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L’ 11 aprile 1963 (Giovedì santo), a poche settimane dalla morte, il beato Gio- vanni XXIII firmò l’enciclica Pacem in terris, richiamando la famiglia umana alla corresponsabilità con- divisa nella costruzione della pace. Per la prima volta un’enciclica era indirizzata «a tutti gli uomini di buona volontà», con una «innovazione propria di questo docu- mento», perché «la pace universale è un bene che interessa tutti indistintamente; a tutti quindi abbiamo aperto l’animo no- stro» (Discorso del 9.4.1963). Prima di ce- lebrare la sua ultima Pasqua terrena, il Papa volle lasciare il suo testamento incentrato sul tema della pace. Una pace da edificare su verità, giustizia, amore e libertà e fon- data sulla dignità della persona, sui diritti umani, sulla capacità di interpretare i segni dei tempi, nuova categoria teologica già de- lineata nella Mater et magistra. Nella Pacem in terris la interpretazione di questi segni trova la sua legittimazione più significativa come indicazione metodologica. Infatti, alla fine di ciascuna parte del documento, Giovanni XXIII offre una lettura profetico- sapienziale di quanto ha esposto e propone orientamenti operativi. La pace diventa, in tale contesto, la categoria unificante delle relazioni interpersonali e tra i popoli, tanto più significativa quanto assai drammatico era stato l’incubo di una guerra tra le due grandi potenze nella crisi di Cuba (ottobre 1962). Dopo cinquant’anni la visione del Papa buono che ha promulgato il diritto dell’umanità alla pace e di una pace fondata sul riconoscimento e rispetto dei diritti umani rimane «il manifesto del mondo nuovo», che fa fiorire «l’albero dell’unità e l'ulivo della pace» (Giorgio La Pira). CON DIVI DERE Quindicinale della Diocesi di Mazara del Vallo Anno XI n. 07 del 14 aprile 2013 distribuzione gratuita Unti per diffondere il profumo della pace a pag. 4 e 5 EDITORIALE di monsignor Domenico Mogavero L’intervista a Giuseppe Linares: «Una nuovacultura controlamafia» pag. 2 SOMMARIO Nella foto: l’ulivo da cui si produce l’olio per le unzioni sacramentali. (foto Bono) www.diocesimazara.it più notizie, approfondimenti, forum scrivi alla redazione: [email protected] diocesi Mazara del Vallo I 50 anni della Pacem in terris. Il diritto alla pace, la pace dei diritti Parrocchie Gioventù Francescana a Strasatti di Marsala pag. 3 Fotocronache Gli eventi in Diocesi degli ultimi 15 giorni pag. 6 Memorie Il palo di San Pietro dei tonnaroti di Favignana pag. 7 Le rubriche Grani di Vangelo e Anno della Fede pag. 8

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L’11 aprile 1963( G i o v e d ìsanto), a

poche settimane dallamorte, il beato Gio-vanni XXIII firmò

l’enciclica Pacem in terris, richiamando lafamiglia umana alla corresponsabilità con-divisa nella costruzione della pace. Per laprima volta un’enciclica era indirizzata «atutti gli uomini di buona volontà», con una«innovazione propria di questo docu-mento», perché «la pace universale è unbene che interessa tutti indistintamente; atutti quindi abbiamo aperto l’animo no-stro» (Discorso del 9.4.1963). Prima di ce-lebrare la sua ultima Pasqua terrena, il Papavolle lasciare il suo testamento incentratosul tema della pace. Una pace da edificaresu verità, giustizia, amore e libertà e fon-data sulla dignità della persona, sui dirittiumani, sulla capacità di interpretare i segnidei tempi, nuova categoria teologica già de-

lineata nella Mater et magistra. Nella Pacemin terris la interpretazione di questi segnitrova la sua legittimazione più significativacome indicazione metodologica. Infatti,alla fine di ciascuna parte del documento,Giovanni XXIII offre una lettura profetico-sapienziale di quanto ha esposto e proponeorientamenti operativi. La pace diventa, intale contesto, la categoria unificante dellerelazioni interpersonali e tra i popoli, tanto

più significativa quanto assai drammaticoera stato l’incubo di una guerra tra le duegrandi potenze nella crisi di Cuba (ottobre1962). Dopo cinquant’anni la visione delPapa buono che ha promulgato il dirittodell’umanità alla pace e di una pace fondatasul riconoscimento e rispetto dei dirittiumani rimane «il manifesto del mondonuovo», che fa fiorire «l’albero dell’unità el'ulivo della pace» (Giorgio La Pira).

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Quindicinale della Diocesi di Mazara del Vallo

Anno XIn. 07 del 14 aprile 2013 distribuzione gratuita

Unti perdiffondereil profumodella pacea pag. 4 e 5

EDITORIALEdi monsignorDomenico Mogavero

L’intervistaa GiuseppeLinares: «Unanuova culturacontro la mafia»

pag. 2

SOMMARIO

Nella foto: l’ulivo da cui siproduce l’olio per le unzioni

sacramentali. (foto Bono)

www.diocesimazara.itpiù notizie, approfondimenti, forum

scriv

i alla

reda

zione

:con

divid

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esim

azar

a.it

diocesi Mazara del Vallo

I 50 anni della Pacem in terris. Il diritto alla pace, la pace dei diritti

ParrocchieGioventùFrancescanaa Strasattidi Marsala

pag. 3

FotocronacheGli eventiin Diocesidegli ultimi15 giorni

pag. 6

MemorieIl palo di SanPietro deitonnaroti diFavignana

pag. 7

Le rubricheGrani diVangelo e Annodella Fede

pag. 8

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2 n. 07/14aprile2013

Dottore Linares, i mafiosi te-mono più il sequestro e laconfisca dei patrimoni che

il carcere…«Evidentemente l’arresto viene vistoda sempre come un prezzo e un ri-schio calcolato dai mafiosi, da pagareindividualmente. Col passare deglianni, la mafia ha scelto di cambiarestrategia: da quella stragista a quellache gli americani chiamano dei white-collar workers, ossia dei colletti bian-chi, più affari e meno morti. Unamafia borghese che predilige un’atti-vità criminale che dà lo stesso guada-gno ma espone a minori rischi perchéle pene sono non sono pesanti. Ecco,in questo vuoto che si è creato si è in-filata la mafia. In contrapposizioneall’arresto, il sequestro, invece, colpi-sce l’azienda come catalizzatore di in-teresse collettivi, quelli degliimpiegati, dei fornitori».Anche in quest’ultima operazione“Corrupti Mores” si conclama unfatto già risaputo: alcune parti dellapolitica si “mettono a disposizione”della mafia e di imprenditori cor-rotti. Cosa fare per rompere questo“patto di ferro”?«Il “patto” tra porzioni della politica emafiosi si può rompere con l’innestodi una nuova cultura che non si basipiù sul favore. La politica, in questidecenni, ha sfruttato le necessità dellagente, approfittando dei bisogni e ge-stendo il proprio potere. Questoscambio mette in una situazione disudditanza il cittadino. È un circolovizioso, malato, che distrugge».Dottore, quale è la sua idea di benecomune?«Innanzitutto il rispetto delle regole,del prossimo visto come anello di unacatena di interessi da salvaguardare.

Ogni persona ha un suo valore alquale va posto interesse. Secondo mel’idea vera di bene comune è la nascitadi una cultura che abbini il rispettodelle regole e il rispetto del prossimoconsiderandolo una risorsa. Occor-rono, certamente, più esempi, pen-sando a un vero sistema, in tutte leistituzioni, compresa la Chiesa, all’in-terno della quale, in verità, ci sono po-sizioni nuove e interessanti. Oggisoffriamo ancora dell’assenza di cul-tura e di manifestazioni di pensiero».Mentre la mafia non è stata ancorasconfitta, questa provincia ha un suoprimato: è la terra del primo super-latitante, Matteo Messina Denaro. Ela società civile, secondo lei, cosa fa?«La società debolmente inizia a darele proprie attestazioni nei confronti diinvestigatori e magistrati impegnatisul fronte della lotta alla mafia. Ven-t’anni fa, proprio qui a Trapani, tuttoquesto era impensabile. All’indomanidelle stragi del ’92, quando arrivai dapoliziotto, non c’era una sola personache osasse applaudire i poliziotti.Oggi c’è una maggiore presa di co-scienza e predisposizione di spirito.Ma non bisogna perdere la memoria.Qualcuno, proprio per questa opera-zione compiuta a Trapani, aveva di-menticato cose, tempi e fatti. Oraritornati alla mente».Dottore Linares, da anni insegue ilsuperlatitante Matteo Messina De-naro. Se l’avesse faccia a faccia cosagli direbbe?«Un’unica cosa: c’era bisogno di arri-vare a tutto questo? Un uomo intelli-gente come lei poteva evitare dirovinare tante famiglie, rendendosiprotagonista di tanti lutti e dolori al-trui. Così come era lecito risparmiareil controllo criminale di interi terri-tori. A chi, invece, favorisce la sua la-titanza rivolgo un appello: è stradache non spunta, è un vicolo cieco chenon vi farà più vedere la luce».

oooL’intervista

L’impegnonella lottaalla criminalitànella provinciadi Trapani

di MaxFirrerinostro inviatoa Trapani

La mafiasempre più borghese e gli affari loschi con la politicaLinares: «Serve una nuova culturaper rompere il “patto di ferro”»

il profilo____________

Giuseppe Linares è originario diMarsala, ha 43 anni ed è capodella Divisione anticrime della

Questura di Trapani. Dal 2010 è vice que-store e per 14 anni è stato capo della Squa-dra Mobile di Trapani. Ha portato acompimento numerose operazioni antima-fia, come l’arresto, tra gli altri, dei boss An-drea Mangiaracina, Francesco Milazzo eNatale Bonafede. Ha collaborato con laCommissione Nazionale Antimafia.

CONDIVIDEREQuindicinale d’informazione della Diocesi di Mazara del ValloRegistrazione Tribunale di Marsala n. 140/7 -2003

EDITORE: Associazione culturale “Orizzonti Mediterranei”, piazza della Repubblica, 6 - 91026 Mazara del Vallo (TP). REDAZIONE: telefono 0923902737,[email protected] EDITORIALE: monsignor Domenico Mogavero. DIRETTORE RESPONSABILE: don Francesco Fiorino. COORDI-NATORE DI REDAZIONE: Max Firreri. HANNO COLLABORATO: Erina Ferlito, don Marco Renda, Brenda Barraco, don Vito Impellizzeri, Chichi LaFrancesca, Chiara Sutera, Luca Di Dia, Dora Polizzi. IMPAGINAZIONE, GRAFICA ESTAMPA: Grafiche Napoli - Campobello di Mazara. Questo numero è statochiuso in redazione il 10 aprile 2013. Èvietata la riproduzione integrale o parziale di testi e foto pubblicati su questo giornale.

In questa foto: il vice questore Giuseppe Li-nares, 43 anni, capo della Divisione anti-crime della Questura di Trapani. (foto Leone)

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«La Gioventù Francescana è laFraternità dei giovani che sisentono chiamati dallo Spi-

rito Santo a fare l’esperienza della vita cri-stiana alla luce del messaggio di SanFrancesco d'Assisi, all'interno della Fami-glia Francescana». Recita così il primo ar-ticolo de “Il Nostro Volto”, lo Statuto dellaGioventù Francescana presente a Strasattinella parrocchia Maria Ss. Addolorata conuna sua comunità. Un’esperienza di frater-nità, cioè una comunità di giovani cre-denti, figli dell’unico Padre, checondividono la loro fede sulla base del-l’amore. Insieme condividono la Parola diDio e la preghiera sull’esempio di SanFrancesco, per dare spazio alla propria te-stimonianza di fede, accogliendo tutti.Quella di Strasatti opera attivamente du-rante tutta la settimana. Due gli appunta-menti fissi: il sabato (dalle 15,30 alle 18,30)l’incontro per tre fasce di età (araldini: 4-10 anni, araldi/iniziazione I: 11-13 anni eadolescenti/iniziazione II: 14-17 anni) conun momento di formazione, gioco, dia-logo e preghiera nella celebrazione del Ve-spro; la domenica mattina partecipazione

comunitaria alla Santa Messa. Il primo e ilterzo venerdì del mese l’incontro forma-zione con i giovani (18-30 anni) e unavolta a mese lo studio della spiritualità fran-cescana con gli adulti (dai 30 anni in su).Dallo scorso anno la Gioventù France-scana si è arricchita della presenza dei fratiminori che si spostano da Mazara del Valloper far conoscere la Famiglia Francescanae le sue attività. Fraternità è qualcosa cheva oltre l’esperienza di gruppo: una grandefamiglia nella quale trovare conforto, guida,

o un semplice momento di serenità inte-riore. Quella di Strasatti è formata da ra-gazzi che cercano di approfondire ilsignificato dell’essere cristiani nel quoti-diano. Quanti dubbi, quante perplessità,quanta voglia di capire qualcosa di più diCristo e di approfondire come vivere il suomessaggio. Eppure si tratta di ragazzi nor-malissimi, con le preoccupazioni e le per-plessità di tutti. Fraternità è percorrere lastrada insieme, ma liberamente, ognuno asuo modo, tenendosi per mano.

oooVita di parrocchia

3 n. 07/14aprile2013

Attivitàprogrammatenel corso dellasettimana

di BrendaBarraco

Una comunità di giovani credenti, figli dell’unico PadreCosì la Gioventù Francescana vive la parrocchia di Strasatti

In questa foto: Leonardo Gagliano, Sonia Rizzo, Ilaria Ampola, Marianna Marino, Salvatore Lom-bardo, Daniele Bertolino, Giulia Cudia, Maria Chiara Tumbarello, Serena Tumbarello, Mario Cudia,Floriana Spanò, Valeria Barraco, Morena Pellegrino, Giuseppe Gagliano, Giuseppe Ampola, Alessio

Paladino, Antonino Genovese, Milena Ingardia, Brenda Barraco, Gessica Marino, Giorgia Caradonna, Simona Pu-lizzi, Roberta Amato, Leandro Costantino, Fabio Costantino, Francesca Zichittella e Francesco Gagliano.

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«... Edi me sarete testimoni!» (At1,8).«Come si diventa testimoni di Gesù? Nonlo abbiamo visto come gli Apostoli!», os-serva Luca, durante un incontro di cate-chesi in preparazione alla cresima.«È vero, non lo abbiamo visto; ma pos-siamo riconoscere la sua presenza in ognimomento», risponde Chichi, la catechista.«In che modo?».«Con l’aiuto dello Spirito Santo che Cristostesso ci ha donato per essere simili a Lui».«Ma Lui ha donato la sua vita... e noi?».«Saremo dono anche noi, se la nostra vitaè un bene da spendere per costruire conCristo una comunità d’amore; se ca-piamo cosa Dio vuole da noi; se affron-tiamo la vita con coraggio; se diamoconcretezza ai nostri sogni; se conte-stiamo ciò che è contro il Vangelo e la di-gnità della persona... ».«Ma perché lo Spirito è rappresentato dalvento?».«Lo Spirito è il respiro di Dio e soffia

come vento sottile, ma forte al tempostesso. Ci trasforma, agendo dentro dinoi e riempie il nostro cuore di amore,aprendolo al mondo. Pensa al vento: losenti, vedi che muove le cose, ma nonriesci a toccarlo».«Ho capito: è come la musica».«Bravo! Proprio così. La musica regalagioia, ma non puoi afferrarla. Se, però,ti concentri e ti metti in ascolto, proviemozioni grandi che non riesci a descri-vere».«Se il nostro cuore è aperto al mondovuol dire che possiamo creare legami so-lidi come il principe e la volpe?».«Certamente! Vedo che Il piccolo Principeha lasciato traccia».«Si, è vero! Ho scoperto tanto, ma più ditutto che bisogna guardare con il cuore edentro il cuore per trovare il bello dell’altro!».«Sei pronto ad accogliere la lucedello Spirito di Gesù. Invocalo e saràaccanto a te quando vorrai».

In questo tempo di grazia ilsanto crisma imprimerà ilsigillo del divino Spirito sui

nuovi cresimandi, dando com-pimento al lavacro battesimale econsacrando gli eletti tempiodella gloria del Padre, incoraggiatie sostenuti nell’itinerario di ma-turazione cristiana per testimo-niare da adulti la loro fede. Conriferimento all’olio dell’unzionel’ulivo richiama il valore simbo-lico della raccolta e della potatura.Questa rinnova la vita dellapianta e la dispone a produrre unfrutto più abbondante. Il raccoltoesige laboriosità, accompagnatadall’arte con la quale ottenere olionuovo, buono e abbondante.Come l’olio della consolazione(cfr Lc 10,33-34) e il profumoprezioso di Maria sorella di Laz-zaro (cfr Gv 12,1-8) ungonoGesù colmandolo di affetto e te-nerezza, così la Chiesa offre almondo l’olio della fraternità edella solidarietà, del bene e del sa-crificio di sé, fedele al comanda-mento del suo Signore. Il santocrisma aiuta a comprendere e ap-prezzare il dono della conforma-zione a Cristo perché l’olio effusosul nostro capo ci dispone a es-sere, attraverso la fragranza di unavita santa, «dinanzi a Dio il pro-fumo di Cristo per quelli che sisalvano […] odore di vita per lavita» (2Cor 2,15-16). L’olio chescende sul capo dell’Unto pro-fuma tutto il corpo e profumaanche noi, consacrandoci permezzo dello Spirito, alito e soffiodi Dio, sorgente di vita nuova,forza di rinnovamento, grazia,balsamo. «Voi siete stati unti conil crisma, divenendo così parte-cipi di Cristo e solidali con lui.Guardatevi bene dal ritenerequesto crisma come un puro eordinario unguento. Santo èquest’unguento e non più puroe semplice olio, ma dono di Cri-sto e dello Spirito Santo» (san Ci-rillo di Gerusalemme).

oooLa stagione delle cresime

L’ulivorichiamail valoresimbolico dellaraccolta edella potatura

di don VitoImpellizzeri

Testimonicome e perché

di ChichiLa Francescacon Luca Di Dia

l’esperienza/1_________________________________

4 n. 07/14aprile2013

Unti per essere testimoni luminosi di bellezza, salute, forzaPieni di Spirito Santo per propagare il profumo di Cristo

Cresimando e catechista a confronto

www.wikipedia.org/wiki/Confermazione

In questa foto: il Vescovo conferisce la Cresimaal novantenne Vito Sallustio. (foto Firreri)

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5 n. 07/14aprile2013

Mia cara figlioccia, quandomi hai chiesto di diventaretua madrina è stato un

giorno speciale. Tanti pensieri e sensa-zioni hanno affollato la mia mente:gioia, orgoglio, emozione, un grandesenso di re-sponsabilità.Un giornoDio miavrebbe chie-sto di te…per questo misono impe-gnata a esseret e s t imone ,guida, segnodella presenzadi Dio sul tuoc a m m i n o ,pronta a so-stenerti, a in-coraggiarti.Ho chiesto alSignore diaiutarmi inquesto diffi-cile compito che non si è concluso ilgiorno della tua cresima; anzi da lì ini-ziato durerà tutta la vita. Oggi, dopo al-cuni anni, ripenso al cammino percorsoinsieme e guardo al futuro. So che la tuascelta, una scelta per la vita, è stata fattapresto: 13 anni è l’età del cambia-mento, del passaggio, ma col temposono certa che confermerai quella tua

scelta. Non sarà facile. Talora le nostrevite sembreranno lontane; le esperienze,lo studio, il lavoro, tutto tenterà di di-viderci. Non temere - lo dico a te e ame - l’amore di Dio ci unisce e, sebbenedistanti fisicamente, io ti custodirò nella

p r e g h i e r a ,chiedendo alPadre di ab-bracciarti perme quandonon potròfarlo io stessa.Lo Spirito checi ha unite ciindicherà ilpercorso percontinuare acrescere in-sieme. Daquel giornosanto l’affettoche provavoper te è cre-sciuto assiemealla consape-volezza che

sarò sempre con te per ascoltarti, percondividere gioie e successi ma anchemomenti di tristezza o di dubbio. Lafede e la vita sono percorsi in salita e noicristiani abbiamo scelto la via dellacroce… ma se cammineremo manonella mano la fatica non ci peserà per-ché «dove due o tre sono riuniti nel mionome...». Ti voglio bene.

«Mia cara figlioccia Eliana, ti dico che...»

www.diocesi-mazara.it

Sul sito si puòconsultare ilcalendariocompleto delleCresime nelleparrocchie della Diocesi

Madrinauna singolareesperienza

di ChiaraSutera Il seminarista Ni-

cola Altaserse(nella foto), 27

anni, di Marsala, do-menica 28 aprile, alleore 18, presso il San-tuario Santo Padredelle Perriere sarà or-dinato diacono. «Fin da piccolo ero chieri-chetto e percepivo già il desiderio di servireGesù – racconta Nicola – e, anno dopoanno, questo si faceva più forte. Poi la sceltadella donazione totale a Dio». Nicola Alta-serse sta studiando Liturgia pastorale pressol’Istituto “Santa Giustina” di Padova. Primodi tre figli, la sua famiglia vive nella contradadove si trova la chiesa nella quale sarà ordi-nato. Impegno negli anni, scandito da tappeben precise: ingresso in seminario, 4 ottobre2004; ammissione tra i candidati agli OrdiniSacri, 1° novembre 2010; Lettorato, 4 set-tembre 2011; Accolitato, 15 aprile 2012. «Lamia scelta di entrare in seminario? I miei ge-nitori sono rimasti stupiti, ma oggi sono fe-lici con me e come me».

«La gioia di donarsi totalmente a Dio»ooo L’ordinazione

i segni della celebrazione crismale_____________________________________________

Èl’olio, benedetto dal Vescovo il Gio-vedì Santo nella messa detta appuntocrismale e si caratterizza per il pro-

fumo in esso infuso. Viene usato nei sacra-menti del battesimo, della Confermazione edell’Ordine Sacro e il suo profumo simboleg-gia la santità della vita che deve emanare dacoloro che con esso sono unti.

Il crisma olio misto a profumo

L’unzione è il sigillo che esprime ildono dello Spirito Santo. Ri-chiama il rito con cui nell’Antico

Testamento venivano unti i sacerdoti, iprofeti e i re. Mediante l’unzione i fedelisono interiormente consacrati e resi par-tecipi della missione di Cristo Reden-tore.

L’unzione sulla fronte

Èil gesto sacramentale trasmesso di-rettamente dagli apostoli e significal’invocazione e il dono dello Spirito

del Signore Risorto sugli eletti. È il mo-mento centrale del rito della Conferma-zione, accompagnato dal silenzio orantedei cresimandi e dell’assemblea liturgica.

L’imposizione delle mani

Èun cristiano adulto e maturo nellafede, scelto per accompagnare il neocresimato nel cammino di crescita e

di maturazione della propria fede. Non sitratta, perciò, di una figura coreografica, madi un vero testimone che deve offrire al pro-prio figlioccio un esempio credibile di vitacristiana, capace di suscitarne l’imitazione.

Il padrino testimone di fede

Il Progetto Policoro è sbarcato anche sul-l’isola di Pantelleria. Il seminario di duegiorni, tenutosi presso i locali parrocchiali

della nuova chiesa madre, è stato organizzatodall’Ufficio diocesano per i problemi sociali eil lavoro e dal Centro Animazione Territorialenell’ambito delle attività promozionali del Pro-getto.

Il Progetto Policoro a PantelleriaoooFlash

Entro il 24 aprile è possibile prenotarsi(3382372766) per partecipare al pellegrinaggio deiministranti a Roma, che si terrà dal 3 al 5 giugno.

Pellegrinaggiodiocesano a Roma

l’esperienza/2_____________________________________

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Interventi per la messa in sicurezzaai fini anticendio saranno realizzatiin alcuni plessi scolastici di Mazara

del Vallo. I due progetti già appaltati dalComune riguardano il plesso scolasticodi via Livorno (3° circolo didattico) edel plesso di via Bessarione (4° circolo).Per i lavori di via Livorno, il progetto èstato elaborato dall’architetto PietroAmodeo. Per quanto riguarda i lavoridel plesso di via Bessarione, il progettoè stato invece elaborato dall’ingegnerePino Salvatore Sardo.

ACampobello di Mazara si vuole ricostituire la Confraternita del Ss.Crocifisso (detta anche “dei Bianchi”), che rimase in vita sino agliinizi del XIX, quando durante i moti del 1820/21 fu sciolta. Ora

un gruppo di fedeli, costituito in comitato promotore, intende ricostituirla:Giovanni Isgrò, Francesco Ciaccio, Agostino Gentile, Baldassare Ingrassia,Francesco Messina, Vincenzo Messina, Sebastiano Buscemi, Andrea Ienna,Nicola Ingoglia, Gaspare Luppino, Giuseppe Riggio, Francesco Pisciotta,Calogero Puntrello, Angelo Renda (nella foto col parroco don Pietro Pisciotta).

Si è costituito nella parrocchia Maria Ss. della Salute a Castelve-trano, il nuovo gruppo giovani (nella foto) denominato “Boa-nerghès”, dal nome che Gesù diede a Giacomo e Giovanni, gli

apostoli più giovani (cfr Mc 3,17), e che significa “figli del tuono”. Ilgruppo è formato da giovani di età compresa tra i 14 e i 25 anni. Leattività mirano prevalentemente alla crescita personale, al confrontocon altri giovani, alla formazione religiosa, così da incarnare quel-l’umanesimo educativo del padre dell’educazione giovanile, San Gio-vanni Bosco, il quale esortava i giovani, invitandoli a diventare «buonicristiani e onesti cittadini». Il gruppo è formato da 38 ragazzi e ragazze che

costantemente si ritrovano in parrocchia per scambiarsi idee, vivere momentidi svago e di gioco con i mezzi che la parrocchia mette a disposizione.

La statua del Sacro Cuore di Gesù, proveniente dalla chiesa dell’Addolorata diSanta Ninfa e attribuita allo scultore palermitano Girolamo Bagnasco, prota-gonista dell’arte sacra dell’Ottocento in Sicilia, sarà restaurata presso il Museo

diocesano di Mazara del Vallo. L’intervento sarà possibile grazie alla convenzionecon lo I.A.L. di Marsala per la realizzazione di uno stage formativo degli allievi.

Castelvetrano, nasce nella parrocchia MariaSs. della Salute il gruppo giovani “Boanerghès”

Mazara del Vallo, la statua delSacro Cuore di Gesù sarà restaurata

Campobello di Mazara, primi passiper rifondare la Confraternita del Ss. Crocifisso

oooFotocronache6 n.07/14aprile2013

oooAttualità

Una Commissione d’accesso agli atti della Provincia Re-gionale di Trapani, formata da un vice prefetto, da uncomponente del Comando provinciale dei Carabinieri

e da uno del Comando provinciale della Guardia di Finanza, èstata nominata dal Prefetto Marilisa Magno. La Commissione esa-minerà gli atti della Giunta provinciale, guidata dall’allora presi-dente Mimmo Turano, e del Consiglio (tutt’ora in carica)presieduto da Giuseppe Poma (al centro nella foto). Proprio alcunicomponenti del Consiglio sono stati coinvolti in inchieste anti-mafia: l’alcamese Pietro Pellerito e il castelvetranese Santo Sacco;quest’ultimo arrestato nell’ambito dell’operazione “Mandamento”.

Interventi nei plessi scolastici

Solidarietà al dirigente scolastico Francesco Fiordaliso è arrivata dapiù parti dopo che sul muro di un baglio, sulla strada provinciale51 Campobello di Mazara -Tre Fontane, sono comparse frase in-

giuriose e offensive per il preside dei licei di Castelvetrano e della scuolamedia di Campobello di Mazara. Già qualche mese addietro si era veri-ficato un episodio analogo.

Castelvetrano, solidarietà al preside Fiordaliso

Appaltidel Comunedi Mazaradel Vallo

IL FATTO

Ispezionedella Prefetturaalla ProvinciaRegionaledi Trapani

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Chissà se i Santi implorati dai ton-naroti davanti alla croce di SanPietro, durante la mattanza,

hanno fatto davvero miracoli. Potrebberaccontarlo, forse, la storia della tonnara diFavignana che i tempi di pesca grossa li havissuti più di cinquant’anni addietroquando le «muciare» rientravano stra-colme di tonni trafitti a morte in quellaguerra sanguinosa della natura tra uomoe pesce. Gli ultimi rais, in un rituale chemischia folclore e religiosità, davanti aquella croce, tre volte al giorno, si toglie-vano il cappello e iniziavano a recitare pre-ghiere propiziatorie: un Credo o Signuri,una Salve Regina a Maronna ri Trapani. Ei tonnaroti rispondevano con le preghiere:«...nna recammetérna all'armiceddi santi rupriatori pi nostri morti. Chi Diu lu facissi!».E il rais, prima di rimettersi il cappello:«Bongiorno a tutti!». Poi il silenzio rottosoltanto dal rumore delle onde. Nei secoliil Palo di San Pietro (nella foto di FilippoMannino) - detto anche u spicu ’o Signuri- veniva posizionato all’incrocio tra i cavidella bocca della tonnara e quelli del pedaleche vi indirizzava i tonni in arrivo. Era il«segnale » d’ingresso della tonnara, «un ri-

ferimento spaziale»dice Ignazio Buttitta,docente di Storiadelle tradizioni po-polari all’Universitàdi Palermo. Ma nonsolo. Perché questacroce di legno, altaalmeno tre metri e ri-coperta di santini,sormontata da unramo di palma ed’ulivo, concentrava in sè le espressioni piùprofonde della religiosità, delle tradizioni,dei fideismi dei tonnaroti e delle loro fa-miglie. Chi lavorava in tonnara pretendevache su quelle due tavole incrociate venissedato un posto di rilievo al Santo - o allaSanta - cui la famiglia era maggiormentedevota per impetrare la grazia dell'abbon-dante pesca. L’ultima volta che il Palo dellericche mattanze sfidò mare e salsedine funegli anni ’50. Da allora è rimasto chiusoin un magazzino a Favignana, col legnosecco e ricco di venature e i santini sbiaditi.Ora è tornato nell’ex stabilimento Florioe fa parte del percorso museale. «Quellacroce come simbolo cristiano, così come

succede nelle società contadine, anchenelle comunità dei pescatori ha avuto unvalore sacro - spiega Buttitta - ma ancheun valore ordinatore». Oltre l’aspetto reli-gioso, quella croce, nella struttura dellatonnara aveva anche una valenza ispettiva.Il fatto che sotto l'effetto delle correntis’inabissasse, totalmente o in parte, servivaal rais per valutare la tenuta della tonnarae fare ipotesi sulle dinamiche dei branchidi tonni. Nei decenni, questa croce che icuriosi dall’aliscafo hanno visto galleggiarenelle acque delle Egadi ai tempi di mat-tanza, ha unito trascendenza e senso pra-tico, nella storia di un’isola e di unatonnara che i Florio vollero proprio qui.

7 n.07/14aprile2013

Per anniè rimastochiuso neimagazzini,ora è inseritonel percorso museale allostabilimentoFlorio

di MaxFirrerinostro inviatoa Favignana

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oooMemorie

Il Palodi San Pietro della mattanza, simbolo di fededei tonnaroti

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A un primo sguardo sem-bra che in Gal 5,19-22 si snodi un semplice

e arruffato elenco delle opere dellacarne e del frutto dello Spirito, eper giunta di sapore sostanzial-mente moralistico. Paolo invececostruisce il testo con grande mae-stria e avveduta oculatezza. I de-sideri della carne (cfr vv. 19-21a)

recano al centro il termine chiave “idolatria”, che generaogni sorta di tradimento, non solo nei confronti di Dio,ma pure del prossimo e perfino di se stessi. L’idolatria ri-pone cieca fiducia in chiunque o qualunque cosa possarisolvere i nostri piccoli e grandi problemi; è quel «vitellodi metallo fuso», che il popolo dell’Esodo costruisce peresserne guidato, cui si prostra e al quale attribuisce ilmerito di averlo fatto uscire dal paese d’Egitto (cfr Es32,1-8). L’idolatria è la ricerca della via più facile: lamagia, i miracolismi, le presunte apparizioni di esseri

celesti. È “chiedere la grazia” che ci serve, rinnegandoquel «sia fatta la tua volontà»(Mt 6,10b) del Padre No-stro o l’«avvenga per me secondo la tua parola» (Lc1,38b) di Maria. È dunque capovolgere e rinnegare ilVangelo: crearsi un dio a propria immagine e somi-glianza e non vivere la fedeltà dell’essere creati da Dioa sua immagine e somiglianza. Il frutto dello Spirito èinvece l’agápe, l’amore, che si traduce in gioia e pace;genera apertura di cuore e relazioni profonde; recuperail vero volto dell’uomo, nel quale si intravedono traccedel volto di Dio. Il Signore ha perdonato il popolo del-l’Esodo e ha rinnovato con lui l’alleanza (cfr Es 34,5-29). Così l’Apostolo non condanna né demonizzanessuno. Ogni credente è sollecitato a una continua me-tánoia, a quel cambiamento di mente e di cuore nelquale consiste la conversione e che bandisce ogni mora-lismo: «Un tempo eravate tenebra, ora siete luce nel Si-gnore. Comportatevi perciò come figli della luce» (Ef5,8). Discepoli del Cristo, a tale cammino, se pur lungoe faticoso, siamo chiamati.

Il vangelo di Giovanni raccontache al mattino di Pasqua Mariadi Magdala tornò sconvolta dal

sepolcro perché lo trovò aperto e due discepoli, Pietro e «l’altrodiscepolo», corsero a verificare quanto la donna raccontava,

ed entrati nel sepolcro il discepolo «vide e credette» (Gv20,8).Sembra che qui l’evangelista ci presenti una sequenza per luiinsolita, che fa precedere il vedere sul credere. Non così avevaraccontato l’esperienza di fede di Marta, a cui è chiesto di cre-dere per poter vedere la gloria di Dio (cfr Gv 11,40), e il Ri-sorto proclamerà la beatitudine di chi crede senza vedere (cfrGv20,28). Tuttavia ciò che il discepolo vede non è risolutivoper il credere, anzi quasi vi si oppone. Infatti vede i teli e il su-dario, cioè i segni che certificano la morte e sepoltura delMaestro, e nulla più. Ciò che vede è l’assenza. A partire daquel vuoto egli crede. Dunque il suo vedere è il vedere dellafede che sa cogliere l’assenza non come mero vuoto ma comeil segno di un passaggio, un’orma di uno che è andato oltre.La fede si affida sempre a un Dio inafferrabile, che nella me-moria del passato, in cui ha mostrato la sua potenza di sal-vezza, annuncia un futuro verso cui proietta coloro che sigettano sulle sue tracce. Per questo a credere è il discepolosenza nome, quel discepolo che è l’essenza di ogni discepolato.Qui egli ricomincia a seguire, a partire da quel vuoto checerca pienezza, possibile solo nell’incontro sempre a venirecon Colui che era morto. E la lettura contestuale del vangelogiovanneo ci fa identificare questo “altro discepolo” con coluiche il testo altrove definisce “il discepolo amato”. Èsolo coluiche si sa amato che può cogliere i segni dell’assenza come ap-pello forte all’incontro e alla sequela. Solo nell’esperienza del-l’esser già stato sicuramente amato, e amato fino alla fine, èpossibile porre l’atto di fede in colui che sembra svanire. Perquesto il racconto giovanneo fa ricomparire all’improvvisoMaddalena, icona della sposa del Cantico che insegue le ormedell’amato, chiedendo dove riposa (cfr Gv 20, 11; Ct 1,7s.).Ella troverà l’Amato senza poterlo però trattenere (cfr Gv20,17), solo dopo che si è chinata verso il sepolcro per vederei due messaggeri «seduti uno dalla parte del capo e l’altro deipiedi, dove era stato posto il corpo di Gesù» (Gv20,12), cioècoloro che annunciano e delimitano l’assenza, il vuoto. Spro-fondata in quel vuoto abissale incontrerà Colui che cerca,perché ha rischiato la vertigine del Nulla.

(Le precedenti puntate sono online sul sito www.diocesimazara.it)

Il termine “Corano” è l’arabo al-Qur’ān, parola di de-rivazione siriaca ma che è da ricollegare a una forma

intensiva del verbo qara’a (leggere). Il Corano - letturaad alta voce - raccoglie il messag-gio divino trasmesso dall’arcan-gelo Gabriele a Muhammad(570-632). L’ispirazione è netta-mente letterale: si tratta di unavera e propria dettatura dell’Ar-cangelo. Il Corano è diviso in 114capitoli detti sūre, a loro volta di-vise in 6236 versetti. (dora polizzi)

Crederesenza vedereil vuoto checerca pienezza

GRANI DIVANGELOdi Erina Ferlito

PAROLE CHIAVEdell’Islam

il Coranolettura adalta voce

oooLe rubriche

18 aprileMazara del Vallo, vegliadi preghiera per le vocazioni

Si terrà giovedì 18 aprile,alle ore 19, presso la par-

rocchia Santa Maria di Gesù aMazara del Vallo, la veglia dio-cesana di preghiera per le vo-cazioni.

19 aprileCampobello di Mazara,incontro sull’infarto

Si terrà venerdì 19 aprile,alle ore 17, nel salone par-

rocchiale di San Giovanni Bat-tista in piazza Aldo Moro aCampobello di Mazara l’in-contro sul tema «Prevenzionee cura dell’infarto miocardico»con Giovanni Ruvolo, cardio-chirurgo e direttore del re-parto di cardiochirurgia delPoliclinico di Palermo, e An-tonino Margiotta, cardiologo.

20 aprileMazara del Vallo, torneodi calcio per i ministranti

Sabato 20 aprile, con inizioalle ore 16, presso il Villag-

gio della Solidarietà in viaCasa Santa a Mazara del Vallo,sarà disputato il torneo di cal-cio a 5 per ministranti.

21 aprileMarsala, si presenta illibro di Simona Atzori

Domenica 21 aprile alleore 18 presso il com-

plesso San Pietro di Marsalasarà presentato il libro “Cosati manca per essere felice?” diSimona Atzori, la ballerinadiversamente abile, già ospitedi Giovaninfesta. La presen-tazione è organizzata in col-laborazione con laCommissione diocesana dio-cesana per la Pastorale fami-liare.

22 aprileMarsala, Sergio Tanzarellaparla di «Concilio al Sud»

Lunedì 22 aprile, alle ore21, nell’auditorium

Santa Cecilia a Marsala, per“I lunedì di Santa Cecilia”,Sergio Tanzarella terrà unarelazione sul tema «Inter-preti del Concilio al Sud:l’esempio di don Pino Pu-glisi».

ooo15 giorniin agenda

Elenco completo sul sitowww.diocesimazara.it

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ANNODELLAFEDEdi don Marco Renda