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    LA FILOLOGIA ROMANZA

    Alla fine dellOttocento nasce il metodo di analisi storico-linguistico detto storico-comparativo. Lacomparazione delle lingue consente di accomunare quelle che hanno la stessa origine (parentela

    genetica).

    Arbitrariet del segno linguistico. Le parole sono arbitrarie non significa che un qualsiasi parlante puscegliere a proprio arbitrio il significato (la parola) per il significante, ma vuole dire che in una qualsiasilingua non c alcun rapporto tra significato e significante.Lo spagnolo perro, ad esempio, esula dalla tradizione classica (anzi, le origini di questa parola sonooscure) per cui il cane viene chiamato cos e non cane, dal latino canis.Il caso pu fare in modo che ci siano lingue diverse, segni uguali ma che indicano significati diversi.Ad esempio, nombre: in francese significa numero; in spagnolo nome. Questa parola in francese derivadal latino < numerum, mentre in spagnolo dal latino < nominem.La comparazione si deve fare su serie di parole per escludere lidentit casuale di parole che hannoforma uguale ma origini diverse. Una serie pu essere ad esempio i primi dieci numeri, perch non puessere casuale la serie di numeri.

    LATINO OCTO velare sorda + dentale sorda

    portoghese OITOspagnolo OCHOitaliano OTTO assimiliazione CT > TTfrancese HUIT si passa a semivocale + dentalerumeno OPTcatalano UYT

    LATINO NOCTEM

    portoghese NOITEspagnolo NOCHEitaliano NOTTEfrancese NUITromeno NOAPTEcatalano NUYT

    Metodo ricostruttivo.Una volta riconosciuto che la base la lingua latina, si possono definire le regoledella trasformazione.Lasterisco nei vocabolari indica che la parola non attestata, ma ragionevolmente si pu affermare chedoveva esistere in quella forma perch ha originato, nelle lingue derivate, nuove forme seguendo unprocesso coerente per tutte le lingue.Ad esempio, il pronome italiano Questo, francese Ce, francese antico Ceste, dovrebbe derivare dalla

    forma di transizione < *Ecce+Iste.Attraverso il metodo comparativo-ricostruttivo possiamo riconoscere qualsiasi parola in uno stadioprecedente della lingua, cio la sua origine, ovvero letimologia.

    Analisi diacronica.Si ricava una origine dallanalisi dello sviluppo nel tempo che ha avuto il latino (cheera a due livelli, quello classico e quello usato dal popolo, il volgare).

    Legge fonetica. In base alla legge fonetica vigente in ciascuna delle lingue, si pu riconoscere la parolalatina dorigine.Il sistema ricostruttivo funziona meglio se viene applicato ad una comparazione con il pi ampionumero di lingue, ad ampio raggio.Lo studio delletimologia della parola ci fa risalire, oltre che alletimo, anche al significato della parola.Prendiamo ad esempio una parola che non pi in uso nella lingua attuale, ma lo stata un tempo nellalingua letteraria: ghiado, spada, dal lat. gladium (a ghiado, di spada). Non basta la somiglianza, maquesta deve essere coerente con le formule di corrispondenza, quindi bisogna vedere altre parole chehanno lo stesso aspetto digladius.

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    GLAREA > ghiaiaGLACIUM > ghiaccioGLANDAM > ghianda

    Il nesso che velare sonora+ liquidad come esito una velare sonora+ I semivocalica(j = iod).

    Anche in altre parola con consonante + liquidaha avuto un esito analogo:

    PLANUM > pianoFLAMMA > fiammaFLOREM > fioreCLAVEM > chiaveCLARUM > chiaro

    La regola, in questo caso, che L (liquida) preceduta da P, B, F, G, C abbiano un esito di consonante +semivocale.Queste regole si applicano alle parole anche di origine germanica, quindi alle lingue di superstrato.

    Queste verifiche ci danno la certezza che da gladium deriva ghiado, ma non basta: bisogna verificareanche la seconda parte della parola:

    GLA | DIUM > ghiado < *gladus/ umRA | DIUM > raggio/ razzoPO | DIUM > poggioHO | DIE > oggiME | DIUM > medio/ mezzoRU | DIUS > rozzo

    Abbiamo, nel caso di radiume di medium, una serie concorrente. Comunque sia, visto il caso di rudius,dobbiamo concludere che D + J pu dare anche una doppia zeta.Quando vi un esito non coerente, bisogna presumere lesistenza di unaltra forma, non attestata, dellatino volgare, che per analogia ci pu far ricostruire la parola originaria.Abbiamo visto che ghiado non pu discendere da gladium, perch lesito di DIUM diverso. Alloradobbiamo ipotizzare che esistesse unaltra forma tipo *gladum.Il pluralegladii> gladinella pronuncia potrebbe essere stato semplificato con una sola i, pertanto potevaintrodurre in errore il popolo a ricavare il singolare scegliendo la forma gladumpiuttosto che la corretta

    gladium.Le parole che hanno la stessa origine e lo stesso significato si dicono allotropi. Ad esempio, da floremabbiamofiore, che la forma di tradizione popolare con passaggio da FL a FJ; e abbiamo anche floreale,che di origine colta.

    CLAVEM > chiave, ma anche conclave(tradizione colta)CLARUM > chiaro, ma anchepreclaro(tradizione colta)

    MENSEM > mese, ma anche mensile(tradizione colta)

    Questo avviene anche in francese:

    DEBITO > dette, debito; ma anche debit, smercioOSPITAL > htel, albergo; ma anche hpital, ospedale

    In latino gioiasi dicevagaudium , mentre il suo plurale era gaudia, ma nel passaggio dal latino classico alvolgare il neutro cade, restando solo il maschile e il femminile. Le terminazioni del neutro pluralevengono distribuiti nel genere femminile; le terminazioni del neutro singolare al maschile.Gaudia ci dovrebbe dare in italiano, secondo le regole appena viste, o goggia o gozza. Vediamo che dinvece in francese antico joiee in antico provenzale joia, secondo il sistema di evoluzione di queste duelingue. In verit lesito provenzale gauch, ma anchejoiache deriva dallantico francese.

    latino G - AU - DIA (in cui I breve)francese antico J - O - IE

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    Litaliano gioiaviene dunque dal francese antico, ma anche dal provenzale joiaed un termine tecnicodella poesia cortese. Joia un termine usato da Guglielmo IX. Gioia si deve pertanto considerare unprestito, perch non deriva direttamente dal latino.

    In latino mangiare si diveva edo (io mangio), edi (io mangiavo), esum (con e lunga, mangiato),esse/edere(mangiare). In italiano si dice eduleper mangereccio, come il fungo porcino (edulis).

    Edo voleva anche dire partorire, portare fuori, pubblicare. Era un verbo concorrente che sidistingueva dallaltro solo per la quantita vocalica.

    Manduco, as, avi, atum, areera unaltra forma per mangiare. Si tratta probabilmente di un verbocomposto che si potrebbe spiegare con manu ad os(bocca) duco. Linfinito di questo verbo, dal latinoallitaliano, non subisce variazioni. Manducare lo troviamo anche in Dante, nel canto XXXIIdellInfernoin cui il conte Ugolino si trova sopra larcivescovo Ruggieri a rosicchiargli la testa (Noi eravam partitigi da ello, / chio vidi due ghiacciati in una buca, / s che lun capo a laltro era cappello; / e come lpan per fame si manduca, / cos l sovran li denti a laltro pose / l ve l cervel saggiugne con la nuca,vv. 124-26); e nelle Rime XLVI (Ch pi mi triema il cor qualora io penso / di lei in parte ovaltri liocchi induca, / per tema non traluca / lo mio penser di fuor s che si scopra, / chio non fo de la morte,che ogni senso / co li denti dAmor gi mi manduca: / ci che l pensier bruca / la lor vert, s che

    nallenta lopra, vv. 27-34), che fa parte delle rime petrose, cos dette perch dedicate a una certadonna Pietra, ma anche per lasprezza dei versi (Cos nel mio parlar voglio esser aspro, RimeXLVI1),perch il rapporto con la donna aspro.Il verbo manducare in altre situazioni Dante non ladopera, perch attento al significato e al registrodelle parole. In altri casi usa, al posto di manducare, il verbo manicare (ambo le man per lo dolor mimorsi; / ed ei, pensando chio l fessi per voglia / di manicar, di subito levorsi, Inf.XXXIII 58-60). Piavanti ancora, quando ha esaurito questa fase cruda, usa mangiare, il termine pi normale. Il termine pistandard per Dante mangiare che per non viene da manducare. Da dove viene mangiare? Dalfrancese!

    MANDU | CRE

    MAN > MANDU > la U cade perch la finale della prima parola, quindi:D_C > J > G > E (atonica diventa e)RE > R (efinale cade, resta r)

    Lesito francese dunque manger, da cui deriva litaliano mangiare. Manger era un termine usato nellecorti francesi, per cui da noi era visto come un termine pi signorile, elegante, e viene perci preferito amanducare.

    Utor, uteris era il verbo latino che voleva dire usare, ed era un verbo deponente. Il deponente scomparso nel processo di semplificazione del latino. Le forme che erano attive ma con funziona passivavengono abbandonate. Non esiste pertanto un verbo che possa giustificare il verbo italiano usare, eppure

    esiste user in francese, lo stesso in catalano e in portoghese, quindi abbiamo nelle varie lingue gli esitiche ci potremmo attendere da un verbo latino con significato di usare. Dalle comparazioni possiamoricostruire lorigine non attestata che indicheremo con un asterisco.

    *vum > uovo

    Con la O breve perch questa in genere dittonga, ma il latino aveva ovum (con la O lunga) che nonavrebbe dittongato.

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    Dal latino classico al latino volgare. La grande differenza tra le lingue romanze e le lingue slave egermanichesta nel fatto che queste ultime due famiglie non sono attestate.Il latino aveva una forma organica per il futuro. Ad es., da amabo, abbiamo in italiano amavo, in francese

    jaimerai. Dalle forme derivate non si arriva alla radice originaria, perch in realt lorigine del futuro una forma perifrastica del volgare, ossia amare+ habeo, che equivarrebbe a amare ho, aimer jai.Le trasformazioni che si sono avute perch i parlanti tendevano a una concretizzazione delle

    espressioni, cos il futuro viene contestualizzato nel presente del parlante.Nel volgare non c la declinazione dei nomi, mentre nel latino la declinazione garantiva il significatodella frase. Le desinenze, infatti, indicavano la funzione che le parole avevano nella frase. Fattaeccezione per il romeno, che ancora oggi conserva un residuo di desinenze, bicasuale e limitato adalcuni casi, tutte le altre lingue romanze hanno perso la costruzione con i casi, cio le declinazioni. Ilfrancese e il provenzale hanno mantenuto un caso diretto e un caso obliquo per tutto il XIII secolo.

    Le fonti del latino volgare. Tra il latino classico e il latino volgare possiamo distinguere delle fasiintermedie. Noi dobbiamo partire dal latino volgare per arrivare alle lingue romanze e questa unalingua esclusivamente parlata, pertanto facilmente esposta a delle variazioni, mentre il latino classico, inquanto scritto, era meglio fissato. Questo costituisce un limite nel metodo comparativo-ricostruttivo.Il latino volgare ci viene comunque attestato dalle iscrizioni fatte sui muri, anche ufficiali, che pure

    essendo in latino classico risentono dellinflusso della variante locale, per cui ci possono essere delleintrusioni volgari, dovute anche al livello culturale dello scrivente.Altre scritte possono essere i graffiti popolari, e una miniera di questo tipo di documenti sono gli scavi diPompei ed Ercolano, colpite dalleruzione del Vesuvio nel 79 d.C.Altre fonti sono le attestazioni legate alla vita politica, quindi i trattati riguardanti le arti e le scienze, checi tramandano il gergo delle professioni, e sono pertanto degli importantissimi repertori lessicali.

    Le fonti cristiane.Altre testimonianze del latino volgare che abbiamo sono gli scritti dei cristiani. Questefonti richiedono per un discorso a parte, pi complesso, perch questa nuova filosofia e religione haavuto vari momenti di fissazione nella societ romana. Allinizio lo scrivente ha necessit di informare ilmaggior numero di persone dellesistenza della nuova religione, ai diversi livelli della societ. Eccoquindi che da parte degli scrittori cristiani vi un distacco dalle norme linguistiche che avrebbero potutodistanziarli dalla comprensione del popolo. Ma quando il cristiano viene accettato, da Costantino in poi,vi anche il genere di autori cristiani che si rifanno alla grande tradizione degli autori latini classici. SanGirolamo traduce dal greco la Bibblia, mantenendo un livello alto, data la materia, ma registra degliinserimenti del volgare che testimoniano la penetrazione di alcune forme nelluso comune dellepoca.

    Sviluppi del metodo comparativo-ricostruttivo. Il metodo comparativo-ricostruttivo, nato nellOttocento eche ha avuto un largo uso nel Novecento, ha evidenziato comunque dei limiti, per cui pur nonessendo stato abbandonato stato affiancato da altre discipline complementari come la dialettologiaelageografia linguistica.Gli studi dialettologici di Graziadio Isaia Ascoli nella zona dei grigioni, lo studio del ladino, ecc.Nella geografia linguistica si studia la comparazione delle parole sotto il profilo semantico e fonetico(significato e pronuncia). Le isoglosse sono le linee immaginarie, una sorta di confini, che distinguonogeograficamente le zone in cui si verificano determinati fenomeni linguistici. Esistono quindi gli Atlanti

    linguistici, composti da carte geografiche dove si mostra lo stato linguistico di un determinato fenomeno.

    Lorigine del latino.Il latino, per laggettivo bello, aveva tre forme:pulcher,formosuse bellus. Lultimo quello che ha avuto pi fortuna in italiano e in francese, ma nelle aree laterali non ha avuto questainnovazione, mantenendoformosus(per esempio, lo spagnolo hermoso).Le lingue indoeuropee si dividono in vari rami, tra cui litalico(umbro, sannitico, osco e latino). Il latinoin origine era una lingua locale, ma dopo a causa della sua espansione legata alle conquiste dellimperoromano andandosi a sovrapporre alle lingue indigene, che chiamiamo di sostrato, ha dato origine allelingue romanze.

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    Elementi di fonetica storica

    LA STRUTTURA DELLA LINGUA LATINA E DELLE SUE MODIFICAZIONI

    Le sorti del sistema vocalico latino e il suo modificarsi nei sistemi in uso nelle lingue romanze. Abbiamo

    tre gradi di apertura timbrica e due serie vocaliche (lunghe e brevi). Vi era poi una distinzione dilunghezza vocalica di cui oggi possiamo trovare un esempio nella lingua inglese (che per non unalingua latina!).Vi era in latino, per ogni vocale, una lunga e una breve, quindi un sistema formato da dieci vocali.

    Le vocali lunghe o brevi avevano un valore fonetico, per cui erano dei fonemi. Lo stesso in italiano perpsca(latto del pescare) epsca (il frutto).In latino non cerano i suoni C, G, V, GL.

    vncit > vince (vncit, pron. /uinkit/ )vincit > lega

    mto > io mietometo > io misuro

    mlum > malemalum > melo

    slum > solesolum > solo

    Queste opposizioni avevano la funzione anche di distinguere i tempi verbali:

    vnit > io vengo

    venit > io venni (tempo perfetto)

    Vi erano fenomeni anche nei casi latini e quindi la distinzione della pronuncia breve da quella lungaportava delle differenze profonde nel significato, come ad esempio in questo caso della IV declinazione:

    fructs > fruttofructus > del frutto(genitivo)

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    La semplificazione vocalica.La coppia lunga breve entra in crisi al momento di collocare laccento nellaparola (ad es., ncorae ancra).Laccento latino non era intensivo, cio dando pi fiato sulla sillaba accentata, ma melodico, cio dandouna maggiore altezza melodica alla vocale, imprimendo una nota pi alta. Sappiamo ci dalledescrizioni dei grammatici, ma non possiamo immaginare come ci si esprimesse.Ad un certo tempo, per, laccento ha cominciato a passare dal melodico allintensivo. Siccome pi

    alta la frequenza e pi il suono acuto, quindi per accentuare la vocale viene innalzato il suono. Maquando non si ricorre pi al maggior numero di vibrazioni, ma a una maggiore intensit, con accentointensivo, mandando a pallino la distinzione tra lunghe e brevi, Questo cambiamento ha unaripercussione sulla durata delle vocali.Nel I secolo d.C., Quintiliano scrive: Non possiamo parlare se non con sillabe lunghe e brevi.Nel II secolo, Terenziano Mauro accenna ad un accento tonico delle vocali, ovvero le vocali tonicheprendono un suono maggiore.Nel III secolo, Sacerdote scrive: La perdita della lunghezza delle vocali viene chiamato barbarismo.Altri grammatici, nel IV e V secolo d.C., denunciano esplicitamente il modo errato di parlare che si vaaffermando: Laccento in quella sillaba che pi suona; difficile conoscere le sillabe lunghe pernatura.Per quanto riguarda la qualit delle vocali toniche, nel I secolo a.C. e nel I secolo d.C. dovevano avere

    lo stesso timbro. Cicerone e Quintiliano avrebbero usato difficilmente una parola che avrebbe potutoconfondere per la quantit di suoni.Nelle iscrizioni di Pompei (79 d.C.) troviamo degli errori di lunghezza di parole, come, ad es., filixanzich felix). Uno che scrive ha nellorecchio una E tanto chiusa da scriverla con la I perch cos laricorda. Nello stesso secolo, Petronio usa volpisanzich vulpis.Dobbiamo concludere che, tra lultimo secolo a.C. e il primo d.C., incominciano ad esserci delle primetestimonianze di incertezze che diventeranno sempre maggiori nel passaggio da vocali con timbromelodico a intensivo.SantAgostino, che originario di una localit vicino Cartagine in Africa, nel De doctrina christianascrive:Le orecchie dei parlanti non afferrano della brevit o della lunghezza delle vocali. Un altro autoreparla di vitium afrorum familiare, come di vizio normale tra gli africani di lingua latina, perchprobabilmente vi era una predisposizione per via del loro sostrato.

    Mutamenti relativi al sistema vocalico latino. Gi dal II secolo d.C. si comincia ad avere gradualmenteun cambiamento della qualit dellaccento che passa dal melodico allintensit di aspirazione. Questamaggiore intensit tende che la tenuta della sillaba, cio la sua durata, diventi maggiore. Le vocali a cui sid un accento intensivo tendono ad allungarsi nella sua durata. Se in forza di questa maggiore intensit levocali brevi si allungano, ecco che viene a cadere il sistema basato sulla distinzione tra vocali brevi elunghe. Quindi si ha una modificazione per cui le vocali originarimente lunghe si riducono a brevi equelle brevi a lunghe. Queste vocali avevano per valore di fonemi (Rom, la citt di Roma; Roma, inRoma), per cui, a causa di questa innovazione, si verifica una rivoluzione nel sistema vocalico latino.Si introduce quindi una nuova differenziazione delle vocali che non si basa pi tra lunghe e brevi, ma traaperte e chiuse. Questa trasformazione avviene ovviamente nel corso dei secoli, ma questo fu ilfenomeno. SantAgostino parlava, infatti, di orecchie africane che non riuscivano pi a distinguere levocali lunghe da quelle brevi.

    Il greco differenziava le E e le O tra lunghe e brevi con i segni ee hper la vocale E; oe vper la vocaleO. Il fenomeno non diffuso e generalizzato. Ci sono mbiti culturali che rifiutano queste innovazioni(ad es. ambiente letterario, ceti alti istruiti) e il rifiuto ci fu anche in zone isolate, come nelle campagne ein luoghi remoti. E cos le trasformazioni avvengono in modi e tempi differenti nelle varie zone.Il vocalismo classico evolve in cinque soluzioni diverse. Il tipo maggioritario si espanso in Francia,Spagna, aree ladine, Istria, Italia del nord e del centro (escluso il centro-sud).

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    Le vocali lunghe si pronunciano pi chiuse, le vocali brevi in po pi lunghe. Si passa da 10 vocali a 7,che il sistema vocalico dellitaliano. Questo comincia a verificarsi dal II III secolo d.C.Nelle iscrizioni epigrafiche si trovan tracce di questo mutamento: ligare anzich legare; menus anzichminus; fedeanzich fide; oxoranzich uxor; colomnasanzich columnas; tutte forme che rispecchiavanola nuova pronuncia.Il grammatico Terenziano scrive che tutte le volte che vogliamo pronunciare una vocale lunga, che sia

    vicina alla lettera I.Dai tre livelli di apertura del latino si passa a quattro livelli di apertura:

    filum > filoplum > pelomela > melavocem > vocencem > nocelucem > luce

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    Come in latino, in questo esito abbiamo solo tre gradi di apertura e la riduzione a sole cinque vocali.

    filum > filuplum > pilu linea Lausbergmela > mela

    vocem > boce > vocincem > nuge(nuke) > nucilucem > luce > luci

    Esempi con I breve:ccer > toscano cece > berbero akiker

    flicem> toscanofelce> berbero ifilku

    Esempi con U breve:frca > toscanoforca> berbero afurklmu >toscano olmo> berbero ulmu

    Le forme del latino volgare dellAfrica settentrionale presentano un articolo agglutinato, cio conlarticolo attaccato alla parola (a-furk, i-filku).

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    Quindi ha tre gradi di apertura.

    filum > filuplum > piluretum > riti

    pomum > pumuncem > nuci

    lucem > luci

    Rima siciliana. I termini siciliani della scuola poetica siciliana, nelle copie toscane, vengono tradottiquando possibile, mentre vengono solo adattati quando serve una conservazione per mantenere la rima.Il siciliano amorusudiventa in toscano amoroso; usu resta per usu; prisu, che darebbe in italiano preso,il copista toscano traducepriso; misu, che darebbe in italiano messo, il copista toscano traduce miso.Alessandro Manzoni, nellodeIl cinque maggiofa rimare lui: nui, che una tipica rima siciliana.

    Metafonesi meridionale.Nelle parlate meridionali italiane, come il napoletano, le ie le unon dipendonodalla convergenza del quarto tipo. Questo risultato si ha, infatti, per il fenomeno generale che si ha invarie lingue della Romnia che si chiama metafonesi.

    n

    grum > nirurssum > russu

    La metafonesi linflusso esercitato dalla vocale finale sulla vocale tonica. Se la vocale finale di timbrochiuso, si estende e ha uninfluenza sulla tonica. La ufinale ha provocato un restringimento della vocaletonica, per cui abbiamo ia niruanzich una ecome nel toscano nero.

    ngram > nerarssam > rossa

    I dialetti non sono delle forme fonetiche capricciose, ma seguono delle regole precise come tutte lelingue. Si dice questo sistema alla greca perch sarebbe influenzato dalle abitudini della lingua greca,quindi un sistema che risente dellinflusso del sostrato.

    Secondo alcuni studiosi questo fenomeno era gi presente nel IV secolo, al momento cio dellasovrapposizione del latino sul greco preesistente; secondo altri studiosi si sarebbe invece sviluppatointorno al secolo VIII.

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    Abbiamo a sinistra la serie palatale anteriore, a destra la serie palatale posteriore. Lo spazio tra le vocali,nella cavit orale, pi ampio di quello necessario per la pronuncia di una vocale; e questo spazio piampio nella parte posteriore (velari) che in quello anteriore (palatali). Ciononostante, in alcune zone pi sviluppata la parte palatale (ad es., il tipo III, orientale o rumeno).

    Dittongamento. Uno dei pi importanti fenomeni che si verificano nelle lingue romanze ildittongamentoo dittongazione. In questo fenomeno le vocali toniche passano ad un elemento a due suoniche si chiama dittongo.Il rumeno elimina la dissimetria e produce una dittongazione della E aperta in IE, facendo tornare ilsistema alla simmetria dei tre gradi vocalici, sia per le velari che per le palatali.Anche nel sistema maggioritario, nello spagnolo, la E aperta e la O aperta dittongano: la E apertadittonga in IE; la O aperta dittona in IO e poi in UO.

    amicum > amigopilum > peloptrem > padreamore > amormurum > muroterra > tierranvum > nuovo > nuevo

    Dittongamento toscano. Anche in toscano la E e la O aperte vengono dittongate, ma non come nellospagnolo, perch necessario che la vocale s ia in sillaba libera e non implicata.

    frictum > frittodictum > dettotectum > tetto

    pctum > pttocarrum > carrocrnum > crnoornat > orna

    frinum > forno

    fructum > frutto

    In questi casi il dittongamento non avviene perch la vocale si trova in una posizione di sillaba implicata.

    p|dem > piedec|cem > cuoco

    In questi casi avviene il dittongamento perch la vocale breve e libera, cio non implicata.In altri casi in cui la vocale lunga non vi il dittongamento.

    fedem > fede

    Il fenomeno del dittongamento in toscano ha avuto una conseguenza pi limitata, in quanto avviene soloin sillaba libera, al contrario dello spagnolo che incondizionato. Questo ha prodotto che il toscano pi ricco di suoni rispetto allo spagnolo.Ovviamente il dittongamento non lo abbiamo solo nelle lingue principali, ma anche nei dialetti.

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    La metafonesi. Abbiamo visto nel napoletano (I tipo) una evoluzione particolare della ibreve e della ubreve.

    ngrum > nirurssum > russu

    Ma la i e la u non dipendono dalla i e dalla u latine, ma dalla metafonesi, per cui il suono dellultimavocale influenza il suono della vocale tonica chiudendolo. Produce cio una anticipazione del suonofinale.Nel femminile, invece, non c pi la metafonesi.

    ngram > nerarssam > rossa

    prtum > puort(e)prtam > porta

    Vi con portum il dittongamento metafonetico nel napoletano, ma non nel toscano perch la vocale

    breve in sillaba implicata (p

    r-tum).Il sistema dellItalia settentrionale fa parte del sistema maggioritario, ma pi affine allevoluzione delfrancese, molto pi avanzata e ricca di dittonghi. Il francese ha avuto delle condizioni di sviluppo piprecoce e pi avanzata (la prima attestazione del francese sono i Giuramenti di Strasburgo dello 842).Le prime attestazioni del volgare italiano sono di un secolo dopo, dal Placito capuano del 960.

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    IL DITTONGAMENTO. il fenomeno che riguarda la pronuncia delle vocali toniche.In spagnolo, avviene il dittongamento delle E e delle O toniche sia in sillaba libera che impedita.Dal dittongamento toscano va distinto il dittongamento napoletano, che avviene questultimo permetafonesi.In francese, il dittongamento spontaneo ed limitato, come in italiano, solo alla sillaba libera.Dittongano per in francese anche le E e le O chiuse, oltre che quelle aperte, quindi dittongano tutte e

    quattro.

    Esempi:

    francese antico francese modernopdem > pid > piednvum > nuf > neuftelam > tile > toile [pr. toil, prima del 1789; tul, dopo il 1789]

    plum > pil > poil [pr. poil, prima del 1789; pul, dopo il 1789]florem > flur > fleurglam > gule > gueule

    Le vocali aperte E e O danno luogo a dittonghi ascendenti, cio laccento cade sulla seconda vocale osecondo elemento; le vocali chiuse danno dei dittonghi discendenti, cio laccento cade sulla primavocale del dittongo.Tra il francese antico e quello moderno, vi un francese detto medio, che si colloca tra il XIII e il XVIsecolo.Oltre al dittongamento nel francese, ci sono due fenomeni nuovi: la palatalizzazione, che sono spontaneee non dipendono dai suoni vicini alle vocali toniche, come il mutamento della A, che non si verifica inaltre lingue, che si trasforma in una E aperta (es. mare> mer).Questa palatalizzazione da A a E avviene solo in sillaba libera. Infatti, in sillaba implicata non avviene(es.partem > part).La U non si restringe in italiano, mentre in francese s, sia in sillaba libera che impedita.

    dU| rum > drnUl | lum > nul

    Alcuni studiosi hanno riconosciuto una diminuzione di questo fenomeno dalla U del sostrato celtico.

    LA TRASFORMAZIONE DEL LATINOLa scomparsa dei casi: dalla struttura analitica alla struttura sintetica

    HABITO ROMAE, io abito nella citt di Roma (Romae: genitivo locativo)IN URBE, nuova forma

    EO ROMAM, io vado a Roma; con verbo di movimento sufficiente laccusativo.AD URBEM, nuova forma

    VENIO ROMA (A lunga, ablativo), vengo da RomaEX URBE, nuova forma

    Questi fenomeni annunciano una trasformazione che si accentuer con la scomparsa dei casi e quindiattesta un mutamento gi nel latino classico. Andando verso il traguardo di questa evoluzione, lepreposizioni rendono superfluo luso dei casi, quindi la crisi di questo sistema dei casi si realizzer nellatino volgare dove la struttura analitica verr sostituita dalla struttura sintetica.Il latino antico, ai sei casi, si aggiungeva anche lablativo strumentale.Nella penisola ibericae in Italia, la trasformazione drastica: oltre alla caduta delle vocali finali si riduceanche la distinzione tra maschile e femminile: siamo quindi alla riduzione dei casi a zero.In Galliae in Rezia (dove si sviluppa il ladino) abbiamo il nominativo, il vocativo (che in latino era gisimile al nominativo) e laccusativo; gli altri casi vengono distinti dalla preposizione. Abbiamo qui il casodiretto e il caso obliquo.

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    Nella Dacia (in Romania) abbiamo un nominativo-accusativo, genitivo-ablativo, in opposizione a unvocativo.

    NominativoAl nominativo veniva conferita maggiore solidit nella coscienza dei parlanti nelle parole:

    HOMO > uomoMULIER > moglieREX > re [regederiva dallaccusativo]PRESBITER > preteSARTOR > sarto, ma sartoreda accusativo

    Genitivo

    ILLORUM (gen. pl.) > italiano LORO romeno LOR francese LEUR

    Composti:LUNA DIE > lunedMOTUM TERRAE > terremotoAQUAE DUCTUM > acquedotto

    Forme colte con grado di fossilizzazione in cui permane laspetto del genitivo plurale:

    E MINISTERII

    Nel latino antico

    GEST FRANCOR, da Gesta francorum

    La Candelora da Festum candelorum

    Toponimi derivati dal genitivo plurale in ORUM:

    BERTINOROPAGANORO

    Cognomi da genitivo singolare:

    PAULICARLI

    DE SANTI, caso di genitivo scomposto con preposizione De + genitivo

    In francese antico abbiamo diversi modi per esprimere la funzione del genitivo possessivo:

    La fille duroi (de + le/lo)

    oppure con la preposizione :

    La fille auroi ( + le/lo)

    Dante nel Paradiso parla di porco santAntonio, cio del porco di santAntonio, che quindi unfrancesismo.

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    DativoIn Romeno ha resistito pi che in altre lingue.

    La porta di casa > casei, genitivo a cui viene sostituito il dativo

    Nelle altre lingue romanze il dativo resiste nei pronomi: il nostro CUI deiriva da cui latino, GLI da

    VocativoIl vocativo suonava molto spesso vicino al nominativo, quindi troviamo spesso il nominativo al posto delvocativo, anche se la forma corretta voleva la finale in E.

    AblativoLablativo il caso che ha lasciato pi residui nelle lingue romanze: gli avverbi in mente che si sonocristallizzati con questa desinenza avverbiale.

    Firenzenel toscano antico era Fiorenza (da Florentiam, acc.). Firenze risale invece dal genitivo locativoFlorentiae, forma pi clta e meno comune.

    Rimini genitivo invece di A Rimino che viene attestato in alcuni scrittori medievali deriva daRiminum.

    IL GENEREUn altro elemento della lingua che si mutato quello del genere. Nelle lingue antiche vi erano tregeneri: maschile, femminile e neutro.Questa distinzione tra esseri animati e inanimati che risaliva allindoeuropeo non una necessitassoluta. La distinzione tra generi solo un aspetto di arbitrariet per le cose inanimate. Ad esempio,

    portae stradasono femminili solo per convenzione, perch non hanno sesso.La scomparsa del neutro non avviene per mutamento fonetico (con la caduta della M finale), ma perchgi in et classica era caduta la concezione che distingueva il neutro dal maschile (troviamo, infatti,caelus, dorsus anzich caelum, dorsum).Linserimento dei nomi neutri al femminile pi portato dal nominativo plurale che terminava in -a.

    sing. folium, pl. folia > fogliasing. fructum, pl. fructa > frutta

    Dei residui del neutro plurale classico lo troviamo per quelli che avevano desinenza in ora

    focora (Cielo dAlcamo) > fuochipratora > prati

    ALFABETO

    A B C D E F G H I K L M N O P Q R S T V X Y Z

    La L si trasformata, in continuit con segni palatali, in J o GLLa V vale anche per U, sia breve che lunga, e per W (U semivocalica): wetus [pr. uetus], swavis [pr.suavis]In latino non cera la lettera U, per cui si usava sempre la V: es. SERVVS, VULNVVS.Le lettere X, Y e Z si trovano in forestierismi.

    La caduta delle lettere finaliIn posizione finale la S e la M tendono a cadere, e anche le vocali finali, non pi protette dallaconsonante finale. Questo porta con s la caduta del sistema sintattico dei casi latini.In latino vi era la massima libert per la posizione delle parole:

    PAVLVS AMAT IVLIAM Paolo ama GiuliaIVLIAM AMAT PAVLVS Paolo ama Giulia

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    Nel momento in cui il sistema segna la caduta delle S finali, delle M finali e il passaggio in italiano dellaV a O, avviene che

    PAOLO AMAT IVLIA Paolo ama GiuliaIVLIA AMAT PAOLO Giulia ama Paolo

    In questo scenario la posizione riveste una importanza per il significato della frase che in latino noncera.

    Il latino e le lingue di sostrato

    Per levoluzione del latino volgare bisogna tenere conto dello strato linguistico che era presente nellevarie zone dove arrivato il latino man mano che le terre venivano conquistate dai Romani. Le lingue disostratoerano le lingue italiche che erano intorno a Roma e via via nellarea iberica. Pi si va verso unasituazione arcaica del latino, pi diventa difficile lo studio.Per quanto riguarda il sostrato etrusco, vi un fenomeno del toscano, ma non dellitaliano, che la

    gorgia, cio la spirantizzazione di alcune consonanti tra due vocali. Essendo ilY

    , laX

    eF

    segni di letterespirantizzate del greco presenti nelletrusco, si pensa che la spirantizzazione toscana derivi dal sostratoetrusco.Nella Pianura Padana il latino incontra le lingue celtiche: in Liguria il celtico ligure; in Veneto, invece,vi erano i paleoveneti, che parlavano altre lingue. Il celtico, insomma, si parlava dalla Liguria alla GranBretagna. Il latino cancella questo sostrato, ma vivono elementi delluso precedente.Un altro elemento di sostrato importante il greco, che riguarda la Grecia, ma anche lItalia meridionalee il Mediterraneo orientale sottoposto alla dominazione greca. Il greco era un sostrato talmente forte che,quando il latino ha perso importanza, tornato ad essere la lingua ufficiale. Nel periodo bizantino ilgreco era la lingua dominante.Un altro elemento importante di sostrato quello relativo alla penisola iberica. Vi erano dellepopolazione definite Iberi nella parte occidentale, Celti e Celtiberi nella parte centro-orientale. Dellalingua di queste popolazioni si sa molto poco. Una base su cui si sovrapposto il latino anche il basco,che una lingua antichissima ancora oggi esistente.Vi poi un sostrato germanico, quando i Romani hanno traversato il Reno, che per va considerata piuna lingua di adstrato, perch i Romani assumono degli elementi delle popolazioni con cui venivano acontatto. Il germanico divenne poi una lingua di superstratoquando ci furono le invasioni, successive allacaduta dellImpero Romano (ad es., biancoha origine dal germanico blanc, mentre il latino aveva albus).Su questo mosaico di lingue preesistenti si sovrappone il latino e levoluzione del latino risentir diquesti elementi di sostrato.Nel 212 d.C, a seguito dellEditto di Caracalla, tutti diventarono cittadini romani. Nella tradizione latinaabbiamo scrittori di tutte le province romane (ad es., Seneca era spagnolo). Questa grande areasottoposta allImpero Romano era tenuta saldamente dai Romani e solo dal IV-V sec. d.C. iniziato ildeclino.Nel V sec. d.C. si affacciano delle popolazioni con le loro lingue che vengono a sovrapporsi al latino

    dellImpero Romano.

    Il latino e le lingue di superstrato

    Abbiamo due superstrati importanti: quello slavonella parte orientale della Romnia, e quello arabo.Gi dalla sua esistenza lImpero Romano ebbe a che fare con le popolazioni germaniche che cercavanodi insediarsi nella Gallia. Cacciati da Giulio Cesare, si attestarono oltre tutti i confini dellImperoRomano.Nel 9 d.C. ci fu il tentativo di respingere i germani oltre il fiume Elba, ma le truppe romane furonoannientate dal condottiero germanico Arminio.Altre trib germaniche, i Marcomanni, dilagarono nella provincia romana della Pannonia (lattuale

    Ungheria). In tutta lEuropa occidentale ci sono escursioni di truppe germaniche; e ai confini ceranocontatti tra popolazioni latine e popolazioni germaniche per scambi commerciali.

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    I Goti avevano invaso la Dacia (lattuale Romania) e un vescovo goto, Walfila, inizi a convertire i Goti,che erano ariani (seguaci delleresia di Ario). Il vescovo Walfilia aveva iniziato a tradurre la Bibbia ingotico.Altre due popolazioni importanti sono i Visigoti e i Vandali. Seguirono un percorso molto lungo che liport dallEuropa orientale allEuropa occidentale.I Visigoti, impediti di entrare nellItalia del nord, ripiegarono pi a nord entrando in contatto con gli

    Svevi e con gli Alani. I Vandali nel 406 traversarono il Reno entrando in Gallia e poi in Spagna. GliAlani vanno in Lusitania (Nord Portogallo). I Vandali e gli Svevi vanno nella Galizia (Nord Spagna).Una parte dei Vandali vanno nellattuale Andalusia, nella parte meridionale (Andalusia viene daVandalicia).Queste erano popolazioni aggressive e quindi note in questa parte della Spagna e nel percorso fatto perarrivare a quella regione. I Vandali entrarono in conflitto con i Visigoti. Gli Alani erano sconfitti edispersi. I Vandali del sud vennero annientati, quelli del nord costretti ad abbandonare la Spagna e sirifugiarono in Africa. I Vandali in Africa durarono circa un secolo, finch non vennero attaccati esconfitti dai Bizantini.Molto importanti per il superstrato furono i Visigoti, che nel V secolo erano i maggiori difensoridellImpero Romano ed erano bravi ad amministrare i territori con una politica romana abbastanzagermanica.

    Stiliconenacque nell'odierna Germania da padre vandalo, ausiliario romano, e da madre cittadina romana. Tuttaviasi consider sempre un romano, sebbene molti germani fossero di confessione religiosa ariana, considerata eretica dalresto del Cristianesimo. Parlava correttamente le tre lingue principali dell'epoca: il germanico d'uso corrente (unasorta di lingua franca per le trib nomadi barbare), il latino e il greco (idioma principale dell'Impero Romanod'Oriente). una figura che la storiografia trova estremamente controversa. Viene dai pi considerato fedele allacausa dellImpero dOccidente, ma gli effetti che la sua politica ebbe sullo stesso Impero possono essere consideratiambigui. (Wikipedia)

    Alarico condusse i Visigoti in tutta larea italiana, occup pi volte Roma e viene ricordato come ilcondottiero pi preoccupato di trovare una soluzione definitiva per la popolazione visigota.Ataulfo, successore di Alarico, condusse i Visigoti verso la Gallia e poi in Spagna, dove restarono alungo.

    I Visigoti lasciarono tracce nelle lingue della penisola iberica; e lasciarono tracce anche in campoartistico. Questo avveniva tra il V e il VI secolo.I Visigoti erano stati romanizzati gi prima del loro arrivo in Spagna. Da due secoli avevano assuntocome loro lingua il latino. In Francia, la lingua dellamministrazione non la lingua visigota, ma quellalatina.

    Tre popolazioni germaniche abitarono al di l del Reno: i Galli, i Burgundi e gli Alamanni (e conminore importanza i Baveri).I Burgundi vennero sconfitti e fatti arretrare nella regione che chiamiamo Borgogna (Burgundia), traSvizzera e Francia. Ebbero uno sviluppo notevole e si consolidarono nel Ducato di Borgogna. Qui sisvilupp ilfranco-provenzale, perch il territorio toccava le aree dove si parlavano due l ingue diverse.Verso il 600, i Baveri raggiunsero unaltra localit, vicino la Pannonia (Austria-Ungheria), il Tirolo, equindi si spinsero tra Austria e Svizzera, nella Rezia.

    La Romnia in procinto di avere il consolidamento di altre due popolazioni: gli Ostrogoti e i Franchi.Alla met del V secolo le invasioni germaniche erano un aspetto presente della societ romana.

    Nel 395 lImpero Romano si divide tra Impero Romano dOriente e Impero Romano dOccidente. Nel476, Odoacre, capo degli Eruli, destituisce Romolo Augustolo conquistando il controllo dellItalia e diparte della Gallia. Regn 17 anni, segnando la fine dellImpero Romano dOccidente. Nel 493, Odoacrevenne ucciso da Teodorico, re degli Ostrogoti. Dopodich gli Ostrogoti iniziarono un periodo didecadenza che coinvolse tutta lItalia.I Bizantini quindi dilagarono in tutto il territorio italiano e in Sardegna. In Sardegna i germanici cirestarono pochissimo, per cui nel sardo ci sono scarsissimi elementi di superstrato germanico. I Bizantiniparlavano il greco.

    Gli Anglie i Sassoni, nel V secolo, invadono le isole britanniche e quindi si stanziano nellInghilterra.Verranno poi soppiantati dai Normanni che provenivano dalla Francia.Lo stanziamento dei FranchinellEuropa centrale quello pi importante perch quello pi stabile epi precoce per laspetto linguistico. I Franchi Saliierano pi a nord, iRipuariipi a sud.

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    LA PRODUZIONE LETTERARIA

    Gaio Sollio Sidonio Apollinare(latino: Gaius Sollius Sidonius Apollinaris; Lione, 5 novembre 430 circa Clermont-Ferrand, 486) fu un nobile gallo-romano, alto funzionario dell'Impero romano, poeta,epistolografo, vescovo di Alvernia e santo. Il suo rango e le sue conoscenze fecero s che fosse al centrodella vita pubblica della sua epoca.

    Nella sua opera, tradizione classica e cristianesimo convivono senza difficolt sia sul piano dei contenutiche su quello formale; proprio con lui che comincia quel fenomeno di definizione di un patrimonioculturale atto a superare le precedenti contrapposizioni, da cui erano state angosciate personalit comeGirolamo, in nome di una nuova distizione che vede uniti gli ex nemici greci, latini, pagani e cristianicontro il nuovo mondo dei germani.

    Boezio, vissuto tra il 480 e il 524, era nato a Roma durante il regno di Odoacre, generale erulo cheaveva destituito Romolo Augustolo. Era coltissimo, conosceva Platone e aveva tradotto Aristotele. Ci halasciato unopera che era la Consolatio Philosophiae che uno dei testi pi importanti della tradizionecristiana medievale.Ebbe una vicenda sfortunata e il suo libro venne composto in carcere. Venne accusato di partecipare alcomplotto per la destituzione del console Teodorico con laiuto dellimperatore dOriente. In questo

    periodo in cui vi era una tensione tra Teodorico e i sudditi romani, Boezio venne accusato di complotto,incarcerato e poi ucciso. La Consolatio Philosophiae unallegoria in cui Boezio immagina che la filosofiapersonificata lo va a trovare in carcere e lo consola.

    Altri autori importanti sono san Benedetto, contemporaneo di Boezio, e Cassiodoro, anche lui vissuto trail 480 e il 570. Nativo dellItalia meridionale, anche Cassiodoro fond un monastero. Fu segretario diTeodorico e divenne anche console. La sua produzione soprattutto storiografica. La sua HistoriaGothorum andata perduta, ma ne abbiamo notizia dal riassunto che ne ha fatto Giordano, scrittoregoto.

    Dalla met del VI alla met del VII secolo, il flusso di produzione letteraria non diminuisce, madiminuisce la frequenza di lettura di opere classiche e questo comport una perdita dellabitudine diricorrere ai modelli stilistici degli autori classici. La Chiesa instaura un nuovo modo di scrivere (lascrittura classica cristiana) con san Girolamoe santAgostino, in cui entrava lesigenza di farsi capire dailettori, da gente sempre pi lontana dai modelli classici, che assume nuovi strumenti stilistici per farsicomprendere dalla nuova societ cristianizzata.

    SantAgostino era vescovo dIppona, vicino Cartagine. Nella sua azione di vescovo si trov a dovercontrastare gli scritti di alcune sette ereticali (donatista) che componevano inni facili a memorizzare.SantAgostino compose allora un Salmo contra donatistain cui elimina tutte le parole che potevano nonessere comprese dai suoi ascoltatori. Il problema era che le regole metriche della poesia latina nonpotevano pi essere seguite dal momento che si era persa la quantit delle vocali lunghe e brevi. Quindi,crea una nuova struttura metrica e introduce lomoteleuto, cio la fine uguale dei versi, che unideaprimitiva della rima.

    Peregrinatio ad loca sanctae le opere di Piacentino sono delle descrizioni di viaggio, in un latino dusocomune, quindi un latino non classico e che protende al volgare.

    Tra il 600 e il 700, sia in Spagna che in Italia, una delle produzioni che aveva pi diffusione, VitaePatrum, esempi morali di santit come modello di vita cristiana, una letteratura agiografica in latino acui si riferiscono alcune produzioni di letterature volgari in francese.

    Un altro latino quello della giurisprudenza. Un esempio laLex Salicadei Franchi Salii, un codice cheha avuto influenze su altri codici, come la Lex Rituaria, lEdictus Rotari (del re longobardo Rotario), la

    Lex Visigotorum, ilBurgundorum Legi.Molti testi composti in un tempo lontanissimo sono giunti fino a noi grazie agli amanuensi checopiavano i testi. Ogni copia per poteva introdurre degli errori, anzi sicuramente ne introduceva.Quindi il compito della filologia quello di cercare di ricostruire il significato originario.Le trascrizioni della Bibblia tradotta dal greco di san Girolamo sar pi accurata perch un testo sacro;negli altri testi, come quelli giuridici, risentono della lingua degli amanuensi, quindi di una topicizzazione .

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    Lorigine della parola maialeLa parola latina per designare il maiale porcellus. Lanimale veniva per allevato fino al mese di maggio(in latino mai) per essere immolato sullara votiva.

    Condizioni di sostrato e di superstrato

    Dopo la caduta di Roma (dopo grandi migrazioni che hanno portato mutamenti politici), la tradizionedel latino letterario non era stata persa; ma nuove scuole avevano soppiantato quelle che erano sottoRoma: le scuole ecclesiastiche, dove si studiava il latino sulla base di testi cristiani. In questi centri dicultura monasteri e scuole improntate sulla dottrina cristiana si diffuse molta parte del patrimonioculturale della letteratura pagana.Nella Gallia ci sono autori importanti come Sidonio Apollinare, poeta di valore notevole, nato a Lyon,zona dinfluenza dei Burgundi, da famiglia romana. Fece frequenti visite a Roma e spos la figlia di unimperatore del tardo Impero Romano. Verso il 470 si ritir da vita pubblica e divenne un religioso:prima sacerdote cristiano e poi vescovo. Sidonio quindi fu un poeta importante che scrisse in latino. Cisono altri personaggi che tennero viva la tradizione della letteratura latina, in verit non molti ma che

    scrissero opere di grande valore.

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    GLOSSE DI REICHENAUAbbazia di Reichenau, sec. VIII

    Il termine glossaderiva dal greco e significa lingua, linguaggio, locuzione, parola straniera o inusuale.In latino ha assunto il significato di parola difficile che richiede una spiegazione pi estesa. Glossavoleva, quindi, dire spiegazione, che spiega o traduce una parola o unespressione che per il lettore di

    quel posto poteva essere incomprensibile.Nei testi cristiani, tra il IV e il V secolo, si scriveva in latino corretto, ma gi allontanato dal latinoclassico. Era necessario inserire un sistema di glosse che rendesse del tutto comprensibile il testo allettore. In qualche caso, poi, tutte le glosse venivano raccolte e messe in ordine a parte come per unvocabolario (che anche detto glossario).I glossatori erano giuristi dellUniversit di Bologna che nel Medioevo glossavano, ovverocommentavano, i testi giuridici presso la Facolt di Giurisprudenza.Ci sono vari testi di glosse e alcuni sono utili per comprendere lo sviluppo del latino nel tempo. Loperapi importante sono le Glosse di Reichenau.Reichenau unabbazia benedettina fondata nel 724. Non fu il luogo dove venne compilato il glossario,ma labbazia di Reichenau che lo conserva.Le glosse di Reichenausono una serie di voci latine della Bibbia di san Girolamo. Al fianco delle parole

    latine vengono messe delle parole, sempre in latino, ma non in quello classico, in quello corrente, quindipi comprensibili per quel tempo.Il glossario in due parti: la prima, una serie di note che seguono il testo; la seconda, il riepilogo dellaprima parte. La prima parte comprende pi di 3000 glosse e inizia dalla Genesi (Genesis dictu eoexordium generationis). Dopo la Genesi, i libri del Vecchio Testamento fino ai Maccabei, per poipassare al Nuovo Testamento, e poi torna ai Maccabei del Vecchio Testamento.Questa irregolarit fa pensare che si tratti di un antigrafo, ossia di un manoscritto che copia diretta diun altro manoscritto o codice, di un originale la cui successione delle pagine era stata messa in disordine.La datazione che si d a questo glossario lottavo secolo.Interessante la collocazione di questo glossario. Questa opera dove stata composta? E per chi statapensata? Lesame delle parole scelte da glossare tendono a far pensare che sia stato composto nellaFrancia settentrionale. Il glossatore doveva avere degli strumenti, quindi lEthimologiae di Isidoro diSiviglia.Le glosse pi interessanti di questo glossario indicano una tendenza verso il francese e quindi ciavvalora lipotesi che sia stato composto nella Francia del nord.

    ager > campus > champumo > terra > terre (umile, vicino alla terra)arenam > sabulo > sableamne > fluvio > fleuvelitus (lido) > ripacoturnices > quacoles (quaglia)

    QUCOLES : la vocale postonica tende a cadere dando QUACLES. CL si trasforma in GL dando initaliano quaglia, in francese quaille.

    Ci sono dei termini validi sono in area francese:

    oves > berbices > brebis (pecore;pecus , -orisera il bestiame in generale, poi riferito solo al le pecore).uvas > racemos > raisin (uva; non era necessaria la glossa per litaliano o lo spagnolo, ma per il franceses)caseum > formaticum > fromage (cacio; la parola italiana formaggio un francesismo).

    FORMTICUM : quattro sillabe, la postonica cade dando FORMA-C (UM); vi poi linversione di ORin RO e la trasformazione di C a G, dando come risultato FROMAGE.Ilformaticumera la forma per confezionare il cacio.

    Gallia > Frantia (dovuto alla dominazione dei Franchi)

    Italia > Longobardia (dove avevano regnato i Longobardi, finch nell800 non sono stati eliminati daCarlo Magno).

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    Vi sono poi nel glossario molti termini militari, legati alle armi, e molti prestiti dal francone: castrovieneglossato con la parola da cui derivato auberge.

    saniore > plus sanooptimus

    pingues > quae naturalibus grassi sunt

    I superlativi organici in latino vengono sostituiti con particelle o perifrasi.

    LE GLOSSE DI KASSEL

    Le Glosse di Kassel sono dello stesso periodo di quelle di Reichenau, ma profondamente diverse. Ilmanoscritto proviene dal monastero di Fulda, fondato dai Benedettini nella regione tedesca di Hesse-Nassau, oggi conservato nella Biblioteca di Kassel. In questo glossario le parole latine vengono tradottecon parole tipiche del bavarese. Si tratta quindi di una traduzione.Risale agli inizi dell800, quando Carlo Magno stava consolidando i suoi stanziamenti in area germanica.

    Forse questo glossario serviva a facilitare il contatto tra i soldati franchi e la popolazione germanica.Conta 780 voci divise per argomenti: lessere umano, animali domestici, la casa, vestiario, attrezzi eutensili, varie.La seconda parte del glossario in latino pi corretto, ma pi un manuale di conversazione. unglossario per i bavaresi ed pieno di inflessioni germaniche, con consonanti sorde al posto delle sonore(bodellum > potellum ; vitelli > fitelli).La frase pi lunga che viene dopo le glosse di sapiens homoe stultus, e senza dubbio da questa suggerit la seguente: Stulti sunt romani, sapienti sunt paioari [bavari], modica est sapienti(a) in romana plushabent stultitia quam sapientia , che fotografa il punto di vista bavarese.

    LINDOVINELLO VERONESE

    Gli amanuensi davano sfogo alla loro insoddisfazione con delle brevi frasi per provare il pennino, lapiuma doca appena tagliata. Lindovinello veronesedovrebbe trattarsi di una scritta di questo genere.Dagli scrittori latini la metafora di arare per scrivere era gi usata: il problema capire se lindovinelloveronesedia un testo in latino o un testo in volgare.

    + separebabouesalbaprataliaarabaetalboversoriotenebaetnegrosemenseminaba+ gratiastibiagimusomnipotenssempiternedeus

    Non per niente sicuro che sia stata la stessa mano a vergare nella pergamena l indovinello veronese,lindovinello e la frase in perfetto latino che segue. Anzi, quasi certamente furono due.

    Se pareba boves, alba pratalia araba, (et) albo versorio teneba, (et) negro semen seminaba.

    Pararenel nord Italia significa ancora oggi spingere davanti a s. Parebat potrebbe venire anche daparere, cio somigliare, in tal caso pareba boves significherebbe somigliare ai buoi, quindi pare picongrua la prima spiegazione.Il problema il Se, che non sibima ha lo stesso valore e non dovrebbe essere allinizio. La leggeTobler-Mussafia nota come il pronome nelle parlate antiche, quando il verbo allinizio della frase, ilpronome dovrebbe essere posto dopo il verbo. Quindi pareba, per la mancanza della t finale, vaverso il romanzo, ma la conservazione della b per v forse dovuto a unincertezzanellattribuzione dei suoni alle lettere.Laggettivo bianco non pi la derivazione dal latino albula, ma dal germanico blanc.Nellindovinello c invece alba e albo . Pratalia un neutro plurale latino, ma potrebbeessere anche un singolare femminile. Il termine versorio aratro, termine regionale comunenellarea settentrionale. Negro , da niger, gen. nigris, acc. nigrum, abbiamo il passaggio di ia ee la caduta della m, nonch ilpassaggio da ua osecondo le regole del volgare.

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    IL GRAFFITO DELLA CATACOMBA DI COMMODILLARoma, prima met del IX secolo.

    Poco dopo lindovinello veroneseabbiamo una brevissima scrittura che appartiene alla prima met delIX secolo. interessante perch ancora in area italiana e contemporaneo al testo pi importante involgare francese che i Giuramenti di Strasburgo.

    NON DICERE ILLA SECRITA A BBOCENon dire le cose segrete[la parte segreta della l iturgia] a voce (alta)

    Non dicere : il non+ infinito una forma romanza per limperativo. secrita potrebbe essere un neutro plurale e il pronome dimostrativo illa qui non ha la funzione dipronome ma di articolo. a bboce un tratto tipico delle parlate centro-meridionali, con raddoppiamento fonosintattico.

    I GIURAMENTI DI STRASBURGO

    Fra lVIII e il IX secolo lEuropa cristiana ha sperimentato una fase di consolidamento dovuta alladinastia carolingia. Carlo Magno aveva realizzato il sogno della ripresa di un nuovo Impero romanodOccidente.Alla morte di Carlo Magno nell814, questo nuovo impero, che comprendeva la Francia, la Germania,una vasta parte dellItalia, la parte nord-orientale della Spagna, si mantiene unito sotto Ludovico il Pio,che regna fino all840.Ludovico il Pio era mite e religioso, bench i figli fossero di tuttaltra natura, e limpero si disgregproprio per lereditra tra i tre figli: Lotario, Carlo il Calvo e Ludovico il Germanico.Nell842, due anni dopo la morte di Ludovico il Pio, Carlo il Calvo e Ludovico il Germanico si alleanocontro il fratello maggiore Lotario.In eredit dal padre a Lotario fu lasciato il titolo di imperatore, una fascia di territorio che va dallOlandaalla Pianura padana, e la Lorena (Lotaringia); a Carlo il Calvo la parte occidentale fino alla Spagna; aLudovico il Germanico la parte germanica.Per una decina dammi questi fratelli mantennero la pace, finch scoppia una guerra tra Carlo eLudovico. Poi muore Lotario. I fratelli si combatterono e si divisero il territorio in un altro modo.Nell842, quando i fratelli si alleano, il momento del testo dei Giuramenti di Strasburgo.

    Il quadro storico-culturale

    Il periodo che va dal 700 all800 un periodo sfavorevole per la cultura, soprattutto per la Francia e ilcentro Europa, per il livello basso del latino con i Marovingi (non cristiani).NellIrlanda e in Britannia, invece, penetr il cristianesimo nel IV secolo, con san Patrizio, e questofavor lo studio del latino. In Irlanda e in Britannia il latino era per una lingua straniera e non fusottoposto a un processo di evoluzione che port alla lingua romanza.

    Pi tardi, dallIrlanda vanno dei missionari in Britannia e poi nel continente. Vengono creati deimonasteri, come quello di San Gallo in Svizzera, che venne riconosciuto molto importante per laconservazione dei manoscritti.Dalla seconda met del 700 inizia una riforma culturale alla quale Carlo Magno chiama a intervenire ipi grandi filosofi del tempo, come Alcuino, arcivescovo di York, chiamato a corte nel 782, che fu unasorta di ministro della cultura, consigliere di Carlo Magno.Alla Scuola Palatina confluiscono molti studiosi che formarono unlite culturale che introduce unostudio del latino pi vicino al latino classico e una scrittura nuova, quella carolina, che introducechiarezza nella scrittura.La corte di Carlo Magno era a Aix-la-Chapelle, localit termale in territorio germanico, al confine conFrancia e Belgio, che poi si chiamata Aquisgrana. In questa corte troviamo Paolo Diacono, lautoredella Historia Longobardorum; e Iginardo, il biografo di Carlo Magno, che si rif allo stile di Svetonio.Questa ripresa del latino come lingua di riferimento ha delle conseguenze importanti a livello linguistico.Quando vi una ripresa del latino, si crea lo stacco tra il volgare imbarbarito e il latino classico. Questofa s che la competenza linguistica dei sudditi di Carlo Magno sia spostata verso una lingua sempre pi

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    lontana dal latino. Prima cera una lingua mista che viene capita da tutti e parlata da tutti, con ilrinnovamento scolastico e linguistico del latino con regole rigide si creano due registri linguistici distinti.Nell813, anno che precede la morte di Carlo Magno (avvenuta nell814), il Concilio di Tours considerato il concilio delle lingue romanze delibera allunanimit che il vescovo insegni in volgare,affinch sia compreso da tutti, e quindi invita a tradurre (transferre) dalla romanam linguam (illatino) o in rusticam (volgare) o in teudiscum (tedesco) le omelie, quindi nelle uniche due lingue

    parlate nei territori di Carlo Magno. un indizio per la comprensione della situazione che si era gi creata al momento dei Giuramenti diStrasburgo.

    I Giuramenti di StrasburgoI figli di Ludovico il Pio sono in lotta. Carlo il Calvo e Ludovico il Germanico si alleano contro Lotario.Nitardo, cugino dei fratelli, scrive la storia dei figli di Ludovico il Pio, in cui riporta questo avvenimentodell842. Il patto viene stipulato a Strasburgo, nel febbraio dell842. Ludovico e Carlo si incontrano coni rispettivi eserciti alle spalle, giurano fedelt reciproca contro il fratello Lotario secondo una formula inlatino tradotta in francese e in tedesco per farsi capire dai soldati. Luno giura nella lingua dellaltro,quindi Ludovico il Germanico giura in francese, Carlo il Calvo in tedesco. A loro volta, con unaformula pi semplice, i due eserciti giurano fedelt a quanto hanno udito nella rispettiva lingua.

    Di queste due formule, quella che a noi interessa quella in francese. I due testi hanno caratteristichediverse. Il testo francese presenta alcuni problemi, mentre il testo tedesco molto pi corretto. Bisognadire che il manoscritto di Nitardo ci giunge da una sola copia che risale a 150 anni dopo rispetto al testooriginario e quindi potrebbe esserci un problema di trasmissione.

    Ergo xvi kal. marcii Lodhuvicus et Karolus in civitate que olim Argentaria vocabatur, nunc autem Strazburgvulgo dicitur

    XVI kal. marcii: XVI giorno ante(prima) delle calende di marzo, corrisponde al 14 febbraio.I Romani avevano il nome per tre giorni di ogni mese. Il primo era il giorno delle Calende, da cui derivala parola Calendario, questo era il primo giorno di ogni mese. Gli altri due giorni erano le Nonee leIdi.Questi due giorni erano mobili: in molti mesi cadevano rispettivamente il quinto ed il tredicesimogiorno, ma in marzo, maggio, quintile e ottobre, le None cadevano il settimo e le Idi il quindicesimogiorno. Questo sistema era in origine basato sulle fasi lunari. Le Calende erano il giorno della lunanuova. Le Noneerano il giorno della mezza luna (primo quarto). LeIdierano il giorno della luna piena.

    olim: una volta era chiamata Argentaria.

    Prima del giuramento arringarono alla plebe che stava intorno, uno in lingua rustica romana, laltro inlingua germanica. Ludovico il Germanico dice in tedesco (ma riportato da Nitardo in latino):

    Quotiens Lodharius me et hunc fratrem meum, post obitum patris nostri, insectando usque adinternecionem delere conatus sit nostis. Cum autem nec fraternitas nec christianitas nec quodlibetingenium, salva justicia, ut pax inter nos esset, adjuvare posset, tandem coacti rem ad juditiumomnipotentis Dei detulimus, ut suo nutu quid cuique deberetur contenti essemus... .

    Voi sapete (nostis) quante volte (quotiens) Lotario ha tramato contro di noi e ha cercato di distruggereme e mio fratello. Dato che neanche un qualsiasi ingegno che facesse giustizia affinch tra di noi ci fossela pace, siamo stati costretti di porre la questione sotto il giudizio di Dio onnipotente.

    Cumque Karolus haec eadem verba romana lingua perorasset Lodhuvicus, quoniam major natu erat, priorhaec deinde se servaturum testatus est:

    E quando Carlo con queste stesse parole ebbe perorato la stessa causa in romana lingua, alloraLodovico, che era maggiore det, per primo profer la formula di giuramento (Lodovico il Germanicogiura in francese)

    Quod cum Lodhuvicus explesset, Karolus teudisca lingua sic hec eadem verba testatus est:

    Quando Ludovico ebbe finito, Carlo in l ingua tedesca disse le stesse parole:

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    Il giuramento in francone di Lodovico il Germanico

    Pro Deo amur et pro christian poblo et nostro commun salvament, dist di in avant, in quant Deussavir et podir me dunat, si salvarai eo cist meon fradre Karlo et in ajudha et in cadhuna cosa, si cum omper dreit son fradra salvar dift, in o quid il mi altresi fazet, et ab Ludher nul plaid nunquam prindrai, qui,meon vol, cist meon fradre Karle in damno sit .

    [Traduzione: Per lamore di Dio e per la salvezza del popolo cristiano e nostra comune, da questogiorno in avanti, in quanto Dio mi conceda sapere e potere, cos assister io questo mio fratello Carlo, econ laiuto e con ciascuna cosa, si come secondo giustizia si deve assistere il proprio fratello, in ci cheegli faccia altrettanto a me, e con Lotario nessun accordo mai prender che, per mio volere, di questomio fratello Carlo sia in danno .]

    Pro Deo amur et pro christian poblo : sono due genitivi che non vengono ancora segnalati dallepreposizioni dio de.Il provenzale ha solo due casi (fino al XIII secolo), il nominativo e laccusativo. La differenza la S che al caso retto singolare e al caso obliquo plurale.

    provenzale franceseMURUS nom. sing. MURSMURUM acc. sing. MUROSMURI nom. pl. MURMUROS acc. pl. MURS

    amur : da amorem, la U potrebbe essere una realizzazione grafica della pronuncia amorche anticipala tendenza alla chiusura verso la U presente nel francese moderno: amour.

    dist di in avant : da questo giorno in poi; istdal lat. iste; didal lat. die; in ha ancora la grafia latina,perch poi muter in en; avant dal lat. de ab ante. Quindi in resta come in latino, mentre avantprocede verso il francese.

    avant : dal lat. de ab ante, in cui la bsi spirantizza, subendo una lenizione, e si trasforma in v. Anchela parola amicasi lenisce in spagnolo e in provenzale diventando amiga, in francese amie, in cui lavelare va al dileguo e sparisce del tutto.

    in quant : nella misura in cui. Deus savir et podir me dunat : Dio mi d potere di sapere e decidere (formula latina). me : dal lat. mihi, forma romanza. dunat : dal lat. donat, che avrebbe dovuto dare donat anche in francese, perch oggi abbiamo in

    francese il verbo donner, ma evidentemente la U una rappresentazione grafica della pronunciachiusa.

    savir : SPERE, avere il sapore di qualche cosa; poi assume il significato di avere conoscenza diqualche cosa > SAPRE > SAVEIR (lenizione di P in V spirante sonora e la E lunga diventa EI epoi OIR in savoir). Nel testo abbiamo savir : un problema aperto, perch lo troviamo solo neiGiuramenti. La soluzione di questa incertezza pu essere quella di pensare che il dittongamentodella E gi si pronunciava ma non era stabilito graficamente. In tal caso, il segno di un processo

    in atto non ancora regolarizzato nella scrittura. podir : dal verbo latino irregolare posse, che va poi verso una semplificazione, una regolarizzazione:POSSE > POTRE > PODEIR. Avremmo dovuto avere un dittongo anche in questo caso, manon viene rappresentato e quindi abbiamo podir. Per arrivare alla forma moderna pouvoir, la Odittonga in OU, la D si spirantizza in V e IR si trasforma in OIR.

    salvarai : dal lat. salvabo. Il futuro qui perifrastico, cio viene composto dallinfinito + verbo avere. cist : dal lat. ecce+ iste, questo. fradre : dal lat. fratrem >frade> fr. mod. frre. La A tonica in francese passa a E, la T si lenisce in

    D; la E evanescente; la M cade. Karlo : nel testo abbiamo Karlo e Karle, sono due modi per indicare una pronuncia evanescente

    della vocale finale, probabilmente di una E. et in ajudha et in cadhuna cosa : formula ridondante. ajudha : dal latino adiutum(infinito adiutare). Il nesso D+I rappresentato da J; la T passata a D,

    ma con un suono semispirante DH (come il TH inglese); UM cade lasciando il posto a una A cheva pronunciata E evanescente come nel francese moderno.

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    si cum om per dreit son fradra salvar dift : letteralmente, cos come uomo per diritto suo fratellosalvare deve, ma avendo omvalore impersonale a buon diritto si deve salvare il proprio fratello.

    om : dal lat. homo; diventer poi onnel francese moderno, soggetto della forma impersonale. dreit : dal lat. directum, diritto. Il nesso CT si risolve in EIT, per arrivare a dreit ; ma nel franceseattuale droit. son : dal lat. suum.

    fradra : vd. supra; evidentemente anche in questo caso la A finale corrisponde a una E evanescente. dift : deve, dal lat. dbet > deit > doit. Il dittongo non rappresentato, come in savir e podir.Abbiamo il passaggio da E a I, da B a spirante sorda F, cade la E, quindi dift.

    in o quid il mi altresi fazet : in hoc quid, in ci che (persistenza del latino); il, egli; mi, dal lat.mihi, a me; altresi, dal lat. alter sic, altrettanto; fazet, dal lat. faciat, che egli faccia, la C velare(/k/) diventa palatale, passando a Z.

    ab Ludher nul plaid nunquam prindrai : con Lotario nessun patto mai prender. ab : dal lat. apud, presso. Ma abha qui lo stesso significato di cum : ab Ludher , con Lotario.

    Naturalmente la pronuncia della B sar un po sorda, cio simile alla P, perch le consonanti finalisonore si pronunciano sorde. Il francese moderno avecviene da apud + haec, e testimonia che lasonorizzazione della B non si fermata alla P, ma arrivata fino alla consonante V.

    Ludher : Lotario. La T sonorizzata in D e poi, come la grafia con H, semispirante.

    nul : nessuno.

    plaid : dal lat. placitum, patto, ma anche sentenza, processo. La I postonica cade e C + T, ora acontatto, danno un esito ID.

    nunquam : mai. prindrai : dal lat. prehendere + habeo. Prehendere (cade HE) > prndere (cade E postonica) >

    prendr+ ai. qui, meon vol : che, per mio volere, secondo la mia volont. cist meon fradre Karle in damno sit : di questo mio fratello Carlo sia in danno. in damno sit : sia a danno, espressione latina (che testimonia la persistenza del latino) ripresa daaltri giuramenti presi a modello per queste formule.

    Questa la formula pronunciata da Ludovico il Germanico in francese, nella lingua dellaltro esercito,perch questo intenda. Poi segue la stessa formula in tedesco pronunciata da Carlo il Calvo. Alla fine, vi il giuramento dei due eserciti pi semplice nelle rispettive proprie lingue.

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    Il giuramento in francone dellesercito di Carlo il Calvo

    Si Lodhuuigs sagrament que son fradre Karlo jurat conservat et Karlus, meos sendra, de suo part lofraint, si io returnar non lint pois, ne io ne neuls cui eo returnar int pois, in nulla ajudha contraLodhuuuig nun li iv er .

    [Traduzione: Se Ludovico il giuramento che a suo fratello Carlo ha giurato mantiene e Carlo, miosignore, da parte sua lo infrange, se io volgerlo da ci non posso, n io n alcuno che io possa volgere aquesto, di nessun aiuto contro Ludovico non gli sar].

    Si Lodhuuigs : c la s finale perch nominativo. sagrament : dal lat. sacramentum. Manca larticolo, perch vi una persistenza del latino, in quanto

    il testo legato al modello latino. que son fradre Karlo : che (a) suo fratello Carlo. Manca una A. jurat : dal contesto capiamo che un perfetto, ha giurato, quindi si pronuncia /iurt/, non /irat/. Karlus : nominativo. meos sendra : sendra una forma particolare che viene da senior (nom.), seniorem (acc.), che il

    comparativo dellaggettivo senes, vecchio, e voleva quindi dire pi vecchio. Snior, con la

    caduta del gruppo vocalico postonico, si trovano a contatto la N e la R, che difficilmentepronunciabile, quindi snradiventa sendra(A finale si legge E evanescente) come avviene purein altri casi: cinerem, dove tra N e R sinserisce una D (detta consonante di transizione) > sendre;moindreda mnor; pondreda pnere, ecc.; oppure la consonante di transizione pu essere una Bquando entrano in contatto M e R, come ad. es. camera> cambre> chambre. Da *seior> sire, dameus *seior> messire (nominativo) o monseigneur.

    lo fraint : questa scrittura uninterpretazione, perch nel testo scritto n (con titulus) lostanit . meos sendra : mio signore. int pois : non posso. nun li iv er : non l ci sar.

    Il problema linguistico della formula in francone

    La formula di giuramento in lingua romana molto compatta, regolare, sicura, mentre la formula infrancese piena dincertezze, e quindi ci sinterroga sul perch di questa traduzione cos spigolosa.La considerazione principale per spiegare questo problema della diversit che la formula tedesca unatraduzione dal latino, invece la trasposizione di una formula latina in una lingua romanza fa s che cisiano delle tendenze a conservare la lingua di partenza che si scontrano con le tendenze a innovare.La lingua della formula francese quindi innovativa e conservativa, mentre la formula tedesca unatraduzione tout courtche non presenta di questi problemi e perci pi lineare.Nei Giuramenti di Strasburgonon c larticolo, mentre nella Sequenza di santEulalia, che di circa 40anni dopo, c larticolo. anche ipotizzabil che la formula di giuramento sia stata elaborata da unacancelleria, abituata al latino, e quindi ha mantenuto unaderenza alla lingua della cancelleria, al latino,

    che risente le incertezze della lingua romanza e della vicinanza al latino.Il genitivo senza la preposizione dio de un tratto del francese antico (es.La fille roy, la figlia del re).Il francese ha solo due casi: il caso retto e il caso obliquo. La differenza che, al singolare, il caso rettoha la S finale; al plurale, invece, il caso retto non ha la S, mentre ce lha il caso obliquo.

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    La questione di lo fraint .

    I Giuramenti di Strasburgo furono trascritti poco tempo dopo levento. Il manoscritto invece del X-XIsecolo, quindi non loriginale ma una copia. lunico che ci riporti tale storia, altri non ce ne sono,quindi ci si deve basare su questo. Per rappresentare al lettore il testo del manoscritto, bisogna fareunedizione interpretativa e fare delle scelte grafiche moderne. Queste scelte sono a carico dei filologi.

    Da Elcock,Le lingue romanze, p. 325:

    Abbiamo preferito sostituire a non lostanit delled. Lauer il pi generalmente accettato lo fraint:ambedue sono tentativi per rimediare alla difficolt offerta dalla lezione del manoscritto lostanit, che stata variamente interpretata. I primi editori, da F. Diez in poi (Diez legge non lo se tanit), pensavanoche questo stanit potesse rappresentare sia SE TENET che EX TENET, e traducevano la frase non lomantiene []. Nella versione del Lauer ostanit considerato analogo alla. fr. obstenir difendere,mantenere. La principale obiezione a queste interpretazioni che il testo germanico usa la parola

    forbrihchit (mod. ted. verbricht) rompe; poich il testo francese sotto molti aspetti strettamenteparallelo, ci si aspetterebbe anche qui una parola per rompe. Normalmente dovrebbe essere fr.fraintdaFRANGIT, che nei Giuramenti si potrebbe trovare scritto franit. Di qui la teoria pi accettata secondo la

    quale un copista avrebbe scritto stanitin luogo difranit(errore facile da verificarsi, dato che stefrhannouna forma molto simile nella scrittura carolingia) e avrebbe introdotto un ulteriore errore usandolabbreviazione che dovrebbe stare per un non, ovviamente fuori luogo se il verbo vuol dire rompe.Poich questa interpretazione non del tutto soddisfacente, abbiamo riprodotto qui sotto [] quella pidrastica proposta da Ewert [].

    p. 328:

    Il passo de suo part lostanit, tanto diverso dal testo germanico che invece facilmente traducibile inlatino, ritenuto spurio dal principio alla fine . Una teoria del tutto nuova e che sembrerebbeconvincente viene formulata per spiegare lapocrifia:

    Lemendamento che finora ha riscosso il maggior favore quello che considera lostanitcome una cattivalettura di lo fraint: lipotesi tuttavia sempre stata ostacolata dalla presenza del precedente , cherenderebbe negativo quel che dovrebbe essere affermativo. Ma a mio avviso nella versione originalequesto stava per nomen, e non per non, e lerrato scioglimento in non ha fatto s che lintera frasevenisse rimaneggiata. La versione originale era secondo me una traduzione letterale del latino, e ci hapermesso a di conservarsi o di introdursi nel testo francese invece di essere sostituito dal nome proprio

    Lodhuwig. In tal modo avremmo il testo originale francese que suon fradre jurat infraint, con la formatonica suoncome corrispettivo della forma tonica meos.

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    LE GLOSSE DI SAN MILLN(inizio del sec. X)

    Rispetto ai precedenti documenti esaminati, cambiando terreno e andando nella penisola iberica,incontriamo due testi, due glossari, che sono stati costituiti in due monasteri spagnoli che cos come leGlosse di Raichenau ci fanno vedere una situazione in cui, a fronte di testi latini che inducevano delle

    difficolt da parte degli utenti, si ovviava a queste difficolt con delle esplicazioni, con delle glosse,questa volta in volgare spagnolo.Le Glosse di Raichenau erano da latino difficile a latino facile, dal latino classico al latino volgare, questesono invece da latino a volgare di tipo ispanico, gi in atto. Queste glosse sono le Glosse silensi, cheprendono il nome dal monastero benedettino di Santo Domingo de Silos, che si trova nella regione diBurgos, cio nella vecchia Castiglia, nella parte settentrionale della Spagna, a nord di Madrid.Queste Glosse silensisono costituite da un ampio complesso di spiegazioni puntuali disposte a fianco deltesto latino. Laspetto di queste glosse che cronologicamente si possono attribuire ai primissimi anni delsecolo XI, sembra chiaro dal loro aspetto che il copista trascriveva da un esemplare, cio da unmanoscritto, che gi conteneva queste glosse, quindi era una copia di un manoscritto in cui a fianco deltesto latino, che erano sermoni e altri testi religiosi, cerano gi delle glosse; e lamanuense copia daquesto manoscritto glossato. Per esempio, vicino al latino cibum sumserit(assunse del cibo), c scritto

    manducaret; accanto al verbo ederit, il vecchio verbo latino edo (mangiare), c scritto anche quimanducaret; reus(reo) tradotto culpabiles; e via di questo passo.Insieme alle Glosse di Silosvanno considerate le Glosse emilianensi, che sono anchesse un insieme diannotazioni esplicative che sono contenute in un manoscritto conservato nel monastero di San Milln,che si trova nella provincia di Logroo, nella Spagna centro-settentrionale. Si tratta di un codice altomedievale nel quale ci sono dei testi latini di carattere religioso, come esempi di vita ascetica, litanie, ilracconto del martirio dei santi Cosma e Damiano, vari altri testi religiosi; e infine i sermoni attribuiti asantAgostino. In questi ultimi, che erano testi di impegno maggiore, si concentra il maggior numero diglosse, ossia di note esplicative.Questo manoscritto di San Milln stato compilato a cavallo fra la fine del secolo IX e linizio del X. Lenote, invece, sono della prima met del secolo XI, quindi il manoscritto con questi testi latini gicircolava e nella prima met del secolo undecimo vengono apposte queste glosse. Anche qui il latino glossato sia con elementi che contengono ancora una forma latina, sia con delle spiegazioni che vannoinvece verso il versante del volgare. Per esempio, bellumviene glossato conpugna ; certaminaconpugna ;laggettivo inermis(inerme) con sine arma, cio si semplifica lespressione latina. Ma poi certe volte siva anche proprio verso la definizione volgare: per esempio, indicaviene glossato con amuestra; sicutconcomo; talia plura committunt con tales multus faces; concessit con donavit; et tertius veniens con et loterciero diabolo menot. Ci sono quindi delle glosse che come quelle di Raichenau traducono dallatino classico al latino volgare, delle altre dove invece dal latino si passa direttamente al volgare.Quello che noi leggeremo puntualmente una glossa che si trova nellinvocazione di chiusura di unsermone di santAgostino (abbiamo detto che i sermoni di santAgostino sono quelli che raccolgono ilmaggior numero di glosse).

    Testo latino:() adjubante domino nostro Jhesu Christo cui est honor et imperium cum patre et Spiritu Sancto in secula

    seculorum.

    Glossa:() cono ajutorio de nuestro dueno, dueno Christo, dueno Salbatore, qual dueno get ena honore, equal duenno tienet ela mandatione cono Patre, cono Spiritu Sancto, enos sieculos delos sieculos.Facanos Deus omnipotens tal serbitio fere ke denante ela sua face gaudioso segamus.

    Traduzione:Con laiuto di nostro Signore, Signore Cristo, Signore Salvatore, che signore nei cieli (lett. in onore)ed il Signore che ha il potere con il Padre e con lo Spirito Santo, nei secoli dei secoli. Ci faccia DioOnnipotente tale servizio che noi possiamo sedere dinanzi alla sua presenza gaudiosa.

    Si noti come la glossa di una riga e mezzo di testo latino richieda tre righe. Ci una prima indicazionedel fatto che dalla sinteticit della lingua latina si passa a una scrittura pi analitica che fa uso, anche daun punto di vista quantitativo, di un numero di espressioni maggiori di quanti non ne faccia il testolatino.

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    adjubante domino nostro Jhesu Christo una costruzione normale del latino classico, ed quelladellablativo assoluto. Il participio adjubanteviene da adjuvareed la forma che introduce questo tipo dicostruzione. Indica uno strumento, un mezzo, un modo, e viene reso con un participio presente, seguitoda altre forme allablativo. Adhjubante sarebbe letteralmente aiutante. Naturalmente una costruzionecome lablativo assoluto viene a cadere nel momento in cui non viene riconosciuto pi come ablativo, equindi come modo avente questa funzione, non riconoscendo pi la desinenza. E c da notare che

    adhjubante, che deriva dal verbo latino adhjuvare, presenta una B al posto della V, che un elementocaratteristico della fonetica ispanica. Nella fonetica ispanica la B e la V si confondono in un suono chesta a met tra la B e la V, perci lamanuense, di fronte alla memoria di un verbo latino che gli sipresentava con una V, avendo per coscienza del fatto che la pronuncia nella sua lingua diversa dallaV e tende ad essere una B, ha deciso di scrivere una B. Questo per quanto riguarda laspetto fonetico,mentre per quanto riguarda la forma ecco che questo participio presente da adhjuvareviene sciolto conoajutorio, cio con laiuto, in cui quel cono una preposizione articolata (sarebbe cum illo). Illo, infatti,ha dato larticolo loin italiano come anche in spagnolo.Nella glossa, quindi, oltre a vedere la presenza delle preposizioni (cono, de ecc.), ci sono anchenumerosi dittongamenti tipici dello spagnolo.La O tonica ha lo sviluppo normale dello spagnolo, cio dittonga in UE: nostro diventa nuestro; edomino, parola ripetuta pi volte, dueno. Nel caso di dueno, questa parola non presenta la tilde sulla N,

    quindi saremmo portati a pronunciarla come scritta, in realt, visto che nella seconda riga della glossatroviamo duennocon due N, allora possiamo essere indotti a pensare che (dal momento che non ci sonosegni di punteggiatura, di accentuazione o altri segni diacritici com uso nella scrittura del medioevo),anche senza il tilde, quella N fosse gi pronunciata come (/gn/) palatale, anche se ancora non fossestata stabilita una grafia precisa. Stesso discorso vale per la doppia L, che in spagnolo si legge /j/. Salbatore : la B indica una pronuncia labiale-spirante, simile alla V. get : va pronunciato /iet/ e sarebbe est, prima persona singolare del verbo essere latino, che nellagrafia di questo manoscritto realizzato get, dove il suono J reso in una maniera impropria con la G.Sappiamo che getvale per estperch nello stesso testo troviamo lespressione suave estche viene glossatacon dulse get. ena : en la, preposizione articolata, con la femminile perch honor, termine neutro, come spessoavviene nelle lingue romanze ai termini neutri (es. onore, amore, dolore, che in spagnolo sono tuttifemminili), viene assimilato al genere femminile. qual dueno get ena honore : lett. signore nellonore, ovvero signore nei cieli. Onore nel MedioEvo assume il significato di regno, quindi regno dei cieli. enos : preposizione articolata da en los, nei. segamus : dal lat. sedeamus.

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    PLACITI CAMPANI(secolo X : 960-963)

    La parola placito sappiamo cosa vuole dire, labbiamo incontrata nei Giuramenti di Strasburgo ( nulplait nunquam prindrai , non far nessun accordo): questo termine, dal latino placitum, vuole direnon solo accordo, patto, perch anche un termine giuridico e indica sia il giudizio sia il testo in cui

    si esprime il giudizio, cio la scrittura relativa alla causa giuridica, ovvero la sentenza.I Placiti cassinesi, anche detti Placiti capuanio Placiti campani, sono degli strumenti giuridici, dei testi cheverbalizzano quello che successo in tribunale tra due parti in causa che si contendevano il possesso diterreni. Ce ne sono rimasti cinque: uno di Capua (marzo 960), due di Sessa Aurunca (marzo 963), edue di Teano (uno di luglio e uno di ottobre del 963). Capua, Sessa Aurunca e Teano sono tre localitche attualmente sono tutte in provincia di Caserta; e sono in quella zona della Campania verso il Lazio,pi o meno lungo il fiume Volturno, che in quel periodo erano sotto la giurisdizione del monasterobenedettino di Montecassino.Questa abbazia di Montecassino era un elemento molto importante, sotto il punto di vista storico-giuridico di quel momento, e anche per questo i placiti vengono chiamati cassinesi, perch sono deiplaciti che ci mettono al corrente di contrasti avvenuti tra laici e labbazia di Montecassino sullarivendicazione del possesso di alcuni terreni.

    In quel periodo labate di Montecassino, il superiore di questa abbazia, era un personaggio che sichiamava Aligerno, e che aveva preso in mano la situazione economica di questa abbazia moltoimportante anche dal punto di vista culturale, essendo stata un centro di raccolta e di diffusione di unaquantit enorme di testi latini e della cultura medievale.Anni prima, labbazia di Montecassino era stata saccheggiata e distrutta dai Saraceni e, negli annisuccessivi, nella situazione di annullamento della capacit di gestire i propri possedimenti anche imonaci erano dispersi , i signori del circondario, approfittando della situazione, si erano appropriati dialcuni di questi terreni che in origine erano dellabbazia.Labate Aligerno, negli anni a cui risalgono questi placiti, aveva intrapreso unazione di ripristino e diriacquisto delle propriet dellabbazia, entrando ovviamente in contrasto con coloro che, a vario titolo,erano in quel momento possessori dei terreni rivendicati dallabbazia.Essendo i placiti dei documenti ufficiali, possiamo essere certi della datazione di questi documenti, cherisalgono agli anni tra il 960 e i l 963.I giudici che amministravano la giustizia e che quindi dovevano decidere sulla propriet di queste terreerano i giudici del Principato di Benevento e Napoli, di una zona cio in cui era ancora molto fortelimpronta Longobarda. Questi giudici si trovano a dover mettere in pratica una legge che era stataemanata dal re longobardo Astolfo nel 754 che prendeva le mosse da delle situazioni, probabilmenteassai frequenti, di contrasto per la rivendicazione di propriet terriere e da parte di signori longobardi eda parte di amministrazioni religiose (monasteri, conventi, ecc.).I Longobardi scesero in Italia nel 568, regnarono per due secoli finch non furono sottomessi daiFranchi. Pipino, re dei Franchi e padre di Carlo Magno, venne chiamato dal papa, che era in contrastocon i Longobardi, e prima sottomise Astolfo, poi il suo successore Desiderio; infine Carlo Magno, nel763, sconfigge definitivamente Desiderio assumendo egli stesso il titolo diRex Longobardorum.I Longobardi erano un popolo germanico che scese in Italia senza aver conoscenza della lingua latina ndegli usi latini, ma che molto presto si rese conto che per avere un effettivo dominio sul territorio italiano

    doveva venire a patti con la Chiesa (ma mantenere i patti con la Chiesa non fu mai semplice, tant veroche alla fine il papa chiese aiuto ai Franchi per liberarsi delle aggressioni dei Longobardi) e cosamolto importante doveva avere la conoscenza del latino e anche dellamministrazione latina. Cos, leleggi di cui facero uso i Longobardi erano basate sul diritto romano in cui si innestavano per norme deldiritto longobardo. Una di queste leggi era quella promulgata da Astolfo che stabiliva in sostanza che unlongobardo possessore di una propriet terriera che gli veniva contestata da unamministrazionereligiosa, dimostrando di aver posseduto quella propriet terriera per trentanni poteva conservarla epoteva quindi considerarla di sua propriet. Nel corrispettivo, la legge stabiliva anche che qualora fossestata unamministrazione religiosa ad avere una terra rivendicata da un longobardo, dimostrando diaverla posseduta per trentanni, anchessa poteva considerare il terreno di sua propriet. Questa leggeemessa da Astolfo faceva, in pratica, uso di un elemento giuridico del diritto romano, che lusucapione.Per questa norma, se si in possesso (ma non proprietari) di un bene per pi di trentanni senza chenessuno lo reclami, si diventa anche proprietari di quel bene di cui si venuti in possesso, anche senzamai acquistarlo.Nel momento in cui labbazia di Montecassino va in giudizio per rivendicare il possesso di alcune terre,possesso che veniva rivendicato anche da dei signori discendenti dei longobardi, la preoccupazione

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    dellabbazia quella di produrre dei testimoni che possano affermare che le terre rivendicate anche daisignori longobardi erano state per trentan