibile: róu sono <ideboli e gli oppressi>? Parché at:utarb c difcnderli? E in qualeordine di precedcnza?

Non so se fra tanti cadaveri cccellenti ci sia il marxismo.

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colre lri vÍcile pctrÌto alî quardo ero al ginnrtsio. Celto se AsorIìosa c'[r'onri parlano di .,chssi subaltclrc" c c1i "sostcgno cleipiu cleboli c chgli opprcssir. \'uol dire chc un'ampia parte dcìJatrailizjonc rralxista è cla un bel po' f inite (t--ome diccva un niocoLrcittadino clel Qurrttloccnto) "in qudchc buco str.aro / a scLr

tir corlc sotto nascc il grano,: tracliziolrc clrc nci udcboli" vcdcva la forzrr suprena c [euli ..opprcssio i capaci di lnutarsi c]atnclci in uorlini. Ma se così r.rr.rn è o non è più (e io ìo credolluanto loro) pcrcbé cìovrebbelo victrrrci l'cticr c le poLitica clclpiir fortc, clucl clanvinisno socirlr chc tanri <reîlisni, ispir'.togui, nor.r escluso Eltsin,,Dj cÌrc socialità, cli che socialismodcinoclatico aldiarr o convclsancìo, per alislrerci2 L nagariacccttanclo (cone anclr"itt accetto) quclla tcminologia, i"<lcbolic gli opprcssir, gli rrniliatÌ c ofesi, non sono lorsc tanto nci

"c1uat' sviJuppato, clove si vivc rir agonia cLi irrscnsatezza c aut0distruzionc, cluiìnro nel "lir>' clove l'agonia è cli clcgratlazicne eslrultancnto? Asor lìosa c'lionti cltcstc cosc lc s.Lnlo meglio dilìlc. M?ì lasci2rtclni clcrlcie per uo attilito chc Vcnti anni non sia-1lo passirti c si ltossa llrc, rnentelrtrcntc, rÌn passo piir lLrngo clcllau.rrrl'ir. irr qu(\Lo r'.,,ItlI, tIi iopl,j

Sc qucl resso rror c'è, sc qrrclla tor,alirà ron vienc .lichiàratecuìe compiuta c lniìtura, r:otr.lc <picnezzl rlci tempj": sc DOn sere traggono lc tcr-ribili corrscguenzi: - ma non poi toppo cliveLscrìa chi ccntocir.rcluarrt'anni fe si scc'-lsc pcr colr.rpegni gli operai c icontaclid - rllora è giusto non parlar più di conruLrisuro c sociali-sllo, a rìeno cli non sapcrc che parlanclonc si lvranno conffo,artzi sià si hamro, coalizzar(: tuttc lc forzc clc.ll'csistente chc fiLroracÌ conscntoro una vita di privilcgi e hanno nesso ìn galcra soloalcuni di noi.

Mr se invecc. corre creclo onlai cla dcccnni, la clcgr.adazioncchc fcliscc la rria vita (c vaniiÌca il senso della mizr nrorte) è inclotta tanto da quclla del giornalista scrvirore vololìtîrio c[ chi abiramafie c droghe rnultin-reclidi, quarìto Lla parti intere c imrnense,de continentc iì cofltinenfe, dclla contunanza umana c clella suacreclità, rrìlola posso salutariri cli buonLnorc perché turto ogginon srp;riamo né quan.lo nó come -- clovrà ricourinciarc. O lorscè già riconrirciato. E, clii si sta prcparando giustlurentc non avràrlolta consiclclazione pcr í rrostri articoli né pet i miei.

Non voglio invccc clil n uÌl.l srr cluanto in qucllo scritto s1

afltlru pel glí sconvolgimcntì in corso in Ulss. La tìetta rÌr clcfi

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nire e giuclicarc, cone sc gli cvcrìti di quest'anro nor a\resseroradici in rÌD passato che abbisogna cli rur giudizio (quindi di tura

teoría) intc.srale ni parc un comportamcnto di fuga. Vr vedo illu'sione e feruore cìi plesenza, di appassionato passaterrpo, il falsodovcre dcll'irnpegno, co[ìe non losscro in discussiorie anche lcfòrme istituzíonali e i linguaggi stcssi clelf impegno, il rapporto lra,.cliLc cosatr e ,,clire dovco, la partecipaziot-tc a utr sistcma di opinione fittizio. Ne viene che lc sctitturc si greniscono cli irassaggifacilitati, olrissíoni, ovvietà. Molti continuano a c-rcdcre doverepolitico pronunciarsi, se di ogni spazio che "noi" abbandoniamo,,essi> re approfittano. E così dirntrstrano amnírevole fiducia lella univocità d-i quci prononi. Non parlo dei pochi contributi -che leggo solo sul <manifcsto> - di chi intcrviene ogni giornosull'oggi percl.ré ha lunga memoria, e scienza, delìo ierí.

Vedi gli cnunciati dí alcuni uortiri di cultura, r'icini, così n.ri

parc, a Idfondàzionc c, alcuni di loro, a me ceri, in una letteragiouri orsono pubblícata dal umanifestoo. Comc si fa, rr.ri chicdo,a pfonunciarc giudizi così spicci, a suonar i'aclunata, scnza conciò stesso indurre i lettori a crcdere che da qualche parte lrellcloro (nostrc) rrenti o quadcrni o scaffali, cli quei giudízi volanti cisia un coltrovalore aureo, un contrappeso alla infornazionetruccata e alla onnipotenza della cliaccliera? Capisco: l'arnor'proprio di chi da tanti anni scrive e nrilita inducc a crcdere chclà, nci propri libri e articoli o in altrc opcrazioni ir.rtcllcttLraliapplicate alla rillessionc politica ci sianc, diciamo, i "tiroli" cheautorizzano interventi e scritti, comc qucllo sull'"Unità", da cuisono pîrtiîo o qLrello di cui sto padando. Anche Costalzo Ptevc,che sullc possibilitzì odierne del narxismo ha scritto un librcrnrolto ricco e for-sc 1,cr questo avvolto dal silcr.rzio, mi sembracrederc dla utilità di un scgno, di gcsto. Perché lron nc riparlia-mo fra sei rncsí, un aÍìno. e foss'anchc all'Asinara?

E invece le nostrc capacità di conprcnsior.rc dcgìi cver.rti

clell'ultíno quinquennio non sorlo superíori ai riflessi autonaticiJcll cta. rll.r turrtta sJirrzionc ploglcssisla .ott crti si lcagi.rccli fronte al tcicgiornale. Come in tutti i momenti seri, vorrei dire(con Dc Sanctis su Lcopardi: "il filosofo ne sa qrranto ilpastore>) chc oggi il saggista, il notista, l'ideologo non ne sannopiù della clonna e clell'uono "qu:lsiasi>, errante per I'Asia cleiplopri pregiuclizi c spcrzìnze. Lo dice uno che non si è viet?ìto,

tr-oppc voltc, agli ,.írtervcnti, ma chc oggi si guarcla bcne dal

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ripetere <l'avevo detto io, (anche se dawero l'avevo detto)oppure <imparate Ìa storia> (anche se dawero bísogna imparar-\a ).

Ci fu un'età, presso a poco fra il 1977 e il 1982, in cui m'eraparso utjle suonare il corno d'Orlando o il tanburo cli Heine oqualunque alrro strunento di battaglia, in questa o quella occasione. O insistcre o magari recitare ìa straziante sccna deeli addii.per trattenere quaìche gíovalre dall'oblio e dalla carricra e qual,che coetaneo dagli stupcfatti torpori dcl cinismo senile. Òggípcnso che chi molto ha padato e scritto r.regli anni Sessanta e Siì-tantr debba -andarc al pc,l'olo. rron , prrì"r. ., ad ascolrare oseuunai a parlarcma come chi è già nel sottosuolo, in compagniao convcrsaziorrq Jei r cli ptssirni c mlssimj mrresrri.

OSPITE INGRATA DEL DTALOGO,LA NOIA AMMAESTRA E INCALZA

Carlo Maggini e Riccardo l)elle Luche, ll Paradiso e la naia.Rífl e.r s iouí rn at ap s icolo gich c sulla nc,ia morbo.ra, Bollati Boringhie'ri. 1991

Gli autoli cli questo stuclio mctapsicologico sulla <<noia moL'bosao sono due seri psichiatri e c1rúnclí hanno poca indulgenze, inapparcnza, per la sccolarc lcttcratura lettemda sl l'argomento. Se

nelle prin.re pagine si accenna dLa. au:dia meójevale, cioè aì pecca'

to capitale dell'accidia, lo si fa per sbarazzarsí rapidamente dellepremesse letterario-filosofiche e affrontare il tema a partiredall'alba della psicologia del profondo e, subíto dopo, nei correntitermini concettuali della psicoanalisi. Buona parte dello studio èinsomma una ricostruzione (iI non specialista non può darnc giu-dizio, però gLi sernbra fondata su di una documentazione esausti-

va e aggiornata, soprattutto nordamericana) a partire dai modelliottocenteschi che 1a medicina ebbe a proporsi per curare il tedio,la noia,l'cnnui,lo spleen e cosìvia, fir-ro agli studi diJanet, pressoa poco coevi delle prime opere di Freud, e poi dellc prime ricer-che propriamente psicoanaÌitiche sull'argomento.

Altri capitoli si dedicano alla concezíone della noia ncllaodierna psicoanalisi amedcana, in quella europea e alla metapsi-cologia del sentimento di <\''r.roto). Nell'ultimo capitolo gli autorihanno preso atto di una soÍa di rovesciamento it-ttervcnuto negliultimi anni e, sc non sbaglio, vi consentono. Lctteratura e filoso-fia si prer.rdono la loro rivincita. Dopo Herdegger c Jankélévitch,la onoiau ha riacquistato lo statuto romantico di ,,scacco e imma-gine negativa del desidcrio", ,,sintomo del desidcrio infinito>,<malattia dclle esistcnze dilaniate dalla incorporazíone avida e

coatta volta a colmare una beanza itcliminabile>. Insomma. Leo-pardi. Decifro un gcrgo folse non sempre indispensabile. E miimbatto in un capitolo degno cli molta considerazionc che misupg( riscc imprcsiiorri r jr aii e coriu'c. E i1 capitoìo .trlh - noiadi controtransfertr'. Detto ir fretta: alcuni anaListi hanno studiatocome si insinua la noia (e la tendenza a prendere sonno) ner loro

l1 setternbre 1997

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ctilcghi (e forsc ir loro medesir ) mentre praticiìno le scdutc.hsonma, spcsso se non semprc, lo psicoanalista si annoia. Perché? Fra le diversc urterprctazioni una ce n'è, di A. V AkschLrl(del 1977) che a tutta prima non si raccomancla: di fronte al(paziente cosidcletto noioso> il terapcuta entra (il quella stranamcscoìarza di dti|o emotiv0 e írrequietezza che clefiDiamo noia".Si annoia, insonrrn, perché la noia 1o prendc. E ancora (na vecìiun po') la <rric|onoia> atrrpare l:avorita <dall'elevato nr,unclo diore cli terapia elfettuata nclla giornata e clalla asscnza di jnten allifi'a uua scduta c Ì'altra" (io stesso lcnomcno nri sia conscntitoaggiungere, si riscontra nellc dartilografc).

Ma rcstíamo al scdo. Se une pcrsona (il paziente) parla conabboldanza, pretcnde attenzione e, quando l'abbia atvutî, non sicura del proprio clestinatario e continua r perlar-e, pcr così clirc,da solo e per só, allora il suo nalcisismo ò gratificato c qucllodell'analista, invece, è clepresso, <prosciugato>. L I'analistacotritrcía ed annoiarrsi. Può arrivare a sognarc a occhi arperti on.ragali chiusi. E in postura di difesa e, nello stcsso rcurpo, si pre-dispone a nuovi "investimcnti oggettualí, ossia a1 r-ccupcro clcllacapacità di intercssarsi ai propfi pazlentl.

Corne iì professorc, il sacerclotc, l'avvocato c il r.ncdico,I'analista è pagato per ascoltare. E anchc per rispondere, lc piirvolte col silenzio tcrapcutico, chc ha un suo lessico paÍicolare.Perciò è il piir esposto alla noia. Un uditorio che,rscolta senzarispondcrc (corcerto, conferenza, lezione) può annoirrsi na inognuno dei propri componentí. Ilisolarnento inmarginario è unacondizione della noia. Lintcresse e la paltecipaziolrc sono invccccminentemcntc collettivi. Ci si annoia tra só e sé. Dov'è il cliahrgo, la noia fuggc,

E il paziente? Non si arnnoia perché sottrae pazienzar arl suoterapeuta. Incerto di sé Ilnché non parla, ccrca un uclitorio. Lasua <malattia> è (ancirc) nel bisogno di r.r.roltiplícare i comportr-menti che lo confcrrnirro esistente; e di sazialc talvolta quclla chcviene chiamata ..la rabbie clel rarcrsrsllro".

E ora mi chicdo se non sia un punto cli contatto fi'a lc innunelevoii forme c1i prcsclrzialismo, csibiziore, ambizione, congra,tulazione di sé cui il nalcerro si afTida (e chc lo rodono) c la brcvità, dissipazione, fugacità e ipcrconcentrarzione (e clorgiovanni,sno) che è, o è stato, per cluasi clue secolilo statuto cli molta poesia (idcntificato alla lirica) c di moka pittura (idenrificata alla ese-

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cuzione rapida). La gcr-at chia clclle iolrc lcttelarie e dei gencri,

nci secoli antcriori irl rorrrrurficistÌÌo occidentdc, ptìvilegiava istituzionalnrcntc tolrlc cotrplcsse e labodose cone il pocnra o iìclranLla (e, nella ìilicr, h crnzonc). In pittr,ua, il soggetto sacro o

storic..r. le nrracchitrar. Ciò irlplicava, trcllir upazicnza, dcl-t'artc;

[icc, l'ídce cli cqLriìibrio nolale, cìì xttitucLinc rl dillìrinento dt:llagratilícazionc.

La Llaschera clcl pocta chc va in giro a clcclauarc í sucli vcr'si ìr cìr:l repcrtolio classico rna solo ir ctà goctlilna può vcnile ilurcntc àl poete tcclcsco.li prregon?lrc I'impossibilità cLi cc'hrc rin

llLl()vo ?ilrìotc a cpelh cli nascortdcte lgli lnici una tluot'a pocsia.

lUla liccrca cli utr plauso pcL clcclanazioue ron sfuggì neanche

L,coprrrtÌi; anchc sc poi, ci:rtrte è naturalc, se ne pentì. L) chi è

costrctto îd escoltare îcstj pctctici o letterar-í la noia si moltiplicrproprio pcrcbó qr:ei tcsti plesuppongouo ucLl'ascoltatore un griì-

clo ilì r:oinvolgin.rcnto, clirci, racldoppiato: la prcscnzzr fisica, cortLrtt,r qr:cl chc cssa significrt in artlonici irnpliciti, c la folnr,r dellingrraggio lettclario che pet clclìnizioL.rc solrmuovc zonc di i-rclicibilc.

Il ,.repido corsunro> cli cul, oln è un quarto cli sccolo, par'larorro lc nuovc avalguarcìie fu anche iL tentativo ("andiauro ;,iùpresto, cristodio, alcliano più prcsroJ, gúclava ,Apollinaire al

tenpo delle priure avuguatcìic) cli af1ògarc la fcde Irarcisista:

npirìa prodrrziorrc, gratificazione ilntccliata. Lcsscnzíalc è corlele, rcggerrcio in mano il proprio prodorto, vc$o il falltasma cìi

una 1ììamma, neglio sc.lcfur.rta cla nolti anui, perchó ti accetti e

ti ckrgi. ContLoprovr? La capitalizzazionc ttarcisistica, la gratilicazk[c riiifcrita e pcrciò più irtclìsiì, qu:ìlc si otricne attravcrsoLura riduziorrc (clativa) dell'ircdenza. Mcntre il pazictttc, il discus

sorc, il ptretarte, il monologante, ..bevoltot avidatncntc da c1u;1.

lunquc vittirna, la proscìugauo aunoianclola (qucsto fa il ,,secca-

toreu), i[ riserbo, l'uso sacralc del silcnzio, la resistctlza a prelderc la parola sono propri clei gruppi chc si scparano (gruppt ocappéllc), csposti r1la noia, nagari ricercalclola per esibirla infonnr cli iìrstidio. Ebbi dr giovanc (na, Io so, troppo fugacecletelrente) escnrpio terdbilc da rtn fatuo Jntelligentissin.ìo e tragico ciarLotrc. poi suicida. Costtti parLava !ì tutti cioè iì nessuno,

Il Lapporto ,,annoiiilitc, pazìentc anaìistrt (tla .,controtransfcrt>, sccolìdo i rostri autor-i) può proporsi cone noclello irlur.ìa teoria della rclazionc dialogica. uNcl corîcsto dcll'aualisi

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dclla roia di cortrotransfert è dunque vcnuto emergcndo il tcuapiù genelale e complesso del valore i.ìtc$oggettivo clella noia irogni tipo di relazione terapeutica, e si potrebbc forse dire, jn

ogni tipo di rclazioner. C'era cla ilnmaginarselo. E, d'altronde,come diccva Bartl.res (qur citato) ,,la noia nou è sempiiceu.

In una nota, gli autori rammentano da uno studio del1980-81, di L. Bcll, un passo meritevole di attenzione, dove lcidee cli Kierkegaarcl sulla noia si incrociano con quelle cli Sartr-e

sulla "serictà"; ..la noia è un problema pcr I'esteta, che evita

l'impcgr.ro per fuggire il frnito c con esso la paraLisi vitalc lascian-dosi apelta la strada leggera dclla costante rivalutazione dell'ipo-tetico; mentre non lo è per I'uomo ilnpcglìato e morale, che fug'ge la libeltà nclla fatticità della conune vita socialc, bcnché larcftitudine e i principi morali lo rcnclono un intollerabile noioso.In ur.ra prospettiva sartriara I'autcnticità [...] sembra collocarsifra gli estreni del "scrio" e dell"'rpotetico" e risolversi in unacerta corrbinazione cli noia e allegria". Noto qucst'r-tltil.ra lornu-la perché spcsso mi sor.ro vissuto cone <noioso" c anchc, sartria-namcntc, cotne sa/aud. Ma soprattutto perché in.rponc di usciredai termini del discorso sul ,.controtransfert>. .E ir.r duc dirczioni.La prin-ra, la più evidcntc, è di non scolgere ín quello specilìcomomento del lapporto psicoanditico troppo di più cli quel che lariflessione dei caratteriologi e dei moraÌisti (soplattutto del Sei-cento) aveva già descritto con prccisione. La scconda chiede diinserire il discorso in una storia dellc passioni c non solo in un'.r

storia delle interpretazioni delle passioni, comc invcce si tendc a

fare un po' ovunque.Che cosa ir.rduce noia in un lctterato ar'ígnonese del XIV

sccolo? E che cosa in un conn.ìcrciantc californiano dei nostritempi? E come? E perché? Che cosa r-rella loro condizionc e cul-tura li predispone zrll'evento chc, per comodità di classificazior.rc,abbiano accettato di chiarlare noia? Laccidia di intere etniecadute in anonúa perché divclte daJla propria cuitura a opcra cliquella clei moderni consuuri che cosa ha a che fare con la sotno'lenza dcllo psicoanaiista dopo cinclue filate seduteT Chc cos'ècl.re introduce materiali storicanente clcîcrminabili nclle forn.re

tipologicl.re clellc upassioni dcll'aniura"? Fra le quaLi sono certanentc la perutgatío tncutis,Ia rrelanconia, la clcprcssionc - lanoia?

20 scttembre | 991

20E

PREZZOLTNI, UN ANTTPM]COMAESTRO DI PROPACANDA

(ìíuseppe Prezzolni, Lnte di persuatk:rt:, intodlzione di Alber'-to Asor- Rosa, LigLroli, 1991.

Mi piacercbbe far capire - c, prima dcgli altr-i, capire io - lcragioni dr una mia davvcro lnmutebíle ant{)rtia pcr Gir:sepircPrezzolini, chc si rinnova a ogni incontro con una slra pagina. Lsiccomc Ptezzolini ha scritto moltissir.r.ro, firr dai suoi vent'anni e

ne ha vissuti pirì di ccnto; e r.nolte egregie persone, ultimo AsorRosa, lo hanno preso molto sul serio, conc urr pr-otagonista dellaculn.rra italiana dcJla prina netà del secolo e c'è persino chi ne fal'anti-Gramsci, mi clico che devc trattarsi, quanto a ne, di scnarisrno inguaribile, incapacità intcllcttuale c probabiimente tnoralc.Perché - voglio dirlo subito non nasce dawero clalla sur a,,'vcr"

sionc al socialisno o dal suo lìscisrno. Non dai suoi limiti facil-nentc visibili, dalle equivoche oscillazioni filosofichc: quanti nonsono stati colne lui, che cluella antipatia non ni risvegliano e not.t

hauno la mctà dci suoi rrieriti, almeno nel prino ventcnnio delNovecento. Ed è singolarc che prima che si chiudessero i suoianni italiani pcr quclLi newyorkesi, certi aspetti del carîttcre e

dclla scdttura avessero ricevuto crítichc ria anili così diversi canchc opposti come Boinc, Serra, Gobctti, Gramsci, mentre lacritica dcllo scorso quarantennio riproduce, nei confronti diquello che è stato chiamato il suo <ecletlisrno reazionario>, nontanto una divisiore fra sinísta c dcstra (stroncatorî i giudizi clcgliLrni Russo, Binni, Isnenghí - e celebratívi o almcno simpatíciquclli degli alri Falqui, Pampaloni) quanto una divisione irtcr'-na aÌla stessa sinista.

Una clir.isione che conosco benc pcrché l'ho vissuta cli pcrso-na. Asor Rosa la clicc con chiarezza: da una paÍe sta "l'ala noralisîico-protestantica dell'ir.rtellcttualità italiana postrisorgilnentalc,da I)e Sar.rctis a Gramsci,' che r''uole una ,,rivoluzione intcllettualee nordco, ddl'altra r-u.ra sinistra con unl visione non moralisticldclla lotta politica, fondata sui bísogni e i rappolti di forza. Questeduc parti nel corso clcl secolo hanno continueto a con.lbinarc variit-

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rtrDeDtc lc Ìolo furtzjoni c rr scltlrbiaL'si i ruoli. ognLrru cicJle clLri: lbllrL:ndo norrrirri c iclec agliar.r'cnari c ai ncrnici di tuttc c cl,-re.

F, inutilc liassunerc .1lcsl[) ìibrctto. scr-itto allrr bravzr c pcu-salo ron surzr libcr-tiruggio. ll gcr-uo cli qucsro Plr:zzolini è cìi

prrmcìossi assiìi lroclesti e rli unrr oratoria cia comredia ilcll'rrrtc.Si tr-atte cli tur'atia clcl tciììpo circ a ragituc r\sor'Iìosa lifcrisce lScrn Bcncìlj o l-uigi Chielelli, il tcnrr dclla nrlschcru c dci volto,c chc ni ta pcnsirrc, piiì chc rr Pirarclcllrr, rlle gcsLicolazicuri ncntirli c r1 nonologhi tlci srroi pi:r'solrrrg1li. I tcnrr c]cllr bLrgir ch,.:

riutit liì pcrsLrîsionc 1u cnclcntico ncLl'l-Lrlopa tl'allora (Wilclc cSlran': l,a l)îoJc!\ioi'i( tÌt:lh :igtrora Warrart è rlel 189-1) alncnoclLriurto lir passioLrc pcl gli pscLrclonìnri, soprattutto f:ra gli ibcrici;tcnrl cli l-.ccrclcnzir lornantica, ir inlclnrittcnze riconrPlrlso (pcn-

siarlo alla osscssiorc dcl .,doppio") lunso la seconcla mctrì clclsccolo c rifiolito nclla psicologia clcl libcrty, anchc itali:rno.

Qucl chc irducc, z ncno in rrrc, un scnso di squaììole e cligrcttcrzir è la (non casuale) separrzionc cli quci nrocÌtlli psicolo'gici rla clLrelli sociologici, scparazìonc chc lroLr cra stata invccc nécli lbscrr nc,Jci russi dcgli ultirrri clue clcccrni clel sccolo. Qulncloil giovanc I)t'czzolini si scnc di .jatncs psicologo (alla vigilil, pcr'così dirc, Frcucl) chiarua d supporto scheni psicologici classíci,clai CìcsLriti clc'l (ilrtr Sccolo a Ar:istotele: .,Il poeta è un bugialclcrche diletta, kr scicnziato è un bugialdo che la cose Lrtili; poetrr cscicnziato sono crcatori cone il bLrgiardo c la bugia non è clreLrLro cìe'i pLir staciì di cluclle creazioni chc cccitano l'aurnrimzio-nc unrîna col norrc di pocrri o cJi scopcrtc". Nulla clj rndc, sc si

trettassc tli ura citazionc da Tcofrasto o c1a Qucvccl,t. ll gudo è

chr qucllc rigLc lc scrive ur giovarotto dcl 1907.Sc|ive Asor lìosa che clal ra1)pofto mascherir'tcatro, clrrel

Plczzolini passa a quello Jìa una sccna unidirnensiondc'g,iococlcllc lpparcnzc cinctnrttografo. Vcrrcbbe voglia cli dile: da 1/frMatritL Pa.rcal (190,1) ri Si giru 11915\.Il prcfrLtorc ha ragioneqLranclo insistc sull'incornbcrc di r-u-ra

"civiltà clc'lle massc", rluasi

iravveltita sul rapporlo fra persuasorc e pcrsLlaso, lr'1ì illgînnato-ri c irgannatì, rrcora indiviclualc in Prczzolini: pcr cscmpict, nclla virlutazionc clcll"t rècLutrc, ma tlt've ro, norì l]uoviì 1l Erropa.

QL.rztsi iruvvcltita cJ .rtìcortr lrnd \rolta, ron inroccirterDclltc.Ll sLlaoLclinariir opcrazionc clrc pochi anni piir trrrcii, con "Lavoccr, Prczzolirri cìirigcrà impieganclovi trrtto il suo genicrpfatico-politico, rì anche quellu clclh fornrlzione di una r:/u7c dj

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<persuasori', c1i avrnguarcìic clcl <ceto pedagogico". o tìella

"òlasse dei colti' chc finirÌi o tlistmttr dailc guerle o diladata c

arnmutolita dalle sue contrtddizioni o proiragandísta dcl massa

cro o - finalnente - dispost.r a riconoscersi nel Fascismo

Nessuno è così;,clco storicista da attribuire a tutta ulla lun-

ga vita le sciocchcrtCd"l u"ttt"tttte' ua cluando, nell'ultrma pagina dcl suo c,pltscolo, il Prezzolini, padendo dell'autopcrsuasiot.te,

auspica ur fuîuro in cui .,la crelzione arbitrada deJl'io, la crca-

zioÀc c la trasforuazíone arbitraria clcl rronclo, saranno le futurcqualità per cui si distinguerà I'uott-to o certi uonini; l'aniLlaleraziorale cedcrà il posto all'adrtraLe clcartivo>, sappidmo conquanta obbedienzt l'awenirc abbia risirosto a qucstc profezic.

Quar.rti giovanotti dí robusta testa filosofica llanno trovatoimperdonabile, fazioso e, per dir ttltto, stalir.rista, un libroneEiÀaucLi, gia1lo liluone, dcl 1955, chc nel ritolo parlava cLi distu'zionc delia ragi(ncl Se h grazia dir'ír.ra o la f:rn.nlcopea ii hanno

InJrìrcnuli ir vitr fino a og1i. ci ripen'il'o.Ma molto più intcrcssante è l'ipotcsi, avanzata da Asor

Rosa, che il giovane Micl.rclstacdtct lra l'autut.tt.to fiorertiro del1908 e il suicidio goriziano clei 1910, nr:l titolo dclla sua tcsi {Ldperstrasíone a la rettorica) alluclcsse, ,tnche polcmicamcntc,all'opuscolo prczzoliniarto, stamPato a Fircnze ncl 1907 Mentcper Frezzolini la pcrsuasionc è arte ,,sofistica, ossia tecníca dipotcrc c dr plagio, pcr Micirclstaecltcr è una condizionc di inalterabilità interiore c di ,.vuoto, ragg,iunto anche asceticalmente:

nel diritto, dice Asor Rosa, cli.,non itrsi convincere c di nonconvincereo. Il prefato|c sostíenc che su questo princípio nonpuò fordarsi lìcssun sisterìla di comunicazione; c Íìc conseguc llàistacco, psicologico o {isico, dal nonclo. Mi viene ir.r mcnte che

una quarantina di ar.rni fa utt atlico tni faccva notarc conel'apparenterncntc tollerantc Tbgliani, più illun.rinista che marxi'sta, volessc pdr-.î1/rl'ld everìtualmentc disposto a reprinere con ipirì duri nczzí (esito dialcnico dcll'illuminisrro giacobino). chi -è perciò nalvagio - non si arrenclcsse alla ragione; ladd-ove

Giamsci, piir marxista cl.re illuminista c qrtir.rdi persuaso dclla

írriilucibiliìà delle visioni del mondo indone dalle cor-rdizioni cli

classe, proprio da ciò e dalla volontà c1i r.r.roclificarc queste ultinre

traeva notjvo per il suo inínterrotto c tolleraute argolllcl.ìtare,volto a licostruirc in tutti i loro anfmtti le altrr:i o avl'crse "visionidel moncloo. Asor Rosa vecle invece i clue nodelli (que1lo del ficr

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rcntino r quello del goriziano) come clianetralÍnente opposti e

qurndi, in qualche modo, simmetrici. Dice, rrolto giustamente,che l'arte propaganclistica prezzoliniirna ha fondato una vera e

propria tadizione del giornalisrlro; dopo di lui il grande giornalista ,,è al tcmpo stesso suasore, attorer uofiìo di nondo c àpota>(termíne con cui Prezzolini dcfiniva quelli che, cone lui, unon le

bevonoo, proponenclo a Gobettí ncl1922 di fondare un'associa-zione che li raccosliesse). nuna tradizione che da Prezzolini va adAnsaldo, da Ansìldo a Longanesi, a Bcnedettí, a Montanelli,Bocca, Sca.lfari; che [...] è al tempo stesso violentemerìte critica e

profondarnente solidale con il sistena borghesc cui apparticnc cche perciò è costantemcnte in biiico fla reazione c progressistto,conformisno e anticonformismo, e, pet aicuní, tra fascismo e

afascismo o, per meglio dire, tra fascismo e apotismo>.Ma la conclusione contiene un messaggio degno di partico-

lare attenzione. In ipotesi, dice, si dovrebbe non accettare cheuna teoria dclla conunicazione <<llon possa esserc fondata chesulla mcnzogna. In pratica è quello che awiene tr"rtti i giorni. Iicolpo Ji pisrolr di Michefsrredrer conrinurr ,r risuonare patcticrmcntc come i'eco lontana clelle urla di trionfo che accompagna-no ancofa oggi il successo dei vari Prezzolini. Oranai lo sappia1l1o con certezza: è così e non ci sí può fare nientÒr.

È un tratto bcn noto ai lettori di Asor Rosa. antirnoralista,antisentirnentalc e antipopulista; anche sc in passato qucl unullada laren era l'immcdiata premessa di un <nonostantc tutto...>. Inaltrc parole: contro chi. con qualunque mezzo, ha successo, chiha soltanto ragione è impotente. Non resta che far torto o patirlo, Urlare con i lupi o esserne sbranato. Non è parola moltodiversa cla quella dell'odierno dalwinismo sociale. "Taci, tu chcsei vinto>, pcr citarcAdelchi (granLbro) ancora una volta.

ll che tutto sarebbe verissimo, anzi è verissimo: e io è ancheperché la potenza dcl Disvalore e del Male è la condizione delsuo contrario, persino ridicolo parlarne. C'è tuttav.ia un puntocapitale, che i pessimisti ,ssoluti tendono a dimenticarc (spesso

ancl.re Leopardi); la difesa della vita propria o degli immediativicini, da quella biologica contfo quanto può storpiarli o affa-n-rarti o ucciderti a qte .a pro aris et foczì ossia conro la riduzioneallo stato servile, è una forza smisulata. Crescc o no il nunero dícoloro che non hanno altra scelta che di conbattere o di rlorire.di conbattcrc per morire o lasciarsi morire? Per carità, alle

11')

nosrre latituclini (anche mentali) e rapliorando in cornpagnia deinostri prczzolini, cefio quelle alternative sembrano barzellette.

Sono, infatti, asserti dal nostro presentej lo saranno perchissà quanto tempo încora: ogni giorno un certo numero di noio una cefia parte di ciascuno di r.roi passa dalla parte dei più fonie aiuta a ucciclere i più deboli. Se invece volete suicidarvi o anda-re in convento, accomodatevi. Oppurc potete continuarc adandare ín ufficio, in facoltà, in vacanza, itr fabbrica e così via.Nessur.r dubbio: lo farete, lo farò io pcr primo. Però se.,non ci sipuò fare nientc", perché non cercate cli fan'i pagare megLio, di..tradireo ma in buona coscienza, come tanti altri fanno? Lalagna dcllo usconfittismo" è ilrtollcrabile. Credo pcrò che questatender.ua a mcditare lungamente ..ferro e veleno> e poi andare a

cena con gli an.rici-nemici venga dalla parura di aver compiutouna troppo affreatata lettura della realtà, di essere stati penuasidai pubblici nentítod perché, in plofondo, volcvarno esserlo,volevano essere dei morti viventi, dcgli zombi o degJi infanti,beati se scorgianlo ancora lunga, davanti a noi, la fila per lacanera a gas, dove cnftereno con i nostri giornali e i nanoscrittisottobraccio.

I l ottobre 1991

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t

LA CORSA DI:L 'I-t)ljo

Trcnt'anni fa a Parigi, il 17 cxtoble 1961, la polizia. con lacollaboraziorc ettiva o p:ìssiva cìi una parte clei cíttadini, assas

sinò ducccr]to. forsc trccento algerini che mrnifcsîavaro pcLI'in,Jipendenza (rageirrnta pocìri rncsi piir tmdi). Mortj o viví,molti lurono gcttatj nclla Scnna. Alcuni furono impiccati aglialber:i dcl Bois dc BoL ogrre. La polizra e la stampa franccse rren.firono. Padarono solo di alcr:ne vittimc. In Itdia se ne dette noti.zia, ma poco c scnzr cmozionc: lc notizíe da Aìgeri parcvano piirimportanti. L,c spcdiziori contro gli algerini, rammcnto, si chia.rnavano ratcnnadas Nclla lingua di Hugo vuol dirc <caccia aisorcln.

Oggi la veLità è riconosciuta, quando ncssuno ha cla pagarc.In una capitalc rnoclcrna, rur massacro sanzionato dalla autorità ecìaÌla opinione pubblica ò stato possihile nel 1961 - cd è statoanche possibile ignorarlo c dimenticarlo. Ricorcliamo, se norrquell'aweninrcnto, dmcno qucsta considerazionc. Essa parla din()1.

Ricordo che, irr cluell'arno e nei plcccdcnti, ci fu chi, in lta-lia, partecipava a suo nrodo a qucgli cventi. Un nome, caro cpuro, ò di Giovanni Pirelli. Dal '56 cro in rapporto con EdgarMorin e altri frnncesi che píir tardi sottoscrissero un clocumcntocontro la guerra cì'Algcria. Quelli di loro che lavoravano per lapubblica inlbrmazione perdettero il posto. Ci fu non senzaqualchc rclazione, creclo, con la rivista di Sartre un!ì <retc>clanclestina, pel aiutare in Francia militantí politici algcrini erenitcnti dcll'cscrcito francese. Era un anticipo di quel che inUsa sarebbe stato il movimento contro la guerra clel Venram. Ncconobbi piir tarcli alcuni partec4)anti, scampati ad a\arentllroseevasioni. A1l'origine cli uQuaderni piaccntini>, ad esenpio, cifurono libri comc Ltt qítastht? cli A1leg sulla tortura praticata daifrancesi sugli algerini, o Lcs daanós dc Ia tarrc di Fanon. E lcnotizic chc,,'cr.rivano clalla lrancia, portatc fra noi anche cla com,pagr.ri comc L)anilo Montlldi.

Già cla clurlche arno Barthes si cra vcnuto allontanandoclaglí anici ,,politici", dopo Mythologìcs, prer un'intcnsa disccsa

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nclh linguistica struttureic di cui testinorriano i saggi cltc avlcb-bc poi raccolti nel suo Jibro tniglìore. Ur giortro cli novembre clel

'61 lessi chc - mi patc a Bntxellcs si sarebbc lct-tt-rttl, cou la par'tccipazione cli Barthcs c di elcLlri dci più chiari nomi tleJìc giova

ni lcttere fmLrccsi. urr corvegno cli stucli dedicato zrlì'iutcrprcta-zior-rc del fiim cli Rcsna;ls l-lnuto :corso tt Maricnbarl. Lt llotizia si

Lrniva a clucLh t\elle rulonrttt/t': padgine e dcllc stragi cluotidianencl N{aghrcb tlo,.'c p,li algcrini avevdno già pcrduto cluast ul.t

nilionc cli virc.Scrissi a lJarthcs: tra chc cctsa state lìccttclo? L,lt risPosta è

clcl 25 novenbrc cd è, dichiaratrurcntc, e nclrt.tc archc cli altri.Nc trlcluco buoua plrlc. ,,Cotrtc vLroi chc lispoutla clavvcro a

una letterî cli intirridaziore? Confontli tLrtto, l'Algcria. 'Argu-

ncnts', Nlarícrbad" ("Argurrenrs' cfa trnd rivista.che rvevaayuto Barthes clclla rcclazior.tc, quattro anni prima). "l- sclio? IJ,

soprirttlrtto, le tue douaudc sono false clomlnde. 1...ì Vrlemmo,rvcrc vcre domaLtde clìc ci eiutàsscfo n rillettcre. a cotrdurrc ittla-

lisi giuste in ura situazionc clilTìciie, non clci processi ia cui utrica

utilità è finalrcr.rtc cli dare bttona coscicnza a clti li cotlducci si

poìlgono clonanclc agli rrltli, prre, perché uor le abbiamo postc

a noi stcssi [...l (]hc cosa l:ri contro la gucrra cl'Algeria? Sclivereletterel "Pfoviuc vcrgogita" al posto rtostro/ Sai bcrissirlo che

non c'ò rú monclo lcssurr intcllctruale chc pt ssa intctltare ad a.ltri

intelletnrali un plocesso sul ''{rrc" seuza cssclt'i coinvolto L. .lNoi speliaLno (peLché si lrîttî di Lrr pluralc) ritrovarvi in ungiorno prossitno...>.

FTo copia clclla nria lrnge rispostî: .,Nou giudicavo cluel che

siete c i:rtc rra querl chc cc r','' giungc [...]. Mi riitrisco a quello

chc (posso sbaglialni) ni pittc cssere l'alor.rc intcllcttuale clclla

vecchia "sinistla" o clella nuova, chc visto cla clui rppalc ir qual'

chc rnodo conc h sgradevole consegucrtz.ì cli uno slorzo tuttavianecessario c utile, ossia della critica de.lla politicizzlzionc sticlla-ta, critica in questi ultjlni anni conclofta cla tc c da alcuni tuoiamici [...]. Si, noi 'facciaitro" solo fìnlc, manifcstazioni, rcle-

grtnni: e tuttavir, pul'rrella grarrclissitnzr diffcrcnza clcllc sitrta

iioni e degli interessi, abbiîmo potlrto cotttribLtire a porltìr'c ilIrci ad Lrssurrcre sul ploblema algcritro uttir poslzionc trloltoclivcrsa da quclla ciel l)cl': e facciarno clucl che POSSialno Perimpcdirc che i nostri socialisti prencllno 1a str-trda clci GLry

Moilet". NIa nliconosco il rrrio torto. I)evanti ri uu richiauo, I rut

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t'ì

<lovere "interiore" (non cc i.re sono alri), davanti a ogni contestazionc dclle contestazíoni, ir nomc' cli una cordizione e responsiì'bilità comuni, ron ho da dire più nulla, salvo scusarlni e unilrncntc [...]. Il tono irritato e altezzoso deila tua lettcra, devoaccettarlo, sperando che I'accettazionc norì seL..'la a pagrrni, corrpoca spesa, una buona coscienza cli colpcvole>.

Nella tentazíone di istruire il processo del ,.fare>, aggiungc-vo, cadono piir facilu.rcnte "quell chc, come mc, r'ivono l'impo'tenza, la vergogna, la contladdiziore clella solítudine c il falli-rrrento pratico. Ma [...] sc la nostra sola giustilicazione davanti al

socia[suro e alla storia è r.rella qualità del nostro personale lavoro,irrcìipcndcnter.nente della sua efficacia visibile lna anchc priva clelcontrollo della fraternità, cioè tlÌ interiocutori validi [...] "botti-glia in mare" rassegnat,J alle corrcnti che dcbbono condurla "inporto", che aspettiamo allora a rlirlo ossia a non clire pirì nullachc non sia d'oltreton-rba? Pelché così tracluco la tua distinzionefra "scrittori" e "scriventi" [...] con.re non sentire nell'ímmagincdello "scríttore" che vive corrc un topo nel cacio cle.l linguaggio[Barthes, parlar.rdo di sé, tale mi aveva detto cssere per lui lapatria Franciaì assediato ncl chiostro del linguaggio, dal suo incbriante profumo di storia c cli assoluto, di putrccline e nutrilrento - come non awcftire ia presenza dell'altro; che è, beninteso, ilSanto?".

Barthes era, come si dice, sulla <cresta dell'oncla" c talcsarebbe rimasto. E ho sempre ricorclato quclla sua rcazione,fors'anche non esente da susccttibilítà nazionale.

Oggi mi è tornata alla memoria. Leggo su .,Le Morde, letestirnonianzc dci pestaggi omicidi che avvenivano sotto gli occhiindiffcrcntí o distrattí dei parigini, in Prazza della Concolclia onel Quartíere Latino. Ci'erano cadaveri abbandonati per tcra. lndue stadi furono ammassati 9000 dei 30.000 arrestati. Oggi lapolizia parla di 140 morti. Il frontc di libcrazionc algclir.ro a Pari-gi, ch )27 fra morti o sconparsi. Si impedirono le irchieste. Unldrr documentario (Ottobre a Parígt) non cbbe accesso alle saleche dodici anni più tardi. Minime le reazioni dí gruppi reLigiosí opolitici. Si corfonde (ac1 arte) quel rìassacro cor.r qucllo degliotto che la polizia uccise quattro lÌlesi dopo all'ingresso delnetrò Charonne e che fu seguito (non erano nordafricani...) dauna manifestazionc iurponcnte, un mese prima del cessate iL fuoco in Aìgeria.

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Iìilcggendo qrrclla lettera di Barthes, ni awcdo che non c'èura sola parola che alluda all'eccidio. Noi, qur ín ltalia, non ave-

lamo chc voci: m: r Prrig,i. RrriJ'es < isuoi :rmici norì Polc\rrnonon sapere tutto e ilnmcdjatallleÌlte. La mia risposta, oggi lo pen-

so, cra solo la prova di rur errore, cluello <Ji sentirsi iacilmente incolpa

I dubbi che Bartl.res mi insinuava non ctrrno senza qualchefonclamento. Ma oggi penso cl-rc Barthes e i suoi aurici avcssero

torto: prina di tutto pcrché non tcludevano nel ,,fare" che aLlo

ra così appassionatamente gii chiedevo, anche il ..dirco, lc cosici-

dcttc "inutili" finne cli protesta, i gesti di solidarictà pcr glioppressi; anzí proprio ctedevano possibile trarsi fuori cla soli dal-la..miseriao dell'intellettualc, deli'anima bella che si indigna cprotesta, pcr chc cosa?

La coscicnza dclle contladdizior-ri cli chi, pel avere ulra vocepubblica, poeta o cantante, campioltc di boxe o presentatoretelevisivo, crede cli far uso di queila sua autorità quando è irvecesoÌo usato dai poteri, quella coscienza alìora come oggi - si giu-stifica solo se trae le dovute collscguenze e sí pone la questioneclei nrodi e delle lorne dellc istituzioni della moderna comunicazionc, c di come penetrade o combatterle o conquistadc. Se,

qLrirdi. si persuade (e persuadc intorno a sé) chc il r,ero problema non ò di dire c}rc'sto pilrttosto cht qucllo tna deì cofre e deldove e de.l quando. È una testa di Meclusa; solo guardandola e

divertardo ,,rluri comc la pietla" si acquisisce il diritto alla sceltafia parola e silerzio.

Lo so, viene a tutti - c più a chi abbia un senso intcríorcviolcnto dclla prccarietà dcli'csistcnza e deila sua sacertà ilbisogno di avcrc subito e qui, ..in un'anima c in un corpor, ilproprio <piacere> c ia proplia ascesi in csso; chc Barthcs avleb-be finito col teorizzarc, trovanciolo nella pagir.ra lettcraria. Eognuno ò sigr]ore di ccrcarla e trovarla ilove vuole. Contro diquclla non vale nulla di ciivcrso, non l'eflirr?ltezza e I'orrolc dcllaingiustizia e ilclla violenza, aimcno fin cluando non colpisce te e iltlro corpo. BrrttLes abitava l qualcìre clccinrr cli passr dal palazzodeì Lusscrnburgo. Pcnso a quiìnte \rolt3 l'attento lettore diMichelet chc cgli era, avrà ripensato ai giorni deì Terrore, quart

do fra chr aspettlrva ia ghieliortina in quella prigionc si infuocavaI'erotisno delle agonie. O, nclìc pagine dei Gorcoun, alf igrrobile silsrzio di tanti grancli poeú e artisti c intcllettuali cli Frirircia

)17

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nei giorni della <<settimana di sangue'r, maggio 1871. O a quanti(come racconta Duras) nelle olbe del 1942-44 udivano il cantodella Marsigliese dai camion che trasportavano i resisrenti versole fucilazior.ri nella fortezza del Mont Valerien, e fra il sonno díce-vano alle mogli: "Sono i comunisti,'.

Solo in questo Barthes aveva ragione: che l'unica azionecoerente avrebbe dor,'uto essere di lasciare i cari libri, la madremaÌata e la dolcezza del vivere e raggiungere i combattenti delMaghreb, le vittime del Terore, le barricate della Comune e imaquis ddla Resistenza. Ma la domanda àeLLa grande coerenzagli nascondeva (come a tanti, anche oggi) la possibilità di quellapiccola. Se ne) 1961 non fosse andato anche a parlare nei conve-gni strutturalisti, l'opera di Banhes non avrebbe poi avuto l'ina-diamento che ha alr-rto e la fama mondiale. Non si sarebbe attua-to il giudizioso accoppiamento fra un'intelligenza eccezionale ela scelta di un'astensione che attraverserà indenne anche il'68.Oggi qualcuno non dovrebbe ricorrere, per ricordado intero, a

una sua età antecedente.Non posso, oggi, giudicado; ma neanche giudicarmi. So

solo che, giudici più peninaci e inflessibili di ogni inquisitore, 1e

nosÍe pagine scritte, come un muro antico mostra il salnitro,finiranno col mostrare non solo i luoshi della nostra forza edebolezza ma quelli delle ingiustizie feroci che abbiamo tollerare.

_I] linguaggio è il luogo dove nulla dawero si perde, soprattutto

1 erlore.Il veio di polvere sulla pagina, fra cinquant'anni, oppure: su

da una scrittura il luccichio dell'oro matto e delle oietre false.saranno anche la venderra inimmasinara delle virdmè? Crederlonon è poi troppo diverso dal credeie in un'altra vita, dove appa-rirà tutto quel che oggi è nascosto. Ma già, l'altra vita è il luogomentale, insostenibile per gioia e orrore, dove - ha dettoDostoevskij - capiremo tutto e perdoneremo; e la madre delragazzo algerino assassinato sulla scala del metrò, di cuitrent'anni dopo si parla, abbraccerà senza dir nulla il corpo diBarthes, disfatto dall'auto che 1o investì.

Forse questi ultimi verbi invece che al futuro dovrebberovenir scritti al presente. Queste però sono parole che possiamodire solo ripromettendoci di togliere ogni eccesso di virgole e dipause enfatiche, sotto 1o sguardo ironico di Roland.

4 dicenbre 1991

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1992

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VIRTUOSTSMI E PARADOSSI DEL TRADURRE

Stephan Mallarmé, Poesie, traduzione dl Patrizia Valduga, Mon-dadori, 1991

Una nuova traduzione dei versi di Mallarmé può essere unawenimento di poca importanza. Ma un awenimento di pocaimportanza merita attenzione. A non meritada sono gli eventi dinessuna importanza: per esempio quasi tutte le versioni che da unsecolo salgono al ghiacciaio Mallarmé. Né questo è un sofisma. Sescrivo <<awenimento>, mi accorgo di non avere (intenzionalmen-te) aggiunto <defierado>. Gli <awenimenti letterarb sono, comequelli <poJitici', o ..musicali>> o <<sportivb>, realtà meritevoli diogni considerazione però entro i loro limiti corporatívi. Ometterel'aggettivo <{etterario> luol dire invece pretendere che un lavorodi linguaggio e di poesia, compiuto oggi a pafifue del libro diquell'eminente (seppure piuttosto noioso) poeta francese possaessere un evento non solo limitato alla istituzione letteraria e alsuo luogo costituzionalmente garantito alf interno della nostrasocietà repubblicafia, ma anche significativo (significante)nell'area deila strumentazione linguística e ideologica di cui ciserviamo per capire che cosa ci sta succedendo.

E allora parlare di <poca importanza>> è gíà un riconoscimento molto grande. Come 1o è parlare, per taluno, di <poetaminore> o di <epigono>. Quando nel 1939 Vittorini scrisse chela comparsa di le occasioni dtMontaTe era evento più importantedello scoppio della guerra, voleva, in modo urrante ed esibitorio,richiamare la necessítà di una gerarchia non corporativa e setto,riale degLi eventi e delle opere umane. Quanti di noi vorrebberoche tutto il loro lavoro (mettiamo letterario), se commisurato allecose che importano dawero, avesse tanta virtù da poter essereconsiderata semmai di poca ma tuttavia di una qualche impor-tanzal

Queste considerazioni, va da sé, erano ben presenti allasovrana intelligen za criúca del Mallanne. La quésrione dellalegittimità dell'operazione letteraria gli era stata spina continua.Chi 1o legge o lo interpreta o lo traduca lo sa benissimo. Che

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lf

quclla cÌucstione sia divcnutà, dal suo tcrìpo al rostro uno deiÌuoghi (anchc cornuni) generertivi cli innuncrevoli ciurzonicri oscritture narativcJ non mutr gran che alla rispcttosa pelplessitzìcon cui possiailo nclla sua opera scguirc, quasi di vcrso in verso.cotnc la poetica tende a ialc tLltt'Llno coD la pocsia; e a porsicorìle colltcnrÌto della foma.

Comunqi:c c anche a costo di una ccfta fozzezza pensonon sia bcne confordcrc duc paragrali. ll prino riguatla questoilavoro dí Patrizje Valcluga, in sé, cone operaziore r: proclotto. Ilsccondo, il suo sigrilticato in un monrento pàl'ticolafe, la sua(lenclcnzar.

Quanto al prino, rxrn ho dubbi: si tratta di un lavoro dirarro csito, cli una scrittura cli grande inverrzionc c forza. Valduga,nclle pocsic che filna, ha stabjlito un suo spazio vcrbale chc pro-ccdc da un'arca della ir.nmaginazionc e del lessico tutta di caloro-sa putrcdinc e teatralc dcliquesccnza. Pcr la ennesin.ra volta dallaseconda netà clel Cinquecer.rto, quel linguaggio ricicla orrorc cerotisfì.ro, mortc c clannazione, ricorrenclo agli obitori e zÙe preparazioni anatouiche dci lessicografi e vocabolaristi. Ma cheJ'imprcsa rron sia nuova nol irpofa quasi rrulla.

Comc ncl nonnale teaìtrino erotico, la.,sccnao clel lirismoottiene il suo cffetto, c il suo spasimo dalla ripctizione e clallarecitazíone, ossia, in senso proprio, dal "vizio". Il lcgantc dcisuoi vcrsi (Mctlicamuta, La tantalíone, Donna rli dolori),1di pritche la distfurgue o la innalza sui mcdiocri riproduttori di mccca-niche creclo-surrcaliste, è il geniale inserimcnto di situazioni liltgLristiche del quotidiano e clella niseria collocluieìe: come chi,pcr una quasi irnocente perversione, trovasse r1 cullline del pia-cere ncl travestírsi da poctcssa del ')00 o cla prreclicutore gesuitadclla NapoLi setteccntesca e, poltandosi addosso tutti quci zcr.t

dali e zoccoli c g;1ani owcro collali e cocolle fctcnti di moccolaiae unori, si mettesse a cucinarc duc uova al burro in una moder-na prrofila, tuttavie ragiorando di netrica sencchiana. Spettacolocsaltantc e, per cìir tutto, scduttore.

Questo - clico, lo strazio clella povera osscssione quotidianavestita, cone una intrattabilc pazza., con gÌi stracci dcll'antiqua-riato distinguc Valduga e rencle accettabilc l'altdmenri insoffribile sua solfa del cadavcrico e.lcll'utcriro. Ilorte cli cotestaatîrczzatura costci si è dwent?lta su Mallarmé, lo he, alla lettera,nesso in fuga a bordo dclla sua celcbre barchctta <pcr scmprc

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lcttcraria>. 'lutta volontà, scolllÌressa, /our de;t'orca scconclo lclegole. Che I'auticc tcngÌ somrrlmente rlla .,itcclcltào e cpasiscmplc ricsca a rnanterìerla ncllc conclizioni di cciuiLbrio piirpcrigliose; chc Lrotr dcmorda dalla ricerca delh equivalenza lbrn-rzrle (i.r.rtcsa, itorse un po' l'icluttiverììcntc, cornc orgarizzazioncmetrica e cli rimc) è cosa chc può neritade una p'aìna olinpionica o una c.ìttcdra c1:, crcutitt poet\t, nra non dawcro riìccoDrrÌn-clarla r cli fuod di una celchia cli culturisti clella e.iocrLzionc. Cl.ri

vuolc essere îiLÌtato a lcggcre MaìÌaruré si cerchj (cc nc sono) rìel-lc tlasposizioni <letterali> corì noîc. Lo faccio, scbbenc conrrro.lcsl,, sr rcc. <s,t. rlr !ítlqu.rtll irrrri.

Per il lcttorc cli qucsto lrticolo, prenderò invecc dile esenpibcllissimi, senza escrrtpi in casi cornc questi è inutilc rcccLrsire.Sono rli mrrtcria analoga e cli cLiversissin-ro corso metrico. SonoI'uJtirrrr quatir.ra dr Altro ucntaglio e gli ultini cirquc versi di,\tanco tl'acra rz2r.,so. Questi suonano: ,,Sarebbc rn lag,o un tenuce pallido tratto,/ bLr, ncl crelo di porcellana nucla./ Chiara unanrezzaluna, .la alba nubc / Pclduta, in acqueo spcccl.rio irrola ilcolno qr:icto / Nor lungi a tre ampic ciglìa di smcraldo, un can-neto>..QLLclli: <Sccttro delle rivc rosa / Su aurcc scrc stegnaoti,talc / E il chiLrso dto volo che posi / Conto il fuoco di un blac-cialc".

Non starò ora a rilcvare il novimento rihrico clei cinqueversi, dci quali il primo è un esempio (con

"palliilo" contraibile a

due sole silhbc) di c1:ella ricorrenza, nella versione, che nella suanota ín calce al libro Jcan-Challcs Vcgliantc chiama .,piccolavoraginc pneunatica"; i duc scgucnti classici cndccasillabi e, gliultimi duc, calchi di aÌessandrii. !, neanchc le rete c[ iissonrnzced cchi. Noterò pinttosto che, nell'owiir inpossibilità di alterarela natcria dcl discot'so, qui hai tre nretafore di oggetti lurlinosi invarir mis u ra p rziosi ( p o r c a / Lr n a, s p (' c c h i o, s rr a rd / do), ar carsn'Lr

nobilitanti (acrrreo, alba, nube, ntn h.rngi\ e insrstrta anticipazionelatìneggiirnte dcgli aggettivi (Jm tcnue e palli(b ttúttu, cbiara untmezzahott4 dba nrbc, acqueo rpeccbio, anpia ciglia.).

Né lrolto cliversa mi parc la tonalità lcssicalc dcl sccondocsernpio. Lerca di questo immaginario linguistico parrebbe averea che lare con quella delle .<Rornanze, c clci nRondtì, c| La Cbl'zzcra c1i D'Annunzio (1881-1889) coevc clella stampa dell'operacji Mailamré rna pirì prossinc ad altri c mcno scvcrí sin.rbolisti diFrancia. non fossc per gli scoscenclinrenti e i proculati intoppi,

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chc si portano piuttosto verso aurori tla la finc c i primi dcl sccolo, e anche Govolri.

I)unque cent'urnni, inostri, prenlolo e stravolgono questesillabe di lingua italiana. Nor.r una esumazjonc, ma di qucl passa,to (e ancora più del passato stufato neolatino chc neli'ultimodecennio clel passato sccolo borbottava ed esa.lava dalle cucíneletterarie curopee) una abolzione che ncanche MaÌlarmé, in abo-Liziom specialista, avrebbe potuto ímmagirare. Un pietoso ingan-no induce moltl, e per attiní anche mc, a cledere che un testocone qllcsto di Valduga abbia a che fare con Mallarmé. Maneanche per sognol E infani chi legga l'introdr:zione, già dicias-scttcnne di Derdcla o il più fresco diaÌogo dcl fílosofo francesecon Maurizio Ferraris, che chiude il volume (prímo di ura nuovaelegante c virginalc serie dclla Mor.rdadori) e poi passi alla versio-ne, può trasecolarc; non si parla degli stcssi vclsi.'lhnto rncno gLi

stessi quanto pii.t <fcdeli,,, naturaìmente.In una lormula che vedo benevolnente citata da J.-Ch.

Vegliante a p.2I2 m'en occorso di scrivere che iì fine di ogni<vera traduzione> potesse csscre la <ricrcazione di un identicocon matcriaìi altri". Ma questa era appena palafrasi dall'idea(leopardiana) del tradrrttore chc dovrebbe rendcrc a dare, nellaJingua d'arrívo, quel che I'autore avrebbe scritto se in quclla lingua avesse cornposto. ldea sensata solo alì'intemo di uno spaziolinguistico indocuropeo e cli uno culturale e sociale tardo illurinistico, nonché sui cornuni fondarnentí delle língue classiche edclle scuole gesuiticl.re; e che fla gli cndccasiliabi del Caro e quel-li del Monti ar.r,rertiva tanto minore la distanza cli qucl che noi siawefte, fi'a clucsti secondi c gli endecasiliabi cli Pasolinr. Anzii'illustle trovarrobato (ni frizza sulla lingua, in luogo di <rnanierista>, l'ecluivoco aggcttívo: <postrnodenro>) che non solo Valdu-gd ma tanti aìtri, ne comprcso, visita negJ.i scorsi clue decenni,vale solo come maschcra e schermo, pagliacciata, balletto, trucco; o con.ìc quella cerimonia inca che pare ogni anno esporr.e,lir, 'lrc al ruls le rrrrrrrlnir'.lci,ìettrnri.

Qrrcsto il senso - chc, 1o lipeto, giudico positivo -dc'Ìl'irnpresa. E la (pcricolosa) riprova è che si pr.opone all'imita-zionr:, già discernibile, unjta al vocabolarismo, anch'esso dan,nunziano (Vaìduga avrebbe però fatto meglio a non elcncare isuoi nra;ruLrLi; chi ne leggc lc vcrsioni può cli ccrto capir.e quellacluarturtira di tcflnini disusatí e che lci riusa, nor è la prcscr]za ct

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I'assenza dai vocabolari a giustificarJi, e. cornLrnque, stupisce, che

il notissimo vocat,olalista Palmiro Premoli, scambiasse la "chieri-na>, pcr L1n'.ì <tronbclta da bancìl lnilitaro,; forse lo si clevc ascri

vere alla sua nascita ad Agnadclkr, provitrcia di Crerlrona, e alla

sua vita miltrnese).Voglio dirc che la torsione cla MaLlarrrré intpost2l llla sintassi

franccsc, unita nlla libera escursjone di aspiranti poeti su e giùpcf otto secoii (li lettcratura italiana, certo può sorti|c tr un curio-so risultato; preclisporrc pcr loro alcuri scheni gradevolnente e

contbrtabilme nte <chiusi> (e'ltrchc un po' irlesponsabiii) da

zeppare clí libcri arbitd ncosLu:rcalistici. Non per mlla fia Ìe pre-

scnza di Valéry ai <r'uaftcdi> di Mallamré e quclla dcl giovancEluard intorno a Vnléry passano meno di quindici attni. Non vor'rei invecc nuLla dire dell'apparato chc acconìpagntì il testo c laversione a fionte se non cìre bìsognercbbe ron csageralc con gliirvolucri e i paraurti. Quanto alla acut,i nota cli Vegliantc, ho già

accei.ìnato. E amico cui l-tli l)er]netto cli cÌire cire, mai ilvccchiatoco[e sono, non ce ia laccio a intenclere clci runo la sua termino-Ìogia; e qucl cìre è peggio ntxr mi scuto, sorclo e bieco razionalistacornc sotìo, di condividere la sua (e benjrttttitresca) idea che laTraduzionc siar finalizzata ualla "lingria suptena" attraveno lc

nlancalze (c con imezzi) cli ciascuna singola lingua urnand) cquindi al .,puro linguaggio" irterlirrguistico. Ma sono del tuttoJ'accordo ion lLri (c spcro colì molti) ncl giudicare il lavoro diValduga una splcndicla riuscitrr e ur.r scgoo clei tcnrpi. Quirldi un

evento non lctterarío, cotnc per gli antichi il sudorc di ccrle sta'

tue bronzcc cta prenoniziorxr cli cangiancnti, lc píir volte fultcsti

24 ganrttic.' 1992

22t

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t

MEMORIA DI PARTE

E vero, Rossanc'la ha ragione, non sí deve più discutcre concluclla parte del ceto politico e intellenuale cli questo paese clìeaccetta di farlo a panire dai terminí usati in questi rresi e r,rkimigiorr.ri. Neanche a me piace, la lettcra di Toglianil, NeatrchcI'uomo ni piaceva; nra ho imparato. certi piaceri, a non considerarli troppo inponanti. Ognì volta che si zrntepone l'etica deÌrisultato a quella delle intenzioní, ogni volta che si guarcla lavcrità necessaria, ar costo di irnpietrirsi di orrore o cli rischiare lactusolazione del cinismo. so chc si agisce per il bene degli uomini. E vada pure la nostra uremoLia ne1i'infèrno che le anime puli-te ci destinano.

Un anno fa dissi di velgognarmi di esscre italiano, occidcn-tale e bianco. Oggi quella vergogna mí è diminuite cli quanto piùsono capace di chiamare per nomc c cognome i nemici che ho difronte, blindati dallo stato di cose esistcnre. Ricordo gli anni fra il1910 e l, 1945. Anche a me, comc a Rossana, fa ribrezzo l'usoschifoso della parola "patria>. Li vidi partire tra i fiori di r:naestate romana, i miei coetanei, per il fronte russo. Dovevo rag-giungerìi e ponare a morire i soldati che comandavo e ne stesso.Arrivai a dcsidcra o, tanto mi era insoffribile la vira in una mcn-zogna quotidiana che semprc píù, nella rrenroria, mi si assomi,glia a quella del presentc.

Loffensiva sovietica distrussc la mia dir'ísíone pochí giorniprima della nostra partenza. Durante i quarantasette mesi clellaguerra all'Est ogni giorno vcr.rnero uccisi per arni o pcr famedodiciuila ctttadini sovretici (fàte i conti) ar.rche con l'atdva partecipazione dei nostri connaziona.Lí, figJi dí mamma non escÌusi. Lerepubbliche sovietichc perdevano ogni settimana una folla clie.seri urnani pari a quclJr di rrrrti i rroslri prigionieri.

Giorno per giorno e nese per mcsc h<l fatto qriel che hopotuto perché vincesselo r russi, gli anericani, gli ir.rglesi c pct'-ché i tedeschi e i fascisti fossero uccísi, sconfitti, umiliati e poirecuperatí a rifare una paÚia - qui la parola suona girÌsta -colnune. Non lo faccvo per il comunismo. Alcora non sapevochc cosa potcsse essere. Da qpando 1o seppi, fìi dalla parte dcgli

226

italiani uccisi o inganuati o corrotti drri nostri governí, c da quella

degii ungheresi calpestati dai sovictici, degli algerini-vittime deí

francesi, dei viettrauriti bruciatl dagli americarri; ma ho lavorato

sopretîLrîto conÍo coioro che conoscevo mcglio, i nici connazio-

nali e vicini di ceto e classe, sfolzandoni dí avere al ninino incorrìurie cor Ioro lirtgu,t. cttltttra. ptssllto. uvretlite e rurtlviasapendo che fra costoro c'erano, spesso visibili c fratemi, tanti diouelli cui sr destinava il mio lavoro.

Qucsto è stato ii mio modo di essele comunista, e vogliooggi dírio proprio su questo giorntile, dovesse costanni ironia odrsprezro. Non appena da paftc di coloro crd ncanche curo dirican.rbiare sinili scntinentí c rancori, ma financo da qucìIi fra ipiù vicini e intelligenti e cari; che tuttavia se vogLiono soprawivc-ic - e hanno anco;a molta vita davarti a sé - debbono, temo, fir-gere di non capirc c di non sapere fino h folrdo che cosa li aspet-

ta, chc cosa forsc li ha già lesi.

N()ti\

r Il settirnanale <Penolrmao avevtr pubblicato un,r lettera di PalmiroTouliaui dcl 19-11 in cui il clirigente del Pci diccva di non potersi troppo preoc'cu1íre delÌr sorre deì prigloniéri .lcll'.rrrrata italiana che avelzr irl'aso l'tJrss: la

Juìczzr d-ll, 1,rc.',-i.rurr(o,,. 1 .cnz., dell,r pu.r- '

fr'n ' rr' Dnlo ' e ,'lr, \r.u.l.'di ,Jìrp., ',,r.lerr ,,rl ,1.'t'',rrr.'.rdirar'p ll 7lìbrao ll're idetr

tt lcll.r l(qr l.bli.., f..'r,., ' J..i-.',.hi-". l..rtt'rz'one di una."rrr r 'ti rr-L rrrchi..r,r 1'.rrl, n rr.rc't.i .r 'i',1 r- P,i I r f'bl-.r:o Ros'rrr: Ros.':r l.'

scrissc, in Lur tlrtiriolo litoiato "fogiirrti da bnrciale": <Noi siamo queÌÌi chc si

',r,rr',r.r','l lr.rl:rrr,ì.*cl r-..r.' ed t"Io " r.rnl'r. i,.e"'r " Ìt"'il- d r' c"uor.'r'i 1'r r', *r r'" r l' "q'r.rr" '\i 'u"l l.'p'J'r< ì''..r \'. L,r',ol r.*,rer'",.r.1r...rr.,'rrr.r[r.'.uer.'. ,tr,<Lli,' rn- noi r^'rl.Jrlno piir pazienzl>. Più tardi si appLrrò che ìl testo dcllt lettera di Togliattiera sta-

to nranipolat,, clal currtore.

5 fcbbraio 1992

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SUL COMPUTEIì fELMETTO:I-À REDAZIONE VA AI,LA GUERR{

18(rl ) e la Scconda guerra nondiale senbrano, e sono, a un telnpo riassur-rtivc ed eccedenti; anche se non sono tali lc paginededicate alla ínflucnza, in Usa, dclÌa traduzione (1981) di untesto ciresc ,Jal/'a rta dalla gueta di duemílacinquecento and fa.Lattcnzione invece si rivolge naturalmcntc all'ultimo deí cor-rflit-

ti. Consiglío di leggere, ad esempio, le pagine 157-171 (<Plossimamente la guerra>) e sopr?ìttlltto ìe 184-203. In queste ultirne si

dà notizia e interpretazione di una ir.rchiesta dcll'OsservatorioArnri e informazione dell'Archivio disarno di Roma, chc la Sava

resc dirige. Sono stati csaminati (per iL pcriodo 2 agosto 1990 -17 gcnrraio 1991, ossia nclla lunga vigilia dcl conflitto) 2063 r,nr-coJi dí clieci giornali rraggiori, in cinque lingue europce: italiano,francese, ir.rglesc, spagnolo, tedesco.

Sc ne sono ricavate tabelle molto curíosc sullo spazío com-plessivo dcdicato aglí ever.rti e disffiburto per testata; sulla distribuziolre dci titoli "grandi"

(oCorriereo e "Repubblico battonotutti rell'uso dcl tanburo, segurú daglí spagnoli, molto distanziati tutti gLi alri); sulla posizione degìi articoli e la quantità di quellidi commento. Quanto al numelo di articoli dedicati alla storia,allc causc e a1le prevedibili collscgucllzc del cor'úlitto, i nostligiornali e quellí tedeschi sono ai minimi; ai massimi ..Le Figaro"e glí inglesi. Anche più intcrcssantc il grafico della cosiddettadensità ir.rfonnativa ossia il rapporto fra misura (ir.r centimeriquadri) e

"notizia": qrú ancora una volta domina la stampa ingie

se, nel complesso assai nigliore delle continentali. Quanto agliscritti favorevoli o contrari all'intervento nilitare. i nostri duen.raggiori quotidiani sí distinguono per essere i soli a non ospitaleucppurc un -ro/o articolo contro I'ínterycnto; i1 .,Corriere, fa par-lare forze politiche italiane e (na in un rapporto da 1 a 4 !) quelleanericane; a quclle americane, pari spazio dar.rno i giornaìi spa-gnoli.

"Repubblicao, oltrc ai contributi degli esterni, molto cinettc dcl suo; anche su uDie Velt" la canrpagna interventista è

guidata dalla redazione; la "Frankfurter Rundsl.rau" equ:ilibrainvece gli inter"venti pro e controi i <pt'o" sot-to cli fonte americana, i ,,contto, di quclla nazione. Sono poi sempre uDic lX/elto,

,,ll Corriercu c "Repubblica" a distanziarc il gruppo in quanto ainsuLú a Saddarn (.,boiau, ,,ubriacoo, ,.nuovo Hidero e così via).E anche intcressante che un solo quotidiano, il "Guardian",abbia scritti rcclazior-rali schtctari contro I'intervento in quantitàquasi pari a quella, l-uworevole, ù fonte antcricana e a cluella, di

lìossellir Savarcse, Gut:rrr: itttalliganti, Franco Angcìi, 1992

E un saggio, cornc ilice il sottoritolo. su stampa, radio, tr,iinLormaticn nella conrrinicazíonc politicr, dalla Cr-inea al GollbPcrsico. Leutlicc è ur.ra studiosa di sociologia de.lle conunicazio-ní e lavora all'Università tli Napoli. Nella prima parte, ci spicga,usi analizza I'intreccio tra l'evolLrzione delle tecnologíe miiitari edclla stratcgia nioclcrna> ir liferirncnto allo sviluppo delle tecno-logie dclla infbrrnazione (polirica,spctecol o, ruadid dipk,rutcy).Nella scconcla, "il ruolo cìelìc tccnologic dell'informazíoneclurantc le guerri: dì questo sccolo e nei periodi di pacc c la loroincidenza sui rneccanismi di procìuzione delle notizíc c sul lín-guaggío giolnalístico>.

Il lettorc rron crccla cli clover alTrontarc un linguaggio ecces-sivamentc tccnico. l-a scrictà dcll'indaginc è alleviata dall'interes-sc (almr:no per mc, vivissinro) di una matcda chc ebbe un suirteelc nromento "politico> sul finirc clcgii anni Sessanta (ví fu,incredibile oggi a creclelsi, la díffusionc cli ura elcnenteuc sociologia dcllc comrurícaziorri l:in nellc scuolc secondarie) per scoll.rparirc poi nei corricloi delle facoltà c t.relle rivistc specializzate.

(ìli addctti alle conunicaziorri e ai nedia non vi troverannof,'1", 11o1'1t6 chc rrol sappi rntl: Ina l\otr:rnÌ)u rttistrrlrr. rpl'unlo.It traslormezione tli quclJo chc dovrcbbc cssere un sapere diffuso, in utro stnln.ìcnt(ì clj lavolo profcssionalc, ull banalc,.scgretodel mestiereo. Ma già, qucsta è proprio una frcccia dell'età pr.e-scnte: la sorda complicità inconfessata fra i cotrsunatori ingannati e bcffati - che ripetono cli nor.r creclere alla stampa c alla'l'v rlarìon sanno colne sostiruífle o, rreglio, sclczionarle perché, inploloncio sanno che qucLl'inganno li protegge da insosteníbiliverità c nc nrtela gli ir.rteressi - c i procluttori di infor.r'nazionc. Iloro r,olta clipcnclenti dallc cer.rtrali dci potcri e rccitar.rti la tiratadella inclìpendcnza e della coscicnza professionalc.

Certo, ìc parti introcìuttivc c quelle che riguardano le gucrrcfra quella cli Crimca (Ìa prirna cui parccipalolo c{ei giornalisti,

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poco n.ìeno colrsistente, di lonte inglese.Libri cone questo, più che per le risposte che ci danno

contano per le donande che propolrgor-ro. Dagli specialisti aisemplìci cittadini molti hanno trvutar la certezza chc I'cvcnto chia-ri.rato guerra del Cìolfo <non c'è stato> (cone ha scritto Baudrillard) grazie rendendo a un sistena nuovo e totale di trattarrentodelle ir.rformazioni. Non solo il controllo è stato rigidissimo ma itenpi della macchinazione si sono succeduti in nrodo che perrnollianni norr sala 1'.-,ssibile î\eÌc und rico'iruziorrc rra lplJ\'ll.runa desclizionc o un collagc dci discorsi fittiziaurente irfornativiemessi in occasiorre clell'evento.

Nolr so se i filosofi e gli storici (soprattutto fìancesí c arneri'cani) che ncgli scorsi anni hanno teorizzato l'inesistenza dei<fatti>> in none delìe <narrazioni>' si sono resi conto dello straoldinario contributo apportato alla loro discipLina dagli uomiri delgenerale Schwarzkopf. I-effetto di de-realizzazione ha raggiuntorur grado così elevato che si potrebbe, fuori di mctafora, dirc chcr.rel 1991 nor"r c'è stata nessuna guerra ma solo la sua namazione cr

invenzíone. Viene da riderc a ricordare gli stourachevoli rutti dinachísmo, r litarísmo c tricolorismo adantico di eninenti nonidella pubblícistíca e degli audiovisivi, tetri editorialisti catafrattidi contratti blindati o gai buffoni pronti a reclaurare sulle ritenu'te fiscali, ci anmorbavano, in prosa e saliva, or è appena unanno, in nome delle gesta contlo il nuovo Hítlcr: perché quelloro zelo improprio era arretrato di mezzo secolo. Non avevanofatto a tempo a versare nei fax le loro meditazioni sul diritto dclJcgenti, la libcftà dcmocratica del Kuwait c gli eroici kurdi e sciiti(chi ne pada, oggiì), che lo spettacolo era concluso, sparivano ífondali, le autopompe lavavano cervella e sangue, gli tnutit came-ramen venlano rimpatriati gonfi dl bourbon c di progrcssi di car-riera mentre entrava in frurzione l'uitir.no lrullero del programr.na,il sel della cancellazione nondíale dalla mernoria, quello che unbel settenarío dei computer chiama la <<intziaJlzzazione,>.

Quanto trlle centinaía cli nigliaia di morti e feliti o alledistruzioni, miscrie, malattie, tutto questo è "un'altra cosao,potrebbc essere stato causato da ul enorme tenemoto o daextrîterrestd. Bastava chc in Vidco non si scorgesse sangÌre amelicar-ro. Occhio non vede, cuore non duole? Ma no, non cÌuolcneanchc se vcde; purché siano, pcr lron più di un secondo o due(rispettare f infanzia) carni irachene come, vent'anni fa, cluelle

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ir.rclocí'rcsi; vittimc cluesle, tutti lo sanno, del Comunismo e, quelle, dcl dittatorc folle e sadíco. La rclazione fi'a causa ed effetto -che già era cluasí scomparsa con la Seconda guerra e poi col \4et-nan.r - o fra il pulsante che comanda la clístuzione c la distruzione stessa, è qui portata ben oltre. E qucsto spiega perché ha scar-

sissirro rilievo che gli Stati uniti abbiano o no adeir.rpiuto ai finiclichiarati; la consectiio è interrotta, la ragione di ogni azione èl'azione stessa, il suo esserci, t.tot.t i suoi risultati.

Quando i grossi della Confindustria awertono che ci si

dovrà abítuare a semDre Diù rawicinatc fasi di "dstnÌtturazione>tccnologica delie inciustiic e quindi a csprilsioni periodíche diforza-lavoro (leggi; incremento di ossari), dicono qualcosa dirisaputo fin clai ten.rpi di Marx; r.na la sovrapposizione fra ciciiproduttivi e guerre chc aveva finito col sembrare un residuoretodco dell'antimilitarisrno di sínistra o una citazione di Brecht

raggiunge un grado estremo cli linpidezza iperrcaJista o postnoderna, che conclude a un purissimo aereo nulla,

Il conduttore di una deile enormi benne cingolate chc han-

rro conlribuito a seppelìire nelle loro trincee di sabbía qualchemigliaio di iracheni vívi o morti, quando, tornato in patia e

attraversando un parco a \Vashington o Chicago, gli succederà diagontzzare sven[ato da qualche notturno rapinatore in stato diccstasi, subirà, come pel una macchina del tempo, una bruscaretroccssior.rc a una f:rse dimenticata di espcrienza storica. Que'sto era già stato uno dei temi prcferiti della letteratura c del cine-

na sulla guerra del Vietnan. Ma la perfezione raggiunta dalìa

obliterazione del rcalc è così grande, che ormai interi cot-ttincntivivono internittenze come quelle di cui parla la seconda partetlel Don Cbiscícttc: un'ota nella c?ìverna di Montesino è vissuta

corle fossc trc giorni. Mai con.re oggi la locuzione, <assenza digravità> aveva anchc alluso all'effeno dei gas esilararnti effusi dai(<mcdla>r.

La vita è sogno c i giornalisti sognano per noi.

21 fchbraio 1992

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t|

(ìARO tsORBtO, ILAI PERSO ANCIHE TU

Col ciclo. dicc,,'a'lhrtuffe, si possono fare corrprornessi;non con la Vcrità [beralsocialista. ll catccl.risn.ro cli Pio X affcr,mtva che ,,è k:cito Ltcci.lere il prossimo c1.tanclo si coìbatte unaguerra giusta>. Ncl Nuolo Catcchisrr.ro si lcggc irrvcce che l'ipo-lcsi riguarcla <la siturtzionc di lotta in una gucfrd difcllsive>i sprrisce la nozione rli <gucrre gíusta". Bobbío in polcr.rica conLosurdo ("Liberaziono' di sabato / marzo) af{errra che udifficil-mentc si sarebt)c potuto.lare una guerriì più gíLrstifícrrta ili qrrc-sta>, cioè clella gLrerra dt'l Golfo.

Ci risian.ro. Ci risiarno con la contrìninîzione fra legdità,lcgittimitrì c giustizia nonché fra giustizia e forza. Gli ?ìrgomenridi Losurdo proccdorro clir una intcrprctazionc clella storia con-temporanea che rrou condiviclo o solo in pr$c. Me sono non sosc più acÌdolorato o allil;rto quancio, accusato cÌi non preuclerc<lc clistanze chllc Nazioiri Llnirc, nanipolatc clagli Stati Uniti>Bobbio repÌica: <E voi IruZl quanclo prenclcrctc lc distanze cla

Saclclan Flusscirrl [....1 Avctc pcrcluti í clíttatorí e ciíttatorelliclell'Est curopeo. Ne evcte subito trov?ìto un altroo. Non so chichiami, Bobbio, con quel plurale; ma le posso assicurarc chequando i fínanzierì c í produttori cli armi clclla sua e, purtloppo,mia patda trafiicavano con Saddan Hussein pcrché difcr.rdcsscla clcmocrazia clall'ìnteglalisn.ro iraniano, cro fra i non nroiti chc:

in Sacìdam Hussein vcdcvanc, soprattLrtto ul.ì massacratore diconunisti; né sorro staîo il solo a scriverlo.

Mcrttre irrrcc, sorìo \ttlo rìelliìrrcÌìt(.conrr.rrio ir qrlJnri. ilproposito del Kuri.aít, hanno crcduto, cofrc Bobbio, che fosseservizio cli velità sillogizzare che violazione c'era stata, seguita dacondanna legalc, c ne dovesse scguirc qr-rcl chc è scgnito. Sonopersuaso cÌrc tutta lar matcril non erl prina di tutto giur'ídica mapolítica, c chc prrhrc c1i t'u/nrs all'ordinc intcrnazionale, è, a ru.r

tenpo, vcro c f.;rlso. Vcro nella realtaì cfitnuale cÌi passaggio difrontiere e di anuatí: falso pcr lzr faisità clci mpporti interni a

quelì'ordine.E non perché le invasioni di partc <occiclcL'rtalc" fossero

state e colìîillrÌrìsscro a csscre chmorose e invendicate, rna per-

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clté, tt ogrtí cl:r, si triìtta di clarc una interpre tazior.rcstorico política cli cluel cl.re succcdc. Vuol dire, fino a quanclo síapossibile, non iclentilicarsi con chi prenclc le clecisioni, tanto alPentagono quanto rìcllc rcdazioni dci nostri giomali; o farlo nacol rr.ririu.ro possibi.le di invocazioni alla I-ibcnà e al Diritto.

ln una intcn'ista Bobbio clissc chc la guelra <apparticlrc elclestirro dell'uonor. Parlavtr clí un istituto sociale e storico, nonclellc cornponenti "agurcssive" chc rlolti considerano cosîitutivcdella cosidcletta <(ratura um!ìna>). Ma allora la palola <destino>cra fuori luogo. Comc si può designarc co1ì una rrcdesima palolalc r:issc dclc trjbù dcl Neandelthal, lo sconto di Montapcrri, imassacri del Vietnam, 1e operazioni di Panama c dcll'Irak? Laruozionc di passaggio dalla quantità al.la quaiità, certo Bobbiolron le ama, r.utr nor-r c'è bisogno di csscre hegeliani pcr assumcr,la, lo fanno da scmprc lír.rguisti c giuristi tutt'altro chc storicisri.

Quanto dico è stato detto da n.riÌle altli pcr l'ipotcsi della..guerran nucleare: che ron penso Bobbio consideri retaggio diAdarro. Né solo irer i possibili esiti, na pel l'insiene dei processipolitici, economici, tecnologici che accompagrano le operazioninilitali. Organizzare rn bonbardanento scclicente scientifico sucìi una capitale non è la sfcssa cosa chc arn'iare uno scontro fractnic armatc dí schioppi c zagaglic.

lJobbio cl.riar.r.ra sconfitti gJi <estrenisti>>. E lui non crcdc diessere uno sconfitto? QuaÌche anno fa, se ne cra accorto; ma erastato un attilÌro cli snarrimento. Oggi si sente dalla parte der vincitori. La sua (la nostra) sconfitta, non militarc ma politica, vorreidirgli, non è esito della Seconda Guerra na delia Seconda Pace.

Bobbio ha forsc bisogno di din.renticare le lrutazioni radi-cali iìtcrvclrutc nclla nozioltc di ugucrr-a, pcr non vedere minac-ciato il sístema corcettuzLle elaborato cla pensatori laici e liberalidal Sei aìl'Ottocento, che sono la sua patria morale. Né si trattadi opprore un progrcssismo ottilìrista e inbecille al suo modcrato progressismo pessirrista. Quanto a rnc, gli opporei un pessi-nismo anchc più radicalc. Il sistema di garanzie e di oLganismiinternazionali in cui moltj continuano a vcdcrc deggi> che pos-sono lìr "buoni" gJi uonúri per natura <cattivi>> ha probabilítàdi progresso c succcsso, l'Onu insegni, solo in un mondo fonda-to su ireguaglianza e violerza cìi apparati impcriali. lnvece le lottc fla le classi che sole (na sempre) a qucgL apparati oggettiva-mentc si oppollgolro, e mascheratc ir.r mille iorrne, non sollo

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<<guerre>>. né sante né dcmoniache.- Bobbio elencava fortne di corruzione del consenso clemo-

cratico: controllo dci media, r'oto di scantbío, brogli. Come se la

democrazia fosse solo la scheda" Sa bene che quarant'anni lui e

io siarno andati alle urne sripponendo la possiblìità che t maríncs

sbarcasscro se i partiti di sinistra avessero ottenuta la maggioran-za. Non ci dice però che i denocraticamcnte eletti da1 popolospiegavano ai giovar.ri quanto fosse bello viverc nel pluralisrlodemocratico, nascondendo che, se non in tutto almeno in unpunto decìsivo, quei voti erano una mascherata e una beffa. Difronte al nazisrlto e al fascismo, dice, "si dovette fare la scelta

estÍema tra il rassegnarsi e il lesistercr. Poi bisogna starc alleregole del gioco democratico. Ma quando si scoprono il piornbonei dadi, la carta nella LnanicaT Resistere, oggi, è il rifiuto di pat'teggiare con coloro (quasi tutti) che ci hanno condotti fin qui.

Quando Mussolir.ri invase l'Etiopia, ero cot.ttro Mussolíni e ifascisti, non per la Socictà delle Nazioni e per il Negus. QuandoHitler invasc la Polonia, non ero per la Polonia o per la Francia oper l'Inghiltema, cro contro Hitler Quando Hussein invase ilKuwait non ero (né sono) per lui né per lc Nazioni Unite né pergìi Stati Uniti. Ero e sono per tutte quelle forze che lottano con-tro i tiranni don-restici o stranieri, sostenuti dall'cconomia delpctrolio ma non solo da quella, oppressori dei loro popolí e con-culcator! di gíustizia che sussistono anche per delega deile o dcllasovrapotenza. Sono contro la radice, non unica r.r.ra prirna diquelle, ossía il sisteffra economico e culturale che ci governa cinganna. E sc lo faccio r1on àper vaghezza umanitaria e interna-zionalista ma perché il senso dclla ímpresa del Golfo fin dall'inizio si presentò come un osceno <spettacolo> instaurato al f.ine dimostare a tutti i popoli, a tutti gli umrliati e offesi, quale sarebbestata la loro scconda sorte qualora avessero osato ribellarsi o pro-cedere a partire dai propri interessi e non da quelli dei padronidel mondo. Lczione e spettacolo che oggi sono gli stessi anerica-ni a riconoscele. Al momento in cui scrivo, dire chc Saddan è iltiranno che sta portando il suo sventurato popolo verso una nuo-va guerra, equivale a trattare i propri interlocutori comc imbecillie acl avere poca cura del proprio onore.

Ci vuole prudei-rza, se uno crede di essere, come si dicc,tirato per i capclli a discutcre con un suo maggiore, cone Bobbio, che gli è ininterrotto inte ocutore mentale da quarant'anni.

)71

La pruclenza non è una (offensiva) coltesia. E certezza clella diffi-coltà di sccvcrare gli eJementi cli psícologia, di biografia, cli età edi espcricnza, di indicibilítà e di indecidibilítzì da quclli razionalie di cogenza cvidenîe, rna soprattutto viene dal dubbio se queilaclifficoltà non sia essa stessa un problcma, anzi il problcma, se lainguaribiLità del conflitto con, norì dirò Bobbío in persona, macon la sua <famiglia> intcllettuale e rlorale non proceda, comecreclo, solo da qualcosa che ha visíbili radicí rella storia dcllcnraggiori scclte filosoficl.rc (nel nostro cerso, fra clizrlettica aristote-lica e dialettica hegcliar-ra). Contro la razionalità cogclltc cara a

Norbeno, ascoÌto lc voci dí altre acquc, di cui tanto la sua ufami-glÌao come la mia siano cli necessità imperfertamente conscí (ce

lo spiegò la critica dell'economia politica) che sgorgano da duecontigue rrra distinte scaturigini, I'una fredda e l'altra ca.lc.la, dcllacuìtura oligarchico-borghese e cli quclla democratico-borghcseda due secoli; procecìono sospir-rte c alterate da sempre mutevolírapporti di produzione e dagli uomini che vi si consurrano.

Il iesto de.lla disputa mi fa pensare a un vccchio verso diMontale. Parla di ur.r "gelido museo,/ di mummic c scarabe$.

14 maqo 1992

23t

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F

ileÀ,tl,nrc,q DEr.r,E cARfE DI cREDI'roSEDOTT]\ DAL,LA N,{OR]'E

ste cose aggiungeva -.è da noi c, credo, auche da voi, su unaclelle due o trc listc ucrc corne "antiaurcdcano". Anzi, cla noi se lapassa nroito peggio che cia voi, pcrcle il posto, iinisce sulia stlacla.Lei certo lo sa, che pcr molti cleccnni cra consicìerato "antisovictico" da non pocH cliligenti dcl Pci,. ,,Lo so - risposi na alla miactà non c'è molto d!ì tellll3re)).

Quclli dclla (ìorte suplena cÌr Wasl.rington sanno che hpcna di nolte è utliissima a cl.ri go,,'crna perché lega al potere lcunrane pulsior.ri sadomasochiste. Ancire il bravo Ilcgcl lo sape,,'a:

chi possiccle la nxrrte possicclc l'irnpero. No, rrorr ci raccontatcchc I'llluninisno, chc Beccaria si sono sbagliati, miei cari. Clhr

vuole il potcre vuole anche le camerc cli tortura. Quanclo, dopoclualchc sccolo di guerrc cli rcligione, almeno de tro le tue rnurirpcn'iení a un maggior grado di civiJe convívenza, cresce, allora,la fcrocia cla esportaziore. Qucsta è una delle disperanti veritàanarchiche e i fondatori di religiori lc hanno semprc saputc.

Ho i'irrprcssione che dalla sul romana lìnestra domeniczrleanche il Pontcficc rcgnal.ìte e, dnlle loro finestre.lle quotic]iane, iiCcror.rctti c il Vertonc. il Rnboni, il Siciliano, il Vanino, iì Fortinie arltri, non pochi, ci prcndano (e si prendono) con cìevozioneappassionata, per imbecilÌi. C'cra bisogno della canera al cianu-ro e di quclla laicla ccrironia? Ncssuno ha sentito pariafe, pocotempo fa della folla che saltava di gioiur intorno al penitcnzíario cai cartelli che celeblavano la.,frittura" del conclar.rnato? Chissàse i1 novarrta per cento degli americam stano uery proud cli vccleresfilare in parrartc l'esercito che, in cambio di un nur.nero cli caclutipari a quello c1i quattro cinquc nostri line settinana autostradali,ìra arostito qualche clecrna di migiia.ia diiracheni? E si laverannola coscicnza con cpralche filrn pcrché inostri Ronchey possar.ro

celebrare la virtù dclla denocrazia che eccctera. Che cosa è statofatto dcl Dna dci victnar.niti? ll Blasile ha pagato una parte delproprio debito con le banche Usa anchc con iscclicimila suoibambini ammazzrìîi, o no? Nessuno ha letto I'uitimo rapportodcll'Onu sull'economia nondialc?

Davvero non ho nulla cla dire su cluel caso se non che bastaa licorciarci cdlerurri, corne clicono, rozzi. C) si riprendc con ca1

rìà. rnJ co|l l:r lìccc*.,rri,r scortcsi.r ,r chicde-ci che f,rrc pe| cor'r.";,src lc It,:olc cl-c ci rnr rr ro , 'r:rlipiorno ilì vitt irìrc n irì , irr r('fici, c pcr controÌlare i fasti clcl saclisrro e clel nasochisrro e deifantasmi sacfificali (tsaLrclelaire cfrebbc: <Pcr din'rinuirc lc racce

Perché continuare r fatci trattarc da minorati? Tv e stampilci írnpegnano tutîi i giomi a secernere sentincnti precoîti. Cin'que nri.ruri di sdegno o pictà o irortía non si negano a nesstuto. Achi clricJ,ssc pelche ci colìvoc.rrÒ irtlortto l qucsrc opetlziotlicome cluelle dell'americano gasatol e non intorno acl altre, anchc

f iu fcroci. urtr rispo'la cc I .rr rci. t rn.t risl', 'sl,l anfir I c. u!,p,i. r lttJsi oscena: uMolti di noi non hanro ancora scoperto Ia radice Llel-

la brutalità che li attcrrisce. Corrono sernprc il rischio di considc-rare cone non ncccssarie quelle crudeltà. Tengono ai tapporti dipropríetà perché crcdono che pcr difende i non siano nccessdricle cruclcltà del fascismou. Ma lcggendo questc righe onìettete,per favorc, la parola Fascisr.r.to. Rischia oggr di suonare elogiativa.

Prdavo giorni la con unr scrittricc cli Los Angcles. "f)a noi

- le dicevo - se rrn bambirlo uccide c mangia la maclrc, chi gesti

sce jl nostro mercato ideologico cucincrà, distribuirà e sfrutteràla notizia, non scnza chiedere l'opinionc di sei o settc anime bcl-lissime; è ben valutato, coue dicono, I'impatto di qucl caso dicannibalismo sulla irrminente elezione dcl presidente dcl senato,

sui pareri della Confcrcnza episcopale, sulle "rese" (in ogni senso

della parola) deí quotidiani o st lo sciopero dcgli insegr.ranti. Davoí, negli Usa, dove tutti i giorni, si fa per dire, qualche bambinomangia la rnanma (o viceversa) e dovc si è immersi in una conclizione di crimir.ralità privata e pubblica unica al mondo e per dipiù ir stretta contigrìità con i fasti supremi dclla cultura e dellatecnoscienza, è da voi, non da noi, che esistono lc condizior.ri pertrasformare le fondanenta materiali e morali della società. Chi al

tempo dcl Golfo, ha visto in Tv un mirabilc mostro comeLinvak, il consulente del Pentagono (che pareva fabbricato pcrLrn "Quo vadis?" cli Hollyrvood, a rappresentarc i1 per.,'erso [un-zionario ilnpcrialc) ha subito pensato che la società dcgli StatiUniti, non può non produrrc rnodesti inflessibili eroi chc già

hanno, o avranno, bisogno anche clel nostro aiuto, come noiabbiamo bisogno clel loro, per capovolgere i nostli infami miticomuni>>. Lt ragazza ruericana mi clava ragione. "Chi dice quc-

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de1 peccato origilraleu) c uscire daÌ tepore morile per il mondoinameno dell'azione sir.rdacalc, dell'econon.ria, della teoria delpotere, della filosofia (e anche della ideologia, che nou si ìascia

esorcizzare come crcclorro ipiu scrviJi rrd i nostri cuginr irt lcttc-ratural I oppure srnettiamola di scoprire i'lunerica e la barbarieche ci òresce ncile meningi c neLle carte di credito.

Non faccio nessuna distinzione tlorale tra i figli dei deportati di Sulin chc invocavano la pena capitale per i loro padri, lefolle degli stacli ciresi che vanno a vedere fucilare, tluccati cla

ladri e assassini, glí awelsari poLitici del governo e quell'ottantaper cento di californiani certo indulgenti con la madre di unadelle vittirne del condamato. Quella, intcndo, che tenendo permano una figlia, di colui si è goduta i contorcimenti sulla sediapatibolare. Ma una distir.rzione storica e politica la devo fare einvito a farla: l'Arnerica dei ghetti di droga e assassini e c]ei suoidomini nei vari continenti, mattatoi di corpi e di menti, genitricedi dilagante semianalfabetísmo, di seinpre crcscente dislivello trai ricchi e i miserabili suacci stradali, queila delle stupende uni-versità e dei sublimi istituti dí rice..-ca, essa è la nostra padrona e

signora, non la Russia o la Cina. Minaccia essa cli silenzio, fame e

mone, chí fuori dei suoi confini non è d'accordo o recalcitra alservizio, impone i suoi agenti, frnanzian o segreti, i suoi e nostripresidenti, i propri prezzi e i propri debiti, e soprattutto l'illusio-nc che il gergo dei suoi ,,media' ci promuova ai vertici dell'esistenza.

Infatti non sono mai mancati, da noi, alcuni specialisti inpathos giornalistici con ironia letteraria a rícordarci i bianchicimiteri di giovani americani morti anche per la nostra libertà;ossia oerché i oatti "liberanrente sottoscrittí>> contenessero cÌau-sole sègrete arl exc ludendum per metà del sccolo mctà del popoloítaliano dal governo di se stesso.

Ma nello sresso tempo. anzi pruprio per qucsto. sappiamo ediciamo che solo di là, solo dai "nuovi

cannibalí> può venire, e siprepara, con la rivolta intellettuale e mora.le, la battaglia politica,e una oossibile altra età. interna e internazionale. Prima che essa

si dispieghi convogliando al voto quella metà di anericani che se

ne astiene, i loro e i nostri padroni cercheranno, anzi già lo fan-no, di esportare la distruzione e la degradazione, su cui esistono,con ogni sorta di arti.

Nel futuro i nomi degli assassini turpi o mentecatti finiti

238

sulle sedie elettriche si conlbnderanno con quelli dei giustiammazzafi nelle guere promosse, in r.rome del Libero Mercato odelle Non.renklature. E tutti saranno vittime che si scambiano ilvolto dalle due parti del vetro della camera al cianuro. Così par-

lando so clí non fare altro che ripetere, e non solo per me stesso,qualcosa che, da centocincluanta anni, il Comunísmo ci avevalnsesnato.

24 aprilt 1992

NOlA

| È Robert lIarris, ucciso nelh crmcra a gas del pcnitenziatio di San Quintino, i1 22 aprile 1992. La sua ftr la prina csecuzione capitale io Ceìifornia dopo25 anni di sospensione.

2J9

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F

Pochi djbattiti sono più noiosi di quellí sulla scarsacrer-libilità della critica reccnsoria. IVIa c'è una uovità cLrriosa. UnLettorc scrívc aL bercmedto uelsile .,LIndice" lamentando che ilrcccl.rsore cli un libro sia pitì volte eiogiato uel libro medesimo. Eauspica le nonle in uso prcsso taiune autorevoli pubblicazionianericalc, cone la uNew Yodr Ro'ier.v of Bookso. Pare che cclÌà

la deontolog,ia lcttcraria sia inplacabilc con i critici che osassero

ir.rtcgrare le loro r.rotti con h rornanziera (o col pocta) in md diprenio o si fircessct'o altrinenti sospettarc di couuivenze e mcr.cato dí favori.

Mi chiedo le ragioni che inducono quei cittadini di ur.ra

grande nazionc (lamosa, come tutti sanno, per la saldezza del suo

spirito unanistico) ad applicare alla critica della letteratura edegli scritti dí varia unranità misure che vecliamo colà impicgatepcr disclinínarc il funtro presidente. Per un vcmo si vuole csten'

dere alla sfera ddl'opinior.re i criteri che vigono, o dovrebbcro,nella comunità scicr.rtifica. Per uu altro si presume rtn lettorec(rnufte o cittadino titolare de1 diritto di essere imbrogliato cot.t

merce scadcnte o avadata immessa sul mercato dellc idee e si

pensa cl.rc una quu chc Food ar.rd Drugs Adminisration debbapotcr fornularc i criteri capaci di evitarc le nafie crrlturali. E un

caso csenpiarc cli falsa coscienza. Presupponc una verificabilitàanchc là dove per clefinizior-re non può esisterc. Ma, soprattutto,onettc che nella pratica delf informazione critica ir rnateria diletteratura c varia saggistica le scelte, le decisioni, le politícire cu1

turali cd cditoriali, Ie i.rfluenze ideologichc c di tendenza non si

danno ncl momento del testa'a testa fra libro e recensore rta benprin.ra, nell'apparato selettore deil'industria dcll'opínione c del

suoi sturlrenti o bcn poco, nellc forme della destinazione, dcisuoi canarli o dclla recezioltc. Lonesttì del pubblicista critico nonsi ponc ndl'assenza di interesse pívato o di parte, in atti di cÌtura, n.ì a nella volontaria assunziore dr co rrcspo ns a bilitànelf inrprcsa (cclitoriale, politica o tutte due) che a lui filtla scelte

corlrpiute da alti c in alta scde: oppure nclla capacità dí inclu-dere nei propri testi quanto basti a identificarli come coscienti

240

ATTI]NTI AL")NESTÀ DEL CRI'ITCO clcl .<sistema>. Non si ratta pirì di moralità ma cli politica dellacultura. Anzi di politica c basta. Nel primo caso si dà la ripc-tizior.re di unll pratica esisîentc aineno cla qualche n.rillennio,quelle del gruppo o setta o banda che opera in modo píù o mcnocoeso, elogia e cclebra lc opcrc dci propri mernbri, dcnigra oignora awersari e via discorrendo: buona gucrra e pochi scrupo-li. Ncl secolrdo caso si è, ilr qualche nisura, ncn'fficialità: e d)ora si adottano e lodano gLi ipocriti modi deJla NYR oppurc ci si

sfoga, nella vigliacchcria dei c{opocena, tnagari citando un comico r,elso alfier-iano: "schiavi siam sì, lu schiavi ognor fiemeuti>,.

Mi guardo bene dal fir crcdcle che non siano auspicabiliprincipi e criteri volti a garantire i lettori. Ben venga ogni trasparenza possíbilc, ogní lumc di professionalítà. Ma se si hanno (io Iiho) dei clubbi sull'esistcrtza dí <una, società cultttrale e dellc cer-

tczzc su urìJ pltraìirr c.,rrflirtualc. rllora rcg,tl.. r.ttgano fisstlc.dspettate irnche con fanatismo, ma ali'interno di una dichiarata

"frazione", non illusorianente erga omncs. Luso dei favori, labr$tdrella lcttcraría a buoLr rendere, ie pratiche feuclali c camorristiche e, perché no, l'infiluazione cìi potcri nearche troppoocculti, l'ir.lrpiego cli listc ncre (parlo per esperienza) non autoriz-zalo l'ipouisia rnoralistica dcllc tante pubblicazioni di elevatczzaspirituale e riservati finanzianenti. Non so sc l'aggettivo comuni'sta abbia a che fare con il salarìato, si fa per dire, intellettuaìe; se

sì, può avere a che dirc circa la sfera dcgli assegrú, contratti, pub-blicità. cdrtoria sowerrzionata, economía dei neclia. Vent'anni fa,il rcccnsore, seduto alla macchina per scriverc, con facile cinisnodíceva di star faccndo la sua <narchettar. Oggi non ìo pcnsaneanche. Questo è, credo, il suo vero disonorc: non rel farsiospitare, Rilke maestro, dalla vilia dcll'ndustialc disposto a

irvestire per una collezione di lirici scandinavi o nel trafficare perurr plernio o ulì po5lo in accadcrnia.

Cerchiamo di essere seriamcntc disonesti. anici recensori.Non è facile.

8 rnaggio 1992

241

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l'

Tommaso I)i Francesco, Tffitari, Crccetti, 1992

Che trovi buone le poesie di Di Frar-rcesco e io dica subito,non ha molto senso se non dico anchc che questo librc, Trtffatori,I'ho letto e ríletto con vera passione c vero disagio. La passione(attazione) e ìl dísagio (difficoltà, scontentezza) dovrebbero csse-

re tratti alla luce, sono un doppio movimento avl'iato dalla lettu'ra, non un indíce di valore. Se Ia poesia non fa qr-rcsto, che fa?

Primo, non sono versi uqualunque", sono <oggetti>' fabbricati, finzioni di arte povera, anzi opus reticu/atum o, come dicel'autorc, bozzi di creta, cretule, segnati da un sigillo, prima diqualunque scrittura, volontariamente informi ma <improntati>>,

conglomerati di parole tangibili (3<concrctc>>, in inglese, è il calccstruzzo).

Ma la lettura non mi confcrrta. E scorartc, non confortante,registrare l'aumento del numero degli autori di versi lirici seri e

autentici, proporzionale alla crescita della scolarizzazione nazio-nale nello scorso trentennio. Ho letto in questr ultimi anni moltimanoscritti inediti di poesie e di autori sconosciuti; con l'impres'sione, non solo mia, che la qualità di intelligenza formaÌe e diautentico noto alla scrittura d'un buon dieci per cento di quelìe

legioni sia oggi reale e vada al di là di tendenze o fazioni o scuole.Che fare di queste poesie? Monolinguistici o plurilinguísti-

ci, manieristi o immediatisti, centripeti o centrifughi: classifica-zíoni, olfre tutto, inservibfi. Certo, si pubblicano versi firmati daautori noti e magari famosi, che sono senza esitazione da chiama-re robaccia; in plaquettes di editori minimí o sconosciuti si leggo-

no versi che scuotono e interrogano; quando, come nel caso diDi frarrccsco, si ha la con[erma cli urra r ocrzionc o tcmperarncn-to si è contenti.

Ma, sempre più, sempre più inguaribilc si awerte la separa-

tezza corporativa dei produttori c anche degli utenti. La rivista,.Poesia, che si occupa solo di poesia, ha cinque anni e bcn cin-quanta numeri, quindi un suo pubblico specifico, come ,,Caccia

242

UN (OPUS RETICOLATUM)> IN VERSI c pesca> o <<Fai da te>. C'è cli chc riflcttt rc.

Quel chc I)i lìranccsco clicc in ttttrt slt,t tìolrt, it plol:rosito cìi

alcuni noti versi del Cavaicanti posli î cpi1lr'rtfc, "sttlla rlisranzacostante L...1 fra tempo rli scrittula c sccllt tt,tlcltlt i)cr csscfc

adeguati ali'esistenzan potrcbbe volcl clitc cìrt il ltrtrlro lavoroper la soprawivenza divora rluello neccssrttitt lìlrt sctiltttrrtl traprefèrisco intendere, più generalmentc, clrc trotr si rtllLr.iit itl rrrillenario contlitto fra <letteratura) e,,vita,' uit it ttlìit st[t ltttrltlissi'na specificazione: quella dello scarto, anzi clcllt clivrtt icrtziotrc Itrt

significante e significato, dilatazione mostflrosrl (rtcl scrrso clitrico) dei processi di nichfisn.ro applicato, chc non ò lììrtìiìflirÌ rììîsintomo (cotrre se poi, di sintorni, di <norte ir viso',, tttxt tlt',',"."i-. fin trnr-,ni | )

Vi ci siamo awezzr, in superficie corue irì proforl(lo, pcr'

l.notivi che non è il caso di riperere qui ora; notivi bcn laclicatind nostro nodo di produme e consllmare. Più o meno chiara'mente, tutto questo è verità ban'ale, Fa marcire alle radici ìa parola coìloquiale e quotidiana, la emotivo-pcrsuasiva: non solo queila poetica. Ianto è vero che oggi se si tenta .li svegliare - peresenpio nella scuola una sensibiÌità alla pocsia, non già la si

ottiene perseguendo - comc fu nello scorso trcntcnnio - unafuoriuscita dalla lcttura cosicldctta ingenua con la messa in operadi una srunentazione linguistica e formale, volta a far capirecome il testo .,funzionir: che già fu gclìetosa e imperiosa ilìusio'n(. lìccc:qaria qurnt o insuifrcierrt e.

Omai non le mode rnetodologiche ma i muLamenti reali e

atroci della vita sociale, che quelle node inducono, ci hannoaccolnpagnati a un luogo cli non ritorno (e non dawero, Io ripe-to, per I'interpretazione dcllc scritture lctterarie ma perun'amplissima parte della,,norttale>' cotrunicazione verbalelaconica) dove la divarícazione fra segno e significato schiudealte scalinate di interpretazioní ir.rverficabi.li, fulminando i len-rmi

dei dizionari, magari a colpi di slogan pubblicítari.Benissino, viva Ia morte, da cosa nasce cosa. Siamo a.l pun'

to che se, ilr una via di Milano, chiedo al passant€ che ore sono,quello <stralunando affatto" può gridarmi, come a Renzo in tem-po di peste: uVia! Vial Vial". La parola non comunica ma nean-

che ìo vuole. Nessuno ne soffre, neanche Renzo. Se Di Francescocomincia .,Quest'ora ricca d'uccelli fanosi / bianchi fino a l:inilsiecc.'' I'rggettivo ufamosio nou ha un valore (prirnario)

243

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r|f

ritrnico-fonico e tanto meno allusivo a <larma>>, <celebrità> ccc.na è un jolly, ull scgllo zero, una zona neutra dclla loquela.

In parte tale procedir.nerrto "- dove si pofebbe scorgere atti-va la funzione língurstica che sen'e à nantencre il ucontatto"con.r'è cli chí <straparla> per un qualunque choc nentaÌe - eraben noto ai surrealisti ("padare senza aver nulla da dire",Eluarcl), con l-lngaretti c ccrti lomani anni Trenta, come DeLibero, presenti, per eredità plofonda, al nostro Di Francesco(come avcvo rilevato cir.ìqui: anni fa prefacendo i suo CÌinícha).Ma oggi è solo uro dei procedinenti, propriamente par<-rdici,della lirica dei nostri arrni, una dcllc armi della sovrabbondantcpanoplia di effttti estranianti, tutti convergcl-rti, anchc quelli cirepiù astutanente lingono imurcdiatezza e pathos o trasparenzaenunciativa, ad azzerare ogni framnento di ,rsensoo a favore diplurimi e irrefrenabili <Detesensi). Sì che il loro <messaggio>veramente convogiiato consiste in una doppia notizia; la prima è

chc tutta la comunicarzione verbale quotidiana, qualora non siaconvenzionata con le tccnoscienze o col gergo dei <produt-tori consunatori" (linguaggio dei media, in ciascuno di noiincorporato) tende r esserc tanto più assorbita nella oscuritàdelf invelifícabiie e dell'hconscio quanto più è rigurgito che sifir.rge, o si crede, discorso; e la seconda è che i1 processo di stran-golamento della poesia (lirica) iniziato ur.r po' più dí cent'anni fada alcuni grandi sirnbolisti, è ormai, dopo molti e gloriosi e strazianti sussulti e urli a rantoli e..parola, tu mi manchi!>, giuntoalla suî l!nc.

La scrittura nonodica (che è o sr finge solitaria), soprawis-suta come una specie rara fra lc terrc esercitate dalle artiglieriedelle avanguardie, non rinpianta recedc c rcgna su aree sefiìprepiu inacccssc ( plorettc. Nu,.rvc [orme di polifonirdrammatico-narrativa tengono il carnpo, recuperardo spesso[eLìc.:rnente gencri letterrli clre p,rrevano scomparsi nci muscj.

Quanclo Pasolini, quarant'anni fa, chiedeva si invertísse lapretesa novecentesca dí portare tutta la prosa sul piano dellapoesia, non potcva inmaginarc (lo capì più tardi) che l'uno comel'altro ternine stavano subendo uno svuotamento dall'iìterno.

La poesia, si sa, ror-r muore mai: na quella che scrír'iamo e

leggiarro somigLia sempre pir-ì spesso a un omaggio {lorea1e allasua mcnoria, a un rimorso imba razzato. Chr in qllesti versi di DiFrancesco dice ,.ioo è tutto b.alzi rabbiosi e contenuti. Mi fanno

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lrensarc alla sceua clcl plirtro liltrr 'lt.l lt,,tt,,r i, / /// (lrr:rrr(l() Mt'.

Hyde è in un palchctto di citlr:ttr'l ,, lu lt',t tt''t,tt, t r',,lrt, rr,l,,glisguardi ora ellc ballcrine otrt rrllrt lrLttcrt, r,! lrilllt( lìi 'r lrtlrt rt tlalbalzare sul proscenio pcl aggtcclir'lc. Vi,,l, ttz't ,lr, ',r v,,ltt ,rrr,.lrc'r ímmobilità e allucinazione.

Il brutaLismo di cui discorlo, clrr l'olil.rrr,r I I I r ' | | ( ì I

I I '

I I I i I I I ( I , a

però dí cor-rtinuo come perforaîo c lxl(()tsrt,lrt rr,,llt ltttrtttt,tsi ifreschi, da accenni melodici Prcsto s()llì)tirli ,',1, 11'1 (.i ìrr

vololtà di costruire sequenze, storie, r,ict:tt,l,': ,,,rrr, tt, ll,t r,, titsul canto della Callas ("Medea"). Anchc cltttllrr ,li vt rrti, h t, ,,'trrposizioni intitolatc u]-inbo" è una fortc illcltl(tìitltllrl, lt lìrllir rrlda ricomcnze iconiche (oggetti, al plurtrle; pczzi t li prtt srtllii, ,l rrrrr

soprattutto da quello che è il massimo segno cli rtLrtt rr|icitrr ,li I )i

Franccsco; la scansione degli accenti, il martellio sctttlrtt sir tttis

stl110.

Ad esempio questo fuammenlo, cefto segnato cltt llltrrrlrl, ,lidura e risentita autocoscienza storico politica, clovc si ìtgrttro

ariosi atti di libertà adolescentc anche rimbaudiana c colrlcLrtrlrr

ira adulta: <Nello stesso ten.rpo moriva / solo volando nei piazzali

/ píení d'aria, vedeva pallido / il sapore del giolno / sccndcntl<rnello stesso tempo / riempiva i muri della tera, / alztrva duro unmuro di calce / e nello stesso tempo víde / con la folla le propriedi / spezzate, conobbe l'attimo / quanto dura fissità e pîezzo'>

Dove si può indicare quanta strada (anchc politica) sta fra ilragazzo montaliano chc oaccanto ad una rosa balaustrata / leÍìta-mente moriva sorridendoo sessant'anni fa e questo, segnatoanche dalla citazione dantesca via Caproni e spietatamente stretto nelì'e mblematico rappor-to dí dttrata/ durezztlfissità, sigla diDi Francesco.

22 uaggo 1992

245

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ur

1981. QUANDO FAURISSON FU ES'TROMESSODAI,I]INSECìNAMENTO

Leggo r.rcll'anícolo di lìossana lìossmda sul ,.rlanifestoo diieri di una nanifestazionc fascista a Roma dove vcrrebbcro pre-senîati, tcorici dcl cosiddetto <revisionísmo storiografìco", Lvinge Faurissorl. Il primo non so chi sia. Dei <revisionisti>> conosccrsolo í testi clella disputa tedcsca cli qualchc anno fa. Ma di Fauris-son conosco un líbro. Chomski gli scrisse una prefazione che glicostò guai d'ogní sorta.

Nel gennaio del 1981 ero a Parigi. Qucl Faurisson cra statoestromesso dall'insegnamento per via di resi, sulla strage degliebrei, ritenute indeccnti. Da Londra un illustre studioso italianomi fecc l'onore di chiedermí una <cxpertise> sul libro. Lessi e

scrissi una lettera. Ne l.ro copia. Sono andato a rileggermi. Alcunipassi mi paiono lncora intelc.sanri.

Premesso il rispetto per il ger.riale studioso che Chonski è eper il polernista politico, awerso,alla guerra del Vietnarn e allaamministrazione Nixon, giudicavo che la banda neonazista allespalle di Faurisson aveva fatto caderc Chomski in una trappoìaben congegnata e utile a chi da anni ne contestava le criticl.rc a[apolitica degii Stati Uniti. Nella sua incriminata prefazione Chom,ski non aveva torto difendenclo il di1no di liaurisson a clire,anche cla una cattedra, quel chc avesse voluto. Il suo torto sem-mai, prossimo a una colpa, era "l'angustia etico-politica, la ir.rcrc-dibile ídentificazione di onestà e moralità personale e di doverecivico socia]e c culturale", identificazrone oggi, nell'Italia presente, tanto di moda conaro il rcgine dei pubblici ladri quanto ipo-critamente diseducativa cla ogní seria riflessione sulla politica e lastoria. A cluella puerile identíficazione divirnì morale e di finalitàpolitiche. scrivevo, <si debbono tanto alcuni dei più bei tanipolitíci del nostro tempo, come l'opposizione intellettr:ale c gio-vanile alla gucrra del Vietnam, quanto alcLni dei più clisperanti,corne iL crollo di quella ncdesima opposiziolrc, la sua mancanzadi coerenza inte.llettuale e di cìurata, una volta chiusa la guerradel Vietnam".

246

Chonxki è, dicevo allora, il ritratto (e la vittima) deìle con-

traddizionj dell'llluministr.ro; qttanclo tlon ò r'icot.rosciuta, la dia-

lettica si ver.rdica: .,quando non vi sia o notl si veda lcome oggi]

una prospettiva poÎitica più anlpirt chc nott sjrt la difesa delle

liberià coitituzionali, bisoìna colìrlrattctc oy'ni [\'ru I n erbot lnirifelivo alla lesislaziorle reazionaria dclla lìcprrblrlit a lèderale

tedesca I e osni dinieso di catteJra trrrtt s.'l'r. v:t 'l:t 't. ISlhen'irtio a Bonaiuri'virdrnc dcllr lcgi',lrziotrc I'tstirt.tl trr't 'ttttlrc a tttr

Piebe o a un Faurissonr' Corne oggi, clico, i pct'ìttttc ogni

discorso di leg'alità volto solo al rispetto clclic ttt'rrrr' r'oslilttzio-

nali (illeeittimità di Gladio, ad esempio), tlì lt<'trl' 'tl 'liscot'so,

o.ote-o -" realistico, di chi alla decenza costiltrziotrrtlt 'ttrltlto-;c, retrospettivamente, la funzione anticolìltlLìislrl rI llrt trostta

subordinazione agli Usa. A udire Guzzanti, 'Ibt h c I )'Arrrrtto.il

Tv si rnisurava l'ùtoc-listruzione della sinistra italiattit; trtrt ttrcglio

si direbbe della repubbiica, difcsa solo dagli anicoli tlcllrt urslitu-

zione e del codice e dai cittadíni onestí o impotcnti c lirrillrìrentc

oscuramente lieti di essedo c di sentirsi virtuosi

Quanto al ,.cotrfuso dossier" di Faurisson - chc, sctlvevo,

'.è ouàsi ccltamettlc un trrrttriaco c url delinquentc' ' "cìri lo

stdmDa e lo sostiettc sono probabiìmente dcìle beìvc c Jcgli

urruriit'rir, - si impernia su di un solo put-tto, quello delle camere

a gas dei nazisti; mentre invece quel che si impone, dopo un qua-

rantennio, è.,un tipensarnento storico serio, ampio (ín questo

Faurisson ha ragione), che non abbia pietà per il mito il nitonon sono le mo;tagne di ccneri degli ebrei europei, fra i quali ci

sono anche quelle di tanti miei parenti; il mito è l'operazione, a

un tempo "fiisativa" e "removente" che, non paradossalmentc, è

stata compiuta più in Gcrnania e negli Srati Uniti chc nel resto

d Euroua. Traslortnando le (lorie e Ie imrnrgini dell orrorencÌl Oriore Assolut.r c irricrnale e ponendo a capo di quello non

il nazismo storicamente esistito, con i suoi fondamenti economi-

co indusriali e le sue compJicità ilìtcrnazionali, ma Hitler-Satana

[...] se ne è fatta la sac;a rapp res entazione del "mistero"

dell'anúser.r.ritismo, così separandolo dagli altrettar-rto vastí c atro-

ci maceili che la nostra società e cultura ha fatto e continua quo-

riÙanatnente a fate irt turti i corrtirtertti"Aggiungevo, nella [ria lettera: ,,'Irovo terribiìe che r]on ci si

ch ieJaìbbriranza pcrche. pcr quali ragiorri storico-politiche'ur)a pane così rilevartte Jc[h opirtiorre Jctrtocr,Ltica quclla tteJJa

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il

qualc, in sostanza, vivono e operano la rnaggiol parte dei suoí emici anici, si sentirebbe scossa e turbata se si dovessc provareche i nazisti haniro massacrato solo la metà delle vittiÌre che sonostate attribuir$.

Ma quando leggo c vedo che uso viene oggi fatto - al di làdelle tesi e opinioni - di gente come qucl Faurisson (.,era nazistada sempre, lo so perché eravamo cornpagni di classc, al liceoo, rnidissc allora un parigino r.r.rio conoscentc) ni chiedo se, in unaqualche urisura, non ho peccato, come Chomski, di ingenuaunobiltà dello spirito>. Solo che I'amnrinistrazione che cacciòFarurisson da.lla cattedra, pochi nesi fa ha mandato assolto.rpernotr luogo a procedcre" ur fascísta franccse, autorc di ogni sonacli delitti e infamie, che una ecclesiastica catena di Sant'Altonioebbc a sottrarle per quarant'anni aJla giustizia. In questo, non sia-mo migliori dei francesi; anzi. Niente da fare? Tutto da fare, inve-cc. Ragionare e persuadere. Scoprire dove, sotto le false incante-voLi libcnà di scelta, si celano - negJi inconsci e nei rimossi sociali

le iorzc Jcllc u( ccssirà chc è quarto dire: dj verirr. E porrarlc -fra cinquc. di.r'í ,'venr'arri alla lucc deJJ'agirc poliùco.

Fin dal 1125 si cra irltttito i ltc trt II'rt,,1ttrr ,l( l rrir( ( '( r'iì loiodio. Ce lo ricorda Jules Miclrclct rrr, l stto l x llir,r,irrl r ll,t,t ll ttt,trr,Iripubblicato dalla casa eclitlicc ]l Mt'lrrn11,,l,'l I ,' 1,rrl,l'lrr ,' rrcl

1861. Voletc sapere quale è la clilfclcrrzrt ltrt r r t r , , , . I r r r i r , , ,lr ,1';'i t

Lrno stofico ronantico/ Chiedetevi clLtrtlc storirrr ',, rillrr'l'1,, ,,rlrcMichelet, rn libro intitolato <.Il maue>', Lrtr rrltro irrtitolrrtr r " ll I'r, tr"'c un terzo intitolato <La Bibbia dell'Umruui".

Micl.rclet stava concludendo íl suo rrrrnosr ritt,r ,1rr,rrr,|.' rl

suo amico Giuscppc Montanelli (qucllo chc ncl lSll'i r'rir :,rrrrrr

capo del Governo Prowisorio in Toscar.ra) gli lccc rnt ll rrrr o1,rr

scolo cli un fiorentino dottor Barellai a favorc clcgli "( )slrizi rrrrrri

ni> per i ragazzi in pericolo di etrsia. Colui ne avcvrr .llx,rt() urì( ) ilViarcggio. Forse il fiero spirito repubblícano di Mlchclcl 11li lìr'comettere che la sorella di Bonaparte, la Elisa Baciocchi, fìr pt>babilneltc all'origine di meno umanitari e più clivertcnti stl[>ili-menti versiliani. Dal diario di Matilde Manzoni si apprcnclc chcnell'anno 1850 una gioviretta come lei, votata alla tisí, si bagravaregolarmente su quelle spiagge.

Comincio dall'ultima pagina di Michelet perché è straordi-nariar:lente attuale: il srÌpedavoro e ..1'eccessiva produzione>distuggono le noste esistenze. <Una società così agitata, cosìviolenta è una vera e propria guerra all'infanzio. Bisogna torna-re sul mare, portarc al mare r figlí.

Fu ascoltato. ll progrcssisrno laico, repubbLicano e socialista, spinse al mare la borgl.resia maggiore, poi la minore, final-l.rente il popolo. II Fascismo favorì Ic <colonieo e altrettantofece, alla vigilia della guerra, il Fronte Popolare francese. Gli stuclenti parigini del maggio 1968, col loro - bello slogan surreaii-sta (<Sotto íl lastrico, la spiaggia>), sebbene uno degìì anfiteatidella Sorbona si intitolasse a Michelet, forse non pensavano diripetere a distanza di un secolo la vocazione al mare del veccl.riostorico epico umanitario.

Chc nelle tre parti, annato di una amplissiraa biblìografia,clà fondo e tutto cluel che si sapeva e diccva aÌlora a proposito delmare e degli oceani. Gíà anni fa, a proposito C.i rna versione del

11 giugno 1992

248 249

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F

suo capolavoro It strega, m'ero avveduto del complesso rappor-to conflittuale tra Michelet e Baudelaire. Il mare infatti esce nelL867 , [ra L'amore (1858) e La strega (1862).

Baudelairc, che di tanta forza allegorica investe le onde,aveva concluso nel 1859 i suoí Fibre con la poesia Il uiaggio (chenon a caso Sainte-Beuve, rispondendo a un ontaggio di Baudelaire chiarnò. con un lapsus inte)ligente, Loceano): vale a dire con lanavigazione verso la mofte. Né si legge senza il brivido che pre-cede l'apparizione cli qualcl.re dornestico spettro, in una deìle pri-missine pag.ine del libro dei da Baudelaire detestato Micltelct, lalocuzione "Il nare delle Tenebreo, emístico del subiirne finalcbaudelairiano (<E noi ci imbarcheremo sul mare delleTenebre...r) con tanto di identica naiuscola,

O forse che la tremenda tempesta, sei giorni contirui di cata-strofi, vissuta daii'autore sulle coste della Grronda nel 1859 e quidescritta, pcr l'arte con cui non vi si parla quasi maí dello spettaco'lo ma solo dei suoi effetti, non potrebbe aver lavorato nella nemr>ria del giovane Proust, trentacinque anni più tardi, nelle pagine

su.lla ternpesta dí Penn.rarch nel lean Santeuil? Perché Proust,ricordiamolo, era rneno snob dei nostri letterati per í quali Miche-let è, corne Hugo (quello det Lauoratori del mare, 1866), una sortadi retore irnbecille: e a lui Marcel acceiuta con finezza n el suo Tem'pr., perduto: anzi, proprio a questo libro, I/ rzzarc, e alle pagine sullan.redusa, il riccio di mare,la conchiglia. Ma scorriamo tra i titoli cìei

capitoli: i farì; il mare di latte;le sirene; l'arpione... Quante le pagine intelligenti, quantc le notazioni di costume, compreso (cento-

quarant'anni fa!) le sdcgnate parole per i turisti cretini che a bordodeí battelli ballano al suono di una annoníca a bocca.

Credo sia necessario acccttarc, anzi, attraversare, l'enfasi, lefrasi a effetto, di questo Michelet e di questo suo ,.Mareo. Non è ilmare degli impressionisti ma scmmai quello che, proprio in qucstiar.rni, Courbet dipingeva, onclc nerastre e schiuma bianca, popola-te di pescivendole o forti mogìi di rnarinai adantici chc corronodisc-inte su e giù per le scogiicle. La densa pece erotica di questc,

come di tufte le paginc di Michelet, fissa nel mare, nell'alga, neÌpesce c uclla sircna una salutc che i decenni successívi perderamonella tctraggine deJle imprcsc coloniali, clelle coÍ.\zzafe imperiaÌi e

cleile ubarche> cla diporto. Oggi s'appizuro chc il mare fu.

PRIMA CHE ARRI\'[ II- IICCIO

Ci fu una lir-rea tradizionale della Sinistla europea eirternazionale: esigere dallo Stato il rispetto del patto che lo fon-dava se non si volcva che le rclazioni fra gli uorÌini torîasseroalh tioìenza lisicrt ossia alJa gtrerra cívilc.-Cli esqr',pi di quesriconÍlitti feroci sono continui e immtnenu.

Lidea che i rapporti fra lo stato c i cittadini siano quelli frauna parte o ceto o classe e un'altra parte o ceto o classe è stataalle radici tanto del pensiero politico di ,.destra, come di quellodi <sínistra>. Lo rammento ai più gíovan.i che sono statí educati,o diseducati, a tutt'alta interpretazior-rc clcile cose del mondo.Perché la ragionc che ci deve spingcre a combattere e riiiutare laviolazíone dclle norme giuridicl.rel nel caso di Adriano Sofri,Or,ídio Bompressi e Giorgio Pietrostefani non può essere il valo-re assoluto delia giustizia. Credere nel valore assoluto della giu-stizia è fare somma ingiuria ai suoi fondamenti. Dobl:iamo direcon chiara serrplicità che tutto il modo con cui è stato condottoil processo fino a quest'ultino episodio di scandalo è un csempiodi fomento alla illegalità senza freni. E quindi la risposta chedobbiamo dare non può essere solo quella necessaria a salvare cla

danni irreparabili l'esistenza degli accusati: deve essere l'assun-zione di scelte positive oltre che giuridiche e moraÌi.

La ripugnante pratica che li colpisce è solo la prosecuzionedi u,r modo di gestire la comunità che è stato teorizzato c legalizzato per olte vent'anni, con i lisultati che vediano. Quando crvenisse dctto che - e a dirlo possono essere anche Sofri o moltiamici suoi che, comc lui, ríspettiamo - indicarc con la proprianano la radice della ingiustizia, anzi il credere cl.re una radice visia, è un errore di lettura della società e della verità umana, nonora e quì staren)mo a disputare. La disobbeclienza civile cui ílcomportamelìto di alcuni magistrati ci inducc (c chc è stata a

fondamcnto di alcune de.lle massime democrazie storiche), essa èsì ì1 luogo fuggevole e anche insufficicnte r-rel quale gli imperativimoraìí e quelJi politici fanno tutt'uno. Per questo luogo, e perquesto tempo, non possiamo soltanto ma dobbiamo essere dallaparte di Sofii, Bompressi e Pietrostefaní, per poco che la nostra

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10 giugno 1992

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parola possa. Al di là di qucsto luogo e tempo, se un dovere c'èesso è di costituire mete e forze politicl.re che alterino í prcsentipolítici rapporti di forze, La distruzíoue e il suicidio di r:na dcllerna.sirnc ipotc'i di s,rlr ezza dcl uenere unìdno. lìraticati inrornr' a

noi, lron vengono solo per nuocere. Ai giovani lo abbiarno dettonoi e essi, nclle forne rneno inmaginabili, lo hanno inteso criprendono - alla radicr:, appunto - ad agire.

'Iutto qucsto può non essere condiviso da molti di coloroche sono oggi contro la illegalità che colpisce qllci tre cittadini.Due di costolo posso clire di non conoscerLi. Quanto a Sofri, locorr,,sri,. ho consi,lcrrzionc grart,ìe pcl Jc su( qudità inrcllcttua[ic uorrrLi. dis.cnlo Jallc,uc posizit,rri filosoficlre e politichc. queì

le di vcnt'anni or sono e qucllc di oggi. Chiedo a chiunquc dif?re quanto è possibile perché possa intet'rotltperc la sua ammirc'vole protesta e pcrché i tre imputaîi abbiano il processo che laLo:tituzione c loldinc giuriùco rl(vollo gJranlirl.: a scanso Jur-ro scandalo che può solo portare, pirì prcsto di quel che si cre

da, aì peggio.

PASOLINI CRITiCAVA IL <<MOS]]IO> VAI-IììLI)A

L.r data 10 ger-u'raio 1970 sui n.2 dc:l scttirr2rralc..'l-cnrpo',,Pícr Paolo Pasolini - che ví tener.'a una rubrica scttinranulc sclive (vedi p. 156 diP.P.P., I dialoghi, pref azione cli (ìian ( llr'kr Ircrretti c a cura di Giovanni Falaschi, Edrtori lÙuriti, 1992): "l,rrstrage di Piazza Fontana fdcl 12 clicembre 19691 ò ii prixlonoestreuo di una sottocultula (oggettivamcnte anarco lascistir) cìrcsi prcscnta come opposizione: rna la sottocultura ufficialc è nonrncno pericolosa, anzi, essa lo è dí più. Essa porta al fascismo c alnazisuro, agli stermini di massa, ai carrpi di conccntfiìnento c rti

genocídi. Lignoranza dci corsivisti lallude ad alcuni "corsivistianonini nci giol.rali di dcstra" che hanno scritto cose indcgnc sLr

Moravia e me per aver paftecipato a una riunione per la costitr,r,zione di un conitato per la resistenza contro la reprcssio-reì èpari a/l'ignordnza di Va/preda c :oci, e perciò abrettanto iru.fame>>

lcorsivo rniol.Nel contributo successivo. datato 17 gcnnaio (a p.7 62 de)

volume citato), rispondendo a una lcttcla di Guido Monranaindignato pcr la .,caccia all'uono, cioè all'anarchico, al Libcnario,al contestatorc, al giovane capellone hippy" s per la mone diPinell nella Qucstura cli Milalro ("solo fra molto tempo, forse,saprcmo la vcrità"), Pasolini scriveva di fornulare

"qualche giu.

.ìizi.r. su .Val1'redr e i su,'i :trnici rort iu quanru inrt,-.'ccnti oco[evoli, ma in quanto persone esístenti c idcologio. Questc sueparole, si ricorcli, venivano scritte mentre la quasr totaìità dcllastampa chiamava (rDostfo)) Valpreda e la opínione era fclicissimache la sua vita - la vita cli un ballerino anarchico, che dianinc,r.tor quella di un sano opcraio Fiatl cominciasse a essere stitolata da un intelninabile iter processuale. E il giudizio su Valpre,da e i suoi amici, aggiungcva l'autore cli Accdttooe, <non puòesscre chc negativo, anche per un innoccntista. Essi appartengo-ro t rtrt sol lort-t,-'rtJo crrlr trrdc, ricJllirlo (.rielltatore, tcrtoli,/,/í oc terrorista. Hanno trasfornato in qualità cli vita certí plincipiche su ur.r piano culturale elevato hanno pieno diritto di essere;ma elaboltrti nel sottomondo cultrrrale .livei.ìtano stupidi e quasinpugnan >).

I luglio 1992

NOIA

L Nei luglio 1992, Sotri, Bombressi c Pietfostefani, nonché trumelosi lorcr

.rrrri. v",,hi i.,f,.',i.d., ,rr:'ri,:r:ri. 1LIIr ir p";rr,rrirrr r|ì. . iop,-od.ll,.

..Irc.o|l'o rf.,.r"..ne.rl^rl.rgi'rJizir'rlt "'ozi"r^.lelì, |rrr',.' cziorrcriui I

ploccsso era stato da pliucipio rssegDato) allà Sest. sezjone, sPccializzata in proccdincnriper iettidi icrrorisro. (luesto trasfer-incnco da una Sczjone al1'rltra iudenunciatr c,:,me una nsottrrzicrrtc.rl giudice naturalcu e Lrna indcbit'r essirljlazione dcl processo a quelii pcr bunda arur,rtLr.

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Una scelta di testi pubblicati da Pasolini sotto il titolo di I/caos - su ,.Tenpo>> era stata pubblicata dalla rnedesima editrice,a cura ,-li Gian Cado Felreni, ne1 1979. h una nota del curalorcsi affernava di avere compiuto la scelta .,escluder-rdo quasi deltutto la corrispondenza con i lettori che ne rappresenta un aspet-

to sostanzialmente secondario>. Da un calcolo somlrario, laesclusjonc colpì poco meno deila rrretà dei testi pasoliniani com-persi sul settimnnale; e quindi ci si dcve rallegrare dell'edizíoneprese|']te.

Rìlevo però chc né la prina ué la seconda clelle sclitturepriura ricordatc comparivano nella scclta del 1979, poi ristampata i'anno scorso [1991]. con una introduzione di Tullio de lvlau-ro e una parte clcl.la prefazione di Iìerrettí. Quella dcl 10 gennaio,

con la sua esplicita prcsa di posizionc politica, non rispondeva a

nessuna lettera di lettore. Era un paragrafo di undici righe inseri-to lra altri invece riprodorti, dei quali il sLrccessivo era proprio laiettera di un lettore seguita da risposta. Quella del 17 gennaio era

anch'essa una risposta a duc letteie (la prirna deile quaÌí, dd già

rícordato Guido Montana); la cdizione del 1979 omettcva iipalagrafo chc ho r.icorclato riguardante, come 1l precedentc,VaJpreda c chc è dj tredici ngl.rc, mcntre pubblica il resto dellarisposta, pcr circa clue p-,agine. Ci-re la omissione non sia casrule eabbia una intcrzionc, è possil,ilc inferirlo anchc dalla pag.LXVII dr:lla <<Notii ai testi', dovuta a G. Falaschi, dovc si r.ipor:ra

un lirngo tratto chc (nella copia dattilosct'itta) seguive iL passo su

Va$recla clel 17 gennaio. Quci tratto non fu pubb[cato, dicc lanota, pcl volontiì dell'autore o clel direttorc del peliodico, Esso

svíluppa, prcsso a poco sul ncdesimo tono, il giuclizio, anzi la..ripuglanza> di cui al franulenro omesso nel 1979. Un puntocosì controverso solo oggi è leggibile.

Pcrché qucsta mia precisazione? Perché pcr dodici arni sipreferì che con la finna di Pasolini non comparissero i gir:dizi su

Valpreda e il silcnzio su Pirelli, giudízi coercnti con quanto ilpoetà aveve tailtc voltc esposto circa il movimento extrapat lir-nìclìtrrc e con il suo fiand.reggiame nto delle posizioni del Pci? Ilettori de "l'Unità" chc l'anno scolso acquistarono il vo.lume coni'edizionc domcnicele non risclliarono di saperc come Pasolhi (eil Pcj) l'avessero pelsata sullc bombe cli Piazza Forìtana all'inizíodcgli annì SettanLa; o ron più cli iluauto, quarant'anní plitla, iloro paclri cui si cclava la verità suile sccltc politichc di Grarnsci

2t4

ín prigione, Pasolir.ri sembrò (ir qucl rrIorIIr'rIIo, srrlr,o r.icr.cclcrsi,aìneno in parte, quattro anni piir tafdi) norl sos|clllr.c clcllespietate opcrazioni politichc artidemocfaticht clr( vcrìiviìno cor-r-clotte allora, dall'intcrno dello stato c clal govcr.nr,. Si lirrrrcì adaggredire il Fascismo clichiarato e la <inculturrr,' lrolrllrtsr', c rclifcndersi dal opotere studentescor, chc, conc irrgcrrrrrr:rcntcdeluncia in quelle stesse pagine, metteva a rischio I'csisrcrzl clcipremi letterari ossia del potere suo e dei suoi arnici. (Jtri ò fìrr.scuna delìe ragioni pel cui negli scorsi doclicr anni si è corrsirlcr.rrtoopportuno che quella sua inrnagine convenziontLle nLrlia pcr.cics-se, comc le foto del "Chc", di un pathos anticonfonnisrî ( ribcl-listico da quasi tutti ítenuto tal)to più utile quanto píir ínrxrctro.

15 dicenbrc | 992

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t

Non tutto mi persuade nello scritto natalizio di Gentiloni,

clove si ricorda la Ébraicità di Cristo lneccepibile quanto alla

verità storica e.;tt:rrtto all lppelJ.' alla tolleranzr e pacc.reciploca'

Il cristianesirno non è solo Gesù e l'ebraisno non è solo il Tcsta-

mento. Quar.rclo parliamo di cristiancsimo e di ebraísmo o di isla-

-is-o Jdi ,tounesirno laico o di marxismo, intendíamo sfere di

storia, cultura, ideologia in sé cor.rtraddittorie e conflittuali Le

crocifissioni c le crociate non sono strlte dei ma.lintesi

Si può, anzi si deve, sroricizzare laglobarlità detta "cristianc-simcr.. to islaniismu o giudaisrno'. Jcfinirne lc cornponcnLi lc

r rlieta, lc n'utazjotri. lc c, rrtrrrdùzioni. Si può anche dcci'lcre 'l.t

r iutare i terinini perché ilpraticabili o inuti[ Ma non si può

far sì che non sia siato; che uìa pane fondamcntale dellc ideolo-

sie e della visione del mondo delle società europee o occidentali

ii sia riconosciura e interpretata aÌl'interno di alcuni enunciati

che fartno rifcrimenro al]c istituzioni rdipiosc. 'ocidi' giurldichc'

oo[ri.,rc dettc clisliane to giudaiche o musulmane Ò. ì Lluderc

i" dji1.r,"n7s o'si.ì il passatoò. oltrc che impossibiìc micidial..- La

pappa di semolinò è buona ma di semolino non si vive'

fo,.i"i1;ntt"ggiu-"nto ha un passato storico: dal teismo degli illu

Àinisti al;eìte supremo giacobino, è venuta la grandiosa tonce-

zionc ronunrjcr jcsli u,oJ'i.ri c clei proferi. frr il l8l5 c i] lR48

ed è \corsr nclla Detrtocrazia alla Hugo e fino J lolstot Un ldca-

le le-rco fu qucllo, Ji lajcr rcljgio'jrà ttmanirarir' ll Ìncg[o deua

crJrrrr:r borghe.r. Ma ìr borg"hcsia rton c è piu ll crpirde lhadisgregata ormai da quarantranni ll -capitale-

mantiene in vitaquilr'larca religioritrr cotl)r manÙenc il motto lr CoJ Wc Tnr:t o

bo.in,,, Pru, idrhiT st lc suc monete Oggi sappiamo invcce chc

c lc.ligionc volcrc lt Jiuo,ila. f irnperferto sviluppo capitdisrico

ha rnantenttto in talune parti d'Europ:r e Llel rllondo gll ldcall

urnanist ico.umanit ari Ji una borghcsia un po massonica un p't

rnazziniana. E onorl la divcrsità: tna il suo moclo di onolarla ò di

far creder. chc, sotto \olto, siamo lutti uPuali contc drvrnti alle

urne e'lettorali.

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GESÙ EBREO, t]NA IIIGURA CONSOLATORTA'Viene di qui l'ídea dell'abbraccio fra le fedi dei discendenti

di Abrarno. Ma Gesù Cristo non èJoshua ben Youssef, Se vogliocapire Dante e Spinoza, Chartres e la sinagoga di Praga, devosapere quale è, tra loro, la differenza, l'etimo reciprocamente irri'ducíbile. Al resto ci oensino le costituzioni e i codici.

Certo, posso eisere figlio di nessuno e padre di nessuno.Posso ímmaginarmi membro di una qualche confraternita chealla dornenica o al sabato si vcste di technicolor corne le coml,ar-se dei filni biblici e crede che la storia umana sia qucstioue dibuorra cducazione c di srrcrre di rna,ro al orete. a)l:imnnr o alrabbino all'trscita del .,cr too.

27 dicen;brc 1992

ltolA

ì L'articolo di Fortini fu tagliato in fretta e con rnalagrazia, sicché il finalerisulta pressoché incomprensibiJe. L'autore se ne dispìacque non poco.

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r oo/L ,t t-f

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CARI NEMICI'

Cari amici, non sempre chiari compagní; cari awersari, noninvisibili agenti e spie; non chiari ma visibili nemici.

Sapete chi sono. Non sono maí stato né volterriano né libe-rista di fresca convinzione. Spero di non dover mai stringere lamano né a Sgarbi né a Ferrara né ai loro equivalenti oggi esistentianche nelle file deí <progressist . Non l'ho fatto per mezzo seco.lo. Perché dovrei fado ora? Nessuna .<unità> anni Trenta. Meeliola destra della Piverri.

Ognuno preghi i propri santi e dibatta con glí altrui, Tom-maso d'Aquino, Marx, Pareto, Veber, Croce e Gramsci mi han-no ínsegnato che la libertà di espressione del pensiero, semprepolitica, è sempre stata alf interno della cultura dominante anchequando la combatteva. Tutt'intorno ai suoi confini, però, c'era-no, lungo i secoli, mfiardi di analfabeti, inquisizioni mistíche o, ascelta, grassi dobennan accademici, reparti speciali di provocato-ri incaricati di picchiare i tipografi e distruggere i manoscritti. Cisono - puoi ordinadi per posta - manualí per l'uso della calunniane). mnnagenzent della comunicazíone, lupare bianche, colpi allanuca; o, nel più soave dei casi, la damnatio ruemoriae, îI nomeomesso o deformato, la associazione indiretta con qualche noto-rio cialtrone.

Ma ci sono momenti in cui il solo modo serio di dire <noi'è dire <io>. La prima persona, quel qualcosa che viene dopo lafirma. Quesro è uno di quei momenti. Due o tre in una vitaanche lunsa.

Bisogna spingere la coscienza agli estremi. Dove, se c'è, c'èancora e per poco. Quando non si spinge la coscienza agli estre-mi, gli estremismi inutili si mangiano lucidità e coscienza.

Chi finge di non vedere í1 ben coltivato degrado di qualitàinformativa, di grammatica e persino di tecnica giornalistica nellastampa e sui video, è complice di quelli che lo sanno, gemono evi si lasciano dirigere. Come 1o fu nel 1922 e nd. 1925 .

Non fascismo. Ma oscura voglìa, e disperata, di dimissionee servitù; che è cosa diversa. Sono vecchio abbastanza per ricor-dare come tanti padri scendevano a p^lti, alloîa, in attesa che

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rt

fossero tutti i padri a ingannare tutti i figJi. Cerchiarno almeno didíminuire la quota degli ingannati. Ripuliamo la sintassi e lemeningi. Non scriviamo un afticolo al giorno ma impariamo a

ripeterci, contro ia audiencc e i contr2ìtti pubblicitari. Diamoescmpi di <cattiveria> anche a quei lavoratori che dai lolo caprvensono illusi di battersi attraverso le srade con antichi striscio'ni e poi, nel buio dclla Tv, ridono alle battute dei pagliaccetu diBerlusconi.

Lungo canali di storica vigliaccheria mascherata di beilospirito i colleghi della courunicazíone stanno giorno dopo giornocan.rbiando o lasciando cambiar-e i connotati dei quoticliani: ir-r

rrtesr che se ne vadrno quei uoehissirni dilettori chi rron harrrrogià concordato o nconciliatoo. Quanto a me, solo l'età mi scam-pa dal dovenni dimettere da qualcosa,

Mai come oggi, credo, il massimo della flessibùtà tattica delpoJitico vero dovrebbe andar d'accordo con la rigidità delle scelte di fondo. Un modcsto zappi gbàsta a capire chc è inutiledeclamare estremisticamente, cone sto purtroppo facei-rdo. Biso-gna dire di no; ma c'è qualcosa di più difficile e sto cercando difarlo: dire di sì in rlrodo da non nascondere il ,,no, di fondo; se sicrede di averlo e sapedo. Pagare di persona, secondo le regolcdcl finto mercato che finsiamo di accettare: ossia dimettersi ocostringere altui alle dimissioni, ritirare o apporre le filne e lequalifiche e il proprio passato, affrontare sulla soglia di casa o diredazione le bastonature fisiche o morzù già in scadenza. Anni fa

'crissi. enfaticamentc. chc il luogo deJ prùsirr., sconrro sarebbe-ro state le redazioni. Quel rnomento è venuto, il luogo è questo.

Chi tiene famiglia, esca.

Chi ha figli sappia che un giorno essi guarderanro conrispetto o con odio alle sue scelte di oggi. Scade il primo semestre di chi ha perso il potere, come tanti alúi, legaÌnrer-rte, coi votidi un terzo degli elettori, ossia giocando con la manovra dellainformazione e la debfità culturale ed economica di tanti nostricor-rnazionalí e, perché no, con la nostra medesima.

Cari arnici. lrorì sclnprc clriali cornpagnil crri lwcrs:ri. rronsenpre invisibili agenti e spie; non chiari ma visibihnente nernici;vi saluta un intellettuale, un letterato, dunque un niente. Dinen-tícatelo se potete.

NO'IA

Fortini inviò quesre lettela all'asscrrblee uPer la ìibertà ,:li infonnazione>,che si tenne r l\4jlano, nel teatro Frmco PafcÌrti, lunedì 7 novenrbre. Il "rnanlfe-sto, la pubblicò il giorno successivo alla uortc difortjni (x\,\'erLÍn il28 novembre), all'intcruo dcllc numerose pagine dedicatc aÌl'nut,.lre di Coz;posìta s.)hxn/ l(fìa gli a1tri, viscrissero Rossena llossanda e AÌberLo Asor Rosa). Il titolo rppostoall'articolo hr gcnerato trlvolta un equivoco: si è penslrto. cìoè, che i.carinenrici>' iosscro i redattori cìel "manifesto". Così îon è.

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29 ttoucrnbra 1994

26)

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APPENDICE

Da un opuscolo per gli abbonati del <manifesto> (1982)"-

'Nell'aprile 1982, il <manifesto> stanpò 4500 copie di un libretto, titolato<Lìbertà vo'cercando> e desrinato esclusivamente acliabbonatie ai soltoscrittoridel gion'rÌe Al rolurnv illrrsrmro d 'll. vignere di Ma"i^ Drlrraviv:r. parrec parono, oÌtre a Fortini, Mario Vegerti, Roberto Roversi, MarcelÌo Cini, Benni,Adriana Zarri, Giannì Usai, Giorgio Bocca, Hrayr Terzian, Corrado Stajano.

26t

LA LIBERTA DEL,SILENZIO DELLA POESIA'

Oggi credo sia meglio che parole di poesia non accompa-gnino quel che accade in Polonia. Non perché quelli o altrianche peggiori eventi ci debbano gelare le parole neìla bocca.Anzi. Ma le parole della poesia (in quanto istituzione) che sirivolgono alle imrnagini e ai sentimenti di giustizia e di dispera-zione o di attesa o compatimento nell'ordine sociale e politico,quelle parole sono troppo consumate da vergogne e sconfitte perpoter essere ancora pfonunciate. Letture che hanno a che farecon un mio corso univenitario mi hanno riponato a1la poesia delromanticismo naziona.le della prima metà dell'Ottocento; quan-do, per così dire, anche Manzoni era un poeta polacco. E là, inquel tempo è la sorgente di tanta poesia militante della primametà del nostro. Credo anzi che si dovrebbe guardar meglio nelgioco intricatissimo di rapporti che quel <genere> sempre risor-gente stabilisce con i destinatari, la tradizione, le articolazioniretoriche. Mi pare però di poter almeno dire che quanto più iìdiscorso della poesia sembra avere a proprio movente o oggettouna situazione o passione politica tanto piir, in realtà, fa appelload altro, a quello che negli uomini, in quella condizione si r,'r-role

prima o altrove, etica o religione e semmai proprio a quelle fontivorrebbe che i lettori potessero dissetarsi per riprendere iì cam-mino. Vediamo la sottile ma sensibile intenzione epica che Vaidaha conferiro al documentario Operai'80. con il conrrappunto frala sala delle riunioni e gli, spiazzdt dove si affollano gli operai.Essa è la riduzione del modulo che n I-l uomo di marTno contîap-punta il presente con le citazior.ri del passato. Ma a questo puntoè quasi con ripugn anza che, a giustificazione della presenza ,.arti-stica> o <poeticD, sentírei ricordare l'nuomo, e l'.<umanor.

Ficchiamoci in testa che questi versi dt'{lazyk sono dt uen-tisette arni fa; che i polacchi che li hanno letti con passione sonoi padri deglí operai di Solidamosc; che per ventisette anni, unavita, sono rimasti inascoltati o traditi. Ma, e questo è ancora piùgrave, sono rimasti inascoltati o fradltí, qui, da noi, da quelli cheintingeuano il loro pane di politici o di intellettuali nel nostro piat-

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to e beueuano iÌ uino che ruot produceuamo, le nostre poesie e pro'sc. Ai più sciocchi ricordiarno che non si trattava dawero di aveflctto i versi di Wazyk nell'oscura rivista che li pubblicava alìora;si trattava ch politir:a, non di letteratura o di medaglie cspíatorieda conferire d questo o quell'intellettuale. Ebbene, i nernìcidell'Uomo di marmo, cioè della classe operaia polacca e it'aliana,inemici del comurismo, in una parola, hanno continuato a stare,

lungo quc.i ventisette anni, clietro iloro microfoni e tavoli direclaziorri e di cor.nitati e a falci la lczione in norne di Marx e

Lenin, a tracciarci la via come scrivevo nel 1956, in un vcrso,rrppunto ula via che senza di loro faremo>, E, la maggior parte cLi

costoro, se la pia mano della Padrona Assoluta non h:r già lorochiuse le anerie, stanno ancora là. E pcggiori clei vecchi i più gio-vani, che avrebbero dovuto avere vista più chiara. Tutti a spiegar-ci con'è che si sbagLia e a pronettere che la prossina volta, dopoavcrci chiesto iL loro voto, faranno meglio. AÌr no, niente poesia,

allota. J'irai crlcher sur uos tonbes, come dicc un vecchio titolo,rií pare, cli Boris Vian.

Più probabilmentc lo faranno essi, indistruttibíli, sulla tnia.Allegri comunquc; c rilcggiamo, in questo \X/azyk, una lczione disuicidio storico.

Aprile 1982

N() t^

I QLresto testo di fortini cr,.r h presentirzione di un lungo poena dcl polac

ct, r\clarr \lazyk, "Poesia agli rdulti',, pubblicato originarianrente dàì sellirlrnrrîleuNorvr Kultura" di Varsevia, ncl rurncro dcl2l agosto 1955.

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