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ARTE

L’ingegnere raddoppia la luna

Le colate di

fango hannoaiutato entipubblici estudiosi

SOMMARIO

Pagina 3

Pagina 25

TRASPORTI

INGEGNERIA IDRAULICA

Così si gestiscela manutenzionedi una flottadi tram urbani

Pagina 11

INGEGNERI Ordine di Napoli 1

A Giugliano,

la CTP provail servizio“Chiama ’o bus”

Pagina 17

Notiziario del Consigliodell’Ordine degli Ingegndella Provinca di Napoli

Gennaio - Febbraio 2009Bimestrale di informazione a cura del Consiglio dell’Ordin

EditoreOrdine degli Ingegneri della Provincia di Napoli

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Direttore Responsabile: Armando Albi Marini

Redattori Capo: Edoardo BenassaiPietro Ernesto De Felice

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per le competenze su testi e immagini.

Associato U.S.P.I.Unione Stampa Periodica Italiana

Tiratura: 13.000 copieFinito di stampare nel mese di Febbraio 2009

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2 N.1/2009

INGEGNERIA GESTIONALE

Digital signage:la pubblicitàè diventatainterattiva

Pagina 47

CERTIFICAZIONE D’IMPRESA

Ecco l’espertoper l’aziendache fa business

consapevolePagina 29

Pagina 43

La professionenon è solo rispetto

di norme e leggitroppo stringenti

ATTIVITÀ ISTITUZIONALE

Commisione

Urbanistica,il parere sulPTCP Napoli

Pagina 49

Pagina 53

Bis, tecnicainnovativaper proteggersidai terremoti

Pagina 46

ASSOCIAZIONE INGEGNERI

Previste

nuove attivitànel programma2009

RECENSIONI

Un manualeper progettarestrutture in

cemento armato

Pagina 41

INGEGNERIA CIVILE

INGEGNERIA STRUTTURALE

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INGEGNERI Ordine di Napoli 3

di F. M. Mazzolani e M. D’An iello

Ingegneri 

Università degli Studi di Napoli “ Federico II” 

Dipartimento di Ingegneria Strutturale 

L’opera è formata

da un disco di cinque metri

sostenuto da una struttura

costruita per l’occasione,dimensionata contro il vento

e ancorata a un torrino

già presente sul castello

 

INGEGNERI Ordine di Napoli 3

ARTE E INGEGNERIA,CONNUBIO PERFETTOA Napoli la tecnica interviene in aiuto dell’artista Giancarlo Neriche ha ideato “Luna e laltra”, installata su Castel Sant’Elmo.

Il risultato, una seconda Luna che si staglia nel cielo notturno.

“Luna e laltra” è un’opera d’arte contemporanea, concepita dall’artista Gian-carlo Neri e posta in opera sulla piazza d ’arme di Castel Sant’Elmo sulla col-lina del Vomero a Napoli. Tale realizzazione consiste in un disco circolare del diametro di cinque metri realizzato in carpenteria metallica che simula, sottoilluminazione artificiale notturna, l’effetto di una luna piena che, sorgendo dal castello, si staglia nel cielo. L’effetto complessivo è di grande suggestione, perché

l’opera è concepita e posizionata in modo da dare l’impressione di raddoppiarela luna piena nel cielo di Napoli. Il disco che simula la luna è stato realizzatocon un complesso di dodici settori circolari, costituiti da tralicci coassialiinteramente saldati realizzati da profili scatolari di acciaio. L’accoppiamentodei suddetti settori circolari è stato concepito per essere realizzato a mezzo dibullonatura in opera. La superficie maestra del disco è stata chiusa per mez-zo di una lamiera striata. In dettaglio, la presente nota illustra le soluzionitecniche e tecnologiche adottate nel progetto dell’intervento strutturale voltoa realizzare il sistema di sostegno dell’opera d’arte.

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4 N. 1/2009 - ARTE

In occasione della maniestazio-ne “Maggio dei Monumenti 2008”,un’opera d’arte contemporanea postasulla sommità di Sant’Elmo è stataconcepita dall’artista Giancarlo Nerie la sua realizzazione è stata promos-sa dalla Soprintendenza speciale perPatrimonio storico, artistico, etnoan-

tropologico e per il Polo museale dellacittà di Napoli, in collaborazione congli Incontri internazionali d’arte, conil contributo della Parc – Ministero peri Beni e le Attività cultura li, Direzionegenerale per la qualità e la tutela delpaesaggio, l’architettura e l ’arte con-temporanee.

L’opera (acquisita da UniCreditGroup) resterà, successivamente, espo-sta al Castello di Sant’Elmo grazie allaormula del comodato a lungo termine

per circa un anno. Tale opera, come sievince dal disegno di progetto dell’arti-

sta in fgura 1, è stata concepita in mododa simulare una seconda luna attraversoun disco circolare del diametro di 5.000mm che, come il Castello di Sant’Elmo,domini dall’alto tutta la città. Luna &laltra è il titolo dell’installazione, cheattualmente è visibile giorno e notte.L’eetto visivo induce grande suggestio-

ne, perché l’opera è concepita e posi-zionata in modo da dare l’impressionedi raddoppiare la luna piena nel cielodi Napoli.

Nella presente nota si esporrannole problematiche connesse all ’inge-gnerizzazione del pensiero dell’artista,ocalizzando l’attenzione sulle proble-matiche della progettazione strutturalee delle tecniche realizzative.

Ingegnerizzazione dell’opera

La struttura dell’opera d’arte consistein un disco di 5.000 mm. Stante le di-mensioni del disco e la sua esposizioneal vento, è stato necessario collocareopportunamente l’opera e, conseguen-temente, concepire un sistema di soste-gno e ancoraggio atto a ronteggiare lesignifcative azioni indotte dal vento(per il calcolo delle quali è stato assun-to un periodo di ritorno di un anno).Pertanto, a seguito dei sopraluoghicondotti sul castello, è stato deciso dicollocare la struttura portante del di-

sco in corrispondenza di un torrino inmuratura di tuo emergente dalla co-pertura degli u ci adiacenti al la chiesa(vedi pianta del castello in fgura 2). Ta-le scelta è motivata dall’ impossibilità direalizzare una struttura di ondazionesugli orizzontamenti del castello, anchea causa di vincoli di natura tecnologicae di vincoli di conservazione artistica.

La scelta del torrino (fgura 3) peril posizionamento della nuova operaconsente di evitare la trasmissione di

carichi ai solai (realizzati con putrellemetall iche e voltine). Tuttavia, essendoil torrino in muratura di tuo, si è pro-flata la necessità di realizzare un’op-portuna incamiciatura metallica con laduplice unzione di rendere monoliticoil torrino (consolidandolo e rendendoloin grado di assorbire le sollecitazionilocali indotte dal vento) e di ungere dasostegno eettivo del disco di acciaio,grazie all’introduzione di opportunistralli (fgura 4).

Fig. 1. Idea progettuale

(disegno di G. Neri).

Fig. 2. Pianta del castello e posizione dell’opera.

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Dettagli tecnologiciIl progetto dei dettagli tecnologici ha ri-chiesto di porre particolare attenzionealle asi di montaggio e posa in opera.

Inatti, stante la di cile accessibilità delluogo destinato alla realizzazione del-l’opera, si è reso necessario eseguire iltrasporto ed il montaggio a mano senzal’ausilio di mezzi di sollevamento mecca-nici. Per questa ragione la struttura del-l’opera è stata concepita come compostada elementi modulari e leggeri.

In dettaglio, per soddisare i requisitidi semplicità di trasporto e montaggio, ildisco (fgura 5) è stato realizzato con uncomplesso di 12 settori circolari (pesanti

ciascuno circa 40 Kg), costituiti da tralic-ci coassiali (fgura 6) interamente saldatirealizzati con profli scatolari di acciaio(del tipo 20x40x2). L’accoppiamento dei vari settori circolari è stato concepito peravvenire a mezzo bullonatura in operacon bulloni M16 classe 8.8. Infne, la su-perfcie maestra del disco è stata chiusaa mezzo di una lamiera striata (tipo 45 x15, con spessore 3 mm), fssata al tralicciocoassiale attraverso saldature bottona-te. Particolare attenzione ha richiesto il

INGEGNERI Ordine di Napoli 5

Fig. 3. Torrino di tufo emer-

gente dalla copertura degli

uffici adiacenti alla chiesa.

Fig. 4.

Layout della

soluzione

adottata per

la struttura

di sostegno

dell’opera

d’arte.

Fig. 5. Schema tipologico della struttura del disco.

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6 N. 1/2009 - ARTE

dimensionamento dei collegamenti, chesono le parti maggiormente cimentate.L’azione del vento sul singolo elemen-to è stata determinata considerando lacombinazione più gravosa delle pressioniagenti sulle superfci del disco. Inoltre,poiché la superfcie esposta al vento è digrande estensione rispetto alle dimen-sioni di tutto il manuatto, si è tenuto inconto anche l’eetto delle azioni tangenti

esercitate dal vento.Per esigenze estetiche, è stato richiesto

di disporre il disco lunare con un’incli-nazione di circa 22° rispetto alla pareteprincipale del torrino. Pertanto, sonostati previsti degli elementi di rinorzo

diagonali (fgura 7) disposti a tergo deldisco, concepiti in modo da traserirele sollecitazioni all’ossatura di acciaio,che unge da incamiciatura del torrinodi tuo, e tali da garantire un’adeguatarigidezza essionale al disco in sé. Per ilcalcolo di tali elementi diagonali, l’azio-ne d’insieme esercitata dal vento è stata valutata come risultante delle azioni suisingoli elementi, considerando di rego-

la, come direzione del vento, sia quellacorrispondente ad uno degli assi prin-cipali della pianta della costruzione, sial’ipotesi di vento spirante secondo la di-rezione ortogonale e tangenziale al discodi acciaio.

In fgura 8 è riportato lo schema dellediagonali che vincolano i settori circo-lari che compongono il disco e che sonocostituite da tubi circolari 60.3 x 4. Talidiagonali vincolate in modo tale da com-portarsi come pendoli che traserisconola spinta del vento dal disco al torrino. Ilcollegamento è realizzato con una cer-niera a perno semplice, con un bulloneM20 classe 8.8. Infne, il sostegno centra-

le (vedi fgura 8) che unge da perno dellaruota è realizzato con un tubo 90mm x8mm di lunghezza pari a 455 mm, irrigi-dito da due costolature diagonali.

Per quanto concerne il rinorzo deltorrino, è stata realizzata un’intelaiatu-

Fig. 7. Diagonali di ritegno del disco.

Fig. 6. Geometria del settore circolare.

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ra di acciaio per rinorzare il torrino dimuratura di tuo in modo da renderloin grado di assorbire eventuali trazio-ni, conerendogli un comportamentoscatolare. L’incamiciatura è stata rea-lizzata mediante un’ossatura in acciaioa pianta quadrangolare, dimensionatain accordo a [2, 3] e costituita da proflia C (UPN 120) disposti in orizzontale(che ungono da traversi) e da piatti 80x 8 che corrono verticalmente. Tali ele-

menti, realizzati in acciaio S 275, sonostati solidarizzati alla struttura di tuoattraverso l’utilizzo di tasselli chimi-ci. La maglia è stata, poi, irrigidita conelementi diagonali, realizzati semprecon piatti 80 x 8, disposti a croce diSant’Andrea (fgura 9). Il dimensiona-mento dei piatti di rinorzo è stato ese-guito ipotizzando che l’incamiciaturada sola dovesse assorbire interamentela spinta orizzontale ed i l momento ri-

baltante agente sul torrino. Tale dimen-sionamento è avvenuto per resistenza inquanto, stante la condizione di vincolodei piatti, i enomeni di instabilità loca-le e globale sono scongiurati. Lo schemadi calcolo è quello di una tralicciaturapiana con appoggi fssi che simulano il vincolo oerto dai connettori a pioloche collegano la gabbia di armatura al-la struttura della muratura di tuo checostituisce il torrino.

INGEGNERI Ordine di Napoli 7

Fig. 8. Geometria delle diago-

nali di ritegno del disco.

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8 N. 1/2009 - ARTE

Infne, ai fni della stabilità globale,per ronteggiare l’azione di ribaltamen-to del torrino, si è prevista l’adozionedi stralli disposti intorno al perimetrodell’ incamiciatura di acciaio e che sonostati vincolati alla struttura muraria delcastello attraverso tasselli chimici. Iltorrino di muratura è stato modellato

con l’ausilio del programma Sap2000,alfne di calcolare le sollecitazioni de-rivanti dalla spinta del vento (intro-dotta come azione statica equivalenteconcentrata nel baricentro dell ’area deldisco) e dalla presenza degli stralli. Indettaglio, la fgura 10 mostra il modellogeometrico utilizzato per il calcolo deltorrino.

La struttura del torrino è stata sche-matizzata con elementi del tipo “beam”,caratterizzati da un materiale equiva-

lente con comportamento isotropoomogeneo ed elastico lineare. Per leproprietà della muratura, in assenza diindagini sperimentali, si è atto ricorsoa dati di letteratura è che ornisconole proprietà della muratura di tuo permanuatti storici [4,5,6]. In defnitiva siè assunto il va lore 3 N/mm2 per la resi-stenza a compressione della muraturadi tuo giallo campano, avente un pesoper unità di volume di 18 kN/m3 ed un valore del modulo elastico pari a 1.500MPa con coe ciente di Poisson pari a ν=0.1. Le condizioni di vincolo assunteper le pareti del torrino sono di incastroperetto al piede.

Gli stralli sono stati simulati con ele-menti del tipo “tendon”, ovvero elemen-ti che simulano il comportamento diuna une pretesa. Dall’analisi è emersoche lo stato di pre-sollecitazione (assun-to pari a 25 kN) non viene mai superatoed è su ciente per evitare l’inversionedel segno dello sorzo nei cavi.

In aggiunta l’analisi numerica ha

evidenziato che per ogni direzione del vento, le sezioni al piede della muraturasono compresse, essendo la risultantedel carico verticale sempre interna allasezione di base.

Particolare attenzione ha richiestol’ancoraggio degli stralli alla muraturadel castello. Inatti, sono stati adottatitasselli chimici per i quali, non essen-do presenti documenti normativi e diletteratura adeguati, sono state eseguiteprove di carico a rottura su unioni ele-

Fig. 10. Modello geometrico del torrino.

Fig. 9. Intelaiatura di acciaio di rinforzo per il torrino di muratura.

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INGEGNERI Ordine di Napoli 9

mentari. Tali collegamenti elementarisono stati realizzati con tasselli chimi-ci prodotti dalla società “Hilti” e barreflettate M16 classe 8.8. Nel dettagliosono state condotte 3 prove di carico(fgura 11) per diversi gradi di infssionedelle barre all’interno della muratura

(la proondità di infssione investigataè passata da 150 mm a 400 mm). Talidiversi valori derivano dai vincoli im-posti dalla natura della muratura sucui è stato possibile ancorarsi. Le provehanno dato come risultato un valoredi circa 10 kN per la proondità di 150mm ed un valore minimo di 14 kN peruna proondità di infssione di 400 mm.Pertanto, per un carico massimo attesodi 25 kN sono state necessarie 10 barre,laddove si deve realizzare un’infssionedi 150 mm, mentre sono state adottate

6 barre laddove è stato possibile spin-gersi fno a 400 mm di infssione. In en-trambi i casi, il coe ciente di sicurezzaassunto è sempre risultato maggiore di3. Il collegamento è stato pertanto re-

alizzato con piastra irrigidita con oridistanziati 250 mm, per evitare l’eetto“gruppo” degli ancoranti (secondo indi-cazioni ornite dalla “Hilti ”), le piastredi ancoraggio per i due tipi di infssionesono riportate in fgura 12.

ConclusioniNella presente memoria è stata illustra-ta l’ingegnerizzazione della struttura disostegno dell ’opera d’arte contempora-nea “Luna e l’altra”, concepita dall ’ar-tista Giancarlo Neri. Stante la sua par-ticolarità e peculiarità, il progetto e larealizzazione della realizzazione hannorichiesto un’interaccia continua tra leesigenze artistiche, strutturali e quel-le meramente tecnologico/costruttive.Pertanto, alla luce del risultato si evinceche il matrimonio tra antasia ed inge-

gneria può condurre alla nascita di unopera d’arte, che (come suggerisconole immagini riportate in fgura 13a, b)contribuisce ad arricchire di suggestio-ne il volto della città di Napoli.

Fig. 12. Schemi tipologici delle

piastre di attacco degli stralli alla

muratura del castello.

Fig. 11. Fasi delle prove di carico

dei tasselli chimici: carico nullo

(a), fase di carico mediante chiave

dinamometria (b).

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10 N. 1/2009 - ARTE

Bibliografa

◗Neri G., (2008). “Luna e laltra”, Qua-derni di Sant’Elmo n.6 ELECTA Na-poli.◗

Ballio G., Mazzolani F.M., (1987).“Strutture in acciaio”, HOEPLI.◗Bernuzzi C., Mazzolani F.M., (2007).“Edifci in acciaio”, HOEPLI.◗Augenti N., (2000). “Calcolo sismicodegli edifci in muratura”, UTET.

◗Tassios T. P., (1988). “Meccanica dellemurature”, Liguori Editore, Napoli.◗D’Aniello M., Della Corte G., Mazzo-lani F. M., (2008) Imparato T., Analisi

Teorico-Sperimentale del “Ponte DellaSanita’” a Napoli, convegno per la “DIA-gnostica per la tutela e la COnservazio-ne dei MAteriali nel coSTruito” – DIA.CO.MA.ST. 2008, Belvedere di San Leu-cio, Caserta.

Fig. 13. L’effetto finale: Luna e laltra di sera

vista da lontano.

(foto di Nadia Magnacca).

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INGEGNERI Ordine di Napoli 11

Introduzione

La scelta del criterio di gestione di unafotta di veicoli ha un’importanza cru-ciale, con conseguenze rilevanti sull’in-tero sistema di trasporto. Naturalmen-te è possibile adottare diversi criteri digestione, al variare dei attori conside-rati (ad es. l’attività di manutenzione,

gli eetti di un guasto sulla qualità delservizio, i costi di un’interruzione delservizio, ecc.).

In questo articolo si a rierimento aduna tipica fotta di tram in servizio surete urbana, ocalizzando l’attenzione suisistemi di trazione e di renatura mec-canica, per l’infuenza di tali sistemi sulunzionamento dell’intero veicolo.

In particolare, il tram considerato èdotato di due gruppi di trazione tra loroindipendenti e di un sistema di renatura.Il veicolo unziona anche con uno solo

dei due gruppi di trazione unzionante,ma in condizioni non ottimali. Il guastodel sistema di renatura o di entrambi isistemi di trazione comporta invece il

 

guasto del veicolo.Sono stati considerati, pertanto, due

diversi criteri di gestione: una strategiarischiosa che consiste nel mantenere inservizio, ma in condizioni di unziona-mento degradato, un tram con uno dei

due gruppi di trazione guasto ed unastrategia prudente che, nelle stesse con-dizioni, prevede il ritiro dal servizio del

 veicolo. La strategia prudente consenteuna minimizzazione del rischio di er-mo in linea del tram, che va trainatono al deposito, e della conseguente in-terruzione del servizio, ma comporta

una riduzione dei veicoli presenti sullarete, con una conseguente riduzionedella disponibilità complessiva dellafotta e del livello di servizio garantitoagli utenti.

Sistemi di trazione e frenatura

Nella Tabella 1 sono riassunte le possibilicondizioni di unzionamento dei sistemidi trazione e renatura ed il conseguentestato di servizio dell’ intero veicolo al va-riare del criterio di gestione considerato. Tindica il gruppo di trazione unzionante,T 

_indica il gruppo di trazione guasto. La

medesima notazione è utilizzata per i l si-stema di renatura: F ed F 

_.

Ad esempio, la condizione n. 2 ripor-tata in tabella indica il unzionamentodel sistema di renatura e di uno solo deidue gruppi di trazione. La strategia ri-schiosa prevede il mantenimento in ser- vizio del tram, quella prudente prevedeinvece il ritiro dal servizio del veicolo.

di Teresa MancoIngegnere 

Dal confronto emerge

che la condotta prudentedelle riparazioni

conviene solo quando

il costo di un fermo in linea

è tre volte maggiore

del rientro in deposito.

INGEGNERI Ordine di Napoli 11

GESTIONE DEI TRAM:AVANTI TUTTA!Un’analisi markoviana applicata ai criteri di manutenzionedi una flotta di ventidue vetture in funzione dalle 6 alle 22.

Sotto esame i fermi dovuti ai guasti della trazione o dei freni

Tabella 1 - Possibili stati del veicolo in servizioo fuori servizio per la gestione rischiosa e prudente.

STATO CRITERIO DI GESTIONE

n° Notazione Strategia rischiosa Strategia prudente

1 T T FIn servizio

In servizio

2 T T _ 

F T _ 

T F

Fuori servizio

3 T T F _ 

Fuori servizio4 T T

 _ F _   T

 _ T F

 _ 

5 T _ 

T _ 

F

6 T _ 

T _ 

F _ 

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Modellazione di un singolo tram

Per poter analizzare il comportamentodella fotta e conrontare quantitativa-mente i due criteri di gestione, è statonecessario prima analizzare il compor-tamento del singolo veicolo al variare dellastrategia scelta. In Figg. 1-2 sono indicatele possibili evoluzioni del sistema nel tem-

po nel caso di una gestione rischiosa e diuna gestione prudente, ottenute nell’ipo-tesi che il tram inizi il suo servizio con tut-ti i sistemi unzionanti. È stata utilizzatauna particolare simbologia per indicare leevoluzioni: il cerchietto rappresenta unostato, ovvero una condizione del sistema;la linea continua rappresenta la transi-zione tra stati, la linea tratteggiata inveceindica la permanenza in uno stato. La ripresente sulle linee continue indica il ge-nerico istante di tempo in cui avviene la

transizione tra uno stato ed un altro.Analizzando in dettaglio le gure èpossibile osservare che nel caso di gestio-ne rischiosa, Fig.1, sono possibili cinquediverse evoluzioni:

a) il sistema permane per tutta la dura-ta temporale di osservazione t con idue gruppi di trazione ed il sistemadi renatura unzionanti;

b) il sistema ha un guasto di un gruppodi trazione e permane in tale con-dizione no al termine della durataosservata;

c) il sistema ha un guasto del sistema direnatura con conseguente ritiro dalservizio e rientro in deposito;

d) il sistema ha prima un guasto di ungruppo di trazione, con conseguenteunzionamento in regime degradatoe poi un guasto del sistema di re-natura che comporta il rientro indeposito ed il ritiro dal servizio;

e) il sistema ha un guasto di uno deidue gruppi di trazione e successiva-mente il guasto del’alto gruppo di

trazione con conseguente ermo inlinea.

Nel caso di gestione prudente, Fig.2,sono, invece, possibili solo tre diverseevoluzioni:

x) il sistema permane per tutta la dura-ta temporale di osservazione t con idue gruppi di trazione ed il sistemadi renatura unzionanti;

y) il sistema ha un guasto al gruppodi trazione e viene, quindi, ritiratodal servizio;

12 N. 1/2009 - TRASPORTI

Fig. 1 – Gestione rischiosa: possi-

bili evoluzioni temporali dello stato

del sistema.

Fig. 2 – Gestione prudente: possi-

bili evoluzioni temporali dello stato

del sistema.

Fig. 4 – Gestione rischiosa:

possibili evoluzioni temporali delsistema durante il tempo di rientro

a deposito, T r, partendo dalla

condizione T T 

 _

 _

Fig. 5 – Gestione prudente: pos-

sibili evoluzioni temporali del

sistema durante il tempo di rientroa deposito, T 

r, partendo dalla

condizione T T 

 _

Fig. 6 – Gestione prudente: pos-

sibili evoluzioni temporali del

sistema durante il tempo di rientro

a deposito, T r, partendo dalla

condizione T T F 

 _

Fig. 3 – Gestione rischiosa:

possibili evoluzioni temporali del

sistema durante il tempo di rientro

a deposito, T r, partendo dalla

condizione T T F 

 _

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z) il sistema ha un guasto del sistemadi renatura e viene ritirato dal ser- vizio.

Va, inoltre, considerato che dal momen-to in cui si procede al ritiro di un veicolodal servizio trascorrerà un certo tempo, T

r,

perché esso possa raggiungere il deposito;il veicolo potrà, pertanto, subire durante

tale intervallo di tempo ulteriori guasti edun possibile ermo in linea.

In Figg. 3 e 4 sono rappresentate le pos-sibili evoluzioni temporali del sistema nelrientro a deposito nel caso di una gestionerischiosa, partendo dalle condizioni c) e d)della Fig.1 rispettivamente. La s

ipresen-

te sulle linee continue indica il genericoistante di tempo in cui avviene la transi-zione tra due stati.

In Figg. 5 e 6 sono rappresentate le pos-sibili evoluzioni temporali del sistema nel

rientro a deposito nel caso di una gestioneprudente, partendo dalle condizioni y) ez) della Fig.2 rispettivamente.

Modellazione di una fotta

La fotta di tram considerata è compostada ventidue veicoli, venti dei quali in ser-

 vizio dalle 6.00 alle 22.00, uno disponibilecome riserva in deposito ed uno in manu-tenzione preventiva.

Il unzionamento della fotta è stato si-mulato realizzando due modelli markovianiper i diversi criteri di gestione. Le ipotesi

atte, oltre alle comuni ipotesi legate allosviluppo dei modelli markoviani (ciascunsistema ha due stati: unzionante o guasto;il sistema è aetto solo da modi di guastoindipendenti; le riparazioni dei singoli com-ponenti guasti sono perette), sono state:

◗tutti i sottosistemi guasti del tramdevono essere riparati perché il vei-colo possa cominciare la giornata diservizio;

◗non è possibile eettuare manuten-

zione durante il viaggio del veicolo;◗la manutenzione può essere svolta da

una sola squadra di riparazione conlogica “Fio” (viene riparato per pri-mo il veicolo che ha avuto per primoun guasto);

◗il magazzino è ornito di macchinariper la sostituzione dei componentidanneggiati e di un numero su cien-te di pezzi di ricambio;

◗la sostituzione di un veicolo guastocon quello di riserva è modellata con

un particolare approccio markovia-no (metodo degli stadi) che consenteuna distribuzione della v.a. “tempodi ingresso in servizio” del veicolo diriserva di tipo non esponenziale, piùaderente alla realtà.

In Fig. 7 viene illustrata la notazioneutilizzata per rappresentare gli stati dei

modelli.

Con il colore verde sono indicati il nu-mero dei veicoli in servizio e lo stato diunzionamento dei sistemi di trazione erenatura, con il rosso i veicoli in depositoper guasti, con il nero il numero di veicolidi riserva (0/1). I passaggi da uno statoall’altro, conseguenti ad esempio al guastodi un componente od alla sua riparazio-ne, sono rappresentati con una tecnica dirichiami, come mostrato in Fig. 8.

Nella Tabella 2 sono elencati i tassi diguasto e di riparazione dei singoli compo-nenti ed i simboli utilizzati per richiamarlinei modelli. I tassi di riparazione multipladei due sistemi di trazione, m

TT , e dei siste-

mi di trazione e renatura,  mTF 

, sono staticalcolati a partire dai tassi di riparazionedei singoli componenti,  m

T e m

F , con le se-

guenti ormule:

(1)

(2)

INGEGNERI Ordine di Napoli 13

μTT 

=1

2 ∗1

μT 

μTF 

=1

1

μT 

+1

μF 

Fig. 7 – Esempio di notazione

Fig. 8 – Notazione per

le transizioni tra stati.

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Il modello del unzionamento dellafotta in caso di gestione prudente è co-stituito da 19 stati, come mostrato in Fig.9. Il modello per la gestione rischiosa èinvece costituito da 97 stati, come illu-strato in Fig. 10. In entrambe le gure glistati sono numerati dall’alto verso il bassoin modo che gli stati disposti allo stesso

livello abbiano lo stesso numero di tram,in peretto unzionamento, in servizio.

La sostituzione di un tram in servi-zio con il veicolo di scorta è modellatamediante l’utilizzo di uno stato degra-dato ed il veicolo rientrante in depositoè rappresentato nei modelli con il coloreazzurro.

14 N. 1/2009 - TRASPORTI

Tabella 2 - Simboli utilizzati

per i tassi di guasto

e di riparazione dei componenti.

SIMBOLO TASSI DI GUASTO ERIPARAZIONE

 lT

T. di guasto del sistema di

trazione.

 lF

T. di guasto del sistema

di frenatura.

 mT

T. di rip. del sistema di trazione.

 mF

T. di rip. del sistema di frenatura.

 mTT

T. di rip. dei due sistemi

di trazione rotti.

 mTF

T. di rip. dei sistemi di trazione

e frenatura rotti.

Fig. 9 – Modello della

flotta per la gestione

prudente.

Fig. 10 – Modello della flotta

per la gestione rischiosa.

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In Fig. 11 è riportato un esempio disostituzione di un veicolo in servizio conuno di scorta. Nello stato 1 ci sono ventitram in servizio perettamente unzio-nanti ed uno di riserva in deposito. Ilguasto del sistema di renatura comportail passaggio al lo stato 3 con diciannovetram in servizio, uno in ase di rientro

al deposito ed uno di riserva ancora indeposito. L’entrata in servizio del tramdi riserva viene modellata con il passag-gio allo stato 2 con venti tram in servizioperettamente unzionanti, uno guasto indeposito e nessun tram di riserva.

Nei modelli di Figg. 9 e 10 viene,inoltre, utilizzata una tecnica sosticata(sviluppo in serie di stadi) che consenteuna modellazione più aderente alla re-altà. Utilizzando tale tecnica uno statopuò essere suddiviso in N stadi connessi

tra loro in serie, in maniera tale da avereuna distribuzione del tempo trascorsonello stato originario, pari alla somma deitempi trascorsi nei singoli stadi, di tiponon esponenziale (Special Erlangian). Adesempio, in Fig. 12 è mostrato lo sviluppoin serie di stadi dello stato 3.

Applicazioni numerichePer poter conrontare quantitativamentei due diversi criteri di gestione della fot-ta di tram ed evidenziare come la sceltapossa infuenzare in maniera signica-

tiva i valori di disponibilità del serviziosi è atto rierimento ad un caso pratico.Come valori dei tassi di guasto e ripa-razione dei componenti del tram sonostati utilizzati dei valori tipici, riportatinella Tabella 3.

Si è, inoltre, ipotizzato che ciascuntram sia in servizio sedici ore al gior-no e che, in caso di rientro in deposito,esso impiegherà un tempo medio di 30minuti. I risultati ottenuti dai modellihanno mostrato che la scelta del criterio

di gestione infuenza sia la probabilità dirientro in deposito, sia la probabilità diermo in linea di un veicolo, come mo-strato nella Tabella 4.

Nella gestione prudente la probabilitàdi rientro in deposito è di un ordine digrandezza più grande di quella ottenutanel caso di gestione rischiosa, mentre laprobabilità di ermo in linea risulta di unordine di grandezza più piccola.

Due parametri utili per operare ilconronto tra diversi criteri di gestione

INGEGNERI Ordine di Napoli 15

Fig. 11 – Modello della sostituzione di un tram in servizio con un veicolo di scor ta.

Fig. 12 – Suddivisione dello stato 3 in N stadi in serie.

Tabella 3 - Tassi di guasto

e di riparazione dei componenti.

SOTTOSISTEMA

TASSODI GUASTO[GUASTI/ORA]

TASSO DIRIPARAZIONE[RIPARAZIONI/ORA]

Gruppo di

trazione

1.35*10-4 0.21

Sistema di

frenatura

1.32*10-5 0.50

Tabella 4 - Probabilità di rientro

al deposito e di fermo in linea

di un tram al variare

del criterio di gestione.

STRATEGIA PROBABILITÀ

rientro

al deposito

fermo

in linea

“rischiosa” 2.1*10-4 4.7*10-6

“prudente” 4.5*10-3 2.9*10-7

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dell’intera fotta sono: il numero mediodi rientri in deposito e il numero mediodi ermi in linea che si vericano in unanno, riportati nella Tabella 5.

Per poter operare anche un conrontoeconomico tra i due criteri di gestioneoccorre attribuire un costo all ’evento

“rientro in deposito”, Cr.t.d., ed un costoall’evento “ermo in linea”, Cs.o.l.

In Fig.13 si riportano i costi annuali diuna gestione rischiosa e di una gestioneprudente in unzione del costo di un er-mo in linea. Il costo di rientro in depositoè stato considerato unitario.

Da quanto evidenziato in igura èpossibile dedurre che la gestione pru-dente risulta conveniente solo quandoil costo di ermo in linea è tre ordini digrandezza superiore al costo di rientroin deposito.

Può essere interessante paragonareanche due diversi criteri manutentivi:manutenzione solo durante le ore diservizio (dalle 6:00 alle 22:00) o manu-tenzione 24h/24h. Nella Tabella 6 sonoriportate le ore di servizio in un anno du-rante le quali la fotta non risulta essere

al completo, non garantendo agli utentiun servizio ottimale.

La scelta di una manutenzione anchenotturna comporta una riduzione delleore annue con meno di venti tram in ser-

 vizio da 7,6 a 1,8 ore nel caso di gestionerischiosa e da 20 a 18 nel caso di gestione

prudente.La strategia manutentiva non puòperò non essere infuenzata da ll’aspet-to economico; si deve, pertanto, tenereconto dell’incremento del costo dellamanutenzione con un servizio notturnoparagonandolo al risparmio ottenuto perun miglioramento del servizio.

Bibliograa

◗ G. Biulco, M. Giorgio, T. Manco, N.Ruberto, A. Testa, “On the managementcriteria or a feet o trams or urban net-

work”, International Conerence on ShipPropulsion and Railway Traction Systems,Bologna, 4-6 October 2005.◗ G. Biulco, S. Capozzi, S. Fortuna, T.Mormile, A. Testa, “Distributing the traintraction power over cars: eects on avail-ability analyzed based on daily duty cycle”,7th International Conerence on Probabi-listic Methods Applied to Power Systems,Naples, Italy, 22-26 September 2002, thenCompel (International Journal or Com-putation and Mathematics in Electrical

and Electronic Engineering),Vol. 23, n. 12004.◗ R. N. Allan, R. Billinton, “Reliability evaluation o engineering systems: Con-cepts and Techniques”, 2nd ed., New York:Plenum Press, 1992.◗ M. Giorgio, R. Langella, T. Manco, A.Testa, “Combined modelling o long, shortinterruptions and voltage dips: a markoviansolution, Cired 18th International Coner-ence on Electricity Distribution, Turin, 6-9June 2005.

16 N. 1/2009 - TRASPORTI

Tabella 5 - Numero medio

di rientri in deposito

e di fermi in linea al variare

del criterio di gestione.

STRATREGIA NUMEROMEDIO DIRIENTRI INDEPOSITO

NUMEROMEDIO DIFERMI INLINEA

“rischiosa” 1.53 0,037

“prudente” 32.9 0.0021

Tabella 6 - Ore di servizio

all’anno con meno

di venti tram in servizio.

MANUNTENZIONE

GESTIONE

“rischiosa” “prudente”

dalle 6:00

alle 22:00

7,6 20,0

24 h/ 24 h 1,8 18,0

Fig. 13 – Costi di gestione nel caso di

gestione rischiosa, in rosa, e di gestione

prudente, in verde, in funzione del costo

di un fermo in linea.

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INGEGNERI Ordine di Napoli 17

IntroduzioneIn questi ultimi anni si sta assistendo a

proondi cambiamenti nella struttura delservizio trasporto pubblico locale, soprat-tutto in ambito urbano. ali variazioni,più sensibili nelle aree metropolitane,sono conseguenza della generale ristrut-turazione del trasporto collettivo in un-zione delle nuove esigenze di mobilità,del nuovo assetto socio-economico delleamiglie, delle nuove tecnologie fessibili,degli assetti economici del territorio.

Cambiamenti ondamentali nati inseno a questa trasormazione sono ad

esempio: dal punto di vista legislativo,l’introduzione di leggi e di norme chehanno permesso di “localizzare” quantopiù è possibile la denizione del sistema ditrasposto collettivo rispondendo meglioalle esigenze del territorio. Il decreto legi-slativo n. 422/97 modicato dalla 400/99,in attuazione delle leggi 59/97 e 127/97(Bassanini e Bassanini bis), demanda aglienti locali (Regioni, Province, Comunitàmontane e Comuni) il compito di denirei servizi di competenza, applicando ad essi

l’onere di sostenere il servizio assegnando-lo attraverso contratti che ne deniscono

caratteristiche e qualità. Dal punto di vistatecnologico, l’introduzione di mezzi a bas-so impatto ambientale, adoperati soprat-tutto nei centri storici o in aeree di pregiopaesaggistico; l’uso di tecnologie di rilievodelle posizioni dei veicoli (Gps, radiore-quenza) e di comunicazione autista-cen-trale (Gsm, radiorequenza) per la gestionedella fotta; dal punto di vista gestionalel’introduzione della “mentalità azienda-le” nelle aziende di trasporto collettivo,anche attraverso il concetto di e cienza,

estraneo alla gestione della cosa pubbli-ca ha portato all’integrazione tra diverseaziende e modi sia come servizi erogati, siacome tariazione dei viaggi (tarie inte-grate urbane, di bacino, regionali).

In denitiva, il trasporto collettivo,dotato degli strumenti legislativi adatti,sta cercando di migliorare se stesso perorire un servizio più disegnato sull’uten-za, essendo esso in genere e cace ma none ciente. In quest’ottica si inseriscono itrasporti a chiamata.

Il lavoro che segue è basato sui risultati di una tesi di laurea in Ingegneria Civile.La tesi è stata svolta in collaborazione con la Ctp (Compagnia Trasporti Pubblicidi Napoli), un’azienda particolarmente attenta e sensibile alle esigenze di mobilitàespresse dal territorio ed alle tematiche della qualità del servizio e della sostenibilitàambientale.L’azienda diretta dall’ing. Marcello Turrini – che ha oferto e assicurato la sua direttacollaborazione nel corso della tesi – è stata tra le prime, nel settore dei trasporti pub-blici locali, ad efettuare studi di attibilità per la realizzazione di servizi di trasportoa chiamata in speciche realtà territoriali e ad efettuate la sperimentazione di tale

servizio in aree territoriali a “domanda debole”.Nel lavoro che segue viene riportata una dettagliata e commentata analisi di taleesperienza. L’analisi è preceduta dalla descrizione delle principali caratteristichetecniche e gestionali dei servizi di trasporto a chiamata.

Pro. Ing. Guido CapaldoPro. Ing. Luigi Biggiero

LA CTP SPERIMENTAIL BUS “A CHIAMATA”A Giugliano in Campania corse in autobus prenotabili al telefono.In una tesi di laurea l’analisi dei fattori di successo e di criticità

di linee flessibili che integrano i percorsi tradizionali.

di Vittorio Pasquino

Ingegnere 

Con il Dial-a-ride,

il servizio di trasporto

viene erogato

in base alle richieste

degli utenti che prenotano

orari, giorni, partenze,

arrivi e durata del viaggio

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18 N. 1/2009 - TRASPORTI

Il servizio di trasporto a chiamata èindicato in letteratura anche con la locu-zione inglese Dial-a-ride (DaR) ed essoprevede una fotta di veicoli composta daautobus di dimensioni ridotte rispetto aquelli di linea.

Il servizio viene erogato in unzionedelle richieste degli utenti che rappre-

sentano insieme ai percorsi, alle vetturedisponibili e al tempo massimi di per-manenza a bordo degli utenti, i dati dipartenza per l’elaborazione del program-ma di esercizio. L’utente contatta la cen-trale operativa ormulando la richiesta di

 viaggio, specicando i punti di origine,destinazione e gli orari desiderati. Adogni richiesta, la centrale operativa me-dia le esigenze del gestore (disponibilitàdei mezzi e loro localizzazione sulla rete)con quelle dell’utente (orari di partenza,

di arrivo, tempi di attesa) e degli utentieventualmente presenti a bordo (tempodi viaggio massimo), identicando le ca-ratteristiche della corsa mezzo (nuova,preesistente, preesistente modicata) chemeglio si adattano alle esigenze di viaggioe ormula più proposte da contattare.

Un servizio di trasporto così concepi-to risulta totalmente innovativo rispettoagli schemi classici a cui siamo abituatia pensare quando si parla di trasportopubblico collettivo (percorsi ed orari ssi,autobus di grosse dimensioni) e traspor-

to pubblico individuale (taxi). I sistemi achiamata si avvicinano al taxi, ed in uncerto senso all’auto privata, perché sonodisponibili su richiesta all’ora desideratae permettono all ’utente di indicare, entrocerti limiti, il luogo di partenza e quellodi destinazione risparmiandogli o ridu-cendo gli spostamenti a piedi o con altrimezzi. uttavia ne dieriscono perché ri-mangono un sistema collettivo in quantoogni veicolo serve in generale più personecontemporaneamente. In generale, nes-

suno degli utenti viene servito al meglioma il sistema persegue un compromessora le esigenze di ciascun utente e quelledel servizio stesso. I sistemi a chiamata siavvicinano quindi ai sistemi di trasportopubblico tradizionali, dato che sottrag-gono all’utente il controllo sul percorsoe sull’orario, ma ne dieriscono perchépercorsi ed orari sono determinati in lar-ga misura dalle richieste dei passeggeri etendono a soddisarle nel modo migliore.Il Dial-a-Ride si può interpretare quindi

come il punto di incontro ideale tra l ’au-tobus di linea e il mezzo privato o taxi.

Il sistema a chiamata: descrizione e un-zionamento.Quali sono in eetti i vantaggi di questotipo di servizio innovativo? E, se ve nesono, quali sono gli svantaggi?

I vantaggi sono:◗ fessibilità di esercizio in tema di

orari e percorsi;◗ avvicinamento dell’oerta ad una

domanda di trasporto sempre menosistematica e più erratica;

◗ un incremento dell’oerta di tra-sporto in zone poco servite in pre-cedenza;

◗ riduzione delle corse “a vuoto”;◗ unzione sociale del trasporto pub-

blico locale verso categorie di utenticon particolari di coltà motorie;◗ sostenibilità ambientale (traseri-

mento di utenza dal trasposto pri- vato quello a pubblico);

◗ costruzione di una banca dati ag-giornata relativa alla domanda dimobilità.

Gli svantaggi sono:◗ il servizio a chiamata non rappresen-

ta un recupero di risorse e richiedeinvestimenti in termini di attrezza-

ture, ormazione e comunicazione;◗ i costi di esercizio non sono deniti

in unzione delle percorrenze eet-tuate ma della disponibilità del servi-zio sono quindi sostenuti dall ’azien-da anche nel caso di vetture erme;

◗ la necessità di risorse aggiuntive nellaase iniziale e in seguito per la gestio-ne della centrale operativa.

L’organizzazione di un servizio achiamata può avvenire secondo diverse

modalità che dipendono in particolaredal tipo di servizio che si vuole istituire(sostitutivo o aggiuntivo) e dalle caratte-ristiche della domanda (pendolare o di-stribuita). Le tipologie standardizzate e dicui esistono tuttoggi applicazioni in Italiapossono riassumersi nelle seguenti:

◗ percorso sso con prenotazione: lelinee e gli orari sono prestabiliti se-condo un programma di esercizioiniziale in cui la corsa si eettua sol-

tanto in caso di prenotazione, anchesoltanto limitatamente al tratto dicorsa richiesto;

◗ percorso sso con deviazioni: la li-nea ha un percorso principale (sso)mentre le ermate secondarie, svin-colate dalla linea ssa, vengono ser-

 vite soltanto in caso di prenotazione

(in questo caso è possibile limitare lalunghezza della linea e la tortuositàdei percorsi per servire insediamentidispersi sul territorio);

◗ percorso variabile con ermate sse:è una variante della soluzione pre-cedente (vi sono solo alcune ermateprestabilite coincidenti con punti dinotevole importanza);

◗ servizio punto a punto; si distinguein tre tipologie con un crescentegrado di fessibilità: one-to-many;

many-to-ew; many-to-many.

I attori di successo dei servizi a chia-mata

Le analisi dell’andamento dei servizi achiamata anno registrare nella genera-lità dei casi risultati decisamente positivisia dal punto di vista dei passeggeri tra-sportati per km che da quello del livellodi soddisazione. Una serie di condizio-ni e situazioni avoriscono lo sviluppo diquesta tipologia di servizio e decretanoil suo successo.

1) Una corretta pianicazione urbani-stica e degli investimenti inrastrutturaliè condizione ovvia per una migliore pia-nicazione organizzazione e gestione delsistema dei trasporti.

2) Un sistema della mobilità con ca-ratteristiche ta li da prestarsi particolar-mente alla sperimentazione del servizioa chiamata quali, ad esempio, l’apparte-nenza degli spostamenti predominanti aduna ascia kilometrica di entità ridotta, lapresenza di una componente interessante

di mobilità erratica, la di cile raggiungi-bilità di alcune realtà territoriali a causadi sedi stradali ristrette o collegabili conla viabilità principale solo tramite un si-stema di “ingresso-regresso” o la preesi-stenza di servizi speciali (a chiamata perdisabili, scuolabus).

3) Rapporti ortemente collaborativitra le società di trasporto e l’Ammini-strazione comunale, con un lavoro tra itecnici dei due enti svolto in sintonia. Dasottolineare le possibili di coltà dei co-

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INGEGNERI Ordine di Napoli 19

muni a rinunciare alle linee tradizionali,superabili con una vasta opera di coinvol-gimento delle associazioni di base e dallapopolazione che consente un’accettazioneinormata e partecipata della novità.

4) Un’attenta attività di analisi che deveprecedere il progetto e accompagnarne losviluppo: individuata l’area di studio, la

prima ase di progettazione deve riguar-dare l’analisi puntuale della viabilità edelle relazioni servite e/o da servire nellaprospettiva dell’introduzione del nuovosistema di trasporto. Ad ogni arco presoin considerazione si associano le tipolo-gie degli autobus su di esso transitabili:questo permette nelle successive asi disviluppo di valutare la possibilità di im-piegare autobus di tipo diverso, acilitan-do la pianicazione dei viaggi richiesti.

Contemporaneamente è necessario e-

ettuare indagini sulla domanda di tra-sporto, tese ad individuare i potenzialiutenti del nuovo sistema e a scoprire ri-chieste di nuove relazioni. La conoscenzadell’oerta in termini di rete viaria e delladomanda in termini di richiesta di tra-sporto avorisce la corretta pianicazionedel servizio a chiamata.

5) Un’attività di comunicazione e inor-mazione intensa e articolata. Il servizio achiamata è un modo nettamente diverso diusuruire il trasporto pubblico rispetto alleorme tradizionali: non è possibile andare

alla ermata ed aspettare che l’autobus pas-si. È, inatti, indispensabile aver prenotatola corsa. L’inormazione agli utenti sullenuove caratteristiche del servizio rivesteuna unzione essenziale. utta l ’attivitàdi comunicazione è da eettuarsi con ilpieno accordo e collaborazione del Comu-ne: è indispensabile, inatti, oltre all’usodei tradizionali mezzi (inormazioni allepaline della ermata, giornali, a ssioni)un’intensa comunicazione diretta a tuttele amiglie residenti, tramite ad esempio

un pieghevole con l’illustrazione delle ca-ratteristiche del servizio.

6) Una gradualità dello sviluppo ingrado di avorire la crescita delle capacitàgestionali e l’ottimizzazione delle risorse.Il nuovo sistema è bene che parta interes-sando solo una parte del territorio comu-nale, la più “acile” dal punto di vista deltrasporto e che riguardi, nella ase iniziale,itinerari già percorsi dal trasporto pub-blico tradizionale di linea: la vera novità,oltre alla prenotazione del viaggio, sarebbe

costituita dalle sequenze delle ermate.7) Un’accessibilità al servizio persegui-

ta con l’impiego di autobus dell’ultimagenerazione a pianale super ribassato,elevata ergonomia e posto disabili.

L’esperienza napoletana dei servizi achiamata: il caso Ctp a Giugliano

La Compagnia rasporti Pubblici di Na-poli negli ultimi anni ha condotto alcunistudi di attibilità per l’applicazione diservizi a chiamata in speciche realtà ter-ritoriali di suo interesse. La Ctp è partnerprincipale del progetto AGAA, inseritonel Programma comunitario INERREGIIIB MEDOCC, Asse 3, Misura 4. L’Azionepilota del progetto ha come tema la speri-mentazione di un servizio di trasporto achiamata in aree cosiddette a “domandadebole”. L’obiettivo che Ctp ha inteso per-

seguire è stato quello di individuare un ba-cino di trasporto attualmente servito conle proprie linee dove poter sperimentareun servizio di trasporto pubblico non tra-dizionale e quindi avviare l ’Azione pilotadel progetto AGAA. Il nome del progettoè quello di “Chiama o’ bus”.

Gli obiettivi di una sperimentazionedi un servizio innovativo come quello achiamata in termini generali sono:

◗ orire una mobilità di base diusasoprattutto in quelle aree dove il ser-

 vizio di trasporto convenzionale nonpuò essere sostenuto;

◗ integrare il servizio convenzionalenelle asce orarie a domanda debole;

◗ alimentare le linee di orza del servi-zio convenzionale avorendo l’ inter-scambio e l’integrazione con le altre

modalità di trasporto;◗ attrarre quella domanda di mobilità

inespressa che non trova una oertadi trasporto adeguata alle proprieesigenze.

Il bacino di sperimentazione del ser- vizio è la zona ovest del Comune di Giu-gliano in Campania con una coperturaterritoriale di 60 kmq, circa 87 km dilunghezza della rete, circa 100 nodi perla raccolta della clientela (g. 1).

Si tratta di un territorio caratterizza-to da una recente espansione urbanisticacon numerosi nuclei residenziali. Nel con-tempo, negli ultimi anni, alcuni servizi dipubblica utilità, oltre ad attività commer-ciali ed in generale legate al tempo libero(centri commerciali, parchi per lo sport edil divertimento, etc.), sono stati localizzati

nell’area costiera e costituiscono poli diattrazione sia per la domanda di mobilitàinterna al bacino che per quella di origineesterna. In eetti lo studio ha riscontratouna domanda di questo tipo: all’interno delbacino giuglianese e nell ’arco di un giornomedio eriale vengono generati circa 1.500spostamenti. In particolare, la mobilità in-terna all’area di studio si sviluppa lungo le

 vie principali del Comune. Più consistenteè invece il numero di spostamenti (circa12.000) relativi alla mobilità esterna (da/

per il bacino di Lago Patria/Giuglianese). Intali dati non si considerano gli spostamentidi attraversamento (origine e destinazio-ne esterni al bacino) poiché di cilmentepossono interessare il servizio a chiamata(mobilità interna al bacino).

Attraverso l’assegnazione della matriceO/D totale al grao di rete è stato possibilerappresentare le linee di desiderio cioè tuttele relazioni di origine e destinazione (inter-no–interno) che si sviluppano sul territoriodel bacino giuglianese (più avanti vederemola loro esatta individuazione).

L’assegnazione della matrice O/D algrao di rete senza vincoli di capacità edi circolazione consente di rappresenta-re i fussi di desiderio che schematizza-no la distribuzione sulla rete viaria deglispostamenti nel bacino giuglianese. aledistribuzione è ottenuta in unzione delpercorso minimo, cioè del percorso piùdiretto, che minimizza il costo genera-lizzato del trasporto dell’utente. In par-ticolare sono stati considerati gli aspettiche infuenzano più signicativamente

le caratteristiche della domanda di mo-bilità (popolazione residente, strutturadella popolazione, addetti alle imprese,popolazione studentesca, ecc.).

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20 N. 1/2009 - TRASPORTI

Nella provincia di Napoli è in atto unprocesso di ridimensionamento demogra-co del capoluogo: ciò è dovuto essenzial-mente al traserimento di popolazione daNapoli che alimenta in modo consistente

l’incremento demograco del suo stessocircondario metropolitano.

La conseguente emigrazione dal capo-luogo campano ha dato luogo a enomenidi suburbanizzazione e, contemporanea-mente, in molti centri della prima cinturanapoletana (settore orientale del capoluo-go), si è innescato il processo inverso dideurbanizzazione.

La domanda di mobilità è rappresenta-ta/schematizzata dalle matrici delle originie delle destinazioni che quanticano glispostamenti eettuati dalla popolazioneresidente al l’interno del bacino di Giu-gliano Ovest.

Per la costruzione della matrice O/Dnon è stato possibile ricorrere al Censimen-to generale della Popolazione del 2001; lastima degli spostamenti interni al bacinogiuglianese e la costruzione della relativa

matrice O/D è stata condotta utilizzandoun modello di distribuzione.

Attraverso il modello di distribuzioneè stato possibile generare una matrice (re-lativa agli spostamenti eettuati dai resi-denti in un giorno medio eriale invernale)avendo prima determinato il totale delleorigini e delle destinazioni per i singoliBod (i bordi della matrice).

Dai dati disponibili, relativi agli spo-stamenti nella ascia oraria di punta (6.30–9.30), sono stati determinati i coe cienti

relativi alla mobilità del Comune di Giu-gliano:

◗il coe ciente di emissione (rapportotra il numero totale di spostamentigenerati dalla zona di Giugliano e lapopolazione residente), pari a 0,22,esprime la percentuale di popolazio-ne che si muove nella ascia oraria dipunta mattutina;

◗il coeiciente di mobilità interna(rapporto tra gli spostamenti interni

a Giugliano e quelli totali generati dalComune stesso), pari al 0,12, indivi-dua la percentuale degli spostamentieettuati all’interno del Comune diGiugliano;

◗il coe ciente della ascia di puntapari a 0,26 rappresenta il peso dellamobilità relativa alla ascia oraria dipunta (6.30–9.30) rispetto alla mobi-lità nell’intera giornata.

Prima di quanticare il bordo di desti-nazione della matrice O/D, è stato necessa-rio determinare il coe ciente di attrazionedi ogni Bod; tale coe ciente è stato stimatoin relazione alle unzioni insediative e la-

 vorative nei diversi Bod in cui è suddiviso

il bacino.In prima approssimazione il coe ciente

di attrazione è determinato per esempiodal rapporto degli addetti (imprese, postiscuola, u ci pubblici, grande distribu-zione commerciale) nel singolo Bod e lasomma degli addetti appartenenti all’in-tero bacino:

Attrattività della zona di trasportoi=

Addetti nella zonai/ S

iAddetti

Fig. 1. Grafo della rete di trasporti del bacino giuglianese.

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INGEGNERI Ordine di Napoli 21

La stima degli spostamenti in desti-

nazione è stata eettuata util izzando ilcoe ciente di attrazione di ogni Bod edil totale degli spostamenti originati:

Spostamenti in destinazione = S coef.di attrazione * totale spostamenti

origine

Per completare i singoli elementidella matrice O/D è stato necessarioricorrere ad un modello di distribu-zione che, a partire dalle origini e dalledestinazioni per singolo Bod (i bordi

della matrice), ha consentito di generarel’intera matrice degli spostamenti eet-tuati nell’intera giornata. La proceduradi distribuzione è basata sulla seguenteormulazione:

Nij= 1/2 * D

 j * (c1 * CO

 j/dα

ij+ c

2 * O

i/Σ

iO

i)

Nij: numero di spostamenti dalla zona

i alla zona j;O

i: numero totale di spostamenti che

hanno origine la zona i;D

 j: numero totale di spostamenti che

hanno destinazione la zona j;c

1: peso del attore distanza;

c2: peso del attore attrazione;

dij: distanza minima, misurata sul

grao, tra le zone i e j;CO

 j(*) parametro che tiene conto dell’ac-

cessibilità della zona j;α: parametro che esprime l’elastici-

tà degli spostamenti rispetto alladistanza.

Alla luce di questo studio, sono sta-

ti individuati nel territorio dei punti dichiamata o nodi di raccolta. ali punti,che non sono solo le ermate del servizioattuale, sono stati scelti sulla scorta deirisultati ottenuti dall ’analisi territorialee della domanda di mobilità. Per i no-di di raccolta, che deniscono l’oertadi trasporto potenziale nel bacino, si èproceduto a denire una copertura delterritorio che, partendo dall’analisi prece-dente, tenesse conto anche di ulteriori no-di (poli) potenzialmente raggiungibili daun nuovo servizio di trasporto pubblico.

I nodi di raccolta sono stati individuatimediante una serie di attività che hannoprevisto, tra l’altro:

◗un’attenta ed accurata anal isi della

cartograa disponibile;◗un’analisi e la mappatura su Gis delleinormazioni ottenute.

In questo modo, sul territorio del ba-cino giuglianese sono stati individuati 41nodi di raccolta ai quali corrispondono64 ermate distribuite nei due sensi dimarcia.Ad ogni nodo di raccolta è statoassociato un numero, un nome e le coor-dinate del sistema di rierimento in mododa defnire univocamente la posizionedel punto.

Nel bacino di Lago Patria / Giugliane-se sono stati individuati quattro nodi diinterscambio:

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22 N. 1/2009 - TRASPORTI

◗Stazione Fs – Ponte Riccio;◗Lago Patria – Capolinea Ctp;◗Stazione Sepsa – Grotta del Sole;◗Stazione Sepsa – Licola Borgo.

Nel caso del bacino giuglianese si è ipo-tizzato, inatti, un servizio ad orari presta-biliti su percorso sso con deviazioni.

La nuova linea a chiamata ha avuto unpercorso principale (sso) mentre le er-mate secondarie, svincolate dall’itinerariosso, vengono servite soltanto in caso diprenotazione: questo sistema permette dilimitare la lunghezza della linea in unzio-ne dell’aleatorietà della domanda.

La linea base, rispetto la quale si pre-gura la direttrice principale, è denita intermini di percorso mentre per quanto ri-guarda l’orario delle corse, ssata la parten-za, l’ora di arrivo presenta un certo grado di

fessibilità dovuta all ’eventuale esecuzionedelle deviazioni a richiesta dell’utente.La gestione delle chiamate, in relazione

ai tempi ristretti dell’Azione pilota, saràdel tipo O-line: in questo caso il siste-ma prevede che tutte le richieste debbanogiungere alla centrale operativa prima che

 venga organizzato il viaggio.Si tratta, quindi, di un servizio di tipo

statico che consente di creare i viaggi (per-corsi) e predisporre la tabella di marcia(programma di servizio) per i conducen-ti in back o ce (nella sede del la centrale

operativa), evitando di atto il collega-mento autista – centro operativo.

Grazie a tale sistema non sarà neces-sario un costante presidio della centraleoperativa evitando, così, evidenti ripercus-sioni sul capitolo dei costi totali; in questocaso inne, occorre denire a priori un ar-co temporale entro il quale devono esserericevute le teleonate di prenotazione.

Per esigenze di carattere logistico – or-ganizzativo, la centrale operativa è statalocalizzata nello stesso luogo in cui si tro-

 va il Coe (Centro Operativo Esercizio) di  Arzano (Napoli).

In tale struttura hanno avuto sede leattività di:

◗centro prenotazioni, unzionantenelle asce orarie e nelle giornate incui è attivo il servizio e che riceve leprenotazioni ormulate per lo stessogiorno e per il giorno successivo;

◗centro programmazione, per la piani-cazione del servizio e la costruzione

delle tabelle di marcia in unzionedelle richieste ricevute per il giornosuccessivo e per la gestione delle ri-chieste per la giornata corrente.

Risultati e dati sensibili della sperimen-tazione a Giugliano.I dati di produzione, orniti dalla centrale

operativa del Coe, sono stati elaborati edanalizzati al ne di vericare la rispostadegli utenti al servizio “ChiAma ‘O Bus”.

Le elaborazioni statistiche hanno per-messo di:

◗consuntivare il servizio sperimen-tato;

◗tracciare la mappa dei percorsi piùutilizzati;

◗individuare le inestre temporalimaggiormente richieste;

quanticare e denire l’utenza tra-sportata.

La campagna di comunicazione hacoinvolto inizialmente 1.100 amiglie dellazona costiera (occidentale) di Giuglianoin Campania. Hanno aderito alla speri-mentazione 300 clienti, il 10 per cento deiquali (35) ha usuruito gratuitamente delservizio a chiamata. Dall’analisi dei datiemerge che la maggior parte degli utentiha eettuato la prenotazione per sé stessa o, al limite, per un’altra persona.

In merito al giorno di prenotazione sipuò notare come per la totalità dei casi laprenotazione è avvenuta il giorno primadel viaggio. Ciò a conerma della sceltadel sistema O-line e come il servizio achiamata soddisa le esigenze di mobili-tà a “breve termine”. Parallelamente allaase di sperimentazione, la centrale ope-rativa del Coe ha condotto una intensaattività di “recall” ed inormazione pressogli utenti delizzati al servizio. Sono stateeettuate poco meno di 600 teleonate in

due diversi periodi (dal 13 al 22 marzo2006; il 28 ed il 29 marzo 2006).

Motivo principale del recall è statoquello di “vericare il possesso della -delity card” in quanto sono emersi proble-mi di natura postale. 16 utenti non hannoricevuto la card mentre il 4 per cento degliutenti, che hanno aderito al servizio, è ri-sultato non raggiungibile.

Nell’analisi di soddisazione dei clientisi è pervenuti ai seguenti dati: due personesu dieci non hanno gradito l ’innovazione

del servizio di trasporto pubblico a chia-mata motivando la scelta per la tipologiadel servizio oerto: l’80 per cento dellepersone ricontattate non utilizzano il ser-

 vizio in quanto ChiAma ‘O Bus eettuaun percorso diverso da quello “desidera-to”, mentre il restante 20 per cento deni-sce il servizio “non attrattivo” in quanto

ChiAma ‘O Bus serve un’area poco acces-sibile dalla loro residenza.

Dal dato consuntivo emerge quindiuna certa insoddisazione sia per la ti-pologia del percorso durante il tempo di viaggio, sia perchè il servizio non oreuna comodità specica di movimento, inquanto lontano dal luogo di residenza equindi visto come “estraneo”.

Ne deduciamo, quindi, che una mag-giore fessibilità in termini di spostamento(esempio di “many to many”) del servizio

stesso possa essere richiamo attrattivo.Il servizio a chiamata è stato attivatodal 6 marzo ed è rimasto in unzione pertutti i giorni eriali, compreso il sabato,sino al primo aprile 2006. In base ai giornidi sperimentazione, sono stati esaminatii giorni eettivi in cui, in base alle pre-notazioni, il servizio è stato eettuato. Ilnumero totale dei passeggeri trasportati èdi poco ineriore alle 100 unità; la secondasettimana di sperimentazione è risultatala “più prenotata”, con il 38 per cento deipax trasportati. Mediamente, per 5 giorni

su 6 si è svolto il servizio a chiamata, tra-sportando 4 passeggeri al giorno.

L’analisi evidenzia, mediamente, comeogni giorno di servizio è stato caratte-

rizzato da due corse per le quali si è re-gistrato un valore medio di passeggeripari a 2.

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INGEGNERI Ordine di Napoli 23

Il numero delle persone trasportate persingola corsa ha assunto un andamentodecrescente: da 2,3 della prima settimanasi è passati al minimo di 1,5 persone dellaterza settimana.

Ciò dimostra come l’innovazione delservizio ha suscitato molto interesse al l’av-

 vio della sperimentazione, interesse che è

andato scemando per un’assenza di cam-pagna di comunicazione.

Nell’ambito delle zone di spostamen-to più utilizzate, ci si rierisce a quello diminimo tempo di percorrenza che collegadirettamente Licola Borgo a Lago Patria,evitando le deviazioni di tracciato. L’o-erta dei servizi messa a disposizione degliutenti delizzati si è rilevata più e cientenella direzione “Licola Borgo – Lago Pa-tria”, con il 58 per cento delle prenota-zioni eettuate.

Caratteristiche dell’utenza e indagini dicustomer satisaction.Il modello di rilevazione adottato si basasull’analisi del processo decisionale di Sa-aty, che prevede la costruzione di una ge-rarchia di parametri di valutazione rieritaal servizio a chiamata.

Il primo livello della gerarchia indivi-dua i macroattori su cui l’utente valuta ilservizio; ogni macroattore è, a sua volta,articolato in attori di dettaglio o micro-attori che interpretano le caratteristiche/

modalità di erogazione del servizio su cuiil cliente percepisce la qualità.

I macro ed i microattori individuaticostituiscono gli elementi base della va-lutazione e derivano da precedenti espe-rienze avviate in realtà simili a quelle incui viene erogato il servizio di ChiAma ‘OBus. La ri levazione della qualità percepitasi ocalizza su due dierenti aree:

◗l’area delle priorità (per “priorità” siintende l’importanza relativa dei at-

tori di valutazione. La considerazionedelle priorità è essenziale per capirel’importanza relativa dei attori, aline di agire su ciò che inluenzamaggiormente la soddisazione delleesigenze del cliente-utente);

◗l’area dei giudizi (le percezioni indica-no il grado di soddisazione espressodirettamente dal campione di inter-

 vistati su ciascun microattore, sullabase di una scala semantica propostaall’intervistato).

Il conronto tra le priorità e le percezio-ni (ossia tra ciò che si dichiara di volere eciò che si è ottenuto realmente) consentedi delineare un quadro su cientementepreciso dei punti di orza e di debolezzadi un servizio.

È stata eettuata un’analisi sugli utentidel servizio classicati per sesso, età, cate-

goria sociale e titolo di studio. Analizzan-do la suddivisione per sesso si rileva unanetta prevalenza del genere emminile intutte le asce di età (69 per cento dell’utenzacomplessiva). A ciò corrisponde prevalen-temente una richiesta di viaggi per motivioccasionali (svago, commissioni , etc).

Giudizio complessivo degli utenti sulprogetto “Dial a ride (Chiama O’ Bus)”Gli ambiti di valutazione della qualità delservizio sono essenzialmente quattro:

◗inormazioni;◗servizio;◗call center;◗caratteristiche del servizio.

Le inormazioni ed il call center co-stituiscono il attore pilota in termini diimportanza relativa; il comort ed il ser-

 vizio, elementi principale per chi a usoabituale o saltuario del servizio, risultanoessere il secondo macroattore in ordinedi importanza.

L’analisi dei micro attori, in ciascunodei quattro ambiti, evidenza l’importanzadella pulizia dei mezzi, della puntualità delservizio, della disponibilità a ornire in-ormazioni da parte del personale addettoalla centrale operativa ed inne, ma nonultimo, la cortesia e proessionalità del per-sonale a bordo del mezzo pubblico.

Analizzando il voto di sintesi espressodagli utenti in termini di importanza (ogniutente ha individuato un solo macro attoreritenuto più importante rispetto agli altri),

non si è rilevato un aspetto più rilevanterispetto ad un altro bensì emerge un so-stanziale equilibrio dei macro attori.

Un punto percentuale in più a tenderel’importanza verso il macro attore “in-ormazioni e call center”, attività ricopertadurante la ase di sperimentazione dallacentrale operativa del Coe.

Considerata la classica scala da 1 a 10,il modello scientico di rierimento adot-tato per l’indagine (Saaty) prevede che ungiudizio debba essere ritenuto “di soddi-

sazione” se il voto attribuito è pari o su-periore al 7. Il voto 6, pur rappresentandola su cienza, indica in realtà un giudiziodi sostanziale “inadeguatezza”. Il giudizicomplessivo nell’ambito specico del no-stro studio è stato di circa 9,05. Il risultatodell’indagine evidenzia un voto di sintesimolto alto come, naturalmente, era plau-

sibile aspettarsi.Ciò è dovuto essenzialmente alla pre-

senza di un servizio, a chiamata, erogatonell’ambito di un’area servita parzialmentedal trasporto pubblico. I risultati emersidall’indagine mostrano un utente modera-tamente soddisatto del servizio erogato.

Elementi di orza e di debolezza del ser- vizioElementi di orza:

servizio a disposizione dell’utente;◗arriva vicino casa;◗qualità, design e comort dei mezzi;◗possibilità di prenotare quando c’è

necessità, con comodità;◗sopperisce alla mancanza del servizio

tradizionale;◗gentilezza del personale di bordo.

Elementi di debolezza:◗prenotazione;◗esiguità delle corse;◗assenza della ermata presso la scuola

elementare IV circolo didattico;◗utenti “delizzati”;◗poca comunicazione;◗fessibilità degli orari.

ConclusioniL’utenza attuale del servizio ha maniestatoun elevato grado (voto) di soddisazione; il

 voto di sintesi determinato dall’analisi deimicro e macro attori si avvicina alla pie-na soddisazione (9,05); l’unico elemento(attore) che maniesta una soddisazione

insu ciente è rierito alle pensiline attrez-zate (voto = 5,11) ma ciò deriva dal atto cheesse sono totalmente assente nell’area ser-

 vita; gli elementi di orza del servizio sonolegati essenzialmente alla struttura stessadel servizio (presenza di pl) ed alla fes-sibilità di utilizzo e prenotazione; l’unicoelemento di debolezza emerso nell’analisiè rierito alla modalità di prenotazione: il50 per cento degli utenti troverebbe utilepoter prenotare la corsa lo stesso giornodell’eettuazione del viaggio; un unico ele-

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24 N. 1/2009 - TRASPORTI

mento raggruppa i suggerimenti propostidagli attuali utenti: l’estensione del servizioin termini di periodo (anche nei estivi),orario e copertura del territorio (GiuglianoCentro e Metro Pozzuoli).

La ase di sperimentazione ha permes-so la calibrazione del sistema di “gover-nance” del servizio e la denizione del

costo industriale per circa un mese diesercizio.

Nel caso di prolungamento del servi-zio è necessario approondire due aspettiprincipali.

Il primo concerne la fdelizzazioneo meno sull’ utenza. Bisogna inatti ri-lettere e capire quanto inluisce essasull’utente e quindi sulla mobilità dellastessa. Inoltre va analizzata la possibilitàdi proporre il sistema in maniera addi-rittura gratuita.

Il secondo concerne la campagna dicomunicazione. La rifessione qui ponesull’aspetto ondamentale se essa deveessere più e cace sul territorio o se deveavere una maggiore e cienza comunica-tiva tramite gli adeguati mezzi di inor-mazione.

Certamente una sinergia tra Regioneed azienda Ctp potrebbe aiutare molto lariuscita del progetto; non solo l’ innovazio-ne ma anche la maggiore fessibilità neglispostamenti potrebbero essere volano disviluppo per il tessuto imprenditoriale e

produttivo.

Bibliograa

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INGEGNERI Ordine di Napoli 25

di Giuseppe De Martino

Ingegnere 

La nostra regionecome l’intero Paese

sono vulnerabili

e soffrono per frequenti

inondazioni e frane

con danni ingenti

a persone e cose

Il giorno 6 settembre 2008 si svolse a Peru-gia, nell’ambito del 31° Convegno nazionaledi Idraulica e Costruzioni Idrauliche, unatavola rotonda per ricordare a distanza didieci anni i luttuosi eventi del maggio 1998(che comportarono la mobilizzazione dioltre due milioni di metri cubi di materia-li, con conseguente distruzione di edifci,

sconvolgimento delle inrastrutture e deiservizi nei comuni di Sarno, Quindici, Sia-no, Bracigliano e San Felice a Cancello, esoprattutto ben 170 vittime) a testimonian-za che tali sciagure non erano state dimen-ticate e come le molte opere di mitigazionedel rischio idrogeologico realizzate ne sonoconerma.

Lo scrivente, moderatore della tavolarotonda, alla quale hanno preso parte iproessori Aronne Armanini, Luigi Nata-le, Fabio Rossi, Lucio Ubertini e PasqualeVersace, dopo aver salutato i colleghi e gli

amici presenti nell’Aula Magna, ha rite-nuto di proporre alcuni spunti sui qualiintervenire e discutere e che di seguito siriportano.

Bilanci e prospettive

Ritengo che l’obiettivo primario di que-sta tavola rotonda possa essere quello didiscutere di bilanci, per quanto riguardagli interventi programmati e realizzati dalCommissariato di Governo per l’Emergen-za idrogeologica nella Regione Campania,

e di prospettive, unitamente al ruolo svoltodalla comunità scientifca nazionale.

Il rischio idrogeologico, tra quelli am-bientali e territoriali, è certamente quellopiù requente in termini spazio temporalied è anche quello che comporta le conse-guenze più catastrofche per quanto concer-ne i danni, i costi e soprattutto le vittime.

Eventi idrologici di notevole gravità, talida determinare inondazioni di estese areecon rilevanti danni economici e sociali,nonché eventi ranosi e da colate rapide di

ango, che hanno sempre più colpito il no-stro Paese, hanno evidenziato l’elevato gra-do di vulnerabilità del territorio italiano.E con particolare rierimento alla regioneCampania (il cui territorio risulta costruitoper circa il 35 per cento da rilievi montani,per il 50 per cento da zone di collina e peril restante 15 per cento da aree pianeggian-

ti) il susseguirsi di tali eventi catastrofci,oltre a dipendere dalle predisponenti ca-ratteristiche geologiche e dall’azione diagenti esogeni, è di certo conseguente adirrispettose attività antropiche e ad un usoindiscriminato del suolo (succedutosi consempre maggiore incisività negli ultimi duesecoli e tali da agire quali ulteriori attoridinamici esogeni e quindi da avorire l’al-terazione degli equilibri naturali), all’occu-pazione di spazi per loro natura connessiall’ interazione con corsi d’acqua, alla man-canza di adeguate opere di salvaguardia, ad

interventi a scala locale spesso scaturiti damotivi di somma urgenza o da necessitàdi protezioni puntuali (che in alcuni casihanno dato luogo a conseguenze anche piùdannose di quelle che si sarebbero verifcatein loro assenza), alla mancanza di controllitecnici, ad una manutenzione molto spes-so trascurata (opere abbandonate al lorodestino).

Nell’ultimo secolo oltre 1100 tra eventiranosi ed alluvionali sono stati registrati inCampania e tali catastrof sono state spes-

so arontate o gestite con interventi quasisempre improvvisati.

È mancata per tanto tempo una razio-nale pianifcazione ed una oculata gestionedell’ambiente fsico per la “messa in sicu-rezza” del territorio. Eppure, fna dal 1923(R.D. 3267/23), a cui ece seguito circa ventianni dopo il successivo R.D. del 1942, ve-nivano previsti vincoli idrogeologici; da ri-cordare, altresì, la Commissione De Marchidel 1970 sulla diesa idraulica del territorio,nonché la legge 183/89 sulle limitazioni e

L’ESPERIENZA DI SARNOSULLE COLATE DI FANGO Gli interventi seguiti agli eventi del 1998 hanno insegnatoalle istituzioni, ai tecnici e alla comunità scientifica internazionale

nuove procedure per ridurre il rischio idrogeologico

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26 N. 1/2009 - INGEGNERIA IDRAULICA

prescrizioni sull’uso del suolo, già operantiprima dei tragici eventi di Sarno e già pri-ma delle colate rapide di ango che si erano verifcate in Irpinia.

E con particolare rierimento alla Re-gione Campania, l’indagine conoscitivasocio-economica e territoriale eettuatadal l’U cio di Piano regionale nel 1994

già si soermava sul rischio ambientale,defnendo la Campania “una delle regionia più alto rischio”.

Tale premessa, per una regione a note- vole rischio è da ritenersi necessaria permeglio comprendere le notevoli di coltàtecnico scientifche che dovevano esserearontate e risolte dal Commissariato diGoverno, istituito dopo gli eventi di Sar-no, di cui ho seguito abbastanza da vici-no e per più anni le attività, a seguito di

incarico ricevuto dal Gruppo NazionaleDiesa Catastrof Idrogeologiche (GNDCI)unitamente a molti altri colleghi delle uni- versità campane e di altre regioni italiane,per discutere delle varie problematiche daarontare e per la ricerca delle soluzionipiù idonee da adottare per la mitigazionedel rischio idrogeologico, attesi:

◗ la desuetudine a tali tipi di opere;◗le conoscenze limitate sullo stato es-

surativo delle rocce lapidee e sulla mo-bilizzazione delle coltri piroclastiche;

◗ le modalità di innesco;◗ la strategia da seguire per la scelta tra

interventi strutturali e non struttu-rali;

◗ la necessità di tener conto non solodegli aspetti ingegneristici ma anchedi quelli sociali ed ambientali;

◗ la mancanza, pertanto, di consolidaticriteri di dimensionamento nella stes-sa misura per le opere idrauliche clas-siche (che già, come sosteneva Girola-mo Ippolito 60 anni a nella preazione

del suo testo di Costruzioni Idrauliche,sono tra le più di cili dell’IngegneriaCivile).

All’uopo voglio ricordare quanto erasolito dire il compianto amico e collegaArturo Pellegrino (con il quale ho condi- viso le tante riunioni tecniche): “Grande èancora la nostra ignoranza sulla complessaenomenologia delle colate rapide di ango esi è ancora lontani dal pervenire a rispostedi carattere conclusivo”.

Grazie all’impegno prouso dal Com-missariato di Governo, con la collabora-zione della comunità scientifca, oggi sipuò parlare di “Modello Sarno”, che ven-ne coordinato e gestito dal pro. PasqualeVersace a cui occorre riconoscere il meri-to di aver accettato un compito immanee di aver predisposto un piano organico

di interventi fnalizzato alla mitigazionedel rischio nelle zone sconvolte dai tragicieventi del 1998. All ’uopo, ricordo che una volta chiesi all’amico Lino, allora da pocoVice Commissario, del suo stato d’animonell’accettare un incarico talmente impe-gnativo. Mi rispose: “Non sapevo da doveiniziare ma c’era in me tutto il mio impe-gno per rendere al meglio un servizio perla collettività”.

E’ ben noto, però, che il modello Sarnonon è stato esente da osservazioni e critiche,

soprattutto per quanto riguarda lo squili-brio tra le due tipologie di opere adottate ecioè una spiccata prevalenza di interventistrutturali e nell’ambito di questi una signi-fcativa maggioranza di tipo passivo.

Ma nel caso particolare di Sarno, ritengoche non sia giusto emettere giudizi che ab-biano velleità di essere defnitivi o di essereportatori di soluzioni “ottime”.

Peraltro, la misura “non strutturale”, perantonomasia la delocalizzazione di insedia-menti a rischio, pur se obbligata in alcunicasi, ancorché prevista dal D.L. 180 del 1998

(convertito con modifcazione dalla Legge267 del 1998) risulta di ben di cile appli-cazione in ambienti quali quelli campanidove, tra l’altro, esistono aree nelle qualioltre 600.000 persone sono rassegnate al-la convivenza con il rischio vulcanico edhanno addirittura rifutato orme di incen-tivazione per l’allontanamento dalle zonemaggiormente esposte. Inoltre, nel rattem-po, nuove impronte dell’arrogante, spessoillegittima attività antropica, non curantedegli eventi del passato, già si accingono a

marcare i versanti vesuviani!Tale semplice constatazione basterebbe a

scoraggiare anche il più tenace sostenitoredegli “interventi non strutturali”, che spes-so diventano, quindi, una scelta “politica”piuttosto che tecnica.

Nel caso specifco delle colate angose,peraltro, non si può prescindere dalla con-siderazione che gli intimi meccanismi diinnesco, e quindi le cause che le scatena-no, sono tuttora materia di studio in ambitispesso interdisciplinari. Ne consegue una

Il Commissariato

straordinario ha dovuto

esaminare una situazione

complessa che

ha richiesto

di individuare soluzioni

originali ed innovative

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INGEGNERI Ordine di Napoli 27

giusta alea di incertezza che, a meno di si-tuazioni particolari, impedisce una serenaindividuazione delle scelte tecniche, comepuò avvenire in settori più consolidati dellapratica ingegneristica. Anche per tali moti- vi può apparire quasi come obbligato il ri-corso ad interventi passivi (ad esempio, va-sche di contenimento dei volumi mobilitati)

che di tipo attivo (ad esempio, interventi diconsolidamento dei versanti), dal momentoin cui questi ultimi, ancorché ugualmentecostosi e caratterizzati da estensioni arealinotevoli (e spesso di complessa delimita-zione) possono orire minore garanzia die cacia.

La logica del ragionamento fn qui illu-strata conduce a preerire interventi strut-turali di tipo passivo quale scelta da attuarein campo tecnico.

Ma non si può sottacere, però, che anche

tale opzione può risultare azzardata se noncorroborata da una dose di buonsenso, in-grediente non secondario rispetto ad unanecessaria ed adeguata cognizione tecnicoscientifca. Inatti, la progettazione di operedi tipo passivo comporta notevoli di coltàdettate, spesso, dalla indeterminatezza deiparametri di “input progettuale”. Basti, atitolo esemplifcativo, citare alcuni passicruciali dell’iter concettuale da seguire peril proporzionamento di una vasca deputataal contenimento dei ussi di colata, da por-re a protezione di un centro abitato:

◗ stima dei volumi mobilitabili, com-posti generalmente da due aliquote(volume proveniente dai versanti delbacino di alimentazione sotteso dallasezione di interesse; volume eventual-mente mobilitato durante l ’evento pereetto del trasporto innescato dallacolata lungo il suo percorso all ’internodelle incisioni)

◗ stima dell ’andamento temporale deiussi angosi (denominato, talvolta,

anche angogramma) e del valoremassimo della portata al colmo

◗ stima dei parametri reologici dellamiscela acqua-ango, che certamenteinuenzano l’idrodinamica e la pro-pagazione dei ussi. Inatti, le colateangose sono caratterizzabili comeussi non omogenei e non newtoniani,in cui le proprietà del uido possono variare signifcativamente durante lapropagazione su superfci molto ripideo su conoidi alluvionali. Pertanto, di

particolare importanza è la defnizio-

ne delle proprietà della miscela uida,che si compone di acqua e sedimentifni, della geometria del canale, dellapendenza e della scabrezza. Per alteconcentrazioni di sedimenti, le pro-prietà del uido quali densità, visco-sità e sorzi di taglio possono esserealterate, con ovvie conseguenze sulcomportamento reologico

◗ scelta del modello, sia esso di tipo fsicoche numerico, per la simulazione deienomeni e per la verifca dell’e caciadelle opere in progetto.

Ognuna delle asi operative sopra elenca-te nasconde insidie connesse alla possibilitàdi utilizzare diversi modelli e metodologieche, ancorché applicate al medesimo caso,possono condurre a risultati che possonodierire tra loro anche per più ordini digrandezza, travalicando in misura inaccet-tabile, quelli che sono i ripari usualmenteoerti alla pratica ingegneristica dal “coe -ciente di sicurezza” (nobile locuzione che inmodo più disincantato e sincero, dovrebbe

orse essere defnito, per tali opere, “coe -ciente di ignoranza”).

Per ortuna, l’ausilio del necessario“buon senso” conorta nella defnizionedelle scelte progettuali che, pur se inevi-tabilmente esposte a critiche, devono con-sentire di porre in atto le necessarie misuredi mitigazione del rischio.

In tal senso si sono orientate le sceltedel Commissariato di Governo che, al mo-mento di modifcare la amigerata “linearossa”, spostandola verso monte per eetto

degli interventi realizzati, ha giustamente

ritenuto opportuno delimitare zone, com-prese tra la linea rossa ante-operam e quellapost-operam, caratterizzate da un rischioresiduo e quindi soggette a vincoli e limita-zioni in termini di uso del territorio.

Ma, a distanza di 10 anni, nonostan-te i ritardi rispetto ai tempi inizialmenteprevisti e le incongruenze riscontrate neldimensionamento delle primissime opere,certamente da giustifcare per la comples-sità tecnica e scientifca di un enomenoancora poco studiato, il bilancio del “Mo-dello Sarno” è da ritenere certamente po-

sitivo, con il consenso pressoché unanimedella comunità scientifca nazionale e consignifcativi riconoscimenti anche in cam-po internazionale.

* * *Mai più ango, mai più eventi calamitosi

e, soprattutto, mai più lutti. Ma a nchétale auspicio diventi realtà occorre iniziarea gestire l’ordinario e non più le emergenze.Occorre prevenire e non più interveniresolo in seguito a ca lamità spesso annun-ciate.

Nel caso particolare di Sarno, terminatolo stato di emergenza, è necessario comple-tare il quadro degli interventi previsti dalpiano per la salvaguardia di zone ancoraa rischio.

Ma la sempre maggiore sensibilità del-la classe politica ai problemi ambientali,unitamente alla ricerca scientifca, alla or-mazione di fgure proessionali qualifcate(anche a mezzo dei dottorati di ricerca), alleattività delle Autorità di bacino, intese aprogrammare azioni ed uso del suolo, uni-

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28 N. 1/2009 - INGEGNERIA IDRAULICA

tamente a quelle della Protezione Civile,

lasciano ben sperare per un uturo menorischioso, sempre che alla pianifcazioneaccia seguito subito la ase attuativa, ov- viamente e, purtroppo, nell ’ambito dellerisorse disponibili.

Ma le prospettive devono necessaria-mente riguardare anche l’educazione deicittadini alla protezione civile e la manu-tenzione delle opere, spesso trascurata, eche sore, in modo pressoché sistematicodi una vacatio legis che produce una ina-deguata disponibilità di risorse umane efnanziarie necessarie allo scopo.

Si tratta senza dubbio di problemi dinotevole complessità e serietà, dal mo-mento in cui l’assenza di una necessariaazione manutentiva pregiudica, irrepara-bilmente, gli sorzi sostenuti per realizza-re un sistema di mitigazione del rischioidrogeologico.

Sarebbe sconcertante se, dopo le varieiniziative del tipo “Adotta un monumen-to”, talvolta promosse da alcune Sovrin-tendenze per a dare a comitati cittadinila delicata gestione del nostro patrimonio

storico-artistico, dovessimo rassegnarci asperare che anche la manutenzione delleopere aticosamente realizzate resti a -data al coinvolgimento di associazioni di volontariato. Si immagini il titolo “Adottala Vasca Connola”.

Mantenere tutte le opere in perettae cienza non è meno meritorio di averleben studiate, progettate ed eseguite. All’uo-po, scriveva il proessor Giulio De Marchinella Sua relazione introduttiva al volumein cui veniva esposta ed illustrata l’opera

della Cassa per il Mezzogiorno nel campodegli acquedotti e ognature nei dodici annitrascorsi dalla sua istituzione (1950-1962),“costituirà un dovere ed un debito d’onoreper i Governi italiani dei prossimi decenni”la manutenzione delle opere.

Tale aspetto dovrà essere particolarmen-te curato dagli enti preposti, onde evitare

errori di un passato, purtroppo, non lon-tano, in cui opere costruite con il contri-buto di tutto i l Paese (e soprattutto delleregioni del Nord Italia) vennero abbando-nate al proprio destino, risultando non piùrispondenti ai fni per i quali erano staticostruiti e talvolta da risultare addiritturapiù dannose.

* * *Ma non ritengo di dover concludere la

mia introduzione alla tavola rotonda senzasoermarmi brevemente sull’importante

ruolo e sul ondamentale sostegno orni-to da numerosi colleghi della comunitàscientifca nazionale sul le problematicheconnesse alle colate rapide di ango, arric-chendo nel contempo l’opera meritoria dellastruttura commissariale con le competenzescientifche che si andavano maturando neirispettivi atenei.

Ne è prova la orida produzione spessoa carattere interdisciplinare, che ha indub-biamente consentito un notevole appro-ondimento sullo stato delle conoscenze,con signifcativo impatto anche in campo

internazionale.Ed all’uopo, voglio concludere con un

auspicio: che la ricerca scientifca procedacon immutata intensità traendo spunto dairisultati fn qui raggiunti e tale da tenderead una caratterizzazione pressoché com-pleta di queste complesse enomenologieconnesse alle colate rapide di ango.

Magari, tra qualche tempo, da sperarenon molto lontano, gli attuali “criteri dimassima” possano lasciare il passo a piùrigorose “linee guida per la progettazione

delle opere di mitigazione del rischio dacolate angose”.

* * *Chiedo scusa ai colleghi per il maggior

tempo, rispetto a quanto avevo previsto,impiegato nell’ introduzione alla tavola ro-tonda e li invito ad intervenire su bilanci eprospettive, obiettivi primari di discussio-ne, nonché su altri aspetti che possano esse-re da loro ritenuti opportuni o necessari peril successivo dibattito a cui sono sollecitatia partecipare i colleghi presenti.

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INGEGNERI Ordine di Napoli 29

IntroduzioneOggi le imprese sono chiamate a risponde-re alla crescente domanda di responsabili-tà, trasparenza e correttezza provenientedalla società intera.

Numerosi attori alimentano una mag-giore responsabilità sociale delle imprese:

◗le nuove preoccupazioni e attese deicittadini, dei consumatori, delle pub-

bliche autorità e degli investitori in vista della mondializzazione e delletrasormazioni industriali di grandeportata;

◗i criteri sociali che infuiscono sem-pre più sulle decisioni di investimentodegli individui o delle istituzioni, siain quanto consumatori che in quantoinvestitori;

◗le inquietudini crescenti suscitate daldeterioramento dell’ambiente provo-cato dall’attività economica;

◗la trasparenza arrecata dai mezzi dicomunicazione e dalle tecnologie mo-derne dell’inormazione e della comu-nicazione nell’attività delle imprese.

A dimostrazione di quanto appenaaermato osserviamo che in una recentericerca sul tema dell’etica è emerso che il58 per cento dei cittadini europei (64 percento in Italia) ritiene che il mondo eco-

nomico non dedichi su ciente attenzio-ne alla responsabilità sociale e tra questicittadini il 25 per cento (20 per cento inItalia) considera molto importante nellascelta dei propri acquisti l’ impegno e laresponsabilità sociale dell’azienda pro-duttrice e il 44 per cento (16 per cento inItalia) è disposto a riconoscere un valoremaggiore a questi prodotti, accettando unprezzo più alto (onte: Sindacato NazionaleFunzionari Imprese Assicuratrici). Esiste,dunque, una vera e propria domanda di

La Responsabilità sociale d ’impresa – Rsi (o Corporate social responsibility, Csr)rappresenta una norma sociale di comportamento emergente, una norma che esprimel’esigenza di valorizzare la dimensione pubblica dell’impresa.Nel corso degli anni sono state date molte defnizioni di responsabilità sociale che nehanno mutato l’interpretazione. Da tutte risulta evidente la coerenza del signifcatosostanziale, proondamente legato alla dimensione comportamentale dell’azienda.La maggior parte di tali defnizioni descrive la responsabilità sociale d’impresa comel’integrazione volontaria delle preoccupazioni sociali ed ecologiche delle imprese nelle

loro operazioni commerciali e nei loro rapporti con le parti interessate.Per il World business council or Sustainable Development la Responsabilità socialedi impresa è il “continuo impegno dell’azienda a comportarsi in maniera etica ed acontribuire allo sviluppo economico, migliorando la qualità della vita dei dipendenti,delle loro amiglie, della comunità locale e più in generale della società”.Il concetto di Responsabilità sociale delle imprese implica essenzialmente che le impresestesse, di propria iniziativa, decidono di contribuire al miglioramento della società ed alla realizzazione di un ambiente pulito.Essere socialmente responsabili signifca per le imprese non solo soddisare pienamente

 gli obblighi giuridici applicabili, ma anche andare oltre investendo “di più” nel capitaleumano, nell’ambiente e nei rapporti con le altre parti interessate.La responsabilità sociale delle imprese non deve tuttavia essere raintesa con la regola-mentazione o la legislazione riguardante i diritti sociali e le norme ambientali, compre-

sa l’elaborazione di ulteriori normative a riguardo

Fabio De Felice – Università di Cassino - Ingegnere

Antonella Petrillo – Università di Cassino - Ingegnere

Antonio Ramondo – Arpa Campania

Maria Teresa Pignat a – Università di Cassino

IMPRESE, C’È VOGLIADI RESPONSABILITÀLa società chiede sempre più alle aziende comportamentisocialmente ed eticamente sostenibili per le future generazioni.

L’opera dell’ingegnere è essenziale nell’iter di certificazione

Di propria iniziativa

occorre contribuire

a migliorare la società,tutelare i lavoratori

e proteggere l’ambiente

nelle attività commerciali

e nei rapporti aziendali

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30 N. 1/2009 - CERTIFICAZIONE D’IMPRESA

etica, che inevitabilmente genera il suomercato e crea i suoi strumenti.

ale bisogno è stato chiaramente in-dicato da A. Maslow, lo studioso per ec-cellenza dei “bisogni” umani, autore dellateoria sulla cosiddetta gerarchia dei bisogni.Secondo tale teoria l’individuo comincia apreoccuparsi di realizzare la sua personali-

tà cercando di soddisare i bisogni di socia-lità (aetto, amicizia, appartenenza a grup-pi), i bisogni di stima (rispetto di sé e deglialtri) e di autorealizzazione (espressionedelle proprie capacità potenziali, sviluppoindividuale, bisogni di cultura), i bisogni diutilità al prossimo, di alleviare i mali deglialtri, di soccorrere i bisognosi, di rispettaree preservare l’ambiente non solo per sé, maanche per le generazioni uture.

Inatti analizzando l’atteggiamento delconsumatore (negli ultimi cinquant’anni)

si rileva acilmente come si sia passati dalbanale consumismo degli anni ’60, alla ri-cerca e richiesta di qualità del prodotto edel servizio caratteristica degli anni ’70, al-la necessità di sensibilità e compatibilità deiprodotti con l’ambiente maniestatasi neglianni ’90 per arrivare alla chiara pretesa dicomportamenti socialmente responsabilida parte delle imprese dei nostri giorni.

In quest’ottica oggi le imprese si a-acciano allo scenario mondiale con unaprospettiva che tenda non solo a creare va-lore per le imprese stesse, ma che cerchi

di costruire un percorso avorevole allosviluppo di una nuova attenzione verso lequestioni sociali.

I principi della Responsabilità socialed’impresa possono essere così riassunti:

◗responsabilità e coerenza: l’impegnoprincipale consiste nel valutare atten-tamente le conseguenze prevedibilidelle proprie azioni su tutti i portato-ri di interessi legittimi (stakeholder),

assumendone piena responsabilitàed assicurandone una coerenza dicomportamento rispetto ai principienunciati;

◗integrità ed equità: attenersi sempread una condotta onesta in manieraequa, così da assicurare a tutti i porta-tori di interessi un eettivo equilibriodi trattamento;

◗correttezza e trasparenza: rispettareintegralmente gli impegni contrat-tuali nella loro esecuzione, a nché

lo scambio produca beneci reciproci,assicurando parità di inormazionealle parti interessate e tutelando i va-lori di mercato;

◗centralità della persona: rispettare ladignità del lavoratore e dei suoi dirittiondamentali, assicurare buone con-dizioni di lavoro e di vita, promuo-

 vendo la ormazione e la crescita del“capitale umano” e garantendo a tuttipari opportunità;

◗protezione di consumatori: tutelarenel senso più ampio gli interessi di

consumatori/clienti ed assicurareloro un trattamento equo, comuni-cando in modo corretto le politiche

e attività che possono infuenzare leloro scelte;

◗cittadinanza sociale: contribuireconcretamente al benessere della co-munità in cui si opera, alla soluzionecondivisa dei problemi esistenti sulterritorio, alla crescita di relazionibasate sulla ducia reciproca;

◗sviluppo sostenibile: tutelare gli in-teressi delle generazioni uture, rico-noscendo la stretta interdipendenzatra decisioni aziendali ed impattiambientali, andando oltre il rispet-to delle norme, impegnandosi per losviluppo e l’adozione di tecnologieinnovative ed eco-e cienti.

Il nuovo paradigma basato sulla social responsibility non mette tanto in discus-sione il mercato globale o la centralità

dell’attività produttiva, quanto le moda-lità di sv iluppo dell’economia basate sudi uno sruttamento intensivo non solodei attori produttivi elementari (capitalee lavoro), ma anche delle risorse naturali,con conseguenze disastrose sui disavan-zi socio-economici tra i paesi avanzatied Paesi in via di sviluppo e sullo svili-mento della carryng capacity (quantitàdi popolazione che un dato habitat puòsostenere indefnitamente) del pianeta.Questo porta ad un impoverimento dellamission aziendale nell’ottica della crescita

del benessere, della qualità della attivitàe dell’ottimizzazione delle condizioni dieccellenza.

Fig. 1 – I soggetti coinvolti

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INGEGNERI Ordine di Napoli 31

Caratteristica principale su cui si on-da la responsabilità sociale d’impresa èla capacità di coinvolgere le diverse parti(stakeholder ) interessate.

Le modalità di coinvolgimento deglistakeholder sono molteplici: tecniche estrumenti variano a seconda della naturae della dimensione dell’organizzazione, del

contesto, delle risorse e degli obiettivi chesi desidera raggiungere.

Il coinvolgimento degli sakeholder nonpuò essere considerata un’attività sporadi-ca, ma deve coinvolgere tutta l’organizza-zione aziendale, dai livelli direttivi più altia tutti i dipendenti.

Lo AA1000 Stakeholder engagementstandard (presentato nel 2005) individuatre asi e dieci step chiave di un dialogoe cace:

– ase 1 - impostazione e pianicazione

(thinking and planning, step 1-4):◗step 1: identicazione degli stakehol-der;

◗step 2: identicazione iniziale dei temirilevanti;

◗step 3: determinazione e denizionedelle strategie di coinvolgimento, de-gli obiettivi e delle nalità;

◗step 4: Denizione del piano di coin- volgimento e della tempistica per larealizzazione.

– ase 2 - preparazione e coinvolgimen-

to (preparing and enganging, step 5-7):

◗step 5: identicazione delle modalitàdi coinvolgimento più opportune;

◗step 6: costruzione e raorzamentodelle capacità;

◗step 7: Coinvolgimento degli stake-holder secondo modalità che aciliti-no la comprensione, l’apprendimentoe il miglioramento;

– ase 3 - misurazione e denizione (re-sponding and measuring, step 8-10):

◗step 8: concretizzazione, interioriz-zazione e comunicazione di quantoappreso;

◗step 9: Misurazione e valutazione deirisultati;

◗step 10: Valutazione, ri-mappatura eridenizione.

Evoluzione della responsabilità socialed’impresaCome evidenziato, negli ultimi anni si èassistito ad una intensicazione di inizia-tive di portata internazionale, che sottoli-neano il ruolo strategico assunto dal temadella responsabilità sociale di impresa.

Il concetto di responsabilità socialed’impresa ha radici molto proonde nel

contesto economico e culturale italiano.Esempi di aziende attive nella responsa-bilità sociale attraverso l’adozione di pro-grammi a benecio della società, esisteva-no già agli inizi dell’industrializzazionedel nostro Paese. Ovviamente erano perlo più episodi isolati, rutto delle scelte dipochi imprenditori.

Solo alla ne degli anni ’90 i concettidi Rsi iniziano ad assumere una visibilitàcrescente collegandosi al dibattito europeoe coinvolgendo nuovi soggetti.

In Italia la diusione della Rsi è iniziata

tra le imprese aderenti a Conndustria. Lostesso ex Presidente di Conndustria Lu-ca Cordero di Montezemolo ha aermatoche “essere classe dirigente signifca anchequesto: restituire al Paese parte di ciò chesi è ricevuto”.

In primis il tema è stato appannaggiodi alcune aziende multinazionali e di al-cune imprese italiane che hanno visto inquesta tematica un importante strumento

Fig. 2 – Imprese SA8000 per continente

(Fonte: SAI International, marzo 2008

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32 N. 1/2009 - CERTIFICAZIONE D’IMPRESA

di crescita aziendale. Successivamente ildibattito si è allargato ad alcune associa-zioni territoriali che hanno promosso alivello più capillare tale tematica.

Nel mondo le imprese con certicazioneSA8000 sono attualmente 1693. Di questeben 795 sono imprese italiane.

Varie iniziative europee ed america-

ne stanno portando alla ormulazione dinorme di qualità per sistemi di gestionedella responsabilità etico-sociale delle im-prese. Sono programmi che nascono dallacollaborazione tra mondo della ricerca edell’università, mondo delle imprese emondo delle proessioni, con un coinvol-gimento di organizzazioni non governative(Ong) e non prot e talvolta delle stesse au-torità pubbliche e di governo. In Inghilterrasi può citare l’esperienza di Accountability,nonché il Sigma Project. Altre proposte si

stanno diondendo in Germania (legateall’Università di Costanza) e in Spagna(Foretica). Anche in Italia, il Cele - Centreor Ethics Law & Economics dell ’Univer-sità Carlo Cattaneo di Castellanza - insie-me ad imprese, associazioni proessionali,società di consulenza ed organizzazioninon prot ha promosso il Progetto Q-RES,per la denizione di una norma sulla re-sponsabilità etico-sociale delle imprese ilcui modello si basa sui seguenti elementi:

 visione etica, codice etico, ormazione eti-ca, sistema organizzativi di attuazione e

controllo, rendicontazione etico-sociale, verica esterna.

Il sistema SA 8000Al ne di promuovere la responsabilitàsociale d’impresa è stata emanata la SA8000.

La SA 8000, acronimo di Social Ac-countability 8000, è uno standard interna-zionale capace di vericare se le aziende, leorganizzazioni, ecc. ottemperano ad alcunirequisiti minimi in tema di diritti umani

e di lavoro.ale norma non nasce nello stesso modo

in cui si sono sviluppate le certicazionitecniche, ovvero da parametri stabiliti dacomitati di esperti nazionali percorrendoun lungo ciclo che si allarga dall ’Europa(EN) no al mondo (Iso), ma è egualmentecerticabile da terza parte.

Il sistema SA 8000 è, comunque,strutturalmente basato sul modello dialtri schemi di gestione quali quello perla qualità (Iso 9000) e l’ambiente (Iso

Fig. 3 – Imprese SA8000 in Europa (Fonte: SAI International, marzo 2008)

Fig. 4 – Imprese SA8000 in Italia (Fonte: SAI International, marzo 2008)

Tabella 1 - Affinità tra SA 8000, ISO 9000, ISO 14000

Punti SA 8000 ISO 9000 ISO 14000

1.0 Lavoro infantile - -

2.0 Lavoro Forzato - -

3.0 Salute e sicurezza - -

4.0 Discriminazione - -

5.0 Libertà di associazione e diritto alla contrattazione collettiva - -

6.0 Pratiche disciplinari - -

7.0 Ore di lavoro - -

8.0 Retribuzione - -9.0 Sistema di gestione 4.2 4.1

9.1 Politica 4.1 4.2

9.2 Riesame della Direzione 4.1 4.6

9.3 Pianificazione e Implementazione 4.2 4.3.4*

9.4 Controllo dei fornitori 4.6 -

9.5 Trattamento dei rilievi, Azioni correttive 4.14 4.5.2

9.6 Comunicazione esterna - 4.4.3

9.7 Accesso alle verifiche 4.6 -

9.8 Registrazioni 4.16 4.5.3

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INGEGNERI Ordine di Napoli 33

14000). L’SA 8000, inatti, srutta le tec-niche di audit di comprovata e caciadello standard Iso, incoraggia il conti-nuo miglioramento e pone l’attenzionesulla gestione del sistema per assicurarnel’e cienza.

I Principi comuni con le norme gestio-

nali sono:

◗ coinvolgimento del management;◗ tutti i settori dell’azienda sono coin- volti;

◗ privilegia la prevenzione piuttosto cheil controllo;

◗ esorta a gestire gli aspetti che possonoessere controllati o infuenzati;

◗ inalizza al miglioramento conti-nuo;

◗ devono essere considerati come stake-

holders (portatori di interessi) i lavo-ratori (compresi bambini e amiglie),i clienti e consumatori, i ornitori(liera produttiva), gli azionisti, leassicurazioni, gli organismi di cer-ticazione, i governi, le associazioninon governative, la collettività.

La SA 8000 è intesa come una strutturadi verica dell’eticità delle risorse e dellaproduzione di beni in qualunque localitàdel mondo.

Seguendo i parametri di questi standarddescrive un sistema di gestione basato suotto criteri sociali:

◗ lavoro minorile;◗ lavoro orzato;◗ salute e sicurezza;◗ libertà di associazione e rappresentan-

za collettiva;

◗ discriminazione;◗ pratiche disciplinari;◗ orario di lavoro;◗ salario.

A questi si aggiunge il nono requisitorelativo all’adozione di un sistema di ge-stione della responsabilità sociale com-prendente: politica, rassegna periodicadella direzione, nomina di un rappresen-tante aziendale di alto livello, pianicazio-ne dell’applicazione, controllo ornitori,

azioni correttive, comunicazione esterna,accesso per verica, documentazione).Pertanto un’organizzazione per ottene-

re una certicazione, conorme allo stan-dard SA 8000, deve realizzare un Sistemadi Responsabilità sociale (Sms) basato suirequisiti stabiliti dal sistema stesso.

Lo standard SA è una norma volontariabasata sul miglioramento continuo e sullaprevenzione piuttosto che sulla repressionee sulla correzione.

Fig. 5 – Strumenti per un’azienda a sviluppo

sostenibile.

Fig. 6 – Principi dello

standard SA 8000.

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34 N. 1/2009 - CERTIFICAZIONE D’IMPRESA

Gli obiettivi della norma sono:

◗ migliorare le condizioni di lavoro;◗ migliorare le condizioni retributive;◗ avorire la scolarità dei bambini;◗ rimuovere discriminazioni sul luogo

di lavoro;◗ promuovere la libertà di associazione;

◗aumentare la sicurezza dei lavoratori;◗ eliminare abusi sici ed altre orme dipressione sul luogo di lavoro.

Lo standard SA 8000 è stato pubblicatonell’ottobre 1997 dal CEPAA – Council onEconomic Priorities Accreditation Agency  (organizzazione di ricerca sulla responsa-bilità sociale ed ambientale delle imprese)che nel 2000 ha assunto la denominazionedi Sai - Social Accountability Internationaled è stato modicato prima nel 2001 e poinel 2008.

La versione del 2008 introduce diversenovità:

◗ nuova denizione di personale ossiacolui che produce prodotti, beni o ser- vizi per l’azienda all’interno del sito(pertanto anche eventuali aziende inoutsourcing presso il sito);

◗ nuova denizione di lavoratore, tuttoil personale eccetto i managers;

◗ nuova denizione di manager;

◗ nello scopo della certiicazione siesplicita che SA 8000 estende la pro-tezione dei diritti dei lavoratori ancheai lavoratori a domicilio e ai sub-con-tractors;

◗ sono introdotte due nuove conven-zioni Ilo di ri erimento, la 131 sullemodalità di denizione del salariominimo e la 183 per la protezionedella maternità;

◗ nei casi in cui il lavoro inantile è ap-plicato, i giovani lavoratori (minori

di 18 anni) non devono comunquesuperare le 10 ore, comprendendo iltrasporto e non possono lavorare dinotte;

◗ nel lavoro obbligato si specica che illavoratore deve essere libero di lascia-re il proprio lavoro, previo un ragio-nevole preavviso. L’azienda non deve

essere, inoltre, coinvolta nel tra codi esseri umani;◗ nelle discriminazioni si sottolinea

come non si possa né discriminare,né licenziare donne che stanno persposarsi o che sono incinta;

◗ nell’orario di lavoro si introduce che,in assenza di una specica legislazio-ne (non è il caso italiano), il lavora-tore deve comunque are almeno ungiorno di riposo dopo sei consecutividi lavoro. Gli straordinari, invece, so-no limitati ad un massimo di 48 ore

per mese. Gli straordinari, quandoconcordato con il sindacato, possonoraddoppiare, a patto che poi il lavo-ratore riceva un analogo monte oredi riposo o sia pagato per l’equiva-lente;

◗ il rappresentante dei lavoratori devepartecipare al riesame della direzio-ne e deve essere eletto ra i lavoratori,escludendo quindi il management.

Le onti normative internazionali e dirierimento su cui si basa la SA 8000 so-

no:

◗ l’Onu (Organizzazione delle Nazio-ni Unite) ed in particolar modo laDichiarazione universale dei dirittidell’uomo e le Convenzioni si dirittidell’inanzia e sulla eliminazione ditutte le orme di discriminazione;

◗ l’Ilo (International Labour Organiza-tion) ed in particolar modo le diverseConvenzioni sui diritti del lavoro,ecc.

Fig. 7 – Lavoro minorile(fonte Ilo/IPEC 2002).

Tabella 2 - Lavoro minorile

in Italia, retribuzione mensile

(anno 2001)

PAGA MENSILE %

Fino a 52 14

Da 52 a 103 25

Da 103 a 206 9

Da 206 a 310 22Da 310 a 413 17

Da 413 a 516 10

Oltre 516 4

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Gli strumenti e le strategie di responsa-bilità sociale che possono essere attuati dal-le imprese, vengono orniti dal Libro verde

della commissione europea “Promuovereun quadro europeo per la responsabilitàsociale delle imprese”. In particolar modole strategie si art icolano in due dimensioniprincipali:

◗ dimensione interna che comprendegestione delle risorse umane, salutee sicurezza sul lavoro, adattamentoalle trasormazioni/ristrutturazio-ni responsabili, gestione degli eettisull’ambiente aziendale e delle risorsenaturali;

◗ dimensione esterna che comprende

comunità locali, partnership com-merciali, ornitori, consumatori, dirittidell’uomo, preoccupazioni ambientalia livello planetario.

La pubblicazione del Libro verde del-la commissione europea del 2001 segna

una svolta signicativa nell’orientamentodi obiettivi e strategie interne ai contestiimprenditoriali, poiché raorza concettual-

mente e denisce nella loro valenza praticauna serie di provvedimento e misure giàpresenti alla coscienza generale mondo dellavoro.

La responsabilità sociale d’impresa sibasa sul rapporto ra le tre dimensioni chela compongono: la responsabilità econo-mica, la responsabilità socia le e la respon-sabilità ambientale. Nella responsabilitàeconomica sono compresi tutti i pubblicie gli stakeholder che hanno una relazionediretta con l’impresa in termini econo-mici, nanziari e commerciali (azionisti,

nanziatori, clienti, ornitori, dipendentie, in parte le istituzioni). In quella sociale,che rappresenta il sistema di relazione conla cosiddetta società allargata, si trovanole comunità che abitano attorno e vicinogli impianti industriali, la società civilepiù in generale, con le associazioni che la

INGEGNERI Ordine di Napoli 35

Convenzioni ILO 29 e 105 (Lavoro forzato e vincolato)

Convenzione ILO 87 (Libertà di associazione)

Convenzione ILO 98 (Diritto alla Contrattazione Collettiva)

Convenzioni ILO 100 e 111 (Parità di remunerazione tra lavoratori maschi e femmine per lavoro

di valore analogo; Discriminazione)

Convenzione ILO 131 (Salario Minimo)

Convenzione ILO 135 (Convenzione dei Rappresentanti dei Lavoratori)

Convenzione ILO 138 e Raccomandazione 146 (Età minima e raccomandazioni)Convenzione ILO 155 e Raccomandazione 164 (Salute e sicurezza sul lavoro)

Convenzione ILO 177 (Lavoro in casa)

Convenzione ILO 183 (Protezione delle donne in maternità)

Dichiarazione Universale dei Diritti Umani

Convenzione delle Nazioni Unite sui Diritti dei Bambini

Convenzione delle Nazioni Unite per eliminare tutte le forme di discriminazione contro le donne

Tabella 3 - Documenti internazionali che deve rispettare un’organizzazione

Fig. 8 – Aree di

influenza della

SA8000.

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◗ richiesta di visita ispettiva che vie-

ne condotta da un team di audit apposi-tamente ormato. Il team è a conoscenzadelle leggi in materia ed è in contatto conle locali organizzazioni non governative. Ai vericatori è consentito l’accesso alla docu-mentazione dell’azienda nonché la acoltàdi intervistare i dipendenti. Nel caso dalla visita ispettiva emergessero delle non con-ormità allo standard è possibile prendereprovvedimenti correttivi ed essere succes-sivamente rivericati.

In relazione alla certicazione di unSistema SA8000 vengono utilizzati essen-zialmente due tipi di marchi che riprodu-cono entrambi il logo del network, ma conla diversa specica dello stato di:

a) Applicant SA8000 (lo status di Ap-plicant consiste in un riconoscimento al-le aziende che intendono intraprenderel’iter per la certicazione SA8000, primostandard diuso a livello internazionalecirca la responsabilità sociale di un’azien-da);

36 N. 1/2009 - CERTIFICAZIONE D’IMPRESA

rappresentano, e - anche qui - azionisti,nanziatori, clienti, ornitori, dipendentie istituzioni visti come componenti dellasocietà allargata. La responsabilità am-bientale ha come interlocutori privilegiatile generazioni uture, le associazioni chehanno come missione la salvaguardiadell’ambiente, le istituzioni e la cittadina

in generale.In sintesi i principi cui si ispira la norma

sono:

◗ adesione volontaria;◗ convinzione del management;◗ rispetto dei requisiti minimi dettati

dalla legislazione vigente e dalla nor-ma;

◗ trasparenza e coinvolgimento delleparti interessate;

◗ miglioramento continuo nel tempo;◗

coinvolgimento dei dipendenti;◗ rierimento all ’organizzazione (non alprodotto);

◗ applicabilità in organizzazioni di qual-siasi settore merceologico, in paesiindustrializzati ed in via di sviluppo,in aziende multinazionali come inpiccole imprese, nel settore pubblicoo privato.

La norma SA8000 denisce requisiti delsistema di gestione, ma anche requisiti sutematiche speciche. Per alcuni requisiti

sono denite soglie minime da rispettare,anche più restrittive dei limiti di legge.

Il sistema di certicazione è analogo allealtre norme, anche se la SA 8000 è pubbli-cata dal Sai invece che dall’Iso e l’accredi-tamento viene rilasciato dal Sai invece chedal Sincert (in Italia).

L’iter di certifcazione

L’iter di certicazione SA 8000 è molto si-mile a quello previsto per altri schemi qualil’Iso 9000 e l’Iso 14000, e si articola in tre

asi principali: 

◗ comunicazione ad un organismo ter-zo accreditato della propria volontà diimplementare un Sistema di Gestioneper la Responsabilità sociale;

◗ implementazione del Sistema di Ge-stione per la Responsabilità socialeconorme non solo alle leggi, ma ancheallo standard SA 8000, con particolareattenzione al soddisacimento del re-quisito 9 (Sistema di Gestione);

BVQI Bureau Veritas Quality International

CSCC CalSafety Compliance Corporation

CISE Centro per l’Innovazione e lo Sviluppo Economico

DNV Det Norske Veritas

ITS Intertek Testing Services

RINA Registro Italiano Navala GroupRWTUV RWTUV for East Ltd.

SGS SGS International Certification Services

TUV Rheinland Hong Kong Ltd.

ENTI DI CERTIFICAZIONE ACCREDITATI DAL SAI

Fig. 9 – Iter di certificazione - Organizzazione.

Tabella 4 - Enti di certificazione accreditati dal SAI

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INGEGNERI Ordine di Napoli 37

b) Organizzazione certicata SA8000.

In relazione al prodotto i marchi utiliz-zati riportano – sotto il logo del Network – la dicitura:

a) Prodotto proveniente da un sistema diresponsabilità sociale certicato;

b) Prodotto proveniente da una liera diresponsabilità sociale certicata.

Benefci conseguibili

La scelta volontaria di intraprendere lastrada della Responsabilità sociale consenteall’ impresa di migliorare la capacità di rela-zionarsi con gli interlocutori esterni tramite

la possibilità di valorizzare le attività da essasvolte ed i risultati ottenuti a vantaggio ditutti nella gestione di questi nuovi aspetti.

Le spinte all ’adozione ed a lla certica-zione di un sistema di responsabilità socia-le possono essere molteplici e consentonoall’azienda di ottenere almeno parte deiseguenti vantaggi:

◗ vantaggi quantitativi e qualitativi;◗miglioramenti nella gestione dei ri-

schi;

◗miglioramenti della perormance -

nanziaria;◗riduzione dei costi operativi;◗raorzamento dell’immagine e della

reputazione aziendale;◗aumento delle vendite e della edeltà

della clientela;◗incremento della qualità e della pro-

duttività;◗aumento della capacità di attrarre e

mantenere dipendenti di ta lento;◗miglioramento delle relazioni con le

autorità pubbliche;◗maggiore accesso al credito e minore

costo del denaro;

Ovviamente, accanto a questi aspetti, sihanno degli indubbi vantaggi per i lavora-tori:

◗miglioramento delle condizioni gene-rali di lavoro;

◗riduzione discriminazioni ed abusi;◗garanzia della libertà di associazione◗piena conormità agli standard di si-

curezza.

Fig. 10 – Iter di certificazione – Ente di certificazione.

Fig. 11 – Logo per Applicant SA8000

e per Organizzazione certificata

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38 N. 1/2009 - CERTIFICAZIONE D’IMPRESA

Conclusioni

Per godere di una solida reputazioneattualmente non è più su ciente perun’impresa dimostrare di essere capacedi realizzare prodotti di buona quali-tà e di immetterli sul mercato a prezzicompetitivi. Al binomio qualità-prezzosi sono aggiunti, inatti, altri attori che

occorre necessariamente considerare,quali l’impatto del ciclo produttivosull’ambiente, la sicurezza dei lavo-ratori e della popolazione e l’impattosociale delle politiche aziendali neiconronti dei propri lavoratori e di tut-ti coloro che partecipano al processoproduttivo.

A tal proposito occorre rimuovere ilpregiudizio culturale che vede da unaparte il sociale e dall’altra (tutto ciòche riguarda) lo sviluppo eco-

nomico. La prospettiva deveessere quella di riuscire aconiugare questi dueorientamenti. Soloin quest’ottica la re-sponsabilità socialepuò diventare un in- vestimento per l’im-presa; uno strumentocompetitivo attraver-so il quale coniugarecrescita economica conil miglioramento della

qualità della vita.Si tratta di un obiettivo cer-

tamente ambizioso che si basa sullaconsapevolezza che l ’adozione di com-portamenti socialmente responsabilicontribuisce a creare valore per tutte lecomponenti del mondo imprenditorialeed a migliorare la capacità dell ’aziendadi ar ronte al le nuove sde che vengo-no dai mercati.

La certicazione SA 8000 si sta gra-dualmente diondendo perché le azien-

de cominciano a riconoscere i vantaggidi tale sistema, sia per il managementche per i lavoratori.

In questi ultimi anni, l’ investimentosocialmente responsabile ha visto no-tevolmente aumentare la sua quota dipopolarità presso i grandi investitori.

Inoltre si è assistito all’emanazione dimolte linee guida, standard e praticheche arontano diversi aspetti della Rsi.

Tuttavia, a nché l’ investimento so-cialmente responsabile sia in grado diprogredire è necessario:

◗che i mercati nanziari siano ul-teriormente sensibilizzati al suo poten-ziale di redditività;

◗promuovere una maggiore integra-

zione tra le diverse parti trattate daglistandard e di conseguenza incoraggiareun processo di convergenza e di messaa punto.

Concludiamo afermando che spe-cialmente per le grandi aziende, nellequali devono esserecoinvolte mol-te persone,

l’ado-zione volon-taria dei nuovi principi di responsa-bilità socia le non comporta un’aggiunta

ai processi ondamentali dell’impresa,bensì signica incidere in proonditàsull’insieme di sui modelli decisionalie relazionali pertanto, nonostante gli“investimenti” iniziali, è auspicabileuna loro maggiore implementazioneal ne di conseguire i vantaggi socialiad essi legati sia per l’azienda stessa cheper i cittadini.

Bibliografa

◗Beda A., Bodo R., La Responsabil-ità sociale d’impresa - strumenti estrategie per uno sviluppo sosteni-bile dell’economia, Ed. Il sole 24 ore,2006.◗La Fratta., Strumenti innovativi perlo sviluppo sostenibile, Ed. Franco An-

geli, 2004.◗Commissione delle comunità europ-ee, Libro verde Promuovere un quadroeuropeo per la responsabilità socialedelle imprese, 2001.◗Accountability/Unep, Te Stakeholderengangement manual: the practitionerhandbook on stakeholder engange-

ment, Accountability, 1999.◗Chiesi A.M., Martinelli A.,

Pellegatta M., Il bilanciosociale – stakeholder e

responsabilità socialed’impresa, Ed. Il sole24 ore, 2000.◗ Sacconi L., Guidacritica alla responsabil-ità sociale ed al governod’impresa. Ed.Bancaria

Editrice, 2005.◗ De Felice F., Pignata

M.T., Ramondo A., Sicu-rezza Aziendale - la Norma

OHSAS 18001, Notiziariodell’Ordine degli Ingegneri di

Napoli, numero 3, Maggio-Giugno 2006.◗Tentati A., Sostenibilità, im-presa e perormance. Un nuovo

modello di evaluation and re-porting, Ed. Egea, 2002.

◗Lepore G., D’Alesio M.V., La cer-ticazione etica d’impresa. La norma

SA 8000 ed il quadro legislativo, Ed.Franco Angeli, 2004.◗Kotler P., Lee N., Marketing e respon-sabilità sociale d’ impresa. Come are il

massimo per la propria azienda e perla comunità sposando una causa, Ed.Il sole 24 ore, 2008.◗Testa M., “La responsabilità socialed’impresa. Aspetti strategici, modellidi analisi e strumenti operativi”, Ed.Giappichelli, 2007.

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Edoardo Cosenza,

Gaetano Manfredi,

Marisa Pecce

“Strutture

in cemento armato”

Ulrico Hoepli Editore S.p.A.

INGEGNERI Ordine di Napoli 41

Scrivere un libro sulle basi della progetta-zione delle strutture in cemento armato duesecoli dopo la casa di Auguste Perret in RueFranklin a Parigi può sembrare un esercizioaccademico. Ma il cemento armato dimostraancora oggi di essere un materiale modernoin continua evoluzione, capace di dare ri-

sposte convincenti alle prestazioni semprepiù avanzate che il mondo dei progettistirichiede.

Per il progettista strutturale risponderealle sfde delle modernità richiede un mixdi tre ingredienti che vanno continuamenteinnovati: materiali più avanzati, metodi diprogettazione più evoluti, norme tecnichepiù sicure.

Relativamente ai materiali che costitui-scono il cemento armato, enormi progressisono stati realizzati negli ultimi anni e nuoviorizzonti creativi e tecnologici si sono aperti,

sorretti dall’apporto dell’Ingegneria dei Ma-teriali. Una delle prime strutture-simbolo èrappresentata dalle amose Petronas TwinTowers a Kuala Lumpur realizzate con cal-cestruzzo ad alte prestazioni caratterizzatoda una resistenza a compressione fno ad 80MPa. Ma le nuove sfde sono orientate princi-palmente a garantire una maggiore durabilitàal cemento armato. Esistono calcestruzzi adaltissime prestazioni come il reactive power

concrete RPC che raggiunge resistenze di 200MPa, dove la tradizionale armatura metalli-

ca è completamente assente, oppure calce-struzzi autocompattanti SCC caratterizzatida un grado di porosità bassissimo. Esistonoarmature in acciaio inossidabile o armaturein materiale composito che risultano pratica-mente inattaccabili dalla corrosione.

Allo stesso modo i metodi di progetta-zione si sono proondamente modifcati nelcorso degli anni. Nel dopoguerra, con Nervi,Dishinger e Torroja, la nuova rontiera delcemento armato è stata rappresentata dallaprogettazione dei ponti di grande luce e di

grandi coperture. Negli anni 70 vi è stato unarancamento delle orme strutturali dallarappresentazione matematica: da un latohanno trovato spazio i metodi numerici disoluzione delle strutture, dall’altro il designby testing è diventato approccio diuso. Apartire dagli anni 90, con l’evoluzione della

progettazione antisismica, il calcolo non li-neare è diventato strumento di progettazioneoperativa ed, al dimensionamento per resi-stenza, si è a ancata la progettazione perduttilità.

La normativa tecnica ha progressivamen-te recepito, con un ritardo a volte eccessivo,le innovazioni che provenivano dal mondodella ricerca e della progettazione. In Italia il

cemento armato iniziò a diondersi a cavallora il XIX e il XX secolo, ma una legislazionespecifca per regolarne l’utilizzo u emana-ta solo a partire dal novembre 1939 (R.D.L.

n.2229 del 16 novembre 1939). Allo stessomodo si è dovuto attendere prima l’OPCM n.3274 del 20 marzo 2003 e poi le nuove NormeTecniche per le Costruzioni, approvate dalConsiglio Superiore dei Lavori Pubblici epubblicate in Gazzetta U ciale il 14 genna-io 2008, per abbandonare defnitivamente ilmetodo alle tensioni ammissibili e consentiresolo la progettazione basata sul metodo semi-probabilistico agli stati limite.

In questo contesto il testo ornisce le co-noscenze e gli strumenti operativi alla base

della progettazione delle strutture in cementoarmato seguendo un approccio moderno edaggiornato alle normative nazionali ed inter-nazionali più recenti. Si rivolge agli studentidelle scuole di Ingegneria ed Architettura edai proessionisti che avvertono la necessità diaggiornarsi alla luce dei recenti cambiamen-ti metodologici e normativi. Il libro è utiletanto per le Lauree triennali, acendo unaadeguata scelta degli argomenti, quanto perle Lauree di secondo livello, in alcuni appro-ondimenti degli argomenti trattati.

RecensioneLe strutture in cemento armato

 L’ultimo manuale della Hoepli offre un approccio completo e moderno

agli strumenti operativi della progettazione e alle più recenti normative.

 Il testo è indispensabile sia per le lauree triennali che per le quinquennali

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42 N. 1/2009 - RECENSIONI

L’obiettivo è stato di coniugare imposta-zione didattica, aggiornamento dei conte-nuti e capacità operativa. Per questo moti- vo a fanco ad i classici capitoli relativi allaprogettazione degli elementi per essione,taglio e torsione, vi sono due capitoli speci-fci relativi alla progettazione per duttilità eper durabilità delle strutture. Dal punto di

 vista normativo il testo a rierimento allenuove Norme Tecniche per le Costruzioni(D.M. 14.1.2008) ed agli Eurocodici, che rap-presentano i rierimenti più recenti in sedenazionale ed europea.

Per quanto riguarda i contenuti, nel ca-pitolo 1 sono presentati i principi della sicu-rezza strutturale con rierimento ai dientiapprocci metodologici fno al metodo semi-probabilistico agli stati limite secondo lanorma italiana. Nel capitolo 2 sono descrittele principali proprietà fsiche e meccaniche

del calcestruzzo e dell’acciaio da armatura.Nel capitolo 3 vengono mostrate le verifchein esercizio per essurazione, deormazio-ne e stato tensionale. Nei capitoli 4 e 5 sonopresentati i criteri di progetto e verifca dielementi in c.a soggetti a sollecitazione di

essione e pressoessione con rierimento siaalla resistenza che alla duttilità. Nei capitoli 6e 7 si discutono le verifche a taglio e torsionecon particolare rierimento al metodo dellebielle ad inclinazione variabile. Nel capitolo8 si tratta il comportamento delle aste snellein cemento armato. Nel capitolo 9, infne,si presentano le problematiche relative alla

durabilità del cemento armato con la descri-zione delle principali cause del degrado e lapresentazione della progettazione basata sulciclo di vita della struttura.

Mancano alcuni argomenti anch’essiimportanti per la progettazione delle strut-ture in cemento armato, come i problemi dipunzonamento, l’analisi degli elementi tozzicon i meccanismi tirante e puntone, la resi-stenza all’incendio, il comportamento dellestrutture bidimensionali piane e curve edaltri ancora. Ma, come precisa il titolo del

 volume, vengono trattate solo le “basi dellaprogettazione”.Ogni capitolo è corredato, inoltre, di

esempi ed esercizi che accompagnano illettore nell’applicazione dei principi e deimetodi che sono esposti.

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metodologie costruttive per attuarlaminimizzando il rischio di insuc-

cesso ed i costi, si è oggi sostituitala figura di un responsabile dellaprogettazione, u n organizzatore,che nel concreto gestisce e controllala qualità del processo, in modo deltutto formale.

Le amministrazioni pubbliche,per contenere i costi della progetta-zione, tendono ad aff idare i progettiai loro uffici tecnici.

Infatti, gli incentivi previsti, nel-l’ordine del 2 per cento dell’importo

delle opere, sono di certo inferiori aicosti di una progettazione.

La prassi che si è stabilita d i con-seguenza è che i tecnici pubblicitendono a sviluppare i progetti diimportanti infrastrutture affidan-do a professionisti di loro fiducia losviluppo di specifici aspet ti proget-

tuali, parcellizzando il progetto inun insieme di consulenze speciali-stiche.

In questa segmentazione della pro-gettazione, viene però a mancare unafigura responsabile della ideazionedell’opera. Ciò è particolarmentenegativo proprio per la progetta-zione in ingegneria civile, perché laprogrammazione delle indagini, lasintesi dei risultati e la definizionedei parametrici idraulici e geotecni-

ci, il dimensionamento delle opere,la scelta delle metodologie costrut-tive e dei controlli in corso d ’opera,sono affidati a figure professionalidiverse, non sempre in sintonia edin comunicazione tra loro.

Quando è necessario avvalersi diconsulenti, vi è il ricorso alle gare diprofessionisti esterni, dove risultanofavorite le società di ingegneria; perqueste, la segmentazione delle com-petenze progettuali è strumentalealla buona organizzazione del lavoro

e ad una presunta qualità della pro-gettazione. Le società di ingegneriacostituzionalmente propendonoper la quantità piuttosto che per laqualità, per contenere costi che so-no vitali alla qualità del prodottoe proporre consistenti r ibassi nellegare senza riduzioni dei margini diprofitto.

In tale corsa al ribasso sono sem-pre inclusi anche i costi delle indagi-ni idrauliche e geotecniche talvolta

addirittura offerte a costo zero peraggiudicarsi una gara. Per l’affida-mento di servizi di progettazione, ilgiudizio per la scelta del progettista viene ridotto alla valutazione dellamigliore offerta economica. In so-stanza, tutti i progetti sono uguali.La qualità si misura con il prezzo.

Se ciò può essere comprensibilequando si opera in un quadro pro-gettuale ben definito, dove l’oggettodel progetto è univoco e l ’autonomia

44 N. 1/2009 - INGEGNERIA CIVILE

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nelle scelte estremamente limitata,questo non è certamente il caso dellaprogettazione idraulica e geotecni-ca, dove ogni opera costituisce unprototipo, ed un progetto che pre-  veda una soluzione intelligente eparticolare può essere ben diversoda un progetto normale e ordinario,

con influenze importanti sul costofinale e sul la qualità delle opere rea-lizzate.

In questa logica di va riazione delquadro normativo di riferimento,un altro aspetto che tende a pro-durre perdita di qualità nella pro-gettazione è l’istituto dell’appaltointegrato.

Con l’appalto integrato, un pro-gettista partecipa ad una gara per laredazione di un progetto esecutivo

unitamente all’appaltatore, riela-borando un progetto definitivo ingenere predisposto dall’Ammini-strazione, dove si presume che i l suocompito sia “limitato al l’ingegneriz-zazione” delle lavorazioni. Primadell’appalto, il progetto definitivodeve essere validato per accertarela fattibilità tecnica ed economicadell’intervento. In tale validazionesi deve verificare l’esistenza di ade-guate indagini e la congruenza dellescelte progettuali ai risultati delle

suddette indagini.

Istituzionalmente quindi, la pro-gettazione esecutiva di un’opera èconsiderata come un compito fina-le e conclusivo dell’attività proget-tuale e non costituisce un aspettoche condiziona la stessa concezionedell’opera. Nell ’appalto integrato,l’amministrazione può imporre stu-

di ed indagini di maggior dettagliorispetto a quelli utilizz ati per la re-dazione del progetto definitivo, masenza che ciò comporti un compensoaggiuntivo a favore dell’appaltatore,che ha già vinto la gara al massimoribasso.

Infine, la va lidazione dei progettiè un’attività che v iene affidata, pre-feribilmente, al le strutture tecnichedella stazione appaltante o a strut-ture cosiddette accreditate, con una

gara al massimo ribasso. Ne risultache il controllo di qualità si riducead un’attività burocratica e formale,che tende a deresponsabilizzare chiprogetta e chi controlla e sfavoriscela ricerca di soluzioni progettualiinnovative.

Negli appalti pubblici, dove laprincipale preoccupazione degliincaricati della validazione è quelladi ridurre ogni rischio, si pervie-ne spesso all’approvazione di so-luzioni antieconomiche e prive di

logica.

INGEGNERI Ordine di Napoli 45

Le procedure adottate

dagli Enti pubbblici,

le gare al massimo ribasso

e i metodi delle società

di progettazione

sono tutte concause

che favoriscono il fenomeno

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INGEGNERI Ordine di Napoli 43

Può sembrare paradossale ma losviluppo recente della normativa,che ormai investe ogni aspetto della

 

progettazione, ha i nfluito negativa-mente sulla qualità della stessa.

La norma dovrebbe costituire unaguida nel modo di progettare, indi-rizzando il progettista nell’adozionedei metodi di analisi, dei modelli diriferimento più affidabili, senza tut-

tavia sovrapporsi alla sua libera edautonoma capacità di scelta.

Accade che le norme tecniche,che in Italia hanno valore cogente,  vincolano il progettista, limitan-done fortemente la libertà di scelta.D’altra parte l ’adozione di soluzioniprogettuali verificate analiticamen-te, che rispettino formalmente i re-quisiti normativi, costituiscono una

implicita protezione rispet to a con-testazioni, anche legali, d i semprepossibili insuccessi. Il regime nor-mativo ha certamente promosso laprogressiva industrializzazione delprocesso di progettazione delle piùimportanti infrastrutture ed operedi ingegneria.

In questo contesto, il termineindustrializzazione va inteso, con

un’accezione negativa, come la causadella progressiva perdita di qual itànella progettazione per l’ingressodell’automatismo nella concezionedel progetto dove, alla f igura cen-trale del progettista, che definiscel’ampiezza e gli obbiettivi delleindagini in f unzione delle speci-ficità del problema progettuale d arisolvere e sceglie la soluzione e le

di Edoardo B enassai

Ingegnere 

Norme con valore cogente

vincolano il professionista

non con indirizzi operativima con una vera e propria

organizzazione del lavoro

caratterizzata da procedure

di fatto automatizzate

INGEGNERI Ordine di Napoli 43

TROPPE NORMERIDUCONO LA QUALITÀNell’ingegneria civile il progettista si cautela sempre piùcon soluzioni progettuali che rispettano le disposizioni tecniche.

Ma la qualità della progettazione si riduce insieme ai costi

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46 N. 1/2009

Attività formative

Sono inoltre in corso di svolgimento ed in programma

anche i seguenti Corsi di Formazione già progettati,

nonché altri che possano essere richiesti da partedegli iscritti:

◗ Corso di specializzazione in prevenzione incendi aisensi della legge 818/84◗ 

Corsi ai sensi del D.Lgs. 195 (moduli A – C – B3 –B4 – B6 – B8 – B9)◗ Corsi sulle nuove normative tecniche per le costru-zioni in zona sismica◗ Corsi di Project Management ( corsi base ed ad-vanced)

◗ Corso sul risparmio energetico

◗ Corso di progettazione dei sistemi otovoltaici

◗ Corso sulla certifcazione energetica in collabora-zione con l’Università◗ Corso sul monitoraggio dei campi elettromagne-tici◗ Corso sulla sicurezza a bordo delle navi ai sensi del

D.L. 271/99◗ Corso sulla sicurezza nei cantieri edili ai sensi delD.Lgs.◗ Corso di microlingua inglese◗ Corso sull’acustica ambientale◗ Corso di progettazione dei sistemi otovoltaici erelative incentivazioni pubbliche.

◗ Corso per la pratica proessionale e le prospettive diricerca per il consolidamento e la protezione sismicadegli edifci murari e monumentali.

Attività sportive

◗ Calcio (responsabile ing. Gaetano Trapanese)Patrocinio della squadra di calcio dell’Ordine degli

Ingegneri di Napoli, la quale opera da sette annipartecipando ai Campionati Nazionali tra gli Ordinidegli Ingegneri d’Italia; nel 2008 si è classifcata alterzo posto assoluto. Partecipa inoltre al Torneo diCastelcapuano, e ad altre maniestazioni nazionalie regionali.

◗ Sports Invernali (responsabile ing. Massimo Fon-tana)Patrocinio della squadra di sci dell’Ordine degliIngegneri di Napoli con la partecipazione alle gare

regionali e nazionali tra Ordini Proessionali.

◗ Vela (responsabili ing. Uberto Potenza e ing. CarloDe Sterlich)Convenzione con la Lega Navale che consente ai socidella Associazione di poter usuruire di particolariacilitazioni.

◗ Bridge (responsabile ing. Renato Galli)

Svolgimento di 7 tornei con classifca fnale riservataagli ingegneri.◗ Altri SportConvenzione con il Cus Napoli che consente ai soci

dell’Associazione di partecipare a tutte le attività dellostesso Cus con il pagamento di una quota ridotta.

Attività culturali e ricreative

◗ Riunioni conviviali aperte ai soci e loro amiliari◗ Torneo di Burraco e Poker riservato ai soci e loroamiliari

◗ Viaggi in occasione di particolari maniestazioni diinteresse dell’ingegneria

Convenzioni con:◗ Automobile Club di Napoli◗ Touring Club Italiano◗ Istituto Cervantes per lo studio della lingua spa-

gnola

◗ Istituto St. Peter per lo studio della lingua inglese◗ Scuola Korper per lezioni di ballo e tango argen-

tino

◗ Palestra del Club Partenopeo◗ PSS –Proessional Scuba Schools per corsi subac-

quei

◗ Teatro Diana◗ Teatro Delle Palme◗ Teatro Bellini◗ Teatro Augusteo

◗ Teatro Nuovo

◗ Teatro Bracco

◗ Teatro Mercadante

◗  Assicurazioni Zurich Insurance

Inoltre i colleghi interessati a collaborare alla orga-nizzazione di nuove attività sono invitati a prenderecontatti con l ’Associazione.

Associazione Ingegneri, ecco gli impegni in programma

In agenda formazione, cultura e sportIl calendario prevede attività già in avanzata preparazione.Ed affianca momenti di aggiornamento professionale a momenti

ludico e ricreativi.

Caro Collega,le difficoltà che incontra l’affermarsi del valoreprofessionale dell’ingegnere sta determinando lanecessità di individuare organismi associativi chepossano sostenere la categoria, in sinergia con gliOrdini Provinciali e con il Consiglio Nazionale,ma senza il vincolo giuridico di Ente Pubbliconon economico con la sorveglianza del Ministerodella Giustizia, c he condiziona le attività di dettiEnti.È pertanto indispensabile che numerosiaderiate alla nostra Associazione iscrivendovi epartecipando alle sue attività.Cogliamo quindi l’occasione, facendo seguito allans. nota dello scorso novembre, di parteciparti ilgrande successo della V° Conferenza Nazionaledell’Ingegneria alla quale l’AssociazioneIngegneri ha partecipato attivamente.Ci accingiamo a collaborare con Ordine diNapoli e C.N.I. per la VI° Conferenza sul tema“Energia”nel mentre procedono le altre iniziativedel programma 2009 allegato segnalandoti in

anticipo le ulteriori iniziative in avviata fase diorganizzazione tra cui:• Viaggio culturale in Argentina nell’Ottobre2010, in occasione del Congresso Internazionaledegli Ingegneri a Buenos Aires.• Visita tecnica con parentesi conviviale ad unparco eolico nel mese di Aprile.• Weekend a Roma, con spettacolo teatrale ilsabato e visita guidata domenicale a museo.L’iniziativa comprende viaggio, pernottamentoe tickets.• Weekend a Madrid in data da definirsi.• Tornei di bridge e di burraco

• Convenzione con la Zurich Insurance per lastipula di assicurazioni RCAPer essere aggiornato su tutte le attivitàdell’Associazione e per le prenotazioni puoivisitare il nostro sito www.associazioneingegneri.it, ovvero telefonare alla ns. segreteria 0815802260.Nell’occasione ti invitiamo ad effettuare ilversamento per l’anno 2009 se non già ef fettuato.Cordialmente,

IL PRESIDENTE(dott. ing. Pietro Ernesto De Felice)

ASSOCIAZIONE INGEGNERI Via del Chiostro 9

80134 Napoli (NA)

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INGEGNERI Ordine di Napoli 47

Il digital signage è una orma di pub-blicità nota in Italia anche come segna-letica digitale, avvisi pubblicitari digitali, videoposter o cartellonistica digitale, i cuicontenuti vengono mostrati ai destinatari

attraverso schermi elettronici (monitorLCD) o videoproiettori appositamentesistemati in luoghi pubblici oppure incentri commerciali.

Le peculiar ità del digital signage sono

 

sostanzialmente:◗la possibilità di non dover modif-

care fsicamente i car telloni pubbli-citari;

◗l’obiettivo di ar ricevere un mes-saggio in un luogo specifco in untempo specifco.

Le caratteristiche di questa orma pub-blicitaria orono un maggior rapportoqualità/prezzo rispetto all’investimentoin tradizionali cartelloni stampati, e lasua malleabilità permette di trasormarein pochi istanti uno spazio pubblicitarioin diverse applicazioni.

Il contenuto mostrato su schermi percartellonistica digitale può spaziare dalsemplice testo ad immagini statiche ar-

rivando fno a video in movimento con osenza audio. Alcune reti di digital signagesono comparabili ad un canale televisi-

 vo dal contenuto sia di intrattenimentoche inormativo, intercalato da segmenti

pubblicitari.È possibile creare contenuti audiovi-

sivi multimediali (da semplici bachechea scorrimento fno a video-poster), cheappaiono su LCD o schermi al plasma o vengono videoproiettati, trasormandosiin comunicazioni qualitativamente para-gonabili a quelle televisive.

I contenuti possono essere gestiti daprogrammi applicativi, attraverso un per-sonal computer o altre apparecchiature,permettendo al singolo o al gruppo di

lavoro di modifcare in remoto il conte-nuto, normalmente via internet o LAN,in maniera veloce ed e ciente.

Alla fne viene realizzato un inopoint(video-portale) che BLUTEK completacon queste caratteristiche :

◗canale inormativo audiovisivo (conpassaggi pubblicitari, descrizio-ne del terr itorio, approondimentiaudiovisivi legati alla navigazione

di Pietro Aterno

Ingegnere 

Negli Usa i nuovi pannelli

stanno sostituendo

cartelloni di ogni misura.

Gli sviluppi maggiori

si avranno nel marketing

all’interno dei negozi

e nei luoghi di transito

INGEGNERI Ordine di Napoli 47

LA PUBBLICITÀDIVENTA DINAMICAIl digital signage rivoluziona la comunicazione nei luoghi pubblicigrazie a un moderno software per la gestione dei contenuti

da trasmettere su schermi Lcd e pannelli elettronici interattivi.

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48 N. 1/2009 - INGEGNERIA GESTIONALE

tridimensionale e ai risultati sele-zionati, scaturiti dall ’interrogazionedel database attraverso il motore diricerca);

◗convergenza dei sistemi grazie a 3DInospot Smart interactive engine che garantisce la navigazione inte-rattiva tra i canali ruibili (visual

GIS, audio-video e testuale).Quindi la tecnologia del digital si-

gnage permette di produrre sowaretecnologico personalizzato sulle esigen-ze dell’utente e del tipo di promozioni /inormazioni che si intende veicolare.

Inatti alcune aziende saranno coin- volte dai propri consulenti in questo a-ascinante mondo e soprattutto per in-crementare le vendite sia quelle on line esia quelle in GDO (grande distribuzioneorganizzata).

Possiamo anche pensare ai musei, allemetropolitane che potranno contare sumezzi di comunicazione veramente ve-loci ed e caci.

Pensiamo alle possibilità ed alle ap-plicazioni nel sociale: inviare in temporeale inormazioni su persone o animal ismarriti, su oggetti o documenti smar-riti, sulle emergenze naturali (incendi,

 valanghe, inondazioni etc.).In tempo reale e con un piccolo sorzo

si invia l’inormazione in ‘n’ punti ope-rativi in pochi secondi.

Inoltre il marketing potrebbe avvaler-si di questa tecnologia per proporre solu-zioni di fdelizzazione alla clientela.

Esploriamo per esempio questo tipodi mercato.

Seppur in ritardo rispetto ai trendinternazionali, d’oltremanica e d ’oltre-oceano, il digital signage sta nascendo ecrescendo anche in Italia. Ad oggi l’appli-cazione è ortemente richiesta dai gestoridella armacie, che trovandosi semprepiù in competizione con nuove realtà na-

te dopo la parziale liberalizzazione delmercato, richiedono sempre più mezzi

innovativi per comunicare e veicolare òafdelizzazione del cliente.

Si stanno muovendo verso questa or-ma di comunicazione anche altri settoricome la grande distribuzione, le agen-zie di viaggio e le aziende di ranchisingin genere che, secondo le stime ricavatedall’esperienza atta negli Stati Uniti,

trarrebbero un considerevole aumento diatturato nei punti vendita stessi dove so-no installati sistemi di digital signage.

La portualità turistica sarebbe un a l-tro mercato dove la nuova tecnologia puòtrovare uno sbocco.

Si pensi alle consulenze da parte de-gli ingegneri dell’ inormazione in questoambito: dal contenuto pubblicitario/pro-mozionale al contenuto per viaggiatoridi aari oppure alla sistemazione alber-ghiera, oppure al tema dell’accoglienza

tanto caro ai direttori di albergo e aitanti ingegneri che sono a capo di strut-ture pubbliche, in continua lotta conl’incompatibilità ambientale lamentatadagli utenti di ospedali, cliniche, scuole,università e ancora altro.

In particolare per i musei, è allo stu-dio da par te di a lcune aziende napoleta-ne riunite in un’alleanza tecnologica, lapossibilità di creare all’ interno dei museipunti operativi per l’inormazione as-sistita.

Con uno spirito altamente innovativo

e che ho visto nascere e adesso concre-tizzarsi, l’ iniziativa di un imprenditorenapoletano che con il suo MUVA (museo

 virtuale) è orse stato l’antesignano deldigital signage.

Il mio invito è proprio quello di cre-are iniziative tecnologiche innovativeper permettere a tutti di poter goderedell’ambiente circostante e delle nostrebelle città italiane.

Chi è interessato a questo tipo di ri-cerca può scrivere alla commissione ge-

stionale dell’Ordine e avrà sicuramenteuna risposta e consigli pratici.

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INGEGNERI Ordine di Napoli 49

L’adozione del PTCP di Napoli e la sua pubblicazione onde avviare un conronto nel merito, ofre l’opportunità di conermare in concreto l’intento dell’Ordine degli Inge-

 gneri di Napoli, attraverso la sua Commissione urbanistica, di partecipare in maniera

attiva a tale processo.Tale partecipazione, comunque, non intende essere ormale o rituale, ma al contrarioconcreta e propositiva. L’attesa disponibilità del PTCP ha motivazioni orti.Da un lato, inatti, è avvertita l’opportunità che la pianicazione di scala locale ricevaindirizzi operativi ed orientamenti unitari di coordinamento ai quali ispirare la propriaattività. Dall’altro è presente l’esigenza che vengano assunte le speciche e puntualiscelte urbanistiche strategiche di scala territoriale, nel cui alveo porre lo sviluppo delleattività locali di pianicazione. Inne è innegabile la necessità di svincolare le procedu-re di vidimazione dei piani urbanistici comunali dall’esercizio di una totale discrezio-nalità da parte dell’Ente sovraordinato.Quindi, a ronte di tale attesa, l’adozione del PTCP di Napoli impone una partecipazio-ne di tutti gli operatori interessati in chiave di sostegno e di accoglimento.

Naturalmente quest’atteggiamento va interpretato non in chiave di acritica accettazio-ne dei contenuti del Piano, ma di apporto propositivo e migliorativo.È con questo spirito che si segnalano alcuni aspetti del PTCP che si valutano critici,

 proponendo al contempo le rettiche ed i miglioramenti ritenuti opportuni.In via preliminare si prospetta comunque la necessità, secondo il principio di sussidia-rietà, di non strozzare il conronto e la partecipazione alla ormazione del Piano neitermini ormali dei tempi di pubblicazione e di raccolta delle osservazioni.La delicatezza e l’importanza dell’argomento e la sua complessità certamente richie-dono tempi più adeguati, tanto più quando si pensi ai tempi occorsi per giungere alla

 ormalizzazione del Piano e successivamente alla sua adozione.Si propone, pertanto che il conronto, mediante trasmissione di osservazioni scritte

 possa essere adeguatamente esteso.

a cura della

Commissione Urbanistica 

Ordine Ingegneri Napoli 

PTCP DI NAPOLI,AL VIA IL DIBATTITO

La commissione Urbanistica dell’Ordine presenta le osservazionial nuovo Piano territoriale di coordinamento provinciale.

L’argomento impone un confronto aperto a istituzioni e cittadini.

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Al presente documento è stata data unastruttura sintetica, sviluppata per singo-li e distinti punti, evitando trattazioni dicarattere generale o astrattamente meto-dologico.

L’esigenza della chiarezza e della preci-sione delle proposte e/o delle osservazioni,inatti, postula tale linearità e semplicità di

atteggiamento.

1. Entrando nel merito, la più rilevan-te osservazione che si ritiene di muovereal Piano riguarda l’ambito decisionale edoperativo da questo assunto.

Prospettare per un verso una suddivi-sione in zone del territorio, defnendonele relative normative di attuazione, e perl’altro indicare le meccaniche di dimensio-namento dei piani urbanistici comunali,acendone oggetto di disposizioni pre-

scrittive, invade sostanzialmente il campodecisionale riservato per legge alle sceltedi pianifcazione locale, svuotandole diiniziativa e capacità propositiva.

Non si ritiene che le Amministrazionilocali debbano divenire semplici e mecca-niche esecutrici materiali di disposizioni escelte e operate al di uori delle loro legit-time acoltà decisionali.

Ciò è tanto più incoerente quando siconsideri che le indicazioni di pianifcazio-ne di scala territoriale che competono allaProvincia non sempre trovano puntuale

specifcazione e defnizione.In sostanza si ritiene che il PTCP ri-

sulti eccessivamente rigido e che tanto leindicazioni grafche della “zonizzazione”quanto quelle normative relative alla or-mazione dei PUC vengano esplicitamentericonosciute non quali direttive, bensì qua-li indirizzi di Piano ai sensi dell’art. 2 dellarelativa Normativa di attuazione.

2. Si ritiene che, a ronte dell’aspirazio-ne e della volontà di regolamentare con il

Piano tutti gli aspetti, anche di dettaglio emarginali, del meccanismo di pianifcazio-ne provinciale e locale, si possa incorrerenel rischio che la gestione e l’applicazio-ne dello stesso risultino eccessivamentecomplesse (e di conseguenza ine caci edincerte).

Una normativa di attuazione di oltre 80corposi articoli è certamente più che impe-gnativa e di di cile applicazione.

Di conseguenza si suggerisce che i con-tenuti propositivi essenziali del piano siano

raccolti in una ormulazione più scarna,

ormalmente e sostanzialmente interpre-tabile e praticabile con immediatezza esemplicità da parte di tutti gli utenti delpiano stesso e non soltanto dei tecnici cul-tori scientifci della materia.

Ciò per la normativa di attuazione puòessere conseguito operando anche fsica-mente una distinzione ed una separazionetra le parti essenziali di carattere prescrit-tivo e quelle semplicemente di indirizzoe/o di dettaglio.

3. Tra le fnalità ed i compiti acenti

capo al PTCP è possibile indicare qualepreminente quello del coordinamento edell’orientamento dell’attività delle ammi-nistrazioni locali; in particolare assumemassimo rilievo la politica di redistribu-zione dei pesi insediativi.

Relativamente a quanto proposto in me-rito a tale redistribuzione nel nuovo PTCP,si segnala l’opportunità di una revisionedell’entità dei pesi insediativi da rialloca-re, che non può essere limitata agli esuberiper il divieto di nuova edilizia residenziale

indicato nelle aree di cui all’art.65 (zonarossa vesuviana, etc.).

Occorre, inatti, considerare anche le esi-genze residenziali che vanno a determinarsiper eetto delle previsioni del Piano comu-nale di Napoli e per decongestionare altreesi-stenti realtà insediate sovrassature.

La presa d’atto di queste situazioni aapparire la previsione di redistribuzioneinsediativa del PTCP come una sotto-

 valutazione del reale problema presente,che non può trovare soluzioni di rinvio a

non esplicitate operazioni di emigrazione

nelle province contermini (per altro noncontemplate nel Piano Territoriale Regio-nale, e che inciderebbero negativamentesul sistema dei trasporti, aumentando ilpendolarismo), ovvero volte al recupero(attraverso la manovra fscale) di appar-tamenti liberi, che nella nostra provinciacostituiscono una percentuale al di sottodel livello fsiologico, se paragonata allamedia nazionale.

Appare, pertanto, necessaria la verifcadelle quantità di popolazione che, risultan-do “eccedenti” le previsioni demografche

eseguite su base esclusivamente naturalesecondo le prescrizioni del PTCP, richie-derebbero comunque una riallocazioneterritoriale.

In sostanza un discorso generale edequilibrato avente ad oggetto la distribu-zione dei pesi insediativi non può essererivolto esclusivamente al settore della do-manda o a quello dell’oerta: occorre che idue termini siano opportunamente valutatie rarontati tra loro nella loro globalità e,successivamente, nella loro distribuzione

ed articolazione territoriale.

4. Sempre con rierimento ai problemidella distribuzione territoriale dei pesiinsediativi, si segnala l’opportunità che ilPTCP, accanto alle puntuali disposizionigià dettate per il dimensionamento deiPUC sulla base di esigenze endogene, in-dichi e defnisca analiticamente anche lequote insediative aggiuntive connesse allapolitica di riequilibrio territoriale.

Tali indicazioni si ritiene debbano essere

50 N. 1/2009 - ATTIVITA’ ISTITUZIONALE

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ornite per ciascun singolo comune, evitan-do di ingenerare equivoci tra un’interpre-tazione restrittiva, conseguente ai criteridi dimensionamento imposti per ogni co-mune, e un’interpretazione permissiva chesvincoli i comuni delle aree di “riallocazio-ne insediativi” da ogni limite dimensionale(secondo quanto genericamente enunciato

nel PTCP al comma 6 dell’art.65).

5. Di notevole importanza, in ragionedella legittimità del piano, è l’aspetto del-la va-lenza paesistica ed ambientale dellostesso che, ai fni del rispetto normativodell’art. 47 della legge regionale 16/04, devetrovare concreto riesso nell ’adempimentodella pre-scrizione che impone al PTCP diessere corredato dallo studio della VAS (dicui non si è trovato cenno nel Piano).

6. C’è da considerare nella zonizzazionedel PTCP una sostanziale esclusiva presen-za di indicazioni connesse a problematicheinsediative residenziali o di salvaguardiaagricola, mentre mancano totalmente in-dicazioni localizzative ed una adeguata at-tenzione ad un aspetto che si ritiene al l’at-tualità più signifcativo ed incidente sulla

 vita delle collettività locali sia in terminidi sviluppo che di qualità della vita, ovveroalle attività produttive, nei cui conrontiinvece valgono solo direttive limitative intermini di NdA.

Si ritiene opportuno che il PTCP assicu-ri adeguati spazi propositivi alle Ammini-strazioni comunali perché nella ormazionedei PUA possano essere inserite aree conde-stinazione ad attività produttive anchein zone individuate quali agricole nelle ta-

 vole grafche di progetto, e ciò medianteun opportuno adeguamento della NdA intal senso.

In particolare appare necessario taleadeguamento per le aree agricole periur-bane, la cui salvaguardia, in quanto rivolta

a realtà residuali in termini di ampiezza, ècertamente di scarso interesse sotto l’aspet-to produttivo agricolo; al contrario tali areerisultano strategiche e ondamentali per lariqualifcazione dei centri urbani esistentimediante azioni “esterne” ad essi, con illoro potenziale impiego per servizi ed at-trezzature urbane e soprattutto per attivitàproduttive (anche se escludendo da esse leespansioni o le ruizioni residenziali).

Il PTCP indica quale uno dei principaliobiettivi dell’assetto provinciale quello del-

la rigida diesa delle aree rurali e naturaliper dare qualità e continuità al paesaggioed al l’ambiente.

Tale condivisibile fnalità, tuttavia, nondeve essere interpretata in maniera rigidaed intransigente: la preoccupazione, ovun-que presente nel documento, di “consuma-re” ulteriori aree oggi libere non deve por-

tare a sottovalutare i problemi strutturaliconnessi ai sistemi insediativi produttivi(negando possibilità di ripresa economicae di aggancio agli standards inrastruttu-rali e di sviluppo sociale di cui godono learee del paese più progredite), poiché unastratto atteggiamento vincolistico por-terebbe invece all’opposto risultato dellacompromissione delle stesse aree che siintende salvaguardare, le quali risultereb-bero vulnerabili per eetto di enomeni dispontaneismo, di abusivismo e di scar-sa

qualità urbanistica.La realistica e strategica considerazio-ne delle esigenze e dei abbisogni potràrichiedere il sacrifcio di parte delle areeoggi libere, ma se ciò non avverrà secondouna pianifcazione consapevole, sarà in-

 vece determinato dal mercato spontaneodell’abusivismo, dell’improvvisazione edelle emergenze varie.

7. Passando agli aspetti e alle propostetecniche nel campo della residenzialità dinuovo impianto, si premette che le esigenze

insediative residenziali non possono essereintese settorialmente, ma devono coinvolge-re tutto il complesso di attività e unzioni ingrado di assicurare centralità e qualità allarete urbana ed insediativa provinciale.

A tal proposito nel PTCP si enuncia unastrategia legata alla creazione di poli defni-ti come “ambiti e sistemi di centralità”, lacui localizzazione tuttavia è generica.

Si ritiene opportuno che tali aree ven-

gano indicate precisamente sia per tipolo-gia che per localizzazione, in modo tale da

consentire ai singoli comuni responsabili diassumere l’iniziativa pianifcatoria delle at-tività e unzioni polarizzanti, evitando il ri-mando a ipotetici uturi piani intercomunali

o a consorzi di impraticabile attibilità.Il tema del policentrismo e della rete di

centralità, di cui si riconosce l’importan-za in termini di positivo impatto ai fni diuno strutturato e strategico spostamentodi persone sul territorio provinciale, ap-pare poi in concreto sacrifcato, dal mo-mento che la previsione di piano si limita

alla creazione di un solo nuovo centro allivello metropolitano nella zona del Giu-glianese, a dando il disegno del nuovoassetto comprensoriale a meri interventidi “addensamento” delle aree residue sot-toutilizzate.

Tale indirizzo non sembra congruentecon la fnalità di creare una città metropoli-

tana globale, dotata non solo delle sue areedi verde e delle sue bellezze ambientali, maanche di una vera rete di città gerarchizza-te, di buon livello abitativo e dotate diusaqualità di servizi, anche superiori.

8. Nell’ambito del discorso del dimen-sionamento delle nuove quantità resi-denziali edifcabili, è opportuno che siameglio chiarito il metodo di calcolo deiabbisogni.

Sotto l’aspetto tecnico, inatti, l’assun-zione di uno standard abitativo espresso in

abitanti/vani uniorme per tutti i comunipuò risultare arbitrario e di conseguenzanon condivisibile: in sintesi può sostenersiche l’indice d’aollamento è una variabilenon imponibile per norma.

In ogni caso, dal momento che gli incre-menti di popolazione dovuti al solo saldonaturale risultano nella maggior parte dei

casi ormai poco signifcativi, è opportunorichiamare l’esigenza di approondire me-glio i trend d’incremento dei nuclei ami-liari dovuti al ridursi dell’ampiezza mediadella amiglia, che in provincia di Napoli èattestata ancora su valori molto al di sopradella media nazionale e presenta anomalediscordanze di valori tra i vari comuni.

INGEGNERI Ordine di Napoli 51

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Se poi i criteri di dimensionamentodevono essere uniormi e uguali per tuttii comuni, tanto valeva che il PTCP def-nisse, comune per comune, i uturi abbi-sogni, lasciando ai pianifcatori comunalisolo il conteggio dell’aliquota degli allogginecessari per sostituire quelli malsani e ir-recuperabili.

Inoltre deve evidenziarsi che il rigidomeccanismo di dimensionamento resi-denziale proposto risulta incompleto, inquanto la determinazione del numero deglialloggi necessari non è direttamente rap-portabile ai tradizionali indicatori urbani-stici utilizzati nella ormazione e gestionedi piani locali.

Ovvero, deve essere specifcato, una vol-ta determinato il totale complessivo deglialloggi da costruire, come passare ad indiciurbanistici più consueti e acilmente veri-

fcabili, quali gli indici di abbricabilità odi superfcie utile lorda (attraverso criteridi determinazione della composizione econsistenza degli alloggi in vani e delle cu-bature o delle superfci utili lorde unitariea vano residenziale).

9. Le operazioni sopra considerate sonointese a determinare l’aliquota di abitazionidestinate ad essere permanentemente occu-pate da amiglie residenti; restano tuttaviada determinare le cubature aggiuntive peraltri usi, sempre necessarie in zone resi-

denziali.Le indicazioni in merito del PTCP

sembrano metodologicamente e quanti-tativamente insu cienti; inatti, tropposemplicistica e assolutamente inadeguataè la previsione di incrementare del 20 percento il abbisogno di edilizia residenziale,per tener conto di negozi di prima necessi-tà, esercizi di vicinato, studi proessionalie servizi privati.

Tale inadeguatezza è dimostrata dalatto che anche in quartieri moderni pret-

tamente residenziali ad un vano corri-spondono volumetrie molto superiori ai100 mc canonici (impropriamente assuntisecondo una errata interpretazione del DM1444/68).

Si noti che la possibilità di incrementare volumi aggiuntivi di tipo non residenzialeè da considerarsi assolutamente auspica-bile, perché potrà contribuire ad elevareil tono urbano di una zona residenziale dinuova costruzione e quindi non si vede lanecessità di una loro limitazione, purché

nei PUC sia adeguatamente regolamentatala tipologia costruttiva di detti volumi.

10. Incerta nei risultati e soprattutto nel-la legittimità è la manovra relativa all’ac-collo per i nuovi interventi nelle aree di ad-densamento degli oneri di urbanizzazionerelativi alle carenze pregresse in aggiunta a

quelle correntemente dovute.

11. Infne alcune considerazioni vannoavanzate in merito alle norme transitoriedella NdA del PTCP, che, per la loro rica-duta pratica immediata, sono senz’altroquelle su cui si deve appuntare una grandeattenzione.

L’imposizione della sospensione, fnoalla entrata in vigore del PTCP, di ogni de-terminazione in merito sia all’approvazionedi strumenti sottordinati di pianifcazioneurbanistica che alla autorizzazione di in-

terventi edilizi in contrasto con la disci-plina contenuta nel Piano, se rapportataalla estrema (e per quanto sopra aermatoeccessiva) puntualità ed analiticità delledirettive e delle individuazioni zonali inesso presenti, produrrà l’eetto concretodi un congelamento delle attività di tra-sormazione territoriale ammesse dallapianifcazione locale vigente ad un temponon preventivabile, ma presumibilmentenon breve (sulla scorta dell’esperienza fnad oggi maturata).

Ci si domanda se, sulla scorta del mosai-co dei piani regolatori vigenti nella provin-cia, si sia valutato l’entità delle previsioni edattività di Enti e privati che per eetto dellenorme di salvaguardia vedono vanifcata laloro legittima potenziale messa in atto.

Il PTCP dovrebbe avere la unzione diassicurare il rispetto delle esigenze di pia-nifcazione riguardanti l’intera collettivi-tà provinciale nel momento in cui questeassu-mono un valore gerarchicamente pre-

 valente su quelle comunali; ma ciò senza

intererire con le libere e responsabili sceltepianifcatorie che rispondono alle esigenzeed alle a-spettative locali.

In tal senso, e conseguentemente, ledisposizioni di salvaguardia normativadevono legittimamente essere attribuitea quei soli contenuti del PTCP che hanno

 valore territoriale (quali inrastrutture,

attrezzature ed attività di interesse com-prensoriale e sovracomunale) e non certoa quelli relativi alle restanti indicazionidi zonizzazione e direttive normative di

 valore locale e comunale (che per quantosopra detto dovrebbero invece essere soloindirizzi).

12. Si segnala, infne, che la sussidia-rietà invocata nei rapporti tra gli enti di vario livello e unzione non deve essere unamera aermazione o un auspicio astratto,bensì deve esprimersi in concreto tanto

nella ase di vidimazione degli strumentiurbanistici locali, quanto nella stessa asedi ormazione degli stessi, attraverso unaattiva collaborazione, la ornitura di tutti idati e gli elementi documentali disponibili,l’assistenza nei rapporti con gli altri Enti edAutorità e, soprattutto, nella disponibilitàad un conronto costante ed aperto con at-teggiamento non tradizionalmente autori-tario ma innovativamente paritario.

* * * * *

Molti ulteriori apporti di riessione e diproposta potrebbero e dovrebbero esseresottoposti all’attenzione della discussione edel conronto, a seguito di un esame atten-to e più puntuale, quale richiesto e neces-sario in ragione del rilievo dell ’argomentoin trattazione, e certamente ci si riserva diintegrare le presenti osservazioni, qualo-ra la prima delle richieste avanzate circa ilprolungamento dei tempi di trasmissionedelle osserva-zioni venisse accolta.

52 N. 1/2009 - ATTIVITA’ ISTITUZIONALE

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INGEGNERI Ordine di Napoli 53

Sommario

La tecnica dell’ isolamento sismico allabase (Base Isolation System - BIS) rap-presenta una delle tecniche innovativedi controllo strutturale e in partico-lare rientra tra i sistemi di controllopassivo per la protezione simica dellestrutture. Nella presente nota, tale tec-

nica viene applicata ad un ediico inc.a. ortemente irregolare in pianta,adottando gli eurocodici (EC0; EC2;EC8) come normative di ri erimentocosì da apprezzarne le analogie e ledierenze con la normativa sismicanazionale (NTC 20 08).

Il conronto con il medesimo edii-cio concepito a base issa, consente dievidenziare i notevoli vantaggi che latecnica dell’isolamento alla base per-mette di raggiungere nei riguardi del-la risposta sismica della struttura conapprezzabili ricadute sui costi dellastruttura stessa.

Parole chiave

Isolamento sismico, irregolarità inpianta, eurocodici

Descrizione dell’edificio

L’ediicio oggetto di studio è carat-terizzato da un piano terra adibito

ad attività commerciali, da3 piani destinati ad attivitàresidenziali e da un sottotet-to abitabile. L’accesso ai varipiani è consentito mediante

la scala disposta in posizionepressoché centrale, realizza-ta con trave a ginocchio, e daun ascensore.

La orma dell ’ediicioè ad L con lati disuguali econ dimensione massima inpianta in direzione X pari a24,00m e in direzione Y paria 19,00m. L’altezza dal pia-no stradale ino alla linea di

 

colmo della copertura è di

16,80m. Il primo livello hauna altezza di interpianopari a 4,00m mentre i livel-li superiori al primo, han-no un’altezza di interpianopari a 3,20m. La coperturapresenta un’altezza massimadi 3,20m in corrispondenzadella linea di colmo ed unaaltezza minima in corrispon-denza della linea di grondapari a 1,60m.

di D. Cancellara

– Dottorando in Ingegneria 

delle Costruzioni 

L. Sgariglia*

Ingegnere 

Lavoro presentato 

dal Prof. Ing. Mario Pasquino

Ordinario di Scienza 

delle Costruzioni 

* Dipartimento di Ingegneria 

Strutturale 

Facoltà di Ingegneria - Napoli 

INGEGNERI Ordine di Napoli 53

Fig. 1: il 2°lotto della Variante di San Donà di Piave

TECNICA INNOVATIVACONTRO I TERREMOTITra i sistemi di controllo passivo per la protezione sismicadelle strutture, l’isolamento alla base (Bis) permette di raggiungere

risultati soddisfacenti con apprezzabili ricadute sui costi complessivi

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54 N. 1/2009 - INGEGNERIA STRUTTURALE

Modellazione dell’edificio

La modellazione della struttura è uno

degli aspetti più importanti e delicatiper la valutazione della risposta sismi-ca della struttura stessa. A tal riguar-do, le norme raccomandano partico-lare attenzione nel descrivere in modoadeguato la distribuzione delle massee delle rigidezze considerando, laddo- ve necessario, il contributo di elementinon strutturali. Il sotware utilizzatoper lo studio dell’ediicio è il SAP2000 v.10.0.7.

Lo studio delle orme modali, ha

messo in luce uno spiccato accoppia-mento tra i modi di vibrazione, legato

alla non coincidenza tra il centro dimassa C

Mè il centro di torsione C

R.

Per ovviare a tale inconveniente, non volendo stravolgere interamente ciòche rappresenta l’organismo strut-turale si è deciso di introdurre nellastruttura a base issa (BF), una paretedisposta in direzione Y sul lato sini-stro dell’ediicio in sostituzione delpilastro 13, in modo da ottimizzarneil comportamento dinamico. Nellastruttura a base isolata (BI) invece, ildisaccoppiamento dei modi di v ibra-zione, viene raggiunto calibrando op-

portunamente le rigidezze orizzontalidegli isolatori.

Fig. 1 – Modello ottimizzato con l’ausilio di una

parete (135x30) in sostituzione del pilastro 13.

Tabella 1. Raggi di torsione in direzione Y e raggi giratori delle masse

Piano ls [m] r 

k,y [m] r 

k,y/l

s [m]

1 9,45 9,18 0,97

2 9,41 8,93 0,94

3 9,41 8,88 0,94

4 9,12 8,91 0,97

5 9,14 8,91 0,97

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L’introduzione della parete nell’edi-icio BF, consente di ottenere dei modidi vibrazione puri, ma non nell’ordinecorretto (il secondo modo è torsiona-le) poiché l’ediicio, oltre ad essere ir-regolare in pianta, in quanto privo diassi di simmetria, è classiicato secon-do l’EC8 a comportamento “torsiode-

ormabile”. Tale deinizione è dovutaal mancato rispetto della condizioneper la quale i raggi d i torsione ad ognipiano e per ogni direzione di ingres-so del sisma siano maggiori dei raggigiratori delle masse: r

x,y > l

s.

Si sottolinea che, anche le NTC 2008utilizzano i raggi di torsione come di-scriminante per classiicare le strutturetorsiodeformabili. La limitazione del-la norma sismica italiana risulta però,meno gravosa: r

x,y > 0,8 . l

s. Secondo la

normativa italiana la struttura sarebbestata classiicata come torsiorigida, contutti i vantaggi che ciò determina, co-me il valore del attore di struttura piùalto e quindi relative azioni sismichepiù basse.

Struttura a base fissa

L’ediicio oggetto di studio, risulta es-sere ubicato in un sito caratterizzatoda una accelerazione di rierimento alsuolo a

g, pari a 0,25g, mentre dall’esa-

me stratigraico è stato possibile sta-

bilire l’appartenenza del suolo allacategoria “tipo B” .

In base alle caratterist iche del suo-lo, è stato possibile deinire il attoredi ampliicazione S, ed i valori caratte-ristici dello spettro di risposta elasticoT

B, T

C, T

Dche per tipologia di suolo B

e spettro “Type 1” sono pari a:

Per il ca lcolo delle sollecitazioni,e quindi per la veriica degli elemen-ti strutturali, si utilizza lo spettro diprogetto per SLU. L’adozione di talespettro, conduce a considerare le ca-pacità dissipative della struttura, at-

traverso il fattore di struttura q.Il attore q quindi, ha il compito di

ridurre le azioni sismiche sulla strut-tura che dovrà però, essere in grado

di subire delle escursioni in campoplastico (progetto per capacità).In un zione della tipologia strut-

turale, della classe di duttilità, dellaregolarità in elevazione e del tipo dirottura attesa, si determina il attoredi struttura q. Nel caso in esame, vo-lendo progettare in DCH e, essendola struttu ra regolare in elevazione macon comportamento torsiodeormabi-le, il attore di struttura è pari a: q=3,0.In igura si osserva lo spettro elasticoe lo spettro di progetto in condizioni

di SLU: [*]L’EC8, a dierenza della normativa

italiana utilizza come azione sismicadi rierimento ai ini della veriicaallo stato limite di danno (SLD), lospettro di risposta elastico. Le nor-mative italiane (NTC 2008 e OPCM3431), considerano invece, ai ini didetta veriica, uno spet tro ridotto ot-tenuto da quello elastico scalato perun attore 2,5. In questo modo si ot-tiene uno spettro rappresentativo di

eventi sismici, che hanno un periododi ritorno T

Rdi 72 anni, ovvero, una

probabilità di superamento PF

in 50anni del 50%.

L’EC8 però, nella veriica a SLD chesi esegue conrontando gli scorrimentiangolari di piano con valori limite or-niti dal la stessa norma, non prescrivedi utilizzare semplicemente i “drift “di piano che si ottengono dall’anali-si, bensì prescrive di moltiplicare tali“drift ” per un attore 0,4. Poiché le

INGEGNERI Ordine di Napoli 55

Tabella 2. Valori caratteristici

dello spettro di risposta elastico

per categoria di suolo B.

Categoriasuolo

S TB

TC

TD

[adimen.] [sec] [sec] [sec]

B 1,20 0,15 0,5 2,0

[*]

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analisi sono lineari, questo equivalea scalare lo spettro di un coeiciente1/0,4=2,0. Quindi anche l’EC8 im-plicitamente tiene conto di un eventosismico con periodo di ritorno piùbasso di 475 anni (SLU), utilizzandoperò un coeiciente di riduzione 2,0invece che il coeiciente 2,5 dettatodalle norme italiane. La veriica a SLDsecondo l’EC8, risulta essere legger-mente più penalizzante.

L’analisi della struttura viene esegui-

ta con il metodo della analisi modalecon spettro di risposta, su modello tri-dimensionale. Questo metodo di pro-

cedere viene deinito dal le norme comeil metodo “normale” per investigare larisposta sismica delle strutture.

In aggiunta all’eccentricità eetti- va, dovrà essere considerata un’eccen-tricità accidentale, spostando il centrodi massa di ogni piano i, in ogni dire-zione considerata, di una distanza pa-ri a +/- 5% della dimensione massimadel piano in direzione perpendicolareall’azione sismica.

La combinazione dei modi, al fne del

calcolo di sollecitazioni e spostamentiè stata eettuata con la tecnica CQC(Combinazione Quadratica Completa),

56 N. 1/2009 - INGEGNERIA STRUTTURALE

Fig. 3 – Inviluppo del dia-

gramma del momento e distinta

di armatura, travata 1006-1007-

1008-1009-1010

Fig. 2 – Verifica in condizioni di SLD in direzione X e Y, struttura BF.

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INGEGNERI Ordine di Napoli 57

in quanto non è rispettata la regola se-condo la quale tutti i modi di vibrazionedevono diferire almeno del 10%.

Per quanto concerne la combina-zione delle componenti dell’azione si-smica (EC8 4.3.3.4 Combination of theeffects of the components of the seismic

action), l’EC8 consente di procederein due modi:

1. Combinare i risultati (sollecita-zioni, spostamenti, drit di pia-no, ecc…) dell’azione sismica,applicata separatamente lungodue direzioni orizzontali orto-gonali, con la tecnica SRSS (Ra-dice Quadrata della Somma deiQuadrati).

2. Combinare i valori massimi dellarisposta sismica ottenuti in cia-

scuna delle due azioni orizzon-tali ortogonali applicate separa-tamente, sommando ai massimiottenuti per l’azione sismica ap-plicata in una direzione, il 30%dei massimi ottenuti per l’azionesismica applicata nell’altra dire-zione:

dove il simbolo “+” sta ad indi-care che deve essere “combinato

con”.

Nel nostro caso si è deciso di pro-cedere utilizzando la seconda possi-bilità, che sembrerebbe essere quellapiù accreditata in ambito scientiico.Utilizzando la regola del 30%, si ot-tengono 32 combinazioni di carico,in quanto vi sono 8 coppie di azio-ni orizzontali, da moltiplicare per lequattro possibili posizioni del centrodi masse.

Si vuole qui ricordare che la regoladi combinazione del 30%, è una regolaempirica, che tende a minimizzare l’er-rore rispetto alla combinazione SRSS,che ha invece un ondamento teorico.I due metodi, orniscono dei risultatimolto simili qualora si analizza la sin-

gola sollecitazione e in particolare, perle travi (soggette prevalentemente adun regime lessionale) i risultati sonomolto prossimi. Nei pilastri, soggettia presso lessione deviata, l’SRSS or-nisce l’inviluppo della regola al 30%e per tale motivo l’SRSS risulta esseretroppo conservativa.

Di seguito si riportano i risultatidelle veriiche a Stato Limite di Danno(SLD) e la distinta di armatura dellatravata 1006-1007-1008-1009-10010.

Come si può osservare, la veriica a

SLD è rispettata a tutti i piani, risul-tando lo scorrimento angolare ine-riore al valore massimo di normativa(5‰ per ediici aventi elementi nonstrutturali di materiale ragile colle-gati alla struttura).

Struttura a base isolata

L’aumento di deormabilità conseguen-te all ’introduzione degli isolatori portail periodo proprio del sistema struttu-rale (isolamento-sovrastruttura) in una

zona dello spettro a bassa accelerazione(periodi dell’ordine di 2-3 sec). Di con-seguenza, le accelerazioni prodotte dalsisma sulla struttura isolata risultanodrasticamente ridotte rispetto a quelleche si avrebbero sulla struttura a basefssa, al punto che la struttura può es-sere progettata per resistere a terremoti

 violenti senza che subisca danni aglielementi struttura li.

Come è noto, la normativa non ri-chiede che le strutture “tradizionali”

 E  Ddx"+"0,30 E  Edy

0,30 E  Ddx"+" E  Edy

Fig. 4 – Inviluppo del

taglio sollecitante edistinta di armatura

della travata 1006-1007-

1008-1009-1010

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58 N. 1/2009 - INGEGNERIA STRUTTURALE

resistano ad un e vento sismico vio-lento senza dan neggiarsi, ma si ai-da alla loro “duttilità” e al criterio di“gerarchia delle resistenze” ainchéabbiano un danneggiamento diusoe controllato.

Ciò non vale, almeno in parte, perle strutture dotate di isolamento si-smico alla base, per le quali si ritieneche in presenza di un evento sismico

anche di elevata intensità, la strutturaesibisca, con buona approssimazione,un comportamento elastico. Si pro-cede ad analizzare le varie parti checompongono il sistema strutturale:Sovrastruttura; Sistema di isolamen-to; Sottostruttura.

Sovrastruttura: la normativa im-pone di veriicare gli elementi checompongono la sovrastruttura, con-siderando le sollecitazioni provenientidall’applicazione dello spettro elasti-

co, riducendole con un attore 1,5. In virtù della linearità delle analisi que-sto equivale a considerare un  fattoredi struttura q=1,5. Il attore q è moltocontenuto poiché la richiesta di dut-tilità per la sovrastruttura è m inima,dovendo esibire un comportamentomolto prossimo a quello elastico.

Sistema di isolamento: il sistema diisolamento deve essere progettato per

rimanere in campo elastico e quindi ilattore di struttura q si assume pariall’unità. Inoltre la normativa impo-ne di incrementare gli spostamentidi progetto del 20% utilizzando unattore g  = 1,2.

Sottostruttura: deve essere veri-icata considerando le orze ed i mo-menti trasmessi dal sistema di iso-lamento oltre alle orze d’inerzia adessa direttamente applicate. Le orzedi inerzia direttamente applicate si

calcolano assumendo un attore distruttura q un itario.

La ase di progettazione del sistemadi isolamento alla base, prevede in-nanzitutto la scelta della tipologia diisolatori ed in secondo luogo la deini-zione delle caratteristiche di rigidezzae capacità dissipativa del sistema diisolamento. Nel nostro caso si è scel-

to di utilizzare isolatori elastomericiad alto smorzamento (HDRB – HighDamping Rubber Bearings) prodottidalla ALGASISM. Dopo aver eettua-to una serie di conronti (in terminidi tagliante globale e spostamentomassimo richiesto dagli isolatori) siè deciso di issare il “periodo target” a2,5sec e lo smorzamento a ζ=10%.

La soluzione adottata per il siste-ma di isolamento, è quella di sistema“misto” che prevede l’utilizzo di iso-

Tabella 3. Caratteristiche geometriche e meccaniche del sistema di isolamento impiegato.

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latori elastomerici in combinazionecon isolatori a scorrimento. In pa r-ticolare come isolatori elastomericiè stato adottato il dispositivo HDS.E600, mentre come isolatore a scorri-mento è stato adottato il dispositivoALBAPOT PNm.

Dimensionato e veriicato il sistemadi isolamento, si è passati alla veriicadella sovrastruttura in condizioni di

SLD e SLU. La veriica a SLD, nell’im-postazione generale, non presentaalcuna dierenza tra la struttura abase issa e la struttura a base isolata,mentre per la veriica in condizioniultime, vi sono delle dierenze nontrascurabili. Inatti, poiché la sovra-struttura ha un comportamento acil-mente assimilabile ad un corpo rigidosu base isolata, le sollecitazioni che in-teressano gli elementi strutturali sonomolto basse, tali d a ar ri manere gli

elementi in campo elastico. Quantoprecisato è stato recepito dal la nor-ma, inatti essa assume un attore distruttura per la sovrastruttura quasiunitario (q=1,5) ed inoltre dichiaraesplicitamente che gli elementi strut-turali, dovranno essere progettati inDCL (classe di duttilità bassa secon-do l’EC8) seguendo le indicazioni edi dettagli costruttivi dell’EC2. E’ uti-

le osservare che la classe DCL corri-sponde, secondo le NTC 20 08, ad unaprogettazione in zona non sismica equindi devono essere ignorate tutte leprescrizioni e i dettagli costruttivi chemirano al rispetto della gerarchia del-le resistenze. Tale modo di procedere,consente al progettista di util izzare lesollecitazioni provenienti dalla analisiglobale della struttura (decisamentemodeste grazie all’azione di “iltro”degli isolatori), senza nessuna ampli-

icazione o schema sempliicato cheinvece, risulta essere necessario quan-do si vuole rispettare la metodologiadel “Capacity Design”.

In Figura 5 e Figura 6 si riporta ladistinta di armatura della medesimatravata 1006-1007-1008-1009-1010 giàanalizzata per la struttura a base issae in Figura 7 la veriica allo SLD.

ConfrontiLa strategia dell’isolamento sismico,grazie allo “shit” del periodo propriodi vibrazione del sistema strutturale,consente una orte riduzione del tagliototale agente alla base della strutturain elevazione e, conseguentementeuna riduzione dei taglianti di pianoai vari livelli. Ciò, determina dei bene-ici sul comportamento globale dellastruttura, sia in condizioni di SLD siain condizioni di SLU.

INGEGNERI Ordine di Napoli 59

Fig. 5 – Inviluppo del dia-

gramma del Momento e

distinta di armatura per la

travata 1006-1010 (edifico

a base isolata).

Fig. 6 – Inviluppo del Ta-

glio sollecitante e distinta

di armatura per la travata

1006-1010 (edifico a base

isolata).

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Come si è già avuto modo di osser- vare, in condizioni di SLD, lo scorri-mento angolare per la struttura a baseisolata è addirittura minore dell’1‰,

dierentemente dal caso della strut-tura a BF che presenta valori prossimial 4‰. Ambedue le veriiche allo SLDsono soddisatte (i valori sono ine-riori al limite massimo pari al 5‰issato dall’EC8), ma la struttura abase isolata, esibirà sicuramente uncomportamento deormativo migliorerispetto a quella a base issa.

Dal conronto delle due struttu-re, si nota che in condizioni di SLU,la riduzione del taglio ai vari livelli,

oscilla da un minimo del 69% ai pianibassi in direzione X ad un massimodel 79% in copertura in direzione Y epossiamo aermare che mediamentela riduzione di sollecitazioni è circadel 70% (Tabella 4). Tale riduzione,come si vedrà in seguito, consente unorte risparmio del quantitativo diarmatura da dover utilizzare per lasovrastruttura.

L’isolamento alla base, ha consen-tito il completo disaccoppiamento e

il corretto ordine dei modi di vibra-zione, garantendo i primi due moditraslazionali ed il terzo torsionale.Tale tipo di comportamento dinami-

co, consente un più uniorme impe-gno dei pilastri, evitando quindi chei pilastri perierici vengano caricatiinutilmente per eetti di rotazione de-gli impalcati. Per evidenziare quantodetto, vengono proposti in orma digraici e di tabelle, la distribuzionedel taglio tra i vari elementi resisten-ti (telai), in corrispondenza del primolivello dell’ediicio.

È interessante notare come nellastruttura a BF, per eetto dell’azio-

ne sismica in direzione Y, il telaio Y1(telaio contenete la parete) e i telai Y3e Y4 (telai contenenti le t ravi a g inoc-chio del corpo scala), risultano esseremaggiormente sollecitati. Il tela io Y2risulta essere poco caricato ai vari li- velli, in quanto presenta gli elementiresistenti secondo il lato debole ri-spetto alla direzione di ingresso delsisma. I restanti telai, Y5 e Y6 assor-bono una aliquota minore del taglioglobale, in quanto in essi vi è un nu-

60 N. 1/2009 - INGEGNERIA STRUTTURALE

Fig. 7 – Verifica in condizioni di SLD in

direzione X e Y, struttura BI.

Tabella 4. Taglio di piano nella struttura a BF e a BI e riduzione percentuale.

Piano

Base Fissa Base Isolata Riduzione Riduzione

TX [kN] T

Y [kN] T

X [kN] T

Y [kN] Dir.X [%] Dir.Y [%]

Isolamento – – 1411 1430 – –

1 3207 3824 1058 947 67% 75%

2 2686 2819 873 834 67% 70%

3 2181 2449 647 609 70% 75%

4 1487 1654 401 373 73% 77%

Copertura 1020 1059 268 221 74% 79%

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mero ineriore di elementi resistenticome conseguenza della orma ad Ldell’ediicio.

Il diverso impegno dei telai, tendea uniormarsi nel caso di struttura aBI, per la quale, l ’azione sismica si ri-partisce in modo più omogeneo tra i vari elementi strutturali vertica li. Tale

circostanza è acilmente veriicabile,analizzando la pendenza dei dia-grammi nelle igu re seguenti. Men-tre nella struttura a BF i diagrammidel tagliante di piano, presentano unapendenza signiicativa, in quell i rela-tivi alla str uttura a BI, l’andamentodel diagramma del tagliante di pianopresenta pendenze decisamente mi-nori.

Per quanto riguarda l’azione sismi-ca in direzione X invece, si ha che i

telai X1, X2 e X3 assorbono un’aliquo-ta maggiore del tagliante di piano edai telai X4 e X5 è aidata la restantealiquota. Anche in questo caso, ciò si veriica a seguito del maggior nume-ro di elementi resistenti nei primi tretelai, circostanza sempre legata allaorma ad L dell’ediicio. Tale com-portamento della struttura, si ripetea tutti i livelli e indistintamente nellastruttura a BF e in quella a BI

Di seguito si riportano i quantita-tivi di armatura impiegati per le travi

ai vari piani, e il risparmi che si otten-gono con l’isolamento:

Discorso analogo può essere rivoltoai pilastri, osservando che gli eettidell’isolamento, in termini di rispar-mio di armatura, saranno maggiori aipiani bassi e tenderanno a diminuireal crescere del numero dei piani.

Ricordiamo che per la struttura aBI sono state considerate due soluzio-ni per armare i pilastri, u na rigoro-samente rispettosa delle prescrizioni

di normativa (soluzione 1), ed un’altrapur sempre rispettosa della normati- va, ma guidata anche dall’esperienzache ha portato a disporre l’armaturalongitudinale in modo più uniormelungo il perimetro della sezione (so-luzione 2).

In Figura 13 si riporta il quantitati- vo di acciaio impiegato ai vari livellinei diversi casi analizzati, mentre inFigura 14 si evidenzia il risparmiod’armatura.

INGEGNERI Ordine di Napoli 61

Fig. 9 – Quantitativo

d’acciaio impiegatonella progettazione

delle travate per la

struttura BI e BF.

Fig. 8 – Distribuzione dei tagli di piano sui vari telai che compongono l’edificio: Piano 1.

Fig. 10 – Risparmio

d’armatura ai vari

piani nelle travi utiliz-

zando il sistema a

base isolata

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62 N. 1/2009 - INGEGNERIA STRUTTURALE

Utilizzando la soluzione 1 si ottieneun risparmio a tutti i livelli di circail 70%. Volendo invece utilizz are lasoluzione 2, si ha un risparmio piùcontenuto, ma comunque del 60%.Sia utilizzando la soluzione 1 (rispet-tosa della norma) sia utilizzando lasoluzione 2 (rispettosa dalla norma e

dettata anche dall’esperienza), l’iso-lamento sismico consente una orteriduzione del quantitativo d ’acciaioda dover impiegare.

Successivamente alla deinitivaoperazione di solidarizzazione dellacampata centrale si procedeva all’ul-timazione della soletta e, in asi suc-cessive e con gli opportuni controllidel caso, alla rimozione dei sostegni

e delle centine degli archi di riva; conparticolare attenzione all’evoluzionedel già menzionato quadro essurati- vo della pila 4, che era stata all’uopostrumentata ed oggetto di rilevazionecontinua “in di retta”.

Ottenuti conortanti risultati inmerito all’eicacia degli interventi di

consolidamento predisposti, si è pro-ceduto alla sigillatura delle lesioni.

Ultimata la ase di varo, si proce-deva in ultimo alla de inizione di im-portanti aspetti di initura dell’opera:parapetti, sistemazione dell’impian-to di smaltimento acque in modo daminimizzarne l’intererenza con iprospetti dell’opera e, soprattutto, ladeinizione del piano colore.

Fig. 11 – Distinta di armatura della pilastrata 1012-5015,

edificio a base fissa (Vista YZ)

Fig. 12 – Distinta d’armatura della pilastrata 1012-5015, edifi-

cio a base isolata (Vista YZ) – (soluzione 2)

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La scelta dell’acciaio Fe510 perla carpenteria metallica, inatti, hacomportato da un lato la necessità diproteggere la struttura mediante unciclo di verniciature multistrato presoa prestito dalla ca ntieristica navale:dall’altro la conseguenza di doverscegliere, attraverso il colore del ri-

 vestimento, il “vestito” deinitivo delponte.

Una scelta coraggiosa e inconsue-ta, che dopo iniziali perplessità ha in-contrato anche un grande avore delpubblico, ha portato alla valorizza-zione dell’aspetto slanciato dell ’operaattraverso una alternanza di bianchipuri e neri puri: bianchi i ust i dellepile, i proili delle velette, il parapetto,l’interno delle asole delle pile; neri iprospetti e l’intradosso, con una e-

lice scelta di satinatura che, duranteil giorno, genera aascina nti eetticangianti (ig. 23, 25).

I lavori hanno proceduto celermen-te sino ine del 2007, culminando nellacerimonia di apertura al tra ico av- venuta il 21 gennaio 2008 .

La straordinarietà dell’opera el’attenzione allo spirito del luogo oveessa sorge, là dove si attestò il rontedella Grande guerra nel 1917 e vennecombattuta la battaglia del Piave chepreparò la vittoria del 1918, hanno

indotto la di rezione lavori a proporrel’intitolazione dell’opera ai Granatie-ri di Sardegna, protagonisti di eroiciatti d’arme in quei rangenti.

Di seguito si riporta il costo totaledell’armatura per la sola sovrastrut-tura ed il r isparmio che si ottiene uti-lizzando l’ isolamento alla base. Comesi può osservare, l’impiego dell’isola-mento alla base, consente di dimezza-re il costo dell’armatura.

ConclusioniLa strategia dell’isolamento sismicoalla base per strutture intelaiate inc.a., è la tecnica di mitigazione del ri-schio sismico che qualsiasi progettistadovrebbe prendere in considerazionenella sua pratica proessionale. Con-sente di regolarizzare il comporta-mento dinamico per la maggior partedegli ediici che per le loro caratteri-stiche intrinseche dovrebbero essereconsiderati irregolari. Consente alla

struttura, di ronteggiare eventi si-

smici anche d’intensità elevata, senzache si veriichino danneggiamenti alleparti strutturali e con minimi o ad-dirittura assenza di danneggiamentialle parti non strutturali.

Il costo dell’isolamento viene inbuona parte compensato dalla ridu-zione di armatura necessaria per la so- vrastruttura e quindi, con rierimentoal costo di costruzione, può asserirsiche la progettazione con isolamentosismico alla base risulta economica-

mente non gravosa.Inoltre, un’analisi economica com-

pleta dovrà tener conto non soltantodel costo di costruzione, ma anche delcosto relativo alla manutenzione e allariparazione nel corso della vita utiledell’opera, a seguito di eventi sismicicon periodo di ritorno paragonabilealla stessa vita utile della struttura. Intale ottica l’adozione dell’isolamentosismico alla base appare un investi-mento senz’altro vantaggioso.

INGEGNERI Ordine di Napoli 63

Fig. 13 – Quantitativo di acciaio impiegato nella pilastrata ai vari livelli

Fig. 14 – Risparmi d’armatura nella pilastrata conseguente all’utilizzo dell’isolamento

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64 N. 1/2009 - INGEGNERIA STRUTTURALE

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Fig. 15 – Costo totale dell’armatura per i diversi casi analizzati.

Fig. 16 – Risparmio monetario sull’armatura