FOGLI di collegamento dei volontari in servizio civile | 221

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221 | maggio–agosto 2008 di collegamento dei volontari in servizio civile fogli Poste Italiane s.p.a. Spedizione in Abbonamento Postale D.L 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n. 46) art. 1, comma 2 DCB BERGAMO

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periodico di informazione e cultura su servizio civile, pace e nonviolenza

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di collegamentodei volontariin servizio civile

fogliPoste Italiane s.p.a.Spedizione in Abbonamento PostaleD.L 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n. 46)art. 1, comma 2DCB BERGAMO

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AUTORIZZAZIONE del Tribunale di bergamo n. 2 del 21 agosTo 1984

CHiuso in TiPograFia il 6.08.2008

REdAZIONE E AmmINIsTRAZIONEvia e. sCuri, 1/C • 24128 bergamoTel. 035 260 073 • Fax 035 403 [email protected]

dIRETTORE REspONsAbIlEroberTo CremasCHi

REdAZIONEdebora luiselliTamara mazzolenielena PeraCCHieleonora Pirronesara PolaTTini

HANNO cOllAbORATO GRATUITAmENTEFranCesCo diego brollosergio di linoroberTa loCaTellilaura QuagliaTaFlavio sPreaFiCo

un ringraziamenTo sPeCiale va a marTa da CosTa Per il suo Prezioso ConTribuTo

GRAfIcA FranCo m. sonzognicTp E sTAmpA CooP. Clas, bergamo

sOTTOscRIZIONE ANNUAlEadesione avolon: €15,00adesione avolon + abbonam. Fogli: €20,00da versare sul C/CP n. 3015243inTesTaTo a “Fogli di CollegamenTodei volonTari in servizio Civile”via e. sCuri, 1/C • 24128 bergamo

INfORmATIvA AI sENsI ART. 13 dlGs 196/2003l’associazione volontari e obiettori nonviolenti, in qua-lità del titolare del trattamento, informa chei dati perso-nali utilizzati per l’invio della pubblicazione sono rica-vati da elenchi pubblici, sono trattati sia con strumentielettronici che cartacei al solo fine della diffusione diquesta pubblicazione; sono protetti a norma di legge ene vengono a conoscenza i soli incaricati interni edesterni. Potrete in qualsiasi momento esercitare i dirittiprevisti dall’art. 7 del dlgs 196/2003 contattando il tito-lare del trattamento all’indirizzo e–mail<[email protected]> o al numero telefonico 035 260 073.

sommario

di collegamentodei volontariin servizio civile

fogli 2 ........sommarioeditoriale

3 ........«Fogli di collegamento»: diventa quadrimestrale!servizio civile

4 ........Speciale elezioni delegati regionali 20087 ........Il servizio civile obbligatorio:

una proposta che fa discutere10 ......La pensione da non perdere11 ......AVOLON risponde12 ......Radio E… il servizio civile

più spazio ai volontari!13 ......Un’esperienza inaspettata

addio alle armi14 ......Il servizio civile fiorisce in Serbia

profili di pace15 ......40° anniversario della morte di Martin L. King

conflitti dimenticati16 ......La lotta dei Sem terra in Brasile

multicultura17 ......Storie dell’altro mondo

cinema18 ......Paul Haggis: pietà per i vincitori

musica19 ......Peace Orchestra, dopo il terremoto

comunicati stampa20 ......Una finestra sul volontariato

attualità22 ......Il futuro sarà senz’acqua?23 ......L’innovazione comincia da te

incontri24 ......Storie di libertà dal carcere

storia25 ......Immagini di propaganda di guerra

dou you remember?26 ......Venti anni fa: “Dodici mesi possono bastare”

giochi28 ......Lasciatemi giocare… in pace

recensioni

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editoriale

«Fogli di collegamento»: diventa quadrimestrale!

Ètempo di novità per i«Fogli di collegamento»,che da questo numero si

presentano sotto una vesterinnovata nei contenuti e so-prattutto nella periodicitàdi pubblicazione. D’ora inpoi usciremo non più ogni duemesi, bensì ogni quattro!I temi affrontati sarannoricchi e copriranno un’ampiagamma di argomenti. Oltre al-l’usuale spazio dedicato alservizio civile, verrà dedi-cata una forte attenzione aitemi della pace e della non-violenza, all’ecologia, alsociale e al terzo settore.Rimarranno fisse le nostrespeciali rubriche: “più spa-zio ai volontari!”, dove po-trete raccontare le vostreesperienze di volontari inservizio civile; “conflittidimenticati”, dedicato alleguerre sparse nei vari angolidel mondo e di cui nessunoparla; “profili di pace”, perricordare le persone che sonostate capaci di svolte epo-cali in termini di nonvio-lenza e “Avolon risponde”,

per risolvere dubbi e quesitiinerenti lo svolgimento delservizio civile. E poi unaspumeggiante serie di giochi,approfondimenti musicali erecensioni di libri speciali-stici e di nicchia.I vostri articoli rimarrannocolonna portante dei «Foglidi collegamento»: se deside-rate scriverci rispetto allavostra esperienza di volon-tari o proporre argomenti chevorreste fossero trattati,potete mettervi in contattocon la nostra redazione chia-mando Avolon allo 035 260073o scrivendo a [email protected] questo numero verrà datoparticolare risalto alle ele-zioni dei nuovi delegati deivolontari in servizio civilee avrete modo di leggere icontributi di alcuni volon-tari che hanno vissuto inprima persona questa espe-rienza. Non ci resta quindi che augu-rarvi… una buona lettura!

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Speciale elezionidelegatiregionali 2008

servizio civile

Elezioni dei delegati regionali:i risultati definitivi

A CuRA DI ELEOnORA PIRROnE

come vi avevamo prean-nunciato nello scorso nu-mero dei «fogli di collega-

mento», lo scorso aprile è statopossibile votare i delegati regio-nali tramite il sito dell’Ufficio Na-zionale per il servizio civile.

In questo numero vogliamodarvi riscontro di come sono an-date le elezioni, quanti sono statii candidati e i votanti, chi è statoeletto e quali sono state le pro-poste da loro avanzate.

In questo speciale dedicato alleelezioni desideriamo condivi-dere con voi l’esperienza di Ema-nuele Gagliardi, che ci racconta ilpercorso che l’ha portato dap-prima a scegliere di fare il volon-tario in servizio civile e poi a can-didarsi come delegato 2008 perla Regione lombardia.

sottoporremo infine alla vostraattenzione il documento finaledella 5ª assemblea nazionale deivolontari in servizio civile con leproposte che i delegati regionalie nazionali hanno elaborato inoccasione dell’incontro tenutosia Roma il 6–7 giugno scorsi.

Si è conclusa la fase delle elezioni dei rap-presentanti dei volontari in seno alla Con-sulta nazionale per il Servizio civile. Le

operazioni di voto elettronico si sono svoltedal 19 al 22 maggio. I votanti sono stati 5.088,che rappresentano l’11,69% degli aventi di-ritto (+4,67% rispetto al 2007). Rispetto all’anno scorso, vi è stato un incre-mento sia in termini assoluti di partecipazioneal voto, sia in termini percentuali: si è passatidai 3.347 votanti del 2007 agli attuali 5.088(+1.741 votanti) e dal 7,02% di un anno faall’11,69% del 2008 (+4,67%).Anche quest’anno, la distribuzione del votoper macroaree (nord, Centro, Sud ed Estero), intermini assoluti, ha visto la netta prevalenza,seppure meno marcata rispetto al 2007, del-l’affluenza nel Sud che, con 3.057 voti, rappre-senta circa il 60% del totale nazionale. Il restodei voti sono stati per lo più equidistribuiti trail Centro ed il nord (rispettivamente 1.092 e902 voti) e all’Estero (37 voti). All’interno della macroarea Sud, ma anche a li-vello nazionale, sono state, in termini assolutie nell’ordine, la Sicilia (1.376 votanti), la Cam-pania (854 votanti) e la Puglia (441 votanti) leregioni che hanno apportato il numero piùconsistente di espressioni di voto. nella macroarea Centro, le regioni con un mag-gior numero di votanti sono state il Lazio (286votanti) e la Sardegna (213 votanti), mentre inquella nord spiccano la Lombardia (244 vo-tanti) ed il Veneto (177 votanti). In termini relativi, tutte le macroaree hannoottenuto valori intorno alla media nazionaledei votanti rispetto agli aventi diritto (11,69%),con un leggero incremento del Sud (12,53%),mentre il Centro, il nord e l’Estero sono rimastipoco al di sotto del valore medio nazionale, ri-spettivamente, all’11,20%, al 10,09% eall’8,94%. A livello di singole regioni, sono daevidenziare i valori percentuali raggiunti dalMolise, dove ha votato un elettore su tre, dallaSardegna e dalla Provincia Autonoma di Trento,con un votante ogni cinque aventi diritto.Soddisfazione per i risultati è stata espressa daDiego Cipriani: “Gli sforzi compiuti dall’unSC,

dalle Regioni e dai rappresentanti dei volontarisono stati premiati. Il senso di partecipazione aquesto importante momento sta crescendo, edovrà crescere ancora di più in futuro, tra i gio-vani del servizio civile nazionale”. Tra i 75 delegati eletti, circa la metà (n. 38) ap-partiene alla macroarea Sud, mentre il restanteè suddiviso tra il Centro (n. 17), il nord (n. 17) ela macroarea Estero (n. 3).I delegati regionali eletti il 22 maggio scorsosono stati convocati a Roma insieme ai delegatiregionali eletti nel 2007 nei giorni 6 e 7 giugnoper procedere alla designazione dei due rap-presentanti nazionali da proporre al Sottose-gretario di Stato alla Presidenza del Consigliodei Ministri, sen. Carlo Giovanardi, per la no-mina a componente della Consulta nazionale.L’assemblea ha designato Giuseppina Ascioneper la macroarea Sud e Carmelo Interisano perla macroarea nord come rappresentanti na-zionali. Sono stati altresì nominati i rappresen-tanti regionali dei volontari in servizio civile:

Nome Regione Macroarea

Giuliano Usai Sardegna CentroManuela Stortoni Marche CentroAnna Scardullo Sicilia SudAlfredo Sbucafratta Abruzzo CentroFrancesco Rao Calabria SudValerio Piergentili Umbria CentroManuele Martelli Molise CentroChiara Giannessi Emilia Romagna NordEmanuele Gagliardi Lombardia NordElisa Foy Valle d’Aosta NordNicola Ferrante Campania SudSara Dianò Basilicata SudValentina Curci Puglia SudIlaria Corvi Friuli Venezia Giulia NordCesare Castelpietra Provincia A. di Trento NordCosimo Caridi Estero EsteroAlessandra Canella Veneto NordGiorgia Bondesan Piemonte NordGiorgia Bertagna Liguria NordWilliam Bernardoni Toscana CentroAlessandra Alfonsi Lazio Centro

Da www.serviziocivile.it

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servizio civile

Esperienza di un volontario. L’inizio di un’avventura…

DI EMAnuELE GAGLIARDI

Sono Emanuele Gagliardi, nato a Como il12 giugno 1980. La mia avventura nel ser-vizio civile nasce da una lettera, inviatami

dal Comune di Fino Mornasco, nel quale ri-siedo, con scritto che era in corso un bando perla selezione di dieci volontari da impegnarenell’ambito dei servizi di assistenza a favore diminori e disabili. Valutando un po’ la situazione, rispettando ilmio desiderio di svolgere un’attività utile per glialtri mi sono detto: “Perché no? Sarà una bellaesperienza” e, come indicato nella lettera, misono recato presso l’ente ed ho presentato lamia candidatura.nei giorni successivi sono stato convocato peri colloqui che avrebbero permesso la selezionedei candidati. Conciso e concreto, mi ha fattoconoscere la persona che sarebbe poi diven-tata la mia OLP; è qui che ho avuto modo dicomprendere pienamente il significato delleparole “servizio civile” e il compito dei volontarinel progetto dell’Ente. Lì per lì, anche conoscendo il progetto ed ilcampo, era forte il timore di mettersi in gioco,perché, anche se il volontario è quasi sempreaffiancato, deve dare molto di se stesso, delleproprie capacità ed esperienze per affrontareogni singola e svariata problematica, riscon-trabile stando a contatto con altre persone,ognuna forte della propria individualità.Questo è un aspetto che avevo già messo inconto e lo considero uno stimolo per chiunqueami, come me, le sfide e le nuove esperienze.Altri giorni ad aspettare per conoscere l’esitodel colloquio, per sapere se sarei entrato a farparte dei 10 volontari, fino all’arrivo a casa, anovembre, della lettera che comunicava che lamia candidatura era stata accolta e che mi sa-rei dovuto presentare in data 4 dicembre 2007per l’ufficializzazione e per dar finalmente ini-zio a questo anno di volontariato.Ed eccoci qui, dopo quasi sette mesi di servizio,a dire che sono felice di aver fatto questa scelta,di non essermene pentito neanche una volta,

e che — dovessi tornare indietro — decidereidi candidarmi nuovamente per svolgere unanno di servizio civile. In questi mesi passati hosvolto vari compiti del progetto con i minori, edognuno di essi mi ha dato emozioni differenti,esperienze nuove e mi ha permesso di cono-scere problematiche diverse; ho scopertocome funziona il mondo della Scuola primaria,e ho capito che chi non lo vive dall’interno,sulla propria pelle e nel proprio cuore, perdeesperienze emozionanti e costruttive per il pro-prio futuro.Ho scoperto le varie problematiche che ci sonoora nel mondo dei bambini e dei ragazzi, di-verse da quelle che c’erano quando lo ero io. Levarie mansioni che ho seguito in questi mesisono state l’aiuto ai bambini della Scuola pri-maria, soprattutto delle classi terze, a com-prendere la lezione  spiegata dalle docenti odando loro un sostegno nella realizzazione divari progetti didattici; sono stato il responsa-bile, sempre nella Scuola primaria, di ungruppo di 30 bambini durante la mensa, con-trollando che fossero rispettate le regole dicomportamento durante il momento del pastoed organizzando giochi nel dopo-pranzo. Inol-tre mi sono occupato del doposcuola, aiutandodue bambini a svolgere i loro compiti. Mentrele mansioni che ancora svolgo sono: collabo-razione con gli assistenti del CAG (Centro diaggregazione giovanile) e punto di incontroper ragazzi, che consente loro il dialogo, ilgioco, guardare un film, ecc. e dove noi assi-stenti organizziamo eventuali tornei o gite(mansione svolta anche nei mesi precedenti). Aseguire, assistente nel centro estivo dellaScuola primaria, organizzando quotidiana-mente le attività dei bambini dai 6 ai 10 anni,accompagnandoli nello svolgimento di diffe-renti attività formative, tra le quali i compiti, illaboratorio e specialmente i giochi di gruppo.Come ultima mansione, ma non per questomeno significativa delle altre, sono il capo ani-matore del GREST dell’oratorio di Bernate, doveanche qui organizzo ed istruisco gli animatori(ragazzi di 14–16 anni) per lo svolgimento dellagiornata con i bambini, l’ organizzazione dellegite ed i contatti con i genitori.Esperienze uniche che, se svolte con cuore e

passione, permettono un’intensa crescita in-teriore e consentono di prendere atto delleproblematiche con occhi diversi, a volte lucidima più consapevoli, valutando altrettante di-verse soluzioni.

L’avventura continua …Durante le ore di formazione generale, siamostati informati del fatto che anche noi, volontaridel servizio civile, siamo rappresentati da de-legati volontari che svolgono ancora il serviziocivile o che lo hanno da poco concluso, comei sindacati fanno per i lavoratori non volontari.È possibile rivolgersi a loro per qualsiasi pro-blema, dubbio od informazione. Coloro che cirappresentano sono divisi in differenti catego-rie ed eletti mediante differenti fasi. Si procedeinizialmente con l’elezione dei delegati regio-nali tramite voto on line da parte dei volontariancora in servizio nel periodo delle votazioni eper ogni regione ne sarà eletto un numero pre-stabilito; successivamente i candidati eletti ver-ranno convocati in Assemblea nazionale,svolta, con cadenza annuale, generalmente inRoma, dove verranno scelti alcuni delegati re-gionali per coprire le cariche di rappresentanteregionale e rappresentante nazionale. E come ogni anno, nel periodo di aprile, mag-gio e inizio giugno, si svolge l’iter completoper la selezione delle figure sopra indicate. Al-lora ho iniziato a riflettere, pensando se candi-darmi ed avere esperienze nuove, o lasciarmisfuggire questa nuova opportunità di crescita?Ho optato per la prima soluzione, come per lascelta di diventare volontario del servizio civileperché mi piace mettermi in gioco ma anche,soprattutto, perché credo nel servizio civile epenso che un anno di volontariato ci facciacrescere in tutti i sensi, ma ancora con dellepecche che si possono migliorare.Da quando ho deciso di candidarmi, è statoun crescendo di emozioni; per prima la fasedelle iscrizioni, direttamente sul sito del servi-zio civile, nel periodo che andava dal 2 al 22aprile; l’emozione più forte di questo periodo èstata l’attesa, l’incognita del sapere quanti vo-

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lontari si sarebbero candidati per la carica didelegato regionale, che per la Regione Lom-bardia sarebbero stati 4.Poi il 23 aprile c’è stata la pubblicazione delle li-ste di ogni regione e con grande sorpresa, perquanto riguarda la Lombardia, si erano candi-dati ben 27 volontari, un numero elevato. Facileessere pessimista, perché dallo stesso giornoinizia la campagna elettorale, ma una campa-gna molto limitata, potendo solo spargere lavoce tra amici volontari di qualche altro ente, inquanto non esiste la possibilità di contattarenessun volontario, visto che è già impossibileavere solo l’indirizzo e–mail, figurarsi qualchealtro tipo di contatto… ed allora la preoccu-pazione sale, su 27 candidati qualcuno puòavere più amici volontari rispetto a qualcun al-tro, oppure lavorare in enti con numeri mag-giori. Bella sfida!Durante il periodo di campagna elettorale si èsvolta una giornata di assemblea organizzatadalla Regione in collaborazione con il rappre-sentante ed i delegati eletti nel 2007, alla qualepotevano partecipare tutti i volontari della re-gione ed i volontari che si sono candidati, cosìda farsi conoscere e presentare il loro pro-gramma elettorale. Per quanto riguarda laLombardia, l’assemblea si è svolta il 16 maggioa Milano, un’altra forte e nuova emozione, per-ché non mi è mai capitato di parlare davanti adun pubblico, ero emozionato ed agitato e nonnascondo il fatto che mentre parlavo mi sonoinceppato molte volte, però anche questaesperienza mi ha fatto crescere molto.19 maggio, chiusura della campagna e aper-tura delle votazioni, prolungatesi fino alle 14:00del 22 maggio; uno dei primi pensieri: “Chissàse si ricordano di votare, almeno gli amici checonosco…”.Ed eccoci al 22 maggio, ore 14:00.“Si sono chiuse le votazioni, chissà quando da-ranno i risultati finali”, pensavo. All’incirca ad intervalli costanti si controlla ilsito del servizio civile, si parla con amici candi-dati di altre regioni cercando di capire comefunziona, quando ci sarebbero state le primenotizie, ma niente… fin quando non inizianoad arrivare le e–mail da parte della Commis-sione elettorale, contenenti le congratulazioni,

e la convocazione scritta all’assemblea nazio-nale a Roma; ma anche qui la tensione e l’at-tesa aumentano; ad alcuni candidati di altreregioni è arrivata, mentre a me ancora nulla, esi inizia a dubitare il fatto di avercela fatta, ilpensiero aumenta di minuto in minuto ve-dendo che non arriva nessuna comunicazione,fin quando, magicamente, anche nella mia ca-sella elettronica è comparsa la lettera da partedella commissione elettorale! Credetemi, ho esultato dalla gioia; il giornodopo, sempre sul sito del servizio civile, sonostate pubblicate le tabelle con i risultati finali econ stupore mi sono accorto che sono stato ilpiù votato nella Regione Lombardia.Da quel momento si aspettava solo la partenzaper l’assemblea di Roma, svoltasi il 6 e 7 giu-gno, due giornate di discussioni per capire inquali ambiti ed in che modo si potesse miglio-rare l’anno del volontario in servizio civile e, so-prattutto, si sono eletti i rappresentanti regio-nali tramite una discussione tra i delegatiappena eletti ed i delegati eletti l’anno prece-dente della stessa regione.Per quanto riguarda la Regione Lombardia, aRoma, non c’è stata nessuna discussione, per-ché avevamo già scelto chi sarebbe diventatoil rappresentante regionale, in una riunioneantecedente l’assemblea romana. Il risultatofinale è andato a mio favore e nella stessa riu-nione abbiamo anche deciso chi della RegioneLombardia si sarebbe dovuto candidare comerappresentante nazionale.All’inizio era uno dei miei obiettivi anche can-didarmi al nazionale, ma è stata scelta un’altravolontaria; purtroppo la candidata lombardanon è riuscita a diventare rappresentante na-zionale per un solo punto, una piccola delu-sione per noi della Lombardia.Ed ora eccomi a cercar di capire cosa fare conla nomina di rappresentante, che passi devofare per poter organizzare qualcosa con la Re-gione e con i Comuni, anche se in queste po-che settimane ho già capito che sarà un durocompito, ma non mi scoraggio e combatto perraggiungere dei traguardi, anche se piccoli.Ringrazio l’associazione Avolon, Eleonora Pir-rone e Debora Luiselli (rappresentante e dele-gata 2007), per l’aiuto ed il sostegno.

A CuRA DI STEVE AzzALInPresidente della Segreteria tecnica

L’Assemblea dei delegati regionali dei vo-lontari in servizio civile nazionale dedicai propri sforzi alle morti bianche, in par-

ticolare ai volontari in servizio civile Francesco,Stefania e Andrea di Cosenza, che ad aprilehanno perso la vita durante lo svolgimento delloro servizio affinché si abbia maggiore sensi-bilità al tema della sicurezza sul lavoro.I delegati e i rappresentanti regionali, insiemeai rappresentanti nazionali oggi presenti, si im-pegnano a:1. Proseguire nella definizione dello status

del volontario, riconsiderando il tavolo dilavoro avviato durante l’assemblea dei de-legati di napoli 2007 con l’obiettivo di chiu-dere i lavori prima dell’assemblea nazio-nale di dicembre

2. Diffondere tra i volontari della propria re-gione maggiori informazioni sui diritti edoveri del volontario, con particolare at-tenzione agli strumenti di autotutela pre-visti. Questo obiettivo potrà essere rag-giunto attraverso la partecipazione attivadei rappresentanti e delegati agli incontridi formazione obbligatoria e tramite la rea-lizzazione di incontri informativi sul terri-torio

3. Sensibilizzare le istituzioni e gli organi com-petenti sulle problematiche legate allosvolgimento del servizio civile all’estero.Per esempio la possibile discrepanza tra ladurata dei visti e quella dei progetti

4. Lavorare affinché si raggiunga la costitu-zione di un organismo di consultazione re-gionale sul servizio civile in tutte le regioniitaliane, in riferimento al D.L. 77/2002 (art.5, comma 5), comprendendo al suo internola presenza dei delegati regionali.

5. Contribuire alla modifica delle linee guidain materia di formazione generale attra-verso la costituzione di un modulo sullarappresentanza, a fronte dell’esperienzamaturata in questi anni.

0Votato all’unanimità. Roma, 7 giugno 2008, ore 13.30

servizio civile

Documento della 5ª Assemblea nazionale

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Se desiderate partecipare alla stesura dei “Fogli di collegamento”,

mandateci i vostri lavorie le vostre propostea [email protected]

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servizio civile

Il servizio civile obbligatorio: una proposta che fa discutere

A CuRA DI ELEOnORA PIRROnE

Negli ultimi mesi ha fatto molto

discutere la proposta di salva-

tore brigantini di rendere obbli-

gatorio il servizio civile per porre

un argine al depauperamento

dei capitale sociale dei nostro

paese, mobilitando le giovani ge-

nerazioni.

di seguito riportiamo l’articolo di

brigantini apparso sul «corriere

della sera» lo scorso 17 giugno e

le repliche di diego cipriani, ex

presidente dell’UNsc e di carlo

Giovanardi, sottosegretario alla

presidenza del consiglio con de-

lega al servizio civile.

desideriamo infine sottoporre

alla vostra attenzione il punto di

vista di francesco brollo, dele-

gato nazionale dei volontari in

servizio civile, che ci illustrerà

anche il suo modo di vivere il ser-

vizio civile.

Meno militari, più civili

DI SALVATORE BRIGAnTInI

L’accumulo dei rifiuti in Campania minacciadi ammorbare, con l’aria di napoli, le pro-spettive del turismo nella regione e in

tutta Italia. Il presidente del Consiglio, pressatodall’emergenza, ha lanciato un velleitario ap-pello ai volontari nella speranza che aiutino asmaltire la montagna: è però probabile che10.000 ragazzi con una vanga in mano possanoessere, più che la soluzione, parte del problema.non è con la buona volontà di moltitudini di-sorganizzate che si sciolgono nodi simili. L’ap-pello di Berlusconi può tuttavia dare l’occasioneper riflettere su alcuni aspetti della carenza dicapitale sociale della nostra società così comeè venuta velocemente modificandosi.Fino a pochi anni fa il servizio militare era ob-bligatorio per i maschi. L’obbligo è cadutoquando tale corvée — dopo le originarie ra-gioni difensive — ha gradualmente perso anchequello di collante socio–geografico del Paese,per diventare una “prima visione”, riservata aicittadini maschi che si affacciavano alla maturità,dello spettacolo della nostra vita pubblica: laregola è lo spreco delle risorse, la corruzionespicciola, il farsi i propri fatti propri come difesadal sopruso casuale. Dato che la rappresenta-zione si ripete ogni giorno dappertutto grazie amolti volenterosi attori, la costosa prima visioneè stata fortunatamente abolita.Perché non pensare invece a un servizio civile,obbligatorio per maschi e femmine, il cui finesia l’opposto? E cioè un primo contatto, daparte dei ragazzi e delle ragazze d’Italia, con iproblemi che affliggono il Bel Paese, e con lanecessità di sanarne i danni, e prima ancoraprevenirli, riducendo costi e sofferenze. Le no-

stre mille “emergenze ordinarie” si ripetono conprevedibile regolarità. Frane e inondazioninelle stagioni fredda, siccità e incendi in quellecalde, sono dovute all’incuria cui è soggettabuona parte del territorio, soprattutto nel cen-tro–sud. Ma oltre alle emergenze della prote-zione civile, anche temi in apparenza remoti,come quello delle disuguaglianze sociali, o de-gli anziani, perfino quello dell’immigrazionepotrebbero essere mitigati se, sulle ceneri an-cor calde del servizio militare, nascesse qual-cosa di simile a quell’”esercito del lavoro” di cuiparlò Ernesto Rossi. uno dei rari, con VittorioFoa, componenti di quella stirpe di rompisca-tole di cui avremmo ora, più che mai bisogno,e che invece va estinguendosi per cause ana-grafiche, senza successori.Come e più dei ragazzi, anche le ragazze pos-sono rendersi utili, come loro hanno bisogno diaprirsi alla conoscenza dei bisogni dei loro con-cittadini, per non coltivare oltre quel «famili-smo amorale» che non sarebbe così radicatonel Paese se mancasse iI sostegno attivo dellenostre donne. Avremmo così anche menobamboccioni, maschi e femmine. non avrebbe senso, tuttavia, far perdere unanno di tempo per collocare i nostri ragazzi inun altro parcheggio diseducativo. Per affron-tare una delle mille emergenze ordinarie nonbasta la buona volontà di una massa inerte.Servono invece esperienze professionali, ideerealizzabili a costi sostenibili, organizzazione,attrezzature, investimenti. Roba che costa, eche non si improvvisa, roba che in parte giaceancora, largamente inutilizzata, nel patrimo-nio delle nostre forze armate. Ora il Governo vorrebbe mandare i militari perle strade a proteggere i cittadini, ma per moltimotivi non è questa la strada giusta per difen-dere l’ordine pubblico, che non è così a rischiocome ci si vuol far credere. Molto meglio sa-rebbe utilizzare le esperienze delle nostre forzearmate per impostare un “esercito del lavoro”:così da difendere e accrescere quel capitalesociale di fiducia e solidarietà reciproca che,sempre scarso in larghe zone del nostro Paese,non è mai stato così a rischio come oggi.

Da «Il Corriere della Sera» del 17 giugno 2008

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La replica di Diego Cipriani

La replica di Carlo Giovanardi

Col suo articolo sul «Corriere» del 17 giu-gno, Salvatore Bragantini aggiunge la suavoce a quanti da più parti e da tempo in-

vocano il ricorso allo strumento della “leva”, nelsenso della creazione di un servizio civile ob-bligatorio. Condividendo il punto di partenzadell’articolo (porre un argine al depaupera-mento del capitale sociale dei nostro Paese mo-bilitando le giovani generazioni), tuttavia nonvoglio entrare nello specifico di come tradurrein pratica questo spirito. Se cioè debba essereun servizio fondato sull’obbligatorietà o meno. Credo che le ceneri del servizio militare si sianoalquanto raffreddate e riaccenderle diventaobiettivamente difficile per qualsiasi Governo.Forse il nostro Paese si è sbarazzato troppo infretta della coscrizione militare, senza con-temporaneamente porsi il problema di comesostituirla con un nuovo “collante”. Quello che non mi convince è la soluzione pro-posta: facciamo organizzare un nuovo servi-zio civile… ai militari, perché solo loro ne sa-rebbero capaci.Vorrei aggiungere un’altra ipotesi di lavoro,quella del servizio civile che c’è già nel nostroPaese. E che ha visto, dal 2001 a oggi, quasi200.000 giovani impegnati nei più svariati set-tori d’intervento sociale, in Italia e all’estero.Gli stessi citati da Bragantini. un servizio civileche, così come concepito dal legislatore, è unaconcreta scuola di cittadinanza attiva e re-sponsabile, un’occasione per rendersi utili aglialtri e per acquisire professionalità, soprattuttoIn termini di “relazioni umane”, che le agenzieeducative tradizionali stentano ormai a fornire.Posso assicurare che il grado di soddisfazionedei giovani (tra i 18 e 28 anni, in maggioranzadonne) che accedono a quest’esperienza di “di-fesa della Patria” è altissimo, così come la rica-duta sul territorio, tanto che non tutte le ri-chieste degli enti e dei giovani, per mancanzadi fondi, riescono ad essere soddisfatte. Insomma, in attesa di recuperare progetti efondi per creare un servizio civile obbligatorioper 400–500.000 giovani ogni anno, perchénon sviluppare l’attuale servizio civile volonta-rio, qualificandolo meglio e investendovi mag-giori risorse? Dal sito dell’Ufficio Nazionale per il Servizio Civile

Salvatore Bragantini propone il servizio ci-vile obbligatorio per tutti i giovani ita-liani, circa mezzo milione di ragazzi e

ragazze per ogni classe, da impegnare per unanno nei campo dell’assistenza, della salva-guardia dei beni culturali ed ambientali e dellaprotezione civile. Si tratterebbe in sostanza ditornare alla leva obbligatoria, questa volta a finicivili, sospesa nel 2004 per il servizio militare. È opportuno ricordare che tale sospensione èstata determinata dal lievitare dei numero de-gli obiettori di coscienza, che negli anni Cin-quanta dei secolo scorso si contavano sullapunta delle dita e pagavano con il carcere laloro coerenza, ma che poi, riconosciuta dal le-gislatore l’obiezione come diritto, sono lievi-tati sino a 80.000 l’anno nei primi anni Duemila.Quanto ci fosse di sincero in questo cosìenorme aumento di giovani, a cui ripugnaval’uso delle armi, è tema di discussione. Certamente il Parlamento non ha scritto unabella pagina consentendo con una legge dei2007 di revocare l’obiezione a suo tempo di-chiarata: già in 1.800 ne hanno approfittato,macchiando una storia scritta da chi davvero ciha creduto e umiliando chi aveva accettatocon spirito di sacrificio di vestire la divisa. Maoggi per fortuna le cose non stanno più così: inostri giovani, volontariamente, possono sce-gliere, in ossequio di una norma della Costitu-zione, se difendere la patria con le armi nelleForze armate o nel servizio civile nazionale, su-

perando antichi steccati fra obiettori e nonobiettori. Il servizio civile nazionale, nato nel 2001, si èsviluppato velocemente in pochi anni, con gio-vani volontari motivati che, partecipando aprogetti elaborati da enti pubblici e dal pri-vato sociale, sono stati in grado, come recita unfortunato slogan di «cambiare la loro vita equella degli altri». Quasi 40.000 giovani ognianno vivono questa esperienza: se Regioni eStato troveranno forme di collaborazione an-che dal punto di vista del reperimento delle ri-sorse finanziarie, sarà possibile fare anche dipiù. Questo meccanismo ben oliato è tutt’altracosa rispetto alla necessità di trovare qualcosada fare sino a 80.000 obiettori l’anno, molti deiquali passavano un intero anno a casa in attesadi destinazione, sino all’arrivo del congedo. II problema si ripresenterebbe ancora più in-solubile se ogni anno si dovessero trovaremezzi e strutture per impiegare efficacementemezzo milione di giovani, molti dei quali senzanessuna vocazione a prestare il servizio. Di più:si aprirebbe anche una delicata questione co-stituzionale nel momento in cui alla sospen-sione della leva militare obbligatoria, da unaparte, si facesse corrispondere un servizio civileobbligatorio dall’altra. Per questi motivi, con lapiena condivisione deglì enti dei servizio ci-vile, riteniamo suggestiva ma non praticabile laproposta dei Servizio civile obbligatorio.

Dal sito dell’Ufficio Nazionale per il Servizio Civile

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al centro, Diego Cipriani all’Assemblea dei delegati

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Le aspettative dei giovani per il servizio civile

DI FRAnCESCO BROLLO

un caro amico mi rimprovera spesso dipassare troppo tempo a pensare al vo-lontariato. Ogni volta che mi ricorda le

immense sofferenze che ho provato nel cercaredi essere sempre disponibile gratuitamente, iosorrido e sto al gioco; perché in fondo so chetenta solo di sminuire un impegno personaleche è meno frivolo di quanto possa sembrare.Lui parla di tempo e di “soldi”, mentre io ho inmente il volontariato come esperienza di vita diqualsiasi tipo essa sia: quando la rotta nellavita di ognuno di noi è chiara, può essere utilemettersi in discussione avvicinandosi a situa-zioni di vita lontane dalla nostra quotidianità.Questo serve per guardare la nostra vita a di-stanza e far emergere una visuale diversa.Io l’ho fatto più volte. E ha sempre funzionato!L’importante, però, è farlo con passione e farsiguidare dal piacere — non dalla coercizione:perché quello che ho imparato in questi annidella mia gioventù dedicati al volontariato èche il volontariato perfetto non esiste. Esistono,però, tante esperienze diverse che possonoanche cambiarti la vita se vissute nel momentogiusto.Ma questo vale anche per il servizio civile?nell’ultima settimana ho letto almeno tre arti-coli di giornali a tiratura nazionale che parla-vano del servizio civile obbligatorio. Diecigiorni fa ad una trasmissione televisiva sullaprima rete nazionale e in prima serata si parlavadi Italia, Italiani e servizio civile obbligatorio.Ancora, nell’ultima finanziaria fu proposto —ma poi non approvato — di imporre un mi-nimo del 30% di progetti per attività di assi-stenza verso disabili gravi.L’idea del servizio civile obbligatorio nasce dal-l’utilità che può offrire ai i giovani e alla so-cietà: per i giovani il servizio civile è un mo-mento di formazione e di sviluppo; per lasocietà è un’attività libera e quasi gratuitasvolta per ragioni di solidarietà e di giustizia so-ciale, e quindi per dare una risposta ai pro-blemi non risolti (o non affrontati) dallo Stato

e dal mercato.Per questo motivo il servizio civile si inseriscenel “terzo settore” insieme ad altre organizza-zioni che non rispondono alle logiche del pro-fitto e di diritto pubblico.Leggendo quello che viene scritto, sembra chela sfida del futuro del servizio civile sia da ri-cercare sul valore dei rimborsi spese e sull’uti-lità sociale dei progetti. Ma, caro amico, quando tu mi parli di questo iocontinuo a sorridere… e un po’ sto al gioco.Perché noi giovani, che il servizio civile l’ab-biamo ottenuto, prima con l’obiezione e poicon la scelta di dedicarsi volontariamente aglialtri, sappiamo che se il mezzo è l’impegnoverso il “terzo settore” il fine è e rimane la for-mazione ai valori e ai principi della solidarietà,giustizia sociale, cittadinanza e non violenza.non tentare di sminuire un impegno perso-nale che è meno frivolo di quanto possa sem-brare!

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La pensione da non perdere

DI FRAnCESCO BROLLOrappresentante nazionale dei volontari all’estero

In questi giorni si è tornato a parlare del ri-conoscimento ai fini previdenziali del pe-riodi di servizio civile, date le novità intro-

dotte da recenti pareri e interpretazioni.Il decreto 77 [1], che è entrato compiutamentein vigore il 1° gennaio 2006, ha disciplinato iltrattamento economico e giuridico dei volon-tari in base a quanto disposto dalla legge n. 64[2]. Bisogna, quindi, distinguere i periodi di servi-zio civile prestati fino al 31 dicembre 2005 e iperiodi prestati dal 1° gennaio 2006.Per coloro che hanno prestato il servizio civilefino alla data del 31 dicembre 2005, i periodi diservizio volontario, ai fini del trattamento pre-videnziale, sono validi nei limiti e con le mo-dalità con le quali la legislazione riconosce ilservizio militare obbligatorio, così come preci-sato dal messaggio n. 25493 del 22 ottobre2007 emanato dalla Direzione Centrale Presta-zioni InPS. In parole semplici, l’anno di servizio civile è ri-conosciuto come “figurativo”, cioè viene impu-tato per il calcolo dei famosi attuali 35 anni dicontribuzione per ottenere l’erogazione dellapensione di vecchiaia. Però a livello contribu-tivo non vi è alcun movimento. In questo caso il vantaggio per i giovani è didover contribuire, attualmente, per soli 34 anniper ricevere i benefici previdenziali. Ma l’im-porto della pensione non verrà aumentato, inquanto non vi è stata contribuzione.Per i volontari che hanno prestato il servizio apartire dal 1° gennaio 2006 è previsto un re-gime di contribuzione effettiva in quanto laleva obbligatoria è stata sospesa.non essendo più possibile imputare i redditidei rimborsi ai volontari allo stesso modo deiredditi dei militari di leva, non si è saputo dareda subito un’interpretazione certa né su comegestire i redditi ai fini fiscali né come gestire ilversamento previdenziale.nel frattempo una risoluzione dell’Agenziadelle Entrate [3] ha definito che i compensi

percepiti dai volontari devono considerarsi red-diti di collaborazione coordinata e continuativaai sensi del TuIR [4].La circolare dell’Agenzia delle Entrate [3] recitanel particolare: “Le somme percepite dai vo-lontari ai sensi della normativa di settore, inmancanza dei presupposti che consentano diconfigurare un rapporto di impiego dei volon-tari come un vero e proprio lavoro dipendente,devono essere qualificate quali redditi di col-laborazione coordinata e continuativa”.Questo significa che, a livello di reddito, il rim-borso percepito deve essere trattato allo stessomodo dei redditi prodotti dalla collaborazionecontinuativa.Ai fini previdenziali si è espresso l’InPS con unrecente messaggio [5] per chiarire la posizioneprevidenziale.Avvalendosi del parere dell’Agenzia delle En-trate citato, l’InPS ritiene che analogamente airedditi, anche ai fini pensionistici i versamentidebbano avvenire conformemente a quantogià avviene per i collaboratori (co.co.co/co.co.pro); da ciò discende l’obbligo contribu-tivo verso la Gestione separata dell’InPS allaquale i volontari (sia in Italia sia all’estero) de-vono essere iscritti come collaboratori. naturalmente l’intero onere dei versamenti è acarico dell’ufficio nazionale. Quindi non ci sarànessun decurtazione sui 433,80 Euro percepiti.Purtroppo, un sistema di questo tipo è tutt’al-tro che vantaggioso per i giovani in servizio ci-vile: a differenza dei colleghi che hanno pursvolto il servizio civile volontario prima del2006, in base alla legge vigente, non verrà ri-conosciuto un anno di versamenti:• in caso di contribuzione annua inferiore a

13.819 Euro [6] i mesi da accreditare sonoproporzionalmente ridotti alla somma ver-sata.

Facendo una semplice calcolo, per i giovaniche percepiscono 433,80 Euro per 12 mesi for-mano un reddito di 5.205,60 Euro che corri-spondono ad una contribuzione pari a 4 mesi!Et voilà… ecco un anno da non perdere. Pec-cato che per la pensione abbiamo perso 8mesi…Confrontiamoci anche su altre due posizioniimportanti, care all’InPS: la disoccupazione e la

pensione di invalidità.L’anno di servizio civile non comporta la can-cellazione dallo stato di disoccupazione [7],quindi non contribuisce al diritto di ottenere ilsussidio al termine dell’anno.Tuttavia, secondo l’InPS, sono trattati in mododifferente i giovani che già ricevono un sussidiodi disoccupazione al momento dell’inizio del-l’anno di servizio civile.Mi sono giunte infatti segnalazioni di giovaniche si sono visti revocare l’assegno di disoccu-pazione dall’InPS, in quanto, secondo l’Istituto,percepiscono un reddito (ovviamente) deri-vante dal servizio civile e quindi l‘InPS presup-pone che non siano disoccupati.una cosa simile è stata segnalata da una vo-lontaria che percepisce una pensione di inva-lidità: sembra infatti che sempre l’InPS, consi-derando i redditi dell’anno di servizio civilerevoca o riduce, a seconda dei casi, la pensionedi invalidità.Purtroppo, a riguardo, i rappresentanti — sianazionali sia regionali — non possono far altroche prendere atto di come l’Agenzia delle En-trate e l’InPS abbiano deciso di interpretare lenostre relative posizioni pensionistiche e fi-scali.È mio parere che tutte le decisioni relative aigiovani in servizio civile debbano essere presedopo la consultazione con l’ufficio nazionale econ la Consulta, e non unilateralmente dalle va-rie agenzie. Questo per dare un senso di omo-geneità al senso comune del servizio civile.Speriamo nella sensibilità della classe politicanell’inserire in un prossimo intervento legisla-tivo un emendamento che vada a dare fiduciae speranza al futuro di noi giovani. Altrimenti non ci resterà che fare il servizio ci-vile per servire il Paese: non chiedeteci di farloper formare nei giovani la fiducia verso la Pa-tria!

Fonti:[1] decreto legislativo n. 77/2002[2] dall’art. 2 della legge n. 64/2001[3] circolare n. 24 del 10/06/2004 dell’Agenzia delle Entrate[4] art. 50, lettera c-bis del TUIR[5] circolare n. 55 del 30/04/2008 dell’INPS[6] dati calcolati per i contributi nel 2008[7] art. 9 comma 1 d.lgs 77/2002

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AVOLON risponde

A CuRA DI ELEOnORA PIRROnE

Se ho prestato servizio civile,posso partecipare ai concorsipubblici per entrare nelle

forze armate?I ragazzi che fanno servizio civile non solo pos-sono accedere a tutti i bandi pubblici (anchequelli delle forze armate) ma, se portano a ter-mine il loro servizio, hanno anche dei punti inpiù nelle graduatorie in quanto hanno prestatoun anno di servizio per lo Stato. Il riferimentolegislativo è il D.Lgs. 77/2002, al punto 13.2: “Ilperiodo di servizio civile effettivamente pre-stato, salvo quanto previsto dal comma 4, èvalutato nei pubblici concorsi con le stesse mo-dalità e lo stesso valore del servizio prestatopresso enti pubblici”.La cosa migliore, ogni qualvolta si partecipa adun concorso pubblico, è quella di scrivere nellasezione riguardante le esperienze lavorativeche si è fatto il servizio civile, citando anchequesta parte del decreto legislativo. Per quel che riguarda il punteggio del SCn al-l’interno dei concorsi, invece, non è univoco, di-pende dalla figura professionale richiesta dalconcorso. E a tal riguardo sono importanti lemansioni effettivamente svolte durante il ser-vizio. Il consiglio è quindi quello di farsi rila-sciare dall’ente un attestato di fine serviziodove vengono specificate queste mansioni.Erano in passato gli obiettori di coscienza a ri-nunciare al porto d’armi e quindi a non poteraccedere a professioni dove era previsto l’uti-lizzo delle stesse. Per i ragazzi in servizio civilenon è più così, non rinunciano al porto d’armi,semplicemente promuovono lo sviluppo delproprio Paese (legge 64 del 2001, istituzionedel servizio civile nazionale).A onor di cronaca segnalo comunque che ora

anche gli obiettori coscienza (cioè coloro chehanno prestato servizio prima del 2001) pos-sono rinunciare al loro status e accedere ai con-corsi pubblici. La modulistica è presente sulsito dell’unsc www.serviziocivile.it

Se presto servizio civile, posso nel contempo studiare

o lavorare?Sì, non c’è alcun vincolo in questo senso. L’im-portante è che queste attività non compro-mettano il corretto svolgimento del serviziocivile.

Cosa succede se interrompo il servizio civile?

Se interrompi il servizio civile dopo aver supe-rato la selezione, ma non hai prestato nem-meno un giorno di servizio, non accade nulla.Se fai anche un solo giorno di servizio l’unicoinconveniente è che non puoi ripresentare do-manda per diventare volontario in servizio ci-vile negli anni successivi. Se interrompi dopoqualche mese, ricevi la spettanza per il periodoin cui hai prestato servizio, ma non ricevi l’at-testato che ti dà diritto ad avere punti in piùnelle graduatorie dei concorsi pubblici e il pe-riodo non sarà valido ai fini pensionistici.

C’è differenza tra malattia e infortunio nel conteggio delle ore?

nessuna: sia la malattia sia l’infortunio ven-gono conteggiati nell’orario di servizio. L’unica differenza sta nelle conseguenze sullaprosecuzione del servizio che esse compor-

tano. È infatti possibile fare 15 giorni di malat-tia retribuita, più 15 giorni di malattia non re-tribuita, dopodiché auto ma ti ca mente si de-cade dal servizio (ed è questo l’unico caso in cuisi può ripresentare domanda per diventare vo-lontario in servizio civile negli anni successivi).non esistono invece vincoli temporali per l’in-fortunio: se sfortunatamente ci si infortuna,non si decade dal servizio e si continua a per-cepire in toto la spettanza di 433,80 Euro almese.

Il servizio civile tutela la maternità?

nei mesi in cui la volontaria sarà in maternitàverrà corrisposto dall’ufficio nazionale l’asse-gno mensile ridotto di un terzo.Alle volontarie in stato di gravidanza si appli-cano le disposizioni legislative del Testo unicoin materia di tutela e sostegno della maternità,adottato con il decreto legislativo 26 marzo2001, n. 151, espressamente richiamato dal de-creto legislativo n. 77 del 2001. Ai sensi delpredetto Testo unico il divieto di prestare ser-vizio civile è di norma durante i due mesi pre-cedenti ed i tre mesi seguenti il parto (art. 16),in assenza di condizioni patologiche che con-figurino situazioni di rischio per la salute dellagestante e/o del nascituro (art. 17). Prima del-l’inizio del periodo di divieto di cui all’art. 16,lett. a), le volontarie devono consegnare al-l’ente il certificato medico indicante la datapresunta del parto. Dalla data di sospensionedel servizio a quella della sua ripresa, di cuipure l’ufficio nazionale dovrà essere informatoa cura dell’ente, è corrisposto l’assegno per ilservizio civile ridotto di un terzo. Oltre quantoprevisto dagli articoli sopra citati, cui fa espres-samente riferimento il decreto legislativo n. 77del 2001, non sono contemplati ulteriori be-nefici post partum, né l’applicazione della di-sciplina del “congedo parentale” a favore dellevolontarie.non sono invece previsti permessi speciali perl’allattamento.

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Radio E… il servizio civile

DI ROBERTA LOCATELLI

ABergamo esiste una radio che ha rac-colto attorno a sé molti giovani volontariche, a titolo completamente gratuito, of-

frono il proprio tempo per mantenere vivo unservizio alla comunità. Si tratta di Radio E.

Questa massiccia presenza giovanile ha fatto sìche nella programmazione si cominciassero aritagliare degli spazi nei quali si trattassero ar-gomenti vicini al nostro mondo. Ecco la na-scita di un appuntamento come “Spazio gio-vani” realizzato in collaborazione con Micheledi Paola, referente Eurodesk per il territorio diBergamo, in onda il martedì alle 16: proposte discambi culturali, concorsi europei per le scuole,vacanze studio all’estero e non solo.

Considerato il successo diquesto programma, io e Raf-faele Avagliano (un ragazzoche, come me, collabora conla radio, in onda tutti i po-meriggi) abbiamo comin-ciato a chiederci di cos’altrosi potesse parlare, quali re-altà mettessero in giocomolti giovani della nostraprovincia e cosa potesse in-teressarli. Sulla richiesta dicoinvolgimento da parte deigiovani, abbiamo pensato diriproporre una trasmissionesul servizio civile già andatain onda lo scorso anno e ge-stita da associazione Mo-saico.un’idea che ha trovato an-cora più conferme dopo l’as-semblea di Roma dove, par-lando del progetto con glialtri delegati intervenuti, horaccolto suggerimenti, con-tributi e tanta voglia dicreare una rete di comuni-cazione e di esperienze cheavvicinasse tutti i “civilisti” inItalia e all’estero. Del resto lapossibilità di poter ascoltareRadio E in streaming dal sitowww.radioe.it abbatte qual-siasi frontiera geografica!Questa risposta positiva èstato un ulteriore incentivoper continuare a lavorare inquesta direzione.Il programma si pone come

intento l’avvicinamento ad una realtà tantodiffusa, ma ancora poco conosciuta. Sono mi-gliaia i volontari distribuiti in tutta la penisola,ma non sempre siamo facilmente riconoscibilie riconosciuti; alcune persone ci credono deinuovi assunti presso l’ente dove operiamo enon conoscono il bagaglio di risorse e di valoriche accompagna ognuno di noi. Radio E ci permetterà di aprire una finestra suqueste strane forme di vita che popolano le no-stre città e che sono chiamate “volontari in ser-vizio civile”. Chi sono? Quanti sono? Cosafanno? Sveleremo finalmente l’arcano mistero.Ogni settimana si potranno ascoltare due te-stimonianze di ragazze e ragazzi che hannodeciso di impegnare un anno della loro vita inmodo differente: un anno da non perdere. Sco-priremo gli aneddoti più divertenti, le emo-zioni più intense, le situazioni più buffe e —perché no? — anche i problemi che si sono in-contrati. Ma non sarà solo questo… Cercheremo di darerisposta alle domande che assillano ogni annoi nuovi volontari, affronteremo insieme i dubbiche potranno nascere e di volta in volta inter-rogheremo degli ospiti che ci aiuteranno a ca-pire meglio alcune dinamiche e alcuni aspettiche paiono sfuggirci.Terremo costantemente monitorato il sito del-l’ufficio nazionale per il Servizio Civile per es-sere sempre aggiornati sulle ultime novità, eper prendere spunto dalle chiacchierate sul fo-rum.Il programma prenderà il via a settembre 2008,nella fascia pomeridiana, in modo da consen-tirci di cominciare a raccogliere alcuni raccontie preparare le prime puntate: sarà dato spazioa questioni un po’ più tecniche, in vista del-l’apertura del bando di ottobre.A breve attiveremo anche un indirizzo di postaelettronica, dove chi vuole potrà inviare do-mande, dare suggerimenti o semplicementeesprimere il proprio parere.nel frattempo, chi volesse avere maggiori in-formazioni o volesse collaborare, può contat-tarmi all’indirizzo <[email protected]>o lasciarmi un messaggio sul blog <www.se-ratae.splinder.com>.

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più spazio ai volontari!

Un’esperienza inaspettata

DI LAuRA QuAGLIATA

Salve, sono Laura, alias Priscilla, ormai quial Centro diurno mi conoscono tutti conquesto soprannome. Cercherò di raccon-

tarvi brevemente i miei sei mesi di servizio.Sono approdata a questa esperienza in ma-niera un po’ anomala, le mie conoscenze sulmondo del servizio civile nazionale erano piut-tosto limitate e in realtà non avevo alle spalleuna forte motivazione se non quella econo-mica, infatti mi servivano solo i soldi per l’uni-versità. Inizialmente credevo di aver scelto unprogetto che non mi impegnasse molto, inmodo da avere tempo anche per studiare. nonerano molti gli aspiranti che volevano far partedi progetti che prevedevano volontari “impie-gati” in strutture che ospitano persone anzianee questo è un grosso problema per il servizio ci-vile in generale. Perché quando si pensa aglianziani e a queste strutture si è convinti che ilproprio compito sia accompagnare le personein bagno, imboccarli, ecc… In realtà questolavoro è fatto da personale specializzato. Perquanto si possa essere informati non si puòsapere fino in fondo che cosa il proprio serviziopreveda al di là di quello che è scritto nei do-cumenti ufficiali. nel mio caso, per esempio, ilsolito ménage mensile da Centro diurno sa-rebbe: tombolata, lotteria, merenda, spesso sipropongono delle gite fuori porta, che in realtàsono molto carine, ma alle quali pochi parteci-pano. Il compito di chi si trova in queste strut-ture, me compresa, sarebbe quello di organiz-zare le attività, fare i volantini delle attività, farele fotocopie dei volantini e infine (per fortuna)distribuire i volantini; tutto questo ovviamenteripetuto per dodici mesi, con pochissime va-riazioni. Io ho impiegato molto tempo prima direndermi conto che non avrei resistito a lungose mi fossi limitata a fare quello che era “previ-sto“ che io facessi.Poi è scattata una molla, un pensiero. Ossia l’il-lusione di poter fare qualcosa per cambiare lostato delle cose ed ho finito per fare qualcosaper me stessa. Da quel momento in poi tutto

ha preso una piega diversa, ho cominciato a ve-dere le cose molto più nel profondo ed ho sco-perto un mondo. Dietro l’essere burberi, ca-pricciosi ho visto le cicatrici di una vita, di unasocietà che non ha più posto per chi non puòcorrere inseguendo ritmi di vita sfrenata, ho vi-sto la paura di cambiare e la sfiducia di affidarsia qualcuno perché si è già stati traditi e ab-bandonati troppe volte, ora più di prima sonoconvinta di volere arrivare sino alla fine per mee per quello che queste persone mi hanno datosino ad ora. Ovviamente sono conscia chel’obiettivo di cambiare questo stato di cose èutopistico ed impossibile da realizzare nei seimesi che mi mancano. La cosa fondamentalenon è raggiungere un obiettivo ma la volontàe la forza che si impiega nel fare tutti i piccolipassi disseminati sulla strada che si percorreper raggiunge quell’obiettivo.Gli ostacoli sono molti e di diversa natura: bu-rocratici, sociali e culturali. Quelli burocraticisono quelli più fastidiosi da sopportare per-ché sono una inutile perdita di tempo che po-trebbe essere impiegato in modo migliore esono dovuti soprattutto al fatto che le istitu-

zioni che ospitano il volontario nel suo annoformativo non hanno ben chiaro quale sia ilsuo ruolo. Quelli sociali e culturali sono quelliimpossibili da abbattere che neppure dedi-cando una vita ad un progetto si riescono a su-perare, ma sono quelli che contano di più. Inquesto senso io non sono riuscita ad otteneremolto e questo spesse volte mi ha fatto pen-sare di abbandonare tutto, ma quando mi sonoresa conto che quello in cui credo era tanto dif-ficile da realizzare ho cominciato a dare unsenso a tutti i miei piccoli sforzi che sono di-ventati preziosi in quanto sono motivo di cre-scita. La mia testardaggine è ormai famigeratada queste parti e non a tutti piace, ma è l’unicomodo che ho trovato per portare avanti i mieiprogetti.Insieme ai miei nonni abbiamo pensato ad ungiornalino dal nome “Ciaciarem un cicinin”,dove raccogliamo le esperienze pratiche, leopinioni e le idee di coloro che hanno a chefare con il volontariato. Abbiamo bisogno dipersone che ci supportino nelle attività prati-che. Vi lascio il mio indirizzo e–mail per con-tattarmi: [email protected]

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addio alle armi

Il servizio civile fiorisce in Serbia

DI AnA LjuBOjEVIć

Era un diritto riconosciuto sindalla costituzione del 1992. pre-visione di legge a lungo rimastainapplicata. da cinque anni peròanche in serbia è possibile op-tare per il servizio civile. Giovaniobiettori di coscienza ci raccon-tano come sta andando

Mentre i media qualche giorno fa man-davano in onda la dichiarazione otti-mistica del presidente serbo Tadić, se-

condo il quale l’esercito è un fattore chiave perla stabilità dello Stato moderno, la situazioneattuale in cui si trovano le Forze armate serbeè tutt’altro che rosea. Inoltre, è in costante aumento il numero di ra-gazzi che scelgono di fare il servizio civile. nontutti sanno che già dal 1992 esisteva la possi-bilità di svolgere il servizio civile. La Costitu-zione della Repubblica Federale jugoslava al-l’articolo 137 prevedeva infatti la possibilitàper tutte le persone che per “motivi religiosi oaltri” non vogliono portare le armi di assolveregli obblighi verso lo Stato svolgendo il serviziocivile. All’epoca, la prassi non concordava con la leggee le persone che avevano scelto l’obiezione dicoscienza erano purtroppo assegnate alle unitàmilitari non combattenti. Alcuni di loro chenon volevano obbedire a queste decisioni sonostati condannati a una media di un anno o duedi carcere. Dopo i cambiamenti democratici del 2000, unadelle priorità del nuovo governo è stata la crea-zione di una “Legge sull’amnistia” che ha per-messo a quasi tutti i membri dei vari gruppi re-ligiosi di poter uscire dalle carceri dove sitrovavano in quanto obiettori di coscienza. L’ingresso nel Consiglio d’Europa nel 2003 hapoi imposto alla Serbia (e Montenegro) di in-trodurre la facoltà di scelta tra il servizio civile

e quello militare. Questa opzione è stata resapossibile lo stesso anno grazie al decreto delConsiglio dei ministri sull’adempimento del-l’obbligo militare. Fino alla fine del 2003 circa850 persone avevano scelto di svolgere il ser-vizio civile nelle istituzioni sanitarie, nelle or-ganizzazioni generali di soccorso, nelle uni-versità o in altre istituzioni proposte dalMinistero della difesa. nella misura in cui il numero di ragazzi che op-tavano per l’obiezione di coscienza aumen-tava, anche la percentuale dei neocadetti pre-sentatisi all’appello nelle caserme diminuiva.nel giugno 2003 le reclute presenti all’appelloerano il 74% del totale convocato, l’anno dopoil 61%, per arrivare ai minimi storici nel 2005 col49%. Gli assenti sono diminuiti nel 2006 (52%reclute presenti) e nel 2007 rappresentavanosolo il 10% del totale. È particolarmente significativa l’elevata per-centuale di assenze se si tiene conto delle ri-percussioni di tale atto. Le conseguenze pro-babili infatti sono un anno di carcere ed ildivieto assoluto di uscire dal Paese. I timori di presentarsi all’appello sono anche le-gati ai numerosi scandali che hanno attraver-sato l’esercito negli ultimi anni. Ricordiamo ilcaso di due soldati morti il 5 ottobre 2004 in cir-costanze non ancora chiare, anche se si sup-pone che avessero incontrato e riconosciuto ilgenerale Mladić, uno dei principali criminali diguerra ricercati dal Tribunale penale interna-zionale per l’ex jugoslavia. “Anche se il servizio militare dura solo sei mesi,rispetto ai nove che ho passato facendo il ser-vizio civile (solo fino a un anno fa erano tredici),sono sicuro di aver impiegato il mio temporendendomi utile”, spiega all’Osservatorio suiBalcani Slobodan Acketa, oggi all’ultimo giornodi servizio civile presso il Fondo per la SalutePubblica della Vojvodina, che si occupa delcontrollo e della prevenzione delle malattie.“Sono un obiettore di coscienza e non capiscoin generale la politica delle forze militari, il cuiunico scopo è insegnarti ad uccidere, ad essereun killer al servizio della difesa della Patria, deisuoi sacri confini o di altre sciocchezze del ge-nere”. La scelta delle modalità con cui assolvere agli

obblighi di leva porta con sé una frattura quasinetta tra la popolazione più o meno istruita, ol-tre che tra gli appartenenti ai vari schieramentipolitici. La matrice politica dei ragazzi impe-gnati nel servizio militare è perlopiù quella delPartito radicale, del Partito Democratico Serbooppure o di altri gruppi minori a forte ispira-zione nazionalista. In futuro, secondo l’espertodi politiche militari Aleksandar Radić, ci saràsempre meno gente, col crescere del tasso diistruzione, disposta a fare il servizio militare. “L’esercito per me non evoca l’immagine di uc-cisioni, di fucili o di bombe, ma di malnutri-zione e di igiene precaria”, racconta Bosko Su-kilovic, uno dei 12.000 ragazzi che svolge inquesto momento il servizio civile. “L’altra cosapreoccupante è la scarsa libertà di espressione,soprattutto sui temi politici, dovuta al modellopredefinito del soldato–eroe imposto dalle ge-rarchie militari”.Tuttavia, un buon esempio di collaborazionetra il servizio civile e quello militare si è verifi-cato nel 2005 durante l’emergenza causatadalle inondazioni nella regione del Banato,nella Vojvodina orientale. “Quando il governo ha proclamato lo stato diemergenza, nonché il pericolo per gli abitanti,sono stato trasferito al Dom zdravlja (ASL) diSecanj”, dichiara Konstantin Pankaricean, al-lora impegnato con il servizio civile. “Il miocompito era guidare l’ambulanza del prontosoccorso, trasportare i cittadini rimasti senzatetto ai centri di permanenza e di fare i turnicon la Squadra mobile di novi Sad, venuta quiper aiutarci. Questa è stata una delle espe-rienze più forti della mia vita: ho imparato e la-vorato tantissimo. Tuttora sono rimasto in con-tatto con molti settori della società civile e miimpegno ancora nelle politiche locali”.La riforma delle Forze armate introdotta con lanuova legge sull’esercito, in vigore dal primogennaio del 2008, oltre a dimezzare il numerodi dipendenti (21.000 rispetto a 45.000 attuali),prevede il passaggio completo ad un esercitoprofessionale entro il 2010, quando scompariràanche il servizio civile.

Da http://www.osservatoriobalcani.org

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DI MARTA DA COSTA

Quarant’anni fa, esattamente il 4 apriledel 1968, veniva ucciso Martin LutherKing che, insieme a Gandhi, è il rappre-

sentante della nonviolenza più conosciuto almondo. Ha aperto la strada ad una nonvio-lenza efficace e moderna, lasciandoci unagrande eredità civile, spirituale, culturale e mo-rale. Il movimento da lui condotto, oltre a ridaredignità al popolo nero e conquistare per tuttidiritti, pace e democrazia, è riuscito a scuoterequelle che erano le fondamenta degli Statiuniti. Per oltre 200 anni milioni di uomini, donne ebambini venivano strappati dalla loro terra,catturati con violenza e portati dall’Africa sulcontinente americano per essere venduti neimercati ai migliori offerenti. Lavoravano finoallo stremo delle forze nelle piantagioni di co-tone e spesso venivano violentati ed uccisicome fossero bestie. Sembrerà strano mameno di cinquant’anni fa, in America, esiste-vano ancora autobus pubblici con posti sepa-rati per bianchi e neri ed esistevano fontanellepubbliche separate. Gli studenti neri riceve-vano un’istruzione nettamente inferiore aquella dei bianchi, per le strade e nelle piazzedelle città si vedevano innumerevoli cartellicon la scritta “Solo per bianchi”. La vita dei nerisi consumava in sudici ghetti sovrappopolati,privi di strutture e con servizi appena decenti.La scelta di fondo della breve vita di MartinLuther King è stata proprio la lotta per cam-biare queste condizioni ed ottenere la paritàdei diritti di fronte alla legge per i cittadini diqualsiasi razza.nato il 15 gennaio 1929 ad Atlanta, fin dall’in-fanzia subisce i traumi dei bambini che sco-prono di essere diversi e discriminati: le madridei sui compagni bianchi proibiscono ai proprifigli di giocare con Martin perché “nero”. La di-scriminazione che subisce e colpisce la suagente, lo portano ad iscriversi alla facoltà digiurisprudenza ma, dopo qualche anno, de-cide di dedicarsi agli studi di teologia in Penn-

sylvania. Qui vince una borsa di studio che gliconsente di conseguire il dottorato di filosofiaa Boston, conosce Coretta Scoot, con la qualesi sposa, e decide di andare a vivere a Mont-gomery. È qui che scocca , in seguito ad un in-crescioso evento, la scintilla che da inizio almovimento per i diritti civili. Sugli autobusdella città le prime tre file di posti sono riser-vate ai bianchi, le altre possono essere occu-pate da neri solo se non ci sono bianchi inpiedi. un’impiegata nera, Rosa Parks, sedutadietro i posti riservati ai bianchi, rifiuta di alzarsie cedere il posto quando salgono alcuni viag-giatori bianchi: viene arrestata e portata in car-cere. La notizia si diffonde, gli esponenti ed ipastori della comunità nera s’incontrano e de-cidono di boicottare i mezzi di trasporto pub-blico. nel frattempo Martin Luther King è vo-tato all’unanimità capo del movimento. Con il boicottaggio la compagnia degli auto-bus perde molti soldi, i bianchi hanno paura ereagiscono violentemente. Martin diventa ber-saglio di minacce d’ogni genere e, mentre sitrovava tra la sua gente, un attentato dinami-tardo gli distrugge la casa. La moglie e la figliarestano illese e Martin è ormai diventato il sim-bolo della “rivoluzione nera”.Il movimento si estende rapidamente a tutti gliStati uniti perché il coraggio e la tenacia diMartin sono travolgenti: la gente, sempre piùcoinvolta, partecipa numerosa a manifesta-zioni e raduni. Intanto, si moltiplicano i sit–in

nei locali pubblici per i bianchi ed i “viaggi dellalibertà” di bianchi e neri insieme in autobus at-traverso gli Stati uniti. La lotta nonviolenta di Martin prosegue, tuttine parlano ed il 28 agosto del 1963 arriva aWashinghton la marcia dei 250.000 per chie-dere l’approvazione della legge sulla parità deidiritti civili per bianchi e neri. Le telecamere ditutto il mondo trasmettono l’immagine di bian-chi e neri che cantano e pregano intorno almonumento di Lincoln, ripetendo quello che èstato definito il discorso più famoso di MartinLuther King: “I have a dream”.L’anno seguente riceve il premio nobel per lapace e successivamente, oltre a dichiararsi con-trario alla guerra del Vietnam, denuncia le con-dizioni di miseria e degrado dei ghetti dellemetropoli.nell’aprile del 1968 si reca a Memphis per pren-dere parte ad una marcia a favore degli spaz-zini della città (bianchi e neri) che si trovavanoin sciopero. Mentre conversava con i suoi col-laboratori sulla veranda dell’albergo, alcunicolpi di fucile sparati dalla casa di fronte lo col-piscono ed Martin Luther King muore in pochiminuti.Al funerale presero parte migliaia di personed’ogni ceto e razza, che riconobbero in lui unleader indiscusso, un uomo da ammirare, unesempio da seguire ed un ideale a cui aspi-rare: ha così lasciato un segno indelebile intutta l’umanità.

profili di pace

40° anniversario della morte di Martin Luther King

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DI MARTA DA COSTA

Il “Movimento dei Sem terra” (MST) rappre-senta la più grande organizzazione conta-dina latinoamericana ed attualmente è pre-

sente in quasi tutti gli Stati del Brasile. Si trattadi una forma di organizzazione sociale a fa-vore di coloro che non possiedono appezza-menti di terreno e sono costretti a lavorare laterra per gli altri sotto le più differenti formequali l’affitto, la mezzadria o come semplici sa-lariati. È chiaro che, per risolvere questo pro-blema, la principale soluzione è quella di otte-nere una terra propria in cui poter lavorare. IlMST nasce nel gennaio del 1984 come forma dicoscientizzazione ed organizzazione di agri-coltori i quali hanno capito che, possedendo unpezzo di terra, è possibile liberarsi dallo sfrut-tamento dei latifondisti ed iniziare ad organiz-zare la propria vita e quella della propria fami-glia a favore di un benestare più rapido. Hannoinfatti compreso che il possesso di un appez-zamento di terreno è sinonimo di avere lavoro,cibo, reddito e vivere in una comunità rurale si-gnificava poter creare quei servizi minimi indi-spensabili per una vita dignitosa. Le priorità di quello che è diventato il piùgrande movimento contadino a direzione col-legiale dell’America Latina furono definite dasubito: la lotta per la terra, la riforma agraria eun’ampia trasformazione sociale. Il MST utilizza forme di lotta nonviolente che,oltre ad avere un forte impatto sull’opinionepubblica, sollevano polemiche e critiche. Ge-neralmente le forme di protesta più lievi sonocaratterizzate da marce di protesta e dall’ac-campamento di innumerevoli famiglie ai bordidelle strade. Le azioni più radicali sono invecerappresentate dall’occupazione delle terre in-colte che, secondo la legge brasiliana, dovreb-bero essere restituite allo Stato.Per potersi insediare, le famiglie contadine or-ganizzate dal MST lottano per parecchiotempo. Il tutto inizia con l’occupazione di unaterra, di solito incolta, di cui si chiede l’espro-priazione. Spesso i contadini si vedono costretti

ad abbandonare la terra occupata ed ad ac-camparsi sul ciglio della strada. Cercano piùvolte di occupare il terreno e in molti casi re-stano accampati per anni fino a quando il Go-verno e l’InCRA (Istituto nazionale per la Colo-nizzazione e la Riforma Agraria) decidono cheuna certa terra va espropriata ed i contadinipossono finalmente insediarsi. Gli insediamenti che nascono a partire dallelotte del MST cercano di pianificare ed orga-nizzare la produzione per garantire la sussi-stenza delle famiglie insediate e si prefiggonodi promuovere lo sviluppo economico e so-ciale dei contadini che sono riusciti a conqui-stare la terra. La realizzazione di tutto questonon è facile perché le terre destinate agli inse-diamenti generalmente sono poco fertili, sonodislocate in zone difficilmente raggiungibilicon infrastrutture precarie e a volte logoratedal cattivo uso che ne ha fatto in precedenza illatifondista.Il Governo brasiliano non è interessato al suc-cesso della riforma agraria e per questo motivomanda i lavoratori sulla terra abbandonandolialla loro sorte e non garantendo loro infra-strutture, credito ed assistenza tecnica. Tutta-via, grazie all’appoggio di organizzazioni nongovernative, alla determinazione dei lavora-tori e alla loro costante battaglia per ottenererisorse dal Governo, gli insediamenti stannoconseguendo risultati positivi sia a livello eco-

nomico che sociale. In primo luogo il contadinoinsediato non soffre più la fame, comincia adalimentarsi in maniera equilibrata con quelloche produce ed è un cittadino di meno chesoffre la fame. Secondariamente tutti gli inse-diamenti producono di più di quel che produ-ceva prima la stessa terra nelle mani dei lati-fondisti. Inoltre, la media produttiva per ettaro,negli insediamenti, è superiore alla media diproduzione, sempre per ettaro, delle regioni dicui fanno parte e questo sta a significare chestanno producendo più di quel che si produce,in media, nelle terre circostanti. Con il passare del tempo, gli insediamenti ru-rali, creatisi con l’occupazione delle terre, sisono organizzati in piccole comunità in cui lecooperative svolgono un ruolo sociale estre-mamente importante perché garantiscono iservizi di prima necessità contribuendo allosviluppo socio–economico di tali gruppi rurali.Per esempio i bambini delle famiglie conta-dine che, attraverso le lotte organizzate dalMST, ottengono la terra, riconquistano il di-ritto all’infanzia e alla cittadinanza e studianonelle scuole organizzate all’interno delle lorocomunità.Il MST è in costante crescita, è riconosciuto siaa livello nazionale che internazionale ed i con-tadini brasiliani, oltre che a lottare per la terra,combattendo per i diritti sociali fondamentaliquali la salute, l’educazione e alla casa.

conflitti dimenticati

La lotta dei Sem terra in Brasile

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multicultura

Storie dell’altro mondo

A CuRA DI ELEOnORA PIRROnE

favola arabaDa quando gli asini hanno il muso bianco

Tutti sanno che l’asino è l’animale più pa-ziente e che più di tutti gli altri può esserecaricato sino all’inverosimile. L’asino sop-

porta tutto. Ci si rende conto di quanto si pre-tende da lui solo quando schiatta, e allora vuoldire che era davvero troppo carico.Gli asini patiscono le maggiori pene dai bam-bini, soprattutto quando questi li portano alpascolo. Come si sa, i bambini percuotonol’asino con bastoni, gli tirano pietre, gli saltanoin groppa e si fanno trasportare in cinque o seialla volta. L’asino, sempre paziente, li lascia faresenza opporsi.un bel giorno, alcuni angeli si rivolsero al Si-gnore dei Mondi e gli dissero: “Signore! Os-serva l’asino. È l’immagine della pazienza edella resistenza. non pensi che anche luiavrebbe diritto al Paradiso?” Il Signore diede su-bito ragione agli angeli e, senza esitare, ordinòche l’asino fosse condotto in Paradiso. Gli an-geli, allora, volarono subito dall’asino per can-targli la buona notizia, prenderlo con loro econdurlo all’ingresso del Paradiso.Appena arrivati davanti alla grande e lucenteporta del Paradiso, l’asino sporse il muso versol’interno ma subito si irrigidì e non volle piùproseguire. Gli angeli non capivano, non sispiegavano. Provarono e riprovarono, primadelicatamente poi con forza, a spingere la be-stia al di là della porta, ma… niente, non c’eraverso. L’asino aveva, con circospezione, messosolo il muso, guardato all’interno e subito siera fermato come paralizzato. Ma cosa stavasuccedendo? Perché l’asino non voleva in nes-sun modo proseguire all’interno di quel mondomagicamente perfetto e felice? non passòmolto che gli angeli capirono il motivo: a spa-ventare l’asino sino a non farlo più proseguireera stato vil gran numero di bambini che avevavisto sporgendosi dalla porta del Paradiso. Eratroppa la paura che l’asino aveva dei bambini,

aveva subito tanti maltrattamenti da loro. Gliangeli, a malincuore, dovettero rinunciare a farentrare l’asino tra i prediletti del Paradiso e loriaccompagnarono al suo pascolo. Appena tornato sulla terra, tutti si accorsero delcambiamento dell’asino. L’asino non era en-trato in Paradiso, ma ci aveva infilato il musoche, illuminato dalla folgorante luce divina, eradiventato bianco. L’asino ora aveva il musobianco. Fu così, che da allora, tutti gli asini nac-quero con quella caratteristica. Ecco perchéoggi l’asino ha il muso bianco!

Da www.arab.it

proverbi dal mondoAfrica

Chi ha trovato un fungo cerca tutt’intorno perscoprirne degli altri. (Camerun) Colui che ha visto il leone ruggire non corre allostesso modo di chi lo ha soltanto sentito. (Co-sta d’Avorio)Hai un dente solo? Sorridi almeno con quello!(Madagascar) I difetti sonnecchiano, ma non muoiono. (Burundi) Il carbone se ne ride della cenere; ma non sache l’attende la stessa sorte. (Tanzania)

AsiaÈ meglio accendere una candela che maledirel’oscurità. (Cina) È più facile proteggersi i piedi con i sandali chericoprire di tappeti tutta la terra. (India) Il cielo parla talvolta per bocca dei folli, degliebbri e dei bambini. (India) Lancia il tuo cuore davanti a te, e corri a rag-giungerlo. (arabo) non temere di avanzare lentamente, abbi solopaura di fermarti. (India) Ciò che il bruco chiama fine del mondo, il restodel mondo chiama farfalla. (Lao Tze, Cina)

America LatinaÈ meglio sapere dove andare e non saperecome, che sapere come andare e non saperedove. (Messico) Il sogno non ha testimoni. (Cuba)

La necessità è madre di ogni invenzione. (Messico) Chi troppo si profuma, è perchè qualcosa glipuzza. (Colombia) Se non sai da dove vieni, non sai mai dove staiandando. (Guyana) Se uno sogna da solo, il suo rimane un sogno.Ma se sogna insieme agli altri, il suo è già l’ini-zio della realtà. (Brasile)

OceaniaFardello appena preso in spalla, pesa poco!(Samoa) Il tarlo, benché piccolino, può far cadere un al-bero grande. (Australia) Può dipanarsi il filo d’un vestito, ma non il pen-siero di un uomo. (nuova zelanda) Si possono veder passare le nuvole, ma non ipensieri. (nuova zelanda) una piccola nuvola non può nascondere moltestelle. (Australia)

Da: www.marcocavallini.it

ricette dal mondoCrema alla banana (Honduras) Ingredienti per 4 persone:3 banane mature schiacciate1 bicchiere di succo d’ananassucco di 1 limone2 bicchieri di panna montata densa50 g di mandorle tostate e tritate1 bicchierino di rum bianco50 g di zucchero1 pizzico di sale.Mescolate bene lo zucchero, il sale, il succod’ananas, le banane schiacciate, il succo di li-mone e il rum. unite la panna montata e ripo-nete la terrina nel congelatore.Quando il composto sarà rappreso, battetelocon la frusta finché non sarà ben solido.Quindi potete servire subito in coppette guar-nendo a piacere, magari con una ciliegina.Da www.peacereporter.net

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DI SERGIO DI LInO

Scherza, ma fino a un certo punto, PaulHaggis, quando afferma che è tutta colpadi Bush se con il tempo è diventato un re-

gista “noioso”: «Prima scrivevo commedie ethriller, ora sono costretto a fare film seri per di-fendere l’orgoglio degli americani». Sembrauna frase messa lì — in occasione della pre-sentazione italiana di “nella valle di Elah” —per ironizzare sul risveglio delle coscienze li-beral e radical di cui la politica estera uSA sottol’amministrazione Bush è stata artefice. Ma, purse sotto forma di boutade, Haggis ha dettouna delle verità più cristalline circa il suo mododi raccontare per immagini, ancora parco di ti-toli se ci atteniamo alle sole regie cinemato-grafiche (tre, di cui una, “Red Hot”, vecchia diquattordici anni e praticamente misconosciutaal di fuori del mercato home–video uSA), maviceversa ricco di esperienze eteroclite se vi in-cludiamo il vasto magma di lavori, esperiti so-prattutto in televisione (fra gli altri, un’anticaesperienza come sceneggiatore di alcuni epi-sodi di «Love Boat», e ancora «The Tracey ull-man Show», «Thirtysomething», «L.A. Law», «EzStreets», ovvero parte del Gotha delle TV seriesamericane degli anni Ottanta e novanta, cui vaaggiunto lo “scheletro nell’armadio” dell’idea-zione di «Walker Texas Ranger», serial sospesofra western contemporaneo e arti marziali cheha rilanciato su piccolo schermo la carriera diChuck norris), in cui la sua firma è una fra letante in un parterre di professionals della mac-china da scrivere: ovvero che il suo è sempre uncinema dalla parte dei vincitori, ma senza al-cuna velleità agiografica. Tutt’altro, Haggis amaindagare il lato oscuro della vittoria, preferiscegettare il proprio sguardo sulle cattedrali divetro degli imperi trionfatori piuttosto che sullemacerie degli sconfitti, che già si commentanoda sole.Accampato nella valle di Elah, teatro del con-fronto fra Davide e Golia, il precipitato affettivodi Haggis è tutto riversato sul primo, su chi re-sta in piedi al termine dello scontro, nella con-

sapevolezza che, nel momento stesso in cui ilnemico è sconfitto, la tragedia di chi soccombetrasmigra automaticamente su chi trionfa, in-cidendosi sulla sua pelle come un marchio(d’onore o d’infamia, dipende dai punti di vista)indelebile. La figura tragica del vincitore, che daEschilo in poi è uno dei cortocircuiti semanticipiù ricorrenti della drammaturgia, trova in Hag-gis un cantore estremamente sensibile, attentoai bradisismi del milieu entro cui agisce, lucidoe spietato quando deve confrontarsi con l’ela-borazione della perdita. Perché ogni vittoria èun lutto, la creazione di un vacuum che nonsempre è possibile riempire con surrogati epalliativi. È dunque una pietas virtuosamente“ottusa” e unidirezionale, quella che Haggis ri-versa nelle sue sceneggiature e/o regie, checonosce un unico punto di fuga prospetticoperché l’essenza della tragedia «è tutta lì», nellamestizia di chi riconosce nella perdita dellaparte avversa l’entropia improvvisa del propriovivere. In tale orizzonte affettivo, non c’è spazioper parate trionfali a giubilo dei vincitori: almassimo per l’istituzione di grotteschi cara-vanserragli itineranti, come quelli che accom-pagnano in giro per l’America gli uomini di Iwojima in “Flags of Our Fathers”, impegnati a per-petrare la menzogna del loro presunto eroi-smo, o più mestamente per una bandiera ro-vesciata che sventola sotto un cielo plumbeo,a offrire la misura simbolica di una solitudineche non conosce redenzione. La stessa solitu-dine che il vecchio Frankie di “Million DollarBaby” sceglie come compagna di viaggio dopola morte dell’allieva Maggie, da lui deliberata-mente provocata per non farla più soffrire: an-che qui, Haggis adotta interamente il punto divista del last man standing Clint Eastwood, del-

l’uomo destinato a vivere i suoi giorni fino infondo, mentre le persone che ama — comeprobabilmente quelle che odia — cadono unaa una, talvolta prematuramente. Frankie/Ea-stwood esce vincitore dalla sfida con il tempo,così come gli “eroi” di Iwo jima vincono e do-mano il Mito, lo possiedono, lo assimilano, e in-fine lo incarnano; entrambi, però, escono scon-fitti nel confronto con la vita, minati nelprofondo dal rimorso della vittoria, dalla con-danna a uscire indenni — nel fisico, non nellospirito — dal confronto con la morte.Per contrasto, le figure degli sconfitti, in Haggis,sono delle entità astratte, aeree, consegnatepiù all’ambito della leggenda che non al do-minio del Mito. Metonimicamente rappresen-tati da oggetti (le lettere dei soldati giapponesiin “Letters from Iwo jima” — di cui Haggis hascritto il soggetto, non la sceneggiatura, — lavestaglia con la “misteriosa” scritta in gaelico«Mo Cuishle» che diviene il sudario di Maggiein “Million Dollar Baby”, la prova del suo marti-rio, l’epitaffio sulla sua breve vita), della trage-dia sono il tramite, i testimoni, gli apostoli. Maii protagonisti. Quando la tragedia deflagra,loro sono già lontani, Haggis li ha già conse-gnati al ricordo. Perché la tragedia è per Hag-gis qualcosa che viene dopo la morte. Persinola sua sceneggiatura recente più “leggera” e“alimentare”, quella di “The Last Kiss” di TonyGoldwyn, remake americano di “L’ultimo bacio”di Gabriele Muccino, sembra ribadire una taleconsapevolezza, pur se attraverso la lente de-formante della commedia generazionale. Qui ilruolo mortifero sembra essere attribuito al-l’istituzione all’istituzione matrimoniale, “cimi-tero vivente” di tutto quel bagaglio pulsionaleche attiene alla giovinezza: e chi si avvicina al

cinema

Paul Haggis: pietà per i vincitori

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musica

Peace Orchestra, dopo il terremoto

A CuRA DI FLAVIO SPREAFICO

Dopo il terremoto, provocato dalla pub-blicazione delle epocali “The K&D Ses-sions”, la strada percorsa da Richard

Dorfmeister e Peter Kruder sembra separarsi indue metà: il primo si immerge completamentenella realizzazione del secondo album delside–project Tosca, gestito a quattro mani conRupert Huber, il secondo, invece, si lancia condecisione nella sua prima fatica solista, chenon tarda ad apparire sugli scaffali dei negozidi dischi.Dopo un periodo di reclusione “forzata” in stu-dio, infatti, viene alla luce il primo capitolo del-l’avventura Peace Orchestra (il secondo è “Re-set”, del 2002), dal titolo omonimo, pubblicatoalla fine del ’99, quasi a rappresentare un per-sonale saluto del nostro ad un secolo che volgeormai al termine. Ciò che colpisce immediata-mente del disco (almeno per quel che riguardail suo supporto “fisico”) è l’artwork minimale esuggestivo al tempo stesso, dove predomina ilrosa opaco, mentre sulla front cover è applicatoun vero cerotto (!) che nasconde, occulta unaferita riprodotta sul booklet.L’allusione al carattere lenitivo del contenutomusicale è confermato dall’ascolto: Peter Kru-der si rivela un producer ispirato, probabil-

mente più dotato del collega Dorfmeister, eche, spaziando tra sonorità differenti comedowntempo, dub, trip–hop, e raffinatadrum’n’bass, riesce a realizzare un lavoro ma-turo ed assolutamente privo di sbavature.L’album si snoda in nove tracce, per 57 minutio poco più di durata complessiva, ed un ac-corto lavoro di mixaggio le unisce tutte, quasia formare una lunga suite in più movimenti, as-sicurando, in questo modo, grande compat-tezza e coesione. una volta estratto il CD dallacustodia, ed inserito nel lettore, ci si abban-dona allo straniante mix di vuoti, suoni soffusie batterie al rallentatore di “The Man Part One”,consapevoli che l’incantesimo–Peace Orche-stra non tarda a sortire effetto. Brano dopobrano, ci si imbatte nei battiti sincopati (e de-cisamente DnB–oriented) della magnifica“Double Drums”, nel coinvolgente caleidosco-pio di suoni di “Domination”, fino a giungerealle atmosfere “trippy”, alla Massive Attack,della notturna “Who Am I”, che fa gridare al ca-polavoro quando compare la voce campionatadi nina Simone, a ricalcare il titolo del pezzo,quasi come un bagliore nel buio. C’è ancoratempo per l’ipnotico singolo “Shining”, forte diun bel cantato femminile, e “The Man Part Two”,che conclude il disco tra echi, silenzi, ed acidedistorsioni ambient–noise. L’album terminacon un fade–out che pare non avere fine, e, nelmomento in cui ci si accorge dell’inesorabilestop della riproduzione, la voglia di ricomin-ciare il viaggio dall’inizio è forte.Sebbene siano trascorsi ben otto anni dallasua comparsa, l’esordio da solista di Peter Kru-der suona ancora incredibilmente fresco ed at-tuale, e sarebbe davvero un peccato se moltiascoltatori distratti continuassero ad ignorarlo:Peace Orchestra trasuda originalità e concre-tezza, è un’esperienza straordinaria, che ogniappassionato di buona musica dovrebbe con-cedersi, per assaporare, almeno una volta, glieffetti della sua magia. 

Tratto dal sito www.debaser.it

giorno del fatidico passo percepisce comesempre più imminente la morte simbolica diuna parte consistente del proprio essere (stati).Percepisce soprattutto il pericolo di conse-gnare la propria identità all’oblio, subliman-done l’essenza in una reificazione coatta: l’iden-tità diventa il lavoro, il ruolo sociale, l’essere“marito/moglie di”, “padre/madre di”. Comemorire rimanendo vivi: tutto ciò che nel film diMuccino veniva puntualmente scongiuratocon un paio di rassicuranti commenti fuoricampo, nella riscrittura di Haggis viene pre-sentificato in tutta la sua sinistra evidenza. undiscorso, quello di Haggis, la cui portata spiri-tuale — di una spiritualità genuinamente espontaneamente laica, senza bisogno di ricor-rere a violenti sussulti apostatici o atti di bla-sfemia — si precisa ovviamente nelle due regie“mature” dello sceneggiatore (escludendo dun-que il precoce “Red Hot”). E se “Crash” apparequasi come un catalogo di dannazioni e agni-zioni equamente distribuite, legate dal fil rougedel razzismo strisciante che percorre trasver-salmente le mille etnie di cui sono composti gliStati uniti, quasi a enucleare in maniera nienteaffatto sottile o mediata il “male oscuro”, la me-tastasi che si annida clandestinamente nel tes-suto connettivo della nazione più potente delmondo, dei “vincitori” per eccellenza, in “nellavalle di Elah” il nucleo tematico si fa nuova-mente “concentrazionista”, mettendo ancorauna volta in scena la tragedia di un Padre alleprese con il fantasma del Figlio, presentificatounicamente attraverso oggetti (le fotografie, ivideo girati con il cellulare) che ne metonimiz-zano la figura.In entrambi i film, pur lungo percorsi assai dis-simili, si definisce progressivamente la fisio-gnomica di un’identità collettiva lacerata, at-traverso i cui squarci la società del benessererivela tutte le sue aporie e i suoi dissesti morali.Come dire: l’America potrà anche vincere un’al-tra guerra “fuori di sé”, ma dentro sta perdendo.

Tratto da Cineforum 471

Si ringrazia per la collaborazione la Federazione Italiana Ci-neforum.

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comunicati stampa

Una finestra sul volontariato

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A CuRA DI ELEOnORA PIRROnE

Europarlamento, per volontariato meno burocrazia ed esenzioni IVA

Le organizzazioni di volontariato dovreb-bero accedere a finanziamenti sufficientie sostenibili senza eccessivi adempimenti

burocratici e formalità di documentazione. Èquanto sostiene il Parlamento europeo, chie-dendo di prendere in considerazione l’intro-duzione di esenzioni dall’IVA sugli acquistidelle organizzazioni di volontariato destinatiallo svolgimento dei loro compiti e sui beni eservizi ad esse donati. Occorre inoltre accre-scere la mobilità dei volontari e promuovereprogetti transfrontalieri.Sono oltre 100 milioni i cittadini dell’uE chesvolgono attività di volontariato e il contributoeconomico degli enti senza scopo di lucro (nPI)è pari, in media, al 5% del PIL e oltre un quartodi tale cifra è dovuto al tempo impiegato in at-tività di volontariato. Inoltre, un recente studiosulle organizzazioni che si avvalgono di volon-tari in tutta Europa ha dimostrato che, per ogniEuro speso per sostenere l’attività dei volontari,le organizzazioni hanno ricavato, in media, unrendimento compreso tra 3 e 8 euro. (…)nella prospettiva della revisione prevista per il2010 delle disposizioni sull’IVA, il Parlamentoinvita la Commissione a prendere in conside-razione — insieme agli Stati membri — “i validiargomenti sociali” in favore dell’introduzione diesenzioni dall’IVA per le organizzazioni di vo-lontariato, registrate a livello nazionale, su ac-quisti intesi all’esecuzione dei loro compiti. Do-vrebbe inoltre prendere in considerazione gliargomenti a favore dell’esenzione, “in casi spe-cifici”, dal pagamento dell’IVA su beni e servizi

donati alle organizzazioni di volontariato. Inol-tre le imprese e gli altri operatori del settore pri-vato, nell’ambito della loro strategia di re-sponsabilità sociale, dovrebbero sostenerefinanziariamente iniziative volte a promuoveree potenziare il volontariato, e ricevere incentividagli Stati membri affinché supportino talesettore.

Da www.vita.it

INPS: inquadramentoprevidenziale per i volontaridel servizio civile nazionale

La circolare emanata dell’InPS in data 30aprile 2008 con il n. 55 chiarisce il regimeprevidenziale dei volontari al servizio ci-

vile in Italia e all’estero. Di seguito si enucleanoi punti principali del suddetto documento.Il decreto legislativo n. 77/2002, che è entratocompiutamente in vigore il 1° gennaio 2006, hadisciplinato il trattamento economico e giuri-dico dei volontari in base a quanto dispostodall’art. 2 della legge n. 64/2001. A tal fine bi-sogna distinguere i periodi di servizio civileprestati fino al 31 dicembre 2005 e i periodiprestati dal 1° gennaio 2006.Per coloro che abbiano prestato il servizio civilefino alla data del 31/12/2005, i periodi diservizio volontario, ai fini del trattamento pre-videnziale, sono validi nei limiti e con le mo-dalità con le quali la legislazione riconosce ilservizio militare obbligatorio, così come preci-sato dal messaggio n. 25493 del 22 ottobre2007 emanato dalla Direzione Centrale Presta-zioni InPS.Viceversa, per i volontari che hanno prestato ilservizio a partire dal 1° gennaio 2006, è pre-visto un regime di contribuzione effettiva. unarisoluzione dell’Agenzia delle Entrate (circolaren. 24 del 10/06/2004) ha definito che i com-pensi percepiti dai volontari devono conside-rarsi redditi di collaborazione coordinata e con-tinuativa ai sensi dell’art. 50, lettera c-bis delTuIR; da ciò discende l’obbligo contributivo

verso la Gestione separata dell’InPS alla qualei volontari (sia in Italia che all’estero) devono es-sere iscritti come collaboratori.L’iscrizione alla Gestione separata InPS è vali-damente compiuta con l’invio telematico daparte dell’unSC dei dati richiesti dalla proce-dura “E–mens”.La contribuzione dovuta per i compensipercepiti dai volontari è a totale carico delFondo nazionale per il servizio civile, comerecita l’art. 9 del D. Lgs. n. 77/2002, in deroga alprincipio generale della contribuzione a caricodel collaboratore nella misura di un terzo.

Da www.serviziocivile.it

Donazioni del sangue, giovani disinformati

Che cosa sanno i giovani dell’AVIS equanto sono sensibili al problema delladonazione del sangue? Il gruppo di ri-

cerca statistica SWG su iniziativa AVIS, in vistadella Giornata mondiale della donazione delsangue (sabato 14 giugno: info su www.avis.it),ha condotto un’indagine, 650 interviste on linea giovani 18–34 anni (sistema CAWI, docu-mento completo su www.agcom.it). Dai risultati emerge che il 74% degli intervistatiassocia il termine AVIS alla figura del donatore,mentre solo il 3% pensa a un’associazione divolontariato. Il 12% non ne sa niente. non c’èda stupirsi, dato che più della metà degli in-tervistati (il 61%) dichiara di trascorrere la mag-gior parte del tempo libero su Internet e solo il22% di dedicarsi ad attività di volontariato. Chinon ha mai fatto volontariato o ha smesso, mo-tiva la scelta per mancanza di tempo (61%),ma ben l’11% ammette di non farlo per man-canza di interesse. A dedicarsi ad attività di vo-lontariato sono in prevalenza gli uomini. Il 15%degli amanti del volontariato si dedica ad atti-vità socio–sanitarie e l’11% a quelle stretta-mente legate alla sanità. nella classifica delle associazioni di volonta-riato più frequentate dai giovani l’AVIS si col-loca al quarto posto, preceduta da parrocchie,

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Croce Rossa e centri di assistenza per disabili.Ma chi è impegnato lo fa due o più volte allasettimana (35%). L’AVIS risulta comunque l’associazione del set-tore più conosciuta (73%), seguita da FIDAS eFratres, ma purtroppo a questa consapevo-lezza non segue un impegno concreto, datoche solo il 20% dei ragazzi intervistati ha do-nato sangue almeno una volta. Il deterrentepiù frequente è la paura dell’ago, che spessoblocca anche i più generosi, dato che il 40% di-chiara di aver desiderato più volte di diventaredonatore. Il 32% dei ragazzi che donano san-gue lo fa in media due volte l’anno e il 17% an-cora più spesso. Generalmente le donazioniavvengono nei centri ospedalieri. Infine, il po-tere del passaparola: chi dona sangue, vieneper lo più convinto dagli amici.

Sara Ficocelli, da http://www.repubblica.it/

Saluto di commiato del Direttore generale

Diego Cipriani

nel lasciare, dopo due anni, l’incarico diDirettore generale dell’ufficio nazionaleper il Servizio Civile desidero salutare

tutti gli operatori del servizio civile nazionale.Lo faccio con commozione, ricordando tutti ibei ricordi di questa esperienza. Anzitutto lemigliaia di volti di ragazze e ragazzi incontratiin tante parti d’Italia nelle loro attività di servi-zio civile. Di essi mi ha sempre particolarmentecolpito l’entusiasmo genuino e la consapevo-lezza di stare vivendo un’esperienza impor-tante per sé e per gli altri. Di fronte ai mali dellanostra società e alle nubi che spesso non cipermettono di guardare con serenità al futuro,il fatto che tanti giovani si spendano in solida-rietà è il più rincuorante messaggio di spe-ranza. E una lezione per noi adulti.un saluto particolare lo rivolgo alle centinaia divolontari che svolgono il servizio civile al-l’estero, ricordando che l’immagine dell’Italiache costruisce la pace e la solidarietà tra i po-

poli è anche nelle loro mani.Ai tanti responsabili degli enti, nei diversi ruoliche essi ricoprono all’interno del complessosistema del servizio civile nazionale, va la miasincera riconoscenza per quanto fanno in que-st’opera difficile, ma esaltante, di lavorare cone per i giovani.A quanti lavorano, all’interno delle Regioni edelle Province autonome, per favorire lo svi-luppo equilibrato e capillare del servizio civile,va il mio incoraggiamento perché, pur nellediversità geografiche e sociali del nostro Paese,non si perda l’unicità e unitarietà di un’espe-rienza che è e deve restare “nazionale”.Al personale dell’ufficio nazionale per il servi-zio civile va il mio sincero ringraziamento per ilcontinuo e silenzioso operato per il buon an-damento della “macchina” amministrativa checonsente al sistema del servizio civile nazionaledi ben funzionare.A tutti l’augurio che il servizio civile nazionale,riconosciuto ormai come istituzione della Re-pubblica, possa crescere in qualità e far cre-scere, così, il nostro Paese.Lo scorso 30 giugno l’on. prof. Leonzio Bo-rea ha assunto le funzioni di Capo dell’Uf-ficio Nazionale per il Servizio Civile.

Maggiori informazioni sul sito www.serviziocivile.it

Servizio civile, “raddoppiano”ciechi e grandi invalidi

La quota riservata di volontari passa dal 2al 4%. Lo prevede un decreto ad hoc dellaSolidarietà sociale. Regalo preelettorale?«No, dovevamo dare un segnale ai gio-vani», ribatte la De Luca.Passerà dal 2 a14% la quota annuale di volon-tari in servizio civile impegnati nell’accompa-gnamento dei grandi invalidi e dei ciechi civili.Lo prevede la bozza di decreto del ministerodella Solidarietà sociale, che sarà emanato nellasua versione definitiva a giorni. La nuova re-golamentazione sarà applicata al bando ordi-nario di quest’anno, previsto a maggio.Il provvedimento promette di alzare un polve-

rone: fino a oggi infatti il decreto di program-mazione dell’ufficio nazionale prevedeva una“riserva” di 905 avvii da destinare proprio a cie-chi e grandi invalidi. Adesso, dopo il via liberadel ministro Paolo Ferrero, la quota «supererài 1.600 posti», riducendo di fatto la platea di vo-lontari da destinare ad altri tipi di progetto.un passo indietro. Da mesi le associazioni im-pegnate nel coordinamento dei servizi di ac-compagnamento bussavano alla porta del sot-tosegretario delegato Cristina De Luca,chiedendo una maggiore sensibilità nei con-fronti di ciechi e grandi invalidi. Tanto che giàdurante l’iter della Finanziaria si era fatta largoun’ipotesi che andava incontro a queste esi-genze. La norma avrebbe previsto, oltre al rad-doppio dei volontari, una riserva del 30% deiprogetti finanziati. La maggioranza degli entiaveva però espresso subito un fortissimo ri-serbo, e l’emendamento fìnì nel cassetto. Finoad oggi; quando riemerge, in una versione piùsoft (priva della riserva del 30% dei progetti),alla vigilia della tornata elettorale. «Abbiamovoluto dare un segnale, soprattutto ai giovani,di quanto siano determinanti i servizi di assi-stenza, che spesso i volontari considerano l’ul-tima scelta», spiega De Luca. «In ogni caso»,continua, «l’innalzamento dal 2 al 4% noncredo che apporti un danno rilevante agli entiche non si occupano di ciechi e invalidi».Le tesi del sottosegretario, però, non convin-cono alcuni degli enti più rappresentativi. Clau-dio Di Blasi, presidente dell’associazione Mo-saico di Bergamo, parla di «sconcerto» di fronteuna scelta «che farà pesare la sacrosanta ne-cessità degli invalidi ad avere a disposizione unservizio di accompagnamento adeguato, sulresto degli enti impegnati in attività altrettantodegne». «Siamo alla guerra fra poveri», postillaDi BIasi. Sulla stessa lunghezza d’onda Licio Pa-lazzini, numero uno di ARCI Servizio civile epresidente della Consulta insediata presso ilMinistero: «La nostra contrarietà era nota,provo tanta amarezza. li servizio civile do-vrebbe promuovere il senso civico e la parte-cipazione dei ragazzi, e siamo qui a dividerci lebriciole».

Stefano Arduini, da “Vita” del 4 aprile 2008

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attualità

Il futuro sarà senz’acqua?

DI MARTA DA COSTA

La crisi idrica mondiale, sempre più aggra-vata dal cambiamento climatico, è un pro-blema di fondamentale importanza in

quanto l’acqua è una risorsa non rinnovabiledella quale l’uomo non può fare a meno. L’ac-qua è un bene che riguarda tutti ed assicuraread ogni persona e comunità umana l’accesso aquesta risorsa, per il soddisfacimento dei pro-pri bisogni vitali, rappresenta un dovere fon-damentale per ogni società.Secondo il Rapporto mondiale sulla valorizza-zione delle risorse dell’acqua dell’unESCOverso il 2050, secondo l’ipotesi pessimista, 7miliardi di persone in 60 Paesi — o, secondol’ipotesi ottimista, 2 miliardi in 48 Paesi — siconfronteranno duramente con il problemadella penuria d’acqua. I dati non sono confor-tanti soprattutto se si considera che alla fine delXX secolo erano circa 10.000 gli esseri umani amorire ogni giorno per mancanza di acqua po-tabile. Il numero si triplica se si calcola questacome concausa di morte nei Paesi in via di svi-luppo per malattie come dissenteria, tifo, co-lera e altre patologie causate dalla presenza dimicrorganismi nell’acqua. Inoltre, non tuttisanno che un litro d’acqua usata inquina al-l’incirca otto litri di acqua dolce e che ognianno, milioni di tonnellate di metalli pesanti,solventi, fanghi di depurazione tossici e altri ri-fiuti provenienti dall’industria s’accumulanonelle riserve d’acqua. È poi da notare e da nonsottovalutare che l’acqua presente, e quindipotenzialmente disponibile, in fiumi e laghi èdistribuita in modo ineguale sulla superficieterrestre. Come sostiene Andres Berntell, direttore ese-cutivo dell’Istituto Internazionale dell’Acqua,“non siamo riusciti, in quanto società, ad usarepiccole quantità d’acqua per raggiungeregrandi successi nella produttività. Il mondo af-fronta una nuova sfida, quella del cambia-mento climatico. Ed è in questo che non stiamofacendo niente nonostante si metta a rischio lasicurezza idrica di grandi popolazioni che già

sono al limite della sopravvivenza.In un mondo che ha i mezzi finanziari e tecniciper mettere fine a questi scandali dobbiamotrovare il modo di amministrare le risorse idri-che, riguardo all’inquinamento, e soddisfare ladomanda di alimenti di una popolazione incostante crescita. Dobbiamo anche dare solu-zione al problema dell’acqua e del clima. Tuttopuò essere molto più grave se non facciamo lemosse corrette”.Per migliorare l’attuale situazione bisogne-rebbe riuscire a fare in modo che qualsiasi per-sona abbia un continuo accesso all’acqua sa-lubre ad alle installazioni sanitarie di base. A talfine un certo numero di misure dovrebberoessere progettate, come per esempio garantireil diritto all’acqua, aumentare e migliorare i fi-nanziamenti, assicurare il controllo e la valuta-zione delle risorse idriche. Per quanto riguardal’ingiusta amministrazione agricola ed indu-striale dell’acqua, è necessario trovare il modoper sfruttare in maniera sostenibile e più effi-ciente le limitate risorse a disposizione. Attual-mente si va dall’utilizzo di risorse idriche nonconvenzionali, come le acque salmastre e leacque di drenaggio riciclate, fino ai più mo-derni sistemi d’irrigazione collettivi, che razio-nalizzano la distribuzione quando c’è deficitd’acqua. Ma ci sono anche nuove metodologieche si stanno diffondendo sempre di più: unesempio è fornito dal partial root drying, checonsiste nell’irrigare una quota di radici e man-tenere un’altra in suolo secco.Oggi, la maggior parte delle persone pensache, con l’urbanizzazione e l’evoluzione deglistili di vita, avere accesso all’acqua sia una cosacompletamente naturale. Purtroppo non è cosìe per salvaguardare la vita e la salute dell’uomoe dell’ambiente c’è bisogno di una nuova cul-tura dell’acqua che sia imprescindibile da unapartecipazione attiva e congiunta da partedelle istituzioni e dei singoli cittadini. Bisognasensibilizzare maggiormente le singole per-sone ad un uso sostenibile ed efficace di que-sta risorsa affinché ne ottimizzino l’utilizzo e neminimizzino lo spreco.

6 consigli utili per un risparmio individualee/o familiare dell’acqua

• non lasciar scorrere inutilmente l’acqua delrubinetto ed aprirlo solo quando è necessa-rio;

• innaffiare piante e giardino al mattino o altramonto quando l’acqua evapora più len-tamente;

• riciclare l’acqua per la cottura della pasta perlavare piatti e bicchieri: è un ottimo sgras-sante;

• utilizzare lavatrici o lavastoviglie, possibil-mente nelle ore notturne solo a pieno caricoe ricordarsi di inserire il programma econo-mizzatore se la biancheria o le stoviglie da la-vare sono poche;

• preferire la doccia al bagno, perché per ognidoccia si utilizzano 30–50 litri d’acqua, in-vece di 150–180 litri;

• raccogliere l’acqua piovana da usare per l’ir-rigazione, basta un semplice recipiente chesia abbastanza capiente.

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DI MARTA DA COSTA

Recentemente ho avuto l’opportunità dipartecipare al convegno “L’innovazionecomincia da te. Strutture e sorprese. Per-

corsi di esperienza” organizzato dal CIS Centrostudi di Impresa. All’incontro hanno parteci-pato Fabio Corno, professore associato di eco-nomia aziendale della Bicocca di Milano e co-ordinatore scientifico del Centro Studi diImpresa, Haim Baharier, maestro di ermeneu-tica biblica e consulente di impresa, Guido Ro-meo, giornalista de “Il Sole 24 ore”, GiuseppeScifo, docente dell’università Cattaneo di Ca-stellanza ed esperto di gestione sistemi com-plessi, Anna zanardi, PhD psicologa e consu-lente strategico organizzativa. Ciò che si èvoluto sottolineare è che innovare non significasolo aggiornare processi produttivi e strutture,ma partire guardandosi dentro e dietro lespalle per riuscire a riconoscere se stessi e leesperienze compiute.uno dei termini più ricorrenti nel mondo dellatecnologia è quello di innovazione. Sembraquasi che inserendo la parola “innovazione” inun progetto, in una presentazione o in un di-scorso, tutto quello che stiamo facendo o di-cendo acquista più valore e si percepisce unasensazione di novità. Ma cosa significa real-mente innovare? Se leggiamo la definizione diun comune vocabolario con molta probabilitàla spiegazione che troveremo sarà: ”mutarequalcosa, aggiungendo elementi nuovi”… unadefinizione molto vaga ed insoddisfacente. In-fatti, se ci riferiamo ad una qualsiasi azienda, sipuò dire che questa innova quando, grazie aiprodotti o ai servizi, riesce a risolvere connuove soluzioni i problemi degli utenti o a mi-gliorarne la qualità della vita, perché lavoraremeglio significa vivere meglio. Da questopunto di vista innovare assume un’ulteriore si-gnificato: essere capaci di trasformare i pro-

blemi e le difficoltà in soluzioni pratiche. Ma innovare può significare anche saper leg-gere il mercato, la domanda del consumatore,le criticità ed offrire una risposta ad esse. Diconseguenza se un’azienda ed i suoi lavora-tori voglio diventare innovativi, devono cer-care di costruire una solida esperienza su cuicreare la migliore pratica in grado di generareal prossimo ciclo innovativo. Se prendiamo come esempio il telefonino,quest’ultimo costituisce una splendida inven-zione innovativa che ha ottenuto successo per-ché, rispondendo alle esigenze di un pubblicomolto vasto, si è sviluppato diventando unbene comunicativo di cui difficilmente si puòfare a meno. È chiaro che tutto questo è statopossibile perché la maggior parte delle per-sone possiede un telefono portatile; se cosìnon fosse, l’uso di questo oggetto sarebbe

molto più limitato e difficilmente si potrebbeconsiderare un’innovazione. In questo caso èstato di fondamentale importanza il contributoapportato dai mezzi di comunicazione che, inpochi anni, sono riusciti a far diventare il tele-fonino un bene d’uso comune perché hannoconvinto il pubblico della sua funzionalità epraticità: la diffusione di nuovi prodotti è stret-tamente legata alla capacità del consumatoredi comprenderne il valore d’uso e la modalitàdi funzionamento. La comunicazione dell’in-novazione non può essere separata dall’inno-vazione perché ne rappresenta un aspetto co-stitutivo. Per questo motivo l’innovatore non èconsiderato solamente come colui che ha leidee o possiede le tecniche, ma come chi riescea tradurle in fatti concreti e utili e soprattuttole diffonde comunicandole agli altri.Innovare non vuol dire inventare a tutti i costiqualcosa di inedito ma è un modo di agire e dipensare. Se un’azienda desidera essere inno-vativa, non può pensare di considerare l’inno-vazione come un obiettivo, ma come un mo-dello di lavoro che si esprime ad ogni azione inmodo naturale. L’innovazione è anche la consapevolezza chetutto intorno a noi cambia in continuazione eche ciascuno di noi vive ed interagisce con ilcambiamento, utilizzando in modo efficace leconoscenze messe a disposizione nei vari am-biti, da quello del posto di lavoro, a quello per-sonale, fino alle conoscenze messe a disposi-zione dai centri di ricerca.Attualmente il cambiamento più rapido è visi-bile in campo tecnologico e comunicativo: inpochissimi anni si sono sviluppati meccanismiche permettono di mettere in contatto intempo reale persone che si trovano a distanzadi milioni di chilometri. Così facendo è più fa-cile e rapido comunicare una qualsiasi innova-zione a livello globale, e a sua volta la comuni-cazione dell’innovazione richiede l’innovazionedegli strumenti stessi di comunicazione.

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attualità

L’innovazione comincia da te

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incontri

Storie di libertà dal carcere

DI MARTA DA COSTA

Presso la Fondazione Serughetti La Porta diBergamo si è tenuto un ciclo di incontriinerenti il tema della libertà. Ho avuto

l’opportunità di partecipare al convegno ”Sto-rie di libertà dal carcere” in cui Ornella Bavero,direttrice del periodico “Ristretti orizzonti”, ge-stito dai detenuti del carcere di Padova, hadato testimonianza della sua esperienza lavo-rativa con i carcerati.Può sembrare assurdo parlare congiuntamentedi carcere e libertà, ma non è così. È vero, ilcarcere è la struttura fisica e sociale che perdefinizione chiude, costringe e separa i carce-rati dal mondo esterno. Il pensiero comunequando si parla di detenuti è che si tratta dipersone che, quando erano in libertà, hannoviolato la legge, commettendo reati più omeno gravi, ed ora devono pagare per l’errorecommesso con la perdita della libertà. Il fatto èche la perdita di libertà non vuole dire perdereanche tutti i diritti: chi entra in carcere per scon-tare una pena non si deve trasformare in unsuddito, in un soggetto a cui viene riservato untrattamento caritatevole come se gli si stessefacendo un favore, non bisogna dimenticarsi

che si sta sempre parlando di una persona ti-tolare di tutti i diritti fondamentali. È proprioquesta la difficoltà maggiore: attualmente lapena detentiva equivale alla perdita di libertà,senza prendere in considerazione che esistonodei diritti della persona privata e della libertàpersonale da tutelare. In difesa di questi dirittiopera la figura del Garante, una figura infor-male e sperimentale che, per esempio, sottoli-nea l’importanza del diritto al lavoro, perchépoter mantenere un’autonomia grazie alle pro-prie capacità lavorative è un valore estrema-mente importante per tutti. Anche in carcere sipuò lavorare ed è giusto che ai detenuti ven-gano fornite opportunità di impiego per unarricchimento personale e per fronteggiare lanoia e l’inattività che caratterizzano i peniten-ziari. La difficile realtà delle carceri italiane ha fattoriflettere Ornella Bavero, che ha deciso di av-viare un progetto innovativo: istituire un pe-riodico gestito dai detenuti del carcere DuePalazzi di Padova. L’iniziativa ha avuto moltosuccesso ed attualmente in redazione lavo-rano 25 carcerati, che scrivono articoli di at-tualità a partire dalle proprie esperienze per-sonali. Prima di iniziare a scrivere, gli attualiredattori hanno seguito dei corsi di scrittura edora, nel rispetto delle regole grammaticali, iloro articoli sono sviluppati in maniera corretta

come quelli dei giornalisti professionisti.Con l’aiuto di carta e penna i carcerati hannoacquisito la libertà di espressione con il mondoesterno alle mura del penitenziario, hanno cosìla possibilità di esprimere e divulgare libera-mente le proprie idee e le proprie emozioni.Affinché la realtà carceraria non resti un mondoisolato e sconosciuto sono state aperte le porteai giovani studenti: ogni anno innumerevoliragazzi varcano i cancelli per vedere con i pro-pri occhi come si vive in carcere. Inoltre vienedata loro la possibilità di incontrare alcuni de-tenuti, parlare con loro ed avere un dibattitodurante il quale confrontarsi: l’esterno si apre alcarcere ed il carcere si apre all’esterno.È importante per i carcerati avere contatti conla realtà esterna alle mura penitenziarie perché,quando avranno finalmente scontato la pena,sarà meno difficoltoso il loro reinserimentonella società. Basti calcolare che per i famigliaridei detenuti, che non hanno commesso nes-sun reato, nel momento in cui il loro caro vienearrestato, la loro vita cambia radicalmente, ven-gono accusati di colpe che non hanno com-messo, la società li emargina e li considera de-linquenti. È facile dire che le responsabilitàpenali sono individuali, ma di fatto avviene ilcontrario e gli altri pagano per colpe che nonhanno commesso: evidentemente c’è qualcosache non funziona nella legge. Come se nonbastasse, questa difficile situazione, assai co-mune tra i detenuti, è ancora più insidiosa se sipensa che per i carcerati è praticamente im-possibile coltivare i propri affetti. La mancanzadi affettività tra detenuti e famigliari è talmenteforte che ci sono casi in cui padri o madri nonvedono e non sentono i propri figli per anni.Spesso capita che i carcerati vengono trasferitiin penitenziari distanti molti chilometri da doverisiedono i propri cari e potersi vedere diventaancora più difficile.La funzione primaria del carcere dovrebbe es-sere la rieducazione al rispetto delle principaliregole sociali di coloro che nella vita hannocommesso degli errori. Così facendo, una voltascontata la pena e riacquistata la libertà, alla so-cietà verranno restituiti cittadini migliori e piùresponsabili con una maggiore consapevo-lezza dei loro diritti, dei loro doveri.

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A CuRA DI FLAVIO SPREAFICO

Francia 1914–1918

Secondo questa pubblicità i soldati nelle trincee gradivano l’aperitivo Pé-raire. La pubblicità commerciale in Italia era altrettanto impegnata nellapropaganda di guerra, in particolare sugli aperitivi: un vermouth Cinzanonell’ospedale da campo, mentre l’aperitivo Campari va bene per la ve-glia di natale.Le perdite della Francia nella prima guerra mondiale:• 1.357.800 morti• 4.266.000 feriti, mutilati e invalidi• 537.000 prigionieri e dispersi.

Su 8.910.000uomini mo-bilitati, siebbe un to-tale di6 . 1 6 0 . 8 0 0perdite, parial 76% degliuomini sottoalle armi.

Italia 1915 – 1918

Le immagini religiose, come testimonial, venivano arruolate dalla pro-paganda della prima guerra mondiale.Le perdite dell’Italia nella prima guerra mondiale: • 650.000 morti• 947.000 feriti,mutilati e invalidi• 600.000 prigionieri e dispersi. Su 5.615.000 uomini mobilitati si ebbe un totale di 2.197.000 perdite, parial 39% degli uomini sotto alle armi.

storia

Immagini di propaganda di guerra

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dou you remember?

Venti anni fa: “Dodici mesi possono bastare”

A CuRA DI FLAVIO SPREAFICO

“do you remember?” è la nuova rubrica di “fogli” ideata per ricordareai nostri lettori come eravamo qualche anno fa.

Il nostro giornale è nato nel 1980 e pensiamo che sia interessante ri-scoprire quali fossero i temi salienti dell’epoca e vedere come veni-vano trattati. Riteniamo sia un modo simpatico per rispolverare lamemoria e fare un salto nel passato.

l’articolo che vi presentiamo è stato pubblicato nel maggio del 1988e riguarda riduzione della durata del servizio civile da 20 a 12 mesi.l’equiparazione del servizio civile e del servizio militare di leva saràsancita dalla corte costituzionale nell’estate del 1989.

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Cruciverba

Orizzontali1 uomo senza scrupoli11 Ancora esiste quella di morte14 Lo è un’analisi psicologica15 Cado… al centro16 Ai lati dei rami17 Il centro di Roma18 L’inizio della vita19 non disgiunto21 In un’azienda è l’attività di coordinamento

degli spostamenti di cose o persone27 Dove stava l’impluvio nella casa romana28 Esortate30 Rancore32 Le Fave… per l’apparato gastrointestinale33 Articolo spagnolo34 Etichetta che garantisce la zona di prove-

nienza di un prodotto alimentare 35 Affermazione36 Sbalordire38 Avverbio di tempo… rassegnato!39 Il verme solitario40 Centri unici di prenotazione42 Le vocali della foca43 Le consonanti nei cori44 Poco saporita48 un locale pubblico50 Atteggiamento di persona contraria alle cre-

denze ed istituzioni di una società53 Articolo54 Le case degli uccelli55 Io… al contrario56 In latino si dice ego57 Centro commerciale inglese58 uguali nel toro59 nelle mani sono dispari60 Pari nei doni61 Per gli antichi era l’albero del sonno62 La televisione pubblica63 Come sopra64 Esercito italiano66 Vive in luoghi deserti69 Carta di identità70 Indumento femminile senza maniche e scol-

lato

71 un titolo di credito72 Posta ordinaria

Verticali 1 Piccolo cucchiaio usato dagli antichi Romani2 Vi nacque il compositore e musicista France-

sco Chiaramente (sigla)

3 Cosparso di righe4 Insieme di tre opere fra esse collegate5 un tipo di farina6 Sono dispari nella fase7 È famosa quella di Socrate8 Guidava la nave nautilus9 Al centro dell’otto10 L’extraterrestre con l’indice luminoso

giochi

Lasciatemi giocare… in pace

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11 Può esserlo una scuola12 Spazi interni di una chiesa o basilica13 Assistenza domiciliare integrata20 Metallo prezioso22 Giudice istruttore23 Quasi innamorato24 Si fanno per ottenere il perdono25 Fiume che inizia il suo corso sulle montagne

svizzere26 Cemento Armato29 Dissociazione di ioni31 Parole accentate sulla terzultima sillaba35 Subirlo è una sconfitta37 I confini di un’era41 Discorsi iniziali44 Sud Ovest45 L’opera di Omero che ha per incipit: “Cantami,

o Diva, del Pelìde Achille…”46 Alto Adige47 In un mito era innamorata di Amore49 uccello simile al gufo50 Dentro51 né sì né no52 Può esserlo un’opera59 Dillon, attore di “Tutti pazzi per Mary”62 Piccolo ruscello… malvagio65 negazione67 Repubblica italiana68 Megabyte

Rebus (2, 4, 2, 3, 7)

Quiz

1Scultore napoletano, autore de “L’ac-quaiolo”, per vent’anni fu malato di mente.

Guarito, tornò all’arte. Chi era?Gemito | Cecioni | D’Orsi

2Chi ha scritto la lirica che inizia con “S’ode adestra uno squillo di tromba…”?

Pascoli | Manzoni | D’Annunzio

3Chi accusò Cavour di averlo reso “stranieroin patria”?

Garibaldi | Mazzini | Pellico

4Con quale nome è noto comunementel’acido acetilsalicilico?

Aspirina | Sale | zucchero

5Chi ha composto il “Valzer triste”?

Strauss | Mozart | Sibelius

6Come si chiamava la moglie di Socrate, di-ventata il simbolo della sposa pestifera?

Arpia | Megera | Santippe

7Di dove era originario Andrea Palladio, l’ar-chitetto vissuto tra il 1508 e il 1580?

Vicenza | Venezia | Padova

8L’antichissima città di Amalfi nel 1135 vennedevastata, e non si risollevò più. Da quale

flotta?turca | veneziana | pisana

9Quale organo del corpo umano è colpitodalla nefrite?

Testa | Stomaco | Reni

10Quando fu organizzata la prima olim-piade moderna?

1900 | 1904 | 1896

11Chi fu il primo italiano a essere insignitodel nobel per la letteratura?

Verga | Carducci | Quasimodo

12In quanti miliardi di anni è stata valu-tata l’età del Sole?

5 | 7 | 10

13Di quale filosofo è stato detto: “Ha de-posto l’uovo che Lutero schiuse”?

Galileo | Erasmo | Eraclito

14Come viene anche detto il branzino?

Sogliola | Orata | Spigola

15Era uno dei più antichi simboli cristiani

Anello | Ancora | Catena

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Soluzioni(1: Vincenzo Gemito; 2: Alessandro Manzoni; 3:Giuseppe Garibaldi; 4: Aspirina; 5: jean Sibelius;6: Santippe; 7: Padova; 8: La flotta di Pisa; 9:Reni; 10: Aprile 1896; 11: Giosuè Carducci; 12:Circa 5 miliardi; 13: Erasmo da Rotterdam; 14:Spigola; 15: Ancora, simbolo di speranza)

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recensioni

Viva la RepubblicaeuropeaStefan CollignonMarsilio Editorepp. 160€ 18,00

L’analisi di Collignon è lineare. Ilprocesso di integrazione euro-pea è stato un grandioso suc-cesso che ha consentito di pre-servare la pace, svilupparel’economia e il benessere, ar-monizzare i mercati, e dare aicittadini europei un senso di co-

mune appartenenza. Ma in un mondo globa-lizzato e con 25 Stati membri, le istituzioni eu-ropee non sono più adeguate: e gli egoisminazionali stanno paralizzando la capacità diagire.È tempo perciò di sostituire ai compromessi tragli Stati una democratica assunzione di re-sponsabilità diretta da parte dei cittadini. El’autore (quasi un apolide: e forse per questopiù liberamente e compiutamente europeo)ripropone con intransigenza l’obiettivo di unesecutivo che risponde solo a un Parlamentoeletto da tutti i cittadini europei.Giuliano Amato nella sua prefazione colloca illibro all’incrocio tra il rigore dell’economista el’utopismo provocatorio di un innamorato del-l’Europa. un messaggio utopistico in tempi dieuroscetticismo: ma positivo e comunque nonfuori dalla realtà.

La cicogna chesconfisse l’aviariaPaolo Moretti(prefazione di Marco Scarpatipostfazione di Stefano zecchi)Infinito Edizionipp. 96€ 12,00

Avere un figlio è il naturale estraordinario compimento diun progetto d’amore. Ma seil bambino non arriva? Allorasi tentano nuove strade. unadi queste è l’adozione inter-nazionale, un cammino la-stricato di burocrazia, lunghe

attese, illusioni, promesse non mantenute. E,alla fine, il viaggio più bello, fino al raggiungi-mento della felicità. Questo libro, al contempofavola d’amore e prezioso “manuale d’istruzioniper l’uso”, è la condivisione dell’esperienzaadottiva compiuta dall’autore e da sua moglie.un racconto intimo e commovente, una manotesa a coloro che stanno pensando di costruireuna propria famiglia “speciale”.

La ricerca dell’El DoradoLa conquista europea del Nuovo Mondo

Yuri Leveratto(prefazione di Giuseppe Esposito)Infinito Edizionipp. 192€ 14,00

La conquista e la devasta-zione dell’America indigenanel nome della ricerca delmitico El Dorado, narrata at-traverso gli occhi e la pennadi un viaggiatore d’ecce-zione, naturalmente geno-vese: questo è La ricerca del-

l’El Dorado, un libro che va alle radici umane,sociali, materiali e “mitologiche” dei soprusicompiuti dal 1492 all’era moderna dai conqui-stadores ai danni delle popolazioni autoctone. L’epoca della febbrile ricerca dell’El Doradocoincide con lo scontro tra conquistatori euro-pei e indigeni del nuovo continente, ed è unadolorosa chiave di lettura di uno dei più spa-ventosi genocidi mai perpetrati dalla specieumana ai danni dei suoi fratelli.

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Tratta NO!

Stefano Dionisi Infinito Edizionipp. 160€ 15,00

”Tratta nO!” è un progettoeuropeo Equal di comunica-zione sociale che proponeun punto di vista diverso sultema della tratta di esseriumani. La sua finalità è l’in-serimento sociale e lavora-tivo delle vittime di tratta at-

traverso una campagna di sensibilizzazioneche combatte gli stereotipi e i pregiudizi sultema presenti nella società. “Tratta nO!” ha por-tato per la prima volta ai livelli sociali più diversi— cittadini, rappresentanti della società civile,operatori dell’informazione e dei sistemi, go-verni centrali e locali — una visione del feno-meno coerente con le indicazioni dell’Onu edell’unione Europea, che configurano la trattacome una profonda violazione dei dirittiumani. Adottando un approccio integrato, chearticola informazione, comunicazione, sensi-bilizzazione in un mix strategico di azioni, lasperimentazione “Tratta nO!” ha dimostratoche è possibile creare un modello di informa-zione efficace, ora a disposizione di chiunquee non solo degli addetti ai lavori. un’esperienzache non termina con l’esaurirsi del finanzia-mento europeo, ma prosegue grazie al circolovirtuoso alimentato da una rete fittissima disoggetti pubblici e privati.

Sotto il mattoneL’avventura di cercare casa

Luca LeoneInfinito Edizionipp. 176€ 12,00

Più di 1.800.000 Italianihanno acquistato casa nel2006 e molti di più lo hannofatto o lo stanno facendo nel2007. Per il 2008, nonostantela presunta crisi, per il mer-cato immobiliare è atteso unulteriore incremento del

5,6% (dati nomisma), con il settore residen-ziale a tirare “il carro”. Ma dietro il boom della casa, che cosa si na-sconde? “una truffa continuata”, secondo l’au-tore di Sotto il mattone e l’agente immobiliarepentito intervistato in uno dei capitoli del la-voro, un reportage incredibile ma anche di-vertentissimo in uno dei buchi neri italiani cheogni anno ingoia sogni, speranze e risparmi dimilioni di persone. Sotto il mattone è un lavoro d’inchiesta raro,scritto da un giornalista alla sconsolata ricercadi casa e pace. Il racconto caustico e sarcasticodi un’avventura al limite dell’impossibile in ungustoso e al contempo amaro slalom tra “ampisaloni” e tetti pericolanti, “angoli cottura” daglispazi bizzarri e mostruosità edilizie, servitù dipassaggio e cessi che scaricano nell’insalatapiantata nel terreno altrui, il tutto per il coro-namento di un sogno comune a ogni personasul pianeta: un luogo gradevole in cui vivere.

Sarajevo, mon amourjovan DivjakInfinito Edizionipp. 272€ 18,00

La guerra, le figure fosche diMilosevic, Karadzic e Mladic,ma anche le contraddizioni ei voltafaccia della compo-nente musulmana durantela guerra e i nazionalismisorti dalla devastazione bel-lica sono rivelati e spiegati

in un libro carico di pathos, destinato a finire trai grandi volumi di storia. In questo libro, il militare serbo che difese Sa-rajevo, che ha “adottato” un nipote musulmano(foto di copertina) e ha fondato la più grandeassociazione nazionale per aiutare gli orfani diguerra, racconta le bombe, le tribolazioni dei ci-vili, i doppi giochi dei politici bosniaci e dellacomunità internazionale, la miseria e il desi-derio di una pace che in Bosnia non è ancoradavvero arrivata. «Che vuoi che ti dica, compagno Divjak. L’unicacosa che ci resta è l’amore per questa straordi-naria terra e per questa città unica al mondo chetu hai difeso con onore e che continui a onorareoccupandoti degli orfani di guerra. Posso dirtiche ti ringrazio per quello che hai fatto e che fai,ignorando i briganti oggi al potere. Dirti che amoancora quel luogo come se l’avessi lasciato ieri. Citorno, e il tempo è come se non fosse passato. Perme è tutto come allora, quando vidi Sarajevo laprima volta sotto la Luna, sotto le ultime nevidell’Igman». (DALL’INTRODUZIONE DI PAOLO RUMIZ).

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al servizio di chi serve

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di collegamento dei volontari

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dal lunedì al venerdì, 9.00–12.30 e 14.30–18.00

tel. 035 260 073 | fax 035 403 220 | e-mail: [email protected]

Avolon è una ONLUS: le elargizioni sono detraibili dalle tasse

www.avolon.it

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