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Fondato nel 1930

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Trimestrale unitalsi emiliano-romagnola - anno 2010, n 4, ottobre-dicembre editore: U.N.I.T.A.L.S.I. Sezione Emiliano Romagnola direttore responsabile: Italo Frizzoni direzione redazione amministrazione: Unitalsi Emiliano Romagnola via Irma Bandiera 22 40134 Bologna tel: 051436260 fax: 051436371 [email protected] C/C/POSTALE 17563404 C/C/BANCARIO, IBAN IT72E0538702410000001668436sito web: www.unitalsiemiliaromagna.it email: [email protected]: Mons. Guiscardo Mercati, Roberto Bevilacqua, Giuliana Calori, Gianfranco Cammi, Rita Coruzzi, Valerio Valerihanno collaborato a questo numero: S. Andrini, S. Avanzini, Avvenire, A.M. Barbolini, R. Bevilacqua, E. Boero, G. Cammi, A. Caprioli, A. Casali, Città di Sassuolo, Corale S.Prospero, Cultura cattolica, S. Delle Donne, A. Diella, E. Fava, I. Frizzoni, Gazzetta Reggio, Giovani Unitalsi Modena, F. Golfarelli, R. Gori, F. Lorenzini, L. Marrucci, L. Marmoni, M. Martelli, G. Mercati, Redazione, D. Romagnoli, A. Torelli. C. Unguendolielaborazione grafica: Gianfranco Cammi - webmaster sito web: G.Cammi - stampa: Digi Graf Pontecchio M.foto di: Archivio Curia Ferrara, Archivio Unitalsi Nazionale e Regionale, Avvenire, R. Bevilacqua, G. Cammi, Corale S.Prospero, S. Delle Donne, Fotostudio Pincelli, Gazzetta Reggio, Giovani Unitalsi Modena, F. Golfarelli, R. Gori, M. Martelli, Parrocchia S.Giorgio Sassuolo, A. Torelli, Web. in copertina: don Alfonso Ugolini

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3 EDITORIALE Luigi Marrucci Tema Pastorale 2011: "Il Padre nostro" 4 LA PAROLA DELL’ASSISTENTE ECCLESIASTICO Guiscardo Mercati Il rinnovo dei Consigli: lode, ringraziamento... 5 PERSONAGGI Gianfranco Cammi Venerabile Anna Maria Adorni 8 STORIA Italo Frizzoni L'Eco di Lourdes compie i suoi primi...12 TEMA PASTORALE 2011 Luca Marmoni "Abba Padre"13 EVENTI "Cultura cattolica" Assegnato il premio al cardinale Caffarra 14 Simonetta Delle Donne Il Santo Patrono d'Italia15 Da “Avvenire” Villa Pallavicini: inaugurata l'Arca di don Giulio"17 Roberto Bevilacqua Una presenza importate tra scuola, chiesa e...18 Corale "San Prospero" Emozione e buona musica a Lourdes19 Simonetta Delle Donne "Lectio magistralis"20 Anna Maria Barbolini Don Alfonso Ugolini beato22 FOTOBOOK La Redazione Cerimonia canonizzazione don Ugolini

24 SALUS INFIRMORUM Federico Lorenzini - Emanuele Boero L'Unitalsi e gli alloggi a Lourdes26 LA PAGINA DEI GIOVANI Giovani Unitalsi Modena CROCEvia - Giovani intorno alla Croce27 Angelo Torelli Giovani al CROCEvia28 L'ANGOLO DEL MEDICO Danio Romagnoli Curare i malati nella mente e nel cuore29 RACCONTO Stefania Avanzini A.A.A. Amore, affetto, amicizia cercasi30 ATTUALITA' Antonio Diella Mons. Marrucci nominato Vescovo31 VIVERE PER GLI ALTRI Ascanio Casali La signora Erminia e la carica dei... 10132 Stefano Andrini Cristina, una storia d'amore lunga 30 anni33 PERSONAGGI Mirella Martelli "Un lungo cammino"34 UNITALSI, UNA FAMIGLIA Bologna, Carpi, Ferrara, Forlì, Reggio Emilia. 40 NOVITÀ EDITORIALI La Redazione42 CI HANNO PRECEDUTO44 LA PREGHIERA Sant'Ignazio di Antiochia Nella fede e nella carità di Cristo

IN QUESTO NUMERO

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Preparare il Pellegrinaggio: meditare sul Padre NostroAccogliendo la proposta del Santuario di Lourdes, il tema pastorale 2011 prescelto è: “Dire il Padre Nostro con Bernardetta ”.

A tal fi ne, sono state predisposte alcune schede per aiutare i catechisti negli incontri di formazione e guidare i soci dell’associazione Ecclesiale Unitalsi alla preghiera, sull’esempio di santa Bernardetta, accompagnati dalla materna Intercessione della Vergine Immacolata:1 > Il desiderio della preghiera2 > Alla scuola del maestro3 > La preghiera del Padre Nostro4 > Preghiera e servizio“L’uomo nuovo può, in verità, chiamare Dio col nome di Padre” afferma san Cipriano (210-248), vescovo di Cartagine. E aggiunge: “quando recitiamo iI Padre nostro, in noi si compie la promessa di Gesù riguardo ai veri adoratori, che adorano il Padre in spirito e verità” (Giv 4,23). Cristo, che è la Verità, ci ha donato queste parole, e in esse ci dona lo Spirito Santo” (cfr De domenica oratione 2).E la novità sta nell’essere e nel vivere da “fi gli” nel Figlio di Dio.Il Padre Nostro, pertanto, è uno stile di vita:

Non posso dire PADRE, se non mi comporto da fi glio.Non posso dire NOSTRO se vivo chiuso nel mio egoismo. Non posso dire CHE SEI NEI CELI, se mi preoccupo solo delle cose della terra.Non posso dire SIA SANTIFICATO IL TUO NOME, se non ti onoro e non ti amo.Non posso dire VENGA IL TUO REGNO, se penso solo ai miei interessi.Non posso dire SIA FATTA LA TUA VOLONTA’, se non l’accetto quando non combacia con la mia.Non posso dire DACCI OGGI IL NOSTRO PANE, se non m’importa di chi ha fame.Non posso dire RIMETTI I NOSTRI DEBITI, se continuo a conservare rancore.Non posso dire NON C’INDURRE IN TENTAZIONE, se ho intenzione di continuare a peccare.Non posso dire LIBERACI DAL MALE, se non combatto ciò che non è buono.

Non posso dire AMEN, se non prendo sul serio le parole del Padre Nostro.

Santa Bernardetta, con la sua vita di preghiera e di azione, è immagine di come un fi glio si pone in relazione col Padre ed è, nello stesso tempo, sorella di intercessione.

Desidero ringraziare quanti hanno collaborato alla realizzazione di questo sussidio, il biblista don Cesare Meriano e I’Assistente della Sezione lombarda mons. Giovanni Frigerio.A tutti gli amici unitalsiani, che si serviranno di questo stumento pastorale per la preparazione e la celebrazione dei pellegrinaggi 2011, l’augurio di un anno di grazia, la cui fonte e il cui fi ne è Dio Padre, per mezzo del suo Figlio Gesù Cristo, nello Spirito Santo!

* Vice Assistente Ecclesiastico nazionale

Nota: le schede del Tema, sono visibili e/o scaricabili nel sito web regionale e/o nazionale

Luigi Marrucci *

Tema Pastorale 2011: "Il Padre nostro"

EDITORIALE

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Con l’inizio del prossimo anno, dopo che si sono già rinnovati i Consigli di varie Sottosezioni, si rinnoverà anche il Consiglio di Sezione della nostra Unitalsi dell’Emilia Romagna. È un momento veramente importante della nostra vita associativa. Il rinnovo di un Consiglio, infatti, non è – come in una qualsiasi società – un atto meramente amministrativo. Per noi è, e deve essere, un momento di rifl essione che si connota come lode, ringraziamento e rinnovo dei nostri impegni di una vita cristiana sempre più cosciente, attiva, responsabile.

Rifl essione: in una associazione ecclesiale, anche l’elezione di un Consiglio è un atto ecclesiale per il quale fare il silenzio dentro di noi e invocare lo Spirito Santo – come gli Apostoli per l’elezione di Mattia – perchè, attraverso l’umanissimo mezzo della votazione, il Signore manifesti la sua “chiamata” a coloro ai quali Egli vuole affi dare la responsabilità di guidare l’Unitalsi nei prossimi anni.

Lode al Signore: fare del bene, amare, essere prossimi a chi è nel bisogno materiale o spirituale è sempre motivo di gioia perché ci fa camminare sulla scia di Dio. Vuol dire che siamo strumenti nelle mani di Dio; e se grazie a Lui riusciamo a fare un bene, a Lui tutto l’onore e la gloria. Noi, per dirla con Madre Teresa, siamo pur sempre il mozzicone di matita che, da sé, non è capace di nulla, ma posto nelle mani di Dio scrive cose grandi e mirabili.

Ringraziamento: se nell’Associazione abbiamo trovato uno strumento per fare del bene, oltre che a Dio – la lode è sempre un rendimento di grazie – dobbiamo essere grati a quanti, prima di noi, hanno creato l’Unitalsi e l’hanno via via trasformata in quella associazione ecclesiale, ricca di iniziative e di adesioni, che ci ha accolto e che è stata consegnata nelle nostre mani. Non solo dei Presidenti nazionali, di Sezione o Sottosezione, o dei vari Consiglieri, ma di tutti noi, perché l’associazione dipende da ciascuno di noi.

Rinnovo degli impegni. Innanzitutto dei nostri impegni battesimali. Ricordiamo sempre che, nell’Unitalsi non ci siamo per fare della generica fi lantropia, ma per metterci alla sequela di Gesù che, per salvare gli uomini, da fi glio di Dio che era, si è fatto uomo in tutto e per tutto come noi, tranne che nel peccato e si è umiliato fi no alla morte ignominiosa della croce. E poi, in secondo luogo, dei nostri impegni associativi.

Devo dire – e scusate il riferimento personale – che queste cose le ho meditate e dette innanzitutto per me stesso nell’atto in cui, dopo dieci anni quale Assistente Ecclesiastico di Sezione, ho accettato su proposta dei nostri vescovi, di continuare a farlo ancora, a Dio piacendo, per un altro mandato. Conosco i miei limiti, sia personali che di ruolo. Parroco in un centro della montagna reggiana

– compito già per sé pienamente appagante la mia vocazione sacerdotale – vedo quanto altro tempo occorrerebbe per svolgere adeguatamente i tanti impegni dell’Assistente, per essere vicino alle singole Sottosezioni.

Ma gli amici della Sezione sanno che il mio entusiasmo per l’Unitalsi è andato sempre crescendo. L’Unitalsi appartiene alla mia vita, da quando, ancor giovane seminarista, ho avuto modo di conoscerla e di fare il primo pellegrinaggio a Lourdes, dove ho affi dato la mia vocazione alla Madonna. E anch’io ho ricevuto tanto dall’Unitalsi che mi ha guidato in una continua crescita di fede, di speranza, di carità. Mi ha aiutato ad essere più cristiano, più sacerdote, più parroco. Mi ha confermato che più amore si dona, più amore si riceve. • Nell’Unitalsi, le “cariche” hanno senso se lette in termini strettamente evangelici: «Chi vuol essere il primo, sia l’ultimo» e che il più grande sia «il servitore di tutti». Il loro rinnovo costituisce anche un momento di bilancio e dobbiamo ringraziare il Signore e la fedeltà dei Consigli uscenti se questo bilancio è largamente positivo. Chi, come me, ha seguito i sedici anni della Presidenza dell’instancabile, sempre disponibile e carissimo Italo Frizzoni (gli dobbiamo questo attestato), sa quanto, dal 1994, l’Unitalsi regionale sia cresciuta: di mezzi materiali, di iniziative assistenziali, di nuovi pellegrinaggi; ma soprattutto si è arricchita di opportunità formative. Da associazione fi nalizzata ai pellegrinaggi, l’Unitalsi è diventata una comunità e uno stile di vita marcatamente cristiana nelle parrocchie, nelle scuole, nei luoghi di lavoro. Siamone orgogliosi. Ma chiediamoci sempre: chi ci guarda dall’esterno può dire: «Guardate come si vogliono bene e come vogliono bene; come si impegnano gratuitamente per chi è nel bisogno»? Facciamo in modo che la risposta sia positiva. Sia questo il nostro impegno per annunciare che, nonostante il tanto male che c’è nel mondo, Dio non si è stancato degli uomini e tutti li attende alla sua grotta in Betlemme, ai piedi della sua croce sul Golgota, presso la sua tomba “vuota”.

È una felice coincidenza che i rinnovi dei Consigli avvengano in prossimità del Natale. In un certo senso sono anch’essi la celebrazione della continua nascita del carisma associativo e del continuo crescere, anno dopo anno, dello slancio unitalsiano. Nel buio e nel freddo dell’inverno si rarefanno i pellegrinaggi, ma è il tempo in cui gli ammalati, i sofferenti, le persone sole soffrono in più larga misura e, in loro, soffre Gesù, esattamente come nel freddo e nella povertà di Betlemme. Il nostro Natale sarà autentico se sapremo essere fattivamente con loro, nel consueto spirito di condivisione e di servizio.

Un buon Natale così ve lo augura, affi dandovi tutti alla materna protezione di Maria, il vostro Don Guiscardo.

*Assistente Ecclesiastico regionale

Guiscardo Mercati *

Il rinnovo dei Consigli: lode, ringraziamento, impegno

LA PAROLA DELL’ASSISTENTE ECCLESIASTICO

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Fivizzano, 19 giugno 1805Parma, 7 febbraio 1893

“Al tramonto della vita saremo giudicati sulla carità”. Così scrisse il mistico dottore S. Giovanni della Croce, commentando le parole del Vangelo, nelle quali Cristo affermò che nell’ultimo giorno avrebbe considerato come suoi coloro che lo avessero riconosciuto con la fede e circondato di carità nei più piccoli dei suoi fratelli, accogliendolo in essi come ospite, ricoprendolo nudo, visitandolo infermo e carcerato, soccorrendolo nella fame e nella sete. Questo, con santa e infaticabile attività, operò fi no a tarda età la Serva di Dio Anna Maria Adorni, la cui vita fu un completo ininterrotto dono di carità verso le membra più umili di Cristo.Nata il 19 giugno 1805 a Fivizzano, nel territorio dell’odierna diocesi di Pontremoli, ebbe come genitori Matteo Adorni ed Antonia Zanetti, pii cristiani, i quali quattro giorni dopo la nascita fecero rigenerare in Cristo la fi glia col battesimo, educandola poi secondo gli insegnamenti della fede. Desiderosa di annunciare il nome di Cristo, a sette anni appena, lasciò con una compagna la casa, con l’intenzione di raggiungere le Indie per salvare le anime. Ricondotta subito a casa, venne formata specialmente dalla madre ad orientare la sua vita secondo il Vangelo ed avviata ai lavori femminili, fi nchè, morto il padre nel 1820, dovette trasferirsi a Parma con la madre, e fu scelta all’uffi cio di istitutrice presso la famiglia Ortalli. Mentre pensava di abbracciare la vita religiosa tra le monache Cappuccine, in ossequio alla madre che si opponeva al pio desiderio, il 18 ottobre 1826 sposò il distinto Signor Antonio Domenico Botti, addetto alla Casa Ducale di Parma, al quale diede sei fi gli, tutti

morti in tenera età, ad eccezione di Leopoldo che poi abbracciò la vita monastica nell’Ordine Benedettino. Il 23 marzo 1844 rimase vedova del marito, che aveva circondato di vero amore. Lo pianse piamente, ritenendo la sua morte come via della volontà di Dio, attraverso la quale condurre fi nalmente una vita consacrata a Dio solo. Tuttavia non entrò in alcun Istituto religioso; per consiglio del confessore, intraprese un cammino di carità a sollievo specialmente delle carcerate, per le quali fu in Cristo madre e sorella. Le avvicinava con umiltà, le ascoltava con affabile serenità, le consolava con parole ed aiuti, le ammaestrava con gli insegnamenti della fede, le innalzava con la speranza e la preghiera alle cose celesti, in modo tale che il carcere sembrava cambiato in un convento. Molte signore, attratte dagli esempi della Serva di Dio, la imitarono nel compimento della sua opera di carità, con la Associazione, riconosciuta canonicamente dal Vescovo nel 1847 ed approvata dalla Duchessa di Parma, chiamata: “Pia Unione delle Dame visitatrici delle carceri sotto la protezione dei Santissimi Cuori di Gesù e di Maria”. Santamente sollecita anche delle donne dimesse dal carcere, Anna Maria potè prendere in affi tto una casa per loro e per le fanciulle pericolanti ed orfane. L’opera prese ispirazione dal “Buon Pastore” -come poi fu chiamata - e per essa, superando innumerevoli diffi coltà, trovò una sede adatta il 18 gennaio 1856 nell’antico convento delle monache Agostiniane, dedicato a San Cristoforo.Per provvedere in maniera più idonea all’opera iniziata, pensò di fondare una famiglia religiosa, i cui membri alimentassero quella fi amma di carità che lo Spirito Santo aveva acceso nel

suo cuore. Pose le fondamenta del nuovo Istituto il 1° maggio 1857 con otto compagne; nel 1859 pronunciò con esse i sacri voti privati di castità, obbedienza e povertà e con nuovo saldissimo voto religioso consacrò la vita al recupero delle donne cadute, alla tutela delle pericolanti, alla materna assistenza delle derelitte e delle orfane. Date sapienti Regole al nuovo Istituto, fu nominata superiora delle Sorelle. Le precedette con gli esempi di tutte le virtù e soprattutto di una intensissima carità, ammirevole per la attività e totale donazione di sè nelle cose più diffi cili e più umili.Il 25 marzo 1876 il Vescovo di Parma Domenico Villa eresse canonicamente l’Istituto del Buon Pastore in Congregazione religiosa, sotto il titolo di “Pia Casa delle Povere di Maria Immacolata” e le Regole vennero confermate il 28 gennaio 1893 dal suo successore, Andrea Miotti. La Serva di Dio, sempre intenta con animo giovanile alle opere di carità, colpita da paralisi di breve durata, il 7 febbraio 1893, notissima per fama di santità, in Parma passò da questo mondo al Padre, per ricevere il premio riservato a coloro che vedono, amano ed aiutano Cristo nei poveri e negli infelici.Tutta la vita della Serva di Dio fu esercizio di intensa carità, con cui si sforzò di imitare il Salvatore, il quale “ci amò e diede la sua vita per noi”. Ebbe come fonte inesauribile di amore la comunione con Dio,alla cui presenza sempre camminò.Come essa stessa confessò in vecchiaia, già da molti anni Dio le aveva concesso la grazia di non distogliersi mai dall’intima comunione con Lui, in modo tale che, benchè piena di occupazioni, dedita all’educazione

Gianfranco Cammi

Venerabile Anna Maria Adorni

PERSONAGGI

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delle fanciulle, impegnata in colloqui ed occupata da affari di ogni genere, mai si dimenticò di Dio presente in lei. Infatti pregava sempre e in ogni circostanza, veramente degna di essere chiamata comunemente dalle sue fi glie “Rosario vivente”, come se questo fosse il suo nome. Era attratta da singolare devozione all’Eucarestia; partecipando ad essa con fede, alimentava la carità ed anche le forze fi siche, colle quali soccorreva attivamente tutti i bisognosi nelle loro necessità. Non vi era in essa alcuna frattura tra contemplazione ed azione; con la stessa fede e carità tendeva a Dio nella preghiera e comunicava con Cristo vivente negli infelici, ricercandolo e servendolo in loro, nè poteva mai separarsi dal suo amore.Con l’aiuto di Dio, potè raggiungere questo in forza della grande fedeltà per la quale fece il proposito, e lo praticò fi no in fondo, di fare sempre le cose più perfette, di cercare con le opere la gloria di Dio, di morire a se stessa in tutto e di servire attivamente i fratelli. Poverissima per sè, ma ricchissima per gli altri, disprezzò l’oro e l’argento, di cui tuttavia si servì con grande liberalità quando si trattava di lenire dolori e distogliere le anime dal peccato. Sostenne innumerevoli diffi coltà e contrarietà, e non ne fu mai abbattuta;accoglieva le tribolazioni come dono col quale poter godere nella speranza, e rianimare lo spirito dei fratelli contro ogni disperazione. Di qui l’invitta fortezza della Serva di Dio in tutto, l’inalterabilità dello spirito anche nelle avversità, la dolcezza dei modi unita ad una santa affabilità; sapeva infatti che non sarebbe stato deluso nessuno che avesse posto la sua fi ducia in Dio e avesse speso generosamente la propria vita al suo servizio. Di qui anche la sua costante perseveranza fi no alla morte, nelle iniziative destinate soprattutto a sollevare le miserie delle donne. Consacrata in tutto alla carità per vocazione ed opere, sentì intensamente

come suo maggior impegno di ripetere in sè l’immagine del Salvatore, veramente felice allorquando, divenuta un angelo vivente, abbracciava nella carità tutti quelli che soffrivano nel corpo e nello spirito e li affi dava all’amore di Cristo.La fama della santità della Serva di Dio non si affi evolì dopo la morte e infi ne, nell’anno 1940, per disposizione del Vescovo, si istruì presso la Curia di Parma il processo informativo sugli scritti e il “non culto” della Serva di Dio; gli atti furono trasmessi a Roma per essere discussi secondo le norme del diritto.Il 15 dicembre 1977, fatta relazione al Sommo Pontefi ce Papa Paolo VI, Sua Santità, considerato il responso della Sacra Congregazione per le Cause dei Santi, ordinò che si stendesse il

Decreto sulle virtù eroiche della Serva di Dio, che fu dichiarata Venerabile.Papa Benedetto XVI ha fi rmato il decreto di approvazione del miracolo attribuito all’intercessione di Madre Anna Maria Adorni, aprendo in tal modo la strada verso la beatifi cazione. Un evento importante in particolare per la chiesa di Parma dove Madre Adorni ha vissuto e fondato la congregazione delle Ancelle dell’Immacolata e l’Istituto del Buon Pastore. Anna Maria Adorni, da sempre amata e apprezzata per il suo servizio ai più poveri ed emarginati da tutta la popolazione di Parma, ora è riconosciuta e proposta a tutti come modello alto di vita cristiana e di carità.ANNA MARIA ADORNI È BEATAMonsignor Amato: “Parma può andare fi era anche dei suoi capolavori di

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santità”. Un lungo e caloroso applauso: è così che Parma ha salutato, lo storico momento della proclamazione uffi ciale a Beata di Madre Anna Maria Adorni, avvenuto dopo la lettura, in latino e in italiano, della lettera di Benedetto XVI che sancisce la beatitudine della fondatrice dell’Istituto del Buon Pastore e della congregazione delle Ancelle dell’Immacolata. La cerimonia era iniziata puntualissima alle15,30 con l’ingresso in una Cattedrale stipata di fedeli e con la presenza di buona parte delle massime autorità cittadine, della processione partita dal palazzo del Vescovado che aveva in testa il gonfalone e i rappresentanti del comune di Fivizzano. Dopo l’ingresso dell’urna con i resti della Beata, Il postulatore della causa di beatifi cazione, padre Guglielmo Camera, ha ripercorso le tappe della lunga vita di Madre Anna Maria Adorni e quindi è arrivato il momento della beatifi cazione, seguito dalle due letture e dal Vangelo della domenica. L’omelia di monsignor Angelo Amato, che ha celebrato la Messa assieme al vescovo di Parma Enrico Solmi e alla presenza dei vescovi di Massa Giovanni Santucci e del vicario di Iasi, in Romania, Aurel Perca ha sottolineato che “Parma, oltre a gemme come il Battistero e il Duomo, può andare fi era anche dei suoi capolavori di santità. In tempi non troppo lontani gli abitanti di questa città hanno contemplato alcuni straordinari eroi della carità cristiana, come la Beata Anna Maria Adorni che festeggiamo oggi, il venerabile Padre Lino e il Beato Guido Maria Conforti, uomini e donne che hanno dato uno spettacolo incomparabile di fedeltà al Vangelo”. Riferendosi poi a Madre Adorni ha detto che “non aveva grandi mezzi, né alte protezioni e mancava di tutto. Aveva però fi ducia nella Divina Provvidenza. La sua grande fede riusciva a smuovere non tanto le piante, come è scritto in un passo del Vangelo di oggi, quanto le menti e i cuori di persone

indurite dal male”. Il prelato rivela poi un episodio, indicativo dell’umiltà della Beata: “Quando era sposata, per la sua avvenenza, il marito le fece fare un ritratto a olio. Dopo la morte dello sposo, per mortifi carsi, distrusse il quadro”. E, in chiusura, monsignor Amato ha ricordato che “questa celebrazione è per noi un incontro di grazia con questa donna straordinaria, che ci trasmette il desiderio di essere migliori”.In chiusura è stata letta una lettera del vescovo di Iasi Petru Gherghel, mentre il vescovo Enrico Solmi ha sottolineato “lo straordinario tempo che ha vissuto in quegli anni Parma, con tante testimonianza di vita eroica che si sono sovrapposte l’una altra:, i Beati Guido Maria Conforti, Andrea Carlo Ferrari, Eugenia Picco e Anna Maria Adorni sono stati l’esempio di una città cristiana, umana e solidale. E voglia Dio che Parma possa godere anche oggi di esempi come quelli che hanno fornito questi Beati a tutta la Chiesa”. La madre superiora Maria Assunta Pedrinzani ha poi ringraziato “tutti quelli che hanno operato per questa beatifi cazione in ogni modo”. E un applauso spontaneo è partito quando ha ringraziato il comune di Parma “per la decisione di intitolare a Madre Adorni il nuovo centro sociosanitario del quartiere Lubiana. E questo perché Parma è una città che non l’ha mai dimenticata e questo segno rafforzerà il legame tra l’Istituto del Buon Pastore e la città. Il nostro impegno sarà di non tradire l’insegnamento della Beata”. Parole che concludevano due ore di una cerimonia intensa e storica che hanno portato Parma ad avere una Beata in più, consacrata proprio nei suoi luoghi.

(dalla Gazzetta di Parma, 4/10/2010)

TestimonianzaLa storia di suora Anna Maria Adorni, che è stata proclamata beata, è intrecciata nelle testimonianze dei carcerati e delle donne di strada che ha aiutato, nelle parole di chi ha creduto

fi n da subito nella sua santità. È una giovane suora ad assistere Anna Maria Adorni negli ultimi istanti di vita. Ed è sempre lei a testimoniarne i miracoli, assieme ad altre tre sorelle, nel processo di canonizzazione del 1940. Si chiama Anna Grassi, ed è nata a Lalatta frazione di Palanzano, il 16 novembre 1870,lo stesso paese che pochi anni prima aveva dato i natali ad un altro beato, il cardinal Carlo Ferrari. Ed è proprio la cugina del cardinale, Maria Ferrari, a credere fi n da subito nella santità di Anna Maria Adorni. Accompagna Anna Grassi, appena ventenne, all’istituto del Buon Pastore e le dice: “Ti porto in un convento dove c’è una santa”. La giovane Anna vive per cinque anni accanto a Madre Anna Maria Adorni fi no alla morte, il 7 febbraio 1893. Vede la Madre morente raggiante di luce insolita – “il suo volto era illuminato talmente che confondeva la luce naturale” - ricorda Anna - e il suono prodigioso della campanella dell’Istituto, appena morta la Serva di Dio”. Anna Grassi nella sua lunga deposizione nella causa di beatifi cazione usa parole semplici descrivendo Anna Maria Adorni: “Possedeva tutte le virtù in modo eroico”. E ancora: “La sua fortezza risulta da come ha iniziato la sua opera: da una casa diroccante, lavorando nel nome di Dio ha messo insieme con gioia e fi ducia tutta la sua carità”. Anna Grassi racconta alcuni episodi di guarigioni riconducibili ad Anna Maria Adorni: “A Scurano, nel 1937, io stessa vidi un povero bambino, già ormai alla fi ne di sua vita, fu messo sotto la protezione della Serva di Dio da una mia nipote suora, che gli mise addosso pure qualche reliquia. Il medico di Campora venne al mattino e costatando la guarigione del bambino disse .pensavo di trovarlo morto". Suor Anna Grassi, sempre devota alla Madre, mori nel 1943, lasciando la sua preziosa testimonianza sulla santità di Anna Maria Adorni.

(E.G. dalla Gazzetta di Parma, 2/10/2010)

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Italo Frizzoni *

L’Eco di Lourdes compie i suoi primi ottantanniLa storia di una vita

STORIA

(segue dal numero precedente)

Il 15 di febbraio del 1931 coglie una magnifica affermazione il primo convegno regionale dei soci della Sezione Emiliana. L’inclemenza della stagione e la novità dell’iniziativa non hanno favorito un largo intervento dei soci, specialmente dalla Regione. L’incontro inizia al mattino secondo lo stile lourdiano con la celebrazione della Santa Messa ai piedi della venerata statua della Vergine Immacolata, fatta pervenire da Parigi dal conte Giovanni Acquaderni nel lontano 1879, in San Paolo Maggiore. Presiede la celebrazione il cardinale arcivescovo di Bologna, mons. Giovan Battista Nasalli Rocca, durante la quale i soci in gruppo compatto si accostano alla santa Comunione. La preghiera fervorosa e raccolta è la principale e fondamentale caratteristica dei devoti di Lourdes, i quali l’hanno sperimentata, ai piedi della Grotta delle Apparizioni,

dove dolcezza e la sovrannaturale efficacia della preghiera è fatta con fede semplice e fervoroso abbandono. Così tutte le iniziative, che si riferiscono a Lourdes, vengono poste sotto l’auspicio e la protezione della Vergine e fecondate con la preghiera.Alle dieci in punto, nel teatrino delle opere parrocchiali di San Paolo, gentilmente concesso dallo zelante e benemerito Parroco, don Anselmo Schiassi, inizia il Convegno.Padre Grassi, Presidente della Sezione emiliana, che fin dal suo inizio avvenuto nel lontano 1909 è stato l’anima ed il principale, per non dire l’unico, sostegno attivo ed instancabile, rivolge il saluto agli intervenuti. Saluto di soddisfazione, per lo sviluppo da essa raggiunto, specie in questi ultimi anni. Ringrazia il Signore di aver tanto benedetto le sue fatiche ed anche il personale, che con tanto slancio ha cooperato allo sviluppo dell’Opera, collaborando generosamente ed affettuosamente.Saluto di ringraziamento ai presenti ed anche agli assenti, specie a quelli che aiutarono ed aiutano con il lavoro e con le preghiere la nostra sezione.Saluto d’incitamento, perché l’opera nostra è di vera carità e, conforme all’insegnamento di San Paolo come ricorda l’Epistola odierna. Il Presidente comunica, che proprio in questi giorni, per effetto del fattivo sviluppo assunto dalla nostra sezione, ha sentito il bisogno di nominare un Consiglio Direttivo, perché lo coadiuvi nella mole del lavoro sempre crescente ed assuma con lui le responsabilità non lievi della ponderosa preparazione.Un lungo applauso di consenso, corona le sue parole, vuol essere l’espressione della viva gratitudine degli intervenuti per l’opera costante e preziosa del presidente amatissimo.Segue poi la relazione di Suor Angelica Morisi sul reclutamento del personale femminile e dei malati.Suor Angelica è un nome noto a tutti coloro che s’interessano delle manifestazioni lourdiane ed anche largamente fuori di quest’ambiente. Chi non ha sentito parlare della gran miracolata, che andò a Lourdes, precisamente venti anni fa, stesa su di una tavola, rosa dalla spondilite tubercolare e ne ritornò perfettamente sana e da allora non ha cessato mai, tranne negli anni di guerra (1914-1918), quando furono interrotti i pellegrinaggi, di accompagnare i malati a Lourdes e di servirli come infermiera, esempio e incitamento continuo,

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perché segnata col sigillo della Vergine di Lourdes? Con una competenza che le deriva da una pratica di vent’anni e un fervore da apostola, la relatrice ha esposto il suo intervento che qui citiamo integralmente:“La SS.Vergine apparendo a Lourdes ha detto: voglio che qui venga molta gente – Io credo che la SS.Vergine abbia dato allora uno sguardo ai più bisognosi, a coloro che soffrono perché da quel trono di favori che è Lourdes li vuole consolare.Credo che lo sguardo pietoso della Vergine si sia posato in particolare modo sui poveri malati che si recano colà pieni di speranza, imploranti una grazia che spesso non hanno, per concederne loro delle ben più preziose!Oh! Io li vedo in lunga teoria chi in barella, chi in carrozzella, chi a piedi, i nostri cari ammalati, che abbisognano di tanta forza per portare con merito le proprie sofferenze. E vanno a Lourdes, celeste dispensario di Maria, e pregano e chiedono e piangono, chè pur le lagrime, sparse colà, sono tributo di fede, ed ottengono sempre, sempre.Non sempre la guarigione del corpo, quella invece dell’anima, ottengono la rassegnazione che oserei chiamare soprannaturale, e questo è il miracolo permanente – Chi è stato a Lourdes sa che dico semplicemente il vero.Chi non li ha visti ritornare con lo stesso carico di malanni e pur sorridenti, desiderosi solo di ritornare là, respirare almeno una volta ancora in quella mistica atmosfera che tutto assorbe e che fa innalzare verso la patria celeste, direi, che la fa quasi vedere? Poi vi sono i fortunati, secondo le viste umane; quelli che ritornano con un’impronta tangibile della benedizione di Maria: i miracolati.Non è compito mio il parlarne, ma rivolgere ai presenti il mio povero ma sentito appello: mandate Malati a Lourdes! Ecco ciò che voglio dire, ciò che vorrei imprimere. Così coopererete non solo a lenire momentaneamente un dolore, a sollevare per un poco un fardello spesso troppo pesante, ma coopererete a santificare delle anime, a renderle più belle, più degne di Dio, più capaci di riparare, più atte ad attirare grazie sulla povera umanità.E come si fa ciò? Lo dico subito. Anzitutto prendendo cognizione dell’Opera, poi con la propaganda esplicita. Mi spiego. Individuate un malato adatto da condurre a Lourdes. Non tutti i malati sono adatti. Quello che è ben disposto quest’anno non lo era forse l’anno scorso. Dunque ognuno di voi conosce degli infelici, tisici, paralizzati, ciechi. Ad uno, ad uno solo rivolgete le vostre cure. Parlo a persone che hanno fede, ed intendo parlare di malati che hanno fede viva, o per lo meno che chiedono la grazia d’averla tale.Dicevo, invogliatelo questo malato, parlategli dei grandi, immensi vantaggi del caro pellegrinaggio, prospettategli che forse potrebbe anche guarire, ma che certamente otterrà delle grandi grazie, purchè vada preparato. In tal modo attirate anzitutto la sua attenzione, poi suscitate un desiderio.

Indi la preparazione passa ad una seconda fase. Avete mai preparato un bimbo od un adulto alla prima Comunione? Fate altrettanto. Cercate di infondere una gran fede ed una gran fiducia in Gesù buono, accompagnata ad una tenera devozione alla SS. Vergine, poi fate che il cuore sia ben sgombro da ogni ostacolo….e la grazia di Dio farà il resto. Poi visitate il malato, informatelo di ciò che avviene a Lourdes, ed il vostro compito spirituale sarà presto assolto. In tal modo questi pellegrinaggi si potranno con verità dire santi, ed offriranno al mondo distratto uno spettacolo che, per un momento almeno, farà pensare a Dio.Se ogni Socio presentasse un malato alla Sezione, non basterebbe un treno! Vi pare?Non si danno ammalati che non abbisognano di infermiere. Dove le reclutiamo noi queste pie Samaritane? Ovunque, fra le classi signorili e fra l’umile gente. Iddio ha messo in special modo nel cuore della donna il bisogno di dedizione. Andando a Lourdes vediamo Signore avvezze a farsi servire, che nascondono sotto il velo dell’infermiera nomi invidiabili, e donne del popolo che con sacrificio, direi quasi, eroico, anziché passare i giorni di loro vacanza in un meritato riposo, vengono a Lourdes, con sacrificio anche pecuniario per servire i malati.Le une e le altre sono degne del più alto encomio, al quale esse non tengono, ma che Iddio segnerà nel libro della vita.Oggi siamo qui appunto per reclutare fra le socie, ed anche

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le non socie, queste caritatevoli Signore, queste sante donne, anzi ne vogliamo proprio di quelle adunate qui. La Sezione Emiliana, che ha ottimi elementi, ha bisogno d’ingrossare le fila e, ripeto, mi rivolgo alle presenti. Ognuna si faccia propagandista per individuare le persone adatte da proporre. Chi non si sentirà onorata di tale missione?Ora diciamo una parola del come deve essere l’infermiera Lourdiana. Soprattutto anima di preghiera. Ha bisogno di essere unita alla Signora, per poter trasfondere quella fede che strappa le grazie. Non dico che deve essere una persona seria, perché solo il dirlo potrebbe offendere. Deve essere disciplinata, amante del sacrificio, deve vedere Gesù nel malato che serve, ed eseguire gli ordini che riceve con spirito di fede. Chi pensasse poi al pellegrinaggio di Lourdes, specie con i malati, come ad un viaggio d’onesto divertimento, sbaglierebbe. E’ un viaggio di penitenza, - ce n’è tanto bisogno, poi la SS. Vergine l’ha intimata – ma anche un viaggio di grande, incredibile soddisfazione morale; è un viaggio che non offre dei comodi, ma molti meriti, che, se non ci riposa, ci ristora lo spirito, preparando riserve morali, oserei dire, per tutto l’anno. Chi lo ha provato lo sa, e lo pospone a gite di per sé ben più liete. E’ un viaggio che, facendoci diventare desiderosi di maggior bene, ci avvicina più a Dio.Volete persuadervene? Provate e mi darete ragione!"

Biografi a di Angelica MorisiMorisi Angelica, (Lorenzatico di S.Giovanni in Persiceto (Bo) 28 aprile 1881 – Bologna 11 Dicembre 1951) al secolo Emilia Morisi. A diciotto anni, il 25 marzo 1899, entra alle Budrie di Persiceto nella casa Madre dell’Ordine delle Minime dell’ Addolorata, accolta da Madre Orsola Donati una delle prime compagne di madre Clelia Barbieri ( dal 1989 Santa Clelia Barbieri, patrona dei Catechisti). Il suo primo campo d’apostolato fu l’Ospedale di Castelfranco Emilia all’epoca (Bo). Il 23 settembre 1901 è ammessa alla professione dei voti e assume il nome di Angelica. La troviamo in seguito impegnata all’ospedale di San Pietro in Casale, poi a Villa Verde a Bologna. Nel 1903 diventa superiora all’Ospedale di Bazzano, nello stesso anno raggiunge l’Ospedale di Spilamberto (Mo) dove diventa superiora generale. Nel 1905 a soli ventiquattro anni cominciò ad avvertire i primi sintomi della malattia, che fra recidive e miglioramenti giunge al 1908, quando si aggrava e comparvero i sintomi di una spondilite tubercolare. I dolori alla colonna vertebrale e alla regione costale si acuirono, mentre le gambe non ressero più per i continui spasmi. Posta su un piano rigido, in assoluta immobilità rimase per oltre due anni, fi no alla sua partenza per Lourdes, da lei

espressamente richiesta. Dopo incredibili sofferenze causate dal viaggio e dal movimento del treno. Raggiunse la cittadina francese con il XX Pellegrinaggio Italiano che si svolse dal 26 aprile al 3 maggio. Il primo maggio dopo tre giorni nella piscina, si compì la sua straordinaria guarigione: suor Angelica

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mentre la immergevano nella vasca ricolma dell’acqua della fonte della Grotta, si sollevò da sola e si inginocchiò dentro la vasca, poi ne uscì con le proprie forze. La suora riprende a camminare, destando una profonda impressione. Da allora, dopo il fatto eccezionale e soprannaturale, la vita di suor Angelica divenne un esempio edifi cante di amore e di dedizione ai sofferenti, agli affl itti, ai bisognosi di cure. Grandi festeggiamenti l’accolgono al suo rientro a Spilamberto, dove risiede. Dopo pochi mesi, riprese il suo lavoro di superiora nel piccolo Ospedale militare di Mestre, reparto infettivi. Qui rimase fi no al 1918 quando a seguito del bombardamento dell’ospedale, fu abbandonata la struttura non più agibile. Suor Morisi raggiunge quindi l’Ospedale militare Bertalia di Bologna, adibito a sanatorio, rimanendovi fi no alla sua chiusura. Transita poi al nuovo Ospedale civile Arnaldo Mussolini per traumatizzati sempre nella città Petroniana, dove lavora fi no al 1941. Dopo altri vari incarichi, suor Angelica giunge a Roma, dove ricopre il ruolo di Superiora nel nuovo Reparto Ospedaliero. Nella primavera del 1951 cadde ammalata. Riportata a Bologna al traumatologico, fu accolta dalle consorelle e amorevolmente assistita fi no alla fi ne avvenuta nello stesso anno, lasciando un gran vuoto nell’organizzazione della Sezione Emiliana.

Biografia di Giovani AcquaderniAcquaderni Giovanni, (Castel San Pietro 1839 — Bologna 1922).Uomo politico, grande organizzatore, giornalista e editore. Studiò presso i Gesuiti di Fano, quindi alla facoltà di legge a Bologna. Per un ventennio fece l'editore-direttore, con sede in Strada Maggiore, di una quindicina di periodici cattolici con larga tiratura e gestì uno stabilimento oleografi co. Raggiunta una solida posizione fi nanziaria, si dedicò completamente alla promozione d'opere cattoliche. Nel 1866 fondò l'"Associazione cattolica italiana per la libertà della Chiesa in Italia” subito sciolta dal governo; l'anno dopo, con Mario Fani, creò la "Società della Gioventù cattolica italiana", di cui fu presidente. Fu tra i primi accompagnatori di pellegrini al Santuario di Lourdes, già dal 1875.A Bologna nella Basilica di San Paolo Maggiore dei Padri Barnabiti, per iniziativa del parroco Don Adolfo Marsigli nel 1879 è stato eretto il primo Santuario cittadino e della diocesi, dedicando una Cappella alla Madonna di Lourdes. In questa Chiesa, si celebra tutti gli anni solennemente l'Ottavario della Madonna dei Pirenei. La statua della Vergine, proveniente da Parigi, fu donata dal Conte Giovanni Acquaderni. Lo stesso fu il promotore per la costruzione della Cappella Italiana nella Basilica del Rosario a Lourdes

(1883- 1904). Il 24 marzo 1881 istituisce la Congregazione di N.S. di Lourdes, approvata con decreto di Mons. Gaetano Ratta, Vescovo ausiliare di Bologna. Il decreto prescrive tra l'altro, la celebrazione del solenne Ottavario.Tra le numerose iniziative da lui promosse, la fondazione del quotidiano cattolico a Bologna "l'Avvenire" e del "Piccolo Credito Romagnolo" per sostenere le opere cattoliche (1896).Decisivo fu il suo contributo alla fondazione del complesso Bolognese del Sacro Cuore (1896-1916), da lui affi dato all'architetto Collamarini. Si può affermare che le maggiori iniziative cattoliche del cinquantennio postunitario portino la sua firma; in particolare si prodigò dal 1903 per l'organizzazione dei pellegrinaggi nazionali ai santuari francesi collaborando con il vescovo di Bergamo Mons.

Giacomo Maria Radini Tedeschi, che ebbe tanta eco e conseguenze nella vita dei cattolici bolognesi e italiani. A questo pellegrinaggio partecipò anche il nostro fondatore G.B.Tomassi. Particolarmente apprezzato da papa Leone XIII°, fu da questo nominato conte.Cfr. Giancarlo Bernahei a cura " Dizionario dei Bolognesi", Santarini s. a.s 1989-1990, Bologna, p.21-22; Vol Cfr.Don Renato Mori, Unitalsi Cinquant 'anni a Parma 1935 --1985, a cura della Sottosezione di Parma. p.15 Cfr. Grande Enciclopedia GE 20, Istituto geografi co De Agostani-Novara, 1976, vai°, p.97. Cfr. Giampaolo Venturi" Storia del Credito Romagnolo ", Laterza, Bari 1996, p, 17-26. Cfr. Angelo Iloncalli, " In memoria di Monsignore Giacomo Maria Radiai Tedeschi Vescovo di Bergamo", Società Editrice S. Alessandro, Bergamo, 1916. Cfr. AA. VV. " La Basilica di S. Paolo Maggiore in Bologna, in occasione della XVII decennale eucaristica, 1979.

*Presidente Regionale

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TEMA PASTORALE 2011 TEMA PASTORALE 2011

Gesù proveniva da un popolo che sapeva pregare, il po-polo che ha creato addirittura un libro di preghiere, quello dei Salmi, e che nei vari libri che compongono la Bibbia ci ha lasciato la testimonianza di diverse forme di preghiera e di diversi modi di rivolgersi a Dio. Anche nel tempo intercorso tra la chiusura dell’Antico Testamento e la redazione del Nuo-vo Testamento si è avuta in Israele una grande produzione di suppliche, di lodi, di inni,come testimoniano gli scritti di Qumran, i Salmi di Salomone. Eppure Gesù ha lasciato ai suoi discepoli solo una preghiera di poche righe, una pre-ghiera brevissima, che non spreca parole (cf.Mt 6,7), “una preghiera essenziale, senza alcuna retorica (così facile nelle preghiere!), senza una parola di troppo “: il Padre nostro.Il Padre nostro è una preghiera frutto della matrice orante di Israele ed effettivamente anche un ebreo potrebbe recitar-la, perché essa è conforme alla fede e all’attesa di Israele; il Pater potrebbe essere pregato anche da un musulmano, oppure da un credente di un’altra tradizione religiosa, perché si tratta di una preghiera rivolta a Dio con fi ducia, perché in questo testo a livello superfi ciale non vi è alcuna menzione di Gesù e perché le domande in esso contenute sono pos-sibili a ogni credente: pane, perdono, liberazione dalla prova e dal male. L’universalità del Padre nostro va messa asso-lutamente in rilievo: questa orazione rivela ciò di cui l’uomo ha bisogno, ciò che è veramente importante per la sua vita, e dunque ciò che può chiedere a Dio nella sua preghiera. Sì, ogni essere umano e l’umanità tutta può esprimersi con il Padre nostro; proprio per questo appare scandaloso che, an-cora ai nostri giorni, cristiani di diversa confessione rifi utino di pregare insieme le parole della preghiera per eccellenza lasciataci da Gesù!Per noi cristiani il Padre nostro è veramente, secondo l’e-spressione di Tertulliano, breviarium totius evangelii, “sintesi, compendio di tutto il vangelo” anzi, potremmo anche dire che si tratta del canone della preghiera tutta presente nel Nuovo Testamento. La preghiera del Signore Gesù, del Kyrios, è l’unica orazione che Gesù ci ha consegnato: in essa c’è l’e-spressione piena della vita spirituale di Gesù; c’è una traccia della sua preghiera testimoniata nei vangeli; c’è la sua fede vissuta in un rapporto particolarissimo con il Padre; c’è la sua attesa del Regno; c’è la sua vita quotidiana segnata dalla semplicità e dalla condivisione; ci sono la sua conoscenza di Dio e del mondo, la sua partecipazione alla vita fraterna, la

sua esperienza della lotta contro il male...Ecco perché, se è vero che questa preghiera tende a essere universale, ecumenica, è però nel contempo propria dei di-scepoli di Gesù, è norma della loro preghiera.Il Padre nostro risale certamente a Gesù e ne è prova il fatto che non contenga tracce di fede post-pasquale. I discepoli hanno ricevuto da lui questa orazione e l’hanno conservata con estrema cura, anche se nelle diverse comunità cristia-ne delle origini la meditazione orante delle parole di Gesù ha prodotto lievi modifi che di parole e di espressioni. Tra gli esegeti c’è chi vede nel Padre nostro una semplice traccia, una matrice, un canovaccio consegnato da Gesù ai suoi di-scepoli; c’è chi lo giudica il canone di ogni preghiera liturgica cristiana; c’è chi considera primitiva la formulazione di Luca o, viceversa, quella di Matteo e, di conseguenza, un restrin-gimento o un ampliamento quella dell’altro. Queste diverse ipotesi non infi ciano la compressione profonda del Padre no-stro: esso è una parola di Gesù che, caduta in diversi terreni, ha dato frutto assolutamente autentico il quale, a seconda del terreno, presenta grandezza, colore e sapore diversifi ca-to (cf. 1Cor 15,38)...Insomma, le parole dette da Gesù come preghiera al Padre erano una realtà viva che, subendo la tra-duzione dall’aramaico al greco ed essendo pregate in nuovi contesti, sono state ordinate diversamente, arricchite o sem-plifi cate dalle singole comunità cristiane chiamate a riceverle.

“Gesù ha detto ai suoi discepoli non solo come dovevano pregare, ma anche che cosa dovevano pregare. Il Padre nostro non è un esempio di preghiera per i discepoli; piut-tosto, così si deve pregare, come Gesù ha loro insegnato. Con questa preghiera essi saranno esauditi da Dio, è certo. Il Padre nostro è la preghiera per eccellenza. Ogni preghiera dei discepoli vi ha la sua essenza e il suo limite”.

(Dietrich Bonhoeffer, Sequela)

“La novità del Padre nostro non sta nelle singole domande, bensì nell’evento di Gesù, che comporta una triplice novità: come Padre e fi glio, come regno, come compimento. Questa triplice novità coinvolge radicalmente l’intero Padre nostro”.

(Bruno Maggioni, Padre nostro)

*Assistente Ecclesiastico Sottosezione di Bologna

Luca Marmoni *

"Abba: Padre"

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La manifestazione, di consegna del premio giunto alla sua XXVIII edizione si è tenuta venerdì 29 ottobre nella Sala Chilesotti del Museo Civico di Bassano del Grappa. La giuria del Premio internazionale Medaglia d’Oro al merito della Cultura Cattolica ha assegnato il prestigioso riconoscimento al cardinal Carlo Caffarra nostro amato e stimato arcivescovo al quale l’Unitalsi tutta rivolge le più calde e sincere

congratulazioni.

La motivazione: contributo decisivo sulla famiglia.Sul fondamento di una integrale antropologia cristiana, frutto dell’accordo nella distinzione di fede e ragione, Caffarra ha svolto e approfondito soprattutto temi relativi alla famiglia, offrendo un contributo culturale di alto valore allo studio di una istituzione,

contro la quale si volgono gli attacchi della laicità radicale, di quel relativismo in cui papa Ratzinger scorge il limite più grave della civiltà attuale. La Bibbia e la morale naturale indicano nel matrimonio eterosessuale e nella famiglia una forma insostituibile della comunione interpersonale, che consente la continuità delle generazioni, l’amore reciproco e l’educazione dei futuri cristiani e cittadini. La famiglia, dunque, come luogo privilegiato di Amore e responsabilità, per servirci del titolo della nota opera di papa Wojtyla. Col quale, sui temi del matrimonio e della famiglia, Caffarra è sempre rimasto in amorosa corrispondenza. Al punto che una importante opera sulla famiglia di Giovanni Paolo II, intitolata "Uomo a donna lo creò, dell’amore umano" (1985), reca di Caffarra l’introduzione generale e quelle alle parti. La piena consapevolezza del ruolo fondativo ed educativo della famiglia ha indotto Caffarra alla cultura a estendere il suo discorso a settori culturali che con essa hanno primari rapporti. Come la bipolarità e complementarità dei sessi, le forme moralmente lecite di procreazione, l’educazione dei fi gli. Il contributo teorico e pastorale di Caffarra alla cultura cattolica è stato assai rilevante e si è tradotto in una fertile testimonianza di quel Vangelo della vita il cui recupero costituisce la via privilegiata per superane la cultura della morte. Un recupero per il quale alla famiglia spetta un compito privilegiato.

Il prestigioso “palmares”Attribuito per la prima volta nel 1983 a Gianfranco Motta, che da allora è presidente della Giuria, il premio internazionale Medaglia d’Oro al merito della cultura cattolica è stato inoltre assegnato a: Adriano Bausola, Augusto Del Noce, Adriano Bompiani, Sergio Cotta, Divo Barsotti, Cornelio Fabro, Piero Pajardi, Giorgio Torelli, Joseph Ratzinger, Giacomo Biffi , Vittorio Messori, Luigi Giussani, Renè Laurentin, Irina Jlovajskaja Alberti, Pietro Prini, Michael Novak, Eugenio Corti, Riccardo Muti, Krzysztof Zanussi, Antonio Fazio e Hanna Gronkiewicz Waltz, Cesare Cavalleri, Angelo Scola, Ettore Bernabei, Camillo Ruini, Mary Ann Glendon, Francesco D’Agostino.

"Cultura cattolica"

Assegnato il premio al cardinale Caffarra

L if t i di d l t l i i

EVENTI

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Lunedì 4 ottobre, durante la solenne celebrazione in onore di San Francesco d’Assisi, presso l’omonima chiesa modenese, l’Arcivescovo di Modena-Nonantola, Mons. Lanfranchi, ha tratteggiato alcuni aspetti della fi gura del Santo Patrono d’Italia, adottando una prospettiva interessante e inconsueta. Si potrebbe dire che il Poverello d’Assisi è il santo più conosciuto e più amato della Chiesa Cattolica, perché incarna i valori universali dell’umanità, condivisi sia tra chi professa un credo religioso, sia tra chi si defi nisce ateo. Ma, se da un lato questa comunanza di sentimenti non può che suscitare apprezzamento, dall’altro muove alla rifl essione: è triste dover ammettere che il processo di secolarizzazione, che ha macinato anche il passato della tradizione cattolica, ha deformato pure la fi gura di questo grande santo, depauperandola, cioè appiattendola sul piano umano, cancellando in tal modo il vangelo, che era la sua unica regola di vita. Così, oggigiorno, paradossalmente, si esalta l’amore di San Francesco per la natura e per la pace, ma si disconosce la sorgente di tutto ciò, che è giustappunto Dio. I suoi contemporanei, che avevano compreso molto bene la sua lezione di vita, cioè l’applicazione del “vangelo sine glossa” (cioè senza aggiunte correttive), si scandalizzavano, si spaventavano e si vergognavano di lui (il padre addirittura lo malediceva quando lo incontrava). Ora, se i suoi contemporanei l’hanno rifi utato, deriso, dileggiato, come mai al presente è così benvoluto? Dobbiamo ammettere che subiamo il fascino di una immagine edulcorata, estranea alla realtà, perché rinnega Cristo quale fondamento di ogni sua scelta. San Francesco ha sperimentato “la forza esplosiva dell’incontro con Cristo”:

ecco perché si è recato dal sultano musulmano, senza armi, per convertirlo; ecco perché ha dedicato tanto tempo a riparare e costruire chiese; ecco perché ha amato tanto i sacerdoti, per cui aveva davvero una venerazione tutta speciale. Sostanzialmente l’Arcivescovo ha invitato i numerosi fedeli presenti a verifi care il proprio grado di conoscenza di San Francesco, perché forse si ama un santo che si conosce appena e occorre approfondire.

*Avvocato

Preghiera “Absorbeat” (San Francesco d’Assisi)

Rapisca, ti prego, o Signore,l’ardente e dolce forza del tuo

amore la mente mia

da tutte le cose che sono sotto il cielo,

perché io muoia per amore dell’amor tuo,

come tu ti sei degnato morire per amore dell’amor mio.

Simonetta Delle Donne *

Il Santo Patrono d'Italia

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Domenica 3 ottobre, a Villa Pallavicini, con una solenne liturgia vespertina, il Cardinale Arcivescovo ha inteso “dare inizio alle celebrazioni della Chiesa bolognese in onore di San Petronio”.Alla presenza di migliaia di fedeli, autorità civili, numerosi sacerdoti, il Cardinale ha ricordato che oltre alla raffi gurazione più comune del Patrono che regge sulla mano la città, ce n’è un’altra che lo mostra nell’atto di aiutare i poveri.Con questa immagine si è collegato

idealmente al motivo principale dell’incontro: “la solenne e defi nitiva tumulazione di don Giulio Salmi a Villa Pallavicini, al centro di questa cittadella della carità. Don Giulio è stato l’uomo della carità. Come sempre, la carità è geniale, non si ripete mai, perché sa vedere e rispondere ai bisogni che volta per volta si presentano. Quanta inventiva ebbe don Giulio nella sua carità! Come dice l’apostolo, “la sua carità cresceva in conoscenza e in ogni discernimento” (Cfr. Fa 1,9). Don Giulio rappresenta una grande tradizione, quella gloriosa genealogia

della carità che ha sempre percorso il nostro clero bolognese”L’Arcivescovo ha poi benedetto l’Arca di don Giulio, la nuova dimora che ha accolto le spoglie di monsignor Salmi, traslate dal cimitero di San Lazzaro di Savena, concretizzando il desiderio che don Giulio ritornasse nella sua “casa”, dove la provvidenza l’aveva posto per realizzare le sue opere. L’Arca, opera bellissima dello scultore Luigi Enzo Mattei, situata nel Villaggio

della Speranza, in un quadriportico somigliante ad un chiostro, oltre alla fi gura di don Giulio (a grandezza naturale), è ricca di simboli sacramentali (altare, acqua, pani e pesci…) e in un bassorilievo narra in sintesi la vita del sacerdote: dai calci al pallone che da bambino dava davanti alla chiesa del Farneto, all’ordinazione, all’apostolato svolto alle Caserme Rosse, al mondo del lavoro, alle Case per ferie…Un’opera preziosa, perché preziosa è stata la vita di don Giulio e prezioso rimarrà il ricordo di lui nella memoria dei bolognesi.

(Avvenire C.S.)

Villa Pallavicini: inaugurata l'"Arca di don Giulio"

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Roberto Bevilacqua

Una presenza importante tra scuola, chiesa e volontariato

Il 4 ottobre u.s. si è celebrata a Bologna la festa del Patrono S. Petronio. Tale ricorrenza è stata preceduta quest’anno da importanti manifestazioni che hanno coinvolto molti settori della

vita cittadina. Il via alle iniziative è avvenuto venerdì 1° ottobre, che ha coinciso anche con l’apertura dell’”anno straordinario di preghiera per le vocazioni sacerdotali” (tema che sta particolarmente a cuore al Cardinale Carlo Caffarra, che decretò proprio per quel giorno il

digiuno e l’astinenza dalle carni). Una giornata particolarmente impegnativa dunque, che per la prima volta ha visto la presenza in Piazza Maggiore delle scuole paritarie assieme alle Associazioni di volontariato. I ragazzi delle scuole hanno visitato la Basilica di S. Petronio: un’occasione per diffondere alle nuove generazioni la storia e la cultura di una tradizione (petroniana), fondata su una profonda religiosità dei bolognesi. Mentre le Associazioni di Volontariato, che avevano aderito all’invito della Curia Arcivescovile e per le quali erano stati allestiti appositi gazebo, hanno potuto dimostrare come certi valori possano realizzarsi concretamente, portando all’attenzione dei cittadini quanto sinora svolto. Parlando con essi e divulgando il materiale dimostrativo delle loro attività e dei loro progetti. Un appuntamento molto importante

quindi e al quale non si è sottratta assolutamente l’Unitalsi, garantendo in Piazza Maggiore una presenza costante dei propri volontari per l’intera giornata. Una piazza dove era stato allestito un

enorme palco per le rappresentazioni e per le dirette televisive in programma, a fi anco del quale era stato collocato anche un maxi-schermo dove far scorrere le immagini audio-visive. Ecco che in tanti si sono soffermati a guardare il nostro video, realizzato in collaborazione con la Redazione di “12 porte” (settimanale televisivo della Curia bolognese) durante il pellegrinaggio Diocesano del 2008, al quale partecipò il Cardinale Caffarra.Un’ ottima occasione promozionale in vista anche di quello programmato per la fi ne di agosto del 2011. Un apprezzato incontro con la città, che nonostante le recenti traversie politiche non dimentica, così come fece il Suo Patrono, chi è nel bisogno e nella sofferenza. Concetti unanimemente espressi nelle interviste rilasciate dai Presidenti delle Associazioni: Ant, Fanep; Bimbo Tu; Agimap; Club “l’inguaribile voglia di vivere”; La Casa dei Risvegli e, naturalmente l’Unitalsi.

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Vero che ogni concerto, per tutte le formazioni musical canore del mondo, sul piano artistico fa’ storia a sé, ma per la “Corale San Prospero” le esecuzioni di domenica 29 agosto scorso a Lourdes nella Chiesa di Santa Bernardette verranno dai coristi ricordate soprattutto per l’emozione davvero molto intensa vissuta in quel paio d’ore di buona musica. Innanzitutto per il luogo, dedicato alla fanciulla prediletta dalla Vergine, dove oltre che con la voce si canta con il cuore e la mente; per il pubblico, folto, attento, autorevole, appassionato di musica, che ha più volte applaudito un gruppo canoro dedito alle animazioni liturgiche parrocchiali; per il repertorio scelto, dedicato alla Madonna e al tema pastorale di Lourdes 2010: “Fare il segno della Croce con Bernardette” con cui ha preso uffi cialmente il via la “triennale” ispirata, appunto, alla Croce. Bello pensare che un modesto concerto canoro possa avere contribuito ad alleviare, anche se solo per qualche istante, tantissime sofferenze di persone disabili e ammalate. Sette i brani eseguiti: “Dell’aurora tu sorgi più bella”: un canto mariano che appartiene alla tradizione popolare italiana, con un’armonizzazione polifonica scritta ex novo. “Totus tuus”: un atto di completo e fi liale abbandono nelle mani di Maria, un’antifona composta in omaggio a Papa Giovanni Paolo II,

le cui parole vennero da Egli stesso scelte quale motto del suo stemma episcopale. “Signore dolce volto” di Johann Sebastian Bach: un brano dalla partitura maestosa e di forte stimolo alla meditazione del calvario e della morte di Gesù. “O croce fedele”: l’inno che accompagna l’adorazione della croce nel Venerdì santo. Crux fi delis, catechesi del mistero salvifi co della croce. “Cristo nostra Pasqua”: un gioioso canto di Comunione in cui tutta la Comunità cristiana esulta in Cristo risorto. “Santo” e “Agnello di Dio”: due canti prettamente liturgici, il primo molto solenne musicato da Mons. Marco Frisina; il secondo, tratto dalla ‘Messa della concordia’, è stato eseguito per la prima volta a Loreto in occasione del Giubileo dei giovani durante la celebrazione eucaristica presieduta da Papa Benedetto XVI. “Omni die”:

una sequenza gregoriana che ci ricorda come per venerare Maria sia importante soprattutto ascoltare ciò che Lei ha da dirci. “Nome dolcissimo”: una brano popolare, di quelli di una volta, mai dimenticato e sempre molto gradito, in particolare dai fedeli con qualche capello bianco, educati in passato a questa melodia semplice, per nulla banale. Un repertorio studiato e ristudiato dai cantori nelle settimane che hanno preceduto il concerto, ripetuto e affi nato nella canonica della parrocchia, divenuta in questi anni la vera sala prove del Paese d’origine della “San Prospero”: Carpineti, un piccolo paese matildico dell’appennino reggiano che ha un parroco conosciuto e apprezzato anche a Lourdes., Mons. Guiscardo Mercati, assistente spirituale dell’Unitalsi Emiliano-Romagnola che qualche tempo fa propose alla Corale di compiere questa esperienza rivelatasi straordinaria nella sua particolarissima unicità. Un concerto che ha raggiunto l’apice musicale con le performance organistiche del Maestro Claudio Cardani. Bravissimo nell’accompagnare la “San Prospero”, altrettanto nel proporre alcuni pezzi concertistici d’assolo. Disponibilità, umiltà e simpatia, va detto senza timore di smentita, completano le qualità del Maestro Cardani: un giovane musicista che ha scelto di studiare uno strumento diffi cile quanto stupendo nelle sue interminabili combinazioni di suoni, così solenni e suggestivi. Diffi cile ricordare i particolari delle varie animazioni liturgiche che hanno visto la “San Prospero” impegnata in modo particolare nella Basilica San Pio X dove si è avuta la testimonianza più imponente nella Santa Messa internazionale, partecipata all’inverosimile, presieduta da S.E. il Cardinale Vallini, Vicario di Sua Santità per la Diocesi di Roma. Diffi cile, soprattutto per i coristi, dimenticare la Celebrazione Eucaristica alla Grotta mariana, luogo di apparizione della Vergine a S. Bernadette, alla quale hanno assistito prevalentemente i pellegrini dell’Emilia-Romagna. La “Corale San Prospero”, diretta da Mario Bertini, è nata nel 1997 ed è composta di una trentina elementi, tra cui alcune ragazze e ragazzi studenti all’Istituto Musicale “Claudio Merulo” di Castelnovo né Monti.

Corale "San Prospero"

Emozione e buona musica a Lourdes: domenica 29 agosto con la Corale "San Prospero" e l'organista Cardani

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Il grande teologo Jürgen Moltmann è intervenuto sabato 18 settembre alla kermesse modenese dedicata alla fi losofi a, con una lectio magistralis incentrata sul tema della speranza. Citando ripetutamente gli scritti di S. Agostino e il Libro dell’Esodo, pietre miliari della nostra cultura impregnata di cristianesimo, l’oratore ha sviscerato il concetto di liberazione, incarnato simbolicamente nella storia d’Israele: cioè la storia di un popolo che, in modo miracoloso, ha ottenuto la libertà dalla “prigionia esterna”, ma solo successivamente ha conquistato faticosamente quella dell’anima (libertà dalla “prigionia interna”), con un cammino di purifi cazione durato 40 anni. Gli Ebrei, infatti, nel deserto, pur avendo abbandonato fi sicamente l’Egitto, scoprirono, ben presto, di non averlo abbandonato nel loro cuore: non riuscivano più a staccarsi dai costumi appresi in schiavitù, quella schiavitù che addirittura mitizzavano dal momento della partenza, avendo già seppellito il ricordo dei dolori sofferti. Ma l’uomo non cambia mai e anche oggigiorno tenta di costruire il proprio futuro identico al passato appena vissuto, rimanendone in tal modo, quindi, perennemente invischiato. Nell’Antico Testamento, si legge che Dio ode il grido del suo popolo; vede, sente, percepisce il suo dolore e scende sulla terra; libera con segni straordinari, poi sceglie di accompagnare il suo popolo nel deserto, rendendosi visibile in forma di colonna di fuoco (di notte) e di colonna di fumo (di giorno). Se è vero che la nascita di ogni uomo è un atto creativo nuovo di Dio, è anche vero che Dio ha preso un

impegno creando Adamo, in certo qual modo autolimitandosi. Il professore ha tradotto il concetto di libertà con quello di novità, spiegando che Dio ha creato dal nulla, pertanto ha innovato, donando all’uomo una capacità analoga, cosicché ogni uomo libero

sceglie-crea-innova, avvalendosi della “divina facoltà di dare inizio” alle cose. È inevitabile che il passato condizioni, talora pesantemente, ma non può e non deve impedire all’uomo di essere se stesso. Non siamo “marionette” determinate fatalmente dai nostri geni, perché esiste sempre uno spazio di autonomia in cui l’uomo è libero, quindi è se stesso e proprio per questo motivo è in grado di dare un nuovo inizio alle cose. L’uomo è nato per la libertà e deve cercare di ottenerla sempre, a

qualunque costo, perché la libertà garantisce la sua pienezza di vita. Ora, è chiaro che tra il passato e il futuro c’è il presente: una soglia, che occorre oltrepassare, poiché solo se si acquisisce la consapevolezza delle proprie schiavitù, con lucidità e

coraggio, si può aspirare davvero alla libertà: infatti, si desidera la liberazione dalla prigionia e si agisce in quel senso, solo quando “le catene iniziano a dolere”. Concludendo il suo intervento, il professore ha invitato ad imitare l’allodola, che canta ogni mattina per salutare il nuovo giorno, perché anche noi, pieni di speranza, dobbiamo guardare al nuovo giorno quale nuova promessa di vita, in considerazione del fatto che “il futuro è la realizzazione della nostra speranza”, che l’oratore ripone in Dio.

Simonetta Delle Donne

"Lectio magistralis" sul tema della speranza

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Nella serata di giovedì 4 novembre, in occasione della festa di San Carlo Borromeo, alle ore 17,30 nella cattedrale di San Giorgio in Sassuolo in provincia di Modena, ma diocesi di Reggio Emilia e Guastalla, durante la celebrazione dei Vespri, è iniziata la fase diocesana del processo di beatifi cazione e canonizzazione del servo di Dio don Alfonso Ugolini . Il tribunale ecclesiastico, presieduto dal vescovo di Reggio Emilia – Guastalla, S.E. Adriano Caprioli, coadiuvato da monsignor Franco Ruffi ni in qualità di delegato episcopale, da monsignor Emilio Landini come promotore di giustizia e dall’avvocato Francesca Consolini quale postulatrice. La cerimonia solenne, durata oltre due ore, ha avuto diversi momenti: Vespri, Atti rituali interessanti del processo (giuramento dei diversi componenti del Tribunale Ecclesiastico), Santa Messa.Hanno concelebrato il vescovo Caprioli, il vescovo ausiliare Lorenzo Ghizzoni, l’arcivescovo emerito di Smirne Giuseppe Germano Bernardini e numerosi sacerdoti, fra i quali anche mons. Guiscardo Mercati Assistente regionale dell’Unitalsi. Fra le autorità presenti il Sindaco di Sassuolo, Luca Caselli, e le più alte cariche cittadine, una folta rappresentanza dell’Unitalsi della Sottosezione locale e non, in quanto il Venerabile, nel lontano 1956 ne è stato il fondatore – Presidente e successivamente assistente spirituale, e una signifi cativa presenza della Sezione regionale dell’Emilia – Romagna con il suo presidente Italo Frizzoni. Una numerosa folla gremiva l’ampia

chiesa di San Giorgio, attenta e devota, in buona parte in piedi, ha seguito i diversi momenti liturgici senza dare alcun segno di stanchezza. Una partecipazione apprezzata esplicitamente dal Vescovo. E’ stato un momento forte di fede che ci ha lasciato un caro ricordo che vogliamo coltivare nel nostro intimo con la preghiera, perché si possa presto venerare don Alfonso tra i beati del cielo e perché Lui, dal cielo ci accompagni con la sua preghiera.

Breve biografi a del Servo di Dio.Breve biografi a del Servo di Dio.Alfonso Ugolini nasce il 22 agosto del Alfonso Ugolini nasce il 22 agosto del 1908, a Thionville, da Enrico e Maria 1908, a Thionville, da Enrico e Maria Rondanelli, ivi emigrati da Pianoro di Rondanelli, ivi emigrati da Pianoro di Lama Mocogno. Nel 1915, la sua famiglia Lama Mocogno. Nel 1915, la sua famiglia caduta in miseria, rientra dalla Francia e si caduta in miseria, rientra dalla Francia e si stabilisce a Sassuolo, la sua città adottiva. stabilisce a Sassuolo, la sua città adottiva. Terminate le scuole elementari, il giovane Terminate le scuole elementari, il giovane lavora come garzone nelle mansioni più lavora come garzone nelle mansioni più umili dedicandosi, allo stesso tempo ad umili dedicandosi, allo stesso tempo ad una intensa vita spirituale. una intensa vita spirituale. Intanto deve percorrere la strada dei poveri. Intanto deve percorrere la strada dei poveri. Il lavoro del papà è saltuario, mal retribuito, Il lavoro del papà è saltuario, mal retribuito, e per lunghi periodi, lontano. e per lunghi periodi, lontano. La mamma, minata dalla tubercolosi, La mamma, minata dalla tubercolosi, malattia assai diffusa in quegli anni, muore malattia assai diffusa in quegli anni, muore a trentasei anni. Quando il papà è lontano a trentasei anni. Quando il papà è lontano per lavoro, vive in tanta solitudine. per lavoro, vive in tanta solitudine. Talvolta deve chiedere l’elemosina. Verso Talvolta deve chiedere l’elemosina. Verso i diciassette anni si ammala come la i diciassette anni si ammala come la mamma e guarisce, inspiegabilmente, per mamma e guarisce, inspiegabilmente, per una Grazia della Madonna. una Grazia della Madonna. Tra il1939 e il 1940, in meno di undici mesi, Tra il1939 e il 1940, in meno di undici mesi, Alfonso vede scendere nella tomba papà Alfonso vede scendere nella tomba papà Enrico, e la sorella Severina, divenuta suor Enrico, e la sorella Severina, divenuta suor Fedele nell’Istituto delle Suore Missionarie Fedele nell’Istituto delle Suore Missionarie Francescane di Cristo. In questo contesto Francescane di Cristo. In questo contesto di povertà e solitudine splende la certezza di povertà e solitudine splende la certezza che il Signore è con lui e l’assicurazione che il Signore è con lui e l’assicurazione della Madonna che gli ha detto: “della Madonna che gli ha detto: “Non Non piangere io sono con tepiangere io sono con te“. Con felice intuito, “. Con felice intuito,

il parroco don Giuseppe Zanichelli, lo il parroco don Giuseppe Zanichelli, lo introduce nella vita parrocchiale; diventa introduce nella vita parrocchiale; diventa sagrestano – segretario parrocchiale sagrestano – segretario parrocchiale – catechista e formatore dei giovani – – catechista e formatore dei giovani – tuttofare e promuove l’Azione Cattolica. tuttofare e promuove l’Azione Cattolica. Con il boom della ceramica, con il Con il boom della ceramica, con il superamento della mezzadria e lo superamento della mezzadria e lo spopolamento dell’Appennino, inizia a spopolamento dell’Appennino, inizia a Sassuolo il fenomeno dell’immigrazione. Sassuolo il fenomeno dell’immigrazione. Alfonso, fi glio di un emigrato, è disponibile Alfonso, fi glio di un emigrato, è disponibile per chi arriva disorientato e povero. per chi arriva disorientato e povero. Lui, che ha conosciuto la povertà e ha Lui, che ha conosciuto la povertà e ha sperimentato sulla sua pelle cosa signifi ca sperimentato sulla sua pelle cosa signifi ca aver fame, istituisce il Fraterno Aiuto aver fame, istituisce il Fraterno Aiuto Cristiano per procurare mezzi a favore dei Cristiano per procurare mezzi a favore dei poveri; accoglie tutti con disponibilità piena poveri; accoglie tutti con disponibilità piena e senza alcuna discriminazione.e senza alcuna discriminazione.E’ accettato, nel 1950 a quarant’anni E’ accettato, nel 1950 a quarant’anni suonati, da mons. Dino Torregiani suonati, da mons. Dino Torregiani nell’Istituto secolare dei Servi della Chiesa. nell’Istituto secolare dei Servi della Chiesa. Riserva uno spazio privilegiato per i malati Riserva uno spazio privilegiato per i malati che visita quotidianamente; nel 1956 che visita quotidianamente; nel 1956 fonda a Sassuolo la Sottosezione Unitalsi, fonda a Sassuolo la Sottosezione Unitalsi, spendendosi in costanti servizi di carità per spendendosi in costanti servizi di carità per i poveri e gli immigrati che arrivano attratti i poveri e gli immigrati che arrivano attratti dall’industria della ceramica, partecipa con dall’industria della ceramica, partecipa con entusiasmo ai pellegrinaggi a Lourdes e entusiasmo ai pellegrinaggi a Lourdes e Loreto come barelliere. Loreto come barelliere. Ha un amore intenso verso Dio e una Ha un amore intenso verso Dio e una devozione illimitata alla Madonna. devozione illimitata alla Madonna. Nel 1972 il vescovo Gilberto Baroni, esorta Nel 1972 il vescovo Gilberto Baroni, esorta Ugolini ad abbracciare il sacerdozio. Ugolini ad abbracciare il sacerdozio. L’ordinazione sacerdotale arriva L’ordinazione sacerdotale arriva velocemente nel 1973 a sessantacinque velocemente nel 1973 a sessantacinque anni. anni. Ogni giorno don Alfonso, passa ore e Ogni giorno don Alfonso, passa ore e ore nel confessionale ad amministrare il ore nel confessionale ad amministrare il sacramento della Riconciliazione, mettendo sacramento della Riconciliazione, mettendo in evidenza la sua vocazione caritativa in evidenza la sua vocazione caritativa verso i malati e il suo straordinario carisma verso i malati e il suo straordinario carisma dell’ascolto. dell’ascolto. Ancora oggi, i sassolesi si fermano con Ancora oggi, i sassolesi si fermano con venerazione davanti al suo confessionale, venerazione davanti al suo confessionale, alla sinistra dell’entrata principale della alla sinistra dell’entrata principale della chiesa di San Giorgio. chiesa di San Giorgio. La morte lo coglie a novantun anni il 25 La morte lo coglie a novantun anni il 25 ottobre del 1999, sereno e pienamente ottobre del 1999, sereno e pienamente realizzato perché si è donato, senza realizzato perché si è donato, senza riserve, a Dio e all’uomo. riserve, a Dio e all’uomo.

*Presidente Sottosezione Sassuolo

Anna Maria Barbolini *

Don Alfonso Ugolini, beato

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Nel 2009 l’Unitalsi tramite le società francesi “Sci La Ribère e Sarl Unitalsi” ha fatto delle importati acquisizioni su Lourdes “scommettendo” sul pellegrinaggio e dimostrando come la sua vocazione originale sia una priorità del tutto attuale. La nostra associazione ha voluto dare una risposta alla richiesta di alloggio dei nostri soci, con l’obiettivo di creare delle strutture capaci di riproporre lo stile di vita e di famiglia che già troviamo nel “Salus Infi rmorum”. Questa esigenza ha portato all’acquisizione di nuove case e già nella stagione 2010 per molti di noi è stato possibile vivere il momento del pellegrinaggio in un clima nuovo. Le case sono dei contenitori ma sarà la nostra capacità di animarle, di farle vivere, di sentirle “nostre” a dare un senso al nostro progetto. Ecco che ognuno di noi dovrà impegnarsi in prima persona per trasformare il vecchio concetto di “albergo” per vivere pienamente a “casa propria”.Essere a casa vuol dire:- amare chi ci abita- amare chi ci serve- rispettare ogni spazio- applicarsi affi nché tutto sia in armonia- accettare le piccole diffi coltà che possono inevitabilmente nascere ed aiutarci a progredire sullo stile di accoglienza con consigli costruttivi.IL SALUS INFIRMORUMIL SALUS INFIRMORUMIl Salus Infi rmorum, la casa d’accoglienza dell’Unitalsi situata a pochi metri dai Santuari, è nata per accogliere gli amici in diffi coltà. L’evoluzione negli anni:- 1972 l’Unitalsi acquista l’hotel Bethanie e crea una casa d’accoglienza capace di ospitare 167 malati autosuffi cienti.- 1993 operazione di ristrutturazione e ricostruzione della struttura rendendo la casa accessibile a tutti gli ammalati dell’Associazione, e aumentando la capienza a 270 posti letto.- 1995, nel mese di giugno il pellegrinaggio dei bambini malati apre i battenti del nuovo Salus.- 1999 ampliamento sulla rue de Pau e aumento della capacità di accoglienza a 350 posti letto- 2002 nuovi servizi quali self service, bar e negozio di souvenir. - 2008 lavori di manutenzione per adeguare alcuni spazi ormai usurati; rifacimento del 2° piano.

Dal 1995 al 2010, durante 15 stagioni ben 90.000 soci hanno avuto la possibilità di apprezzare e di conoscere questa struttura abitandola e trasformandola con la loro presenza. Ogni anno la nostra casa nel periodo invernale vede la realizzazione di importanti lavori di ristrutturazione per mantenere il livello di accoglienza e di gradimento degli ospiti elevato. Quest’inverno ci siamo concentrati sul terzo e quarto piano (pittura dei locali, sostituzione del pavimento in pvc con palchetto in legno, rifacimento tende e copriletti). Invitiamo tutti gli animatori d’albergo a visitare questa struttura per far crescere in ogni pellegrino il gusto di appartenere ad un’associazione attenta ai bisogni dell’ultimo. Visitate inoltre il sito www.salus.fr dove potrete visitare ogni spazio della casa, entrare in ogni salone, in cappella, in sala da pranzo ed in tutte le camere. Una serie di fi lmati vi danno l’opportunità di visitarlo approfonditamente in modo virtuale. Troverete inoltre mille informazioni utili al vostro soggiorno a Lourdes e nella nostra casa.L’Hotel TARAL’Hotel TARASull’avenue Peyramale, accanto al Pont Vieux (ponte vecchio), troviamo l’Hotel Tara. L’Unitalsi ha acquistato questa struttura di pregio nel 2009 e per la seconda stagione viene utilizzata dai nostri soci come una nuova opportunità di alloggio in un ambiente accogliente e familiare. L’Hotel Tara si sviluppa su 8 piani fuori terra e propone:- Una zona hall con reception, saloncino TV, sala bar- Due ascensori- Un ristorante per gli ospiti- 72 camere, comfort ***, gradevolmente arredate, TV satellitare e con ampie sale da bagno.I nostri collaboratori dell’Unitalsi si prodigano ogni giorno per accogliervi in un ambiente familiare e gradevole. L’obiettivo è quello di mettere in opera tutte le attenzioni necessarie per farvi trascorrere un felice soggiorno e partire con un buon ricordo del pellegrinaggio vissuto insieme. In seguito all’acquisto degli hotel Lecuyer, La Source e Maris Stella, L’Unitalsi ha iniziato una trattativa per la vendita dell’hotel Tara al miglior offerente. L’obiettivo dell’Associazione è di concentrare il suo interesse sulle strutture prossime al “Salus Infi rmorum”. Per la stagione 2010 l’Hotel Tara resta comunque un’opportunità per i nostri soci.IL FLORENCEIL FLORENCESituato sulla Rue de Pau, di fronte all’uscita del “Salus”,

Federico Lorenzini * Emanuele Boero *

L'Unitalsi e gli alloggi a Lourdes

SALUS INFIRMORUM

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rappresenta un’altra opportunità di alloggio. Il Florence da molti decenni era la casa del “Brancardier” a Lourdes. Di proprietà fi no al 2008 del Vescovo di Lourdes, è stato acquistato l’anno scorso dalla nostra associazione. Quest’inverno è stato completamente trasformato e rinnovato per aprire le sue porte nel mese di aprile 2010. L’hotel Florence accoglierà per la notte i barellieri e le sorelle dell’Unitalsi che hanno scelto la “quota fraternità” e sarà quindi una delle due strutture di fraternità dell’Unitalsi. I soci alloggiati presso questa struttura consumano i pasti presso il self service del primo piano del “Salus Infi rmorum”. Il Florence offre:-al piano terra : la reception e una piccola hall di accoglienza-al primo piano un’ampia sala riunioni (120 posti) e la zona uffi ci dove sono concentrati gli uffi ci direzionali ed operativi dell’Unitalsi a Lourdesal 2°, 3° e 4° piano 47 camere per un totale di 91 posti letto (6 camere singole, 38 camere doppie e 3 camere triple)L’Hotel Florence *** è stato costruito secondo le regole del “Label Tourisme Handycap” ed ha ottenuto il riconoscimento quale struttura capace di accogliere le persone diversamente abili per diffi coltà motorie, visive, uditive o mentali. E’ l’unica struttura su Lourdes che ha ottenuto questo riconoscimento nella sua globalità.IL MARIS STELLAIL MARIS STELLASituato sulla Rue de Pau, sul lato destro del “Salus”, rientra a pieno titolo fra le strutture di accoglienza dell’Unitalsi. Il Maris Stella, dopo essere stato per molti decenni unito da una passerella al corpo dell’Hotel Lecuyer La Source, acquistato l’anno scorso dalla nostra associazione, è diventato quest’anno una struttura alberghiera a sé stante. Quest’inverno è stato parzialmente rinnovato per aprire le sue porte nel mese di luglio 2010:-adeguamento degli impianti di sicurezza dell’Hotel-adeguamento delle vie di fuga-rifacimento delle camere con posa palchetto, rifi niture murali, sostituzione infi ssi, sostituzione elementi d’arredo quali copriletti tende ecc.L’hotel Maris Stella accoglie per la notte i barellieri e le sorelle dell’Unitalsi che hanno scelto la “quota fraternità” ed è quindi la seconda struttura di fraternità dell’Unitalsi. I soci alloggiati presso questa struttura consumano i pasti presso il self service del primo piano del “Salus Infi rmorum”.Il Maris Stella offre 60 camere per un totale di 120 posti lettoI soci qui ospitati possono accedere al “Salus” sia dalla Rue de Pau che dai giardini interni comuni a quelli del Salus Infi rmorum.L’Hotel LECUYER LA SOURCEL’Hotel LECUYER LA SOURCESul Quai Boissarie, accanto al “Salus Infi rmorum”, troviamo l’Hotel Lecuyer La Source. L’Unitalsi ha acquistato questa struttura di pregio nel 2009 e dal mese di giugno 2010 viene utilizzata dai nostri soci come una nuova opportunità

di alloggio in un ambiente accogliente e familiare. L’Hotel Lecuyer La Source si sviluppa su 8 piani fuori terra e propone:-Una zona hall con reception, salone TV, sala bar, negozio di articoli religiosi-tre ascensori- 120 camere, comfort ***, gradevolmente arredate, con ampie sale da bagno disponibili a partire dalla fi ne del mese di giugno 2010Quest’inverno è stato parzialmente rinnovato per aprire le sue porte nel mese di luglio 2010:- adeguamento degli impianti di sicurezza dell’Hotel- adeguamento delle vie di fuga- rifacimento delle camere con posa palchetto, rifi niture murali, sostituzione infi ssi, sostituzione elementi d’arredo quali copriletti tende ecc.I nostri collaboratori dell’Unitalsi si prodigano ogni giorno per accogliervi in un ambiente familiare e gradevole. L’obiettivo è quello di mettere in opera tutte le attenzioni necessarie per farvi trascorrere un felice soggiorno e partire con un buon ricordo del pellegrinaggio vissuto insieme. Durante la stagione 2010 i soci che hanno trovato alloggio presso questa struttura hanno consumato i pasti presso il Self Service situato al primo piano del “Salus Infi rmorum”.Per la stagione 2011 l’hotel sarà in grado di accogliere in pensione completa i suoi ospiti e verrà realizzato all’interno della struttura un nuovo self capace di rispondere pienamente alle esigenze dei nostri soci.CASA ITALIACASA ITALIA- Un ristorante- Un bar- Una pizzeria- Una gelateria- Un luogo conviviale e simpatico- Un’animazione ItalianaTutto per un momento di distrazione e di riposo all’interno del pellegrinaggio. Casa Italia si trova sul Quai St. Jean, davanti al “Salus”, sul lungo Gave. E’ un’opportunità da non perdere e da tenere in considerazione per gustare una buona pizza, un piatto di spaghetti, un gelato o un caffè all’italiana. Anche questo locale è di proprietà dell’Unitalsi e vuole diventare un luogo d’incontro e di amicizia a misura di unitalsiano. L’Unitalsi ha preventivato durante la prossima stagione invernale 2010-2011 il rifacimento parziale della struttura e l’adeguamento della medesima rendendola pienamente accessibile ai nostri amici in diffi coltà. Invitiamo tutti gli animatori d’albergo a visitare e frequentare questa struttura per far crescere in ogni pellegrino il gusto di appartenere ad un’associazione attenta ai bisogni di tutti.

*Presidente Unitalsi Lourdes*Direttore Salus Lourdes

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I giovani dell'Unitalsi di Modena

CROCEvia - Giovani intorno alla CroceModena 25-26 settembre 2010: incontro regionale giovani Unitalsi

Carissimi amici,ben arrivati a Modena e benvenuti alla seconda edizione dell’iniziativa “…tutto ruota intorno a te…”. Come alcuni di voi ricorderanno, lo scorso anno siamo stati ospiti degli amici di Forlì che hanno dato vita a questo progetto, che segue le orme del cammino dei giovani progettato dall’Unitalsi Nazionale. Il cuore di questo progetto è la convinzione profonda che sia necessario pensare ai giovani, per i giovani, con i giovani. Da qui nasce l’idea di passarci il testimone e di dare un seguito all’Incontro Regionale dei Giovani Unitalsi. Il tema pastorale dell’anno è “imparare a fare il segno della croce con Bernardette”, così abbiamo pensato a questi due giorni come ad una celebrazione della Croce. “CROCEvia- giovani intorno alla croce” è il titolo che abbiamo voluto dare al nostro convegno. E’ volutamente scritto “CROCEvia” per evidenziarne il duplice signifi cato: da un lato il crocevia come incrocio, come molteplicità di persone che vanno in direzioni differenti, come diversità, ricchezza e pluralità; dall’altro “la croce” come via per arrivare alla nostra destinazione, per scoprire la nostra strada, trovare nuove direzioni. Come simbolo di queste giornate vi abbiamo regalato una bussola, strumento che ci aiuta ad orientarci, che ci indica la via da percorrere. La bussola è anche presente nel nostro logo, dove però abbiamo aggiunto un particolare che riteniamo fondamentale...ad indicarci la via non è più una freccia, ma la Croce. La Croce ci rivela quale strada percorrere, ci sconvolge a volte perché ci porta su sentieri che non immaginavamo e che sono spesso più ripidi e scoscesi di ciò che siamo pronti a sopportare; ma più saliamo per questi nuovi percorsi più ci accorgiamo che non ci dobbiamo più muovere secondo le nostre solite coordinate (nord, sud, ovest, est), ma dobbiamo alzare lo

sguardo e andare verso l’alto, verso l’altro. La liturgia di questa sera esprimerà proprio la nostra voglia di volare, di liberare il cuore, di alzarci in volo appunto e osservare gli eventi della nostra vita da una nuova prospettiva. Abbiamo preparato diverse attività per conoscerci, per continuare a creare e

consolidare la nostra amicizia e per rifl ettere insieme sulle nostre diversità, sulle nostre croci. Ciò che vi chiediamo è di partecipare, divertirvi, cantare e pregare insieme, come solo i giovani sanno fare e di certo vivremo una esperienza da custodire gelosamente nel cuore. Con amicizia.

LA PAGINA DEI GIOVANI

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Un pensiero assurdo: se anche Il Signore Gesù non fosse tra noi, continuerei a stare nell’Unitalsi. E’ assurdo, lo so: l’Unitalsi non potrebbe essere se non ci fosse il Signore, ma quanto siamo stati bene al convegno dei giovani dell’Emilia Romagna! Brava Modena! Noi vicini di casa abbiamo sentito solo gli echi di una organizzazione che negli ultimi giorni ha fatto le ore piccole, ma queste cose prendono forma in corsa e tutto, davvero tutto, alla fi ne ha girato nel modo giusto. Forse noi dell’E.R. (no, non intendo Clooney e soci) siamo gli ultimi arrivati per quello che riguarda i giovani, ma dopo aver dato uno spintone al settore degli aspiranti, in questi due anni abbiamo fi nalmente vissuto un buon movimento, completo e credibile insieme ai ragazzi più grandi, a tutti i ragazzi: ai “parrocchiani” come a quelli che avevano abbandonato, persino insieme a quelli non battezzati. E dire che la partenza per questo convegno non ha goduto dei migliori auspici: uno degli autisti degli altri pulmini, a metà del giro di raccolta dei passeggeri chiama al cellulare: «Non sto bene, vieni a prendere il pulmino». E la leggenda narra che abbia chiamato casa dicendo. «Sto arrivando: presto, aprite il portone!» Al che gli stupiti famigliari hanno obbedito, ma non lo hanno visto salire le scale: ha dovuto fare tappa nella lavanderia al pian terreno… e più non dimandare. Ma bene o male tutti, tranne lui, riescono ad arrivare e il clima è subito caldo di improvvisazioni teatrali, di musica e di un lavoro nei gruppi che ha trovato ragazze e ragazzi, conosciutisi solo a Lourdes, pronti a mettersi in gioco con una verità che ha luccicato di lacrime di commozione. Poi quella pazzesca intuizione di una veglia notturna ai piedi della croce, stanchi come eravamo; ma quanti pesi sono stati

lasciati accanto a quella croce abbassata, abbassata fi no ai nostri piedi! Infi ne un risveglio in una mattinata lucida di aria chiara e dei segni che hanno colorato mani e cuori, iniziata insieme al Vescovo e confl uita tutta nella celebrazione viva del banchetto Eucaristico vissuto con lo stesso entusiasmo di quello “alla modenese” che lo ha seguito. Ricorderò per molto tempo la processione offertoriale con la ragazza che spingeva una amica in carrozzina che a sua volta portava sulle ginocchia un’altra volontaria. Ogni evento è disegnato dagli incontri e dagli episodi e un’altra delle storie di questo convegno ha per protagonista un sensore di movimento, cioè uno di quegli esserini che amano spegnere la luce mentre state facendo la pipì al ristorante. Eravamo ospitati presso una parrocchia dove le aule erano state attrezzate per l’occasione con ottimi letti per i ragazzi disabili, mentre per il personale c’erano provvidenziali materassini a terra. Dopo

l’operazione pigiama coi nostri amici, in alcuni ci siamo sistemati nel corridoio fuori da una stanza, pronti per eventuali interventi notturni. Eravamo ancora ignari che quello fosse il regno incontrastato di lui, del sensore. Un dittatore infi do e bastardo che ad ogni piccolo movimento accendeva la luce e che la spegneva solo dopo interminabili minuti di assoluta immobilità. Andrea va in bagno, "Lamp": 2000 watt al neon. Alle va a letto: "Lamp"! Uno si gira nel sacco a pelo: "Lamp"! "Lamp"! "Lamp"! Finalmente scende il silenzio, sono quasi le due. Bado a non muovere nemmeno un muscolo quando… dalla stanza viene una voce confusa. Non posso darla vinta al sensore, faccio fi nta di non aver sentito e la luce fi nalmente si spegne, maaaa… "Lamp"! Alle esce e mi scuote: «Vieni a sentire cosa vuole Salvo perchè io non capisco.» Ormai rassegnato entro, mi chino sul letto e Salvo mi dice: «Per favore, spegni la luce in corridoio».

Angelo Torelli

Giovani al CROCEviaMovimento e risate in Emilia Romagna

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Danio Romagnoli *

Curare i malati nella mente e nel cuore

L’ultimo pellegrinaggio a Lourdes si è concluso e, ringraziando Maria, quest’anno le cose sono andate bene, viaggi e permanenza non hanno presentato complicazioni di rilievo, pellegrini e malati sono rientrati a casa con il loro bagaglio di speranza e di serenità che, d’altronde, è ciò che ognuno di noi vuole ottenere ogni qualvolta prende il treno ben conscio dei sacrifi ci cui va incontro.E dire che i malati non erano meno gravi di quelli degli anni scorsi, anzi, quest’anno abbiamo avuto, per la prima volta, molti casi di SLA, che hanno richiesto una larga partecipazione di volontari per accudirli, perché, come ho già detto nel numero precedente, questi sono malati (almeno per ora) inguaribili perciò curabili in quanto necessitano di cure non solo mediche o palliative ma anche rivolte alla mente con la parola ed al corpo per le necessità più semplici come quelle fi siologiche.Larga partecipazione di medici ed infermieri nel corso di tutti i pellegrinaggi ma, purtroppo, in maniera molto irregolare; in alcuni, come quello di Giugno, sia gli uni che gli altri sono stati talmente pochi da richiedere turni giornalieri massacranti anche se lo spirito unitalsiano, la volontà di dare e la buona organizzazione hanno sempre avuto la meglio, senza mai far mancare niente a chi si è affi dato loro.In altri casi, come ad Agosto, il numero era tale che ogni turno poteva essere coperto da più operatori.Non sto a dire, ora, che le cose dovrebbero essere meglio regolamentate, è una vecchia storia alla quale non si verrà mai a capo; è uno dei difetti del volontariato il quale richiede una interruzione nei normali impegni di lavoro, sacrifi cando quasi sempre parte delle proprie ferie, e, si sa, queste spesso non vengono date a richiesta ma a comando perciò un caldo ringraziamento a tutti coloro che danno a seconda della propria disponibilità.Ed ho anche notato che, a differenza di quanto spesso accade al di fuori del nostro ambito, dove frequentemente il medico guarda più verso la malattia che verso la persona (mio padre, vecchio medico condotto mi diceva sempre: cura i malati nella mente e nel cuore ed avrai già ottenuto una buona parte di guarigione), nei nostri pellegrinaggi sia medici che infermieri seguono il principio di assistere

contemporaneamente il corpo e la mente, dando quei benefi ci che, in maniera molto maggiore, si cercano e si trovano a Lourdes.E molti neofi ti, o perché di proprio o perché seguono l’esempio dei veterani, già dal viaggio di andata mettono in pratica questi insegnamenti; ne è un esempio la lettera che segue:

Caro professor Danio è trascorsa una settimana dal nostro rientro ma l’intensità delle emozioni provate a Lourdes non si sono affi evolite. Anzi nei ricordi e nei racconti che continuo a fare a parenti, amici e colleghi le emozioni prendono una dimensione interiore sempre più chiara e defi nita.Già da alcuni anni avevo pensato di andare a Lourdes, in un primo tempo come pellegrina, avendo avuto esperienze di malattie importanti personali (neoplasia maligna al seno trattata chirurgicamente, con radioterapia e chemioterapia nel 2002 e neoplasia alla cervice uterina trattata con intervento di isterectomia e annessiectomia nel 2008) e di famigliari (il papà deceduto nel 2008 e una zia medico, a me molto vicina, nel 2009).Durante il 2009 ho invece pensato di fare un’esperienza di servizio per cui, assieme ad un’amica, abbiamo contattato l’Unitalsi per andare a Lourdes in giugno.Non conoscevo l’Unitalsi nè ero informata sull’organizzazione del viaggio, pur frequentando ambienti cattolici a Ferrara e il mio parroco don Giovanni Pisa. Avevo innanzi tutto il desiderio di mettermi in gioco per gli altri in un contesto diverso da quello del lavoro e della famiglia, ero disponibile a fare servizi diversi dall’attività del medico, ma quando mi è arrivata a casa la lettera dell’Unitalsi in cui si diceva che avrei fatto il medico, sono stata contenta.Niente viene per caso!!! In un primo tempo l’impatto con il”sistema Lourdes”mi ha coinvolto per la partecipazione alle manifestazioni, per i riti talora lontani dalla mia sensibilità, ma molto affascinanti, comunque quello che fi n dall’inizio mi ha colpito e ha lasciato un segno dentro di me è stata la disponibilità verso gli altri, verso chi soffre, riscontrata in tutti, così diffusa da essere speciale.Ancor prima del contatto diretto con i malati

a cui sono abituata, mi è piaciuto il clima di collaborazione e amicizia instaurato con i colleghi, gli infermieri, i volontari tutti. La stima e la fi ducia riposta gli uni negli altri mi è sembrato un valore non banale.Ringrazio il prof. per aver creato una squadra affi atata in cui anche “le matricole “si sentono a proprio agio!!!!!E poi,alla fi ne ma non ultima l’esperienza con la sacralità del luogo, l’esperienza con la Grotta, le preghiere “alla Signora”. La commozione che ho provato entrando la prima volta dentro il cancello, vedendo quella quantità di fedeli, malati e sani che pregano, in silenzio, sperano,ringraziano, quella commozione mi è rimasta dentro.Nei momenti, tanti, in cui mi ritrovavo a pregare, non ho chiesto qualcosa di particolare per me, ma ho solo ringraziato il Signore e Maria per tutto quello che mi hanno donato, innanzi tutto la mia famiglia, mio marito, le mie fi glie, per la serenità che ho provato e che si respira a Lourdes, quella serenità che altrove si deve conquistare ma che a Lourdes si vede negli occhi delle persone, nei sorrisi regalati, nei gesti d’affetto ricambiati e autentici anche fra persone che non si conoscono.Questo è un vero miracolo... vincere la diffi denza, accogliere, ascoltare, uscire dal sè per trovare l’altro e ritrovarsi insieme.Sono senz’altro rifl essioni scontate, ma forse è proprio questo sentimento comune che fa ritornare tutti a Lourdes.Caro Prof, ti ringrazio per avermi fatto comprendere il ruolo del medico in servizio a Lourdes e per aver comunicato un grande calore umano accanto alla fermezza delle regole. Spero di poter rivivere con tutti voi la prossima esperienza. Un abbraccio con affetto

Chiara Benvenuti

Quando uscirà questo articolo nella nostra Sezione e nella Sottosezione ci saranno stati molti cambiamenti, importante che chi verrà abbia tutti i tratti caratteristici dell’unitalsiano: volontà, altruismo, senso del dovere, umiltà, amore per il prossimo, obbedienza, preparazione, senso dell’ordine e dell’organizzazione. A tutti l’augurio che Maria ci accompagni e ci guidi sempre.

*Medico responsabile Sottosezione Bologna

L’ANGOLO DEL MEDICO

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Alberto e la sua famiglia trovasi.Un miracolo d’amore. Un amore portato avanti da tutti, ognuno con il proprio ruolo: padre, madre, fi glio e nipote.Una famiglia come quelle che puoi trovare nelle foto sbiadite di una volta, quelle color seppia, quelle di quando la famiglia veniva prima di tutto. Prima del lavoro, prima delle vacanze, prima della salute. La famiglia di Alberto è così, famiglia prima di tutto. E ruota tutta attorno ad Alberto ed Alberto muove tutto attorno a sé. Seppur nella sua immobilità. Seppur nella sua malattia. “E quando sta male“ - racconta la voce rotta dalla commozione del padre – “ci manca tutto. Manca il perno attorno a cui girare”, Si, perché la vita della famiglia di Alberto gira attorno a lui, deve girare attorno a lui. Alberto non è autosuffi ciente in nulla. Un duplice errore umano, un’antesignana lite in sala parto per chi deve decidere il da farsi, intanto che il tempo che scorre ha già deciso da sé, unita ad un arnese mal usato forgiano per sempre il destino di Alberto. Gli danno un mese di vita. Alberto ha 47 anni. Alberto ha 47 anni di puro amore che ruotano intorno a lui. Se lo guardi steso sotto la copertina di lana immacolata, opera di mani provette nei lavori a maglia, o in braccio alla mamma al momento del pasto, sembra un ragazzino. Invece è un uomo, un uomo incapace di camminare, addirittura di reggersi seduto, incapace di parlare ma non di farsi capire da chi lo ama. Il mio annuale miracolo di Lourdes. Forte come un pugno allo stomaco, dolce come il tono di voce della mamma di Alberto che quando parla sembra che sussurri, quasi non volesse disturbare con il suo racconto il suo ometto. E di diffi coltà ne ha tante da raccontare, la mamma di Alberto. Non parla di quelle della vita quotidiana, non ne fa cenno, rispettosa e riguardosa della fatica di vivere che

Alberto deve già affrontare di suo. Ma delle diffi coltà che nascono dalla crudeltà della gente lontana, non solo geografi camente, ma soprattutto con il cuore, dalla grotta di Massabielle. Diventa diffi cile anche solo la spesa nel negozio sotto casa, perché nel tragitto tutti ti guardano, come una indesiderata appendice a qualche reality di nuova generazione. E’ bella la mamma di Alberto e lo diventa ancora di più quando abbraccia quel fi glio bisognoso. E a guardarli, in quella posizione, mi sono sembrati per un attimo una moderna trasposizione della Pietà di Michelangelo. Se non fosse per il drappeggio diverso degli abiti, il corpo contorto di Alberto e l’amore di sua madre che lo sorregge sarebbero identici. Poi c’è il padre di Alberto. L’ho visto sorridere sempre, sereno. Perché quando racconta del suo Alberto è felice, è orgoglioso, è una valanga di amore allo stato puro. Brandisce la foto ricordo sul sagrato della cattedrale con gli occhi che brillano perché il suo Alberto è proprio lì, in prima fi la, e tutti l’hanno riconosciuto. Ma non additato, come a casa, nella vita lontano da questa grotta, bensì individuato ed ambìto, mascotte tra i tanti volti in posa.Eppure di tribolazioni e diffi coltà, fuori e dentro dagli ospedali, me ne ha raccontate tante. Ma Alberto è sempre stata la sua forza. Proprio lui, aggrappato alla vita con tenacia, è sempre stato la forza in cui tutti, in famiglia, han trovato sostegno. E gli parla, gli racconta, mentre gli accarezza i capelli, di continuo, quasi che un venticello ribelle, proprio lì davanti alla Grotta, glieli dovesse scompigliare. Gli racconta ciò che Alberto si perde, dalla sua sghimbescia posizione supina, perché fuori dal suo campo visivo. E Alberto sorride e mormora la sua approvazione. Ma non fi nisce qui, la famiglia

di Alberto. C’è anche lui, Alex, il nipote. In pellegrinaggio con noi, è un bel tredicenne dagli splendidi occhi neri, dal taglio quasi orientale, talmente tirati sui bordi che sembrano sempre aperti ad una infi nita risata. Instillato di guizzi di giovinezza, li rende rispettosamente moderati, però, quando si avvicina allo zio Alberto. Allora diventa attento e premuroso, gli si incolla addosso, lo abbraccia, lo accarezza fi n quasi a coprirlo, quasi a proteggerlo, con quel corpo adolescenziale che ha le stesse dimensioni del suo. E poi se lo bacia, quel suo zio che, sornione, se ne resta immobile a far scorta di tutto quell’amore. Ma seppur commossa da quanto vedo, non riesco, nella mia umana limitazione, a capire come possa lui essere fulcro per gli altri. A me sembra una persona che ha bisogno di ricevere, ma mi sfugge la modalità con cui egli possa dare. Ma la Bella Signora ogni anno ha in serbo per me una bella lezione d’amore e di verità. Parlando con il papà di Alberto, così come lui mi racconta del suo, anche io racconto le mie piccolezze quotidiane, i miei travagli, che a casa sembran massi che non riesco a portare ma che qui si frantumano in banale arenile. All’improvviso, si gira verso Alberto, si avvicina al suo orecchio accarezzandogli, come sempre, i capelli, e prima che io possa impedirglielo, gli sussurra: “Hai sentito la signorina? Questa sera, quando dici le preghiere, ricordati di dirne una anche per lei”. “Perché…, lo sa?” dice guardando poi nella mia direzione “Alberto è tanto vicino alla Madonna. Quando abbiamo bisogno di una preghiera speciale, è lui che gliela porta per noi”.Ora so che anche io ho la fortuna di ruotare nell’orbita affettuosa di quel perno d’amore.

Stefania Avanzini

A.A.A. - Amore, affetto, amicizia cercasi

RACCONTO

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ATTUALITÀ

Dal Palazzo del Vicariato in Via della Pigna a Roma, sede della Presidenza Nazionale Unitalsi, l’Assistente Nazionale Unitalsi e Arcivescovo di Salerno, Monsignor Luigi Moretti oggi, giovedì 25 novembre alle ore 12 ha uffi cializzato la nomina di Sua Eccellenza Monsignor Luigi Marrucci, del clero di Volterra e Vice Assistente Nazionale Unitalsi a Vescovo di Civitavecchia-Tarquinia. La nomina a Vescovo è sempre

un’occasione per ricordarci una cosa molto semplice. Oggi noi possiamo credere in Gesù, possiamo accoglierlo nella esperienza della Chiesa. Gesù senza Chiesa non si incontra. La Chiesa si costruisce sul fondamento degli apostoli e si tramanda di generazione in generazione. E' per questo che oggi questo momento per noi è importante, perché signifi ca che ancora una volta il Signore continua a chiamare quelli che Egli vuole. Oggi per don Luigi è un momento

bello, come per la nostra associazione e per tutta la Chiesa, che lo aspetta per trovare in lui il buon pastore che conosce le sue terre e offre la sua vita per lui. E questo è l’augurio che gli rivolgo.Dopo dieci anni dalla sua nomina a Vice Assistente Nazionale Unitalsi, devo dire che don Luigi per l’Unitalsi è stato un dono come lo è stato quello dell’altro don Luigi Moretti. Questo è il segno che Dio ci vuole bene

e vuole bene all’Unitalsi e al nostro cammino. Siamo molto contenti per questa bellissima notizia anche per il lungo percorso condiviso con don Luigi all’interno dell’associazione. Don Luigi è stato un uomo, che ha sempre voluto che noi tutti fossimo uniti, nell’associazione

e nei rapporti e nel cammino religioso che l’Unitalsi compie nella Chiesa. Mons. Luigi Marrucci: “Ho appreso la notizia quando ero in pellegrinaggio in Terra Santa. A 65 anni, quando la parabola della vita sembra declinare verso il tramonto, questo gradito

incarico di responsabilità rappresenta una nuova primavera, da offrire alla Chiesa. Sono particolarmente contento che la nomina avvenga nella grande famiglia dell’Unitalsi, che io servo da 27 anni, a cominciare dalla sottosezione di Volterra per passare poi alla sezione regionale toscana e poi come vice assistente nazionale. Una famiglia a me cara. Questa Unitalsi

che mi ha fatto capire che la vera santità è incontrare l’uomo. La santità è umanesimo, è attenzione all’uomo, è fermarsi sulla storia dell’uomo. L’Unitalsi, nelle occasioni più felici e in quelle più diffi cili mi ha sempre aiutato

a capire l’uomo”. Don Luigi Marrucci sarà ordinato Vescovo di Civitavecchia- Tarquinia sabato 29 gennaio 2011 nella Basilica di San Giovanni in Laterano. E’ nato a Montescudaio, in provincia di Pisa, il 24 marzo 1945. Dopo aver frequentato i Seminari di Volterra e di Caltanissetta, ha compiuto gli studi fi losofi co-teologici nel Pontifi cio Seminario Regionale Pio XII di Siena ed ha perfezionato la formazione liturgica a Roma presso il Pontifi cio Ateneo Sant’Anselmo. È stato ordinato sacerdote il 29 giugno 1970 ed è incardinato nella diocesi di Volterra.

I suoi incarichi pastorali:1972 Vicario cooperatore della Parrocchia di San Giusto a Volterra.1973 Parroco dei Santi Filippo e Giacomo di Jano di Montaione.1975 Parroco dell’Assunta e Castelnuovo d’Elsa di Castelfi orentino.1977 Assistente Diocesano dell’Unitalsi1978-2001 Insegnante presso il Seminario Regionale di Siena.1981-1983 Insegnante presso lo Studio Teologico di Firenze.1985-1997 Parroco di San Donato Terricciola.1985-2001 Segretario della Commissione Liturgica Regionale Toscana.1996-1998 Assistente Regionale dell’Unitalsi1998-2001 Direttore Spirituale del Seminario Regionale di Siena.Dal 2001 Vice Assistente Nazionale dell’Unitalsi.Inoltre è Canonico Abate del Capitolo della Cattedrale di Volterra.Dal 27 maggio 2004 è Cappellano di Sua Santità.

* Presidente Nazionale

Antonio Diella *

Mons. Luigi Marrucci nominato Vescovo di Civitavecchia

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FIDENZA. Che cosa sono cento anni nella storia dell’universo , da quella esplosione iniziale (il tanto discusso big bang), che quindici miliardi di anni or sono, (stando ad alcune teorie) diede origine allo spazio ? Un puntino invisibile immerso nell’infi nito. Ma per l’uomo, essere infi nitesimale nel grande mistero universale, cento anni restano un patrimonio di saggezza, di esperienza e un traguardo luminoso, di quelli che fanno bene allo spirito.L’uomo comune mortale, d’accordo, ma cento anni hanno il sapore di una sfi da alle leggi della natura.Se poi la protagonista di questa avventura affascinante è una tranquilla vegliarda in buona salute, consapevole, lucida e in grado di assaporare la gratifi cazione e l’affetto dei propri cari, vuol dire che l’uomo, passo dopo passo, sta tentando di spostare sempre più oltre i paletti di questo confi ne virtuale che separa la vita terrena dall’al di là.Erminia Comati ved. Cammi, a Busseto amabilmente defi nita “la Mina dal làt” ( aveva un piccolo negozio di vendita del latte), dal primo di ottobre 2010 ha cavalcato con eleganza la metafora dei paletti e si avvia alla sua personale ….carica dei 101.La signora Erminia infatti “deve” vivere; non per un mero calcolo personale, ma perché la

sua è una vita speciale, ricca di amore, spesa con generosità ed altruismo all’assistenza del fi glio Gianfranco, diversamente abile, affetto da anchilosi congenita alle articolazioni. Erminia non può conoscere soste: immaginiamoci se può concedersi il “lusso” del riposo eterno, strameritato per giunta, tra le braccia consolatorie di Dio. Erminia e Gianfranco sono due “lourdiani” doc e già questo, che non ci sembra un dettaglio da poco, spiega un cosa importante: la venerata Signora della Grotta di Massabielle, assiste, vigila e intercede presso di Lui. Erminia ha intrapreso i primi pellegrinaggi in terra francese in età molto avanzata. Con fede, speranza e devozione, consapevole di poter condividere con la Madonna la sua tribolata esperienza terrena. Gianfranco non ha bisogno di particolari presentazioni: è il vero braccio destro dell’Unitalsi.

Con Lourdes ha tessuto un rapporto che dura da oltre mezzo secolo, accumulando viaggi, servizi ed esperienza.“Al Salus Infi rmorum – ammette - mi sento come a casa mia“.

Domenica 3 ottobre, in un noto ristorante di Busseto, erano davvero in tanti alla festa di Erminia, mamma, nonna, bisnonna e non è detto che sia…. fi nita. Parenti, autorità, amici e conoscenti uniti in un caldo abbraccio, affettuoso e riconoscente per questa centenaria, dolce, serena e attaccata alla vita, a dispetto dei tanti colpi mancini che hanno dolorosamente segnato il suo lungo percorso terreno: la scomparsa di Mario, marito e compagno di una vita e dei suoi fi gli, Maria e Romano.

Diciamolo pure: la signora Erminia, che ha saputo raccogliere la sfi da con fede e speranza nell’aiuto del Divino anche nei momenti più diffi cili, ci insegna che occorre sempre guardare oltre l’ostacolo, con fi ducia e amore. Nonostante tutte le traversie, la vita merita di essere vissuta. Innanzitutto perchè è un dono prezioso, ma anche perché, senza porre limiti alla provvidenza, “Mina“ sa benissimo che la sua “grande missione d’amore”, qui sulla terra, non è ancora fi nita.

Ascanio Casali

La signora Erminia e la carica dei... 101

VIVERE PER GLI ALTRI

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Stefano Andrini

Cristina, una storia d'amore lunga 30 anni

“Che cosa mi aspetto? Vorrei che mia fi glia, quando non ci sarò più, fosse accudita con la cura che la sua mamma ed io le abbiamo dedicato. Non è una pianta da innafi are, è una persona da accarezzare per evitare quelle piaghe da decubito che non ha, e da nutrire naturalmente, imboccandola”.Chi parla è Romano Magrini, 77 anni, bolognese, papà di Cristina, 44 anni, che dal 18 novembre 1981 vive in stato vegetativo. Quel giorno Cristina esce con gli altri suoi compagni dell’Istituto tecnico per ragionieri Pier Cresenzi dove frequenta il terzo anno. Scesa dall’autobus, attraversa sulle strisce pedonali: ormai a pochi metri da casa viene investita da un’auto “Ero a lavorare – ricorda Romano - mia moglie Maria Franca mi chiamò e mi precipitai all’Ospedale Maggiore. Ci dissero che era grave. Potemmo vederla solo il giorno dopo. Era fasciata, intubata, aveva riportato un trauma cranico, il setto nasale era rotto, il femore fratturato. Però respirava da sola. Eravamo certi che si sarebbe risvegliata”. Ma è solo l’inizio del calvario. Per alcuni giorni le sue condizioni rimasero stazionarie. Poi i medici la operarono a un occhio e qualche tempo dopo lei aprì anche il secondo “Eravamo felici” racconta il padre, “speravamo che Cristina sarebbe tornata come prima”. Ma le crisi epilettiche, che non si fermavano, spensero il sogno. Nella primavera del 1983 alla famiglia viene consigliato di riportare la fi glia a casa. Per Romano e sua moglie comincia un’altra vita: per certi versi durissima. Scoprono di essere da soli. Nessuna istituzione pubblica si fa viva perché Cristina sta bene anche se in realtà il suo mondo, qualunque esso sia non corrisponde al nostro. Romano e Maria Franca non esitano un secondo. E assumono direttamente la responsabilità di cura della loro fi glia. Comprendono bene la situazione in cui si trovano. Che affrontano a partire da una certezza:

Cristina conta per la sua presenza oggi, non per il suo stato passato e futuro. E decidono di mettere al centro della loro esistenza una persona che sente i rumori, assapora il cibo, piange, sobbalza ai pizzicotti, starnutisce. Ma ha bisogno di tutto. E’ in questa prospettiva che affrontano nel 1985 anche il viaggio della speranza a Philadelfi a nell’istituto fondato da Douglas Doman, che consente a Cristina alcuni miglioramenti. Il ritorno a casa si accompagna alla decisione di trasferirsi prima sull’Appennino bolognese e poi a Sarzana, in Liguria, dove i Magrini sperimentano il calore dei tanti volontari che li aiutano.

Nel 1992 la mamma di Cristina muore: la fi glia sembra accorgersene e per alcuni mesi regredisce. Da quel Momento Romano Magrini, che sente il peso degli anni e della solitudine, non ha smesso un secondo di rilanciare una domanda angosciante: che ne sarà di lei?E’ anche per dare risposta a questo interrogativo che è uscito il libro di Alessandro Albertazzi, edizioni Digigraf – vedi le “Novità Editoriali” che sarà presentato oggi alle 11.30 nella sede della Cassa di risparmio di Bologna. L’iniziativa è stata voluta da un gruppo di genitori, per lo più coetanei di Cristina, come segno di ammirazione per la testimonianza dei Magrini ma anche con l’obiettivo politico di rilanciare il «dopo di noi». Non a caso è stata chiesta una prefazione al Ministro delle politiche sociali Maurizio Sacconi. Alla presentazione sarà presente anche Romano Magrini. Una sua frase, posta all’inizio del libro, riassume la sua grande storia d’amore: «quelli che hanno fede aiutano».

C i ti t l i

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Mirella Martelli

"Un lungo cammino"piacevole incontro con l'autrice

Dopo aver letto il libro “Un lungo cammino“, sentimmo il desiderio di conoscere l’autrice, la Sig.ra Egle Zoffoli. Lo scorso mese di agosto si è presentata l’occasione, accompagnati da comuni amici che la conoscono bene, ci siamo recati nella bella residenza estiva della famiglia Zoffoli, situata in una località dell’Appennino Toscano. L’accoglienza riservataci dalla Sig.ra

Egle, dal marito Prof. Giorgio e da uno dei numerosi fi gli, Stefano (il quale si è premurato con perfetta maestria di non farci mancare bevande e dolcetti) è stata eccellente e in uno stato di fratellanza che ci ha fatto sentire subito a nostro agio. Ci ha conquistato in particolare il sorriso, la vivace intelligenza e, nonostante la veneranda età, la lucidità con la quale la padrona di casa ha rievocato il pellegrinaggio che fece a piedi da Bologna a Lourdes, narrato nel suo libro. Per chi non l’avesse letto, trattasi

del fedele racconto di un’esperienza indimenticabile, che l’autrice ha vissuto percorrendo oltre 1200 km., dal 18 giugno al 4 agosto del 1977. Da sola, non più giovane e non del tutto esente da disturbi

fi sici, partì senza sapere al mattino dove avrebbe trascorso la notte per riposare. In un atteggiamento interiore di povertà e di umiltà, come dono d’amore per i propri fi gli si affi dò docilmente al Signore, alla Vergine Maria, al suo angelo custode, l’Arcangelo Raffaele e a una lettera di presentazione consegnatale dall’allora Vescovo Ausiliare, affi nchè potesse trovare accoglienza per il riposo negli Istituti religiosi o nelle Parrocchie. Nonostante ciò, non sono mancate le diffi coltà, alcune volte è stata sbrigativamente liquidata. Fortunatamente nella maggioranza dei

casi è stata accolta con tenerezza e tanto calore umano dai Parroci, dalle Suore nei vari Monasteri e dalla gente comune. Dai racconti scaturiti durante il nostro piacevole incontro, la Sig.ra Egle si è soffermata anche su alcuni degli innumerevoli simpatici aneddoti, come quello dello zaino color rosso fuoco che Piergiorgio, il maggiore dei suoi fi gli, le aveva messo a disposizione. Si trattava di una specie di armadietto

montato su una struttura di metallo che le procurava dolori ai nervi della testa. Per

ovviare all’inconveniente pensò di fare applicare un paio di rotelline. Trovata la persona capace, ecco che la modifi ca fu fatta e lo zaino si trasformò in una sorta di carrello per la spesa. Il pensiero dominante è stato comunque sempre rivolto a Lourdes: “luogo dove la nostra inquietudine esistenziale si placa in una profonda pace interiore”.

“ Un lungo cammino”

un successo letterario al quale non sono mancati gli apprezzamenti e le numerose testimonianze, la più toccante per la Sig.ra Egle, quella di una siciliana in carrozzina che le scrisse: “Non ho mai camminato, la ringrazio

perché sono riuscita a camminare con Lei a Lourdes.”

fisici partì senza sapere al mattino dove ovviare all’inconveniente pensò di fare

PERSONAGGI

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MONGHIDORO (Bologna) La stessa Margherita Sazzini, veterana responsabile del Gruppo Unitalsi di Monghidoro, non ricorda quanti siano stati sino ad oggi gli incontri di amicizia organizzati presso il Santuario di Campeggio. Dodici o tredici sicuramente, secondo il ricordo di chi scrive. Poco importa, quello che preme di più agli organizzatori è che, chi sale lassù, sia felice per aver trascorso una giornata speciale. Fra amici e in un luogo che assomiglia tanto a Lourdes. Non solo nel paesaggio, ma anche per l’atmosfera che solitamente viene a crearsi: nel raccoglimento della S. Messa e nella preghiera comune recitata in quella grotta (voluta dall’allora Parroco don Augusto Bonafè) molto simile a quella di Massabielle. Quest’incontri, ai quali teneva particolarmente la compianta

Anna Terzi, avviene solitamente nella metà del mese di settembre, quando molti hanno già fatto l’esperienza del pellegrinaggio a Lourdes, mentre altri si accingono a farlo. Un momento che

diventa allo stesso tempo conclusivo e di preparazione per chi sta per partire, spesso per la prima volta (Il Gruppo di Monghidoro è speciale nell’accompagnare a Lourdes chi

vuole fare per la prima volta una tale esperienza).L’incontro di quest’anno è stato caratterizzato da un tempo splendido, che ha favorito la partecipazione, che è andata oltre le più rosee aspettative della vigilia quando le prenotazioni non superavano le 60 persone. Invece, oltre 120 sono stati coloro che si sono ritrovati nella sala ristorante per gustare le specialità preparate dalla cuoca Giuliana e dal suo staff. Il servizio, come di consueto, è stato garantito da un impeccabile schiera di nostri volontari (vecchi e nuovi). Perciò un doveroso ringraziamento a tutti quanti e… arrivederci al prossimo anno.

Roberto Bevilacqua

Quante volte a campeggio di Monghidoro

UNITALSI, UNA FAMIGLIA

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BOLOGNA. Questo proverbio consolatorio usato prevalentemente in occasione di matrimoni, per come sono andate le cose, si addice molto anche alla “5a Camminata a staffetta"”in memoria di Don Libero Nanni che si è svolta domenica 17 ottobre u.s..Le previsioni del tempo delle varie reti televisive (che non sempre concordano) avevano preannunciato pioggia ormai da giorni ma, per niente intimoriti ed abituati come siamo a quella che frequentemente accompagna i pellegrinaggi a Lourdes, abbiamo comunque deciso che l’iniziativa non sarebbe stata rinviata. Anche se il rischio che qualcuno avrebbe disertato il proprio appuntamento alla stazione di cambio del testimone (la croce di bambù fatta benedire al mattino al Santuario della B.V. di S. Luca dall’amico Balassini) era piuttosto forte, abbiamo confi dato su chi dall’alto,

pur avendoci forse messo alla prova, non avrebbe fatto mancare il suo aiuto. Così è stato, a parte qualche raro caso rapidamente rimediato, la partecipazione è stata veramente sorprendente.C’eravamo praticamente tutti: “I nostri fratellini in carrozzina”, i nostri volontari, la Polizia Municipale di Bologna assieme ai volontari per l’assistenza medica di “Ambulanza 5” (ai quali rivolgiamo un doveroso ringraziamento); i ferrovieri e, per la prima volta, anche 3 glorie del calcio che giocavano nel Bologna quando Don Libero curava l’assistenza spirituale della squadra. Appena saputo dell’iniziativa Renato Villa, Fabio Poli e Nello Cusin, vi hanno aderito con soddisfazione, ringraziandoci per l’invito e per l’opportunità loro offerta di fare un’opera buona, commemorando nel contempo un amico fraterno e, soprattutto, il sacerdote Don Libero che celebrava la S. Messa prima delle partite.

Arrivati puntualissimi al Santuario S. Clelia Barbieri delle Budrie (c’è stato anche il tempo per asciugarci e bere qualcosa di caldo), abbiamo assistito alla Celebrazione Eucaristica in una chiesa stipata, nonostante quest’anno non ci fossero i cresimandi. Celebrata dal Parroco Don Angelo Lai, si è conclusa con la benedizione solenne nella Cappella laterale dove si trova l’urna con le reliquie della Santa.Il seguito è facilmente immaginabile: tutti nel salone per un pranzo veramente da re, serviti da uno stuolo di giovani e giovanissimi dell’oratorio. Una splendida giornata anche senza il sole, poiché la gioia dello stare fraternamente uniti da veri unitalsiani ci ha pienamente ripagati da ogni preoccupazione e fatica. Questo il parere anche del Presidente uscente Nerio Cenacchi, il quale nel consegnare le coppe ricordo ai veri protagonisti della camminata, ha auspicato che l’iniziativa possa continuare anche in futuro, annoverandola tra le più importanti dell’Associazione.Confermata dall’esclamazione dell’Amico Tiziano (Titti):

”… oggi è stata una bellissima giornata,

mi sono veramente divertito!”

Ermanno Fava

Camminata bagnata, camminata fortunata

A i ti t li i i l S t i

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CREVALCORE (Bologna). Nilde Zambelli, classe ’34, ha fi nalmente realizzato il suo sogno, grazie alla collaborazione degli amici dell’Unitalsi, che l’hanno aiutata a pubblicare in un unico volume “Poesie e Racconti”, la raccolta di pensieri scritti in 36 anni. Un affresco del quotidiano di Nilde, colpita fi n dall’infanzia da una grave forma di disabilità fi sica, ma, nonostante ciò, innamorata della vita. Una passione che si è tradotta in rime. Nilde è autodidatta, avendo imparato a leg-gere e scrivere grazie ad un gruppo di amici che le donarono una macchina da scrivere elettrica . “Nilde - spiega Roberto Bevilacqua, uno dei volontari - riesce a scrivere impu-gnando un pezzo di legno che affonda sui tasti della macchina da scrivere.

Certo la fatica è grande e per completare il suo lavoro è stato necessario l’aiuto di alcuni volontari dell’Unitalsi, che hanno comunque lasciato intatto il senso delle frasi”. E pro-prio gli amici dell’Unitalsi l’accompagnano periodicamente nei pellegrinaggi mariani, in

particolare a Lourdes. Una delle mete pre-ferita da Nilde ben descritta nelle pagine di ‘Poesie e Racconti’, che contengono anche riferimenti alla esperienza personale che si trasforma in spunti per seguire con più sentimento i pellegrinaggi. La storia di Nilde ha portato anche una troupe della Rai nella casa di Crevalcore, dove la donna vive con il fratello Nerio e la cognata Angiolina, che l’ha sempre “accudita come una mammina”. Dall’incontro è scaturito un breve documentario sulla vicenda della poetessa.

ll volume è disponibile presso UNITALSI - Sezione. Emiliano-Romagnola

Tel. 051 436260 - Fax 051 436371 [email protected]

Francesca Golfarelli

Il senso di Nilde per la vita fa nascere "Poesie e Racconti"

Marietta Di Sario

Nuova vita

CARPI. Cari amici,sono Marietta Di Sario, diversamente abile, già nota alla maggior parte di voi: sorelle, barellieri, ammalati, pellegrini. Esattamente due anni e mezzo fa mi sono trasferita a Carpi lasciando il mio amato paese, San Chirico Rapano in provincia di Potenza e l’Unitalsi lucana, della quale ero entrata a fare parte nel 1992. Appena arrivata nella mia nuova città, ho avuto la fortuna di mettermi in contatto con l’Unitalsi Carpigiana i cui membri si sono subito adoperati per la mia integrazione nell’associazione coinvolgendomi a tal punto da desiderare che io diventassi una sorella di assistenza, facendomi dono di una divisa unitalsiana.Per ringraziare l’Unitalsi dell’Emilia Romagna e in particolare la sottosezione di Carpi, con la quale sto facendo questo mio quinto pellegrinaggio, ho preparato una breve rifl essione sul signifi cato che la divisa ha per me. Rifl essione che oggi voglio donare a voi.

Mi piace pensare che il dono di questa divisa Unitalsi sia simile a quella veste bianca che ci è offerta il giorno del Battesimo. Non credo di esagerare perché, se il Battesimo è una chiamata ad una “vita nuova”, qui a Carpi io ho trovato, grazie all’Unitalsi, una “nuova vita”. Nulla è più come prima per me. Ho trovato una nuova dimensione di carità che si è resa tangibile grazie all’amicizia sincera di tanti nuovi amici, capaci di accogliermi con i miei pregi, i miei capricci, i miei limiti di movimento, il mio desiderio di urlare la gioia della vita. Io sono rinata. Non è stato semplice lasciare la mia terra, gli affetti, i ricordi, le diffi coltà della Basilicata. Sapevo di poter contare su nuovi amici, grazie anche all’avvocato Salvatore Pagliuca, attuale vice Presidente Nazionale, il quale si è attivato stabilendo contatti preziosi perché io continuassi a vivere l’esperienza unitalsiana in un’altra parte dell’Italia. Ma i dubbi comunque albergavano nella mia testa e nel mio cuore. Poi, come sempre accade a chi

si fi da e si affi da al Signore, tutto è stato più semplice. Desidero solo dire Grazie di cuore a voi tutti. Il mio grazie lo traduco accogliendo con gioia immensa questa divisa Unitalsi, che racchiude l’orgoglio di appartenenza ad un’associazione fatta di persone speciali.Vorrei elencare tutte le persone che, in Basilicata come in Emilia Romagna, mi sono state vicino. Le porto tutte nel mio cuore, assicurando una preghiera speciale per ciascuna di loro. Un ultimo pensiero, che vuole essere anche un augurio, voglio rivolgerlo a tutti i volontari dell’Unitalsi perché, come me, nell’indossare la divisa, bianca o blu, di questa straordinaria associazione possano gioire e commuoversi tenendo sempre vivo nel loro cuore il signifi cato profondo che essa rappresenta.Un ringraziamento particolare al presidente dell’Unitalsi di Carpi, Paolo Carnevali, e al suo staff. Grazie ancora a tutti. Vi voglio bene.

Certo la fatica è grande e per completare il

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Chiara Unguendoli

Rabitti: 50° di ordinazione sacerdotale a San Luca

FERRARA Giovedi 28 ottobre, alle ore 10,30 nel Santuario della Madonna di san Luca, nel giorno del suo compleanno, l’arcivescovo di Ferrara-Comacchio monsignor Paolo Rabitti, incardinato nel clero bolognese, ha presieduto una solenne concelebrazione in occasione del 50° della sua ordinazione sacerdotale, avvenuta il 30 ottobre 1960. Ha concelebrato il vescovo ausiliare monsignor Ernesto Vecchi.

Monsignor Rabitti, quali ricordi conserva della sua esperienza bolognese?

Mi ha colpito l’espressione del cardinale Biffi ; riguardo alla Bologna del cardinal Lercaro: «era una Chiesa piena». Anch’io, giungendo a Bologna nel 1957, trovai una Chiesa fervida. Col senno di poi, capisco che evidentemente non tutto era fervido. Ma il tono dell’arcidiocesi petroniana era quello; le nuove chiese; un giovane clero lanciato alla missione; un laicato reattivo; alcune iniziative di grande respiro, l’arcivescovo simpatico e onnipresente; la carità non stereotipa; ecc. ..c’era gusto ad essere questa Chiesa. Anche la polemica «mordeva» i problemi, e si capiva che le prese di posizione erano in atto per difendere la vita, salvare la libertà; ottemperare alla giustizia, dare spazio alla fede. Chi si «sintonizzava» e guardava alla bacchetta direzionale del cardinale Lercaro e di monsignor Baroni era contagiato da gioia e fi ducia e respirava speranza.Perciò nel mio dna ecclesiale è fi ltrata la Liturgia quale «fonte e culmine»; la Parola di Dio, incarnata nella Chiesa quale «scuola permanente dei discepoli»; la Chiesa mistero, quale

rivoluzione interiore che ha risvegliato la nostra anima; l’umanità, quale «Chiesa e Regno di Dio in fi eri»,da accostare con rispetto e amorevolezza («simpatia») e, nel contempo, era necessario «riprovare gli errori perché lo esige la carità, non meno che la verità», (aggiungeva ancora Paolo VI), «Guai a non evangelizzare», direbbe il cardinale Biffi ! Questo è quanto ho ricavato, sperimentato, conservato gelosamente da Bologna relativamente agli anni 1957-1968. Ma poi ho avuto la grazia di conoscere, collaborare, apprezzare, con pari fi ducia e fervore, il cardinale Antonio Poma e la sua parola e opera pastorale (1968-1983). Era quasi inevitabile che dentro la «speranza - Lercaro» affi orassero, nei discepoli entusiasmi ma «esordienti», le sbavature delle utopie. Il cardinale Poma dovette quasi estenuarsi — uso le sue parole — per «evitare che la diffusione di ipotesi fosse accolta come presentazione di verità accertate».

Come le esperienze bolognesi le sono servite negli altri luoghi dov’è stato?

Ho capito cosa signifi ca sapienza di governo episcopale; come si soffre e come si ama, con equanimità; come si vigila sul male e sul bene; come si richiama alla disciplina senza annientare la persona; come si pazienza affi dando a Dio il tempo della verità; come si opera per il Seminario; come si guida un presbiterio; come ci si rapporta alla Sede apostolica di Roma; eccetera. Ci sarebbero moltissime altre cose che mi sono portato con me da Bologna: la splendida stagione dell’Ac diocesana; la realtà preziosissima del Seminario regionale; il contributo impareggiabile

dei vescovi ausiliari, la diffusa simpatica fraternità dei preti.

15 dicembre: S.E. Mons. Paolo Rabitti

celebra la Santa Messa

di Confcooperative Ferrara

A conclusione delle manifestazioni organizzate per il 50° della costituzione della Confcooperative Ferrara, sarà celebrata Lunedì 15 Dicembre p.v. da S.E. Mons. Paolo Rabitti Arcivescovo di Ferrara-Comacchio, una Santa Messa alle ore 18,00 presso la Basilica di San Giorgio a Ferrara. “L’occasione - ha commentato il Presidente Paolo Bruni - costituisce l’appuntamento conclusivo delle celebrazioni del Cinquantesimo della Confcooperative di Ferrara, ricorrenza che ci ha permesso di rinverdire, in questi tempi di crisi, l’importanza della solidarietà e delle radici cristiane della nostra società”.

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Roberto Gori

Meravigliosa e indimenticabile esperienza

FORLI'. Da anni io e mio padre Maurizio avevamo un sogno: poter compiere un pellegrinaggio dalla Romagna fi no a Lourdes in bicicletta. Finalmente agosto 2010 si annunciava come il mese giusto per tentare questa impresa. A noi si erano aggiunti

due amici di mio babbo, Mauro e Gabriele, che desideravano anche loro partecipare al nostro pellegrinaggio. In base alle nostre capacità e alle disponibilità dei campeggi avevamo progettato di dividere il tragitto in 12 tappe e si era deciso di partire sabato 14 agosto da Castrocaro Terme. La prima tappa non era stata una delle

migliori dal punto vista meteorologico, ma per fortuna la pioggia ci aveva accompagnato soltanto negli ultimi chilometri, prima di fermarci in un campeggio nei pressi di Modena. Decisamente soleggiata invece la giornata seguente, che ci aveva portato fi no a San Damiano, vicino Piacenza. In questa località era avvenuta in passato un’apparizione della Madonna. Bel tempo anche nei giorni successivi, pedalati in terra piemontese e con il sospirato ingresso in Francia attraverso il passaggio del Colle della Maddalena. Con il passare dei giorni avevamo lasciato le Alpi alle nostre spalle e

ci eravamo addentrati sempre più in territorio francese. Oltre a pedalare, desideravamo anche visitare nel nostro viaggio bellissime città come Arles e Carcassonne. Il caldo diventava sempre più opprimente, anche di mattina presto, ma nonostante tutto avevamo ancora abbastanza forze in corpo e non sentivamo un’eccessiva stanchezza. Il terzultimo giorno di viaggio fi nalmente incominciava ad affacciarsi alla nostra vista la catena montuosa dei Pirenei. Nel penultimo giorno il caldo ci aveva abbandonato, ma purtroppo il cielo ci aveva “regalato” una pioggia insistente e fastidiosa. L’ultima tappa si era rivelata

altimetricamente la più impegnativa di tutte, piena di salite non troppo lunghe ma dalle pendenze arcigne, però l’entusiasmo e la voglia di arrivare a Lourdes era talmente forte che non ci volevamo arrendere di fronte a una stanchezza che cominciava a sentirsi in

maniera sempre più intensa. Mercoledì 25 agosto, dopo 12 giorni e quasi 1400 Km avevamo fatto il nostro ingresso nella città mariana per eccellenza. Mai Lourdes mi era sembrata così bella come in quel giorno. Le classiche foto di rito davanti al cartello della città e all’ingresso dell’Esplanade prima della visita alla Grotta di Massabielle, dove nel 1858 Nostra Signora di Lourdes apparve alla pastorella Bernadette Soubirous. Altri momenti toccanti erano stati

la visita al Salus Infi rmorum, dove per 2 anni consecutivi avevo svolto servizio come barelliere Unitalsi, e la

Processione Aux Flambeaux la sera. Questa splendida, meravigliosa e indimenticabile esperienza era giunta al termine. Ancora a distanza di mesi me la porto

nel cuore e mi rimarrà impressa in maniera indelebile per tutta la vita.

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"Gazzetta di Reggio"

La tavolata più lunga del mondo entra nel Guinness

REGGIO EMILIA.La tavolata, allestita tra Bosco di Scandiano e Borzano, è lunga 1760 metri e ricoperta con una tovaglia di 1800. Il pranzo è stato servito a oltre 2700 commensali, a coordinare menù e servizio i volontari dei circoli locali Pratissolo Anspi, Amici dell’Aia, il Campetto, Asd Bosco, Fellegara e Borzano C’è. Gli organizzatori hanno ricevuto il consenso per l’iniziativa dal Guinness World Record center di Londra che, dopo attenta misurazione, ha assegnato il primato. Parte del ricavato verrà devoluto all’hospice Madonna dell’Uliveto di Montericco.

Anche quest'anno aiutaci con offerte, lasciti, donazioni.

Sostieni la Casa di accoglienza "S.Martino":C/C/POSTALE 17563404, intestato a Unitalsi Sezione Emiliano-Romagnola

C/C/BANCARIO, Banca Pop. Emilia Romagna: IBAN IT72E0538702410000001668436

LOTTERIA UNITALSIEstrazione effettuata il 01/10/2010 a Lourdes

1° premio, VIAGGIO A FATIMA: serie Y - colore AZZURRO n. 622° premio, VIAGGIO A LOURDES: serie U - colore GIALLO n. 433° premio, VIAGGIO A S.GIOVANNI R.: serie Y - colore GIALLO n. 444° premio, VIAGGIO A LORETO: serie Z - colore VERDE n. 295° premio, VIAGGIO A SIRACUSA: serie G - colore BIANCO n. 12

Chi fosse in possesso dei biglietti vincenti, è pregato di comunicarlo alla propria Sottosezione, oppure rivergersi direttamente alla Sezione, in via Irma Bandiera 22

Tel. 051436260 - Fax 051436371 - [email protected]

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EGLE ZOFFOLIEGLE ZOFFOLIUN LUNGO CAMMINOUN LUNGO CAMMINO

E’ il fedele racconto del pellegrinaggio, che l’Autrice, non più giovane, da sola, in atteggiamento interiore di povertà e di umiltà, ha compiuto a piedi da Bologna a Lourdes, come dono d’amore per i suoi fi gli. Nella narrazione non compaiono fatti straordinari, ma solo avvenimenti di per sé piccoli: eppure ognuno di essi è stato meraviglioso per lei, che vede in ogni cosa un dono del cielo, una espressione d’amore e sa viverla con spirito di profonda gratitudine e d’incrollabile serenità. Una storia vera, intessuta di elementi comuni, ora divertenti, ora patetici, fatta — come ogni storia vera —di luci e di ombre, ma caratterizzata sempre da un senso di fede profonda, di trepida speranza, di viva carità.

ERIO BERTOLOTTIERIO BERTOLOTTIDON ALFONSODON ALFONSO

Fin dai primi anni di vita, la sua fi gura (don Ugolini) ha fatto parte del mio ambiente familiare... Don Alfonso à stato un grande sacerdote, grande nell’umiltà, ma anche nella profondità del suo rapporto con Dio e nel bene che ha saputo fare a una quantità di persone.

Camillo Card. Ruini, già Presidente CEI-Vicario di S. Santità per la Diocesi dl Roma

È stato, don Alfonso, un dono grande che il Signore ci ha fatto mostrandoci in lui il valore inestimabile di una fede semplice, intelligente e operosa. Come molti sassolesi, ho un debito grande di riconoscenza verso don Ugolini, l’unico modo di pagarlo sarebbe continuare con fedeltà il suo servizio.

Luciano Monari, Vescovo dl Piacenza-Bobbio

Nel mio Episcopato a Reggio Emilia, almeno una cosa buona sono certo di averla fatta: quella dl aver ordinato sacerdote Ugolini... Non ho mai provato tanta gioia come nell’Ordinazione presbiterale di don Alfonso Ugolini.

Gilberto Baroni, già Vescovo di Reggio E.-Guastella

Ricordo il carissimo presbitero, Servo della Chiesa, Alfonso Ugolini, sacerdote umile, zelante e devoto mariano... e ringrazio il Padre Celeste per la santa ispirazione data al mio predecessore di donare alla nostra Chiesa Reggiana-Guastallese un sacerdote benemerito e secondo il cuore di Dio.

Paolo Gibertini, Vescovo Emerito dl Reggio E.-Guatatalla

Mi piace pensare Don Alfonso “un’anima trafi tta dalla carità”. Una carità che cercava costantemente di alimentare alla sorgente di Dio e cercava gli altri per condividerla. Don Alfonso Ugolini: tutto di Dio e tutto per le anime. Una pagina viva di Vangelo per il mondo d’oggi.

Adriano Caprioli, Vescovo dl Reggio E.-Guastalla

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NOVITÀ EDITORIALI

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NILDE ZAMBELLINILDE ZAMBELLIPOESIE E RACCONTIPOESIE E RACCONTI

Nel segno di una grande fede.Nilde Zambelli, una signora di Crevalcore, ha realizzato il suo sogno: con la collaborazione degli amici dell’Unitalsi ha raccolto in un’unica pubblicazione poesie e racconti scritti in 36 anni di vita. Un affresco del quotidiano raccontato da una donna colpita fi n dall’infanzia da una grave forma di disabilità fi sica, ma non per questo affranta, bensì sempre innamorata della vita. E proprio questa passione si è tradotta in rime, nonostante Nilde sia autodidatta non avendo mai frequentato le scuole primarie. La poetessa ha imparato a leggere e a scrivere grazie ad alcuni scolaretti che andavano a farle compagnia, agli amici che le donarono una macchina per scrivere elettrica e alla grande fede in Dio. Nilde riesce a scrivere impugnando un pezzo di legno che affonda sui tasti, con grande fatica e non sempre con assoluta precisione. Questo comporta errori o imprecisioni che, ovviamente, nel libro sono stati corretti, senza stravolgere il senso delle frasi, da alcuni volontari Unitalsi, suoi compagni di viaggio a Lourdes, una delle mete preferite da Nilde. Nelle pagine di “Poesie e Racconti” si trovano, infatti, anche riferimenti a tale esperienza, che si trasformano in spunti per seguire meglio i pellegrinaggi mariani. Un vero e proprio “input” per vivere i luoghi delle apparizioni in maniera profonda, ma anche per affrontare con semplicità e con la forza della fede le diffi coltà quotidiane e quelle che la vita può riservare.

Francesca Golfarelli

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ALESSANDRO ALBERTAZZIALESSANDRO ALBERTAZZISE MI RISVEGLIASSI DOMANI?SE MI RISVEGLIASSI DOMANI?

Che cosa mi aspetto? Vorrei che Cristina, quando non ci sarò più, fosse accudita con l’attenzione e la cura che la sua mamma ed io le abbiamo dedicato. Non è una pianta da innaffi are, è una persona da accarezzare, per evitare quelle piaghe da decubito che non ha, e da nutrire naturalmente, imboccandola, non in modo artifi ciale.Questa dignità di persona va garantita a mia fi glia e a tutti quelli come lei (che sono sempre di più dato che il progresso medico scientifi co permette di far vivere, non sopravvivere, chi ha subito traumi analoghi a Cristina).Quello che mi spetta, anzi ci spetta, è una struttura che riproduca l’assistenza avuta negli anni nell’ambiente domestico, che offra cure necessarie per le funzioni fi siologiche, darle da mangiare, da bere, pulirla. Ma anche un clima di amicizia creato da quei volontari che fi no ad oggi in casa non sono mancati.Da chi me lo aspetto?Da quello Stato che non deve dimenticare che il corpo umano, anche se deformato dalla sofferenza, non perde il segno dell’umanità, segno che non dovrebbe richiedere un protocollo per essere riconosciuto e rispettato.

Romano Magrini, lettera del 5 gennaio 2010 - scritta in occasione del 44° compleanno di Cristina.

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Suor ANGELINA DI PIPPOBologna, 28 settembre 2010Al tramonto del 28 settembre scorso, verso le ore 17, il Signore ha inviato in terra i suoi angeli a raccogliere l’anima bella della nostra sorella Suor Angelina. Sì, perché il giorno dopo, in Paradiso si festeggiavano i tre Arcangeli Michele, Gabriele e Raffaele ed era ben giusto che ci fosse tra loro anche Suor “Angelina” che per tanti anni è passata come un angelo tra sorelle, confratelli e in particolare tra le sue nonnine sorde, servendole, curandole e amandole con una disponibilità e una generosità veramente ammirevoli. Avrebbe celebrato con loro il suo 60° anniversario di vita religiosa. Non badava alla sua salute, ai suoi mali fi sici che per gran parte della sua vita l’hanno tormentata e disturbata; non si fermava a considerare se un compito o un comando era troppo gravoso per lei; ma andava, andava sempre avanti, con un coraggio straordinario, senza dubitare mai dell’aiuto della Provvidenza e in quello di “qualche persona buona” che certamente avrebbe incontrato e che l’avrebbe aiutata a districarsi tra uffi ci e ospedali, perché lei “amava” quello che faceva. Cara Suor Angelina, veramente tu ti sei preparata all’incontro con lo Sposo come le vergini fedeli, tenendo accesa la lampada della fede, della speranza e della carità. E ora, la comunione che ci ha unite in vita continua e si intensifi ca anche dopo il tuo passaggio alla Casa del Padre. Il ricordo riconoscente di tutte le sorelle che hanno alimentato nel tempo il carisma della Piccola Missione e con le quali tu hai condiviso la gioia della vocazione, la ricerca, la fatica e la speranza del quotidiano, aiuterà tutte noi ora a camminare con fedeltà, a vivere gioiosamente la nostra donazione

al Signore e a guardare alla meta del nostro cammino. (Suor Licia Poli sup.gen.)

Alberto ArmuzziForlì, 29 luglio 2010E’ deceduto Armuzzi Alberto barelliere della sottosezione Unitalsi di Forlì con diciotto Pellegrinaggi a Lourdes. Era stato anche membro del Consiglio di sottosezione. Devotissimo alla Madonna, era molto contento alla vigilia di ogni Pellegrinaggio perché iniziava un periodo di preghiera e si rendeva utile con gli ammalati. Come volontario ha diretto per più di vent’anni la casa per ferie di Mons. Guido Sansavini della parrocchia di S. Lucia di Forlì, a Lago di Tesero in val di Fiemme. Nel periodo estivo programmava escursioni per gli ospiti e nel periodo invernale organizzava e seguiva varie settimane bianche. Tutti gli anni sempre nella parrocchia di Santa Lucia faceva una sottoscrizione a premi, con estrazione nel giorno della festa, in favore di una missione in Congo diretta dal missionario forlivese Padre Gino Foschi. Nella parrocchia era anche animatore ed era sempre presente nelle varie attività, con grande stima dei parroci che si sono succeduti. Era membro del Consiglio Pastorale Diocesano per il centro storico, da diversi anni. La sua vita lavorativa si è svolta presso l’USL di Forlì, quale dirigente del personale. E’ stato anche dirigente sindacale per il pubblico impiego e ancora oggi seguiva i vari problemi dei pensionati di questa categoria.

SILVANA CASTELLIFerrara, 6 ottobre 2010Grazie Silvana,questo, purtroppo estremo, saluto non può che iniziare con un ringraziamento a te per tutto quello che ci hai dato ed insegnato con la tua vita. Spesso ci siamo illusi, venendo a trovarti, facendoti qualche piccolo servizio o piccoli regali, di avere, per così dire, diritto alla tua gratitudine ed anche di essere considerati dagli altri persone caritatevoli e generose verso il prossimo. Abbiamo sbagliato nel più grossolano dei modi perché quanto tu ci davi, in ogni incontro, valeva mille volte di più di quanto ti potessimo dare noi, spesso solo materialmente e questo avremmo dovuto farlo capire anche agli altri. E’ stato sempre un ricevere mille volte di più grazie all’esempio di serenità e fi ducia che tu ci davi, ogni volta ed in ogni circostanza. Ti chiediamo anche scusa se, qualche volta, abbiamo pensato che facevi un capriccio chiedendoci qualcosa di imprevisto, che ci procurava qualche piccolo problema per essere soddisfatto. Non abbiamo, in quei momenti, mai pensato di immedesimarci

con te, di immaginare come ci saremmo comportati noi, se avessimo vissuto la tua vita. Tu hai saputo gioire degli episodi allegri della nostra vita che ti raccontavamo, ti rendevi partecipe dei nostri sentimenti lieti e sapevi rattristarti per ogni nostro più piccolo ed insignifi cante problema. Noi, egoisticamente, riuscivamo solo raramente ad immedesimarci nella tua vita, nelle tue interminabili sofferenze e mille problemi. Senza pomposi discorsi teologici e altisonanti dichiarazioni, abbiamo ricevuto da te una grandissima lezione di fede e speranza che speriamo di sapere mettere a frutto anche ora che non ci sarai più tu, personalmente e materialmente, a ricordarcela. Veglia su di noi presso il Padre che ti ha sicuramente accolta subito nel modo più degno della tua grande generosità. Grazie ancora Silvana e, speriamo per noi, arrivederci!

Essi sono certamente in paradiso e continuano a volerci più bene di prima

CI HANNO PRECEDUTO

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CLAUDIO CAROSINOBusseto, 24 ottobre 2010Un vero e proprio angelo, morto ammazzato mentre portava avanti la sua missione. Il dottor Claudio Carosino, 59 anni, era un medico che portava avanti la sua professione con straordinario impegno e disponibilità verso gli altri, distinguendosi sempre per quella squisita dolcezza e per quell’umanità profonda che lo hanno fatto entrare nel cuore di tutti i bussetani. Per lui non c’erano domeniche e festivi. Non c’erano riposi. Quando un paziente aveva bisogno, si doveva correre, anche in piena notte. Anche quando non stava bene, perché sapeva che il suo contributo poteva essere fondamentale e voleva far di tutto per restituire la salute, e magari anche un sorriso, ai sofferenti. Dei suoi pazienti era, prima che il dottore, un vero amico e tante sono le persone che, a lui, devono la vita. Aveva un cuore grande, una generosità senza limiti, una bontà autentica; non faceva differenze di sorta e la persona, per lui veniva prima di tutto. Un uomo di profondissima fede religiosa, non mancava alle celebrazioni in parrocchia insieme alla sua famiglia, alla quale era legatissimo. Ha sempre avuto particolarmente a cuore anche il volontariato. Ha partecipato a diversi pellegrinaggi a Lourdes: in gioventù come Barelliere e poi come medico. E’ stato vice-presidente della sezione Avis di Busseto; della stessa Avis era stato anche donatore meritandosi, per le numerose donazioni effettuate, la medaglia d’oro. Da diversi anni era Presidente dell’”Associazione Aiuto Minori Terzo Mondo Onlus”, sodalizio che ha sede nel convento di Santa Maria degli Angeli e che

si occupa di adozioni a distanza. “Era un uomo meraviglioso” ha detto padre Pedro Martinez, Rettore del convento di Santa Maria degli Angeli, “una persona eccellente e generosissima, oltre che un ottimo professionista sempre animato da un’umanità incredibile. Era il classico medico di una volta” ha proseguito “amico dei suoi pazienti e amante della sua professione. Sono davvero affranto per quello che è successo”. Un nuovo angelo in cielo, morto martire, sosterrà dal cielo i suoi familiari, i suoi amici, i suoi pazienti. Siamo sconvolti. Riusciamo solo a dirti che ci mancherai tantissimo e che sei stato un esempio di umanità e di bontà per tutti. Non ti dimentichereo! (g.c.)

MARINO NANETTIMonghidoro, 2 novembre 2010Duplice era il legame con lui come parroco e come assistente unitalsiano. Di Marino voglio ricordare il suo volto luminoso, che faceva vedere il sole che era nel suo animo. Ora sono sicuro Marino gode della luce divina, cammina in Paradiso, con il Signore. La sofferenza, le malattie che hanno accompagnato tutta la vita terrena di questo nostro fratello unitalsiano sono state per tutti esempio di vita cristiana, la sua sofferenza unita alla sofferenza di Cristo. Partecipava da anni al pellegrinaggio Nazionale e lì ritrovava i suoi amici ogni anno ma quest’anno non è riuscito a partire; fi no all’ultimo sperava e quando sono andato a salutarlo prima di partire mi disse “offro al Signore questa rinuncia, non sarò presente fi sicamente, ma vi accompagnerò con la preghiera” Un'ultima cosa voglio ricordare: era partito con la sua mamma da Monghidoro per Lourdes nel 1958 (anno centenario) e aveva portato a casa come ricordo una riproduzione della grotta di Massabielle di allora, e questa riproduzione la conservava nella sua camera. “Ho pensato a quello che Bernadette diceva alla grotta: Il mio cielo. Ora Marino, tu sei nel cielo, sei con Dio, sei con Maria la Bianca Signora dei Pirenei ; una cosa ti chiediamo: prega per la famiglia Unitalsiana parchè sia sempre presenza di carità autentica”.

Ti saluto non dicendo addio ma arrivederci! (Don Luca Marmoni)

Suor MARIA LORENZA LUCCHESICervia, 13 novembre 2010Se n’è andata così, inaspettatamente in silenzio, senza darci cenno di dolore o sofferenza, ci ha lasciati in modo che noi potessimo ricordare di lei solo la vivacità, il sorriso e l’amore che seminava ovunque. Non immaginava che in quel preciso istante il Signore l’avrebbe chiamata a Se, ma sicuramente lei era pronta e per questo non ha esitato un solo istante. Quest’anno aveva incontrato persone sulle quale riporre la propria fi ducia per dare una continuità all’Unitalsi Cervese, inoltre ad agosto un gruppo di ragazzi di Cervia era partito per fare l’esperienza del pellegrinaggio a Lourdes con gli ammalati. Aveva realizzato un sogno per il quale aveva pregato veramente tanto, e forse anche per questo al nostro ultimo incontro, durante la celebrazione liturgica, aveva intonato i canti con voce così gioiosa e squillante che anche il nostro Assistente Don Gioacchino ne era rimasto colpito... penso ci stesse salutando… Grazie Suor Lorenza per la vita che ci hai donato, rimarrai per sempre nei nostri cuori. (Patrizia Amici)Il velo bianco svolazzante, il passo veloce, la potente spinta sui pedali della bicicletta…Così la ricorderò, insieme a quel suo modo di ridere, talmente a suo agio nel mondo da farti quasi scordare che fosse una religiosa. Il suo amore per Gesù, la sua devozione alla Madonna trasparivano in ogni dialogo, non riusciva a pronunciare un paio di frasi senza inserire accenni al continuo colloquio

intimo e confi dente con loro. Generosa, caparbia, lavorava con cocciutaggine per ciò che riteneva importante. E negli ultimi tempi per lei erano prioritari i giovani, era un vulcano di idee e proposte per loro che portava nel cuore e nella preghiera. Ha lavorato e pregato alacremente affi nché i giovani di Cervia potessero essere a Lourdes quest'anno. Ha desiderato essere con loro, ha accettato l’impossibilità di farlo nella certezza che Dio sa trarre il bene da ogni cosa. È stata ripagata da una partecipazione massiccia dei ragazzi, 15 circa, e non perdeva occasione per ricordare agli educatori che era grazie alla generosità di Lina Brugnoli e Maria Ghiselli che il viaggio si era potuto effettuare. Resterà nei miei ricordi, con quel suo velo scosso dal vento. (Silvia Poni di Cervia)

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Autorizzazione: Tribunale di Bologna n. 4277 del 5/6/1973 - Poste Italiane s.p.a. Sped.Abb.Post. - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n° 46) art. 1, comma 2, DCB - BOin caso di mancato recapito inviare a Bologna per la restituzione al mittente, previo pagamenti resi

Sant'Ignazio di Antiochia

Nella fede e nella carità di Cristo

E’ meglio essere cristiano senza dirlo, che proclamarlo e non esserlo.

E’ cosa buona insegnare, se chi parla pratica ciò che insegna.

Uno solo è il maestro, il quale “disse e tutto fu fatto”,

e anche le opere che egli fece nel silenzio sono degne del Padre.

Chi possiede veramente la parola di Gesù

è in grado di capire anche il suo silenzio

e di giungere così alla perfezione. Egli con la sua parola

opererà e con il suo silenzio

si farà conoscere.

LA PREGHIERA