Formazione e Cultura Digitale 2011 12

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corso di Formazione e cultura digitale a.a. 2011-2012 maria d’ambrosio

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corso di

Formazione e cultura digitalea.a. 2011-2012

maria d’ambrosio

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obiettivi del corso

A partire da un’analisi dei consumi mediali e culturali, il corso intendeanimare una riflessione sulle pratiche discorsive che connotano iprocessi di costruzione dei significati, ovvero quei processi di naturanegoziale che hanno ad oggetto la ‘realtà’ e ne restituiscono‘immagini’, ‘rappresentazioni’, ‘narrazioni’. Il quadro teorico diriferimento è ermeneutico, costruttivista, culturalista e fa dellanarrazione la metafora per dire dell’attività eminentemente simbolicache connota il rapporto uomo-mondo, sempre mediato dalla technè,e che genera artefatti coi quali si dà forma e senso alla realtà.

Il corso intende inoltre animare una riflessione sul mutamento sociale,l’innovazione, la convergenza che coniughi e riconnetta il concetto eil processo di comunicazione a quello di formazione, la produzioneal consumo, la partecipazione alla fruizione, rimappando laformazione stessa all’interno di una nuova geografia che fa deimedia i nuovi ambienti di relazione e di comunicazione, parte deglispazi sociali dentro i quali le comunità si formano e si trasformano.

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Programma d’esame (frequentanti)

• Mantovani, Giuseppe, 1995, Comunicazione eidentità, Bologna, Il Mulino; prima parte;scarica il formato pdf

• D’Ambrosio, Maria, 2004, Attori SceneAutobiografie. Per un approccio narrativo aimedia e alla formazione, Liguori.

• Jenkins, Henry, 2006, Cultura convergente,Milano, Apogeo, 2007.

• De Biase-Garbarini-Perissinotto-Saggion,2011, Grazie alla cultura, Milano, FrancoAngeli.

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Programma (non frequentanti)

• Mantovani, Giuseppe, 1995, Comunicazione eidentità, Bologna, Il Mulino; prima parte; scaricail formato pdf

• D’Ambrosio, Maria, 2004, Attori SceneAutobiografie. Per un approccio narrativo aimedia e alla formazione, Liguori.

• Jenkins, Henry, 2006, Cultura convergente,Milano, Apogeo, 2007

• De Sanctis, Ornella, 2009, a cura di, Immaginidal presente, Napoli, Liguori.

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prologoeroi e racconti dei nostri tempi

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prologoCom’è possibile essere vivi e non interrogarsi sulle storie di cui ci serviamo per ricucire

questo posto che chiamiamo mondo? Senza storie, il nostro universo non è altro chepietre e nuvole e lava e tenebra. È un paesino raso al suolo da ondate di acqua caldache non lasciano traccia di quanto esisteva prima. Immaginate un cielo tropicale altoquindici chilometri e a mille anni di distanza all’orizzonte. Immaginate un’aria chesembra miele sulla fronte; immaginate un’aria che esce dai polmoni più fredda diquando ci è entrata. Immaginate di sentire un sibilo fuori dalla finestra dell’ufficio.Immaginate di avvicinarvi alle imposte e guardare fuori e vedere l’intero contenuto delmondo che conoscevate passarvi di fronte in una valanga di fango grigio silenziosa edal sorprendente potere tranquillizzante: fronde di palma, asini, la Jeep del rivenditoreFanta della zona, biciclette lasciate senza catena, cani morti, cassette di birra, barchedi pescatori di gamberi, recinzioni di filo spinato, immondizia, fiori di zenzero, intericapanni per il cambio dell’olio, autobus turistici Mercedes, furgoncini per la consegnadi polli.

…cadaveri … tavole di compensato … delfini … un motorino … una rete da tennis …cestini per il bucato … un bambino … berretti da baseball … altri cani morti … lamieredi zinco corrugato …

Immaginate che in quella stanza insieme a voi ci sia un extraterrestre mentre leggetequeste parole. Cosa gli dite? O le dite? Quel che un tempo era vivo ora è morto.D’altronde gli alieni la sapranno, la differenza fra vita e morte? (…) Cosa siracconteranno per riempire le crepe inspiegabili dell’esistenza quotidiana? O percomprendere uno tsunami? Quali miti o storie ritengono vere? Come le raccontano, lestorie? (…) Cos’è una preghiera se non il desiderio che gli eventi della propria vita siraccolgano a dare forma a una storia, qualcosa che dia un senso a eventi che si sache possiedono un significato?

(Douglas Coupland, 2009, Generazione A, tr. it., Milano, ISBN Edizioni, 2010, pp.13-15)

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antropologie e mediologie

Homo faber: Homo simbolicus: Homotechnologicus: il narratore

I media come ambienti: i media comelinguaggi: dispositivi narrativi per lacostruzione del Sé e della realtà:

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intro

Dall’era meccanica all’era elettrica<<Dopo essere esploso per tremila anni con mezzi tecnologici

frammentari e puramente meccanici, il mondo occidentale è ormaientrato in una fase di implosione. Nelle ere della mecannica,avevamo operato un’estensione del nostro corpo in senso spaziale.Oggi, dopo oltre un secolo d’impiego tecnologico dell’elettricità,abbiamo esteso il nostro stesso sistema nervoso centrale in unabbraccio globale che, almeno per quanto concerne il nostropianeta, abolisce tanto il tempo quanto lo spazio. Ci stiamorapidamente avvicinando alla fase finale dell’estensione dell’uomo:quella, cioè, in cui, attraverso la simulazione tecnologica, il processocreativo di conoscenza verrà collettivamente esteso all’interasocietà umana, proprio come, tramite i vari media abbiamo esteso inostri sensi e i nostri nervi>>

(Marshall Mc Luhan, 1964, Understanding media, tr. it. Gli strumenti delcomunicare, Milano, EST, 1999, p. 9)

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intro

verso un nuovo umanesimo

Lo studio dei media come parte dellescienze umane e sociali

Sguardo antropologico e antropocentricosulla tecnica e la tecnologia

Homo faber Homo technologicus:dall’habitatall’ambiente sociale

I media come dispositivi narrativi: l’arte (latecnica) del creare il mondo e se stessi

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tecnolo-logie

2001: Odissea nello spazio

(Stanley Krubrik, 1968)

La fabbrica di cioccolato

(Tim Burton, 2005)

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intro

le forme della rappresentazione

<<Mallarmè pensava che “il mondo esisteper finire in un libro”. Adesso siamo ingrado di andare ancora più in là e diconsegnare l’intero spettacolo allamemoria di un cervello elettronico>>

(Marshall Mc Luhan, Understanding media,p. 70)

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suggestioni da ‘la tempesta’Atto IV

Prospero:Ferdinando, ti vedo assai turbato,come sgomento: non aver paura.

I giochi di magia son terminati.Come t’avevo detto, quegli attori

erano solo spiriti dell’aria,ed in aria si son tutti dissolti,

in un’aria sottile ed impalpabile.E come questa rappresentazione- un edificio senza fondamenta -così l’immenso globo della terra,

con le sue torri ammantate di nubi,le sue ricche magioni, i sacri templi

e tutto quello che vi si contieneè destinato al suo dissolvimento;e al pari di quell’incorporea scena

che abbiam visto dissolversi poc’anzi,non lascerà di sé nessuna traccia.Siamo fatti anche noi della materia

di cui son fatti i sogni;e nello spazio e nel tempo d’un sogno

è racchiusa la nostra breve vita.

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‘letture’ da La tempesta

(William Shakespeare, 1611)

l’allestimento e la messa in scena di GiorgioSthreler

l’ultima scena di Truman Show di Peter Weir

la ‘realtà’ come prodotto-costrutto sociale

la dimensione simbolica della realtà

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verso i diari di consumo:scritture di sé: il Sé come ‘opera’

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la pelle della cultura

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identità:relazioni:consumi:geografie

comunicazione & identità

comunicazione & formazione

IO SONO CULTURA

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L’identità è un concetto chiave dell’approccio dell’interazionismosimbolico. L’identità o il senso del sé – “Io sono un cantante blues”o “Io sono un cognato” – viene prodotto dalle interazioni con altri

e richiede la conferma degli altri; il sé cerca di proiettare un certoinsieme di significati su coloro con cui interagisce, e a sua voltacerca di interpretare i significati costruiti dai partner nell’interazione.Goffman (1959) analizza questo processo impiegando le metaforedelle performance teatrali: quando interagisce, il sé è un attore chesvolge un ruolo davanti a un pubblico. Se la performance hasuccesso, il sé vede confermata una certa identità sia nei confrontidei partner dell’interazione sia verso se stesso(Wendy Griswold, 1994, Sociologia della cultura, tr. it., Bologna, IlMulino,1997, p. 81)

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identità: una ‘questione’ tuttamoderna: ars combinatoria

Identità:

reticolarità: accessibilità: mondi:appartenenze: storie di vita (rottura dellalinearità): pluralità: ibridazioni

Paul Klee Marina Faggioli

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ego: il mito del Sé

tra libertà e controllo

verità e punto di vista

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Auto-ritratti

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Bricolage e identitari

Raushenberg

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Identità:opera:riproducibilità

Andy Wharol - autoritratti

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eroi tra evo antico e evo moderno

Romeo e Giulietta (William Shakeaspeare, 1594-1596)

Atto secondo, Romeo:«Oh! che luce viene da quella finestra? Essa è l'Oriente e

Giulietta è il Sole. Sorgi bel Sole, e uccidi l'invidiosaLuna già malata e livida di rabbia perché tu sei tanto piùluminosa di lei»

Atto secondo, Giulietta:«Oh Romeo Romeo perché sei tu Romeo!? Rinnega tuo

padre, rifiuta il tuo nome, o se non vuoi, giura che mi amie non sarò più una Capuleti»

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teatro come industria culturale

Parlare alla gente (anche non alfabetizzata)

‘drammatizzare’ e anticipare il mondo cheverrà

Socializzare visioni del mondo

Incarnare i sentimenti

Attivare processi di identificazione-proiezione

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corpi protesici: fenomenologie deltempo presente

Corpo futuro: <<I confini del corpo umano, che è la prima estensionedell’individuo nello spazio, non sono mai stati chiari. E oggi lo sonomeno che mai per l’intricata commistione, (…), tra artificialità enaturalità, per la confusione esistente tra vita e morte e tra presenzae assenza, e, infine, per l’alienazione elevata tra mente e corpo. (…)Le tecnologie comunicative hanno ulteriormente dilatato i confini delcorpo, aumentando la nostra capacità di comunicare o ditrasmettere informazioni. In realtà, il primo passo dell’avvicinamentoal corpo da parte della tecnologia è avvenuto tramite i materialiartificiali, seguiti da quelli sintetici e quindi dalle macchinecomunicative: il cerca persone, il cellulare, il laptop. Se in un primomomento si è trattato di un avvicinamento, in tempi più recenti letecnologie hanno addirittura penetrato il corpo, ponendosi così inconflitto con la percezione sociale ed etica del corpo stesso>>(Fortunati-Katz-Riccini, 1997, p.14)

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Premessa teorica 1

La formazioneLa prospettiva ermeneutica: la formazione come atto che genera senso

e significato. Formare e formarsi sono intesi come azioni dell’essererispetto al mondo e del mondo rispetto all’essere.

Il modello interazionista e socio-costruttivista: la formazione comeprocesso di natura relazionale e sociale. L’essere si forma graziealla relazione con un ambiente che è naturale e sociale.

Il paradigma estetico e fenomenologico: la formazione come ‘evento’che si realizza in uno spazio-tempo qualificato dal sistemapercettivo-cognitivo. Il sentire è condizione dell’essere e deldivenire dell’essere e quindi del suo agire-pensare. L’agire nelmondo è condizione del conoscere e del conoscersi.

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Premessa teorica 2

Cultura tecnologicail quadro teorico di riferimento fa della narrazione una metafora per

dire dell’attività eminentemente simbolica che connota il rapportouomo-mondo. Il rapporto uomo-mondo è sempre mediato dallatechnè e genera cultura, un sistema di segni e significati, cioè,condivisi dentro una data comunità. L’uomo, in quanto esseremanchevole, non dispone per sua natura di strumenti che gliconsentono di sopravvivere e di adattarsi all’ambiente, ha bisognopertanto di ‘protesi’ che gli diano la possibilità di intervenire emodificare l’ambiente per renderlo mondo-di-vita. Le tecniche e letecnologie di cui si dota ciascun gruppo sociale intervengono suimodi di questo stesso gruppo sociale di essere, di vivere, diconoscere, di comunicare.

All’interno dunque del quadro teorico culturalista (la cultura forma lamente perché questa si appropri degli strumenti necessari adintervenire nella cultura stessa e modificarla) si fonda il nessocultura-tecnologia.

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Premessa teorica 3

La dimensione narrativaNarrare è come scrivere, di-segnare: lasciare traccia di sé: utilizzare gli

strumenti forniti dall’ambiente socio-culturale cui si appartiene per darglisenso e condividerlo con gli altri: comunicare: fare comunità: prenderecontatto del sé con l’Altro: essere-nel-mondo e aperti al mondo.

Riconoscere la dimensione narrativa all’essere significa enfatizzare quellarelazionale e comunicativa. Pertanto, l’intersoggettività qualifica la ‘realtà’soggettiva ed oggettiva. Soggetto e oggetto, uomo e mondo, sé e altro,sono ‘prodotti’ di pratiche discorsive, dialogiche, transazionali ed esprimonoun reciproco legame.

La prospettiva ermeneutica tiene insieme il conoscere con il ri-conoscere e ilriconoscer-si, l’istanza narrativa con quella autobiografica. Agire nel mondoè dare un senso al mondo e muoversi alla ricerca del significato.

Narrare dunque è esprimere quel senso e quel significato e mettere in scena ilproprio punto di vista, il tempo e il luogo da cui si narra e di cui si èespressione.

Narrare è prendere voce e dar voce al proprio mondo e alla propria storia.Presente Passato e Possibile vengono continuamente tessuti e ritessuti.

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narrAzioni

Narrare: costruire (interpretare, rappresentare) larealtà

<<il bisogno di ragione non è ispirato dalla ricercadi verità ma dalla ricerca di significato. E verità esignificato non sono la stessa cosa>> (Arendt, 1971-1978, p. 97)

<<il racconto reca il segno del narratore come unatazza quello del vasaio. (…) Poiché lanarrazione, nel suo lato materiale, non è giàopera della voce sola. Nell’autentico narrareinterviene bensì anche la mano>> (Benjamin,1955, pp. 256-273)

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<<Shahrazad aveva letto libri e scritti di ogni genere, arrivando persino a studiare le opere dei Saggi e i trattati dimedicina. Aveva tenuto a mente un gran numero di poesie e di racconti, aveva imparato i proverbi popolari, idetti dei filosofi, le massime dei re. In effetti, non le bastava essere intelligente e assennata; voleva anche essereistruita e conoscere la letteratura. E i libri che aveva letto, non si era limitata a scorrerli: li aveva studiati tutti concura. Un giorno disse a suo padre: “Padre mio, vorrei farti conoscere i miei pensieri segreti”. “Quali sono?”chiese il visir. “Desidero che tu organizzi il mio matrimonio con il re Shahriyar: o mi innalzerò nella stima deimiei simili liberandoli dal pericolo che li minaccia, o morrò e perirò senza speranza di salvezza, condividendo lasorte di quelle che sono morte e perite prima di me”. Udendo le parole della figlia, il visir esclamò con vocesdegnata: “Sciocca che non sei altro, non sai che il re Shahryar ha giurato di dormire una sola notte con ognunadelle sue spose e di ucciderla l’indomani? Tu vuoi che io ti dia a lui! Ignori forse che dopo aver passato unanotte con te mi ordinerà fin dal mattino dopo di farti morire? E sai bene che sarò obbligato a ucciderti senzapotermi opporre ai suoi ordini!” “Padre mio, devi assolutamente darmi a lui!” insistè la fanciulla. “Lascia che miuccida”. “Puoi dirmi che cosa ti spinge a tale gesto, che cosa ti induce a esporti a un simile pericolo?”. “Padremio, devi assolutamente darmi a lui. La decisione è irrevocabile, la mia scelta definitiva”. (…) (…) Giunse lanotte. Il visir prese Shahrazad e la condusse dal gran re Shahryar. Questi la fece entrare nel suo letto e siabbandonò con lei a mille giochi. Dopo i quali, la bella fanciulla si mise a piangere. “Perché queste lacrime?” simeravigliò il re. “Ho una sorellina minore” spiegò Shahrazad “e vorrei farla venire qui per farle gli addii eascoltare il suo commiato prima che spunti l’alba”. Il re mandò a chiamare la sorella minore. Dunyazad arrivònella camera e si sdraiò ai piedi del letto. Quando l’oscurità fu completa, aprì gli occhi e aspettò pazientementeche il re avesse finito di sbrigare la faccenda con sua sorella. Alla fine, mentre i due coniugi tornavano in sé, siarrischiò a tossicchiare e mormorò: “Sorella , se non dormi, raccontami una delle tue belle storie, di quelle checi aiutavano a far passare le serate. Poi, prima dell’alba, mi congederò da te, perché so bene che cosa ti riserva ildomani …”. Shahrazad domandò al re: “Mi permetti di raccontarle una storia?” “Si” disse il re. Tutta presa dallasua gioia segreta, Shahrazad si rivolse allora alla sorella: “Ascolta” le disse… Non aveva ancora terminato ilracconto quando spuntò il giorno. Shahrazad tacque. Il re, palesemente molto imbarazzato, si chiedeva comedoveva fare per conoscere la fine della storia. Quando Dunyazad scorse il chiarore dell’alba esclamò: “Sorella,quant’è bello e straordinario il tuo racconto!”. “Quello che avete sentito” insinuò allora la narratrice “non èniente in confronto di quello che mi propongo di rivelarvi domani notte … se sono ancora in vita e se il re miconcede una proroga per raccontarlo. La mia storia contiene infatti numerosi episodi ancora più belli estraordinari di quelli che vi ho fatto gustare”. Allora il re pensò: “Per Dio! Non la ucciderò finchè non avròsentito la continuazione. Eccomi davvero obbligato a rinviare la sua condanna a domani …”. (da Le mille e unanotte, Corriere della sera - I grandi romanzi, pp.42-43-50-51)

(..e il narrar m’è dolce…) Shahrazade

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«Quanto è necessario comprendere o conoscere il mondo per poter capire? Quantodi un oggetto è necessario per completare quello che c’è? Si tratta di una visionegenerosa? O di un irresistibile voglia di capire? Uno vede delle forme nere astratte eattribuisce loro un significato; e pure quando qualcun altro cercherà di spiegargli chesi tratta solo di fogli neri di carta che sono stati piegati e manipolati, non potràcomunque fare a meno di continuare a vedere in loro una figura, una sagoma, uncavallo, una forma.Cos’è questa tensione verso il significato? È una tensione che abbiamo dentro dinoi, quella che ti fa finire le frasi degli altri. Se loro si interrompono a metà frase, tule finisci letteralmente; oppure, mentre stanno parlando già prevedi come finirà lafrase. È come se mandassimo qualcuno avanti, a vedere cosa c’è dietro l’angolo, equel qualcuno poi torna e ci racconta quello che ha visto. Questo anelito verso ilsignificato ci porta ad attaccarci ad ogni mezza parola o mezza immagine e a darvisenso. Una volta trovato il significato, poi, ci aggrappiamo ad esso anche mentre sidisintegra. Lo facciamo con le immagini, ma anche con le idee, cosicchè quandol’utopia muore ci aggrappiamo al suo scheletro, sperando che il nostro desiderio, lanostra volontà, la riporti in vita… (…). Questo mettere insieme i pezzi fa parte di noisolo a metà. E mentre lo facciamo, l’altra metà va in panico di fronte allaframmentazione»(William Kentridge, 2009, I am not me, the horse is not mine, Lecture performancewith projection)

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‘letture’ consigliate

• Mc Luhan, Marshall, 1964, Strumenti del comunicare, Milano, IlSaggiatore.

• Weir, Peter, 1998, The Truman Show.• Kubrik, Stanley, 1971, Arancia Meccanica

• Kubrik, Stanley, 2001 Odissea nello spazio

• Oliver Stone, 1994, Natural born killers

• Coupland, Douglas, 2011, Marshall Mc Luhan. La biografia popdell’uomo che aveva previsto il futuro, Milano, Isbn edizioni.

• Coupland, Douglas, 2010, Generazione A, Milano, Isbn edizioni.• Studio Azzurro, 2007, Videoambienti, ambienti sensibili e altre

esperienze tra arte, cinema, teatro e musica, Milano, Feltrinelli• Bjork, 2011, Biophilia

• King, Stephen, L’uomo in fuga

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