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A partire dagli anni ‘50, ed in particola-re nel ventennio 1960-80, si manifesta, inambito britannico e statunitense, un cre-scente interesse per gli studi sull’insedia-mento ed il suo territorio di riferimento.L’attenzione della ricerca archeologicanon è limitata al perfezionamento dell’in-dagine stratigrafica, o alla puntuale descri-zione e classificazione di reperti per ladefinizione di fasi culturali e cronologiche,ma è volta alla ricostruzione del contestoambientale in cui è vissuta una comunitàantica e all’analisi del rapporto uomo-ambiente e del suo mutamento attraverso iltempo.

Si studiano le società preistoriche sullabase dei principi dell’ecologia (J.G.D. CIar-ke 1952), oppure, applicando la site catch-meni’ analysis (Viat-Finzi e Higgs 1970;Roper 1979), si ricostruisce la strutturasocioeconomica di una comunità anticaintegrando i dati archeologici con quelliderivati dallo studio dell’habitat ad essapertinente in un determinato momento dellasua vicenda storica (paleogeografia,paleoclimatologia, palinologia, paleobota-nica, paleopedologia, archeozoologia, etc.).

Per gli studiosi di settlement patterns(Willey 1953; Cazzella 1982) l’insedia-mento è considerato espressione del rap-porto uomo~ ambiente, attraverso ii quale

si possono cogliere sia le caratteristichedell’ambiente naturale che i caratterisocio-culturali della comunità che in quel-l’ambiente è vissuta.

Il territorio è inteso non solo come spa-zio vitale ma anche come spazio sociale,nel quale un gruppo umano, pur condizio-nato dall’ambiente naturale, attua forme dicontrollo, si organizza socialmente, struttu-ra su scala sociale la produzione, sviluppasistemi di credenze e di valori. In tal modo,il territorio diviene proiezione dell’orga-nizzazione del gruppo stesso che definisceil suo rapporto con l’ambiente secondo lesue esigenze e i suoi modelli culturali.Attraverso l’analisi dei dati archeologicipresenti in un determinato territorio, conce-pito come spazio “vissuto”, si possonocogliere i diversi “paesaggi” umani cherivelano come uno stesso territorio vengaoccupato in modo diverso dalle diverse“facies” culturali e come ciascuna comuni-tà abbia una propria immagine o modellodel territorio di sua pertinenza.

Le ricerche di spatial archaeology(Clarke 1977; Hodder e Orton 1976; Hod-der 1977; Renfrew e Wagstaff 1982) siinteressano sempre del rapporto insedia-mento-territorio, ed in particolare delleinterrelazioni fra gli insediamenti cheoccupano un ampio territorio: degli inse-

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Premessa

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diamenti antichi si ricostruisce la distri-buzione, si individuano le distanze recipro-che e si definiscono le aree di pertinenza, lerispettive posizioni gerarchiche, etc.

Si applicano modelli insediamentali,per lo più mutuati dalla geografica storicae variamente rielaborati, come la teoriadella Central Place di Christaller (Johnson1972; Hodder 1972; Hammond 1972;etc.), o quella dei Poligoni di Thiessen(Hodder e Orton 1976). Si utilizza la teoriadella Ranke-size rule e si propongono ana-lisi regressive e modelli gravitazionali(Hodder 1974).

Inoltre, sulla base del livello culturale edello stadio tecnologico reggiunto da unacomunità, della organizzazione dello spa-zio insediativo e delle risorse potenzialiindividuate nel territorio si giunge, attra-verso ricerche di carrying capacity, a for-mulare ipotesi di paleodemografia(Zubrow 1971).

Non sfugge, tuttavia, che questo indi-rizzo di studi così complesso e variegatoche mirava ad una new archaeology, purcon gli indiscussi meriti che gli derivanodall’ avere stimolato e rinnovato in partel’archeologia tradizionale, ha prodotto nonpochi eccessi di teorizzazione dei fenome-ni culturali. Infatti, la ricerca esasperata diregolarità e la enunciazione dileggi con cuispiegare i processi socio-economici hannoportato talora a sopravalutare la validità dimodelli spesso troppo astratti e fuorvianti,e a penalizzare nel contempo l’analisi deidati archeologici.

Va comunque detto che una ricerca ar-cheologica sul popolamento antico di unterritorio, che non voglia limitarsi a descri-vere episodicamente alcuni fatti ma intendatrarre conclusioni significative, non potràfare a meno dei dati che le scienze naturalipossono fornire per la ricostruzionedell’assetto ambientale, che deve essere, sibadi bene, quello antico e non quello attua-le. E’ inoltre indispensabile che lo stessoterritorio venga indagato in modo sistema-tico ed esaustivo e che siano disponibiliessenziali dati stratigrafici di mirati inter-

venti di scavo. Solo con queste premessesarà giustificato il tentativo di cogliere ladinamica culturale che ha interessato il ter-ritorio nel tempo; di tracciare il quadro ter-ritoriale degli insediamenti; di interpretarel’assetto distributivo degli abitati; di indivi-duare caratteri e tipologie degli insedia-menti, eventuali modelli di occupazionedel territorio e loro trasformazione; etc.

Pertanto, ben si comprende come allostato attuale sia piuttosto difficile realizza-re uno studio delle aree montane dellaSardegna – almeno nell’ottica delle analisiterritoriali sopra brevemente accennate –per fare il punto su cosa c’è, dove in parti-colare, in quale rapporto reciproco, inquale relazione con il territorio, in qualitempi, con quali e quante soluzioni di con-tinuità e se possibile perché.

Il motivo principale è da ricercarsi nellamancanza di indagini topografiche meto-diche e rigorose effettuate in queste areemontane. Nei pochi casi, poi, in cui sonostati condotti lavori di censimento, nonsempre si tratta di lavori di prima mano,come ad esempio nel caso delle Cartearcheologiche del Taramelli, che si basanoper lo più – su notizie orali o su spoglibibliografici, senza corredo di indicazioniunivoche che ne consentano una sicuraidentificazione sul terreno. Questo nel ca-so – da considerarsi già fortunato – deicensimenti editi, perchè è spesso accadutoche censimenti siano rimasti inediti ed, inconseguenza, inaccessibili allo studioso,oppure sono sfociati in notizie preliminarisu questo o quel monumento, o complesso,o sito, prive, in ogni caso, di puntuali rife-rimenti topografici. Anche i censimentieffettuati con una qualche diligenza sualcuni territori comunali, come nel caso diDorgali, Orgosolo e Oliena, e parzialmen-te pubblicati, essendo la cartografia di cor-redo al limite della illegibilità per esigenzetipografiche e mancando spesso l’indica-zione delle coordinate che consentissero ditrasferire i dati sulle carte dell’IGM, siriducono, alla fine, a poco più di un elencodi siti che, anche in cosiderazione della

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frequente presenza di complessi e monu-menti anonimi od omonimi, costituisconoun rompicapo nelle mani di chi voglia car-tografare ogni singob episodio, per collo-carlo nel contesto geomorfologico che glicompete.

A queste difficoltà di natura strettamen-te archeologica si aggiunge, poi, la totaleassenza di indagini paleoambientali.

Tuttavia, pur tenendo presenti in ognicaso i limiti connessi con la carenza dellericerche, è parso utile raccogliere tutti idati finora disponibili sull’occupazionedelle aree montane della Sardegna, dallapreistoria alla tarda età romana. Dati darendere evidenti a colpo d’occhio in cartedi distribuzione delle emergenze indivi-duate, pur con tutta la riluttanza legittimain chi ha consapevolezza di quanto ridutti-ve (e perciò pericolose per chi voglia trar-re conclusioni) siano le carte archeologi-che già per aree sulle quali si siano condot-te indagini pianificate e metodiche: figu-rarsi queste sulla montagna – territori asprie tormentati, raramente fatti oggetto diattenzione della ricerca archeologica –dove l’attendibilità e lo stesso numerodelle notizie raccolte sono più che altrovesoggetti al capriccio della casualità.

Emergono quadri di sintesi quanto maiframmentari ed incompleti – per carenza di

dati topografici, ad esempio, non tutte leemergenze archeologiche di cui si ha noti-zia sono state inserite nelle carte di perti-nenza ma sufficientemente indicativi dellostato della ricerca, più o meno avanzata inquesta o in quell’area, oppure della distribu-zione degli insediamenti sul territorio, etc.

Ad un esame di queste carte l’età nura-gica appare quella meglio documentata,sia per l’oggettiva grandiosità che caratte-rizza questa cultura, sia per il fatto chel’aereofotogrammetria consente di rilevaree riportare su carta con sufficeinte esattez-za la più gran parte dei nuraghi presenti nelterritorio, cosa che non è concessa per altritipi di presenze: e non si pensi soltanto allanecropoli ipogeiche, ma anche ai resti diinsediamenti romani od altomedievali, perlo più sepolti o sui quali si è steso spesso ilmanto della vegetazione arbustiva.

Dai monumenti e dai reperti finora noti,si avverte nelle regioni montane della Sar-degna, almeno in gran parte di esse e intaluni momenti storici, un fervore di vita,una vitalità culturale, una apertura a con-tatti ideali e materiali con ambiti esterni,una disponibilità di beni ed una economiadi produzione e di scambio che testimonia-no del ruolo tutt’altro che marginale dellaMontagna nei processi di formazione delleantiche civiltà dell’Isola.

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Fig. 83. Carta archeologica dell’area montana del Limbara.

1. Tomba di giganti di Pascaredda (Calangianus). 2. Nuraghe Agnu (Calangianus). 3. Nuraghe Monte di Deu (Ca/an

gianus). 4. Tafoni di Monte di Dea (Ca/an gianus). 5. Fortificazione di Monte di Deu (Calangianus). 6. Fonte nura-

gica di Li Paladini (Ca/an gianus). 7. Fonderia di Stazzo Poddialvu (Tempio). 8. Muraglia di Monte Lazzaruja (Tem-

pio). 9. Muraglia di Stazzo La Rotunda (Tempio). IO. Tafoni di Fossu di Li Selpenti (Tempio). 11. Struttura a Stazzo

Razzucciu (Calangianus). 12. Tafone di Monte Li Conchi o Monte Biancu (Calangianus). 13. Strada romana e rude-

ri a Cagghinosa (Tempio). 14. Materiali preistorici in loc. La Filascjedda (Tempio). 15. Strada romana a Ponte

Caprioni (Tempio). 16. Ruderi romani a L’Agnatedda (Tempio).

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1. Monte Limbara

La presenza più antica nel territoriosembra finora costituita da due vasi e davari frammenti fittili di cultura Filigosa-Abealzu rinvenuti in località La Filasched-da, anche se i tafoni di Li Conchi, Fossu diLu Selpenti e Monte di Deu potrebberorestituire testimonianze ancora più antiche.

Le strutture megalitiche di Monte Laz-zaruja e di Stazzo la Rutunda, sebbene dinon facile definizione per il loro pessimostato di conservazione e in attesa di dati discavo per una loro più puntuale attribuzio-ne culturale e cronologica, potrebberoascriversi fra le muraglie eneolitiche che sivanno scoprendo in questi anni, soprattut-to nella Sardegna settentrionale.

L’età nuragica è attestata dai protonura-ghi Agnu e Monte di Deu, dalla fonte nura-gica di Li Paladini e dalla tomba di gigan-ti di Pascaredda; tutti questi monumenti,ubicati a breve distanza fra di loro, sem-brano in stretta relazione culturale.

Il protonuraghe Agnu, a forma di ferrodi cavallo e con roccia affiorante inglobata

nel profilo di pianta, presenta l’ingresso,architravato, al centro del prospetto rettili-neo. Lo spazio interno è attraversato da uncorridoio piattabandato, rialzato nellaparte terminale ove poi si conclude connove gradini che portano allo svettamentodella costruzione. Questo corridoio è mar-ginato da un vano ellittico, a sinistra, e dauna sorta di cunicolo con sovrapposta cel-letta ad ogiva a destra.

Sul massiccio di Monte di Deu sonopresenti le rovine di un probabile protonu-raghe, a pianta vagamente ellittica, e quin-di – più in alto – i resti di una muragliamegalitica e di altre strutture murarie nonsempre chiaramente definibili ma che nel-l’insieme esprimono l’esigenza di difesadei costruttori.

La fonte nuragica di Li Paladini si trovasul versante NE del Monte di Deu, a circa600 metri a SSE del protonuraghe Agnu.

Si tratta di un piccolo edificio, legatocome monumenti analoghi al culto delle

Fig. 84. Fonte nuragica di Li Paladini, Ca/an gianus:

pianta, sezione e prospetto.

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acque (ma non si può escludere anche unuso pratico), con tracce del vestibolo cheprecedeva la cella a pianta trapezoidale econ pietra di soglia segnata da canaletta discolo. La copertura del vano è ottenutadall’aggetto graduale delle pareti chedescrivono una linea curva conclusa inalto da due lastre di medie dimensioni.

Completava il quadro dei monumentilegati alla comunità che viveva nell’areadel Monte di Deu, la tomba di giganti di

Pascaredda, a struttura dolmenica con ese-dra segnata dalla stele centinata, bilitca, ecamera con nicchia per le offerte funerarie.

Ruderi non meglio definiti e resti distrada romana sono segnalati dal Taramel-li in varie località del territorio di Tempio:a Ponte Caprioni, Cagghinosa, Multaragnae Agnatedda. Si tratta però di indicazionigeneriche desunte da notizie più anticheche attendono ancora una verifica sul ter-reno.

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Fig. 85. Fonte nuragica di Li

Paladini, Ca/an gianus: pro-

spetto.

F. CORONA, Calangianus, 1907C. DESSI, Singolari nuraghi della Gallura, 1922G. LILLIu, Appunti sulla cronologia nuragica, in “BPI”,VVI, 194142G. LILLIU, / nuraghi torri preistoriche della Sardegna,La Zattera, Cagliari 1962O. LILLIu, La civiltà dei Sardi dal Paleolitico all’età dei

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2. Monte Lerno

Nel Monte Lerno sono finora conosciu-ti pochi siti archeologici, ad indicare unafrequentazione apparentemente modesta,mentre, al contrario, almeno alla luce diarchitetture di particolare interesse (SosNurattolos) e di reperti di pregio (brocca inbronzo da nuraghe Ruiu), si può ipotizzareuna presenza antica ben più consistenteche potrebbe rivelarsi ad una indaginesistematica del territorio.

Nel 1988, scavi archeologici, effettuatipresso il nuraghe Lerno al fine di

individuare le eventuali strutture del vil-laggio nuragico minacciato dall’invaso dellago artificiale, hanno portato alla luceinattesi e significativi materiali pertinentiad un insediamento neolitico, della Cultu-ra di Ozieri, ed altri fittili riferibili alla cul-tura eneolitica del Vaso Campaniforme, aitempi di Roma e fino all’alto medioevo.

Alle falde di Punta Senalonga, a circa1000 m s.l.m., sorge l’eccezionale com-plesso nuragico di Sos Nurattolos: un sin-golare santuario costituito da una fontesacra, da un tempietto a “megaron” e quin-di da due capanne circolari, una delle

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Fig. 86. Carta archeologica dell’area montana di Monte Leino. I. Complesso Nuragico di Sos Nurattolos (Alà dei

Sardi). 2. Nuraghe Monte Pin (Alà dei Sardi). 3. Nuraghe Ruju (Budduso). 4. Nuraghe Lerno (Pattada). 5. Materiali

prenuragici presso il Nuraghe Leino (Pattada). 6. Nuraghe Muzzone (Pattada).

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Fig. 87. Fonte Nuragica di Sos Nurattolos, Alà dei Sardi: pianta e sezione.

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quali, per la particolare ampiezza, deveavere avuto carattere pubblico.

La fonte presenta corpo di forma trape-zoidale a profilo esterno arrotondato, pro-spetto “in antis” a delimitare un breve atriorettangolare e quindi ingresso che introdu-ce nel vestibolo marcatamente strombatoverso la parete di fondo, nella quale, alcentro, si apre la cella, a pianta trapezoida-le e sezione ogivale, che custodisce la venasorgiva.

L’edificio sacro risulta in posizioneeccentrica all’interno di un recinto vaga-mente triangolare con angoli arrotondati elati curvilinei.

Ad una trentina di metri più in alto,verso Nord, si trova la Capanna delleRiunioni, con ingresso a Sudest: diametrointerno di m 8,40 e spessore murario di m1,40.

Il tempietto “a megaron”, ubicato suuna spianata rocciosa, a circa un centinaiodi metri più a Nord della Capanna delleRiunioni, è costituito da un recinto di

forma ellittica (m 16x13) che racchiudeuna costruzione rettangolare (m6,15x4,00) con muri laterali che nel fondosi prolungano “in antis”. All’interno dellostesso recinto è presente un vano circolare(diam. interno m 5,20) che ne include unaltro minore (diam. interno m 2,30),eccentrico e parzialmente tangente a quel-lo maggiore.

Mentre dei nuraghi Monte Pin, Muzzo-ne e Lerno si deve segnalare il pessimostato di conservazione, il nuraghe Ruju diBuddusò – un monotorre con scala e nic-chia d’andito e camera marginata da trenicchie disposte a croce – deve la sua noto-rietà al fatto che nell’area occupata dal vil-laggio fu rinvenuta, nel 1927, una eccezio-nale brocca askoide in bronzo, finora ununicum nella Sardegna nuragica: ottenutaa fusione, con alla base dell’ansa una pal-metta del tutto analoga a quelle delle oino-chòai in lamina bronzea diffuse in Etruria,a conferma di rapporti culturali e commer-ciali sardoetruschi nel VII sec. a.C.

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P. BAs0LI, insediamento preistorico presso il nuragheLerno, in “Bollettino di Archeologia”, 2, Roma 1989, P.253

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Fig. 88. Carta archeologica dell’area montana del Monte Albo.1. Nuraghe Punta ‘e Su Pizzu (Siniscola). 2. Punta ‘e Su Nurache (Siniscola). 3. Grotta Duar Vuccas (Siniscola). 4.Nuraghe Riu Siccu (Siniscola). 5. Grotta di Sa Prejone ‘e S’Orku (Siniscola). 6. Nuraghe Orcu (Siniscola). 7. Nura-ghe Pauli Majori (Siniscola). 8. Tomba di giganti di S. Giacomo (Siniscola). 9. Nuraghe Punta ‘e Sa Turolia (Sinisco-la). IO. Nuraghe Litu Ertiches o Su Bufalu (Irgoli). II. Tomba di giganti di Bruncu Ena Tunda (Lula). 12. Grotta Omi-nes Agrestes (Lula). 13. Domu de Janas di Mannu ‘e Gruris (Lula). 14. Nurai. Miniere romane e Statua di Esculapio(Lula). 15. Altura fortificata di Punta Casteddu (Lula). 16. Nuraghe Lussugliu (Loculi). 17. Grotta di Bona Fraùle(Siniscola). 18. Nuraghe Bona Fraùle (Siniscola).

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3. Monte Albo

La domu de janas di Mannu ‘e Gruris«con porta ben scalpellata e quattro celle»,segnalata dal Taramelli nel 1933, sembraessere finora il monumento di maggioreantichità accertato nel Monte Albo, mentretestimonianze culturali neolitichepotrebbero emergere dall’indagine strati-grafica dei ripari e delle numerose grottepiù di 75 quelle rilevate! – che si aprononella Montagna.

La disponibilità di rifugi naturali, adibi-ti alla vita, alla morte e al sacro, devonoavere giocato un ruolo importante nellafrequentazione del Monte. Materiali dicultura Bonnanaro provengono dalla grot-ta di Parapala e dagli abitati di Duar Vac-cas e Conca su Sale, mentre una navicelladi bronzo, spade e pugnali in ferro, vasettiin bronzo ed «un’olla fittile contenente 22pezzi informi di bronzo, ricoperti di pati-na», furono recuperati nel 1892, insiemead altri oggetti, nella grotta di Bona Frauledi Siniscola. La presenza di materiale pre-giato fa pensare che questa grotta fosseadibita a luogo di culto, perdurato forsefino ad età medievale (armi di ferro). Unasingolare protome bovina (?) di navicellanuragica, già della Collezione Spano edora al Museo di Cagliari, proviene dallalocalità di Bona Fraùle, quasi certamentela stessa grotta sopra citata.

Di notevole interesse e destinata alsacro sembra la caverna di Sa Prejone des’Orku-Siniscola, mirabilmente «ristruttu-rata» in età nuragica. Una scala di 16 gra-dini con pareti a filari e copertura formatada lastroni disposti a risega, come neipozzi sacri, introduce in due sale ove èpresente l’acqua sorgiva.

Altre grotte, poi, hanno restituito segnidi frequentazione antica – Sa Conca ‘e SaCrapa, Saderi, Su Santuariu – e talora pre-sentano al loro interno strutture murarie,oppure, come a Duar Vuccas, una piccolacapanna circolare, di età nuragica, è statacostruita nell’area antistante l’ingressodella caverna.

I nuraghi sorgono arroccati sulle cimepiù alte, inaccessibili, a controllo dei passiobbligati, dell’acqua e dei pascoli. In granparte crollati, questi monumenti sembranoadattarsi per lo più alla morfologia aspra etormentata della montagna, talora più altu-re fortificate da veri e propri nuraghi.Posizioni forti vengono integrate da corti-ne murarie che includono emergenze roc-ciose, cavità o camminamenti naturali.Questo mimetizzarsi con la natura spiega,forse, la quasi totale assenza di questimonumenti nella cartografia dell’IGM oveè indicato un solo nuraghe.

Il nuraghe Sa Punta ‘e Su Nurache –forse il nuraghe Sas Biperas segnalato dalTaramelli – costituisce un vero e proprionido d’aquila ubicato com’è sulla cima diun’alta rupe; il paramento murario, a filodell’abisso, delimita uno spazio in partecostruito ad integrare una concavità dellaroccia.

A Punta Casteddu-Lula, un’alturarocciosa dai fianchi precipiti e con sommi-tà tabulare, sorge un agglomerato dicapanne nuragiche di varia forma, difesodalla natura stessa del luogo e da unbastione di cui residuano pochi filari. Gliscavi effettuati dal Doro Levi nel 1936portarono alla luce, fra l’altro, ceramichenuragiche, talora impresse a pettine, roma-ne e altomedievali ad attestare l’uso conti-nuato del sito dal Bronzo medio al VIIsecolo.

Il Taramelli segnala le tombe di gigantidi Bruncu Ena Tunda – «ben conservata,ha la cella di grandi lastroni e la stele anco-ra eretta » – e quella ormai distrutta di S.Giacomo, non lontana dal nuraghe PauliMajori.

Per il periodo romano, a parte le struttu-re e i materiali rinvenuti a Punta Casteddu,sono da ricordare la statuina in bronzo diEsculapio rinvenuta nell’Ottocento pressole miniere di Nurai; ceramiche e struttureabitative in località Tallai; tombe allacappuccina, stele funerarie, materiali erovine in località S. Marco; tombe nellavicina Conca Su Crastu. Ai piedi di Punta

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Casteddu, in località “Su Dorgalesu”, sonostate segnalate tracce di un insediamento,mentre dalla località Atterraglia, in prossi-mità di una miniera, si hanno dolia, moni-li di bronzo e ceramiche del III sec. d.C.

In prossimità delle miniere di Guzzara,in località Sos Pozzos e Sos Enatos, sonostati segnalati fittili riferibili al 11-1V sec.a.C., mentre dalla già citata grotta di DuarVuccas provengono ceramiche d’importa-zione della prima metà del III sec. a.C.

Come si vede, la documentazione ar-

cheologica, per quanto casuale e nonproveniente da ricerche sistematiche,documenta una frequentazione umanapiuttosto intensa in un territorio apparente-mente non facile alla vita, giustificataforse dal fatto che il Monte Albo costitui-sce un bastione naturale facile da tenere,disseminato di brevi valli ove potevanoessere praticate sia l’agricoltura che lapastorizia, non lontano dal mare e da terre-ni fertili e profondi, ricco, infine, di mine-rali.

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Fig. 89. Alturafortificata diPunta Casteddu,Lula: planimetriagenerale.

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4. Monte Gonare

Nel 1927, durante i lavori per la catturadelle acque della fonte di Sos Malavidos, acirca 1 km a Sudest di Orani, si rinvenne«una conca naturale scavata nel calcare»,nella quale erano raccolti numerosi vasi «aforma di piccole brocche, pentole, tripodid’impasto, bicchieri con manico e a fondocribbiato, in rozza pasta malcotta. Nessunoggetto in bronzo, né metallo. I vasi furo-no raccolti e portati nel Museo di Cagliari,in massima parte». Con questi brevi cenni,il Taramelli segnalava la scoperta di unafonte sacra – lo stesso toponimo “SosMalavidos” (i malati) è indicativo dellevirtù curative e miracolose attribuite alleacque di questa sorgente – e il recupero diceramiche ascrivibili al Bronzo antico(Cultura di Bonnanaro). Purtroppo, a que-sta scarna notizia non seguì la relazionepiù volte promessa, per cui, andata distrut-ta la fonte nel corso di quei lavori, non

disponiamo dei dati monumentali chemeglio avrebbero chiarito e giustificatol’alta antichità dell’edificio cultuale chefinora trova riscontro soltanto nel santua-rio di AbiniTeti.

Ai tempi della stesura della Cartaarcheologica del Taramelli, nel 1929-31, iinuraghe Contra ‘e Turre era già scompar-so, mentre i nuraghi Losore e Letza eranoridotti a pochi filari.

In prossimità del nuraghe Losore, I.Camarda ha segnalato i resti di una cintamegalitica, ora parzialmente demolita daiproprietari del fondo, che potrebbe esserein stretta relazione con lo stesso nuraghe,sempre che non si tratti di una muragliadell’Età del Rame.

Il rinvenimento di monete romane ealtomedievali intorno al santuario diMonte Gonare sembrerebbe attestare lafrequentazione del Monte in epoca tardoantica.

173

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Fig. 90. Carta archeologica dell’area montana di Monte Gonare. I. Fonte Nuragica di Sos Malavidos (Orani). 2.

Ripostiglio di monete a N. S. di Gonare (Orani). 3. Nuraghe Letza (Sarule). 4. Nuraghe Contra ‘e Turre (Sarule). 5.

Nuraghe Losore (Orani). 6. Muraglia megalitica di Losore (Orani).

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5. Montiferru

Nel Montiferru non si hanno finoratestimonianze di età prenuragica – deltutto probabili, invece, dal momento chenon lontano dall’area esaminata sono sca-vate grotticelle artificiali e nel territorio diTresnuraghes è attestato un insediamentodel Neolitico antico – mentre appare suffi-cientemente documentato il periodo nura-gico con 19 nuraghi (densità 0,20 per kmq)e 2 tombe di giganti. Fra questi monumen-ti, per lo più demoliti, sono noti i nuraghiAltoriu e Krasta e le due tombe di gigantiad essi correlate.

Il nuraghe Altoriu, oggetto di recente diuna accurata revisione planimetrica, è unedificio a pianta ellittica (diam.15,30/12,40) con altezza massima residuadi m 3,30 ottenuta con blocchi poliedrici dibasalto. Due ingressi, a Est e Sudest,immettevano in altrettanti corridoi cheintroducevano nel vano centrale – quellosecondario risulta rialzato rispetto al pianopavimentale della cella, come fosse unascala di camera – marginato da tre nicchiedisposte a croce. La camera, lievementeeccentrica, ha un diametro di base di m3,50 ed una altezza massima residua di m2,95 sul riempimento.

Il monumento, per alcuni elementiarchitettonici e strutturali (presenza di dueingressi; indice massa/spazio di 2,96 chemostra il notevole spessore delle muraturerispetto ai vuoti; corridoi a copertura tabu-

lare; camera piccola e bassa; tecnicacostruttiva), sembra documentare una fasepreparatoria nel corso dell’evoluzione delnuraghe monotorre a tholos.

A circa 250 metri dal nuraghe Altoriu siconservano i resti della tomba di giganti diPedras Doladas. A struttura isodoma e dimodeste dimensioni, la sepoltura conservaancora il profilo di pianta del corpo tomba-le (lungh. m 9,10; largh. 4,95) con lacamera funeraria (m 4,54; largh. m 0,83),mentre risulta quasi del tutto distrutta l’e-sedra: lastre finemente lavorate ed archettimonolitici sono sparsi tutt’ intorno.

Il nuraghe Krasta è di tipo complesso,composto da una torre principale allaquale, sulla fronte, è stato aggiunto unbastione a profilo curvilineo convesso condue torri laterali. Il mastio, di pianta circo-lare ed ingresso a SE, presenta scala e nic-chia d’andito e camera con tre nicchiedisposte a croce. La tone, costruita conpietre sbozzate con cura, si conserva peruna altezza massima di circa 5 metri e 15filari, mentre la tholos, del diametro di m3,50, è alta sul riempimento m 5,30 con 13filari.

A poco più di 150 metri a NO dal nura-ghe Krasta è ubicata la tomba di giganti diS’Elighe Donna, di tipo isodomo e parzial-mente conservata nel profilo di pianta: èrilevabile soltanto il corpo tombale (lungh.m 10,54; largh. m 9,36) con il corridoiofunerario (lungh. m 7,08; largh. m 0,97).

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E. CONTU, Il significato della stele nelle tombe digiganti, “Quaderni”, 8, Sassari 1978

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Fig. 91. Carta archeologica dell’area montana del Montijèrru.

I. Nuraghe Padra (Scafo Montiferro). 2. Nuraghe Porcos (Scano Montiferro). 3. Tomba di giganti di Pedras Doladas

(Scano Montferro). 4. Nuraghe Altoriu (Scano Montiferro). 5. Nuraghe S’Ena (Scano Montiferro). 6. Nuraghe Bad-

deona (Scano Montiferro). 7. Nuraghe Barisones (S(ano Montiferro). 8. Nuraghe Primidio (Scano Montiferro). 9.

Tomba di giganti di Elighe Donna (Scano Montiferro). 10. Nuraghe Elighe Onna o Crastu (Scano Montiferro). / /

Nuraghe Pischinales (Scano Montiferro). 12. Nuraghe Sa Chessa (Scafo Montijèrro). 13. Nuraghe Lean (Scano Mon-

tiferro). /4. Nuraghe Silvanis (Santu Lussurgiu). 15. Nuraghe Monte Urtigu (Santa Lussurgiu). 16. Tombe romane in

località Freari (Cuglieri). 17. Tombe romane in loc. Mammine (Cuglieri). /8. Ruderi romani in loc. Barile (Bonarca-

do). /9. Nuraghe Barile (Bonarcado). 20. Nuraghe Scala (Seneghe). 21. Nuraghe Fromigas (Seneghe). 22. Nuraghe

Ruiu (Seneghe). 23. Nuraghe Codinazza (Seneghe). 24. Nuraghe Cannargio (Seneghe).

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6. MarghineGoceano

Fra le regioni montane in esame, ilMarghine-Goceano presenta il maggiornumero di emergenze archeologiche, quasitutte monumentali: 178 distribuite in un’a-rea di kmq 356 con una percentuale di 0,50per kmq. Questa particolare densità inse-diativa può essere spiegata, per un verso,con il fatto che gran parte di questo terri-torio è stato oggetto in questi anni di siste-matiche e approfondite indagini topografi-che, dall’altra per la sua rilevante posizio-ne strategica – fra altopiani e pianure a“separare” la Sardegna centrale da quellasettentrionale – e la sua geomorfologia conmodesti rilievi, brevi vallate, vie naturali,ricchezza di acque e terreni buoni per ipascoli e sufficientemente adatti ad unaagricoltura di tipo preistorico.

Per l’età prenuragica sono attestati i cir-coli megalitici di Ortachis-Bolotana,probabili monumenti funerari del Neoliti-co recente per i quali si attende tuttavia loscavo scientifico per una più sicura attri-buzione cronologica e culturale.

Agli stessi tempi ed in parte all’Età delRame sono da riferire le domus de janasindividuate a Sa Toa, Funtana Lada, MonteSurdu, Orolo, S’Ulivariu, etc. Si tratta perlo più di ipogei di modeste dimensioni,isolati o in coppia, in gran parte monocel-lulari o a due celle, privi di elementi archi-tettonici di rilievo.

Anche le tombe dolmeniche ripropon-gono monumenti di tipo elementare, adindicare una frequentazione del territorioancora sporadica ed una economia debole,legata soprattutto ad una pastorizia transu-mante.

A partire dal I Bronzo (1800-1500)anche questa regione partecipa del fervoreculturale che investirà la Sardegna finoalla conquista cartaginese (fine del VIsec.) e romana (238 a.C).

Si contano, infatti, ben 135 nuraghi, mapoche tombe di giganti, appena 11, mentreancora non sono stati individuati i monu-menti di culto tipici dell’età nuragica

(fonti, pozzi sacri o tempietti “a mega-ron”).

Alla fase più antica della civiltà nuragi-ca sono da ascrivere i protonuraghi o nura-ghi a corridoio di Carrarzu Iddia, Coattos,Bene, S. Martino di Bortigali e Gazza,Figu, Cannas, S. Caterina e Perca ‘e Pazzadi Bolotana: fra questi, di particolare inte-resse il complesso di Canarzu Iddia. Postoa mezza costa su una prominenza rocciosa,marginata da murature a difendere unmodesto protonuraghe di forma ellitticacon corridoio passante, due ingressi e nic-chione; una seconda torre circolare, quasicertamente del tipo a tholos, a una cin-quantina di metri, mentre un modesto vil-laggio di capanne circolari si estende fra ledue torri. Una più antica sepoltura dolme-nica è ubicata a breve distanza dal com-plesso. Una indagine stratigrafica consen-tirebbe di chiarire ulteriormente, con datidi scavo e non solo sulla base degli ele-menti architettonici, il problema del rap-porto cronologico fra i nuraghi a corridoioe quelli a tholos.

I nuraghi di questa area sono spessocostruiti a ridosso di roccioni naturali,emergenti su pianori, sugli altopiani, sullacima di rilievi o sul declivio di colline,comunque sempre in posizione strategica enaturalmente difesa. Agli spuntoni roccio-si essi si adattano, ora inglobandone leemergenze, ora colmandone i vuoti. Nederivano planimetrie spesso irregolari,determinate dalla conformazione del terre-no, tra le quali si individuano forme carat-teristiche dei protonuraghi o nuraghi a cor-ridoio.

All’interno delle toni più classiche, lad-dove la distruzione non è totale, si indivi-duano gli elementi strutturali tipici delnuraghe a tholos, cioè il corridoio conscala e nicchia e la camera con una, due otre nicchie. Alcuni nuraghi monotorri sonocompletati da una cortina muraria che cir-conda in tutto o in parte la struttura centra-le.

Fra i nuraghi a tholos, per lo più inpessimo stato di conservazione, sono da

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Fig. 92. Carta archeologica dell’area montana del MarghineGoceano.i. Nuraghe Norchetta (Pattada). 2. Nuraghe Su Saucco (Pattada). 3. Nuraghe Littu Pedrosu (Pattada). 4. Nuraghe SaCadrea (Pattada). 5. Nuraghe Elvanosu (Pattada). 6. Nuraghe Pira (Pattada). 7. Nuraghe Puzzonina (Pattada). 8.Nuraghe Salambrone (Pattada). 9. Nuraghe Donnighedda (Pattada). 10. Nuraghe Suletta (Pattada). 11. Nuraghe Pat-tada (Pattada). /2. Nuraghe Nodu Mandra Ingannu (Bultei). /3. Nuraghe Tilariga (Bultei). 14. Nuraghe Gurzu (Bul-tei). 15. Nuraghe GiuanneAntoniEzzu (Bultei). 16. NuragheAinos(Bultei). 17. Nuraghe Coa Longa (Anela). 18. Nura-ghe Ferulas (Anela). /9. Nuraghe Su Pezzu Boiadu (Anela). 20. Nuraghe Mariane Ledda (Anela). 21. Nuraghe Catan-za (Anela). 22. Nuraghe Ghispa (Anela). 23. Nuraghe Curtu (Bono). 24. Nuraghe Pilisserta (Bono) 25. Nuraghe Mon-tigu Pilisserta (Bono). 26. Tomba di giganti di Pranichedda (Bono). 27. Nuraghe Sa Pranichedda (Bono). 28. Nura-ghe Badde Cherchi (Bono). 29. Nuraghe Tremmin (Anela). 30. Nuraghe Pedru Addé (Anela). 3/. Nuraghe Nunnaru(Anela). 32. Nuraghe S.Giorgio (Anela). 33. Nuraghe Biriolé (Anela). 34. Nuraghe Cannedu (Bono). 35. NuragheRupisarcu (Bono). 36. Nuraghe Sas Doppias (Bono). 37. Nuraghe Arvas (Burgos). 38. Nuraghe Planu Mannu A (Bur-gos). 39. Nuraghe Presone (Burgos). 40. Nuraghe Cherchizzo (Bottida). 4/. Nuraghe Tuscana (Bottida). 42. NuraghePlanu Mannu B (Burgos). 43. Nuraghe Planu Mannu (Burgos). 44. Nuraghe Presones B (Bottida). 45. Nuraghe S’Ena‘e Iddaro o Sa Costa (Burgos). 46. Nuraghe Fraile (Burgos). 47. Nuraghe Ena Manna (lIbrai). 48. Nuraghe Sa Pinna(lIbrai). 49. Nuraghe Edra (lIbrai). 50. Nuraghe Figuniedda (Burgos). 51. Nuraghe Murone (lIbrai). 52. Nuraghe SaPaule Ruia (lIbrai). 53. Nuraghe Erismanzanu (Esporlatu). 54. Nuraghe Sa Corona (Bottida). 55. Nuraghe Larattu(Bono/Bottida). 56. Nuraghe Tanca Noa (Bottida). 57. Nuraghe Obostru (lIbrai). 58. Nuraghe Su Uttione (Esporla-tu). 59. Nuraghe Schilezzu (Esporlatu). 60. Nuraghe Fruschiosu (Esporlatu). 61. Tomba di giganti di Fruschiosu(Esporlatu). 62. Nuraghe Pala ‘e Rughes (Bottida). 63. Nuraghe Pattada ‘e Chelvos (lIbrai). 64. Nuraghe Iscreti(Ilborai). 65. Nuraghe S. Maria (lIbrai). 66. Nuraghe Muru de Lunas (Esporlatu). 67. Nuraghe Pattada ‘e Casu(Esporlatu). 68. Nuraghe Monte S. Martino (Esporlatu). 69. Nuraghe Arzola ‘e Sorighes (lIbrai). 70. Nuraghe La Ger-tula (lIbrai). 7/. Tomba di giganti di Sa Corona (Bottida). 72. Nuraghe Pilisserta (lIbrai). 73. Nuraghe Monte Zenze-ru (Ilborai). 74. Nuraghe Mannurì (lIbrai). 75. Domus de janas di S. Andrea (librai). 76. Nuraghe Perca ‘e Pazza(Bobotana). 77. Nuraghe Sos Compensos A (Bobotana). 78. Nuraghe Sos Compensos B (Bobotana). 79. Nuraghe Ban-tine Cruo B (Bobotana). 80. Nuraghe Bantine Cruo A (Bobotana). 81. Nuraghe Monte Estidu (Bobotana). 82. Nura-ghe Tittiriola (Bobotana). 83. Nuraghe Sfundadu (Bobotana). 84. Tomba di giganti di Tittirioba A (Bobotana). 85.Tomba di giganti di Tittirioba B (Bobotana). 86. Nuraghe Abbazzu (Bobotana). 87. Nuraghe Prida A (Bobotana). 88.Nuraghe Coa Filigosa (Bobotana). 89. Nuraghe Cuguritta (Bobotana). 90. Nuraghe Pahattobas (Bobotana). 9/.Nuraghe Prida B (Bobotana). 92. Nuraghe Prida C (Bobotana). 93. Nuraghe Mularza Noa (Bobotana). 94. Fortezzapunica; Mularza Noa (Bobotana). 95. Nuraghe Funtanassida (Bobotana). 96. Nuraghe Nodu de Sale (Bolotana). 97.Nuraghe Ortachis (Bobotana). 98. Circoli megalitici di Ortachis (Bobotana). 99. Nuraghe Serra Inc A (*lacomer)./00. Nuraghe Serra ‘e Nughe (Bortigali). /0/. Nuraghe Serra Inc B (Macomer). /02. Nuraghe Giaga Edra (Bortigali)./03. Nuraghe Aidu Marapiga (Silanus). 104. Dolmen di Toa (Bolotana). 105. Tomba di giganti di Mascarida (Bolota-na). 106. Nuraghe Arzola ‘e Chessa (librai). 107. Tombe romane di Ortu Crastula (Bolotana). 108. Nuraghe Carbia

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(librai). 109. Domus de janas di Sa Toa (librai). 110. Nuraghe Curzu (lIbrai). 111. Nuraghe Sa Toa(il/orai). 112. Nura-ghe Tuvu Oé(Jiborai). 113. Nuraghe S.Caterina (Bobotana). 114. Tombe romane in loc. S’Ena ‘e Su Pisanu (librai).115. Tomba di giganti di Badde ‘e Su Chercu (Bobotana). 116. Nuraghe S.Martinu (Lei). 117. Alleé di S.Basiiio(Bo/otana). 118. Nuraghe Gazza (Bolotana). 119. Domus de janas di 5’ Ulivariu (Lei). 120. Tombe romane di Masca-rida (Bolotana). 121. Nuraghe Sedda de Mindadorzu (Bobotana). 122. Tombe romane di Sulconis (Bobotana). 123.Tomba di giganti di Sedda de Mindadorzu (Bobotana) . 124. Nuraghe Cannas (Bobotana). 125. Nuraghe Figu (Bobo-tana). 126. Nuraghe Mannu (Bo/otana). 127. Nuraghe Su Nuratobo (Bobotana). 128. Nuraghe Ta/ens (Bortigabi).129. Nuraghe Funtana Codina (Macomer). 130. Nuraghe S’Immandradorzu (Bortigali). 131. Nuraghe Aidu Obostru(Bortigali). 132. Nuraghe Sesugias (Bortiga/i). 133. Tomba di giganti di Cadelanu (Macomer). 134. Nuraghe Paba-rile (Bortigabi). 135. Nuraghe Badde Donna (Bortiga/i). 136. Nuraghe Su Nou de Sa Pedramaggiore (Bortigali). 137.Nuraghe Burgusada (Bortigali). 138. Domus de janas di Giorbere (Bortigali). 139. Nuraghe Su Maiaccorru (Si/anus).140. Nuraghe Ordari (Si/anus). 141. Domus de janas di Ordari (Sibanus). 142. Nuraghe Oro/io (Si/anus). 143. Tombadi giganti di Oro/io (Si/anus). 144. Nuraghe S.Marco (Si/anus). 145. Nuraghe Ascusa (Macomen). 146. Domus dejanas di Funtana Lada (Bortiga/i). 147. Nuraghe Ruggiu (Bortiga/i). 148. Nuraghe Tuide (Bortiga/i). 149. NuragheMonte Surdu A (Bortigali). 150. Nuraghe Monte Surdu (Bortiga/i). 15/. Domus De janas di Monte Surdu (Bortigabi).152. Nuraghe Aidu Entos (Bortigabi). 153. Nuraghe Boes (Bortiga/i). 154. Nuraghe Funtana Lada (Bortiga/i). 155.Nuraghe Oro/o (Bortigali). 156. Nuraghe Mu/argia (Bortiga/i). 157. Nuraghe S.Barhara (Macomer). 158. Ripari diMonte Manai (Macomer). 159. Tomba di giganti di S. Barbara (Macomer). 160. Nuraghe Sa Maddalena (Macomer).161. Nuraghe Nasprias (Birori). 162. Nuraghe Bu/litta (Birori). 163. Nuraghe Pranu ‘e Ruos (Bortiga/i). 164. Nura-ghe Coattos (Bortigali). 165. Nuraghe Carrarzu Iddia (Bortiga/i). 166. Nuraghe Tintirnio/os (Bortigali). 167. Nura-ghe Corte (Bortiga/i). 168. Nuraghe Serra ‘e Dimine (Burgos). 169. Nuraghe Murei (Espor/atu). 170. Nuraghe Su ZiaA gara (Espor/atu). 171. Nuraghe (Bo/otana). 172. Nuraghe Semestene (Bortiga/i). 173. Nuraghe Luzzanas(Bortiga/i). 174. Do/men Tuide (Bortigabi). 175. Nuraghe Ottieri (Bortigali). 176. Domus de janas di Orobo (Borti-ga/i). 177. Muraglia megalitica di Sa Maddalena (Macomer). 178. Nuraghe Sa Maddalena (Si/anus).

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Fig. 93. Nuraghe Sos Compensos, Bobotana: pianta e sezioni.

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Fig. 94. Protonuraghe Coattos, Bortigali: pianta e sezioni.

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Fig. 95. Protonuraghe di Perca ‘e Pazza, Bolotana: pianta e sezioni.

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Fig. 96. Nuraghe Serra ‘e Nughes, Bortigali: pianta e

sezioni.

segnalare le torri semplici di Tittiriola-Bolo-tana, Serra ‘e Nughes-Bortigali, Erimanza-nu-Esporlatu ed Arvas-Bono per il fatto checonservano ancora intatta la cella del pianoterra, mentre di particolare rilevanza archi-tettonica sono i nuraghi complessi di Oroloe Tintirriolos di Bortigali, S. Barbara diMacomer e Orolio di Silanus che conserva-no ancora integre le camere sovrapposte delpiano terra e del primo piano.

Fra i nuraghi complessi, ad addizioneconcentrica, sono da segnalare quelli trilo-bati di Tilariga-Bultei, S ‘Unighedda-Fore-sta Burgos e il pentalobato di S ‘Ena ‘e S‘Iddaro o sa CostaForesta Burgos.

Il nuraghe Tilariga merita poi particola-re attenzione per il fatto che conservaancora in situ alcuni mensoloni che dove-vano reggere il ballatoio terminale dellatorre, come documentato in numerosimodellini di nuraghi.

II nuraghe S’Unighedda è unacostruzione a due piani su pianta forse tri-lobata. Presenta nel piano inferiore della

torre centrale, sulla parete, un elementostrutturale assai raro, vale a dire una risegaanulare. Il vano di questa torre è costituitoda vari ambienti sovrapposti, inclusi in ununico vano cilindrico il quale era suddivisoin camere da solai di legno appoggiatiappunto su riseghe, del tipo di quella osser-vata nel piano inferiore. Questa suddivisio-ne o chiusura di volta è presente in pochis-simi altri nuraghi:Voes-Giave, Porcarzos-Borore, Giustalazza-Uri, Longu-Ploaghe.

Il nuraghe Sa Costa o S’Ena Iddaro diForesta Burgos è certamente fra i monu-menti più significativi e suggestivi dellaSardegna nuragica. Posto sul margine diun altopiano, nel mezzo di un bosco a 759di quota, occupa una superficie di 4500mq, con cinque torri che si dispongonoattorno ad un mastio e ad un cortile. Com-pletano il complesso un esteso villaggio dicapanne prevalentemente circolari ed unpoderoso antemurale, disposto ad ovest,lungo almeno 70 metri ed alto ancora inalcuni tratti per circa tre metri che conser-va la particolarità, del tutto eccezionale, diconservare il cammino di ronda.

Meno numerose e soprattutto poco con-

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Fig. 97. Protonuraghe di

Santa Caterina, Bolota-

na: pianta e sezioni.

Fig. 98. Altura fortificata

di Nou de Pedramaggio-

re, Bortigali: pianta e

sezioni.

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servate le tombe di giganti, mentre, comesi detto, sembrano mancare del tutto lecostruzioni templari.

Per l’età punica, a parte i materiali(ceramiche e monete) rinvenuti nel nura-ghe S. Barbara di Macomer o nell’area delnuraghe Bene, va segnalata la fortezza diMularza Noa sulla quale, tuttavia, pesaancora l’incertezza sulla sua reale attribu-zione culturale e cronologicaa in assenzadi uno scavo che ci consenta una più sicu-ra lettura delle strutture murarie, ora total-mente interrate.

L’età romana è segnalata da stele funera-rie cinerari rinvenuti nell’area di S. Maria

Sauccu fin dai tempi del Lamarmora, datombe e da materiali vari venuti alla lucein tutta la regione.

Una tone del bastione quadrilobato delnuraghe S. Barbara venne adibito in epocapunico-romana a sacello, mentre di grandeinteresse l’iscrizione latina incisasull’architrave del nuraghe Aidu Entos diBortigali, ora studiata da Attilio Mastino.

Si può comunque dire che ogni nuragheconservi tracce di vita di epoca storica(monete, ceramica d’uso quotodiano),tanto che si può affermare che la logicadelle scelte per gli insediamenti nuragicisembra rispettata nelle fasi successive.

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Fig. 99. Protonuraghe Gazza, Bolotana:

planimetria.

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7. Sardegna centroorientale

Tracce di linee di riva e indizi di nucleiumani pleistocenici vennero riconosciutidal Blanc sulla costa di Dorgali, ed in par-ticolare a Cala Sisine, nella grotta di ZiuSantoru, a Cala Ilune, sulla scogliera enelle cavità di Monte Santu e nella Grottadel Bue Marino, ove, al di sotto di unaspessa pavimentazione stalagmitica, ven-nero alla luce i resti di un focolare associa-ti a fauna endemica fossile pleistocenica.A quelle prime osservazioni non seguiro-no, purtroppo, indagini più approfondite,che ora alla luce delle più recenti scopertedel Paleolitico dell’Anglona e dei rinveni-menti nella Grotta Corbeddu di Oliena, sirendono più che mai indispensabili.

Non si hanno nel territorio prove mate-riali del Neolitico antico e medio: un’as-senza solo casuale, dovuta al fatto che nonsi sono ancora esplorate le numerose grottedi una regione che presenta un carsismoparticolarmente accentuato dal momentoche «pressochè in tutte le centinaia di cavi-tà naturali, si evidenziano tracce di presen-za umana» (SANGES 1985, p.619, nota 1).

La cultura di Ozieri è rappresentatafinora da un vaso biconico dalla grotta diSos Sirios e da un frammento dalla Grottadel Bue Marino, mentre vasetti a cestello eciotoline sono stati ritrovati in una piccolacavità a Sos Dorroles. La dormi de jana diCoa de Campus (Baunei), “frugata in anti-co” come segnalava Taramelli, ed altregrotticelle artificiali individuate a circa

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Fig. 100. Grotta Marrocca,

Lirzulei: vaso di cultura Monte

Claro.

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200 metri dal nuraghe Zorza costituisconoi soli esempi finora conosciuti di architet-tura ipogeica nel territorio. Questo fatto sigiustifica, forse, con la presenza di nume-rose grotte, ripari ed anfratti che potevanoessere destinati a luoghi sepoltura.

Alla stessa Cultura di Ozieri si possonoricondurre i dolmen di Monte Longu e SosDorroles, dal momento che nella tombadolmenica di Motorra, sempre nel Dorga-lese ma più verso l’interno, sono state tro-vate ceramiche con l’ornato classico diquesta cultura.

All’Età del Rame sono genericamenteattribuite le figure schematiche,antropomorfe, della Grotta del Bue Mari-no, raffiguranti, forse, una scena di danzarituale con disco solare, mentre la Culturadi Monte Claro è rappresentata da un vasobiconico rinvenuto nella piccola grottaMurroccu di Urzulei. Non si hanno nellaregione testimonianze della cultura delVaso campaniforme, mentre copiose cera-miche della Cultura di Bonnanaro, delBronzo antico, provengono da una raccoltadi superficie effettuata nella Grotta di Coa‘e sa Serra di Baunei, un vasto ambiente,asciutto e sufficientemente illuminato,utilizzato forse come dimora stabile.

Numerosi nuraghi e villaggi, e, in misu-ra minore, tombe di giganti (e potrebbevalere anche in questo caso l’ipotesi avan-zata per le domus de janas) segnano l’etànuragica che appare abbastanza diffusa purin una area difficile e tormentata.

Si tratta per lo più di nuraghi semplici,monotorri, talora difesi da un antemurale,spesso con resti di abitato e tombe digiganti. Sembrano mancare, finora, i tem-pli a pozzo, mentre una fonte sacra potreb-be essere quella individuata a Lattalai, edun tempietto “a megaron” potrebbe rive-larsi ad una indagine più approfondita l’e-dificio a pianta vagamente trapezoidalesegnalato presso il nuraghe Coa ‘e SaSerra.

Fra i villaggi sono da ricordare quellodi Nuraghe Arvu, costituito da circa 130capanne – alcune di queste scavate dal

Taramelli provviste di focolare, sedili aparete e nicchiette. L’abitato nuragico per-durò in età romana, come attestano cera-miche ed alcune strutture murarie qua-drangolari che differiscono notevolmentedalle precedenti per la tecnica costruttivain piccole pietre legate da malta.

L’abitato di nuraghe Mannu presentaanch’esso, ma con maggiore nitidezza, lapresenza di vani di età storica accanto aquelli nuragici. In particolare, F. Barrecariconosceva nei due edifici quadrangolaria blocchi squadrati, già assegnati ad etàromana dal Taramelli, una più antica faseedilizia punica, individuata peraltro anchenel vicino villaggio di Nuragheddu.

Il complesso nuragico di Zorza è for-mato da un nuraghe – monotone circolarecon nicchia e scala d’andito e camera mar-ginata da tre nicchie disposte a croce – conesteso villaggio composto da almeno unanovantina di capanne discretamente con-servate (alcune di queste conservano anco-ra l’architrave). Un sinuoso antemuraleoltre a delimitare il nuraghe ed il villaggiocorre lungo il ciglio dell’altopiano, a ridos-so del margine seguendone le sporgenze erientranze, si da non lasciare punti indife-si, includendo nel suo tracciato almenodue torri, piccole ma robuste, lungo ilciglio dell’altopiano, fortificandone i puntidi più facile accesso. Fra le capanne di vil-laggio Zorza va segnalata una costruzionedi forma quadrangolare absidata che sidistingue fra le altre anche per il para-mento murario, a grosse pietre invece chein opera microlitica.

Il Taramelli segnalava presso il nuragheZorza il ritrovamento di tombe di etàromana «con vasi e qualche moneta dibronzo».

Il nuraghe Alvo di Baunei – di tipocomplesso, con antemurale e villaggio – sisegnala per la presenza di numerosi men-soloni ancora in situ nell’opera muraria.

Fra le tombe di giganti, molto rovinatee talune totalmente distrutte, da segnalarequella di Onnidai, a circa 1 km a SE di S.Pietro di Golgo, per il fatto di essere

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costruita in blocchi di calcare e di basalto,mentre da una tomba di giganti – forse unadelle due di Orgoduri, ora scomparse –proviene il singolare betilo antropomorfoora sistemato, dal 1974, ad una ventina dimetri dall’ingresso della chiesa di S. Pie-tro. Nel Supramonte di Urzulei, G. Lilliusegnala due tombe di giganti in località

Fennau, di cui una con fregio a dentelli inun concio di trachite, e il villaggio nuragi-co di Sos Murales, presso l’ovile di SasaPortincas, formato da una cinquantina dicapanne circolari, in calcare, con nicchiealle pareti ancora alte, raccolte sule pendioroccioso, strette fra loro o separate daangusti viottoli.

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Fig. 101. Carta archeologica dell’area montana della Sardegna centroorientale.1. Nuraghe Golunie (Dorgali). 2. Materiali di età romana a Cala Cartoe (Dorgali). 3. Nuraghe Giorgia o Zorza

o Littu (Dorgali). 4. Nuraghe Tuppedie (Dorgali). 5. Nuraghe Bocca di Irghiriai (Dorgali). 6. Nuraghe Arvu (Dorga-li). 7. Nuraghe Calagonone o Palmasera (Dorgali). 8. Do/men di Monte Longu (Dorgali). 9. Grotta di Malospedes(Dorgali). 10. Materiali punici a Tului (Dorgali). 11. Nuraghe Nuragheddu (Dorgali). 12. Nuraghe Mannu (Dorgali).13. Ruderi romani a Nuraghe Manna (Dorgali). 14. Nuraghe Toddeito (Dorgali). 15. Materiali punico-romani a CaloFui/i (Dorgali). 16. Grotta di Codula Fuili (Dorgali). 17. Grotta del Bue Marino (Dorgali).18. Grotta di Ziu Santoru(Dorgali). 19. Grotta di Sos Sirios (Dorgali). 20. Grotta di Sos Sirieddos (Dorgali). 21. Materiali preistorici lungoCala Luna (Dorgali). 22. Nuraghe Punta Ghirudorgia (Urzulei). 23. Villaggio nuragico di Sos Murales (Urzulei). 24.Grotta Oggiastru (Urzulei). 25. Grotta di Cuile Sa Mendula (Urzulei). 26. Grotta Marroccu (Urzulei). 27. Insedia-menti preistorici a Cala Sisine (Baunei). 28. Grotta Coa ‘e Serra (Baunei). 29. Villaggio nuragico di Sant’ Ornau(Urzulei). 30. Tomba di giganti Olovette Cannas (Baunei). 31. Riparo sotto roccia Lucy (Baunei). 32. Nuraghe Olo-vette Cannas (Baunei). 33. Domus de janas di Coa de Campus (Baunei). 34. Tomba di giganti Perdusaccu (Baunei).35. Nuraghe Perdusaccu (Baunei). 36. Nuraghe Giustizieri (Baunei). 37. Tomba di giganti S’Olluli (Baunei). 38.Nuraghe S’Olluli (Baunei). 39. Villaggio nuragico di Monte Ulagi (Baunei). 40. Muraglia megalitica S’Atza ‘e Listru(Baunei). 41. Grotta Su Stiddu (Baunei). 42. Nuraghe Loppellai (Baunei). 43. Nuraghe Nurageddu (Baunei). 44.Tombe di giganti di Orgoduri (Baunei). 45. Nuraghe Porta ‘e Su Pressiu (Baunei). 46. Tomba di giganti Alvo (Bau-nei). 47. Complesso fortificato di Doladorgiu (Baunei). 48. Nuraghe Alvo (Baunei). 49. Nuraghe Orgoduri (Baunei).50. Villaggio nuragico di Orgoduri (Baunei). 51. Materiali nuragici di San Pietro (Baunei). 52. Nuraghe Tiria o CoaNuraghe (Baunei). 53. Villaggio nuragico di San Pietro (Baunei). 54. Tomba di giganti Annidai (Baunei). 55. Tombadi giganti Su Scusorgiu (Baunei). 56. Tomba di giganti Fonnacesu (Baunei). 57. Nuraghe Fonnacesu o Coa de Serra(Baunei). 58. Grotte e scogliere di Monte Santo (Baunei). 59. Grotta Sa Rutta ‘e Sa Scala ‘e Su Teti (Baunei). 60.Nuraghe Margine o Punnacci (Baunei). 61. Fonte nuragica di Latta/ai (Baunei). 62. Villaggio nuragico di Latta/ai(Baunei). 63. Tomba di giganti Lattalai (Baunei). 64. Nuraghe Turru (Baunei). 65. Riparo di Sos Dorroles (Dorgali).66. Dolmen di Sos Dorroles (Dorgali).

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8. Monti di Oliena

Estese indagini topografiche,esplorazioni speleologiche e fortunatiinterventi di scavo – registratisi soprattuttoin quest’ultimo decennio – hanno consen-tito di ampliare in misura notevole il qua-dro delle nostre conscenze su un territorioche già ad un esame della Carta archeolo-gica del Taramelli, del 1931, appariva par-ticolarmente ricco di testimonianzearcheologiche. I dati finora disponibilidocumentano la presenza di insediamentiumani a partire dal Paleolitico superiorefino alla tarda età romana.

Particolare importanza rivestono inquesto quadro le numerose grotte e riparinaturali di cui il territorio è ricco – Rifu-gio, Gonnagosula o del Guano, Sa Oche,Su Bentu, Su Benticheddu, Sas Furmicas,Corbeddu, Tiscali, etc. – per avere restitui-to materiali e significative sequenze strati-grafiche.

La Grotta Corbeddu di Oliena, nellavalle di Lanaittu, a breve distanza dal com-plesso idrogeologico di Sa Oche-Su Bentu,interessata da scavi scientifici a partire dal1982 da parte della Università di Utrecht,ha restituito contesti stratigrafici del piùalto interesse, sia sotto l’aspetto paleonto-logico – Megaceros Cazioti, CynotheriumSardus, Pro/a gus Sardus – che paletnolo-gico. Infatti, sono stati ritrovati, in associa-zione con faune plestoceniche estinte, i piùantichi resti umani (un temporale ed un

mascellare superiore) documentati nell’I-sola.

Nei livelli pleistocenici si è poi indivi-duata una industria litica, non ancora bendefinita tipologicamente, che sulla base didatazioni radiometriche si colloca fra13.500 e 12.500 anni dal presente.

Nella stessa Grotta, sigillato da unaconcrezione stalagmitica, è stato docu-mentato un livello riferibile al Neoliticoantico, con la presenza di carboni – datatial C’ 8040 ± 160 dal presente –, faunedomestiche e selvatiche, molluschi di maree di terra, resti di pesci e di crostacei, ossadi Pro/a gus Sardus, ceramiche impressecardiali e microliti geometrici in ossidia-na.

Il Neolitico medio è presente – ancora aCorbeddu – nello strato la della Sala 2, contipiche ceramiche decorate nello stile diBonuighinu, industria in selce ed ossidia-na, strumenti in osso (aghi, spatole, punte-ruoli, etc.), oggetti d’ornamento (Cipree eColumbelle forate, valve di Pectunculused elementi di Dentalium) e resti di pasto.La datazione al C’4, effettuata su carbonirecuperati nello strato, ha fornito laseguente cronologia: 6260 ± 180 dal pre-sente.

Nella Grotta Rifugio, una modestacavità naturale sul versante destro delCedrino, le ricerche condotte da P. Biaginel 1977-78 hanno rivelato l’uso funerariodella grotta nel Neolitico medio, con trac-ce di frequentazione sporadica nell’Età del

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Fig. 102. Carta archeologica dei Monti di O/iena.1. Grotta Rifugio (Oliena). 2. Grotta di Gonnagosula o del Guano (0/iena). 3. Nuraghe Gonnagosula (O/iena). 4.Nuraghe (O/iena). 5. Nuraghe (O/iena). 6. Nuraghe Omene (Dorga/i). 7 Domus de janas di Omene (Dorgali). 8. Vil-laggio di Su Gorruttone (O/iena). 9. Grotta di Sas Furmicas (DorgalilOliena). 10. Villaggio di Ruinas (O/iena). 11.Altura fortificata di Piggiulongu (O/iena). 12. Grotta di Abba Medica (O/iena). 13. Ripostiglio nuragico di Guttidai(O/iena). /4. Complesso nuragico di Sa Sedda de Sos Carros (O/iena). /4. Grotta di Sa Oche (O/iena). 15. Grotta Cor-beddu (O/iena). 16. Grotta di Su Bentu (O/iena). 17. Grotta di Su Benticheddu (O/iena). 18. Tomba di giganti diLanaittu (O/iena). 19. Nuraghe Sovana (O/iena). 20. Grotta di Sos Mortos (O/iena). 21. Nuraghe (?) Duavidda(O/iena). 22. Domus de janas (?) (O/iena). 23. Tomba di Sisaia (Dorga/i). 24. Villaggiosantuario nuragico di Tisca/i(Dorgali/O/iena). 25. Villaggio di Surtana (Dorga/i). 26. Tomba di giganti di Donnicoro (Orgosolo-Dorga/i). 27.Nuraghe Nuragheddu (Orgosolo-Dorga/i). 28. Nuraghe S.Anna (Dorga/i). 29. Nuraghe Lol/ové A (Orgosolo). 30.Nuraghe Lo//ové B (Orgosolo). 31. Nuraghe De Gorroppu (Orgosolo). 32. Nuraghe Mereu (Orgosolo). 33. Tombe digiganti di Senepida (Orgosolo). 34. Nuraghe Senepida (Orgosolo). 35. Tomba di giganti di Lochore (Orgosolo). 36.Nuraghe Monte Nieddu (Orgosolo). 37. Bronzi e ruderi di Monte S. Giovanni Novo (O/iena). 38. Nuraghe Filigai(Orgosolo). 39. Nuraghe Funtana Bona (Orgosolo). 40. Ins. romano A Sovana (Orgosolo). 41. Tombe in do/ma di SuSercone (Orgosolo). 42. Insediamento preistorico di Doinanigoro (Orgosolo). 43. Materiali preistorici di FuntanaBona (Orgosolo). 44. Nuraghe Badu Osti (Urzulei).

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Rame. Oltre ai resti scheletrici di almeno11 individui, vennero recuperate raffinateceramiche, copioso materiale litico, punte-ruoli in osso e una grande varietà di ele-menti di ornamento, quali zanne di cin-ghiale forate, un migliaio di dischetti cilin-drici in clorite, numerosi bracciali ricavatida valve di Spondylus, etc.

Dalla Grotta del Guano o Gonnagosula,non lontana dalla Grotta rifugio, provieneinvece una grande quantità di materialiriferibili alla Cultura di Ozieri, del Neoliti-co recente. La presenza prevalente di cera-mica inornata, di macine, pestelli, granocarbonizzato, fusaiole e pesi da telaio por-tano ad ipotizzare una destinazione abitati-va della Grotta, anche se negli scavi del1978 si rinvennero due idoletti fittili fem-minili. Le datazioni al C l4 ottenute su duecampioni di carbone associati a materialidi Cultura Ozieri hanno fornito i seguentirisultati: 2950 ± 50; 2880 ± 50 a.C.

Agli stessi tempi sono forse da ascrive-re le domus de janas segnalate dal Tara-melli.

Frammenti di ciotola e di piede di vasotripode di cultura Ozieri, entrambi decora-ti a bande taccheggiate sono stati rinvenu-ti sull’altopiano di Doinanigoro.

Mentre l’Età del Rame appare finoralimitata al noto vaso di Cultura MonteClaro della Grotta Rifugio – mancherebbe-ro, quindi, testimonianze delle cultureFiligosaAbealzu e del Vaso Campaniformeassai più consistente risulta la documenta-zione realtiva alla Cultura di Bonnanaro(Bronzo antico) attestata in cavità naturaliutilizzate come luoghi di vita e di morte.

Nei livelli superficiali della Sala i diCorbeddu, vennero alla luce esigui resti dicapanne e copiose ceramiche tipiche dellaCultura di Bonnanaro con associati alcunifittili di età nuragica decorati “a pettine”.Ceramiche analoghe si rinvennero nellaGrotta di Su Bentu. Nella piccola grotta diSas Furmicas, all’ingresso della valle diLanaittu, furono recuperati resti umani dipiù individui in deposizione secondaria ecorredati da numerosi vasi d’offerta riferi-

bili alla stessa cultura di Bonnanaro.Di notevole interesse, poi, il ritrova-

mento di una sepoltura individuale in unanfratto della valle di Lanaittu. La defunta,sopranominata Sisaia, cioè l’antenata, gia-ceva in posizione contratta e leggermenteflessa sul fianco con un modesto corredo:una macina, un tegame e un ciotolone. Ildato più interessante di questa scoperta èemerso dall’analisi paleopatologica deiresti, dalla quale risulta che oltre a duefratture sul braccio sinistro, fatti artrosicidiffusi, carie e altri malanni, Sisaia avevasubito un intervento “chirurgico” di trapa-nazione del cranio con autotrapianto per-fettamente cicatrizzato ad attestare il feliceesito dell’operazione.

Nuraghi, tombe di giganti, villaggi emateriali vari documentano il fervore divita che perdura nel territorio nell’Età delBronzo e del Ferro.

All’imboccatura della valle di Tiscali sitrova l’abitato di Su Guthurrone, poi, piùall’interno, il villaggio di Ruinas da cuiprovengono copiosi materiali, fra i qualiun piccolo modellino di torre nuragica.Fino agli anni Trenta si conservavanocapanne alte fino ad un metro e mezzo!Poi, più oltre, protetto e nascosto da unosperone calcareo, il complesso di “SaSedda ‘e Sos Carros, un probabile santua-rio con una fonderia, centro di produzionee di raccolta di oggetti di bronzo e di ferro.Ma l’eccezionalità di questo complessoconsiste nella quantita e qualità dei bronzirinvenuti, tanto di fattura locale che diprovenienza esterna: fra gli altri, un fram-mento di paletta cipriota (XII-XI sec. a.C),una parte di spada ad “antenne” di produ-zione dell’Italia centroorientale.

Dalla piccola grotta di Su Bentichedduprovengono due bacili in bronzo, l’unocon attacco a triplice spirale, l’altro a plac-chetta rettangolare lavorata a treccia, duepugnali ed un frammento di lingotto, forsecostituenti un deposito votivo.

Un altro ripostiglio di bronzi (unatrentina) fu scoperto nel 1876 in regioneGuttidai ed offerto allo Spano «dal sig.

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Giovanni Palimodde Salis che... ce li haceduti tutti, salvo alcuni che dice d’esseredi diversa specie cioè in forma di barchet-te». I materiali furono donati dallo Spano,nello stesso anno, al Museo Pigorini diRoma, ove attualmente si conservanoquattro asce a margini rialzati, una grandepunta di lancia e due pugnali.

Nessun nuraghe sorge nella valle di La-naittu, ed anche per questo particolareinteresse assume il noto villaggio di Tisca-li, annidato entro le pareti di una dolinacarsica posta sulla sommità della alturaomonima, in eccellente posizione di con-trollo di tutta la valle.

Una delle due tombe di giganti di Sene-pida è costituita da un corridoio dolmenico(lungh. m 8, 20) delimitato da enormi la-stroni ortostatici e chiuso in alto da una la-stra di piattabanda residua. Della stelecentinata che segnava il centro dell’esedrarimane in situ il riquadro inferiore (largh.m 2, 59) con alla base un portello finemen-te lavorato. I materiali rinvenuti nel corsodegli scavi attestano l’uso della sepolturadall’Età del Bronzo alla piena età imperia-le.

Nella stessa vallata di Senepida sonostate inoltre segnalate numerose tombe a

tafone.La presenza romana è attestata da mate-

riali rinvenuti in grotte, nuraghi, villaggi etombe di giganti, a conferma della conti-nuità di vita nelle antiche sedi di insedia-mento e di sepoltura. Mancano, invece,strutture e monumenti che possano essereattribuiti al periodo fenicio-punico, roma-no o altomedievale.

Il solo oggetto finora riferibile almondo fenicio-punico è un eccezionaleesemplare di pilgrim flask o “fiasca delpellegrino” raccolto in frammenti nel vil-laggio di Ruinas. Si tratta di una delle clas-si vascolari propriamente fenicie maggior-mente rappresentate a Cipro dal periodogeometrico (1050-850) al VI sec. a.C. eviene perciò talvolta definita “cipriota”.

Pochi elementi documentano la conti-nuità di vita in età romana e quasi tuttisono di età imperiale, per cui si potrebbeipotizzare una flessione nella densitàdemografica in età repubblicana. Il pezzopiù significativo ed anche il più antico rife-ribile a questo periodo proviene anch’essodal villaggio di Ruinas e consiste nellaparte superiore di un vaso in lamina bron-zea con due anse a maniglia che si collocanel IT sec. a.C.

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9. Gennargentu

Il ritrovamento di ossidiane sul MonteSpada, a circa 1400 metri di quota, attestauno sfruttamento dei pascoli estivi di mon-tagna fin dal Neolitico recente: un periodo,peraltro, documentato nel Gennargentudalle domus de janas di Badde Cheia, Oro-seguro e Silacaccoro. Nella necropoli diSilacaccaro – quattro ipogei di forma sem-plice e con cella preceduta da vestibolol’incontro fra ipogeismo e megalitismo sicoglie in una tomba il cui ingresso è prece-duto da un corridoio dolmenico.

Se allo stato delle nostre conoscenze lafrequentazione della regione in età prenura-gica appare ancora sporadica e legata, forse,alla transumanza più che all’occupazionestabile delle aree montane meno favorevolialla vita, ben più ricca ed articolata essa sipresenta nel periodo dei nuraghi. Torri sem-

plici o nuraghi complessi, talora difesi daantemurali, estesi villaggi, tombe di gigantied edifici di culto – tempietti a “megaron”,pozzi sacri e fonti – ed il ritrovamento disignificativi reperti, sono indicativi del fer-mento culturale che caratterizza la Sarde-gna fra il XVI ed il VII secolo a.C.

Fra i nuraghi, posti in gran numero altrei 1000 metri di altitudine, da segnalarequello di Ruinas, a circa 1200 metri s.l.m.,con vasto abitato e tombe di giganti. Ilcomplesso di Bau Tanca, oggetto di recen-ti scavi, appare invece costituito da unnuraghe a struttura complessa – torre cen-trale con due torri aggiunte e antemuraleda un agglomerato di capanne (di variaplanimetria per il condizionamento delpiano roccioso) e quindi da una tomba

Fig. 103. Tempietto nuragico di S’Arcu ‘e Forros, Villa

grande Strisaili: pianta e sezione.

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di giganti. Lo scavo di una capanna del vil-laggio, ha restituito una significativasequenza stratigrafica che consente diindicare fra il Bronzo medio e i tempi ini-ziali dell’Età del Ferro (1500 - 900 a. C) lefasi di vita del vano.

A circa 500 metri dal nuraghe, unatomba di giganti in granito con fregio adentelli.

Il nuraghe Nercone, aggrappato ad unospuntone di granito, protegge un piccolovillaggio di capanne circolari. A 150/200metri a Est-Sudest due tombe di gigantiuna delle quali si segnala per l’accuratafattura.

II villaggio di Ruinas è costituito da unatrentina e più di vani circolari, mentre acirca 500 metri più a Nord sono visibili iresti delle due tombe di giganti di Sa Car-cara. La maggiore delle sepolture, nasco-sta in parte dal suo crollo, era di tipo dol-menico con l’ingresso al corridoio funera-rio segnato dalla stele centinata, ora apezzi e ricoperta dalle macerie. A brevedistanza, due strutture circolari guardanosul dirupo vigilando l’accesso all’altipia-no.

Fra i nuraghi Prethos e Cardutuvu siestende il villaggio nuragico di Serra ‘e IsDomos con la vicina tomba di giganti diS’Urgu a struttura ostostatica.

Fra i luoghi di culto, di particolare inte-resse il tempietto “a megaron” di S’Arcu eIs Forros, in prossimità di un nuraghe trilo-bato con relativo villaggio.

L’edificio sacro, costruito con blocchipoligonali di media grandezza e racchiusoda un recinto, presenta pianta rettangolare(lungh. m 17,00; largh. 5,50/6,50) con latibrevi doppiamente “in antis” ed internoscompartito in quattro ambienti nei quali si

sono rinvenuti materiali bronzei e cerami-ci.

Dall’area circostante il tempietto, dalvicino nuraghe e dalle capanne, provengo-no numerosi frammenti di lingotti di tipoegeo e di panelle di bronzo, asce a marginirialzati, bronzi figurati – fra questi di par-ticolare interesse un leone accosciato,datato fra il VI e il IV sec.a.C – e copiosescorie di piombo contenute all’interno diun bacile in lamina bronzea, variamenterestaurato e con coperchio in piombo delpeso di kg. 11,700.

Fra le numerose tombe di gigantisegnalate nella “Montagna”, va segnalataquella di Campu de Pira Onni, in prossimi-tà del nuraghe Marruscu, recentementescavata e restaurata dalla Soprintendenzaarcheologica di Sassari. Si tratta di unatomba a struttura isodoma, di mediedimensioni (lungh. corpo m 10; largh. m4,50) e con ampia esedra semicircolare(corda m 12,80) segnata da un bancone aparete. Il corridoio funerario (lungh. m7,00), strombato nella parte anteriore(largh. m 0,90/0,70) e lastricato, era deli-mitato da conci di granito squadrati e confaccia a vista sbiecata in modo da ottenereun profilo ogivale chiuso in alto da grandilastroni di piattabanda.

L’ingresso alla camera, rettangolare edarchitravato, era chiuso da una lastraperfettamente sagomata e con appendicilaterali di manovra.

Nell’area dell’esedra sono stati rinve-nuti due conci dentellati – uno, probabil-mente, relativo ad una fase più antica –mentre i materiali restituiti dall’indaginestratigrafica – scarsi e poco significativi –testimoniano un riutilizzo della sepolturain epoca romana imperiale (IIT sec.d.C.).

195

M.A. FADDA, VILLAGRANDE (Nuoro). Tempio ‘amegaron” di S’Arca e is Forros, in “NBAS”, lI, 1986,Sassari 1989, pp. 278281

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d’Italia, Foglio 208 (Dorgali), Firenze 1929

A. TARAMELLI, Edizione della Carta archeologica

d’Italia, Foglio 207 (Nuoro), Firenze 1931

196

Fig. 104. Carta archeologica del Gennargentu.

1. Nuraghe Prigisone (Orgosolo). 2. Domus de janas di Badde Cheia (Orgosolo). 3. Nuraghe Iscollanoro

(Orgosolo). 4. Nuraghe Mannurri (Orgosolo). 5. Tomba di giganti di Mannurri (Orgosolo). 6. Domus de janas di Ori-

seguro (Orgosolo). 7. Ossidiana a Monte Spada (Fonni). 8. Nuraghe Surzaoe (Villa grande Strisaili). 9. Ruderi inde-

terminati a Sos Beraniles (Fonni). 10. Nuraghe Roa Su Nuraxi (Desulo). 11. Nuraghe Bruncu Nuraxi (Desulo). /2.

Pannelle di rame a Bau istidda (Desulo). 13. Nuraghe Bau Tanca (Talana). 14. Tomba di giganti di Bau Tanca (Tala-

na). 15. Nuraghe Bruncu Tortari (Talana). 16. Nuraghe Odrollai (Talana). 17. Nuraghe Nercone (Talana). /8. Domus

de janas di Silacaccoro (Talana). /9. Nuraghe Ruhiu o Orruhhiu (Talana). 20. Villaggio nuragico di istrogus (Orgo-

solo). 21. Tomba di giganti di Lotzoracesu (Villagrande Strisaili). 22. Nuraghe Scala (Villagrande Strisaili). 23.

Tombe di giganti di Sa Carcara (Villagrande Strisaili). 24. Tempietto di S’Arcu ‘e Forros (Villagrande Strisaili). 25.

Nuraghe e villaggio di S’Arcu ‘e Forros (Villagrande Strisaili). 26. Nuraghe Lotzoracesu (Villa grande Strisaili). 27.

Nuraghe Foppia o istoge (Talana). 28. Nuraghe Cardutuvu (Talana). 29. Nuraghe Pretzos (Talana). 30. Nuraghe

Buruntacciu o Oruntacciu (Talana). 31. Nuraghe Giorgi (Villagrande Strisaili). 32. Nuraghe Marruscu (Villagrande

Strisaili). 33. Nuraghe Pauli Costi (Villagrande Strisaili). 34. Nuraghe Giuoro (Villa grande Strisaili). 35. Tombe di

giganti di S. Barbara (Villagrande Strisaili). 36. Nuraghe Uunturgiadore (Arzana). 37. Nuraghe e villaggio Orruinas

o Ruinas (Arzana). 38. Nuraghe Sa Tanca (Arzana). 39. Nuraghe Ardasai (Seui). 40. Nuraghe Fondu Corongiu (Seui).

41. Nuraghe Pala ‘e Nuraghe (Sadali). 42. Nuraghe Perdu isu (Gairo). 43. Nuraghe Serbissi (Osini). 44. Nuraghe

Coccu (Gairo). 45. Funtana Padenti (Lanusei). 46. Nuraghe Seleni (Lanusei). 47. Tombe di giganti di Seleni (Lanu-

sei). 48. Pozzo sacro Sipari o Gennucili (Lanusei). 49. Fonte o Pozzo di Perda Floris (Lanusei). 50. Nuraghe Orotze-

ris (Vi/lagrande Strisaili). 51. Tomba di giganti di 5’ Urgu (Talana). 52. Villaggio nuragico di Praidas (Villa grande

Strisaili). 53. Nuraghe Giorgi B (Villagrande Strisaili). 54. Tomba di giganti di Campu De Pira Onni (Villa grande

Strisaili). 55. Nuraghe intramones (Villagrande Strisaili). 56. Nuraghe Accas (Villagrande Strisaili). 57. Nuraghe

S’Omo ‘e S’Orcu (ierzu). 58. Pozzo sacro di Ardasai (Seui). 59. Tombe di giganti di Ruinas (Arzana).

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10. San Basilio

A parte il nuraghe Palai segnalato daiTaramelli – già distrutto ai suoi tempi – e iltempio a pozzo (?) scoperto di recente inprossimità della chiesetta di S. Basilio –costruita in parte con i materiali di spogliodell’edificio nuragico – particolare importan-za riveste il riparo sotto roccia di Conca Fra-vihà, scavato da M.A.Fadda, per avere resti-tuito una significativa sequenza stratigrafica.

Conca Fravihà, una grande cavitànaturale (m 24x4,50) che si apre fra enor-mi blocchi di granito in un ambiente digrande suggestione, presentava un deposi-

to archeologico della potenza di m 1,80che ha consentito di individuare sette stra-ti culturali distinti che attestano l’uso delriparo dal Neolitico medio di Bonuighinufino al Bronzo recente e finale.

Fra i materiali di Cultura di Ozieri sisegnala, in particolare, un idoletto fittile “aplacca”, analogo a quelli rinvenuti a Cuc-curu s’Arriu e nella grotta di Monte Majo-re di Thiesi, mentre ceramiche campani-formi di tipo centro europeo erano associa-te a schegge di ossidiana e a fittili dellaCultura di Bonnanaro, rappresentata danumerosi vasetti miniaturistici.

Lo strato nuragico era costituito da una

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Fig. 105. Carta archeologica dell’area montana di San Basilio. I. Nuraghe Palai (Olzai). 2. Riparo sotto roccia di

Conca Fravihà (Ollolai). 3. Pozzo sacro (?) di S.Basilio (Ollolai).

Fig. 106. Idoletto fittile da

Conca Fravihà, Ollolai.

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grande quantità di ceramiche – soprattuttopiccole ciotole leggermente carenate, tega-mi con impresso nel fondo l’intreccio delcanestro – e da numerosi oggetti in bronzodi uso cultuale.

In attesa della edizione completa delloscavo, la presenza della “Dea Madre”, divasetti miniaturistici e di bronzi legati alculto fanno pensare ad una originariadestinazione sacra del riparo.

200

La terra racconta la storia di Olio/ai, in “La Nuova Sar-degna”, 14 settembre 1989, p. 13

M.A. FADDA, Lo strato eneolitico dei riparo di S.Basi/io di 01/o/ai (Nuoro), in AA.VV,. “L’Età del Ramein Europa”, Rassegna di Archeologia, 7, Firenze 1988, p.535

F. Lo SCHIAVO, Nuoro, in AA.VV., L’Antiquariumarborense e i civici musei archeologici della Sardegna,Banco di Sardegna, Sassari 1988

A. TARAMELLI, Edizione de/la Carta archeologicad’Italia, Foglio 207 (Nuoro), Firenze 1931

Fig. 107. Carta archeologica di Monte San Cosimo.1. Nuraghe Trocotula o Gianna ‘e Carros (Mamoiada). 2. Nuraghe Travessu (Mamoiada). 3. Stazione prenuragica diS.Cosimo (Mamoiada). 4. Villaggio nuragico di S.Cosimo (Mamoiada). 5. Nuraghe Mucru (Mamoiada). 6. NuragheTa/aighe (Gavoi). 7. Tomba di giganti Taiaighe (Gavoi). 8. Nuraghe Torotha (O/lo/ai). 9. Nuraghe Ispotologhi(Gavoi). 10. Nuraghe Unherte (Olio/ai).

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11. Monte San Cosimo

E. Aste fa cenno ad imprecisati materia-li di età prenuragica rinvenuti nell’areaove sorge il santuario di S. Cosimo, oveperaltro, a circa 300 metri più a Sud, visono tracce consistenti di un villaggionuragico da porre in relazione, forse, alvicino nuraghe Travessu che con altri 6nuraghi ed una tomba di giganti testi-moniano il fervore di vita che ha interessa-to il territorio in età nuragica.

Posto su una piattaforma naturale graniti-ca, a circa 200 metri a Nord del Santuario, ilnuraghe Travessu appare ora quasi total-mente demolito; è assai probabile che le suepietre siano servite per la costruzione dellapiccola chiesa dedicata ai Santi Cosimo eDamiano e delle annesse “cumbessias”.Anche i nuraghi Trocotula, Torotha e Ispo-tologhi versano in pessimo stato di conser-vazione, mentre meglio conservati risultanoi nuraghi Unherte, Mucru e Talaighè.

Il nuraghe Mucru è un monotone circo-lare del diametro di circa 12 metri, connicchia e scala d’andito: la camera centra-le ad ogiva risulta in gran parte ostruita dalcrollo. Intorno alla torre, resti di capanne edi murature nuragiche.

Il nuraghe Talaighè, di pianta circolare(diam. m 11,50), presenta scala d’andito ecamera marginata da una nicchia: la tholosè ancora intatta (m 5,23 sul riempimento).In prossimità di questo nuraghe il Taramel-li segnalava una tomba di giganti di cuirimanevano in situ «le grandi pietre deifianchi della cella e le copertine».

E. ASTE, Sardegna nascosta, Sagep Editrice, Genova1982, p. 114

E. MELI S, Carta dei nuraghi della Sardegna, Spoleto,1967

A. TARAMELLI, Edizione della Carta archeologicad’Italia, Foglio 207 (Nuoro), Firenze 1931

Fig. 108. A Nuraghe Mucru (Mamoiada); B Nuraghe

Talaighé (Gavoi): piante e sezioni.

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12. Monte ArbuIn quest’area montana non si ha notizia

di ritrovamenti archeologici, mentre nellaCarta al 25:000 dell’IGM sono segnalati 6nuraghi, ubicati fra i 720 e i 1000 metris.l.m.

Il complesso nuragico di Taccu Addai,posto al centro di un pianoro calcareo, ècostituito da un nuraghe monotorre, in

gran parte distrutto e con ingresso volto aSud, e da un villaggio di capanne circolaritalora conservate fino ad un elevato di 5filari.

Nella stessa area è stata individuata unacostruzione rettangolare, forse un edificiosacro analogo ai tempietti “a megaron”.

M.R. MANUNZA, Notiziario, in “NBAS”, IV, 1993

202

Fig. 109. Carta archeologica del Monte Arbu. I. Nuraghe Anulù (Seui). 2. Nuraghe Cercessa (Seui). 3. Complesso

nuragico di Taccu Addai (Gairo). 4. Nuraghe Nurasolu (Ussassai). 5. Nuraghe Nuraxi o Useligis (Ussassai). 6. Nura-

ghe Su Casteddu Ioni (Ussassai).

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13. Monte Sette Fratelli

Sulla base dei pochi dati emersi, il terri-torio sembra essere stato vissuto efrequentato soltanto in età nuragica – 24nuraghi e 2 tombe di giganti – mentre sem-brano assenti, certamente per carenza diricerche, testimonianze delle fasi culturaliprecedenti e di quelle di età punico-roma-na.

Fatta eccezione per il nuraghe Antiogudi Sinnai, di tipo complesso, anche se didifficile lettura a causa del suo pessimostato di conservazione, le torri di questaarea sono di tipo elementare, arroccatesulle alture e per lo più rovinate.

I nuraghi Su Gattu, Antiogu Oi e Cra-biolu sono del tipo “a corridoio”, mentre ilnuraghe Baccu s’Alinu sembra una alturafortificata. In prossimità dei nuraghiGiuanni Battenti e Spaderis sono visibili iresti del relativo abitato a capanne circola-ri.

Di maggiore interesse, invece, le duetombe di giganti, entrambe ben conservateed una – Sa Domu ‘e s’Orku di Quartucciuoggetto di scavo da parte di E. Atzeni eben nota agli studiosi.

La tomba di Murta Sterna ‘e Pitzus diMaracalagonis, posta a breve distanza dainuraghi Beduzzu con il quale era in strettarelazione topografica e culturale, conservasolo in parte il corpo tombale (lungh. m13/14) e l’esedra a filari (corda m 12,00);il corridoio funerario, rettangolare (lungh.m 8,74; largh. m 0,929) e parzialmenteinterrato, presenta pareti aggettanti e chiu-se in alto da lastroni a formare una sezionetrapezoidale (alt. sul riempimento m1,05/1,12; largh. in alto m 0,43). L’aggettodelle pareti è dato dal taglio obliquo dellefacce a vista dei blocchi che costituisconole pareti stesse.

Nella parete di fondo del vano funera-rio, sembra potersi intuire l’esistenza diuna nicchia per offerte votive.

La tomba di Sa Domu ‘e s’Orku apparecome la meglio conservata fra i monumen-ti del suo tipo: ampia esedra a filari con

corda di m 10/12,50, corpo lungo m 11,60ed alto m 3,30 all’estremità absidata,ingresso architravato che introduce nelcorridoio rettangolare (lungh. m 7,80;largh. massima al centro m 1,30), a sezio-ne ogivale e con bancone nella parete difondo.

All’esterno, un menhir presso lo stipitesinistro dell’ingresso e tre “pozzetti” perofferte.

E.ATZENI, Il do/men di Sa Coveccada di Mores e latomba di giganti di Sa Domu ‘e s’Orku di Quartucciu, in“Studi Sardi”, XX, 1966

Fig. 110. Tomba di giganti di Murta Sterna ‘e Pitzus,

Maracalagonis: pianta e sezioni.

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Fig. 111. Carta archeologica del Monte Sette Fratelli.

1. Nuraghe de su Gattu (Burcei). 2. Nuraghe Serra Su Nuraxi (Burcei). 3. Nuraghe Sa Figu (S. Vito). 4. Nuraghe

Arcu Peppi Floris (S. Vito). 5. Nuraghe Piras (S. Vito). 6. Nuraghe Sa Murta (S. Vito). 7. Nuraghe Corrocoi (S. Vito).

8. Nuraghe Antoni Usai (S. Vito). 9. Nuraghe Cui/e Lepuri (Sinnai). IO. Nuraghe S. Forada (Sinnai). II. Nuraghe

Casta gnedda (Sinnai). 12. Nuraghe Crabiolu (Sinnai). 13. Nuraghe Su Canale S’Alinu (Sinnai). /4. Nuraghe Antio-

gu (Sinnai). 15. Nuraghe Sa Fraigada (Sinnai). 16. Tomba di giganti di Sterna ‘e Pitzus (Maracalagonis). 17. Nura-

ghe Anna A (Maracalagonis). 18. Nuraghe Anna B (Maracalagonis). 19. Nuraghe Beduzzu A (Maracalagonis). 20.

Nuraghe Beduzzu B (Maracalagonis). 21. Tomba di Giganti Sa Domu ‘e S’Orku (Quartucciu-CA). 22. Nuraghe De

S’Ascedu (Maracalagonis). 23. Nuraghe Monte Arbu (Sinnai). 24. Nuraghe Arrumbulada (Maracalagonis). 25. Nura-

ghe Sa Madrina (Maracalagonis).

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14. Monte Santa Vittoria

Nella Montagna di S. Vittoria siconoscono finora un nuraghe, una fontesacra, un tempietto “in antis” ed un recin-to ellittico con tre ingressi d’incerta attri-buzione culturale. Nelle immediate vici-nanze, tuttavia, sono presenti tre nuraghi,tre tombe di giganti, due recinti megalitici,un villaggio nuragico con pozzo, un edifi-cio vagamente trapezoidale, un probabiletempio rettangolare e resti di almeno seiabitati romani: non lontano, la località diCorte Luceta da cui proviene la ben notatavola bronzea di Esterzili, rinvenuta nel1866 e ritenuta fra i documenti epigraficipiù significativi della Sardegna romana.

Il recinto di Santa Vittoria, di formaellittica, presenta tre accessi – a Est-SudovestOvest – con ingresso principale aOvest seguito da un corridoio rettangolarepiattabandato, mentre il nuraghe Monti ‘eNuxi è caratterizzato da una camera margi-nata da quattro piccole nicchie.

Di particolare interesse, fra i monumen-ti di Monte S. Vittora, il tempietto diDomu de Orgia, già noto allo Spano che loriteneva però di epoca romana. Si tratta diun edificio a forma rettangolare con lepareti laterali che si allungano per un trat-to rispetto ai lati brevi in modo da ottenereuna costruzione doppiamente “in antis”.L’interno è ripartito in tre ambienti didiverse dimensioni, con al centro quellomaggiore: i tre vani comunicano fra loroper mezzo di alti ingressi architravati.L’intero edificio è delimitato da un recintoellittico (diam. 48,50x28). I lati lunghimisurano m 22,50, mentre quelli brevirisultano di circa 5 metri. L’opera murariaè costituita da lastroni sub-quadrati dischisto messi in opera a filari regolari.

L’interesse del monumento, ancora dascavare, deriva dal fatto che si tratta di unedificio di culto fra i meno diffusi dellaSardegna nuragica, discretamenteconservato e in posizione dominante esuggestiva.

Non lontano dall’edificio, sulle pendici

del Monte Santa Vittoria, su di un’area dialcuni ettari sono visibili i resti di un este-so villaggio nuragico, compreso entro unospazio parzialmente delimitato da un murociclopico costruito con pietre di grandidimensioni.

La fonte sacra di Monti ‘e Nuxi, a m1118 s.l.m., è posta sul versante orientaledel Monte Santa Vittoria, a breve distanzadal già citato recinto semiellittico e da unacapanna circolare: è costituita da un vesti-bolo quadrangolare e da una celletta a falsavolta che custodisce la vena sorgiva.

Fig. 112. Carta archeologica del Monte Santa Vittoria 1.

Nuraghe e Fonte di Monti ‘e Nuxi (Esterzili). 2. Recinto

di Monte Santa Vittoria (Esterzili). 3. Tempietto in antis

di Domu ‘e Orgia (Esterzili).

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Fig. 113. Recinto

megalitico di S.

Vittoria, Esterzili.

Fig. 11a. Fonte nuragica di Monte Nuxi, Esterzili: pianta e sezioni.

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SANNA, Notiziario, in “NBAS”, 4, 1987-92, Sassari 1993

207

Fig. 115. Carta archeologica del Monte Linas. i. Nuraghe Nuraxi di Togoro (Gonnosfanadiga). 2. Santuario di Antas

(Fluminimaggiore). 3. Villaggio nuragico di Matzanni (Villacidro). 4. Templi a pozzo di Matzanni (Villacidro). 5. Tem-

pietto punico di Matzanni (Villacidro).

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15. Monte Linas

Ad eccezione dei toponimi “Nuraghi diTogoro” o “Nuraxi de Togoro”, a quota868 s.l.m., riportati nella Carta dell’IGM,sia al 100:000 che in quella 25:000, non siconoscono testimonianze archeologicheall’interno del Monte Linas.

Questo è dovuto certamente ad assenzadi ricerche sistematiche, rese difficili,peraltro, dalla particolare asprezza delMonte che non sembra avere favorito lavita, documentata, invece, intensa ed arti-colata nel tempo soprattutto più a Nord e aSud. Tuttavia, le ricchezze minerarie dellaregione dovevavo essere sfruttate intensa-mente, se sul versante meridionale delmassiccio montuoso sono presenti il Tem-pio di Antas, a Sud-Ovest (a 541 ms.l.m.),ed il santuario nuragico-punico di Matzan-ni, a Sud-Est e a circa 700 m s.l.m.

Il complesso di Antas è fin troppo notoanche al grande pubblico per ricordarlo inquesta sede, mentre vanno segnalati irecenti scavi di G. Ugas che in prossimitàdel Tempio hanno messo in luce ineditetombe nuragiche a pozzetto, una dellequali ha restituito, fra l’altro, una signifi-cativa statuina in bronzo, nuda ed armatadi lancia.

Il complesso archeologico di Mazzanni,scoperto da D. Lovisato sul finire del seco-lo, è costituito da un villaggio nuragico, tretempli a pozzo ed un tempietto punico.

Il santuario nuragico è formato da unadozzina di capanne circolari – due dellequali si staccano per le maggiori dimensio-ni – e da ben tre pozzi sacri – caso unico,finora, di tre templi a pozzo costruiti in ununico sito – ad indicare la particolareimportanza che questa area doveva rivesti-re nel mondo nuragico, perdurata poianche in età punica.

Il pozzo A, posto a Nord del complesso,è formato da un atrio rettangolare, orienta-to a E-SE, non misurabile in lunghezza acausa dell’interramento, ma largo m 2,50 econ una altezza residua di m 1,50. Lascala, trapezoidale in pianta e con pareti

convergenti in alto per effetto del taglioobliquo dei conci, è crollata nella parte ini-ziale e tutti i gradini sono ricoperti dalcrollo (lunghezza di m 4,10; altezza m 2;larghezza m 1,40/0,90). Questa scala nonconduce al centro esatto della cella, marisulta leggermente spostata verso Nord.La tholos è parzialmente crollata, ingom-bra di macerie ed invasa dall’acqua, tantoda far pensare all’esistenza di un pozzo sulpiano pavimentale, come a Cuccuru Nura-xi o a Funtana Coberta di Ballao. L’ogivamisura sul riempimento m 2,75 di diame-tro e m 3,60 di altezza. L’opera murariadell’edificio, poliedrica e subquadrata, ècostituita da blocchi di scisto di piccole emedie dimensioni sistemate in modo piut-tosto irregolare.

A circa 50 metri a Sud dal Tempiettosopra descritto, abbiamo il pozzo B, oraquasi totalmente sepolto dalle macerie e inapparenza meglio conservato delprecedente. Il vestibolo e la scala sonointeramente interrati: della scala si puòvedere appena il solaio gradonato, mentreattraverso una apertura circolare di circaun metro praticata in passato dai pastori sipuò vedere l’interno del pozzo, colmo dipietre fin quasi all’architrave della scalastessa. La struttura muraria è del tuttosimile alla costruzione precedente, cosìcome uguale risulta l’orientamento aESE.

Il terzo tempio a pozzo C, sfuggito alLovisato ed individuato in seguito dal Lil-liu nel corso di un sopralluogo, si trova acirca 300 metri dai primi due, con atrio a5O.

Attualmente sono visibili il vestibolotrapezoidale, strombato verso l’ingresso(da 2,60 a 2,20), lungo m 3,20 e alto percirca 2 metri. Lungo tutta la parete destracorre un sedile, alto m 0,25 e largo m 0,30.Il vano è pavimentato con grandi lastronidi scisto.

La scala, larga all’inizio m 2,00 sirestringe leggermente nel tratto inferioredove misura m 1,40: l’altezza fra il gradi-no più basso e l’architrave risulta di m

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3,50. 1 gradini, costituiti da grandi lastro-ni, sono 14 e misurano dai 20 ai 35 cm dilarghezza e dai 15 ai 20 cm di altezza. Ilsolaio degli architravi gradonati che chiu-deva la scala – ne restano solo 3 – non èparallelo alla scala ma sale molto più ripi-damente. L’ogiva è crollata ed interratafino all’architrave della scala; l’altezzaresidua sul riempimento è di circa I metrocon 5 filari. L’opera muraria presenta pie-tre di maggiori dimensioni nel vestibolo enella scala, più piccole e con numerosezeppe nella camera.

A circa 250 metri ad Ovest del centronuragico, a 753 metri di quota, sorgono lerovine di un tempietto semitico quasi total-mente demolito. Della costruzionerettangolare restano oggi solo le fonda-menta, non individuabili in tutto il lorosviluppo a causa del crollo e dell’interra-mento. Intorno alla costruzione un grannumero di massi perfettamente squadrati,fra i quali si segnalano 15 elementi di cor-nice a gola egizia, di cui tre sono angolari.Il lato Nord misura m 6,85 di lunghezzaresidua, m 0,90 di spessore e m 1,25 dialtezza. Restano ancora in situ due filarisul lato breve e tre su quello lungo, ove trail secondo ed il terzo filare vi è una risegainterna di 30 cm. Il lato Ovest misura m3,70 di lunghezza residua, m 0,75 di altez-za e m 0,75 di spessore; restano in praticasolo i due filari di fondazione. I muri sonocostruiti con blocchi rettangolari ben squa-drati; solo il filare inferiore di base apparepiù rozzo.

Il Lovisato effettuò un sondaggio discavo in «un rialzo artificiale» che speravacelasse un’altra «favissa» – così, infatti,

aveva interpretato gli edifici sacri nuragicima non raccolse altro «che pochi cocci diterra cotta grossolana del tempo dei nura-ghi». Tuttavia, lo stesso studioso riuscì arecuperare un bronzetto figurato, meglionoto come «barbetta», ed una ciotola inbronzo con dorature, «unico eccezionalesfavillio del prezioso metallo nella terrasarda nuragica», avuti in dono dal Sindacodi Villacidro e provenienti dall’atrio delpozzo A.

I tre templi a pozzo di Mazzanni sono inpratica inediti, se si esclude la notizia delLovisato alla quale poi si sono sempre rife-riti gli studiosi successivi; ed è veramenteun peccato che di questo eccezionale com-plesso non esista neppure un puntuale rile-vamento grafico e non si avverta l’esigen-za di una indagine stratigrafica e di una suavalorizzazione.

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Fig. 116. “Barbetta” da Mazzanni (Villermosa).

D. LOVISATO, Una pagina su Villacidro, in “Bullettinodella Società Adriatica di Scienze Naturali”, XX, Trieste,1900

G. LILLIU, Nuovi templi della Sardegna nuragica, in“Studi Sardi”, XIV-XV, 1958

G.LILLIU, Sculture della Sardegna nuragica, La Zatte-ra, Cagliari 1967

G.LILLIu, La civiltà dei Sardi dal Paleolitico all’età deinuraghi, Torino 1988

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16. Monti del Sulcis

Dalle falde del Monte Arcosuprovengono 7 statuine di bronzo che insie-me ad 8 spade, una delle quali sormontatada uno schema di cervo, furono rinvenutesotto un sasso, nel giugno del 1849, dalcarpentiere Francesco Pani di Uta che siera recato nel bosco a tagliare del legname.La maggiore delle figurine «posava a tra-verso sopra le otto spade.., e nel manto delgrande idolo stavano coricati gli altri sei,tanto a sinistra che a destra, tre da unaparte, e tre dall’altra».

I reperti vennero affidati al parroco del

paese, Girolamo Marras, che si affrettò aconsegnarli allo Spano cui si devono la pri-ma notizia e l’illustrazione grafica di questiex-voto che diventeranno fra i bronzi figu-rati più significativi della Sardegna nuragi-ca. Purtroppo, al momento del rinvenimen-to “giacevano solamente coperti di terra”,privi, cioè, del contesto originario, estrapo-lati probabilmente, come già aveva intuitolo stesso Spano, da un tempietto nuragico –probabilmente un pozzo sacro – dal qualeerano stati trafugati per essere poi nascosti,forse in attesa di poterli vendere.

Fig. 117. Il ‘Capotribù’ da Monte Arcosu, Uta.

Fig. 118. Carta archeologica dei Monti del Sulcis.

1. Ripostiglio di bronzi figurati da Monte Arcosu (Uta). 2. Nuraghe Arcu De Mesu (Santadi). 3. Nuraghe De Ganciu

(Pula). 4. Nuraghe Perda Mulas (Domus De Maria). 5. Nuraghe Perdubeccu (Pula).

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Appartengono a questo complessofigurativo bronzetti molto noti, quali il“Capotribù” – il più grande fra i bronzetticonosciuti (cm 39) –, i “Lottatori” e il“Fromboliere”.

La presenza di materiali di così altaqualità artistica e forza concettuale fannopensare ad un importante centro di cultonella regione e ad un fervore di vita chesembra contraddire la quasi totale assenzadi testimonianze antiche nel territorio –appena quattro nuraghi riportati nellaCarta dell’IGM! – dovuta certamente acarenza di ricerche.

G. LILLIU, Sculture della Sardegna nuragica, La Zatte-ra, Cagliari 1967

G. SPANO, Lettera al Ch.mo Generale Alberto Della

Marmora, Cagliari 1851

O. SPANO, Antico larario sardo di Uta, in “BullettinoArcheologico Sardo”, III, 1857

Fig. 119. Guerriero con spada ed arco da Monte Arcosu,

Uta.

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