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FORMEZ Progetto CIPE EST Workshop “LA STRATEGIA DELL’UE VERSO I PAESI DELL’EST E I NUOVI FONDI STRUTTURALI 2007-2013” LA STRATEGIA DELL’UE VERSO I PAESI DELL’EST E LA RIFORMA DEGLI STRUMENTI FINANZIARI PER LE RELAZIONI ESTERNE Antonio Bonetti Potenza, 1 dicembre 2006

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FORMEZ

Progetto CIPE EST

Workshop

“LA STRATEGIA DELL’UE VERSO I PAESI DELL’EST E

I NUOVI FONDI STRUTTURALI 2007-2013”

LA STRATEGIA DELL’UE VERSO I PAESI

DELL’EST E LA RIFORMA DEGLI STRUMENTI FINANZIARI PER LE RELAZIONI ESTERNE

Antonio Bonetti

Potenza, 1 dicembre 2006

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Antonio Bonetti La strategia di allargamento della UE, IPA ed ENPI

Sommario

Sezione I – La strategia di allargamento dell’UE

Sezione II – Il finanziamento del processo di allargamento

negli anni Novanta e nel ciclo 2000-2006

Sezione III – Dal PIC INTERREG all’Obiettivo Cooperazione territoriale

della Politica di Coesione nel ciclo 2007-2013

Sezione IV – La politica di pre-adesione, la politica di vicinato e i nuovi strumenti

finanziari IPA ed ENPI

Sezione V – I progetti TWINNING

Antonio Bonetti è assistente alla Cattedra di Cooperazione allo Sviluppo presso

l’Università di Roma “La Sapienza”, Dipartimento di Economia Pubblica e si occupa da

diversi anni come free lance di politiche comunitarie e di analisi e valutazione delle

politiche pubbliche.

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I. LA STRATEGIA DI ALLARGAMENTO DELL’UE

1. La strategia di allargamento negli anni Novanta

La Comunità (UE a partire dal Trattato di Maastricht del 1992), dopo la caduta del muro di

Berlino nel 1989, avvia un’ampia revisione della politica estera verso i Paesi dell’ex blocco

socialista.

L’allargamento ad Est diviene l’elemento cardine della politica estera dell’UE, con

conseguente forte incremento delle risorse finanziarie devolute alle relazioni esterne.

Fra il 1991 e il 1996 si registrano richieste di adesione alla Comunità da parte di diversi Paesi

dell’Europa Centro Orientale (PECO).

Lo strumento giuridico per favorire l’ingresso dei PECO viene individuato negli “accordi

europei”, ossia una forma rafforzata degli “accordi di associazione” già previsti dal Trattato di

Roma.

2. I pilastri della strategia di allargamento

Il processo di allargamento viene imperniato su due strategie specifiche:

1. la strategia istituzionale che riguarda sia i PECO, sia la Comunità:

- i Paesi candidati si impegnano a: (i) rafforzare le strutture democratiche e le azioni di

tutela dei diritti civili; (ii) favorire l’assorbimento del c.d. “acquis comunitario”;

- gli Stati Membri (SM) si impegnano a rafforzare i meccanismi di funzionamento delle

istituzioni comunitarie e del policy making;

2. la strategia di mercato che riguarda i PECO e consiste nel:

- creare un’area di libero scambio con gli Stati Membri (entro 10 anni dalla firma

dell’accordo europeo);

- avviare quelle riforme (anche nel funzionamento del Settore Pubblico) necessarie per

la transizione a un’economia di mercato.

Questi principi vengono sanciti dal Consiglio Europeo di Copenaghen (giugno 1993) e da

allora vengono indicati come “criteri di Copenaghen” per la ratifica degli “accordi europei” e

per la successiva adesione.

3. I legami fra la strategia istituzionale e quella di mercato

Gli elementi caratterizzanti la strategia “istituzionale”:

- creazione di assetti politici e democratici stabili;

- miglioramento dell’efficienza del Settore Pubblico e acquisizione dei principi

amministrativi degli SM;

- creazione di un sistema di regolamentazione dei mercati e giuridico efficiente;

sono funzionali al raggiungimento degli obiettivi della strategia di mercato:

- stabilizzare i nuovi mercati e le nuove possibilità di investimento all’Est;

- garantire condizioni operative di sicurezza per i privati (in primis gli operatori del

comparto energetico);

- contrastare le attività economiche illegali e frenare l’afflusso degli immigrati.

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4. Agenda 2000 e gli step recenti del processo di allargamento

Agenda 2000 è la Comunicazione con cui la Commissione ha proposto nel luglio del 1997 un

nuovo quadro politico e finanziario – relativo al periodo 2000-2006 – per l’UE. Gli aspetti più

problematici di questo documento in termini finanziari sono: (i) la riforma della PAC; (ii) il

finanziamento del costoso processo di allargamento verso Est dell’UE (senza dimenticare che

sono coinvolti nel processo anche Cipro e Malta).

Il Consiglio Europeo di Lussemburgo (dicembre 1997) approva l’avvio dei negoziati di

adesione con 6 Paesi candidati. Il Consiglio Europeo di Helsinky (dicembre 1999) approva

l’avvio dei negoziati di adesione con altri 6 Paesi candidati.

All’inizio del decennio in corso erano stati avviati i negoziati di adesione con 12 Paesi, ma

non con la Turchia.

Su 12 Paesi, 10 sono entrati il 1 maggio 2004 (protocollo di adesione ratificato ad Atene il 16

aprile 2003).

Per Bulgaria e Romania, solo il 26 settembre 2006 la Commissione ha dato il parere

favorevole definitivo al loro ingresso il 1 gennaio 2007, anche se sono state formalmente

espresse delle riserve sull’avanzamento delle riforme istituzionali.

Nella fase attuale i Paesi formalmente candidati all’adesione sono: Croazia, Turchia e

Repubblica di Macedonia (FYROM).

L’UE ha avviato nell’ottobre 2005 i negoziati di adesione con Croazia e Turchia.

5. La nuova “politica di prossimità” dell’UE

L’evoluzione generale del contesto geopolitico, l’ingresso nel 2004 di 10 nuovi Stati Membri

e il conseguente spostamento verso Sud-Est dei confini della Comunità hanno spinta l’UE a

rivedere nel biennio 2003-2004 la politica estera verso i Paesi “prossimi”.

In sostanza, a partire dal 1 gennaio 2007 viene varata, anche sul piano finanziario, una nuova

“politica di prossimità” differenziata a seconda dei vari gruppi di Paesi “prossimi”, secondo il

principio “different neighbours, different relations”.

Per i Paesi formalmente candidati all’adesione e per i Paesi dei Balcani viene varata

un’autentica “strategia di pre-adesione” finanziata da uno strumento specifico.

Per i Paesi “prossimi” dell’area caucasica, del bacino del Mediterraneo e del Medio Oriente

viene varata la c.d. “politica europea di vicinato” (European Neighbourhood Policy – ENP).

Con la Russia, a partire dal maggio 2003 (Vertice UE-Russia di S. Pietroburgo), viene varato

il c.d. “partenariato strategico” e nel corso del 2005 sono state definite le Road maps per

instaurare quattro “spazi comuni”: (i) economico; (ii) spazio di libertà, sicurezza e giustizia;

(iii) sicurezza esterna e gestione congiunta delle crisi; (iv) istruzione e ricerca.

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6. La “politica di prossimità” e la “politica europea di vicinato”

La “politica di prossimità” viene individuata nel biennio 2003-2004 come “chiave di stabilità

per un’Europa più grande”.

Si possono individuare tre sezioni di particolare interesse:

1. il “partenariato strategico” con la Russia;

2. la “politica di vicinato” (finanziata dallo Strumento Europeo di Prossimità e Partenariato -

SEPP), che interessa:

- Paesi dell’area caucasica (Armenia, Azeirbaigian, Bielorussia, Giorgia, Moldavia,

Ucraina) con i quali sono stati ratificati già a partire dalla seconda metà degli anni

Novanta i c.d. “Accordi di Partenariato e Cooperazione” (APC);

- Paesi della sponda meridionale del Mediterraneo e del Medio Oriente, in gran parte

già interessati dal c.d. “partenariato eruomediterraneo” lanciato dalla Conferenza di

Barcellona (novembre 1995) e che dovrebbe condurre entro il 2010 alla creazione di

una “area di libero scambio” (v. Allegato I per le forme di integrazione commerciale);

3. la “politica di pre-adesione” (finanziata dallo Strumento di Pre-Adesione - SPA), che

interessa i Paesi candidati formali (Croazia, Turchia e FYROM) e potenziali (altri Paesi dei

Balcani) all’ingresso nell’UE.

7. Gli obiettivi strategici della “politica di prossimità” e della “politica di vicinato”

Gli obiettivi intermedi di fondo di queste politiche sono fondamentalmente le stesse della

politica di allargamento degli anni Novanta:

1. creare un cordone di Stati “amici” con solide basi democratiche (cordone di sicurezza,

a fronte di un’area tradizionalmente molto instabile sul piano politico);

2. creare aree limitrofe più stabili politicamente ed economicamente più sviluppate, in

modo da frenare l’immigrazione e le attività illegali;

3. ampliare la sfera di influenza commerciale e politica dell’UE;

4. favorire l’adozione di meccanismi di governance pubblica improntati a quelli adottati

dalla Comunità (institutional building).

Sia per la “politica di prossimità”, sia per la “politica di vicinato”, tuttavia, cambia l’obiettivo

ultimo, che non sarà l’ingresso dei Paesi beneficiari nell’UE. L’obiettivo strategico è solo

quello di creare un’area di libero scambio fra questi paesi e l’UE.

8. I motivi della crescente rilevanza della integrazione sinergica tra “politica di

coesione” (Ob. Cooperazione territoriale) e strumenti della “politica di pre-adesione” e

della “politica di vicinato”

1. L’UE continua a guardare a Sud-Est ed eventuali nuovi allargamenti saranno in quella

direzione.

2. Una delle sezioni di intervento dello Strumento di Pre-Adesione (SPA) e dello Strumento

Europeo di Prossimità e Partenariato (SEPP) è “cooperazione transfrontaliera e regionale”.

3. SPA e SEPP presentano interessanti prospettive di sovrapposizione e integrazione con la

cooperazione territoriale anche sul versante attuativo, in quanto essi (specialmente lo SPA)

funzioneranno secondo principi logici e amministrativi propri dei Fondi Strutturali.

4. Tali strumenti coinvolgono i Balcani e il bacino del Mediterraneo. Essi, quindi, hanno un

grande interesse per le regioni adriatiche e per quelle meridionali.

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II. IL FINANZIAMENTO DEL PROCESSO DI ALLARGAMENTO NEGLI ANNI NOVANTA E NEL

CICLO 2000-2006

9. Strumenti finanziari e “aree obiettivo” dell’allargamento

I principali strumenti istituiti per favorire il processo di riforme nei Paesi dell’ex blocco

socialista sono i Programmi PHARE e TACIS e la BERS (Banca Europea per la

Ricostruzione e lo Sviluppo) istituita nel 1991 con la mission di operare come banca d’affari

nei PECO e nei c.d. “Nuovi Stati Indipendenti” (NSI), ossia Paesi diversi dalla Russia nati

dalla disgregazione dell’ex Unione Sovietica.

Strumenti Aree geografiche di

riferimento

Mission

Programma PHARE 14 Paesi ex socialisti

(PECO e NSI)

Servizi di assistenza tecnica e

di consulenza

Programma TACIS Russia e NSI Servizi di assistenza tecnica e

di consulenza

BERS Paesi ex socialisti Erogazione di finanziamenti

10. I Programmi PHARE e TACIS

IL Programma PHARE negli anni Novanta è il principale strumento finanziario finalizzato a

favorire il processo di riforme negli ex Paesi socialisti (transizione).

Gli obiettivi di fondo di PHARE (Poland and Hungary Action for the Restruturing of the

Economy) sono la ristrutturazione del Settore Pubblico e la promozione di servizi finanziari e

di imprese produttive private (transizione all’economia di mercato).

Esso fornisce servizi consulenziali e di assistenza tecnica (finanzia, tra l’altro, programmi di

gemellaggio bilaterali tra le PA).

Assimilabile a PHARE è il Programma CARDS (Community Assistance for the

Recostruction, Development and Stability in the Balkans), lanciato nel 2001 per fornire

assistenza tecnica ai Paesi dell’area balcanica (esclusa la Slovenia già in via di adesione).

Il Programma TACIS (Techinical Assistance to the Commonwealth of the Indipendent States)

viene istituito dal Consiglio Europeo di Roma (dicembre 1990) per fornire servizi

consulenziali e di assistenza tecnica a 13 Paesi riunitisi nella CSI dopo la disgregazione

dell’Unione Sovietica, più la Georgia e la Moldavia.

Gli obiettivi dei finanziamenti sono quelli di riformare il settore statale, rafforzare le

infrastrutture e favorire l’avvio di nuove iniziative imprenditoriali private, attraverso il

trasferimento di know how gestionale, ma anche la fornitura di macchinari con cui favorire

progetti di ristrutturazione industriale.

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11. Il “ciclo di vita” di PHARE

PHARE viene istituito nel 1989 per fornire servizi di assistenza tecnica a Polonia ed

Ungheria.

Dopo il Consiglio Europeo di Copenaghen (1993) viene esteso a 14 Paesi ex socialisti (PECO

e NSI).

Dopo il Consiglio Europeo di Lussemburgo viene trasformato in Programma di Assistenza

strutturale a sostegno della strategia di pre-adesione a 14 Paesi ex socialisti (PECO e NSI).

Sono esclusi, quindi, Cipro e Malta.

Il Consiglio Europeo di Berlino (marzo 1999), che definisce il bilancio comunitario 2000-

2006, sulla scorta delle indicazioni di Agenda 2000 lo affianca a ISPA e SAPARD, quale

“strumento di pre-adesione”.

Dopo l’istituzione di CARDS nel 2001 (strumento che opera a favore dei Paesi dei Balcani),

fornisce assistenza soli ai Paesi in via di adesione (gli 8 ex PECO che sono entrati nel 2004 e

Romania e Bulgaria).

Dopo l’allargamento del 2004 finanzia interventi non coperti da ISPA e SAPARD solo in

Romania e Bulgaria.

Il “ciclo di vita” di PHARE termina il 31.12.2006, dal momento che non verrà replicato nel

prossimo ciclo 2007-2013 dei finanziamenti comunitari.

12. Gli strumenti di pre-adesione nel ciclo 2000-2006

Agenda 2000 e gli accordi di Berlino prevedono tre strumenti di pre-adesione ad hoc per

facilitare l’adesione dei 10 Paesi ex PECO candidati (per gli aiuti di pre-adesione sono

previsti nel ciclo 200-2006 21,84 Miliardi di Euro a prezzi 1999, oltre la metà dei quali per

PHARE).

Gli strumenti sono PHARE, ISPA e SAPARD:

1. il PHARE riformato ulteriormente per il ciclo 2000-2006 copre i settori di attività non

coperti da ISPA e SAPARD;

2. ISPA (Instrument for Structural Policies for pre-Accession), disciplinato dal Reg. (CE)

1267/1999 finanzia interventi infrastrutturali nel campo dei trasporti e dell’ambiente.

Per oggetto degli interventi e modalità di attuazione (cofinanzia progetti e non programmi) è

assimilabile al Fondo di Coesione. A partire dal 1 gennaio 2005, ISPA finanzia degli

interventi anche in Croazia.

3. SAPARD (Special Accession Programme for Agricolture and Rural Development),

disciplinato dal Reg. (CE) 1268/1999, in sostanza finanzia interventi volti a favorire

l’applicazione da parte dei PECO dei principi della PAC.

Vengono istituiti, inoltre, il Programma di pre-adesione ad hoc per Cipro e Malta (2000-2004)

e quello ad hoc per la Turchia (2002-2006).

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III. DAL PIC INTERREG ALL’OBIETTIVO “COOPERAZIONE TERRITORIALE EUROPEA”

DELLA POLITICA DI COESIONE NEL CICLO 2007-2013

13. L’Iniziativa comunitaria INTERREG III

L’Iniziativa comunitaria INTERREG ha una rilevanza specifica sotto il profilo politico per

due ordini di motivi:

- è tra gli strumenti finanziari più rilevanti per “avvicinare” cittadini europei di diversa

nazionalità e cultura e per favorire lo scambio di conoscenze e “buone pratiche” tra

Amministrazioni pubbliche di Paesi diversi;

- le attività di cooperazione trasnfrontaliera con territori di livello NUTS III non

appartenenti alla Comunità, in pratica, sono fondamentalmente uno strumento di “pre-

adesione”.

Essa è prevista già dalla riforma dei Fondi del 1988 e a partire dal ciclo 1994-1999 si

caratterizza per due obiettivi strategici: (i) lo sviluppo delle aree di frontiera (sia interne che

esterne), (ii) il potenziamento delle reti di collegamento energetico.

14. Le sezioni territoriali dell’Iniziativa comunitaria INTERREG III

Nel ciclo 2000-2006 essa è articolata in tre sezioni caratterizzate da distinti ambiti geografici:

IIIA: cooperazione transfrontaliera (interna ed esterna): coinvolge regioni lungo i confini

interni e lungo quelli esterni della Comunità. Sono ammissibili a beneficio anche aree di

livello NUTS III marittime e questo giustifica, ad esempio, il Programma Transfrontaliero

Adriatico.

Si attua tramite Programmi congiunti che coinvolgono aree NUTS III di due o più SM e/o PT.

IIIB: cooperazione transnazionale: ha la finalità di favorire l’integrazione territoriale di

regioni limitrofe di Stati Membri e non. Sulla base degli Orientamenti della Commissione,

infatti, vengono individuate gruppi di regioni (anche non appartenenti al territorio

comunitario) per le quali vengono sviluppate strategie di sviluppo comuni sulla base di

Programmi congiunti.

La Commissione ha individuato per il ciclo 2000-2006 13 macro-regioni, 10 del territorio

comunitario e 3 dei PTOM.

IIIC: cooperazione interregionale: ha la finalità di favorire lo scambio di buone prassi fra

tutte le regioni europee in relazione a tematiche specifiche.

15. I principi del PIC INTERREG III

1. Strategia transfrontaliera/transnazionale sviluppata tramite Programmi congiunti di due o

più SM e/o PT, che hanno la natura propria dei DocUP.

2. Approccio bottom up e valorizzazione del partenariato.

3. Integrazione/complementarità con i Programmi cofinanziati dai FS.

4. Integrazione con gli altri Fondi nell’ambito degli stessi Programmi (il FESR può finanziare

anche interventi sovvenzionabili dallo SFOP o dal FEOGA).

5. Coordinamento efficace tra i Programmi INTERREG e gli strumenti di pre-adesione del

ciclo 2000-2006 (ISPA; SAPARD, PHARE) e quelli per la cooperazione economica con i

Paesi dell’Est (CARDS per i Balcani e TACIS per Russia e NSI) e del Mediterraneo

(MEDA).

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16. I Programmi INTERREG IIIA e INTERREG IIIB che hanno interessato l’Italia

INTERREG IIIA

(confini interni e confini

esterni)

Italia-Francia (ALCOTRA)

Italia-Francia Isole

Italia-Svizzera

Italia-Austria

Italia-Slovenia

Italia-Balcani (Transfrontaliero Adriatico)

Italia-Grecia

Italia-Albania

Italia-Malta

INTERREG IIIB

CADSES – Central Adriatic Danubian South Eastern Space

MEDOCC-Mediterraneo Occidentale

ARCHI MED (Arco Sud Mediterraneo)

Spazio Alpino

17. La programmazione nell’ambito del PIC INTERREG

Per il ciclo 2000-2006 la Commissione ha emanato degli Orientamenti specifici.

Sulla base di tali Orientamenti sono stati elaborati dei Programmi di cooperazione, attraverso

una stretta concertazione tra Autorità nazionali, Autorità locali e PT (se interessati).

I Programmi di cooperazione hanno la natura propria dei DocUP e devono essere approvati

con Decisione comunitaria. Sono completati dal CdP.

Sono gestiti da una struttura di gestione “transnazionale” (AdG), molto complessa in quanto

deve assicurare una gestione comune dei Programmi, rappresentando tutte le Autorità (anche

quelle dei PT). La supervisione, come di consueto, è demandata a un CdS.

18. L’Obiettivo orizzontale Cooperazione territoriale europea

Il “nuovo” Obiettivo orizzontale Cooperazione territoriale europea (integralmente

cofinanziato dal FESR) raccoglie e valorizza l’esperienza di INTERREG.

Sezioni del PIC

Interreg (2000/2006)

Sezioni Ob. Cooperazione

territoriale 2007-2013

IIIA - Coop. transfrontaliera Programmi di cooperazione transfrontaliera a livello

di regioni frontaliere NUTS III

IIIB - Coop. transnazionale Programmi di carattere tematico a livello di zone di

cooperazione transnazionale (gruppi di regioni)

IIIC - Coop. interregionale Programmi a livello europeo per le reti di

cooperazione e di scambio di buone prassi

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19. Sezioni dell’Ob. Cooperazione territoriale europea e tipologie di programmi

Sezioni dell’Ob. Cooperazione territoriale Programmi

Cooperazione transfrontaliera (realizzazione di

attività economiche, sociali, ambientali

transfrontaliere)

Programmi a livello di confini terrestri interni

(livello NUTS III)

Programmi a livello di confini terrestri esterni

(livello NUTS III)

Tutte le regioni di livello NUTS III sono

ammissibili a Programmi di cooperazione

transfrontaliera marittima

Sviluppo della cooperazione transnazionale Programmi per “euroregioni” di cooperazione

transnazionale

Programmi di cooperazione marittima

Cooperazione interregionale e rafforzamento

dell’efficacia della politica regionale (v. Allegato

II)

Programma a livello di intero territorio

comunitario (la prima bozza è stata rilasciata dalla

Commissione nel mese di settembre 2006) Fonte: Reg. (CE) 1083/2006 – art. 3, art. 7; Reg. (CE) 1080/2006 art. 6

20. I motivi della crescente rilevanza della Cooperazione territoriale

21. La Cooperazione territoriale europea e la strategia dell’UE verso i Paesi dell’Est

L’Obiettivo Cooperazione territoriale gode di minori risorse finanziare, ma ha una grande

rilevanza politica. Questo per la maggiore importanza conferita alla dimensione territoriale

della Pol. Coesione, ma anche per il fatto che per gli interventi che verranno realizzati

nell’ambito di tale Obiettivo (in particolare quelli della sezione transfrontaliera) si prevede

una più stretta integrazione con quelli che verranno finanziati nell’ambito della “politica di

pre-adesione” e anche della “politica di vicinato”, di fatto avviate dalla Commissione Prodi

nel biennio 2003-2004.

L’Ob. Cooperazione territoriale, infatti, presenta ampi margini di integrazione sinergica con

il nuovo Strumento di Pre-Adesione (SPA o IPA) e con il nuovo Strumento Europeo di

Prossimità e Partenariato (SEPP o ENPI).

Trattato di

Costituzione

Aumento delle regioni

(interne ed esterne) di

confine

Effetti negativi

della perifericità

Schema di sviluppo

"policentrico" dello spazio

europeo

Incremento delle "identità

territoriali"

Veicolo di nuovi

allargamenti

Coooperazione

territoriale

europea

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IV. LA POLITICA DI PRE-ADESIONE, LA POLITICA DI VICINATO E I NUOVI STRUMENTI

FINANZIARI IPA ED ENPI

22. La strategia dell’UE verso i Paesi dell’Est dopo il 2006

23. L’Ob. Cooperazione territoriale e la “politica di prossimità”

+ frontiere esterne

+ frontiere interne

Strategia di pre-adesione (SPA)

Ob. Coop. Terr. – Sez. Transfrontaliera (FESR)

Strategia di vicinato (SEPP)

Relazioni esterne

Pol. Coesione

Allargamento

Ob. Coop. Terr. – Sez. Transnazionale (FESR)

Politica di pre-adesione

Politica di vicinato

Paesi potenziali

candidati (Balcani)

Paesi dell’are a caucasica (ex NSI)

Paesi del Mediterraneo/Medio Oriente

Paesi

candidati

Albania

Turchia,

Croazia,

Macedonia

Paesi ex

Yugoslavia

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24. Gli strumenti finanziari destinati a sostenere la cooperazione transfrontaliera e le

riforme nei Paesi candidati all’adesione e nei Paesi “prossimi” nel ciclo 2000-2006

(*) Per i Paesi che sono entrati il 1 maggio 2004 è stato attivato un Programma specifico di “transition facility”

per rafforzare ulteriormente il Settore Pubblico.

25. La strategia di allargamento e il bilancio 2007-2013: i principali nodi critici

P1. I nuovi SM (e gli altri Paesi candidati) hanno un settore agricolo molto esteso: questo

impone una forte revisione del primo pilastro della PAC (sostegno diretto ai produttori) per

contenere le spese agricole sia in assoluto sia in relazione al già elevato impegno finanziario

di sostegno ai nuovi SM.

P2. Rischio di penalizzazione del sistema produttivo dell’UE15 a seguito di un forte

incremento delle localizzazioni produttive nei Paesi orientali (nuovi SM e Paesi candidati).

P3. Frammentazione eccessiva degli strumenti di pre-adesione, di prossimità e di

cooperazione economica.

26. La strategia di allargamento e il bilancio 2007-2013: le soluzioni proposte per i

principali nodi critici

S1. Il Cons. Europeo di Bruxelles (ottobre 2002) ha imposto un massimale per gli aiuti diretti

agli agricoltori (accordo ratificato da tutti i membri UE15 e valido fino al 2013).

S2. La proposta di regolamento generale dei Fondi Strutturali prevede che i finanziamenti

agevolati alle imprese vengano revocati se le imprese beneficiarie attiveranno processi di

delocalizzazione nei nuovi SM (rettifiche finanziarie a fronte di delocalizzazioni).

S3. Razionalizzazione di tutti gli strumenti finanziari che sostengono le relazioni esterne

dell’UE e maggiore coordinamento di Fondi Strutturali e finanziamenti per la Pol.

Prossimità.

Strumenti e Programmi di pre-adesione (*) Strumenti per le relazioni esterne

INTERREG IIIA (FESR) CARDS (Balcani)

PHARE TACIS (Russia e NSI)

ISPA MEDA (Paesi non-UE del “partenariato euro-

mediterraneo”)

SAPARD

Programma di pre-adesione avviato nel 2002

per la Turchia

Programma di pre-adesione 2000-2004 per

Cipro e Malta

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27. Il bilancio 2007-2013 e la riforma degli strumenti che finanziano le relazioni esterne

della UE

Nell’ambito del bilancio UE 2007-2013 si prevede la riorganizzazione del finanziamento delle

relazioni esterne su:

(a) tre strumenti geografici:

1. lo Strumento di Pre-Adesione (SPA) applicabile ai Paesi Terzi ai quali è stato riconosciuto

lo status formale di “candidati” e ai paesi “potenzialmente candidati” (v. par. 32);

2. lo Strumento Europeo di Prossimità e Partenariato (SEPP), applicabile a Russia e altri

Stati dell’ex Unione Sovietica dell’area caucasica e ai Paesi del bacino del Mediterraneo (v.

Allegato III);

3. lo strumento di cooperazione economica e cooperazione allo sviluppo1;

(b) tre strumenti tematici:

4. lo strumento di stabilità (per interventi in aree di crisi),

5. lo strumento per gli aiuti umanitari,

6. lo strumento per la stabilità macroeconomica (finalizzato a sostenere le riforme

economiche nei PVS).

28. I motivi della revisione degli strumenti e delle logiche di intervento nei confronti dei

Paesi “prossimi”

1. Eccessivo numero di strumenti finanziari.

2. Mancanza di coordinamento fra gli strumenti per la coesione e la cooperazione

transfrontaliera ex INTERREG IIIA e gli strumenti utilizzati nei PT a titolo di aiuto allo

sviluppo (questo anche nell’ambito dei Programma INTERREG III). I motivi principali sono:

- il FESR fino al 31.12.2006 può finanziare solo progetti all’interno della UE, con specifiche

disposizioni attuative,

- gli altri strumenti finanziari possono fornire assistenza solo all’esterno dell’UE, sulla base di

disposizioni attuative differenti da quelle dei FS.

Questo ha comportato che, all’interno del territorio dell’UE, anche nell’ambito di Programmi

congiunti realizzati nell’ambito delle Sezioni tranfrontaliera e transnazionale di INTERREG

III, sono state seguite certe modalità attuative e certi meccanismi di selezione dei progetti,

mentre all’esterno sono stati seguiti altri criteri di selezione dei progetti.

3. Difficoltà nel coordinamento amministrativo delle attività, a cui si è cercato di fare fronte

con l’introduzione opzionale del Gruppo Europeo di Cooperazione Territoriale (GECT), quale

struttura di gestione “unica” e “congiunta” dei programmi attivati nell’ambito del nuovo Ob.

orizzontale Cooperazione territoriale europea della Pol. Coesione (v. Allegato IV).

1 Continuerà ad operare “fuori bilancio” il Fondo Europeo di Sviluppo (FES) che finanzia la cooperazione

economica con i Paesi ACP, con il Sud Africa e con i PTOM.

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29. Il riordino degli strumenti finanziari destinati a sostenere i processi di cooperazione

transfrontaliera e le nuove relazioni esterne con i Paesi “prossimi”

ISPA

SAPARD

PHARE

CARDS

TACIS

MEDA

Strumento di Pre-Adesione (SPA)

Strumento Eur. Prossimità e Partenariato

(SEPP)

Paesi dei Balcani

Paesi candidati

Russia e NSI

Mediterraneo

30. Dal PIC INTERREG ai nuovi “programmi di prossimità”: le esperienze pilota 2004-

2006 A seguito del varo della Pol. di Prossimità nel biennio 2003-2004 e, nella stessa fase, della

revisione intermedia dei programmi, sono state avviate esperienze pilota inerenti i nuovi

Programmi di Prossimità.

Per il periodo 2004-2006 la struttura dei Programmi di Prossimità costituisce una semplice

evoluzione dei Programmi INTERREG IIIA e IIIB già esistenti.

Dei Programmi INTERREG che interessano l’Italia sono stati trasformati in Programmi di

Prossimità:

- IIIA Transfrontaliero Adriatico: Nuovo Programma di Prossimità Adriatico;

- IIIB CADSES: Programma di Prossimità CADSES.

31. Il Nuovo Programma di Prossimità Adriatico Natura e struttura finanziaria del Programma INTERREG IIIA Transfrontaliero Adriatico

sono cambiate a seguito delle decisione del CdS del 29-30 marzo 2004.

Il Nuovo Programma di Prossimità Adriatico (NPPA) nasce come fusione del Programma

INTERREG IIIA (FESR) e di un Programma di Cooperazione Esterna CARDS che

interessava: Croazia, Bosnia-Erzegovina, Serbia-Montenegro e Albania.

La struttura finanziaria è così articolata:

- 40 Milioni di Euro del Programma INTERREG;

- 6 Milioni del Programma CARDS + 0,6 Milioni dei Paesi dei Balcani.

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32. Il quadro dei Paesi beneficiari dello SPA

Lo Strumento di Pre-Adesione (SPA) sarà applicabile:

- ai Paesi Terzi ai quali è stato riconosciuto lo status formale di “candidati” (ad oggi la

Turchia e la Croazia con le quali nell’ottobre 2005 è stato avviato il negoziato di adesione e la

Repubblica Macedone);

- ai Paesi “potenzialmente candidati” (quelli dei Balcani Occidentali formatisi a seguito della

disgregazione della ex Jugoslavia – incluso il Kosovo - e l’Albania2).

Sia per i PT “potenziali candidati” che per quelli effettivi, l’assistenza verrà implementata

attraverso un quadro indicativo pluriennale (approccio strategico), ma sarà più ampia nel caso

dei PT formalmente candidati (5 sezioni invece delle 2 previste per i Paesi potenziali

candidati).

33. Paesi beneficiari dello SPA e relative sezioni di attività Sezioni Temi e strumenti di finanziamento Paesi beneficiari

Sostegno alla transizione e allo

sviluppo istituzionale

Sostegno ampio (sul modello di PHARE)

Tutti

Cooperazione regionale e

transfrontaliera

Vengono valorizzati gli approcci del FESR e

del PIC INTERREG

Sviluppo regionale Approccio del FESR e del Fondo di Coesione

Solo Paesi

formalmente

candidati

Sviluppo risorse umane Approccio del FSE

Sviluppo rurale Approccio seguito per i nuovi piani di sviluppo

rurale 2007-2013

34. Le caratteristiche principali dello SPA

Lo SPA (gestito dalla DG Allargamento) ha una natura ibrida:

- da una parte vengono previste alcune disposizioni che, generalmente, caratterizzano gli

interventi di cooperazione allo sviluppo (external aid) della Comunità. In particolare, ai sensi

dell’art. 13 del Reg. (CE) 1085/2006, gli interventi “saranno gestiti, controllati, valutati e

oggetto di resoconti a norma del Reg. (CE; Euratom) 1605/2002” sulla gestione del bilancio

comunitario. Lo stesso articolo, inoltre, prevede che la Commissione può ricevere e gestire i

fondi di altri donatori;

- dall’altra parte, la sua attuazione si fonda ampiamente sui principi generali dei Fondi

Strutturali.

Attraverso lo SPA verranno reiterate attività di gemellaggio fra le PA di SM dell’UE15 e

Paesi entrati di recente o terzi beneficiari (Progetti TWINNING).

Per il periodo 2007-2013 sono stati stanziati per lo SPA 11,565 miliardi di Euro.

I destinatari degli interventi potranno essere persone fisiche, persone giuridiche e

organizzazioni internazionali.

2 Con questi Paesi dei Balcani è in atto a partire dal Vertice UE-Balcani del giugno 2003 – tenutosi a Salonicco –

una specifica strategia di “avvicinamento” e di prossimità definita “strategia di stabilizzazione e associazione”.

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35. La Sezione Cross Border dello SPA

Lo SPA, ovviamente, riserva estrema rilevanza alle attività transfrontaliere.

Una tra le principali novità del ciclo di programmazione 2007-2013 è che il FESR potrà

finanziarie anche progetti ubicati esternamente ai confini dell’UE. Questo aspetto innovativo

è rimarcato nel regolamento generale sui FS, nel Reg. (CE) 1080/2003 sul FESR e nel Reg.

(CE) 1085/006 su IPA3.

Nell’ambito della Sezione Cross Border di IPA, infatti, viene prevista una consistente

compartecipazione finanziaria del FESR.

36. La programmazione nell’ambito dello SPA

La programmazione sarà in primo luogo sostenuta annualmente dalla Commissione con la

presentazione di piani finanziari per il triennio successivo.

Il quadro finanziario indicativo pluriennale prevede una ripartizione indicativa dei fondi per:

(i) sezione dello SPA; (ii) Paese beneficiario; (iii) azioni tematiche riguardanti più Paesi.

L’assistenza dello SPA, di riflesso, sarà imperniata su Programmi pluriennali (o anche

annuali) che saranno definiti per: (i) singole sezioni; (ii) singoli Paesi, (iii) azioni tematiche

che concernono più Paesi.

Il regolamento prevede che i documenti indicativi pluriennali siano programmati in stretta

concertazione con le Autorità dei paesi beneficiari.

37. La convergenza fra la filosofia dei Fondi Strutturali e quella degli strumenti

finanziari per le relazioni esterne

1. In relazione allo SPA è abbastanza evidente l’applicazione di principi e logiche di

attuazione dei FS, in primo luogo per il fatto che esso, in sostanza, sostituisce strumenti che

già seguivano l’approccio dei FS e del Fondo di Coesione (CARDS, ISPA, SAPARD, sezione

Cross Border di PHARE).

2. Per 4 delle 5 sezioni dello SPA previste per i Paesi candidati, inoltre, si applicheranno

principi e meccanismi di selezione dei FS.

3. La logica di intervento dei FS, tuttavia, viene in parte estesa anche allo SEPP, in particolare

alla sua sezione transfrontaliera, per la quale è previsto espressamente l’intervento finanziario

anche del FESR. Nel prossimo ciclo, infatti, il FESR per la prima volta potrà finanziare anche

progetti localizzati esternamente ai confini dell’UE.

3 L’art. 21 del Reg. (CE) 1080/2006, in relazione agli interventi dell’Ob. Cooperazione territoriale europea,

specifica che esso può intervenire in zone NUTS III ubicate nei Paesi limitrofi entro il limite del 20% del proprio

contributo ai Programmi (sia per quelli transfrontalieri, sia per quelli transnazionali).

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38. Le caratteristiche specifiche dello SEPP

1. Lo SEPP (o ENPI), gestito dalla DG Allargamento, è finalizzato a creare una zona limitrofa

alla Comunità e ai paesi formalmente e potenzialmente candidati politicamente più stabile ed

economicamente meno arretrata. Gli obiettivi, quindi, continuano ad essere quelli precipui

della strategia di allargamento. Ciò che cambia è che l’obiettivo finale non è più l’ingresso dei

Paesi beneficiari dello SEPP nell’UE.

2. Lo SEPP è lo strumento di finanziamento cardine della “politica di vicinato”, ma ne può

beneficiare anche la Russia.

3. La “politica di vicinato” (European Neighbourhood Policy) e lo SEPP si fondano su un

processo di politico e di programmazione incentrato sulla ratifica del c.d. “ENP Action Plan”,

che fornisce su un piano bilaterale gli indirizzi a breve e medio termini (3-5 anni) degli

interventi di assistenza della Comunità.

4. Lo SEPP prevede tre tipologie di Programmi specifici di durata pluriennale.

39. La sezione Cross Border dello SEPP

Fra i Programmi specifici dello SEPP risultano di particolare interesse i Programmi

transfrontalieri congiunti fra regioni di frontiera degli SM e Paesi Terzi (confini terrestri) e

per i bracci di mare di importanza significativa (in questo caso vengono attivati Programmi

multilaterali e/o bilaterali (v. par. 40).

Le finalità di fondo di questi interventi sono quelli di: (i) promuovere lo sviluppo socio-

economico su ambedue i versanti delle frontiere (anche quelle marittime); (ii) fronteggiare

problemi comuni (tutela dell’ambiente, salute pubblica, contrasto di attività illegali e

immigrazione clandestina); (iii) assicurare maggiore sicurezza alle frontiere; (iv) promuovere

azioni transfrontaliere “people-to-people” (azioni di avvicinamento sul piano culturale e

sociale fra le “società civili” e le relative espressioni, quali ONG e altre organizzazioni del

terzo settore).

Per i Programmi congiunti di cooperazione è prevista la compartecipazione finanziaria del

FESR.

40. I programmi della sezione Cross Border dello SEPP

Sono previsti tre tipologie di programmi congiunti transfrontalieri:

1. programmi transfrontalieri (i principali interessano la Russia);

2. programmi transfrontalieri marittimi di cooperazione bilaterale:

- Spagna - Marocco del Nord;

- Spagna - Marocco del Sud;

- Italia - Tunisia;

3. programmi multilaterali per bacini marittimi (SEA Basin Programmes):

- Mar Nero;

- Mar Baltico;

- Mar Mediterraneo (Programma ENPI MED).

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41. Il PO ENPI MED (Bacino del Mediterraneo)

Il programma multilaterale “Bacino del Mediterraneo” comprende 116 regioni e 19 Paesi (tra

cui Cipro e Malta nella loro interezza).

Le regioni italiane interessate sono: Liguria, Toscana, Lazio, Campania, Calabria, Basilicata,

Puglia, Sicilia e Sardegna.

I progetti finanziabili dal Programma concernono soprattutto: (i) la valorizzazione e la messa

in rete del sistema dei beni culturali del Mediterraneo; (ii) il rafforzamento della

comunicazione intermediterranea (siti Internet, radio e programmi televisivi).

Come AdG “congiunta” è stata designata la Regione Sardegna. Sono parimenti previsti due

focal points: uno in Egitto e uno in Spagna.

Come già evidenziato, per i programmi Cross Border di ENPI è prevista la compartecipazione

finanziaria del FESR e, infatti, per il Programma ENPI MED è prevista la copertura al 50% di

ENPI e al 50% del FESR.

42. Programmi transfrontalieri che dovrebbero interessare l’Italia

Ob. Cooperazione

transfrontaliera

FESR

Confini interni

Frontiere alpine

Italia - Francia Alpino

Italia – Austria - Slovenia

Italia - Francia Marittimo

Italia - Malta

Confini interni

ed esterni

Adriatico (ex Nuovo Programma di Prossimità

Adriatico 2004-2006)

Italia – Albania - Grecia

Italia – Tunisia - Malta

Programma transfrontaliero di bacino Mediterraneo

Ob. Cooperazione transnazionale

FESR

Balcani Sud (ex CADSES)

Mediterraneo (ex MEDOCC ed ex ARCHI MED)

Spazio Alpino

Sezione CBC di SPA

FESR + SPA

-

Sezione CBC di

SEPP (o ENPI)

FESR + SEPP

Sea crossing

Programmes

Italia-Tunisia

Sea basin

Programmes

Programma transfrontaliero ENPI Bacino del

Mediterraneo

43. Principali cambiamenti nel quadro dei Programmi transfrontalieri di interesse per

l’Italia

A fronte di una leggera flessione dei Programmi transfrontalieri che concernono il

Settentrione e l’arco alpino, dovrebbe aumentare il numero di Programmi transfrontalieri

marittimi. Si va verso l’istituzione ex novo di un Programma congiunto Italia-Tunisia-Malta e

di uno che riguarda l’intero Mediterraneo.

Viene confermato il Programma Transfrontaliero Adriatico che, nel corso del 2004, era stato

tramutato in via sperimentale nel “Nuovo Programma di Prossimità Adriatico” proprio per

verificare l’applicabilità dei principi di funzionamento dei nuovi strumenti SPA e SEPP.

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Antonio Bonetti La strategia di allargamento della UE, IPA ed ENPI

Per quanto concerne la Cooperazione transnazionale, due aspetti spiccano:

- la suddivisione della “euroregione” CADSES in due sub-regioni: una settentrionale e

una meridionale. Quest’ultima vedrà interessata l’Italia nell’ambito del Programma

Balcani Sud;

- la riunificazione dei Programmi MEDOCC e ARCHIMED che, nel ciclo 2000-2006,

hanno interessato anche la Basilicata, in un unico Programma Mediterraneo.

La crescente centralità del Mediterraneo nelle attività transfrontaliere cofinanziate dai Fondi

dell’UE trova conferma nella previsione di due Programmi cofinanziati dallo SEPP che

interesseranno l’Italia: quello bilaterale Italia - Tunisia e quello multilaterale “ENPI MED”.

V. I PROGETTI TWINNING

44. Gli strumenti di assistenza tecnica TAIEX e TWINNING gestiti dalla DG

Allargamento della Commissione Europea

TAIEX (Techincal Assistance and Information EXchange Instrument) e TWINNING, in

relazione agli obiettivi generali di institutional building hanno fondamentalmente le stesse

finalità:

- facilitare l’assorbimento nella legislazione nazionale del c.d. acquis comunitario;

- facilitare il rafforzamento della PA dei Paesi beneficiari;

- rafforzare i processi informativi e i sistemi di monitoraggio4.

I Paesi beneficiari di ambedue le forme di assistenza tecnica sono gli stessi: Paesi di recente e

futura adesione, Paesi coperti dai nuovi strumenti finanziari IPA ed ENPI (inclusa la Russia).

I due strumenti, tuttavia, si differenziano in misura notevole per quel che concerne le modalità

attuative:

- TAIEX, servizio lanciato nel 1996, in sostanza, si basa sull’invio nei Paesi beneficiari

di esperti internazionali in materia di politiche comunitarie e relativa legislazione,

selezionati dalla DG Allargamento attraverso il roster interno;

- TWINNING, servizio lanciato nel 1998, si sostanzia in un autentico programma di

media durata di cooperazione amministrativa fra la PA degli SM e quella dei Paesi

Terzi beneficiari e dei 12 Paesi recentemente entrati nell’UE (v. par. 46).

45. Gli strumenti di finanziamento di TWINNING

Ciclo 2000-2006 Ciclo 2007-2103

PHARE IPA

TACIS ENPI

Transition facility post-accession (*) Transition facility post-accession (?)

CARDS

MEDA (*) Per i Paesi che sono entrati il 1 maggio 2004 è stato attivato un Programma specifico di “transition facility”

per rafforzare ulteriormente il Settore Pubblico.

4 In realtà, il novero delle finalità di TAIEX è più ampio, prevedendo anche altre tipologie di assistenza tecnica.

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46. Le caratteristiche distintive di un progetto TWINNING

I progetti TWINNING sono articolati programmi di cooperazione amministrativa fra la PA di

uno SM dell’UE15 e la PA di uno SM entrato da poco nell’UE o di un PT “prossimo” (sia

esso in via di adesione o meno).

Diversamente da TAIEX, quindi, non si limita a fornire assistenza tecnica ai funzionari

pubblici (civil servants) dei Paesi beneficiari, ma deve raggiungere dei risultati stabiliti

preliminarmente dai Paesi beneficiari che “lanciano” il progetto TWINNING. Si parla di

“mandatory results” (risultati obbligatori). Per questo motivo, inoltre, questi progetti hanno

una certa durata e sono oggetto di scrupolosa valutazione dei risultati.

In sostanza, mentre nel caso del servizio TAIEX è la DG Allargamento a selezionare degli

esperti per missioni “mirate”, nel caso dei progetti TWINNING la PA di uno SM dell’UE15

deve partecipare a una autentica gara, proponendo un progetto articolato che dovrà essere

vagliato dal Paese beneficiario interessato con l’assistenza tecnica della DG Allargamento.

Nel Paese beneficiario, di regola, partecipano ai progetti i Ministeri. Per quanto concerne lo

SM dell’UE15 possono partecipare tutti i livelli della PA (Ministeri, Regioni, Enti Locali).

47. Possibili interpretazioni sbagliate inerenti un progetto TWINNING

Un progetto TWINNING non è finalizzato a “replicare” nei Paesi beneficiari i modelli di PA

di uno SM, ma a favorire l’introduzione di riforme amministrative e, soprattutto,

l’introduzione di best practices.

Un progetto TWINNING per uno SM non costituisce uno strumento di finanziamento. Tutte

le attività sono oggetto di un tariffario fisso e quindi deve essere promosso solo se vengono

individuati altri vantaggi per la PA dello SM.

I settori della PA e i funzionari interessati non devono considerarlo un mezzo per alleggerire i

carichi di lavoro. Sia a livello di singolo funzionario, sia a livello di macchina amministrativa,

in genere i progetti TWINNING implicano un aggravio dei carichi di lavoro.

48. Ciclo di vita di un progetto TWINNING: il lancio del progetto

Identificazione del progetto Il Paese beneficiario identifica, nell’ambito dei programmi di

cooperazione definiti con l’UE, le riforme amministrative da

attuare e definisce le “Twinning fiches” con l’assistenza della DG

Allargamento

Lancio delle proposte Le“Twinning fiches” vengono fatte circolare attraverso i National

Contact Points degli SM dell’UE15

Presentazione di proposte di

cooperazione amministrativa

Gli SM interessati (anche con dei Consorzi di SM) presentano

delle proposte in linea con i risultati individuati nelle “Twinning

fiches” e che indicano PL e RTA Fonte: Commissione Europea – DG Allargamento

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Antonio Bonetti La strategia di allargamento della UE, IPA ed ENPI

49. Ciclo di vita di un progetto TWINNING: la fase di selezione e avvio

Selezione delle proposte Viene effettuata dal Paese beneficiario

Preparazione e finalizzazione del

Piano di Lavoro

Paese beneficiario e SM selezionato iniziano a lavorare insieme al

perfezionamento del quadro degli obiettivi, del budget e del

cronoprogramma

Revisione e perfezionamento del

contratto

La DG Allargamento e/o una Agenzia delegata rivedono i termini

del Work Plan e tutti gli interessati (inclusa la Commissione)

siglano il contratto Fonte: Commissione Europea – DG Allargamento

50. Le “figure-chiave” dei progetti TWINNING

Si possono individuare tre “figure-chiave”:

- il Project Leader della PA dello SM UE15, che continua a lavorare nella PA, ma che dovrà

dedicare parte del suo lavoro a gestire il progetto TWINNING. Egli, quindi, è il referente

primario dei Paesi beneficiari e della DG Allargamento per quel che concerne la “buona

gestione” del progetto;

- il Project Leader nel Paese beneficiario: è il responsabile del progetto nell’ambito della PA

del Paese beneficiario;

- il Resident Twinning Adviser (RTA): è un funzionario della PA dello SM UE15 di grande

esperienza e di provata conoscenza della legislazione comunitaria che viene distaccato nella

PA del Paese beneficiario per favorire i processi di assorbimento dell’acquis comunitario e di

institutional building. La missione va da un minimo di 12 mesi a un massimo di 24 mesi.

Riferimenti bibliografici e legislativi Bonetti A. (2006a); Il Mezzogiorno fra Mediterraneo e Europa: alcune riflessioni sulla

programmazione 2007-2013 dei Fondi Strutturali della UE, in «AtlasOrbis», n. 3

Bonetti A. (2006b); La “politica di vicinato” dell’UE e la riforma degli strumenti finanziari per la

cooperazione con i paesi terzi limitrofi, http://www.atlasorbis.org.htm

Commissione Europea (2003a); Europa ampliata – Prossimità: un nuovo contesto per le relazioni con

i nostri vicini orientali e meridionali, COM (2003)104 def., Bruxelles

Commissione Europea (2003b); Preparare il terreno per un nuovo Strumento di Prossimità, COM

(2003)393 def., Bruxelles

Commissione Europea (2004a); Politica Europea di Prossimità. Documento di strategia; COM (2004)

373 def.

Commissione Europea (2004b); On the instruments for external assistance under the future financial

perspective 2007-2013; COM (2004) 626 def.; Bruxelles

Commissione Europea (2004c); Proposta di regolamento che istituisce uno strumento di assistenza

pre-adesione; COM (2004) 627 def.; Bruxelles

Commissione Europea (2004d); Proposta di regolamento recante disposizioni generali che

istituiscono uno strumento europeo di vicinato e partenariato; COM (2004) 628 def.; Bruxelles

Commissione Europea (2005); Twinning: a tested experience in a broader european context; DG

Allargamento- Institutional Building Unit; Bruxelles;

Commissione Europea – Joint Task Force ENPI (2006); ENPI Cross-Border Cooperation. Strategy

paper 2007-2013. Indicative programme 2007-2010; september 2006

Reg. (CE) 1084/2006 sul GECT Reg. (CE) 1085/2006 sullo SPA Reg. (CE) 1638/2006 sullo SEPP

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Antonio Bonetti La strategia di allargamento della UE, IPA ed ENPI

ALLEGATO I

Le principali forme di integrazione commerciale

A. Area di libero scambio: sono eliminati dazi e restrizioni commerciali interne, ma i Paesi

sono indipendenti nella gestione delle relazioni commerciali con i Paesi Terzi (PT).

B. Unione doganale: area libero scambio + Tariffa Esterna Comune (TEC) + Politica

Commerciale comune.

C. Mercato comune: Unione doganale + quattro “libertà fondamentali” (merci, capitali,

servizi e lavoro).

D. Unione Economica: eliminazione di barriere fisiche e tecniche nell’area integrata e

politiche comuni.

E. Unione Economica e Monetaria (UEM): Unione Economica + moneta unica.

ALLEGATO II

Gli strand della Sezione Cooperazione interregionale e scambi di buone prassi dell’Ob.

Cooperazione territoriale europea della Pol. Coesione 2007-2013

Per lo strand Cooperazione interregionale dell’Obiettivo Cooperazione territoriale è previsto:

- marcata focalizzazione su priorità strategiche della UE (in primis innovazione e ambiente);

- scambio di esperienze sul ruolo delle città nello sviluppo e sui programmi di recupero

urbano (ex PIC Urban);

- studi sullo Schema di Sviluppo Spaziale Europeo (un piano di coordinamento territoriale per

l’UE definito dal GdL EPSON);

- identificazione e trasferimento di buone prassi per sviluppo locale e regionale.

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Antonio Bonetti La strategia di allargamento della UE, IPA ed ENPI

ALLEGATO III

Paesi che potranno beneficiare dell’assistenza dello SEPP

Algeria

Armenia

Azerbaigian

Bielorussia

Egitto

Giorgia

Israele

Giordania

Libano

Libia

Moldavia

Marocco

Autorità Palestinese della Cisgiordania e di Gaza

Federazione Russa

Siria

Tunisia

Ucraina

ALLEGATO IV

La riforma degli assetti gestionali dei Programmi di cooperazione per superare le

criticità amministrative e il Gruppo Europeo di Cooperazione Territoriale (GECT)

1. Una delle principali novità per il ciclo 2007-2013 è l’opzione lasciata agli SM di istituire

una “struttura di gestione” ad hoc per i Programmi di cooperazione, definita Gruppo Europeo

di Cooperazione Territoriale (GECT).

2. Nel ciclo 2000-2006 le maggiori criticità dei DocUP finanziati dal PIC INTERREG

scaturiscono dalla necessità di far operare insieme Autorità nazionali e locali di SM e di PT

aventi sistemi giuridici e prassi amministrative diverse.

3. Il GECT, quindi, ai sensi dell’art. 18 del regolamento FESR, può essere istituito con la

duplice finalità di semplificare la gestione dei Programmi di cooperazione territoriale e di

rappresentare un unico “luogo istituzionale” in cui esercitano congiuntamente la gestione e la

sorveglianza Autorità di diversi Paesi.

4. Il GECT potrà operare per conto delle varie Autorità che parteciperanno alla realizzazione

del Programma sulla base di una “Convenzione di cooperazione territoriale europea”, come

AdG “congiunta”.

5. Il GECT sarà dotato di personalità giuridica e il diritto applicabile al GECT sarà quello

dello Stato Membro in cui esso avrà sede.