Forza Magica 9

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RANIERI? Il momento giallorosso visto ai raggi x PAROLA DI EX: Gigi Di Biagio ci racconta la crisi giallorossa JEREMY MENEZ, Metamorfosi di un campione Il poster di Marco borriello

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Tutto ma proprio tutto sulla squadra giallorossa

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RanieRi?Il momentogiallorossovisto ai raggi x

Parola dI ex:Gigi di Biagioci raccontala crisi giallorossa

Jeremy menez,metamorfosidi un campione

il poster diMarco borriello

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EDITORIALE [email protected] Federica Afflitto forza magica ottobre 2010

Non c’erano segnali, nep-

pure un’avvisa-glia, neanche una nube all’orizzonte avrebbe potuto lasciar presagire un tale inizio di campionato, una serie di presta-

zioni completamente al di sotto delle aspettative e delle qualità della squadra. Una partenza alla quale i tifosi avevano già preso la mano, in quanto quest’an-no sembra di rivivere l’ultima stagione di Luciano Spalletti alla guida tecnica. Penultima in classifica, la Roma era in piena crisi ed in zona retrocessione, poi l’avvicendamento sulla panchina, pro-prio con l’arrivo di Claudio Ranieri signi-ficò la straordinaria storia dell’ultimo campionato conclusosi da appena quat-tro mesi. Crisi di nervi e difficoltà psico-logiche sembrano essere le spiegazioni più valide in un gruppo in cui si necessita sempre un forte scossone emotivo per ritrovare stimoli importanti. Quest’anno la situazione è ampiamente diversa, in questa stagione sarà difficoltoso met-

tere in atto ribaltoni tali da comportare anche spese eccessive, la situazione societaria grava, e molto, sulle eventuali decisioni da individuare per il bene del-la squadra. Pagare due allenatori non è semplice quando l’esborso deve essere effettuato da un istituto di credito, il qua-le si rende in pratica protagonista come garante. Inoltre individuare un allenato-re valido per Roma e la Roma non è mai stato uno sport facile da praticare. Si verifica poi, nell’attuale condizione societaria, uno strano accadimento, qualcuno avanza anche dubbi sui gusti dei nuovi compratori, ai quali scelte a lungo termine sulla guida tecnica non sarebbero gradite. Il tutto ai danni di una società calcistica sospesa tra il mondo a cui è appartenuta, l’attuale presen-te incerto ed altalenante, ed un futuro ignoto, di cui al momento non si riesce a conoscere nulla. Come si può affermare che i giocatori, da professionisti quali sono, non devono lasciarsi influenzare da questo universo di incertezze da cui sono circondati? Io non me la sento ed anzi spero in un cambiamento celere e vigoroso, se qualcuno c’è batta un colpo e lo faccia in fretta.

edItorIale 2

a.a.a. CerCasI roma dIsPeratamente 6DI DanIeLe CeCChettI

GIGI dI BIaGIo CI raCConta la CrIsI GIallorossaDI SeRena BaSCIanI 10

PreParIamoCI 14DI DanIeLe CeCChettI

Jeremy menez, metamorfosI dI un CamPIone 25DI ANDREA DI CARLO

al vertICe della tensIone 28DI SeRena BaSCIanI

la lInea maGInot testaCCIna 30DI anDRea DI CaRLo

news 34DI SeRena De IaCo

la Posta dI max leGGerI 36

PICColI GIornalIstI CresCono 37Julio sergio Piccolo grande eroe

I tabellini si settembre 19-22-23Poster di Marco Borriello 20-21

FORZA MAGICAanno 4° - n.° 9

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30 settembre 2010

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CenTROCaMPO: difficoltà eviden-ti anche nel reparto nevralgico del campo. Pizarro non ha praticamente svolto preparazione atletica, afflitto da una condrite ormai cronica che si porta dietro da quasi un anno, e che lo ha costretto a svolgere allenamento differenziato per praticamente tutte l’esate. Essendo il cileno il metrono-mo e la mente di questa squadra, faci-le capirne l’influenza sul rendimento in campo. Anche De Rossi ha iniziato col freno a mano tirato. Reduce dal-la disastrosa (non per lui) esperienza azzurra, ha faticato a trovare la for-ma, ma le ultime uscite sono state indubbiamente più che convincenti: Danielino corre, contasta ed imposta, siamo sulla buona strada. Chi anco-ra non abbiamo mai visto in campo, è Rodrigo Taddei. Il calciatore chia-mato “equilibrio e senso tattico” è fer-mo ai box ormai da un mese, per via di un problema al polpaccio che gli impedisce di forzare in allenamento. Considerando che il brasiliano è l’uni-co esterno di ruolo a disposizione del mister nel reparto di centrocampo, la sua assenza assume contorni ancora più gravi. Brighi rimane il solito jolly da impiegare in tutte le posizioni della mediana, anche se la sensazione è che il centrocampista emiliano da la sen-sazione di poter dare il meglio di sè nel ruolo di incursore. E a proposito di in-cursori, il migliore in questo inizio di stagione orribile, è stato senza dubbio Simone Perrotta. Sempre presente (ad eccezione della gara di Napoli, saltata per squalifica), sembra essere tornato ai tempi del Chievo: più centrocam-pista recupera palloni che incursore, grande lavoro di tamponamento an-che sulle fasce (vedi Roma-Inter e la marcatura su Maicon): centro, destra o sinistra, SuperSimo c’è sempre e

di Daniele Cecchetti

Dai proclami di agosto, ai processi di settembreil passo è stato breve, anzi brevissimo.Vediamo come si è arrivato a tutto questo

Dai proclami di agosto, ai processi di settembreil passo è stato breve, anzi brevissimo.Vediamo come si è arrivato a tutto questo

Inquietudine, incredulità, preoccu-pazione e (per certi versi) rassegna-zione. Con questi sentimenti il tifo-

so romanista sta vivendo questo inizio di stagione a dir poco travagliato, che neanche il più pessimista dei suppor-ters avrebbe immaginato. Dai procla-mi di agosto, ai processi di settembre il passo è stato breve, anzi brevissimo. Ma come si è arrivato a tutto ciò? Ep-pure il mercato aveva regalato (nono-stante le note difficoltà economiche) a Ranieri una rosa indubbiamente più competitiva rispetto alla stagione pre-cedente. La tanto agnognata confer-ma di Burdisso, l’arrivo di un ottimo parametro zero quale Fabio Simpli-cio, la scommessa Adriano e il colpo finale (inaspettato e per questo capace di infiammare la piazza) rappresenta-to da Marco Borriello avevano messo le ali ad un ambiente che fa dell’en-tusiasmo (e della depressione, sportiva s’intende) il proprio carburante natu-rale. A completare il mercato, l’arrivo di Castellini come vice Riise e il ritor-no alla base di Alenadro Rosi: unico neo, non essere riusciti a piazzare quei calciatori in esubero i quali ingaggi pesano come un macigno sulle casse di Trigoria. Domande tante, risposte poche. Ma andiamo con ordine.

DiFeSa: sembra essere il reparto più in difficoltà in questo avvio di stagio-ne, anche se fatalmente, risente del rendimento non brillante di tutta la

squadra. Tra i pali, le carte si sono mescolate parecchio. Julio Sergio è stato bersa-gliato dagli infortuni, che lo hanno costretto a saltare l’impegno di Su-percoppa contro l’Inter e lo stanno tenendo ancora (e per diverse altre settimane) fermo ai box. Il suo posto è stato preso dal romeno Bogdan Lo-bont che nelle gerarchie ranieriane ha scavalcato Doni. Da brividi però la prestazione offerta nell’esordio di San Siro: da lì in poi alti e bassi, con la sensazione però che il guaio sia sempre dietro l’angolo, in agguato. A detto del mister, il romeno è il secondo di Julio Sergio e come tale prende il suo posto: Doni quindi resta la terza scelta, anche se qualcosa, nella consi-derazione del tecnico, sembra essere cambiato. Qualche metro più avanti, la situazio-ne non è certo migliore. Burdisso non ha certo vissuto un inizio di stagione particolarmente positivo, pagando qualche svarione di troppo e l’entra-ta killer su Daniele Conti, costatagli 2 turni di squalifica e viatico della clamorosa sconfitta 5-1 in terra sar-da. Juan non ha praticamente svolto la preparazione, così come gli altri reduci dal Mondiale sudafricano. Il brasiliano comunque è sembrato es-sere il meno peggio in quest’inizio di stagione. Discorso diverso per Mexes. Il transalpino, dal ritiro della propria nazionale, ha lanciato un ultimatum

all’allenatore e all’ambiente, paven-tando la possibilità di un divorzio addiritura a gennaio in caso di scarso impiego. Poi, complice la squalifica di Burdisso, la promozione a titolare, con risultati però deficitari: in difficol-tà con il Bologna ed espulso contro il Brescia, con conseguente squalifica di 3 turni, ridotta poi a 2. Insomma, un quadro non certo entusiasmante. Discorso a parte merita Guillermo Burdisso. Inserito a partita in corso nel naufragio di Cagliari, ha dimo-strato di non essere ancora all’altezza del palcoscenico della Serie A. Non per Ranieri però, che 7 giorni dopo, lo schiera (anche qui a partita in cor-so) sulla fascia sinistra, prefendolo a Cicinho: non esattamente il massimo della vita per un calciatore alto 1,90 cm per 86 kg, e i risultatio si sono visti. Sugli esterni, la situazione è (in parte) migliore. Riise e Cassetti garantiscono qualità e quantità, ma dietro di loro, il vuoto. Sulla destra Rosi e Cicinho peccano, e non poco, in fase difensiva (il brasiliano poi è ancora alla ricerca della miglior forma): a sinistra Castel-lini non ha impressionato (eufemismo) nel suo esordio a Cagliari, ko per in-fortunio dopo 13’, lasciando aperta una voragine sulla fascia per il con-temporaneo stop di Riise, ai box cau-sa commozione cerebrale rimediata in Nazionale. Un pò meglio col Cluij, ma non auguriamo a Riise neanche un raffreddore..

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merita soltanto applausi. Ogni repar-to però ha un Mister X: a centrocam-po il prescelto è Fabio Simplicio. Arri-vato parametro zero, accompagnato da un coro unanime di consensi, il brasiliano ha accusato qualche picco-lo problema fisico in fase di prepara-zione, e non lo abbiamo praticamente mai visto in campo (eccezion fatta per la mezz’ora finale col Bologna) e ne-anche in panchina. Allenatore, com-pagni di squadra e tifosi lo aspettano, convinti (come noi) dell’utilità e della bravura del calciatore.

aTTaCCO: “Abbiamo un attacco stel-lare”. Parole e musica del Presidente Rosella Sensi, come darle torto. Totti, Vu-cinic, Menez, Borriel-lo, Adriano, Baptista e Okaka. Tanta roba, da stropicciarsi gli oc-chi, ma i fatti dicono altro. E raccontano di una squadra che fa in-credibilmente fatica a segnare, e che nel nuo-vo acquisto Borriello ha trovato il suo vero totem, capace da solo di reggere l’intero peso dell’attacco giallorosso. Tre gol realizzati, tutti di ottima fattura, anzi quello realizzato in Champion’s col Cluij davvero fantastico, ma un lavoro fondamen-tale per la squadra e la sensazione di giocare nella Roma da anni. Bomber di razza, fiuto del gol e predisposizio-ne alla grande giocata, ne fanno il vero insosti-tuibile dell’attacco gial-

lorosso. Intorno a lui, poco o nulla. Il Capitano deve ancora trovare la via della rete, ma qui il discorso è molto più ampio e non basterebbe l’intere rivista per affrontarlo. Francesco sta bene fisicamente, ma sembra risentire oltremodo della diversa posizione as-sunta sul terreno di gioco. Le polemi-che sul suo impiego sono diventata or-mai inevitabili: deve giocare o no? La presenza di una prima punta di ruolo in campo lo penalizza? Ai posteri l’ar-dua sentenza. In attesa di sbloccarsi, Francesco è tornato in campo a vesti-re i panni a lui tanto cari ad inizio car-riera e che l’hanno consacrato come fuoriclasse assoluto, e cioè quelli da

rifinitore, del vero, unico e inimitabile numero 10. Della serie, COME TE NESSUNO MAI. Vucinic rimane, come ormai da di-verse stagioni, croce e delizia del po-polo giallorosso. Un gol, magnifico e decisivo contro l’Inter, in mezzo a qualche prestazione indolente e diver-si acciacchi fisici. Stesso discorso per Menez. Il talento francese, con po-tenzialità e numeri da fuoriclasse, ma l’impressione è che gli manchi sempre qualcosa per affermarsi definitiva-mente. Schierato sempre tra i titolari (eccezion fatta per la trasferta di Mo-naco), ma sempre sostituito, spesso in maniera inaspettata e ispiegabile. Ma-

gari facendolgi giocare una partita intera po-tremmo vedere qualco-sa in più. Su Adriano ci asteniamo dal giudizio, lo faremo fra qualche mese, quando sarà pos-sibile avere un quadro più realistico e veritiero sul rendimento dell’Im-peratore. Paradossale la situazione di Julio Baptista. Cominciata la stagione da separato in casa (neanche con-vocato per le prime tre uscite), la Bestia è stata poi chiamata in causa in quel di Brescia, e la risposta è stata senza dubbio positiva. Certo, di spazio ne troverà ben poco, ma può comun-que essere considera-to un’ulteriore freccia nella faretra del mister. E Okaka? Non ci sia-mo certo dimenticati di lui. Fermo per quasi un mese causa infortunio,

Stefanone riuscirà (ne siamo con-vinti) anche quest’anno a ritagliarsi il suo spazio e dimostrare gli enor-mi progressi fatti negli ultimi mesi. Le partite, ce lo auguriamo, saranno tante, e ci sarà spazio per tutti.

RanieRi: momento delicato per il mister. Gli auspici di inizio stagione erano ben diversi, e i risultati nega-tivi hanno senza dubbio contribuito ad animare ancora di più gli animi dell’ambiente. Nove gare ufficiali, cin-que sconfitte, due pareggi e due sole vittorie: 17 gol presi, 8 fatti. La squa-dra non riesce ad esprimersi sui propri livelli abituali, qualche scelta (tattica e di gestione del gruppo) ha lasciato quantomeno interdetti e dubbiosi, la conferenza stampa pre-Bologna ha

inasprito ancor di più i rapporti con la carta stampata: qualcosa sembra esse-re cambiata. Soprattutto però, inutile girarci intorno, fonte maggiore di di-scussioni nell’ambiente romano, è la gestione di Totti. Le dichiarazioni del numero 10 dopo la trasferta di Mona-co (“Abbiamo fatto catenaccio, non si può giocare così”), hanno portato ad

un faccia a faccia tra i due, risolto con chiarimento e stretta di mano. E non è stato l’unico in questa stagione. Il mister, in più di un’occasione, non ha mancato di ribadire la stima nei confronti del Capitano, definendolo (come giusto che sia) bandiera e por-tacolori di questa squadra. “Prima viene Totti, poi tutto il resto”, per sua stessa ammissione. Frase forte, ma che ben chiarisce le idee di Ranieri. Il no-stro auspicio è che tutte le componen-

ti ROMA, continuino a remare (come sempre fatto) nella stessa direzione, per poter tornare ai livelli che ci competo-no. E’ vero, siamo solo agli inizi, ma i passi falsi sono stati già parecchi. E la speranza quest’anno, è di non perdere quel treno passato per l’ultima volta la sera del 25 aprile scorso.

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Per approfondire il difficile mo-mento della Roma abbiamo scelto di incotrare Luigi di

Biagio. Perno del centrocampo gial-lorosso dal 1995 al 1999 Di Biagio è stato ex anche di Brescia e Inter, cro-ce e delizia delle ultime giornate di campionato per la società di Rosella Sensi. Oggi commentatore Sky, Luigi Di Biagio si è trovato a commenta-re proprio la partita più discussa di questo avvio di stagione, e proprio da lì abbiamo voluto iniziare la nostra chiacchierata.Volevo iniziare parlando pro-prio della strana Domenica di Brescia. La Roma ha lamenta-to dei torti arbitrali plateali e anche i media hanno dato ri-sonanza agli errori della terna guidata da Russo. Lei ha vissuto da commentatore su Sky la par-tita, crede che siano state giuste le proteste giallorosse?Sono successe delle cose poco sim-patiche che si aggiungono ad altri torti subiti negli anni dalla società della famiglia Sensi. Credo che per un caso singolo la società ed i tifosi non si sarebbero risentiti in questo modo così preponderante. Nel corso delle stagioni passate la Roma ha su-bito tanti torti e la disfatta di Brescia è stata la goccia che ha fatto traboc-care il vaso.Il suo commento in diretta del rigore fischiato contro Mexes e la conse-guente espulsio-ne del difensore francese ha susci-tato un forte eco nelle radio romane, lei è stato accusato di aver parlato, a cal-

do, di rigore netto. Ma lei ha sentito tutta la telecronaca o solo le battute estrapolate dalla ra-dio e poi trasmesse in diretta?Io ho sentito tutta la telecrona-ca ma volevo un suo commento specifico riguardo le polemiche sollevate dalle radio.Le ho chiesto se aveva ascoltato tut-ta la telecronaca perché durante la telecronaca ho parlato di rigore solo in diretta. Mi piace dare commenti a caldo, seppur correndo il rischio di sbilnaciarmi, in questo modo ri-esco anche ad interpretare la situa-zione in cui agisce l’arbitro, in pochi istanti senza la possibilità di vedere la moviola. Nella specifica occasio-ne di Brescia Roma avevo parlato di rigore dopo aver visto l’azione a ve-locità normale, dopo la seconda mo-viola ho detto che sembrava la palla prendesse un’altra direzione e dopo la terza ho palesato la mia opinio-ne come avversa a quella di Russo. E’ chiaro che se vengono estrapolati trenta secondi da una telecronaca di 90 minuti, senza menzionare i com-menti di fine partita, e poi vengono trasmessi in radio si può essere frain-tesi. Nei miei confronti poi c’è sem-pre stata prevenzione.I pregiudizi di cui parla sono, secondo lei, legati al suo tra-scorso nelle giovanili dell’altra

squadra di Roma?Io a Roma ho passato 4 anni belli ma difficili ed ho cerca-to di dare il massimo. I pre-giudizi che hanno caratte-rizzato la mia esperienza giallorossa sono sicura-mente da rintracciare neglil otto anni che ho trascorso nelle giova-

nili della squadra biancoceleste da bambino. Ma, ripeto, ho cercato di dare sempre il massimo arrivando poi a giocare un mondiale come uni-co convocato della Roma e per me è stata una grande soddisfazione.La crisi che sta vivendo la Roma di Ranieri ha dei punti di con-tatto con la Roma nella quale ha militato lei?Le crisi ci sono sempre per mancan-za di risultatiC’è la possibilità di riscatto dopo la sosta secondo lei? E’ una crisi reversibile?Credo che ci siano margini di riscat-to e che la Roma possa tranquilla-mente arrivare a giocarsela tra le prime quattro della serie A. In fin dei conti anche lo scorso anno si era partiti da un’avvio difficile e poi si è giunti a sfiorare il titolo. Io credo

che la Roma possa ritrovare la strada giusta, lo dico sinceramente, perché ci credo, non per dire una frase di circostanzaAvendo vissuto l’As Roma da romano, come giudica la situa-zione difficile che stanno viven-do Totti e Ranieri?Quello che leggo e sento al riguardo di Totti in questi giorni è scandaloso. Mettere in discussione un professio-nista ed un simbolo come Francesco Totti.Si riferisce alla stampa o ai ti-fosi?Mi riferisco ai tifosi. Pensare che Tot-ti possa essere un peso per la Roma è quanto di più assurdo si possa pen-sarePer quanto riguarda Ranieri?A cosa si riferisce?All’ombra di Lippi di cui ha par-lato per esempioIo credo che per aver detto quelle cose ha avuto i suoi buoni motiviE per quello che riguarda i cam-bi discussi soprattutto della gara al San Paolo contro il Na-poli? Qualcuno lo accusa di non aver voluto sacrificare Totti per una sorta di sudditanza nei suoi confrontiCredo che un allenatore non potreb-be mai agire in questo modo, mai lascerebbe in campo un giocatore che vede in un momento non buono a sfavore di un altro in uno stato di forma migliore. Credo che Ranieri abbia la giusta esperienza nel calcio, quell’esperienza che non lo porte-rebbe mai ad essere condizionato dalle reazioni di un giocatore nella scelta di chi mandare in campo. E poi credo che abbia sostituito Totti più volte in questo inizio e quindi non avrebbe avuto problemi a farlo ancora.Ma lei crede che Francesco Totti potrebbe essere il tipo di gioca-tore che pretende il posto anche a discapito della sua squadra?

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hO CERCATO DI DARE SEMPRE IL MASSIMO ARRIVANDO POI A GIOCARE UN MONDIALE COME UNICO CONVOCATO DELLA ROMA E PER ME è STATA UNA GRANDE SODDISFAZIONE.

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Di Serena Basciani

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Quando leggo certe illazioni riman-go allibito. Credo che dalla bocca di Totti una frase del tipo “io devo giocare” non sia mai uscita e mai uscirà. E questo perché è un gran-de professionista. Io credo che tutte queste polemiche sono dovute, come dicevo prima, ad una crisi di risultati che inevitabilmente porta la stampa e gli addetti ai lavori a ricercare le cause di questa crisi in più direzioni senza poi trovare il vero bandolo del-la matassa. Inoltre credo che anche le tante partite ravvicinate siano la cause del non altissimo rendimento di tutti i giocatori.In chiusura. Come vede l’an-datura di questo campionato? Crede che i nerazzurri di Beni-tez siano lanciati alla vittoria anche quest’anno?

Non solo credo che saranno superiore agli altri anche per i prossimi tre anni. L’Inter è ancora un gradino sopra le altre, a seguire il Milan e la Roma. Lei non vede quindi determi-nante il rafforzamento del Mi-lan nella corsa scudetto?Credo che il Milan sia stato in corsa per lo scudetto anche lo scorso anno fino al momento dell’infortunio di Ne-sta e Pato. Ma l’inter anche quest’an-no ha qualcosa in più secondo me.L’ultima domanda la volevo ri-servare al suo futuro, la vedre-mo sulla panchina di qualche palcoscenico importante?No. Ho avuto delle offerte da diverse squadre della serie C ma ho rifiuta-to, al momento oltre ai miei impegni come commentatore Sky preferisco dare spazio alla mia famiglia.

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Se ne sono dette di tutti i colori: ciclo ormai giunto al suo fisio-logico termine, per un gruppo

che lotta e combatte da diverse sta-gioni, squadra che non sta in piedi, preparazione atletica completamen-te sbagliata, giocatori logori. Per la prima volta nella storia recente dei ritiri giallorossi il fondo e la resisten-za hanno lasciato subito spazio a lavoro anaerobico e pallone. Certo, nessuna pretendeva di veder ripro-posti i massacranti metodi di lavoro zemaniani (interminabili corse nei boschi, ripetute e gradoni a Trigoria) Nelle intenzioni dello staff tecnico c’era l’idea (visto anche l’impegno in Supercoppa Italiana) di una par-tenza lanciata, per poi magari poter effettuare il solito “richiamo” atleti-co durante la sosta natalizia. Invece questo piano sembra essere andato a farsi benedire già in avvio di sta-gione. Le prime uscite infatti hanno subito messo in evidenza una forma fisica non brillante (eufemismo), che ha impedito alla Roma di esprimersi ai suoi livelli abituali. Contro l’Inter, in Supercoppa, primo tempo da in-corniciare, squadra corta, compat-ta e aggressiva, che ben poco aveva concesso all’undici di Benitez: poi nella ripresa il crollo. E cosi come nelle prime giornate di Campionato.

Questione annosa, quella della pre-parazione: le gambe girano grazie ad una condizione psicologica, o vice-versa?Difficile dare una risposta, almeno in questo avvio di stagione. Iniziamo innanzitutto col dire che la Roma si affida ad uno dei massimi esperti del settore, cioè Riccardo Capanna. Il professore, dall’esperienza di Parma al fianco di Ranieri, è riconosciuto da sempre come un esempio da seguire e dal quale carpirne segreti e metodi

di lavoro. Vincitore lo scorso maggio del Cronometro d´Oro, il riconosci-mento che viene assegnato in occa-sione del Congresso Nazionale dei preparatori atletici, ad inizio stagio-ne ha spiegato così i suoi metodi: «Il calcio sta cambiando, è in continua evoluzione e la preparazione deve essere in linea con il cambiamento. Quindi seguiamo una preparazione con variazioni di ritmo continue e assai meno fondo rispetto al passato. Le variazioni di ritmo danno la pos-

sibilità di seguire il potenziamento atletico e muscolare di ogni singolo calciatore, senza che lo stesso subi sca stress. Per questo abbiamo utilizzato il pallone sin dal primo giorno. Il gio-catore durante la preparazione deve anche divertirsi». In realtà, già dall’avvento (a stagione iniziata) a Trigoria di Ranieri e del suo staff, è apparso subito evidente un netto cambio di rotta, una stram-bata decisa e repentina rispetto a quelli che erano i metodi preceden-

SQUaDRa Che non Sta In PIeDI, PRePaRaZIone atLetICaSBaGLIata, GIoCatoRI LoGoRI, eCCo I SeGRetI e Le VeRItàDeLLa PRePaRaZIone GIaLLoRoSSa.di Daniele Cecchetti

PRePaRiaMOCi..PRePaRiaMOCi..

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temente utilizzati da Spalletti e dai suoi collaboratori. Lunghe ed inten-se sedute di palestra, hanno lasciato invece spazio a molto più lavoro sul campo, col pallone diventato pro-tagonista assoluto delle mattinate di allenamento. Niente miracolo o bacchetta magica, semplicemen-te calciatori che, per abitudine o struttura fisica, hanno subito rispo-sto in maniera più positiva e voliti-va a questa nuova metodologia di lavoro proposta dal prof. Capanna. Importante sottolineare come nello staff di Ranieri, sia rimasto, reduce dell’era spallettiana, Paolo Bertel-li, che continua a ricoprire il ruolo di addetto al recupero degli infor-tunati. Quest’anno, come appunto ammesso dal preparatore atletico Capanna, si è cercato di continuare sulla stessa falsa riga di quanto intra-preso fin dall’inizio. Chiunque abbia avuto la fortuna di visitare il ritiro di Riscone di Brunico ha sicuramen-te notato sin dai primisimi giorni la presenza del pallone, tesa a “far divertire gli atleti”. Altro elemento da non trascurare, quest’anno si è giocato molto di più in pre Campio-nato rispetto agli anni precedenti. ben 9 le amichevoli disputate, del-le quali le ultime 3 nell’arco di una sola settimana. L’inizio col freno a mano tirato (2 sole vittorie in 9 gare ufficiali tra Campionato e Coppe, ha subito alimentato qul vespaio di dubbi e poleiche che (pur se a bassa voce) avevano accompagnato il lavo-ro giallorosso in Trentino. La squa-dra, come accennato in precedenza, faticava a tenere il ritmo partita per tutti i 90’ , anzi spesso c’era la netta sensazione che per più di un tempo, i calciatori non riuscissero proprio ad esprimersi. E poi era evidente quel-la mancanza di brillantezza, il saper e poter cambiare passo durante la partita stessa. Della serie, possiamo anche correre per tutta la gara ma poi ad un certo punto bisogna anche scattare e variare la velocità di corsa in campo.Inizio di stagione dove la confusione ha regnato sovrana: in-

somma è vero tutto ed il contrario di tutto. Dopo le prestazione impalpa-bili offerte contro Cesena, Cagliari e Bologna in Campionato e Bayern Monaco in Champion’s, è arrivata la trasferta di Brescia, dove la squadra, nonostante la sconfitta e l’ inferio-rità numerica, ha offerto un’otima prova, provando fino all’ulimo a raddrizzare il match. Ma ancora di più, solo 4 giorni dopo è giunto il primo (e unico) successo stagionale, proprio contro l’Inter del Triplete, ma cosa più importante ai fini della nostra analisi, arrivato in zona Cesa-rini grazie ad un capolavoro di Vuci-nic. Tutto risolto? No, troppo facile. Come su un’altalena, dalla quale i tifosi romanisti scenderebbero vo-lentieri, una settimana dopo a Na-poli ecco la Roma che non t’aspetti: molle, insicura, impaurita, impre-cisa, incapace di creare una vera e propria palla gol, ma sopratttutto in-capace di fornire una prestazione degna di questo nome. Risultato: ennesima sconfitta e polemiche giù a non finire. Tutti dentro al calderone: mister, calciatori e staff dirigenziale. La questione però è una, e una sol-tanto: le gambe girano grazie ad una condizione psicologica adeguata, o viceversa? Ai posteri l’ardua senten-za. Noi ci permettiamo soltanto di dire (cosi come ribadito da Ranieri in diverse circostanze, che, anche nel caso si sia sbagliato qualcosa in fase di preparazione, i risultati (in manie-ra negativa) non si sarebbero certo visti cosi presto, bensì fra qualche mese. Quindi è necessario attendere ancora qualche settimana per poter fornire dei giudizi perlomeno più esaustivi. Nel frattempo, la speranza è che gli infortunati di lungo corso (Taddei), e quei calciatori che devo-no ancora trovare la forma migliore (lista troppo lunga) possano sfrutta-re al meglio questi giorni di lavoro, per potersi presentare alla ripresa ed essre d’aiuto ad un gruppo che, per uscire da questo momento di crisi, ha assolutamente bisogno di tutti i suoi effettivi.

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I tabellini di settembre5 GIornata 26 settemBre 2010

roma – Inter 1-0

roma (4-4-2): Lobont; Cassetti, N. Burdisso, Juan, Riise; Menez (Brighi dal 43’ s.t.), De Rossi, Pizarro, Perrotta; Borriello (Baptista dal 43’ s.t.), Totti (Vucinic dal 31’ s.t.) (Doni, Cicinho, G. Burdisso, Adriano). All. Ranieri.

InternazIonale (4-2-3-1): Julio Cesar; Maicon, Lucio, Cordoba, Chivu; Stankovic, Cambiasso; Pandev (Coutinho dal 29’ s.t.), Sneijder, Eto’o; Milito (Muntari dal 22’ s.t.) (Castellazzi, Santon, Obi Joel, Mariga, Bia-biany). All. Benitez.

marCatore: Vucinic al 47° s.t.

arBItro: Moranti di Ascoli Piceno (Calca-gno, Rossomando).

note: spettatori circa 40 mila, comunicati solo i paganti: 20.109 per 724.234 euro. Am-moniti: Chivu, Stankovic, Cordoba, Cassetti, Perrotta, Pandev, N. Burdisso, Menez. Angoli: 4-6. Recuperi 2’, 4’.

4 GIornata 22 settemBre 2010BresCIa – roma 2-1

BresCIa (4-3-1-2): Sereni; Berardi, Bega, Martinez, Dallamano; hetemaj, Cordova, Ba-iocco; Diamanti (24° s.t. Kone); Caracciolo (29° s.t. Possanzini), Eder (42° s.t. De Maio). (Arca-ri, Daprelà, Filippini, Zambelli). All.: Iachini.

roma (4-2-3-1): Julio Sergio; Rosi (31°p.t. Ci-cinho), Mexes, Juan, Cassetti; Pizarro, Brighi; Menez (1° s.t. Adriano), Perrotta, Vucinic (16’s.t . Julio Baptista); Borriello. (Lobont, Greco, G. Burdisso, Simplicio). All.: Ranieri.

marCatorI: hetemaj (B) al 13° p.t.; Caraccio-lo (B) su rigore al 20° s.t.; Borriello (R) al 38° s.t.

arBItro: Russo.

note: serata mite, terreno in buone condizio-ni, spettatori 10.000 circa.Ammoniti Cassetti, Mexes, Rosi, Eder, Julio Sergio. Espulso al 19° s.t.Mexes per doppia ammonizione. Recupero: 2° p.t., 8° s.t.

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I poste

r di

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I tabellini di settembreI tabellini di settembre3 GIornata 19 settemBre 2010

roma - BoloGna 2-2

roma (4-2-3-1): Lobont; Julio Sergio; Rosi, Mexes, Juan, Cassetti (32° pt G. Burdisso); Pizarro, De Rossi (8° st Brighi); Perrotta, Menez (23° st Simplicio), Borriello; Totti. (Lo-bont, Cicinho, Adriano, Vucinic). All.: Ranieri.

BoloGna (4-1-4-1): Viviano; Garics, Por-tanova, Britos, Rubin; Radovanovic (16° st Casarini); Siligardi (31° st Meggiorini), Perez, Mudingayi, Paponi (45° pt Gimenez); Di Vaio. (Lupatelli, Della Rocca, Esposito, Moras. All.: Malesani.

marCatorI: nel pt 7° Borriello (R); nel st 14° Rubin (B, autogol), 32° e 45° Di Vaio (B).

arBItro: Peruzzo di Schio.

note: spettatori: 30.000. Ammoniti: Rubin, Mudingayi, Perez e Perrotta per gioco falloso. Angoli: 10-6 per la Roma. Recupero: 3° e 3°.

2 GIornata 11 settemBre 2010

CaGlIarI – roma 5-1

CaGlIarI (4-3-1-2): Agazzi; Pisano, Canini, Astori, Agostini; Biondini, Conti (24° pt Laz-zari), Nainggolan; Cossu; Matri (29° st Nenè), Acquafresca (22° st Pinardi). (25 Pelizzoli, 3 Ariaudo, 24 Perico, 30 Ragatzu). All.: Bisoli.

roma (4-3-1-2): Julio Sergio; Cassetti, N. Bur-disso, Juan, Castellini (14° pt Rosi); De Rossi, Pizarro, Perrotta; Menez (19° st Baptista); Totti (24° pt G. Burdisso), Borriello. (1 Lobont, 23 Greco, 33 Brighi, 30 Simplicio). All.: Ranieri.

marCatorI: nel pt 8° Conti, 18° De Rossi, 23° Matri (rig.), 38° Acquafresca; nel st 1° Matri, 43° Lazzari

arBItro: Celi di Campobasso.

note: angoli: 8-4 per la Roma. Recupero: 5° e 2°. Ammoniti: Agostini, Lazzari, Perrotta, Cossu, Rosi per gioco scorretto. Espulso: N. Burdisso (22° pt) per fallo su Conti. Spettato-ri: 15 mila circa.

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Ormai è cosa risaputa da quando esiste il calcio che i giocatori non vogliono mai

essere sostituiti, vorrebbero giocare tutti i 90 minuti e risultare decisivi ai fini del risultato,molte volte in maniera orgogliosa e non obiettiva sulla reale prestazione che hanno offerto. Questi stessi pensieri attraversano la mente di Jeremy Menez che sentendosi un numero 10 a pelle, non vorrebbe mai abbandonare il campo per un doccia preventiva se non al triplice fischio dell’arbitro,volendo fino alla fine partire palla al piede ed ubriacare di finte il primo avversario che gli venisse incontro. Ma forse con il ragazzo di Longjumeau si sta davvero esagerando, almeno così la pensano molti degli addetti ai lavori e la stragrande maggioranza del popolo giallorosso. Il talento francese,cresciuto in un mondo difficile come quello delle Banlieues francesi e in particolare la 94, una delle più crude dove il tenore di vita si avvicina moltissimo a quello di un vero e proprio ghetto americano, tra droghe e rapine, è attualmente il giocatore della Roma, ma soprattutto dell’intero campionato di Serie A, più sostituito: non servono grandi calcoli o tabelle,infatti tutte le volte che mister Ranieri gli ha dato fiducia dal primo minuto, Jeremy non ha mai terminato l’incontro. È successo nella finale di Supercoppa dove ha lasciato spazio a Stefano Okaka in un

partita che aveva già detto tutto così come ha guadagnato prima la via degli spogliatoi nello 0 a 0 interno con il Cesena. Nella trasferta di Cagliari era stato uno dei più positivi nella prima frazione di gioco eppure mister Ranieri volle dare più fisicità alla squadra e fece subentrare al francese Julio Baptista; buona la sua prestazione con il Bologna ma soprattutto con l’Inter, dove mise in serissima

Jeremy“HoudInI”menez, cercasi incantesimodi 90 minuti….

Jeremy“HoudInI”menez, cercasi incantesimodi 90 minuti….Di Andrea Di Carlo

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difficoltà Chivu che si lamentò in maniera plateale con Benitez per esser lasciato sistematicamente solo nell’uno contro uno con il francese, ma tutto questo gli valse altre due sostituzioni nella parte finale dei match. In Champions League,dopo essere subentrato a Monaco, contro il Cluj si riprese il posto da titolare giocando un buon primo tempo da esterno destro,creando scompiglio alla retroguardia rumena da quella parte del campo ma il cambio per Adriano lo tolse dalla partita. Infine arriviamo a Napoli dove non offrendo una prestazione indimenticabile, era a detta anche del centrocampista del Napoli, lo slovacco Marek Hamsik, il giocatore che più li aveva messi in difficoltà per la sua posizione in campo, e Ranieri quindi pensò bene di fargli fare solo 45 minuti per far entrare Matteo Brighi, alla ricerca di quella profondità che il francese non aveva dato. Sembrerebbe un paradosso conoscendo le qualità più da intenditore che da centometrista del centrocampista riminese ma questa è stata la giustificazione che Ranieri diede a fine partita. Psicologicamente per un ragazzo di 23 anni comincia ad essere un peso che a lungo andare potrebbe inibire e condizionare fortemente il suo rendimento in campo,perché con l’idea di avere a disposizione ogni volta poco più di 60 minuti,una vera e propria spada di Damocle, con la paura di non dover perdere palloni e compiere sempre giocate utili alla squadra, ingabbiando così il talento che il ragazzo possiede, si potrebbe smarrire la sua identità di giocatore. In Francia la stampa è molto dura non regala nulla e se come giocatore non vali, di certo non ti concedono titoli e proclami: insieme a Benzema (Real Madrid), Ben Arfa (Newcastle) e Nasri (Arsenal), Menez è considerato in patria un astro nascente, uno degli eredi di Zinedine Zidane, un giocatore di sicuro avvenire per il suo talento

cristallino. Cresciuto nel Sochaux dove detiene ancora un record incredibile ( a diciassette anni e otto mesi segna in sette minuti una tripletta ai danni del Bordeaux, divenendo il giocatore più giovane della Ligue 1 a segnare una tripletta) e consacratosi nel principato di Monaco, tutti si aspettavano il salto di qualità e la definitiva consacrazione a Roma; Spalletti non lo vedeva tanto e nelle volte in cui gli dava fiducia il francesino sembrava un oggetto misterioso, triste ed abulico. Con Ranieri qualcosa è cambiato, soprattutto in questa stagione dove lo considera una pedina comunque importante nello scacchiere giallorosso. Da quando la ragazza Camilla l’ha raggiunto nella capitale, insieme alla musica dei 113, il suo gruppo preferito hip-hop di Vitry-sur-seine, sente i suoi affetti e le sue origini più vicine e sembra essere così tornato il sereno sul volto di Jeremy Menez soprattutto fuori dal campo di gioco. È il momento di uscire da quest’equivoco di voler puntar forte su di lui ma sostituirlo ogni volta che mette piede in campo;

i giocatori come lui possono risolverti la partita con una giocata in qualsiasi momento, anche nella giocata più nera; preoccupati per il dopo Totti, Jeremy Menez può realmente essere l’alternativa che la Roma giallorossa stava cercando per rimpiazzare il più lontano possibile,dopo aver visto andar via il talento di Bari Vecchia Antonio Cassano, quel fantastico numero 10,ormai consacrato nella storia del calcio mondiale con il Golden Foot. Magari Jeremy non arriverà mai a mettere l’impronta dei suoi piedi sulla Champion’s Promenade di Montecarlo che conosce benissimo, ma si accontenterebbe di vivere da protagonista e prendere metà dei consensi che il Capitano ha a Roma, magari guidando la Roma del futuro a vittorie in ambito europeo,proprio a Montecarlo,in quello che è stato il suo stadio, dove si può al cielo monegasco la Supercoppa Europea, e questo accadrà solo se Jeremy avrà inciso il suo cognome in maniera importante nella storia della Roma. Noi siamo dalla sua parte.

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Dopo sei giornate la squadra della capitale è penultima in classifica insieme a Fiorentina e Parma ad una sola lunghezza dall’ultima. Forse provvidenziale sarà, a questo punto, la

sosta di due settimane per le qualificazioni agli Europei 2012. Sosta che permetterà allo staff tecnico, ai giocatori ed ai tifosi di riprendere fiato e provare l’ultimo probabile rilancio in campionato.Ma se da una parte si possono passare in rassegna i tanti problemi della squadra, della gestione del reparto offen-sivo e dell’ambiente sempre notoriamente troppo caldo, dall’altra parte non si possono non fare due conti con la classifica alla mano.Partiamo dal principio: Roma – Cesena, dunque alla luce dei risultati ottenuti nelle prime giornate dalla neopromossa un pareggio non sembrerebbe più poi così disastroso. La seconda di cam-pionato è stata la vera débâcle, senza possibilità di appello né di giustificazioni, del team capitolino. Quella gara, dopo il pareggio di Daniele De Rossi, fu notoriamente compro-messa da Nicolas Burdisso con l’intervento su Conti in area che decretò l’ulteriore svantaggio dei giallorossi e la devas-tante inferiorità numerica. Quella gara vedeva l’esordio in maglia giallorosa di Castellini (infortunato quasi subito) e G. Burdisso, l’assenza di Riise e di Mexes; Fu quindi inevita-bile il tracollo dopo l’uscita di scena del centrale argentino.Dopo Cagliari la Roma ospitò il Bologna, e qui iniziano le prime perplessità. La squadra di Ranieri mostra un evidente calo sul finale e viene raggiunta allo scadere dal gol di Di Vaio, ma è vero anche che in quell’occasione venne annullato un gol rego-lare a Juan. Sarebbero due punti in più ed un pareggio casalingo in meno da smaltire a livello psicologico.Dopo Bologna arriva la Domenica infernale di Brescia. La Roma non entra subito in partita ma dopo il gol subito prende in mano le redini della gara ed inizia quella che sarebbe dovuta essere una vera e propria rimonta. Sap-piamo tutti come sono andate le cose e come la terna ar-bitrale abbia compromesso quella sfida. Ed ora sarebbero, tre + due, cinque i punti in più. In classifica, anche con la sconfitta del San Paolo, la Roma sarebbe a dieci punti,

terza in con il Chievo (che certo non lotta per lo scudetto né per la Champions League), ad un punto dalle milanesi, dirette avversarie per il titolo, e a tre dalla vetta (vetta al mo-mento occupata da una società che l’anno scorso ha colto la salvezza alla penultima giornata e che quindi non rap-presenterebbe un ostacolo per nessuno degli obiettivi della squadra di capitan Totti).In un campionato con una classifica così corta come questa dunque, una o due giornate no della classe arbitrale posso compromettere molto di più di quel che pensiamo. Se ri-cordiamo poi come lo scorso anno sia stato un solo punto a decretare l’Inter regina della serie A, allora la nostra tesi potrebbe prendere ancora più consistenza. Ma chi avrebbe interesse a vedere una Roma in crisi, penultima in classifica piuttosto che terza?La Roma è in fase di cessione del suo pacchetto di con-trollo. Personaggi in vista della politica nazionale e dell’amministrazione comunale hanno espresso pubblica-mente il desiderio di vedere il passaggio di testimone dalla famiglia Sensi ad un gruppo romano, o comunque ital-iano. L’advisor Rothschild ha palesato il suo interesse ed, insieme ad altri gruppi stranieri, sarebbe forse disposto a fare un’offerta. I gruppi italiani che si sono fatti avanti, al contrario, non potrebbero arrivare a coprire la richiesta di una Roma lanciata in Italia ed in Europa. Certo, sicuramente l’arrivo di Borriello, fortemente voluto dal Rosella Sensi, ha scombinato i piani di chi aveva pensato ad una partenza in salita della Roma visto anche l’infortunio di un Adriano che rimane comunque una scommessa della società. Sul mercato la Roma era stata ostacolata già con il tardo arrivo di Nicolas Burdisso, per intromissione nella trattativa della Juventus. Battuta una prima volta, la vec-chia signora ha dovuto incassare la sconfitta anche nella trattativa legata al bomber napoletano Marco Borriello. Al-lora le quotazioni dell’As Roma sono salite. E allora quale alternativa sarebbe rimasta a quei compratori romani tanto anelati e spalleggiati dalla classe politica se non una crisi di risultati e di gestione? Dopo la gara di Brescia il titolo della Roma in borsa era sceso al - 2,50% alla luce della sconfitta con il Napoli è al – 2,79 % .Ai posteri l’ardua sentenza…

Al verticedellAtensione

e’ CrIsI Per l’a.s. roma:La SConFItta DI naPoLI

non ha ConFeRMato La ReSURReZIone DeLGRUPPo DI RanIeRI.

Di Serena Basciani

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Oramai alla settima stagione sotto l’ombra del Colosseo, Rugantino, come è stato

simpaticamente soprannominato dalla tifoseria, indossa quella maglia giallorossa come una seconda epi-dermide. Non si sente un giocatore,un profes-sionista che svolge il suo lavoro ma piuttosto un ti-foso con il privilegio di di-fendere i colori che ama. Tutto questo attaccamen-to viscerale nasce sicura-mente dalla sua indole e dalle sue origini,da quel-la zona francese solare e schietta in cui è nato, ma soprattutto esplode den-tro di lui dopo quell’ini-zio burrascoso di questa storia d’amore con il club di Trigoria, un inizio da incubo del quale pochi avrebbero potuto reggere l’onda d’urto. Ma riavvol-giamo il nastro: nell’ago-sto del 2004 viene preve-lato dall’Auxerre come uno tra i più promettenti centrali difensivi d’Eu-ropa, erede dichiarato in patria di Laurent Blanc; il club transalpino però accusa Mexes di aver fir-

mato per la Roma mentre era ancora sotto contratto con loro e si scatena così un dannoso e lungo contenzio-so tra le due società: inizialmente la FIFA infligge al difensore francese sei turni di squalifica che vengono suc-

cessivamente sospesi dal Tribunale Arbitrale Sportivo (TAS) che permet-te così a Mexes di tornare in campo nel Settembre del 2004. Ma un anno dopo torna ad esprimersi la FIFA e lo fa in maniera drammatica per la so-

cietà capitolina: fissa ad 8 milioni l’ammontare dell’indennizzo che la Roma dovrà corrispon-dere all’Auxerre e bloc-ca le finestre di mercato dell’estate 2005 e Gen-naio 2006. Per la Roma è un danno enorme e le responsabilità sulle spal-le del giovane di Tolosa si moltiplicano. Sente su di lui tante aspettative che non devono esser deluse, da lui ci si aspetta che valga il danno che indi-rettamente ha causato, che sistemi tutti i proble-mi difensivi della Roma rendendola invalicabile là dietro, che dimostri il suo valore e convinca tutti che la Roma abbia acquistato un campione assoluto. Giocare così non è facile ma lui ci mette tutto l’impegno del mondo, sfogando tut-ta la sua rabbia in quel

gol vittoria contro l’Ascoli nell’Otto-bre del 2005. Da lì in poi è un cresce-re continuo, un titolare inamovibile che, insieme a Christian Chivu forma una difesa impenetrabile e si toglie parecchie soddisfazioni con la casac-ca giallorossa: vince due Coppa Italia, una Supercoppa Italiana,raggiunge i quarti di finale di Champions League e sfiora il sogno tricolore,sfumato in un pomeriggio tremendo a Catania dopo un’annata dai contorni vele-nosi per i molti arbitraggi discutibili che l’Inter ebbe durante il corso di quella stagione. Lui è uno dei simboli del ciclo Spalletti: un giocatore vero che non disdegna mai il disimpegno di classe, il passaggio mai banale e così il gioco della Roma, così spetta-colare e a volte fin troppo narcisista. Quando si conclude l’avventura del tecnico di Certaldo nella capitale, al suo posto arriva il testaccino Claudio Ranieri che spiega subito la via per ri-sollevare le sorti della squadra ovvero pragmatismo e grinta,insomma poco spettacolo e tanta sostanza. In conco-mitanza al cambio tecnico, sbarca a Roma anche l’argentino Nicolas Bur-disso in arrivo dall’Inter come valida alternativa per il reparto difensivo. Nel giocatore sudamericano Ranieri vede un leader incontrastato, un gio-catore rude e grintoso che da l’anima per la squadra, che incarna perfetta-mente il credo calcistico del tecnico di San Saba. Vicino a lui viene perenne-mente preferito il brasiliano Juan, tra i difensori più forti in circolazione e questo relega dopo anni da protago-nista, Philippe Mexes in panchina, a guardare la sua Roma da bordo cam-po. Per il francese non è un momento facile ma si rivela un professionista

La Linea MaGinOT TeSTaCCina

DIFFICILE CREDERE E FAR FEDE ALLA SUACARTA D’IDENTITà ChE RECITA:PhILIPPE MExES NATO A TOLOSA IL 30 MARZO 1982.di Andrea Di Carlo

“UN LEADER INCONTRASTATO, UN GIOCATORE RUDE E GRINTOSO ChE DA L’ANIMA PER LA SQUADRA, ChE INCARNA PERFETTAMENTEIL CREDO CALCISTICO DEL TECNICO DISAN SABA”

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esemplare,accettando le decisioni del mister e non creando problemi; quan-do viene chiamato in causa fa il suo ma sembra un Mexes diverso,meno concentrato, meno parte del progetto Roma, svagato e superficiale a volte, perde quella sicurezza che era una delle sue qualità, quasi quella sbruffo-naggine tipica dei transalpini. Non è più lui e il popolo giallorosso se ne ac-corge e non smette mai di sostenerlo. Passa così gran parte della cavalcata che porterà la Roma a sfiorare il quar-to scudetto della sua storia in panchi-na ma non per questo sente meno sua quel trionfo e le lacrime che gli rigano il volto in quella maledetta sera del 25 Aprile 2010, dopo la sconfitta contro la Sampdoria che complicava il so-

gno scudetto, resteranno per sempre nella storia di questo club. Burdis-so a fine stagione rientra alla base e nel ritiro di Brunico di quest’estate Mexes,nonostante le dichiarazioni di Ranieri che mette come unica priori-tà di mercato l’acquisto a titolo defi-nitivo di Burdisso, vive un periodo di alti e bassi: non si sente ancora con-siderato nuovamente un titolare ma l’assenza dell’argentino lo fa rinascere mentalmente e sfodera delle grandi prestazioni nel triangolare in Francia con Psg e Bordeaux. Burdisso,insieme al fratellino Guillermo, rientra a Tri-goria nelle ultime giornate di mercato come un giocatore a tutti gli effet-ti della Roma e questo fa ripiomba-re Mexes nella situazione dell’anno

scorso. Non gioca e teme di perdere finalmente la possibilità di giocarsi un posto di primo piano nella nuova nazionale francese di Laurent Blanc che gli affida anche la fascia di capi-tano; per il francese è un’occasione incredibile e in un’intervista rilasciata a France Football esprime tutta la vo-lontà di giocarsi l’Europeo del 2012 e il Mondiale del 2014 e per farlo sa di dover giocare con continuità e capisce che probabilmente questo non potrà farlo a Roma. Questo scuote l’am-biente giallorosso ma non fa cambiar nulla nelle gerarchie difensive di mi-ster Ranieri: non sperimenta mai una difesa a 3 per mettere al francese di giocare e l’affiatamento tra Burdisso e Juan lasciano ben poche occasioni per Mexes che comunque riesce a sfrutta-re come la bella prestazione condita dal gol del vantaggio contro il Cluj in Champions League,riscattando la brutta serata di Brescia dove pro-cura un rigore inesistente venendo espulso e perdendo la calma con una reazione isterica. Questa cronosto-ria e l’analisi della situazione attua-le, ci porta a pensare che dopo sette anni l’avventura romana di Philippe Mexes sembrerebbe agli sgoccioli; in scadenza di contratto e con una clausola di rescissione di 16 milioni di euro, se non si arrivasse presto ad un accordo,difficile visti i punti di vi-sta di un ragazzo di 28 anni che vuole andare a giocare con continuità, cosa che la società giallorossa non gli può più garantire, allora Mexes potreb-be essere ceduto già nella finestra di mercato del prossimo Gennaio. Non ci sarebbero rancori e veleni. Solo un ringraziamento per l’attaccamento infinito che ha dimostrato per questi colori e per questa città che lo adora e lo porterà per molto tempo tra i suoi beniamini. Per lui di certo non si di-rebbe “Adieu”, ma più semplicemen-te “Au Revoir Philippe..”.

“UN RINGRAZIAMENTO PER L’ATTACCAMENTO INFINITOChE hA DIMOSTRATO PER QUESTI COLORI E PER QUESTA CITTà ChE LO ADORA E LO PORTERà PER MOLTO TEMPO TRA I SUOI BENIAMINI”.

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News

Quest’anno sul palco dell’Ariston non salirà solo Gianni Morandi, al suo fianco dovrebbero presenziare (e presentare) anche Belen Rodriguez(salvo clamorosi sviluppi) e la signora Clooney, Elisabetta Canalis , e, per una sorta di par condicio tra valletti, ci saranno anche due “disturbatori” come le Iene Luca e Paolo. Un parterre d’eccezione per quello che si presenta già come un Festival di Sanremo sorprendente.

«Un paio di anni fa» racconta Ferro a Vanity Fair «ho iniziato un percorso di analisi. Da tempo non stavo bene, e avevo capito di dover riprendere in mano una serie di cose: dal forzato esilio lontano da amici e famiglia alla relazione col mio lavoro, al rapporto contrastato con l�omosessualità . Così, dopo due anni di duro lavoro su me stesso, sono arrivato a una conclusione: volevo vivere meglio». “Che cosa succederà dopo?”, chiede

Tiziano Ferro. Si risponde da solo: «Niente sarà più come prima». L’intervista non è che l’anticipazione dell’autobiografia (Trent’anni e una chiacchierata con papà) che sarà in libreria tra un paio di settimane e che contiene i diari scritti dal 1995 al 2010. Una sorta di regalo a chi gli vuole bene.

Come se improvvisamente durante un ballo, qualcuno avesse imposto il cambio di coppia, Carolina Marconi e Aida Yespica si sono scambiati i rispettivi partner. Nel luglio scorso il settimanale “Diva e Donna” aveva pizzicato la Yespica in compagnia di Salvatore De Lorenzis , imprenditore, ex marito dell’inquilina della casa del Grande Fratello. Ora Carolina sembra rendere alla ex di Teo Mammuccari pan per focaccia. La Marconi avrebbe infatti iniziato una nuova relazione con il calciatore del Piacenza Alessandro Tulli, ex flirt di Aida. Ma ora il passato è passato. Tutto grazie all’attaccante di Serie B, classe ‘82, più giovane di 4 anni e molto aitante.

Non è proprio un periodo fortunato per Lele Mora: gli “uomini della sua vita” gli si stanno tutti rivoltando contro. Prima Corona , che gli ha negato un prestito e non ne ha esattamente tessuto le lodi a mezzo stampa e tv; ora anche Costantino. L’ex tronista ha infatti rilasciato un’intervista al settimanale Oggi nella quale non è affatto tenero verso il suo ex datore di lavoro, descritto come un vero dittatore in agenzia: «Non è mai stata una grande famiglia. Lele era il padre padrone e gli artisti dovevano ubbidirgli. Altrimenti succedeva il finimondo». Costantino, infine, lancia una velata minaccia a Mora e soci: «Per anni ho girato con una telecamera in mano. Volevo documentare quel che mi accadeva. ho 60 ore di girato. Farò vedere chi ero e come sono diventato. Ci sarà tutto il mio mondo (nel film-documentario Narciso, ndr): Lele Mora, quelli dell’agenzia, i personaggi che ho conosciuto. Erano tutti consapevoli che avevo una telecamera e si divertivano a essere ripresi. Chi non autorizzerà la messa in onda verrà oscurato in viso. Ma la gente capirà lo stesso chi è. Si vedranno cose che nessuno ha mai mostrato. L’epoca dell’ipocrisia è finita».

Di Serena De Iaco

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Viene ammonito per l’intervento in ri-tardo e, come se non bastasse, riporta una microfrattura del malleolo con in-teresse dei legamenti che lo lascia a ter-ra in preda ad un dolore terribile. Ma la sfortuna è dura a morire e continua ad infierire, perché la Roma ha finito i cambi e non può far uscire il portiere senza rimanere in nove, rischiando non solo di non vedere più la porta avversa-ria, ma anche di prendere il terzo gol, quello che spingerebbe la squadra nel tunnel della crisi più nera.Cassetti si propone di sostituire Julio Sergio, ma il brasiliano decide, stoica-mente e coraggiosamente, di rimanere in porta; però il dolore è troppo forte, il portiere non riesce nemmeno a cam-minare e, allora, scoppia in un pianto incontenibile e straziante tra i pali.Le immagini fanno il giro delle televisio-ni di tutta Italia, fanno il giro persino del mondo rubando la scena al ritorno al gol del “Principe” campione d’Europa Milito contro il Bari e al volo dell’aquila della Lazio all’Olimpico.In Spagna scrivono “El arquero che llo-ra conmueve al mundo del fùtbol” (Il portiere che piange commuove il mon-do del calcio), in Francia, invece, accusa-no lo staff medico, reo di aver lasciato in campo il povero giocatore che riusciva a malapena a posare un piede per ter-ra – e che a fine partita è dovuto uscire,

Nel mondo del calcio di oggi, dove circolano sempre più sol-di e dove i giocatori “mercena-

ri” sono davvero tanti, a discapito delle tanto decantate e leggendarie bandiere, dove si vedono sempre di meno il sacri-ficio e la correttezza, scene come quelle di Brescia stupiscono un po’ tutti e pro-vocano reazioni diverse, più o meno in-tense.Se qualcuno non lo avesse ancora ca-pito, mi sto riferendo al pianto di Julio Sergio Bertagnoli, il nostro sfortunato portiere, che dopo la partita di mercole-dì ha ribadito il suo posticino – destina-to a diventare sempre più grande – nel cuore dei tifosi giallorossi. Il brasiliano aveva già fatto innamorare noi romanisti grazie alla sua storia da Cenerentola e alle sue parate epiche du-rante alcune delle partite più importanti e cruciali della stagione scorsa: se non vi ricordate, chiedete pure ai cugini laziali Mauri e Floccari, che ne sanno sicura-mente qualcosa.Mercoledì la Roma non ha vinto e Julio ha incassato due gol, di cui uno su rigo-re, ma oggi vogliamo parlare di un’altra storia, di un episodio avvenuto all’inter-no di quella partita maledetta.Al 90’ la squadra – rimasta in campo con dieci uomini, complice l’arbitrag-gio vergognoso della terna arbitrale – sta cercando di attaccare in ogni modo per pareggiare, recuperare la partita e cercare di non sprofondare nel baratro della crisi proprio prima della partita contro l’Inter.Purtroppo, ogni tentativo è vano, la Roma non riesce a segnare, ma la sera-taccia non accenna a finire: durante il recupero, Julio Sergio fa un’uscita dispe-rata, una di quelle “o prendi la palla o prendi la gamba”, fuori dalla sua area e si scontra con l’attaccante avversario, piede contro piede.

tralaltro, senza neanche l’ausilio di una barella, ma sostenuto a forza dallo staff.Lasciando le polemiche da una parte, nessun tifoso di qualsiasi squadra può essere rimasto indifferente alle urla di dolore e di rabbia di Bertagnoli e alle sue lacrime, che non sono quelle di un frignone, ma quelle di un giocatore at-taccato alla maglia, di un grande cam-pione nel suo piccolo.Julio Sergio non guadagna quanto Lio-nel Messi o Cristiano Ronaldo, se è per questo non guadagna nemmeno quanto Julio Baptista, ma da quando un giocato-re diventa un campione solo se pagato a peso d’oro? A dimostrazione e conferma di ciò, stanno piovendo auguri di pronta guarigione e note di ammirazione da tut-to il mondo del calcio, persino dai tanti odiati e acerrimi rivali – calcisticamente parlando – interisti, juventini e laziali.Nella serata di mercoledì, il mondo si è fermato a guardare alla televisione le scene di un piccolo, grande portiere che piangeva, tra i pali della sua porta, un po’ per il dolore, un po’ per la delusione, un po’ per la rabbia dovuta alla sfortuna che sembra non essersi ancora stancata di perseguitare la nostra Roma. Non si è trattato di un pianto di rinuncia, ma di un segno di rifiuto, di reazione, di op-posizione al destino spietato che si è sca-gliato nuovamente contro il brasiliano e contro tutta la squadra.Nell’Odissea che sta attraversando la Roma, Julio Sergio si è prestato al ruo-lo dell’eroe omerico, orgoglio della sua gente, che per una notte non è stato in-terpretato da Francesco Totti od a Da-niele De Rossi – entrambi assenti – ma dall’ex terzo portiere migliore del mon-do che, finalmente, è diventato indiscu-tibilmente il primo portiere titolare non solo della rosa della squadra, ma anche del cuore dei tifosi più innamorati, belli ed esigenti di tutto il mondo.

Julio sergio piccolo grande eroe

@ La posta di Max Leggeri

Lettere ed e-mail giunte in redazione fino al 31 Settembre 2010

[email protected]

Ciao carissimo max prima di tutto vorrei complimentarmi per il lavoro che stai portando avanti da tantissimi anni!!!Complimenti davvero...ti seguo sempre!e’ un momento transitorio dove si capisce poco o nulla. la nostra Presidentessa per il semplice fatto di aver detto cose vere e giuste sugli arbitri è stata deferita da un Collegio che dimostra poca attendibilità. la squalifica di mexes è stata ridotta a due giornate,quindi dimostra il fatto che l’espulsione non era giusta, altrimenti le giornate sarebbero rimaste tre. C’è una confusione totale!!!zamparini ha accusato l’Inter di essere la nuova Juve e non è stato deferito.due pesi e due misure.Per quanto riguarda la partita con il napoli, è stata una brutta sconfitta, l’ennesima. un’occasione persa per poter guadagnare punti in classifica. Io continuo a vedere il bicchiere mezzo pieno, però l’impresa si fa più difficile. mi dispiace perchè totti sembra diventato il male della roma. Ha reGalato 20 annI dI amore!!!un abbraccione a tutti voi dalla caldissima malta!!!ray sant del roma Club malta!

Grazie per i complimenti e per la stima. hai ragione è un momento particolarmente delicato ma anche io sono convinto come te che potremo uscirne presto, tutto dipenderà dalla volontà di ogni singolo giocatore.

Ciao max volevo conoscere il tuo parere sul mister. Io ti ascolto sempre e quindi ho capito che tu nutri stima nei

confronti di ranieri, ma in questo momento mi sembra davvero difficile non riconoscere in lui alcuni errori davvero grossolani. senza considerare, poi, alcune uscite del tutto fuori luogo.walter

Stimare un uomo non vuol dire difenderlo anche quando sbaglia. Sono stato il primo a sottolineare qualche uscita mediatica fuori luogo ed anche alcune scelte tecniche da me considerate poco corrette. Umanamente ritengo Claudio Ranieri un uomo per bene ma se commette degli errori è giusto sottolinearlo perché io voglio il bene della Roma, a prescindere da chi siede sulla panchina giallorossa.

Caro max io non riesco ancora a credere al campionato della roma. neppure nel mio peggiore incubo avrei mai immaginato un inizio di stagione come questo, con i cugini in testa alla classifica, poi. Puoi immaginare che ho dovuto addirittura cambiare esercizi commerciali, in alcuni bar non ci si può più entrare, ma ti rendi conto? Quando finirà questo incubo?milena

Cara amica giallorossa, vorremmo saperlo tutti. Sono sincero pensavo che la Roma fosse rientrata in sé prima della trasferta di Napoli e invece sappiamo benissimo come è andata a finire quella partita. La speranza è che questa sosta possa davvero essere stata salutare per tutti.

Di Alessia Campoli

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