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Città e Università: un dialogo che deve continuare Tanto è stato fatto ma ancora sono molte le questioni per confrontarci e lavorare insieme per il futuro di Firenze. di Alberto Tesi, Magnifico Rettore dell’Università degli Studi di Firenze Guardare Firenze dal poggio di Santa Marta, sede della Facoltà (ora Scuola) d’Ingegneria, dove ho insegnato e fao ricerca per oltre ven anni, di cui gli ulmi tre svolgendo anche le mansioni di preside, è ben diverso che guardar- la dal Reorato di piazza San Marco. Infa, svolgere le funzioni pro-tempore di reore consente di conoscere molto meglio sia l’Università che la cià. Due mondi spesso rappresenta come reciprocamente diffiden, ma che ne- gli ulmi anni si stanno aprendo al dialogo e a una migliore conoscenza. Favorite da una maggiore consapevolezza delle istuzioni ciadine, dimo- strata dalla presenza nella giunta comunale di un Assessorato all’Università, si sono molplicate le occasioni di incontri e di scambi. Molte sono state le volte in cui abbiamo aperto le nostre sedi alla cià: cito soltanto quella for- se simbolicamente più rilevante, le lezioni domenicali nell’aula Magna del Reorato, parte in primavera con grande successo e che riprenderanno in autunno, oppure le circostanze in cui le principali istuzioni ciadine hanno ospitato nostre iniziave. Anche in questo caso ricordo soltanto l’ulma in ordine cronologico: la cerimonia di conferimento del tolo ad oltre 200 dot- 09

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Città e Università:un dialogo che deve continuareTanto è stato fatto ma ancora sono molte le questioni per confrontarci e lavorare insieme per il futuro di Firenze.

di Alberto Tesi,

Magnifico Rettore dell’Università

degli Studi di Firenze

Guardare Firenze dal poggio di Santa Marta, sede della Facoltà (ora Scuola) d’Ingegneria, dove ho insegnato e fatto ricerca per oltre venti anni, di cui gli ultimi tre svolgendo anche le mansioni di preside, è ben diverso che guardar-la dal Rettorato di piazza San Marco. Infatti, svolgere le funzioni pro-tempore di rettore consente di conoscere molto meglio sia l’Università che la città. Due mondi spesso rappresentati come reciprocamente diffidenti, ma che ne-gli ultimi anni si stanno aprendo al dialogo e a una migliore conoscenza.

Favorite da una maggiore consapevolezza delle istituzioni cittadine, dimo-strata dalla presenza nella giunta comunale di un Assessorato all’Università, si sono moltiplicate le occasioni di incontri e di scambi. Molte sono state le volte in cui abbiamo aperto le nostre sedi alla città: cito soltanto quella for-se simbolicamente più rilevante, le lezioni domenicali nell’aula Magna del Rettorato, partite in primavera con grande successo e che riprenderanno in autunno, oppure le circostanze in cui le principali istituzioni cittadine hanno ospitato nostre iniziative. Anche in questo caso ricordo soltanto l’ultima in ordine cronologico: la cerimonia di conferimento del titolo ad oltre 200 dot-

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tori di ricerca, tenutasi a luglio nel Salone dei Cinquecento.Sempre più consolidate sono diventate le relazioni con la Regione per una gestione più integrata della formazione e della ricerca nel campo dell’assi-stenza sanitaria, con la creazione del Dipartimento Interistituzionale (Dipint) fra l’Università e le aziende Careggi e Meyer, o ancora per il finanziamento di borse di studio finalizzate ad avviare alla ricerca giovani studiosi. Peraltro iniziative in tal senso non sono mancate nemmeno da parte del Comune e della Fondazione Ente Cassa di Risparmio di Firenze.

Ma ancora tanto può essere fatto. Gli esempi provenienti dai contesti urbani più dinamici mostrano chiaramente come per lo sviluppo urbano la presenza di un grande Ateneo, con il suo patrimonio di saperi e conoscenze e luogo di formazione e crescita culturale di tante forze giovani, sia oramai una condi-zione indispensabile. Bisogna fare in modo, però, che non si concepisca l’Uni-versità soltanto come un’istituzione da interpellare quando occorre, bensì considerarla una comunità aperta, parte costitutiva della città, in grado di gestire una risorsa fondamentale per la ripresa non soltanto economica ma anche sociale e civile del nostro Paese: la vitalità.Può sembrare strano ricorrere a questo termine, ma – a mio avviso – è quel-lo che meglio sintetizza due risorse di cui l’Ateneo è pieno: la conoscenza e l’esuberanza e l’intrinseca propensione al nuovo dei giovani. Due requisiti molto differenti che bisogna sapere ben coniugare per poi appropriatamente utilizzarli.

Più volte in passato ho ricordato come l’Università possa rappresentare una porta fondamentale per l’apertura di Firenze al mondo, con i quasi 300 ac-cordi vigenti con altrettante Università estere, dislocate in più di 70 Paesi. Accordi che hanno permesso di favorire e incrementare la presenza nei di-partimenti, nei centri di ricerca e nei tanti laboratori di ricercatori e giovani studiosi provenienti da varie parti del mondo, via obbligata per una vera in-ternazionalizzazione. Che l’Università di Firenze faccia la sua parte è dimo-strato anche da altri dati: soltanto per il 7° Programma Quadro dell’Unione Europea all’Ateneo sono attualmente più di 120 i progetti finanziati, per un importo di circa 35 milioni di euro.

Ma il rapporto con il territorio si esprime anche in altri modi. Negli ultimi anni un notevole impulso è stato dato alla valorizzazione dei risultati della ricerca mettendo a disposizione del territorio le innovazioni sviluppate nei nostri centri di ricerca. Ciò ha portato alla costituzione di circa 20 spin-off e

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30 laboratori congiunti con soggetti esterni che svolgono la loro attività pres-so l’incubatore universitario del Polo di Sesto o altre sedi dell’Ateneo.Sotto l’aspetto urbanistico molti nostri interventi hanno permesso la riqualifi-cazione di alcune zone del centro: qualche anno fa il plesso di via Laura e – da pochi mesi – quello di via Capponi, sono in corso i lavori presso le sedi di via della Pergola e S. Teresa. Siamo impegnati e saremo impegnati per continua-re queste mirate attività di razionalizzazione, ammodernamento funzionale e riqualificazione, che ci auguriamo migliorino la vita quotidiana degli studenti e – con essa – di un centro che recuperi funzioni vitali ed anche – perché no – vivaci, come sono di solito quelle che coinvolgono la popolazione studente-sca, sempre che rientrino nel rispetto della civile convivenza.

Ma l’insediamento universitario in distinti poli cittadini – da Novoli, dove è stato il punto di partenza per dar vita alla più rilevante operazione urbanisti-ca realizzata a Firenze negli ultimi decenni, a Careggi, a via della Torretta e S. Salvi – sta consentendo che zone importanti della città siano frequentate da docenti e studenti. Ciò aiuta la vivibilità di questi contesti e il consolidamento di reti di relazioni che arricchiscono significativamente il tessuto della città, talvolta non troppo incline a riconoscere gli studenti come una risorsa e av-vezza a enfatizzare gli aspetti patologici della loro presenza.

Spesso nei discorsi e nelle dichiarazioni fatti in questi anni ho utilizzato parole come apertura e trasparenza, intendendo con tali termini esortare la città e i tanti suoi rappresentanti a confrontarsi con la nostra comunità; una comu-nità dialogante piuttosto che un’istituzione severa e scostante, che lavora in uno dei settori maggiormente competitivi nel mondo – quello della ricerca e dell’alta formazione – riuscendo a farsi apprezzare e rispettare e che vede in una sempre maggiore integrazione con la città la via fondamentale per il rafforzamento delle sue attività istituzionali, con conseguenti vantaggiose ricadute per tutto il territorio.

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