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1 Anno XIV N. 7 Luglio 1975

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Evangelizare BOLLETTINO MENSILE DELL'OPERA NAZIONALE PER IL MEZZOGIORNO D'lTALIA DIRE1TA DALLA CONGREGAZIONE REL1GIOSA DE "I DISCEPOLI" Direzione - Redazione • Amministrazione: Via dei Pianellari 7 - Tel. 6541409 - C.c.p. 1-9019

ROMA

Sommario

L'eco del Divino Maestro Rinnovamento e gioia

Pensiero mariano La madre di Gesu prega per noi . . . .

Riflessiorii di cui si farebbe volentieri a meno

Religione, arte, cultura e vita La conversione c la riconciliazione nell'Anno

Santo

Perdonami, Sole

Diligenza vagabonda Viaggio tre

Dalle case nostre Un centenario a Riesi

Ecbi dai nostri seminari Orvieto

Ofena

Chiesa di Crista, luce alle gent/

L'angolo dell'assistente

Nozze ad Amatrice

L'assistente . . . .

Ricordi

Lutto

Pag.

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In copertina: F. IVtruzzi - Anno Santo 1975.

Con i'approvazione dei Superiori. Direttore Responsabile; Don ROMEO PANZONE

Redattoi.- Capo: Don EGISTO PATUELLI - Segretario di Amm.ne: ANGELO MASCIOTTA Autorizz I r ib . Roma Numero 8504 del 20 febbraio 1962 - Sped, in Abb. postale Gruppo III

Stampato dalla Tipolitografia IN.GRA.C. s.r.l. - Tel. (0776) 42065 - S. Elia Fiumerapido (FR)

La spiritualita dell1 Anno Santo e simile a un itinerario che sale, che passa da una stazione all'altra delta vita religiosa e morale, qual'e la vita cristiana, e che si svolge attraverso fasi diverse, come unascensione in montagna, sempre piu aperta ai vasti panorami della verita rivelata, ma anche sempre piu faticosa per arrivare alia sommita reale dell'unione con Dio, raggiunto finalmente quale Egli e, e a noi e promesso: Luce, Amore, Felicita.

PAOLO VI

EVANGELIZARE pauperibus misit me

Ordinario L 2.000

' Sostenitore L 5.000

d'Amicizia i. 10.000

Una copia L. 200

AbbonamenH e rinnovi

LIRE 1.000 Manzella Rocco, Pietragalla; Di Cola Alfredo, Villetta Barrea; Possenti Dome-

nica, Poggio Cancelli; Carboni Giovanni, Roma.

LIRE 2.000 Di Corleto Carlo, Casoria; Sammella Carmelina, Firenze; Fabrizi Maria Pia,

Firenze; Brunetti Fulberto, Poggio Nativo; Carrino Petrucci Ernesta, Esperia; Ver-decchia Marino, Casette d'Este; Di Gabriele Berardo, Amatrice; Demi Cilia, Pon-tedera; Pasquale Giuseppina, Pietracatella; Di Ghio Rodolfo, Melfi; Bruno Nicola, S. Croce di Magliano; Angelini Giovanna, Comunanza; Fonzi Olga e Giuseppina, Roma; Eremita Elisa, Bonefro; Di Gianni Lucia, Varallo Sesia; Verini Ernani, L'Aqui-la; Felle Cunegonda, Valvori; Elpini Benedetto, Roma; Ferrari Candita, S Giorgio.

LIRE 3.000 Scagnoli Pietro, Amatrice.

LIRE 5.000 Laurora Luisa, Milano; Scuola Materna « O.N.M.I.», Bonefro; Mestichelli. Giu-

lia, Castel di Lama; Inzani Teresa, Pianello Val Tidone; Vannoni Iva, Massima Ma-rittima; Di Benedetto Francesco, Roma; Borrello Luciano, Orvieto; Guerrieri Or-feo, Roma.

LIRE 10.000 Vallati Angelo, Roma; Notari Mario, Roma; Perri Vittorio, Bari; Moretti Do-

mencio, Orvieto.

LIRE 15.000 istituto « Padre Semeria », Coldirodi.

LIRE 20.000 Gaucci Giuseppe, Roma.

LIRE 30.000 Verna Diamante, Firenze.

RINNOVAMENTO E GIOIA

L'uomo e stato creato per la gioia. Vivere senza gioia non possiamo. Delia gioia e la fede che svela i motivi. II motivo fondamentale,

che tutti li compendia e spiega, e l'amore che Dio ci porta e ci salva e ci avvolge e ci penetra con la Vita e ci destina alia gioia eterna: « Anche se i monti si muovessero e i colli fossero smossi, non si allontanerebbe da te il mio affetto, ne sarebbe rimossa la mia alleanza di pace, dice Jahve che ti ha mostrato misericordia » (Is 54,10).

II creato e un inno di gioia. L'uomo e inclinato a cantarne il dono. Gioia e il dialogo di Dio con l'uomo, la comunione con Se a cui ci chia-ma: « Come si rallegra lo sposo per la sua sposa, cosi il tuo Dio si rallegrera di te » (Is 62,5). Gioia e la fedelta alia legge di Dio, gioia che rivive anche dopo Pamara esperienza del peccato e nasce e rinasce dal-l'amore con cui Dio ci ama e col quale noi lo amiamo, rapportandoci nel-l'amore anche ai fratelli. Dio la sua volonta ce l'ha rivelata perche la no­stra gioia sia piena. La nostra gioia e Dio.

« Tutto e grazia, tutto e grazia », diceva Papa Giovanni, cioe tutto e dono gratuito dell'amore di Dio. Ne deduciamo che tutto e gioia. La risoluzione della vita cristiana e la gioia e lo sbocco ne e la beatitudine: Beati i poveri, beati quelli che hanno fame e sete di giustizia, beati i puri di cuore, beati gli operatori di pace...

Intendiamoci. Qui parliamo di gioia, non parliamo di piacere. La gioia e una esperienza dello spirito, il piacere invece e la soddisfazione

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dei sensi. II piacere, molte volte, rende l'animo deserto di gioia. Pur-troppo, quello in cui viviamo, e un contesto socio-culturale dove non splende la gioia, ma tripudia il piacere. L'uomo contemporaneo si e di-lungato dalle esperienze dello spirito e si e negato alia gioia; invece ha intensificato la soddisfazione degl'istinti di possesso, di erotismo, di vio-lenza, stabilendo il piacere come bene da godere a costo di tutto. Cos! egli compie le azioni se sono gustose e le omette se implicano fatica, sacrificio, rinunzia.

Nell'Anno Santo lo Spirito Santo moltiplica le voci della gioia, muo-vendo a penetrare con sguardo di fede i segni del nostro tempo, scon-certanti ma orientati verso il superamento di situazioni vecchie e ango-sciate. Al rinnovamento il Santo Padre ha dato il suggello della gioia.

Dobbiamo farci nuovi anche noi per godere la gioia. La condizione e di reinserirci nel circuito della grazia divina, operando il radicale cam-biamento della nostra mentalita e della condotta. II compimento delle esigenze che derivano dall'essere cristiani comportera per noi la croce della lotta, che e prima contro noi stessi, la croce della rinuncia, la croce del collocarsi fuori della moda e mettersi controcorrente, rimanendo impe-gnati a osservare i comandamenti e a esercitare le virtu cristiane. Dire sempre di si alle esigenze dell'amore di Dio e alia sua legge impone sa­crificio.

Ma la croce abbracciata non e il punto conclusivo: essa e passaggio alia gioia e alia gloria della resurrezione e della vita. II cristiano trasfe-risce in se il mistero della passione, della morte e della resurrezione di Cristo. S. Paolo, mentre completa nella sua carne cio che manca alia pas­sione di Cristo, afterma che savrabbonda il gaudio.

« La gioia di essere cristiano, strettamente unito alia Chiesa, nel Cri­sto, in stato di grazia con Dio — ha detto recentemente il Papa - - e davvero capace di riempire il cuore degli uomini ».

Ci sono fatti, nel mondo d'oggi e nella Chiesa, che ci spingono alia tristezza. Dietro i fatti pero rimane Dio col suo amore, rifulge Cristo con la potenza della sua resurrezione, c'e la grazia che edifica il regno nel cuore degli uomini. La fede, anche quando siamo spettatori di fatti che ci sconcertano, conferisce serenita, fiducia e gioia. II cristiano vive e lot­ta in economia di vittoria.

Concludendo con le parole del Papa, ecco l'esortazione che, mentre avvia il rinnovamento, ne e pure la felice conseguenza: « Senza allon-tanarsi da una visione realistica, le comunita cristiane diventino luogo di ottimismo, dove tutti i componenti si impegnano risolutamente a di-scernere l'aspetto positivo delle persone e degli avvenimenti ».

D. Romeo Panzone, d.D.

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Dobbiamo conquistare la liberta di correre, come l'acqua del

fiume al mare, verso la gioia, che scaturisce dalla grazia e ci

stabilisce in Cristo.

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LA MADRE DI GESU' PREGA PER NOI

« Tutti questi (gli Apostoli) erano assidui e concordi nella preghiera, insieme con alcune donne e con Maria, la madre di Gesu, e con i fratelli di lui » (Atti, 1,14).

Dopo che il Signore Gesu sali al cielo davanti ad una grande moltitudine di folia, gli Apostoli at-toniti e smarriti ritornarono a Gerusalemme e si riu-nirono in preghiera. Tra di loro vi era la Madre di Gesu.

Le nostre povere preghiere, frutto, il piu del-Ie volte, di smarrimento e timore angoscioso, non appagano il notro inquieto cuore. Non sappiamo pre-gare. Dobbiamo fare nostra 1'invocazione dei disce-poli a Gesu « insegnaci a pregare ».

Se pregango ci sentiamo accompagnati dalla preghiera della Madonna la nostra (iducia acquista forza. Tutta la vita della Madre di Gesu e stata una continua preghiera di lode, di ringraziamento, di propiziazione, di supplica a Dio.

E' con la preghiera che ci avviciniamo a Dio e comprendiamo meglio i problemi degli altri. E' pregando che acquistiamo la certezza della nostra salvezza eterna.

Don Mario

Madre dei Discepoli

Madre degli orfani

prega per not.

RIFLESSIONI DI CUI SI FAREBBE VOLENTIERI A MENO

Una grossa fetta del polpettone che rappresenta la cultura moderna, e, a detta dei sommi pontefici della medesima, l'« arte » del fumetto.

Per sostenere I'assunto ne fanno risalire le origini ai preistorici gra-fiti e alle non meno preistoriche pitture rupestri. Affermano che il Giotto della Cappella degli Scrovegni e della Basilica di Assist altro non ha fatto che raccontare a fumetti le storie di Crista e di San Francesco. Sostengo-no che Manzoni, se avesse raccontato la sua storia sotto la forma di un fotoromanzo avrebbe avuto certamente un successo maggiore, e non sa-rebbe condannato all'indice cultura piu avanzata, come fenomeno sor-passato o addirittura culturalmente nocivo. Queste altre affermazioni del genere potrebbero anche lasciarci indijferenti, vista I'ineffabile faccia tosta che caratterizza i tromboni della sottocultura o della pseudocultura in voga, i quali sostengono le proprie idee con le incomprensibili parole che gli sono abituali, e che tanti accettano come oro colato.

Questi mi fanno ricordare quel contadino che, di ritomo dalla pre-dica, commentava: Non ci ho capito niente, ma come parlava bene!;

Se si mettesse in dubbio quello che ho detto, ecco un esempio di critica, pubblicata, da un grande settimanale, sull'opera di un «fumettaro»:

« ...isola le sue informali tele narrative e le assume come reperti bloccati dentro la low stessa polivalenza espressiva... E' quasi una scelta di momenti angolari della sua narrativa a tela di ragno dove il segno e totalmente filato intorno al bozzolo narrativo ».

Chiaro, no?

In una monografia sulla Capitale pubblicata dal TCI, Manlio Lupi-nacci scrive:

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« Unico rijugio in questa baraonda le isole pedonali. Ce n'e voluto per fade accettare, ma alia fine sembrano ajfermate e destinate a mold plicarsi.

La piii importante e Piazza Navona: ha assunto la serenita di Piazza San Marco a Venezia; fra le tre grandi fonlane i ragazzini giocano a rincorrersi, e nessuno ha da preoccuparsi che non attraversino I'anello stradale che circonda il centro dell a piazza ormai deserto di ruote; i vec-chi che qui vengono a prendere il sole non temono piii le insolenze del-l' automobilista che ha dovuto frenare di colpo per non investirli; la stac-cionata di macchine in sosta ai piedi dei palazzi patrizi, della chiesa di Santa Agnese, delle case tranquille con le loro botteghe artigianali, e finalmente sparita, e i turisti possono ammirare nella sua integrita, senza mutilazioni in basso, la grande scenografia della piazza... ».

Avrebbe potuto, avrebbe dovuto essere cost. Purtroppo alia luce dei fatti, la serena visione dello scrittore si e

rivelata per quello che ejfettivamente era: un sogno, nient'altro che un bel sogno di brevissima durata.

Piazza Navona, anche liberata dalle ruote, rimane sempre sconsi-gliabile, sia ai ragazzini che ai vecchi, che alia gente per bene di ogni eta.

Era meno penoso vedere tomo torno la barriera di macchine di ieri che i bivacchi di giovani relitti umani di oggi.

Piazza Navona a Roma, come piazza del Duomo a Milano, e diven-tata Vare n go preferito dei vari comizianti. E que s to si potrebbe de fin ire un male necessario, in un paese che si considera tanto piii democratico quanto piii pud urlare indisturbato invettive contro un prossimo qual-siasi, ma che la piazza, cost descritta e desiderata da Lupinacci, debba divenire la sede dei drogati che vi bivaccano con i loro zaini, la loro sporcizia, i loro pidocchi e i loro vizi, e vi compiano, con il beneplacito del Comune, i loro pervertiti rituali, ci sembra eccessivo.

Delittuoso, quando la cosa, come e successo di recente, finisce a revolverate.

Chi ci portera piii i bambini, perche abbiano solto gli occhi simili esempi? I vecchierelli, che potrebbero in santa pace trascorrervi qualche or a serena, vorranno esporsi al dileggio della giovane canaglia?

Le chiese, per evitare oltraggianti oscenita, dovranno rimanere chiu-se e deserte.

Eppure in Italia esiste, di recente istituzione, un ministero che do-vrebbe interessarsi dei beni culturali.

O forse Piazza Navona non e un bene culturale quanto lo sono i fumetti.

PAT.

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LA CONVERSIONE E LA RICONCILIAZIONE DELL'ANNO SANTO

Siamo ormai a meta corso dell'Anno Santo e Dio, per mezzo del suo Vicario Paolo VI, chiede la nostra conversione, perche nella Sacra Scrittura sta scritto: « Non voglio la morte del peccatore, ma piuttosto che si converta e viva » (Ez 33,11).

II Signore sta alia porta e bussa: chi ascolta la sua voce di conver­sione e apre la porta dell'anima, lo avra a casa sua, alia sua tavola e si tratterra con lui familiarmente e sara con lui come ospite e come amico. Per la nostra conversione Dio nacque bambino, crebbe, si affatico, istitul tra gli altri sacramenti quelli della Riconciliazione e della Eucaresita e comando agli Apostoli, ai loro successori ed ai sacerdoti di consacrare tutta la loro vita.

Nella conversione Dio esercita la sua onnipotenza in modo piu gran-dioso che nella creazione del mondo, perche nella creazione egli trae dal niente tutte le cose, ma nella nostra conversione egli trae dal peccato il mondo spirituale della nostra anima, rinnovandola con la grazia santi-ficante, la quale e un dono soprannaturale, che ci rende santi, cioe giusti, amici, figli adottivi di Dio, fratelli di Gesu Cristo, membri della Chiesa ed eredi del Paradiso.

Tutti abbiamo bisogno di convertirci, perche tutti abbiamo peccato e col peccato ci siamo allontanati da Dio. Si deve convertire chi e col-pevole di peccato grave, perche fallirebbe lo scopo della vita, che e quello di amare, di servire Dio facendo il bene e fuggendo il male, e di goderlo per I'eternita. Si deve convertire chi e tiepido e incostante nella pratica delle virtu cristiane e delle cose religiose, se non vuole essere rigettato e allontanato da Dio. Si sono visti degli uomini freddi e pec-

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catori giungere a grande santita — afferma Giovanni Cassiano - - ma non si sono mai visti uomini tiepidi e incostanti fare un po' di bene. Si deve convertire chi e giusto e santo, perche in religione, chi non va avanti e come se andasse indietro, in quanto che non basta non fare il male, ma e assolutamente necessario fare il bene ogni giorno.

La vera conversione ci fa zelanti per salvar l'anima nostra e quella dei nostri familiari, parenti e vicini di casa e di ufficio, perche Dio vuole che tutti gli uomini si salvino e che vengano alia conoscenza e alia pra-tica pronta, continua e generosa delle virtu cristiane. La occupazione piu bella e piu divina e quella di cooperare alia conversione delle anime, dice S. Dionigi. Ancorche tu dessi la vita per i poveri, farai molto di piu se riuscirai a convertire un'anima, aggiunge S. Giovanni. Se tu avrai salvato l'anima degli altri, osserva S. Francesco Saverio, con l'esempio della tua conversione e riconciliazione, certamente hai predestinato l'ani­ma tua al cielo. E S. Gregorio di Nazianzo nota che e maggior miracolo convertire un peccatore con l'esortazione, con l'esempio e con la pre-ghiera, che risuscitare un morto.

La conversione personale si realizza in una condotta di vita piena di fede, di speranza e di amore, verso Dio e verso gli uomini, nella ripre-sa gioiosa, fervente e generosa di tutti gli obblighi di nostra santa religione.

Pietro Luivi Lovisone. cl.D.

La societa tecnologica ha potuto moltiplicare le occasioni di piace-re, ma essa difficilmente riesce a procurare la gioia. Perche la gioia viene d'altronde. E' spirituale. II denaro, le comodita, l'igiene, la sicurezza ma-teriale spesso non mancano; e tuttavia la noia, la malinconia, la tristezza rimangono sfortunatamente la porzione di molti. Go giunge talvolta fino all'angoscia e alia disperazione, che l'apparente spensieratezza, la frene-sia di felicita presente e i paradisi artificiali non riescono a far scomparire...

Percio e col diventare maggiormente presente a Dio e con lo staccarsi dal peccato che l'uomo puo veramente entrare nella gioia spirituale.

(Paolo VI)

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PERDONAMI, SOLE

Perdonami, sole, se qualche notte mi alzo e ti disturbo nel tuo silenzio. Sai: « II mio cuore e nel petto come pesca intatta; i miei occhi sono tra le palpebre come pozze fresche d'acqua tra le erbe; i miei denti sono negli alveoli come mandorle acerbe; e il mio volto e molle di lagrime come foglia sotto il croscio d'altre fronde ». Sai ancora, sole: « La mia vita non e mia, e di qualcuno infortunato come i tuoi raggi rosseggiano tra le chiome di prima luce e auliscono come chiare ginestre fra cespugli smozzicati ». In questo clima di terrore e senza mete di altezze, mi sento naufragato, sole, come pietra lanciata in alto mare ed ho bisogno de la tua luce rosea, di continuo, per non cadere tra gli artigli d'un'aquila umana.

Bruno Manserva

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VIAGGIO TRE

La Diligenza parte da Roma il 2 giugno, festa della Repubblica. E' trainata verso il sud dal bigio cavallo, con unica trottata fino a BARI-LE, portando, oltre che il postiglione, il carico di gioventu perdurante neH'intramontabile Don Sabatino.

Avvistiamo il Vulture, vulcano spento, donde scaturiscono prege-voli fonti di acqua minerale. Alia sommita la croce. Come nella vita.

NelPlstituto troviamo Don Corsini e il manipolo di alunni che at-tendono gli esami e le vacanze.

Il cavallo s'inerpica a FORENZA, puntando gli zoccoli, con sfor zo, sui tornanti entro il bosco, dove P. Minozzi ebbe illuminata la via del suo apostolato, in una notte di tempesta.

« Saliva dalla stazione ferroviaria al paese di Forenza, nella Basi-licata, durante uno di quei viaggi estenuanti che costituivano ormai la trama della sua immolazione quotidiana. Era notte. Pioveva. Tirava un forte vento. Egli non aveva paura e avanzava bagnato zuppo con la talare incollata alle carni. II sentiero si inerpicava nel bosco. Camminava e con-fidava a Dio, nella notte tempestosa, I'ansia missionaria della sua anima sacerdotale. Portava la valigetta piena dei foglietti di appunti raccolti con laboriosa ricerca durante le notti trascorse alio scrittoio. Era la tesi per

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conseguire la libera docenza nell'insegnamento della storia alia Univer-sita di Roma. Su un tornante piu esposto lo prese d'infilata una violenta raffica di vento che gli portava via il cappello di testa. Istintivamente fece per trattenerlo e intanto allento la stretta della valigetta, che fu rapita dal vento e sbatacchiata, mentre i fogli — i bianchi foglietti vergati con quella grafia lineare e schietta come il suo carattere, chiara e incisiva co­me il pensiero che significava — mulinavano sparpagliandosi per il bosco. Rimase interdetto. Si sent! privo, povero, solo. II restante del cammino verso il paese arroccato fu meditazione. La vita passa. La fugacita del tempo travolge tutto nel nulla. Solo la carita resta. E si diede totalmente alle opere della carita ».

La scuola materna in funzione a Forenza e bene animata dalla Su­periora, mite mite e piena di criterio, e dalle Suore che la coadiuvano ge-nerosamente. Sono Suore Francescane di Gesu Bambino.

A dirigere l'istituto femminile « Giustino Fortunato » con annessa scuola materna, a RIONERO IN VULTURE, c'e un ciclone al posto della Superiora, che e delle Apostole del Sacro Cuore: ha demolito parti deU'ediflcio e poi le ha ricostruite piu funzionali, con Pardimento che sconfina nella temerarieta, a cui pero non sarebbe perdonabile negare una mano di aiuto.

II cavallo bigio, che nella foga acquista l'andatura del corsiero (in mancanza di cavalli trottano gli asini), si aggira nel paesaggio del Vulture, in terre ribollenti. A MASCHITO, scuola materna, e a PALAZ­ZO SAN GERVASIO, istituto maschile « Lo Sasso » con annessa scuo­la materna, sono le Figlie delFOratorio a dirigere le case. La iniziativa della Superiora, Sr. Giovanna Granata, a Palazzo S. Gervasio, consegue l'affidamento di alunni in numero crescente e il miglioramento dell'edi-ficio in forma costante.

Nelle nostre due scuole materne di VENOSA sono in attivita di apostolato le Suore Missionarie del Sacro Costato, che lavorano bene nella citta oraziana. Particolarmente a Madonna della Scala si svolge an-che un intenso apostolato parrocchiale. Se avete una squadra di pallone da allenare, o una partita da arbitrare, o una esecuzione di canto, o un corso di catechismo, o una recita, o uno scappellotto da regalare, chiamate Sr. Adalgisa, una suora che non gia gli anni ma lo spirito ha giovane, materno, zelante.

A MATERA, nel nostro istituto « F. Ventura » (ventura si, fe-lice non so) mi godo i confratelli, che stanno concludendo un anno di particolare impegno, prospettandomi con essi le esigenze della casa. Don Giunta Giorgio, superiore, e Don Savino D'Amelio, vicerettore, sono due confratelli inesauribili nello slancio, i quali sono affiancati dalla espe-

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rienza amministrativa di Don Cesario Sacchetto, economo. Con lui, pia-cevole comes in via, opero un allungo fino a Cosenza, a briglie sciolte, lungo la statale ionica e l'autosole, visitando, nel rientro, l'istituto fem-minile « Madonna degli Orfani » con annessa scuola materna a ROG-GIANO GRAVINA, diretto dalle Suore Missionarie del S. Costato, e il piu grande istituto « Vittorio Veneto » a CASTROVTLLARI, diretto dal­le Suore di carita di S. Maria.

Noi siamo istintivamente portati, e intenzio-nalmente noi moderni, ad escludere la sofferenza dalla nostra vita; ed a ragione, fin dove cio e one-sto e possibile; ma a torto, quando questa esclusio-ne riguarda la concezione generale della vita cri-stiana, di quella nostra personate specialmente, e quando presumiamo di rendere gaudente e soddi-sfatta la nostra esistenza cristiana, al punto di giu-dicarla fallita, e fallita nel suo principio e nel suo epilogo finale, quando essa ci impone la sofferen­za; quella sofferenza che ci illudiamo di poter eli-minare come risultato indebito della notra profes-sione cristiana. (Paolo VI)

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Una sosta facciamo a POLICORO, inseguendo il miraggio di co-struire un centro giovanile di formazione e di ricreazione (fata morgana che sbriglia da anni le fantasie). Ma sorgera, con buona pace di tutti, quando la Provvidenza ci fara trovare la fonte del finanziamento. Se ba-stassero le congetture e i milioni contati con la fantasia, oggi avremmo a Policoro un continente; il guaio e che per pagare i lavori i soldi ci vogliono molti e contanti (fruscianti, diceva P. Semeria) e se non si pro-curano, non nascono: il denaro, appunto, e pianta che non nasce per ger-minazione spontanea.

Due dighe, una in costruzione, quella del Sinni, e un'altra gia co-struita da anni, quella del Pertusillo, ora attraverso, ora fiancheggio, di-retto a COLOBRARO, SENISE, SPINOSO, scuole materne popolose e ben dirette da Suore. Gli edifici sono stati rinnovati con opportuni lavori e tutti svolgono funzione piena.

II corsiero prende lo slancio, sopravvanza, percorre vie nuove che, dilungandosi da quelle antiche, accorciano distanze e tempi tra paesi e regioni. Ma sono vie a misura di macchina, e tu le percorri per ore e ore, ed e come se procedessi fuori dei luoghi, emarginato da tutto l'am-biente naturale, per niente attento e partecipe, come invece avviene avan-zando, con piu fatica, sulle strade di ieri.

Sosta a ROMA. II 7 giugno raggiungiamo, D. Mario e io, il seminario di OFENA,

per concludere con la S. Messa l'anno scolastico, presenti tutte le compo-nenti della famiglia educativa. Poi i Discepolini, sul piazzale, ci offrono un piacevole saggio di educazione fisica.

Ci affacciamo alia Casa di riposo « Mons. Leone » e troviamo Don Antonio che la dirige in abito edificante, alia lettera, perche coadiuva da manovale, con le sue mani, a situare Paltare e a ordinare lo spazio litur-gico nel presbiterio, secondo la liturgia innovata.

Tira dovunque l'aria della polemica. In qualche paese ce n'e un ventaccio. Si avvicina la data delle votazioni. II confronto eccita gli ani-mi, ma promuove la consapevolezza, come che sia.

II 16 giugno la Diligenza sosta ad AMATRICE. R. P.

Finche c'e tempo, facciamo il bene. (S. Paolo)

DALLE CASE NOSTRE

UN CENTENARIO A RIESI

Le Suore Riparatrici del S. Cuore celebrano quest'anno il centenario del-la loro Congregazione, fondata nel 1875 dalla Serva di Dio Isabelle De Rosis. Nell'ambito di tale fausta ri-correnza, anche a Riesi si e svolta una simpatica celebrazione, sapientemente organizzata dalla Superiore dell'asilo. La casa e stata al centro delle atten-zioni della popolazione e delle auto-rita civili e religiose.

La funzione religiosa ha visto prota-goniste nove bambine, che per la pri­ma volta hanno ospitato in se Gesu Eucarestia, in un clima di visibile com-mozione. 11 rappresentante dell'Opera, che ha presieduto alia concelebrazione, ha rilevato che la presenza di Religio­se in un paese trova la sua ragion d'es-sere proprio in quest'opera di cristia-nizzazione deH'ambiente, e che per tut-

ti si impone oggi la necessita di essere cristiani eucaristici, abitati cioe da Cri-sto, stabilmente.

Nel pomeriggio manifestazione al teatro parrocchiale, cortesemente mes-so a disposizione dei Padri Salesiani. Quivi il Dott. Armando Turco, sinda-co di Riesi, ha esortato i concittadini alia caritii cristiana nei riguardi della benefica istituzione. II sac. don Ste-fano Nicoletti, salesiano, ha comme-morato la figura della Serva di Dio, presentandola come la donna che tut-to diede a Dio e tutto riceve da Dio, anche l'emarginazione da parte delle consorelle, per un fine che la trascese. 11 rappresentante dell'Opera ha infine precisato il significato del centenario, che, lungi dall'essere motivo di auto-esaltazione e compiacenza, diventa mo-mento di uno sguardo retrospettivo al-le fonti per ritrovare nel riscoperto spi­rits della Fondatrice, la base per un reale rinnovamento, nella lotta ad ogni forma di imborghesimento personale e comunitario. Nella comune ricerca del Dovero piu povero delle regioni piii povere d'ltalia, ha rinvenuto infi­ne il "unto di partenza della storica

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coUaborazione tra le Suore Riparatrici e l'Opera.

II « Coro Polifonico Folkloristico Siciliano don Bosco », reduce da una tournee in Olanda e Cecoslovacchia, e dai trionfi della rubrica televisiva italiana « la Scaletta », diretto dall'il-lustre maestro e compositore Prof. Pie-tro Costanza e dal sacerdote salesiano don Antonino Dinaro, con bellissimi canti e balletti siciliani ha allietato la serata tra scroscianti applausi del nu-merosissimo pubblico, tra cui si per-devano, democraticamente, tutte le au-torita cittadine.

Tutta la popolazione ha avuto altre-si modo di ammirare nei locali del-l'asilo una caratteristica mostra di la-vori di tempo libero, opera delle Suo­re e delle ragazze del dopo-scuola. Au-lentici capolavori di uncinetti, tombo-lo, ferri accanto ad oggetti vari, frutto di fervidissima fantasia, ottenuti da cose insignificanti e trascurabili, come semi di mellone, stelle filanti, chicchi di riso, di caffe, di pasta, conchiglie, noci, chiodi comuni, chiodi di cavallo, das, pezzetti di funi, sughero, fiammi-feri usati, mollette, pietre, gusci d'uo-vo, tappi di bottiglia, arachidi, pignuo-

li. Un'ennesima dimostrazione di come col niente si puo ottenere tanto e che il bambino per i suoi giuochi piu cari e piu formativi non ha bisogno di cose dispendiose.

[1 Direttore didattico, ammirato, ha espresso la sua piena soddisfazione e l'augurio per i suoi maestri che nella mostra possano trovare un incentivo validissimo al bene operare.

Quello pero che hanno piu ammira­to i visitatori e stata la casa stessa, tutta rinnovata, ristrutturata ex novo, corredata da modernissime attrezzatu-re, adornata da marmi, quadri, fiori.

E' tutto uno splendore l'asilo don Riggio!

Chi sapeva cosa fosse la casa alcuni anni fa, rivedendola oggi, ha stentato a credere che si trattasse dello stesso edificio. L'Opera Nazionale per il Mez-zogiorno d'ltalia, sostenendo la spesa dei milioni per il restauro dell'edifi-cio, ha premiato l'infaticabile impegno della dinamica Superiora e Suore, fidu-ciose nella potenza della Divina Prov-videnza.

Ora piu che mai i bambini possono sentire i benefici effetti di una carita regale.

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Cassino - Istituto maschile "Figli d'ltalia,.

Trascorso il mesc di giugno, in cui purtroppo abbiamo ancora avuto qual-che giornata caratterizzata da pioggia e da nebbia, come la vigilia di S. An­tonio, si e fmalmente stabilizzato, col suo estivo calore, il fervido luglio.

Per l'onomastico del Direttore D. Fragola Antonio, tutti abbiamo espres­so di cuore gli auguri pin lieti e piu desiderati al carissimo confratello e Su-periore, assicurando la preghiera al Si-gnore perche gli conceda il completo ristabilimento di forze del suo fisico, gia tanto provato per l'impegno delle sue non comuni doti di intelligenza e di cuore nella faticosa attivita di apo-stolato ove ha profuso a dovizia le elette qualita del suo animo e del suo scintillante ingegno. Tutti quindi gli

abbiamo bene augurato che abbia rein-tegrato in pieno le sue sempre pre-ziose promettenti energie a favore dei giovani.

Per la festa di S. Giovanni Battista, Comprotettore della Famiglia dei l)i-scepoli, « assertore e rivendicatore fie-ro di giustizia », tutti i confratelli di comunita abbiamo insieme fervidamen-te pregato, ascoltando il Superiore che leggeva le divine gioiose parole di S. Paolo riguardanti la carita. Dopo la S. Messa solenne, celebrata da I). Fra­gola, abbiamo rinnovato umilmente, per devozione, con intima esultanza, i sacri voti. S. Giovanni Battista ci aiu-ti a superare i non pochi e non lievi 3stacoli, che oggi soprattutto si frap-pongono alia felice espansione anche della nostra diletta Famiglia Religiosa.

Tra le visite piu gradite durante il mese, figurano quelle dell'ex alunno il carissimo Dott. Peppe Valente col fi-glio dell'altro ex alunno Pace Vincen-zo (romano e italianissimo a tutta pro-va), oltre quelle di D. Luigi Lovisone, Segr. Part, del P. Generale e del Di­rettore di Ofena D. Virginio, reduce da quel di Fiuggi, ove si era tratte-nuto per le benefiche cure delle acque prodigiose.

Dopo il periodo delle elezioni e re­lative conseguenze, certamente non tut-re dolci e liete, hanno avuto corso e termine gli esami delle Elementari e di Licenza Media, oltre quelli di pas-saggio delle Magistrali per i Discepo-Iini di Orvieto. I risultati si sono in genere mantenuti sulla diffusa linca deH'aurea suflicienza, con la distinzione netta di S. Di Lucia. Fra gli ospiti or-vietani ha brillato lodevolmente Meso-lella, nonostante l'inspiegabile marcato rigore della Commissione esaminatri-ce. Comunque, 1'esperienza de\'e inse-gnare, speriamo. Nutrite soddisfazioni ci sono state offerte per gli esami uni-versitari degli assistenti Franco e Ge-sualdo. Vivissimi rallegramenti. Co-stantino ha fatto, quasi alia chetichella.

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AMATRICE - Conclusione sportiva.

RIESI - Un suggestivo momento nella celebrazione del cente nario.

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jn fantomatico concorso, per collabo-ratore nel Ministero delle Finanze. Cor-dialmente gli auguriamo che al piu pre­sto possa ricevere qualche buona no-tizia per l'ammissione agli orali.

Per la solennita di S. Pietro, Pa-trono della nostra Parrocchia, il pane-girico e stato tenuto da D. Francesco, che ha messo in rilievo con vibrante entusiasmo il primato del Pastore dei Pastori. e la collaborazione che a Lui, Vicario di Cristo e capo visibile della Chiesa Cattolica, ha apportato il con-vertito di Damasco, l'Apostolo delle genti.

Nel pomeriggio della festa, la squa-dra calcistica del rione Colosseo ha vin-to nel nostro campo la squadra di Cas-sino, con una partita disputatasi in memoria del carissimo giovane Calao, morto nella eta di soli 16 anni, viven-do come una rosa soltanto « lo spazio d'un mattino ».

Intanto, sono venuti i candidati da Orvieto per la Licenza Magistrale, che hanno rinforzato il drappello dei no-stri giovani impegnati per gli esami di Maturita delPIst. Tec. Industriale e del Liceo artistico. Queste Maturita ci fanno con Don Patuelli ricordare dei nostri esami di Licenza Liceale del ! 933 (scusate se e poco!!!). Certo qual­che differenza ci sarebbe da notare tra questi esami e quegli altri di allora, che senza dubbio erano piu... consi­stent!. Beh! passiamo ad altro. Ora, i nostri ragazzi hanno terminato le pro­ve scritte e sono in attesa di iniziare, seguendo ognuno il proprio turno, i va-ri orari nelle materie, le quali, si sa,

hanno la novita del « colloquio » nel-Pambito dei programmi svolti nell'ul-rimo anno, su concetti essenziali di due materie scelte rispettivamente dal can-didato e dalla Commissione, fra quat-tro che sono state indicate dal Mini-stero, procedendo anche alia discus-sione degli elaborati. Data la pletora dei candidati, gli esami andranno certa-mente per le lunghe; ma speriamo di apprendere la notizia dell'esito piu o meno felice almeno per i primi di agosto.

L ' l l luglio, festa di S. Benedetto, Patrono d'Europa, ci siamo recati a Montecassino per partecipare alia so-lenne Concelebrazione presieduta dal Sig. Card. Pietro Palazzini, che ha pro-nunciato un eloquentissimo discorso di occasione. Alia Tomba del grande Pa-triarca del Monachesimo d'Occidente, abbiamo affidato, fra i tanti devoti di tutta la Diocesi e di altre parti, le no-stre umili fervide preghiere per tutta I'Opera ed in modo particolare per questa Casa di Cassino, che alle fal-de del sacro monte gli si prostra in devota venerazione, implorando bene-dizioni e grazie per i giovani, che fu-rono cosi cari a S. Benedetto.

A Roccacinquemiglia per tutto il mese di luglio abbiamo tenuto la co-Ionia per una trentina di ragazzi napo-letani, che sicuramente risentiranno del piu salutare beneficio fisico (e morale). col saluberrimo clima dell'incantevole altipiano e l'ottimo generoso trattamen-to che hanno dato i nostri Superiori e le bravissime Suore di S. Teresa.

f.d.a.

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COLOBRARO - Suo-re e alunni della no­stra scuola materna.

L'Aquila - 7 giugno 1975 Per la chiusura dell'anno scolastico

gli alunni della Scuola elementare han-no reso omaggio ai genitori, al Supe­riore e al suo segretario, alia Superio-ra e Suore e insegnanti tutte.

E' stata celebrata la S. Messa da Don Romeo Panzone, Superiore Gene-rale dei Discepoli, accompagnata da canti eseguiti dagli alunni stessi.

Dopo la S. Messa sono state reci-tate poesie e cantati inni, in un clima di affettuosa cordialita.

L'AQUILA - Chiusu­ra dell'anno scola­stico.

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Maurizio, faccia di bronzo, non batte ciglio ed alza It bandierina per indicare il traguardo. La corsa (d'asino?...) e finita e stende la classifica. I fortunati sono pochi: qual-che medaglia... si arriva fino al bronzo. Alcuni fuori tempo massimo, altri ancora in lizza per la tappa autunnale. Ognu-no e artefice della sua fortuna!

Ecco il primo quadro che ci presenta giugno. Mese che ristora ed illumina i campi biondi di messi. E' una luce vivificatrice, essa discopre ogni angolo nascosto. purifica l'aria, ormai olezzante di fiori e di frutti. Anche Gesii disco­pre il suo Cuore fiammeggiante e lo offre a chi in Lui vuole ancora sperare.

II 6 adorammo il Sacro Cuore consacrandogli le nos-tre umili cose, i nostri sogni, le nostre speranze. Egli che scruta i cuori ci conosce a pieno, Egli solo ci potra confor-tare.

Nel tardo pomeriggio del giorno 7 tutti a « Buon Viaggio ». Un'amena collina che si nutre di verde e di pa­ce. Un bel locale per i turisti ed una mistica Cappella. Qui-vi si reca, quasi tutte le domeniche, Don Manfredi per ce-Iebrare la S. Messa. Noi, infatti, siamo andati per assistere e partecipare alia S. Messa, celebrata dal nostro Vescovo Mons. Lucio. Eseguimmo i canti piu belli del nostro repei-torio ed ascoltammo la calda omelia, intessuta di quadri semplici e vivaci. Uno ci toccava particolarmente: la chia-mata di Mattco. Infine ci e scappata una lauta cenetta, gra-zie alia bonta della gentile Sig.ra Vignoli, che gestisce il locale ed e l'animatrice spirituale della contrada.

Viviamo gli ultimi giorni orvietani con il cuore gia a Cassino che ci attende. Cola altri ci cingera della palm a oppure ci diia: « Lasciate ogni speranza, non e cosa! ».

Giorno 13 accogliamo i Sacerdoti della Diocesi per il consueto Ritiro Spirituale. Ha pure luogo la votazione per i membri del Consiglio Presbiterale. Ai neo-eletti i nostri auguri di buon lavoro nella mistica Vigna del Signore.

Giorno 14, quasi alia vigilia della partenza, un Riti­ro Spirituale coi fiocchi. P. Venanzo dei Padri Francescani Minori, nostro carissimo amico, ci ha dettato la meditazio-ne di fine d'anno. Vivacissima la sua parola, stringente il

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suo raziocinio. Ci ha invitato ad esame sincero della no­stra vocazione. Una risposta netta e chiarificatrice e doverosa e possibile alia nostra eta. II rimandare, per pigrizia od al-tro, sarebbe riprovevole, sia nei nostri confronti, sia davan-ti al Maestro Divino, unico responsabile della nostra chia-mata. Non dobbiamo avere paura di nulla. Rispondere « si » e sicurezza di vita. Ci vuole coraggio certamente, la vita consacrata e una cosa seria, impegna tutto il nostra essere. Nulla e difficile, se in noi vivo canta l'amore.

Ed eccoci a Cassino. La battaglia fu aspra ed incerta. Premendo le nostre meningi, pensammo al tempo scipuato e ci appari dinanzi, sardonica e ciarliera, tutta la nostra leggerezza. « Non serviam. Non voglio studiare » Lo dicem-mo non con le parole, ma con i fatti si. Ed ora dovremo correre ai ripari. Se ci sentiremo di sacrificare un po della nostra estate, affrontando il lavoro d'una seria preparazione, saremo salvi, altrimenti dovremo ripetere, a settembre, il « mea culpa ».

Cronaca poco lieta, ma cost e se vi pare. Ora aspet-tiamo in ansia l'esito dei nostri fratelli maggiori, i maturan-di. Mentre queste note vanno in macchina, essi respirano l'afa del cassinate e conversano con Quintiliano. Data la loro serieta, dimostrata lungo tutto I'anno scolastico, noi speriamo che ci addolciscano ogni amarezza e portino alta la bandiera della vittoria.

MAURIZIO

II mese di giugno ci ha ristorati con la sua luce e il suo calore e ci ha rinfrescati con degli improv-visi acquazzoni. Sole e acqua e noi tutti benedicia-rao il Signore!

Lo ringraziamo in modo particolare noi, per aver goduto provvidenzialmente durante questo an­no di tanti benefici, con le piu belle esperienze nel campo spirituale, scolastico e ricreativo.

Abbiamo cercato di trasformare la nostra vita qui in Seminario, modellandola su quello che po-trebbe essere Pesempio di una comunita giovanile che prega, che canta, che opera frutti di bene e di carita. Questa nuova animazione cristiana ci ha fat-to crescere spiritualmente, con la forza creatrice del­la grazia, in collaborazione alPinsegnamento dottri-nale dei nostri Superiori.

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Vita e grazia! Ecco il segreto per una buona riuscita del nostro ideale sacerdotale. In unione con Cristo ci si sentira pieni di energia, senza ostacoli o ripensamenti inopportuni.

Dice San Paolo, e ve lo dico in latino, perche e di facile traduzione: « Vivo ego, iam non ego, vivit vero in me Christus! ».

Fortunati quei discepolini che si accostano fre-quentemente alia Comunione, specialmente duran­te il periodo delle vacanze, sentiranno ancora la gioia di volere amare Cristo e di sapersi donare ai fratelli.

Cosa dire della scuola? Previsioni tristi. pro-nostici incerti, sorprese? Niente di tutto questo! L'impegno di ogni discepolino e stato ricompensato da una consolante o soddisfacente promozione.

Suggestiva e stata la manifestazione di chiusu-ra dell'anno scolastico. Ospiti tra noi erano il P. Su-periore con il Segretario Gen., il Sig. Sindaco, e il Sig. Preside con il corpo insegnante quasi al complete

Dopo la Messa solenne, ha avuto inizio la ma­nifestazione sportiva che ha chiuso le attivita ri-creative del R.A.I.D.

Indossando tutti il complete sportivo, la cui varieta di colori appagava esteticamente l'occhio, cinquanta ragazzi sono sfilati e si sono schierati da-vanti al pubblico; dopo i discorsi ci sono stati alcuni saggi ginnici eseguiti dagli alunni di ogni classe; han-no fatto seguito alcune ben riuscite esecuzioni a cor­po libero di Pontarelli e Tartaglia.

Poi ci sono state le premiazioni per la squa-dra della Cassinese, vincitrice del Torneo R.A.I.D., per gli atleti classificatisi primi nelle competizioni di Pallavolo, di Pallacanestro e di Biliardino, e per gli alunni distintisi nel comportamento e nel profitto scolastico.

Poi tutti sono partiti. Quanta pace ora qui in-torno! Associarsi, pero, alia vita dei ragazzi e un'al-tra cosa; la loro giovinezza dice bellezza, esuberanza, forza, ardimento, slancio, entusiasmo, fiducia nel-1'avvenire, generosita.

Ragazzi, non deludete la fiducia che Gesu ha in voi! Se siete stati capaci di cogliere qui in Semina-rio gli aspetti pu belli della vita, non sciupate tutto ora. Sempre pronti a sorridere, disposti a seguire il Signore con piu entusiasmo, sappiate conquistare anche gli altri con la luce del vostro esempio co-raggioso.

Don Carmine

OFENA - Processione col Santissimo Sacramento nel piazzale infiorato.

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Chiesa di Crisfo luce alle genh

a cura di D. FRANCO PANETTA, d. D.

il Santo Padre nel corso della solennc concelebrazione insieme con venti Cardinali in Piazza S. Pietro nella tarda serata del 29 giugno, festivita di S. Pietro e S. Paolo, per l'ordinazione di 359 Sacerdoti, ha tenu-10 una toccante omelia sul ministero sacer­dotale. Riportiamo alcuni brani. FRATELLI e FIGLI!

V'oi sine stati chiamati. Chiamati da Dio. chiamati da Cristo, chiamati dalla Chiesa. Qualunque sia il modo mediante il quale la vocazione ha risuonato nella profondita inte-riore della voura coscienza e nella realta esteriore della vostra esperienza, ciascuno di voi dovra sempre ricordare questo fatto, che qualitica la vostra. esistenza: la elezione di-vina rivolta alia vostra persona. Parola di Gesu, che dal Vangelo e discesa fino alia vostra umana esistenza: « Io ho scelto voi »; ad ognuno di voi e stato detto da Cristo: « Vieni, seguimi »; e per tutti voi la stessa voce e risuonna dolce, liberatrice e impera-tiva: « Venite e seguitemi; Io vi faro (li­ven tare pescatori di uomini ». ESSER1 SING0LAR1 — Oh! bead voi, figli e fratelli carissimi! beati voi, che avete avu-to la grazia, la sapienza, il coraggio di asco'l-tare e di accogliere questo invito determinan-te! Esso ha sconvolto i progetti normali e seducenti della vostra vita; esso vi ha strap-pati dal consorzio dei vostri cari; esso vi ha chiesto perfino la rinuncia all'amore co-niugale per esaltare in voi una pienezza ec-cezionale d'amore per il regno dei cieli; per la fede cioe, e per la carita verso i fratelli; ha fatto di voi degli esseri singolari, piii si-rnili — in virtu del carattere sacerdotale — agli Angeli che agli uomini di questo mondo; vi ha infuso, ed anche imposto una spiri-

tualita esclusiva, che pero tutto sa comprcn dere e valutare; e accogliendo la vostra obla-zione, vi ha inserito nella drammatica a\ ventura della sequela di Cristo. NON VOLTATEVl INDIETRO! -- Oh! beati voi! riflettete sempre alia sopraelevan-te fortuna della vostra vocazione, e non du bitate mai d'avere sbagliato la vostra sceila ispirata da un superlativo carisma di sapien­za e di carita. E non voltatevi piu indietro! ve lo insegna Gesu stesso: « Chiunque, ^o-

po aver messo la mano all'aratro volge in­dietro lo sguardo, non e idoneo al regno di Dio ». Questa e la leggc della vocazione: un si totale e definitive

ORDINAZIONE SACERDOTALE - - Poi vi e una second,! parola, tutta divina questa. Come chiamarla? il diritto canonico la chiama ordinazione sacerdotale.

Ma che cosa significa, che cosa comporta

l'ordinazione sacerdotale? qual'e l'efficacia

dell'azione sacramentale, che costituisce l'es-

senza, la verita, la novita soprannaturale del

rito presente? Facciamo attenzione! qui e il

punto locale, non solo di questa cerimonia,

ma del mistero della Chiesa.

Si tratta niente di meno che della tra-

smissione di potesta spiritual!, che lo Spirito

Santo stesso infonde nel discepolo eletto, sol-

levato al grado di ministro di Dio, per (Cri­

sto, nella Chiesa. MISSIONS - - Vocazione, ordinazione! ed ecco la terza parola, in cui si riassume la ce-lebrazione che noi stiamo compiendo, questa parola e « missione »! Lo sappiamo bene, ma ora ei lasciamo penetrare completamente dal significato, dall'esigenza del sacerdozio cattolico. 11 sacerdozio non e per colui che

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ne e insignito non e una dignita solo perso-nale, non e fine a se stesso.

II sacerdozio e ministero, e servizio, e mc-ditazione fra Dio e il popolo. II sacerdozio e destinato alia Chiesa, alia comunita, ai fratel-li, e destinato al mondo. II sacerdozio e apo-stolico. II sacerdozio e missionario. II sacerdo­zio e esercizio di meditazione. II sacerdozio e essenzialmente sociale. Ed ecco allora che, quasi per scuoterci dall'ebbrezza, che il miste-ro sacramentale ha ora in noi generato, so-praggiunge questo ordine programmatico e travolgente: « Andate e portate il Vangelo a tutte le genti ».

IL SACERDOZIO E' CARITA' — Guai a chi coltivasse opinione di poterne fare un utile egoismo. II dono totale della propria vita apre davanti al Sacerdote generoso una nuova meraviglia: il panorama dell'umanita Forse egli, ad un dato momento, quanto avvertl d'essere segregato, per causa della sua vocazione, dal suo proprio contesto sociale, e destinato ad un'attivita specializzata, qual'e l'attivita del ministero religioso, dubito di poter mai piu avere contatti diretti ed ope­rand con la societa contemporanea, o con i singoli suoi componenti; ora deve ricredersi.

Se vi e servizio che esige l'immersione di chi lo esercita nella esperienza multiforme tumul-tuante della societa, ancor di piu di quello del maestro, del medico, o dell'uomo poli­tico, questo e il servizio del ministero sa-cerdotale.

IL MONDO HA BISOGNO DI VOI — Oseremo indicare con accento profetico il panorama apostolico, che sta davanti a cia-scuno di voi: il mondo ha bisogno di voi! il mondo vi attende! anche nel grido ostile ch'esso iancia talora verso di voi, il mondo denuncia una sua fame di verita, di giustizia, di rinnovamento, che solo il vostro ministero potra soddisfare.

NON ABBIATE PAURA! — Sappiate ascol-tare il gemito del povero, la voce Candida del bambino, il grido pensoso della gioventu, il lamento del lavoratore affaticato, il sospiro del sofferente e la critica del pensatore! Non abbiate paura! Nolite timere! ha ripetuto il Signore. II Signore e con voi. E la Chiesa, madre e maesTa, vi assiste e vi ama, e at­tende, mediante la vostra fedelta e la vo-stra attivita, che Cristo continui la sua edi-ficatrice opera di salvezza.

5. S. PAOLO VI

LANGOLO DELLASSISTENTE Tempo di vacanza. E' un tempo che, saggiamente amministrato, dovrebbe favorire il recupero

delle energie iisiche e spirituali, necessarie per far ritorno, a vacanza finita, alle usate occupazioni.

Succede spesso tuttavia che la vacanza venga ridotta a un faticoso « tour de force » che da il colpo di grazia sia al corpo che alio spirito.

Non parliamo di cio, che e il colmo della stoltezza. Ma spesso succede anche che in una vancanza saggiamente programmata per

il riposo del corpo, venga trascurata del tutto I'anima, ridotta a stato peggiore di quello del canarino o del cane, messi a pensione, ai quali ogni tanto si pensa.

Perche una vacanza sia veramente tale, in essa non si deve trascurare nulla della persona utnana, e tanto meno la parte piu nobile e piu importante, che e appunto I'anima. Altrimenti saremmo stolti al pari di uno che vuol rabberciare le crepe della casa fatiscente trascurando di rafforzarne le fondamenta.

Anche il Papa ha parlato delle vacanze: « ... E' necessario, e sapiente il momento della distensione. Puo servire ad

un ritorno psicologico dello spirito in se stesso... Viva la vacanza occupata ad esplorare i segreti della propria vita ». Don Egisto

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NOZZE AD AMATRICE

Le campane della nostra Chiesa — abitualmente nascoste e silenziose — hanno improvvisamente riempito del loro festoso e argentino concerto la vallata amatriciana, alle ore 11 di domenica 22 giugno. Chiunque avra pensato ad un awe-nimento di eccezione...

GIANFRANCO SABATINO e GREGORIA CIANCAGLIONI

hanno voluto celebrare il loro matrimonio nella Cripta della nostra Chiesa, accanto alia tomba di colui, nell'alone della cui opera ambedue hanno conosciuto il loro amore e maturato la loro formazione itmana e cristiana, lid di Basciano (TE), inse-gnante elementare e htitutore da parecchi anni nel nostro Istituto maschilc, lei di Moletano di Amalrice, alunna dell'Istituto Professional presso I'Istituto Femmi-nile, ora hisegnante nella Scuola Media, sangue abruzzese, dunque, ambedue, forte e gentile...

Durante la Messa concelebrata da D. Romeo, D. Mario (venuti da Roma su invito degli sposi), D. Luigi Aquilini (Parroco della Sposa), alia presenza di D. Be-rardino, Direttore dell'Istituto, di altri Sacerdoti, delle Suore dei due Istituti, dei rispettivi genitori e parenti, di amici, di un gruppo di nostri ragazzi, Gian-franco in abito nero, Gregoria in abito color crem, con una fascia azzurra e in testa un cappellino primaverile, raccolti e commossi, hanno stretto il loro patto di amore e di responsabilita, con la benedizione di Dio.

D. Romeo ha ricordato loro la sublimita del loro at to, unico e indissolubile, e ha porto laugurio che la vita si trasmetta fcconda per loro mezzo in nuove gene-razioni di ftgli di Dio.

Un esiguo coro di "voci bianche", con la guida di D. Di Corleto, ha accom-pagnato le fasi della cerimonia.

Nel Ristorante "Roma", in Amatrice, lelteralmente pieno degli invitati (e non erano certo tutti), le speciality del "Mago degli spaghetti amatriciani", signor Arnal-do Bucci, e Veccellente vino teramano del papa dello sposo, signor Pasquale Saba-tino, hanno favorito lo sfogo indispensabile della gioia del giorno.

Celebrazioni simili ci danno respiro di speranzo. per I'avvenire della Chiesa e della societa, in un mondo che va perdendo il senso dell'amore, della famiglia, della vita...; sono insieme frutti squisili dell'opera educativa delle nostre istituzioni.

Avevano ragione le campane a suonare festosel... T. M.

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AMATRICE - Chiesa dell'I-stituto maschile. Gianfranco e Gregoria sposi.

NOZZE CON POESIA NUOVA E ANTICA IL giorno 28 giugno u. s. Nella Basilica di S. Giovanni a Porta Latina, si sono uniti in matrimonio i signori:

ing. ALBERTO VANNONI e LIDIA FONZI

figliola di Emilio, nipote di don Minozzi. "Mia piccola Lidiuccia, ultima giunta nel nostra nido a pigolar d'amore, come potra mai dirsi quel che in cuore mi passa, nel vederti si congiiinta?,,

Fin qui il padre poeta. E noi: auguri di perfetta felicita.

L'ASSISTENTE

Abbiamo avuto modo, se il cortese lettore rammentera, di ricordare in riprese alquanto distanziate, tre figure gerarchicamente rappresentative dell'istituto: il direttore, il vicedirettore, l'istitutore. Ora si presenta in-sistente alia memoria un'altra figura, quella dell'assistente. Non mi rife-risco ai giovanissimi discepolini che capitavano secondo l'ondata vocazio-nale, in numero singolo o tutt'al piu doppio, quindi perennemente insuf­ficient!, e che erano, senza indugio alcuno, buttati a capofitto nel non lieve tirocinio di imparare a far di tutto, ma a quell'altra figura bor-ghese, cioe senz'abito talare, che era preposta alle mansioni rapportabili, tanto per intenderci, a quelle del caporale.

L'alta investitura non avveniva per esami psicologici o prove attitu-dinali, ne per concorso e relativa graduatoria di merito, ma per il piu o meno infallibile intuito, volgarmente detto lume di naso, del direttore.

In genere la regola consueta era che a una squadra di piccoli si ap-poneva un « grande » e alia squadra dei grandi, non potendone trovare uno piu grande, se ne apponeva uno tale e quale. Queste virtu somatiche erano, naturalmente, accompagnate da evidenti, risapute virtu morali; cioe il preposto passava per un ragazzo serio: non dava grattacapi per la scuola, usciva immancabilmente con le scarpe lucide, non fumava come gli altri, non faceva l'occhio languido davanti alle fanciulle. O lo faceva di nascosto e con serieta.

Dunque, appena cinto dell'investitura, acquistava automaticamente un insieme di diritti, coi quali dava il debito tono ai doveri. I diritti miravano a farsi riconoscere da tutti quelli che, dopo Pinvestitura, diven-tavano investiti dalla sua autorita; percio si collocava avanti, in mezzo

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o in coda alia fila secondo le necessita strategiche; si altolocava sulla cat-tedra con tanto di predella alta venticinque centimetri, cosi spaziava con lo sguardo fin nei piu remoti angoli degli ultimi banchi; dormiva al pri-mo letto vicino all'interruttore della luce, cosi era arbitro dell'alternarsi del di e della notte, e aveva, a dispetto di tutti, il privilegio dell'arma-dietto.

L'inizio della giornata gli presentava gia un dovere: quello di non far finta di non sentire il campanello della sveglia. Non solo doveva sen-tirlo, ma doveva, con gesto deciso e repentino, sedersi sul letto, come se dal suo gesto dipendesse il dinamismo della giornata per tutti, quindi, con la decisione tipica di un gallonato, cominciava a battere le mani rit-mando il pac, pac in aiuto al campanello, e infine iniziava con voce ferma, non assonnata, non appannata da sbadiglio alcuno: Nel nome del Pa­dre... A questo punto poteva non dire altro, perche il suo compito era quello dell'intonazione. Ma capitava quasi sempre che, dopo una pausa piu o meno lunga, visto l'ingeneroso silenzio persistente, ripeteva piu forte, con tono di comando, piu che di preghiera: Nel nome del Padre!, e per evitare di stare li mezz'ora a ripetere l'invito con grave pericolo per il prestigio, andava avanti da solo col Padre Nostro, l'Ave Maria, PAngelo di Dio e Nel Nome del Padre di chiusura. La domenica e le altre feste aggiungeva pure « Buongiorno ». Quindi, ormai vestito, co­minciava a chiamare ad alta voce ora questo, ora quello, poi a scrollarli e qualche volta, perduta la pazienza, a buttare dal letto qualcuno piu refrattario.

Al suono dell'altro campanello, dopo una ventina di minuti, si com-poneva la fila. Cera, doveva esserci silenzio assoluto. L'unica voce, la sua. Non che facesse lunghi discorsi: spaziava con occhi serio, senza ombra di sorriso, attendeva il solito ritardatario ancora sbracato, che non sapeva se reggersi i pantaloni, allacciarsi le scarpe o pettinarsi; quindi, ritirato lo sguardo, dava l'ordine: — Avanti!

E la fila si moveva. Lui era l'ultimo preche doveva spegnere la luce e chiudere la porta.

I compiti, in fondo, non erano molti, anzi si puo dire che si riduces-sero ad uno solo: far rispettare il silenzio. Era, come dire, il silenziatore delPistituto. Silenzio in camerata, silenzio nello studio, silenzio in fila. In cortile no, pero in quel momento non faceva l'assistente e giocava a pallone come gli altri.

Per mantenere il silenzio ci vuole un'arte tutta speciale. Dirlo non e facile, lui era come se fosse nato con quell'arte. Nello studio, quando qualcuno, dopo due ore filate, sentiva il bisogno anche fisiologico di arti-colare le mascelle ed emettere qualche timido, esile suono, magari per chiedere qualcosa al compagno di banco, saliva leggero il sibiletto ap-

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pena accennato « sss ». Se il rompitore era recidivo, il sibilo si rasso-dava: « scccc ». Qualche volta, anziche il « sss » bastava un locchetto di matita sulla cattedra, che diventava sempre piu forte, finche, dopo un crescendo rossiniano, scoppiava in un categorico: — Fuoril

Decretato l'ostracismo il colpevole abbandonava l'aula. Fuori c'era il pericolo del vice, il quale non poteva sopportare che

uno se ne stesse nel corridoio dalla luce scarsa, al freddo e al gelo, per-cio non mancava qualche anima pietosa che poneva riparo: vedendo l'ami-co in pericolo indossava una mantella nera (I'attaccapanni era li), quindi cominciava a rimproverare con voce contraffatta il peccatore esiliato, apri-va meta porta di scatto e, facendo volare qualche sberla non del tutto linta, spingeva con forza il poveretto nello studio e richiudeva seccatis-simo la porta .11 trucco a quando a quando riusciva. Una volta no, quan-do un assistente, anziano di camera, quindi abbastanza smaliziato, veden­do entrare nel modo sopra indicato 1 castigato, grido subito, punto sul vivo:

— Fuori!! Non mi... — Ma, assistente, il vice... — Fuori, non me ne... E poiche quello era deciso a non tornare indietro, l'assistente, certo

di difendere fino all'ultima spinta il prestigio del suo rango, prese per le spalle il reo e, aperta la porta, lo scaravento fuori. Ma sull'uscio com-parve il vice, che, reggendosi lo stomaco per la botta, ebbe appena la forza di dire:

— Assistente, un po' di delicatezza! — E usci pallido in volto. Quella sera tutti in castigo: nessuno pote andare a gabinetto. Gia,

perche 1'uso di questo dipendeva da lui. Chi aveva bisogno, dopo un certo periodo di studio, chiedeva di uscire alzando il dito indice all'aria. Se le richieste erano piu di una, era lui a decidere la precedenza. E pro-babilmente, tenuto conto della debolezza umana, al fondo della coscienza ridacchiava sornione il diavoletto della vendettuola: Tu hai parlato conti-nuamente. Ah, ah, ah! Niente cesso. Oh!

Ma questo e proprio vero? Non ricordo se sia stato cosi, quando fui assistente dei piccoli. Certamente non capito quando fui assistente dei grandi, perche questi entravano e uscivano quando volevano, senza alzare il dito. Tanto, a che serviva tentare di imporsi? La prima volta che ten-tai di dire « Silenzio » mi rispose un pernacchio, la seconda neppure quello, la terza feci silenzio io. Alia fine si giunse al patto che, essendo noi tutti uguali per forza, era meglio andare d'accordo per amore. Cosi nessuno camandava e nessuno ubbidiva. Era il 1945: la democrazia sten-tava a farsi strada.

Luigi Galaffu

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RICORDI

Ho tralasciato un piccolo fatto che mi accadde quando stavamo alia Madonna della Porta. Io mi sporcai la guancia d'inchiostro e col fazzo-letto inumidito di saliva cercai di pulirmi sfregando invece avvenne che al mattino appresso s'era formata come una ferita sulla guancia e D. Da-miano s'allarmo, minaccio ancora una volta di espellermi e chiamo il dott. Ciavarelli. Proprio al Femminile il dottore mi mise della pomata. Proprio al Femminile noi eravamo ospiti quando le orfane facevano la presentazione delle loro recite, e facevano davvero bene. Ricordo ancora i motivi di « A quindici anni quando fumai, la prima volta, mi ubria-cai », e « Le spighe dorate dei campi ubertosi... ».

AMATRICE - Fotografia d'archivio. C'e, a destra, l'indimenticabile P. Tito.

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LUTTO II giorno 26 giugno u. s. si spegneva serenamente in Roma il

Rag. ALFREDO VALLETTA ex alunno, fra i primi dellTstituto di Amatrice, lasciando nella piu pro-fonda costernazione la moglie e i fratelli.

Ad essi le piu vive condoglianze da parte dell'Opera e degli Ex-alun-ni ai quali il Rag. Alfredo era, ricambiato, affezionatissimo.

Avevamo il cinema a S. Domenico e per richiamare la gente noi passavamo con la banda in testa o al rullo dei tamburi in mezzo al corso. Negli intervalli dello spettacolo suonava la banda ma presto il forte fra-stuono poteva far cadere il tetto deU'edificio fatiscente e per precauzione si sospese il cinema. Allora Ardesi prese la risoluzione di voler restau-rare la Madonna della Porta, a sue spese, per farvi il cinema; si disse che costo otto mila lire e noi potemmo riavere delle serate veramente diver-tenti. Ricordo che talvolta eravamo noi che sceglievamo le pellicole e, quando i piu grandi vollero scegliere i Promessi Sposi, noi rimanemmo insoddisfatti perche non ci capivamo nulla.

Riguardo ai laboratori essi erano sistemati alia meglio in varie loca-lita: cosi i falegnami con Mastro Romeo erano al Corso Umberto (ora Fmporio Tarli); i meccanici con Bucci Ettore in via Roma, al palazzo Santarelli; i tipografi in via Nicola Rosei, nella tipografia Cola, prima solo con Bonamici e poi anche con Bentotti; i sarti arrangiati a S. Fortunato con Napoleoni Nazzareno, dopo Faiazza Guerrino; i calzolai: non ricor­do ne il maestro ne dove erano sistemati.

La banda musicale aveva dapprima per maestro Alfredo Aniballi e poi un certo Mancini.

Come Direttore ci fu anche Padre Gilli che aveva anche un fratello missionario dei Padri bianchi che veniva a trovarci.

Anche un certo D. Pasquale, non ricordo se fece da Direttore o da vice; come pure ci fu un direttore di cui non ricordo il nome che aveva un vicedirettore che chiamavano D. Francese, ma ancora non diceva messa.

Io vorrei che questi appunti possano invogliare altri ex alunni a completare le notizie mancanti, e a correggere quelle inesatte. E tutte le varie informazioni possano servire a ricostruire i primi tempi dell'Opera.

D. Giuseppe Piccioni FINE

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AMMhISTRAZIONE DELLE POSIE E DEI TELEGRAFI

Servizio dei Conti Corr. Postali

CERTIFICATO Dl ALLIBRAMENTO Versamento di L.

eseguilo da

residenle in

via

sul clc N. 1 / 9 0 1 9 inlestalo a:

Opera Nazionale per il Mezz. d'Italia Via dei Pianellari, 7 - ROMA

Addi (1) 19

Botlo lineare dell'Ufficio accettante

Bollo « data

dell'ufficio

•cc«tt«nte

del bollettnrio cb. 9

AMMINISTRAZIONE DELLE POSTE E DEI TELEGRAFI

S e r v i z i o de i Cont i Corrent i Pos ta l i

AMMINISTRAZIONE DELLE POSTE E DEI TELEGRAFI

Servizio dei Conti Corr. Postali

BOLLETTINO per un versamento di Lire

Lire

(in cifre)

(in lettere)

eseguito da

residenle in

sul clc N. 1 / 9 0 1 9 intestalo a :

OPERA NAZIONALE PER IL MEZZ. D'lTALIA - Via dei Pianellari, 7 - ROMA nell'Ufficio dei conti correnti di ROMA.

Firma del vetsinle Addi (1) 19

r Bollo lineare dell'Ufficio accettante

Spazio riservalo all'ufficio dei conti

Mod. ch. 8

(Ediiione 1947)

R I C E V U T A di un versamento

di L. (in cifre) =

Lire (in 'elrere)

eseguilo da

sul clc N. 1 / 9 0 1 9 intestalo a :

Opera Nazionale per il Mezz. d'llalia Via dei Pianellari. 7 - ROMA

Addi (I) 19

Botlo lineare dell'Ufficio accettante

Bollo e data

deU'officio

accettante

Cartellino numerato del hollettario di accettasione

L'Ufficiale di Posta L'Ufficiale di Poata

Bollo e daia

deU'officio

accettante

C1D La d a t a dev' e s s e r e quella del giorno in cui si effetrfcua il v e r s a m e n t o .

Abbonamento alia Rivista « EVANGELIZARE ».

ordinario

sostenitore

d'amicizia

L

L.

L.

2.000

5.000

10.000

Indirizzo

Parte riservata all'Ufficio dei conti correnli.

N. dell'opera zione.

Dopo la presente ooe-razione il credilo del conto

e d i L . :V::::::::::/:

::W:::::V::::::::V::::V^;

II Contahile

A V V E R T E N Z E

II versamento in conto corrente e il mezzo piu semplice e piu economico per effettuare rimcsse di danaro a favore di chi abbia un c/c postale.

Chiunque, anche se non e correntista, pu6 effettuare versa-menti a favore di un correntista. Presso ogni ufficio postale esiste un elenco generale dei correntisti, che puo essere con-sultato dal pubblico.

Per eseguire un versamento il versante deve compilare in tutte le sue parti, a macchina o a mano purche con inchiostro, il presente bollettino (indicando con chiarezza il numero e I'intestazione del conto ricevente qualora gia non vi siano impressi a stampa) e presentarlo all'ufficio postale, insieme con l'importo del versamento stesso.

Sulle varie parti del bollettino dovra essere chiaramente indicata, a cura del versante, l'effettiva data in cui awiene I'operazione.

Non sono ammessi bollettini recanti cancellature, abrasioni o correzioni.

I bollettini di versamento sono di regola spediti, gia predi-sposti, dai correntisti stessi ai propri corrispondenti; ma possono anche essere forniti dagli uffici postali a chi li richieda per fare versamenti immediati.

A tergo dei certificati di allibramento i versanti possono scrivere brevi comunicazioni all'indirizzo dei correntisti desti-natari, cui i certificati anzidetti sono spcditi, a cura dell'ufficio conti correnti rispettivo.

L'Ufficio postale deve restituire al versante, quale ricevuta dell'effettuato versamento, 1'ultima parte del presente modulo, debitamente completata e firmata.

SOGGIORNO A MOIMTEROSSO

PERMANENTE — Per persone anziane auto-sufficienti, sole o coniugi desiderose di pace e di quiete.

TEMPORANEO Per giovani, comitive, gruppi, convegni di studio o di svago, riunioni di comunita, etc.

Trattasi di un complesso di 5 edifici, circon-dati da un vasto parco, collegati, nella stagione bal-neare, con un'ampia spiaggia riservata.

II complesso ha una disponibilita ricettiva di 200-250 posti, in camere da 1 - 2 o piu letti.

Inoltre dispone di ampi locali destinati a ser-vizi vari: mensa, saloni per attivita ricreative con attrezzature di giochi vari per ragazzi, palestra co-perta con attrezzi sportivi, ampie terrazze che si prestano a cure elioterapiche, spazi all'aperto con impianti di illuminazione per il gioco del pallone, sale per proiezione, TV, riunioni varie.

Gli edifici sono provvisti di servizi e attrezza­ture di cucina, impianto di riscaldamento centraliz-zato, telefono per collegamento interno fra i vari piani e i vari edifici e per l'esterno, ascensori, ser­vizi igienici in ogni piano, docce.

Le ottime condizioni climatiche della zona e la stessa esposizione dellTstituto si prestano partico-larmente a cure elioterapiche e, comunque, a sog-giorni di vacanza, favoriti sia dalla quiete del vasto parco e dalla spiaggia riservata, sia dalla possibility di raggiungere, via mare o via terra, le altre incan-tevoli localita delle Cinque Terre e del Golfo del Tigullio e della Spezia: Rapallo, S. Margherita, Por-tofino, Portovenere, Lerici, ecc.

Per ulteriori informazioni rivolgersi alia Dire-zione dellTstituto: Istituto « P. Semeria » - 19016 Monterosso al Mare (SP) - Tel. 0187 - 817514.

Lire 200