Forme di allevamento e componenti del mosto

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59 Viticoltura L’I NFORMATORE A GRARIO 50/2005 L’impianto del vigneto richiede al gior- no d’oggi un insieme di nozioni tecniche e agronomiche molto approfondite. Tra queste una chiara visione dell’attitudi- ne produttiva dei diversi sistemi di alle- vamento è certamente in primo piano, ma molto spesso l’adozione di una de- terminata forma di allevamento si basa ancora su una consuetudine non sem- pre suffragata da esperienze e da valu- tazioni tecniche. La scelta della forma di allevamento e le modalità di gestione della chioma stanno assumendo, inve- ce, sempre maggiore importanza per i tanti riflessi che queste due variabili esplicano sull’espressione quanti-qua- litativa delle produzioni. Ad esempio, la corretta gestione della vegetazione rappresenta il presupposto fondamentale per lo sfruttamento otti- male delle risorse luminose, con tutta una serie di ricadute positive sulla qua- lità dell’uva (Smart, 1988; Dokoozlian e Kliewer, 1995; Gladstone e Dokoozlian, 2003). Va però ricordato che per uno stesso ambiente si può comunque di- sporre di più soluzioni nell’impostazione della parete vegetativa e nella tecnica di potatura, ma per un obiettivo di massi- ma espressione qualitativa le scelte si riducono a quelle poche applicazioni che consentono al grappolo di manifestare la migliore utilizzazione delle risorse ambientali disponibili, grazie anche a degli ottimali valori dei vari parametri di equilibrio (Poni et al., 1994; Silvestro- ni et al.,1994; Calò et al., 1999). Nell’in- sieme si può così optare tra potature lunghe o corte, sesti d’impianto più o meno stretti, vegetazioni assurgenti o ricadenti, per ottenere, come risultato, un diverso grado di adattamento della pianta al sito di coltura e un diverso li- vello produttivo, con effetti sulle caratte- ristiche dei vini e sulla loro collocazione commerciale (Bertamini e Mescalchin, 1997; Iacono, 2000; Intrieri et al., 2000; Marenghi e Poni, 2003). L’espressione qualitativa ottenibi- le dalla forma di allevamento subisce inoltre l’effetto non secondario del sito di coltivazione, che con i suoi elementi pedologici, climatici e morfologici, è in grado di portare su diversi livelli l’inte- razione vitigno-ambiente (Stefanini et al., 2003; Van Leeuwen et al., 2004). In ultima analisi, quindi, le scelte tecniche devono tener conto di diversi elementi, con lo scopo ultimo di valorizzare nel modo migliore le disponibilità climati- che e pedologiche di un determinato luogo, non trascurando o sottovalu- tando il ruolo del vitigno, le cui pecu- liarità di comportamento consentono un grado di interazione differenziato in funzione del sito e dell’impostazio- ne del vigneto (Maccarone e Scienza, 1998). Si avrà allora una risposta al sito e alle tecniche imposte non generaliz- zata per tutti i vitigni, ma differenziata in relazione a una serie di caratteristi- che comportamentali proprie di ogni singola varietà. Sulla base di queste considerazio- ni, con il presente lavoro si è voluto studiare l’effetto della forma di alle- vamento sulla risposta agronomica di tre varietà di uva da vino, per una delle quali è stata realizzata anche un’analisi sul vino prodotto; inoltre, partendo da quanto emerso sull’ef- fetto del suolo e pubblicato in altra nota (Tomasi et al., 2005), sono stati analizzati gli effetti dovuti all’intera- zione tra i fattori suolo, varietà e for- ma di allevamento. Materiali e metodi Le prove sono state condotte nel trien- nio 1997-99 in due vigneti coetanei (anno impianto 1993) e situati in due ambienti pedologici diversi, ma appartenenti allo stesso bacino mesoclimatico. I due vigne- ti sono, infatti, situati a Volpago del Mon- CORDONE LIBERO E DOPPIO CAPOVOLTO A CONFRONTO Ruolo di forma di allevamento e terreno su resa e qualità di Merlot e Cabernet Nei suoli pesanti e strutturati e per vitigni a portamento tendenzialmente verticale (Cabernet Sauvignon e Merlot) il cordone libero sembra adattarsi meglio rispetto al dop- pio capovolto; nei suoli meno strutturati e poco fertili, il doppio capovolto è risultato invece più interessante per il Cabernet franc a portamento meno verticale D. Tomasi, P. Belvini, G. Pascarella, S. Baratta, C. Giulivo Foto 1 - Sistema di allevamento a cordone libero. Foto 2 - Sistema di allevamento a doppio capovolto 1 2

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Ruolo di forma di allevamento e terreno su resa e qualità di Merlot e Cabernet.

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Viticoltura

L’ IN F O R M A T O R E AG R A R I O 50/2005

L’impianto del vigneto richiede al gior-no d’oggi un insieme di nozioni tecniche e agronomiche molto approfondite. Tra queste una chiara visione dell’attitudi-ne produttiva dei diversi sistemi di alle-vamento è certamente in primo piano, ma molto spesso l’adozione di una de-terminata forma di allevamento si basa ancora su una consuetudine non sem-pre suffragata da esperienze e da valu-tazioni tecniche. La scelta della forma di allevamento e le modalità di gestione della chioma stanno assumendo, inve-ce, sempre maggiore importanza per i tanti riflessi che queste due variabili esplicano sull’espressione quanti-qua-litativa delle produzioni.

Ad esempio, la corretta gestione della vegetazione rappresenta il presupposto fondamentale per lo sfruttamento otti-male delle risorse luminose, con tutta una serie di ricadute positive sulla qua-lità dell’uva (Smart, 1988; Dokoozlian e Kliewer, 1995; Gladstone e Dokoozlian, 2003). Va però ricordato che per uno stesso ambiente si può comunque di-sporre di più soluzioni nell’impostazione della parete vegetativa e nella tecnica di

potatura, ma per un obiettivo di massi-ma espressione qualitativa le scelte si riducono a quelle poche applicazioni che consentono al grappolo di manifestare la migliore utilizzazione delle risorse ambientali disponibili, grazie anche a degli ottimali valori dei vari parametri di equilibrio (Poni et al., 1994; Silvestro-ni et al.,1994; Calò et al., 1999). Nell’in-sieme si può così optare tra potature lunghe o corte, sesti d’impianto più o meno stretti, vegetazioni assurgenti o ricadenti, per ottenere, come risultato, un diverso grado di adattamento della pianta al sito di coltura e un diverso li-vello produttivo, con effetti sulle caratte-ristiche dei vini e sulla loro collocazione commerciale (Bertamini e Mescalchin, 1997; Iacono, 2000; Intrieri et al., 2000; Marenghi e Poni, 2003).

L’espressione qualitativa ottenibi-le dalla forma di allevamento subisce inoltre l’effetto non secondario del sito di coltivazione, che con i suoi elementi pedologici, climatici e morfologici, è in grado di portare su diversi livelli l’inte-razione vitigno-ambiente (Stefanini et al., 2003; Van Leeuwen et al., 2004). In

ultima analisi, quindi, le scelte tecniche devono tener conto di diversi elementi, con lo scopo ultimo di valorizzare nel modo migliore le disponibilità climati-che e pedologiche di un determinato luogo, non trascurando o sottovalu-tando il ruolo del vitigno, le cui pecu-liarità di comportamento consentono un grado di interazione differenziato in funzione del sito e dell’impostazio-ne del vigneto (Maccarone e Scienza, 1998). Si avrà allora una risposta al sito e alle tecniche imposte non generaliz-zata per tutti i vitigni, ma differenziata in relazione a una serie di caratteristi-che comportamentali proprie di ogni singola varietà.

Sulla base di queste considerazio-ni, con il presente lavoro si è voluto studiare l’effetto della forma di alle-vamento sulla risposta agronomica di tre varietà di uva da vino, per una delle quali è stata realizzata anche un’analisi sul vino prodotto; inoltre, partendo da quanto emerso sull’ef-fetto del suolo e pubblicato in altra nota (Tomasi et al., 2005), sono stati analizzati gli effetti dovuti all’intera-zione tra i fattori suolo, varietà e for-ma di allevamento.

Materiali e metodi

Le prove sono state condotte nel trien-nio 1997-99 in due vigneti coetanei (anno impianto 1993) e situati in due ambienti pedologici diversi, ma appartenenti allo stesso bacino mesoclimatico. I due vigne-ti sono, infatti, situati a Volpago del Mon-

CORDONE LIBERO E DOPPIO CAPOVOLTO A CONFRONTO

Ruolo di forma di allevamento e terreno su resa e qualità di Merlot e CabernetNei suoli pesanti e strutturati e per vitigni a portamento tendenzialmente verticale (Cabernet Sauvignon e Merlot) il cordone libero sembra adattarsi meglio rispetto al dop-pio capovolto; nei suoli meno strutturati e poco fertili, il doppio capovolto è risultato invece più interessante per il Cabernet franc a portamento meno verticale

D. Tomasi, P. Belvini, G. Pascarella, S. Baratta, C. Giulivo

Foto 1 - Sistema di allevamento a cordone libero. Foto 2 - Sistema di allevamento a doppio capovolto1 2

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tello (alta pianura trevigiana posta ai piedi della dorsale montelliana) a circa 2 km di distanza tra loro. Il terreno del primo vigneto è caratterizzato da una tessitura limoso-argillosa (L-A), mentre il secondo è di tipo sabbioso-ciottoloso (S-C).

Entrambi i vigneti presentano le stes-se tipologie di impianto, di gestione e gli stessi vitigni. Si sono così confron-tati il cordone libero a vegetazione rica-dente (potatura corta a sperone, foto 1)e il doppio capovolto a vegetazione as-surgente (potatura lunga ad archetto, fo-to 2); le varietà considerate sono state il Cabernet Sauvignon cloni R5, 337 e ISV FV5 su 3309C, il Cabernet franc cloni ISV FV5 e A212 su SO4 e il Merlot cloni R3 e A343 su 3309C. Il sesto di impianto era di 3 × 1 m nel sito L-A e di 2,9 × 1 m nel sito S-C; il numero di gemme per vite è stato uniformato portando la ca-rica complessiva a circa 66.000 gem-me/ha (20 gemme/pianta nel sito L-A e 19 gemme/pianta nel sito S-C); il terreno è stato inerbito negli interfilari e lavorato superficialmente lungo i filari.

Lo schema sperimentale adottato è stato di tipo fattoriale a parcella suddi-visa; nella parcella intera erano presenti i vitigni e nella sub-parcella le forme di allevamento, nell’ambito delle quali sono state considerate tre ripetizioni di 4 viti ciascuna. I cloni erano distribuiti a caso in ognuna delle singole sub-parcelle. I ri-sultati delle forme di allevamento rappre-sentano la media di tutti i cloni testati.

I rilievi effettuati comparativamente nei due siti e su tutte le tesi hanno riguarda-to le fasi fenologiche, la produzione per ceppo, la curva di maturazione, la quali-tà dell’uva alla vendemmia e il peso del legno di potatura.

Nel 1999 è stato determinato l’accre-scimento medio dei germogli misurando 6 tralci per vite (2 basali, 2 in posizione intermedia e 2 terminali, per il doppio capovolto, mentre nella cortina penden-te le lunghezze sono state determinate su germogli portati da speroni in posi-zione basale, intermedia e terminale del cordone permanente) su 12 piante per un totale 72 germogli per tesi. L’analisi degli antociani è stata effettuata seguen-do la metodica proposta da Di Stefano e Gentilini (1995).

Limitatamente al Cabernet Sauvignon e all’anno 1999 sono state effettuate 4 microvinificazioni utilizzando 0,15 t di uva per ognuna delle due forme di alle-vamento in entrambi i siti; le successive prove di assaggio sono state effettuate da un panel di 12 degustatori.

I dati quali-quantitativi sono stati ana-lizzati mediante Anova (p < 0,05) e le medie sono state separate utilizzando il test di Duncan, mentre per i giudizi organolettici è stata utilizzata la media dei singoli dati.

Risultati Fenologia e accrescimento ve-getativo

Le due forme di allevamento poste a confronto sono caratterizzate innanzi-tutto da una diversa lunghezza del capo a frutto; questa peculiarità ha portato in entrambi i siti analizzati a un ritardo di alcuni giorni nella schiusura delle gemme nel doppio capovolto rispetto al cordone libero (tabella 1). Il non con-temporaneo germogliamento non ha provocato delle differenze significative nelle fasi fenologiche successive della fioritura, dell’allegagione e dell’invaia-tura; solo nel caso del Merlot è stato notato un anticipo dell’invaiatura nel cordone libero rispetto al doppio capo-volto e, in particolare, di 2 giorni nel sito L-A e di 4 giorni nel sito S-C (dati non riportati).

Nel 1999 l’allungamento dei germogli nell’intervallo germogliamento-fioritura (grafico 1) è stato favorito dalle buone disponibilità idriche del periodo; il 14 maggio, data del primo rilievo, le piante allevate a cordone libero sono risulta-te quelle con i germogli più lunghi (av-vantaggiate probabilmente dal germo-gliamento anticipato), e questo è stato più evidente per la cultivar Merlot (46 cm per il cordone libero vs 30 cm per il doppio capovolto).

Il maggiore accrescimento osser-vato nel cordone libero è rimasto ta-

le durante tutto il periodo dei rilievi; al 26 di giugno però, mentre le diffe-renze tra le due tecniche di potatura erano contenute per il Cabernet franc (vitigno a vegetazione ricadente), per il Cabernet Sauvignon e il Merlot (vi-tigni a portamento eretto) è stato ri-scontrato rispettivamente un 28% e un 35% di maggior crescita dei germogli nel cordone libero rispetto al doppio capovolto.

Dopo questa data, però, all’aumenta-re della dimensione dei grappoli, nella forma a cordone libero i germogli han-no assunto il tipico aspetto a ricadere e il loro allungamento si è vistosamente ridotto; di conseguenza la media trien-nale nel peso dei sarmenti è risultata sempre maggiore per la forma di alle-vamento a doppio capovolto rispetto al cordone libero (tabella 2) e questo per tutti e tre i vitigni testati e con differen-ze statisticamente significative per il Cabernet Franc e il Merlot. Il Cabernet Sauvignon coltivato nel sito S-C rappre-senta l’unica eccezione, con un valore del legno di potatura di poco inferiore al doppio capovolto (tabella 3); in ogni caso non è stata messa in evidenza alcu-na interazione significativa «sito × for-ma di allevamento».

Aspetti produttivi L’analisi della produzione per cep-

po evidenzia per il cordone libero una tendenziale maggiore produttività ri-

Tabella 1 - Date di germogliamento per le tre varietà nei due siti (*)

FormeMerlot Cabernet Sauvignon Cabernet franc

Sito L-A Sito S-C Sito L-A Sito S-C Sito L-A Sito S-CCordone libero 18-4 25-4 28-4 29-4 21-4 25-4Doppio capovolto 24-4 29-4 30-4 1-5 27-4 27-4Media forme 21-4 27-4 29-4 30-4 24-4 26-4

(*) I due siti si differenziano per la tessitura limoso-argillosa (L-A) e sabbioso-ciottolosa (S-C).Le due forme di allevamento presentano diversa lunghezza del capo a frutto e porta-no in entrambi i siti a un ritardo di alcuni giorni nella schiusura delle gemme nel dop-pio capovolto (potatura lunga ad archetto).

Tabella 2 - Effetto della forma di allevamento sulle prestazioni pro-duttive dei tre vitigni (*)

ParametriCabernet Sauvignon Cabernet franc Merlot

cordone libero

doppio capovolto

signifi-catività

cordone libero

doppio capovolto

signifi-catività

cordone libero

doppio capovolto

signifi-catività

Grappoli/vite (n.) 51 46 n.s. 49 47 n.s. 46 49 n.s.Produzione di uva/vite (kg) 6,21 4,94 0,01 6,89 6,20 n.s. 7,28 7,25 n.s.Peso medio grappoli (g) 120 106 0,01 148 133 n.s. 158 146 n.s.Zuccheri (°Brix) 19,5 18,6 0,01 18,6 19,1 n.s. 19,3 18,9 n.s.Acidità titolabile (g/L) 8,4 9,1 0,01 6,9 6,7 n.s. 6,9 6,6 0,01pH 3,31 3,23 0,01 3,32 3,35 n.s. 3,34 3,34 n.s.Legno di potatura/vite (g) 1504 1656 n.s. 925 1223 0,01 623 856 0,01Indice di Ravaz (produzione/ legno potatura)

4,4 3,2 0,01 7,6 5,2 0,01 12,3 8,8 0,01

(*) Media 1997-99 e media dei due siti.Medie sottoposte al test di Duncan: n.s. = non significativo; P > 0,001.L’indice di Ravaz è risultato significativamente superiore in tutte le cultivar nel cordone libero, che tendenzialmente produce di più con grappoli più pesanti.Nella qualità dei mosti le differenze risultano significative solo nel Cabernet Sauvignon.

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Viticoltura

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spetto al doppio capovolto (tabella 2). Le differenze hanno però raggiunto li-velli di significatività solo per il Caber-net Sauvignon, dove la maggior resa per ceppo è data da un maggior peso medio del grappolo e da un maggior numero di grappoli per ceppo; per la stessa varietà, a fronte di una produzio-ne più elevata, le uve hanno comunque presentato una maturazione migliore, con un più alto grado zuccherino e una minore acidità. Da segnalare ancora il maggiore peso del grappolo riscontra-to nel cordone libero in tutte le varietà e in tutti e due i siti testati.

Sempre in riferimento alla produzione per ceppo, le due forme di allevamento hanno evidenziato un comportamento abbastanza stabile nei due siti, suffra-gato dall’interazione sito per forma di allevamento, che è risultata significativa solo nel caso del Cabernet franc. Più nel dettaglio, però, e cogliendo anche solo delle linee di tendenza (tabella 3), si può affermare che per il Cabernet Sauvignon il cordone libero è risultato più produttivo in entrambi i siti: per il Merlot e il Cabernet franc si è invece

evidenziato un comportamento opposto in relazione ai siti: nel Merlot infatti il cordone libero è risultato più produttivo nel sito con il suolo più pesante, all’op-posto invece il Cabernet franc, dove il cordone libero ha registrato i pesi per vite più alti nel suolo sciolto (tabella 3). Si è quindi constatata una risposta varietale alla forma di allevamento e al sito di coltivazione. Le differenze pro-duttive sono sembrate a volte imputa-bili a un diverso grado di fertilità delle gemme (dati non riportati) e a volte a un differente peso dei grappoli.

Maturazione e qualità dei mostiL’effetto della forma di allevamento

sulla qualità dei mosti non ha eviden-ziato delle dif ferenze molto pronun-ciate; solo per il Cabernet Sauvignon il contenuto in zuccheri alla raccolta è risultato significativamente maggiore nel cordone libero rispetto al doppio ca-povolto, pur in presenza di una minore produzione di uva in quest’ultima for-ma (tabella 2). Nessuna differenza si-gnificativa invece tra le due tecniche di potatura per il Cabernet franc e il Mer-

lot, anche se vi è ancora una risposta tendenzialmente opposta tra loro (ta-bella 2). Anche l’esame delle curve di accumulo degli zuccheri nel corso della maturazione conferma quanto appena affermato (dati non riportati).

Più in dettaglio però, per quanto ri-guarda il Cabernet Sauvignon, il com-portamento delle due forme di alleva-mento, analizzato disgiuntamente nei due siti, conferma ancora una risposta differenziata in relazione al sito; infatti nel suolo più sciolto (sito S-C) il cordo-ne libero ha fornito uve con maggiori zuccheri, mentre nessuna differenza si è riscontrata nel suolo più pesante (vi è però da segnalare una maggiore produ-zione nel cordone libero). Per il vitigno Cabernet franc non si sono evidenziate differenze significative nel livello zuc-cherino delle uve ottenute nei diversi siti e con le due tecniche di potatura a confronto; va comunque segnalata una tendenza a fornire uve leggermente più ricche in zuccheri (circa 0,5 °Bx) con la potatura a doppio capovolto nel sito S-C. Infine per il Merlot il cordone libero ha dato uve più zuccherine nel sito L-A

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Cabernet Sauvignon Cabernet franc Merlot

Cordone libero Doppio capovolto

Grafico 1 - Effetto della forma di allevamento sull’accrescimento dei germogli (*)

(*) Valori medi dei due siti per l’annata 1999.

Nel cordone libero i germogli risultano più lunghi in particolare sul Merlot e sul Cabernet Sauvignon.

Tabella 3 - Effetto dell’interazione forma di allevamento × sito (1) sulle prestazioni produttive dei tre vitigni (2)

Parametri

Cabernet Sauvignon Cabernet franc Merlotsito L-A sito S-C sito L-A sito S-C sito L-A sito S-C

cordone libero

doppio capovolto

cordone libero

doppio capovolto

significa-tività (3)

cordone libero

doppio capovolto

cordone libero

doppio capovolto

significa-tività (3)

cordone libero

doppio capovolto

cordone libero

doppio capovolto

significa-tività (3)

Grappoli/vite (n.) 58 47 45 45 n.s. 45 49 52 45 n.s. 44 47 48 50 n. s.Produzione di uva/vite (kg) 7,08 5,44 5,35 4,44 n.s. 6,46 6,84 7,32 5,57 0,05 6,58 5,97 7,99 8,54 n. s.Peso medio grappoli (g) 121 114 118 99 n.s. 147 136 149 131 n.s. 148 123 169 168 n. s.Zuccheri (°Brix) 20,1 20,0 18,9 17,3 0,05 19,5 19,9 17,7 18,2 n.s. 20,2 19,3 18,4 18,5 n. s.Acidità titolabile (g/L) 8,6 8,8 8,3 9,3 n.s. 7,0 6,8 6,8 6,6 n.s. 6,8 6,4 7,0 6,7 n. s.pH 3,24 3,21 3,37 3,25 0,05 3,24 3,29 3,39 3,41 n.s. 3,29 3,28 3,40 3,40 n. s.Legno di potatura /vite (g) 1.517 1.963 1.492 1.350 n.s. 979 1.217 871 1.229 n.s. 625 854 621 858 n. s.Indice di Ravaz (produzione/ legno potatura)

4,9 3,1 3,8 3,3 n.s. 6,8 5,5 8,5 4,9 n.s. 10,9 6,8 13,7 10,8 n. s.

(1) I due siti si differenziano per la tessitura limoso-argillosa (L-A) e sabbioso-ciottolosa (S-C).(2) Media 1997-99.(3) Significatività dell’interazione sito × forma di allevamento.Il cordone libero è risultato più produttivo per il Cabernet Sauvignon in entrambi i siti, per il Merlot nel sito con il suolo più pesante e per il Cabernet franc in quello con il suolo più sciolto.

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e non ha evidenziato nessuna differen-za nel sito S-C, con andamento quindi contrario a quanto riscontrato per il Ca-bernet Sauvignon (tabella 3).

Nell’ambito delle due forme di alleva-mento sono state rilevate differenze si-gnificative a carico del livello di acidità titolabile e più precisamente del pH. Nel Cabernet Sauvignon l’acidità titolabile è risultata più alta nel doppio capovolto assieme a un pH più basso (tabella 2); nel Merlot, invece, solamente l’acidità titolabile è risultata statisticamente più alta nel cordone libero. Nessun effetto significativo è stato osservato nel Ca-bernet franc.

Molto interessante dal punto di vista qualitativo risulta l’analisi dell’accumulo e del contenuto finale in antociani totali. Per il Cabernet franc l’accumulo di so-stanze antocianiche è stato maggiore nel sito L-A per entrambe le forme di alleva-mento. Nel Cabernet Sauvignon è stato il cordone libero del sito L-A ad accu-mulare la maggior quantità di composti coloranti (grafico 2), mentre tra le tesi non sono state osservate differenze di rilievo, anche se il doppio capovolto del sito S-C sembra dimostrare una seppur limitata inferiorità di sintesi di sostanze antocianiche. Per il Merlot del sito L-A il doppio ha dimostrato una tendenzia-le maggiore predisposizione a favorire l’accumulo di antociani totali (grafico 2).

Ancora più pronunciate, rispetto al Ca-bernet Sauvignon, le minori potenzialità del doppio capovolto nel sito S-C.

Qualità del vinoLe microvinificazioni, effettuate solo

per il Cabernet Sauvignon e separata-mente per i due siti, hanno consentito di evidenziare nei vini prodotti nell’an-no 1999 delle differenze tra le forme di allevamento (grafico 3). Le differen-ze non sono state sottoposte al test di Duncan per le medie.

Nel sito L-A una leggera preferenza è stata assegnata al cordone libero per le sensazioni gustative legate alla struttu-ra del vino (corpo e intensità gustativa) e riconducibili molto probabilmente al maggior contenuto in antociani delle uve; è stato ritenuto più gradevole ed equilibrato in bocca, invece, il vino ot-tenuto dal doppio capovolto e ciò può essere ricondotto a una evoluzione più pronta di questo vino.

Nel sito S-C, seppure su valori com-plessivi inferiori rispetto al suolo pe-sante, i due vini sono risultati più simili con un leggero vantaggio per il doppio capovolto nel giudizio di gradevolezza (carattere, questo, evidenziato anche nel sito L-A) e persistenza gustativa.

Per entrambi i siti, però, il miglior giu-dizio di tipicità è stato attribuito ai vini ottenuti dal cordone libero.

Discussione e conclusioni

La posizione verticale dei germogli, come realizzata nel doppio capovol-to, ha indotto uno sviluppo vegetativo maggiore rispetto a quello del cordone libero nel quale i germogli, soprattutto con il peso del grappolo, sono indotti a ricadere verso il basso e a frenare via via il loro allungamento. Sulla base dei dati disponibili non appare che la mag-giore struttura vegetativa del doppio capovolto abbia comportato un bene-ficio per la resa e la qualità del mosto (tabella 2).

L’indice di Ravaz, associato alla ric-chezza zuccherina delle uve, indica che nel cordone libero, a parità di zucche-ri, si può ottenere una maggiore quan-tità di uva per unità di legno prodotto e ciò induce a ritenere che vi sia sta-ta una più efficiente ripartizione de-gli assimilati. Si può supporre che nel doppio capovolto la maggiore attività vegetativa non determini un aumento sensibile della superficie fogliare espo-sta e, quindi, non comporti un incre-mento dell’assimilazione netta oppure che, proprio per la posizione eretta, i germogli costituiscano un sink più for-te e più attivo nel tempo rispetto alla vegetazione ricadente e tale da com-petere maggiormente con i processi riproduttivi e di accumulo. Infatti una

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Cabernet Sauvignon Cabernet franc Merlot

Cordone libero sito L-A Doppio capovolto sito L-A Cordone libero sito S-C Doppio capovolto sito S-C

Grafico 2 - Effetto del sito (1) e della forma di allevamento sull’accumulo di antociani (2)

(1) I due siti si differenziano per la tessitura limoso-argillosa (L-A) e sabbioso-ciottolosa (S-C).(2) Annata 1999.

L’accumulo di antociani totali è stato maggiore per il Cabernet Sauvignon nel sito L-A per il cordone libero, per il Cabernet franc nel sito L-A per entrambe le forme di allevamento e nel Merlot nel sito L-A per il doppio capovolto.

Le tre varietà allevate a cordone libero (foto 1, Cabernet Sauvignon; foto 2, Cabernet franc; foto 3, Merlot)1 2 3

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Viticoltura

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conferma della maggiore at-tività portata verso il grappo-lo del cordone libero ci viene dal peso del grappolo, che è sempre risultato maggiore nella forma a ricadere.

Nel valutare le prestazioni produttive e qualitative me-die delle due forme (media triennale, tabella 2) va consi-derata l’interazione con il na-turale portamento vegetativo dei vitigni. Così nel Cabernet Sauvignon, vitigno con ger-mogli a portamento tenden-zialmente eretto, il cordone libero è stato più efficiente con prestazioni produttive e qualitative superiori a quelle del doppio capovolto (Ber-tamini et al., 1998; Intrieri et al., 2000). Negli altri due viti-gni, con portamento ricaden-te o comunque meno eretto, le differenze tra le due forme sono meno evidenti e signi-ficative. È possibile che con una vegetazione meno eretta o ricadente si vengano a crea-re condizioni meno favore-voli per i processi fisiologici della pianta (Marenghi e Po-ni, 2003).

Interazione sito × formadi allevamento

Ciò che è emerso con cer-tezza è un risultato quali-quan-titativo complessivo migliore nei suoli pesanti, indipenden-temente dalla forma di alleva-mento. Il confronto, invece, tra le diverse forme di alleva-mento non sembra aver dato esiti legati alle caratteristiche del sito, almeno per quanto ri-guarda le condizioni di questo esperimento, come indicato dall’assenza di interazioni significative per quasi tutti i parametri considerati (tabella 3). Più importanti ai fini di un’opportuna scelta sono invece risultati i caratteri genetici dei vitigni, nel senso che a portamenti più o meno assurgenti e a vigorie più o meno pronunciate si possono attribuire i risultati ottenuti.

Da un’analisi complessiva di tutti i dati disponibili si può, infatti, ritenere che il cordone libero sia in grado di adattarsi meglio del doppio capovolto al portamento assurgente del Caber-net Sauvignon e di assecondare meglio una fisiologia produttiva e di accumulo sia nei suoli sciolti che pesanti. Per il Cabernet franc solo i siti meno ricchi (nel nostro caso il sito S-C) sembrano trovare un buon riscontro quantitati-vo con il cordone libero e, in misura più controversa, per il grado zucche-

rino. Per il Merlot, infine, il cordone libero nel triennio di indagine ha for-nito risultati più interessanti nei suoli pesanti (L-A).

Considerando i risultati delle valutazio-ni organolettiche dei vini, effettuate pur-troppo solo per il Cabernet Sauvignon e per una sola annata, si può comunque evidenziare che nei suoli più strutturati il suo portamento assurgente associa-to alla potatura corta del cordone libe-ro dà ragione dei vini più interessanti ottenuti, anche se meno pronti rispetto al doppio capovolto (vedi giudizio sulla gradevolezza ed equilibrio gustativo). Da ciò si può desumere la necessità di far maturare più a lungo i vini ottenuti da cordone libero. Nei suoli più sciol-ti, invece, le differenze tra le forme di allevamento si riducono, anche se i vi-ni ottenuti dal cordone libero risultano avere una maggiore tipicità.

La scelta della forma di al-levamento dovrebbe essere guidata anche da considera-zioni di ordine gestionale ed economico e in questa sede a questo proposito si ricorda soltanto che il cordone libero è decisamente più meccaniz-zabile del doppio capovolto e, quindi, permette di contenere i costi di produzione.

Tuttavia, alla luce di quan-to riportato, per ottenere un obiettivo enologico massimo, si può concludere che nei suo-li pesanti e strutturati e per vitigni a portamento tenden-zialmente verticale (Cabernet Sauvignon e Merlot), il cordo-ne libero può essere utilmente impiegato (vedi risultati quali-tativi e/o quantitativi), mentre per vitigni più vigorosi, come il Cabernet franc, il palizza-mento verticale della vegeta-zione (doppio capovolto) può essere più interessante visti i migliori riscontri qualitati-vi (tabella 3). Nei suoli meno strutturati, più sabbiosi e per-meabili, invece, l’utilizzazione del cordone libero va consi-derata con maggiore atten-zione in quanto il Merlot ha tendenzialmente prodotto di più quando allevato a doppio capovolto, mentre il Cabernet franc ha fatto segnare un leg-gero innalzamento qualitativo (accompagnato però da una riduzione produttiva). I vini di Cabernet Sauvignon però ottenuti con l’utilizzo del dop-pio capovolto nel suolo sciolto non hanno retto il confronto con il cordone libero.

Diego TomasiGiovanni Pascarella

Cra - Istituto sperimentale per la viticolturaConegliano (Treviso)

[email protected]

Paolo BelviniCecat, Castelfranco (Treviso)

Silvia BarattaLibero professionista

Claudio GiulivoDipartimento di agronomia ambientale

e produzioni vegetaliUniversità di Padova

Gli autori ringraziano le aziende Pastro Car-lo e Adami Doliam per l’ospitalità concessa alla prova.

La bibliografia verrà pubblicata negli estratti.

Sito a tessitura limoso-argillosa (L-A)

giudizio visivo

Sito a tessitura sabbioso-ciottolosa (S-C)

corpoequilibrio gustativo

gradevolezzagustativa

intensità olfattivatipicità

persistenza gustativa

intensità gustativa

giudizio complessivo

finezza e qualità olfattiva

90

80

70

60

giudizio visivo

corpoequilibrio gustativo

gradevolezzagustativa

intensità olfattivatipicità

persistenza gustativa

intensità gustativa

giudizio complessivo

finezza e qualità olfattiva

70

65

60

55

50

Cordone libero Doppio capovolto

Grafico 3 - Valutazione organolettica dei vini Ca-bernet Sauvignon ottenuti nei due siti e con le due forme di allevamento nel 1999

Nel sito S-C, su valori complessivi inferiori rispetto al suolo pe-sante, i due vini sono risultati più simili con un leggero van-taggio per il doppio capovolto nel giudizio di gradevolezza e persistenza gustativa.

Nel sito L-A una leggera preferenza è stata assegnata al vi-no proveniente da cordone libero per il corpo e l’intensità gustativa e a quello da doppio capovolto per gradevolezza ed equilibrio.

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Vit icoltura

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