Forward Speciale Italia 150

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[ FORWARD ] la rivista per chi è un passo avanti anno 5 - numero 10 - Speciale Italia 150

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Numero speciale per festeggiare il 150° anno di Unità

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[FORWARD]la rivista per chi è un passo avanti

anno 5 - numero 10 - Speciale Italia 150

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Speciale Italia 150 [FORWARD] 1

QUESTI

Stefania Lallai Responsabile

Relazioni Esterne TNT Express Italy

Questa volta Forward nonesce dai confini nazionali:l’Italia compie 150 anni e ci

sembrava giusto festeggiarla con inostri lettori. Nel pensare a questonumero speciale, ci siamo tuttaviaresi conto di come sia oggettiva-mente impossibile raccontare l’Italiaagli Italiani, o perlomeno molto dif-ficile. Siamo un popolo davvero par-

ticolare e da noi anche un anniversario può essere uti-lizzato come strumento di polemica: siccome sin dalnome che abbiamo scelto, amiamo guardare avanti,lungi da noi l’intenzione di farci strumento di questao quella parte politica. Riassumere una storia unica almondo, inoltre, sarebbe stato al contempo presuntuo-so e riduttivo e per ciò abbiamo voluto creare qualco-sa di diverso per questa edizione. Il concetto di fazio-ne, tuttavia, è innegabilmente intrinseco al nostro Paesee poiché amiamo dividerci (il Palio di Siena, dove è piùimportante che perda la contrada avversaria che vin-cere, è una straordinaria metafora della nostra singo-lare condizione), abbiamo deciso di assumere voluta-mente una posizione super partes, o meglio, abbiamoscelto anche noi da che parte stare: dalla parte del bel-lo, dell’arte, del genio. Tutti concetti connaturati alla no-stra storia, da cui abbiamo la fortuna di essere circon-dati ogni giorno, ovunque andiamo, ma che lasciamosullo sfondo, impegnati come siamo a discutere su pic-cinerie o cose di nessun conto. Di questo vi parlere-mo su questo numero, di inclusione piuttosto chedi esclusione: le persone che hanno dato vita alla stra-ordinaria rassegna di appuntamenti ed eventi dedi-cati a Italia 150 e che si terranno a Torino tra marzo enovembre di quest’anno ve lo potranno conferma-re. Vi introdurremo, insomma, a quella che è stata chia-mata‘Esperienza Italia’. Un’esperienza in cui noi diTNT avremo una parte importante, visto che abbiamotrasportato tante parti della ‘memoria’ del Paese perriassemblarle nella straordinaria fucina delle OGR aTorino. Un’esperienza molto più Forward di qualsiasialtra: per coglierne il valore basta smettere di divi-derci su tutto e guardare. Avanti, se possibile.

FORWARD!

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SpecialeCONTENTS

Anno quinto n° 10 - dicembre 2010 gennaio 2011

Direttore Responsabile Stefania LallaiDirettore Editoriale Giuseppe Guzzardi

Coordinamento Roberta Carati, Monica RoddaArt Director Vincenzo De Rosa

Grafica Michela Chindamo

Testi: Tiziana Altieri, Fabrizio Del Noce, Riccardo Della Seta, Giacinta Moraschi,

Roberto Nespolo, Fabrizio Parati, Giorgia Rocca, Gianluca Ventura

Si ringrazia il Tucano Viaggi [email protected], www.tucanoviaggi.com

Si ringraziail Comitato Italia 150 e il Consorzio La Venaria Reale

Foto: www.sxc.hu, www.shutterstock.com, Michele D’Ottavio,

Archivio La Venaria Reale,Archivio Fondazione Tirelli-Trappetti Roma,

LC Service di Laura e Claudia Primangeli, Peter Vann, Galleria Nazionale di Palazzo SpinolaGenova, Museo Diocesano di Arte Sacra Firenze,

Francesco Hayez Parigi, Pinacoteca Capitolina Roma,Studio Grima, Torino Biblioteca Reale,

Fabrizio Gremo, Mattia Boero

Redazione: Servizio Comunicazione & [email protected]

Grafica: Studio Grafico Page

Stampa: Grafica Editoriale - viale Roma, 31Venaria (TO)

Realizzazione:Casa Editrice la fiaccola srl

20123 Milano, Via Conca del Naviglio, 37Tel. 02/89421350, www.fiaccola.com

Registrazione Tribunale Torino n. 65 del 21/06/07

4 TNT, ovvero come unire l’Italia in meno di... 24 ore

12 OGR, la vita è adesso20 L’Italia che verrà22 Risorgimento artigianale24 Il Grand Tour prima dei Baedeker32 La piccola Versailles36 Mirabile sintesi40 L’incedere del tempo44 Ecce Genio46 Giardini di Venaria, anche la frutta è... Reale48 I grandi appuntamenti del 2011

Italia«...Noi siamo da secolicalpesti, derisi,perché non siam popolo,perché siam divisi.Raccolgaci un’unicabandiera, una speme:di fonderci insiemegià l’ora suonò...»

Goffredo Mameli

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■ RINASCITA La Bella Addormentata

Un imponente progetto di recupero ha restituito la Reggia diVenaria all’antico splendore. Una scommessa vinta grazie a unosforzo corale e una generosità istituzionale senza precedenti

■ CELEBRATIONL’Italia s’è festa

Il valore di una celebrazione che guarda al futuro con le radiciben piantate nella storia. Lo esalta l’Assessore alla Cultura dellaRegione Piemonte, in prima linea con ‘Esperienza Italia’

■ DENTRO LA STORIAEppur è unita

Isole tematiche e percorsi cronologici per la mostra allestita alleOGR, ‘Fare gli Italiani’. I due curatori prendono per mano il lettoree lo accompagnano in un viaggio lungo 150 anni

28■ GRANDEURLa mia Reggia

La ‘Reggia d’Italia’ lancia la sfida al sistema museale veneziano diPalazzo Ducale, puntando a divenire il quarto complesso culturalepiù visitato del nostro Paese. Secondo Fabrizio Del Noce ce la farà34

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■ OCCASIONI... SPECIALISpecial Services di TNT

Un grande evento, una grande macchina organizzativa. Pronta adaffrontare qualunque terreno grazie all’esperienza maturata conle Olimpiadi invernali del 2006: è l’A-team del corriere espresso52

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come unire l’Italia

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nire l’Italia, 150 anni or sono, fu il frutto di una lungae complessa serie di iniziative politiche e militari du-rate decenni. Eppure c’è chi, come TNT, riesce da anni

in questa impresa in meno di 24 ore, tutti i giorni, dal 1964. Merito di un quasi omonimo del grande condottiero risorgi-mentale Giuseppe Garibaldi: stiamo parlando di Luigi Giribaldi,che nel 1964 fondò a Torino la Trasporto Colli, meglio cono-sciuta come Traco, la ‘madre’ dell’attuale TNT Express Italy.L’idea di Giribaldi, geniale imprenditore self-made man e ti-pica espressione di quella fucina di innovazione che fu l’Italiadegli anni ‘60, era semplice ma al tempo stesso rivoluzio-naria per l’epoca: assicurare alle imprese collegamenti affi-dabili, estremamente rapidi, più volte al giorno, per il traspor-to della merce. Nessuno ci aveva ancora pensato: in Italia, maanche nel resto del mondo, il concetto di corriere espresso,eccezion fatta per il colosso statunitense UPS, non era unacomponente all’epoca essenziale nelle supply chain delleaziende, che ancora non conoscevano il dogma della com-pressione del tempo e i suoi derivati: il time to market, la leanproduction, il just in time...Torino, di fatto, nel 1964 dava quindi i natali a una nuovaindustria, quella del trasporto espresso, dopo aver creato laprimogenitura nei settori dell’auto, della moda, dell’industriaconserviera, del cinema, della televisione, della pubblicità...Il concetto alla base dell’express courier è quello del net-work: mettere a disposizione dei clienti una rete di collega-menti, mezzi e infrastrutture attiva 24 ore su 24, in grado digarantire connessioni giornaliere con qualsiasi località inItalia e in Europa. Un network su cui partono a orari definiti

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Assicurare alle imprese collegamenti rapidi e affidabili più volte al giorno. È il 1964 e la neonata Traco, futura madre dell’attuale TNT,ripensa il concetto di tempo dando importanza all’orario di consegnapiù che ai volumi di carico. Un’idea semplicemente rivoluzionaria di Stefania Lallai

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TNT, ovvero in meno di... 24 ore

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Correva l’anno...Era il 1964 e l’idea nella testa di mio padre frullava daun po’ di tempo: nessuno aveva pensato, nel campodei trasporti, di unire Torino con Milano e viceversa conun servizio di trasporto che collegasse le due città piùvolte al giorno. Sino ad allora esisteva il servizio gior-naliero, cioé con consegne un giorno per l’altro ma mainello stesso giorno.Ecco perché gli parve giusto coniare il termine ‘pullmandelle merci’, quasi una personalizzazione delle mercistesse; salivano sul pulmino per raggiungere la lorodestinazione con un servizio totalmente innovativoe dopo poche ore!Furono acquistati due pulmini Volkswagen, uno bian-co e l’altro verde per la linea TO-MI e si aprirono i pri-mi due punti Traco. Due negozi, a Torino in Via SanQuintino e a Milano in Viale Francesco Crispi.Ricordo Via San Quintino in quegli anni, era una via coni suoi negozi di quartiere tipici di un borgo: il bar trat-toria, i negozietti alimentari, il cinema parrocchiale,la sala Cravesana. Alle nostre spalle, in Corso Matteotti,che allora qualcuno chiamava ancora Corso Oporto,c’era casa Agnelli; infatti il vecchio calzolaio di Via SanQuintino, dove ora si trova un gelataio di successo, erachiamato il calzolaio degli Agnelli in quanto risuolava,così diceva lui, le scarpe dell’illustre casata...Debbo dire che è stata una storia di successo e di gran-de lavoro e impegno; e voglio davvero ringraziare tut-ti quelli che hanno lavorato con grande dedizione aquesta inziativa: dai primi collaboratori agli albori ametà degli anni ‘60 a quelli che hanno poi permessouno sviluppo impetuoso.L’idea era davvero geniale, ma senza l’impegno e la vo-lontà di tutti non si sarebbe potuto ottenere questosuccesso per certi versi così torinese.

Riccardo Giribaldi

i mezzi dell’azienda: il vincolo alla partenza è datodall’orario, non dal raggiungimento di un dato vo-lume di carico del mezzo. Giribaldi seppe valorizzare la sua idea e rendereesplicito il concetto di network ai clienti crean-do lo slogan “il Pullman delle Merci”, che sottoin-tendeva la possibilità per il cliente di raggiunge-re qualsiasi destinazione, se fosse salito su quelpullman. Un pullman che, nella sua fase iniziale,univa unicamente Torino e Milano con un solomezzo, ma pur sempre qualcosa di assolutamen-te inedito che presto crebbe in modo esponen-ziale, sino a coprire in modo capillare tutta l’Italia. Ma l’Italia ha una situazione orografica partico-larmente complessa, e ha due grandi isole: eccola necessità di un ulteriore upgrade per standar-dizzare i tempi del servizio, che Giribaldi risolsenel 1984 anticipando ancora una volta gli ope-ratori del settore: con l’introduzione del collega-mento aereo.L’allora TNT Traco, fu infatti il primo corriere espres-so ad attivare collegamenti aerei tra il nord e il sud

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dell’Italia per garantire la consegna in24 ore, e scelse come primo Hub na-zionale l’aeroporto di Bologna, che fuil ‘facilitatore’ dell’introduzione del con-cetto di consegna time definite tipi-ca dell'express courier in Italia. Dopouna serie di test operativi negli anniprecedenti effettuati in partnershipcon la compagnia aerea di CarloPedersoli, in arte Bud Spencer, ilprimo aereo con la livrea TNTTraco, un BAE 146 QT 300, ha pre-so il volo proprio da Bologna nellaprimavera del 1992. L’aereo copriva le tratteBologna-Bari-Catania-Cagliari. Dal 1995 l’opera-tività è stata estesa anche all’internazionale, in vir-tù dell’acquisita dimensione planetaria nella qua-le era confluita l’allora Traco, divenuta negli anni’90 dapprima TNT Traco e poi, dal 199, soltantopiù TNT Express Italy.Lo stesso player mondiale di cui faceva parte, il co-losso australiano Thomas Nationwide Transports,

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nel 1996 era stato acquisito dal-le Poste Olandesi, che poi diede-ro vita al Gruppo TNT N.V., attua-le Casa Madre della business unititaliana TNT.TNT Express Italy è stata dunquela pioniera di un concetto, quellodel tempo, divenuto lingua comu-ne nel mondo dell’economia globa-lizzata: per molti versi la sua crescita,dal 1964 a oggi, è stata complemen-tare e sinergica a quella dell’econo-mia nazionale, di cui ha accompagna-to l’espansione sui mercati nazionali

prima e internazionali dopo, introducendo in-novazioni continue in linea con la strategia dicustomer proximity, fisica (rete capillare di Filiali)ma soprattutto relazionale, che è parte integran-te del suo DNA.Il concetto di unione, inteso come collegamen-to, connessione, e anche come reciproco arric-chimento è dunque intrinseco a TNT: per que-sto, per il suo primato di primo corriere espressonazionale, e anche per essere nata a Torino dove150 anni fa nacque l’Italia, non abbiamo volutomancare a questo grande appuntamento chia-mato ‘Esperienza Italia’: come già per le Olimpiadi,trasporteremo e movimenteremo il materialerelativo a mostre ed eventi che saranno allesti-ti tra marzo e novembre a Torino: perché, comerecita un nostro slogan, “L’Italia si muove con noi”,e ne siamo orgogliosi.

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L’Italia

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atriottici senza essere nostalgici, con le ra-dici ben piantate nella Storia ma con losguardo fisso sul futuro. Sono gli italiani del

150°, orgogliosi della propria nazionalità e insie-me consapevoli delle sfide che li attendono. Li de-scrive, incarnandoli alla perfezione, MicheleCoppola, Assessore alla Cultura, Patrimonio lingui-stico e Politiche giovanili della Regione Piemonte.Uomo di marketing e di comunicazione nella suavita professionale, da politico gioca le stesse car-te. E sono tutte mosse vincenti.

Le iniziative dedicate al 150° sono riunite allavoce ‘Esperienza Italia’. Una connotazione pre-cisa che rispecchia quali obiettivi? «Nel 2011 festeggiamo la storia del nostro Paese,di cui Torino - prima capitale e città italiana pereccellenza - è stata ed è protagonista. Le celebra-zioni in Piemonte non saranno un evento dai toninostalgici: lo sguardo al passato, alla nostra storia,ai nostri valori, serve come base imprescindibileper guardare al futuro, per vivere le nuove sfideche il mondo ci impone e di cui soprattutto i gio-vani sono e dovranno essere ancor di più i princi-pali interpreti. Il 150° deve essere un’occasioneper riflettere sul futuro del nostro Paese. Chi ver-rà a Torino sarà orgoglioso di essere italiano».

«Destinatari di Esperienza Italia - leggo nellapresentazione - sono i 150 milioni di italici, cioètutte quelle persone che hanno contribuito,contribuiscono e contribuiranno a plasmarel’immagine, l’identità, la cultura e l’economiadel Paese». Considerando che gli italiani sonopoco più di 60 milioni, chi sono gli altri 90?«La comunità italiana all’estero è molto numerosae molto legata all’Italia. Bisogna cogliere l’occasio-ne della festa dei 150 anni perché sia un forte mo-tivo per ritornare nel nostro Paese per celebrare erinnovare il proprio amore e il proprio orgoglio ita-liano. I primi ambasciatori del nostro Paese devo-no essere i milioni di italiani che vivono all’estero».

Cultura, Patrimonio linguistico, Politiche gio-vanili. In che modo è riuscito a mettere le suecompetenze di assessore regionale al serviziodel 150°? «Fin dall’inizio del mio mandato ho voluto impe-gnarmi con convinzione per Italia 150. Il Piemonteè storicamente terra di cultura, e le Celebrazioni at-traverso eventi, aperture di nuovi musei, spettacoliesalteranno ancora di più questo segno distintivo.Si deve infatti partire dalle eccellenze per valorizza-re i giovani, le imprese e il territorio, e avere il corag-gio di investire sui nostri ‘brand’ turistico culturali».

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L’occasione fa il Paese unito. Ecco fino a che punto Torinoe il Piemonte hanno saputo cogliere il valore di una celebrazione che guarda al futuro nella visionedell’Assessore regionale alla Cultura e alle Politichegiovanili Michele Coppoladi Roberta Carati

s’è festa

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Pur con qualche ‘escursione’ fuoricittà, le iniziative per il 150°dell’Unità d’Italia appaiono torino-centriche. La Regione Piemonte,che lei rappresenta, potrebbe sen-tirsi trascurata?«Tutta la nostra Regione sarà coinvol-ta attraverso la restituzione di luoghicarichi di fascino per bellezza e me-moria storica: residenze reali, fortez-ze, castelli, borghi antichi, piazze e cor-tili, palazzi storici ristrutturati e riaperti

al pubblico per l’occasione. Certo Torino sarà il pal-coscenico principale, ma anche altre zone delPiemonte, come Novara che vedrà la restituzionedel Broletto nel suo splendore, oppure Vercelli conla mostra Guggenheim, saranno protagoniste dei150 anni».

Così come Roma è la capitale politica, Milanoè da decenni la capitale economica. Ritiene cheTorino abbia bisogno di riaccendere su di sé iriflettori del Paese? Per un anno tornerà ad es-sere la capitale d’Italia?«Per nove mesi Torino tornerà ad essere capitale

d’Italia. Un titolo che non ha mai perso, e che anziha saputo rinnovare, moltiplicando il suo esserecapitale. Dell’industria. Della ricerca. Della moda.Del cinema. Dello sport. Dell’arte contemporanea.I riflettori del Paese si accenderanno su Torino: bi-sogna cogliere quest’occasione per continuare atenerli accesi, anche dopo questo straordinarioevento. Italia 150 è l’occasione per Torino per ri-definire la propria strada. La nostra città deve tor-nare a sprigionare quell’energia positiva che l’haresa un laboratorio di idee, di iniziative, ma soprat-tutto di nuove imprese».

Il ‘suo’ Piemonte «moderno, vitale, competiti-vo, con un rinnovato ruolo da protagonista eun futuro all’altezza della sua storia, risorse,talenti, ambizioni» passa anche da Italia 150?«Il rilancio del Piemonte passa anche da Italia 150.Bisogna favorire il futuro: per questo abbiamopensato di sostenere insieme alla mostra ‘StazioneFuturo’ il tour dei Mille, un vero e proprio talentshow che intende raccogliere in modo concretole mille idee, frutto del lavoro di innovatori, centridi ricerca pubblici e privati, che cambieranno l’Italiadei prossimi 15 anni. Le migliori idee verranno

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La Regione Piemonte èuno degli enti fondatoridel Comitato Italia 150,costituito nel maggio2007 per organizzare i festeggiamenti del 150°anniversario dell’Unitàd’Italia a Torino e nelresto del Piemonte.Gli altri enti sono: ilMinistero per i Beni e leAttività Culturali, laProvincia di Torino, laCittà di Torino, laCompagnia di San Paolo,la Fondazione Cassa diRisparmio di Torino, laCamera di CommercioIndustria Artigianato eAgricoltura di Torino,Unioncamere Piemonte,l'Università degli Studi diTorino, il Politecnico diTorino, l'Università degliStudi del PiemonteOrientale, l'Universitàdegli Studi di ScienzeGastronomiche.

www.italia150.it

Il Comitato 150

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concretamente premiate perché vengano realiz-zate attraverso la nascita di start up».

Ha dichiarato di voler adottare la customer sa-tisfaction come linea guida del suo operato.Un metro di misura che varrà anche a bilanciodi Italia 150?«Bisogna dare spazio alle idee e sostegno alle ini-ziative in grado di garantire ricadute misurabili.So che il Comitato Italia 150 sta lavorando in que-sta direzione, soprattutto nei confronti dei par-tner che investono in Esperienza Italia. Un segna-le importante per coinvolgere e fare sistema conil mondo dei privati».

L’aspetta una serie di tagli del nastro, interven-ti, ospitate tv... Il cuore dove la porta?«Il cuore mi porterà nei luoghi che hanno fatto lastoria d’Italia, in quei posti in cui si respira e si toc-ca il futuro, la capacità di innovazione del nostroPaese, la forza dei giovani nel costruire nuove sto-rie di successo. Esperienza Italia celebra infatti l’es-senza dell’essere italiano: la volontà di essere pro-tagonista; di mettersi in gioco in prima persona.Esperienze di eccellenze, best practice che conti-

nuano ogni giorno a generarsi da Nord a Sud: sto-rie di imprenditori, giovani, associazioni, che han-no voglia di innovare, scommettendo sul talento».

Leggo che il suo musicista preferito è Bono.Spera di riuscire a coinvolgerlo nel festival in-ternazionale Mi.To?«Mai dire mai. Quest’estate gli U2 sono stati pro-tagonisti allo Stadio Olimpico, ma sono sicuro chele strade di Torino e della band irlandese si incro-ceranno ancora. E poi hanno promesso a me e adAlberto Cirio, Assessore al Turismo della Regione,di tornare in Piemonte per firmare e ritirare le lorobarrique di barolo».

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Trasformare l’anniversario dei 150anni dell’Unità in un nuovoinnamoramento del nostro essereitaliani... Incitare noi stessi ad avereun po’ più di orgoglio nazionale.Giorgio Napolitano

Monito

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[GRANDI TRASFORMAZIONI]

Colloquio per l’assunzione definitiva: l’aspi-rante dipendente OGR mostra all’esamina-tore il suo ‘capolavoro’, un manufatto indu-

striale - un modello, un ingranaggio - che presentacaratteristiche di altissima precisione. Fine ‘800. Alle Officine Grandi Riparazioni, sim-bolo di una Torino che sta riprogettando il pro-

prio futuro in chiave industriale, la selezione delpersonale è severa in ogni reparto. Centro di avan-guardia nella revisione e riparazione di locomoti-ve e carrozze ferroviarie, vi lavorano meccanici, sal-datori, pannellisti, un’élite di artigiani di primissimoordine, portatori, come le vecchie corporazioni diarti e mestieri, di conoscenze complesse.

Tra le costruzioni austere e le lunghissime navate germogliail disegno industriale di Torino. E nasce il concetto di éliteoperaia. Con i 150 anni dell’Unità, è di nuovo tempo di progetti di Giorgia Rocca

OGR, la vita è adesso

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Generazione dopo generazione, migliaia di tuteblu varcano i cancelli dell’enorme complesso(190.000 metri quadrati) edificato tra il 1885 e il1895 lungo la ferrovia che collega Torino a Milano.Intorno, a formare la zona che in quegli anni è det-ta dei ‘grandi servizi’, le Carceri Nuove, il MattatoioCivico, il Mercato del bestiame e i Casotti daziari.Strutture imponenti, pensate nella loro globalità invista dello sviluppo di Torino tanto dal punto di vi-sta economico quanto da quello demografico. È lì che si pongono le basi per la crescita di BorgoSan Paolo, il quartiere operaio che assieme alLingotto e a Mirafiori segnerà la storia del movi-mento operaio torinese. È lì che avverranno gli scio-peri dell’agosto 1917, mentre, nell’estate 1920, siassisterà all’occupazione e autogestione delle fab-briche, esperimento di rivoluzione socialista in Italia.Poi, inesorabile ma non imprevisto, il declino, cheporterà le OGR alla definitiva dismissione neglianni ‘70. Per più di 30 anni soltanto polvere e rug-

gine. Fino al 17 luglio 2007 quando, con la cessio-ne da parte di R.F.I. dell’intera area in comodatogratuito alla Città di Torino, le Officine tornano alcentro di un progetto. Piccolo all’inizio (nel 2008vengono fatti alcuni interventi di manutenzio-ne nella manica lato ex Carceri Nuove per ospita-re il Congresso dell’U.I.A.), ma è già, in nuce, il pia-no di messa in sicurezza di tutto il complesso invista dell’utilizzo in occasione del 150°. La cifra sul preventivo è di 2.700.000 euro. A lavoriultimati i torinesi riavranno le loro OGR e, a giudica-re da Esperienza 150, sapranno come utilizzarle:‘Fare gli italiani’, ‘Stazione futuro’, ‘Il futuro nelle mani’- ovvero le tre mostre in calendario dal 17 marzoal 20 novembre - sono solo il primo esempio. Le Officine Grandi Riparazioni rappresentano unodei primari obiettivi di trasformazione urbana pro-grammati dalla Città: l’imponente opera di restau-ro e di riqualificazione funzionale le consegna a undestino di polo espositivo e museale. Permanente.

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Rappresentare

Rap

pres

enta

re

ContraddizILinguaggio

ContrapposizioniContra

orgoglio

Eppur è Walter Barberis

iva l’Italia, cantava Francesco de Gregori, non senza qualche sfumaturad’ironia. Una Italia descritta attraverso i suoi estremi e paradossi, i suoislanci e la sua indolenza, sempre emozionale e capace di sfuggire qual-

siasi definizione, forse priva del tutto di una connotazione comune e universa-le, a parte - e non del tutto - lingua e religione.Bella la sfida che Walter Barberis, ordinario di Ricerca Storica e Giovanni de Luna,ordinario di Storia Contemporanea, entrambi presso l’Università di Torino, hanno ac-cettato: raccontare 150 anni di Unità utilizzando gli spazi profondi delle OfficineGrandi Riparazioni di Torino, avvalendosi della collaborazione di 22 ricercatori.Bella sfida, certamente da far tremare i polsi. Nonostante la preparazione conso-lidata di questi studiosi, si può esser certi che abbiano lavorato in compagnia didubbi, ripensamenti, contrapposizioni, rinunce. E non soltanto riguardo ai temiscelti, ma anche sul come proporli e illustrarli. Bella sfida, con la consapevolezzache il ‘contenitore’ era importante quanto il contenuto, il significante quanto il si-gnificato, il media quanto il messaggio. Per un evento che punta ad essere visita-to da milioni di persone, compresi centinaia di migliaia di giovanissimi, saper rac-contare, sorprendere, entusiasmare, interessare è elemento essenziale. Ed ecco

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[DENTRO LA STORIA]

Giovanni De Luna

Fare gli italiani - 150 anni di storia nazionale, è l’evento che nelleOGR, attraverso isole tematiche e percorsi cronologici ci lancia in unviaggio emozionante tra i fenomeni che nel corso di 150 anni hannocontribuito a ‘includere’ piuttosto che ‘escludere’, ad aggregare piuttostoche allontanare. Piloti della navicella temporale due esploratorid’eccezione, gli storici Walter Barberis e Giovanni de Luna di Giuseppe Guzzardi - bozzetti originali di Paolo Rosa (Studio Azzurro)

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izioniInclusioneontrapposizioni

Luoghi comuniLuo

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omun

i

che i due storici, abituati ad esprimersi dalla cattedra e con la carta stampata, sisono confrontati con la narrazione spettacolare e teatrale, disegnando e riem-piendo percorsi tangibili con una logica tipicamente disneyana, al di là del dio-rama e del pannello multimediale. La mostra all’OGR è avvincente, e interessante cre-diamo sia comprendere come Barberis e De Lunasono giunti al format finale, trasformando l’archeti-po dell’archeologia industriale, la gigantesca e cavaofficina, in un susseguirsi di scene e contesti, di vocie di suoni, di effetti visivi e tattili di grande impatto.

Unità, pluralità, contraddizioniForward ha incontrato i due autori per comprendere le linee gui-da del loro racconto, poi realizzato in collaborazione con lo StudioAzzurro di Milano. Walter Barberis in un tempio della cultura ita-liana, la sede della Casa editrice Einaudi, dove Giulio Einaudi riu-niva la crema intellettuale. Giovanni De Luna, in una dimora dalsapore antico, affacciata sui comignoli del centro di Torino, pro-tesa verso una spettacolare panoramica della città e delle colli-ne che la circondano. Le interviste, effettuate separatamente,sembrano contestuali, e così ve le proponiamo.

tradizione

trasmettere

Le isole tematiche

CampagneScuola

ChiesaMigrazioniPrima Guerra Mondiale

Seconda Guerra MondialePartecipazione politica

MafieFabbriche

ConsumiTrasporti

Mezzi di comunicazione di massa

Città unita

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Ma davvero l’Unità d’Italia può essere consi-derato un valore reale, solido, da celebrare? De Luna «Oggi certo le difficoltà sono notevoli,non c’è lo stesso spirito e orgoglio. Per la primavolta è al Governo una forza politica che vede ilRisorgimento come una iattura». Barberis «Il clima generale è diverso dai festeg-

giamenti del 1911 e del1961. Nel Paese oggi c’è mi-nor fervore, non siamo ‘na-zionalmente concordi’ comenel 1961...» De Luna «...L’Italia quintapotenza mondiale, giolittia-na, industriale! Torino me-tropoli con il suo milione diabitanti! Un’enfasi celebra-tiva supportata da un realemomento di legittimo orgo-glio nazionale». Barberis «Oggi il contestoè diverso. Ma questo nonvuol dire che l’Unità non siaun grande valore. Solo haimposto una visione che te-nesse conto del clima con-temporaneo. Il nostro com-pito era raccontare 150anni di Unità, non ripropor-re la storia d’Italia, una fa-ziosa e banale sequenza diavvenimenti».De Luna «Non avevamo in-tenzione di creare un evento

di tipo celebrativo, spurgato dalle attuali contrad-dizioni e difficoltà. Non volevamo un ‘santino’ del-la storia d’Italia, abbiamo cercato di spiegare chefratture e spaccature, e le relative contraddizioni,fanno parte del nostro percorso di italiani».Barberis «Siamo quindi partiti da alcuni punti fer-

EsclusioneAppartenenza

Appartenenzafeed back

emozioni

conoscenza storica

mi, sui quali non eravamo disposti a discutere.Uno di questi era che l’Unità è stato un bene perl’Italia. Ci siamo presi la responsabilità di afferma-re, al di là dei luoghi comuni, che l’Unità d’Italiarappresenta un bene collettivo: economia, amal-gama, interessi culturali del nostro Paese sonosenz’altro maggiori e migliori di quanto non sa-rebbero stati in una Italia non unita».De Luna «Si può discutere il modo con il qualel’Unità è stata raggiunta, ma non la sua validità,il suo valore; senza l’Unità saremmo rimasti unamera espressione geografica».Barberis «Un altro punto fermo era la plurali-tà. Per comprendere questo concetto si pensiche l’Unità nazionale nasce con otto capitalicontestuali. L’Italia in realtà non si genera conTorino capitale: altre sette città hanno rappre-sentato un ruolo chiave, imprescindibile, deter-minante: Milano, Roma, Genova, Venezia, Firenze,Napoli, Palermo. Ad esempio, senza l’antica con-trapposizione tra queste ultime, Garibaldi nonavrebbe fatto un metro sulla spiaggia di Marsala.Un certo contesto internazionale ha favorito ilprocesso, che si è amalgamato sul modello diStato sabaudo. Ecco, su questo si può discute-re: non è detto che il calco sardo-piemontesesia stato un bene per l’Italia: Milano, più colta,più ricca, più internazionale, più industriale loha sempre contestato».

Sin dalla nascita l’Italia ha sofferto di forti con-trapposizioni e diversità...Barberis «Saremmo ciechi se non accettassimoche la pluralità degli inizi è al contempo ricchez-za intellettuale e culturale ma anche contraddi-zione, frammentazione, forze che ne hanno resofaticoso il cammino. La statualità era e in alcunicasi è ancora una realtà temuta, osteggiata, con-fusa con altri fenomeni storici, ad esempio la que-stione meridionale. Invece, le crisi sociali non era-

Lo Studio Azzurrofabbrica di emozioni

Una specie di calderone creativo cheha collaborato con la squadra di stori-ci sia dal punto di vista creativo chenella materiale realizzazione dell’im-pianto scenico dell’OGR. Una impresa certo non facile ma cheha prodotto risultati di grande valoreemozionale.Non la prima esperienza di questo tipo- dello Studio Azzurro è una delle piùapprezzate performance del padiglio-ne italiano all’expo di Shanghai - masicuramente l’impegno, che ha com-portato diciotto mesi di lavoro, è di rarospessore. Si stima che gli spettatori sa-ranno diversi milioni, se non i sei del1911 e del 1961.Direttore artistico del progetto e au-tore dei bozzetti di queste pagine èPaolo Rosa.

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[DENTRO LA STORIA]

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e AggregazioneAppartenenza

feed backemozioni

emozioni

unità frattureconoscenza storica

cosa ‘include’ e cosa ‘esclude’, cosa ha tenutoinsieme e cosa ha disgiunto.De Luna «A noi è sembrato che la coppia inclu-sione/esclusione fosse ideale per reggere le con-traddizioni che la storia d’Italia ha presentato, mo-strando al contempo una cornice unitaria. Questobipolarismo è funzionale al perseguimento delnostro obiettivo, ovvero rappresentare l’Unità aldi là dei luoghi comuni, degli stereotipi. E qual èl’antidoto ai luoghi comuni, alla banalità, se nonla conoscenza storica? Lo scopo della mostra èproprio aggiungere conoscenza al bagaglio sto-rico del visitatore, vogliamo che all’uscita dalleOGR possa dire di disporre di più informazionisulla coesione, nella diversità, di questo Paese».

Un intento principalmente didattico?De Luna «Anche civile. Vogliamo trasmettere unsenso di appartenenza e condivisione che sia unvalore personale».

no una esclusiva del Mezzogiorno: nell’Ottocentoanzi fu il Nord a essere pervaso da una crisi chedeterminò massicci fenomeni migratori: 29 mi-lioni di italiani tra il 1870 e il 1970 migrarono al-l’estero. Tre milioni in più della popolazione ita-liana all’indomani dell’Unità».

Ne fa riferimento perché l’emigrazione all’este-ro è un fenomeno che ha danneggiato l’Unità?Barberis «Una perdita secca. Paradossale è chequesti cittadini che emigrano si sentono italianinel momento in cui lasciano l’Italia, non prima.A contatto con culture ‘straniere’ recuperano e va-lorizzano il senso di appartenenza». De Luna «Una forma di difesa in un ambientespesso ostile. È molto interessante osservare suquali basi si fonda il fare l’Italia all’estero».

Torniamo al bipolarismo, alla contraddizione,cioé il filo conduttore delle isole tematiche:

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catastrofi

pluralquestione mer

percezione

perc

ezio

ne

immagine

balaustra

L’Italia va in scenaTredici scenari animati per raccontare i temida voi ritenuti fondamentali per spiegarel’Unità nel tempo. Cosa vi ha portato a questaarchitettura del raccontare e del descrivere?Barberis «Ci rendiamo conto che a prescinderedall’onestà intellettuale e dalla convinzione conla quale si è lavorato, le critiche, le obiezioni al no-stro lavoro ci saranno. Sono abituato a riceverne,anche di feroci, nella mia attività letteraria. Comesi diceva, nostro intento era correlare pluralità eunità e mostrare le contrapposizioni come valo-re. Ed è così che le mostriamo al pubblico». De Luna «Per la verità entrambi siamo abituati ausare come linguaggio la parola scritta, non ave-vamo alcuna confidenza con il linguaggio del rap-presentare, tipico della mostra, della messa in sce-sa, del ‘rappresentare’. Questa è stata la prima verasfida: usare e contenere una molteplicità di lin-guaggi che consentisse di ‘trasmettere’ le que-stioni proprie dell’Unità d’Italia».

Barberis «Alcune isole, ovveroalcuni temi, sono soltanto inclu-sivi o esclusivi, altri lo sono con-testualmente. Prenda ad esem-pio il ruolo della Chiesa. Legerarchie ecclesiastiche erano for-temente contrarie all’Unità d’Italia,

una forza schierata contro lo Stato,che cede soltanto davanti alle baio-

nette dei bersaglieri. Invece la Chiesadelle parrocchie, dei boy-scout degli

oratori, è spesso sostituta dello Stato, pro-fondamente radicata e aggregante. Allo

stesso modo è radicata la Chiesa dei riti, del-la messa, del parroco, delle tradizioni. Ecco quin-

di che la Chiesa è al contempo elemento di unio-ne e di separazione».De Luna «Allo stesso modo la scuola è totalmen-te inclusiva, come la comunicazione di massa o itrasporti, mentre le mafie sono univocamenteesclusive».

Forward è sempre molto interessato all’argo-mento trasporti. Oggi da molti veicoli e in-frastrutture sono considerati nemici della so-cietà, mentre l’interpretazione storica è quelladi un valore fortemente positivo, aggregante.De Luna «Non si può certo negare che la moto-rizzazione di massa e le dorsali tirreno-adriatichepreautostradali siano state fondamentali per unireil Paese. L’Italia era prima frammentata, un vero ar-cipelago. Le infrastrutture hanno svolto un ruolofondamentale nell’aggregare il territorio. Oggi sipuò parlare di ecomostri, ma è un discorso di natu-ra differente. È esattamente la stessa riflessione chesi può fare sulla televisione e la comunicazione dimassa: oggi può piacere o non piacere, ma non sipuò negare il suo valore nel favorire l’aggregazio-ne del Paese. Bisogna stare attenti a non guardaretroppo da vicino l’attualità».

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Dall’emozione alla conoscenza. E ritornoInsieme agli scenari, un percorso cronologicotradizionale?Barberis «Non proprio. Si tratta di duecento me-tri lineari di strutture in plexiglass con testi relati-vi ai momenti caratterizzanti del periodo. Insiemea questa base documentaria, redatta ex novo inquanto molto spesso le cronologie esistenti sonoerrate, ecco parecchi oggetti, documenti, filmatie immagini che si riferiscono alle notizie. La vitto-ria di Bartali del ‘48, subito dopo l’attentato aTogliatti, è accompagnata dalla sua bicicletta edalla sua maglia. Tutto, ovviamente, assolutamen-te multimediale».

Anche le isole animate possono essere con-siderate multimediali.Barberis«L’accesso a ogni isola è preceduto da unfilmato che spiega perché quel tema è stato scelto,e perché viene considerato o meno aggregante. Lamafia ad esempio è un grande cratere, il buco crea-to dalla bomba di Capaci. Intorno al cratere una pas-serella e un muro sul quale sono disposti i faldoniche si riferiscono ai processi di malavita organiz-zata. I faldoni sono estraibili: appare un video cheracconta il fatto di mafia, la storia».De Luna «...e per tornare al discorso dell’autoce-lebrazione si può aggiungere che proprio l’isolasulla mafia è l’ esempio di come non abbiamo na-scosto sotto il tappeto le vergogne nazionali, anzil’abbiamo messa lì, in bella mostra».Barberis «Un altro esempio di come abbiamo in-terpretato i temi prescelti è l’isola dedicata alla pri-ma guerra mondiale. Pochi sanno che la corrispon-denza epistolare tra militi e parenti superò i duemiliardi di documenti. Una enormità, consideran-do il livello di istruzione e di alfabetizzazione. Ecco che abbiamo immaginato i sacchetti da trin-cea non già pieni di sabbia ma di posta da e per il

fronte. È la prima grande esigenza di scolarità».

Avrete dovuto sicuramente fare delle rinun-ce, per contenere le isole nel seppur gigante-sco - 10.000 metri quadri - spazio a disposi-zione. A cosa avete rinunciato?Barberis «Inizialmente era prevista un’isola de-dicata al volto della Patria, aspetto che poi abbia-mo spalmato sul percorso. Era forse troppo sim-bolico per ‘reggere’ un’isola.Ma il modo con il quale loStato si autorappresentasarà comunque un mo-mento descritto grazie a seimedaglioni».De Luna «A malincuore ab-biamo rinunciato a due temifortemente aggreganti, losport e le catastrofi. Due con-testi nei quali il senso di con-divisione, di aggregazione èmolto forte. Ma in definitiva,siamo molto sereni sulle scel-te fatte. A qualcosa doveva-mo pur rinunciare».

Quale sarà l’isola più emo-zionale?De Luna «Quella delle città.Ma non vi dico perché. Tutte le isole vorrebberoessere un percorso circolare, dalle emozioni allaconoscenza e ritorno».

Non aggiungiamo altro per lasciare intattala curiosità del visitatore. Basterà un giornoper visitare la mostra, il percorso lineare e letredici isole?Barberis «Dovrebbe. Dipende dal desiderio dicoinvolgimento del pubblico, dalla voglia di ap-profondire».

alitàeridionale

infrastrutture

percezione

ne internazionale

La mostra in tascaMolto interessante l’idea dello StudioAzzurro di consegnare all’ingressouna card RFID che consente di ‘flag-gare’ i momenti che più colpiscono.All’uscita la card si interfaccia con unserver che invia in automatico allamail indicata i segmenti video me-morizzati e i file correlati. In pratica, ciascun visitatore può con-servare ciò che più lo ha colpito e in-teressato. Certamente uno strumen-to utile anche per le scuole, e un feedback immediato per i curatori del-l’evento, per tutti un ricordo tangibi-le di una forte emozione.

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[FUTURO PROSSIMO]

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Energia, trasporti, comunicazione, medici-na e molto altro. Nei prossimi dieci anni inItalia cambierà tutto. Con la banda larga il

Paese entrerà davvero nell’era di internet: saremotutti connessi per condividere conoscenze, farericerca, lanciare imprese, innovare... Stazione Futuroci prepara alla nuova rivoluzione industriale. Il set sono le Officine Grandi Riparazioni di corsoCastelfidardo, quelle dove alla fine dell’800, nelloscorso millennio, si costruivano e riparavano le lo-comotive a vapore che avrebbero trasportato perla prima volta sulle lunghe distanze uomini e mer-ci. Il nuovo viaggio dell’Italia di domani parte daqui, da Stazione Futuro, la mostra che ci proiettain avanti partendo dalle idee, dai prototipi, dai pro-dotti, dai processi rappresentanti la miglioreespressione della creatività e dell’innovazione ita-liana di oggi. Strutturata come una sorta di arci-pelago tematico in cui ogni argomento è un’iso-la espositiva costituita da blocchi di elementi cubicicomunicanti tra loro, dentro i quali il visitatore puòentrare e uscire. Raccontata attraverso l’uso di lin-guaggi multimediali e sofisticati come video in3D, ologrammi e realtà aumentata.A curare Stazione Futuro è niente meno cheRiccardo Luna, direttore dell’edizione italiana diWired, il mensile americano di new technologyfondato dal ‘guru’ delle nuove tecnologie, il mass-mediologo statunitense Nicholas Negroponte. «Questa mostra è in realtà un cantiere in diveni-re, con tanti laboratori al proprio interno. Grazie a

L’Italia che verrà

Le auto saranno elettriche, le malattie fermate al primo insorgere, le caseprodurranno l’energia pulita che consumano... Non è fantascienza.Stazione Futuro ci mostra la rivoluzione industriale che ci cambierà la vita di Gianluca Ventura

Telecom Italia, potremo perfino sperimentare labanda larghissima a 1 gigabyte, indispensabileper la telemedicina, e la rete radiomobile di quar-ta generazione», spiega Luna. Tra i macroargo-menti toccati ci saranno l’energia, i trasporti, la co-municazione, l’alimentazione e la medicina delfuturo. Ma non solo. Ad aprire la mostra sarà un’in-stallazione interattiva che illustra una ricerca delCensis realizzata per Stazione Futuro e che dise-gna come sarà il Paese nel 2020. In uno spazio ar-ticolato come una città, i visitatori potranno poiscoprire i processi e i prototipi che cambierannola nostra vita, presentati attraverso diversi linguag-gi. Sei laboratori permanenti metteranno infinein scena l’innovazione ‘in diretta’ dove le personepotranno muoversi, interagire, imparare e toc-care con mano. Contemporaneamente alla mo-stra, si svolgerà nel Paese il concorso WorkingCapital-Premio nazionale dell’Innovazione, cheandrà alla ricerca dei nuovi Mille, cioè dei giovaniricercatori dalle idee più innovative per ricostrui-re l’Italia.Come Wired, anche Stazione Futuro tralascia la de-nuncia sterile dei problemi per concentrarsi piutto-sto sulle soluzioni e per dimostrare come il Bel Paesepossa avere un futuro da assoluto protagonista. «Qui c’è tutto di Wired»,confida Luna. «Come nel-la rivista, puntiamo a dimostrare che l’Italia è unPaese con gente all’avanguardia, ma spesso pur-troppo inascoltata. E pensare che potremmo esse-re un altro pianeta».Nomen omen.

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[MANI D’ARTISTA ]

Il declino dell’attività artigianale, negli ultimi de-cenni, è stato norma. È mancata, nella fase didiscesa, la circostanza per dire in modo eloquen-

te, come finalmente fa Enzo Biffi Gentili, «che l’arti-gianato non è solo un’attività residuale destinataa difendere dei mestieri tradizionali». L’occasioneper rafforzare questo concetto è la mostra ‘Il Futuronelle Mani. Artieri Domani’, realizzata dalla RegionePiemonte e dal Comitato Italia 150 e curata da EnzoBiffi Gentili, Direttore del Museo Internazionale diArti Applicate Oggi di Torino (MIAAO). Dal 17 marzo al 20 novembre 2011, visitando IlFuturo nelle Mani, si comprenderà che non è l’ora

del crepuscolo per chi ha anche «l’intelligenza del-le mani». Si vedranno motori, gioielli, ebanisteria,sperimentazioni musicali e persino «artigianato di-gitale». Sarà prevalente la parte espositiva dedica-ta ai giovani. Saranno segnalate «attività che nellemostre di settore non sono considerate: l’artigiana-to legato alle automobili, ad esempio. Abbiamo pur-troppo perso grandi artigiani carrozzieri: dallaCarrozzeria Fissore a tanti altri», ricorda Enzo BiffiGentili. In mostra anche casi di «fuga di mani all’este-ro» (oltre che di cervelli): da Franco Sbarro, designeritaliano emigrato in Svizzera, «che testimonia del-la possibilità di affermarsi affrontando in maniera

Ridare vigore al braccio senza togliere intelligenza al lavoro. La mostra‘Il futuro nelle mani. Artieri domani’ è un invito a non disgiungere l’homofaber dall’homo sapiens. Come raccomandava un certo Gramsci...di Fabrizio Parati

Risorgimento

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artigianale il tema della personalizzazione delle au-tomobili» a Giancarlo de Astis, trasferitosi a Salt LakeCity, la capitale dei Mormoni, «che è tra i maggioriesperti al mondo nella creazione di mobili pregia-ti con componenti di aerei». Non manca un esuledalla Sicilia, Claude Aiello, ceramico e maestro deltornio, residente a Vallauris, la città francese che videi trionfi del Picasso ceramista. In rilievo, tra gli artistidigitali, i Bonsaininja di Milano, che hanno vinto ilprimo premio della CG Challenge organizzata dal-l’americana Computer Graphics Society: hanno crea-to la storia dello scontro tra due Golem, uno costrui-to con amore artigianale e l’altro da una macchina

utensile. Dice Enzo Biffi Gentili: «Proseguiamo la bat-taglia che ha iniziato Morris nel 1800, ma con unadifferenza: lui la fece nel tempo del progressivo trion-fo di una certa economia, mentre noi siamo in con-dizioni di farla di fronte a una spaventosa crisi del-l’industria e della finanza mondiali».La mostra Il Futuro nelle Mani. Artieri Domani è uti-le e ingegnosa, perché è la conferma dell’insepara-bilità dell’homo faber dall’homo sapiens. Lo ricor-dava già Gramsci, ma lo abbiamo scordato perdecenni, perché troppo impegnati a prendere di-plomi e lauree capaci, spesso, di togliere vigore albraccio e intelligenza al lavoro.

artigianale

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[DIARIO]

Se dobbiamo credere a Saramago quandoscrive che «il viaggio non finisce mai, solo iviaggiatori finiscono, e anche loro possono

prolungarsi nella memoria», ci convinciamo cheil viaggio è una metafora della vita e del nostroprocedere attraverso il tempo. E proprio il tempo è la variabile che maggiormen-

te interviene paragonando il viaggio dei secolipassati a quello contemporaneo. Le distan-

ze sono coperte con tale rapidità, cheviene annullato ciò che una volta ren-

deva il viaggio non solo uno sposta-mento, ma una grande esperienza,che segnava il prima e il dopo nel-la vita. Considerando la qualità ma-teriale e il comfort del quale di-sponiamo, viaggiando si puòparadossalmente sentire la ne-cessità di essere accompagnatinon tanto da un libro-guida checi fornisce con puntualità e preci-sione mille informazioni e detta-gli, ma da un carnet de voyages, undiario di un viaggiatore d’altri tem-pi o un buon romanzo che, più cheaiutarci a trovare conferme delpresente, ci consente un confron-

to con il passato. Il Grand Tour in Italia è una modasoprattutto settecentesca, che si estende tuttaviaoltre quel periodo, prolungandosi in età roman-tica, e firmata da viaggiatori celebri come Stendhal,Goethe, Ruskin, James, M.me de Stäel e moltissi-mi altri che scesero verso il sud dell’Europa, attrat-ti dalla prospettiva di entrare in contatto con ununiverso altro, donne e uomini che hanno intra-preso un viaggio di enorme impegno - un’impre-sa, un’avventura che imponeva grandi risorse elunghissima preparazione - per istruzione o perdelizia, per moda o per noia. L’Italia è un forzieredi ricchezze inestinguibili di arte e di bellezza, ilclima è dolce, il paesaggio pittoresco; la promes-sa di una crescita intellettuale è per il viaggiatoreun miraggio alla propria portata. Nel Settecentoviaggia il curioso e il poliedrico, culturalmente di-sposto all’osservazione e all’analisi, preparato inmolte discipline: un approccio colto, quasi scien-tifico. Nell’Ottocento, mutate le condizioni geo-politiche, cambia anche l’interesse per l’oggettodel viaggio: si cerca l’insolito, il tenebroso, l’incon-taminato. Joseph Forsyth così descrive il suo in-gresso nello Stato Papale: «...Il lago di Bolsena, slar-gandosi a San Lorenzo, mostrava le sue isole, lerupi sormontate da castelli, le rive coronate da bo-schi inviolati e da rovine erette su rovine, Bolsena

Un viaggio sentimentale, che unisce il Bel Paese non tantoseguendo le coordinate geografiche ma il gusto di un’epoca.Viaggiatori celebri e anonimi turisti accomunati dalla ricercadi Riccardo della Seta

Il Grand Tour

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prima dei Baedeker

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[DIARIO]

che crolla su Volsini…». È il gusto archeologizzan-te che prevale, è Piranesi che connota le descri-zioni di un mondo ideale e perduto. PersinoLeopardi nota che «oggidì i viaggi più curiosi e in-teressanti che si possono fare in Europa, cioè nelpaese incivilito, sono quelli de’ paesi meno incivi-liti, cioè la Svizzera, la Spagna e simili, che tuttaviaconservano qualche natura e proprietà». Si cer-ca il paesaggio immaginario, la natura vergine,l’uomo buono e perfetto.Dopo l’Unità, Torino fu breve capitale del Regno.I viaggiatori che giungevano in Italia dalMoncenisio, rimasto a lungo uno dei pochi acces-si alpini transitabili, incontravano Torino come por-ta d’accesso del Grand Tour italiano. Ma i viaggia-tori dell’Ottocento non danno molta importanzaa questa tappa - per quanto apprezzata, impa-zienti come sono di arrivare a Firenze, a Roma, aNapoli. Firenze visse il breve privilegio di capitaledal 1865 al 1871: già erano state abbattute le muramedievali, le antiche arterie della città ormai trop-po strette per le carrozze e per la quantità di traf-fico che devono portare: il fascino labirintico delsuo impianto medievale viene irrimediabilmen-te cancellato. Roma capitale accoglie la curiosità di chi giun-ge da nord nella confusione dei cantieri che can-cellano i volti del passato e aprono le porte alle

prime speculazioni internazionali. Con lo sviluppo della rete ferroviaria, la realiz-zazione di tunnel e trafori, l’Ottocento è il seco-lo della prima globalizzazione, dell’abbandonodel turismo élitario delle epoche precedenti; lecittà-reliquia si trasformano, si uccide l’antico,avanza il nuovo, spesso con proterva invaden-za. Gli ‘stranieri’ affluiscono a Roma ogni annoin quantità superiore: l’aristocrazia apre le por-te dei palazzi agli ospiti più illustri, feste e ceri-monie accendono le notti dorate, le meravigliestoriche e artistiche sono un’attrazione irresisti-bile. Il viaggiatore - come in qualunque epoca,ha l’occasione di mettere a confronto il proprio‘endocosmo’, secondo la definizione offerta daFosco Maraini per significare il complesso diemozioni e conoscenze che deriva dalla propriacultura d’origine - con la realtà nella quale si tro-va, e da questo nascono la comparazione, loscambio, la crescita. L’americano Matthias Bruen dava del viaggio inItalia questa lettura allegorica: «Un viaggio in Italiapuò esser paragonato, non a sproposito, al cor-so della vita umana. La pianura padana e la valledell’Arno sono lisce, floride e belle come la gio-vinezza; giungiamo a Roma per acquisirvi l’oc-chio, l’esperienza e la riflessione che si addiconoall’età adulta. Dopo il trambusto si torna alle co-

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modità congeniali all’età tarda, e cioè al sole, al-l’aria e al rigoglio della natura di Napoli. Alla finePaestum ci appare come il tramonto che conclu-de il nostro stanco pellegrinaggio e pone termi-ne alle nostre fatiche». Pellegrini laici, sono soprat-tutto i viaggiatori inglesi quelli che hanno trascorsomesi e talvolta anni, in Italia. Nel decennio succes-sivo al 1760 oltre quarantamila inglesi si avven-turano nel continente, moltissimi arrivano sino inItalia: tanto più si sviluppa il turismo quanto piùcresce la civiltà industriale. Il viaggio è sempremeno aristocratico, si sceglie di viaggiare in pic-coli gruppi, si condividono le spese ma anche leemozioni. Si moltiplicano i diari di viaggio, le gui-de, i manuali, i racconti scritti ad uso dei turisti.Thomas Cook ha cambiato la filosofia del viaggioe della vacanza: inaugura nel 1855 il primo viag-gio organizzato attraverso l’Europa, nel 1874 creai traveller’s cheque. Ormai la rivoluzione è iniziata,l’onda del ‘viaggio-evasione per tutti’ si trasmet-te rapidamente, portando con sé grandi trasfor-mazioni - non solo positive. «Viaggiando si può realizzare che le differenzesono andate scomparendo: tutte le città tendo-no ad assomigliarsi l’una all’altra, i posti hannomutato le loro forme e ordinamenti. Una polveresenza forma ha potuto invadere i continenti».Come dimenticare queste parole di Italo Calvino?

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Aspettava solamente il bacio del principe:nella fattispecie, prima ancora degli impre-scindibili finanziamenti, il gesto eroico di un

folle, o forse un sognatore, animato dalla speranzadi un recupero possibile. Perché nei sogni, in fon-do, basta crederci. La Reggia di Venaria Reale è il lie-to fine che chiunque può leggere. E per arrivarci,come in tutte le favole, bisogna partire da...«C’era una volta, in un paese non lontano daTorino, Altessano Superiore, la Venatio Regia, com-missionata nel 1658 dal Duca Carlo Emanuele IIall’architetto Amedeo di Castellamonte con l’in-tento di farne la base per le battute di caccia nel-la brughiera torinese.

La residenza sabauda, anche detta ‘Città-Reggia’ perle enormi dimensioni (80.000 metri quadrati di pia-no calpestabile), mantiene l’originaria destinazio-ne d’uso sino alla fine del ‘700 quando, abbando-nata dalla corte dopo che l’ondata rivoluzionariapartita dalla Francia travolge il Piemonte e inevita-bilmente la Reggia, si trasforma con la Restaurazionein «città di soldati e di cavalli». Come scrive MicheleLessona, scienziato e Senatore del Regno morto nel1894, ancora oggi il cittadino più illustre di VenariaReale, «i suoi edifici sterminati, costrutti dapprimaper diletto dei principi, furono conversi in casermee il paese diventò al tutto militare». I boschi dove due volte la settimana ‘si correva alcervo’, il cortile d’onore circondato dalle logge, gliappartamenti del duca teatro di idilli e di intrighirisuonano ora del passo pesante degli stivali del-le truppe. Tra i soldati, anche due uomini destinatia lasciare un segno profondo nel Risorgimento ita-liano: il futuro Primo Ministro Massimo D’Azeglio(«dopo una giornata d’esercizi, tramontato il sole,salivo a cavallo, e per viottoli scappavo a Torino afar il matto tutta la notte...»), e il diciottenne non an-cora Generale Alfonso La Marmora di guarnigionealla Venaria («...noi ci tenevamo non solo al corren-te di tutto ciò che si passava in Francia, ma si discu-tevano fra noi le questioni politiche, come se fossi-mo stati sulla Senna anziché sulla Ceronda»).Per quasi due secoli, nel periodo che va dalla finedelle guerre napoleoniche sino al 1978, il comples-so della Venaria è utilizzato esclusivamente a fini

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[RINASCITA]

La Bella Addor

Degrado, incuria, mancanzadi fondi hanno messo a rischiola sopravvivenza stessa dellaReggia di Venaria Reale. Ma gli incantesimi si possonorompere. Con un’altra magia...di Roberta Carati

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mentata

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[RINASCITA]

militari; un uso che se da una parte snatura il suoessere Venatio Regia, dall’altro ne rallenta però l’inar-restabile degrado. A darle il colpo di grazia le dueguerre mondiali, la seconda con il suo strascico didevastazioni da parte dei venariesi provati da annie anni di stenti. Scrive un testimone, il fisico TullioRegge: «Abitavamo addirittura dentro il castello,mura spessissime, il parco davanti, il castello tuttoper me. L’otto settembre la folla entrò dentro, sac-cheggiando tutto». «Venne portato via di tutto -racconta Gianfranco Falzoni, presidente dell’Avta(l’associazione di volontari che già nel 1958 si bat-teva per la salvaguardia della Reggia) - presto nerimase solo più l’involucro. Ricordo che un gior-no mi spinsi fino sulla balconata della Citroniera,ormai infestata di ramaglie e vegetazione di ognitipo, tanto che mi vennero in mente, per ironicocontrasto, i giardini pensili di Babilonia».Tale doveva essere il degrado che negli anni ‘60,prima ancora che i militari abbandonassero defi-nitivamente la Reggia, i progetti di abbattimen-to totale rischiavano di apparire più seducenti efattibili di quelli di recupero. 80.000 metri quadridi superficie e 35.000 di facciate per 240.000 me-tri cubi di edificio con 145.000 metri quadri di stuc-chi e intonaci, 25.000 di pavimentazioni interne,1.000 di affreschi, 11 chilometri di cornici deco-rative e 80 ettari di Giardini della Reggia, il tuttopari a sei volte quello che è Palazzo Reale di Torino,ma in uno stato di generale sfacelo e rovina im-pressionanti, con infiltrazioni ovunque, alberi suitetti, crepe, devastazioni, detriti, pavimenti sfon-dati, incuria... E nessuna risorsa.Poi, inaspettatamente, la svolta.16 aprile 1996. In piazza San Carlo a Torino l’Ulivochiude la campagna elettorale per le politiche. PieroFassino, candidato del collegio venariese, invitaWalter Veltroni a visitare la Reggia. È sera tardi, ma

anche alla luce delle torce il fascino che irradia è ir-resistibile. «Provai subito sentimenti di stupore -dirà il futuro Ministro per i Beni Culturali - ma an-che di profondo sgomento nel constatarne il de-grado. Nonostante la sua condizione disastrosa,però, si potevano cogliere ancora le bellezze an-tiche e, soprattutto, le notevoli potenzialità». La rinascita della Reggia, per Veltroni ormai «unasorta di fissazione personale», è diventata una prio-rità: i fondi raccolti giocando anche la carta dellafortuna (l’estrazione del lotto del mercoledì porte-rà ad un primo stanziamento da parte dello Statodi 80 miliardi di vecchie lire) avviano «il più grande,ambizioso ed efficiente cantiere culturale d’Europa.Un immenso formicaio - scrive il giornalista GianAntonio Stella - di 50 cantieri costati oltre 200 mi-lioni di euro, che sotto l’occhio di Francesco Pernice,Alberto Vanelli e Maria Grazia Ferreri, ha coinvolto

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un centinaio di progettisti, un altro centinaio diesperti tecnici e scientifici, 800 muratori, falegna-mi, idraulici e artigiani vari». E, più di ogni altra cosa,ha registrato «uno sforzo corale» e «una genero-sità istituzionale» senza precedenti. Ne è una riprova il Comitato per la Reggia di Venaria,che si insedia nel 1997 con Veltroni presidente edEnzo Ghigo, all’epoca Governatore del Piemonte,nel ruolo di vice. «L’aver messo al di sopra di tuttol’interesse del Piemonte e della comunità piemon-tese, lasciando dietro gli interessi di parte e le am-bizioni da ‘primadonna’ - spiega infatti Ghigo - haconsentito di realizzare un’opera come questa».Crederci è stata una scommessa azzardata, so-prattutto per quello che riguarda i Giardini, deiquali «non era davvero rimasto più nulla», avevadetto Mariella Macera, dal ‘97 al 2010 responsabi-le dei Giardini di Venaria, ma «senza i quali la

Reggia perderebbe molto del suo significato edella sua stessa identità». E adesso che il maestoso complesso è stato resti-tuito a Venaria e al resto del mondo? Adesso che,come immagina lo storico Gianni Oliva, da subitodentro il Progetto ‘La Venaria Reale’, «là dove gioi-vano aristocratici con le parrucche e dame con lacrinolina, oggi ci possono essere cittadini di ognietà e di ogni provenienza sociale, incravattati o sol-tanto con i jeans, con infradito oppure con le scar-pe legate»? Cosa c’è oltre l’obiettivo «ambizioso eindispensabile» di un milione di visitatori annui?Una sola persona, tra le centinaia che si sono spe-se per la rinascita della Venaria, ha la risposta, e nonè quella che ci si aspetterebbe da un ‘funzionario’.Alberto Vanelli, in Regione Piemonte dal 1977, at-tuale Direttore del Consorzio la Venaria Reale evicepresidente esecutivo del Comitato Italia 150,stratega del Progetto, che nei primi anni Ottantapensava tra sé «che il recupero della Venaria sareb-be stato sempre impossibile», e continuò a pensar-lo «anche per tutti i dieci anni che seguirono», hasmesso di interrogarsi sulla destinazione d’uso diVenaria restaurata. Dopo «diverse notti insonni ebbiun’intuizione: non era quello il vero problema, tut-ta la polemica e il dibattito al riguardo in realtà era-no sterili e inutili. La Venaria Reale è spettacolare inquanto tale, per la sua peculiare grandiosità di spa-zi e volumi vuoti. È proprio il ‘vuoto’ il suo valore ag-giunto, unico: che obbliga a confrontarsi con idee,attività e contenuti che non sono essi l’attrazioneprincipale, ma lo è il grande contenitore che di vol-ta in volta li ospita o li produce».La Reggia in sé è un valore permanente.

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Le citazioni sonoestrapolate da 'La Venaria Racconta -Viaggio letterario tra citazioni e taccuini' e da 'Il Progetto La Venaria Reale', di Andrea Scaringella.

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La cour est à Versailles depuis le jour de Noël:le Roi veut y faire une ville fermée à l’imitation de celle que V.A.R.

a fait faire à la Venerie. dalla lettera del 27 dicembre 1669 del marchese di San Maurizio al duca Carlo Emanuele II

La piccola Versailles

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[GRANDEUR]

La Venaria Reale è oggi nuovamente un luo-go ricco di fascino, autenticamente straordi-nario, dove Storia, Arte e Natura si incontra-

no creando un contesto unico per la bellezza cheevoca e le emozioni che riesce a suscitare. Eppure,ancora fino alla metà degli anni Novanta, il degra-do e lo sfacelo in cui versava l’immenso comples-so era tale che non poteva che far gridare allo scan-dalo e stringere il cuore, inducendo alla malinconiae alle purtroppo frequenti considerazioni su comepotrebbe essere questo nostro straordinario Paesese solo si riuscisse a valorizzare degnamente il suoincredibile patrimonio culturale... Poi, il ‘miracolo’:in appena 8 anni è partito e si è realizzato il piùgrande progetto di restauro d’Europa relativo aibeni culturali che ha consentito di recuperare80.000 metri quadri di Reggia e 80 ettari di Giardini,rendendo possibile l’apertura della Venaria al pub-blico nell’autunno del 2007. Da allora ad oggi sonopiù di 2 milioni e 600mila gli ingressi registrati allaReggia, che così si attesta tra i cinque siti culturalipiù visitati d’Italia, dopo il Colosseo, Pompei e i si-stemi museali di Firenze e di Venezia.In quanto piemontese doc e amante dell’arte ingenerale, è un risultato che mi inorgoglisce par-ticolarmente e che ho contribuito a raggiungerecome Presidente del Consorzio La Venaria Reale,l’ente costituito dal Ministero per i Beni e le AttivitàCulturali, la Regione Piemonte, la Città di VenariaReale e la Compagnia di San Paolo, sorto ad hocnel 2008 per gestire l’intero complesso.Venaria è una realtà appena nata ma che, giusta-mente, guarda al futuro con slancio e ambizioni dagrande realtà turistica internazionale: oltre ai nu-merosi e prestigiosi eventi di Esperienza Italia pre-visti per i 150 anni dell’Unità d’Italia, stiamo proget-tando l’allestimento del nuovo grandioso percorsodi visita permanente della Reggia (sono circa due

chilometri lineari di tour) nonché altre sensaziona-li iniziative espositive, come quella relativa a unamostra sulle strepitose ‘Uova di Fabergè’. Intendiamoanche incrementare e potenziare il Venaria RealMusic, la nostra rassegna estiva musicale che già inquesti primi 3 anni si è posizionata a livello non solonazionale, senza tralasciare, anzi, spaziando su tut-ta la programmazione relativa ai nuovi itinerari eproposte didattiche per le scuole di ogni ordine egrado locali, regionali e nazionali, le Conversazionia Corte e i Convegni di studi storici, l’edizione diExpoflor, gli spettacoli delle Domeniche da Re conil Teatro d’Acqua della Fontana del Cervo, il Teatroa Corte e altro ancora.È bello pensare di aver ripreso il senso di questaReggia come spazio dedicato al piacere, al loisir, allagioia di vivere riproposto come opportunità per icontemporanei, coniugando gli aspetti storici, i de-sideri e le esigenze di svago dell’oggi: il tutto asse-condando una concezione di territorio dedicato alpiacere, all’arte, alla qualità della vita, senza artificioe tenendo fede a criteri rigorosi e attendibili di ri-costruzione storica. La Venaria Reale non è meta diuna semplice visita, ma luogo di permanenza veroe proprio che offre molteplici e svariate opportu-nità di richiamo. È peraltro nella natura della Venariaessere soggetto di propulsione e produzione cul-turale continua: dopo l’entusiasmante fase dell’inau-gurazione, si è dunque aperto un nuovo sipario conl’organizzazione delle importanti attività espositi-ve che ho appena citato.Insomma, la Venaria Reale, la Reggia d’Italia adessopiù che mai, mira con il 2011 ancora più in alto e lan-cia la ‘sfida’ al sistema museale veneziano di PalazzoDucale, puntando a diventare il quarto complessoculturale più visto in assoluto del nostro Paese.

Fabrizio Del Noce

Uno spazio dedicato al piacere, al loisir, alla gioia di vivere.Nelle parole del Presidente del Consorzio La Venaria Reale, l’ex residenza sabauda è oggi più che mai la Reggia d’Italia di Fabrizio Del Noce

La mia Reggia

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iotto, Donatello, Beato Angelico,Botticelli, Michelangelo, Leonardo,Raffaello, Guido Reni, Correggio,

Bronzino, Rubens, Veronese, Tiepolo, Tiziano,Canova, Hayez e altri imperituri. Il vantaggio diquesto icastico, se anche incompiuto, elenco è ditestimoniare l’universalità della mostra ‘La Bella

Italia. Arte e identità delle città capitali’, dal 17 mar-zo all’11 settembre 2011 nella recuperata Reggiadi Venaria Reale. «Mostra ammiraglia delle tantecelebrazioni per il 150° anniversario dell’unitàd’Italia. Mostra imperdibile. Un vero e proprio ma-nuale di storia dell’arte italiana», per il curatorescientifico, il professor Antonio Paolucci, diretto-

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[STORIA DELL’ARTE]

Il diverso profilo delle differenti italie che sono diventate l’Italia. È la mostraallestita nelle Scuderie Juvarriane della Reggia sotto la regia di AntonioPaolucci. Ad ispirarlo, un affresco di 40 carte geografiche dei Musei Vaticani

«GMirabile sintesi di Fabrizio Parati

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re dei Musei Vaticani. Il fasto dell’offerta è dato daoltre 350 immortali opere d’arte, da documenti,da oggetti, da una cronistoria iconografica che vadall’antichità al 1861. Opere e cose che racconta-no l’Italia delle capitali pre-unitarie attraverso labellezza e l’arte e che mettono in mostra noi,ognuno di noi, tutti noi. Ci conviene andare neicorridoi di Venaria Reale per pensare, per discu-tere con noi stessi, per compiacerci per la nostragrandezza e per dispiacerci per una cultura cheha slavato nel conflitto il ricordo della propria ori-ginalità storica. Paolucci segnala la nostra fortu-na, che è la nostra specifica incapacità di concilia-zione con la mediocrità creativa: «La grande arteè l’identità dell’Italia che conosciamo, e su questonon importa neanche insistere: se c’è una cosache ci fa unici e invidiati nel mondo è la nostra sto-

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[STORIA DELL’ARTE]

ria artistica. È vero, però, che al 1861, cioé primadell’Unità, l’Italia è fatta di tante illustri capitali. C’èRoma, c’è Torino, c’è Venezia, c’è Firenze patria del-la lingua e delle arti, c’è Napoli, c’è Palermo, c’èGenova, c’è Milano. E ognuna ha una sua auto-rappresentazione, una personale identità cultu-rale e artistica. In mostra si avrà il diverso profilodelle differenti italie, ricche di una lunga, plurise-colare, gloriosa vicenda storica, che sono diven-tate l’Italia. E noi vogliamo raccontare, nella mo-stra della Venaria Reale, le identità delle capitalipre-unitarie che hanno fatto l’Italia unita, secon-do il principio, presente anche nella costituzio-ne americana, del ‘E pluribus unum’. Da diverse re-altà ne viene una sola».La mostra nelle Scuderie Juvarriane si affina es’impreziosisce anche perché dà spazio al pro-filo di centri di minore dimensione, ma di fa-volosa irradiazione culturale nella storia pre-uni-taria: Ferrara, Urbino, Perugia, Parma, Modena (e

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altri). Insinuata, ma solida, su La Bella Italia è l’in-fluenza della filosofia che ha ispirato, nel 1581,ben tre secoli prima dell’Unità, la creazione del-la Galleria delle Carte Geografiche dei MuseiVaticani. Nell’ebbrezza fantasiosa di affrescare,su una parete lunga 120 metri, quaranta cartegeografiche che raffigurano le regioni italianee i possedimenti della Chiesa, c’è la matrice del-l’idea che ha ispirato la creazione della mostradi Venaria Reale: «L’intuizione è stata mia»,dicePaolucci, «pensando alle carte geografiche delVaticano. Nel 1581, un grande papa, che si chia-mava Gregorio XIII Boncompagni, quello dellariforma gregoriana del calendario, ha voluto rap-presentare l’Italia unita dalla cultura, dalla sto-ria. Ha allestito, a destra e a sinistra del corrido-io della Galleria delle Carte, la rappresentazionecartografica di tutta l’Italia: dal Trentino all’iso-la di Lampedusa; dalla Sardegna all’Istria». «L’Italia ha due primati in Europa: quello del suo

dolore e quello dell’arte sua divina: sono due leveche possono muovere il mondo», scriveva nel1929 il professor Antonio Monti, Sopraintendenteal Museo del Risorgimento Nazionale, del CastelloSforzesco, a Milano, nella prefazione al quarto vo-lume di un’opera serbatoio di brividi rari, per es-sere un libro di storia: ‘L’Italia, nei cento anni delsecolo XIX, giorno per giorno illustrata’. L’arte no-stra divina la vedremo a Torino e, con essa, guar-deremo il nostro ‘dolore’, che è la nostra mai com-pletata opera di unificazione morale. In pochi annici siamo costituiti in nazione, ma forse non ripu-diando mai del tutto ogni interesse borbonico,papalino, austriaco, ecc., e perfino ogni idealitàpolitica! Ma «il nostro è un Paese ancora oggi me-ravigliosamente plurale. È il Paese delle differen-ze. E ciò è un limite, perché significa minore sen-so dello stato unitario, ma è anche una ricchezza,perché l’Italia è grande come il mondo. È diver-sa», accerta il professor Paolucci.

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L’abito fa il monaco. Non ha dubbi Gabriella Pescucci, costumista Premio Oscar, curatore de ‘Moda in Italia, 150 anni di eleganza’, una vera epropria sfilata nel tempo. In passerella i capi d’abbigliamento dellanobiltà Ottocentesca e quelli che sogna la donna modernadi Tiziana Altieri

In queste e nelle pagine successive alcuni degli abiti

in mostra a ‘Moda in Italia’. Provengono tutti

dall’Archivio Fondazione Tirelli Trappetti.

[GLAMOUR]

L’incedere del abbigliamento mi interessa dasempre perché permette di co-struire la storia dell’uomo. Da

come si copre o si veste si possono compren-dere molti aspetti della sua realtà e del suo mon-do. È una materia misteriosa, piena di sorprese:è questo il fascino del mio lavoro, ciò che più midiverte». Comincia così il nostro colloquio con GabriellaPescucci, costumista impegnata nell’ambito del-l’opera lirica e del cinema, vincitrice di un pre-mio Oscar nel 1994 con ‘L’età dell’innocenza’ diMartin Scorsese. E due candidature, nel 1989 per‘Le avventure del barone di Münchausen’ di TerryGilliam e nel 2004 per ‘La fabbrica di cioccolato’di Tim Burton. A lei e a Franca Sozzani, dal 1988al timone di Vogue Italia, è stata affidata la dire-zione artistica de ‘Moda in Italia, 150 anni di ele-ganza’, in programma nelle Sale delle Arti del-la Reggia di Venaria dal 23 luglio all’11 dicembre.Un viaggio che parte dagli abiti della nobiltàOttocentesca per arrivare alle creazioni deglistilisti contemporanei che tanto hanno contri-buito a caratterizzare l’immagine dell’Italia al-l’estero.

Ci accompagna in questo viaggio proprioGabriella Pescucci, Premio alla carriera 2005 as-segnatole dalla Giuria degli Italian Online MovieAwards, che potrà attingere dalla prestigiosacollezione della sartoria teatrale Tirelli, nata nel1964 e ancora oggi un punto di riferimento a li-vello mondiale.

Che cos’è ‘Moda in Italia’?«È una panoramica sul modo di vestire di questiultimi 150 anni, una sfilata nel tempo. Non è sem-plice riuscire a condensare in 150 abiti, tanti ce nesaranno a Venaria, un lasso di tempo così impor-tante, ma è quello che sto cercando di fare. La dif-ficoltà è riuscire a scegliere i capi di abbigliamen-to più rappresentativi, quelli che in qualche modohanno segnato un’epoca e l’incedere del tempo».

Qual è l’obiettivo che si è posta?«Sto facendo delle scelte esplicative ma anched’immagine, perché il visitatore sia colpito da ciòche vede. La mostra deve essere didattica, ma nonnoiosa. Attraverso questa galleria voglio ricostrui-re l’atmosfera degli ultimi 150 anni, offrire l’op-portunità di fare una passeggiata a ritroso tra le

«L’

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tempo

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trasformazioni del costume italiano. Perché l’ab-bigliamento, come l’arredamento di una casa, nonè mai casuale ma è sempre legato al contesto so-ciale e politico di un Paese».

Sappiamo che la selezione degli abiti non è an-cora terminata, ma può anticiparci qualcosa?«Porteremo a Venaria il famosissimo abito indos-sato da Angelica nel ballo de ‘Il Gattopardo’, dellaprestigiosa collezione Tirelli, un momento me-raviglioso di cinema ambientato in un periodo digrande interesse storico, perché siamo in pienoRisorgimento, il Regno d’Italia sta per nascere el’aristocrazia lascia il passo alla borghesia. Vuoleessere un omaggio al film di Luchino Visconti e allibro scritto da Giuseppe Tomasi di Lampedusa.Sto facendo poi ricerca per recuperare gli abiti in-dossati dalle dive dei ‘telefoni bianchi’, ossia diquella stagione cinematografica compresa tra lametà degli anni Trenta e la metà degli anniQuaranta che si caratterizzava per la presenza nel-

[GLAMOUR]

Sono oltre 15.000 i capi di abbiglia-mento autentici della CollezioneSartoria Tirelli, una delle più im-

portanti al mondo. Per raccoglierli è sta-ta necessaria una vita, quella da favo-la di Umberto Tirelli, il sarto teatrale perantonomasia che con ago e filo ha ve-stito non gli uomini ma i loro sogni.Umberto Tirelli nasce nel 1928 aGualtieri, nella provincia emiliana. La vi-cinanza con l’aristocratica Parma e laconoscenza di Luigi Bigi, ambasciato-re della moda francese in Italia, condi-zionano la sua fanciullezza. Ai campiUmberto preferisce le soffitte dove re-cupera stracci che con forbici e colla tra-sforma in mascheramenti. Una passio-ne che gli consente di trovare unimpiego presso la Sartoria Finzi aMilano, che nel 1955 realizza i costu-

mi per la ‘La Traviata’ di Luchino Visconti.Tra il giovane sarto e il regista l’intesaartistica è immediata. Ed è grazie alle amicizie strette negliambienti teatrali milanesi, la Scala in pri-mis, da Franco Zeffirelli a Piero Tosi, cheUmberto Tirelli giunge alla Safas, la ce-lebre sartoria romana dove perfezionala sua arte contribuendo alla crescita eall’affermazione del cinema italiano. Perben sette mesi, nel 1962, la sartoria la-vora esclusivamente ai costumi de ‘IlGattopardo’, oltre duemila, che per fe-dele rappresentazione storica non dirado costringono chi li indossa a veri epropri sacrifici. Il più noto è quello diClaudia Cardinale, che per volteggia-re nell’abito bianco di Angelica dovet-te infilare un busto che strinse la suavita da 68 a 53 centimetri.

Vestiti da favola

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le sequenze dei film di telefoni appunto bian-chi, allora un vero e proprio status symbol».

Con l’avvento della Repubblica nasce e si af-ferma un’alta moda italiana, che diventa unodegli elementi di rilancio e riscatto del Paesedopo la sconfitta nella Seconda GuerraMondiale. Cosa vedremo in questa parte del-la mostra?«Qui è fondamentale il contributo di FrancaSozzani. Sarà lei, infatti, che mi aiuterà a sceglie-re gli abiti più rappresentativi di quel Made in Italye di quell’Italian Style che, attraverso gli stilisti mi-lanesi, hanno reso la moda uno dei principali com-parti dell’economia della Penisola. Ci saranno abi-ti haute couture, ma anche qualcosa delle lineeprêt à porter che per la prima volta hanno fattoscendere la moda in strada mettendo l’elegan-za a portata di mano. I visitatori potranno vederecom’è cambiato il modo di vestire passando da-gli abiti della metà dell’Ottocento, ricchi di miste-

ro, a quelli che indossiamo o sogniamo di indos-sare oggi».

Una passerella nel tempo. Ma quali sono sta-te le più grandi rivoluzioni che hanno interes-sato l’abbigliamento degli ultimi 150 anni?«Direi che i tre grandi cambiamenti sono stati l’ab-bandono dei busti, il debutto nel 1925 della gon-na al ginocchio - fino a dieci anni prima non erapensabile esporre le caviglie - e, naturalmente,l’arrivo della minigonna di Mary Quant negli anniSessanta. Riguardano tutti la moda femminile,quella maschile, che pure sarà rappresentata, ècertamente più noiosa...».

Solo abiti o anche accessori?«Ci saranno anche accessori come guanti e cap-pelli. Sarà curioso scoprire come sono cambiatiil loro ruolo e il loro significato negli anni. Il costume, del resto, non è altro che la sintesi deicostumi di un tempo».

Il 1964 è l’anno della svolta: UmbertoTirelli si mette in proprio: nasce la‘Sartoria Teatrale artigiana Tirelli’ chedebutta con la ‘Tosca’ di MauroBolognini. Tirelli si afferma non solo come realiz-zatore di costumi ma anche come ar-cheologo della moda. Non si acconten-ta di riprodurre, vuole l’originale: abitid’epoca e accessori a cui attingere perbottoni, fibbie, trine, piume e fusciac-che. I vestiti dimenticati anni o secoliprima nelle soffitte delle case nobili onascosti tra gli oggetti d’antiquariatonei mercatini delle pulci, resuscitanosui set cinematografici e sui palcosce-nici per diventare successivamente laparte centrale della Collezione Tirelli.Tantissimi i successi firmati dalla SartoriaTeatrale romana, che perseguendo laperfezione sperimenta materiali im-possibili come la garza sanitaria per laMedea della Callas del 1969. Al civico

11 di Via Pompeo Magno ricorrono ipiù grandi costumisti del tempo.Umberto Tirelli lavora con BernardoBertolucci, Federico Fellini e ancora conVisconti.Negli anni Ottanta La sua fama varcal’Oceano. Con Milena Canonero, la co-stumista di ‘Momenti di Gloria’, nel 1981arriva la prima statuetta. Tirelli dà vitaanche ai costumi de ‘Il Nome della rosa’(di Gabriella Pescucci), di ‘Amadeus’(Teodor Pistek), di ‘Cyrano de Bergerac’(Franca Squarciapino). Nel marzo del 1990 Umberto Tirelli èalla cerimonia di consegna degli Oscarcon l’inseparabile amico Dino Trappetti:due dei ‘suoi’ film, ‘Valmont’ e ‘Il baronedi Münchausen’, hanno ottenuto la no-mination. Un momento magico chenon vuole rovinare annunciando la ma-lattia che lo porterà via per sempre dilì a pochi mesi. A maggio va in scena ‘La Traviata di-

retta da Riccardo Muti con i costumidi Gabriella Pescucci. Dalla prima sonotrascorsi 35 anni. Che hanno visto l’af-fermazione di un uomo geniale, il ri-conoscimento del suo lavoro oltre iconfini italiani e soprattutto la nasci-ta di un nuovo mestiere che richiedeabilità, ricerca, studio e dedizione.Perché nel cinema come a teatro l’ap-parenza è tutto. Dalla scomparsa di Umberto Tirelli, l’at-tività prosegue sotto la guida di DinoTrappetti che, non dimenticando le le-zioni del maestro, continua a insegui-re quella perfezione che gli è valsa nu-merosissimi riconoscimenti. La SartoriaTirelli ha realizzato tra gli altri i costumiper ‘Il paziente inglese’, ‘La leggendadel pianista sull’oceano’, ‘Passio’, ‘La pas-sione di Cristo’, ‘Ritorno a Cold Mountain’,‘I Fratelli Grimm e l’incantevole Strega’,‘Nuovo Mondo’, ‘La fabbrica di ciocco-lato’, ‘The Duchess’.

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[RITRATTI]

«Mostrò tanta divinità nelle cose sue che nel dare la perfezione di prontezza, divinità, bontade, vaghezza e grazia nessun altromai gli fu pari» (Giorgio Vasari). L’Autoritratto ne è la provadi Giacinta Moraschi

Ecce Genio

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Leggi la sua biografia e ti chiedi come sia pos-sibile che, nel corso di un’unica vita, un uomovissuto a cavallo tra il 1400 e il 1500 abbia

potuto fare così tanto. Pittura, scultura, fisica, ar-chitettura, ingegneria civile, musica, medicina,astronomia, botanica, geologia... Non c’è ramo delsapere in cui Leonardo Da Vinci non abbia lascia-to una traccia. La spiegazione è in una parola dicui spesso si abusa ma che nel suo caso non ba-sta a definirlo: genio.‘Genio’ è anche il termine scelto dagli organizza-tori della mostra in programma dal 21 ottobreall’8 gennaio 2012 alla Reggia di Venaria: ‘Leonardo.Il genio, il mito’. La Scuderia Grande, enorme fab-bricato costruito tra il 1722 e il 1729 su progettodell’architetto Filippo Juvarra, capace di accoglie-re fino a 160 cavalli, è la sede individuata per ospi-tare uno dei capolavori delle collezioni sabau-de: l’Autoritratto, notissimo disegno realizzato conla tecnica grafica detta ‘a sanguigna’ (dal caratte-ristico colore rossastro lasciato dall’ematite ridot-to in bastoncini e appuntito), abitualmente con-servato alla Biblioteca Reale di Torino.

L’unico attribuito con certezza all’artista (a menodi voler dare credito alla teoria della studiosa ame-ricana Lillian Schwartz che con l’ausilio di un soft-ware ha riscontrato alcune somiglianze somati-che tra Da Vinci e la Monna Lisa), l’Autoritratto èdatabile intorno al 1515, quando Leonardo vis-se i suoi ultimi anni in Francia al servizio di reFrancesco I, sovrano colto e raffinato amante del-l’arte italiana, che lo onorò del titolo di premierpeintre, architecte, et mecanicien du roi.Nella scenografica esposizione anche altre ope-re originali che raffigurano il volto del Maestronelle diverse età: riproduzioni dei suoi allievi, scul-ture e pitture di artisti famosi, fino all’ipotesi affa-scinante che vede un ritratto nascosto in uno dei18 fogli di carta bianca ingiallita che costituisco-no il Codice sul Volo degli Uccelli. Provare ad individuarlo non sarà impresa dapoco. Autoritratto a parte, c’è chi crede di rico-noscere Leonardo nel giovane in piedi all’estre-ma destra de L’Adorazione dei Magi, nel Daviddel Verrocchio e nella figura di Platone nellaScuola di Atene di Raffaello.

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Non è ancora primavera e i lavori di restau-ro sono in corso, ma quando lo sguardodel Presidente Ciampi si spinge verso i

Giardini del Parco Alto, sull’affaccio solenne del-la Reggia di Diana, l’immagine poetica che lo soc-corre non è minimamente disturbata dai can-tieri in piena attività. La moglie Franca, per unavolta silente, e i cronisti che lo accompagnano, losentiranno mormorare alcuni versi da ‘L’Infinito’di Leopardi: «...Interminato spazio di là da quella,e sovrumani silenzi, e profondissima quiete... /...emi sovvien l’eterno, e le morte stagioni, e la pre-sente e viva, e ‘l suon di lei...».

Cinque anni più tardi, i Giardini della Venaria, chei documenti d’archivio e una foto aerea che ne at-testa il fondamento scientifico hanno permessodi ricomporre secondo l’originario disegno sei-settecentesco, sono il fertile terreno di coltura delpiù grande orto ornamentale d’Italia. Dal 16 apri-le, un’area di circa 10 ettari nei pressi della CascinaMedici del Vascello ospita infatti il ‘Potager Royal’,un misto di orti e frutteti.Concepito come percorso botanico-culturale-ga-stronomico, l’orto osserva l’alternanza di spazi aprato e colture estensive, mentre il frutteto è un’ex-po delle principali specie antiche piemontesi.

La memoria dell’antico Potager della Reggia rivive nel minuzioso e fedele disegno dei Giardini. Una porzione di dieci ettari sugli ottantatotali, il più grande orto ornamentale d’Italia. Da studiare e da gustare di Giorgia Rocca

Giardini di Venaria,anche la frutta è... Reale

[PRIMIZIE]

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Il visitatore sarà guidato da installazioni grafiche,audioguide, pubblicazioni e dépliant. A sua discre-zione una tappa all’apiario (particolarmente indi-cato per le scolaresche), alla zona del riciclo e com-postaggio (perché le buone pratiche agricole edomestiche incidono positivamente sull’ecosi-stema), alla serra/semenzaio...Potrà decidere di partecipare ai laboratori di edu-cazione sensoriale (tra teoria e pratica utilizzerà i5 sensi per individuare le differenze di qualità), diorticoltura biologica (imparerà a coltivare un ortosenza ricorrere a concimi, pesticidi e diserbanti,ma anche a giudicare un prodotto al di là dell’eti-chetta), di spesa quotidiana (arriverà a sceglieregli alimenti quotidiani con una maggior consa-pevolezza negli acquisti), di tecnica di cucina (simetterà alla prova come cuoco sostenibile).Tanto impegno e studio varranno bene una CenaRegale: fino a novembre, a cadenza mensile, nellaGalleria Grande della Reggia sarà servita l’eccel-lenza enogastronomica. Tra i grandi chef, i piemon-tesi ‘eredi’ di Giovanni Vialardi che, capocuoco deire Carlo Alberto e Vittorio Emanuele II, pubblican-do nel 1854 il suo ‘Trattato di cucina, Pasticceriamoderna, Credenza e relativa Confettureria’, die-de il via all’Unità d’Italia... ai fornelli.

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Le Assise della Lingua ItalianaL’appuntamento biennale per glistudiosi della lingua italiana e iresponsabili della Società DanteAlighieri diventa per l’occasioneuna festa fatta di dibattiti, incontrie convegni. Dal 30 settembre al 2ottobre a Torino.

Passione ItaliaÈ il titolo del concorso fotograficonazionale lanciato da Seat PagineGialle. Le immagini vincitricisaranno pubblicate sulle copertinedei 54 milioni di volumi, in edizionespeciale per il 2011, diPagineBianche, PagineGialle eTuttocittà.

Itinerari risorgimentaliUndici itinerari, suddivisi in areetematiche, per rileggere ilRisorgimento in provincia di Torino,andando alla scoperta di edificipubblici e privati, lapidi e iscrizioni,cimeli, strade e piazze teatro diavvenimenti importanti. Sessantatappe per quaranta comuni.

Teatro RegioNel nome diGiuseppe Verdila stagione cheandrà in scenaal Teatro Regionell’anno dellecelebrazioni

per il 150° dell’Unità d’Italia.Dodici i titoli in programma, sei inuovi allestimenti - tra cui i Vesprisiciliani, Rigoletto e Nabucco, C’erauna volta la figlia di un re - e i trespettacoli di danza con Les Balletsde Monte-Carlo e il Ballet Preljocaj.A maggio, infine, l’Orchestra e ilCoro del Teatro saranno al centrodella tournée che toccheràSpagna, Francia e Germania.

Teatro StabileRuota intorno alconcetto di identitànazionale la stagionedel Teatro Stabile di

Torino. La programmazione ripercorre i capisaldi dellacostruzione culturale italiana dal‘700 ad oggi, dal Filippo di VittorioAlfieri a Questa sera si recita asoggetto di Luigi Pirandello.

Saloneinternazionaledel libro

Edizione speciale anche per ilSalone internazionale del libro, inprogramma dal 12 al 16 maggio. Nell’Oval Lingotto verrà infattiallestito il Padiglione Italia,configurato come un politticosuddiviso in 5 grandi aree: 150libri per l’Unità d’Italia, igrandi personaggi dellaletteratura italiana, glieditori, i fenomenieditoriali, il futurodella letteraturaitaliana.

[AGENDA]

I GRANDI APPUNTA

A Torino e in Piemonte va in scena un cartellone unico e prestigioso di eventi culturali, dedicato all’Italia e al suo150°: spettacoli teatrali, opere, concerti di musica classica e contemporanea, festival, rassegne cinematografiche,mostre e convegni. Tutti da segnare in agenda

GLI EVENTI CULTURALI

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Mi.To.Anche il festival internazionale dimusica che ogni anno si divide traMilano e Torino festeggerà i primi150 anni dell’Italia unita: quindici frai maggiori compositori scriverannoinfatti altrettanti brani celebratividell’Unità, che verranno poiproposti al pubblico nell’esecuzionedi grandi orchestre.

Museo Nazionale del CinemaPassa per la presentazione dei filmvincitori del primo concorsointernazionale di cinematografia del1911 l’omaggio ai 150 anni da partedel Museo Nazionale del Cinema.E dal 17 marzo al 20 novembre, alleOGR, laboratorio di set Motore, Ciak,Italia! Il nostro grande cinema.

Biennale DemocraziaTutti. Molti. Pochi dà il titolo aBiennale Democrazia, lo spazioaperto a tutti i cittadini comeopportunità per un esercizio di

dialogo pubblico e didemocrazia partecipativa.

Dal 13 al 17 aprile, Torinodibatte intorno alla

distribuzione delpotere in uno Stato

democratico.

Luci d’ArtistaIn occasione delle celebrazioni peri 150 anni dell'Unità d'Italia, setteLuci d'Artista illuminano le strade ele piazze della prima capitaled'Italia. Per l'edizione speciale dellarassegna, nella notte tra il 16 e il 17marzo tornano ad accendersi leinstallazioni di Daniel Buren, MarcoGastini, Rebecca Horn, JosephKosuth, Mario Merz, MichelangeloPistoletto e Gilberto Zorio.

L’arte italiana del ‘900 nelle collezioni Guggenheim L’Arca di Vercelli ospita la mostraL’arte italiana del ‘900 nelle collezioniGuggenheim, curata da LucaMassimo Barbero. Un percorsoaffascinante, con le opere di oltrecinquanta grandi artisti tra cuiGiacomo Balla, Umberto Boccioni,Mario Sironi, Giorgio De Chirico,Lucio Fontana... Da febbraio agiugno.

E inoltre…Nel mese di novembre, l’arte èprotagonista a Torino conun’edizione speciale diContemporaryArt e conArtissima. Nel corso dell’annosono inoltre previste mostrenei principali musei cittadini, eun evento speciale per la fieraCioccolatò (ad aprile, conun’anteprima dal 17 marzo).Edizione straordinaria ancheper i 100 festival artistici chefanno parte del circuito diPiemonte dal Vivo, tra cui Teatroa corte per il quale le piùinnovative realtà della scenaeuropea scelgono come ribaltale dimore sabaude, Le settimanemusicali di Stresa e il festivalVignaledanza ambientato nellecolline del Monferrato.

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TAMENTI DEL 2011

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[AGENDA]

3 - 17 luglio

Campionati del mondo di tiro con l’arco Nel parco della Reggia di Stupinigile qualificazioni e le fasi eliminatoriedel World Archery Championship,valevole anche come prova unicaper le qualificazioni ai Giochiolimpici di Londra 2012. Le finali in piazza Castello a Torino.

8 - 13 marzo

Campionati europei di tuffiAlla presenza della Nazionaleitaliana al completo prenderanno ilvia, l’8 marzo, i Campionati europeidi tuffi nella piscina dello StadioMonumentale di Torino.All’edizione 2009 oltre 10.000persone avevano assistito allespettacolari acrobazie di 230 atletiin rappresentanza di 22 Paesi.

11 - 13 marzo

Coppa del mondodi fioretto femminileIl PalaRuffinirisuonerà dellestoccate dellemigliori atlete di

30 nazioni diverse, con l’Italiarappresentata da campionesse delcalibro di Valentina Vezzali eMargherita Grambassi.

21 - 28 maggio

Campionati Nazionali Universitari estiviOltre 300 competizioni in unaventina di discipline sportive, conuna partecipazione attesa di 4.000tra atleti, tecnici e accompagnatori.Sono i numeri dei CampionatiNazionali Universitari estivi, dinuovo a Torino dopo 11 anni.

7 maggio

Giro d’ItaliaLa prima tappa partirà il 7 maggiodalla Reggia di Venaria Reale perconcludersi nel centro di Torino. IlGiro d’Italia e il Comitato Italia 150sono partner nella corsa del 2011dedicata al 150° anniversariodell’Unità nazionale.

4 - 11 luglio

Campionato europeo di TwirlingIl twirling, disciplina ginnico-sportiva che combina l’uso di unattrezzo-bastone con i movimentidel corpo che seguono in armoniauna base musicale, protagonista alPalaRuffini per il Campionatoeuropeo. Sono attesi oltre 700 atleti.

27 ottobre - 7 novembre

World Dance GamesPerforming arts, street& pop dance,couple dance: sono le discipline digara della prima edizione dei WorldDance Games organizzati a Torinoda IDO e FIDS. Tre le categorie inbase all’età: children, juniors e adults.

GLI EVENTI SPORTIVINel 2011 Torino è sede di alcune importanticompetizioni internazionali sportive in cui gli atleti azzurri da sempre conquistano grandisuccessi, accanto a prestigiosi appuntamenti di sport giovanile e di quello diversamente abile

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Speciale Italia 150 [FORWARD] 51

Il primo in programma, dal 15 al 17aprile, è quello dei Granatieri diSardegna, seguito il 6, 7 e 8 maggiodall’adunata degli Alpini, eventocui sono attesi 100.000 sfilanti. Dal 20 al 22 maggio tocca all’Armadi Cavalleria. Il 10, 11 e 12 giugno èla volta dell’Arma Aeronautica,

legata storicamente a una Torinoche vide la nascita dell’industriaaeronautica italiana.Dal 15 al 19 giugno si tiene inveceil 59° Raduno Nazionale dei

Bersaglieri, corpo di fanteria chevide la luce nella capitale sabaudanel 1836. Il 25 e 26 giugno sonoprotagonisti i Carabinieri, mentreil 2 e 3 luglio è il turno diAssoarma e il 10 e l’11 settembredei Vigili del fuoco. A chiudere ilcalendario dei raduni, dal 16 al 18settembre, sarà quello del Corpodella Sanità Militare.

E inoltre…Dal 20 al 25 aprile si terrà ilTrofeo delle Regioni dibasket, la più importantemanifestazione giovanile diquesta disciplina che vedrà ilcoinvolgimento di 600 ragazzida tutta Italia. Il 25 e 26 giugno, allo StadioNebiolo di Parco Ruffini aTorino, si disputeranno iCampionati Nazionali diAtletica leggera.Dal 26 giugno al 1° luglio sarà lavolta del Trofeo delle Regioni -Kinderiadi 2011 di pallavolo. Dal 22 al 27 agosto torna ilTrofeo della Mole, torneointernazionale di tennis incarrozzina. Gran finale il 13 novembre conla Turin Marathon, cheinteresserà Torino e i comunidell’area metropolitana.

I RADUNI MILITARIIn primavera il capoluogo piemontese accoglie anche i principali raduni nazionali delleAssociazioni delle Forze Armate, come accaddein occasione di ‘Italia 61’, quando lungo le viecittadine sfilarono 250mila militari in congedo

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[CELEBRATION]

Se l’occasione è speciale, arrivano gli

Special Services

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Il Dream Team del corriereespresso gioca su un terrenodifficile, qualche volta fuoricasa. Ma, anche grazieall’esperienza acquisita con le Olimpiadi invernali del2006, il risultato è dalla sua

di TNT

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[CELEBRATION]

54 [FORWARD] Speciale Italia 150

gni grande evento ha dietro di sé unagrande macchina organizzativa. E gesti-re la logistica di questa ‘macchina’ è mol-

to complesso. Ben lo sa Alberto Molari, managera capo di TNT Special Services, lo stesso ‘A-team’di TNT che fu chiamato a confrontarsi con un even-to decisamente complicato dal punto di vista or-ganizzativo: le Olimpiadi Invernali di Torino 2006. «Fu un’esperienza davvero impegnativa per tut-to il gruppo TNT - commenta - ma estremamen-te formativa: abbiamo ideato all’epoca uno sche-ma replicabile e adattabile a ogni genere dicontesto cambiando semplicemente i parametridi riferimento. Gli eventi legati a Esperienza Italiasono molto diversi dalle Olimpiadi, eppure il ‘mo-dello olimpico’ si è rivelato perfetto anche per que-ste attività per tutto il know-how acquisito ed or-mai nel nostro DNA». Friulano doc (il suo Paese, Maniago, è noto da se-coli per la produzione di coltelli di alta qualità),esperienze professionali all’estero e una lungamilitanza in TNT (anche se solo da poco è entra-to negli ‘anta’), Molari cesella con cura artigiana-le il lavoro del suo team, composto per oltre lametà da donne: «Nel mondo del trasporto, so-prattutto a livello operativo, le donne sono po-che, ma in un settore come quello degli SpecialServices, dove l’attenzione al dettaglio e l’amo-re per la precisione sono fondamentali, credo

che il gentil sesso possa rappresentare un valo-re aggiunto. E i risultati lo confermano...».Risultati eccezionali, infatti, che hanno portatoin pochi anni la Divisione Special Services, ac-compagnata dallo slogan “impossible is nothing”,ad essere sempre più riconosciuta come il ‘va-lore aggiunto’ di TNT: «La vera forza dallaDivisione Special Services - spiega - consiste nelsaper progettare e gestire con il cliente model-li di business complessi, integrando le capacitàdi network e di capillarità sul territorio di TNTcon soluzioni ad hoc costruite per le più dispa-

Simona Galano: ecco come... riuniremo l’ItaliaSimona Galano è la project leader che,assieme a tutto il Team SPS e FieldSupport (coordinati e affiancati nei peakperioddai colleghi ‘veterani’ di Torino 2006Stefano Andreotti, nella foto con le brac-cia conserte, e Fortunato Giannini, alla si-nistra di Simona Galano, con alle loro spal-le Alberto Molari) sta gestendo tutti gliaspetti operativi legati alla gestione di‘Italia 150’. Giovane ma determinata,Simona si sta occupando a ritmo frene-tico dei trasporti indirizzati verso le OGRdi Torino e provenienti da tutta Italia, co-audiuvata a tempo pieno da altre tre ri-sorse. «È un’esperienza decisamente coin-volgente - sorride -, trasportiamo di tutto,dal banco di Collodi al trattore della Fiat,

dal portareliquie alla bici di Bartali: sonotanti tasselli che, come in un puzzle, pre-si uno a uno non hanno significato mauna volta ricomposti rendono in manie-ra organica il senso della storia del nostroPaese».

Come hai organizzato il team per‘Esperienza Italia’?«Tutto parte da uno studio prelimina-re e interfunzionale che ha coinvoltoanche l’area commerciale: l’obiettivoera avere una visione a 360 gradi delleesigenze future. Una volta inquadratele necessità operative, abbiamo datovita a un team dinamico e flessibile,composto da un nucleo di quattro per-sone integrabile on demand da altre ri-sorse TNT. Un punto di riferimento ope-rativo è la Filiale di Orbassano,nell’hinterland torinese, dove abbiamoanche collocato il magazzino per

‘Esperienza Italia’ e a cui abbiamo affi-dato la gestione di stoccaggio, prelie-vo e assemblaggio per determinate at-tività».

Il vostro core business in cosa consi-ste?«Ci concentriamo sulla preparazione deitrasporti speciali: è necessaria una lungaserie di operazioni che comprendonoquasi sempre un’ispezione sul luogodove dobbiamo prelevare il materiale epoi la preparazione dei documenti a cor-redo. Dobbiamo raggiungere i luoghi piùsperduti per verificare le strade, le effet-tive dimensioni e le criticità dell’oggettoda movimentare. Molto spesso, infatti, sitratta di materiale che si trova da decen-ni in un determinato luogo, e ovviamen-te in loco non sempre si conoscono le‘malizie’ necessarie a una corretta gestio-ne del suo trasporto».

O

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[CELEBRATION]

rate richieste dei vari mercati verticali(Healthcare, Lifestyle, High tech...). Le sempre più articolate esigenze della produzio-ne, legate all’andamento non sempre prevedibi-le della domanda, portano molte aziende a predi-ligere il nostro ruolo di problem solver e la nostraproverbiale flessibilità. Aziende che negli ultimidue anni hanno contribuito ad una tumultuosaascesa a livello di spedizioni effettuate e volumigestiti: nel 2010 abbiamo gestito circa 250.000 ser-vizi speciali per i nostri clienti... E adesso siamo pron-ti a raccogliere anche la sfida di Italia 150!».

Già, una bella sfida. Come si trasporta la sto-ria d’Italia?«È una bella responsabilità, non c’è che dire: i‘pezzi’ che abbiamo portato alle OGR non sem-pre avevano un valore materiale elevato, ma era-no quasi tutti unici e irriproducibili, e il loro si-gnificato storico era straordinario. Nello scorrerel’elenco delle cose che abbiamo trasportato, misono reso conto di come sia stato costruito unpercorso logico che va al di là del nostro ricor-do personale, ma che messo insieme davverorende l’idea di un cammino condiviso, di un’evo-luzione. Se dovessi riassumere in poche parolela nostra esperienza, direi emozionante e for-mativa».

Tecnicamente, come vi siete organizzati?«La prima fase è stata principalmente dedicataall’analisi e alla raccolta dei dati per compren-dere il modello operativo più corretto da appli-care. Un confronto serrato, durato mesi, che ciha visto collaborare con approccio consulen-ziale con il Comitato Italia 150 in tutte le fasi delprogetto in cui vi fossero elementi di logisticae di trasporto anche extra-core business TNT(alimentare , opere d’arte...).Successivamente, insieme al team commerciale eoperativo della business area regionale abbia-mo costruito il modello gestionale utilizzando inostri schemi standard di Business Solution.Infine, abbiamo costruito una proposta che ri-spondesse in pieno alle esigenze del ComitatoItalia 150 e che permettesse di trasportare, let-teralmente, qualsiasi cosa fosse compresa in unrange di peso che andava dai 2 Kg alle 20 ton-nellate, oltre alla gestione di magazzino con ‘pick& pack’ (assemblaggio di materiale), la gestio-ne dell’alimentazione delle mostre OGR e il man-tenimento delle stesse durante le visite, oltrenaturalmente allo smantellamento. Quindi ab-biamo utilizzato il network standard di TNT cosìcome i mezzi speciali in caso di spedizioni par-ticolari (trazioni con camion super ribassati , tra-sporti eccezionali per fuori sagoma , gru...), e ab-biamo messo a disposizione di Esperienza Italiaun fattorino fiduciario sempre disponibile perla consegna di plichi e documenti tra gli ufficidel centro cittadino e in tutta la regione.Abbiamo insomma offerto tutto il nostro knowhow, e questo ci ha permesso di gestire in ma-niera ottimale ogni singolo trasporto. La paro-la chiave è stata flessibilità: lo stesso team chesegue Esperienza Italia è, per così dire, modula-bile e a seconda delle esigenze può essere af-

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fiancato da altri colleghi del mondo operativodi TNT. Il nostro raggio d’azione è amplissimo epuò comprendere l’utilizzo di tutti i 3.000 mez-zi della flotta TNT così come di un singolo ca-mion ad hoc per un trasporto speciale».

Quando è stato il kick off?«Beh, visto che siamo in tema, se Garibaldi par-tì con la spedizione dei Mille noi, nel nostro pic-colo, siamo partiti con la spedizione dei 17.000.Mi spiego: a settembre dello scorso anno, ab-biamo inviato ai bambini e ai ragazzi di 17.000scuole italiane i kit dedicati a Italia 150. È statala prima operazione svolta per Esperienza Italia,e non solo abbiamo spedito i kit utilizzando tut-ti i 3.000 mezzi della flotta TNT, ma li abbiamoanche materialmente assemblati (tecnicamen-te nel gergo logistico ‘pick & pack’) preparandoun’unica confezione in base alle richieste delComitato. Questa operazione si è svolta in soli 3 giorni edè stata possibile solamente grazie al grande im-pegno logistico della Filiale di Orbassano, doveabbiamo predisposto il magazzino del Comitatoe, come detto precedentemente, alla capacità dinetwork e di consegna finale data dalla strutturaoperativa di TNT in Italia. Da lì in poi è stato un cre-scendo: saremo impegnati sino a dicembre 2011,data prevista per lo smantellamento delle areeespositive».

La difficoltà maggiore?«Sicuramente il trasporto del carro per le processio-ni proveniente da Matera: 4 metri di larghezza per10 di lunghezza, il che significa l’impossibilità di tra-sportarlo su molte vie, gallerie, ponti, senza conta-re la scorta obbligatoria della Polizia... e da Materaa Torino c’è molta strada! Ma anche la movimenta-zione di oggetti piccoli ma dalla grande storia, comei giornalini di trincea, ci hanno esposto a una gran-de responsabilità... Tutto è stato comunque gestito al meglio.Spostando oggetti come la prima lavatrice italianae alcune quadri e opere d’arte d’epoca risorgimen-tale, il primo pensiero è il loro valore storico e la lorounicità e irriproducibilità: da qui la necessità di unaparticolare attenzione nella movimentazione ma-nuale, nel carico sui mezzi, nell’ ancoraggio, nella ge-stione dei dispositivi anti vibrazione degli imballag-gi a temperatura e umidità controllati...».

In sintesi, una definizione sull’esperienza con...‘Esperienza Italia’.«Rispetto alle Olimpiadi e ai nostri clienti quoti-diani è qualcosa di molto differente, ma ugual-mente complesso: il concetto di ‘isole’ espositiveche verranno realizzate all’interno delle OGR di-namicizza quella che altrimenti sarebbe una mo-stra statica. Il nostro è stato ed è un apporto in cuila componente consulenziale ha avuto un impat-to importante».

Nella foto di apertura il

team degli Special

Services inseme alla

squadra di supporto della

Region 1, da sinistra

Alberto Molari, Raffaele

Rizzinelli, Stefano

Andreotti, Fortunato

Giannini, Simona Galano,

Massimo Boccaccio,

Giuseppe Valotta e Nicola

Valdina.

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La cucina che fa bene10 euro, 50 pasti garantiti. Un calcolo facilissimo, un risultatoeccezionale per quella parte del mondo (la più grande) per cui ilcibo non è fonte di piacere ma di patimento.TNT, che sostiene da sempre lo School Feeding, il progettospeciale del World Food Programme delle Nazioni Unite cheincentiva i bambini ad andare a scuola attraverso l’erogazione di

pasti gratuiti, sta promuovendo l’edizione italiana di ‘Grandi Chefdel mondo per il mondo’: si tratta di un manuale di alta cucina in cuisono riunite 52 ricette dei più famosi cuochi stellati italiani e stranieriche hanno messo la loro arte culinaria al servizio di una buona causa.I proventi della vendita del libro - acquistabile anche online su

http://it.wfp.org/storie/un-libro-di-cucina-la-ricetta-aiutare-i-bambini-del-gambia - andranno infatti al WFP.

Per quello che all’estero è diventato in breve tempo uncaso editoriale - oltre 450.000 copie vendute in sole

quattro edizioni - è scesa in campo la‘Nazionale dei fornelli’: da Luca

Montersino (che è anche testimonialdella campagna a sostegnodell’iniziativa) a Davide Oldani, daFilippo La Mantia a MorenoCedroni, da Gennaro Esposito ad

Alfonso Iaccarino. Insieme a loro,Stelle Michelin e star di programmi

televisivi di cucina come Gordon Ramsay.‘Grandi Chef del mondo per il mondo’ è untour gastronomico alla scoperta dei saporiinternazionali che arricchiscono le

tradizioni della cucina con ricette insolite eoriginali ma semplici e accessibili a tutti. E,

soprattutto, che fanno bene. In ogni senso.

Lo trovi nel bookshop diLuca Montersino(mastro chef pasticciere)

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LA STORIA D’ITALIA SI MUOVE CON NOI. OGNI GIORNO IN TUTTO IL MONDO.

Ogni giorno, TNT unisce l’Italia. E per i suoi primi 150 anni lo fa in un modo speciale: muovendo la storia. Per l’anniversario dell’Unità d’Italia, TNT trasporterà i preziosi beni della cultura nazionale che saranno protagonisti alle celebrazioni dell’evento. Con la cura e l’effi cienza di sempre. Per avvicinare una grande storia a tutti coloro che ne fanno parte.

PARTNER

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