Foglio del Mobile Mosca

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1.Come tesmone e interprete di un’epoca in profonda evoluzione, su quali aspe progeuali il design dovrà concentrarsi maggiormente nel prossimo futuro? In un mercato purtroppo saturato di cose inuli e brue, credo che il compito del designer sia di perseguire (o recuperare, visto che nel passato era così) il conceo di bellezza applicata alla funzionalità. Bisogna sforzarsi di fare dei prodo che funzionino bene, che non siamo troppo complica da ulizzare, e che siano piacevoli da vedere. Il tuo in chiave eco-friendly, perché la tutela dell’ambiente non è più un problema rimandabile, nonostante la palese recenza del consumatore medio, traenuto dai cos oggi ancora troppo eleva. 2.Tra i proge da voi realizza recentemente, quale rappresenta meglio lo spirito del nuovo millennio e perché? E’ sempre difficile fare una valutazione o addiriura una scelta tra i propri proge. C’è quello a cui si è più lega affevamente, quello per il quale si è loato di più, quello che è rimasto nel casseo per tanto tempo e finalmente ha visto la luce magari dopo anni. Ma se dovessi scegliere quello che forse rappresenta al meglio lo spirito innovavo dei nostri giorni sia per innovazione tecnica e costruva, direi la serie di lampade disegnate per Foscarini in materiali composi (Tite, Mite, Twiggy, Tress). La loro nascita è fruo di incontri sul vaporeo a Venezia tra me e i tolari dell’azienda, il loro sviluppo è fruo di una grandissima voglia di sperimentare reciproca e di una forte intesa collaborava che dura da anni. Scelgo ques proge in quanto rappresentavi di un certo gusto per la sperimentazione di tecniche e tecnologie applicate in maniera inusuale e trasversale in seori agli anpodi tra loro, in questo caso illuminazione e sport, uni ad hoc dall’applicazione della tecnologia del rowing (ulizzata di solito nella produzione di canne da pesca) che hanno determinato una famiglia di nuovi corpi illuminan dalle caraerische riconoscibili (resistenza, flessibilità, e leggerezza al prodoo finale). 3. Come il mondo del design e della progeazione interagisce con il mondo dell’industria oggi? Quali sono le strategie e le reciproche conoscenze da meere in campo? Difficile dare risposte nee, ancor peggio generalizzare. Non mi pare esistano strategie o regole canoniche da meere in ao per la buona interazione tra progesta e industria se non il vecchio buon senso e la professionalità delle par che, auspicabilmente, dovrebbero collaborare fra loro consapevoli dei rispevi ruoli. Per quanto mi riguarda la prima fase di conoscenza della realtà imprenditoriale che mi ingaggia è di fondamentale importanza, il prendere contao con chi ho di fronte sia in termini di risorse umane che di tecnologie e processi produvi ai quali ha accesso è determinate per quello che poi sarà il percorso successivo. Non è mai esista un’azienda uguale all’altra, il mondo dell’industria è talmente arcolato che ogni progeo è veramente una storia a sé, richiede un approccio diversificato che può cambiare roa quando uno meno se lo aspea. Forse oggi come oggi quello che mi arae di più è lavorare con le piccole realtà industriali, quelle geste da un bravo imprenditore con cui riuscire a costruire un discorso fino in fondo senza essere blocca sul più bello dal tanto temuto markeng, mesere sofiscato e difficile da considerare con aenzione ma anche con quel giusto distacco che concede spazio al rischio imprenditoriale e alla voglia di sperimentazione. Per la buona riuscita del percorso progeuale con un cliente penso sia di fondamentale importanza che tue le competenze dei singoli vengano messe in campo senza a di prevaricazione, ma poi alla fin fine se manca la figura dell’imprenditore che per così dire “paga e decide” l’avventura non è quasi mai di successo. 4. Come si trasformeranno le nostre case nei prossimi vent’anni? Non so rispondere, spero solo siano più prache, piacevoli e personali, nel senso che rispecchino la personalità di chi le abita piuosto che i dogmi di mode adoate in maniera sterile da una certa categoria di archite / interior designer. 5. Nel corso della sua carriera, in cosa non si è ancora cimentato? Quale nuova sfida vorrebbe poter affrontare? Mi piacerebbe molto realizzare degli strumen musicali.

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Foglio del Mobile Mosca october 2011

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1.Come testimone e interprete di un’epoca in profonda evoluzione, su quali aspetti progettuali il design dovrà concentrarsi maggiormente nel prossimo futuro? In un mercato purtroppo saturato di cose inutili e brutte, credo che il compito del designer sia di perseguire (o recuperare, visto che nel passato era così) il concetto di bellezza applicata alla funzionalità.Bisogna sforzarsi di fare dei prodotti che funzionino bene, che non siamo troppo complicati da utilizzare, e che siano piacevoli da vedere.Il tutto in chiave eco-friendly, perché la tutela dell’ambiente non è più un problema rimandabile, nonostante la palese reticenza del consumatore medio, trattenuto dai costi oggi ancora troppo elevati.

2.Tra i progetti da voi realizzati recentemente, quale rappresenta meglio lo spirito del nuovo millennio e perché? E’ sempre difficile fare una valutazione o addirittura una scelta tra i propri progetti. C’è quello a cui si è più legati affettivamente, quello per il quale si è lottato di più, quello che è rimasto nel cassetto per tanto tempo e finalmente ha visto la luce magari dopo anni.Ma se dovessi scegliere quello che forse rappresenta al meglio lo spirito innovativo dei nostri giorni sia per innovazione tecnica e costruttiva, direi la serie di lampade disegnate per Foscarini in materiali compositi (Tite, Mite, Twiggy, Tress). La loro nascita è frutto di incontri sul vaporetto a Venezia tra me e i titolari dell’azienda, il loro sviluppo è frutto di una grandissima voglia di sperimentare reciproca e di una forte intesa collaborativa che dura da anni.Scelgo questi progetti in quanto rappresentativi di un certo gusto per la sperimentazione di tecniche e tecnologie applicate in maniera inusuale e trasversale in settori agli antipodi tra loro, in questo caso illuminazione e sport, uniti ad hoc dall’applicazione della tecnologia del rowing (utilizzata di solito nella produzione di canne da pesca) che hanno determinato una famiglia di nuovi corpi illuminanti dalle caratteristiche riconoscibili (resistenza, flessibilità, e leggerezza al prodotto finale).

3. Come il mondo del design e della progettazione interagisce con il mondo dell’industria oggi? Quali sono le strategie e le reciproche conoscenze da mettere in campo?Difficile dare risposte nette, ancor peggio generalizzare. Non mi pare esistano strategie o regole canoniche da mettere in atto per la buona interazione tra progettista e industria se non il vecchio buon senso e la professionalità delle parti che, auspicabilmente, dovrebbero collaborare fra loro consapevoli dei rispettivi ruoli.Per quanto mi riguarda la prima fase di conoscenza della realtà imprenditoriale che mi ingaggia è di fondamentale importanza, il prendere contatto con chi ho di fronte sia in termini di risorse umane che di tecnologie e processi produttivi ai quali ha accesso è determinate per quello che poi sarà il percorso successivo.Non è mai esistita un’azienda uguale all’altra, il mondo dell’industria è talmente articolato che ogni progetto è veramente una storia a sé, richiede un approccio diversificato che può cambiare rotta quando uno meno se lo aspetta.Forse oggi come oggi quello che mi attrae di più è lavorare con le piccole realtà industriali, quelle gestite da un bravo imprenditore con cui riuscire a costruire un discorso fino in fondo senza essere bloccati sul più bello dal tanto temuto marketing, mestiere sofisticato e difficile da considerare con attenzione ma anche con quel giusto distacco che concede spazio al rischio imprenditoriale e alla voglia di sperimentazione.Per la buona riuscita del percorso progettuale con un cliente penso sia di fondamentale importanza che tutte le competenze dei singoli vengano messe in campo senza atti di prevaricazione, ma poi alla fin fine se manca la figura dell’imprenditore che per così dire “paga e decide” l’avventura non è quasi mai di successo.

4. Come si trasformeranno le nostre case nei prossimi vent’anni? Non so rispondere, spero solo siano più pratiche, piacevoli e personali, nel senso che rispecchino la personalità di chi le abita piuttosto che i dogmi di mode adottate in maniera sterile da una certa categoria di architetti / interior designer. 5. Nel corso della sua carriera, in cosa non si è ancora cimentato? Quale nuova sfida vorrebbe poter affrontare?Mi piacerebbe molto realizzare degli strumenti musicali.