FESTEGGIATO A PALOMBARO CARMINE CARRERA: VALOROSO … · La Sezione torremaggiorese dei Granatieri...

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città di Cuneo dall'assedio delle truppe Franco-Ispani- che. Nitidi e profondi squillano nell'aria gli squilli di trom- ba sulle note del "Silenzio fuori ordinanza" e un bri- vido ci percorre la schiena: non è il freddo, ma il ri- chiamo degli Alamari. Foto, discorsi celebrativi e tanti complimenti conclu- dono la prima parte della nostra festa. Al pranzo sociale, le voci concitate di un'allegra tavo- lata, l'euforia dei tanti ricordi, la voglia di stare insie- me, le calorose strette di mano, gli arnvederci alla prossima volta, hanno un importante significato: AMI- CIZIA ... Peccando di superbia posso dire che il nostro intento è stato pienamente raggiunto, grazie anche a quanti ci hanno sostenuto e permesso di organizzare questa manifestazione in una città dove i Granatieri di Sarde- gna, al grido di "A me le Guardie" risponderanno sem- pre: "Presente \". Renato Notabella CENTRO REGIONALE ABRUZZO La rappresentanza dei Granatieri d'Abruzzo intervenuti ad onorare il primo corregionale assurto al Comando della Brigata. Il Presidente del Centro regionale Abruzzo non si è fatto sfuggire la ghiotta occasione eli essere presente nel mo- mento in cui un suo corregionale assumeva ufficialmen- te il Comando della Brigata Granatieri eli Sardegna. Ecco la nutrita rappresentanza abruzzese, capitanata da Scarpelli che fa corona al generale abruzzese, Massimi- liano Deì Casale, nel giorno del suo insediamento al co- mando della Brigata. FESTEGGIATO A PALOMBARO CARMINE CARRERA: VALOROSO GRANATIERE Nella giornata di domenica dello scorso 10 ottobre, si è svolto a Palombaro, piccolo centro in provincia di Chieti, un Raduno interregionale dei Granatieri organizzato dal Presidente del CR Abruzzo Giovanni Scarpelli. Tema dell'incontro, che nell'organizzazione ha avuto il valido, concreto e fattivo sostegno del Sindaco Giuseppe Pizzi e dell'Amministrazione Comunale da lui presieduta, era la commemorazione di un fatto avvenuto nel paese, il 18 febbraio del 1944, durante le ultime fasi del Secondo conflitto mondiale, e che vide come protagonista un gra- natiere tornato in paese dopo i tristi fatti del settembre 1943. Eccone la storia in breve. Il granatiere Carmine Carrera, classe 1920, incorporato nel marzo del '40 nel 2° reggi- mento Granatieri di Sardegna, aveva partecipato alle ope- razioni belliche sul Fronte Occidentale prima e, successi- vamente, in Slovenia e in Croazia. Egli, nel giugno del '43, seguì le sorti della Divisione Gra- natieri e fu quindi destinato al presidio della Capitale - quel presidio che nei giorni 8, 9 e 10 settembre cercò di r II Col. Massimo Meinero consegna l'attestazione all'ardimentoso gra. Carmine Carrera dinanzi alle Autorità civili e militari. contrastare l'attacco delle forze Germaniche. Come tanti altri militari, Carrera ritornò al paese d'origine, in piena occupazione tedesca, dopo aver ricevuto il Congedo a se- guito dello scioglimento della Divisione Granatieri sanci- to, il 17 settembre 1943, dal Comandante, il generale Gioacchino Solinas. Il piccolo centro, posto alle pendici' della Maiella orienta- le, in una zona compresa nella "Linea Gustav", dopo al- cuni episodi di resistenza alle truppe d'occupazione te- desche, venne liberato da un gruppo di paracadutisti in- glesi nella notte del 6 dicembre 1944. Le Autorità militari inglesi, verso la metà di gennaio, or- ganizzarono un servizio di polizia civile ausiliaria avva- lendosi di alcuni giovani militari in congedo del paese: fra questi ritroviamo il nostro Carrera, con l'incarico di "chief policeman" e un altro'granatiere: Giovanni D'Orsaneo. Alcuni paesani, nella mattina del 18 febbraio 1944, avvi- starono un gruppo di soldati tedeschi in sosta pressol'a- bitazione della famiglia Di Giovanni situata fuori del pae- se. L'abito civile indossato da alcuni di essi poteva far pensare a dei militari in ritirata, anche se non c'era alcu- na certezza e si poteva anche ipotizzare un tentativo sub- dolo di effettuare una ricognizione a premessa di una eventuale rioccupazione elei paese situato fra i due schie- segue a pagina 30 ottobre - dicembre 2004

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città di Cuneo dall'assedio delle truppe Franco-Ispani-che.Nitidi e profondi squillano nell'aria gli squilli di trom-ba sulle note del "Silenzio fuori ordinanza" e un bri-vido ci percorre la schiena: non è il freddo, ma il ri-chiamo degli Alamari.Foto, discorsi celebrativi e tanti complimenti conclu-dono la prima parte della nostra festa.Al pranzo sociale, le voci concitate di un'allegra tavo-lata, l'euforia dei tanti ricordi, la voglia di stare insie-me, le calorose strette di mano, gli arnvederci allaprossima volta, hanno un importante significato: AMI-CIZIA ...Peccando di superbia posso dire che il nostro intentoè stato pienamente raggiunto, grazie anche a quanti cihanno sostenuto e permesso di organizzare questamanifestazione in una città dove i Granatieri di Sarde-gna, al grido di "A me le Guardie" risponderanno sem-pre: "Presente \".

Renato Notabella

CENTRO REGIONALE ABRUZZO

La rappresentanza dei Granatieri d'Abruzzo intervenuti ad onorare ilprimo corregionale assurto al Comando della Brigata.

Il Presidente del Centro regionale Abruzzo non si è fattosfuggire la ghiotta occasione eli essere presente nel mo-mento in cui un suo corregionale assumeva ufficialmen-te il Comando della Brigata Granatieri eli Sardegna.Ecco la nutrita rappresentanza abruzzese, capitanata daScarpelli che fa corona al generale abruzzese, Massimi-liano Deì Casale, nel giorno del suo insediamento al co-mando della Brigata.

FESTEGGIATO A PALOMBAROCARMINE CARRERA: VALOROSO GRANATIERENella giornata di domenica dello scorso 10 ottobre, si èsvolto a Palombaro, piccolo centro in provincia di Chieti,un Raduno interregionale dei Granatieri organizzato dalPresidente del CR Abruzzo Giovanni Scarpelli.Tema dell'incontro, che nell'organizzazione ha avuto ilvalido, concreto e fattivo sostegno del Sindaco GiuseppePizzi e dell'Amministrazione Comunale da lui presieduta,era la commemorazione di un fatto avvenuto nel paese, il18 febbraio del 1944, durante le ultime fasi del Secondoconflitto mondiale, e che vide come protagonista un gra-natiere tornato in paese dopo i tristi fatti del settembre1943.Eccone la storia in breve. Il granatiere Carmine Carrera,classe 1920, incorporato nel marzo del '40 nel 2° reggi-mento Granatieri di Sardegna, aveva partecipato alle ope-razioni belliche sul Fronte Occidentale prima e, successi-vamente, in Slovenia e in Croazia.Egli, nel giugno del '43, seguì le sorti della Divisione Gra-natieri e fu quindi destinato al presidio della Capitale -quel presidio che nei giorni 8, 9 e 10 settembre cercò di

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II Col. Massimo Meinero consegna l'attestazione all'ardimentoso gra.Carmine Carrera dinanzi alle Autorità civili e militari.

contrastare l'attacco delle forze Germaniche. Come tantialtri militari, Carrera ritornò al paese d'origine, in pienaoccupazione tedesca, dopo aver ricevuto il Congedo a se-guito dello scioglimento della Divisione Granatieri sanci-to, il 17 settembre 1943, dal Comandante, il generaleGioacchino Solinas.Il piccolo centro, posto alle pendici' della Maiella orienta-le, in una zona compresa nella "Linea Gustav", dopo al-cuni episodi di resistenza alle truppe d'occupazione te-desche, venne liberato da un gruppo di paracadutisti in-glesi nella notte del 6 dicembre 1944.Le Autorità militari inglesi, verso la metà di gennaio, or-ganizzarono un servizio di polizia civile ausiliaria avva-lendosi di alcuni giovani militari in congedo del paese: fraquesti ritroviamo il nostro Carrera, con l'incarico di "chiefpoliceman" e un altro'granatiere: Giovanni D'Orsaneo.Alcuni paesani, nella mattina del 18 febbraio 1944, avvi-starono un gruppo di soldati tedeschi in sosta presso l'a-bitazione della famiglia Di Giovanni situata fuori del pae-se. L'abito civile indossato da alcuni di essi poteva farpensare a dei militari in ritirata, anche se non c'era alcu-na certezza e si poteva anche ipotizzare un tentativo sub-dolo di effettuare una ricognizione a premessa di unaeventuale rioccupazione elei paese situato fra i due schie-

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ramenti in quella che viene definita "zona di nessuno".Il bravo granatiere, perfettamente in linea con il suo ruo-lo di Capo della locale polizia, "allertati" e armati altridue "policeman" presenti (Enrico Gargiulio e GiuseppeDi Marco), si diresse senza indugio verso il casolare. Ivigiunto, con precisa tecnica militare acquisita sui varifronti , passò all'attacco facendo fuoco con il mitra e conil lancio di una bomba a mano, dopo aver fatto uscire,

II gra. Cannine Carrera cattura i 10 militari tedeschi. Disegno a penna delvalente Arch. Saverio Di Tullio, granatiere di Ortona.

nel massimo silenzio, la famiglia Di Giovanni.I militari tedeschi, colti di sorpresa, non poterono che ar-rendersi, uscendo, uno per volta e "con le braccia alzate,dalla porta del casolare accompagnati dal grido: "raus ca-merade", pronunciato in un improbabile tedesco dal no-stro Carrera. I dieci prigionieri (un ufficiale, quattro sot-tufficiali e cinque soldati), fra l'altro protetti dalle ire eli

un paesano che aveva perso il figlio in un bombarda-mento, furono consegnati, fra 1' esultanza della popola-zione presente, al comando militare inglese che si com-plimentò con il bravo granatiere Carrera e con i suoi col-laboratori.Tutta la gente di Palombaro ha partecipato alla celebra-zione di questo piccolo e, fino ad oggi, sconosciuto epi-sodio di valore e si è stretta attorno alle Colonnelle ANGSdell' Abruzzo, della Puglia, del Lazio e delle Marche, aiGonfaloni di vari comuni e ai Granatieri in servizio, pre-senti con il colonnello Massimo Meinero, un plotone inarmi e la Musica d'ordinanza. Il Prefetto di Chieti ha do-nato a Carrera una targa ricordo che si è aggiunta all'at-testato di benemerenza rilasciato dal colonnello Meine-ro.Molto apprezzato e applaudito è stato il discorso del Pre-sidente Nazionale Mario Buscemi che ha sottolineato ilvalore della militarità che deve essere posto al di sopra ditutte le ideologie e che non deve e non può essere dis-giunto dal vero amore per la pace, presente in quanti,come i militari, conoscono bene i drammi della guerra.

Guido Tamburini

GRANATIERI IN VISITA A EL ALAMEIN

Complice un "pellegrinaggio" al Sacrario di El Alamein,sono stati compagni di viaggio, il granatiere Salvatore Ca-scone, Presidente della Sezione di Pompei, che aveva tra-scinato nell'impresa Gian Maria Setti Carraro, Presidentedella Sezione di Milano, Giuseppe Dellai e Francesco Ca-rolo, di Carmignano di Brenta, con1 le rispettive mogli, si-gnore Cecilia e Loreta.L'opportunità di andare a El Alamein era stata resa con-creta dal T.T.E., circolo culturale presieduto dal generaleAlbi Marini di Roma, con un viaggio di sei giorni, già ri-petuto più volte negli ultimi anni, che ha permesso aipartecipanti non solo di vedere il Sacrario e di apprezza-re l'atmosfera suggestiva di quei luoghi, ma anche diavere un "assaggio" di Egitto, per chi ne era digiuno.Fra i partecipanti, il sottotenente di artiglieria Cicatelli diVelletri, che, reduce della battaglia di El Alamein finoagli ultimi combattimenti in Tunisia, ha voluto descrive-re, con ricordi "dal vivo" , alcuni dei momenti salientipassati in armi laggiù.La foto ritrae i granatieri che fanno ala, alla fine dellaMessa e dopo la deposizione della corona per i Caduti,al Ciccateli che ha voluto ricordare, con brevi ma signifi-cative parole, i suoi camerati d'allora, la gran parte nonpiù ritornati in Patria dalle sabbie di El Alamein.

G.S.C.

30 ottobre - dicembre 2004

Direttore Responsabile: Tonino Del Duca. Redazione, Amministrazione e Pubblicità: EDISTAMPA via Donatelle, 44LUCERA fax e tei. 0881.548481. P. IVA 00994420719. Abbonamento annuale 22 numeri: ordinario 15,00, benemerito 30,00,sostenitore, enti ed associazioni 51,00. ccp 10772713. Tariffe pubblicità b/n e avvisi: Euro 3,70 a mm. di colonna + IVA. Per leposizioni di rigore aumento dal 30 al 70%.

Anno XIX n17 (451)del 28.10.2004-Sped. a. p. art.2 comma 20/B L.662/96filiale di Foggia 45%-

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Un episodio dimenticato della secondaguerra mondiale

ONORE AL MERITOf .ONORE.AL MERITO ht~f

di Beverino CarlucciPalombaro,una ridente località

del Teatino arroccata a 536 metridi altitudine e posta a sentinelladella Maiella sopra una alturadelimitata dal corso dei torrentiAvello ed Avelline. La storiografiaufficiale descrivente la Resisten-za degli italiani al nazifascismoe le atrocità commesse dainazifascisti contro la popolazio-ne italiana ha parlato tanto di po-polazioni civili come quelle diMarzabotto e di Sant'Anna diStazzena sterminate per rappre-saglia dalla ferocia tedesca ed haparlato poco di episodi riguardantiquegli atti di valore compiuti persalvare la vita ai civili di qualchelocalità dei territori dove la guerra

nonché il Medagliere dei Grana-tieri, le varie Associazioni d'Ar-ma, la Guardia d'Onore delPantheon oltre alla Banda deiGranatieri ed un plotone in arminella classica Uniforme storica.A rendere più solenne questo ra-duno c'è stata la presenza delgenerale di Corpo d'Armata Ma-rio Buscemi in qualità di Presi-dente nazionale dell'A.N.G.S., delDr. Aldo Vaccaio,Prefetto diChieti.del Gonfalone della Provin-cia di Chieti e quella di vari Uffi-ciali superiori in congedo o inservizio attivo.

Dopo la sfilata in corteo per leprincipali strade cittadine conBanda, plotone in armi e Meda-gliere in testa seguite dalle de-laria-7pir-\r»i r*r\r\ lo ricnoHiwo r^nlnn^

stesso comportava una dose dipericolo il Carrera venne nomi-nato dagli inglesi "Chef Police-man", carica che gli consentivadi mantenere l'ordine tra i propricompaesani e di sorvegliare davicino il comportamento tedeschiche intanto avevano incomincia-to a cannoneggiare Palombaroper rappresaglia. La rigidità del-l'inverno indusse i tedeschi areimpossessarsi di Palombarocon un altrettanto audace colpodi mano nell'intento di svernarvial riparo delle case o, in alterna-tiva, a distruggerla con le mine.Per raggiungere questo loro in-tendimento i tedeschi inviaronouna loro pattuglia composta daun ufficiale,quattro sottufficiali ecinque soldati che,insediatisi inun casolare di campagna pocodiscosto dall'abitato, aspettava-no l'occasione più propizia irrom-

bomba a mano nella stanzaadiacente a quella, occupata daitedeschi e dopo aver gridato"Raus, camerade", costrinse idieci tedeschi, tra i quali unosanguinante, ad uscire ad unoad uno con le mani alzate in se-gno di resa.

Ed è stato appunto il tedescoferito che raccontò al Medicopalombarese che lo medicò cheil loro compito era quello di mina-re l'abitato qualora non fosseroriusciti scacciarne gli inglesi.

Per questo suo atto eroicoCarmine Carrera ricevette dalMaggiore inglese G.M. Stroverun attestato riportante: "This isto certify that Carrera Carminefrom Palombaro, employed aspoliceman successfully helpedthè capturing of 9 German sol-dìers an one offìcer on thè 18february 1944".

Dopo la rievocazione di que-sto fatto d'arme che lo vide daprotagonista il Granatiere Carmi-ne Carrera presente sul palco,massiccio come la Maiella chegli stava di fronte; dopo aver ri-cevuto una targa— ricordo, unapergamena ed un assegno daparte del Sindaco Pizzi e delPrefetto Vaccaio, invitato a direqualcosa, con la voce rotta dal-l'emozione, ha detto "Ho fattosoltanto il mio dovere da Grana-tiere italiano" meritando l'applau-so scrosciante tributatogli daipresenti.

La Sezione torremaggioresedei Granatieri di Sardegna co-stituitasi da alcuni mesi, è statafiera di aver partecipato a que-sto raduno indetto per ricordareun mini episodio della nostraStoria nazionale onde traman-darlo alle generazioni future.

l'episodio "principe" del contestodi questo servizio giornalistico èstato riportato dallo Scrittore Gio-vanni Artese nel suo terzo volu-me de "La guerra in Abruzzo eMolise 1943—1944"; chi scrive haletto soltanto i primi due volumiche si fermano alla fine del 1943mentre l'episodio in oggetto risa-le al 18 febbrao 1944 allorquandoPalombaro in quel periodo rap-presentava il congiungimento del-la "linea Gustav" e la "LineaBernhard" dove si fronteggiava-no la Seconda Brigata Paracadu-tisti dell'Ottava Armata britanni-ca e la 65/a Divisione di fanteriadel XXVI Panzer korps tedesco.L'episodio oggetto di questa cro-naca ha per protagonista il gra-natiere palombarese CarmineCarrera che,reduce dai combat-timenti per la difesa di Roma dopol'otto settembre 1943,rientrato nelsuo paese natale,con una seriedi atti individuali riuscì a salvare isuoi compaesani da una preme-ditata rappresaglia tedesca.Affinchè questa serie di episodiindividuali compiuti dal Granatie-re Carrera non cadessero neldimenticatoio e per farlo conosce-re alle generazioni che si sonosuccedute a quelle della secon-da guerra mondiale ha provvedu-to la benemerita AssociazioneAbruzzese dei Granatieri di Sar-degna che ha convocato in uhapposito raduno le sezioni del-l'Associazione Nazionale dei Gra-natieri di Sardegna delle RegioniAbruzzo, Molise Lazio e Puglia

nelle e dopo la deposizione diuna corona d'alloro alla base delMonumento ai Caduti,sul palcoallestito per ospitare le Autoritàconvenute, dopo che con breviparole il Generale Buscemi hasottolineata la continuità dellatradizione granatieresca tra gliex e quelli in servizio attivo il Sin-daco di Palombaro,Signor Giu-seppe Pizzi ed il Tenente Colon-nello Giovanni Scarpelli,hannorelazionato sulle gesta eroichecompiute dal Granatiere Carmi-ne Carrera che vengono, qui diseguito, riportate in ordine cro-nologico nel periodo in cui sisvolsero. Carmine Carrera, dopoaver partecipato alla difesa diRoma nei giorni che seguironol'armistizio dell'otto settembre1943,rientra nel suo paese na-tale dedicandosi alla sua attivitàmanuale lasciata da circa treanni; a mano a mano che il fron-te si avvicinava alle falde dellaMaiella i palombaresi subironodiverse rappresaglie da parti deitedeschi occupanti quali razziee deportazioni finché occupatala vicina Casoli dagli inglesi ilnostro eroe si recò in questa lo-calità per convincere gli inglesia liberare Palombaro dai soldatitedeschi. Carrera guidò un re-parto di paracadutisti inglesi checon un audace colpo di manoriuscirono a sorprendere i tede-schi catturandone parecchi edobbligando gli altri a sloggiare.Per questo suo atto che in se

continua in 2a

inglesi.Ma la loro presenza venne

notata e riferita al Carrera che,senza informare gli inglesi, chia-mò presso di sé i compaesaniEnrico Giangiulio e Giuseppe DiMarco e tutti e tre, armati di mi-tragliatore; moschetto "91" .mi-tra e bombe a mano, si recaro-no presso il casolare dove si era-no nascosti i tedeschi e,dopoaver fatto prendere posizione aisuoi due compagni, il Carrera,dasolo,entra nel casolare,sparauna raffica di mitra, lancia una

Creila foto soprain quella so±to :

: il prefetto vaccaio premia ^armine Carrera;

gli ex Granatieri di Torremaggiore.

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UH EPISODIO " GRMATIBRESCO " DA NON DIMENTICARE.

Il Generale Bmilio Faldella, cinquant1 anni dopo la fine del primo conflittomondiale, descrisse nel suo libro." LA GRANDE GUERRA. " ( una circostanziatadocumentazione di circa ottocento pagine racchiusa in due volumi e pubblicatanella serie " Storia " dei " Pocket " Longanesi ) le vicissitudini delle Gran-di Unità dell'Esercito Italiano e dei loro rispettivi Comandanti durante ledodici battaglie dell 'Isonzo,la " spedizione punitiva " di Conrad,la ritiratada Caporetto al fiave,la resistenza sul Grappa e sul Montello ed infine la vit-toriosa offensiva che si concluse a Vittorio Veneto.

In questo suo Libro l'Autóre riporta le fonti, le documentazioni e le testi-monianze dirette consultate e nel concluderlo riporta l'episodio qui sotto ri-portato tratto dal diario di un altro Scrittore che a sua volta ha descrittonei suoi libri le vicende della Divisione " Folgore " durante la seconda guer-ra mondiale nei deserti dell'Africa Settentrionale»

everino Carlucci.

396La critica deve tener conto delle diverse circostanze

nelle quali agirono Cadorna e Diaz. È fuor di luogoesaltare oltre il giusto Diaz per diminuire Cadorna,poiché, quando si eccede nel denigrare, si suscita ine-vitabilmente una reazione.

. «i| La reazione venne e viene ancora dai combattenti,jj proprio da coloro che avrebbero subito il « malgo-

verno », dai superstiti delle dodici battaglie deH'Ison-zo, dagli alpini reduci dall'Ortigara. Se i combattentidella guerra 1915-18 avessero avuto motivi di risenti-mento contro Cadorna, non avrebbero imposto a Mus-solini, che era restio, di elevarlo a Maresciallo d'Italiapochissimi anni dopo la fine della guerra, quando isuperstiti erano tanto più numerosi di ora e i ricordidei sacrifici, dei disagi, degli assalti cruenti erano an-cora vivi e scottanti. Si ammetterà che noi, che ab-biamo conosciuto quei sacrifici, quei disagi, quegliassalti, che abbiamo composto nelle tombe tanti com-pagni d'arme caduti, siamo in grado di esprimere ungiudizio meglio di scrittori che danno alimento allacorrente denigratoria dell'Esercito, dei suoi capi, delletradizioni, corrente che sta travolgendo le coscienze, ri-correndo a interpretazioni arbitrarie dei fatti ed espri-mendo giudizi ex cathedra con sovrana incoscienza.

Paolo Caccia Dominion! narra in un suo diario chela sera del primo novembre 1917 era sull'argine delLémene, a sud di Portogruaro; la nebbia era più fittaper le ombre della sera. « A l centro dell'argine, da-vanti a noi, si delineano due ombre smisurate, ven-gono avanti a buona andatura, due spettri silenziosi,grandi come cipressi, grigi. E poiché la quarta sezionelanciafiamme è in testa, sono io che li devo affron-tare per primo. Né avvicinandosi, al cessare del giocoottico provocato dalla nebbia e dall'oscurità crescente,

397quelle stature riprendono le dimensioni normali : sonodavvero alti quasi due metri, pressoché identici fraloro, il padre contadino e il figlio caporale dei grana-tieri. Ci fermiamo a parlare. Il giovanotto è arrivatoa casa con quindici giorni di licenza, quando sonogiunte, vaghe e incontrollate, le prime notizie. Il ca-porale dice: 'II vecchio, qua, che è stato granatiereanche lui, ha l'idea che arriviamo a Portogruaro '. Ilvecchio incalza : ' II bravo soldato, quando le cosevanno male, sa cosa ha da fare '. Il figlio precisa:' Cerco la brigata, per star con gli altri '. Il caporalepoteva dunque fermarsi a casa, a posto con la coscien-za, munito di una carta timbrata che lo autorizzavaa non muoversi per altri undici o dodici giorni. Po-teva starsene tranquillo, nei propri panni di villico odi pescatore, farsi passare per borghese quando sareb-bero arrivati i crucchi, assistere con la sua valida pre-senza i genitori, la nonna, le sorelle e i fratellini, dalmomento che la famiglia non intendeva abbandonarela cascina. Invece no, il caporale si rimette la divisacon gli alamari di Sardegna e va a cercare la brigata,perché quello, nell'incalzare della mal'ora è il postosuo. Gli diciamo che vada a Portogruaro e che'nonavrà molto da aspettare: la brigata sta coprendo la3* armata in ripiegamento, estrema-retroguardia, e habisogno di uomini come lui. ' Ostia Madona ', dice ilvecchio, calmo come per una ripresa di pioggia. ' Cande l'ostia ', fa eco il figlio, anch'esso impassibile. ' Tor-nate indietro, padre. ' ' Mi no che no torno indrìo. 'I due ripartono senza scomporsi, silenziosi. »

Quei due granatieri, padre e figlio, assurgono a sim-boli del sentimento del dovere che sostenne i soldatiin quarantun mesi di guerra e diede all'Italia la glo-riosa vittoria.

F I N E

C A I<: P O B A S S O IL 27 O T T O B R E 20 O 4.

Vengo contattato da alcioni conoscenti per collaborare con una nuova testata

giornalistica che si pubblica nel capoluogo Molisano e si diffonde nelle due Pro-

vincie del Molise nonché in quelle limitrofe di Chieti,in Abruzzo,di Benevento,

in Campania e dì Poggia,in Puglia.Dalla copia del primo numero che mi danno in visione constato che nelle sue

pagine che informazione.Dalla Redazione mi fanno sapere che gradirebbero contattarmi di persona per cui

la mattina del 27 ottobre 2004,con Raffaele Tedesco,procacciatore di pubblicitàper questo giornale ci awiamo in auto alla volta di Gampobasso.

La mattinata è soleggiata e la temperatura è mite. Quando attraversiamo il Piu-

me Fortore sul Ponte " dei tredici archi " mi sovviene che l'invaso artificiale

della Diga di Occhito incomincia da questo punto e tBrmina oltre l'abitato di Car-

lantino invadendo con la sua acqua anche una parte tei territorio molisano.

Giungiamo di buon'ora nel cortile del palazzone al piano terra è situata la ^e-

dazione 'de " II Giornale Comunicare ".

Ci riceìre il Direttore Antonio De Santis a cui consegno le copie di alcuni

miei libri,qualche fotografi,àiversi articoli giornalistici ed una velina conte-

nente un'altra versione della mia puntata a Palombaro con i Granatieri .A mano,a mano,pervengono in Redazione il Direttore generale Carrnine Tremater-

ra,il Direttore commerciale Giovanni Piano e il Direttore responsabile Betta Fa-

sciano nonché .altri Redattori .I locali sono ben tenuti e quello che mi ha colpito di più è stata una sezione

di roccia contenente piccoli granelli di oro puro custodita, in una teca presso

la porta d'ingresso.In conversazione accenno al fatto che se c'è un addentellato che collega Campo-

basso a Torrernaggiore esso è costituito dal cognome " Montfort ",un cognome che

si rifa a quel feudatario Angioino noto come il Visconte ai Kontfort che dal suo

turrito ctistfcllo dominava il suo " campo basso " e che nella SR conda

del quattordicesimo secolo venne chiamato dalla " reginella " Sbricia di Kaiorca,

moglie del He di Napoli Roberto Primo d'Ansio,ad andinistrare il suo feudo perso-

nale di Torremaggiore di cui era divenuta proprietaria in seguito alla decapita-

zione del Gran Maestro Giorgio de Molajp il cui Ordine dei Templari era l'ex feu-

datario e che il Conte Pipino di Vico,vista la "baraonda che regnava tra i vari

pretendenti Angioini sul trono del Regno di Napoli1 aveva tentato di incamerare

nei suoi beni personali,II Viconte di Kontfort,pervenuto a Torremaggiore,fece costruire quell'isolato

circoscritto da.ll1 inizio di Corso Matteotti,da via -^aliila ( ora via Cogrhan ) e

Piazza Agostano Scorza adibito a cantina ( tomba,come sostiene qualche archeolo-

go ),a magazzino e ad abitazione e che poi,per poter amministrare il feudo avu-••

to in concessione dalla Sovrana,fece erigere la " Torre Quadra centrale " posta

al centro di quella costruzione che in seguito divenne il nostro castello ducale.

Nella attesa che venga in Redazione la Giornalista che deve intervistarmi io e

Raffaele facciamo un giro a piedi lungo le vie principali cittadine nelle adia-

cenze della Redazione alla ricerca di qualche cartoleria che venda cartoline il-

lustrate della Città o qualche carina geotopografica ma non ne troviamo.Al ritorno in Redazione apprendo che la Giornalista che deve intervistarmi ( u-

na Insegnante ) telefona dicendo che è ancora impegnata per diverso tempo nelle

faccende scolastiche per cui mi intervista una giovanissima ragazza..

Quello che di quella intervista viene pubblicata sul giornale " Comuni-

care " è tutto un equivoco in quanto fanno risultare che,dopo aver fatto il Gior-

nalista per tutta una vita,a causa della scarsa pensione concessami,mi sono dato

al lavoro dei campi quando è vero che sto lavorando i campi da quanto avevo die-

ci anni e che faccio il Pubblicista per " hobby " da ventidue' anni——.

In segato ho inviato altri servizi giornalisti alla Redazione di " Comunicare"

e sono ancora in attesa che vengano pubblicati.

Rientriamo a Torremaggiore poco dopo mezzogiorno e lungo la strada fotografo

una enorme Statua del Crocifisso situata in una zona antistante un supermercato

alimentare.Bel riattraversare il Ponte dei Tredici Archi mi sovviene di scrivere qualche

precisazione a proposito di un articolo giornalistico apparso su " Famiglia Cri-

stiana " nel qiiale l'estensore sostiene che la famosa Battaglia di Canne avvennepresso- Carlantino in mi luo^o ora sommerso dulln Diga, di Occhi to.

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Foggia - Lo sfogo di Severino Carlucci

Per 22 anni è stato giornalista, scritto-re, uomo di cultura. Oggi, che ne ha 78,fa l'agricoltore perché una vita di lavo-ro per lo Stato vale 400 euro di pensio-ne.«Il 18 febbraio 1944, in piena IIGuerra mondiale, l'ex granatiereCarmine Carrera, ritornato nel paesenatale dopo i combattimenti sostenuticon i suoi commilitoni dopo l'armisti-zio dell'8 settembre a Porta San Paolo,in Roma, contro i tedeschi, venuto aconoscenza che dieci soldati tedeschi-un ufficiale, quattro sottufficiali e cin-que soldati- si erano nascosti in uncascinale situato nei pressi dell'abita-to, li affronta da solo costringendoli adarrendersi dopo aver sparato alcuneraffiche di mitra e lanciata una bombaa mano».Così racconta Severino Carlucci, scrit-

tore e giornalista di Torremaggiore,Foggia, in una delle sue pagine di sto-ria. Oggi, chiedendo a Severino comenasce il suo amore per la storia e lascrittura, ci risponde con la celebrefrase di Ignazio Silone «Nessuno ha ildiritto di lasciare il mondo fècome lo hatrovato...».Inizia la sua attività di giornalista 22anni, offrendo collaborazioni a nume-rose testate pugliesi, U QuotidianoPuglia, il Provinciale, il Cannile, e benpresto il suo nome diventa noto ancheper importanti scoop legati a scopertearcheologiche nel territorio. Nel frat-tempo si impegna nella vita politica,continuando a scrivere testi storici,avvalendosi dei celebri personaggi chehanno avuto legami con il suo paese,tra questi Federico II di Svevia, mortoa Torremaggiore, e Raimondo diSangro, duca di Torremaggiore, consi-derato un mago-stregone, pertanto sco-municato e di cui Severino ha scopertoil luogo di sepoltura.Oggi, come detto, Severino ha 78 annie... LAVORA NEI CAMPI! ! ! Già, per-ché dopo anni di servizio alla cittadi-nanza lo Stato ha pensato di ricono-scergli una pensione di 400 euro men-sili.«La pensione non basta, allora per'tirare a campare' mi dedico al lavoronei campi...» racconta il nostro perso-naggio, che fisicamente si sente ancoraun leone e considera quella contadina'un'attività sportiva'.