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Filologia romanza La Chanson de Roland Oltre alla bibliografia di quelli della triennale, dobbiamo leggere alcuni articoli di Segre, in particolare “Introduzione alla Canzone di Orlando” Rizzoli 1985; “Esperienze di un editore critico della chanson de roland” 1998; 2 saggi a scelta da un libro di Segre di cui non ho capito il nome. Le letterature romanze nascono in Francia, ossia i generi letterari che poi caratterizzeranno la letteratura romanza in generale nascono tutti in Francia. L’epica è il genere letterario più prominente. Il problema sulla sua nascita non è di facile soluzione, e, come vedremo, l’epica è o il primo genere letterario, nato non tanto come genere scritto quanto come genere orale. L’epopea fa la sua prima apparizione verso la fine del secolo XI. E’ un genere letterario che ha avuto molta fortuna nonostante nella sua storia abbia cambiato proprio forma: all’inizio sono poemi scritti in decasyllabe con determinati contenuti ha un grande sviluppo nel secolo XII, quando verranno scritte tantissime chansons (circa 100), poi nel XIII secolo si assiste ad una sua flessione, perché i poemi epici scritti durante il XIII secolo sono pochi e di minore importanza. Alla chanson de geste si è affiancato il romanzo cavalleresco. Se è vero che il secolo XII è un secolo rigoglioso per l’epica, nel secolo XIII il romanzo fa la parte del leone (la lirica invece non muore mai). Il romanzo cavalleresco ha caratteristiche diverse rispetto all’epica: l’epica racconta la gloria del guerriero, è guerresca per definizione, mentre il romanzo vi abbina il tema dell’amore, aggiungendo anche il tema del fantastico, anch’esso assente nell’epica: questi tre temi fanno del romanzo un crogiolo di grandissima fortuna, in grado di soppiantare il genere epico. Paradossalmente, queste caratteristiche ritorneranno nel poema epico del rinascimento: pensiamo al Boiardo e ad Ariosto. L’Orlando, che nella chanson è solo un paladino, diviene un 1

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La Chanson de Roland

Oltre alla bibliografia di quelli della triennale, dobbiamo leggere alcuni articoli di Segre, in particolare “Introduzione alla Canzone di Orlando” Rizzoli 1985; “Esperienze di un editore critico della chanson de roland” 1998; 2 saggi a scelta da un libro di Segre di cui non ho capito il nome.

Le letterature romanze nascono in Francia, ossia i generi letterari che poi caratterizzeranno la letteratura romanza in generale nascono tutti in Francia. L’epica è il genere letterario più prominente. Il problema sulla sua nascita non è di facile soluzione, e, come vedremo, l’epica è o il primo genere letterario, nato non tanto come genere scritto quanto come genere orale. L’epopea fa la sua prima apparizione verso la fine del secolo XI. E’ un genere letterario che ha avuto molta fortuna nonostante nella sua storia abbia cambiato proprio forma: all’inizio sono poemi scritti in decasyllabe con determinati contenuti ha un grande sviluppo nel secolo XII, quando verranno scritte tantissime chansons (circa 100), poi nel XIII secolo si assiste ad una sua flessione, perché i poemi epici scritti durante il XIII secolo sono pochi e di minore importanza. Alla chanson de geste si è affiancato il romanzo cavalleresco. Se è vero che il secolo XII è un secolo rigoglioso per l’epica, nel secolo XIII il romanzo fa la parte del leone (la lirica invece non muore mai). Il romanzo cavalleresco ha caratteristiche diverse rispetto all’epica: l’epica racconta la gloria del guerriero, è guerresca per definizione, mentre il romanzo vi abbina il tema dell’amore, aggiungendo anche il tema del fantastico, anch’esso assente nell’epica: questi tre temi fanno del romanzo un crogiolo di grandissima fortuna, in grado di soppiantare il genere epico. Paradossalmente, queste caratteristiche ritorneranno nel poema epico del rinascimento: pensiamo al Boiardo e ad Ariosto. L’Orlando, che nella chanson è solo un paladino, diviene un folle innamorato. Nel secolo XIV in Italia del Nord troviamo un Rolando “strano”; non va inoltre dimenticato che il metro d’invenzione di Boccaccio, l’ottava, diviene il metro principale dei poemi. La Chanson des gestes nasce in un periodo in cui la cultura è appannaggio dei chierici: detengono il potere della cultura e sono gli unici a scrivere. i primi poemi epici erano quasi sicuramente scritti, anche se suo scopo principale era la recitazione di piazza eseguita dai giullari, basata su un testo scritto. Infatti il pubbico che amava la chanson non aveva tanta dimestichezza con la Cultura e con i libbbri. La piazza del mercato era luogo ideale d’esecuzione (il romanzo invece è un genere di corte, di fruizione limitata. Lo stesso si può dire della lirica, eseguita per i cosiddetti entendedors).

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Prima dell’epica romanza forse c’era un’epica germanica. Sappiamo per certo che l’epica germanica era più antica. Il Beowulf (VIII sec.) è il più antico poema scritto in una lingua volgare. Cavalieri, guerre e battaglie sono molto legati al mondo germanico, anche tutto il rapporto feudale lo è. Tacito ci parla di canti guerreschi dei popoli germanici, “cantiones”, e nella Vita Caroli Magni di Eginardo si dice che Carlo, desideroso di conservare le memorie del popolo, fece trascrivere e affidò alla memoria quei canti che parlavano degli antichi re germani.Le chansons ci sono state tramandate quasi tutte in forma anonima. Protagonisti sono i giullari, che in molti casi sono anche gli autori. I giullari erano personaggi da palcoscenico che, in base agli umori del pubblico, o eseguivano chansons de geste oppure eseguivano giochi di prestigio; buffoni;domatori. Durante i secc. VIII-IX, in certi documenti i vescovi e i re mettono in guardia dagli ioculatores , detti histriones, mimi turpissimi. Alfonso X di castiglia fece scrivere i Miracoli della Vergine e in un racconto il protagonista è un mimo che una volta, malauguratamente, si mise ad imitare un’immagine sacra che aveva visto: non si poteva più muovere, per intercessione della vergine riacquista però la facoltà motoria.La cultura del secolo è quasi del tutto ecclesiastica, e secondo alcuni studiosi gli autori dei poemi erano addirittura dei monaci! Gli antenati diretti della chansons sono i poemetti agiografici in lingua romanza. che avrebbero fornito sviluppi per la chansons de gestes. Questo legame può essere reale. Nell’880 fu scritta la brevissssima opera che è la prima testimonianza romanza: la sequenza di sant’Eulalia. E’ un breve testo che racconta il supplizio della santa; di solito i poemetti agiografici non hanno un valore eccelso, ma sono i primi esperimenti delle lingue romanze come LINGUE DI LETTERATURA. Sono poemetti scritti per l’edificazione di un pubblico laico che era però estraneo alla cultura. Le Vite sono un primo tentativo di trasposizione di un genere edificante in lingua romanza.Il Saint Léger è un poemetto di 240 versi octosyllabes; è la volgarizzazione della vita latina di questo santo, un tale Leodegario morto ammazzato. L’altro poemetto contenuto nel medesimo manoscritto è la Passione di Clermont-Ferrand

2/3Jean Bodel utilizza il verso per una chanson de geste. Il verso tipico è però il decasyllabe. (accento di quarta, cesura, resto del verso). In certi casi però questa scansione non funziona:Qui a Marsilie me portast mun message (questo verso sembra ipermetro; in realtà c’è la cesura epica (la parola che porta l’accento di quarta è piana e non tronca). Se la parola che porta l’accento di quarta è piana, la

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sillaba atona dopo il suddetto accento è soprannumeraria e non entra nel computo del verso. Questa è una caratteristica del decasyllabe epico. La struttura della chanson è molto elastica, e lo vedremo perché ci sono altre questioni da prendere in considerazione.Il testo procede per lasse e molto lentamente, poiché molte lasse ripetono in maniera variata il medesimo concetto. Se è vero che la chanson nasce come testo scritto, è però da ricordare che la sua esecuzione era orale, con accompagnamento melodico che facilitasse sia l’esecuzione sia la memorizzazione; è quindi un genere molto soggetto a rimaneggiamenti. Ciò significa che il giullare poteva togliere o aggiungere pezzi, e ciò dipendeva dal momento. Le lasse “similari” ripetono con parole diverse concetti già espressi, quindi potrebbero essere eliminate senza che la storia subisca dei traumi. La chanson più elevata punta anch’essa sulla semplicità e sulla ripetitività dei concetti. E’ una narrazione che procede per blocchi, e spesso la struttura è paratattica, più semplice sia da recitare sia da recepire. Manca l’enjambement (scollamento tra misura del verso e il senso), molto frequente nel romanzo. Un’altra caratteristica tipica della chanson de geste è l’imbricazione, ossia il legame tra una lassa e l’altra. E’ vero che le lasse sono spesso elementi a sé stanti, ma sovente più lasse vengono legate fra loro (funzione mnemonica): una parola che chiude la lassa viene ripreso all’inizio della lassa seguente; alternativamente c’è un legame di rima invece che di parola.La Chanson de Roland è la più antica del genere, stando alla documentazione in nostro possesso. E’ abbastanza breve, 4002 versi. L’autore è molto abile a tenere viva l’attenzione del lettore. La versione più antica è quella contenuta nel MS di Oxford Digby 23, Bodleian Library. E’ il manoscritto più antico della versione più antica. E’ stato copiato nel II quarto del secolo XII, e normalmente gli studiosi pensano che il testo così come è presentato nel MS sia stato scritto verso la fine del secolo precedente, più o meno attorno al 1070. Il testo della chanson è stato scritto attorno al 1070, ma l’unico testimone è un po’ più tardo. La lingua di questa versione è un po’strana perché ha una fortissima patina anglonormanna, e non è un caso che il manoscritto sia conservato a Oxford. L’anglonormanno è la lingua d’oil parlata nel sud dell’Inghilterra. L’anglonormanno è fondamentale nella storia della letteratura francese. Molti letterati sono andati a vivere alla corte di Enrico Plantageneto.Segre ha disegnato uno stemma codicum, stemma che è il più attendibile per quel che concerne le tradizioni che confluiscono nella chanson.Meritano una particolare attenzione i manoscritti denominati w, k , n, h.

1) w è un riassunto gallese in prosa2) k è un poema in antico tedesco ispirato alla Chanson

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3) n è la traduzione norrena del romanzo, datato attorno alla metà del secolo XIII;

4) h sono frammenti di un rimaneggiamento fiammingoDa γ derivano due manoscritti:

1) V4 (contiene altri materiali franco-veneti) è la versione franco-veneta della chanson: è importante perché testimonia la fortuna dell’epica nell’Italia del Nord. E’ una lingua particolare, usata esclusivamente nella letteratura. E’ una miscela tra l’oil e i dialetti dell’Italia settentrionale. Non esiste un solo franco-veneto: in ogni opera varia la percentuale di elementi italiani ed antico-francesi. Si chiama V perché è conservato a Venezia; il testo è per metà assonanzato, per metà rimato. E’ importante perché a quel livello dello stemma c’è anche δ, un livello a partire dal quale la chanson diviene esclusivamente rimata. non più assonanzata. La versione di V4 è rimata a partire dal verso 3870.

2) δ è un subarchetipo, non lo possediamo ma è importante per il passaggio di cui sopra. Da δ derivano δ’ e δ”. I derivati di δ’, C e V7, sono in francoveneto e sono rimati. Da δ” derivano frammenti scritti in lingua d’oil continentale.

La chanson de Roland si legge nella versione oxfordiana perché è quella più antica e ha caratteristiche letterarie superiori rispetto alle altre versioni, che sono derivazioni da Oxford. Magari non sono derivazioni dirette, ma il fatto che si ipotizzi un unico archetipo, significa che TUTTI i MS abbiano alcune caratteristiche in comune.

La Chanson de Roland si basa su un fatto storico raccontato da varie fonti latine. il 15/8/778 a Roncisvalle, uno dei passi dei Pirenei, i Baschi massacrano la retroguardia dell’esercito di Carlo Magno di ritorno dalla Francia. Tra i morti di questa strage si annovera, secondo la versione di Eginardo, Ruolandus marchese di Bretagna. Il nucleo narrativo si trova nell’agguato di Roncisvalle, in cui la retroguardia viene massacrata, ma il genio letterario dell’autore cambia significativamente le carte in tavola. Ruolandus diviene il più coraggioso dei paladini, e viene indicato come nipote del re. A lui vengono affiancati altri personaggi, come l’amico Olivieri. Secondo l’autore il massacro fu opera dei pagani, non dei Baschi. Già leggendo la prima lassa vediamo che la fantasia supera di gran lunga la realtà. La più importante invenzione di personaggi di fantasia è Marsilio, re dei saraceni che deve occupare un ruolo polare a quello di Carlo. Inoltre, il massacro non appare più casuale, ma si individua un motivo nel tradimento di Gano, uno dei migliori dell’esercito di Carlo; questo Gano decide di tradire perché vuole ammazzare Rolando. Tutti

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vengono massacrati a Roncisvalle tranne Rolando, che suona il corno per richiamare il re. Tale sforzo gli fa scoppiare il cervello. Carlo allora torna e ottiene da dio che il giorno duri più a lungo. Quando Carlo torna a casa viene fuori il tradimento di Gano, subito squartato (legato a quattro cavalli per braccia e gambe e tirato in quattro direzioni opposte). Nella Chanson c’è un legame assai forte tra l’eroismo guerriero e la causa cristiana: nei versi aleggerebbe una sorta di spirito di crociata, come emerge nell’episodio del ritorno di Carlo, quando questi ottiene da Dio il prolungamento del giorno, che gli consente più tempo per l’impresa; nel duello finale tra Carlo e Galibant il re vede accanto a sé l’arcangelo Gabriele; durante la battaglia di Roncisvalle l’arcivescovo Turpino fa scendere tutti da cavallo e li benedice, dichiarando che in caso di morte tutti loro sarebbero diventati martiri. I paladini sono 12; Gano tradisce come Giuda. una serie di elementi fanno pensare a un’opera che ha al suo centro il mito dell’onore cavalleresco (Rolando è coraggioso, Olivieri è saggio). L’etica cavalleresca viene portata all’eccesso da parte di Rolando, e quindi anche l’elemento profano ed eroico ha una certa eminenza. Il conflitto tra Rolando e Gano fa emergere che Rolando è figliastro di Gano, aspetto che non viene mai approfondito ma che è fonte di conflitto. Secondo Gano Rolando è folle, Gano invece appare vile agli occhi del figliastro. All’interno dell’entourage del sovrano c’è quindi un rapporto conflittuale.Ancora, in un episodio accade che bisogna portare un messaggio a Marsiglio: è una missione pericolosa, e Rolando perfidamente addita Gano come ambasciatore (sappiamo che Gano è un fifone). Proprio in questa occasione scatta in Gano l’idea del tradimento. A sua volta, Gano propone a Rolando il comando della retroguardia, compito dal quale il paladino non può sottrarsi perché altrimenti sarebbe stato tacciato di viltà.Il poema è sobrio: mancano tanto gli elementi truci quanto quelli comici. Non compare mai l’epiteto normalmente rivolto ai nemici “Fils à putaine”. Manca anche l’elemento amoroso, fatta eccezione per le due lasse necessarie per far morire di dolore Alda la bella. Carlo diventa il paradigma del sovrano, Rolando quello del cavaliere fedele. Ma chi ha scritto la chanson? Non abbiamo alcuna certezza; nell’ultimo verso è menzionato Turoldo.Ci falt la geste que Turoldus declinet. «qui termina la storia che Turoldo (compone/trascrive/racconta)»

8/3Chi è l’autore della Chanson? Forse Turoldus è un monaco normanno trasferitosi poi nel Sud dell’Inghilterra, vissuto sul finire del secolo XI. E’

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esistito un Turoldus monaco che può fare al caso nostro. Questo tizio sarebbe originario di Fécamp, una cittadina della Normandia importante nella storia della letteratura francese perché ci è nato anche Guy de Maupassant. Supponendo anche che T. sia l’autore che si firma alla fine del MS di Oxford, sarebbe solo l’autore di UNA VERSIONE della Chanson; quand’anche fosse non solo l’autore, ma anche un semplice copista, gli è attribuita comunque solo la versione di Oxford. Questa è la versione più antica che noi possediamo, ma sicuramente sono esistite versioni precedenti. Il manoscritto di Oxford è stato copiato tra il 1125 e il 1150. La Chanson secondo gli studiosi è un testo più antico: c’è una versione originale che è stata scritta nella parte finale del secolo XI. In un documento notarile dell’inizio del secolo XI compaiono le firme di due fratelli di nome Oliviero e Rolando. Non sono nomi casuali: si chiamano come i due eroi positivi della Chanson: quei due personaggi letterari erano quindi abbastanza famosi da avere già un riscontro nell’onomastica. Abbiamo quindi una versione che però non è la più antica in assoluto.Nel monastero di St. Millán de la Cogolla è stato trovato un documento nel quale si trova un riassunto della vicenda narrata nella Chanson. E’ la cosiddetta Nota Emilianense, nota datata attorno al 1060; quello che noi leggiamo è UNA delle Chansons. La Chanson non ha niente in comune con la lirica: i componimenti lirici costituiscono un unicum. Assomigliano al Cantare di area spagnola e italiana: vi sono diverse versioni dello stesso racconto. La loro esistenza e la loro struttura presuppone e implica delle variazioni. Le altre chansons de geste hanno creato veri e propri cicli di poemi epici, che ruotavano attorno a uno o più personaggi (come I pirati dei Caraibi e L’era glaciale): si raccontava la storia di un personaggio e, se aveva successo, si costruivano altre storie di quel personaggio, raccontandone magari l’infanzia; vi si potevano aggiungere personaggi secondari che poi avrebbero avuto anch’essi il loro ciclo personale. Ciò ha portato alla costruzione dei cosiddetti canzonieri ciclici. La Chanson de Guillaume (d’Orange) ha avuto anch’essa il ciclo. Nella redazione del canzoniere, i poemi non vengono pubblicati nell’ordine in cui sono stati scritti, ma nell’ordine degli avvenimenti narrati: gli episodi sull’infanzia dell’eroe precedono quelli sulla vita adulta. La Chanson de Guillaume consta di 3554 versi: sono decasyllabes molto irregolari, non per ignoranza dell’autore ma per le disgraziate vicende di trasmissione di cui la chanson è stata vittima. I protagonisti sono due: accanto a Guillaume c’è anche Vivien (uno è lo zio dell’altro; il rapporto zio-nipote è importante nel sistema feudale). La Chanson de Guillaume è divisa netamente in due parti, G1 e G2. In realtà la prima parte ha come

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protagonista Vivien, la seconda Guillaume: è possibile che fossero due chansons indipendenti che poi furono accorpate. Nella prima parte Vivien deve affrontare i perfidi saraceni, e accanto a lui c’è il potentissimo Thiebaut: Vivien, avendo visto che i saraceni sono tanti e loro pochi, suggerisce a Thiebaut di chiamare Guillaume in aiuto; tale proposta viene rifiutata da T. perché è invidioso di G, che, se fosse arrivato, si sarebbe preso tutti i meriti dell’eventuale vittoria. Quando viene il momento di menar le mani, T scappa e si assiste a un massacro, e anche Vivien muore. Guillaume viene chiamato lo stesso in extremis; viene sconfitto e si rifugia a Barcellona, dove chiede aiuto al re, grazie al quale ottiene altre truppe e torna ad ammazzare i saraceni. Così finsice la I parte. All’inizio della seconda G trova V ancora vivo (!!!!!!) e riesce a impartirgli l’estrema unzione. G. viene ancora sconfitto nella II parte (!!!!!) e questa volta si rifugia ad Orange. Qui ottiene dal re Luigi (Ludovico il Pio), ottiene degli aiuti, torna al campo di battaglia e vince in maniera definitiva. C’è anche il personaggio Rainuart, un gigante che fa la più grande strage di saraceni, in virtù della quale ottiene il feudo del defunto Vivien.A differenza della CdR, la CdG abbonda di materiali raccapriccianti. Il Couronnement de Louis racconta di un quindicenne che deve trattenere uno dal fare un passo. Anseis d’Orleans dice di non preoccuparsi della deficienza del ragazzino, e intende prenderlo sotto la sua ala protettrice. Carlo pensa sia un atto d’altruismo, ma in realtà alla morte del sovrano ha intenzione di uccidere il ragazzino e usurpare il potere. Arriva Guglielmo che prima stava cacciando, poi a un certo punto entra in chiesa con la spada sguainata, ma preferisce poi prendere Anseis per il bavero, ammazzandolo. Alla fine inveisce contro il morto. E’ un eroe focoso e irruente, ma investito di una grande responsabilità:deve exaucer sa sainte christianité. Vediamo che le chansons escludono l’amore, ma comunque il comico ha il suo spazio. Nello Charroi de Nimes c’è sempre Luigi il debole. Il re non dà il feudo a Guglielmo, che allora decide di prenderselo da solo. Va nel territorio di Nimes, dove però ci sono i saraceni, che quindi vanno cacciati. Entra allora a Nimes su un carro vestito da mercante. Tale carro trasporta delle botti, nelle quali non c’è vino, bensì i compagni di Guglielmo. In tal modo prende la città senza troppi sforzi. Nella Prise d’Orange Guglielmo, volendo conquistare la città, fa tutto da solo. Si scurisce la faccia con della terra per sembrare un saraceno. In quest’impresa avrà l’aiuto di una donna, Orable, una bella saracena che s’invaghisce di Guglielmo e quindi si converte e prende il nome di Guiborc. Sposerà Guglielmo e ne diverrà la consorte fedele. Nel Moniage de Guillaume l’eroe vecchio e stanco si rifugia infine in un monastero.

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C’è anche il ciclo dei vassalli ribelli, che ha come protagonisti una serie di vassalli che si ribellano al re. Pare che le chansons degli eroi posititivi siano state scritte in un momento di debolezza del re: rispecchaino una fase di criticità della forza del re dipingendo la speranza di un potere più forte; per contro, il ciclo dei vassalli ribelli rispecchia il regime di un re forte in cui ci sarebbe un forte desiderio di libertà. In questo ciclo è molto importante la canzone di Raoul de Cambrai, dove questo qui rimane orfano e allora il re imprudentemente gli promette il primo feudo che si libera. Il problemuccio è che il vassallo morto che libera il feudo aveva 4 figli, che non sono contenti che Raoul si prenda il feudo del padre. La violenza è palpabile in ogni pagina perché il più caro amico di Raoul, Bernier, è il figlio di uno dei 4 figli del morto. Raoul fa bruciare il monastero in cui brucia la madre di Bernier. Bernier si vendica e uccide Raoul. L’eroe Raoul è un eroe negativo perché pecca di desmesure: è esagerato nelle sue reazioni negative ma nella sua ferocia mostra una notevole grandezza sul piano letterario. Un’altra canzone che fa parte del ciclo è la cosiddetta canzone di Girart de Roussillon. E’ scritta in un misto tra oil e oc. E’ il prodotto più particolare scritto in francoprovenzale. I Decasyllabe non sono a 4 e 6, ma a 6 e 4. Qui il decasyllabe dopo l’accento di sesta è regolare. c’è molta lirica e poca epica. Le chansons de geste scritte in lingua d’oc sono DUE! La produzione in lingua d’oil ha fatto perdere la produzione in lingua d’oc. Questo è il paradosso di Fauriel: egli pensava che nel Sud della Francia ci sia stata una ricchissima produzione epica che poi è andata perduta. Orange in lingua d’oc si dice Aurenga. Il re di questo poema è Carlo il Calvo che prima sposa la donna di Girart, poi vuole impossessarsi del feudo di Girart. Questo qui alla fine scatena una GUERRA contro il suo re. Anche lui pecca di desmesure: brucia chiese e monasteri. Non è strano che chiese e monasteri venissero vandalizzati, ma in realtà esiste la legge di dio. Viene sconfitto e poi conduce una vita di miseria con la moglie. Alla fine si riconcilia con il re e fonda il monastero di Vézelay. A questo punto il figlioletto di Girart viene ammazzato. Il declino della chanson de geste è segnato dal romanzo: nel XII secolo questo tipo di componimento era ancora scritto in versi ma poi nel secolo XIII passa alla prosa. Esso verrà poi organizzato in cicli.

9/3AOI alla fine della prima lassa è una sigla dal significato oscuro: compare solo alla fine di alcune lasse della Chanson. Ci sono varie ipotesi riguardanti ciò che significa davvero. image.ox.ac.uk/show?collection=bodleian&manuscript=msdigby23d.

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L’assonanza si suddivide in maschile (tronca) e femminile (piana: l’ultima vocale tonica seguita da vocale atona). In presenza delle assonanze femminili, la vocale tonica e quella atona sono uguali in tutta la lassa. In questo caso abbiamo un’assonanza a-e (tonica-atona); in recleimet e ateignet bisogna leggere EI come AI. L’assonanza non preclude la rima: alcune parole sono in rima, altre solo in assonanza.La lettura è molto vicina alla grafia.

Lassa 1:en: bisogna adottare una pronuncia ABBASTANZA nasalizzata.lui si legge come in italiano. Lo spostamento d’accento dei dittonghi avviene tra i secc. XII e XIII. Le vocali finali si sentono ma sono sorde.La l velare è mantenuta nella grafia ma andrebbe pronunciata u.ai: E’ una grafia che di solito rappresenta dal punto di vista fonetico una e. A volte va letto A perché l’assonanza è sulla a, mentre altre E perché l’assonanza è sulla E. In alcune parole la I del dittongo può essere semplicemente segno grafico di una palatale: la rappresentazione grafica di questi suoni è problematica perché NON ci sono in latino. I suoni più problematici sono il palatale nasale e laterale. In magnes c’è solo gn, in Espaigne vi è un ulteriore segno di palatale. In fraindre leggiamo /fraindre/. La patina anglonormanna della lingua è piuttosto evidente e già la prima parola è interessante.Carles: sappiamo che nella lingua d’oil A fa palatalizzare la C. Avremmo infatti Charles. Tale mancata palatalizzazione di C davanti ad A è una caratteristica dei dialetti del Nord, specialmente del normanno e dell’anglonormanno. Un altro tratto tipico dell’anglonormanno è la frequente presenza delle U in luogo delle O chiuse, soprattutto toniche ma non solo.reis: <rēgem. E lunga in sillaba libera evolve prima in EI, successivamente in OI. Lo stadio evolutivo in Anglonormanno si ferma ad EI. C’è la s perché è caso soggetto singolare.emperere: è il caso soggetto della parola latina imperator, la a evolve in e perché è in sillaba libera. Imperator è un imparisillabo che non è stato parificato. il caso regime è empereúr <imperatorem.castel: in luogo di chastel.fraindre <frangere. C’è in primo luogo una sincope della e atona postonica; si crea poi il gruppo consonantico ng’r che evolve in ndr per ragioni eufoniche.

Il decasyllabe epico è assai rigido e ha il primo accento forte sulla 4° sillaba. Dai vv a 1 a 5 l’accento di quarta è su parole tronche; nel caso di

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Sarraguce invece cade sulla u. La parola e piana e la sillaba –ce è soprannumeraria.

Secondo alcune teorie le chansons de geste erano originariamente in octosyllabes. Quest’ipotesi è sostenuta da A. Fassò, che sostiene che le chansons siano precedenti ai poemetti agiografici. L’unica chanson in octosyllabes è Gormont e Isembart. Molto argutamente Fassò nota che non è difficile allungare un octosyllabe a un decasyllabe, con degli accorgimenti abbastanza facili avendo sotto gli occhi un decasyllabe si può fare il procedimento inverso.

Helmes laciez e blancs osbergs vestuz “allacciati gli elmi e indossati i bianchi usberghi”. Si può girare con “osbergs vestuz, helmes laciez” (e blancs è un elemento superfluo del verso). Quindi questo in origine era un octosyllabes. “il bianco usbergo” è una formula. Come l’elmo è verde, sovente l’usbergo è bianco, ma non cambia quasi niente nell’economia del verso.Gardet aval e si gardet a munt “guardò in basso e guardò in alto”. Se togliamo E SI, il nostro decasyllabe torna ad essere un octosyllabe. Il riempitivo E SI torna spessissimo nei versi: cercet les vals e si cercet les munz. Sono versi fortemente bipartiti. Era molto facile per i copisti inserire questi rafforzativi.Secondo Fassò il primo verso della chanson non sarebbe come lo leggiamo, ma *Nostre emperere Carles Magnes . Il nostro amico ci enumera tre ragioni:1)moltissimi versi nella chanson de geste iniziano con “nostre emperere”. E’ una formula fissa che in moltissimi casi è all’inizio de versi, addirittura in versi che sono all’inizio di lasse.2) E’ superfluo chiosare emperere con reis3) Carles e magnes sono troppo lontani tra loro nel testo tradito. Lui interpreta magnes come aggettivo di Carlo, mentre dal testo che abbiamo magnes è attributo di emperere.

Lassa 2Il re Marsiglio è a Saragozza, e in questa lassa non ci viene detto niente di nuovoVerger: è un giardino. Anche Carlo magno quando tiene consiglio con i suoi va sotto un albero particolare. Nel caso dell’imperatore, l’albero è un pino, nel caso del saraceno un olivo.perrun: masso “bloi”>blu. Bloi è un aggettivo dal significato oscuro. Si accompagna come epiteto alla Bretagna. La Bretagna non è blu!

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15/3La seconda lassa riprende il concetto che Marsiglio è a Saragoza, e il fatto di andare all’ombra per tener consiglio con i capi militari è un topos assai diffuso soprattutto nella chanson de geste, e il sovrano che tiene consiglio spesso s’apparta in un verziere sotto l’ombra di un albero frondosoalez: aler, “andare”<alare, un verbo attestato che nelle glosse di Reichenau c’è ad un certo punto ambulare: alare.verger: <viridariumsuz <sub+tus, ossia un avverbio attestato nel latino tardo da cui deriva anche l’italiano sotto.culchetperrun <*petronem con quella u che è un chiaro tratto anglonormanno.marbre <marmorem. marmorem>marm’rem>marbredux et cuntes: nella chanson, i gradi nobiliari dei saraceni sono gli stessi dei cristiani. La stessa gerarchia che sussiste tra i cavalieri di carlo magno c’è anche tra quelli di Marselio.Oëz: La chanson inizia in medias res, ma questa formula d’apertura del discorso del re saraceno è un tipico attacco della chanson. Questo attacco è però dissimulato perché è messo in bocca a Marsilio e in un semplice discorso diretto. ost: <hostem , che vuol dire letteralmente “nemico” in latino, ma qui significa SCHIERA, come anche nell’italiano antico. Oste si trova nel significato di “esercito”. Tale passaggio semantico è dovuto alla formula “esercito nemico”, poi semplificata a semplice “esercito”. Marsiglio dice sorprendentemente di non avere abbastanza gente per combattere Carlo, ma poi in maniera contraddittoria si dice che il re ha 20000 uomini. L’autore fa dire a Marsiglio che forse i soldati di Marsiglio non potranno mai sconfiggere l’esercito di Carlo non perché numericamente inferiori, ma moralmente non all’altezza perché moralmente incapaci. L’unico pagano che prende la parola, Blancandrino, suggerirà a tale proposito non di affrontare Carlo in campo di battaglia, ma di ingannarlo.L’unica vittoria, ossia la disfatta della retroguardia, è dovuta sia alla strapotenza dell’ordine numerico sia all’inganno.

Prende la parola Blancandrino di Val Fonda (luogo ignoto). La lassa 3 è un discorso diretto di Blancandrino che parla e dà i suoi consigli a Marsiglio, dicendogli di non preoccuparsi.vasselage: parola che racchiude in sé le qualità ideali di un vassallo (lealtà, coraggio e fedeltà). E’ strano che l’autore della Chanson elogi così tanto un pagano, ma in realtà, analizzando il discorso che il pagano fa, si capisce che le sue

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parole sono impregnate di perfidia. Dà dei consigli a Marsiglio che fanno rabbrividire:

1) ordina di mandare a Carlo i fedeli servigi e segni di grande amicizia (orsi, leoni e cani, animali non presi a caso, ma bestie simbolo di regalità; 700 cammelli, che ad Aquisgrana non sarebbero stati tanto utili a Carlo; muers vuol dire “che hanno fatto la muta”; 400 muli carichi d’oro e d’argento. Con queste ricchezze avrebbe ben potuto pagare i suoi soldati)

2) Carlo, dopo aver ricevuto i doni, sarebbe dovuto tornare a casa sua ad Aquisgrana (anacronismo, perché il palazzo carolingio ad Aquisgrana non era ancora stato costruito al tempo della campagna di Spagna).

3) Curiosamente, Blancandrino si mostra molto informato sugli epiteti della Francia e sulle ricorrenze cristiane: dice a Marsiglio di seguire il re alla festa di S. Michele, 16/10. In tale occasione, i saraceni si sarebbero dovuti convertire e Marsilio sarebbe dovuto diventare suo vassallo.

4) Non gli fossero bastati i cammelli e le altre bestie, gli sarebbero stati dati anche alcuni ostaggi, purché egli sia sicuro delle scelte: si possono mandare anche i propri figli.

5) E’ meglio che i figli perdano la testa che che loro stessi perdano la dignità o siano costretti a mendicare. L’accenno alla decapitazione è importante perché Blancandrino mette le mani avanti. E’ come se mettesse preventivamente in conto che gli ostaggi verranno uccisi. Carlo però non uccide ostaggi per divertimento, ma solo nel caso in cui gli ostaggi non vengano rispettati. Dunque già prospetta l’ipotesi che già gli ostaggi non sopravvivano.

A volte onore vuol dire dignità, altre volte “possedimento, feudo”, perché esso fa parte dell’onore di un vassallo. La dignità è esplicitata nell’ultima parte del discorso: dignità è non diventare vassalli di Carlo.

payens: <pagensem. In italiano ha dato “paese” e in francese “pays”out: < *auuit<habuit.Carlun: Caso regime di Carles. Di fatto la forma del caso soggetto è Carles, mentre la forma del caso regime è Carlun<Carlonem. Quando ci sono nomi propri o nomi comuni di personalità si trova a votle il caso regime assoluto.chefs: L’occlusiva velare sorda davanti ad a si palatalizza, cosa che però non ricorre sistematicamente in anglonormanno, ma qui è attestata perché la chanson che ci è arrivata attraverso il codice di Oxford non è

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scritta in PURO anglonormanno, ma ha solo una forte patina di tale lingua.

Lassa 4I cavalieri hanno sempre la barba e nelle descrizioni la barba è fondamentale, al punto che nelle descrizioni Carlo è sempre rappresentato con la barba canuta.Il re è spesso detto essere “fiero” e avente il cuore “pessimo”.courages: <*coraticum e nalla maggior parte dei casi in Francese antico, in Provenzale e in Italiano non significa “coraggio” ma “cuore”.La Bretagna è blu, la Spagna è “claire”.Quello che Blancandrino ha detto nella lassa precedente è solo finzione. Gli inganni sono a priori identificati come ingannatori nati.repaire è un deverbale da repatriare, dove abbiamo tr>r e rj>ir. Repatriare è una forma attestata nel latino tardo.piz<*piz<pits<peits<pectus. la i è l’evoluzione del gruppo ct. petto in francese moderno si dice poitrine <*pectorinam, che ha soppiantato piz nel sedicesimo secolo perché lo si confondeva con pis (peius).

16/3Lassa 5Baruns: è una parola di origine germanica, e non identifica un grado nobiliare ben precisoBranches d’olive: simbolo d’amicizia sin dall’antichità vera e pura. Andare con l’ulivo in mano significa pace e umiltà.teres et fiez: terre e feudi a volontà. Gli ambasciatori hanno un incarico rischioso ma, se riescono nell’intento di far credere a Carlo il vassallaggio di Marsilio, essi saranno ricompensati.De ço avum asez: asez è l’ultima parola anche del verso 75. Le rime sono poche di solito. La traduzione più automatica, “ne abbiamo abbastanza”, non ha molto senso. I codd. hanno tutti lezioni diverse in questa sede, e quindi potrebbe trattarsi del fenomeno della diffrazione [tecnicamente è un fenomeno della fisica ottica, importato nel linguaggio ecdotico della critica testuale da G. Contini, e, per farla breve, consiste nel fatto che i manoscritti presi in esame per uno stesso testo poetico, hanno tutti nella medesima sede lezioni differenti. Ciò significa che già in origine nel verso incriminato c’era un problema tale per cui ciascun copista, nel tentativo di interpretare quel passo problematico, è andato per la propria strada. L’editore dovrebbe mettersi ad indagare il motivo di queste interpretazioni disparate, e quindi deve investigare l’origine di tutte quelle lezioni. Lo scopo ultimo è il ritrovamento del problema originale che ha provocato quest’enorme diversità di varianti. Si suppone

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che i copisti, nel copiare, banalizzino un lemma difficile (principio della lectio difficilior)] Nel caso della diffrazione in absentia, l’editore si trova davanti ai testimoni nessuno dei quali presenta la lezione “buona” (quella originale). Nella diffrazione in presentia, l’editore riesce ad arrivare alla conclusione che UNO dei testimoni contiene la lezione che potrebbe essere originale. Essa dev’essere una lezione che spiega l’eziologia dell’errore. Il verso 77 della Chanson è un caso di diffrazione in absentia: il MS Oxford ha una lezione che non va bene, mentre i manoscritti dell’altro ramo differiscono tutti tra loro.

Lassa 6Si tratta di una lassa similare, ossia di una lassa che riproduce i contenuti delle lasse precedenti, senza fare aggiunte significative.Carlemagne le rei: Caso regime assoluto, ossia sprovvisto di preposizione. Essa si omette soprattutto con i nomi propri o con i nomi indicanti cariche.od: “con”, <apud. E’ uno dei modi più normali. apud+hoc>avuec >avec.feid: viene da fidem. Fidem ha la i breve, che in sillaba libera dittonga in antico francese prima in –ei, poi in –oi. In Anglonormanno l’evoluzione fonetica si ferma ad –ei.plait: <placitum

Lassa 7I messaggeri vengono inviati su bianche mule, un dono del re di Suatilie (luogo inventato).Charles: in questo caso la C di carlo si palatalizza perché il poema non è stato scritto in PURO anglonormanno. alques ne l’engignent: simile a ne poet garder que mals ne li ateignent riferito a Marsilio

LASSE 20-26: GANO VIENE SCELTO COME MESSAGGERO DA MANDARE A MARSILIO

Carlo deve mandare un messaggero a rispondere a Marsilio e viene scelto proprio Gano. Questo è il primo passo che porterà poi alla tragedia finale, perché innescherà in Gano il desiderio di vendicarsi di Orlando.In questo gruppo di lasse ai si legge come è scritto.

Lassa 20In questa lassa si legge il netto contrasto tra Rolando e Gano. Il re chiede di indicare un messaggero da mandare da Marsilio, e Rolando addita subito Gano. Quest’ultimo non la prende benissimo e si arrabbia molto.

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Non si capisce molto la ragione della rabbia di Gano, ma vediamo che Rolando insiste molto sulla parola parastre Franc: parola di origine germanica, che vuol dire “nobile”. car: <qua re. Spesso ha valore rafforzativo.

Ert: Un raro caso di futuro sintetico, che deriva direttamente dalla forma di futuro latino eritMis parastre: nella chanson de Roland si fa spesso riferimento a questo rapporto di parentela tra Rolando e Gano, però è data come cosa assodata e normale. Questa cosa è un po’ curiosa perché manca sempre di approfondimento.

trametrez: è un caso di futuro perifrastico normale per le lingue romanze e questo verbo viene da un non attestato *tramittere

quens: <comes. Nel caso di questo vocabolo si mantiene la declinazione latina degli imparisillabi. Il caso retto è la forma in questione, mentre il caso regime è conte.Gano non è un cattivo di natura, e infatti il suo personaggio è qui descritto in maniera molto positiva.

bliaut: (parola di origine germanica) è un capo di vestiario che di solito sta sotto la copertura della pelliccia. Questa parola designa sia un indumento maschile sia un indumento femminile.vairs: un tratto coloristico tipico degli occhi. “cangianti”, “penetranti”, “lucidi”. Si usa per descrivere un tipo di occhi particolarmente acuti e belli.visage: sguardo.cors: <corpuscostes larges: “torace possente”par bels: forma perifrastica per il superlativo Om: soggetto genericosi: eppureesrager: <*ex-rabiare, da rabiesalge: è il congiuntivo di alare, una forma particolare tipica dei dialetti dell’ovest, nei verbi terminanti in liquida o in nasale.trestut: trans+totusedage: <*staticum. Troviamo innanzi tutto la sincope, quindi il gruppo t’c si semplifica in affricata palatale sonora; poiché la parola iniziava per s+consonante, è stata messa la vocale prostetica, obbligatoria nelle lingue romanze. Dopo la prostesi, la s è caduta molto presto, fenomeno

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assai raro. Alla caduta della s, la t si trova in posizione intervocalica tra la e prostetica e la a, e quindi si sonorizza. E’ attestata anche la voce eage.voelt: <*volet, voce regolarizzata di vult. prez: <prestus, voce tardolatina che sostituisce il class. praesto Sembra che all’inizio la rabbia di Gano non sia tanto dovuta al fatto che sia stato scelto per fare l’ambasciatore a Marsilia, quanto al fatto che sia stato proprio Rolando a sceglierlo. L’insistenza su un rapporto di parentela non chiarito rappresenta indubbiamente un nodo non sciolto.

Traduzione«Nobili cavalieri», disse l’imperatore Carlo «Suvvia, sceglietemi un messaggero della mia marca che portasse in nome mio un messaggio». Questo disse Rolando: «Sarà il mio patrigno Gano».Dicono i Francesi: «Lo può ben fare! se affiderete l’impresa a lui, non ne manderete uno più saggio. (lett: non manderete lì uno più saggio)»Il conte Gano fu molto angosciato. Era tanto bello che tutti i suoi pari lo guardanoGettò via dal collo la sua pelliccia di martora e rimane (lett. è rimasto) nella sua tunica di seta. Ebbe gli occhi acuti e lo sguardo molto fiero e un nobile corpo e le costole larghe.Disse a Rolando: “O folle, perché ti arrabbi? E’ cosa nota che io sono il tuo patrigno, eppure hai suggerito che io vada a Marsilio. Se dio mi concede che io torni da là, ti muoverò un così grande contrasto che durerà finché campi. Risponde Rolando: «Odo orgoglio e follia. Si sa bene, non ho paura di minacce. Ma l’uomo saggio, deve fare il messaggio: Se il re lo vuole, sono pronto a farlo al vostro posto»

Lassa 21Asssistiamo alla risposta di Gano a Rolandohom: da interpretare tenendo conto della realtà feudale “vassallo”.Si chiarifica qui il rapporto tra Gano e Rolando. Se Rolando fosse stato vassallo di Gano, quest’ultimo non avrebbe subito l’onta di essere accusato di essere pavido. Visto che manca questa mancanza, Rolando non può sostituirsi a Gano senza che Gano subisca un’accusa di viltà.comandet: indicativo presente; in presenza di questo verbo si trova una cesura epica (è una parola piana). Gli ultimi versi parrebbero un’anticipazione del tradimento, anche se in realtà sembra difficile che a questo punto della narrazione Gano sia già intenzionato a tradire Rolando. Sono solo passati pochi attimi da quando Gano è stato designato ambasciatore presso Marsilio. Può trattarsi solo di un generico accenno alla sua ira verso Rolando (cfr. 289-91)einz…que: prima…che

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ot: <audivit. Ot può anche derivare da habuit. (out>ot)

TraduzioneGano risponde:«Al posto mio tu non andrai mica! Tu non sei il mio uomo, né io sono il tuo signore. Carlo comanda che io esegua il suo ordine; andrò dentro Saragoza da Marsilio. Farò un po’ di leggeria (follia) prima che (einz..que) io ponga fine a questa mia grande ira». Quando Rolando lo sentì, incominciò a ridere.

Lassa 22In questa lassa la e davanti a nasale dev’essere più nasalizzata. Alla vista della reazione che le sue parole hanno suscitato in Rolando, Gano non la prende benissimo. Rolando ha gettato un’ombra maligna su Gano, ombre che Gano vuole prontamente dissipare.quë: il segno di dieresi segna la dialefe.dunc: <de+umquam. Tipico avverbio proveniente da un accumulo. in italiano antico abbiamo dunqua, evolutosi poi in dunque.doel: <dolum. il significato di questo vocabolo è molto più forte. Il dolum infatti indica non solo il dolore, ma anche la rabbia.fent: voce del verbo fendre, lat. findere “tagliare in due, dilaniare”. fent qui è accompagnato da “d’ire”, per cui non va bene usare il suo significato esatto, ma serve un’espressione che dia l’idea di quanto il testo francese intendesse dire.dreiz: imperatore “di diritto”. cunte: caso regime da <comitemnient: <nec+entem/ne+gentem. In italiano antico troviamo la forma neiente, con il passaggio di g intervocalica a j.TraduzioneQuando Gano vede ciò, ossia che Rolando se la ride, ha dunque una tale rabbia che per poco non esplode d’ira, al punto che quasi perde i sensi, e dice al conte: «Io non vi amo per niente: su di me avete girato (riversato) un falso giudizio. Giusto imperatore, eccomi qui presente. Voglio portare a termine il vostro ordine».

Lassa 23Gano dice che si rende conto di dover andare a Saragoza, conscio del fatto che chi ci va, difficilmente tornerà indietro. Indica anche il figlio Baldovino, suo erede, chiedendo al re di occuparsene. Carlo però taglia corto. Non si capisce bene la durezza di Carlo dei confronti di Gano, che certo non sta frignando in modo indecoroso. Tuttavia, il perfido Blancandrino aveva detto di Carlo che era dotato di pesmes corages ,

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parlando degli ostaggi. Il suo cuore di pietra qui si rivela appieno: Gano non aveva mai fatto niente a Carlo, anzi, era uno degli uomini migliori.estoet: voce del verbo estovoir. Ricorre anche all’ultimo verso della lassa.si: rafforzativoja: rafforzativoestoet (v. 313): voce del verbo ester.fieus: questa è una lassa che assuona sulla o e sulla e. Evidentemente c’è un problema dovuto a qualche pasticcio nella tradizione manoscritta, dove si è insinuata una parola che rompe la linea dell’assonanza. Alcuni editori hanno pensato di intervenire, correggendo la forma. Alcuni sostituiscono fieus con aloez, che significa “allodi”. L’allodio è un tipo di feudo, e grazie a questa scelta lessicale il senso più o meno torna lo stesso, visto che è sinonimo di fieus. Il MS di Venezia (versione francoveneta) presenta un verso completamente diverso: A vos comand mon arçent et mon or.guarder: guardare per proteggerecoer: <*corem.

Traduzione«So bene che mi tocca andare a Saragoza: chi va là non può tornare indietro, soprattutto io ho vostra sorella, e ne ho un figlio, non ce ne sta uno più bello, ossia Baldovino» dice «che sarà un prode. A lui io lascio i miei onori (territori) e i miei feudi. Custoditelo bene, io non lo vedrò con gli occhi». Carlo risponde: «avete un cuore troppo tenero; dal momento che lo ordino, vi tocca andare».

Lassa 24Anche questa lassa è abbastanza drammatica, perché ci permette di vedere con maggior chiarezza i sentimenti di Gano e il suo modo di porsi. Il carattere di Gano si svela piano piano. Prima è solo “bello”, poi comincia a mostrare la sua ira in maniera sempre più esplicita.Bastun et guant: simboli del potere, che solo l’imperatore o il re può dare a un suo sottoposto nel momento in cui gli affida una missione importante e pericolosa. oït: participio passato di oïr. juger: giudicare, designare.desfier: di solito vuol dire “sfidare” (nei duelli tra i cavalieri); qui vuol dire ripudiare.Basilio e Basante: due cavalieri di Carlo, inviati in precedenza da Marsilio, ai quali il saraceno fece tagliare la testa.

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TraduzioneDisse il re: «Gano, venite avanti, e ricevete il bastone e il guanto. L’avete sentito, i Franchi hanno deciso per voi». «Sire», disse Gano «La scelta è stata tutta di Rolando: non l’amerò finché sarò vivo, né amerò Olivieri, per il fatto che è il suo amico, né i 12 pari per il fatto che lo amano così tanto. Li ripudio qui, sire, alla vostra vista». Questo disse il re: «Avete un eccessivo maltalento (collera). Subito andrete voi, dal momento che io lo ordino». «Io ci posso andare, ma non avrò alcun garante, non lo hanno avuto né Basilio né suo fratello Basante».

Lassa 25Questa lassa è breve ma contiene una notizia che fa scattare in avanti la narrazione. Gano non vuole assumersi la responsabilità che Carlo gli vuole dare perché ha paura, e allo stesso tempo è arrabbiato. Carlo gli tende il guanto e lui lo lascia cadere, chiaro segno di sciagura.Tra il primo e il secondo verso c’è l’ annominatio per detractionem. Si ha quando la seconda delle parole in rima ha una lettera in meno rispetto alla prima (destre…estre); la si può chiamare anche “rima a eco”, che si ha quando il secondo rimante ha qualche elemento in meno rispetto alla prima, come un’eco. Se le due parole fossero state invertite, avremmo avuto l’annominatio per adiectionem. Esiste anche l’annominatio per immutationem, ossia la presenza di due parole in rima che si differenziano soltanto per la lettera iniziale.estre..estre: rima equivoca. Nel primo caso significa “esserci”; nel secondo “significare”.message: messaggio/messaggero

L’imperatore gli tende il suo guanto, il destro; ma il conte Gano non avrebbe voluto esser lì: quando dovette prenderlo, gli cadde a terra. Dicono i Francesi: «Dio, che cosa potrà significare ciò? (brutto presagio….) Da quest’ambasceria ci verrà una grande perdita». «Signori» disse Gano «ne sentirete delle belle/ne avrete notizie».

Lassa 26seigner: fare il segno della crocetarger: <tardicareasolt: <absolverebref: <brevem; un tipo di lettera (ted. Brief). In teoria la prima e, breve, dovrebbe dittongare, e quindi la forma dovrebbe essere brief. La forma non dittongata è tipicamente anglonormanna, ove il dittongo ie viene ridotto ad e; a volte abbiamo anche trovato ben al posto di bien.

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TraduzioneSire, disse Gano «datemi il congedo, dato che devo andare, non c’è più da ritardare». Disse il re: «(sc. nom) Nel nome di Gesù e nel nome mio!». Con la sua mano destra lo ha assolto e segnato (segno della croce, prerogativa anche del sovrano, poi gli consegnò il bastone e il breve (la lettera).

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LASSE 58-63: ROLANDO VIENE SCELTO COME CAPO DELLA RETROGUARDIA

Nella lassa precedente viene narrato un sogno fatto dal re, e tale sogno è pieno di simboli: egli sogna di essere tornato in Francia e di essere nel suo palazzo ad Aquisgrana. Ad un certo punto un orso lo attacca violentemente e gli morde il braccio destro. Dopodiché mentre l’orso si sta accanendo, l’imperatore vede giungere un leopardo dalla foresta delle Ardenne, e questo leopardo dà man forte all’orso. Succede però che dall’interno del palazzo imperiale arriva velocissimamente un veltro, che aggredisce l’orso e gli stacca l’orecchio, facendogli mollare la presa. Quindi, il veltro attacca il leopardo, ci lotta, e lo sconfigge. L’autore della Chanson non dà un’interpretazione al sogno, ma possiamo farlo noi. L’orso sarebbe Gano, che infatti azzanna il braccio destro di Carlo, Rolando. Il leopardo, invece è un cavaliere fedele a Gano, Pinabel. La foresta delle Ardenne sta a simboleggiare il luogo d’origine della casata di Gano; il veltro è simbolo della giusizia e della vendetta: rappresenterebbe Thierry, lo scudiero di Rolando. La presenza di Pinabel e Thierry è dovuta al fatto che forse il sogno prefigura la conclusione della Chanson: Gano viene giustiziato, ma prima Carlo chiede ai suoi baroni di esprimersi sul destino di Gano, ossia di votare o per l’assoluzione o per la condanna. Prima dell’esecuzione deve avvenire un duello giudiziario, che serve a dirimere in modo definitivo la questione. Il duello dovrebbe svolgersi tra Gano e Carlo, ma ciascuno dei due sceglie un campione che lo rappresenti: Gano sceglie il fortissimo Pinabel, e i baroni, venuti a sapere che Pinabel è il campione scelto, vogliono tirarsi indietro e mostrare indulgenza per Gano. L’unico che si fa avanti contro quel molosso è Thierry, scudiero di Rolando, che decide di affrontare Pinabel. Ovviamente, dopo alterne vicende, Thierry vince e Gano è manifestamente colpevole e viene giustiziato. Tornando al sogno, vediamo che l’orso è Gano perché attacca per primo il braccio destro di Carlo, mentre Pinabel corre prontamente in soccorso del traditore. Il veltro è Thierry, perché decide di affrontare i traditori.

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Lassa 58Albeggia e Carlo chiede ai suoi baroni di scegliere chi sarà capo della retroguardia. Gano nomina Rolando, ma né Carlo né Rolando sanno dell’insidia che Gano ha tramato. Il compito di Rolando è più pericoloso di quello che sarebbe stato. Carlo capisce che Gano ha scelto Rolando per vendicarsi del tiro mancino fattogli da quest’ultimo. Senza sapere del tradimento, Carlo sa che si tratta di un compito molto gravoso, e però è chiaro che non può fare nulla, perché davanti ai suoi baroni deve mostrarsi coerente.tresvait: <trans+vadere.chevaucher: <caballicareporz: <portus. Qui non vuol dire porto, perché siamo sui Pirenei: significa valico.destreiz:<districtum. In teoria la i breve tonica in sillaba chiusa non dittonga, diventa semplicemente una e chiusa. Tuttavia, tale vocale si incontra con il gruoppo –ct, che in francese evolve in it. La z è dovuta all’incontro della t e della s del plurale.car: <quare. A volte si trova scritto come quarert: futuro sinteticovasselage:<*vassellaticum derivato di vassal (<vassallum). Uno dei significati più frequenti di vasselage è “coraggio”, una delle qualità più ricercate nei vassalli. Un altro significato rilevante è “lealtà”.El: <in+illo. dà prima enl, quindi elrage: <rabia, che sostituisce il rabies della quinta. Già in latino c’è il doppione rabies-rabia. La V e la IV declinazione vengon infatti assorbite dalla I e dalla II declinazione. il gruppo bj>g.emperere: a volte si trova con la s, altre volte senza. Non si rischia di confonderlo con il caso regime, empereur.cors: può essere tanto cuore quanto corpo. Anche in provenzale “cors” può derivare sia da corpus sia da cuore.

TraduzionePassa la notte e appare l’alba chiara. In mezzo a quell’esercito (….). L’imperatore cavalca molto fieramente. «Signori baroni», disse l’imperatore Carlo, «vedete i valichi e gli stretti passaggi, orsù, sceglietemi chi sarà nella retroguardia» (sono dalle parti di Pamplona). Gano risponde: «Rolando, questo mio figliastro (esatta copia del verso 277), non avete un altro nobile di così grande coraggio». Quando il re lo sentì, lo guarda con fierezza, e gli dice: «Siete un diavolo in carne ed ossa. Nel cuore vi è entrata una rabbia mortale. E chi sarà davanti a me nell’avanguardia?» Gano risponde: «Uggeri di Danimarca: non avete un barone che possa farla meglio di lui.»

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Lassa 59Il conte Rolando risponde subito alla sua maniera, facendo mostra della sua indole sbruffona. La risposta di Rolando va letta in parallelo a quella di Gano. Incomincia a vantarsi ed enumera ogni tipo di animale utilizzato in battaglia sia per il trasporto delle masserizie sia per il trasporto dei campioni. Rolando entrerà in battaglia per evitare che non si perda nemmeno un animale.a lei de: a guisa dimen esceïntre: <lat. scienterpalefreiddestrer: cavallo portato in battaglia, così chiamato perché viene tenuto con la destra dallo scudiero. E’ il cavallo di ricambio, visto che le battaglie erano delle vere e proprie mattanze per i ronzini.

TraduzioneIl conte Rolando, quando si sentì scegliere, allora parla alla maniera di un cavaliere: «Signor patrigno, molto io vi devo ringraziare: avete scelto per me la retroguardia. Carlo, il re che tiene la Francia, non vi (lì) perderà, secondo il mio parere, palafreno né destriero, né mulo né mula che deve cavalcare. Né vi perderà né ronzino né somaro senza che siano difesi con le spade prima». Gano risponde: «dite il vero, lo ben so.»

Lassa 60L’ira di Rolando è un po’ a scoppio ritardato: la prima risposta è sprezzante, la seconda è offensiva. Dice che a Gano è caduto il bastone al momento della sua nomina a capo dell’ambasceria, ma in realtà Gano fece cadere il guanto. Rolando insulta Gano palesando i segni del timore mostrato da Gano stesso.paraistre: <patraster, parola tardolatina. Significa propriamente “secondo marito della madre”.culvert: <*collibertus “schiavo liberato”, quindi “uomo vile”. Secondo altri, invece, sarebbe l’unione di culus+viridis (a forza delle legnate che ha preso per la sua ignominia).put: <putidus, dal verbo puteo. aire: <area. Il trisillabo latino diventa bisillabo per ea>ja; -rj>ir-; stirpe. Nelle lingue galloromanze, assume la connotazione di “origine”. De put aire ha come contrario de bon aire.

Traduzione

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Quando Rolando sentì che era nella retroguardia, parlò al patrigno in modo irato: «Canaglia, uomo malvagio di stirpe vile, credevi che il guanto mi cadesse per terra come fece a te il bastone davanti a Carlo?»

Lassa 61Rolando continua a insistere sul fatto che Gano abbia fatto cadere un oggetto datogli dal re. Il re si fa prendere dall’emozione e non nasconde le sue lacrime. Anche il Cid a volte piange.Guenelun: caso regime di Guenes, come Carles/Carlun.gernun: baffomuër: <mutare. quindi “fare diversamente che”.

Traduzione«Giusto imperatore» disse Rolando «Datemi l’arco che tenete in mano! In fede mia, non me lo rimprovereranno che mi cada, come successe a Gano dalla sua mano destra quando ricevette il bastone». L’imperatore teneva il capo chino, e liscia la barba e attorciglia il baffo. Non può evitare di piangere dagli occhi.

Lassa 62Interviene Naimo di Baviera, uno dei consiglieri più fedeli di Carlo. Curioso che di tutti i vassalli si dica che sono migliori rispetto a tutti gli altri. Namo fa notare al re che la nomina di Rolando è irrevocabile, né alcuno potrebbe farsi avanti al posto del conte. A questo punto il re deve trovare degli aiutanti per Rolando.

TraduzioneE dopo ciò giunse Naimo, e nella corte non c’era vassallo migliore di lui e disse al re: «Ben l’avete sentito: il conte Rolando è molto irato. La retroguardia è stata nominata su di lui. Non avete un barone che la muti mai (che possa cambiare la decisione). Dategli l’arco che voi avete teso, e trovategli chi lo possa aiutare bene». Il re glielo dà, Rolando lo prende.

Lassa 63L’imperatore dà subito seguito all’ultimo consiglio di Namo, e chiama Rolando, dicendogli che gli lascerà metà dell’esercito. Rolando si accontenta dei suoi 20000 uomini.confonde: distruggere

Traduzione

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L’imperatore chiama rolando: «Caro signor nipote, sappiate in verità: vi lascerà metà del mio esercito. Teneteli (i cavalieri) con voi, ciò rappresenta la vostra salvezza». Dice il conte: «Non ne farò nulla, Dio mi distrugga se io tradisco il lignaggio. Terrò con me 20000 franchi molto valorosi. Attraversate i valichi in tutta sicurezza, mai dovrete temere nessuno finché sarò vivo».

29/3Giovedì 19 aprile è sospeso il ricevimento e la lezione perché c’è una lezione-conferenza di Menichetti.

LA SCENA DEL CORNO

Rolando, essendo capo della retroguardia, ha con sé il prezioso corno d’avorio, che all’occorrenza dventa anche un’arma. In questa scena, il corno serve a richiamare l’attenzione dell’esercito, per avvisare Carlo del pericolo imminente. Il corno però non viene suonato; Rolando decide che, data la situazione, suonare il corno sarebbe stato infamante. C’è tutto un gioco d’onore e il contrasto dei due amici Olivieri e Rolando: Olivieri gli suggerisce di suonare, mentre Rolando non vule perché teme che sulla sua stirpe ricada l’infamia. C’è quindi un senso dell’onore puttosto spiccato che viene vissuto in due maniere diverse da Olivieri e da Rolando. “Rolando è prode, Olivieri è saggio”. Quando ormai sono morti tutti, Carlo tornerà indietro solo per distruggere tutti i saraceni. Non torna indietro per salvare la retroguardia, ma per fare a pezzi il nemico. Fronteggiando e sconfiggendo i saraceni, adempie al suo dovere.Proprio in questo episodo ottiene cda dio che il giorno duri più a lungo. Ovviamente, anche Rolando muore: è il suo destino. Rolando, steso sull’erba, sembra queasi morto e un saraceno gli si avvicina per portargli via la spada. Rolando allora ,in punto di morte, cerca in tutti imodi di rompere la sua spada perché non vuole che la “sua “ Durlindana cada in mano nemica. Questo saraceno si avvicina quatto quatto, Rolando si risveglia, apre gli occhi velati dal sangue, capendo subito che quello che si sta avvicinando NON è uno dei sui.

Lassa 79 Vengono descritti i Saraceni, armati di tutto punto: hanno elmi, spade e usberghi. Suonano le loro trombe con un gran rumore per fare ancora più paura. La II parte della lassa presenta Olivieri e Rolando. Olivieri vede i saraceni arrivare e pronostica un’imminente battaglia.osbercs, helmes: parole di origine germanica. Helms viene da *helm- espees: <spatha parola di origine germanica latinizzata. Abbiamo la E prostetica, la e tonica viene dalla a tonica in sillaba libera, la seconda e è

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l’evoluzione della a finale del latino. E’ un’arma a lama lunga che sostituisce il gladium. Poi la spada divenda a doppio taglio, diventa il tipico spadone medievale che si solleva a fatica.espiez: parola di origine germanica, viene dal francico Speut, una specie di lancia corta. vermeils: <vermiculum. Questo colore si ricava dalla femmina della cocciniglia, fatta essiccare o pestata.palefreiz: è una parola latina, <paraveredum , parola di origine celtica. Il palafreno è il cavallo da parata, all’occorrenza usato come cavallo di rinforzo.noise: come in inglese. <nausea. au>o; e in iato diventa jod, quindi s+j>is; -a>-e. In latino Nausea vuol dire mal di mare, secondariamente “fastidio, disgusto”. Passa all’accezione di “rumore” in inglese e francese perché il rumore “dà fastidio e disgusto”.aveir: forma anglonormanna, conservatrice negli altri dialetti avremmo avoir.freiz: <frigidum (con prima i breve)quir: <coriumens: en+les.genz: propriamente “nobile”, qui “robusto”

TraduzioneI pagani si addobbano con gli usberghi saraceni, la maggior parte sono a tre strati. Allacciano i loro elmi molto buoni di Zaragoza, cingono le spade di acciaio di Vienne (città del sud della Francia), hanno scudi robusti, spiedi valentinesi, e gonfaloni bianchi, blu (?) e vermigli”. Lasciano i muli e tutti i palafreni., montano sui destrieri e cavalcano velocemente. Chiaro era il giorno, bello era il sole: hanno delle attrezzature che riflettono la luce del sole. Suonano 1000 trombe perché fosse più bello. Grande è il rumore, e i francesi lo sentirono. Disse Olivieri: «Credo che portremmo avere battaglia dai Saraceni», risponde Rolando:«e Dio ce la permetta. Dobbiamo essere qui per il nostro re. Per il proprio signore si deve sopportare la fatica, la sofferenza e grande caldo e freddo, e si deve perdere cuoio e pelo. Ora ognuno faccia in modo di menare grandi colpi. Non sia cantata alcuna cattiva canzone su di noi! I pagani hanno torto, i Cristiani hanno ragione. Non ci sarà sicuramente esempio malvagio da parte mia»Ci sono questi saraceni le cui armature riflettono la luce del sole, e in più ci sono le 1000 trombe che suonano.Il v. 1009 ha un accento di quinta, anomalia nella poesia epica. Davanti a un caso di questo tipo, Fassò prende la palla al balzo e segnala l’irregolarità del verso pensando che alle spalle ci fosse un octosyllabe, e

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infatti propone devuns ci estre pur le rei. In questa chanson sono rari i versi con accento di V. E’ quasi certo che questi versi non siano d’autore.vv.1010 ss: una bella apologia del senso dell’onore.1014: E’ un verso problematico perché il MS di Oxford non ha male cançun (anglonormanno: ca- conservato; -un al posto di –on), ma malvaise. C’è stato un banale errore del copista, che ha anticipato malvaise.

Lassa 80Lassa breve in cui però c’è uno snodo fondamentale della trama: Olivieri esterna il pensiero che Gano li abbia traditi. Rolando subito lo rimprovera di stare zittoIl primo verso suona diversamente nel MS di Oxford. Oliver est de sur un poi haut muntez. L’intervento dell’editore qui è più significativo. Il problema qui è l’assonanza in u. Muntez viene cambiato in muntet, haut in halzur.cumpagnun: caso regime di cumpagns. <*companionem. In germanico c’è ga+hlaiba; e companionem è un calco di questa parola. “colui con il quale si divide il pane”.flambius: <flamble<flamulanos Franceis: caso regime assoluto, permesso perche a sostantivi come “rei”, “franceis” ecc. non serve.

TraduzioneOlivieri sale su un poggio alto, guardò in mezzo a una valle erbosa. Vede venire quella gente pagana. Chiamò Rolando, il suo compagno. «Dalla Spagna vedo venire un grande rumore, tanti bianchi usberghi, tanti elmi fiammeggianti. Costoro daranno un grande dolore ai nostri francesi. Gano lo sapeva, il fellone, il traditore, che ci ha scelti davanti all’imperatore». «Taci, Olivieri», risponde Rolando «E’ il mio patrigno, non voglio che venga nominato.»

Lassa 81E’ una lassa similare, e pertanto non aggiunge niente alla narrazione.

TraduzioneE’ salito sul poggio, ora vede bene il regno di Spagna e vede bene i Saraceni riuniti numerosi. Luccicano gli elmi gemmati d’oro, luccicano gli scudi e gli usberghi pieni di zaffiri, luccicano anche gli spiedi e quei gonfaloni chiusi. Non può contare le schiere da solo; così tanti sono che

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non ne conosce la misura, e lui stesso ne è assai turbato. Come può, scese dal poggio, venne dai Francesi, raccontò loro tutto.

Lassa 82Abbiamo visto che Olivieri nelle lasse precedenti, salito sul poggio, ha avvistato i Saraceni. Una volta avvertito Rolando, che però sta un po’ in disparte, incita i Francesi alla battaglia.brun: nel francese antico non vuol dire scuro, anzi, a volte vuol dire “luccicante”unces: <umquam: la –s è la –s avverbiale, detta anche “analogica”. Spesso gli avverbi nelle lingue galloromanze, derivanti dal Latino, hanno una –s non etimologica detta appunto “s avverbiale”. dehét: è un’imprecazione

Traduzione:Disse Olivieri: «HO visto pagan; mai alcun uomo ne vide tanti. Quelli davanti sono più di 100000 con gli scudi. Elmi allacciati e vestiti di bianchi usberghi, dritte sono le aste, luccicano gli spiedi bruni. Avrete battaglia, mai ce ne fu una tale. Signori Francesi, abbiate il coraggio da Dio. Rimanete sul campo, affinché non siamo vinti.» Dicono i Francesi, «Maledetto sia chi se ne fugge. Anche a rischio di morire, non ve ne verrà meno alcuno.»

Lassa 83Inizia l’episodio del corno, in cui Olivieri incita Rolando a suonare il corno: Carlo, che non si è allontanato troppo, avrebbe potuto sentirlo e sarebbe tornato indietro con il grosso dell’esercito per sconfiggere i Saraceni.

los: <lausDurendal: la spada è particolarmente preziosa, soprattutto perché nel pomolo sono contenute le sante reliquie. Inoltre, gli scudi erano in legno, dipinti e con rinforzi metallici. All’esterno recavano le insegne araldiche del cavaliere, in modo tale che non si colpissero i cavalieri della stessa fazione. C’erano anche le insegne dei santi e della vergine, dalla la vicinanza dei quali il cavaliere avrebbe tratto aiuto.mar: <mala hora. Di solito si traduce “a mal punto”.plevis: ??

TraduzioneDisse Olivieri: «I pagani hanno un grande esercito, mi pare che, dei nostri francesi, ne abbiamo molto pochi. Compagno Rolando, suvvia suonate il

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vostro corno. Così lo sentirà Carlo, così l’esercito ritornerà». Rolando risponde: «Sarei un folle. Nella dolce Francia io perderei la mia lode. Darò in continuazione con Durendal grandi colpi. La lama sarà sanguinante fino all’oro (impugnatura). I felloni pagani vennero ai porti al momento sbagliato. Ve lo garantisco, sono tutti condannati a morte».

Lassa 84Siamo in una fase della narrazione in cui le lasse similari si sprecano. Vengono usate espressioni simili con minimi aggiustamenti. Emerge che l’onore non è solo della persona, ma anche di tutta la famiglia, di tutti i parenti legati a lui. Secondo Rolando, suonare il corno porterebbe vergogna a tutto il paese.olifan: <elephantem, perché è fatto con la zanna di un elefante.od: <apudcheet: <cadat. Cong. pres. att. III singolare da cadere, con normale evoluzione fonetica. Palatalizzazione di C; a tonica diventa e, a finale diventa e. La consonante intervocalica d dilegua. Non c’è il dittongo, che noi ci aspetteremmo perché la palatale, che proviene da occlusiva+a, provoca il dittongamento di e tonica per cui e>ie (cfr. caput>chief). In anglonormanno non c’è la formazione di questo dittongo

Traduzione«Compagno Rolando, suvvia suonate l’olifante, se l’odrà Carlo, farà ritornare l’esercito. Il re soccorrerà noi con suo seguito». Risponde Rolando: «Non piaccia a Dio che i miei parenti, a causa mia, siano biasimati, né che la dolce Francia cada in viltà. Io colpirò molto con la mia Durendal, la mia buona spada che ho cinta al costato. Ne vedrete tutta la lama insanguinata. I pagani felloni si sono radunati qui a loro danno, vi garantisco, tutti sono destinati a morte»

Lassa 85Ennesima lassa similare, con riprese soprattutto nei primi emistichi dei versi.ferrunt: futuro romanzo, accento sulla U!

Traduzione«Compagno Rolando, suonate il vostro olifante, così l’udirà Carlo, che sta attraversando i valichi. Vi garantisco, certo i Franchi ritorneranno». Risponde Rolando: «Non piaccia a Dio che nessuno, neppure i pagani, possa dire che io sia ‘cornante’. Non subiranno certo i rimproveri i miei parenti. Quando io sarò nel culmine della battaglia, allora io sferrerò 1700 colpi. Vedrete l’acciaio di Durendal insanguinato. I Francesi sono

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buoni, certo colpiranno coraggiosamente; certo, quelli di Spagna non avranno garanti di morte.»

Lassa 86Ci sono alcuni versi problematici dal punto di vista della tradizione manoscritta.estrange: <extraneum. Ha un’evoluzione fonetica strana. Ci aspetteremmo estraigne, ma in realtà lo iod risultante dalla e in iato, invece di palatalizzare la N, si palatalizza da solo e diventa un’affricata.v. 1089: Il MS Oxford legge ne placet damnedeu ne ses angles (non va bene dal pdv prosodico); il MS V4, uno dei MS in francoveneto, legge ne plaça Deo ne ses santisme angle (il ms base è l’Oxford, quindi bisogna salvaguardare anche la lingua. Plaça è una forma veneta). Il testimone C legge ne place deu ne a seint ne a seinte (salta l’assonanza). L’editore Segre ha recuperato la parola seinz, presente in C ein V4 in forma di santisme, idea che manca del tutto in Oxford; gli angeli sono in Oxford e in V4. In O non va bene il ritmo, e damnedeu sembra una zeppa, messa lì in un verso che NON funziona dal pdv prosodico. Segre ripristina una formula plausibile.v. 1091: Oxford legge que huntage me venget. V4 ha che ad onta remagne.

TraduzioneDisse Olivieri: «Non so biasimo di questo (non vedo del biasimo in questo). Io ho visto i Saraceni di Spagna, ne sono coperti i valli e le montagne, e le lande e tutte le pianure. Sono grandi le schiere di quella gente straniera. Noi abbiamo una compagnia molto piccola, quindi non è biasimo suonare il corno in una situazione simile. Mi arrabbio e m’infuoco: non piaccia a Dio e ai suoi santi e ai suoi angeli che per causa mia la Francia perda il suo valore. Preferisco morire che rimanere nell’onta. L’imperatore ci ama perché noi colpiamo valorosamente».

Lassa 87amunt: <ad montemhaltes: la H è di origine germanica. Altus si è incrociato con hoch. E’ h germanica perché ancora oggi impedisce la liaison (l’h germanica ha avuto un valore fonetico molto più forte di quella latina; stesso discorso per la honte, che non si scrive l’honte).v 1103: Oxford, al posto di Aspre, ha Espagne, il che non va bene sia per motivi metrici sia per motivi logici. Non è l’unico caso di sostituzione di Aspre con Espagne.

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TraduzioneRolando è prode, Olivieri è saggio, entrambi hanno un meraviglio so coraggio, dal momento che sono aramati sui cavalli, certo non schiveranno la battaglia anche a rischio di morire. Valorosi sono i conti, le loro parole sono elevate. I pagani felloni cavalcano con grande foga. Disse Olivieri: «Rolando, guardate un po’: questi ci sono vicini, ma Carlo è troppo lontano da noi. Non vi siete degnato di suonare il vostro olifante. Se il re fosse stato qui, non avremmo avuto danno. Guardate in alto, verso i valichi di Aspre: potrete vedere una dolente retroguardia; chi farà questa (retroguardia), non ne farà più nessun’altra». Rolando risponde:«Non dite tale oltraggio. Ha cuore malvagio chi è codardo nel petto. Noi rimarremo fermi sul posto. Da parte nostra ci saranno i colpi e la battaglia.»

20/4Il tema della spada è centrale nell’ideologia del cavaliere, poiché è ciò che sopra ogni altra cosa identifica il cavaliere: con la spada un giovane viene creato cavaliere (cerimonia dell’addobbamento). Nella descrizione della morte di Rolando, tornerà il tema del futuro possessore della spada. L’assillo di Rolando nelle lasse che descrivono la sua morte è il timore che la spada finisca nelle mani di un moro o di qualcuno che è comunque indegno. Infatti, prima di morire, Rolando cercherà in ogni modo di romperla in modo che non finisca nelle mani di un saraceno, impresa in cui però Rolando fallirà.ferir ha subito un passaggio semantico, da “colpire” a “ferire”«…la valente spada che il re mi donò. Se io muoio, chi l’avrà potrà dire che questa spada fu di un nobile vassallo»

Lassa 89L’arcivescovo Turpino è un arcivescovo-cavaliere, e in questo momento deve benedire i soldati, consci del fatto che i Saraceni sono troppi perché essi possano vincere. Il nucleo della lassa è proprio l’interpretazione cristiana, non solo cavalleresca: i paladini non sono solo cavalieri, ma anche martiri. L’etica cristiana potrebbe essere frutto di una riscrittura di un’epica germanico-cavalleresca, sulla quale sarebbe stata sovrascritta, per influenza dei poemetti agiografici, un’epica in chiave cristiana.

brochier: verbo tipico della chanson de geste. E’ un verbo derivato dal sostantivo brocchus, che significa originariamente “dai denti sporgenti”. Con l’uso degli speroni, il cavallo si mette a correre.

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lariz: parola di significato generico: può voler dire radura o boschetto, ma in questa sede indica probabilmente un’altura, dal quale il vescovo può facilmente tenere il suo sermone.verso 1129: scopo della retroguardia è quello di bloccare i saraceni e per questo salvare la Cristianitàclamer: ammetteregreignor<grandiorem. Comparativo con valore di superlativo.

«Dall’altra parte c’è l’arcivescovo Turpino, sprona il suo cavallo, sale su un’altura, chiama i francesi e fa loro un sermone: “Cari francesi, Carlo ci ha lasciati qui. Per il nostro re dovremo morire valorosamente. Aiutate a sostenere la cristianità. Avrete battaglia, voi ne siete tutti sicuri, perché con i vostri occhi vedete i Saraceni. Ammettete le vostre colpe, e pregate per la pietà di Dio. Vi assolverò per guarire le vostre anime. Se morirete sarete santi. Avete uno scranno nel più grande paradiso”. I Francesi smontano da cavallo, si sono messi a terra e l’arcivescovo di Dio li benedice. Come penitenza, l’arcivescovo dà l’ordine di colpire (l’avversario)»

Lassa 90Rolando ammette finalmente il tradimento di Gano.quites <quietus. Si arriva al significato di “liberi” attraverso il latino giuridico medievale, in cui “quietus” veniva appunto utilizzato con significato di “libero”.seigner: fare il segno della croce. E’ un verbo tecnico.Guenelun: Questo in realtà è il caso regime, ma qui ha funzione di soggetto (il verbo è ad espiez). Non c’è un’osservazione così rigida della declinazione bicasuale.or aveir e deners: Gano, come Giuda, tradisce in cambio di denaro.estuvrat esleger: Rolando assume in via eccezionale la veste di profeta.

«I Francesi si drizzano, si mettono in piedi, sono ben assolti dai loro peccati, e l’arcivescovo di Dio li ha segnati. Sono saliti sui loro destrieri che corrono, son vestiti al modo dei cavalieri, sono tutti pronti per la battaglia. Il conte Rolando chiama Olivier :“messer compagno, lo sapete bene che Gano ci ha tutti traditi. Ne ha preso oro, argento e danaro. L’imperatore dovrà ben vendicarci. Il re Marsilio ha fatto mercato di noi, e dovrà pagarla con la spada.»

Lassa 91avenanz: di solito è riferito ad una persona. In questo caso, le armi “belle” rendono “bello” lo stesso Rolando.

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bers: caso soggetto di “barone”.paumeiant: verbo tecnico che indica l’azione di maneggiare o lo spiedo o la lancia-

Traduzione«Rolando è passato dai valichi di Spagna, su Vellantivo, il suo ottimo cavallo veloce (lett. corrente). Porta le sue armi, sono molto belle a vedersi; il barone tiene in mano il suo spiedo, contro il cielo va Sulla punta ha allacciato un gonfalone bianco, le frange d’oro battono sulle mani. Ha il corpo molto gagliardo, il viso luminoso e sorridente. Il suo compagno lo va seguendo appresso, e gli altri cavalieri lo acclamano. Verso i Saraceni guarda con sguardo arcigno, verso i Francesi con sguardo umile e dolce, e disse loro molte parole con nobiltà: “Signori Baroni, tranquilli, tenete il passo. Questi pagani vanno cercando un grande martirio. Oggi avremo uno scontro molto grande. Nessun re di Francia finora ne ha avuto uno altrettanto importante”. A queste parole vanno ad aggiustare i visi»

Lassa 92purpensez: composto di penser<pensare.1181: chi avesse ascoltato le grida dei francesi, avrebbe subito pensato al coraggio.Munjoie: lett. “Mia gioia”, il grido di battaglia dei Franchi. Qualcuno ha ricollegato il grido al Mons Gaudii, un luogo che sta poco fuori Parigi, luogo in cui è stato martirizzato s. Dionigi.As le vuz: equivale al francese moderno “et voila”.

Traduzione«Disse Olivieri: “non ho ritegno a parlare, non vi siete degnato di suonare il vostro Olifante. Né avete affatto da Carlo. Egli non ne sa parola, non ha colpe il barone. Quelli che sono là non sono affatto da biasimare. Suvvia, cavalcate quanto voi potete. Signori baroni, tenetevi sul campo. Vi prego, in nome di Dio, state attenti a dare colpi, a riceverli e a ridarli. Stiamo combattendo sotto le insegne di Calro”. A queste parole i Francesi esplodono in grida. Chi dunque, se uno avesse sentito gridare “Munjoie”, gli sarebbe venuto in mente il coraggio. Poi si mettono a cavalcare, Dio, con grande fierezza. Hanno spronato per andare più veloce. Vanno a colpire, che cosa avrebbero potuto fare? E i Saraceni non ne sono affatto spaventati. Eccovi dunque i Saraceni e i Pagani schierati a battaglia»

IL MANOSCRITTO FRANCOVENETO, LASSE 398-414.

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Queste lasse fanno parte del manoscritto V4, facente parte della biblioteca marciana di Venezia. 15 anni fa è stata fatta un’edizione ben fatta da Carlo Beretta, divenuta subito introvabile. Possiede un glossario francoveneto, strumento fondamentale perché NON esiste un dizionario francoveneto, una lingua oltremodo bizzarra. Non è una lingua naturale, ma letteraria, usata da alcuni scrittori italiani del Nord per scrivere alcune chansons de geste, in versi e in prosa. E’ una lingua che mescola elementi di italiano settentrionali ad elementi di lingua d’oil, e la percentuale di morfologia delle due lingue varia. Visto che la lingua tradizionale del poema è il francese, non possono svincolarsi dalla lingua della tradizione pur utilizzando anche quella nativa. Raccontano storie non raccontate in precedenza da poeti francesi. Un esempio molto pertinente è, in questo senso, L’Entrée d’Espagne, scritto da un anonimo che intenzionalmente cela il proprio nome ma dichiara di essere padovano. Ci sono pervenuti circa 16000 versi. E’ geniale l’idea avuta dall’autore: poiché la Chanson de Roland esordisce con l’accenno alla permanenza di 7 anni di Carlo in Spagna, egli narra tutto l’antefatto della Chanson de Roland.

In queste lasse, Gano deve dimostrare la propria innocenza; a tale scopo si combatte un duello da parte dei campioni scelti: Gano sceglie Pinabel, Carlo invece sceglie Thierry, lo scudiero di Rolando. Naturalmente Thierry vuole vendicare il proprio signore, morto a Roncisvalle perché tradito da Gano e decide lui le sorti della battaglia. Ovviamente vince il campione del re.

I versi delle lasse sono-in alcuni casi-degli alessandrini. L’alessandrino è un verso composto formato da due settenari giustapposti.Lassa 398erba ed en al v. 5848 sono in sinalefe.spee: manca la e prostetica.

Traduzione«Pinabel cadde sopra l’erba del prato, e la sua spada gli scappa fuori dalla mano destra, e così deve così ben essere un uomo bugiardo l’aveva portata. Il valletto (Thierry), dall’aspetto saggio, gli corre sopra, lo colpì molto sullo scudo rotondo, e vide un pezzettino del petto disarmato. Gli conficca Cortina (la sua spada), l’ha conficcata con forza, gliel’ha piantata fin dentro al cuore.»

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Lassa 399Nel duello tra Pinabel e Thierry, sappiamo che ha la meglio il secondo; Thierry ha scorto che una parte del petto di Pinabel era scoperto, e l’ha trafitto lì. La parentesi quadra indica parti illeggibili, o lettere cambiate rispetto a quello che si trova nel MS.stuerliart: caso regime assoluto; tale termine designa il cavallo grigio.terre: di solito si trova scritto tertre, e vuol dire “colle”. Terre in presenta una parentesi tonda in corrispondenza della r. Significa che in corrispondenza di –er- c’era un segno tachigrafico.

Traduzione«Un laccio gli hanno fatto passare intorno al collo, lo hanno attaccato e annodato alla coda di un cavallo grigio, e lo hanno fatto trascinare fino ad un alto poggio, non volevano disarmare lo scudo dal suo colloe lo hanno fatto innalzare in alto su una forca»

Lassa 400La vendetta si ripercuoterà non solo su Gano, ma anche sui suoi discendenti: la dinastia di Gano è in serio pericolo e verrà in parte decimata.

desmesurance: qualità tipica della persona arrogante.bernaço: franc. bernage, formato da Carlo e dai cavalieri più fidati.segle: più che “epoca”, mondo.

Traduzione«Signori baroni , disse Carlo, di grande valore, il re che vi governa è di assai grande potenza, perché fece cielo, terra e il mare nella sua sapienza. Egli sa bene abbattere l’arroganza del fellone. Ora Pinabel è morto a causa della sua tracotanza, vide male il suo orgoglio e la sua fiera potenza. Pinabel è morto a causa della sua dismisura, visto che il fellone Gano tradì la nobiltà di Francia. Ervier (e) il suo lignaggio, ne avrà spavento, perché Gano sarà distrutto senza alcuna attesa. Per tutto il tempo che questo mondo durerà, se ne parlerà»

Lassa 401asiríe: diventare serapar….grant: forma di superlativo.barbe florie: caratteristica di Carlo.ceires: chiere in antico francese (cera).

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Traduzione«Il giorno va declinando, la notte s’avanza. La gioia fu grandissima, la città si rallegra con i duchi, i conti e la cavalleria. Alla corte siede Carlo, dalla florida barba. Davanti a lui c’era Thierry, dallo sguardo ardito, ma aveva la carne assai battuta e malconcia. L’imperatore gli si rivolge e fa un gesto d’umiltà davanti a lui. “Barone”, disse Carlo, “coraggiosa gente signorile, domani avrete congedo. Non dimorerete più a lungo qui. Tornerà a sua moglie1 chi Dio avrà salvato»

Lassa 402êl: preposizione articolata. in francoveneto, el è anche l’articolo.per foi e per amor: “per fede e per amore”. E’ semplicemente un’espressione di profondo affetto di Carlo per Thierry.

Traduzione«Giunta la notte, il re venne nel palazzo alto e, nella sua camera, dipinta di diversi colori, di notte fa coricare Thierry , i medici gli hanno tratto il corpo (cuore?) dal dolore. Di primo mattino all’alba, quando appare il giorno, si è levato il re, che aveva un grande valore. Sono giunti i principi, il signore e la corte, Carlo chiama il signor Gerardo di Monflore, il conte della Marca, un uomo di Valcolore. “portate al mio cospetto il mio traditore, che mi ha tolto il fiorfiore della nobiltà di Francia”»

Lassa 403Gano tenta una penosa estrema difesa di se stesso, dando la colpa a rolando del suo stesso tradimento.

forcaure: il bacino si chiama così perché si trova in corrispondenza di una forcella.doit: III persona. “Rolando non deve essere biasimato perché non ha ottenuto una vittoria”.morir: può essere usato transitivamente con il significato di “uccidere”.

Traduzione«I baroni se ne vanno, il re l’ha ordinato; e hanno condotto Gano fuori dalla torre. Gano aveva il bacino grande e il corpo possente. Quando vide l’imperatore, pianse dai suoi occhi. “Signore”, disse Carlo, “questo (il tradimento) mi ha molto addolorato”. “Sire,”, disse Gano, “ho agito malamente. A causa mia fu ucciso Rolando, e ciò non può essere celato. Se io l’ho venduto, non ne deve essere biasimato. Mise su di me il

1 le “corti” si tengono a palazzo, le mogli però stanno nei territori assegnati ai cavalieri. Artù tiene una famosa “corte” il giorno di pentecoste.

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messaggio, al di là della mia volontà2, perché voleva che io fossi ucciso e fatto a pezzi»

Lassa 404

« “Baroni”, disse Carlo, “levatemelo di torno: trasudo dolore quando lo vedo, perché non ebbe fede né verso Dio né verso gli uomini. Ha tradito i miei baroni, non so perché! Oh, bel nipote Rolando! Quale perdita sei per me, tu e gli altri baroni, che erano di tal fede, sia nel fare il servizio dio sia nell’esaltare la sua legge. Di che morte morrà, baroni, prendete la decisione!”»

Lassa 405Ogni barone, istigato da Carlo, escogita un modo per far morire Gano!lanier: qui è riferito ad un orso, ma di solito è una qualità attribuita agli umani.“Signori”, disse Carlo, vi voglio pregare, in nome di dio, fatelo morire subito con la morte più dura che voi potete pensare, perché io non voglio più aspettare”. Dopo di lui parlò Girardo il combattente, il signore di Vienne, lo zio di Olivieri. “in fede mia, vi so consigliare bene. le vostre terre sono molto lunghe e larghe da percorrere, fatelo legare e attaccare a due pertiche, poi fatelo condurre a piedi come un orso miserabile, e fatelo battere con bastoni, per angosciare il suo corpo, e quando arriverà la sera e lui dovrà dimorare, fategli pagare la dimora con uno dei suoi membri. A uno a uno, ciascuna notte glielo fate tranciare. “Barone”, disse l’imperatore, “ questo è di fiero giudizio, ma non ho il coraggio di aspettare a lungo”.

Lassa 406vos: leggere voi.coitant: leggere çoiant “gioioso”.

Traduzione“In fede mia”, disse Bobo il valoroso, vi so descrivere un giudizio duro. Fate un fuoco ardente con rami di biancospino, poi fate gettare dentro il maledetto impostore, e tutt’intorno vi siano i vostri servitori. L’anima se ne andrà in modo straordinario (con grande dolore). “In fede mia”; disse Carlo, “io non ne vedo uno più gioioso, e prendiamo questo (modo) se non ne troviamo uno migliore”.

2 Richiamo all’episodio in cui Rolando manda Gano come messaggero a Marsilio.

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Lassa 406Una soluzione più articolatadepreveson: hapax. Forse vuol dire “punizione”. sembra di leggerci “depravazione”.

Traduzione“in fede mia, sire”, disse Salomone3, “Vi dirò un giudizio più aspro. Fate venire 4 orsi e un serpente feroce, fateli digiunare consegnate loro Gano, e fate spogliare tutto nudo il traditore fellone. Allora lo vedrete consegnato a una grande distruzione. Lo vedrete divorare e fare a pezzi in tale modo, non rimarrà intera né carne, né ossa né lembi. Così si deve fare con il traditore fellone”. “Barone”, disse Carlo, “è una forte punizione, ma io non ho desiderio di dilazionare”.

Lassa 407OGer ha un’idea cruenta e crudele: vuol far morire di sete il povero Gano. A Carlo l’idea piace molto, nonostante non sia una soluzione immediata.

Traduzione“Sire, retto imperatore”, disse il vassallo Oger4, “dirò un giudizio forte e efferato. Fatte mettere Gano in una torre a valle, l’ non avrà sollievo né alloggio, tranne che i vermi che usciranno dal terreno. Per due giorni non mangerà grazie a nessuno, e al terzo giorno avrà molti mali. Allora sia portato nel palazzo principale (….riferimento a pietanza?).. e sia ben condito di pepe e di sale. non berrà né acqua né vino, e allora arderà di sete e di angoscia mortale. Sire, fatelo morire di un male violento, come morì Rolando di sete a Roncisvalle. “Vero Dio”, disse Carlo, “che sentenza da vassallo! Signori, non voglio più che abbia ricovero qua dentro”.

27/4(manca il primo quarto d’ora)

Insieme a lui verranno impiccati anche una buona parte della sua famiglia.

Lassa 411

3 uno dei cavalieri onnipresenti.4 il danese, personaggio presente nelle chansons.

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batistal: il significato di questa parola pone problemi. Significa sempre “rumore”, “fracasso”. Se usato in senso letterale, dà luogo ad una sinestesia, essendo il suo verbo verons. Possiamo tradurlo con “supplizio”li bon et li mal: modo per dire “tutti”.Signori, disse Carlo, Nobili cavalieri leali, i vostri giudizi sono tutti uguali, e sceglieremo quest’ultimo perché non ne conosco uno più efferato. Miei baroni, miei vassalli, salite a cavallo, e uscite là fuori su quella pianura là in basso. Là vedremo subito il suo supplizio. Sergenti e siniscalchi hanno preso il traditore, fuori dalla città escono i buoni e i cattivi.

Lassa 412quatre: forma francese, in luogo dell’italiano sett. quatro.afeltrer: mulo che “ha un feltro sotto la sella”.lialo: parola che si trova spesso in francoveneto. Di solito significa “là”.

I baroni salgono a cavallo e diffondono il bando del re; il re Carlo sale su un mulo con un feltro sotto la sella, e escono anche i borghesi, che l’hanno molto desiderato. E in quel momento gli altri hanno tirato fuori dal carcere Gano. Menano il traditore fuori dalla città (desirer che chiude il verso è frutto di un errore di ripetizione). Là sono fatti preparare i quattro cavalli, e sopra ciascuno è montato uno stalliere. Hanno legato e serrato Gano alle code, in poco tempo lo hanno smembrato in quattro parti, e poi lo hanno alzato in alto sulle forche, e insieme a 30 dei migliori dei parenti del suo feudo, e, da parte loro, non sarà mai pensata più una fellonia.

Lassa 413Questa lassa è piuttosto disastrata, poiché ci sono svariati versi di cui non si capisce il significato. soil: il verbo solere, pur usato al presente, ha significato d’imperfetto.esilal maroil: il curatore dell’edizione critica ha riportato quanto si trova nel testo originale, ma non sono parole di senso compiuto. Dato il contesto, possiamo supporre che si tratti di toponimi. Altri MS attestano Valence et Morel. Si trova una facilmente una soluzione per maroil, mentre non si può determinare cosa si celi dietro esilal.“Baroni”, disse Carlo, “ora ho quanto voglio”, dal momento che ho distrutto colui che mi ha tolto la fierezza, cioè Rolando e Olivieri, grazie ai quali ero solito aver riposo. I dodici pari di Francia mise su una pessima strada, fintanto che sarò vivo, i miei occhi non li vedranno più. Grazie a

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lui conquistai e Roma e (…). Là., posto sulla colonna, ode Là si vede la luminosità e lo splendore, due grandi leghe fino alla valle di Sidoil.

LA MORTE DI ROLANDO: LASSE 168-176.La battaglia con i Saraceni è ormai finita, tutta la retroguardia è stata sterminata, e l’unico ancora in vita è appunto Rolando.

Lassa 168 (assonanza tronca sulla e. Qui il dittongo ai va letto /ε/.) La lassa presenta il medesimo emistichio al primo e all’ultimo verso.Rolando è incolume: non muore a causa delle ferite, ma per lo sforzo di suonare l’olifante, cosa che gli fa scoppiare il cervello.

2261: v4 legge “sempres se comande a deu patre celeste”. Mentre nella Chanson di Oxford abbiamo una lassa maschile, nella versione V4 la lassa è piana, con assonanza e-e.guaret: lat. vervactum, “maggese”. Nell’ev. dal latino al francese, la v iniziale viene trattata come una w germanica. gu< w germanico! vadum>guado; vespa>guêpe.2267: Oxford “muntet sur un tertre” (ipermetro!).perrun:< petronem.tertre: <termitem.pasmet: spesso i cavalieri svengono. lat *pasmare<spasmus (?), alla base dell’italiano “spasimare”.Così Rolando sente che la morte è vicina: dalle orecchie fuoriesce, il cervello. Prega Dio che accolga i suoi compagni (traduzione a senso; il testo è corrotto), e poi prega per sé l’angelo Gabriele. Prese l’Olifante, per non essere rimproverato; e (prese) Durendal, la sua spada. Per un tratto più lungo di un dardo lanciato da una balestra, se ne va in direzione della Spagna, in un campo coltivato. Sale su un poggio sotto due begli alberi. Ci sono quattro pietre fatte di marmo; sull’erba verde cade riverso, e là sviene, perché la morte è vicina.

Lassa 169.Rolando, in un guizzo finale, riesce ad uccidere un Saraceno, che, incautamente, gli si era avvicinato per rubargli la spada. I primi versi della lassa riprendono concetti già esposti nella lassa precednete.veie: <via. tuteveie etimologicamente corrisponde a tuttavia. Nell’italiano antico tuttavia voleva dire “sempre”.feinst: <feindre<fingere, dove la caduta della e atona crea un gruppo secondario nc’r, nel quale viene inserita una d epentetica per facilitare la pronuncia.luat. <loer<lutare<lutum (fango).

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haster< *haist.I poggi sono molto alti, sono molto alti gli alberi; ci sono quattro pietre lucide di marmo. Sull’erba verde Rolando perde i sensi. Un saraceno lo guarda con insistenza. Si finge morto, e giace tra gli altri; il viso e gli occhi sono sporchi di sangue. si mette in piede e comincia a correre. Era bello e forte e di grande nobiltà; a causa del suo orgoglio, commette una follia mortale. prende Rolando, il suo corpo e le sue armi. Dice: “Il nipote di Carlo è vinto. Porterò questa spada in Arabia”. In quel tirare, ecco che Rolando rinviene.

3/5: L’ULTIMA LEZIONE!!!!!!!!!!!!!!!!!!Rolando sta tirando le cuoia, e si può notare che tutte le lasse iniziano con co sent Rollant. Un perfido saraceno si era finto morto e, al momento opportuno, pensò bene di assalire Rolando. Lassa 170escientre: <scienter. La r in posizione finale subisce metatesi e finisce nel corpo della parola. E’ una formula fissa che ricorre spesso e significa “secondo me”vv.2292: dopo un omicidio preterintenzionale, Guglielmo insultò la propria vittimaQuesta è una lassa maschile con assonanza in o. al vv. 2289-2292 si riscontra un caso di rima: os:os. Il primo viene da ossum; il secondo da ausum.In questa lassa, come accade frequentemente con le lasse maschili, troviamo una vera e propria rima in diversi sedi, tolt:volt; noz:os:os; fors:ors (rima ad eco).

TraduzioneRolando sente che la spada gli è sottratta. Aprì gli occhi e gli disse una parole: «Secondo me, non sei dei nostri». Tiene l’olifante che non vuole mai perdere, e lo colpisce sull’elmo che era gemmato. L’acciaio degli elmo, la testa e le ossa egli spezza. Gli ha messo fuori dalla testa gli occhi, lo ha fatto stendere morto per terra ai suoi piedi. Poi gli dice: «Vile, sei stato così ardito da afferrarmi a ragione o a torto. Non lo udrà nessuno che non ti ritenga folle. Il mio Olifante si è spezzato nel padiglione; da lui sono caduti i cristalli e gli ori»

Lassa 171Rolando incomincia a distruggere la spada, perché teme che possa cadere in mano nemica. veue: il verbo veoir<videre. Il participio passato di video è visum; veue viene invece da un participio passato non attestato, ossia *vedutam. Il

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participio passato in –utum è una formazione che ha goduto di considerevole fortuna, anche se nel latino classico non era diffusissimo, proprio solo dei verbi in -uo. E’stato usato molto nelle formazioni tardo latine. secondo alcuni, i meccanismi di tipo analogico giocano molto bene nella lingua parlata. Uno dei verbi in –uo era futuo, ppp fututum, e, visto che quel verbo pareva essere molto usato, esso potrebbe aver influenzato la diffusione della desinenza –utum per il participio passato.perre: <petram; ci aspetteremmo pierre, ma in anglonormanno non si origina il dittongo iemare: < mala hora.asolue: ppp del verbo assoldre<ab-solvere. “santificare attraverso l’assoluzione”

TraduzioneRolando sente di aver perso la vista: si mette in piedi e si sforza per quanto gli è possibile. Sul suo viso ha perso il colore, davanti a lui c’è una pietra bruna. Dà 10 colpi sulla pietra con dolore e rabbia, l’acciaio stride ma non s’infrange né s’intacca.Dice il conte: «Santa Maria, aiuto! Oh Durlindana, buona, fosti in un cattivo momento, dal momento che io, quando sarò morto, non avrò più cura di voi. Ho vinto tante battaglie sul campo, ho conquistato tante terre larghe che Carlo governa, lui dalla barba canuta. Non vi possegga alcuno che fugge davanti agli altri. Vi ha tenuto per lungo tempo un ottimo vassallo, non ce ne sarò mai uno uguale nella santa Francia».

Lassa 172

Rolando ricorda il momento in cui Carlo gli regalò la spada, enumerando tutte le terre che dice di aver conquistato per conto del sovrano. Cingere la spada è un gesto importante che designa la dignità del cavaliere. Rolando non muore mai!cataignie: <capitaneumconstentinnoble: riferimento a un fatto storico. L’imperatore di Costantinopoli, Michele II, riconobbe il titolo di Carlo e mandò ambasciatori ad Acquisgrana. Qui si tratta di un anacronismo, perché nella chanson Carlo non è ancora imperatore.

TraduzioneRolando ferisce il sasso del Sardigno (regione in cui c’è il granito); l’acciaio stride ma non si rompe. Quando Rolando vede che non può infrangere la spada, comincia a lamentarsi con se stesso: «Durendal, come sei chiara e bianca; quanto riluci contro il sole, Carlo era nella valle

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di Moriana, quando il Dio del cielo ordinò, attraverso il suo angelo, che ti desse a un conte capitano; allora me la cinse il grande nobile re.» [segue enumerazione di luoghi, in cui si nominano regioni effettivamente sotto il dominio di Carlo e regioni in cui il re MAI aveva messo piede, il tutto per dare l’idea di quanto grande fosse stata l’impresa del sovrano Carlo dalla barba bianca]. A causa di questa spada ho dolore, pesantezza e affanno. Preferisco morire piuttosto che essa rimanga in mani pagane. Dio padre, non permettere che la Francia sia così umiliata.

Lassa 173amunt: in altoDenis: patrono della Francia, vescovo martire di Parigi. La chiesa di S. Denis è stata la chiesa regia fino a Luigi XIVBasilie: san Basilio di Cesarea, uno dei più importanti scrittori cristiani grecicuardie: <coart<cou (coda). Probabilmente questa parola deriva dal comportamento di alcuni animali che, quando battono la ritirata, tengono la coda basta.Il conte Rolando frantumò una pietra bigia, la batte più di quanto sappia dire. La spada stride, non si rompe né si scheggia, contro il cielo rimbalza in alto. Quando il conte vede che non riesce a romperla, con molta dolcezza comincia a piangerla da sé: «O Durlindana, come sei bella e santissima. Nel pomo d’oro ci sono molte reliquie: un dente di San Pietro, sangue di San Basilio, dei capelli di san Dionigi, un pezzo del vestito di Maria. Non è giusto che ti posseggano i pagani. Dovete servire i cristiani. Non vi deve avere un codardo. Con voi abbiamo conquistato tante terre che tiene Carlo dalla barba florida. L’imperatore, grazie a queste terre, è ricco e potente»

Lassa 174C’è un crescendo rispetto alle lasse precedenti: Rolando si accorge che la morte lo sta ghermendo. Si dispone con la testa girata verso i pagani, perché Carlo veda poi che egli aveva assunto un gesto estremo di conquistatore.guant: con il gesto della consegna del guanto, Rolando si pone sotto la protezione di Dio

TraduzioneRolando sente che la morte lo ghermisce, attraverso la testa gli scende nel cuore. E’ andato correndo sotto un pino e si è coricato sull’erba verde. Sotto di sé mette la spada e l’olifante. Gira la testa verso i pagani; l’ha fatto affinché egli voleva veramente che Carlo dicesse, e tutta la sua

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gente, i conti gentili, che egli fu morto come conquistatore. Dichiarò le sue colpe in continuazione, per i propri peccati offrì a Dio il guanto.

Lassa 175Rolando sente che non ha più tempo. Rivolto verso la Spagna si trova su un colle. Con una mano si batte il petto. «Dio, mia è la colpa verso le tue virtù, grandi e piccoli, che io ho fatto dacché nacqui fino a questo giorno in cui sono abbattuto». Tese il suo guanto desto verso Dio. Gli angeli del cielo scendono a lui

Lassa 176Lassa similare

ubli: deverbale da ublier/oblier <*oblitare. Il verbo latino è costruito sul ppp oblitus.

Il conte Rolando si sdraiò sotto il pino, verso la Spagna ha girato il visto. cominciò a ricordarsi di molte cose: delle tante terre conquistate da uomo coraggioso, della dolce Francia, degli uomini del suo lignaggio, di Carlo Magno il suo signore che lo allevò. Non può fare a meno di piangere e sospirare, ma non vuole dimenticarsi di se stesso: dichiara la propria colpa e invoca pietà a Dio. «Vero padre, che non menti mai, tu che hai resuscitato dalla morte Lazzaro, tu che hai salvato Daniele dai leoni, puoi salvare me dai miei peccati». Offre a Dio il suo guanto destro e Gabriele lo prende dalla sua mano. Rolando tiene la testa ripiegata su un braccio. Con le mani giunte morì. Dio gli mandò il suo angelo cherubino e San Michele del pericolo del mare. Insieme a loro venne lì Gabriele, portano l’anima del conte in paradiso.

In tutto quest’episodio, quando Rolando parla delle conquiste fatte, dice sempre di aver compiuto le sue imprese per la gloria di Carlo, non di Dio. Questo è dovuto al fatto che in origine le chansons erano poemi PURAMENTE cavallereschi, impregnati di spirito feudale germanico, che solo successivamente sarebbero stati ripresi e riplasmati da un’ottica di tipo cristiano, dando agli eroi un’aura di martiri.Il professore dissente, perché i dati in nostro possesso non possono portarci a conclusioni sicure.

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