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Fondamenti di networking: teoria, progettazione e testing delle reti locali

Alfonso Ghelfi 1

CONTENUTI

MODULO 1: RETI LOCALI 2

UD 1: Premesse 2 Principio del sistema di comunicazione 3 Vantaggi della soluzione LAN 4 Standardizzazione delle LAN: i progetti dell’IEEE 5 Caratteristiche della tecnica a bus condiviso 6 Caratteristiche della tecnologia Ethernet 7

UD2: Mezzi trasmissivi 8 Codifica Manchester 9 Cavi a coppie attorcigliate 10 Protocolli di accesso 11

UD3: Tecnica di accesso CSMA/CD 12 Canale libero 12 Canale occupato 13 Collisioni 14 Sospensione della trasmissione 15

UD4: Tecnologie costruttive della rete Ethernet 16 Rete 10Base5 16 Rete 10Base2 17 Evoluzione tecnologica delle LAN: Hub 18 Rete 10/100BaseT 19

UD5: Struttura della trama Ethernet 20 Principali parametri dello standard IEEE 802.3 21

UD6: Apparati per l’interconnessione delle reti LAN22 Repeater 23 Bridge 24 Switch 25 Bridge/switch: funzione di auto learning degli indirizzi MAC 26 Router 27

MODULO 2: IL MODELLO DI RIFERIMENTO ISO/OSI E TCP/IP 28

UD1: Il paradigma ISO/OSI 28 Elaborazione e trasferimento 28 Livelli di elaborazione 30 Le regole del modello ISO/OSI 30

UD2: I protocolli della suite TCP/IP 32 Architettura dei protocolli della suite TCP/IP 32 Proprietà del modello TCP/IP 32 Gli RFC e gli standard 34

UD3:Approfondimenti sugli enti di standardizzazione35

MODULO 3: GLI INDIRIZZI DEGLI HOST 40

UD1: Struttura degli indirizzi IPv4 40 Indirizzi Unicast 41 Indirizzi Multicast 41 Indirizzi riservati ad usi futuri 41 Indirizzi privati 42 Indirizzi Speciali 42

UD2: Subnet mask 43

MODULO 4: ESPERIENZE DI LABORATORIO46 Struttura della relazione che descrive l’esperienza di laboratorio 46 Criteri per la valutazione delle relazioni 46 EL01- Esplorazione della rete di elaboratori presente nel laboratorio di informatica. 47 EL02- Configurazione statica degli host collegati in rete tramite uno switch 48 EL03- Configurazione statica e testing di due reti interconnesse 49 EL04- Configurazione statica/dinamica e testing di due reti interconnesse 50 EL05- Configurazione statica/dinamica e testing di due reti interconnesse di cui una con gestione dei nomi a dominio 51

APPENDICE: MANUALI DI RIFERIMENTO 52

Breve guida all’emulatore Cisco Packet Tracer 52 Come si presenta l’interfaccia grafica 52 Descrizione degli strumenti dell’interfaccia 53 Creazione dei dispositivi 53 Connessione dei dispositivi 54 Informazioni relative alle interfacce fisiche 54 Configurazione dei dispositivi 55

Principali comandi di rete 57

Bibliografia e sitografia 60

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Modulo 1: Reti locali

UD 1: Premesse

Le prime sperimentazioni finalizzate allo sviluppo di soluzioni di comunicazione di tipo LAN risalgo-no alla fine degli anni'70. I promotori di tale progetto furono i costruttori di computer che ricercarono soluzioni tecnologiche in grado di potenziare e ottimizzare la capacità d'interconnessione dei sistemi di elaborazione su base locale. Tale approccio fu innovativo in quanto non ri-spettò gli standard allora previsti dagli Enti di normalizzazione (OSI, ITU-T, ANSI, ETSI, ...) che non erano adeguati alle esigenze del mondo delle comunicazioni dati. In passato, l'architettura dei sistemi di trasmis-sione dati era prevalentemente basata sul con-cetto gerarchico master-slave, dove l’intelligenza elaborativa era concentrata in un unico elabora-

tore accessibile da terminali privi di sistema ope-rativo. La tecnologia LAN ha rovesciato tale concetto in-troducendo l’uguaglianza fra elaboratore e dispo-sitivi terminali all’interno del sistema di comuni-cazione. Nelle LAN, quindi, il processo di comunicazione è distribuito tra tutti i terminali della rete, ed il sin-golo dispositivo può ora essere in grado autono-mamente di instaurare, controllare e abbattere connessioni verso gli altri dispositivi in modo in-dipendente. L'assenza di un controllo centralizzato e di proto-colli di comunicazione gerarchici robusti impone l'uso di mezzi trasmissivi caratterizzati da alta ve-locità e, soprattutto, un basso tasso di errore.

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Principio del sistema di comunicazione

In base alle premesse è possibile definire una LAN come: quel sistema di comunicazione in grado di offrire un servizio di connettività ad una popola-zione di dispositivi indipendenti in grado di gesti-re i dati, utilizzando un canale fisico caratterizzato da alta velocità trasmissiva e un limitatissimo tas-so d'errore, entro un'area geograficamente limi-tata. In questa definizione si possono notare tre ele-menti significativi: - una rete locale è una rete di comunica-

zione, non una rete di calcolatori;

- dispositivi in grado di gestire dati pos-

sono essere: PC, Mainframe, Terminali,

Server, Periferiche, Trasmettitori e Rice-

vitori TV, Fax, ...

- l'ambiente geografico di una LAN è limitato nella maggior parte dei casi ad un edificio. La massima estensione può ricoprire qualche chilometro. I prototipi di comunicazione LAN sono stati con-cepiti in modo molto semplice costituiti dal solo mezzo fisico adibito alla comunicazione e dai si-

stemi di interfaccia dei terminali. Le prestazioni del sistema sono fortemente vincolate dalla velo-cità trasmissiva del canale fisico. Il concetto originale di LAN era caratterizzato dal-la presenza di un protocollo di accesso multiplo in grado di assicurare l'accesso di tutti i dispositivi ad un unico canale broadcast condiviso. Per rispondere adeguatamente ai requisiti di co-municazione, devono essere adottati mezzi tra-smissivi caratterizzati da un'alta qualità per evita-re la perdita dei pacchetti di dati, con conseguen-te aumento del traffico causato dalle ritrasmis-sioni. Le principali caratteristiche di una LAN sono rias-sumibili in: - data rate piuttosto elevati (10 ÷ 1000

Mbit/s);

- distanze limitate (100 m÷qualche Km);

- tassi di errore molto contenuti (10-8 ÷

10-11).

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Vantaggi della soluzione LAN

Il successo delle reti locali è legato ai vantaggi funzionali dell'architettura semplificata rispetto ai tradizionali sistemi di comunicazione per dati. - Flessibilità: tutti i dispositivi, anche di diversi co-struttori possono essere interconnessi mediante schede d'interfaccia commerciali semplici e di basso costo. - Espandibilità: è completamente indipendente dal software e dall'hardware ed è quindi più facile da ottenere senza impatto sulla configurazione degli elaboratori; - Scalabilìtà:gli ampliamenti sono agevoli senza impatti sul pre-esistente, in modo da far fronte

alle continue esigenze di crescita del traffico ap-plicativo. - Compatibilità: grazie all'attività di standardizza-zione dei protocolli di comunicazione, oggi la stragrande maggioranza dei sistemi operativi de-gli elaboratori e delle applicazioni è compatibile con le tecnologie LAN. - Gestibilità: lo sviluppo di una tecnologia basata sul modello ISO/OSI, finalizzato all'interoperabili-tà fra i sistemi, ha introdotto lo sviluppo di proto-colli di gestione in grado di controllare in modo semplice ed economico un complesso sistema multivendor.

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Standardizzazione delle LAN: i progetti dell’IEEE

Con l'affermarsi delle prime tecnologie di rete, l'istituto americano IEEE per la standardizzazione decise, verso la fine degli anni '70, di avviare i lavori del progetto 802 finalizzato alla armonizzazione delle varie tecnologie emergenti. Tale attività ha dato luogo a sei differenti sottocomitati che hanno prodotto e continuano a produrre standard di riferimento, adottati dalla comunità informatica, nella realizzazione delle reti di computer. L'attività di standardizzazione dei comitati IEEE è presente in tutte le soluzioni tecnologiche attualmente più diffuse e il suo contributo è stato senza dubbio determinante per la rapida affermazione degli standard in un ambiente multivendor.

Con riferimentoal modello ISO/OSI, i protocolli previsti dai progetti IEEE ricoprono i due livelli più bassi, quello fisico e quello data link. L'approccio del progetto 802 dell'IEEE è focalizzato sulla connettività di end-system mediante mezzi fisici passivi o, al massimo mediante apparati in grado di operare a livello Data Link. A differenza del progetto 802, lo standard Ethernet, non prevede lo strato di adattamento al livello network (802.2 Logical Link Control).

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Caratteristiche della tecnica a bus condiviso

Come ormai consolidato, le LAN sono reti di co-municazione caratterizzate da una elevata sem-plicità strutturale e architetturale. Gli elementi che caratterizzano le LAN sono fon-damentalmente tre: - la topologia, - il mezzo fisico, - i protocolli di accesso. Gli elementi sopra citati sono strettamente legati fra loro; ad esempio gli schemi di controllo che regolano l'accesso al canale di comunicazione so-no specifici per ogni topologia, e così il mezzo fisi-co è funzione della capacità di una certa tecnolo-gia LAN e della sua velocità di comunicazione. Per quanto riguarda le topologie di LAN quella oggi più diffusa è basata sulla tecnica del bus

condiviso, tipica di Ethernet, anche se esistono sul mercato soluzioni differenti come quella a stella, ormai completamente superata, o ad anel-lo, tipicamente Token Ring. In una topologia a bus condiviso la rete dispone di un unico canale fisico condiviso dove tutti i di-spositivi sono connessi ("appesi" al bus) e posso-no trasmettere in modo bidirezionale a tutte le altre stazioni (modalità broadcast). Ciascun dispositivo copia il messaggio ad esso de-stinato rilevando dal cavo gli impulsi elettrici ge-nerati al momento del passaggio. Durante la tra-smissione di un messaggio i soli elementi attivi sono i dispositivi di invio e ricezione del messag-gio.

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Caratteristiche della tecnologia Ethernet

La tecnologia Ethernet si basa su un sistema di trasmissione a bus condiviso caratterizzato da un portante fisico costituito da un cavo coassiale del-la capacità di 10 Mbit/s. La trasmissione dei messaggi sottoforma di pac-chetti di lunghezza variabile avviene in banda ba-se; il massimo numero di stazioni della rete è 1024, la distanza teorica massima tra due stazioni

è di 2,8 km; la tecnica di trasmissione coinvolge sostanziahnente il livello fisico e il sottolivello MAC (Media Access Control del livello Data Link). Il progetto e la realizzazione di Ethernet ha per-seguito obiettivi e caratteristiche che, in seguito, ne hanno decretato l'enorme successo: la sempli-cità, il basso costo delle interconnessioni e la compatibilità con i sistemi di utente.

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UD2: Mezzi trasmissivi

I mezzi trasmissivi possono essere di varia natura i principali sono quattro - Cavo coassiale: è stata la prima tecnologia della rete Ethernet; ora è in fase di dismissione. L’installazione è abbastanza semplice, però ha costi superiori rispetto all’utilizzo del cavo attor-cigliato. - Cavo attorcigliato: è il sistema di cablaggio mag-giormente utilizzato nelle reti locali. Permette di raggiungere velocità trasmissive di 1000 Mb/s a costi molto contenuti. Fibra ottica: è il mezzo più sofisticato e richiede

dispositivi di conversione elettro/ottici piuttosto costosi. Attualmente si usa per dorsali (backbone) o per reti locali/metropolitane di grandi dimen-sioni (campus universitari); è ancora piuttosto co-stoso. Wireless (Wi-fi): è la tecnologia più flessibile ed economica, nel tempo migliora anche la velocità di trasmissione raggiungendo anche 300 Mb/s. Rimangono alcuni punti interrogativi sulla sicu-rezza dei dati e sulle implicazioni in merito all’inquinamento elettromagnetico.

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Codifica Manchester

Nelle reti Ethernet i bit sono trasmessi con segna-li elettrici alternati. C’è la necessità di attribuire ad ogni bit una particolare forma del segnale. Questa operazione va sotto il nome di Codifica di Linea. Di tipi di codifiche di linea ce ne sono di-versi, nel nostro caso si usa la codifica Manche-ster Differenziale. La codifica Manchester Differenziale assegna al bit una transizione (o ciclo di clock). In pratica, ogni bit è codificato trasmettendo un ciclo del se-

gnale di clock inalterato quando si trasmette uno “zero”, invertito quando si trasmette un “uno”. Per una trasmissione a 10 Mb/s, quindi, la fre-quenza è di 10 MHz. Al vantaggio di una facile sincronizzazione si contrappone quindi lo svan-taggio di una banda richiesta doppia rispetto alla codifica NRZ. La codifica Manchester è utilizzata nelle reti Ethernet (802.3) a 10 Mb/s e Token Ring (802.5).

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Cavi a coppie attorcigliate

La qualità dei cavi UTP può variare dalle semplici esigenze della telefonia a quelle più evolute della trasmissione dei dati ad alta velocità. Il cavo UTP è costituito da 4 coppie tra loro op-portunamente attorcigliate (twisted) per mini-mizzare gli effetti delle interferenze di para e te-lediafonia. L’ EIA/TIA (Electronic Industry Associa-tion/Telecommunication Industry Association) ha

stabilito degli standard mediante la classificazio-ne in 5 categorie La differenza fra le categorie consiste: nello spes-sore, nel passo di twist, naturalmente dal costo. La più utilizzata per le normali LAN Ethernet, 10BaseT è la categoria 3. I cavi STP (schermati) furono introdotti dall’IBM nel cablaggio delle reti Token Ring. Non sono molto diffusi a causa del costo maggiore.

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Protocolli di accesso

Le reti possono essere suddivise in due categorie: reti che usano connessioni punto-punto e reti che usano un singolo canale nel quale sono attestate più stazioni. Queste ultime sono denominare Reti ad Accesso Multiplo (o anche broadcast net-work). I protocolli di accesso hanno un ruolo rilevante nel controllo della comunicazione tra i vari dispo-

sitivo connessi in LAN. Uno schema particolar-mente adatto per i sistemi LAN è il Carrier Sense Multiple Access with Collision Detection (CSMA/CD) che si trova applicato nella rete Ethernet e nella Fast Ethernet. Un’altra modalità di accesso è quella realizzata con i Protocolli di tipo Token Access adottati nelle reti ad anello.

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UD3: Tecnica di accesso CSMA/CD

Canale libero

La tecnica utilizzata nella rete Ethernet per la tra-smissione su mezzo condiviso è la CSMA/CD Car-rierSense Multiple Access /Collision Detection) ovvero Accesso Multiplo con osservazione della portante e rilevazione delle collisioni. E' un meto-do con acceso di tipo distribuito ed ogni stazione gestisce il proprio accesso. Il controllo d'accesso al mezzo è completamente distribuito tra le stazioni che hanno tutte eguale

diritto di accesso alla rete. Ciascuna stazione al momento della trasmissione provvede all'ascolto del mezzo trasmissivo e, nel caso che questo sia libero, inizia a trasmettere la prima unità infor-mativa. Se durante tale attività la stazione tra-smittente non rivela condizioni di errore la trama trasmessa viene considerata come inviata con successo.

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Canale occupato

Nel caso invece di canale occupato vengono fatti successivi tentativi di ritrasmissione secondo meccanismi di tipo "non persistente" (ripetizione dei tentativi dopo un ritardo casuale) o "uno-persistente" (attesa che il canale si liberi per la trasmissione).

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Collisioni

La preventiva attività di osservazione del portante trasmissivo non garantisce di evitare una possibile collisione con una trama inviata contemporaneamente da un'altra stazione. Ciascuna stazione ascolta localmente il canale condiviso, ma a causa delle distanze interposte, e del ritardo di propagazione dei segnali elettrici, la lettura dello stato del canale può non essere

univoca. E' pertanto necessario che la stazione trasmittente ascolti il mezzo fisico anche durante il periodo della trasmissione, al fine di rilevare eventuali interferenze causate da altre stazioni che nel frattempo potrebbero aver iniziato la trasmissione.

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Sospensione della trasmissione

Nell'eventualità che la stazione rilevi la presenza di una collisione, la trasmissione non viene interrotta immadiatamente, ma continua per un tempo pari a 32 bit in modo da produrre un'interferenza non trascurabile. Tale modalità ha il compito di far conoscere a tutte le stazioni il verificarsi di una condizione di

collisione. L'attività di trasmissione della stazione verrà sospesa per un periodo di tempo determinato da un contatore interno pseudocasuale. L'uso di un tempo di attesa non determinato mira a prevenire condizioni di degenerazione della qualità trasmissiva a seguito di un susseguirsi di condizioni di collisione.

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UD4: Tecnologie costruttive della rete Ethernet

Rete 10Base5

Ogni protocollo di livello fisico 802.3 ha un nome che richiama le caratteristiche intrinseche della specifica come ad esempio: 10Base5,10Base2 e 10BaseT. In questi casi il numero 10 rappresenta la velocità (in Mbit/s), "Base" significa baseband (trasmis-sione in banda base) e l'ultimo carattere esprime la lunghezza massima del segmento di LAN in multipli di 100 metri, oppure il tipo di supporto fisico (T: Twisted Pair). In seguito verranno illustrate le caratteristiche di queste 3 tecniche.

10 Base 5 è stato tra i primi ad essere standardiz-zato. Permette di raggiungere una velocità di tra-sferimento dei dati di 10 Mb/s su un cavo coas-siale di 10,3 mm. Il tipo di trasmissione è in banda base ed i segmenti di rete su cui collegare gli ela-boratori possono raggiungere la lunghezza mas-sima di 500 metri. Eventuali altri segmenti posso-no essere connessi mediante dispositivi come i reoeater ed i bridge. Questa tecnica è piuttosto robusta, ma poco ver-satile.

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Rete 10Base2

Con la diffusione dei PC e le sempre maggiori esigenze di condivisione delle risorse, la tecnologia 10 Base 2, grazie alla sua semplicità impiantistica, ha avuto un grosso successo.

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Evoluzione tecnologica delle LAN: Hub

All’inizio degli anni 90, l'esigenza di razionalizza-zione ed efficienza del cablaggio di reti locali sempre più ampie ed in continuo aggiornamento, ha imposto l'adozione degli stessi portanti tra-smissivi adottati per la fonia anche per la connet-tività degli elaboratori. E' iniziata così una impor-tante trasformazione topologica della rete locale che ha esportato anche nel mondo LAN il concet-

to di centralizzazione dei sistemi di commutazio-ne tipici delle reti telefoniche. In questo modo le funzionalità di condivisione del bus sono state collassate all'intemo di apparati (es. hub) in grado di concentrare connessioni punto-punto verso i terminali e di simulare internamente il bus o l'a-nello di rete locale.

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Rete 10/100BaseT

La tecnica 10/100BaseT utilizza un portante fisico costituito da 4 coppie non schermate (UTP: unshielded twisted pair) e la realizzazione impiantistica prevede l'introduzione di un dispositivo di concentrazione (HUB) che raccoglie i collegamenti con le singole stazioni. E' bene precisare che questa modalità semplifica l'impiantistica, permette un agevole espansione della LAN, ma non modifica il tipo di accesso che

rimane CSMA/CD, quindi di tipo a bus condiviso. La funzione dell'HUB può essere vista, a grandi linee, come quella di un bus "collassato" in un unico punto. La tecnologia 100 BaseT è chiamata Fast Ethernet in virtù della velocità di trasmissione a 100 Mb/s, 10 volte più veloce della tradizionale Ethernet 10BaseT (10 Mb/s).

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UD5: Struttura della trama Ethernet

Il secondo livello, per svolgere le funzioni di tra-sferimento corretto dei bit tra 2 punti adiacenti della rete, necessita di un’organizzazione dei bit in trame. Nel caso 802.3, la trama ha una lun-ghezza variabile compresa tra 64 e 1518 ottetti. Nel caso dei protocolli 802.x e Ethernet, tali tra-me sono sovente chiamate MAC Frame. Nella fi-gura son messe a confronto le due trame, che sono pressochè identiche. Descrizione dei campi: Preambolo (7 ottetti: 10101010….) viene utilizza-to per il riconoscimento dell’inizio della trama e per la sincronizzazione dei bit. L’alternanza di 1 e 0, mediante la codifica Manchester, genera un’onda quadra. SFD -StartFrame Delimiter (1 ottetto: 10101011) viene utilizzato per il riconoscimento dell’inizio della trama. Destination e Source Address (6 ottetti + 6 ottet-ti) rappresentano un valore univoco al mondo

che identifica il dispositivo. A volte sono definiti anche come MAC Address o indirizzao fisico della scheda di rete (3 ottetti servono per identificare il costruttore e 3 per il dispositivo). Lenght (2 ottetti) specifica il numero degli ottetti che seguono fino all’FCS escluso. Nella trama Ethernet c’è invece il campo Type che dichiara il tipo di protocollo di livello 3 supportato dal cam-po Data (ad es. ARP, IP, RARP, …). E’ possibile di-scriminare i due casi in quanto per Ethernet il va-lore è superiore a 1500, mentre per IEEE 802.3 è inferiore. PAD (0-46 ottetti) viene utilizzato come informa-zione riempitiva. Non è presente nell’Ethernet. Infine il campo di dati trasporta l'informazione utile e, a differenza degli altri campi, ha una lun-ghezza variabile: da 46 a 1500 byte. Nel caso della trama IEEE 802.3 la competenza di questi bit è del protocollo IEEE 802.2 Logical Link Control.

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Principali parametri dello standard IEEE 802.3

I parametri principali del sottolivello MAC sono i riportati in figura - Slot time 512 bit time (51.2 s) tempo

base di attesa prima di una ritrasmis-

sione

- Attempt limit 16 massimo numero di

tentativi di ritrasmissione

- Backoff limit 10 numero di tentativi oltre

il quale non aumenta più la casualità del

back-off

- Jam size 32 bit lunghezza della sequen-

za di jam

- Max frame size 1518 ottetti lunghezza

massima del pacchetto

- Min frame size 64 ottetti (512 bit) lun-

ghezza minima del pacchetto

- Address size 48 bit lunghezza indirizzi

MAC

- Inter Packet Gap 9.6 s distanza minima

tra due pacchetti

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UD6: Apparati per l’interconnessione delle reti LAN

Un aspetto essenziale nello sviluppo delle reti lo-cali è stato senza dubbio il vincolo geografico en-tro il quale tali tecnologie si sono sviluppate. L'impossibilità di estendere geograficamente il trasporto dei segnali al di fuori di un’area privata, ha alimentato la ricerca tecnologica nel campo delle cosiddette ELAN (Extended-LAN) o LAN estese. Nel seguito verranno analizzate le funzioni e gli apparati che realizzano l'adattamento tra i proto-colli di comunicazione LAN e le reti pubbliche di telecomunicazioni.

Qualsiasi applicazione di tipo distribuito che coin-volge due utenti non fisicamente posti sulla stes-sa rete richiede una modalità di interconnessio-ne. Prendendo come riferimento il modello OSI, l'interconnessione di LAN può realizzarsi a vari li-velli funzionali e, naturalmente, con sistemi di-versi. - livello 1: repeater; - livello 2: bridge/switch; - livello 3: router.

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Repeater

Come visto in precedenza, le topologie impianti-stiche dei protocolli Ethernet e IEEE 802.3 pre-sentano precisi vincoli progettuali sulla lunghezza dei segmenti. Essi sono dimensionati in modo da garantire l’efficienza dei segnali che si propagano nel mezzo condiviso sia per il livello di tensione che per il ritardo di propagazione. Tale limitazione può essere ovviata utilizzando apparati detti repeater con i quali è possibile estendere la lunghezza del mezzo trasmissivo e realizzare strutture ad albero utili nel cablaggio di un’area locale più estesa, come ad esempio un edificio. Questi apparati sono stati progettati per agire sui protocolli di livello fisico, ovvero sul segnale elet-trico, effettuando la mo-demodulazione e l'ampli-ficazione e la rigenerazione.

In alcuni casi il repeater, però, non si limita a svolgere una funzione solamente di livello fisico, ma come ad esempio nel caso dello standard Ethernet, a differenza dello 802.3 riduce la di-mensione del preambolo. Tale operazione ha un impatto sul livello Data Link. La lunghezza totale della rete che utilizza i repea-ter, non deve superare determinati limiti fisici imposti dagli standard. Il principale motivo è do-vuto all’aumento del round trip delay (ritardo di propagazione) che, con metodi di accesso CSMA/CD, causa un drammatico incremento del-la probabilità di collisione. E’ possibile superare i limiti imposti dal round trip delay utilizzando apparati in grado di separare una determinata rete logica in tanti segmenti o sottoreti denominate collision domain.

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Bridge

Di maggior interesse è l'interconnessione di LAN a livello 2 realizzata con l'impiego di bridge. Il bridge, in accordo con le funzionalità dei proto-colli di Data Link, si occupa del rilancio delle tra-me tra 2 punti adiacenti della rete. Anche se nella corretta definizione, l'obiettivo della funzionalità di bridgding è quello di inter-connettere due o più segmenti di LAN, nell'uso comune il bridge viene utilizzato per la segmenta-zione fisica di una LAN in più sottoreti, al fine di aumentare la capacità ovvero il throughput dei segmenti dedicati a un numero ridotto di stazioni. Il bridge, riconoscendo gli indirizzi MAC dei dispo-sitivi connessi, riesce ad ottimizzare l'impiego del bus condiviso, contenendo ad esempio, entro un

unico segmento la comunicazione tra due dispo-sitivi appartenenti al segmento stesso. In questo modo è possibile segmentare una LAN permettendone un ampliamento delle dimensioni e delle prestazioni limitando la propagazione del traffico. In una prima fase, il bridge è stato impiegato an-che per l'interconnessione remota di reti locali. La complessità tecnologica di questa soluzione e so-prattutto l'elevata differenza prestazionale tra re-te locale e reti geografiche ha immediatamente evidenziato i limiti funzionali di tale soluzione, aprendo la strada allo sviluppo dei router, veri e propri commutatori e instradatori di pacchetti.

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Switch

Una Switched LAN ha le funzionalità di un bridge multiporta, dove vengono commutati i segmenti di rete. L'accesso tra la stazione e lo switch avvie-ne in modo tradizionale su un portante fisico co-me il doppino. Se ad ogni segmento sono connes-si più dispositivi, allora si può avere il rischio di collisione solo nella fase di accesso. All'intemo dello switch la matrice di commutazione ad alta velocità è così in grado di commutare indipen-dentemente le trame, evitando le collisioni. In questo contesto le uniche condizioni di collisione possono essere causate dalla comunicazione con-

temporanea delle stazioni verso un'unica destina-zione. Una switched LAN può avere diverse tipologie: - Desktop Switch: in questo caso la banda è dedi-cata a ogni PC e/o workstation di utente; - Workgroup Switch: è prevista una segmentazio-ne della rete e la banda massima è dedicata a cia-scun segmento; - Backbone Switch: serve in genere il traffico loca-le di un'area a livello di edificio o di campus, evi-tando che questo si sommi al traffico uscente ge-stito da un router.

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Bridge/switch: funzione di auto learning degli indirizzi MAC

Tra le funzioni del bridge la più importante è co-stituita dal filtraggio degli indirizzi che permette la separazione del traffico scambiato tra utenti di uno stesso segmento da quello degli altri seg-menti. Il bridge è dotato di procedure di autolearning che gli permettono di conoscere automaticamen-te gli indirizzi MAC dei dispositivi presenti su cia-scun segmento connesso alla LAN. Nel momento in cui una stazione attestata a un segmento di rete vuole trasmettere a una nuova stazione di cui non conosce l'indirizzo MAC, essa provvede a inviare una trama con indirizzo di de-stinazione di tipo broadcast (es. nell'Ethernet tut-te F) in cui è contenuto un pacchetto di richiesta . Il bridge provvede ad inoltrare la trama broadcast anche al segmento di rete remoto in attesa di in-dividuare la stazione di destinazione. La trama broadcast, propagata in rete, viene ricevuta da tutte le stazioni che ne decodificano il messaggio. Soltanto la stazione di destinazione sarà però in grado di riconoscere il messaggio a livello applica-tivo e potrà rispondere alla sorgente con un pac-

chetto appropriato, incapsulato nella trama di li-vello 2 e recante il proprio corretto indirizzo MAC. Nel caso in cui il destinatario sia attestato allo stesso segmento della sorgente la trama di rispo-sta non transita attraverso il bridge che provvede esclusivamente a registrare il nuovo indirizzo su una specifica tabella dinamica. Viceversa, nell'e-ventualità che la stazione destinataria sia posizio-nata sul segmento remoto, la trama di risposta transita attraverso il bridge che la ritrasmette verso la sorgente registrandone l'indirizzo. Per le caratteristiche funzionali il bridge non può nè deve essere in grado di confinare localmente il meccanismo di apprendimento degli indirizzi del-le stazioni di rete, determinando così un unico Broadcast Domain per il quale è sempre necessa-rio propagare le trame di broadcast attraverso tutta la rete. Per questo motivo l’utilizzo di bridge per l’interconnessione remota non è ottimale in quanto impegnerebbe costantemente la linea in ambito geografico, con conseguente lievitazione dei costi.

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Router

Una comunicazione attraverso una rete geografi-ca che presenta topologie differenti richiede l'ausilio di altre funzionalità fornite dai protocolli di rete (livello 3 del modello OSI). In questo con-testo ciascun utente della LAN è dotato di un ul-teriore indirizzo (di rete o di livello 3), indipen-dente dall'indirizzo MAC e quindi svincolato dalla tecnologia di comunicazione. Dovendo quindi af-frontare una rete complessa occorrono apparati in grado di interfacciare a livello fisico differenti sistemi di trasmissione e di effettuare l'instrada-mento dei pacchetti di dati. Tali apparati vengono denominati router in quan-to si occupano dell'instradamento (routing) dei pacchetti di livello 3, realizzando l'internetwor-king geografico. L'instradamento dei pacchetti nella rete di comu-nicazione è govemato da uno o più algoritmi che provvedono a ottimizzare una serie di fattori le-gati alla trasmissione, quali la distanza, il numero di apparati da attraversare e il costo delle linee.

I meccanismi di routing possono essere suddivisi in due statico e dinamico. Nel primo caso il router dispone di una tabella d'instradamento preimpostata dal gestore della rete che tiene conto di valutazioni sui parametri di connessione formulate a priori in fase proget-tuale. In questa condizione il router instrada i pacchetti senza dover preventivamente ricercare e elaborare informazioni di raggiungibilità della destinazione. Nel secondo caso il router dispone di un protocol-lo di comunicazione con il quale dialoga con gli al-tri router per scambiare le informazioni topologi-che e funzionali della rete. Nel router sono impo-state esclusivamente determinate logiche di mas-simizzazione per il calcolo dinamico del miglior percorso di routing. Il sistema può essere in gra-do di sopperire automaticamente a eventuali guasti.

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Modulo 2: Il Modello di riferimento ISO/OSI e TCP/IP

UD1: Il paradigma ISO/OSI Nel 1988, l'ISO completò una complessa attività di standardizzazione dei protocolli utilizzati per la comunicazione tra sistemi elaborativi. Preceden-temente, i costruttori di elaboratori avevano adottato criteri proprietari, con chiara intenzione di differenziarsi dalla concorrenza. Per esempio IBM aveva progettato la System Network Archi-tecture (SNA), DEC aveva implementato la Digital Network Architecture (DECNET o DNA), la comu-

nità scientifica americana aveva sviluppato la sui-te TCP/IP. Il compito principali dell’ISO fu trovare le caratte-ristiche comuni delle architetture esistenti, per definire un insieme di regole generali, valide per tutte le soluzioni implementative. Tale paradigma di regole generali è stato definito Open System Interconnection (OSI).

Elaborazione e trasferimento

A causa della complessità della comunicazione tra processi elaborativi, come ad esempio lo scambio di file tra un PC con sistema operativo Windows ed un server UNIX remoto (ad esempio oltre oceano), sono stati isolati in prima battuta due gruppi funzionali: quello legato all’elaborazione dei dati, e quello riguardante il trasferimento dei dati. Le funzioni orientate all’elaborazione sono localizzate agli estremi del collegamento, cioè negli elaboratori terminali. Le funzioni per il tra-sferimento dei dati, invece, sono distribuite in tutti gli apparati coinvolti nel collegamento: ter-minali e nodi intermedi.

Le funzioni che rendono possibile l’elaborazione e il trasferimento sono ulteriormente suddivise in più livelli o strati, a ciascuno dei quali sono asse-gnati un certo numero di compiti. La suddivisione in strati permette la progettazione “a blocchi” delle funzioni che fanno parte dei diversi strati, riducendo la complessità del problema. Con questo approccio, ogni strato viene ad assu-mere compiti specifici e ben definiti, che lo con-traddistinguono dagli altri strati, ha una chiara autonomia rispetto agli altri strati e interagisce con gli altri strati secondo regole e interfacce ben definite.

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Livelli di elaborazione

1

2

3

4

5

7

6

Application

Session

Presentation

Transport

Network

Data Link

Physical

Portante

Elaborazione

Trasferimento

Per quanto riguarda il gruppo funzionale di elabo-razione sono stati definiti i seguenti strati: • Application (7): rappresenta lo strato in-termedio verso l'utente dei vari protocolli sotto-stanti. Fornisce il supporto per i programmi appli-cativi come il browser, il programma di trasferi-mento dei file, ecc. • Presentation (6): si occupa della sintassi dell'informazione trasferita. Comprende la com-pressione e la cifratura dei dati. • Session (5): fornisce i mezzi a due appli-cazioni eseguite in due diversi nodi della rete per organizzare, sincronizzare e regolare lo scambio di dati. • Transport (4): garantisce che i messaggi scambiati dallo strato sessione siano privi di erro-re e che non ci siano ripetizioni o mancanze, indi-pendentemente dal tipo di rete sottostante. Ha il

compito di garantire l'affidabilità end-to-end del-la comunicazione. Per le funzioni orientate al trasferimento dell’informazione sono stati definiti i seguenti tre strati: • Network (3): si occupa delle procedure di indirizzamento, instradamento e controllo di flus-so. Consente di connettere due sistemi ad una o più reti, garantendo al livello transport un servizio end-to-end uniforme. • Data Link (2): Collegamento Dati, fornisce il mezzo per il trasferimento dei dati sulla connes-sione fisica sottostante. Comprende la sincroniz-zazione di bit, di parola e di trama e il controllo degli errori. • Physical (1): effettua il collegamento tra gli elementi della rete ed il portante fisico; deve soddisfare i vincoli meccanici ed elettrici del por-tante stesso.

Le regole del modello ISO/OSI

La stratificazione introdotta dal modello ISO/OSI impone regole ben precise di comunicazione. La prima regola è che ogni strato colloquia a distan-

za unicamente con il proprio pari livello (peer-to-peer). L’unico strato preposto al “contatto con i bit” è quello fisico, gli altri hanno mansioni di

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coordinamento e di controllo ben specificati, fino alla consegna del dato utile ai processi elaborativi posti sopra la pila dei protocolli. Localmente lo scambio di informazioni, dette primitive, avviene solo ed esclusivamente tra strati adiacenti. Ad esempio lo strato 2, in trasmissione, offre un ser-

vizio al livello 3 ed a sua volta utilizza il servizio di trasporto sul mezzo fisico offerto dallo strato 1. Lo strato 2 non sa nulla sull’identità di quelli 4, 5, 6 e 7 perché con tali strati non ha alcuna intera-zione diretta.

11

22

33

44

55

77

66

11

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Bit scambiati tra gli elaboratori

B i t t r a s m e s s i i n l i n e a

Bit necessari per il colloquio tra i livelli

Ogni strato, per eseguire i compiti assegnatigli, necessita di una porzione dei bit trasferiti sul li-vello fisico. La modalità con cui i bit vengono strutturati (lato trasmissione) e utilizzati (lato ri-cezione) dipende dallo specifico protocollo adot-tato nello specifico strato. Nel modello ISO/OSI vige però una regola comune per le interazioni fra strati adiacenti, quella dell’incapsulamento. Le in-formazioni per il colloquio peer-to-peer dello strato N costituiscono un segmento contenuto (come campo informativo) all’interno delle unità informative per il colloquio peer-to-peer dello strato N-1, le quali unità informative, a loro volta, costituiscono il campo informativo delle unità in-formative per il colloquio peer-to-peer dello stra-to N+1. Questo meccanismo è analogo al gioco delle “scatole cinesi”.

Il colloquio alla pari (peer-to-peer ) aumenta la quantità di bit trasmessi in linea. Il rapporto tra la quantità di bit necessari per il colloquio tra gli strati e la quantità totale dei bit viene chiamato overhead. Di tutta l’informazione che riceve, cia-scuno strato agisce solo su una porzione di sua competenza, che si trova nella parte iniziale dell’unità informativa, porzione che è chiamata intestazione (header). In definitiva ogni strato dialoga con il proprio cor-rispondente strato peer-to-peer mediante delle unità informative o unità dati. L’unità dati viene tecnicamente definita Protocol Data Unit (PDU) di livello N o più comunemente pacchetto di livello N.

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UD2: I protocolli della suite TCP/IP Viene comunemente identificata con il nome TCP/IP un insieme di protocolli di rete che sono stati sviluppati a partire dal 1969 ad oggi. Vi sono attualmente molte decine di tali protocolli, alcuni di essi ormai obsoleti, altri in via di sperimenta-zione. Alla base della filosofia tradizionale dei protocolli TCP/IP vi sono due vincoli di progetto che ne hanno condizionato finora lo sviluppo: la rete di trasferimento e lo spirito di cooperazione. La rete di trasferimento è ipotizzata inaffidabile, soggetta a variazioni di traffico inatteso e sogget-ta una crescita ingovernabile. I terminali della

comunicazione hanno la responsabilità di control-lare l’attendibilità dei messaggi ricevuti. Sono sta-ti pertanto introdotti diversi protocolli ausiliari che non hanno lo scopo diretto di comunicare da-ti, ma si occupano del controllo, della manuten-zione e dell'amministrazione della rete. Vige uno spirito "federale" di cooperazione tra i vari proto-colli, dovuto al fatto che il loro sviluppo è avvenu-to grazie a contributi di singole organizzazioni di-sposte a mettere in comune il risultato delle pro-prie attività di progetto. Purtroppo nello scenario attuale i principi guida originali appaiono inade-guati.

Architettura dei protocolli della suite TCP/IP

Il modello a strati usato dai protocolli TCP/IP è precedente al modello ISO/OSI ed è stato sviluppato dal Dipartimento della Difesa americano fin dai tempi dello sviluppo dei prototipi della rete Internet. Per questo motivo viene defi-nito modello Department of Defense (DoD). La sua architettura è strutturata su 4 livelli.

Application: racchiude i programmi di interfaccia utente, suddivisi in Client e Server. Corrisponde al livel-lo ISO/OSI 7.

Transport: supporta la comunicazio-ne tra due stazioni terminali in cui sono attivi i processi applicativi. Re-gola il flusso delle informazioni of-frendo sia un servizio affidabile (TCP),

cioè con meccanismi di attivazione e di con-trollo della comunicazione, che un servizio semplificato però inaffidabile (UDP). Corri-sponde agli strati ISO/OSI 4, 5 e 6.

Internet: (IP) corrisponde allo strato ISO/OSI 3. Si occupa di diverse attività ineren-ti alla consegna dell’unità dati al corretto terminale. In sintesi: - smistamento delle singole unità dati su una rete complessa ed interconnessa; - reperimento delle informazioni necessarie allo smistamento (routing); - scambio di messaggi di controllo e di moni-toraggio rete (protocollo ICMP).

Data Link: include tutto il mondo delle reti di trasferimento sia in ambito geografico (WAN) che locale (LAN).Corrisponde agli strati

ISO/OSI 2 e 3.

Proprietà del modello TCP/IP

Inaffidabilità La filosofia architetturale del TCP/IP è semplice: costruire una rete che possa sopportare il carico in transito, ma permettere ai singoli nodi di scar-tare pacchetti se il carico è temporaneamente eccessivo, o se i pacchetti risultano errati o non recapitabili. L'incarico di rendere il recapito dei pacchetti affi-dabile non spetta allo strato Internet, ma a livelli software superiori. Si dice pertanto che il proto-collo IP è inaffidabile.

In generale è lo strato trasporto che si occupa del controllo di flusso e del recupero errori. Infatti la sede principale dell’"intelligenza" nei terminali è a livello di trasporto o superiore.

Principio di stratificazione (layering) Una PDU ricevuta ad un livello n dall’elaboratore di destinazione è esattamente la stessa spedita a livello N dalla sorgente. Questo principio coincide con il concetto del peer-to-peer introdotto dall’ISO/OSI.

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Incapsulamento Le PDU definite alle varie interfacce hanno una struttura che è sempre costituita da un header e da un'area dati. Solo per il livello Data Link è an-che previsto una parte finale chiamata “trailer”. Così come già citato per l’ISO/OSI, l'area dati di una PDU contiene per intero la PDU del livello soprastante. Si dice altrimenti che una PDU viene incapsulata in un’altra PDU di livello inferiore.

Multiplazione Più protocolli di trasporto, di gestione e di routing vengono incapsulati nel protocollo IP. Analoga-mente più protocolli applicativi vengono incapsu-lati nei protocolli di trasporto. Serve quindi una modalità con cui vengono di-chiarati i protocolli in modo da poterli distinguere quando vengono multiplare tra di loro.

Gli RFC e gli standard

Fin dal 1969 i documenti e gli articoli che trattano di argomenti relativi ai protocolli TCP/IP e alla re-te Internet, e che sono stati approvati ufficial-mente dalla Internet Activities Board o da un pre-cedente comitato equivalente, vengono raccolti e numerati. Questi documenti sono denominati “Request For Comments”. Sono identificati dalla sigla RFC se-guita da un numero progressivo. Al momento gli RFC sono oltre 3000. A intervalli regolari viene pubblicato un RFC che funge da in-dice e da descrittore dello stato degli RFC.

Gli RFC non vengono mai ritirati, ma possono di-ventare obsoleti e venire rimpiazzati, come auto-revolezza, da RFC più recenti. Alcuni RFC sono considerati di base per la docu-mentazione della evoluzione della rete Internet. Essi sono elencati regolarmente in altri RFC. Per i principianti, che si avvicinano per la prima volta al mondo Internet, alcuni RFC vengono identificati dalla sigla FYI (For Your Information) e hanno un carattere didattico. Tutti gli RFC sono disponibili su server ftp della rete Internet e vengono tenuti aggiornati.

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UD3:Approfondimenti sugli enti di standardizzazione

Costituita nel 1947, l'ISO è una federazione non governativa che abbraccia oltre 130 enti norma-tori di altrettante nazioni a livello mondiale. Attività: l'ISO promuove lo sviluppo e l'unifi-cazione normativa per consentire e facilitare lo scambio dei beni e dei servizi. Coordina l'ambiente scientifico, tecnologico ed economico. I lavori dell'ISO sono il risultato di lunghi accordi internazionali e danno luogo a "International Standards". I Paesi aderenti all'accordo si im-pegnano ad introdurre le "International Stan-dard" nelle corrispondenti norme nazionali. Struttura dell'ISO: i lavori di standardizzazione sono fortemente decentrati secondo la seguente struttura gerarchica: Comitati tecnici; Sotto-comitati; Gruppi di lavoro. In questi comitati partecipano ai lavori rappresentanti qualificati delle industrie, istituti di ricerca, autorità gover-

native, organizzazioni dei consumatori e organiz-zazioni internazionali di tutto il mondo. Collaborazione: ISO lavora a stretto contatto con IEC - International Electrotechnical Commission per quanto concerne tutti i problemi legati all'elettrotecnica; con ITU per gli aspetti di telecomunicazioni e con l’ISOC per gli aspetti delle reti informatiche. Non ci sono limiti e l'ISO si occupa di stan-dardizzazione in tutti i settori, demandando all'IEC la normazione in campo elettrotecnico-elettronico.

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L'IEC (Commissione Elettrotecnica Interna-zionale), fondata nel 1906, è l'organismo normatore su scala mondiale nel campo elettrico ed elettrotecnico e prepara le Norme Tecniche che vengono adottate nei paesi maggiormente industrializzati (vi aderiscono circa 60 nazioni). Per i lavori di standardizzazione in sede internazionale, IEC procede parallelemente con altri enti di pari grado: ISO, ITU, WHO/OMS - World Health Organization/Organizzazione Mondiale della Sanità, ILO - International Labour Office , WTO - World Trade Organization. Insieme IEC e WTO svolgono un ruolo fondamentale per lo sviluppo del commercio in-

ternazionale, per il progresso della sicurezza, il miglioramento della salute e la tutela dell'am-biente a livello mondiale. IEC svolge una importante attività di coesione fra le importanti organizzazioni di standardizzazione che operano nelle macroaree del mondo quali: CENELEC - European Committee for Ele-ctrotechnical Standardization, ETSI - European Telecommunications Standards Institute. Le Norme IEC, redatte in lingua inglese e francese, anticipano le norme CEI che, generalmente, ne sono la traduzione in italiano con alcune modifiche.

Nel 1992 fu istituita l’Internet Society (ISOC), che oggi coordina il lavoro di diversi comitati tecnici: l'IEFT (Internet Engineering Task Force) si occupa della regolamentazione tecnica (standard e protocolli di rete), lo IAB (Internet Architecture Board) segue l’evoluzione delle architetture di rete, l'ICANN (Internet Corporation for Assigned Names and Numbers) è un ente internazionale

no-profit, istituito il 18 settembre 1998 per proseguire i numerosi incarichi di gestione relativi alla rete Internet che in precedenza erano demandati ad altri organismi.. L’assegnazione degli indirizzi di rete e dei domini è affidata ad organismi nazionali, come Network Solutions negli Stati Uniti ed il GARR (Gruppo Armo-nizzazione Reti per la Ricerca) in Italia.

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E' un’associazione internazionale con sede a Ginevra che ha il compito di governare e coordinare tutte le attività e i servizi attinenti alle tecnologie di telecomunicazione. Costituitasi nel lontano 1865 come Convenzione Telegrafica Internazionale da 20 nazioni e dal 1934 mutatasi in International Telecomunications Unions, ITU seguì tutta l'evoluzione delle telecomunicazioni, dal telegrafo al telefono, fino

alle trasmissioni radio, nell'etere, su cavo o i recenti sistemi ottici e satellitari. Dal 1947 ITU è una agenzia specializzata delle Nazioni Unite. Oggi ITU abbraccia la quasi totalità dei paesi industrializzati del mondo intero. ITU opera nei seguenti settori: Radiocomunicazioni (ITU-R), Standardizzazione delle telecomunicazioni (ITU-T), Standardizazione nelle aree geografiche in via di sviluppo (ITU-D).

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Costituito nel 1884, IEEE è un istituto che comprende tecnici e ricercatori di tutto il mondo interessati al settore elettrotecnico - elettronico. Ad oggi IEEE conta più di 400.000 membri che svolgono la loro attività in più di 150 nazioni; i loro studi e scoperte hanno contribuito a edificare il mondo attuale.

Scopo principale di IEEE è quello di ricercare nuove applicazioni e teorie nella scienza elettrotecnica, elettronica ed informatica; a tal fine organizza conferenze e dibattiti tecnici in tutto il mondo, pubblica testi tecnici e sostiene programmi educativi.

Fondato nel 1918, l'ANSI è un istituto americano, no-profit, che coordina il settore privato statunitense intorno ad un sistema normativo volontario e supportato dalle organizzazioni pubbliche e private. ANSI rappresenta gli Stati Uniti nei lavori inter-nazionali di standardizzazione nelle organiz-zazioni ISO e IEC. L'ANSI è un membro fondatore dell'ISO e svolge un ruolo attivo nell'organo

direttivo; è infatti uno dei cinque membri permanenti del Consiglio e uno dei quattro membri permanenti del Technical Management Board. L'ANSI ha il ruolo fondamentale di sostegno degli interessi americani in campo internazionale e di globalizzazione del sistema normativo con l'intento di estendere una miglior qualità della vita a tutti i cittadini del mondo.

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Organizzazione no-profit costituita recentemente dal Consiglio dei Ministri Europeo con Direttiva 83/189 nel 1988, ETSI è l'istituto europeo incaricato di standardizzare il settore delle telecomunicazioni. E' un’associazione libera, aperta a tutte quelle organizzazioni europee che abbiano interesse a promuovere gli standard della telecomunicazione. Conta oggi oltre 490 membri provenienti da circa 34 nazioni rappresentantanti del governo, opera-

tori di rete, produttori, service providers e utiliz-zatori. ETSI produce norme (alcune di esse recepite dalla Comunità Europea) a carattere volontario, che diventano di fatto uno standard da seguire. ETSI promuove il progresso di standardizzazione mondiale, ove possibile, cooperando con le attività di organizzaioni internazionali: ITU, EBU - European Broadcasting Union, CEN - European Committee for Standardization.

Costituito nel 1909, il CEI è l'ente italiano che si occupa di normativa e di unificazione nel settore elettrotecnico ed elettronico a livello nazionale. Ha il compito, quale unico organismo nazionale competente, di stabilire i requisiti di sicurezza che devono avere i materiali, le macchine, le apparecchiature, gli impianti elettrici e i criteri per realizzare tali requisiti (Direttiva CE 83/189, recepita dalla Legge n°317 del 1983). Con il Decreto Presidente della Repubblica dell' 11 luglio 1967 n.822 il CEI è stato riconosciuto come associazione privata con personalità giuridica. Lo statuto del CEI è stato approvato, nella versione definitiva, con il Decreto Presidente della Repubblica del 9 settembre 1972 n.837.

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Modulo 3: Gli indirizzi degli Host

UD1: Struttura degli indirizzi IPv4

Ogni elaboratore connesso ad Internet dispone di uno o più indirizzi, alcuni esclusivi (unicast), che lo identificano univocamente nell’ambito della rete, altri di gruppo (multicast), che lo contraddi-stinguono in base alle sue competenze (esempio router, host, elemento di un newsgroup, ecc. ). Gli indirizzi vengono utilizzati dall’Internet Proto-col per la consegna dei pacchetti, pertanto sono definiti “indirizzi IP”. Un indirizzo IP è composto da 32 bit, ma viene rappresentato per comodità con una notifica de-cimale, composta da 4 numeri separati da un punto (dotted decimal notation), come, ad esem-pio, 192.168.150.10. Ognuno dei quattro numeri rappresenta 8 bit, quindi può variare da 0 a 255. Potenzialmente, la quantità degli indirizzi che si possono ottenere con 32 bit è pari a 4.294.967.296. In realtà gli indirizzi utilizzabili so-no molti di meno, perché essi non vengono asse-

gnati in modo continuo ma a blocchi: ad ogni rete viene assegnato un blocco di indirizzi, in relazione alla sua dimensione (ci sono reti grandi, reti me-die e reti piccole). L’indirizzo IP è composto da 32 bit, suddivisi in due parti successive:

un prefisso;

un numero progressivo. Il prefisso varia in funzione della dimensione della rete; alle reti grandi vengono assegnati prefissi più corti, in modo da poter assegnare più bit per le combinazioni di numeri progressivi che fanno parte di tali reti. Nell’assegnazione degli indirizzi IP viene usata una logica simile a quella degli indi-rizzi telefonici di rete fissa: città grandi come Ro-ma e Milano hanno un prefisso di 2 cifre; città medie come Modena ne hanno 3, mentre città piccole, come Ravenna, ne hanno 4.

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Indirizzi Unicast

In base alle dimensioni delle reti vengono asse-gnati indirizzi appartenenti a classi di indirizza-mento diverse, in base ai criteri seguenti:

Classe A (reti grandi): l’indirizzo IP inizia con un bit a 0, i valori ammessi per il primo ottet-to sono da 1 a 126.

7 bit sono usati per identificare le rete, 24 per identificare l'host all’interno della rete. I criteri descritti permettono di identificare 126 reti diverse, ciascuna con un massimo di 16777213 host.

Classe B (reti medie): l’indirizzo IP inizia con i primi due bit fissi nello stato 10, i valori am-messi per il primo ottetto sono da 128 a 191.

14 bit sono usati per identificare le rete, 16 per identificare l'host all’interno della rete. I criteri descritti permettono di identificare 16.382 reti diverse, ciascuna con un massimo di 64534 host.

Classe C (reti piccole): l’indirizzo IP inizia con i primi tre bit nello stato 110, i valori ammessi per il primo ottetto sono da 192 a 223.

21 bit sono usati per identificare le rete, 8 per identificare l'host all’interno della rete. I criteri descritti permettono di identificare 2.097.150 reti diverse, ciascuna con un massimo di 254 host.

Indirizzi Multicast

Classe D: l’indirizzo inizia con i primi quattro bit nello stato 1110, i valori ammessi per il primo ottetto sono da 224 a 239. Non ha pre-fisso, i numeri che vengono abitualmente uti-lizzati di questo blocco non sono più di una cinquantina.

Indirizzi riservati ad usi futuri

Classe E: l’indirizzo inizia con i primi quattro bit nello stato 1111, i valori ammessi per il primo ottetto sono da 240 a 254.

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Indirizzi privati

Alcuni indirizzi IP sono stati riservati per ammini-strazioni private, cioè sono utilizzabili nelle reti locali senza obbligo di dichiarazione all’autorità centrale di Internet (ICANN). Questo non permet-te però che siano esclusivi, quindi non si possono utilizzare per navigare in Internet. Per questo scopo sono stati definiti i seguenti blocchi di indirizzi:

10.0.0.0 (numero di rete=primi 8 bit);

172.16.0.0 (numero di rete=primi 20 bit;

192.168.0.0 (numero di rete=primi 16 bit). Alcuni indirizzi vengono riconosciuti con significa-to particolare. Ad esempio 0.0.0.0 indica un host al momento dell’accensione, quando si presenta alla rete e richiede un indirizzo con la procedura di bootstrap. In generale gli indirizzi che finiscono con 0 indicano tutta la rete, mentre quelli che fi-niscono con 255 indicano tutti gli elementi della rete (broadcast).

Indirizzi Speciali

Alcuni indirizzi sono riservati a scopi speciali e non devono essere usati come indirizzi di inter-facce:

0.0.0.0: l’host corrente nella rete corrente - usato solo come indirizzo sorgente, p.es. da un elaboratore durante il boot.

0.X.Y.Z: l’host X.Y.Z sulla rete corrente di clas-se A.

255.255.255.255: l’indirizzo di broadcast limi-tato - tutti gli host sulla rete corrente, come indirizzo di destinazione.

A.255.255.255 /B.B.255.255 /C.C.C.255: indi-rizzo di broadcast diretto;

tutti gli host su una rete di classe A o B o C o su una sottorete con la stessa struttura.

127.X.Y.Z: indirizzo di loopback - denota l'in-terfaccia locale, indipendentemente dal valo-re di X.Y.Z; per convenzione si usa 127.0.0.1.

224.0.0.1: multicast all hosts - tutti gli host di questa (sotto)rete.

224.0.0.2: multicast all routers - tutti i router di questa (sotto)rete.

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Alfonso Ghelfi 43

x x x x x x x x x x x x x x x x x x x x x x x x x x x x x x x x

Struttura base: 32 bit MSB LSB

0. 0. 0. 0 Computer locale, usato in fase di bootstrap

x. 0. 0. 0 Identifica una rete di classe A

x. x. 0. 0 Identifica una rete di classe B

x. x. x. 0 Identifica una rete di classe C

x. x. x. 255 Broadcast su una rete di classe A

x. x. 255. 255 Broadcast su una rete di classe B

x. 255. 255. 255 Broadcast su una rete di classe C

255. 255. 255. 255 Broadcast su più reti

127. x. x. x Test

UD2: Subnet mask

1 0 x x x x x x

1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0

x x x x x x x x x x x x x x x x

Classe B (prefisso di rete= 2+14 bit)

Subnet mask

x x x x x x x x

Prefisso di rete Prefisso di sottorete

Numero host

Esempio di applicazione della subnet mask

Chi amministra la rete può avere l’esigenza di suddividerla in diverse porzioni più piccole, creando così un insieme di sottoreti interconnes-se. Per distinguere tali sottoreti, ci sarebbe la ne-cessità di un altro prefisso, che però non interes-sa alle reti esterne in quanto serve solo per un’ottimizzazione interna. Per questo motivo, all’indirizzo IP si aggiunge un altro riferimento, che ha la stessa forma di un indirizzo, ma un si-gnificato completamente diverso: la subnet mask. In pratica la subnet mask indica la quantità di bit dedicati al prefisso di rete e di sottorete. Il meto-do è quello del confronto logico tra l’indirizzo IP e

la subnet mask. Se si fa un AND bit a bit tra i due, quello che si ottiene è il numero di rete compren-sivo del numero di subnet. I valori di default della subnet mask per le prime tre classi sono:

Classe A: 255.0.0.0, pari a 11111111.00000000.00000000.00000000

Classe B: 255.255.0.0, pari a 11111111.11111111.00000000.00000000

Classe C: 255.255.255.0, pari a 11111111.11111111.11111111.00000000

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Alfonso Ghelfi 44

Usando queste maschere standard con un indiriz-zo IP riotteniamo semplicemente il numero di re-te. Se però volessimo fare tre sottoreti, dato un numero di rete di Classe C, possiamo "rubare" tre bit al quarto ottetto (l'inizio del numero di host). Nel dimensionare la maschera di sottorete dob-biamo considerare che oltre ai tre prefissi richie-sti bisogna aggiungere un identificativo comune del gruppo di sottoreti (che finisce con tutti 0 nel campo host) ed un identificativo di broadcast per tutti gli host del gruppo di sottoreti (che finisce con tutti 1 nel campo host). Servono pertanto 5 combinazioni: due bit non bastano, se ne usano quindi 3. La Subnet mask è la seguente: 11111111.11111111.11111111.11100000 (255.255.255.224). Se la rete è 193.1.1.0, gli host delle varie sottoreti avranno indirizzi che iniziano per:

11000001.00000001.00000001.00000000 (193.1.1.0) 1° subnet

11000001.00000001.00000001.00100000 (193.1.1.32) 2° subnet

11000001.00000001.00000001.01000000 (193.1.1.64) 3° subnet

11000001.00000001.00000001.01100000 (193.1.1.96) 4° subnet

11000001.00000001.00000001.10000000 (193.1.1.128) 5° subnet

11000001.00000001.00000001.10100000 (193.1.1.160) 6° subnet

11000001.00000001.00000001.11000000 (193.1.1.192) 7° subnet

11000001.00000001.00000001.11100000 (193.1.1.224) 8° subnet.

Le subnet 1=000 e 8=111 non vengono usate per-ché i numeri fatti di soli 0 o soli 1 hanno le fun-zioni particolari citate precedentemente.

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Prefisso di rete 193.1.1.0

Prefisso di sottorete

193.1.1.32 193.1.1.64 193.1.1.96

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Modulo 4: Esperienze di laboratorio

Struttura della relazione che descrive l’esperienza di laboratorio

Nella prima pagina dovranno essere presenti il nome, il cognome, la classe, l’anno, il titolo, lo scopo e lo schema di collegamento/connessione degli elementi della rete. Nelle altre pagine si dovranno inserire, se-guendo un ordine personale, le seguenti informazioni: descrizione della prova, ambiente di sviluppo, co-mandi utilizzati (ad es. PING, ARP, TRACERT, IPCONFIG, …), dati iniziali, risultati ottenuti, conclusioni e con-siderazioni personali.

Criteri per la valutazione delle relazioni

Le relazioni devono soddisfare i requisiti sotto elencati: [a] Lo scopo della relazione è chiaro?

[b] Le conclusioni sono chiare?

[c] La descrizione della prova è completa? Tutti i punti sono stati citati?

[d] I dati riportati sono semplici da comprendere? Sono corredati dalle didascalie necessarie?

[e] La struttura della relazione, il tipo di carattere usato, la dimensione dei caratteri, la suddivisione in

paragrafi, è professionale?

[f] Ci sono tutti gli schemi necessari che permettano una corretta comprensione del contenuto?

[g] Le considerazioni personali ci sono? Danno un contributo all’esperienza?

Le risposte alle domande precedenti sono codificate con numeri interi da 0 a 4 con il seguente significato:

0 = No; 1 = In minima parte; 2 = Abbastanza ma si poteva fare meglio; 3 = Si, con qualche imprecisione; 4 = Si, del tutto.

Il risultato complessivo, espresso in percentuale, si ottiene moltiplicando per 3,57 la somma dei numeri as-segnati ad ogni risposta.

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EL01- Esplorazione della rete di elaboratori presente nel laboratorio di in-formatica.

Scopo: acquisire la conoscenza dei comandi IPCONFIG, PING, ARP per verificare configurazione IP del pro-prio host, l’indirizzo MAC della propria scheda di rete, l’indirizzo IP del default gateway (router), l’indirizzo IP degli host connessi, gli indirizzi MAC delle schede di rete degli host connessi. Procedimento: 1. con il comando IPCONFIG/ALL verificare la configurazione del proprio host, l’indirizzo del default ga-

teway, l’indirizzo MAC della propria scheda di rete e l’indirizzo di rete (NetId);

2. inviare un ping a partire dal primo indirizzo IP utile presente nella rete;

3. rilevare se c’è una risposta, qual è il tempo medio di round trip e la percentuale di pacchetti persi;

4. annotare i dati rilevati;

5. lanciare il comando arp –a per ottenere l’indirizzo MAC della scheda di rete dell’host “pingato”;

6. continuare a pingare l’host successivo fino a quando non si ottengono più risposte;

7. Riportare i dati in una tabella indicando per ogni host l’IP Address, il MAC Address, il RTT (Round Trip

Time) e il %packet Loss (percentuale dei pacchetti persi);

8. Realizzare la relazione.

Durata: 2h

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EL02- Configurazione statica degli host collegati in rete tramite uno switch

Creare una rete IP con le seguenti caratteristiche: 1. Ambiente di sviluppo: Cisco Packet Tracer;

2. Quattro host collegati ad uno Switch Fast Ethernet;

3. La configurazione degli host è manuale;

4. Gli indirizzi dovranno essere scelti tra quelli privati di classe C;

5. Svolgere il test di continuità (ping) per verificare la correttezza del collegamento;

6. Realizzare la relazione.

Durata: 1h

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Alfonso Ghelfi 49

EL03- Configurazione statica e testing di due reti interconnesse

Interconnettere due reti private che chiameremo LAN1 e LAN2 attraverso un router. LAN1 è di classe C e LAN2 è di classe A. Per ogni rete collegare e configurare manualmente almeno 4 Host. Da un Host scelto te-stare, attraverso l’applicazione PING, 3 Host della propria rete e 3 Host della rete connessa. Riportare in una relazione i dati ottenuti corredati di spiegazioni e conclusioni. Durata: 2h

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Alfonso Ghelfi 50

EL04- Configurazione statica/dinamica e testing di due reti interconnesse

Interconnettere attraverso un router due reti private che chiameremo LAN1 e LAN2 entrambe di classe C. In ogni rete collegare e configurare almeno 4 Host. In particolare LAN 1 richiede una configurazione manua-le, mentre nella LAN2 c’è il server DHCP che assegna dinamicamente le configurazioni IP. Da un Host scelto testare, attraverso l’applicazione PING, 3 Host della propria rete e 3 Host della rete connessa. Riportare in una relazione i dati ottenuti corredati di spiegazioni e conclusioni. Durata: 2h

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Alfonso Ghelfi 51

EL05- Configurazione statica/dinamica e testing di due reti interconnesse di cui una con gestione dei nomi a dominio

Interconnettere attraverso un router due reti private che chiameremo LAN1 e LAN2 entrambe di classe A. In ogni rete collegare e configurare almeno 4 Host. In particolare LAN 2 richiede una configurazione manua-le, mentre nella LAN1 c’è il server DHCP che assegna dinamicamente le configurazioni IP. Nella rete in cui la configurazione è statica c’è anche il server DNS. In questo caso verrà assegnato ad ogni host un nome ap-partenente al dominio di secondo livello “laboratorio.it”. Da un Host scelto testare, attraverso l’applicazione PING, 3 Host della propria rete e 3 Host della rete connessa (utilizzare oltre all’indirizzo IP an-che il nome dell’Host). Riportare in una relazione i dati ottenuti corredati di spiegazioni e conclusioni. Durata: 2h

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Alfonso Ghelfi 52

Appendice: Manuali di riferimento

Breve guida all’emulatore Cisco Packet Tracer

Cisco Packet Tracer è un software didattico per l’emulazione di apparati di rete.

Packet Tracer serve a:

creare topologie di rete composte da apparati (generici o proprietari di Cisco);

emulare l’interfaccia a linea di comando (CLI) del sistema operativo Cisco IOS;

configurare tramite interfaccia grafica (GUI) o CLI gli apparati di rete e verificarne il loro funzionamento creando scenari di traffico ed osservando il corrispondente comportamento della rete;

ispezionare dinamicamente in ogni momento lo stato di ciascun dispositivo e il formato di ciascun pac-chetto inviato sulla topologia di rete.

Come si presenta l’interfaccia grafica

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Alfonso Ghelfi 53

Descrizione degli strumenti dell’interfaccia

Packet Tracer permettere di operare in due differenti modalità: Real Time Mode e Simulation Mode. Nel primo caso Cisco Packet Tracer emula il normale funzionamento di una rete con le tempistiche reali. Nel secondo caso si ha la possibilità di vedere svolgere passo-passo quello che suc-cede durante una comunicazione. In altre parole è un ambiente di debug orientato allo scambio dei dati in re-te.

Creazione dei dispositivi

E’ possibile utilizzare apparati di rete realmente esistenti oppure persona-lizzarne dei propri. I dispositivi che si possono utilizzare sono suddivisi nelle seguenti catego-rie accessibili dal riquadro in basso a sinistra: Routers, Switches, Hubs (Re-peaters), Wireless Devices (Access Point), End Devices (PCs, servers, printers,IPphone), WAN emulations (DSL e Cable Modem), apparati defi-niti dall’utente. Per creare un nuovo dispositivo bisogna seguire le indicazioni sotto riportate:

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Alfonso Ghelfi 54

Connessione dei dispositivi

Per connettere due dispositivi bisogna selezionare un adeguato mezzo trasmissivo (cavo, connessione wire-less) e le interfacce opportune (schede di rete dei dispositivi).E’ possibile utilizzare anche una modalità chiamata smart connection dove il software seleziona automaticamente il cavo e le interfacce da connette-re.

Informazioni relative alle interfacce fisiche

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Alfonso Ghelfi 55

Configurazione dei dispositivi

Packet Tracer permette di fare alcune configurazioni di base tramite una interfaccia grafica (GUI- Grafic User Interface), in basso mostra comunque quali sono i comandi equivalenti da dare tramite CLI. Configurazione del router (defaul gateway)

Configurazione degli Host:

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Alfonso Ghelfi 57

Principali comandi di rete

IPCONFIG /ALL

Configurazione IP di Windows

Nome host . . . . . . . . . . . . . . : HOME

Suffisso DNS primario . . . . . . . . :

Tipo nodo . . . . . . . . . . . . . . : Ibrido

Routing IP abilitato. . . . . . . . . : No

Proxy WINS abilitato . . . . . . . . : No

Elenco di ricerca suffissi DNS. . . . : fastwebnet.it

Scheda LAN wireless wireless:

Suffisso DNS specifico per connessione: fastwebnet.it

Descrizione . . . . . . . . . . . . . : Realtek RTL8191SU Wireless LAN

802.11n

USB 2.0 Network Adapter

Indirizzo fisico. . . . . . . . . . . : 00-0C-F6-93-5F-DD

DHCP abilitato. . . . . . . . . . . . : S•

Configurazione automatica abilitata : S•

Indirizzo IPv4. . . . . . . . . . . . : 10.156.32.45(Preferenziale)

Subnet mask . . . . . . . . . . . . . : 255.255.240.0

Lease ottenuto. . . . . . . . . . . . : marted• 12 febbraio 2013 14:53:57

Scadenza lease . . . . . . . . . . . : marted• 12 febbraio 2013 15:54:36

Gateway predefinito . . . . . . . . . : 10.156.32.1

Server DHCP . . . . . . . . . . . . . : 10.156.32.44

Server DNS . . . . . . . . . . . . . : 62.101.93.101

83.103.25.250

Scheda Ethernet Connessione alla rete locale (LAN):

Stato supporto. . . . . . . . . . . . : Supporto disconnesso

Suffisso DNS specifico per connessione:

Descrizione . . . . . . . . . . . . . : Marvell Yukon 88E8056 PCI-E Gigabit

Ethernet Controller

Indirizzo fisico. . . . . . . . . . . : 00-22-15-95-B4-65

DHCP abilitato. . . . . . . . . . . . : S•

Configurazione automatica abilitata : S•

ARP

Consente di visualizzare e modificare le tabelle di conversione da indirizzi IP

a indirizzi fisici utilizzate dal protocollo ARP (Address Resolution Protocol).

ARP -s ind_inet ind_eth [ind_if]

ARP -d ind_inet [ind_if]

ARP -a [ind_inet] [-N ind_if] [-v]

-a Visualizza le voci ARP correnti ottenendole dai dati del

protocollo. Se Š specificato ind_inet, verranno visualizzati

solo gli indirizzi IP e fisico del computer specificato. Se

sono presenti pi— interfacce di rete che utilizzano ARP,

verranno visualizzate le voci di ogni tabella ARP.

-g Analogo a -a.

-v Visualizza le voci ARP correnti in modalit… dettagliata.

Vengono visualizzate anche tutte le voci non valide e le

voci relative all'interfaccia loopback.

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Alfonso Ghelfi 58

ind_inet Specifica un indirizzo Internet.

-N ind_if Visualizza le voci ARP per l'interfaccia di rete specificata

da ind_if.

-d Elimina l'host specificato da ind_inet. In ind_inet Š

possibile utilizzare il carattere jolly asterisco (*) per

eliminare tutti gli host.

-s Aggiunge l'host e associa l'indirizzo Internet ind_inet

all'indirizzo fisico ind_eth. L'indirizzo fisico Š un numero

esadecimale di 6 byte separati da trattini.

La voce Š permanente.

ind_eth Specifica un indirizzo fisico.

ind_if Se presente, specifica l'indirizzo Internet dell'interfaccia

di cui si desidera modificare la tabella di conversione degli

indirizzi. Se non Š presente, verr… utilizzata la prima

interfaccia utilizzabile.

Esempio:

> arp -s 157.55.85.212 00-aa-00-62-c6-09 ....Aggiunge una voce statica.

> arp -a ....Visualizza la tabella ARP.

Interfaccia: 10.156.32.45 --- 0xd

Indirizzo Internet Indirizzo fisico Tipo

10.156.32.1 00-90-1a-42-16-45 dinamico

10.156.32.44 00-90-1a-42-16-45 dinamico

10.156.47.255 ff-ff-ff-ff-ff-ff statico

224.0.0.22 01-00-5e-00-00-16 statico

224.0.0.251 01-00-5e-00-00-fb statico

224.0.0.252 01-00-5e-00-00-fc statico

239.255.255.250 01-00-5e-7f-ff-fa statico

255.255.255.255 ff-ff-ff-ff-ff-ff statico

ROUTE PRINT ===========================================================================

Elenco interfacce

13...00 0c f6 93 5f dd ......Realtek RTL8191SU Wireless LAN 802.11n USB 2.0

Network Adapter

10...00 22 15 95 b4 65 ......Marvell Yukon 88E8056 PCI-E Gigabit Ethernet

Controller

IPv4 Tabella route

===========================================================================

Route attive:

Indirizzo rete Mask Gateway Interfaccia Metrica

0.0.0.0 0.0.0.0 10.156.32.1 10.156.32.45 25

169.254.0.0 255.255.0.0 10.156.32.46 10.156.32.45 26

255.255.255.255 255.255.255.255 On-link 127.0.0.1 306

255.255.255.255 255.255.255.255 On-link 10.156.32.45 281

===========================================================================

Route permanenti:

Indirizzo rete Mask Indir. gateway Metrica

169.254.0.0 255.255.0.0 10.156.32.46 1

===========================================================================

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Alfonso Ghelfi 59

PING

Sintassi: ping [-t] [-a] [-n conteggio] [-l dimensioni] [-f] [-i TTL]

[-v tipo-servizio] [-r conteggio] [-s conteggio]

[[-j elenco-host] | [-k elenco-host]] [-w timeout]

[-R] [-S indirizzo-origine] [-4] [-6] nome_destinazione

Opzioni:

-t Esegue il ping dell'host specificato finch‚ non

viene interrotto. Per visualizzare le statistiche

e continuare, premere CTRL+INTERR.

Per interrompere, premere CTRL+C.

-a Risolve gli indirizzi in nomi host.

-n conteggio Numero di richieste echo da inviare.

-l dimensioni Dimensioni del buffer di invio.

-f Imposta il contrassegno per la disattivazione della

frammentazione nel pacchetto (solo IPv4).

-i TTL Durata (TTL).

-v tipo-servizio TOS (tipo di servizio) (solo IPv4 – questa impostazio-

ne

Š obsoleta e non produce alcun effetto sul campo del

tipo di servizio nell'intestazione IP).

-r conteggio Registra la route per il conteggio degli hop (solo

IPv4).

-s conteggio Timestamp per il conteggio degli hop (solo IPv4).

-j elenco-host Routing libero lungo l'elenco host (solo IPv4).

-k elenco-host Routing vincolato lungo l'elenco host (solo IPv4).

-w timeout Timeout in millisecondi per l'attesa di ogni risposta.

-R Usa l'intestazione di routing anche per il test del

routing inverso (solo IPv6).

-S indirizzo-origine Indirizzo di origine da utilizzare.

-4 Impone l'utilizzo di IPv4.

-6 Impone l'utilizzo di IPv6.

TRACERT

Sintassi: tracert [-d] [-h max_salti] [-j elenco-host] [-w timeout]

[-R] [-S indorig] [-4] [-6] nome_destinazione

Opzioni:

-d Non risolve gli indirizzi in nome host.

-h max_salti Numero massimo di punti di passaggio per ricercare

la destinazione.

-j elenco-host Instradamento libero lungo l'elenco host (solo IPv4).

-w timeout Timeout in millisecondi per ogni risposta.

-R Traccia percorso andata e ritorno (solo IPv6).

-S indorig Indirizzo di origine da utilizzare (solo IPv6).

-4 Impone l'uso di IPv4.

-6 Impone l'uso di IPv6.

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Fondamenti di networking: teoria, progettazione e testing delle reti locali

Alfonso Ghelfi 60

Bibliografia e sitografia Laboratorio: fondamenti di reti – Antonio Cian-frani, Infocom Dept.

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