Fondato nel 2005 FARÒ DEL MIO PEGGIO

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Foglio dei liberi pensatori del Liceo Scientifico O.Grassi Fondato nel 2005 FARÒ DEL MIO PEGGIO News Nuoce gravemente alla salute dei poveri di spirito Gennaio 2017 XLII Edizione C ari amiche ed amici del “Farò del mio peggio News”, desidero innanzi- tutto porgervi i nostri migliori auguri per un 2017 sereno, pieno di soddisfazioni e di feli- cità! Come di consueto il nu- mero di Gennaio del nostro giornale pone in evidenza la “Giornata della Memoria”: il 27 Gennaio, anniversario della li- berazione di Auschwitz, è il giorno scelto dalle Nazioni Unite per ricordare le vittime dell’Olocausto. La consapevo- lezza di ciò che può provocare la ragione umana quando pre- valgono logiche di divisione, di segregazione e di odio razziale, sostenute da un largo con- senso popolare, dovrebbe es- sere la migliore arma di prevenzione per evitare che ciò che è accaduto oltre 70 anni fa da AVG.it Jazz in lutto a Savona, si è spento Terrence Agneessens da LaStampa.it Morto a 60 anni Terrence Agnessens, il prof che amava la matematica e il jazz Abbiamo deciso anche noi, a modo nostro, di ricordare il grande Terry. » continua a pagina 10 Terry si verifichi nuovamente. Questa stagione di malessere diffuso e di crescente xenofobia, durante la quale emergono sempre di più il populismo e l’odio verso il diverso, presenta molti paralle- lismi con il periodo storico che sfociò poi nella tragedia del- l’Olocausto: per questo motivo dobbiamo guardarci bene da chi istiga l’odio verso una cate- goria, da chi cerca di canaliz- zare il malessere ed il malumore verso pochi capri espiatori e da chi offre soluzioni semplici a problemi molto com- plessi. Lo scopo di queste per- sone è solamente quello di alimentare conflitti sociali tra le fasce più deboli per ottenere un tornaconto politico, essi cer- cano di guadagnare consensi creando tensioni tra persone in difficoltà. Così come nella Ger- mania Nazista gli ebrei veni- vano accusati di ogni crimine e nefandezza, allo stesso modo oggi le stesse accuse vengono rivolte agli immigrati. Così come allora la soluzione che veniva proposta era lo stermi- nio degli ebrei, oggi si propon- gono invece i respingimenti armati e le espulsioni collettive. L’obiettivo è sempre lo stesso: distrarre le persone dai veri problemi, dai veri sprechi e dai veri, grossi, crimini commessi da una classe politica sempre più incompetente ed arrogante, allo scopo di creare una “guerra tra poveri” della quale avvantaggiarsi per guadagnare sempre più potere e consenso popolare. Questa strategia sta, purtroppo, producendo i propri effetti: sempre più partiti xeno- fobi stanno raggiungendo il po- tere ed anche Donald Trump ha basato buona parte della cam- pagna elettorale su queste ar- gomentazioni. ROBERTO PALERMO [email protected] Presidente » continua a pagina 2

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Foglio dei liberi pensatori del Liceo Scientifico O.Grassi

Fondato nel 2005

FARÒ DEL MIO PEGGIONews

Nuoce gravemente alla salute dei poveri di spirito

Gennaio 2017 XLII Edizione

Cari amiche ed amici del“Farò del mio peggioNews”, desidero innanzi-

tutto porgervi i nostri miglioriauguri per un 2017 sereno,pieno di soddisfazioni e di feli-cità! Come di consueto il nu-mero di Gennaio del nostrogiornale pone in evidenza la“Giornata della Memoria”: il 27Gennaio, anniversario della li-berazione di Auschwitz, è ilgiorno scelto dalle NazioniUnite per ricordare le vittimedell’Olocausto. La consapevo-lezza di ciò che può provocarela ragione umana quando pre-valgono logiche di divisione, di

segregazione e di odio razziale,sostenute da un largo con-senso popolare, dovrebbe es-sere la migliore arma diprevenzione per evitare che ciòche è accaduto oltre 70 anni fa

da AVG.itJazz in lutto a Savona, si èspento Terrence Agneessens

da LaStampa.itMorto a 60 anni TerrenceAgnessens, il prof che amava lamatematica e il jazz

Abbiamo deciso anche noi, amodo nostro, di ricordare ilgrande Terry.

» continua a pagina 10

Terry

si verifichi nuovamente. Questastagione di malessere diffuso edi crescente xenofobia, durantela quale emergono sempre dipiù il populismo e l’odio verso ildiverso, presenta molti paralle-lismi con il periodo storico chesfociò poi nella tragedia del-l’Olocausto: per questo motivodobbiamo guardarci bene dachi istiga l’odio verso una cate-goria, da chi cerca di canaliz-zare il malessere ed ilmalumore verso pochi capriespiatori e da chi offre soluzionisemplici a problemi molto com-plessi. Lo scopo di queste per-sone è solamente quello di

alimentare conflitti sociali tra lefasce più deboli per ottenereun tornaconto politico, essi cer-cano di guadagnare consensicreando tensioni tra persone indifficoltà. Così come nella Ger-

mania Nazista gli ebrei veni-vano accusati di ogni crimine enefandezza, allo stesso modooggi le stesse accuse vengonorivolte agli immigrati. Cosìcome allora la soluzione cheveniva proposta era lo stermi-nio degli ebrei, oggi si propon-gono invece i respingimentiarmati e le espulsioni collettive.L’obiettivo è sempre lo stesso:distrarre le persone dai veriproblemi, dai veri sprechi e daiveri, grossi, crimini commessida una classe politica semprepiù incompetente ed arrogante,allo scopo di creare una“guerra tra poveri” della quale

avvantaggiarsi per guadagnaresempre più potere e consensopopolare. Questa strategia sta,purtroppo, producendo i proprieffetti: sempre più partiti xeno-fobi stanno raggiungendo il po-tere ed anche Donald Trump habasato buona parte della cam-pagna elettorale su queste ar-gomentazioni.

ROBERTO [email protected]

Presidente

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» riprende dalla prima

Tra le armi sempre mag-giormente utilizzate peralimentare le tensioni so-

ciali ci sono le “bufale”: notiziefalse create ad arte per alimen-tare l’odio verso alcune catego-rie ed attrarre consensi. Unavolta le “dicerie” si diffonde-vano di bocca in bocca, ora in-vece le false notizie rimbalzanosul web a forza di condivisioni.Spesso si tratta di notizie mon-tate ad arte per avvalorarecerte tesi: efferati crimini com-messi da immigrati, stragi com-piute dai vaccini, epidemiecausate dalle scie chimiche.Esse si basano su un sempliceassunto: le persone che pre-sentano una certa convinzionetenderanno a credere maggior-mente ad articoli (anche nonverificati) che la avvalorano. Inquesto modo, però, isiti di false notizie proli-ferano (guadagnandocon i banner pubblici-tari) ed il web ne èsempre più infestato, avantaggio di chi ha in-teresse a diffonderemalumori e teorie com-plottistiche, infondate,di vario tipo.Il problema, a lungosottovalutato, sta di-ventando sempre piùgrave ed evidente,anche a causa dellaquantità di voti che ladiffusione di questomateriale è in grado dispostare. Sono stateproposte diverse solu-zioni al problema: peresempio Facebook stasperimentando unamodalità che permettedi segnalare le notizieritenute false. Un’altrasoluzione, di cui parleràMatteo Mantero all’in-terno, è stata proposta daBeppe Grillo: una giuria popo-lare per valutare se una notiziasia vera o meno. Il problema diquesto metodo è piuttosto evi-dente: a dare un giudizio sullaveridicità di un testo dovreb-bero essere degli esperti in ma-teria, non delle persone sceltea caso.La sempre maggiore diffusionedell’antiscienza e dell’idea chela maggioranza abbia necessa-riamente ragione, anche su ar-gomenti per loro natura

Scrivereper essere

criticiobiettivi in cui le tesi devonoessere supportate da prove, èmolto preoccupante e rischiaseriamente di comprometteresecoli di progresso e di metodoscientifico. La scienza, infatti,per sua natura non è e nondeve essere democratica: ciòche conta è che le teorie siano

dimostrabili, non che la mag-gioranza ritenga che un certofatto sia vero.Il vero antidoto per evitare laprosecuzione di questa perico-losa deriva è solamente uno:un’istruzione di qualità. Allostato attuale il tasso di analfa-betismo funzionale dell’Italia èspaventosamente elevato edinoltre una ricerca OCSE (di cuiparleremo in questo numero)ha dimostrato che la qualitàdella scuola è, purtroppo, in di-minuzione rispetto al passato.

Un’istruzione di bassa qualitàporta ad un popolo ignoranteche accetta come vera qualun-que bufala, frottola propagan-distica e teoria di complotto. Laconseguenza è che i cittadinicredono al cialtrone di turno, ilquale alimenta in loro odi in-giustificati e tensioni per pren-

dere il potere, causandotragedie immani come l’Olo-causto.Per questo motivo, a mio pa-rere, la Giornata della Memoriadeve insegnarci innanzitutto astudiare ed informarci, ad es-sere critici, a verificare sempreciò che leggiamo e a chiederele prove delle affermazioni. Ènecessario applicare il metodoscientifico anche nella lettura.Nel giornalismo la prima regolaè quella di verificare le fonti. Unbuon giornalista verifica sem-

pre la provenienza di ciò chelegge e la sua veridicità, primadi scrivere ciascuna frase di unarticolo si chiede sempre se siavera e dimostrabile. Il giornalismo è un esercizio dianalisi della realtà alla ricercadella verità, è una palestra di li-bertà per contrastare gli autori-

tarismi e diventarecittadini pensanti.Per questo motivo, caristudenti del LiceoGrassi, vi esorto a pren-dere in mano penna eblock notes (oppure ilvostro portatile, o il vo-stro tablet, o anche ilvostro smarphone) ediniziare a scrivere per il“Farò del mio peggioNews”, il foglio dei liberipensatori del LiceoGrassi!Scrivere è il modo mi-gliore per sviluppare unpensiero critico, perfarsi opinioni sul mondoche ci circonda, per im-parare ad interrogarcisulla veridicità di ciò cheleggiamo e per sma-scherare gli spacciatoridi bufale ed i complotti-sti!Scrivete quindi i vostriarticoli ed inviateli allaRedazione all’indirizzo

[email protected] op-pure al Prof. Vincenzo D’Amico:vi aspettiamo a pagine aperte!Potete inoltre iscrivervi all’Asso-ciazione (presso Alyssa Caval-leri, classe 4B) e partecipare inmodo attivo alla vita del gior-nale.Nel frattempo vi auguriamobuona lettura!

ROBERTO [email protected]

Presidente

Entrata del campo di sterminio di Auschwitz

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| Gennaio 2017 |Farò del mio peggio News | 3 |

Riprendiamo dal web l'illu-minante articolo di EnricoVoccia, «I disastri delle ri-forme del potere. “Pessimascuola”, buona scuola»,pubblicato sul settimanaleUmanità Nova (13/11/16).Un testo che ci lascia senzaparole da aggiungere.

Si narra che nello storico ci-mitero napoletano di Pog-gioreale ci fosse un tempo

una singolare lapide funeraria,che, dopo il nome ed il co-gnome del defunto, recitava

così: “Stavo bene, per staremeglio ora sono qui”.

Chi è nato nella città della MusaPar tenope ed insegna da al-meno una ven tina di anni nellescuole diogni ordine egrado, ditanto intanto, speciein presenzadi una delletante riformedella scuolapresenta tecome “mi-glio ramenti”del sistemaeduca t i vo ,non può farea meno dipensare aquesta leg-genda napo-letana sullamalasani tà,reale o pre-sunta, d’altri tempi. In fatti, gliè perfettamente chiaro come,riforma dopo riforma, nono-stante tut ti gli sforzi del corpoinsegnante per fare il megliopossibile, il rendimento e lapreparazione degli alunni calavi stosamente e peggiora adogni nuova riforma.

Un’impressione nettissima che,oggi, viene paradossalmenteconfermata proprio da una in-

Con queste premesse, si puòben im maginare cosa dovessepensare que sta organizzazionedella scuola di massa e di qua-lità che si era venuta a creare –sulla spinta delle lotte resi sten-ziali e post resistenziali – un po’in tutto il mondo a partire dallafine della seconda guerra mon-diale e che è durata all’incircafino a metà anni novanta [3]:un obbrobrio da cancella requanto prima. Di qui l’inizio diuna campagna ideologica voltaa demoniz zare la scuola pub-blica, affermando che essa pro-

duceva pessimi risultati, cheandava “migliorata” con deter-mi nate riforme, le quali sem-bravano non bastare mai,all’una ne susseguiva su bitoun’altra – sempre per “miglio-

ra re” l’insegnamento.

Il paradosso è che oggi proprioun suo istituto di ricerca haprovato a para metrare la situa-zione della “pessima scuola” diventi/trenta anni fa con quelladelle scuole “riformate” secon -do la logica della “rivoluzionecapita listica” avvenuta a partiredagli anni ottanta del secoloscorso, ottenendo un risultatoimpietoso. Infatti, con fron-

dagine [1] dell’Isti tuto di Ri-cerca legato all’OCSE, Or ganiz-zazione per la Cooperazione elo Sviluppo Economico istituitanel 1960, che di queste riformeè sta ta propugnatrice a livellomondiale. L’OCSE, che ha sedea Parigi, conta at tualmente 35Paesi membri (Austra lia, Au-stria, Belgio, Canada, Cile, Da- nimarca, Estonia, Finlandia,Francia, Germania, Giappone,Grecia, Irlanda, Islanda,Israele, Italia, Lettonia, Lus- semburgo, Messico, Norvegia,Nuova Zelanda, Paesi Bassi,

Polonia, Porto gallo, RepubblicaCeca, Repubblica di Corea, Re-pubblica Slovacca, RegnoUnito, Slovenia, Spagna, StatiUniti, Svezia, Svizzera, Turchia,Ungheria), che si riconoscono

nella democrazia e nell’econo-mia di mercato.

L’Organizzazione inoltre intrat-tie ne rapporti con numerosiPaesi non membri e con altreOrganizzazioni Internazionali,tra le quali la Food and Agricul-ture Organization (FAO), ilFondo Monetario Internazio-nale (FMI) e la Banca Mondiale[2].

tando i risultati delle rilevazionieffettuate a metà anni novantadel se colo scorso con quelle deinostri anni, gli alunni che si di-plomano oggi sono nettamentemeno preparati dei loro prede-cessori. Insomma la “pessimascuola” di un tempo era netta-mente superiore alla “buonascuola” di oggi, cosa che gli in-segnanti con un minimo di an-zianità di carriera tristementesapevano già. Unica e magraconso lazione per gli insegnantiitaliani che cominciano a subirei “miglioramen ti” dell’ultima ri-

forma – mal comune mezzogaudio – il fenomeno è presso- ché mondiale.

Purtroppo non possediamo idati completi e disaggregati,

ma una scom- messa ci sentiamodi farla: analizzan -do paese perpaese, il declinodelle capacitàdegli alunni si ac-centua ad ogninuova riforma“miglioratrice”…Anche nellascuola, il poteremostra la sua ca-ratteristica mito-poietica – ilvendere velenicome medicine;pur troppo il giocogli riesce.

NOTE

[1] Vedi http://www.corriere.it/[2] http://www.rappocse.esteri.it/ se-

zione rapporti OCSE[3] Ovviamente le cose sono andate

diversamente secondo i paesi conside-rati, in alcuni paesi l’attac co ad una

scuola di massa e di qualità è avvenutoprima, in altri dopo. Le date in que-stione si atta gliano comunque assai

bene al caso italiano.

LA REDAZIONEfarodelmiopeggio.it

Dettagli

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L'inettitudine è quella ma-lattia interiore che sca-tena le fantasie

sadico-distruttive dei perso-naggi e li rende "non adatti avivere". È nella clandestinitàdell'inconscio, ovvero del"altro", del "di là di se stesso"che avviene quell'evoluzione aparabola dell'inetto, individuotravolto da una coscienza iper-trofica che lo rende più abiledegli altri a capire la realtàdelle cose ma incapace di af-frontare le difficoltà della vita, icui meccanismi lo respingono.

L'eroe sveviano con la sua per-sonalità di abulico e sognatorefa confluire nel sogno e nellaletteratura le proprie speranzedi vita, perché la realtà lo rendeimpotente e confuso. L'auto-biografia in tre atti di Svevo co-stituisce l'esempio più vistosodi un'inettitudine migliorata delNovecento. Nelle prime dueopere essa immerge come una

pura condizione psicologica chepoi influenza il complesso degliatteggiamenti.Nel romanzo "Una Vita", primaintitolato "Un Inetto", vienepercepita come inferiorità edesclusione dalla vita e dal-l'amore. Questa condizione op-pone il protagonista, AlfonsoNitti, al mondo dei sani, almondo di Annetta con la qualeintraprende una relazione amo-rosa. Egli si sente, però, com-battuto tra affetto e paura econ la sua "incapacità di go-dere" fugge, e questa è per lui

una promessa di liberazione daquesta relazione che lo tor-menta con conflitti interiori. Le caratteristiche di Alfonsosono opposte a quelle del gab-biano in volo, che trovata lapreda sembra abbia il cervelloconformato solo per lo scopo dicatturarla. Il protagonista in-vece ha un'intelligenza che glipermette di pensare di scrivere

un trattato di filosofia moralema gli è d'impaccio nel suo la-voro da impiegato in banca. Il progresso dell'inettitudine co-mincia a farsi sentire nel se-condo romanzo, luogo doveessa è concepita attraverso ilnodo decisivo dell'amore, ele-mento aquilibrante che mette anudo le profonde carenze esi-stenziali. Il problema fondamentale diEmilio, ma in generale dell'eroesveviano, è quello erotico, per-ché è proprio il rapporto con ladonna a far emergere l'inettitu-

dine. La donna, infatti, diventaoggetto di una conquista im-possibile. Nonostante ciò Emi-lio vuole uscire dal grigioredella non vita e intraprendeuna relazione "non seria" conAngiolina. Se così fosse si tro-verebbe davanti ad un pro-blema senza soluzione, perchéconsiderando la donna un "gio-cattolo" l'inetto non ha prova

della sua capacità di conquista.Nel caso in cui la relazionefosse seria dovrebbe reiterarela sfida con il rivale e perciòriaccendere i suoi conflitti inte-riori. Meglio dunque scegliere la viadell'astinenza e della senilità enon riattivare le gelosie, i sensidi colpa e l'angoscia. La parabola evolutiva rag-giunge il suo culmine nella "Co-scienza di Zeno" dovel'inettitudine subisce una tra-sformazione e viene ora intesa

come una malattia diagnosti-cata e osservata dalla qualenon conviene guarire. Zeno nel suo inconscio dainetto diviene un killer dolcis-simo. Usando l'inerzia distrut-tiva costruisce il suocapolavoro, l'omicidio perfettonel capitolo VII (Storia di un'as-sociazione commerciale): assi-ste il rivale ma non fa nienteper aiutarlo, perché agire signi-fica lottare e la lotta accende larivalità e perciò il conseguentefallimento. Egli collabora buonoe inerte alla rovina di Guidofino al trionfo massimo segnatodalla sua morte, dopo la qualenon solo diventa l'unico uomodella famiglia ma il miglioresullo sfondo di una Trieste de-vastata commercialmente dallaguerra. Zeno si dichiara guaritoma la sua malattia non è supe-rata, è stata solo portata allaluce della coscienza, è diven-tata una saggia strategia esi-stenziale, con l'accettazionedell'inettitudine come "male divivere"; perché malattia è lastessa vita umana, è l'intelli-genza che colpisce è corrompel'inesorabile e sana lotta per lavita.

OLIVIA MURJAClasse 4DRedattore

Zeno accende l’ultima sigaretta in una trasposizione teatrale

Inettitudine: condizione psicologica o

malattia?Italo Svevo

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| Gennaio 2017 |Farò del mio peggio News | 5 |

C'è una domanda chespacca il mondo: cosac'entra Bob Dylan con

la letteratura? Il campione pop che ha ven-duto 125 milioni di dischi, mu-sicista che ha appassionatol'America, in effetti, c'entrapoco. Può una persona così in-novativa, comunicativa essereconsiderata solo un musicista? Dylan è molto di più, è l'inter-prete di un' epoca, che cambia(“the times they are a-chan-ging”), ne incarna lo spirito edenuncia i valori, parla di ventidi idiozia, signori della guerra,torri di guardia... L'Accademia di Stoccolma nonha premiato il cantante, mal'artista che è in lui, che hausato parole, poesia, lettera-tura appunto, per dareun'anima alla propria musica. Itesti di Dylan, estrapolati danote, accordi, melodie, conser-vano eccellente dignità lettera-ria, la musicalità delle parolenon svanisce: si sublima inpoesia. Ricordo di aver letto, nell'anto-logia della scuola media, alcunecanzoni del genovese DeAndrè, di averle analizzate inclasse al pari di una poesia deicelebri Carducci, Montale, Leo-pardi... Presentano infatti le medesimecaratteristiche di un “tradizio-nale” testo poetico: una suc-cessione di parole, talvolta in

rima, che occupa una determi-nata posizione, intrinseca di unparticolare significato.

L'enorme importanza che le pa-role assumono anche in campomusicale giustifica la scelta delnotissimo cantautore Lucio Bat-tisti di collaborare con il paro-liere Mogol; non sarebberoquindi i testi realizzati da que-st'ultimo considerati letteraturasolo perché contaminati dallamusica? Dylan ripercorre un genere cheha radici molto profonde, ri-prende le antiche tradizionidegli scops che nell'Inghileterradelle origini tramandavano lapoesia attraverso generazioni,dei giullari medioevali che reci-tavano i cantari nelle piazzegremite dalla folla, e dei corti-giani che si recavano nelle sfar-zose corti dei nobili. Una ferrea distinzione tra i duecampi, non era possibile nean-

che nell'antica Grecia quandoabili aedi accompagnati da an-tichi strumenti musicali tra-

mandavano le eroiche gesta diOdisseo. Tuttavia, oggi noi laleggiamo, recitiamo e parafra-siamo nella forma scritta, so-praggiunta successivamente:quando la studiai al primo annodel liceo, la mia insegnante nonaccompagnò di certo le propriespiegazioni con il dolce suonodella cetra! Oggigiorno, nell'era della glo-balizzazione il binomio musica-letteratura è decisamente piùsolido e insolubile. La frase diBaricco, su cui più si è dibattitonei social: ”Ma cosa ne saDylan di letteratura?” mi con-duce infatti, nonostante io stimie apprezzi fortemente lo scrit-tore, a schierarmi dalla parteopposta. Occorre tuttavia prestare at-tenzione a non cadere nell'er-

rore di identificare nella musicala nuova forma di letteratura, latrasformazione di essa. La canzone non è il risultato fi-nale dell'evoluzione del libro,non se ne identifica come so-stituta in un'epoca in cui la sta-ticità delle parole scritte haperso importanza, per lasciarlaalla dinamicità di filmati, suoni,musica. La canzone è lettera-tura, ma non è la sola; le altreforme continueranno a esistere

perché ci sarà sempre chi leg-gerà romanzi, studierà i clas-sici, scriverà saggi. Ora il notissimo premio ha rag-giunto la canzone, finalmentequesta volta, dopo anni di tra-dizionale letteratura, ne è statapremiata una forma alterna-tiva. Dunque perché tutto questoscetticismo? Ma il mondo è ancora troppoimpegnato ad indossare i para-occhi che la propria visione neiconfronti della letteratura im-pone, dimenticando che ciò cheessa ha sempre cercato di in-segnare è di guardare un oriz-zonte oltre la siepe.

ILARIA RIZZAClasse 4DRedattore

Bob Dylan giovane

Un menestrello aStoccolma

Bob Dylan in un concerto del 1966

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La giornata della memoria,una giornata importanteche però spesso non viene

compresa a fondo, viene ricor-data senza capire davvero ciòche sta dietro alla ricorrenza,magari senza neanche render-sene conto. Ed è quello che èsuccesso a me per molti anni.Sin da piccoli, a scuola, ogni 27gennaio si fa un minuto di si-lenzio e le maestre dicono:«Pensate a quello che è suc-cesso, alle persone innocentiuccise per nulla». Ho sempreavuto difficoltà a riflettere suciò: nella tranquillità della miavita queste emozioni sono sem-pre state estranee, e per que-sto lontane, complicate daidentificare. Non vi ho mai datotanto peso, pensavo che fosseabbastanza normale non riu-scire ad immedesimarsi in

quelle situazioni e a sentirequelle emozioni fino a che nonsi provassero in prima persona.Circa 10 anni dopo mi ritrovainel mezzo di un campo di ster-minio nazista, a capire tuttiquei pensieri su cui mi era statodetto di riflettere. Iniziò tuttocon una circolare a scuola, par-lava di un concorso: bisognavapreparare un tema, una poesiao un'opera d'arte riguardante ilgenocidio degli ebrei avvenutodurante la seconda guerramondiale. Per i vincitori delconcorso ci sarebbe stato unviaggio in cui sarebbero stativisitati diversi campi nazisti, tracui quello di sterminio di Mau-thausen. Partecipai con un miocompagno, preparammo untema e vincemmo. Il giornodella partenza salii sull'autobussenza avere ancora l'idea

vata a Trieste fu niente, in con-fronto a Mauthausen. Oltre aigrandi spazi per l'appello e leclaustrofobiche stanze, eranopresenti in ogni angolo oggettie metodi con cui prima o poi gliinternati sarebbero stati uccisi.Tra questi, la cosiddetta “Scali-nata della morte”: 186 scaliniirregolari, di diverse altezze eprofondità, una macchina peruccidere subdola e spietata. Lepersone erano costrette a per-correrla ogni giorno con massipesanti sulle spalle, che pre-mevano e spingevano semprepiù giù non solo il corpo, maanche le anime. Erano decine imorti ogni giorno. E se nonmorivano per il lavoro, veni-vano legati gli uni con gli altri,venivano fatti posizionare incima e venivano obbligati aspingersi a vicenda, crollando emorendo insieme giù per quellescale. Ho percorso ogni singoloscalino, pensando ad ogni sin-golo morto, pensando alla cru-deltà delle squadre naziste,pensando a tutto ciò che misembrava impossibile fino al-l'anno prima. Ma la visita nonterminò in quel momento: ve-demmo ancora i forni crema-tori, le famose docce,vedemmo gli oggetti con cuiveniva data alle persone la de-siderata morte, che ponevafine a tutte le ingiustizie subite.In realtà neanche dopo lamorte venivano lasciati in pace:erano presenti tavoli con canalidi scolo per il sangue, dove icorpi venivano aperti, squar-tati, e ne venivano recuperatele parti. Impiegai diversotempo a realizzare e a rifletteresu a tutto ciò che avevo visto. Ilgiorno seguente alla visita ci fuuna cerimonia al campo: rap-presentanti, ragazzi, ex dete-nuti con la divisa provenienti daogni nazione marciavano unitiin mezzo a quel luogo di morte,per ricordare tutte quelle vit-time, per non rendere il lorosforzo vano e per non permet-tere che accadesse mai più. Inmezzo a loro ero presenteanche io, e a quel punto ca-pivo, capivo davvero su cosadovevo riflettere, ma un minutonon mi bastava più.

MARTINA BROCCHIClasse 3HRedattore

esatta di ciò che mi aspettavauna volta arrivati là. Non an-dammo subito a Mauthausen,passammo prima da Trieste avedere un campo di smista-mento. La prima impressionefu di smarrimento, accompa-gnata però dalla sensazione diessere in trappola; un accosta-mento stranissimo, impossibilea pensarlo, che provocava ungrande nodo allo stomaco.Grandi spazi aperti, circondatiperò da altissime mura, il tuttodi pesante cemento che scari-cava la propria massa sul-l'anima tanto quanto sulterreno. Attorno a distese gri-gie vi erano piccolissime ca-mere buie che trasmettevanoperò un'angoscia enorme, so-prattutto a pensare che 5 o 6persone fossero costrette acondividerle. Ma l'angoscia pro-

Un

minutodi

pensieri

Cancello di Mathausen

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| Gennaio 2017 |Farò del mio peggio News | 7 |

Farsi testimoni dell’immanetragedia del passato. Ri-cordare i campi di concen-

tramento e quello che essihanno rappresentato. Capireper non dimenticare maiquanto un’ideologia, comequella nazista, possa distrug-gere e annientare tutto ciò chedi umano ha l’uomo, la dignità,i sentimenti, il nome. Purtroppoi lager e l’olocausto non furonofrutto del caso o della follia,bensì il risultato di una pianifi-cazione razionale e scientifica ascopi di dominio. La logica per-versa della pulizia etnica nellaSoluzione Finale come giustifi-cazione allo sterminio e le spe-rimentazioni eugenetiche, volteal raggiungimento di una razzaperfetta, hanno predisposto lagraduale distruzione dell’uomo,mandando in crisi ogni forma dicivilizzazione. Sussistono nono-stante tutto, teorie e voci ne-

gazioniste sullo sterminio, manon si possono nascondere lebrutture, le angherie di quantomiserevole è avvenuto nel ma-ledetto momento storico in cuila malvagità dell’uomo si è fatta

progetto scientifico. Bisogna ri-cordare che il genocidio ebraico

non fu soltanto un’eruzionebrutale di violenza, ma un veroe proprio massacro eseguitosenza odio, attraverso una pia-nificazione industriale dellamorte, avvenuto nella totale in-

differenza e passività del po-polo tedesco e dell’intera Eu-

ropa. Auschwitz e Mauthausen,i maggiori campi di concentra-mento, simbolo dello sterminiodi massa, permangono i luoghidella memoria collettiva, un tri-ste ricordo di quel martirio che

deve essere conosciuto da tuttiaffinché quanto accaduto non

si ripeta nella storia dell’uma-nità. Voglio ricordare l’espe-rienza che nel maggio 2007portò me e la mia classe delliceo a visitare il campo di con-centramento di Mauthausen, inAustria, a 22km da Linz. Ad in-tegrare il viaggio, fu la preziosatestimonianza e compagnia diRenato Vigo, un ex deportatooriginario di Genova, che ha ri-vissuto insieme a noi la sua“Odissea a lieto fine” nella de-portazione. Recentemente Re-nato è mancato, così è a luidedicata l’apertura del giorna-lino “Farò del mio peggionews” di gennaio e la Giornatadella Memoria. Ecco un monitodi Renato rivolto a noi ragazzi:“Dovete ricordare non per giu-dicare, ma prima di tutto perapprendere e capire. Rimanetein guardia, difendete e apprez-zate i valori della libertà”.

DEBORA GEIDOEx redattore

Camera a gas del campo di Mathausen

Anticipando [articolo di repertorio]

Ricordare per difendere i valori della

libertà

Forni crematori di Mathausen

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| 8 | Farò del mio peggio News | Gennaio 2017 |

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| Gennaio 2017 |Farò del mio peggio News | 9 |

frontiere che collocano l'Italiaal 77° posto mondiale per la li-bertà di stampa nel 2016(quattro posizioni più in bassorispetto al 2015), nelle ultimis-sime posizioni se ci limitiamo aconsiderare i paesi membri del-l'Unione Europea.A questo dato va aggiunto che,secondo l’Ocse (Organizzazioneper la cooperazione e lo svi-luppo economico), il 47% dellapopolazione italiana è caratte-rizzata da analfabetismo fun-zionale, fenomeno dilagante inquesti anni Dieci del XXI se-colo.Il fenomeno della malainforma-zione infine, specie via Inter-net, è di stretta attualità: i sitiche riportano notizie false o in-gannevoli pullulano, e nell'eradei social network bastanopochi secondi per rendere vi-rale una cosiddetta “bufala”; lepiù diffuse quelle a tema immi-grazione, assieme a quelle dicarattere medico, per limitarciai temi maggiormente rilevanti.In un epoca storica comequella in cui viviamo, connotatada forti flussi migratori, unagrave crisi economica di durataormai decennale, una altret-tanto profonda crisi identitariadei processi democratici e poli-tici occidentali, urge più chemai un valido criterio per di-scernere le notizie veritiere daquelle che non lo sono.Come fare? Sarebbe auspica-bile un deciso dibattito a livellonazionale che, includendo temicome l'istruzione e la parteci-pazione (l'affluenza elettorale,tolto il referendum costituzio-nale del dicembre scorso, è incalo verticale da anni), tenti diridurre al massimo l'analfabeti-smo funzionale favorendo unamigliore formazione dei citta-dini, rendendo la scuola supe-riore e l'università più libere ed

La proposta, da parte di BeppeGrillo, di istituire una sorta ditribunale popolare chiamato astabilire la veridicità delle noti-zie diffuse dai mezzi di infor-mazione ha scatenato –inevitabilmente – un acceso di-battito.Il leader de facto del MoVi-mento 5 Stelle, nel post “Unagiuria popolare contro le balledei media” comparso il 3 gen-naio scorso sull'organo dei pen-tastellati Il Blog delle stelle (giàbeppegrillo.it), così chiudeva ilsuo pezzo:

“[...] I giornali e i tg sono i primi fab-bricatori di notizie false nelPaese con lo scopo di far man-tenere il potere a chi lo de-tiene. Sono le loro notizie chedevono essere controllate.Propongo non un tribunale go-vernativo, ma una giuria popo-lare che determini la veridicitàdelle notizie pubblicate daimedia. Cittadini scelti a sorte acui vengono sottoposti gli arti-coli dei giornali e i servizi deitelegiornali. Se una notiziaviene dichiarata falsa il diret-tore della testata, a capo chino,deve fare pubbliche scuse e ri-portare la versione correttadandole la massima evidenzain apertura del telegiornale o inprima pagina se cartaceo. [...]”

Non si intende in questa sedeaffrontare la vicenda da unpunto di vista meramente poli-tico, bensì di contestualizzarlastoricamente e provare a trarrealcune conclusioni al riguardo.Occorre partire da un dato difatto: il livello dell'informazionenel nostro Paese, ritenuto sca-dente da parte dell'opinionepubblica, posizione avvaloratadagli studi di Reporter senza

accessibili; mentre, di concertocon le forze politiche, favoriscauna migliore qualità dell'infor-mazione e una maggior tuteladella libertà di stampa.Veniamo dunque alla propostaelaborata dal MoVimento 5Stelle: le giurie popolari. Trala-sciando i facili e (a mio parere)fuori luogo richiami agli organi-smi che, nel corso della storia,hanno assunto varianti di que-sta denominazione (dal Tribu-nale rivoluzionario francese del1793, al Tribunale del popolodelle Brigate Rosse, passandoper il Volksgerichtshof hitle-riano), una cosa va però sotto-lineata: la tendenza, in epochedi grande instabilità politica edeconomica, da parte di alcuneforze politiche di ergersi a pro-pugnatori della unica verità edispensatori della giustizia, di-menticando che un corpo de-putato ad esercitare il poteregiudiziario già esiste: la magi-stratura.Pur riconoscendo che le giuriepopolari pentastellate non sa-rebbero ai livelli dei “tribunalispeciali” sopra ricordati, va se-gnalato come questo tentativorappresenti un grave gesto diinsubordinazione nei confrontidi chi amministra la Giustizia.Ergersi come unici detentoridella Verità è, inoltre, altret-tanto grave e pericoloso; se poia farlo è una delle prime dueforze politiche del Paese, dimo-strando grande incoscienza,dovrebbe suonare ben più diun campanello di allarme.Andando poi ad analizzarne lacomposizione, le perplessitàaumentano: come potremmoessere certi che, i cittadiniestratti a sorte, siano compe-tenti riguardo ai temi contenutinegli articoli che verranno lorosottoposti? Considerando poi itempi del mondo contempora-

Malainformazione e giuria popolare: una

provocazionepericolosa

neo, per assolvere pienamenteal loro compito le giurie do-vrebbero vagliare quasi istanta-neamente qualsiasi articolo eservizio proposto dai media na-zionali, esprimendosi poi inpochi minuti sulla sua veridi-cità: un compito praticamenteimpossibile da portare a ter-mine, specie da un coacervo dicittadini scelti a sorte, quindiverosimilmente provenientidalle più svariate esperienze esenza il necessario affiata-mento. Velocità e qualità rara-mente vanno di pari passo, maquesto problema non sembraessere stato sollevato.Il carattere in ultima analisiutopico della proposta di Grillonon deve far però passare insecondo piano la sua pericolo-sità ed avventatezza. Una forzapolitica, specie se espressionedi una larga parte del Paese,non può permettersi certeuscite, a maggior ragione in unperiodo storico come questo,caratterizzato da grande insta-bilità sociale e con un populi-smo ormai dilagante a livelloglobale: le percentuali ottenutealle elezioni non consegnanosolo seggi da occupare, maanche responsabilità, in primoluogo morali. Screditare la ma-gistratura ordinaria, ergersi adetentori unici della verità affi-dandosi a giurie dalla dubbiaqualità non possono essereserie risposte ad un problemicome quello dell'informazione edella formazione.Istruzione, educazione civica,partecipazione: queste sono lepremesse di un futuro migliore,non certo le giurie popolari.

MATTEO MANTEROEx redattore

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In ricordo della magnificapersona che era, rievo-chiamo una sua vecchia in-tervista dal nostro archiviostorico [2010].

“An American in Paris?No, in Italy. And stillloving it after 25

years.” This is the way he lovesto descrive himself!

A lot of students all overthe world think that En-glish is a difficult language:do you think so too or doyou disagree? Why shouldanyone learn English?

Well, like any language, Englishhas its pros and cons. For meit’s easy, as it would be for anynative speaker. In terms ofgrammar, it’s much simplercompared to Italian for exam-ple. Instead, as far as pronun-ciation is concerned, it’s quitedifficult since there are nohard-and-fast rules. Sometimesthe same word, in a differentcontext, is pronounced diffe-rently (like the word “read” forexample). In the end you haveto memorise how to pronouncea lot of words and that takesmore mental effort. Everyoneshould learn English for onevery important reason: it’s usedaround the world in a myriad ofsectors, from telecommunica-tions and economics to tourismand computer science.

Every year this school or-ganises summer holidays inBritain or in the USA tolearn English and to disco-ver cultural differences:what are the main differen-ces?

The first thing that comes tomind is history. Italy is mucholder, historically speaking,than the USA (England also hasquite an extensive history). Infact Italy is considered the cra-dle of humanity: this impliesthat its cultural heritage ismuch more extensive than thatof the “youngster” known asAmerica.Another diversity is the cuisine.There’s no doubt that Italy hasmuch more to offer in terms oftraditional gastronomic de-lights, food and drink, than ei-ther the USA or Great Britain.Another cultural difference in-

volves personal interaction. Inthe Latin culture people tend toget closer together when theytalk and are more open aboutexpressing their feelings. In-stead in Britain people keeptheir distance when talkingwith each other. A good exam-ple is when people say hello orgoodbye. In Italy it’s not unu-sual for men to hug and kisseach other (on the cheek ofcourse), while it is just notdone in America or GB.

And what about schools?Are there differences?

There are lots of differencesbetween the 2 school systems.First, the time schedule. Ameri-can students attend schoolfrom 8 am to 3 pm, Monday toFriday (instead in Italy you gofrom 8 am to 1 pm and evenon Saturday). Then there’s thesize of classes. In urban Ameri-can schools the average num-ber of students per classroomis around 35! (In Italy I’d sayit’s more like 25). Another bigdifference is that in Americateachers stay in the classroomwhile students move aroundevery hour. Students also haveelectives, meaning they canchoose some of the subjectsthey would like to take. In Italyyou have only 2 hours of physi-cal education a week, while inAmerica students have 1 hourof gym every day! There aremany more but you’d need alot more space to describethem all.

In the U.S.A. a lot of peopleare overweight becausethey eat junk food. Do youthink that this is the resultof inadequate informationabout the damage it maycause? If not, what are thereasons behind this pro-blem?

I think Americans are quiteaware of the risk of eating junkfood. The problem is that it’s so

easy to find affordable junkfood just abouteverywhere…and not just in anactual eating establishment likea MacDonalds or a Burger King.Let me give you an example.Let’s say you went to a FootLocker to buy some shoes.Next to the cashier there is astand with things like candybars, potato chips and otherjunk food. The same applies toa bookstore, sporting goodsstore or a drugstore (similar toa little supermarket but alsowith a pharmacy). There’s evena place like this in Savona.Don’t believe me? All you haveto do is go to the Blockbustermovie rental store. Seeing isbelieving….The new president of theU.S.A., Barack Obama, is tryingto put a national health reformpackage into effect. Everyoneknows that the American he-alth system is different fromthe Italian one where you onlyhave to pay a small fee to re-ceive medical assistance. Onthe contrary, in the United Sta-tes you are provided medicalassistance only if you can payfor it. If not you’re refused tre-atment… Is this morally cor-rect?I’m extremely happy that Ba-rack Obama is trying to correcta situation that has beenwrong for quite some time. Me-dical treatment, like the air webreathe, the food we eat andthe water we drink, is essentialto life and a right that everyoneis entitled to. Making it availa-ble only to those who can af-ford it is totally absurd.

Why did you emigrate toItaly?

After getting married in Savonaand living two years in Los An-geles I decided to return toItaly so that my wife (who wasborn and raised in Savona)wouldn’t lose all her Italian so-cial security contributions (sheis a kindergarten teacher). I

decided to leave everything inAmerica behind and dive head-first into this adventure of lear-ning a new language and anew culture and now, 25 yearslater, I’d say I was able to meetthat challenge rather well.

Here is a survey called “100things to be happy”. Tell uswhat your favourite thingis for each category.

a. Food: anything with fishand/or seafood.b. Home: anywhere surroun-ded by nature where I can “li-sten to the silence”.c. Travel: discovering every-thing I can about places I’venever been before…d. School: junior high school,where I was close to a lot ofclassmates.e. Books: science-fiction andadventure stories.f. People: good observers,meaning anyone who uses alltheir senses to try to under-stood others.g. Fun: playing/listening to(good) music.h. Personal item: a chain witha silver and turquoise bear clawI got as a present when I was16.i. Clothes: polo/T-shirt, jeans,tennis shoes.j. Love and/or sex: sex beco-mes even better when you’rewith someone you love.

ANDREA QUINCI[già] Classe 2H[già] Redattore

Nota dell’autoreHo insistito per inserire questa paginaall’interno di questo numero sin dal mo-mento in cui ho saputo della scomparsadi Terry. Lui non era stato un sempliceinsegnante di inglese, ma un amico, tan-t’è che negli anni ci incontravamo sem-pre col sorriso: un po’ a scuola, un po’ aisuoi fantastici concerti. Non sapevo dellasua malattia, e avrei voluto non saperloin questo modo terribile.Alla famiglia vorrei solo portare le piùsentite condoglianze, a nome personalee della Redazione.

K-I-S-S Terry

Intervista al mitico

Terrence

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Vignette satiricheby Walter Leonihttps://www.facebook.com/walterleoniart/

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Edito e stampato da FdMP News

Associazione di Giornalismo Scolastico

Farò del mio peggio News

codice fiscale 92092480091email [email protected]

in collaborazione conAssociazione degli ex redattori e dei redattori del Liceo Scientifico Orazio Grassi

Progetto Laboratorio di Giornalismo Scolastico del Liceo (referente: Prof. V. D’Amico)

La Redazione

La Redazione al completo al Meeting Alboscuole 2015

PRESIDENTE: Roberto PalermoVICEPRESIDENTE: Andrea Quinci

CONSIGLIO DIRETTIVO: Debora Geido Eleonora PoggiFrancesca CorteseAlyssa CavalleriFrancesca BarcellaDaniela SulaLucia Nutarelli

COORDINATORI REDAZIONE STUDENTESCA:Tommaso GiaccardiErinda Haklaj

VIGNETTE:Si ringrazia Walter Leoni per le vignette di pagina 11.

IMPAGINAZIONE:formato a4F.lli Quinci

volantone e numeri specialiAgnese MiraltaErmanno Girardo

OPINIONISTI DI QUESTO NUMERO:Ilaria RizzaOlivia MurjaMatteo ManteroMartina BrocchiDebora GeidoAndrea Quinci

Si ringrazia Luca Quinci per le fotografie presso il campodi concentramento di Mathausen.

Chiusura in redazione il giorno Sabato 16 Gennaio 2017 ore 17.35.22