Filiera Grano Duro News - n. 5 - feb 08

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Sommario Nuovo contratto quadro di pag. 1 filiera per 100 mila tonnellate 26 novembre 2007: pag. 2 in conferenza stampa Andamento meteo pag. 3 novembre‘07-gennaio ‘08 Previsioni di resa e di qualità pag. 4 in preraccolto Disciplinare di coltivazione: pag. 6 indicazioni per le operazioni colturali “Stiamo cercando di nutrire pag. 8 persone, animali e automobili” Roberta Chiarini - servizio Valorizzazione delle produzioni - regione emilia-romagna

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Proprietà e redazione: Società Produttori Sementi Via Macero, 1 - 40050 Argelato (BO) - [email protected]

Direttore responsabile: Dott. Marco Bon

Stampa: Bime Tipo-Litografia s.n.c. Via Sebastiano Zavaglia 20/24 - 40062 Molinella (BO)

Reg. Tribunale di Bologna n. 7711 del 15/11/2006

Periodico realizzato con il contributo della Regione Emilia-Romagna ai sensi della L. R. 28/1998.

Periodico di informazione tecnico - economican. 5 - feBBraio 2008

Filiera Grano duronews

Grano duronewsFiliera

Periodico di informazione tecnico-economica a sostegno delProgetto Pilota “grano duro di alta qualità” in emilia romagna

SOciETàProdUttori Sementi S.p.a. BOLOGNA

Nuovo contratto quadro di pag. 1 filiera per 100 mila tonnellate

26 novembre 2007: pag. 2 in conferenza stampa

Andamento meteo pag. 3 novembre‘07-gennaio ‘08

Previsioni di resa e di qualità pag. 4 in preraccolto

Disciplinare di coltivazione: pag. 6 indicazioni per le operazioni colturali

“Stiamo cercando di nutrire pag. 8 persone, animali e automobili”

Sommario

Dopo una prima annata con risultati di tut-to rispetto, nonostante le condizioni clima-tiche sfavorevoli e le impennate dei prezzi, il Progetto Pilota sottoscritto nel 2006-2007 in Emilia-Romagna si consolida e scaturi-sce nella sottoscrizione tra Barilla e mondo agricolo di un nuovo accordo quadro per lo sviluppo della coltivazione di grano duro di qualità in Emilia-Romagna. L’accordo, vali-do per la campagna cerealicola 2007-2008, triplica infatti i quantitativi passando da 30 mila a 100 mila tonnellate di grano duro prodotto in Emilia-Romagna che verranno conferite all’azienda di Parma leader nel mondo nella produzione di pasta.L’accordo è stato promosso dalla Regione Emilia-Romagna e coinvolge oltre alla Ba-rilla come industria molitoria, la Società Produttori Sementi di Bologna in rappresen-tanza dell’industria sementiera, le Organiz-zazioni dei produttori (O.P. Grandi colture, Cereali Romagna, Esperia, Progeo), il Con-sorzio agrario di Parma e quello di Piacen-za, la società Cooperativa Capa Ferrara, in rappresentanza del mondo agricolo (produ-zione e stoccaggio dei cereali). Il contratto riguarda dunque l’intera filiera di produzio-ne del grano duro e rappresenta un impor-tante novità nel panorama agricolo italiano e un modello innovativo di integrazione tra agricoltura, industria e istituzioni.Le ricadute positive dell’intesa sono molte-plici, sia per la Barilla che potrà disporre di grani di qualità prodotti in Emilia-Romagna e ridurre così la sua dipendenza dall’este-ro, alimentando il nuovo mulino appena costruito a Parma in grado di assorbire 300 mila tonnellate di grano duro all’anno, sia per le aziende agricole per le quali l’accordo è un’importante indicazione per la program-mazione delle coltivazioni, nella direzione di quanto richiesto dal mercato. L’accordo punta anche ad un obiettivo più generale:

incentivare la produzione di grano duro di qualità in Emilia-Romagna facendo della regione un polo di eccellenza di questa pro-duzione, in netta ripresa dopo le burrasche passate. L’accordo inoltre, regolarizzando l’approvvigionamento, potrà contribuire a stabilizzare i prezzi del grano duro, che nell’annata che si sta concludendo, hanno avuto brusche impennate, con conseguenze anche sulla disponibilità del prodotto e sul-la regolarità delle forniture.

I contenuti del contrattoIl contratto quadro si articola in singoli con-tratti di fornitura tra Barilla, come industria molitoria, e le Organizzazioni firmatarie, nei quali vengono ripartite le 100 mila tonnel-late per l’annata 2007-2008. A loro volta le Organizzazioni agricole firmatarie, in quali-tà di produttori e stoccatori del grano duro, stipulano con i singoli agricoltori soci gli accordi di coltivazione, nei quali sono de-finite la superficie, la varietà, le condizioni tecniche (disciplinare) e i gli incentivi eco-nomici; la Società Produttori Sementi di Bologna, selezionatrice e costitutrice delle varietà identificate dal disciplinare (Nor-manno, Levante, Saragolla e Svevo, parti-colarmente adatte all’utilizzo dell’industria pastaria), fornisce il seme necessario alle coltivazioni sotto contratto. Il prezzo di base è legato al listino della Bor-sa Merci di Bologna, ma sono previsti premi concordati legati ad una griglia qualitativa che tiene conto del contenuto proteico e di altri fattori, dei servizi prestati e dell’adesio-ne al progetto; la consegna è programmata e ripartita nell’arco della campagna; le tec-niche di coltivazione e conservazione del grano duro sono regolate da un apposito disciplinare, in linea con il Disciplinare di produzione integrata realizzato dalle Regio-ne Emilia-Romagna.

Grano duro alta qualità “made in emilia-romagna”: nuovo contratto quadro di filiera per 100 mila tonnellateRoberta Chiarini - servizio Valorizzazione delle produzioni - regione emilia-romagna

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Filiera Grano duronews N. 5 - Febbraio 2008

in conferenza StamPa

«Questa esperienza con Barilla, partita lo scorso anno con un accordo speri-mentale, ha dato ottimi risultati tanto che quest’anno triplica i quantitativi e diventa un modello di riferimento re-gionale e nazionale che la Regione ri-proporrà ad altri settori produttivi, a partire da quello del grano tenero.L’accordo di filiera per la produzione di grano duro per l’industria alimentare – e in particolare per la Barilla, primaria industria alimentare a livello mondiale – ha la forza di dare certezze a tutti i soggetti con interessi in questo campo, facendo dell’Emilia-Romagna una delle terre d’eccellenza per la produzione di grano duro.Prima di tutto viene garantita a Baril-la una quantità di prodotto adeguata ai suoi programmi di produzione ed un prodotto con alte qualità proteiche, che esaltano il valore della pasta italiana. Agli agricoltori si assicura uno sbocco di mercato per i loro prodotti al prezzo corrente, integrato da eventuali premi economici per l’elevata qualità. Alla fi-liera, ovvero ai soggetti che forniscono servizi al mondo agricolo e all’industria alimentare come i consorzi agrari e le strutture per lo stoccaggio del prodot-to, si assegna una funzione di servizio moderna e efficiente che riduce al mi-nimo i costi del sistema, a tutto vantag-gio degli agricoltori e dei consumatori. In questo quadro l’Emilia-Romagna si identifica come una delle regioni in cui si può fare qualità per l’alto livello or-ganizzativo del mondo agricolo e per la propensione ad investire su di essa. E’ questa l’identità dell’Emilia-Roma-gna: con prezzi bassi e scarsa qualità non potremmo competere nel mondo perché lo fanno già altri meglio di noi. Possiamo invece competere sul piano dell’alta qualità e dei prezzi remunerati-vi per le nostre strutture produttive».

Un accordo che dà certezze a industria, agricoltori e filiera

Tiberio Rabboni assessore all’agricoltura regione emilia-romagna

«Il progetto Grano duro di alta qualità, che abbiamo iniziato durante la campa-gna scorsa, si rafforza per quella 2007-2008 nella quale triplicheremo i quanti-tativi che acquisteremo dai produttori emiliano-romagnoli, portandoli da 30 mila a 100 mila tonnellate. Un’iniziativa programmata di questo tipo potrà con-correre alla stabilizzazione dei prezzi della commodity, dopo i noti fenomeni speculativi sui mercati internazionali che si sono verificati nel 2007. La consa-pevolezza che stiamo vivendo un cam-biamento epocale del mercato dei cerea-li è ormai di dominio pubblico. Il prezzo del grano duro è più che raddoppiato nel giro di sei mesi (+145%) raggiungendo il livello dei drivers internazionali.Al tema molto caro a Barilla della quali-tà, al quale la nostra società ha dedica-to più di 20 anni di energie e di investi-menti, si è prepotentemente affiancato quello della disponibilità stessa del gra-no e della fluidità del mercato. Più volte è stato ribadito che il grano duro non è una “commodity” ma nonostante ciò il suo mercato è pesantemente influen-zato dall’andamento dei corsi mondiali dei “grains”. Il grano duro è una materia prima che bisogna preservare e “colti-vare” in tutti i sensi; non è sufficiente che il grano sia presente nei sili, occor-re soprattutto che venga commercializ-zato con continuità per alimentare gli impianti industriali e consentire una produzione efficiente della pasta.In questo contesto il progetto Grano duro alta qualità oltre ad essere stra-tegico in funzione dell’approvvigiona-mento del più grande mulino a grano duro al mondo (900 t di grano/24h) ora in costruzione, rappresenta una iniziati-va volta a controbilanciare la dipenden-za quantitativa dei grani di importazio-ne. Il nostro obiettivo è ridurre questa quota al minimo».

Nicola Ghelfigeneral manager dei Prodotti Barilla Primo Piatto

«Essere coinvolti in questo Progetto, ma soprattutto esserne stati i promo-tori, essendo riusciti a riunire allo stes-so tavolo, il 14 luglio 2006, la Regione Emilia Romagna e la Società Barilla, ci rende ancora più orgogliosi. Per di più all’interno del Progetto si concre-tizza il nostro ruolo, la nostra mission, di vedere l’innovazione ottenuta dalla nostra attività di Ricerca trasferita alla filiera; di contribuire perciò attraverso le nostre varietà, sempre più innovati-ve e performanti sia dal punto di vista produttivo che qualitativo, allo svilup-po del sistema agroalimentare.L’impegno che una piccola società come la Produttori Sementi Bologna può prendere, grazie anche al soste-gno della Fondazione Cassa di Ri-sparmio in Bologna di cui è impresa strumentale, è di continuare a lavora-re in modo collaborativo con i diversi partner dell’accordo per concretizzare progetti di filiera e per incrementare la ricerca affinché continui a produrre l’innovazione che garantisce prodotti di eccellenza sulle nostre tavole».

Dalla Ricerca alla tavola: il succeso di un progetto concreto

Mauro CheccoliPresidente società Produttori sementi Bologna

26 novembre 2007: parte il secondo anno del ProgettoQuesta iniziativa può rafforzare l’intera filiera italiana

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«Qualche anno fa (negli anni bui dei ce-reali) la filiera cerealicola non riusciva più a guardare con fiducia alla produ-zione italiana, sembrava che il mondo potesse proporre di tutto in gran quan-tità ed a prezzi bassi. Lo stesso grano duro che un tempo aveva raggiunto su-perfici importanti nella nostra Regione (Emilia-Romagna), si era avviato ad un declino produttivo ed i prezzi del pro-dotto italiano erano incredibilmente più bassi di quello d’importazione. Di-ventò evidente ai più che con il disac-coppiamento della PAC, tornava spazio per un buon prodotto italiano, il merito della filiera è quello di avere contribuito a costruire le condizioni tra domanda ed offerta e più in generale aver colto la disponibilità del mondo agricolo a ga-rantire forniture di qualità all’industria nazionale e che tutti insieme potevamo tornare a crescere.L’accordo tra Barilla, Produttori Se-menti e mondo produttivo organizzato dalle O.P. (organizzazione dei produt-tori) ha aperto la strada; gli ettari di grano duro in Emilia-Romagna sono di nuovo aumentati e nel 2007/2008 torne-ranno a livelli record. Questo in seguito alle grandi performance dei cereali che però non toglie meriti agli agricoltori perché comunque “fare” grano duro rispetto ad altre coltivazioni non era scontato, sostituire la barbabietola nel-le nostre realtà poteva essere molto più traumatico.Le aziende che stoccano e commercia-lizzano il prodotto hanno fatto investi-menti che consentono di conservare il prodotto nel migliore dei modi, altri bisognerà farne, ma la Regione Emilia-Romagna oltre a patrocinare gli accordi di filiera, siamo certi che non farà man-care il proprio sostegno economico.Il grano duro Emiliano-Romagnolo cre-scerà ancora come qualità e quantità».

L’accordo è un’importante indicazione per la programmazione delle coltivazioni

Marco PancaldiPresidente o.P. esperia

aGrometeoroloGia

andamento meteoSituazione nel periodo novembre 2007 - gennaio 2008William Pratizzoli – area agrometeorologica e territorio, arPa emilia-romagna

Temperature medieLe temperature del pe-riodo sono risultate nella norma; dal confronto con il clima 1991-2005 non si evidenziano scostamenti di rilievo. Ben diversa la situazione nel medesimo periodo del 2006-2007 quando le temperature medie risultavano mag-giori, sempre rispetto alla norma 1991-2005, di 2-3 °C in pianura e sino a 4 °C sui rilievi.

Precipitazioni cumulateIn pianura sono piovu-ti tra 75 e 100 mm con valori inferiori nella bassa pianura reggia-na e modenese e fascia costiera, precipitazioni maggiori si sono verifi-cate solo nel parmense e nel piacentino. Ri-spetto al clima solo in queste due ultime aree gli apporti di pioggia risultano prossimi alla

norma e gli scostamenti, sempre negativi, sono compresi entro i 50 mm. Nel resto della regione le “mancate precipitazioni” oscillano tra 50 e 100 mm mentre in Roma-gna il deficit pluviometrico risulta ancora maggiore e quasi ovunque superiore a 100 mm. Benché deficitaria rispetto al clima, la situazione relativa alle precipitazioni del periodo si presenta migliore se confrontata con l’analogo periodo 2006-2007; allora i valori di deficit pluviometrico erano diffusamente superiori a 100 mm con punte sino a 200 sui rilievi della Romagna.

Contenuto idrico del suoloUtilizzando model-li di bilancio idrico come Criteria è possibile stimare il contenuto idrico dei terreni negli strati in-teressati dalle radici della coltura (circa 1 metro) che rappre-senta una riserva uti-lizzabile nel periodo primaverile estivo. La mappa mostra il contenuto idrico del terreno a fine gennaio 2008; colorate in verde chiaro, le aree in cui l’umidità del suolo è compresa tra 100 e 150 mm. Questi valori, considerando il periodo 1991-2000, risultano ancora lievemente inferiori alla norma ma la situazione si presenta notevolmente migliore rispetto al gennaio 2007 quando in tutto il settore orientale i valori di acqua disponibile non raggiungevano i 40 mm.Conclusioni: al momento l’andamento meteorologico non presenta elementi che possano limitare le rese delle colture; le temperature si sono mantenute nella norma e non hanno favorito, come accaduto l’anno scorso, infestazioni di afidi vettori di virosi. Le precipitazioni sono risultate inferiori alla norma, ma al mo-mento pienamente sufficienti per garantire la crescita regolare delle colture.

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La Società Barilla e l’attuale Istitu-to di Biometeorologia del Consiglio Nazionale delle Ricerche di Firenze (CNR-IBIMET) hanno avviato una collaborazione, che dura tuttora, per applicare conoscenze scientifiche e modelli di crescita del frumento ad un sistema integrato di previsione della produzione e della qualità del grano duro nei principali bacini di approvvi-gionamento italiani. L’idea era quella di mettere in pratica le conoscenze che la ricerca aveva acquisito fino ad allora per implementare un sistema operativo previsionale (DELPHI) che avesse applicazioni industriali.Quando si conoscono i fattori am-bientali più importanti soprattutto le caratteristiche idrologiche e chi-miche del suolo, quando si hanno in-formazioni sulla gestione colturale e quando si dispone di una rilevazione continua ed attendibile dei principa-li dati meteorologici, un modello di crescita delle colture consente di cal-colare ad ogni istante il tasso netto di acquisizione di carbonio da parte di una cultura, la quantità di nutrien-ti asportati dal suolo e la quantità di acqua traspirata attraverso le foglie o evaporata direttamente dalla superfi-

cie del suolo. Integrando, poi, nume-ricamente questi “tassi” di scambio il modello consente di calcolare quanta biomassa si accumula nelle coltura, quanto azoto viene fissato nella bio-massa e quanta acqua viene trasferita dal suolo all’atmosfera. Conoscendo infine come avviene la ripartizione percentuale degli assimilati fra le varie parti della pianta, il modello è in grado, dopo il calcolo dei tassi e dopo l’operazione di integrazione, di aggiornare le variabili di stato che definiscono la capacità della coltura di acquisire nuove risorse, ovvero la profondità dell’apparato radicale, la superficie fogliare fotosinteticamen-te attiva, la quantità di azoto dispo-nibile per unità di superficie fogliare, un surrogato efficace della capacità fotosintetica potenziale delle piante. Un modello di simulazione altro non è, quindi, che la formulazione mate-matica in equazioni di questi vari pas-saggi fra calcoli dei tassi, integrazioni numeriche ed aggiornamento di va-riabili di stato. Equazioni che rappre-sentano l’insieme, il corpus di ciò che noi oggi conosciamo della dinamica di acquisizione di risorse e di crescita di un popolamento vegetale.

La gestione del sistema di calcolo e previsioneDa un punto di vista operativo, il si-stema DELPHI, utilizzato per la prima volta per simulare “in tempo reale” la crescita del frumento nella vasta area della Capitanata in Puglia e in segui-to esteso anche ad ampie aree della Basilicata, delle Marche e della To-scana, è gestito in modo interattivo da uno o più operatori specializzati e da una squadra tecnica che ha il com-pito di gestire la rete meteorologica proprietaria. Gli operatori hanno il compito, nel periodo di semina del frumento, di raccogliere più informazioni possibili sulle date di semina e sulla quantità di fertilizzante usato dagli agricol-tori, per poter poi definire le più si-gnificative “condizioni iniziali” della simulazione. A partire dai primi mesi dell’anno successivo alle semine, poi, essi hanno il compito di redarre dei periodici rapporti per descrivere le uscite del modello di simulazione, ovvero le condizioni previste di cre-scita della coltura in campo. Negli ultimi tre mesi del ciclo produttivo, questi rapporti comprendono anche una serie di dati previsionali definiti come “scenari” che servono ad orien-tare Barilla verso l’esito più probabile dell’annata agraria in corso.Il sistema previsionale DELPHI si basa su un approccio semplificato che considera l’andamento meteorologico medio come quello che si verificherà con maggiore probabilità fra la data attuale di redazione del rapporto e la data prevista per la raccolta. La pro-cedura prevede quindi di aggiungere a questo andamento meteorologico previsto, uno scenario fortemente siccitoso e caldo ed uno invece umi-do e più fresco. Le simulazioni fatte sulla base di questi due scenari gene-rano quindi una “forchetta” entro cui si assume dovrà ricadere l’esito reale

Previsioni di resa e di qualità del grano duro in preraccoltoFranco Miglietta - istituto di Biometeorologia - consiglio nazionale delle ricerche (iBimet-cnr) Roberto Ranieri - responsabile ricerca agronomica e molitoria - Barilla

Stime raccolto

Fig. 1 - Modello DELPHI. Esempio di rappresentazione spaziale delle previsioni di resa (t/ha) del grano duro per la provincia di Foggia (1998/1999).

Foggia

t/ha

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organizzazioni di categoria, agli stoc-catori fino agli agenti di borsa. Non è escluso che possa anche essere esteso all’Emilia-Romagna in con-siderazione del fatto che il grano duro in questa regione è sempre più estesamente coltivato. Uno scenario che potrebbe diventare rapidamente un’esigenza, anche in considerazio-ne delle recenti turbolente vicende

della produzione di frumento in cam-po. Man mano che la stagione proce-de, la forchetta tende inevitabilmente a restringersi ed i dati previsionali dei due scenari a convergere. Quello è il momento in cui la previsione di DELPHI assume una valenza strategi-ca per il committente industriale che, anche sulla base di altre informazioni e di altre conoscenze di mercato, può cominciare ad orientare la propria strategia di acquisizioni di frumento duro sui vari mercati nazionali o in-ternazionali (Fig. 1). Se, ad esempio, DELPHI prevede una scarsa o scarsissima produzione di frumento duro, come per esempio avvenne nell’annata agraria 2000-01, l’industria può valutare con sufficien-te anticipo le eventuali conseguenze negative sui prezzi e fare scelte di acquisto conseguenti. Lo stesso prin-cipio vale per gli aspetti qualitativi, ovvero il previsto contenuto proteico della granella di frumento duro. Il ri-corso all’acquisto di grani ad elevato contenuto proteico può infatti esse-re modulato in anticipo sulla base di previsioni attendibili di qualità delle produzioni nazionali.

Qualità della previsioneLe figure 2 e 3 mostrano una sintesi dei risultati di un decennio di applica-zione del modello DELPHI. In estrema sintesi, i dati presentati nelle figure dimostrano una buona qualità delle previsioni DELPHI sia quando queste sono applicate a livel-lo territoriale che a livello stazionario. E’ da far notare la specifica sensibilità del modello in anni particolari, come ad esempio il 2003, noto ormai per la straordinaria ondata di calore che lo caratterizzò. In generale, i dati simu-lati ed osservati non differiscono di molto e ciò da garanzia, nel lungo ter-mine, che il modello possa continuare ad essere uno strumento previsionale di buona qualità, capace di garantire un ottimo servizio all’utenza.

Potenziali ricadute positive per il territorioE’ evidente che uno strumento pre-visionale di questo tipo può trovare applicazione per un’utenza genera-lizzata che va dagli agricoltori, alle

sui mercati agricoli e delle tensioni a cui questi sono ormai sottoposti nella prospettiva sempre più vicina di una globalizzazione.La capacità di operare previsioni at-tendibili di raccolti, basate su dati oggettivi e solidi da un punto di vista scientifico ha certamente un grande potenziale per poter affrontare le molte e difficili sfide future.

Fig. 3 - Si mostra un confronto fra i dati produttivi simulati dal modello DELPHI ed osservazioni fatte in specifiche stazioni della rete di sperimentazione e test varietale del Ministero delle Politiche Agricole, Alimentari e Forestali (MIPAAF). In questo caso, il confronto è fatto in modo diretto, senza tener conto del peso che ogni stazione ha nel calcolo di una media territoriale.

Fig. 2 - Si riportano i risultati produttivi ottenuti applicando il modello DELPHI confrontati con dati campionari registrati negli anni da Barilla attraverso rileva-zioni dirette presso gli stoccatori ed i produttori e con le rilevazioni annuali del-l’ISTAT (Istituto Italiano di Statistica). I valori sono tutti spazialmente consistenti fra loro poiché si riferiscono in ogni caso a medie territoriali aggregate a livello regionale.

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Il “Disciplinare per la coltivazione e conservazione del Grano duro di Alta Qualità in Emilia Romagna”, comprende l’insieme delle modalità e dei criteri attraverso i quali produrre e conservare la materia prima grano duro in un ottica di alta qualità. Le indi-cazioni del Disciplinare tengono conto dei moderni concetti di agricoltura a ri-dotto impatto ambientale e, nello stes-so tempo, indirizzano al miglioramento dei livelli qualitativi nel pieno rispetto di quelli produttivi.Il Disciplinare è suddiviso in due parti: la prima elenca una serie di buone pra-tiche di coltivazione, mentre la seconda parte definisce le modalità di conserva-zione/stoccaggio. Nei prossimi mesi vi saranno importan-ti operazioni colturali da effettuare, per le quali il Disciplinare fornisce precise indicazioni.Le coltivazioni in atto, infatti, stanno entrando in fasi fenologiche fondamen-tali per le scelte colturali, che vanno dall’accestimento fino alla fioritura.Diamo ormai come concluse le scelte e le operazioni legate al periodo della se-mina, quali scelta varietale, rotazione,

il “disciplinare di coltivazione” contiene importanti indicazioni per le operazioni colturaliAndrea Massi, Andrea Demontis – divisione ricerca – società Produttori sementi Bologna

conSiGli coltUrali

lavorazioni del terreno, caratteristiche della semente, densità di semina e con-cimazioni di pre-semina. Le operazio-ni ancora da effettuare riguardano le concimazione azotate, il controllo delle infestanti ed i trattamenti fungicidi e insetticidi.

Concimazione azotataIl primo aspetto da valutare attenta-mente è quello della dose totale da di-stribuire. Questa va calcolata tenendo conto delle caratteristiche pedoclima-tiche, dell’ordinamento colturale, della resa prevista e quindi dell’asporto teo-rico. Nel Disciplinare vi è una tabella (Tab. 1) che in modo chiaro e semplice permette di determinare la dose totale in funzione della produzione di granella prevista e della precessione colturale. Dalla tabella è evidente l’importanza della precessione colturale che deter-mina la necessità di apporti di azoto an-che molto elevati. Questo è il caso del-le successioni a mais e sorgo che sono in ogni caso sconsigliate anche per le problematiche legate alle fusariosi. Nel caso di adozione di questa successione è dunque vincolante l’interramento dei

residui colturali presenti in superficie al fine di ridurre l’inoculo.La stima della produzione è anch’essa molto importante. Va determinata in base all’esperienza nella zona di coltiva-zione, all’andamento climatico, alle con-dizioni della coltura ma, ovviamente, è soggetta a variazioni imprevedibili.Importanti aggiustamenti alla dose di azoto vanno fatti in relazione alla pio-vosità autunno invernale. Le precipi-tazioni abbondanti hanno un effetto di dilavamento dell’azoto nel terreno e quindi determinano la necessità di incrementare la dose. Invece la scarsa piovosità, soprattutto negli stadi più avanzati, in relazione ai cambiamenti climatici, è sempre più un fattore limi-tante di produzione. Eventuali aggiu-stamenti andrebbero considerati nella previsione di produzione di granella. Per il dilavamento, nel caso in cui essa sia maggiore di 150 mm bisogna ag-giungere 15 Unità di azoto e nel caso sia maggiore di 250 mm bisogna ag-giungerne 25.Altro aspetto molto importante è quello del frazionamento. La figura 1 schema-tizza come dovrebbero essere suddivisi gli apporti di azoto. Nel caso in cui la prima concimazione venga posticipata o venga utilizzato un concime a lento rilascio, i primi due interventi posso-no essere accorpati somministrando il 70/75 % della dose totale. Resta in ogni caso vincolante l’apporto della restante quota (minimo 25%) dallo stadio di botticella con un concime a pronto effetto. Questo proprio nel-l’ottica di massimizzare uno dei para-metri di qualità più importanti quale il contenuto proteico della granella. Nel precedente numero di Filiera Grano Duro News sono stati presentati i dati delle prove di concimazione eseguite da PSB con la varietà Normanno che hanno ampiamente confermato l’im-portanza degli apporti tardivi di azoto per incrementare il contenu-to proteico. Infatti, la qualità finale dipende dall’in-sieme di diverse caratteristiche: alcune, quali colore giallo e qualità del glutine, dipendono principalmente dalla varie-tà coltivata in quanto sono altamente

Produzione di granella prevista6 t/ha 7 t/ha 8 t/ha 9 t/ha

Coltura in precessione

Barbabietola 85 112 139 166

Colza 85 112 139 166

Girasole 135 162 189 216

Mais (stocchi asportati) 145 172 199 226

Mais (stocchi interrati) 165 192 219 246

Medica 55 82 109 136

Patata 75 102 129 156

Pomodoro, altre orticole (es.: cucurbitacee, crucifere e liliacee) 85 112 139 166

Orticole minori a foglia 95 122 149 176

Soia 115 142 169 196

Sorgo 165 192 219 246

Sovescio di leguminose (in copertura autunno-invernale o estiva) 85 112 139 166

Frumento non ammessa dal disciplinare

Piovosità autunno-invernale (dall’1/10 al 31/01) > 150mm: aggiungere 15 Unità NPiovosità autunno-invernale (dall’1/10 al 31/01) > 250mm: aggiungere 25 Unità NIn caso di apporto di liquami ridurre in funzione della quantità distribuita; Utile il 50% dell’N da liquame

Tab. 1 - Dose di azoto da distribuire (Unità N) in funzione della produzione di granella prevista e della precessione colturale.

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ereditabili, altre, quali il contenuto pro-teico, dipendono non solo dalla varie-tà, ma anche dall’ambiente, cioè dalle condizioni di coltivazione (andamento climatico, tecnica colturale, ecc.).

Controllo delle infestantiIl diserbo di post-emergenza è da pri-vilegiare perchè permette un controllo più mirato delle infestanti, mentre non sono ammessi gli interventi di pre-emergenza.I principi attivi ammessi sono quel-li in tabella 2 che presentano alcuni nuovi inserimenti rispetto alla prima edizione del Disciplinare (primo anno del progetto). Principale elemento di discriminazione dei principi attivi am-messi è la classe tossicologica (am-messi solo principi attivi di classe Xi o NC). Ciò a salvaguardia della salute degli operatori, dei consumatori e del-l’ambiente.

Trattamenti fungicidi fogliariLe varietà del Progetto (Normanno, Levante, Saragolla e Svevo) sono do-tate di ottime resistenze genetiche nei confronti delle principali fitopatologie del frumento. Considerando però la su-scettibilità del frumento duro alla fusa-riosi della spiga ed i risvolti che questa patologia ha sulla salubrità di prodotto (accumulo di micotossine), è vinco-

Fig. 1 - Frazionamenti (%) sul totale della concimazione azotata in funzione delle fasi fenologiche del grano duro.Determinazione dello stadio “spiga a 1 cm”: 1) Prelevare dal campo una decina di piante. 2) Isolare il culmo principale da quelli di accestimento. 3) Eliminare la parte superiore del culmo principale (2-3 cm sopra il piano di accestimento) con una lama e sezionare la parte basale del culmo stesso. 4) Individuata la “spighina” misurare la distanza della sua estremità dal piano di accestimento. 5) Fare la media delle 10 misurazioni sui culmi principali (Fonte: “il frumento” di G. Giordani - Edagricole).

lante l’esecuzione di un trattamen-to fungicida preventivo ad inizio fioritura. Il prodotto fungicida deve contenere uno dei seguenti principi attivi che si sono dimostrati effica-ci nel controllare tale patologia: Procloraz, Tebuconazolo, Tetraco-nazolo (come riportato nell’articolo di Bugiani nel n. 3 di Filiera Grano Duro News). Il rispetto di queste indicazioni del Disciplinare è quanto mai impor-tante anche in relazione agli esiti del monitoraggio sulle produzioni dello scorso anno che mettono in evidenza la presenza di DON anche se a livelli nettamente inferiori ai limiti del regola-mento comunitario. Questo comunque in un annata in cui non si presentava sintomatologia evidente in campo. In tabella 2 sono indicati i fungicidi am-messi, che soddisfano gli stessi crite-ri di classe tossicologica di cui sopra. Alcuni principi possono essere in for-mulazioni di classe differente. Come indicato in tabella sono ammesse solo quelle rientranti nelle classi Xi o NC.

Trattamenti insetticidiPer quanto riguarda i trattamenti in-setticidi, è ammesso un trattamento con Pirimicarb a 0,5 kg/ha di prodotto commerciale per il controllo degli afi-di (soglia 80% di culmi con afidi a fine fioritura).

E’ inoltre ammesso un trattamento con Fluvalinate o Deltametrina al supera-mento della soglia dei 5 individui per metro quadrato per il controllo della Cimice del Grano. Considerati gli effet-ti sulla qualità del prodotto, in caso di superamento della soglia, il trattamen-to è fortemente consigliato.

Il Disciplinare di coltivazione ha una notevole importanza nell’am-bito del Progetto ed i consigli e talvolta i vincoli in esso contenuti hanno l’obiettivo di massimizzare i benefici per tutti gli elementi della filiera coinvolti nel Progetto.

Tab. 2 - Elenco dei principi attivi am-messi dal Disciplinare di coltivazione del Progetto Grano Duro di Alta Qualità.

DISERBANTI

Amidosulfuron

Bifenox

Carfentazone-ethyl

Clodinafop-propargyl + Cloquintocet-mexyl

Clopyralid

Diclofop-methyl

Diflufenican

Iodosulfuron

Fenoxaprop-p-ethyl + Mefenpir-dietile

Florasulam

Fluroxypyr

Mcpa

Metsulfuron-methyl

Mesosulfuron-methyl + Mefenpir-dietile

Pinoxaden

Pyraflufen

Tribenuron

Tralkoxydim

Triasulfuron

FUNGICIDI FOGLIARI

Azoxystrobin

Cyproconazole (ammesse solo formulazioni Xi, NC)

Prochloraz (1) (ammesse solo formulazioni Xi, NC)

Propiconazolo

Tebuconazole (ammesse solo formulazioni Xi, NC)

Tetraconazolo

Flutriafol (ammesse solo formulazioni Xi, NC)

[1] Si raccomanda il pieno rispetto dei tempi di carenza.

Concimazione azotata

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Filiera Grano duronews N. 5 - Febbraio 2008

“Stiamo cercando di nutrire persone, animali e automobili”Vittorio Lombardi – co.de.ma servizi finanziari alle imprese

i mercati

Il tema l’ha riassunto bene il capo delle ricerche sulle materie prime della Deut-sche Bank: “stiamo cercando di nutrire persone, animali e automobili in misura sempre crescente: per questo abbiamo questo scontro globale tra cibo ed ener-gia”. Nel 2007, i soli Stati Uniti hanno causato un aumento del 60% della do-manda globale di frumento, come con-seguenza della rapida crescita della pro-duzione di etanolo. E il prezzo del grano è aumentato di quasi il 70%. Tutto bene dunque per i produttori? Non tanto, se si adotta una visione di più lungo periodo, che è poi quella che devono (o dovreb-bero) adottare governi e imprenditori.Stiamo entrando in una situazione di “agflazione”, come la chiamano gli in-glesi, o di inflazione alimentare (che è un termine più restrittivo)?Io credo di sì, a guardare i dati: l’indice dei prezzi alimentari redatto dalla FAO ha registrato un aumento del 37% l’an-no scorso, che seguiva quello del 14% nel 2006 e il trend sembra accelerarsi. Si sta quindi creando un nuovo proble-ma “globale”, dopo quello del prezzo del petrolio: il caro prezzi alimentare.Quella che sta accadendo è una modi-fica strutturale del mercato alimentare mondiale e quindi della catena del va-lore che lega i suoi vari anelli: difficile non pensare che un aumento sensibile e costante dei prezzi delle materie pri-me agricole e in particolare, se non so-prattutto, dei cereali, con i suoi effetti inflazionistici, non si ritorca, da attuale “bonanza” per i produttori (termine che descriveva, per le materie prime stori-che, come il caffè, momenti di produ-zione insufficiente rispetto alla doman-da e prezzi alti sui mercati internazio-nali) a contrazione futura, ad esempio una volta che i sussidi alla produzione di etanolo venissero tolti o che si con-venisse sul fatto che è meglio usare, come sta avvenendo con successo in Brasile, altre materie prime agricole (come la canna da zucchero o gli scarti delle colture) per la sua fabbricazione.Peraltro, non sarà possibile continuare con uno sbilancio tra domanda e offerta di cereali: l’International Grain Council stima che nella stagione 2007/2008 la produzione mondiale di cereali arriverà a 1.660 milioni di tonnellate, ovvero 90 milioni in più della stagione precedente. Ma la stessa stima ci dice che la doman-da continuerà ad essere superiore (1.680 milioni di ton), per l’effetto congiunto

della siccità che affligge oramai conti-nuativamente un produttore importante come l’Australia, l’aumento del consumo di carne e quello della produzione di eta-nolo. Negli anni ‘90, quando il barile di petrolio costava poco e pochi sapevano di biocarburanti, la domanda di cereali cresceva mediamente dell’1,2% all’an-no; negli anni recenti essa è cresciuta dell’1,4% all’anno e, secondo questa ed altre stime, crescerà nel prossimo de-cennio dell’1,9% all’anno, salvo che non intervengano cambiamenti strutturali. La domanda di cereali per la produzio-ne di etanolo negli Stati Uniti è triplicata dal 2000; le raffinerie ora consumano un quinto del raccolto totale e gli USA sono solo uno dei 41 paesi nei quali i governi incentivano l’uso dei biocarburanti per ridurre quello del petrolio.Lo sbilancio tra domanda e offerta ha un ovvio effetto sul livello degli stock: all’inizio del 2007, gli stock mondiali di materie prime agricole erano al livello più basso dal 1980; all’inizio del 2008 essi sono diminuiti ancora del 2% (in particolare quelli del mais) e il trend, dal 2004, è a scendere. Bisognerebbe però parlare anche della produzione e del consumo di carne e quindi della collegata domanda di cereali per l’ali-mentazione animale, tema che, a mio giudizio, in prospettiva pesa sulla do-manda più dell’etanolo. Basta citare qualche dato: nel 1961 il fabbisogno complessivo di carne nel mondo era stimato in 71 milioni di tonnellate; nel 2007 esso è arrivato a circa 285 milioni e dovrebbe raddoppiare entro il 2050, per il massiccio ingresso sul mercato di alcune centinaia di milioni di nuovi consumatori. Gli effetti sul consumo di cereali (che, in un discorso di catena, è altamente inefficiente secondo il pro-fessor Naylor dell’Università di Stan-ford) saranno quindi molto rilevanti ed entreranno “in conflitto” con i bisogni di consumo diretto di cereali di circa 800 milioni di persone che vivono oggi in condizioni di malnutrizione.

Da questo quadro, non è detto che in prospettiva non derivino dei fattori positivi per la produzione cerealicola europea: l’Europa allargata, con il con-tributo di produttori importanti come l’Ucraina, la Russia, il Kazakistan, po-trebbe tornare ad essere il “granaio del mondo” per usi alimentari. Per quanto riguarda l’Italia, infine, come è noto, è in corso di stesura il Piano cerealicolo nazionale; riporto qualche dato di sin-tesi che può essere interessante per i lettori. Il comparto è complesso e diver-sificato e si compone di una struttura produttiva primaria di 633.000 aziende agricole che utilizzano circa 3,82 milio-ni di ettari. La produzione assomma a 20,5 milioni di ton di cereali; 7 milioni di solo frumento (tenero e duro); 10 milioni di mais e 1,25 di orzo. Il tutto per un valore (PLV) di 4.250 milioni di euro. A valle di questo, c’è un comples-so industriale di prima trasformazione composto da 516 imprese molitorie, 658 mangimifici e due rilevanti malte-rie, che complessivamente fatturano 7.375 mio di euro e hanno 14.000 occu-pati diretti. Un complesso industriale di 2° trasformazione con 129 pastifici, 185 industrie di panificazione e oltre 24.500 forni artigianali e una industria dolciaria rilevante. Questo complesso ha un fatturato annuo di oltre 20 miliar-di di euro; a seguire vi sono il settore sementiero (con 211 imprese specializ-zate a cereali) e quello delle bioenergie (con 375.000 litri di bioenatolo e circa 200.000 ton di biodiesel prodotte). Ho citato i numeri perché essi sottolinea-no l’importanza che al comparto deve essere data dalle politiche agricole (un primo segnale positivo è proprio il piano in questione) ma anche dagli imprenditori che ne sono parte e che devono essere capaci di visione strate-gica, cioè di ragionare sul medio lungo periodo e su un perimetro di analisi e valutazione che, come ci dicono i temi sollevati prima, deve andare oltre i con-fini nazionali.

Quotazioni medie mensili (E/ton)A.G.E.R. Borsa Merci Bologna

Incrementonel periodopari a 94,7%