Focus Acqua - 2/2016

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TRE SCENARI E UN’AZIONE Per una moderna industria dell’idrico in Italia Raffaele Di Stefano Acqua Focus 2/2016

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L’industria idrica ha una filiera lunga, dalla manifattura all’ICT, che parte dalla ricerca, passa per la produzione e arriva alla gestione del servizio. Ma attualmente, sui tavoli di discussione, vengono identificate e riconosciute come industrie idriche esclusivamente le società di gestione; ciò è accettabile solo in senso lato, con rifermento alla missione di queste aziende di generare servizi per l’utenza; l’industria in senso proprio ha invece altre caratteristiche tecnico-organizzative, un diverso modello di business, e coinvolge una comunità assai più larga di imprese e di uomini impegnati a progettare e produrre soluzioni innovative.

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TRE SCENARI E UN’AZIONEPer una moderna industria dell’idrico in Italia

Raffaele Di Stefano

AcquaFocus 2/2016

Energia Media è un’agenzia di comunicazione e relazioni che opera, principalmente, nei settori energy, utility e smart city. Sviluppa strategie comunicative, facilita le relazioni, elabora contenuti e informazione. Sostiene le aziende migliorandone il posizionamento e creando occasioni di business. Affianca associazioni e istituzioni in pro-grammi di comunicazione pensati per aumentare la reputazione nei confronti dei propri stakeholder. Energia Media nasce nel 2013, a Milano, dall'esperienza maturata da un gruppo di persone in oltre vent’anni di lavoro nel cam-po dell’informazione, delle relazioni e della consulenza strategica nei settori energy e utility.

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©Energia Media - febbraio 2016

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Raffaele Di Stefano, avvocato, partner di Energia Media e senior advisor di NE Nomisma Energia per

il settore Water.

L’autore

Energia Media

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Tre scenari, un’azionePer una moderna industria dell’idrico in ItaliaRaffaele Di Stefano

Nota introduttiva

Il 19 gennaio scorso Energia Media ha aperto il ciclo di incontri per l’anno 2016 dedica-

to all’industria idrica, denominato - come nei tre anni precedenti - Acqua 2.0.

La scelta di tenere l’incontro iniziale presso la sede ANIE è significativa della prospetti-

va industriale con la quale Energia Media ha inteso approcciare al dibattito sul Sistema

Idrico Integrato.

L’industria idrica ha una filiera lunga, dalla manifattura all’ICT, che parte dalla ricerca,

passa per la produzione e arriva alla gestione del servizio. Ma attualmente, sui tavoli di

discussione, vengono identificate e riconosciute come industrie idriche esclusivamente

le società di gestione; ciò è accettabile solo in senso lato, con rifermento alla missione

di queste aziende di generare servizi per l’utenza; l’industria in senso proprio ha invece

altre caratteristiche tecnico-organizzative, un diverso modello di business, e coinvolge

una comunità assai più larga di imprese e di uomini impegnati a progettare e produrre

soluzioni innovative.

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Tre scenari, un’azioneIdentificare l’industria idrica con le sole società di gestione del SII

è limitativo e ha causato effetti distorsivi sul mercato, primo tra tut-

ti la focalizzazione del dibattito sugli aspetti finanziari trascurando

le modalità di gestione del servizio idrico stesso. L’arretratezza tec-

nologica e l’inefficienza complessiva del sistema sono la manifesta-

zione plastica di tale approccio “ragioneristico”.

Non si intende sottovalutare l’aspetto finanziario della gestione

del SII, che ha una sua indubbia rilevanza. Si intende piuttosto ri-

condurlo all’interno di un corretto contesto volto alla migliore ge-

stione del servizio; si intende restituirgli la funzione propria di ge-

neratore di investimenti prodotti da una visione capace di sostene-

re programmi e progetti industriali adeguati alle urgenze di ammo-

dernamento del settore.

Per altro verso si deve rilevare come l’industria idrica, quella in

senso proprio, non abbia manifestato ancora un convinto interes-

se a partecipare alle politiche industriali di settore.

Sulla scorta di tali considerazioni, e convinti della necessità di do-

ver affrontare la questione della politica industriale del settore idri-

co, Energia Media ha proposto per il 2016 tre scenari di discussione.

Primo scenario. L’industria nel suo complesso deve parteci-pare alla definizione delle politiche industriali e della go-vernance del sistema idricoÈ il settore più antico tra i servizi pubblici, e ha visto sedimentarsi

nel corso degli anni un sistema di norme e di regole a tutela della

sua “specialità” organizzativa e gestionale. E pertanto, il sistema

normativo e industriale di riferimento è stato caratterizzato da una

certa rigidità, sia delle norme che dell’interpretazione che di quel-

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le norme si è voluta dare; ciò ha prodotto una sorta di “cristallizzazione tecnologica” e di

“autorefenzialità” da parte delle società di gestione.

Il referendum abrogativo del 2011 ha segnato un punto di rottura del sistema, con l’apertu-

ra del settore alla regolazione indipendente.

L’Aeegsi ha fatto molto, ma una nuova governance del settore non è stata ancora comple-

tamente assestata; è stato appena approvato il nuovo metodo tariffario 2016-2019 e altri

provvedimenti sono in discussione; è stata approvata dal Parlamento la legge delega per il

recepimento della direttiva europea sulle procedure d’appalto nel settore idrico ma deb-

bono essere emanati dal Governo i decreti legislativi; è in corso una riorganizzazione per

aggregazione dei gestori del SII: e altri provvedimenti regolatori sono in fase di discussione.

Per il settore industriale idrico, in senso proprio, è ora il momento di intervenire e scegliere

il contesto normativo, economico e imprenditoriale che vuole praticare.

È il momento di dialogare:

• con il Governo, per richiedere che la normativa speciale per gli appalti idrici, in corso di

approvazione, garantisca la più ampia adesione ai principi europei di apertura del merca-

to alla concorrenza e di orientamento all’innovazione tecnologica;

• con l’Aeegsi perché i sistemi tariffari e contrattuali sostengano e anzi stimolino tali indiriz-

zi di apertura e di innovazione del mercato delle tecnologie;

• con le altre agenzie nazionali, AGCM e ANAC, per stimolare un processo di crescita rivol-

to alla concorrenza.

È il momento per l’industria:

• di confrontarsi con le società di gestione del servizio idrico per verificare l’efficienza delle

soluzioni tecnologiche da queste adottate e lo stato delle BAT (Best Available Technolo-

gies) disponibili;

• di informare adeguatamente i consumatori sui benefici diretti che l’innovazione tecnologi-

ca garantisce e sui costi della mancata innovazione;

• di partecipare attivamente alla definizione delle scelte di politica industriale del servizio idrico.

Secondo scenario. L’Innovazione tecnologicaAffrontare il tema dell’innovazione significa affrontare il tema della strategia industriale nel

settore idrico; perché la tecnologia adottata è la naturale conseguenza della strategia scel-

ta. Con la tecnologia si possono massimizzare i risultati con i mezzi infrastrutturali disponibi-

li; ovvero si possono raggiungere gli obiettivi con l’impiego delle risorse minime necessa-

rie. Non è possibile escludere la tecnologia dal dibattito sulla politica industriale del SII.

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Focus n. 1/2016 - Acqua

E non è accettabile affrontare il tema degli investimenti senza collegarlo al tema dell’inno-

vazione tecnologica. Anche perché non basta investire, bisogna saper utilizzare i soldi e an-

che la risorsa idrica: saranno mai sufficienti gli ampliamenti delle condotte idriche, dei col-

lettori fognari, dei depuratori se non ci sarà una politica industriale ed ambientale attenta

all’utilizzo (ed al riutilizzo) della risorsa stessa?

Dalla leggi Merloni ter si inseguono gli investimenti pubblici e privati nel settore idrico; ma

non si riesce ancora a colmare il gap esistente fra il ritardo, l’inadeguatezza infrastrutturale

e gli investimenti effettuati. Sicuramente c’è un problema di quantità di investimenti; ma

altrettanto sicuramente esiste un problema di qualità degli investimenti effettuati: ci sono

investimenti inadeguati come costo, investimenti ridondanti, e investimenti che tengono

conto piuttosto della necessità dell’investitore o della società di gestione che della raziona-

le ed efficiente allocazione delle risorse. Occorre porre la questione dell’integrazione dei

sistemi e delle infrastrutture esistenti.

Anche il dichiarato obiettivo dell’Aeegsi di raggiungere uniformità di servizio idrico per tut-

ta l’Italia, sia sotto il profilo regolatorio che di qualità del servizio e di costo, deve misurarsi

con la questione della tecnologica.

Larga parte delle voci economiche e finanziarie che compongono la tariffa idrica derivano

delle scelte strategiche e tecnologiche delle società di gestione.

E l’inefficienza può essere meno costosa per l’azienda che l’introdurre innovazione tecnolo-

gica; ma tale scelta che comporta minori esborsi finanziari per l’azienda ha costi economici

enormi per la collettività.

Per questo occorre spingere sulla cultura dell’innovazione, oltre che sui benefici diretti o

indiretti che questa comporta, con l’obiettivo di rendere conveniente economicamente ciò

che ancora non è obbligatorio.

Per altro verso l’opzione tecnologica rende praticabile l’obiettivo di valutare le gestioni idri-

che in base a un benchmark nazionale, indispensabile una volta portati a compimento i pro-

cessi di aggregazione in corso tra i gestori.

Terzo scenario. La depurazione civile ed industrialeEsiste una convergenza sempre più stringente tra le politiche idriche e le politiche di tutela

ambientale della risorsa acqua. A causa della carenza di una politica industriale per il setto-

re idrico l’Italia è stata sanzionata dall’Unione Europea per l’inadeguata depurazione dei

reflui civili. I risultati delle gestioni in materia di depurazione, in troppe zone del Paese, non

sono neppure sufficienti. Guardare principalmente (quando non addirittura esclusivamente)

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al problema della depurazione in termini economici-finanziari, riducendo tutto a una que-

stione di volume di investimenti urgenti e necessari è un errore; c’è un grande lavoro da

svolgere per migliorare la qualità e l’efficienza delle gestioni, c’è un grande lavoro di razio-

nalizzazione e di risparmi di spesa e un altrettanto grande lavoro di progettazione.

Su tali presupposti l’urgenza della depurazione non deve trasformarsi in fretta di spendere

ma occasione di ammodernamento infrastrutturale. Ma il problema della depurazione non

riguarda solo i reflui civili o misti (civili-industriali) ma coinvolge pienamente anche i reflui

industriali. Gli interventi per la depurazione industriale non possono limitarsi oltre alla politi-

ca delle deroghe alle tabelle di scarico. Occorre predisporre piani adeguati sia per la gestio-

ne dei reflui sia per il monitoraggio ambientale, collegando politiche di sostegno all’innova-

zione e incentivi onde innescare anche per il trattamento dei reflui industriali il necessario

processo di ammodernamento.

La proposta di azionePer i motivi dedotti, e anche per gli altri non richiamati, il sistema idrico non può rimanere

nello stato in cui si trova; deve migliorare, deve modernizzarsi e avvicinarsi in termini di per-

formances di servizio alle utilities del settore elettrico e del gas.

L’industria idrica, quella in senso stretto, quella manifatturiera e delle ICT, si deve inserire

in questo processo di modernizzazione, di elevatissimo valore economico, per coglierne le

grandi opportunità.

Il primo passo è prendere consapevolezza: per il ruolo e la funzione ricoperti, l’industria è

naturale comprimario (e non già fornitore subalterno alle società di gestione) nella comples-

sa filiera industriale del sistema idrico integrato. Il secondo passo è occupare lo spazio di

rappresentanza: il comparto industriale produce un grande valore economico (ed etico) in

termini di ricerca, di innovazione, di investimento, di soluzioni offerte; questo valore deve

essere conosciuto e riconosciuto dalla politica, dalle istituzioni, dalle società di gestione e

dai cittadini-utenti.

I Tavoli di Energia Media - Acqua 2.0 2016 - si propongono di trasformare queste idee in

azioni pragmatiche volte al riconoscimento degli interessi dell’industria, volte alla realizza-

zione di un sistema di alleanze e collaborazione con il mondo delle istituzioni, anche al fine

di promuovere politiche incentivanti e di sostegno, di cui finora hanno goduto solo le so-

cietà di gestione. Verranno esplicitamente affrontati i temi relativi al coinvolgimento di inve-

stitori per il sostegno finanziario e degli organi per una regolazione che tenga conto delle

prospettive industriali

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Appalti e nuova normativa

Il Governo è impegnato a emanare il Decreto Legislativo per l’attuazione della Direttiva e 2014/25/UE a oggetto le procedure di appalto per enti erogatori di servizi pubblici nei settori acqua, energia, tra-sporti e servizi postali entro il 26 febbraio 2016.C’è grande attesa per questo provvedimentoSinora lo scenario normativo e industriale di riferimento era stato caratterizzato da una certa rigidità che ha prodotto una “cristallizzazione tecnologica” e autorefenzialità contrattuale da parte delle società di gestione del SII.L'evoluzione della regolazione del settore, con l'attribuzione all’Aeegsi delle relative competenze, e ora il riordino della normativa di cui all’atteso Decreto Legislativo permettono di aprire una nuova dia-lettica imprenditoriale tra le imprese della filiera industriale e le società di gestione del servizio idrico. Il principio della non derogabilità della gara, dell'articolazione in lotti, della trasparenza e della conten-dibilità dell’appalto, iI richiamo all'innovazione tecnologica e industriale sono tutte occasioni per l’in-dustria di delineare strategie per migliorare la comprensione delle esigenze del settore idrico e parteci-pare alla proposizione di soluzioni  innovative.È importante richiamare inoltre che il settore  idrico è stretto da normative europee sulla qualità delle acque e da normative nazionali di adeguamento infrastrutturale e igienico-sanitario; gravato dall’obbli-go in capo al concessionario di rispettare l’impegno al miglioramento delle infrastrutture idriche in gestione a fronte del fatto che il settore stesso è in grado di generare sufficienti risorse economiche per far fronte agli impegni conseguenti agli interventi.Il nuovo percorso normativo non è ultimato: debbono essere emanati i decreti legislativi; le agenzie nazionali, Aeegsi, AGCM e ANAC, stanno per affrontare l’impatto possibile della nuova normative in-nanzitutto dal punto di vista contrattuale e regolamentare; le società di gestione del SII da tempo pre-sidiano i processi decisionali per tutelare i propri interessi; la filiera industriale deve intervenire ades-so per difendere la concorrenza e sostenere l’apertura del mercato idrico.

FOCUS2/2016 - ACQUA