FIUGGI - Risposte e precisazioni al Prof. Raspa sulla vera storia delle sorelle Faioli

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Colombo Incocciati FIUGGI Risposte e precisazioni al Prof.Giampiero Raspa SULLA VERA STORIA DELLE SORELLE FAIOLI Edizioni de “il Cittadino”

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Beatificazione delle sorelle Faioli

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Colombo Incocciati

FIUGGIRisposte e precisazioni al

Prof.Giampiero Raspa

SULLA VERA STORIA DELLE

SORELLE FAIOLI

Edizioni de “il Cittadino”

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Supplemento al numero di Aprile 2005 de “il Cittadino”

Iscr.Trib.FR. N.174 (Reg.Stampa) del 29.6.1987Dir.Resp.Colombo Incocciati

Redatto e stampato con PC propri,in Via Ceccano 4 - 03100 FrosinoneDistribuzione gratuita, anche on line

sul sito www.tuttofiuggi.itE-mail: [email protected]

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RISPOSTE E PRECISAZIONI

SULLA VERA STORIA DELLE SORELLE FAIOLI

PREMESSA Il Professore Giampiero Raspa, particolarmente dedito alla ricostruzione della vita di donne, vissute in alcuni conventi, della diocesi di Anagni, tra il ’700 e l’800, è passato alla notorietà, come ricercatore di storia locale, soltanto dopo che, nel 1989 e 1992, fu curatore-coautore e autore di due corposi volumi sulla storia di tre sconosciute sorelle (di cognome Faioli), vissute nel ‘700 in Anticoli e, dopo che, nel 1994, ha scritto un terzo libro sulla storia di Claudia De Angelis, vissuta nell’800 ad Anagni. Tutte e tre le pubblicazioni sono state patrocinate dall’ Istituto di Storia e di Arte del Lazio Meridionale di Anagni, con il quale il Raspa, essendone stato Socio e poi Segretario, ha di fatto avuto, come autore, un evidente conflitto di interessi. E ciò è avvenuto, nonostante che l’ argomento riguardasse la storia, di persone votate alla religione ed alla fede ed al cui patrocinio avrebbe dovuto provvedere l’ente ecclesiastico di cui facevano parte. E non un Ente morale, giuridicamente riconosciuto, come l’Isalm; il quale, dal momento che, per le sue iniziative editoriali, si avvale soprattutto di fondi pubblici, non dovrebbe mai finanziare le ricerche di carattere religioso (o politico) alle quali difficilmente può riconoscersi quella scientificità (e imparzialità) che il Raspa pretende invece per quelle, non in linea con gli orientamenti (confessionali ed ideologici) del suo Istituto.

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Dopo la pubblicazione dei primi due libri sulle Faioli, e dopo le celebrazioni che si sono svolte nelle chiese, nelle piazze e nelle strutture pubbliche di Fiuggi, avendo io avuto (come cittadino e cronista di lunga data, di questa mia Città la percezione che molte cose scritte sulle tre sorelle avessero ben pochi riscontri con la realtà dei fatti (specialmente per quanto riguarda la educazione e la istruzione delle ragazze) ho ritenuto di fare, a mie spese, e senza che qualcuno me lo chiedesse, una ricerca sulla medesima storia, i cui risultati sono stati da me pubblicati nel Giugno 2004, prima sul sito: www.tuttofiuggi.it, e poi con un saggio di 150 pagine, nel quale, evidenziando inesattezze e contraddizioni, a volte clamorose, riscontrate nei libri citati, ho cercato di dimostrare la infondatezza delle tesi, agiografiche, propalate sul conto delle Faioli. A quel mio saggio il Raspa ha risposto con un libello di 80 pagine (questa volta, a suo dire, a spese delle suore di Fiuggi) con il quale, nel confutare quanto da me sostenuto, tenta di far ricadere sul mio lavoro, la confusione e le contraddizioni che io avevo già rilevato nei suoi libri. Dalla lettura dei quali, chiunque li cerchi, può trovare, una infinità di elementi, idonei ad offuscare l’apologetica ricostruzione di tutta la storia e constatare come il mio censore, anziché dimostrare con la logica e con le prove che la mia interpretazione sia poco credibile, mi accusa invece di superficialità e di faciloneria, definendo il mio lavoro “privo di assoluta scientificità”.

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Il che, mi ricorda, l’accusa di leggerezza e di disfattismo, che l’ambiente della storiografia ufficiale, rivolse a Indro Montanelli, quando nei primi anni ’50 egli cominciò a raccontare la storia, in una maniera semplice e chiara, come solo un giornalista nato, quale lui era, poteva fare, e che ebbe subito grande successo. Perchè, come lui stesso rispose: “La storiografia accademica annovera opere magistrali, come quelle di Gioacchino Volpe e di Pepe, che però dimenticano di raccontare i fatti e trascurano i personaggi, perché ritengono che i veri protagonisti della storia non siano essi ma le idee. Noi riteniamo invece che i fatti vadano raccontati e che i loro protagonisti siano soprattutto gli uomini, i loro caratteri, le loro passioni e i loro interessi.” Ed io nel caso delle Faioli, aggiungo, che sono da segnalare soprattutto “i loro silenzi”, perché nelle migliaia di pagine che sono state scritte per esaltarle, è “La virtù del silenzio” (in cui si imprigionarono per tutta la vita) la sola che gli agiografi hanno potuto attribuir loro, e non le virtù, del carattere e della personalità; oppure, della capacità di pensare, di scrivere e di insegnare, dato che hanno tentato di farle passare anche per “Educatrici e maestre di tutte le fanciulle anticolane.” Quando invece, nel caso della vicenda umana e religiosa delle Faioli, sono le circostanze che seguono, da me segnalate, le sole che dovrebbero essere confermate (o smentite), ma in modo convincente, e non con gl’ insulti

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1) Che il vero Fondatore della Congregazione delle clarisse, sia stato l’Arciprete Girolami e non le Sorelle Faioli, è provato: in modo chiaro e netto, proprio da quanto è stato scritto sulla loro storia nei libri citati. Perché fu lui che, sin da quando era diventato Arciprete della Chiesa di S.Pietro, aveva aiutato in ogni modo le tre sorelle, che già all’età di 12, 8 e 4 anni erano rimaste orfane della madre (nel 1727), e poi del padre, nel 1740. E fu lui che, nel 1741, aveva invogliato “più e diverse giovani del paese” a riunirsi, dopo la missione del predicatore gesuita Struzzieri, che lui stesso aveva promosso. E fu sempre il Girolami che, caldeggiando la richiesta che quella piccola comunità fece per acquisire una stabilità giuridica, indusse il Vescovo Bacchettoni ad emettere, nell’Agosto del 1747, il decreto di erezione canonica dell’Opera Pia (o Conservatorio) della quale lui stesso fu nominato “precipuo promotore ed istitutore”. Quell’ Opera che, pur essendo nata con lo scopo di far recitare il rosario alle zitelle del vicinato, fu da lui subito pensata, come una scuola per le fanciulle, sulla moda (già in vigore a Viterbo e Montefiascone) delle Maestre Pie Venerine. Il suo progetto però, non poté mai essere realizzato, perché l’ “Opera Pia”, non ebbe le risorse sufficienti per avviare concretamente una vera scuola. Tanto è vero che, subito dopo la sua morte, avvenuta nel 1785, quel piccolo nucleo laico, di zitelle, da lui creato con tanto di Regole, fu trasformato dal Vescovo Antonimi, in una comunità religiosa, ma con nuove Regole.

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Dalle quali venne cancellata proprio la parte riguardante la scuola. Inoltre, la prova che le Faioli non fossero state le uniche e le prime a riunirsi in quel modo e, successivamente, neppure le Fondatrici del Venerabile Conservatorio di Anticoli, viene fornita dal manoscritto originario, da cui si fa partire la ricostruzione di tutta la loro storia. Ebbene, quel “manoscritto” che gli agiografi definiscono “fondamentale”, viene infatti presentato con la seguente premessa: “Comincia con la Breve notizia, copiata, con alcune varianti evidentemente intenzionali, dalla redazione più antica con cui si apre il libro dell’Amministrazione del Conservatorio, iniziato da Angelica Bertoni.”- Ed “Una riflessione ragionevolmente fondata fa pensare che la Breve Notizia non sia stata scritta prima della morte dell’ultima Faioli (avvenuta nel 1793). Perché “Difficilmente durante la loro vita si sarebbe parlato di “pie giovani” e degli intimi sentimenti della loro anima.” Questa, ed altre clamorose rivelazioni si leggono nelle prime 25 pagine del libro “Una costellazione nel Cielo di Fiuggi” scritto nel 1989 da Romolo Compagnone, Vescovo di Anagni, con la presentazione del Cardinale Pietro Palazzini, il quale, ecco cosa scrive a pagina 8: “Questa affascinante storia che io ho malamente abbozzato, tu caro lettore la troverai narrata alla prefazione del libro (che sono qui a presentarti) con tutti i particolari che sono potuti emergere (vincendo la barriera del

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silenzio di cui le fondatrici hanno voluto circondare la loro vita) dall’accurata indagine dell’autore (Romolo Compagnone) sulla base delle ricerche condotte dal compianto Mons. Filippo Caraffa e dal Prof. Giampiero Raspa” E così prosegue: “Le tre sorelle infatti hanno lavorato sodo all’interno delle loro anime ed all’esterno per condurre anime a Dio. Ma non hanno scritto diari non hanno stilato cronache, contente solo di lavorare per lui, il Signore. Nè vi fu un confessore, un direttore spirituale che imponesse loro “per obbedienza” di prendere in mano carta, penna e calamaio e vergare qualche paginetta , magari la sera, al lume della lucerna, a solo gloria di Dio”…” La storia poi (a pag.9 - secondo il Palazzini) i cronisti dell’epoca l’hanno curata nei personaggi di vertice, dimentichi che la Chiesa è insieme gerarchica e carismatica, i quali avrebbero dato il giusto spazio ai carismi che vivificano la Chiesa, tra i quali, per le famiglie religiose, c’è il carisma dei fondatori e delle fondatrici…che l’Evangelica testificatio inviterebbe a riscoprire” Per cui “Fedele a questo invito l’attuale superiora delle Suore di S. Chiara di Fiuggi, madre Margherita D’ Argento, si è mossa per risvegliare l’interesse a scoprire le originarie intuizioni da cui era nata la propria famiglia religiosa.”- “ E’ nato cosi questo libro” – E il Palazzini. conclude:“E chi meglio di lui (il Compagnone) esperto nel raccogliere i misteriosi messaggi di Dio, poteva cogliere il carisma di queste tre fondatrici”

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E perché tre, e non cinque, tra cui Domenica Tardioli ed Angelica Bertoni, che pare fosse l’unica a saper leggere e scrivere? Alle pagina 19 - 20 e 21 del libro, si legge inoltre che, “ in tutto il manoscritto” in cui si riporta la “Breve notizia” vi sono “delle varianti chiaramente volute” come le seguenti: a) secondo il testo originale in occasione della missione dello Struzzieri - si dice che - “Dio “ mosse l’animo, di più e diverse giovani del Paese..” Nel nostro manoscritto la mozione di Dio è concentrata sulle sorelle Faioli “Dio mosse l’animo di 3 pie giovani, cioè Terresa (sic) Cicilia (sic) e Antonia..” Più avanti si precisa che: “L’importanza di questa copia , volutamente aggiornata e modificata della Breve notizia risulta da alcune considerazioni: 1) La Breve notizia era conosciuta nella comunità in copie più o meno conformi alla prima redazione “Dio mosse l’animo di più e diverse giovani” (senza l’indicazione di nomi). 2) “La nostra copia si è distaccata dall’originale, con l’intenzione evidente di affermare il merito diretto delle Faioli, che son dette espressamente “pie giovani” e i motivi di grazia per cui hanno dato inizio alla loro vita ritirata, sotto la mozione di Dio. 3) In questo ci pare debba riconoscersi un valido segno storico (sic) dell’allora già esistente fama di santità delle tre sorelle Faioli.

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2) Che le medesime siano esistite è vero. Perché sono alcuni atti di nascita e di battesimo a provarlo. Ma è anche vero che, non avendo mai dato alcun segno significativo e concreto del loro operare (all’interno della piccola comunità di cui fecero parte dal 1741) è come se non fossero mai esistite.Tanto è vero che la loro storia, rimasta ignota alla popolazione per due secoli e mezzo, è stata improvvisamente ricostruita soltanto nel Maggio1988, in un Convegno a Fiuggi, dove, per la prima volta, si è venuto a sapere, non solo che, le tre sorelle erano grandi educatrici e maestre di tutte le fanciulle anticolane, ma anche che le gerarchie della diocesi di Anagni, ne avevanno richiesto, nel 1987, perfino la beatificazione, come fossero delle sante, uscite dalle catacombe.

3) Che nessuna scuola le medesime poterono mai avviare, è provato. Non solo dalla mancanza dei rudimenti anche minimi che dovevano avere per insegnare, ma anche dalle numerose suppliche, che esse rivolsero, nell’ arco di 70 anni, per riavere il possesso dei beni (con i relativi contributi, non più pagati dal Buon Governo) e che non ebbero mai esito positivo, e pertanto la scuola per le fanciulle, auspicata dalle autorità religiose e dallo stesso Istituto, rimase per tutti una vera illusione.

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4) Che non furono mai Maestre Pie, è provato dagli scritti citati. Anzitutto, perché le autorità religiose nel ‘700 le chiamavano con quella denominazione, al solo scopo di estendere la moda delle Maestre Pie, già esistente a Viterbo e Montefiascone, anche nella provincia di Campagna, di cui Anticoli faceva parte. Poi perché, è lo stesso Raspa che a pagina 139 del libro “La Santa avventura delle Sorelle Faioli”, smentisce le sue certezze sulla “Fondazione delle Maestre Pie in Anticoli”, quando ammette la seguente verità: “Dopo Porta Pia, il Monastero assunse il nome di Istituto Maestre Pie Venerine, nome che mantenne fino alla metà del nostro secolo (1900) . In oncreto fu messa in atto una scappatoia legale, per evitare l’incameramento dei loro beni da parte dello Stato Italiano.”

5) Che le Faioli non fossero di famiglia agiata è provato dagli atti che vengono citati nello stesso libro. Perché, all’infuori di due camere e cucina ereditate da Teresa, dal fu Abate Rosa (per vezzo di nepotismo?) non possedevano altri beni nel territorio di Anticoli, perché nessun titolo di possesso o altri dati catastali vengono menzionati, neppure nella “donazione universale” in favore della Congregazione, che fecero l’ 8 novembre .1749 e riportata a pagina 171. Nella quale si legge che “alla presenza di me notaro pubblico e dei testi infrascritti presenti e personalmente costituite, le signore Domenica Tardioli,

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Teresa, Cecilia ed Antonia Fajoli e Palma Borghesi, tutte di questa Terra d’ Anticoli…..volendo fare cosa grata al detto luogo pio, acciocché possa maggiormente stabilirsi abbiano pertanto determinato di fare una donazione universale di tutti i loro beni a favore di detta casa” E più avanti che : “ le nominate Teresa Cecilia ed Antonia Fajoli,… .donano tutto il loro avere ad effetto…” ed ancora: “le nominate signore, con l’assenso di detti signori curatori e coll’autorità di detti signori giudici, donano e condonano con donazione irrevocabile, tutti e singoli loro stabili costituiti in dote, e che attualmente possiedono in questo territorio e Terra d’Anticoli a favore di detta Casa, colli suddetti patti, capitoli e condizioni. Nessun’ altra precisa indicazione dei singoli beni posseduti viene riportata nell’atto. Mentre in altra parte, soltanto per la Tardioli e La Borghese si fa riferimento anche ad una cospicua dote in denaro.

6) Che le tre sorelle, infine, non avessero nulla a che fare con l’ attuale strada del Centro Storico (che nel ’700 si chiamava Via Maggiore) viene confermato da queste circostanze:a) perché la casa paterna, come dicono gli stessi agiografi, era in Via Vetere;b) perché la casa ereditata dal fu Abate Rosa,era sotto la Parrocchia di S.Stefano; c) perché la casa (avuta in permuta da Placido Alessandri, con quella appena citata) dove nel 1747 avviarono il proto-monastero, si trovava nella contrada S.Domenico, a Via della Loggetta.

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Orbene, se sono vere queste notizie, pure tratte dal libro del Raspa, che cosa hanno a che fare le tre sorelle con Via Maggiore? Tanto più che (come si legge, a pagina 272 del 1° volume a loro dedicato) le medesime sorelle, avevano chiesto la cessione della Chiesa di S. Domenico (contigua al luogo pio) proprio per essere liberate dalla necessità di dover uscire ogni giorno per ascoltare la S.Messa e spesso passare fra il popolo nella pubblica piazza, per andare alla Chiesa Maggiore di S.Pietro?

ECCO LE MIE RISPOPSTE

al libretto di 80 pagine del Prof. Giampiero Raspa, intitolato “Vera storia e storia vera” (Da lui stesso inviatomi nel dicembre 2004).

A questo libretto risponderò con il mio PC, pubblicando e spedendo on line, a mie spese (anche se a lui non piace), le mie tesi, in contrapposizione alle sue, sulla vicenda delle Sorelle Faioli, Cercherò di far questo, affinché i miei concittadini sappiano, come sia stata mistificata, da ricercatori condizionati dalla religione e dalla fede, un aspetto importante della nostra storia, come la educazione e la istruzione delle ragazze di Anticoli (ora Fiuggi).dal 1700 in poi.

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A pagina 10 – Il Raspa afferma che “Le ricerche sono state promosse dall’ Isalm di Anagni, tra l’86 e l’87, a partire dallo studio e dalla documentazione di Filippo Caraffa. E poi proseguita con la preparazione di un convegno, tenutosi a Fiuggi il 7 e l’8 maggio 1988. Ma qui occorre subito dire che, essendo quello studio stato preparato da un Monsignore (già “Docente di agiografia nella Pontificia Università Lateranense” la dice lunga sul “valore scientifico” che il suo lavoro dovrebbe avere. All’inizio di questa nota ho già parlato delle manipolazioni apportate dalle gerarchie ecclesiastiche, al manoscritto originale della Breve Notizia. E la dice lunga, anche la seguente affermazione del Raspa, quando, prima di sviluppare le sue tesi, dice subito che ” L’attività delle tre sorelle è da considerare altamente meritoria sul piano storico, in quanto esse sono state tra le primissime nel Lazio meridionale a cercare di trovare nuove vie, per il riscatto delle fanciulle povere dall’ignoranza e dall’ abbandono.” A questa temeraria affermazione, chiunque conosca un po’ di storia patria, può tranquillamente rispondere: “Ma quale riscatto, tre povere zitelle “illetterate” (vissute nel silenzio più assoluto) potevano suscitare sotto lo Stato Pontificio? Nel quale, la politica oscurantista contro la istruzione primaria, maschile e femminile, ebbe effetti devastanti sulla gioventù, fino alla fine dell’ottocento.

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A pagina 11 – Quando dice che io avrei disteso le mie obiezioni su un testo lungo e poco lineare, con frequenti ripetizioni e contraddizioni e mi accusa di praticare addirittura “un terrorismo storiografico” rispondo: I rilievi sulla confusione e sulle contraddizioni nella storia delle Faioli, non sono stati già segnalati, nella versione da me data sulla vicenda, nel Giugno 2004? Ed è triste che ora il Raspa, cerchi di ritorcerli sulle mie obiezioni e, facendo lo spiritoso, dica di non aver mai affermato che “le sorelle erano docenti di docimologia nel dipartimento di scienze dell’ Educazione di Anticoli, né che la loro scuola era un college britannico.” E meno male - rispondo - che lui cominci a rettificare ciò che più volte ha scritto nei suoi libri; oppure suggerito (?) per i depliant dell’Istituto di S.Chiara) queste rivelazioni: “Intorno al ‘700 le tre sorelle, in un contesto di particolare povertà spirituale, decisero di dedicare la loro vita alla formazione cristiana ed alla istruzione elementare delle giovani, per vivere così concretamente il messaggio evangelico del servizio ai fratelli più piccoli e poveri.”

A pagina 12 – Quando dice che “ Lo stacco eccezionale è dato proprio da ciò che in quell’ambiente e con quella formazione culturale e sociale esse abbiano concepito e realizzato qualcosa di totalmente diverso una illuminante premonizione di situazioni future” Rispondo: Ma quale “illuminata premonizione di

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situazioni future”, potevano concepire le tre sorelline “in quell’ambiente e con quella formazione culturale e sociale (di cui erano figlie, come lui dice) dove la percentuale di analfabetismo delle ragazze toccava punte del ’98 e 100% e tale rimase per altri 150 anni, nonostante che fossero scese dal cielo, cotante antesignane della educazione femminile?

A pagina 17– Quando, riferendosi alle Faioli, dice di aver parlato di donne e non di sante e di beate, non dice però che i suoi scritti, e quelli di altri studiosi, siano stati preparati in funzione del processo di beatificazione, che era stato avviato nel 1987, dopo che il Vescovo di Anagni, Mons. Florenzani, su istanza della Superiora D’Argenio, aveva chiesto ed ottenuto il nulla osta dalla Congregazione per le cause dei santi; come testimonia il postulatore, Enrico Venanzi, nella sua nota finale del libro di Romolo Compagnone (pubblicato nell’ 89) dove lo stesso Venanzi, giustifica quella richiesta con questa frase: “La fama di santità delle Faioli, originata dalla loro virtuosa condotta di vita e dal bene da loro compiuto, non è mai venuta meno.”

A pagina 18 – A proposito degli agiografi “improvvisati”, che io non avrei citato, dico soltanto che la parte terza della mia ricerca è quasi interamente dedicata a loro, e cioè ai cronisti ed agli amministratori locali.

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I quali però, pur non avendo letto alcun libro sull’argomento, ma ascoltato le soltanto le relazioni al Convegno dell’ 88, si sono ben guardati dal fare qualche ricerca, per trovare i riscontri e le prove di ciò che altri scrivevano sulle Faioli.

A pagina 19 – Quando dice che gli storici “dopo aver compiuto la loro ricerca, l’hanno fatta conoscere” e “Cos’altro dovevano fare? Pubblicarla a puntate nell’arco di due secoli, magari come supplemento a “il Cittadino?” Mi da lo spunto per rispondere che “ il Cittadino”, quando vuole dar sfogo alle propensioni mistiche (o politiche) del suo direttore, non chiede, attraverso la Regione e altri enti locali, il denaro dei contribuenti.

A pagina 20 – Quando dice che “ Il Convegno non svolse attività divulgativa ma fu un simposio storico” in cui , “più che la presenza, vi fu l’assenza delle autorità civili e religiose e soprattutto dei cittadini; se non vi fossero state le suore, la sala sarebbe stata pressoché deserta. Mi fa rispondere che: Un simposio storico, che non si vuole pubblicizzare, non si organizza (con servizi fotografici e giornalistici) in un Teatro Comunale, e poi nelle vie, nelle piazze del Paese e in un Istituto Alberghiero, dove il tutto viene preparato ed offerto con denaro pubblico.

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A pagina 22 – Dopo aver promesso di voler affrontare senza acredine gli elementi fondamentali del discorso sulle Faioli, ricorre alla filastrocca di un fumetto (che è già annunciato a pagina 13) col titolo “Pippo e la strega Nocciola” per dire che, “mentre quest’ultima desidera che Pippo si convinca che lei è davvero una strega, Pippo continua a negare l’evidenza”. La stessa cosa, secondo lui, accadrebbe a me. Perché: mentre le “tre sorelle streghe Faioli” cercano invano di convincere Pippo” (che sarei io). Pippo invece nega ogni cosa che riguardi le tre sorelle. E fa questo ragionamento, attraverso una tiritera, in cui, alle sue domande fa seguire le mie risposte: “Le Faioli. Erano sante? No - Erano Pie donne? No - Erano maestre pie? No - Erano suore? No - Erano laiche? No - Erano fondatrici? No - Sono esistite? Ni - Come si vede, ricorda con molta nostalgia alcuni episodi della letteratura infantile, alla quale evidentemente attingeva, quando, non potendo avere nel seminario i libri messi all’indice, ogni tanto si distraeva con i fumetti. Che ora lui ripropone, credendo di demolire le mie verità sulle Faioli e sulle Maestre Pie di Anticoli. Ecco quindi spiegata, la sua vocazione a dedicarsi, anima e corpo, alla incessante ricerca delle carte nei conventi, preferibilmente di suore (che lui dice di amare profondamente) per costruire le relative storie, come se fossero le favole della sua adolescenza. Infatti, a lui piace perfino ricordare quella povera Suor Paolina, che dopo essere stata utilizzata, come donna di fatica, dagli uomini di seminario e di chiesa, per una vita intera, e non

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avendo il coraggio di proporla, come tale, per la beatificazione, la portano come esempio a tutte alle fanciulle di Fiuggi e della diocesi, ed attraverso un libretto a lei dedicato cercano di salvarsi l’anima, esaltandone le doti che, senza pudore, anche lui si sofferma ad enumerare, nella premessa al suo libro “La santa avventura” del 1992. “Desidero proporre ai pochi che ebbero la fortuna di conoscerla e ai molti che, per loro sfortuna, non l’hanno conosciuta , un esempio reale: Suor Paolina D’Amico, la nostra cara “santa Paolina”, la “mamma Paolina” dei seminaristi del seminario di Anagni, che ha trascorso la sua vita in mezzo ai fornelli, tra pentole enormi, ripiene di quintali di maccheroni, con la faccia sempre rossa per la vicinanza del fuoco e col cuore sempre allegro per la vicinanza a Dio, suor Paolina che fino all’ultimo momento non ha avuto tempo di pensare a sé perché era troppo occupata ad amare il suo prossimo e servirlo.”. A sé, invece Suor Paolina, era obbligata a pensare, quando ad esempio per cambiare le scarpe consumate, ed altri oggetti personali; oppure per fare una visita dal medico specialista, doveva rivolgersi alla famiglia, perché né le suore né il seminario provvedeva a procurarle quelle cose, tanto è vero che la madre prima di morire diceva spesso alle altre figlie di pensare a Suor Paolina che aveva bisogno di curarsi, ma per lavorare non aveva neppure il tempo di andare dalle sorelle, a chiedere aiuto.

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Il Raspa, queste e tante altre cose non le sa, perché lui da anni, come abbiano visto, sta cercando di scoprire la vita interiore delle sorelle Faioli ,vissute 250 anni fa, ma non ha mai pensato di scoprire quella delle persone come Suor Paolina che provvedeva, 24 ore su 24, a far star bene lui, gli altri seminaristi e tutti coloro (preti, parroci, e vescovi) che dopo la sua morte l’hanno riempita di elogi in un libricino a lei dedicato, col titolo:

“In ricordo di Suor Paolina D’Amico”

Con quel libretto i suoi estimatori, rivelano però, lo stato di soggezione e di asservimento (secondo loro voluto da Dio) in cui le suore vengono da sempre tenute dalle gerarchie, all’interno dei monasteri, ed all’esterno, nei seminari e nelle parrocchie. E questa loro condizione, fu uno dei principali motivi che portarono i governi liberali (tra il ‘700 e l’ 800) e per ben tre volte, alla soppressione degli ordini religiosi, nel 1789, con la Rivoluzione Francese, nel 1849, con la Repubblica Romana e nel 1860, con il Regno di Vittorio Emanuele II°. Ed ecco cosa scrive il Raspa di Suor Paolina: “A me pare di riconoscere in lei una verace figlia delle sorelle Faioli (sic) non solo perché appartenne alla Congregazione da quelle fondata, ma anche perché come quelle sembra che abbia lavorato tutta la vita col fine di non lasciar traccia di sé.

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E insomma per dirla breve, anche a me è accaduto quel che accadde a Filippo Caraffa, che a popco a poco rimase preso dalla vicenda delle tre sorelle di Anticoli, e le chiamava “le mie tre sorelline” e quando morì stringeva nelle mani una loro immaginetta”- “Ed anch’io sono stato conquistato dalle tre sorelline, e da più di cinque anni ormai vivo quotidianamente con loro, cercando di strappare al loro riserbo quelle indiscrezioni, quelle confessioni, quei chiarimenti che esse così bene riuscirono a non concedere a nessuno, né da vive, né dopo morte. E questa indagine la concludo con rispetto, quasi per farmi perdonare, ma non con timidezza o timore, perché sono certo che esse, nella loro perfetta umiltà e carità, sorrideranno pazienti e comprensive di fronte a questa mia bizzarra e a volte pesante intrusione nella loro vita privata”Ma un ricercatore come lui, che ricorre alle allucinazioni per propinare le sue storie, come può definire quelle altrui, prive di assoluta scientificità? Nel libricino, dedicato a Suor Paolina, curato da Don Angelo Pilozzi e dagli amici del seminario vescovile di Anagni, ecco cos’ altro si legge, a pagina.7: “ Suor Paolina nacque a Fiuggi il 22 gennaio 1915 nella parte alta della Città, fu battezzata col nome Italia. Altre quattro sorelle la seguiranno: Gioconda, Florinda, Anna e Corinna, tutte più piccole di lei.”

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Al punto 2, l’ autore si chiede: “Quante ore lavorava suor Paolina? E subito dopo risponde: “ Alle 6, al più tardi, era già alzata per le pratiche di pietà e per i primi servizi. Alle 7,30 la messa con i seminaristi e poi subito in cucina per servire la colazione. Il seguito li immaginate: preparare il pranzo, la merenda, la cena, i pasti fuori orario, l’accoglienza di tante persone che vengono per le più svariate ragioni… Lei è sempre lì, al suo posto, sorridente, serena, accogliente. Uno suona il campanello. Eccola di fronte alla porta, premurosa, e col più bel sorriso del mondo”. “ Suor Paolina che è in piedi dalle 5 o le 6 del mattino, alle 10 di sera è ancora in movimento. Ma a tale ora, anche se fosse di acciaio, questa suora dovrebbe essere a letto, rotta di fatica. Lei invece veglia ancora, in attesa di qualcuno che potrebbe avere bisogno di lei.” E’il 22 novembre 1952.”L’aria è glaciale, un sacerdote del Seminario si era recato in moto a Filettino, per una commissione urgente. Al ritorno ha solo il tempo di mangiare un panino.Ma la stanchezza e il freddo preso trasformano quel cibo in veleno.. una terribile colica inchioda il malcapitato al letto, che soffre e si lamenta, Sr Paolina accorre accanto all’infermo con le sue medicine, i suoi consigli e le sue battute umoristiche per tirare su il fisico e il morale del “sacerdote motociclista”. Ma la notte avanza, si fanno le 9, le 10 .. che fare? La buona suora non ha il coraggio di lasciare solo il malato.

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La superiora, Sr Michelina Lattanzio, viene allora anche lei al capezzale del malato. Solo a mezzanotte le suore si ritirano nella loro camera, quando il loro paziente sta felicemente superando la crisi.

A pagina 24 - Il Raspa, in risposta ai miei interrogativi sulle Faioli, categorico dice: “Furono veramente Maestre Pie!” Ed io rispondo: Ma di chi furono Maestre Pie se, all’infuori delle sei, sette, o al massimo 10 suore, nei registri del Monastero, non v’è alcuna traccia di fanciulle povere (con nome cognome e generalità) che andavano da loro ad imparare qualcosa? Vi andavano invece alcune figlie di famiglie benestanti, ma solo come aspiranti suore e per farle diventare tali, i genitori dovevano conferire all’Istituto una consistente dote in denaro o in natura come fecero ad esempio la Tardioli e la Borghese, con 250 scudi ciascuna, e non le Faioli che, essendo nipoti del fu Abate Rosa, da cui una di loro ereditò una piccola casa di due stanze e cucina, non risulta che avessero altri beni di famiglia, che ( come abbiamo visto) neppure nell’atto della donazione universale che fecero alla comunità, sono citati, con gli estremi catastali ed in quali siti erano ubicati.

A pagina 25 - “Le sorelle sono veramente esistite!” dice sempre il Raspa. Ebbene si, sono esistite! Rispondo. E non ho mai negato questa circostanza, dal momento che vengono citati gli atti di nascita dei registri della parrocchia di S.Stefano.

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Perciò, dando per seria la ricerca ed autentico qualche atto di battesimo riprodotto in qualche libro, non può certamente essere negato che le tre sorelle (entrate nella comunità, insieme ad altre zitelle, come la Tardioli e la Bertoni) “ siano veramente esistite.” Ma questo cosa significa? Anche la circostanza che siano diventate suore, a tarda età, dopo 40 anni da quel lontano 1741, è un fatto certo. Ma non si dica che questa loro condizione, di zitelle e di suore anziane, che vissero nel silenzio più assoluto, debba essere portata ad esempio, per le ragazze di Fiuggi, e, dopo 230 anni, assunta come prova per chiederne addirittura a beatificazione. In un’altra pagina del suo opuscolo, a proposito del Museo allestito nella Casa Generale di Fiuggi Città, dove, alla mia affermazione che il solo ritratto che manca è quello del Fondatore Girolami (tra quelli dei prelati Caraffa, Antonini e Bacchettoni) il Raspa risponde che: “ Nel Museo manca un suo ritratto per il banale motivo che non ne esistono; e forse il Sig. Inc. con la sua poderosa fantasia ne fornirà un esemplare” Infatti, un esemplare esiste ( ed è a colori) – rispondo – e si trova nel libro scritto dal Vescovo Compagnone di Anagni, nel 1989, nel quale, come ho già detto, c’è anche la prova di come sia stata manipolata la Breve Notizia, da cui si è fatta partire la intera storia Faioli. Nelle successive 50 pagine, del suoi libretto, l’autore si dilunga a riportare molte parti del mio saggio, intercalandole con le sue risposte, derisorie e spesso puerili, come quella su “Pippo e la strega Nocciola”, con le quali egli tenta ancora di difendere, contro ogni evidenza, la favola delle Sorelle Faioli, come educatrici e maestre delle fanciulle anticolane.

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A quando le scuse?

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CONCLUSIONI

Dopo aver precisato quali fossero i fatti più importanti, da chiarire, della intera vicenda, ritengo di dover cessare qui la disputa sull’argomento. Anche perché, è di data recente la notizia secondo cui la Congregazione per la Causa dei Santi (presieduta dall’ Eminente Prefetto, Card. Josè Saraiva Martins) ha deciso di sostituire il Postulatore, a suo tempo nominato per il processo di beatificazione delle Tre Sorelle. Si presume che la stessa Congregazione avendo avuto notizia della mia ricerca, pubblicata nel Giugno 2004, sul sito “www.tuttofiuggi.it” abbia deciso di affidare ad altri l’ incarico di esaminare in modo diverso e rigoroso “La Vera Storia delle Sorelle Faioli”, al fine di evitare che, la eventuale beatificazione delle Tre Sorelle, vada a sminuire il mistero della S.S. Trinità, e che, nell’immaginario collettivo (non solo fiuggino) si rischi di sostituire quella Entità divina, con la Triade (umana e terrena) inventata dagli agiografi delle sconosciute zitelle di Anticoli.

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I TESTI DI RIFERIMENTO

Sono reperibili presso:L’ Archivio di Stato di Frosinone.

L’ Isalm di Anagni.L’Ufficio Turismo e Biblioteca di Fiuggi.

Con i seguenti titoli:Anticoli di Campagna (Fiuggi) alla metà del Settecento - La

Fondazione delle Maestre Pie di Autori vari.

Una Costellazione nel Cielo di Fiuggi di R. Compagnone.

La Santa avventura delle Sorelle Faioli di Giampiero Raspa.

La Vera Storia delle Sorelle Faioli e della Istruzione Elementare in Anticoli

di Colombo Incocciati(Anche sul sito www.tuttofiuggi.it )

Vera Storia e Storia Vera di Giampiero Raspa.

Risposte e precisazioni su La Vera Storia delle Sorelle Faioli di Colombo Incocciati

(Anche sul sito www.tuttofiuggi.it)

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