225-- - · precisazioni riguardan~i i lavori, qualche osser ... ALFREDO BARB'ACCI. Aggiungo a...

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- LE ARTI ---------------------,---------------- ---- -- 225-- -- - OSSERVAZIONI SU ALCUNE LOGGE OSPEDALIERE TOSCANE. Ho illustrato, tempo fa, la loggia dell'antico Ospe dale di S. Matteo in Firenze, e i restauri che vi si compirono nel 1935 1 ) (fig. l). Un ar- ticolo sullo stesso argomento, di recente appar- so 2) m'induce ad esporrc, insieme con alcune precisazioni i lavori, qualche osser- vazione che avevo aggiunta rivedendo le bozze, ma che, per non so quale contrattempo, non comparve nella stampa definitiva. Confrontiamo la Loggia di S. Matteo con quella dell'Ospedale di S. Antonio di Lastra a Signa, interessantissima anche perchè, oltre a conservare tutti gli elementi essenziali, non è stata troppo alterata dai rimaneggiamenti, che si limitano alla chiusura di tre arcate e all'aper- tura di qualche varco nel parapetto stiloforo. . La Loggià di Lastra a Signa (figg. 2 e 3), identica nelle funzioni, ha con quella fiorentina numerose analogie formali, ripetendone lo sche- ma generale e la maggior parte degli elementi architettonici. CosÌ le sette arcate fiancheggiate dai due sodi, i pilastri ottagonali, il parapetto con la copertina a profilo semiottagonale all'e- sterno e piano all'interno, il primo piano . sotto- lineato dalle due sottili cornici, di marcapiano e di davanzale, tra le quali sono inseriti gli stemmi rettangolari 3). A differenza della Loggia di S. Matteo, quella di S. Antonio ha conservato intatto anche il primo piano, che è assai basso, giungendo le finestre a toccare con l'architrave i modiglioni della tettoia , sporgente alla maniera fiorentina. N on si è voluto, evidentemente, dare grande importanza a questa parte dell'edificio, affinchè senza contrasto dominasse il log giato . Le pic- cole finestre rettangolari sono inquadrate da fasce piane di arenaria grigia; dagli stipiti spor- gono due mensolette, ancora gotiche, a reggere l'architrave. La Loggia dell'Ospedale degli Innoc enti, nO- nostante le maggiori dimensioni e le elettissime forme rinascimentali, non è che l'erede delle logge ospedaliere gotiche ora descritte, delle quali ripete lo nobilitata dal genio bru- 1) A. BARBACCI, La Loggia di S. Matteo a Firenze e la sua libera.zione, in Boll ettino d'Art e del Ministero dell'Educazione Nazionale, n. 2, agosto 1938, pp. 65-73. 2) A .. ORLANDlNI, Descrizione dei lavori di ripristino, consolidamento e restauro nella Loggia di S. Matteo a Fi- renze, Bertieri, Milano, 1940. 3) Nella Loggia di S. Matteo gli stemmi, avendo mag- giore altezza, non trovarono posto fra le cornici, per cui · furono po sti sulla superiore. 4) Anche perchè non è stato, come questo, modificato nelleschiano, nonchè la capostipite di una ge- nealogia. In essa, però, il primo piano acquista maggior valore, pure mantenendosi alle finestre piccole dimensioni e lasciandosi predominare il portico. La Loggia dell' Ospedale di S. Paolo, pure a Firenze, segue come è noto il modello brunel- l eschiano . Però, mentre da un lato lo aggiorna togliendo il pulvino ai capitelli e ampliando le finestre, dall'altro scema, sia pure di poco, l'al- tezza del piano superiore, cosÌ che lo schcma dell'edificio si riaccosta, lievissimamente, a quel- lo delle logge gotiche considerate. Un accosta- mento ben maggiore lo abbiamo con la Loggia dell'Ospedale del Ceppo a Pistoia; mentre il portico è ancora più hrunelleschiano di quello della Loggia di S. Paolo 4), la tcttoia si abbassa ancora, approssimandosi alla cimasa delle ne finestre 5) . \ Dal confronto fra le logge gotiche e quelle del Rinascimento nasce ancora una osservazio- ne. Nelle prime i pilastri, ottagonali, sono più tozzi delle colonne; essi, poggiando su parapetto, accostano formalment.e le logge ai lati dei chio- stri, senza però che tale analogia affermi ne- cessariamente una derivazione. Riprendendo ora in esame la Loggia di S. Matteo e paragonandola Con le altre, parti- colarmente con quella di Lastra a Signa, ci accorgiamo subito ' che il primo piano è stato rifatto e alzato; certo nel Settecento, quando il granduca Pietro Leopoldo allogò nel vecchio ospedale l'Accademia di Belle Arti 6). Non es- sendo i bassi locali idonei alle nuove funzioni, si soprelevarono, sostitu endo insieme le fine- strelle originarie con altre più grandi, propor- zionate all'accresciuta altezza del primo piano. Il programma dei lavori compiuti nel 1935 considerava principalmente la liberazione e il restauro del loggiato; nel piano soprastante, sia per mancanza di fondi, sia per mancanza di sicuri elementi, ci si accontentò di rifare la tet- toia, restaurare l'intonaco e uniformarne la tinta con quella del piano terreno. I pochi assaggi comp iuti , prima di togliere le impalcature non diedero indicazioni precise circa l'altezza primitiva della tettoia, apparendo dai restauri. È noto, infatti, che nel 1789 le colonne della Loggia di S. Paolo furono rifatte assegnando loro una sezione maggiore (cfr. F. LUMACHI ; Firenze e dintorni, Società Editrice Fiorentina, 1928, p. 254). 6) Occorre però osservare che in origine il primo piano era costituito da una bassa loggetta architravata, che in seguito fu chiusa per ricavarvi degli ambienti. Nel Settecento ne rimaneva aperta la metà (cfr. A. CHITI, Pistoia. Guida storico-artistica, 1931, p. 100). 6) A. BARBACCI, a rt. cit., pp. 65·66. ©Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo -Bollettino d'Arte

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OSSERVAZIONI SU ALCUNE LOGGE

OSPEDALIERE TOSCANE.

Ho illustrato, tempo fa, la loggia dell'antico Ospedale di S. Matteo in Firenze, e i restauri che vi si compirono nel 1935 1) (fig. l). Un ar­ticolo sullo stesso argomento, di recente appar­so 2) m'induce ad esporrc, insieme con alcune precisazioni riguardan~i i lavori, qualche osser­vazione che avevo aggiunta rivedendo le bozze, ma che, per non so quale contrattempo, non comparve nella stampa definitiva.

Confrontiamo la Loggia di S. Matteo con quella dell'Ospedale di S. Antonio di Lastra a Signa, interessantissima anche perchè, oltre a conservare tutti gli elementi essenziali, non è stata troppo alterata dai rimaneggiamenti, che si limitano alla chiusura di tre arcate e all'aper­tura di qualche varco nel parapetto stiloforo.

. La Loggià di Lastra a Signa (figg. 2 e 3), identica nelle funzioni, ha con quella fiorentina numerose analogie formali, ripetendone lo sche­ma generale e la maggior parte degli elementi architettonici. CosÌ le sette arcate fiancheggiate dai due sodi, i pilastri ottagonali, il parapetto con la copertina a profilo semiottagonale all'e­sterno e piano all'interno, il primo piano . sotto­lineato dalle due sottili cornici, di marcapiano e di davanzale, tra le quali sono inseriti gli stemmi rettangolari 3).

A differenza della Loggia di S. Matteo, quella di S. Antonio ha conservato intatto anche il primo piano, che è assai basso, giungendo le finestre a toccare con l'architrave i modiglioni della tettoia, sporgente alla maniera fiorentina. N on si è voluto, evidentemente, dare grande importanza a questa parte dell'edificio, affinchè senza contrasto dominasse il loggiato. Le pic­cole finestre rettangolari sono inquadrate da fasce piane di arenaria grigia; dagli stipiti spor­gono due mensolette, ancora gotiche, a reggere l'architrave.

La Loggia dell'Ospedale degli Innocenti, nO­nostante le maggiori dimensioni e le elettissime forme rinascimentali, non è che l'erede delle logge ospedaliere gotiche ora descritte, delle quali ripete lo s~hema, nobilitata dal genio bru-

1) A. BARBACCI, La Loggia di S. Matteo a Firenze e la sua libera.zione, in Bollettino d'Arte del Ministero dell'Educazione Nazionale, n. 2, agosto 1938, pp. 65-73.

2) A .. ORLANDlNI, Descrizione dei lavori di ripristino, consolidamento e restauro nella Loggia di S. Matteo a Fi­renze, Bertieri, Milano, 1940.

3) Nella Loggia di S. Matteo gli stemmi, avendo mag­giore altezza, non trovarono posto fra le cornici, per cui · furono posti sulla superiore.

4) Anche perchè non è stato, come questo, modificato

nelleschiano, nonchè la capostipite di una ge­nealogia. In essa, però, il primo piano acquista maggior valore, pure mantenendosi alle finestre piccole dimensioni e lasciandosi predominare il portico.

La Loggia dell' Ospedale di S. Paolo, pure a Firenze, segue come è noto il modello brunel­leschiano. Però, mentre da un lato lo aggiorna togliendo il pulvino ai capitelli e ampliando le finestre, dall'altro scema, sia pure di poco, l'al­tezza del piano superiore, cosÌ che lo schcma dell'edificio si riaccosta, lievissimamente, a quel­lo delle logge gotiche considerate. Un accosta­mento ben maggiore lo abbiamo con la Loggia dell'Ospedale del Ceppo a Pistoia; mentre il portico è ancora più hrunelleschiano di quello della Loggia di S. Paolo 4), la tcttoia si abbassa ancora, approssimandosi alla cimasa delle o~ier­ne finestre 5) . \

Dal confronto fra le logge gotiche e quelle del Rinascimento nasce ancora una osservazio­ne. Nelle prime i pilastri, ottagonali, sono più tozzi delle colonne; essi, poggiando su parapetto, accostano formalment.e le logge ai lati dei chio­stri, senza però che tale analogia affermi ne­cessariamente una derivazione.

Riprendendo ora in esame la Loggia di S. Matteo e paragonandola Con le altre, parti­colarmente con quella di Lastra a Signa, ci accorgiamo subito ' che il primo piano è stato rifatto e alzato; certo nel Settecento, quando il granduca Pietro Leopoldo allogò nel vecchio ospedale l'Accademia di Belle Arti 6). Non es­sendo i bassi locali idonei alle nuove funzioni, si soprelevarono, sostitu endo insieme le fine­strelle originarie con altre più grandi, propor­zionate all'accresciuta altezza del primo piano.

Il programma dei lavori compiuti nel 1935 considerava principalmente la liberazione e il restauro del loggiato; nel piano soprastante, sia per mancanza di fondi, sia per mancanza di sicuri elementi, ci si accontentò di rifare la tet­toia, restaurare l'intonaco e uniformarne la tinta con quella del piano terreno.

I pochi assaggi compiuti , prima di togliere le impalcature non diedero indicazioni precise circa l'altezza primitiva della tettoia, apparendo

dai restauri. È noto, infatti, che nel 1789 le colonne della Loggia di S. Paolo furono rifatte assegnando loro una sezione maggiore (cfr. F. LUMACHI; Firenze e dintorni, Società Editrice Fiorentina, 1928, p. 254).

6) Occorre però osservare che in origine il primo piano era costituito da una bassa loggetta architravata, che in seguito fu chiusa per ricavarvi degli ambienti. Nel Settecento ne rimaneva aperta la metà (cfr. A. CHITI, Pistoia. Guida storico-artistica, 1931, p. 100).

6) A. BARBACCI, art. cit., pp. 65·66.

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la muratura troppo rimaneggiata, se non addi- ' rittura [rifatta, in corrispondenza del primo pia­no. Si trovarono, in compenso, alcune strisce di arenaria, certo stipiti delle vecchie finestre, per mezzo delle quali si potrebbe tentare con qualche probabilità di successo il ripristino del .

7) Nel suo già citato articolo, il prof. OrI andini dà un resoconto dei lavori di restauro della Loggia di S. Mat­teo, che egli iniziò ed io portai a termine. Non mi dolgo che il prof. Orlandini abbia, dopo due anni, ripreso un argomento da me già trattato, ma non posso tollerare in silenzio che egli attribuisca a suo arbitrio i diversi la­vori, così da far credere che la mia opera si sia limitata al collocamento dei tasselli di pieùa « già preparati», alla « fattura» del pavimento, alla « sistemazione del pa­rapetto», alla demolizione di parte della muratura che riempiva le arcate e infine alI' « imbiancatura totale ».

N el mio articolo avevo dato con scrupolosa esattezza, come è mio costume, il resoconto dei lavori, non mi sembravano perciò necessarie, nè opportune, nuove pre­cisazioni, e neppure prudenti, quelle che tentano di sfron­dare l'opera mia, dato che a Firenze molti hanno assi­stito all'esecuzione del restauro, dal principio alla fine.

PocO' male se il prof. OrI andini non è stato di que­sto parere; però, per amore della verità, sono ora co­stretto, per quanto fastidio so possa riuscire a me e al lettore, ad aggiungere a quanto già scrissi alcuni parti­colari che avevo taciuto per 'un riguardo che, a quanto sembra, non è stato apprezzato.

Quando jl prof. Orlandini dovette lasciare il lavoro, la parte costruttiva non era ancora terminata e quella artistica appena iniziata. Ricordo b enissimo di avere più volte corretto con le mie mani i modelli di creta, che si formavano direttamente sui capitelli dei pilastri ottago­nali e mediante i quali si ricostruivano le foglie uncinate mancanti, il che prova che questo lavoro erasi iniziato, ma era ben lontano dal compimento.

Trovai, è vero, delle cornici già preparate per sosti­tuire quelle di davanzale e di marcapiano, ma non le adoperai, desiderando effettuar e un restauro secondo cri­t eri scientifici e non una rinnovazione secondo il condan­nato vezzo di cinquant'anni fa. Per lo stesso motivo non adoperai i capitelli dei sodi estremi del loggiato, che erano già stat i fabbricati , con meccanica r egolarità, ma conservai gli originali, pittorescamente irregolari, rifacen­done le punte delle foglie, troncate, con l'ottimo risultato ch e ognuno può accertare. .

primo piano, restituendo all'intero edificio le proporzioni originarie. Temo però che ragioni pratiche impediranno anche nel futuro il ripri­stino, desiderabile nell'interesse dell'arte, essen­do il nostro edificio unico a Firenze 7).

ALFREDO BARB'ACCI.

Aggiungo a questo proposito, sempre p er amore del­l'esattezza, che fui costretto a usare una breve fetta di questi nuovi capitelli. Accortomi, infatti, che secondo gli ordini del mio predecessore si era cominciato ad aspor­tare i capitelli originali a colpi di scalpello, potei fermare la distruzione quando già una parte di quello di destra era scomparsa.

Non adoperai le strisce di arenaria preparate per contornare ogni campata del pavimento, avendomi gli assaggi dimostrato che in origine questo era di cotto, e non aveva tali fasciature. Mi limitai, così, a porre delle strisce più sottili, corrispondenti alla proiezione delle ar­cate delle volte, per suddividere lo spigato di mattoni.

Aggiungo che mio è il disegno delle nuove porte lignee e che a me pure si debbono il ritrovamento e il restauro della dimenticata porta della chiesetta di S. Mat­teo, nascosta dai gessi ornamentali. Scoperta di cui, del resto , non è il caso di gloriarsi, perchè l'esistenza della porta a nessuno sarebbe sfuggita.

Su questo argomento potrei contiuuare, ma non vo­glio oltre abusare della pazienza dei lettori. Terminerò dichiarando che non mi servii neppure del cosiddetto progetto dell'Orlandini, trattandosi di un semplice rilievo , eseguito senza aver compiuto tutti gli assaggi necessari e completando a tavolino le parti non conosciute. Le quali, demolita che ebbi la muratura che le nascondeva, si rive­larono diverse da quelle immaginate, come i valichi del parapetto dell'l loggia e il pavimento.

Da quanto precede risulta che le ulteriori notizie che sono stato costretto a fornire non alterano in nessun punto quanto con chiarezza e precisione avevo già esposto, m a solamente lo integrano; inoltre, che tentativo di dimi­nuire la mia opera ha sortito un effetto piuttosto nega­tivo.

Dichiaro, infine, che al mio modesto e ormai lontano lavoro non ho mai annesso un'eccessiva import!lnza, an­che perchè mi è costato ben lieve fatica, dettando il mo­numento, a chi era in grado di comprenderne il linguag­gio, quanto occorreva per il corretto restauro; quel che soprattutto m'importa è la verità, anche se a qualcuno non dovesse riu scire gradita.

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TAV. LXXVII.

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TAV. LXXVIII.

F ig. 2. LA TRA A SIGNA: Loggia dell ' Ospeda le di S. Antonio. (fot. B l'o{Ji).

F ig. 3. LASTRA A SIGNA: Loggia dell' Ospedale di S. Antonio. (tot. Bl'ogi).

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