FILIPPINIAMO!*BOLLETTINO*5 · STRESS*FILIPPINO…* Difficile ......

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Bollettino cinque, luglio 2016 Filippiniamo! 1 FILIPPINIAMO! BOLLETTINO 5 STRESS FILIPPINO… Difficile da credere. Eppure è così. Anche nelle Filippine si può essere stressati e avere l’impressione di rincorrere il tempo e di essere sempre di corsa per barcamenarsi tra i numerosi impegni. L’immagine icona del popolo filippino che fa la siesta con la testa sul tavolo persiste ed è veritiera, ma è altrettanto vero che anche qui lo stress esiste. Lo percepisco quando mi sento dire “mi spiace ma non posso, ho un altro impegno”, quando mi porto il lavoro a casa la sera, quando estendo le giornate lavorative fino al sabato, a volte la domenica. Lo percepisco quando inizio a dirmi: “è proprio ora di una vacanza”. Incredibile vero? E pensare che prima di partire alcuni mi hanno salutata dicendomi: “buone vacanze…”! È uno stress diverso, è uno stress che richiede una buona dose di autocontrollo e pazienza. Io sotto l’effetto dello stress corro, faccio, scrivo, parlo, agisco. I filippini no. Qui nonostante i numerosi impegni, scadenze, richieste e attività, continuano a prendersi il tempo per pensare, discutere, relazionare. Anche se i temi da discutere durante una riunione sono numerosi e il tempo è poco, qui non si rinuncia alla preghiera iniziale e al momento merenda. E … “Laura iniziamo all’una e mezza e non all’una perché cosi possiamo riposare un po’ dopo pranzo…” Beh…in fondo è un modo migliore per affrontare le cose, ma chiaramente rallenta il ritmo di lavoro, della performance, del profitto, del PIL e altro ancora. Ma qual è la migliore alternativa? Paese ricco e gente stressata? Paese povero e gente felice…? Mah…io di risposte non ne ho…e probabilmente il tutto va analizzato con una buona scala di grigi… In queste pagine trovate: Stress filippino... 1 Avanti così! 2 Networkando 4 La morte ti fa bella 5 La cultura del Bayanihan 6 E gli altri dove sono? 7 Notizie dal Nord 8 Filippicoliniamo 9 Brevissime e altro 11 Riflessioni globali a parte… guardando le cose con un po’ di distacco mi dico che sono felice di questo stress. È sinonimo di azione e di implementazione; significa che di cose da fare ce ne sono parecchie e che sono quindi al posto giusto; è lo specchio della motivazione delle mie colleghe a lavorare assieme; e se ogni tanto devo dire di no a una qualche cena tra amici, significa che ora di amici ne ho anche qui! Quindi son felice di essere occupata. Non fosse che in Svizzera lo stress mi provocava la forfora … qui mi provoca i “bussali” … orrendi brufoli giganti e dolorosi che mi deformano la faccia… Bussali a parte sto bene.

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Bollettino  cinque,  luglio  2016        Filippiniamo!  

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FILIPPINIAMO!   BOLLETTINO  5  

STRESS  FILIPPINO…  

Difficile   da   credere.   Eppure   è   così.   Anche  nelle  Filippine  si  può  essere  stressati  e  avere  l’impressione   di   rincorrere   il   tempo   e   di  essere  sempre  di  corsa  per  barcamenarsi  tra  i   numerosi   impegni.   L’immagine   icona   del  popolo   filippino  che   fa   la   siesta  con   la   testa  sul   tavolo   persiste   ed   è   veritiera,   ma   è  altrettanto   vero   che   anche   qui   lo   stress  esiste.    

Lo   percepisco   quando   mi   sento   dire   “mi  spiace  ma  non  posso,  ho  un  altro  impegno”,  quando   mi   porto   il   lavoro   a   casa   la   sera,  quando  estendo  le  giornate  lavorative  fino  al  sabato,   a   volte   la   domenica.   Lo   percepisco  quando   inizio  a  dirmi:  “è  proprio  ora  di  una  vacanza”.   Incredibile   vero?   E   pensare   che  prima   di   partire   alcuni   mi   hanno   salutata  dicendomi:  “buone  vacanze…”!  

È   uno   stress   diverso,   è   uno   stress   che  richiede   una   buona   dose   di   autocontrollo   e  pazienza.  Io  sotto  l’effetto  dello  stress  corro,  faccio,  scrivo,  parlo,  agisco.  I  filippini  no.  Qui  nonostante   i   numerosi   impegni,   scadenze,  richieste  e  attività,  continuano  a  prendersi  il  tempo   per   pensare,   discutere,   relazionare.  Anche   se   i   temi   da   discutere   durante   una  riunione   sono   numerosi   e   il   tempo   è   poco,  qui  non  si  rinuncia  alla  preghiera  iniziale  e  al  momento   merenda.   E   …   “Laura   iniziamo  all’una   e   mezza   e   non   all’una   perché   cosi  possiamo  riposare  un  po’  dopo  pranzo…”  

Beh…in   fondo   è   un   modo   migliore   per  affrontare   le   cose,  ma   chiaramente   rallenta  il   ritmo   di   lavoro,   della   performance,   del  profitto,  del  PIL  e  altro  ancora.    

Ma   qual   è   la   migliore   alternativa?   Paese  ricco   e   gente   stressata?   Paese   povero   e  gente   felice…?   Mah…io   di   risposte   non   ne  ho…e   probabilmente   il   tutto   va   analizzato  con  una  buona  scala  di  grigi…  

 

 

 

  In  queste  pagine  trovate:    

ü Stress  filippino...       1  ü Avanti  così!         2  ü Networkando       4  ü La  morte  ti  fa  bella         5  ü La  cultura  del  Bayanihan   6  ü E  gli  altri  dove  sono?     7  ü Notizie  dal  Nord     8  ü Filippicoliniamo     9  ü Brevissime  e  altro     11  

 

Riflessioni   globali   a   parte…   guardando   le  cose  con  un  po’  di  distacco  mi  dico  che  sono  felice  di  questo  stress.  È  sinonimo  di  azione  e  di   implementazione;  significa  che  di  cose  da  fare  ce  ne  sono  parecchie  e  che  sono  quindi  al   posto   giusto;   è   lo   specchio   della  motivazione   delle   mie   colleghe   a   lavorare  assieme;   e   se   ogni   tanto   devo   dire   di   no   a  una  qualche  cena  tra  amici,  significa  che  ora  di  amici  ne  ho  anche  qui!  

Quindi   son   felice   di   essere   occupata.   Non  fosse   che   in  Svizzera   lo   stress  mi  provocava  la   forfora   …   qui   mi   provoca   i   “bussali”   …  orrendi   brufoli   giganti   e   dolorosi   che   mi  deformano  la  faccia…  

Bussali  a  parte  sto  bene.  

   

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Bollettino  cinque,  luglio  2016        Filippiniamo!  

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AVANTI  COSÌ!!  

Ginnastica mattutina durante il nostro campo estivo

Per  me  è  ancora  strano  pensare  di  essere  a  luglio  e  sapere  che  i  bambini  vanno  a  scuola.  Dall’altra   parte   del   pianeta   ci   sono   altre  stagioni  e  altre  esigenze.  L’estate  Filippina  va  da   aprile   a   maggio   e   in   questo   periodo   fa  davvero   caldo.   Troppo   caldo   per   andare   a  scuola.   La   scuola   riapre   in   giugno,   quando  dovrebbe   ricominciare   il   periodo   delle  piogge.  

Durante   le   vacanze,   anche   a   Lin-­‐awa   il  numero   di   bambini   che   vengono   per   le  terapie  diminuisce  un  pochino.  Ne  abbiamo  quindi   approfittato   per   organizzare   un  campo   estivo   per   ragazzi   con   disturbi  dell’apprendimento   e   per   riflettere   e  pianificare  le  attività  per  il  prossimo  anno.  

Il   “summer   camp”   2016   è   stato   un   bel  successo!   14   ragazzi   hanno   partecipato   alle  attività   sull’arco   di   tre   giorni.   I   nostri  obiettivi  erano  quelli  di  incrementare  le  loro  competenze  sociali  e  la  loro  autonomia  nella  attività   di   vita   quotidiana.   Abbiamo   quindi  cucinato,   lavato,   fatto   la   doccia,   la   cacca,  dormito,   mangiato,   cantato,   ballato,  chiacchierato,   giocato,   riso   e   a   volte   anche  un   po’   pianto   assieme.   Insomma   ci   siamo  divertiti.  

Dopo   quest’attività   lo   staff   di   Lin-­‐awa  sentiva  il  bisogno  di  prendere  una  pausa,  ma  anche  di  discutere  sulle  prossime  attività  e  ti  trascorrere   un   po’   di   tempo   insieme   per  rafforzare  il  nostro  spirito  di  gruppo.    

Dopo   numerose   discussioni   e   negoziazioni  abbiamo  optato  per  un’uscita  di  tre  giorni  al  mare,   integrando   momenti   di   relax   e  condivisione   a   momenti   di   riflessione   e  pianificazione.  

“Sala riunioni” a Santa Ana (Cagayan)

E   il   mare   di   Santa   Ana   ci   ha   aiutato   a  ricominciare   l’anno   scolastico   con   nuova  motivazione  e  con  nuove  strategie.  

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Bollettino  cinque,  luglio  2016        Filippiniamo!  

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Ecco  quello  che  abbiamo  partorito:  

Attività  del  centro  

Oltre   ai   servizi   riabilitativi   (fisioterapia   ed  ergoterapia),   Lin-­‐awa   proponeva   un   cursus  di   scuole   per   bambini   bisognosi   di  educazione   speciale.   Questo   servizio  rappresentava  però  una  ridondanza  rispetto  a  quanto  già  esiste  sul  territorio  e  inoltre  Lin-­‐awa  non  è  riconosciuta  come  “scuola”  e  non  riceve  quindi   le  accreditazioni  di  dovere  per  poter  consegnare  delle   licenze  agli  studenti.  Questo   creava   confusione   e   a   volte   anche  qualche   conflitto   con   le   scuole   speciali   di  Tabuk.  L’obiettivo  del  centro  è  inoltre  quello  di   integrare   il   più   possibile   i   bambini   nella  comunità,   stimolandoli   a   partecipare   alle  offerte   che   già   esistono.   È   nata   quindi   una  riflessione  sul  ruolo  specifico  di  Lin-­‐awa  e  sui  bisogni   ancora   scoperti   sul   territorio.   Lin-­‐awa   è   un   centro   di   riabilitazione:   dovrebbe  fungere  da  polo  di  competenza  per  bambini  con  disabilità  e  offrire  servizi  specifici  in  base  ai   bisogni   di   ogni   individuo.   E   quello   che  manca  nel  Kalinga   sono  centri  di   intervento  precoce  (per  i  bambini  in  età  pre-­‐scolastica),  training   per   insegnare   ai   bambini   e   ragazzi  disabili   competenze   di   base   legate  all’autonomia   e   formazioni   e   supporto   per  integrare   i   giovani   nel   mondo   lavorativo.  Abbiamo   quindi   deciso   di   concentrarci   su  questi  aspetti.  Da  luglio  quindi  non  più  classi  di   scuola   speciale,   ma   gruppi   di   intervento  per   bisogni   specifici   (linguaggio,   disturbi  

comportamentali,   training   di  competenze,…).   Il   tutto   è   ancora   in  costruzione   e   necessita   un   continuo  monitoraggio   e   aggiustamento,   ma   le  riflessioni  che  stanno  alle  spalle  sono  la  cosa  più  importante.  Vedremo  nel  prossimo  anno  come   perfezionare   queste   nostre   nuove  proposte.    

Attività  nelle  comunità  

Diciamola   tutta.   Quello   che   abbiam   fatto  finora  non  era  davvero  Riabilitazione  su  Base  Comunitaria  (CBR).  Era  un  po’  un  picio  pacio.  Visite   a   domicilio,   qualche   training   ai  genitori,   niente   che   potesse   essere  veramente   duraturo.   Il   concetto   di   CBR   è  un’altra  cosa.  Coinvolge   tutta   la   comunità  e  richiede  un   sacco  di   tempo  e   collaborazioni  per   essere   implemetato.   Mica   si   fa   così   su  due   piedi.   Ma   a   dire   il   vero   non   eravamo  bene   in  chiaro  nemmeno  noi.  E   ce   lo   siamo  detto.  E  abbiamo  deciso  di  ripartire  da  zero.  Di   capire   da   dove   dobbiamo   iniziare,   di  formare   noi   stessi   prima   per   poter   poi  trasmettere   le   nostre   competenze   agli   altri.  E   così   abbiam   letto,   discusso,   chiesto  consiglio  e  cercato  di  capire  qual  è  la  strada  migliore   per   iniziare   un   lavoro   duraturo.   E  forse   ci   siamo.   Ora   le   basi   teoriche   le  abbiamo.   Il   prossimo   passo   è   passare   alla  pratica   e   trovare   persone   nelle   comunità  motivate   ad   imparare   a   loro   volta.   Vi   terrò  aggiornati  sugli  sviluppi.  

Staff di Lin-awa in gita al mare

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NETWORKANDO  

Non  solo  Tabuk.  Non  solo  Kalinga.  Non  solo  Filippine…  Il   mio   lavoro   di   supporto   a   Lin-­‐awa   apre  nuovi  orizzonti  e  nuove  collaborazioni.  I  servizi  di  Lin-­‐awa  sono  in  parte  finanziati  da  una   fondazione   con   sede   a   Manila   che  supporta   oltre   60   organizzazioni   partner  nelle   Filippine.   Norfil   Foundation   Inc.  (www.norfil.org)  sostiene,  in  partnership  con  l’europea   Fondazione   Liliane  (www.lilianefonds.org),   progetti   in   ambito  riabilitativo  per  offrire  maggiori  opportunità  a  bambini  con  disabilità.  Lin-­‐awa  sottomette  regolarmente   i   propri   rapporti   di   attività   a  questa   fondazione   che   monitora   il   lavoro  svolto.   Oltre   all’aiuto   finanziario,   Norfil  propone   momenti   di   formazioni   per   le  proprie  organizzazioni  partner,  con  la  finalità  di  migliorare   la   qualità   dei   servizi   erogati.   È  in  seno  a  uno  di  questi  training  che  ho  avuto  l’occasione   di   conoscere   una   ventina   di  persone   provenienti   da   ogni   parte   delle  Filippine,   attive   in   scuole,   centri   e  organizzazioni   connesse   con   il   mondo   della  disabilità.  Ed   è   stato   uno   scambio   davvero   ricco   e  interessante,   che   ha   permesso   di  condividere  esperienze,  difficoltà  e  soluzioni.  E   di   avere   una   ricca   lista   di   indirizzi   da  visitare  negli  anni  a  venire…  

Molte   di   queste   organizzazioni   sono   attive  nelle   isole   centrale   delle   Filippine   (regione  del   Visaya)   e   negli   agglomerati   attorno   a  Manila.   Qui   al   Nord   siamo   in   pochi…  L’organizzazione   partner   a   noi   più   vicina   è  attiva   in   due   provincie   confinanti   con   il  Kalinga   (Isabela   e   Cagayan).   Ed,   la   persona  responsabile   di   quest’organizzazione,   ha   già  collaborato  in  precedenza  con  noi  in  quanto  è   esperto   di   problematiche   uditive   e  apparecchi   acustici.   Le   offerte   riabilitative  nelle  due  regioni  limitrofi  alla  nostra  sono  un  pochino  migliori   che   nel   Kalinga,   ma   anche  qui   trovare  professionisti   specializzati   è  una  bella   sfida.   Molti   dei   bambini   che   Ed  monitora   hanno   bisogno   di   sedute   di  ergoterapia,   ma   a   quanto   parte   tutti   gli  ergoterapisti   formati   sono   partiti   all’estero,  in   cerca   di   migliori   salari.   Resto   io.  Occuparmi   di   tutti   i   bambini   è   impensabile,  per  cui  con  Ed  optiamo  per  una  strategia  di  formazione  di  genitori  e  maestri.  E  inizia  così  il   primo   momento   di   formazione   a  Tuguegarao  al  quale  partecipano  20  genitori  e   20   insegnanti.   Un   bel   successo   e   davvero  una   grande   soddisfazione.   Ed   sta   ora  cercando  di  pianificare  simili  attività   in  altre  scuole   alfine   di   formare   altre   persone   e  permettere   così   una   continuità   nel  trattamento   dei   bambini   in   situazione   di  disabilità.  Non   solo   Tabuk   quindi.   È   un  mondo   che   si  apre.

                 

               

 

 Alcuni scatti durante i due giorni di formazione a Tuguegarao

 

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Bollettino  cinque,  luglio  2016        Filippiniamo!  

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LA  MORTE  TI  FA  BELLA  

Domenica  scorsa  ho  avuto  l’onore  di  partecipare  alla   festa   di   “thanksgiving”   della   mia   famiglia  adottiva  filippina.  Abbiamo   festeggiato   Rufina,   la   moglie   del  fratello  maggiore  (Willy)  del  mio  padrone  di  casa  (Teddy),   fratello   inoltre   di   una   persona   chiave  per  me   qui   nel   Kalinga,   Corazon,   una   delle  mie  più  importanti  amiche  quaggiù  al  Sud.  

Cora e altri “relatives”  

Alla   festa   eravamo   in   tanti,   ma   proprio   tanti.  Oltre   a  Willy,   Teddy   e   Cora   c’erano   anche   altri  fratelli  e  sorelle:  Gloria,  Arthur,  Alice.  C’era  Lucia,  cognata   di   Cora,  moglie   di   un   fratello   deceduto  alcuni   anni   or   sono.   Non   c’erano   Gina   e   Ilario,  perché  abitano  da  anni   in   Italia  e  rientrano  solo  sporadicamente,   quando   le   finanze   lo  permettono.   C’erano   tutti   i   4   figli   di   Willy   e  Rufina   e   le   loro   famiglie!   Tre   di   loro   sono  rientrati  dal  Canada  rispettivamente  dalla  Nuova  Zelanda   per   l’occasione.   E   c’erano   tantissimi  (anche  se  non  tutti)  cugini,  nipoti,  pronipoti  della  Famiglia  Kub-­‐Au.  Questo  per   la  parte  di   famiglia  collegata  a  Willy.  Chiaramente   era   presente   anche   la   famiglia   di  Rufina,   ma   non   sono   riuscita   a   memorizzare   i  nomi  e  i  legami  famigliari…  E   poi   c’erano   i   vicini,   gli   amici,   gli   amici   degli  amici,   gli   amici   dei   parenti   e   i   vicini   degli   amici  dei   parenti.   E   c’ero   io.   Che   sono   l’amica   della  sorella  del  marito  della   festeggiata,   che  abita   al  terzo   piano   della   casa   del   fratello   minore   del  marito   della   festeggiata.   Rimango   ancora   e  sempre   la   “mericana”,   la   “puraw”   (bianca),  soprattutto   per   chi   mi   incontra   per   la   prima  volta.  Ma  ora  che  le  mie  conoscenze  linguistiche  in   ilochano  sono  un  pochino  migliorate,  ora  che  posso   anche   io   spiegare   i   miei   legami   con   la  famiglia  (sono  Laura,  abito  nella  casa  del  fratello  del  marito   di   Rufina….),   ora   che   ho   partecipato  ad  un  matrimonio  lo  scorso  dicembre  nel  remoto  villaggio   di   origine   della   famiglia,   ora   che   sono  capace   di   superare   la   mia   timidezza   e   il   mio  

imbarazzo  e  lanciarmi  in  conversazioni  ad  ampio  spettro…ora  anche  per  la  famiglia  sono  Laura.  Rufina  oggi  non  compie  gli  anni.  Non  si  festeggia  il   suo   compleanno.   Rufina   ha   un   cancro   al  pancreas   al   quarto   stadio.   Dopo   numerose  sessioni   di   chemioterapia   a   Manila,   i   medici  lasciano   poche   speranze.   Il   cancro   sta  avanzando,   ci   sono  delle  metastasi   e   il   corpo  di  Rufina  è  allo  stremo…Rufina  morirà  presto.  È  un  dato   di   fatto.   Lo   sa   lei,   lo   sa   la   sua   famiglia,   lo  sanno  gli  amici,  i  vicini,  gli  amici  dei  vicini,…  La   festa   di   domenica   è   in   occasione   della   sua  prossima  morte.  Detto  così,  filtrato  con  la  mente  della  mia  cultura  occidentale,  sembra  lugubre.  Eppure   nessuno   sembra   triste   o   affranto.  Nemmeno   Rufina.   Non   fosse   per   una   garza  appiccicata   al   dorso   della  mano,   non   si   direbbe  nemmeno  che  è  ammalata.  Sorride,  chiacchiera,  stringe  mani.  Durante  il  pomeriggio  è  scomparsa  per  un  paio  d’ore,  è  andata  a  riposare.  Ma  poi  è  tornata   ad   accogliere   i   suoi   ospiti   e   ad  approfittare   di   questi   attimi   di   condivisione   che  la  vita  ancora  le  offre.      Non  è  lugubre.  È  al  contrario  e  paradossalmente  una   celebrazione   della   vita,   della   famiglia,   della  volontà  di  stare  insieme.  È  il  regalo  più  bello  che  Rufina  potesse  ricevere.  Ed  è  un  regalo  per  tutta  la   sua   famiglia,   per   gli   amici,   per   i   vicini   degli  amici  e  per  me.  Torno  a  casa  tardi,  con   il  sorriso  e  tanti  pensieri  sparsi   per   la   testa.   Penso   alla  morte,   a   come   in  alcune   culture   è   vissuta   come   un   tabù.   Penso  allo   scorso   primo   novembre,   dove   anche   qui   si  festeggiava   il   “giorno   dei   morti”.   Non   con  processioni   e   silenzio,   ma   con   rumorosi   picnic  famigliari  seduti  sulle  tombe  dei  propri  cari.  La   mia   casa   è   a   50   metri   dalla   casa   di   Willy   e  Rufina,   ma   i   nipoti   adolescenti   non   mi  permettono   di   rientrare   da   sola.   “Per   la   tua  sicurezza”   mi   dicono…   così   con   tre   giovani  guardie   del   corpo   rientro   a   casa,   approfittando  per   scambiare   una   qualche   altra   chiacchiera.

Cimitero in un paese vicino a Tabuk

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Bollettino  cinque,  luglio  2016        Filippiniamo!  

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IL  CULTO  DEL  BAYANIHAN  

Il   termine   Bayanihan   è   il   frutto   della  combinazione   di   due   parole-­‐radice   in  tagalog:   Bayan   che   indica   nazione,   città   o  comunità   e   Bayani   che   esprime   l’idea   di  eroe.   Quindi   Bayanihan   essenzialmente  significa   eroismo   comunitario   o   comunità  unità   in   azione.   È   un   concetto-­‐chiave   nella  cultura  Filippina  e  rappresenta  l’azione  della  gente  di  radunarsi  in  gruppo  per  aiutarsi  l’un  l’altro,   per   risolvere   problemi,   per   trovare  soluzioni  che  coinvolgano  l’intera  comunità.      Questo   concetto   è   parte   integrante   della  cultura   locale  da   innumerevoli   secoli,  molto  prima  che  gli  spagnoli  arrivassero  sulle  isole.  L’origine  del   termine  può  essere  collegato  a  una   tradizione   comune   nel   paese.   Secondo  questa   tradizione,   quando   una   famiglia  doveva   trasferirsi   in   un’altra   area   del  villaggio,   tutti   i   membri   della   comunità  prestavano   servizio   volontario   nell’aiutare  nel  trasloco.  Questo  processo  significava  che  l’intera   comunità   trasportava   letteralmente  tutta   la   casa   da   un   posto   all’altro   del  villaggio   utilizzando   tronchi   di   bambù.   Lo  spirito   Bayanihan   è   stato   splendidamente  catturato   in   un   murales   di   un   noto   artista  nazionale   Filippino:   Carlos   “Botong”  Francisco.  Se   trasportare   l’abitazione   rimane  l’immagine   icona   di   questo   concetto,   il  Bayanihan   si  esprimeva  e  si  esprime  ancora  attualmente   in   altrettante   azioni   concrete,  non  svolte   individualmente,  ma  che  vedono  coinvolti   tutti   i   membri   della   comunità:  piantare  e   raccogliere   il   riso;  pescare  con   le  reti;   contribuire   finanziariamente   per  supportare  una   famiglia   afflitta  da  un   lutto.  La   tradizione   antica   prevedeva   inoltre  un’umile   festa,   organizzata   dalla   famiglia  supportata,  per  esprimere  gratitudine.    Oggigiorno   lo   spirito   Bayanihan   rimane  presente   in  diverse  azioni   concrete,  ma   si   è  anche   trasformato  e   integrato   in  dinamiche  attuali.   Il   Bayanihan   non   è   praticato   solo  nelle  Filippine,  ma  anche  nei  paesi  ospitanti  gli  oltre  10  milioni  di  filippini  che  lavorano  in  194  nazioni  del  mondo.  

Carlos “Botong” Francisco, Bayanihan  Nel  mondo  degli  affari   il  termine  è  usato  da  numerosi   gruppi   per   costruire   modelli   di  business  basati  sull’idea  di  lavoro  e  impegno  comune.   Esistono  micro   finanze   Bayanihan,  gruppi  di  marketing  Bayanihan,   cooperative  Bayanihan  e  altro  ancora.  Il  culto  del  Bayanihan,  raggiunge  oggi  l’apice  del   suo   splendore   in   momenti   di   estrema  sofferenza,   dovute   alle   calamità   che   ancora  oggi  colpiscono  il  paese.  Magnifici  esempi  di  solidarietà  comunitaria  sono  stati  connessi  a  terribili   eventi,   quali   l’eruzione   del   vulcano  Pinatubo  nel  1991  o  il  terremoto  che  colpì  la  città  di  Baguio  nel  1990  o  durante  i  numerosi  devastanti  tifoni  che  ogni  anno  colpiscono  le  coste  del  paese.  Lo  spirito  Bayanihan  muove  l’animo   di   ogni   filippino   a   sostenere   la  propria   gente   con   i  mezzi   che   ognuno   ha   a  disposizione,   siano   essi   grandi   capitali  guadagnati   all’estero,   mani   forti   per  spostare   terra   e   sassi,   mani   dolci   per  prendersi  cura  degli  orfani  rimasti.    Bayanihan-­‐are   è   bello   ed   è   presente   anche  da   noi   in   forme   diverse.   Continuiamo   a  mantenere   questa   bella   tradizione   che  accomuna  due  nazioni   così   distanti   come   la  Svizzera  e  le  Filippine.      Riferimenti   tratti   da:   Alex   Lacson,   12   Wonderful  things  about  the  Filipino  &  our  Motherland,  COR-­‐Asia  Inc.,  Quezon  City,  2012.  

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Bollettino  cinque,  luglio  2016        Filippiniamo!  

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E  GLI  ALTRI  DOVE  SONO?  Vi  parlo  sempre  dei  miei  nuovi  amici   filippini.  Ma  oltre  alla  mia   rete  sociale  e  alla  mia   famiglia  indigena,  ho  la  fortuna  di  avere  un’altra  famiglia  quaggiù.  La  squadra  Comundo,  composta  per  lo  più   da   famiglie   di   cooperanti   svizzere   e   germaniche,  ma   capitanata   e  monitorata   da   Junrey,   il  nostro   coordinatore   Filippino.   Siamo   rimasti   in   pochi,   ad   aprile   2016   due   famiglie   hanno  terminato   il   loro   contratto,   abbiamo   così   salutato   Bernd,   Barbara   con   i   loro   piccoli   Jacop   e  Christoph  e  Simon  e  Imelda  con  i  loro  ragazzi  Sean  e  Chiara.  In  questo  momento  siamo  rimasti  in  6  cooperanti,  suddivisi  in  4  aree  di  intervento.  Ma  forse  nel  prossimo  2018  arriveranno  rinforzi  e  qualcuno  proprio  a  Tabuk!  Aspettando  di  aggiornarvi  su  queste  novità,  vi  presento  chi  è  già  qui!    Per  maggiori  informazioni  sui  progetti  degli  altri  cooperanti  nelle  Filippine  potete  visitare  il  sito:  http://www.comundo.org/it/cosa_facciamo/all_estero/filippine/    

   

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

IO  

Jasmin   è   a   MANILA.   È   psicologa  specializzata   nell’ambito   infantile  (bambini  e  adolescenti)  e  sta  svolgendo  uno   stage   di   un   anno   presso   la  Fondazione  Onesimo  Bulilit,  sostenendo  l’equipe  nel  lavoro  quotidiano  e  tramite  uno   scambio   di   competenze  professionali.  

Jenni  e  Sascha  con  Yanik  e  Alma  sono  a  LAGAWE  Jenni   sostiene  un  servizio  di   supporto  a  bambini  e  famiglie  in  situazioni  precarie,  tramite   interventi   di   consulenza  psicologica   e   scolastica.   Forma  professionisti,   insegnanti   e   genitori.  Sascha   accompagna   la   popolazione  locale  nella   lotta   contro   la   corruzione  e  con  loro  esamina  la  gestione  delle  opere  pubbliche.  Spesso,  nelle  Filippine  strade  e   ponti   non   vengono   portati   a   termine  perché  i  soldi  "scompaiono"  nelle  tasche  dei  politici  locali.  

Nicola   e   Christian   con   Tabea,   Salomé   e  Deborah  sono  a  BONTOC  

La   famiglia   è   il   nucleo   della   società  filippina.   Tuttavia,   i   cambiamenti  economici   e   sociali   degli   ultimi   anni  hanno   indebolito   i   tradizionali   valori  familiari.   Nicola   e   Christian   gestiscono  un   programma   di   formazione   per  giovani   e   adulti   concentrandosi   sulla  prevenzione   della   violenza   domestica   e  sull'abuso  di  minori.  

Junrey  è  basato  a  MANILA,  ma  si  sposta  parecchio   per   visistare   i   progetti   sparsi  nell’isola   del   Luzon   e   per   trovare   nuovi  contatti   per   nuove   possibili  collaborazioni.  

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Bollettino  cinque,  luglio  2016        Filippiniamo!  

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NOTIZIE  DAL  NORD  

Al compleanno della Frenci c’ero anch’io!!  

Sarebbe   una   bugia   dirvi   che   non   ho  malinconia  di  casa.  Qui  sto  bene,  sono  felice  e   continuo   ad   aver   voglia   di   starci.   Ma  chiaramente  la  mia  famiglia  di  origine,  i  miei  amici   più   preziosi,   la   mia   identità   culturale  continuano   ad   essere   svizzeri.   Per   questo  motivo   continuo   ad   aver   bisogno   di  mantenere  i  contatti  con  voi  e  devo  dire  che  mi   state   davvero   dando   un   bel   colpo   di  mano  in  questo  senso.    A   volte   è   difficile   e   frustrante…la  connessione   internet   è   davvero   pessima  quaggiù:   aggiornare   il   blog   mi   prende  settimane,   inviare   e-­‐mail   a   volte   ore.  Chiamare   la  mamma  è   sempre   una   sfida.   A  volte  ci   rincorriamo  per  giorni  con  messaggi  WhatsApp   prima   di   riuscire   a   trovare   un  momento   che   corrisponda   agli   impegni   e   ai  fuso   orari   di   entrambe   e   siamo   diventate  esperte   e   coordinate   nel   parlare   a   turno   in  quanto   la   comunicazione   spesso   arriva   con  lunghi   secondi  di   ritardo.  Ma  quando  poi   le  cose   funzionano   è   una   gran   gioia   e   le   volte  che   si   riesce   a   fare   una   chiacchierata   in  diretta   è   davvero   un   regalo   apprezzato   da  entrambe.  Il   13   giugno   era   una   data   davvero  importante  quest’anno.  La  mia  sorella  Frenci  ha  finalmente  raggiunto  la  matura  età  dei  40  anni!   Chiaramente   non   si   poteva  oltrepassare   questo   traguardo   senza  festeggiare  ed  era  per  me  difficile  pensare  di  non  poter  partecipare   all’evento…ma   siamo  

riusciti  a  sormontare  anche  questa  barriera.  Grazie   a   un   grande   schermo   e   alla  connessione   benevola   alle   mie   4   di  mattina….ho   potuto   brindare   con   la  festeggiata   e   i   suoi   invitati.   Un   momento  davvero  emozionante.  Mi   piace   continuare   a   ricevere   le   vostre   e-­‐mail.  Mi  fa  capire  che  quello  che  vi  scrivo  vi  interessa   e   che   prendete   il   tempo   per  leggermi.   È   bello,   motivante   e   stimola   a  continuare  a   farlo.  Adoro  quando  Chiara  mi  scrive   che   non   ha   mai   seguito   le   notizie   di  politica   estera   con   così   grande   interesse   o  quando  Monica  dopo  aver  visto  un  video  su  un   acquazzone   filippino   mi   dice   che   non   si  lamenterà   più   per   le   domeniche   piovose   in  Ticino…    Il   progetto   “Filippiniamo   a   scuola”   è  attualmente   in   pausa   estiva.   I   bambini   e   le  maestre   meritano   un   po’   di   vacanze…Ma  sono  super  entusiasta  di  dirvi  che  lo  scambio  continuerà   ancora   anche   l’anno   prossimo,  con   i   bambini   di   Olivone   (capitanati   dalle  maestre  Monica  e  Francesca)  e  con  i  ragazzi  di  prima  media!  Ebbene  sì,  la  classe  di  quinta  di   Acquarossa   (guidata   nell’anno   2015-­‐16  dalla   maestra   Stefania)   farà   il   grande   salto  alle   Medie   e,   dopo   aver   discusso   con   la  direzione,   abbiamo   stabilito   che   la  collaborazione  continuerà  anche  nella  scuola  dei  più  grandi!  Un  grazie  di   cuore  a   tutti   gli  attori  coinvolti  in  questa  bella  esperienza!  

 

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Bollettino  cinque,  luglio  2016        Filippiniamo!  

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FILIPPICOLINIAMO  

               

     

             

   

 Ma   perché   vi   parlo   dei   sensi   nelle   Filippine?   Perché   anche   i   bambini   delle   Filippine,   proprio   come   voi  hanno  7  sensi!  Come   in  Svizzera,  anche  nelle  Filippine  ci  sono  bambini  che  hanno  dei  problemi  a  capire  cosa  i  loro  sensi  trasmettono  al  cervello.    È  un  discorso  difficile  e   complicato.  Ma  provate  ad   immaginare   che   le  nostre  orecchie,   i   nostri   occhi,   il  nostro  naso,  la  nostra  lingua,  il  nostro  vestibolo  e  i  recettori  nelle  nostre  articolazioni,  e  nella  pelle  sono  collegati   al   cervello  attraverso  dei   cavi  elettrici.   I   cavi  elettrici  di   alcuni  bambini  a  volte  non   funzionano  bene,   sono   un   po’   difettosi   e   trasmettono   al   loro   cervello   informazioni   scorrette   oppure   troppo   forti  oppure  troppo  deboli.    

Facciamo  alcuni  esempi:  

 

Il  cavo  eleurico  che  va  dalle  orecchie  al  cervello  di  Robert  è  un  po’  difeuoso,  è  troppo  largo  e  lascia  arrivare  al  cervello  di  Robert  troppe  informazioni  udivve.  Per  questo  Robert  percepisce  i  rumori  in  modo  diverso  dagli  altri  bambini  e  a  volte  ha  reazioni  un  po’  strane.  Si  spaventa  quando  la  mamma  usa  l’asciugacapelli  e  piange  sempre  quando  suonano  le   campane.   Robert   sente   i   rumori   in  modo   più   forte   e   intenso   di   noi   e   questo   a   volte   lo   disturba   e   gli   fa   avere  comportamenv  diversi,  a  volte  difficili  da  capire.  

Giovanni   sembra   proprio   un   bambino   imbranato.   Ha   8   anni   eppure   non   è   ancora   capace   di   allacciare   il   bouone   dei  pantaloni  e  la  sua  maestra  lo  rimprovera  sempre  perché  scrive  male  e  non  vene  bene  la  mavta  in  mano.  Il  cavo  eleurico  che  va  dai  receuori  della  pelle  della  mani  di  Giovanni  al  suo  cervello  è  anche  un  po’  difeuoso,  ma  a  differenza  di  quello  di  Robert,  il  suo  è  troppo  streuo  e  le  informazioni  che  arrivano  al  suo  cervello  sono  poche.  Le  mani  di  Giovanni  non  riescono  a  senvre  dov’è   il  bouone  dei  pantaloni  e  a  mirare   l’asola  per  chiuderlo.  Non  percepisce  bene  nemmeno   la  mavta  quando  scrive,  per  questo  la  stringe  forte  forte  e  quando  scrive  il  suo  trauo  è  tuuo  angoloso,   le   leuere  spigolose  e  a  volte  fa  dei  buchi  nel  foglio.  Non  fa  apposta,  non  è  un   lazzarone  o  un  bambino  indisciplinato.  Ha  bisogno  di  essere  aiutato  per  poter  allenarsi  e  migliorare!  

Reece  è  proprio  un  vpino  parvcolare.   Si  muove   sempre,   non   riesce   a   star   fermo:   saltella   tuuo   il   tempo  e   si   può  essere  cerv  che  se  c’è  un  albero  nei  dintorni,  Reece   in  men  che  non  si  dica  è  appollaiato  sul  ramo  più  alto!   I  cavi  eleurici  di  Reece  non  sono  difeuosi,  è  il  suo  cervello  che  gli  gioca  strani  scherzi.  Infaz  il  cervello  di  Reece  è  affamato  di  sensazioni  vesvbolari  e  propriocezve:  è  come  se  chiedesse  costantemente  ai  suoi  receuori  delle  arvcolazioni  e  al  suo   vesvbolo   di  mandargli   sensazioni.  Non  può   farci   niente…è  qualcosa   di   incontrollabile!   Per   questo   ha   sempre  bisogno  di  correre,  di  arrampicarsi,  di  avere  la  testa  souosopra!  

Voi  quanti  sensi  avete?  Solo  cinque….?  Davvero….?  Io  ne  ho  sette!  E  a  dirvela  giusta,  ne  avete  sette  anche  voi!  Facciamo  un  po’  di  ordine…  

I  sensi  sono  delle  sensazioni  che  informano  il  nostro  cervello  su  quello  che  succede  fuori  e  dentro  al  nostro  corpo.  Gli  occhi  ci  permettono  di  vedere  quello  che  ci  circonda  (vista),  le  orecchie  di  ascoltare  i  rumori  (udito),  la  lingua  di  percepire  se  un  cibo  ci  piace  o  meno  (gusto),  il  naso  di  annusare  gli  odori  (olfatto),  la  pelle  di  toccare  e  sentire  di  

cosa  sono  fatti  gli  oggetti  (tatto).  Oltre  a  questi  cinque  sensi,  ne  esistono  altri  due  molto  importanti  per  poterci  muovere  nello  spazio.  Hanno  dei  

nomi  un  po’  difficili,ma  sono  sicura  che  riuscirete  a  memorizzarli.  Si  chiamano  sistema  propriocettivo  e  vestibolare.  

Ecco  perché  sono  importanti:  • Il  senso  della  propriocezione  ci  permette  di  muovere  il  nostro  corpo  nello  spazio.  È  grazie  a  questo  senso  

se  possiamo  muoverci  anche  quando  non  c’è  la  luce  e  se  possiamo  fare  la  gala  del  grembiule  sulla  schiena.  Gli  organi  della  propriocezione  sono  dei  recettori  posizionati  in  tutte  le  articolazioni  del  nostro  corpo  e  

informano  costantemente  il  nostro  cervello  su  dove  sono  le  parti  del  nostro  corpo.  • Il  senso  vestibolare  ci  aiuta  ad  avere  un  buon  equilibrio,  a  sapere  se  siamo  a  testa  in  giù  e  a  percepire  se  ci  

stiamo  muovendo  o  se  siamo  fermi.  L’organo  vestibolare  è  situato  vicino  alle  orecchie,  ma  dentro  nella  testa,  per  questo  non  lo  possiamo  vedere.  

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 Ora  che  sapete  quali   sono   i  nostri  7  sensi  e  che  avete  capito  che  alcuni  bambini   funzionano   in  modo  un  po’  diverso  dagli  altri,  potete  provare  a   fare  alcune  attività  e  giochi  per  allenare   i   tre  sensi  più  importanti  per  crescere  belli,  sani  e  forti:  il  tatto,  la  propriocezione  e  il  vestibolare!  

   

   

                     

                       

 

 

   

Per  i  più  grandi…  

I  concetti  sopra  spiegati  fanno  parte  di  una  metodologia  riabilitativa  chiamata  Integrazione  Sensoriale.  I  disturbi  dell’informazione  sensoriale  sono  meglio  conosciuti  alle  nostre  

latitudini  e  i  bambini  che  hanno  delle  difficoltà  in  questo  settore  possono  essere  aiutati  da  professionisti  specializzati  chiamati  ergoterapisti.  Se  conoscete  bambini  con  disturbi  di  

questo  tipo  e  avete  l’impressione  che  queste  difficoltà  influenzano  in  modo  negativo  il  loro  sviluppo,  la  loro  integrazione  e  la  loro  autostima,  consigliate  ai  loro  genitori  di  parlarne  con  il  

loro  pediatra  per  discutere  se  sia  pertinente  eseguire  una  valutazione  ergoterapica.  

Per  maggiori  informazioni  sul  metodo  dell’Integrazione  Sensoriale  (in  inglese):  

http://www.spdfoundation.net    

Per  maggiori  informazioni  sull’ergoterapia  in  Ticino  e  in  Svizzera:  

http://www.ergotherapie.ch  

http://www.ergoterapia.ch    

 

Nascondi   in   un

  sacchetto   di  

stoffa   5   oggett

i   di   uso  

quotidiano   (per

  esempio   uno   spazzo

lino   da  denti,   u

n  

temperino,  un  elastic

o  per  i  capelli,  u

na  molletta  da  bucato

 

e   una  moneta)   e

  chiedi   a   un   tuo  

compagno   di   indovin

are  

quali   oggetti   ha

i   nascosto   solo  

usano   le   mani   ma   non   g

li  

occhi!  

Prova   a   scrivere   il   tuo   nome   ad   occhi   chiusi.  

Prova   sia   in   stampatello   che   in   corsivo!   Fai   a  

gara   con   i   tuoi   amici   per   vedere   chi   riesce   a  

scriverlo  meglio,  rispettando  la  linea!  

Gioca   alla   pasta   della   pizza!   Sdraiati   per   terra   e   chiedi   alla   mamma   o   al   papà   di  spiaccicarti  al  suolo  come  se   fossi  una  pizza.  Potete  farlo  utilizzando  una  palla  o  un  materasso.  Come  ti  senti  dopo?  Sei  più  rilassato  o  più  agitato?  

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Bollettino  cinque,  luglio  2016        Filippiniamo!  

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BREVISSIME    

     RINGRAZIAMENTI  SPECIALI    Come   sempre   ringrazio   tutti   voi   per   le   chiamate,   le   e-­‐mail,   i   WhatsApp,   il   tempo   dedicato   a  leggermi  e  a  pensarmi.  Ma  ho  dei  ringraziamenti  speciali  da  fare.  In  primis  alla  mia  mamma  per  occuparsi   di   tutte   le   questioni   burocratiche   legate   al   mio   gruppo   di   sostegno   (invio  ringraziamenti,  ricerca  indirizzi  persi,  ecc  ecc  ecc).  Un  grazie  speciale  al  Dottor  Beppe  per  le  sue  consulenze  mediche   internazionali,   è   un   supporto   prezioso.  Grazie   alle  mie   sorelle   per   avermi  permesso   di   partecipare   alla   festa   della   Frenci!   Grazie   alle   mie   zebette   per   continuare   a  supportarmi   nelle   mie   avventure   personali   e   professionali   e   per   aggiornarmi   sugli   importanti  gossip  di  casa.  Grazie  a  Chiara  per   il  suo  tempo  investito  nell’aiutarmi  a  migliorare  il  sistema  di  contabilità   di   Lin-­‐awa.   Grazie   a  Barbara,   Elodie   e  Ramone   per  mettere   a   disposizione   le   loro  competenze  linguistiche  francofone  per  la  correzione  della  traduzione  del  bollettino  in  francese.    

 INFO  PRATICHE  

 Per  continuare  ad  informarvi  sulle  mie  attività  e  le  mie  avventure  cerco  di  mantenere  attuale  la  lista  delle  persone  interessate.  Fatemi  per  favore  sapere  se  cambiate  indirizzo  di  casa  o  indirizzo  e-­‐mail.  Informatemi  anche  se  siete  stufi  di  ricevere  le  mie  news  o  se  al  contrario  conoscete  altre  persone  interessate  a  riceverle.        

Duterte?  Beh  si…  ha  iniziato  il  suo  mandato.  Lo  scorso  30  giugno  è  stato  incoronato  “Presidente  del  paese”.  Per  ora  niente  modifiche  di  grande  rilievo.  L’unica  cosa  stramba  è  che  non  ha  fauo  la  cerimonia  d’inizio  mandato  con  la  nuova  vice-­‐presidente,  cosa  che  di  solito  fanno  tuz  i  presidenv…mah…vedremo  nei  prossimi  mesi  come  

procede  la  situazione….  

A  giugno  avrebbe  dovuto  iniziare  la  stagione  delle  piogge…dico  avrebbe  perché  finora  di  pioggia  se  n’è  vista  ben  poca…con  le  

consuete  conseguenze  macro  e  micro  situazionali.  Per  me  significa  docce  fuori  casa,  bucato  nel  corvle,  grandi  esercizi  di  trasporto  

secchielli  fino  al  terzo  piano.  Ma  se  penso  alle  conseguenze  globali,  le  mie  lamentele  in  fondo  son  ben  poca  cosa…  

Convnuano  le  mie  esperienze  e  ricerche  culinarie.  Dopo  la  macedonia  di  pasta,  gli  spaghez  al  pomodoro  dolci,  le  varie  erbe  

commesvbili,  la  carne  di  cane,  la  pelle  di  mucca,  le  chips  di  carabao,  ho  avuto  l’onore  di  gustare  la  famose  adidas  (zampe  di  gallina).  Beh,  diciamo  che  ora  posso  dire  di  averle  provate…  

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Bollettino  cinque,  luglio  2016        Filippiniamo!  

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 VI  RICORDO  CHE  POTETE  SEGUIRE  GLI  SVILUPPI  DEL  PROGETTO  SUL  SITO  

www.linawatabuk.wordpress.com    

OPPURE  NELLA  PAGINA  FACEBOOK  www.facebook.com/pages/Filippiniamo/272160522907614    

ED  ECCO  DOVE  POTETE  CONTATTARMI  

Indirizzo:    Laura  Rodesino  

c/o  Lin-­‐awa  Center  Purok  6,  Bulanao  

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