Federico Condello - "Artemidoro 2006-2011: l'ultima vita in breve", Quaderni di Storia XXXVII 74...

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A osservare retrospettivamente, dopo cinque anni, la concitata evoluzione della “questione artemidorea”, alcuni dati appaiono incontrovertibili. La serietà del caso, innanzitutto. Quella diagnosi di falsità che nel 2006 poteva essere sprez- zantemente definita «un divertissement, a mezzo fra burla goliardica e provoca- zione situazionistica», o «un esercizio di fast philology» (Settis 2006c, 55), è oggi al centro di un ampio dibattito internazionale: e fondatamente si è pronosticato che «la controversia artemidorea resterà nella storia delle grandi controversie fi- lologiche» (Lehnus 2009, 213). Oltre alla serietà del caso, incontrovertibile è la sua complessità: se nel 2007 si era certi di poter liquidare «la questione dell’au- tenticità […] in non più di dieci righe» (C. Gallazzi ap. Paglieri 2007), oggi la continua moltiplicazione di tesi, ipotesi, prospettive critiche ha di fatto ridotto la ricostruzione sancita dall’editio princeps (Gallazzi-Kramer-Settis 2008) a una po- sizione di isolata minoranza. Infine, si impone o dovrebbe imporsi agli occhi di qualsiasi osservatore un dato macroscopico, che non cessa, pur nel mobile pano- rama delle proposte critiche oggi concorrenti, di suscitare disagio: la spropor- zione, quantitativa e qualitativa, tra i numerosissimi problemi posti dai sostenitori della falsità e le sbrigative soluzioni via via escogitate per risolvere – ma più spesso per dichiarare inesistenti – le obiettive aporie cui va incontro una serena attribuzione ad Artemidoro del discusso reperto. Nelle pagine che seguono si intende offrire al lettore una prima e senz’altro provvisoria sintesi della querelle, nella forma di una “planimetria” organizzata per temi e sotto-temi, e articolata secondo la progressione degli argomenti, delle repliche e contro-repliche, delle impasses in cui talora la ricerca pare destinata ad arenarsi, e delle vie che, al contrario, promettono ricchi sviluppi e sembrano poter garantire al dibattito un fecondo séguito 1 . 1 Per organizzare il vasto materiale si è fatto ricorso a rinvii interni che si spera possano facilitare, al bisogno, una lettura trasversale; si è inoltre adottato a Strumenti ARTEMIDORO” 2006-2011: L ULTIMA VITA, IN BREVE

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status quaestionis sulla querelle relativa all'autenticità del cosiddetto Papiro di Artemidoro

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ARTEMIDORO 2006-2011: LULTIMA VITA,

IN BREVE

A osservare retrospettivamente, dopo cinque anni, la concitata evoluzione della questione artemidorea, alcuni dati appaiono incontrovertibili. La seriet del caso, innanzitutto. Quella diagnosi di falsit che nel 2006 poteva essere sprezzantemente definita un divertissement, a mezzo fra burla goliardica e provocazione situazionistica, o un esercizio di fast philology (Settis 2006c, 55), oggi al centro di un ampio dibattito internazionale: e fondatamente si pronosticato che la controversia artemidorea rester nella storia delle grandi controversie filologiche (Lehnus 2009, 213). Oltre alla seriet del caso, incontrovertibile la sua complessit: se nel 2007 si era certi di poter liquidare la questione dellautenticit [] in non pi di dieci righe (C. Gallazzi ap. Paglieri 2007), oggi la continua moltiplicazione di tesi, ipotesi, prospettive critiche ha di fatto ridotto la ricostruzione sancita dalleditio princeps (Gallazzi-Kramer-Settis 2008) a una posizione di isolata minoranza. Infine, si impone o dovrebbe imporsi agli occhi di qualsiasi osservatore un dato macroscopico, che non cessa, pur nel mobile panorama delle proposte critiche oggi concorrenti, di suscitare disagio: la sproporzione, quantitativa e qualitativa, tra i numerosissimi problemi posti dai sostenitori della falsit e le sbrigative soluzioni via via escogitate per risolvere ma pi spesso per dichiarare inesistenti le obiettive aporie cui va incontro una serena attribuzione ad Artemidoro del discusso reperto. Nelle pagine che seguono si intende offrire al lettore una prima e senzaltro provvisoria sintesi della querelle, nella forma di una planimetria organizzata per temi e sotto-temi, e articolata secondo la progressione degli argomenti, delle repliche e contro-repliche, delle impasses in cui talora la ricerca pare destinata ad arenarsi, e delle vie che, al contrario, promettono ricchi sviluppi e sembrano poter garantire al dibattito un fecondo sguito1.

1 Per organizzare il vasto materiale si fatto ricorso a rinvii interni che si spera possano facilitare, al bisogno, una lettura trasversale; si inoltre adottato a

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A. ANACRONISMI LINGUISTICI1. Al principio fu il proemio: lessico, stile, sintassi Al principio nel marzo del 2006 fu il proemio: un testo che oggi non pi al principio, n pi un proemio (cf. infra, 215 s.). Delle colonne I-III del papiro si osservarono subito la lingua raccogliticcia, la sintassi traballante, la diffusa ricorrenza di espressioni attestate altrove solo nel greco patristico e bizantino. I primi rilevamenti evidenziarono coincidenze letterali, quanto a singoli lessemi e a intere iuncturae, con testi non anteriori al II sec. d.C. e talora posteriori al XII (Canfora 2006a, 48-52): particolarmente notevoli le somiglianze con alcune pagine eustaziane (Bossina 2007a, 336-343, 372-378), mentre il lessico generale del proemio risult intessuto di un vocabolario religioso tipicamente patristico, se non addirittura pi tardo (ibid. 343-350, 360-372, 379-383; cf. anche Pinto 2007, David 2007, Bossina 2007b e 2007c, quindi Bossina in Canfora 2008a, 319-420); il fenomeno, del resto, parve subito interessare anche le didascalie del verso (Micunco 2006; cf. infra, 198-200). Di pi: si osserv come il greco del proemio apparisse pressoch indifferente ad alcune caratteristiche strutturali del greco classico, a partire dal cardine della prosa greca antica (Canfora 2006a, 51), cio il largo impiego di particelle connettive e avversative a scopo di interpunzione e scansione logica del dettato. Per essere inteso, il proemio richiede spesso il ricorso a una punteggiatura tutta moderna, fatta di virgole e tortuosi

un sistema di segni distintivi, in capo a ogni singolo abstract, teso a chiarire le relazioni di progressione (cronologica) e gerarchia (reciproca) tra gli argomenti. Se con i numeri arabi sono designate le sotto-aree tematiche del dibattito, con > si contrassegnano le repliche di chi difende lautenticit del reperto, con >> le risposte a tali repliche e con + gli ulteriori argomenti a rincalzo della diagnosi di falsit, con * le posizioni mediane o alternative rispetto alle due principali tesi in contrasto. La bibliografia comprende tutti i pi rilevanti contributi scientifici, ma anche unampia selezione dei contributi giornalistici, dai quali si ricavano talora precisazioni e informazioni molto importanti (una valutazione del tutto opposta in Gallazzi-Kramer 2009, 171). Tecnicismi e citazioni in originale si sono intenzionalmente ridotti al minimo.

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incisi. Anche al di l di tale tendenza a una laboriosa e spesso oscura paratassi, talora al limite dellasintassia, molte altre peculiarit sintattiche del proemio risultarono vistosamente abnormi, specie per quanto concerne assenza di articoli (Canfora 2006a, 50), accumuli e pleonastiche perifrasi (ibid. 49 e 52, quindi Canfora 2008a, 213-217), turbamenti assortiti dellordo verborum (Bossina 2007a, 351, 355s.). La traduzione normalizzante, e generosa di integrazioni, fornita dagli editori (GallazziSettis 2006, 157), nasconde molte delle vistose difficolt presentate dal testo (un contro-esperimento traduttivo in Canfora 2007e; 2008a, 147149; cf. infra, 166 s., 168). Ma gli inquietanti dati relativi al proemio furono solo il campanello dallarme (Canfora-Bossina 2008, XVIII). > Le prime repliche (ex silentio o quasi). A tali critiche si rispose, sulle prime, con un duplice ordine di argomenti: 1) sul piano del lessico e dei loci similes, la perdita di gran parte della letteratura greca renderebbe del tutto casuale la coincidenza del papiro con testi di et cos tarda; anzi si afferm caso frequente che nuovi reperti papiracei retrodatino termini e stilemi che si ritenevano tardi, o forniscano unampia messe di hapax legomena (Settis 2006c; Montanari 2008); 2) sul piano dello stile e della sintassi, il proemio parrebbe appartenere a una corrente letteraria fino ad oggi pressoch sconosciuta, ma famosa, e anzi famigerata, nella tarda et ellenistica: lasianesimo, i cui tratti dominanti furono proprio la paratassi, leccesso retorico, il ricorso a sbalorditive agudezas (la tesi stata sostenuta per primo da Cassio 2008; ma cf. anche Gallazzi-Kramer-Settis 2008, 198-207 passim; Montanari 2008; Settis 2009a, 62s.). Gli argomenti non muteranno negli anni a seguire (cf. infra, 167s.). Al di l delle questioni linguistiche, fin dalle prime repliche enorme importanza fu annessa a toponimi e usi grafici ipoteticamente inconciliabili con lattivit di un falsario ottocentesco: cf. infra, 184 s. Si osserv inoltre che da un falsario non ci si pu attendere limpiego di due stili tanto diversi, quali sarebbero lo stile barocco del proemio e lo stile sobriamente scientifico delle restanti colonne (cos Montanari 2008). Infine, e con insistenza a tratti esclusiva, si opposero ai metodi dellanalisi linguistica e della filologia le autorevoli risultanze della chimica e della fisica (cf. infra, 205 s.) e si afferm che nessun falsario avrebbe potuto n procurarsi un papiro vergine di tali dimensioni, n prendersi la briga di simulare tutte le fasi intermedie

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(unione con papiri documentari, riduzione a cartonnage, etc.) attraverso cui il papiro di Artemidoro fa mostra dessere passato: una sintesi pressoch completa di tali argomenti difensivi ha fornito, allalba della querelle, Settis 2006c. >> Argini fragili. Se in astratto un nuovo reperto pu, com ovvio, incrementare la nostra conoscenza del lessico antico e mutarne la cronologia, nel proemio del papiro ci avviene in maniera tanto pervasiva e costante da non consentire alcun richiamo a casi analoghi: cf. Canfora-Bossina 2008, XVIII e infra, 164 s. Il rinvio a fonti perdute sempre teoricamente possibile, proprio perch sottratto a ogni verifica; ma il papiro si ostina a evidenziare coincidenze con fonti note e tutte puntualmente tarde, se non addirittura moderne (cf. infra, 165, 172 s.). La tesi asiana resta priva di convincenti riscontri (cf. infra. 168 s.) e le stesse ragioni della scienza sono apparse meno univoche di quanto inizialmente presupposto (cf. infra, 206 s.). Quanto alle fasi attraverso cui sarebbe passato il papiro di Artemidoro, esse restano purtroppo prive della bench minima documentazione e risultano palesemente ignote agli stessi editori: cf. infra, 221-223; lunica testimonianza relativa a tali fasi risultata falsa: cf. infra, 224-228. Per largomento del papiro vergine cf. infra, 206 s.. 2. Ulteriori dati positivi, tra Ritter e Simonidis Il materiale documentario accumulato durante le ricerche successive ha confermato le prime analisi. Esso si divide agevolmente in due grandi gruppi: da una parte, ulteriori paralleli tra il testo del papiro (e specie del proemio) e testi antichi di et immancabilmente successiva, spesso imperiale o bizantina (cf. Canfora 2008a, 43-47, 145-155; Micunco 2008a; Canfora-Bossina 2008, 17-23; Canfora 2009b, 272-278 e 2009h, 22; Condello 2009; Tosi 2009; Bossina 2009a, 326-343; un ulteriore parallelo eustaziano indicato da Montanari-Muratore 2009, 125; cf. anche Canfora 2010a, 217s.); dallaltra, singolari e ancor pi eclatanti somiglianze di iuncturae o intere pericopi con testi moderni. In questultimo gruppo, meritano un particolare risalto le coincidenze tra le prime righe del proemio e lintroduzione della Erdkunde di Carl Ritter (1817)

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nella sua traduzione francese (Gographie gnrale compare, Paris 1835): la scoperta si deve a Calvesi 2008a (= Canfora-Bossina 2008, 210215) e 2008b; cf. quindi Canfora 2008c, 215; Canfora 2008d (= CanforaBossina 2008, VII-XV), 2008h, 36-47, 2009d, 9. Non meno rilevanti, naturalmente, le coincidenze fra alcune espressioni del papiro e analoghe, o pressoch identiche, espressioni utilizzate in pi di unopera dal falsario Costantino Simonidis, a partire dagli anni 60 del XIX secolo: cf. gi Bossina 2007c, quindi la documentazione addotta con saggi della prosa di Simonidis in Canfora-Bossina 2008, 173-192; il riscontro reso ancor pi pertinente dalla scoperta di una precoce e costante identificazione di Simonidis con lantico Artemidoro (cf. infra, 234), e da una pi generale conoscenza della sua attivit di falsario (cf. infra, 229-236). Tanti e tali loci similes antichi e moderni sono radunati in Canfora 2008a, 147-149; Canfora-Bossina 2008, 10-16; Canfora 2008h, 36-47, 2009g e 2009h, 8-29; cf. anche Canfora 2011f, 16-26. Di alcune espressioni sorprendenti del proemio si in sguito dimostrata la rispondenza con forme o espressioni cristallizzate dellinglese, del francese o del tedesco (cf. Canfora 2009f, 365-382, 2009h, 10 e 2009i, 106 a proposito dei memeigmna hpla, armi mescolate, di col. I rr. 17-19 [peraltro incongrue rispetto a ogni concezione antica delle armi e dei relativi armigeri], e dellAtlnteion phrton, fatica atlantica, di col. I rr. 25s.; cf. anche Canfora 2008k; Condello 2009, 64s., 72s.; Canfora 2010a, 218 e 2011c, 94-97; tracce diffuse di neogreco ha riscontrato nel papiro R. Janko: cf. Canfora 2010e, 13 n. 14; cf. anche Janko 2009, 405: the Greek of the opening preface [] can hardly be ancient; ovviamente un tratto linguistico recenziore limpiego della punteggiatura: cf. supra, 162 s. e infra, 171; Canfora 2010b, 48 e 2011c, 119). Simili forme di interferenza linguistica non mancano di paralleli in altri falsi di Simonidis: cf. Canfora 2010a, 229s., 311-313 e infra, 232. + Non basta buttare il proemio. Inoltre, poco a poco emerso come alcune delle caratteristiche linguistiche del proemio (anacronismi lessicali e linguistici, coincidenza con testi posteriori soggetti a riuso quasi sempre peggiorativo, tendenza spiccata allasintassia) si possano riscontrare anche nella prosa solo apparentemente diversa delle colonne IV e V: dopo Canfora 2006a, 57, cf. Micunco 2007; Canfora-Bossina 2008, 18s.; Canfora 2008a, 289s. e 2009d, 33s.; Bossina 2009a, 317s.; Bossina 2009b, 141s. Anche in tali casi sembra evidente lintento di va-

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riare (talora con conseguente introduzione di palmari errori: cf. infra, 175 s., 179) testi gi noti e sempre successivi, talora di molti secoli, allet di Artemidoro o allet del papiro: cf. Canfora 2007b, 289s. = 2007k, 84s. = 2008a, 237s. e Canfora 2008b, 291s. (sui rapporti fra Marciano [GGM I 544,2-4] e col. IV 18-24, su cui infra, 179); Canfora 2008a, 152-155; Canfora-Bossina 2008, 19 (traluce anche nelle coll. IVV qualche traccia dellusus scribendi, se cos si pu dire, del moderno Artemidoro); la tecnica del ritocco additivo, del resto, fu tipica del falsario Simonidis (Canfora 2007b, 293-295; 2008a, 423-427; cf. infra, 232 s.); un riesame complessivo delle coll. IV e V mostra come esse siano semplicemente un centone di fonti note e malamente riutilizzate: cf. Canfora 2009c, 279-283; Canfora 2009h, 18-29. > Ancora i due stili. E Ritter non centra. Nonostante tali osservazioni, largomento del doppio stile (ritenuto aprioristicamente impossibile in un falsario: cf. supra, 163) ripetuto, dopo Montanari 2008, da Fernndez Delgado-Pordomingo 2008, 324; si veda anche Cassio ap. Canfora 2009b, 278 e 2010d, 330. Secondo Cassio 2008, 139 n. 151 proprio il carattere idiosincratico dello stile adibito nel proemio esclude lintervento di un falsario. Quanto alle somiglianze tra il proemio del papiro e lintroduzione ritteriana, esse sono dichiarate minime o inesistenti dai sostenitori dellautenticit: cf. Gallazzi-Kramer 2009, 185s. e 238; Hammerstaedt 2009b, 103 n. 98; Settis 2009c. >> Due stili apparenti. Naturalmente lapparente differenza dei due stili deriva dalla diversa natura del materiale oggetto di collage da parte del falsario: cf. Canfora 2010d, 330 e supra, 165 s., infra, 179-182. >> Somiglianze negate. Contro le facili e sbrigative liquidazioni dei riscontri forniti da Calvesi 2008a e 2008b si sono ulteriormente rimarcati i riscontri non solo lessicali, ma strutturali fra il proemio del papiro e la pagina proemiale di Ritter, giudicati notevoli e innegabili da pi di un osservatore: cf. van Minnen 2009, 167; Canfora 2009i, 105s. Prudente Marcotte 2010, 359. >> Ritocchi traduttivi. Le pi bizzarre espressioni riscontrabili in brani diversi dal proemio (primo fra tutti, in col. IV rr. 14-16,

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la contorta frase la natura del territorio ha in tal modo lintero contorno) sono impropriamente normalizzate dalla resa e dallinterpretazione delleditio princeps, che sembra sistematicamente impegnata a minimizzare le difficolt derivanti da uno stile di carattere centonario: cf. Canfora 2009c, 284s.; improponibili i paralleli che dovrebbero dimostrare il carattere linguisticamente consueto dei monstra sintattici reperibili anche in col. IV: cf. infra, 171. + Come scriveva Artemidoro? Non meno rilevante il fatto che la Geografia di Artemidoro, ricostruibile a partire dai numerosi e cospicui riusi che ne fecero i geografi successivi, tra Posidonio a Marciano, non sembri conciliarsi in alcun modo, sotto il profilo espressivo, n con lo stile ampolloso e confusamente filosofeggiante del proemio (su cui stranissimo, peraltro, il silenzio di Strabone: cf. Bossina 2007, 333-336 e infra, 175, 190 s.), n con lo stile arido e meramente contabile delle colonne IV e V: cf. Canfora 2007a, 231-233 = 2007k, 9-12 = 2008a, 73-75; Schiano 2007, 247-255; Canfora 2008a, 15s.; Schiano 2008, 106-116; Canfora 2010a, 117-123, 159-162; infra, 193. La differenze dei due stili, del resto, pare meramente illusoria, o comunque in gran parte dipendente dai diversi materiali di partenza messi a frutto dallautore: cf. supra, 167. Tali anomalie confermano, sul piano dello stile, le anomalie relative alla ricostruibile struttura delloriginale opera artemidorea (cf. infra, 175, 193). > Difese dufficio e tecniche di commento. In concomitanza con luscita delleditio princeps, Settis (ap. Dal Maso 2008) ha definito la questione dellautenticit un falso problema che sposta lattenzione dai problemi veri. Quasi tutti i paralleli testuali reperiti dai sostenitori dellinautenticit (cf. supra, 162-165) risultano citati e messi a frutto dagli editori ma senza alcuna deduzione glottocronometrica, apparentemente inevitabile nel loro commento al testo (Gallazzi-Kramer-Settis 2008). Gli argomenti utilizzati sin dalle prime repliche (carattere meramente o miracolosamente casuale delle coincidenze fin qui riscontrate: cf. supra, 163) sono rimasti del resto immutati, nonostante laccumularsi di nuova documentazione: cf. Gallazzi-Kramer-Settis 2008, 57; Cassio 2009, 85, 90 e passim; Montanari-Muratore 2009; Ucciardello 2009, 169; Sedley 2009, passim; Gallazzi-Kramer 2009, 177-205. Si anzi sostenuto apertamente

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che molti autori successivi dovessero citare proprio queste poche pagine di Artemidoro: cf. B. Kramer ap. Messina 2008 (la cosa pi naturale del mondo). In rari casi (Cassio 2009) si riusciti a retrodatare qualche isolata espressione, analizzata per a prescindere dal suo contesto e dal lessico generale del proemio e del papiro tutto. Le coincidenze con i testi moderni sono state variamente trattate: quanto a Ritter, si giudicata la somiglianza inesistente (cf. supra, 166); quanto a Simonidis, si sono ignorati e si continuano a ignorare i riscontri fin qui prodotti. >> Metodo (e garbo). Luso tacito dei paralleli emersi fra il 2006 e il 2008, e soprattutto luso di tali paralleli a prescindere dalle conseguenze che se ne potrebbero o dovrebbero trarre in termini di datazione linguistica del reperto, stato immediatamente impugnato per ragioni di metodo (e di garbo). Sullo stile evasivo e talora mistificante del commento offerto da Gallazzi-KramerSettis 2008 cf. Canfora 2008c; Bossina 2008b; Canfora-Bossina 2008, 25-30; Bossina 2009a, 361-370. Sul rinnovato tentativo di occultare, nella traduzione che correda la princeps (Gallazzi-Kramer-Settis 2008, 196), le bizzarrie sintattiche e concettuali del proemio nonch la sua stessa, problematica natura di proemio generale (cf. infra, 207-209, 217) cf. Canfora-Bossina 2008, 3-7; Canfora 2008c, 218; Canfora 2009b, 265-278. Per converso, opinioni sostanzialmente favorevoli sul commento e ledizione offrono Fernndez Delgado-Pordomingo 2008, Stckelberger 2008, Luppe 2009, Parsons 2009, 19. Una riflessione metodologica pi generale, con fermo giudizio di condanna sulleditio princeps, in Ronchey 2009. >> Non Asiani, sed asini. La tesi dello stile asiano, invocato per spiegare stranezze e asintassia del proemio, stata respinta sulla base di un riesame del testo e di quanto altrimenti noto della prosa asiana di tarda et ellenistica: cf. Canfora 2008a, 4446; Canfora-Bossina 2008, 17-23; Tosi 2009; Bossina 2009a, 343355; Canfora 2009e, 342; cf. anche Ucciardello 2009, 169. Unaffiliazione dellArtemidoro storico alla scuola asiana, peraltro, stata giudicata improbabile sulla base delle testimonianze antiche: cf. Lehnus 2008. In ogni caso, ci che continua a restare in-

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concepibile alla luce di quanto noto e documentabile dellintera letteratura greca il carattere non meramente stilistico, ma sintattico e logico-concettuale, delle gravi anomalie riscontrabili nel proemio: cf. Canfora 2009b, 270-278. > Ripensamenti editoriali. Alcune delle letture offerte in prima istanza dagli editori sono state giudicate successivamente impossibili: esse scompaiono dalleditio princeps (Gallazzi-Kramer-Settis 2008), che afferma perentoriamente linfondatezza delle scelte editoriali precedentemente sostenute in Gallazzi-Settis 2006 (per quanto si deduce dalla traduzione [p. 157]) e in qualsiasi altro contributo precedente (sulla stessa linea Settis 2009a, 46s.); tali scelte coincidono del resto, in parte consistente, con le scelte editoriali dellInterim text edito in Canfora 2007k, 191-198; per le coll. I-II cf. anche CanforaBossina 2008, 8s.). Si vedano inoltre Gallazzi-Kramer 2008. Un elogio dei ripensamenti, in materia papirologica, si legge in GallazziKramer 2009, 176s. >> Scelte di comodo? Alcune delle nuove letture eliminano o riformulano proprio quei passaggi in cui il nuovo Artemidoro mostra le pi vistose somiglianze con testi tardi (cf. supra, 162), contraddice sul piano fattuale dati noti come artemidorei per tradizione diretta (cf. infra, 173-175, 177-179) o presuppone laccoglimento di erronee letture ottocentesche (cf. infra, 180-182, 191 s.). dunque difficile sottrarsi al sospetto che le nuove scelte editoriali siano alquanto interessate e tendenziose: cf. Canfora 2008c; Bossina 2008b; Canfora-Bossina 2008, 25-30, 219-225, 239s.; Bossina 2009a. Esse, del resto, non appaiono affatto fondate come gli editori (e non solo: cf. DAlessio 2009b, 30s.) affermano senza esitazione alcuna: dopo le ulteriori analisi fornite dai contributi citati, cf. van Minnen 2009, 166s.; Bossina 2009b, 145s. n. 46; Canfora 2009h, 8 e 14. Non meno discutibili le scelte traduttive spesso ancor pi vaghe e fuorvianti adottate in Gallazzi-Kramer-Settis 2008: cf. Canfora, 2008c, 218. > Divinissima filosofia. Una diversa strategia difensiva adottata da chi tenta di spiegare le bizzarrie del proemio ipotizzando la dipendenza di Artemidoro dal lessico e dalla concettualizzazione della

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filosofia greca di III-II sec. a.C. Si ritenuto per es. di poter giudicare il proemio un testo di orientamento stoico (Gangutia Elcegui 2008, 332s.), bench pi spesso e volentieri ci si sia riferiti ad altra scuola filosofica, non a caso la meno nota e documentata dellet ellenistica: il platonismo medio, di cui si sono voluti scorgere sparsi indizi (terminologici e concettuali) nel testo del papiro; cf. M.M. Sassi ap. Gallazzi-Kramer-Settis 2008, 115, ap. Bravo 2009, 56 e ap. Sedley 2009, 35 n. 20, quindi diffusamente e convintamente gli stessi Bravo 2009, 55-57 e Sedley 2009. >> Filosofia umana, troppo umana. Nessuno dei termini indicati come tecnicismi medio-platonici mostra per una particolare ascendenza filosofica, n consente datazioni al II-I sec. a.C., n induce a ignorare limponente massa di coincidenze con la letteratura religiosa di et imperiale e bizantina: cf. Canfora 2009b, 278s.; Ferrari 2009; Condello 2010, 492s., 500-503; Canfora 2010d, 323s. Lo stesso Sedley riconosce la lacunosit documentaria delle proprie ricostruzioni (Sedley 2009, 31s., 35), nonch la coincidenza del lessico del papiro con il greco pi tardo (ibid. 32), e osserva con franchezza (ibid. 49) che altri aspetti del testo in particolare lenfasi sulla geografia come scienza (epistme) contraddicono esplicitamente la presunta adesione di Artemidoro alle idee, fondamentalmente scettiche, del platonismo medio. Molti studiosi hanno riconosciuto nellautore del proemio, tuttal pi, un dilettante o mero orecchiante della filosofia coeva (Cassio 2009, 90), se non addirittura un semi-analfabeta di provincia (cf. infra, 171 s.) e un enunciatore di idiozie ridicole (Cassio ap. Canfora 2009b, 278 e 2010d, 330); gli editori principi hanno del resto affermato che niente, nel papiro, induce a supporre precise affiliazioni filosofiche (Gallazzi-Kramer-Settis 2008, 115). Cf. anche Bossina 2009b, 137, che sottolinea come lipotesi di un Artemidoro-filosofo renda ancor pi assurdo il silenzio di Strabone (cf. infra, 190 s.). > Ancor pi umani emendamenti (e qualche parallelo). Almeno per alcune delle pi vistose insensatezze offerte da papiro si preferito procedere per intervento congetturale, correggendo il testo con larghezza e ipotizzando addirittura che lo scriba di questa presunta edi-

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zione de luxe (cf. infra, 211-213) fosse il peggiore dei dilettanti. Una capillare correzione del papiro si deve a Bravo 2009. Ulteriori tentativi di drastica ortopedia critico-testuale, per quanto circoscritti a singoli passi, si devono a West 2009, 93 n. 2; a Sedley 2009, passim; a Lucarini 2009a, 130-132; a Hammerstaedt 2009c (ma gi ap. Bravo 2009, passim). Analogo metodo stato impiegato per risolvere gli anacronismi di ordine fattuale (cf. infra, 173, 177, 182). Per alcune delle pi audaci contorsioni sintattiche testimoniate dal papiro, si ritenuto di poter reperire qualche isolato parallelo in prosa classica: cf. Lucarini 2009a, 124; Sedley 2009, 31, 33s., 37-40; e, con particolare coraggio, Porciani 2010, 218s. >> Impotenza della filologia. Quasi tutte gli interventi congetturali operati sul testo del papiro finiscono per confermare la sua diffusa e sostanziale inverosimiglianza sul piano linguistico e concettuale. Pochi di essi possono essere considerati realmente migliorativi, e, a meno di non produrre un vero e proprio palinsesto congetturale del testo (e specie del proemio), i problemi rimangono pressoch intatti: cf. Tosi 2009 e Canfora 2009k (sulle diffuse riscritture di Bravo 2009); Condello 2010, 500-503 (sulla scarsa plausibilit degli interventi di Sedley 2009). I presunti paralleli addotti per giustificare i solecismi del papiro (sia del proemio che delle restanti colonne) appaiono infondati, perch testimoniano costruzioni affatto regolari e consuete, a nessun titolo paragonabili con le contorte perifrasi del nuovo Artemidoro: cf. Canfora 2009e, 334 e 2010d, 324-326; talora, come si trovano costretti ad ammettere alcuni sostenitori dellautenticit (Sedley 2009, 33s., 37s.), una punteggiatura di carattere moderno indispensabile per dare senso agli enunciati del papiro (esemplare il caso di col. I rr. 17-19): cf. Canfora 2009h, 10; Condello 2010, 501. * La teoria del greco amatoriale. Nel frattempo si fatta strada, in mbito internazionale, una tesi di compromesso, determinata dagli ormai numerosi riscontri obiettivi su lessico, stile e sintassi del testo: che almeno il proemio del papiro debba essere tolto ad Artemidoro e assegnato a un anonimo del I sec. a.C. Il proemio, lungi dallessere unimpegnativa riflessione del grande geografo efesino o una rarissima

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testimonianza della retorica asiana, sarebbe un prodotto sub-letterario imputabile a un amatore o dilettante di I sec. a.C. o di I sec. d.C. La tesi stata espressa per la prima volta da Parsons 2008 (e curiosamente indicata come favorevole agli editori principi: cf. Dal Maso 2008). Essa stata quindi ripresa da Parsons 2009a e 2009b, Obbink 2009, Nisbet 2009, 20-22, Colvin 2009, DAlessio 2009a e 2009b, Ucciardello 2009, 169, ma presupposta con chiarezza anche da West 2009 (cf. Bossina 2009b, 140) e non sembra esclusa da Hammerstaedt (cf. infra, 217) n da Marcotte 2010, 360. Tale prospettiva parsa rafforzata dopo che ulteriori analisi bibliologiche hanno messo in forse se non la natura vocazionalmente proemiale del proemio almeno la sua attuale collocazione in testa ai frammenti superstiti (cf. infra, 215 s.). La tesi dellamatorialit linguistica ha ovvi nessi con le altalenanti diagnosi relative alle caratteristiche paleografiche e bibliologiche del reperto (cf. infra, 209-213), ma soprattutto con la valutazione del papiro quale prodotto librario dinsieme: riconoscere nel proemio un esempio di greco amatoriale implica necessariamente ammettere che il papiro sia una collezione di estratti (cf. infra, 189 s., 196, 216 s.), e che dunque la paternit artemidorea di tutto il rotolo sia sub iudice (cf. infra, 219 s.). > Ritorno alla tesi ufficiale (ormai minoritaria). Il terzo partito cos costituitosi, in un tentativo di compromesso fra sostenitori dellattribuzione a Simonidis (cf. infra, 229-236) e sostenitori della paternit artemidorea del papiro, non privo a sua volta di articolazioni interne, e contribuisce in maniera determinante a configurare un panorama critico estremamente differenziato e costantemente in fieri. Lo riconosce con serenit uno degli editori principi (Settis 2009b) e lo testimonia il volume complessivo Gallazzi-KramerSettis-Soldati 2009; un tentativo di bilancio in Bossina 2009b, 133139 e in Condello 2010. La tesi un tempo ufficiale, e ormai di minoranza cio la tesi dellintegrale paternit artemidorea ribadita soltanto da Gallazzi-Kramer 2009. La tesi del greco in stile asiano (cf. supra, 163, 168 s.) ribadita da Cassio 2009, Lucarini 2009a, 110-112 e Bravo 2009, 44-46, 57. Cf. anche infra, 217 s. + Altri riscontri. A tutti i dati linguistici e testuali garantiti dal confronto con opere patristiche, bizantine e moderne (Simonidis compreso), va ora aggiunta la considerevole somiglianza del proemio arte-

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midoreo con il proemio del trattato di pittura di Dionigi di Fourn, testo non solo noto a Simonidis, ma da lui stesso copiato, diffuso e abilmente rimaneggiato: cf. infra, 236.

B. ANACRONISMI FATTUALI1. Questioni di misure. Fin dalle prime analisi del testo, il papiro parve contraddire dati fattuali noti per via indiretta come risalenti alle valutazioni di Artemidoro (Canfora 2006a, 52-54; quindi 2008a, 307309). Particolarmente serie le difformit relative alla distanza fra Gades e il Promontorio Sacro (attestata, per Artemidoro, da Strabone [III 2,11]) e fra Gades e il Promontorio Artabro (attestata, per Artemidoro, da Plinio [NH II 108,242] e da Agatemero [IV 16]). In questultimo caso, la cifra fornita dal papiro sembra coincidere perfettamente con i dati erronei di parte della tradizione pliniana, recepiti da Stiehle (1856) nella sua edizione di Artemidoro: il papiro sembra, insomma, fotografare quanto di Artemidoro si sapeva o erroneamente si presumeva alla met dellOttocento (un dato ben verificabile in tante altre circostanze: cf. infra, 180-182, 192 s., 230-236). > Riletture. Come nel caso di altre imbarazzanti espressioni offerte dal papiro (cf. supra, 169), leditio princeps dichiara erronee le prime letture e fornisce, sulla base di nuove ispezioni, un diverso testo: cf. Gallazzi-Kramer-Settis 2008, 188, dove si afferma che il copista stesso avrebbe corretto la problematica cifra relativa alla distanza tra Gades e il Promontorio Sacro. >> Riconteggi. Dinanzi a tale riformulazione, si parlato non a torto di scelta sospetta e probabilmente intenzionale: cf. Canfora 2008c, 219; Canfora-Bossina 2008, 236-238; Canfora 2009h, 26. La presunta autocorrezione del copista, con le nuove cifre che ne risultano, produce comunque altre incongruenze: in questo caso ancor pi anomala, rispetto ai dati gi noti, risulta la distanza tra Gades e il Promontorio degli Artabri, su cui il papiro contraddice ancor pi marcatamente le concordi notizie di tradizione indiretta: cf. Canfora 2008e. inoltre notevole che in Gallazzi-Kramer 2009, 233 si dichiari perentoriamente (contro lipo-

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tesi dellautore anonimo o dilettante) che il papiro non contiene alcuna autocorrezione, e che dunque non pu costituire un autografo: cf. Canfora 2010b, 42-46, 2010c, 6s., 2011c, 102-105 e infra, 212 s., 219. Per una sintesi sui dati misurativi incongrui del nuovo papiro, cf. Canfora 2008a, 307-316 e infra, 175. > Altre ipotesi: caso, imprecisione, fonti, o questioni personali. Tanto ledizione principe (Gallazzi-Kramer-Settis 2008, 121-133) quanto Lucarini 2009a, 127-129 e passim, tentano in vario modo di conciliare i dati misurativi offerti dal papiro con i dati forniti dalla tradizione indiretta artemidorea, ora ipotizzando che lo stesso Artemidoro fornisse dati contraddittori allinterno della propria opera (Lucarini 2009a, 127), ora richiamandosi alle misurazioni reali (diverse tanto dai dati del papiro quanto dai dati di tradizione indiretta), ora ricavando da misure complessive della tradizione antica quelle che dovevano o potevano essere le misure fornite da Artemidoro, in unapprossimazione quanto pi ampia possibile alle cifre fornite dal papiro. Pi in particolare, sorprendenti difformit tra Artemidoro e il suo principale erede, Strabone, sono spiegate da Lucarini 2009b ipotizzando che Strabone non conoscesse Artemidoro direttamente, ma solo attraverso Posidonio; Lucarini 2009a, 129 preferiva invece pensare che il silenzio di Strabone fosse deliberato e sottilmente denigratorio: Strabone non lo riteneva degno [scil. Artemidoro] di stare accanto a Polibio e Posidonio. >> Conti sbagliati; e un anello mancante (Strabone). Tutti i tentativi di risolvere le discrasie misurative tramite il ricorso alle misurazioni reali (non pertinenti) o tramite un complicato sistema di addizioni e sottrazioni (spesso erronee) sono confutati da Schiano 2009c, che rimarca peraltro come nel papiro siano assenti alcune localit rilevanti che Artemidoro sulla base delle testimonianze antiche doveva trattare esattamente nelle sezioni presenti sul papiro (cf. anche Canfora 2009h, 26). A questo fine non giova ipotizzare che il periplo conservato dal papiro fosse una sorta di pre-periplo anticipatorio e omissivo (Schiano 2009c, 353s.), come proposto da Lucarini 2009a: cf. anche infra, 193 s. Quanto allipotesi di una fonte intermedia fra Artemidoro e Strabone (Lucarini 2009b), essa potrebbe spiegare i dati omessi

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da Strabone, ma non certo i dati apertamente incongruenti: cf. Bossina 2009b, 135s., 142s. (riassumendo: ci sono cose che Artemidoro sa e che il papiro non sa; ci sono cose che il papiro e Artemidoro sanno diversamente); Condello 2010, 497. Sulla piena dipendenza di Strabone da Artemidoro cf. Canfora 2010a, 14s. (e sul suo inspiegabile silenzio in merito al proemio filosofico cf. infra, 190 s.). Un regesto completo delle difformit riscontrabili tra i dati geografici forniti dal papiro e i dati attribuiti ad Artemidoro dallinsieme della tradizione indiretta raccolto in Schiano 2009d e 2010. In materia di misure, la difformit del papiro rispetto ai dati forniti dalla tradizione indiretta pu essere considerata laddove i dati siano evidenti e notor un artificio teso a suffragare laffidabilit del nuovo testo: cf. Canfora 2009h, 26; sulle tecniche diastematiche dellArtemidoro autentico utile raffronto per il sintetico periplo offerto dal papiro cf. Canfora 2010a, 64-77. Ibid. 2010a, 261-278 si passano in rassegna tutti i presupposti (erronei) che possono aver orientato il falsario Simonidis a una cos sommaria descrizione della Spagna (cf. anche infra, 180-182, 192 s., 230-236). + Che sapeva Artemidoro dellAtlantico? Altamente problematica, alla luce del nostro papiro e della sua compiuta descrizione del Nord della Spagna, condotta fino allestremo promontorio settentrionale (col. V rr. 43-45), la testimonianza di Marciano secondo cui i dati forniti da Artemidoro sarebbero stati limitati a scarsi tratti atlantici oltre Gades: cf. Canfora 2009h, 2s., 2009i, 122 e pi ampiamente Canfora 2010a, 124126, 146-158. 2. Conquiste precoci. La situazione della Spagna romana, tra III e I sec. a.C., sintenticamente ricostruita, in Gallazzi-Settis 2006, da Gulletta 2006b. Eppure un dettaglio (macroscopico) sfugge, e con esso una cospicua contraddizione tra il testo del papiro e leffettiva progressione degli eventi: il completo controllo della Lusitania, da parte dei Romani, data a et augustea; ma il nuovo Artemidoro dichiara che la seconda provincia (eparcha) romana, cio la Spagna Ulterior, comprenderebbe tutti i territori in Lusitania (t kat tn Lysitanan pnta). Fa qui difficolt il pnta (tutti), che infatti addizione del papiro rispetto al testo artemidoreo precedentemente noto tramite Costantino Porfirogenito (X sec.): tale testo si limita a dichiarare che la seconda eparcha giungeva

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fino a Gades e alla Lusitania (Canfora 2006a, 55; quindi Canfora 2008a, 265-275; la traduzione fuorviante in Soldati 2006b, 159, che spontaneamente assimila il frammento costantiniano alla lettera del papiro). Il testo originale di Artemidoro presenta dunque un vistoso anacronismo, laddove il suo estratto bizantino (cf. infra, 188, 194-196), cio il fr. 21 Stiehle, presenterebbe un testo ben pi confacente alla realt storica di undici secoli addietro. dunque naturale presumere che linvolontaria svista sia sorta dallintervento di chi, per puro zelo e a fini di maggior credibilit, ha voluto ritoccare e ampliare un testo gi noto con parole in apparenza innocue e inespressive, ma in realt gravose, almeno nel caso presente, sul piano storico-politico: cf. Canfora 2008b, 289. > Tutta la Lusitania, si fa per dire. Gallazzi-Kramer-Settis 2008, 219s. minimizzano il problematico pnta e ritengono affatto generica laffermazione del papiro: ci si riferirebbe a una nozione puramente geografica (e non politica o amministrativa) della Lusitania. La stessa linea difensiva adottata da Settis 2009a, 47-49 (il termine Lusitania, gi usato da Polibio, ha manifestamente nel nostro contesto un valore meramente geografico e non politico-amministrativo. Indica la regione, dai confini assai fluidi, occupata dai Lusitani, che ebbero scontri coi Romani dal 194 a.C. allet di Cesare) e da Lucarini 2009a, 123, che ammette linesattezza dellespressione ma invita a non pretendere sempre dagli scrittori lesattezza assoluta. Si vedano inoltre West 2009, 99 (a vague expression that may only mean what is on the Lusitanian side), Hammerstaedt ap. Bravo 2009, 60 e Marcotte 2010, 352. >> Peggio ancora. Come fa osservare Canfora 2008c, 220, intendendo tutta la Lusitania in senso geografico ci si riferisce a una realt ancor pi estesa, e dunque ancor pi problematica. Si veda inoltre Canfora 2009c, 286s., che ricorda come ancora in Strabone cio dopo la conquista augustea la nozione geografica ed etnica di Lusitania comprendesse una realt estremamente vasta, identificata, in particolar modo, con i territori a nord del Tago: niente di conciliabile con il quadro geopolitico anacronisticamente delineato dal papiro; cf. anche Canfora 2010i, 107. Se poi si ammette che il fr. 21 Stiehle di Artemidoro proviene da Marciano e dalla sua epitome di Artemidoro (cf. infra, 194-196),

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ma si insiste a ritenere il papiro, per contro, rappresenti lArtemidoro autentico o maior delle origini (cf. infra, 196), si incorre nel paradosso di attribuire ad Artemidoro un errore o almeno unassurdit di ordine geopolitico, laddove il suo epitomatore coglierebbe, molti secoli dopo, la reale situazione coeva allepitomato: cf. Canfora 2009e, 338 e 2009h, 20; Bossina 2009b, 141144. Il paradosso, nel papiro, non raro: cf. infra, 179, 180, 192. > Meglio correggere. Riconosce invece il problema, e considera grave lanacronismo, chi interviene sul testo per correggere o eliminare limbarazzante pnta: cos Bravo 2009, 60, che testimonia il sostanziale consenso di Hammerstaedt. >> Facili rimozioni. Contro ogni tentativo di eliminare (per via congetturale), di minimizzare (per via storica) o di rimuovere (per via traduttiva) il problema determinato dallanacronistica espressione artemidorea, cf. Canfora 2009i, 107-111 e 2011f, 406-408, con ampio censimento delle soluzioni fin qui escogitate. Per linsostenibile congettura proposta da Bravo 2009, 60 cf. Canfora 2009k. + Tic di falsario. Nel frattempo, laddizione di termini vaghi ma iperbolici (in primis aggettivi come ps, tutto, e simili) si rivelata unabitudine tipica di Simonidis, che amava integrare in tal modo i testi assunti a base dei suoi falsi: cf. Canfora 2009h, 20 e 2010a, 136, nonch infra, 232. Per lanacronismo derivante dallintegrazione di smpasa (chra), a esordio della col. IV, cf. infra, 182. + Dove iniziava lIberia? Al tempo di Artemidoro, Iberia poteva ancora intendersi in una duplice accezione: una allargata, comprendente anche territori gallici almeno fino al confine del Rodano (Strabone III 4,19), e una ristretta, iniziante con i Pirenei e sancita, sul piano politico-amministrativo, dalla conquista romana (197 a.C.); sar questa seconda accezione a trionfare, con il progredire delle conquiste romane sia in Gallia che in Spagna, nelle generazioni e nei geografi successivi. Il fr. 21 Stiehle di Artemidoro (se conservato come trdito da Costantino Porfirogenito e non come ritoccato da editori ottocenteschi: cf. infra, 191 s.) serba fedele e fededegna testimonianza della distinzione sinonimica con

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cui Artemidoro chiariva il duplice impiego del termine Iberia. Nel I libro Artemidoro doveva occuparsi dellunica parte della Gallia gi conquistata, ai suoi tempi, dai Romani: la Narbonense (cf. Canfora 2009h, 4 e 2010a, 107); ci d conto delle testimonianze che situano, nel primo libro dei Geographoumena artemidorei, trattazioni dedicate al territorio ligure e gallico-meridionale (con particolare riguardo alla zona di Marsiglia): testimonianze impropriamente corrette, nel corso dellOttocento, dagli editori convinti di dover spostare tutte le sezioni galliche nel III libro. Nel II libro, dedicato alla Spagna, Artemidoro doveva tener conto anche di una concezione allargata della Spagna-Iberia: unaccezione, cio, comprendente anche i territori cis-pirenaici. Il fatto che il papiro individui semplicisticamente linizio dellIberia nel confine pirenaico dunque, nel contempo, un anacronismo critico-testuale, perch il testo appare banalizzato secondo incongrue congetture ottocentesche (cf. infra, 191 s.), e un anacronismo fattuale, perch tale concezione nega quanto possiamo attribuire ad Artemidoro e quanto era ancora rilevante (cio la nozione allargata di Iberia) entro il quadro geopolitico e terminologico in cui egli operava. Su questo punto cf. Schiano 2007, 265269; Canfora 2007b, 286-293 = 2007k, 80-88; 2007f, 248-252 = 2007k, 118-124; 2007g = 2008a, 276-280; Canfora-Bossina 2008, 85-93; Schiano 2008, 116-125; Canfora 2008a, 230s., 259-263. Sul carattere non sistematico della trattazione artemidorea, e sullorganizzazione complessiva della sua opera, cf. infine Canfora 2010a, 48-63. > Spiegazioni alternative. Secondo Ganguta Elcegui 2008, 334 sarebbe impossibile ascrivere ad Artemidoro una concezione tanto arcaica dellIberia da indurre il geografo a includervi spontaneamente il territorio gallico intorno al Rodano. Secondo Lucarini 2009a, 110 sarebbe impossibile sostenere che Artemidoro, nel I libro, iniziasse gi dalla Spagna, comunque la si intenda: la trattazione relativa ai territori di Marsiglia doveva inserirsi in un excursus di carattere teorico, e in particolare in una polemica contro il geografo Pitea di Marsiglia. Si vedano anche West 2009, 98, DAlessio 2009b, 35 e Hammerstaedt 2009b, 96s. n. 67. e 99, e gi Gulletta 2006a, 88 e 92. Cauto Marcotte 2010, 356. >> Chiarimenti e prove ulteriori. Schiano 2009b evidenzia come tali confutazioni nascano da un fraintendimento della tesi. In Artemidoro operavano, evidentemente, tanto una nozione ristretta

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della Iberia-Hispania nozione di ordine tecnicamente politicoamministrativo quanto una pi antica nozione allargata di Iberia, di ordine etnico e antropico, di cui il geografo teneva conto al principio del II libro. Del tutto implausibile che un riferimento a Pitea comportasse unarticolata trattazione dei territori da cui proveniva il geografo. Il contenuto del I libro artemidoreo inoltre confermato dallindipendente e preziosa testimonianza di P. Oxy. 2694 (II sec. d.C.); cf. anche Canfora 2009h, 8. Per una riedizione dellArtemidoro autentico (ovvero di tradizione indiretta) cf. Schiano ap. Canfora 2009h, 35-48 (limitatamente al libro I); quindi, per una ricostruzione generale, Schiano 2010. 3. Spropositate propaggini. Il papiro, nel descrivere lestremit occidentale dei Pirenei (col. IV rr. 21-24), coincide quasi alla lettera con le notizie fornite da Marciano nella sua opera Sul mare esterno (GGM I 544,2-4): uno dei casi pi eclatanti di riuso di fonti posteriori in sezioni diverse dal proemio (cf. supra, 165 s.). Ma il papiro, rispetto a Marciano, fornisce una notazione ulteriore: lestremo settentrionale dei Pirenei si spingerebbe di molto (kat pol, parole assenti in Marciano) nellOceano, costituendo cio un ampio sperone di forma peninsulare. Il dato fattualmente erroneo, ma spiegabile: linvenzione di un inesistente promontorio deriva da un errore di calcolo di Tolomeo (II 6,10) relativo alla localit di Oiasso; da tale erroneo calcolo in gradi dipende la tradizione cartografica (bizantina e moderna) che ritrae il promontorio di Oiasso come una spropositata propaggine entro il Golfo di Biscaglia: cf. Canfora-Bossina 2008, 52-54 = 75-77, 89-91; Canfora 2008a, 289-294; Carlucci 2008c. Ancora una volta il papiro sembra riutilizzare fonti tarde introducendovi per in virt di una valutazione erronea ma chiaramente databile vistosi peggioramenti (cf. supra, 176 s. e infra, 180, 192). > Errori s, ma di vecchia data. Ammesso lerrore relativo al promontorio di Oiasso, Gallazzi-Kramer-Settis 2008, 222 e 232s. ritengono che lerrore risalga a una lunga tradizione pre-tolemaica, e che dunque nessuna conseguenza se ne possa trarre sullautenticit del papiro. Lopinione ribadita in Gallazzi-Kramer 2009, 184. Sulla stessa linea Pontani 2010, 47.

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> Propaggini da niente; anzi, iperboliche (e qualche fortunata coincidenza). Il testo del papiro difeso, su diversa base, da Lucarini 2009, 126, che fa valere contro il testo la dura e semplice realt: data leffettiva esistenza del promontorio di Oiasso, laffermazione di Artemidoro non sarebbe n discutibile n impugnabile. Anche per West 2009, 100 il disputato kat pol sarebbe solo una vague expression da cui poco si dovrebbe dedurre. Per converso, secondo Gangutia Elcegui lesagerata prominenza corrisponderebbe a intenti di magnificazione iperbolica, data la rilevanza del luogo. Quanto allapparente dipendenza del papiro da una fonte tarda quale il Mare esterno di Marciano (cf. supra, 165 s., 179), sufficiente presumere che anche in questo passaggio Marciano attingesse allopera geografica di Artemidoro: cf. Pontani 2010 (che comunque corregge il testo del papiro), e gi Gallazzi-Kramer-Settis 2008, 222, Lucarini 2009a, 125. >> Una propaggine variabile, tra originale e copie. Come sottolinea Carlucci 2009c, ancora una volta il testo pi tardo (cio il Marciano de Il mare esterno) parrebbe migliorare il testo pi antico (Artemidoro), limitandosi a dichiarare che il promontorio, effettivamente, sporge. La notevole (kat pol) sporgenza del promontorio di Oiasso dato privo di sostanziali testimonianze prima di Tolomeo: tale errore si spiega solo a partire dalla tradizione cartografica bizantina, che da Tolomeo ricava i suoi dati. Sono troppo frequenti i casi in cui unaggiunta apparentemente neutra rispetto alle fonti di riferimento si rivela spia di concezioni posteriori e anacronistiche (cf. supra, 176 s.; infra, 192); il testo del papiro non costituisce la versione amplior del testo marcianeo, ma un riuso peggiorativo dello stesso: cf. Canfora 2010e. Inoltre, anche sotto il profilo linguistico, il testo di Marciano appare pi limpido del testo rappresentato dalla sua presunta fonte, che pecca dei consueti pleonasmi o incongruenze che affliggono, in tanti altri passaggi, il papiro: cf. Condello 2010, 522s. Sulle gravose ripetizioni che caratterizzano questa sezione del testo cf. anche Canfora 2010a, 262; supra, 166. 4. Ulteriori minuzie (gigantesche). Tra il 2008 e il 2009 altre sospette difformit sono emerse. Il papiro conosce un misterioso fiume Obleuion. Ma il nome di un fiume simile noto soltanto dal testo di

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Strabone III 3,4 cos come corretto nel XVI secolo a partire dal trdito Belion, forma oggi ritenuta sana e conservata dagli editori straboniani; in pi, lautore del papiro parrebbe confondere sempre attingendo a Strabone il genitivo Lethes (della dimenticanza) con un inesistente idronimo (al nominativo) Lethes: cf. Canfora-Bossina 2008, 91 e 100; Canfora 2008a, 295-298, 2010a, 127 e 2010b, 25 (ammette il problema Bravo 2009, 62); ancora una volta, dunque, il papiro sembra accogliere dando luogo a inesistenti realt storico-geografiche congetture moderne: cf. infra, 191 s. Un caso del tutto analogo pu essere costituito dalla menzione dei Salakeinoi (col. V r. 37), etnonimo dedotto dal toponimo Salaceia, introdotto per congettura in Strabone III 3,1 solo in et moderna (cf. Canfora 2008a, 298s.): ma anche ammesso che la congettura sia corretta, la menzione della citt di Salacia resta altamente problematica per ragioni geografiche (essa non si trova laddove il papiro la situa) e per ragioni storiche (il toponimo risulta di et post-cesariana; cf. Canfora 2010a, 132 e 2010e, 15). Sintomatico e difficoltoso anche lidronimo Benis (col. V r. 42), nato da un fraintendimento di Strabone III 3,4, che ha fatto credere a molti interpreti ottocenteschi che Benis o Bainis fosse un nome alternativo del fiume Minios, come sembra presupporre il nostro papiro (Canfora 2008a, 297s.; cf. anche Carlucci 2009b, 407). Inoltre, nel testo delle coll. IV e V (rispettivamente rr. 34 e 7) la collocazione geografica di Gades (Cadice) sembra soggetta a una doppia, incongrua concezione: ora la localit figura sul lato mediterraneo della Spagna, ora sul lato atlantico; giungono cos a conflitto, nel continuo riciclo di materia testuale preesistente, due nozioni totalmente diverse della Spagna e dei suoi confini: quella (propriamente artemidorea) che collocava le colonne dEracle a Gades, e quella (straboniana e non solo) per cui le colonne si trovavano a Calpe (Gibilterra), sul confine tra lato mediterraneo e lato atlantico; la contraddizione forte e una simile incongruenza (o almeno tanta vaghezza) inconcepibile in un autore noto proprio per la sua originale concezione relativa alle colonne dEracle: cf. Canfora 2009c, 277-279, 2009h, 22 e 2010a, 110-116. Non privi di stranezze con probabili indizi di bricolage condotto su opere pi tarde i termini in cui descritta, nella col. V del papiro, la costa settentrionale (?) della Spagna: cf. Canfora 2008a, 152-155, 286-288 (in particolare su fraintendimenti derivati da errata interpretazione del testo straboniano); Canfora 2009h, 25 (per leffettiva conoscenza della costa settentrionale, da parte di Artemidoro, cf. supra, 175). Un ulteriore anacronismo, insieme linguistico (cf. supra, 164 s.) e fattuale, stato indicato da Canfora

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2009e, 383-385 nellespressione he hemetra thlassa (col. IV rr. 35s.), corrispondente al latino mare nostrum, cio il Mediterraneo: unespressione che in termini linguistici e politici non pu comparire prima dellavvenuta conquista romana delle aree mediterranee, e che infatti attestata (in latino) soltanto da Cesare in poi, mentre per la sua affermazione in greco occorre attendere ancor di pi; cf. anche Canfora 2009h, 21 e 2010a, 108. > Ripensamenti fluviali (e parziali). Per quanto concerne il problema dellequivalenza Bainis / Minios, leditio princeps procede a una rilettura e una riformulazione testuale del passo, che elimina lerrore (Gallazzi-Kramer-Settis 2008, 193), anche se il commento ad l. (ibid. 268s.) non registra lintervenuta novit e aderisce a un testo anteriore al ritocco (evidentemente dellultimora). >> Per fortuna. Linnovazione (parziale) salutata con sollievo da Lucarini 2009a, 125s., che giudica altrimenti gravissimo il problema, per fortuna risolto da una pi attenta lettura del papiro (cf. ibid. 126 n. 27: questo uno di quei casi in cui largomentazione di Canfora mi era parsa pi forte []: per fortuna la nuova lettura ha allontanato questo fantasma!). Per i frequenti e sospetti ripensamenti delleditio princeps cf. supra, 169, 173 s. + Tutta la Spagna. Da un punto di vista storico, non meno problematico il soggetto che lautore del papiro integra nellestratto desunto da Costantino Porfirogenito (cf. infra, 188, 194): se l il soggetto (ovviamente compreso nel lemma) manca, lArtemidoro del papiro supplisce con un facile ma incongruo tutta la regione [he smpasa chra], cio tutta la Spagna (col. IV rr. 5s.); ma al tempo di Artemidoro non si poteva in alcun modo dichiarare che la divisione romana in province riguardasse la Spagna nella sua interezza: cf. Carlucci 2009c, 415s.; Canfora 2009i, 113 (il problema avvertito ma minimizzato da Bravo 2009, 61: penso che Artemidoro si sia espresso in modo non esatto); Canfora 2010e, 12; ci pu dipendere dalluso di fonti storicamente imprecise note a Simonidis (per es. la Geografia di Meletios [1728]: ibid. 14s.) ed uninesattezza che fa il paio con lanacronistica conquista della Lusitania (cf. supra, 175-177). Che lennesima incongruenza derivi dallinserzione di un composto in ps appare tipico: cf. supra, 177 e infra, 232.

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> Contro-argomenti: Ipsa, sampi e altro ancora. Contro limponente massa degli anacronismi (linguistici, fattuali, critico-testuali) si enfatizzata la presenza, nel papiro, di elementi inconciliabili con la datazione del falso al XIX sec. e con la sua attribuzione a Costantino Simonidis, candidato preferito sin dalle prime diagnosi di falsit (cf. supra, 164 s. e infra, 229-236). Il papiro si sostenuto gi in Gulletta 2006a, 91 conterrebbe due toponimi (Ipsa e Kilibe [col. V rr. 32 e 34]) noti solo grazie a legende monetali; ancor pi in particolare, il toponimo Ipsa stato scoperto per via numismatica solo nel 1986: ci rende impossibile lattribuzione del papiro a Simonidis, morto nel 1867 (Gallazzi-Kramer-Settis 2008, 252; Settis 2008a; cf. DAlessio 2009a e 2009b, 32s.). Ancor pi forte, secondo gli editori, largomento difensivo offerto da unimpressionante peculiarit della col. V: in essa pi volte utilizzato, per indicare le migliaia, il simbolo del sampi (solitamente usato per il numero 900) precisato da una cifra sovrascritta; il sampi equivale dunque a 1000 e il numero sovrastante un esponente moltiplicativo. Tale uso non ignoto: esso attestato in epigrafi di Mileto, Alicarnasso e Priene databili fra II e I sec. a.C., nonch in un piccolo gruppo di papiri non posteriori al III sec. a.C. (un regesto di fonti e usi in Soldati 2006c); ma la scoperta e la decifrazione di un segno numerico cos peculiare non anteriore alla pubblicazione del pi antico papiro che ne reca traccia un papiro di Elefantina edito solo nel 1907 e dunque il sampi con moltiplicatore non poteva essere utilizzato da un falsario morto entro la fine dellOttocento; cf. in proposito Gallazzi-Kramer-Settis 2008, 58 e 90-94, dove si ipotizza peraltro che limpiego del sampi manifesti lorigine ionica del modello copiato dal nostro papiro (se non del papiro stesso: cf. Parsons 2009b, 20, e infra, 209-213); su questa linea anche Settis 2008a e 2009a, 52s., Gallazzi-Kramer 2009, 186-188 e 211-216, Marcotte 2010, 343; per Parsons 2009b, 19s. tale uso del sampi potrebbe essere addirittura uninvenzione di Artemidoro. > Divagazioni celtiche e pretto latino. Secondo De Bernardo Stempel-Gambari 2009 molte stranezze nella toponomastica del papiro si spiegherebbero non gi sulla base di congetture moderne, ma a partire da originari toponimi celtici ricostruibili (non senza fatica) per via etimologica. Su questa linea Gallazzi-Kramer 2009, 182. Per West 2009, 101 il fatto che il papiro rechi Obleuion (e non Obliouion) im-

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plica una conoscenza accurata delleffettiva etimologia e pronuncia latina del termine: ci incompatibile con le competenze di un falsario. >> Deliberate confusioni: se non di Simonidis, autentico? A pi riprese stato fatto notare agli editori, e tutti gli altri sostenitori dellautenticit del reperto, che diagnosi di falsit e attribuzione (o almeno datazione) del falso costituiscono ipotesi complementari ma logicamente e metodologicamente distinte: dimostrare leventuale impossibilit di una datazione al XIX sec. o di unattribuzione a Simonidis non esime dallaffrontare i cospicui segni di inautenticit esibiti dal papiro; si veda la divinatio (azzeccata) di Canfora 2008a, 465: nella pi volte preannunziata edizione sar dedicata attenzione, oltre che alla chimica, al solo nome di Simonidis e si tenter di cavarsela dicendo che la prova esplicita della sua responsabilit in questo falso non c; cf. anche Canfora 2008i e 2009i, 117s. Niente, del resto, impedirebbe di pensare a un Simonidis auctus, cio a un falso di Simonidis ulteriormente arricchito, fino ad anni recentissimi, da successive mani fraudolente (lipotesi stata formulata per la prima volta da Lehnus 2009, 214, ma gi adombrata per assurdo da Settis 2009a, 53; cf. anche DAlessio 2009a; GallazziKramer-Settis 2008, 59 affermano che lintervento di un falsario recente dopo il 1980 sarebbe escluso dalle vicende collezionistiche ed editoriali del papiro, purtroppo ad oggi del tutto oscure: cf. infra, 221-229). Va inoltre osservato che la data in cui Gallazzi-Kramer-Settis 2008, 58 fissano la morte di Simonidis dimostrabilmente falsa: non si tratta del 1867, ma almeno del 1890, se non oltre; cf. Canfora 2008c, 216 e soprattutto 2010a, 235-244, dove si tenta di dissipare il mistero che avvolge gli ultimi anni di vita del falsario; cf. infra, 234 s. >> Kilibe. Linformazione fornita da Gulletta 2006a, 91 infondata. Essa del resto considerata ampiamente dubbia gi da Kramer 2005, 27. La legenda Cilpes alquanto lontana dalla lettera del toponimo: in compenso, letnico dei Cilibitani attestato in un passo di Plinio (IV 118) in cui ricorrono tutti i toponimi di Betica e Lusitania presenti nel papiro: cf. Canfora 2008a, 312-

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315; 2008f, 261; Canfora-Bossina 2008, 99, 227; Carlucci in Canfora-Bossina 2008; Canfora 2008a, 313s. Che il toponimo non possa essere usato per contrastare lipotesi del falso infine ammesso anche da Gallazzi-Kramer-Settis 2008, 256. Carlucci 2008a = Canfora-Bossina 2008, 233-235 ha infine mostrato che linvenzione o deduzione del toponimo Kilibe ha ottime probabilit di muovere da Isaac Vos e dalle sue Observationes ad Pomponium Melam (1658), un testo ben noto a Simonidis e gi utilizzato per il confezionamento dei suoi falsi geografici (cf. infra, 233-236). >> Assedio e capitolazione di Ipsa. Pi duratura la difesa fondata sul toponimo Ipsa. Eppure il toponimo attestato per via numismatica dal 1986 non affatto Ipsa, bens un Ipses aperto alle pi varie interpretazioni; la localizzazione della citt o popolazione cos denominata guida del resto lontano dalla polis attestata dal papiro di Artemidoro, come gi riconosciuto da Kramer 2006, 104: cf. Canfora 2008f = Canfora-Bossina 2008, 226228, dove si passano in rassegna le plurime esegesi (genitivo singolare greco, nominativo plurale latino, compendio di genitivo plurale latino, etc.) cui si ricorsi per far coincidere la legenda monetale con il toponimo artemidoreo. Una plausibile spiegazione del toponimo si deve infine a Carlucci 2009b: esso pu provenire dal corrotto idronimo Ipsa attestato nel De montibus di Boccaccio (1355), che derivava la localizzazione ispanica del fiume (e probabilmente della citt da esso bagnata) da un errore della tradizione manoscritta di Vibio Sequestre, dove Hispaniae sanato in Sicaniae a partire dal XVII sec.: ma la falsa lectio circolava ancora in pieno Ottocento, quando peraltro il Boccacciogeografo fu al centro di una diffusa querelle suscitata da C.L.F. Schultz, che nellautore fiorentino indicava locculto compilatore e falsario del De situ orbis di Pomponio Mela; la querelle divamp a Lipsia, tra il 1853 e il 1856, quando la citt era frequentata da Costantino Simonidis (Carlucci 2009b, 387-395; cf. infra, 230-235). Forse non un caso, dunque, che il De montibus boccacciano presenti, anche al di l di Ipsa, notevolissime consonanze toponomastiche con il papiro di Artemidoro: cf. ibid 406. Si veda anche Canfora 2009h, 28 e 30-32.

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>> La scoperta del sampi con moltiplicatore: un vero terminus post quem? Fin dallapparizione delleditio princeps, che d ampio spazio allargomento del sampi (cf. supra, 183), furono fatti osservare (da Carlucci 2008b = Canfora-Bossina 2008, 229232) i punti deboli di tale linea difensiva: 1) il sampi con moltiplicatore una realt storicamente e geograficamente incongrua nellEgitto del tardo ellenismo; 2) la forma del segno, in Artemidoro, non corrisponde esattamente a nessuna forma conosciuta di sampi (specie su papiro), e ne ricorda piuttosto alcune stilizzazioni tipiche della manualistica epigrafica ottocentesca (cf. anche Carlucci 2009a, 310s.); 3) notevole, inoltre, la somiglianza del sampi artemidoreo con una lettera dellalfabeto cario oggetto di studio intenso da parte di Simonidis, che nel 1843 pubblic a Smirne un trattato su tale argomento (cf. anche Carlucci 2009a, 309, Canfora 2009i, 119s.; infra, 187 s., 235). Carlucci 2009a, 302-310 arricchisce e precisa notevolmente le progressive tappe della scoperta e della decifrazione del sampi: il primo studioso a darne notizia e a fornirne linterpretazione corretta non fu Bruno Keil nel 1907, come sostengono gli editori, bens Bertrand Haussoullier, archeologo ed epigrafista, che condusse importanti campagne di scavo presso il Didymeion di Mileto, tra il 1895 e il 1896. Ci porta molto vicino alla data (peraltro solo presunta) della morte di Simonidis (cf. supra, 184). Inoltre, le epigrafi di Didima, come quelle di Priene, recanti il segno del sampi attestato dal papiro, erano perfettamente visibili e decifrabili in loco, ben prima di Haussoullier, da parte di numerosi viaggiatori e cultori di antichit. Proprio la zona delle epigrafi fu ampiamente battuta da Simonidis, a caccia di iscrizioni e tesori antichi di ogni genere, negli anni 50 dellOttocento. Nessun terminus post quem pu dunque essere stabilito con certezza. Cf. anche Canfora 2009h, 26 e infra, 234 s. > Ancora il sampi, argomento principe (pi un pesce quadrupede). La ricostruzione offerta da Carlucci 2009a giudicata del tutto inattendibile da Hammerstaedt 2009a e 2009b, 83-90: il sampi impiegato dal papiro costituisce un obiettivo e insuperabile ostacolo per lattribuzione del reperto a Simonidis, giacch le epigrafi ritenute fonte di Simonidis non erano affatto visibili e dispo-

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nibili allo studio di eventuali amatori e viaggiatori. Su tale linea anche DAlessio 2009b, 31s. Inoltre, tra le didascalie del verso figura un termine (xiphas) che dovrebbe indicare un pesce (pesce-spada) ma qualifica invece un quadrupede; ci conferma la corretta lettura di una didascalia parzialmente distrutta del mosaico nilotico di Palestrina, e anche tale coincidenza risulta inconciliabile con lattivit di un falsario ottocentesco: cf. Pajn Leyra 2009 e Hammerstaedt 2009b, 102s., Marcotte 2010, 362. >> Il sampi alla luce del sole. Le ulteriori ricerche di Canfora 2009i, 121-125 e di Carlucci 2009d, fondate sugli originali carnets di Haussoullier e non sugli incompleti dati desunti dalle successive edizioni dei testi da lui scoperti, dimostrano che le epigrafi del Didymeion di Mileto (le uniche, insieme a quelle di Priene, su cui il sampi con moltiplicatore abbia caratteristiche davvero paragonabili con il segno utilizzato dal papiro di Artemidoro) erano esposte, perfettamente visibili e facilmente decifrabili. E tutto ci proprio in un contesto ampiamente noto a Simonidis. Cf. infra, 233-236. + Il sampi- boomerang, ovvero la firma del falsario. Una chiarificazione definitiva sul problema del sampi ha trasformato tale argomento difensivo in una delle pi cospicue prove di falsificazione e in una delle pi solide ragioni oggi sussistenti per attribuire la creazione del papiro a Costantino Simonidis. Canfora 2011a ha dimostrato che in ben due distinti documenti una lista di manoscritti proposti da Simonidis allAccademia delle Scienze di Pietroburgo (1850) e lelenco delle fonti di Eulyros di Cefalonia, falso geografico da lui edito nello stesso 1850 labilissimo falsario d chiara prova di aver letto, interpretato e utilizzato unancora inedita epigrafe di Pirene (n. 37) murata sul tempio di Atena. Proprio nelle epigrafi di Priene compare il sampi con moltiplicatore. Ci conferma inequivocabilmente il primato di Simonidis nellindividuazione e nella decifrazione del materiale epigrafico da cui desunto (o meglio riesumato a scopi sensazionalistici) il segno numerico che compare sul papiro di Artemidoro (cf. supra, 183). Se a ci si aggiungono lossessivo interesse di Simonidis per lalfabeto cario (cf. supra, 186) e la sua inclinazione a inventare nuove forme per i numerali (nella Symas [Atene 1849] egli finge di aver scoperto un segno simile al

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sampi, formato anchesso con un moltiplicatore), la presenza del sampi con moltiplicatore nel papiro di Artemidoro, gi in s sorprendente perch anacronistica, finisce per equivalere a una vera e propria firma del falsario. Cf. infra, 231, 235. C. LA STORIADELLA TRADIZIONE: ANACRONISMI E ADYNATA

1. Casi fortunati. Il testo di col. IV rr. 1-14 coincide con il pi ampio frammento di Artemidoro noto fino alla scoperta del papiro: si tratta del fr. 21 Stiehle, trdito da Costantino Porfirogenito (X sec.) nel cap. 23 del suo De administrando imperio, a sua volta dipendente da Stefano di Bisanzio (VI sec.) e dunque, in ultima analisi, da Marciano di Eraclea (IV o V sec.; cf. infra, 194). Ci ha consentito, fin dalle prime anticipazioni della scoperta, lattribuzione dellintero papiro al geografo efesino (Gallazzi-Kramer 1998, 195s.). Si tratta certo di un caso fortunato (ibid. 195), che tuttavia non pot fare a meno di destare, fin dallinizio, forti sospetti: la descrizione della Spagna inizia con un d (e, ma, daltra parte o simili) che presuppone qualche antecedente, omesso come comprensibile e ovvio nellestratto conservato da Costantino Porfirogenito; n ovvio n comprensibile che tale d, con gli antecedenti da esso presupposti, manchi nel presunto dettato originale dellArtemidoro completo (Canfora 2006a, 47; cf. infra, 189, 196); inoltre, un simile attacco ex abrupto d per scontati toponimi e coordinate generali che richiederebbero di norma, in unopera geografica, preventive spiegazioni (ibid. 48; Canfora 2010e, 11). + Anzi, casi fortunatissimi. Non meno sospetto, naturalmente, il fatto stesso che il papiro comprenda proprio il pi cospicuo frammento artemidoreo noto, e che la col. IV ne conservi, proprio al suo inizio, linizio esatto (almeno secondo la citazione di Costantino, sicuramente parziale, e dunque secondo ledizione artemidorea corrente nellOttocento [Stiehle 1856]). La felicit di tante coincidenze non manc di insospettire alcuni osservatori ben prima che divampasse la querelle: cf. Beard 2006. Si tratta in effetti, com facile capire, di coincidenze strabilianti: specie se si aggiunge che le singole sezioni finiscono sempre con lultima riga di una colonna completa (Gallazzi 2006, 18 osserva la particolarit, ma ne deduce la riproduzione esatta di un antigrafo di analoghe

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caratteristiche: il che rinvia il problema allinfinito; cf. infra, 209). La miracolosa completezza delle sezioni conservate con inizi e conclusioni tanto regolari, e in nulla deturpate dagli infiniti accidenti materiali attribuiti al papiro (cf. infra, 201) sono difficili da spiegare: cf. Canfora 2008a, 29s. Nel suo insieme, in effetti, il papiro sembra aspirare a costituire una super-epitome (Canfora 2009a, 261) di quanto noto su o attribuibile ad Artemidoro di Efeso; ci riguarda il recto in tutte le sue parti (cf. supra, 162-173), ma anche il verso con i suoi disegni e con le sue didascalie (cf. infra, 197-200). sintomatico che il papiro ribadisca continuamente lattacco di nuove sezioni, puntualmente derivate da fonti riconoscibili, ma tali da determinare in un continuo accavallarsi di coordinate e toponimi prima dati per noti, poi presentati ex novo una complessiva desultoriet o contraddittoriet del procedere logico e argomentativo: cf. Canfora 2009c, 281-283. Ci collima perfettamente con il carattere centonario non solo del proemio, ma anche delle colonne successive (cf. supra, 165 s.). > Estratto o no? Il problema del d incipitario considerato da B. Kramer (cf. Gallazzi-Kramer-Settis 2008, 171 [in apparato]), ma sostanzialmente accantonato ibid. 214, dove si ipotizza che la particella sia solo unaggiunta inserita da autori seriori che hanno citato il testo; ma non escluso che il nostro poco affidabile copista sia incorso in un errore ed abbia omesso il d (sulle doti dello scriba, variamente giudicate, cf. infra, 211-213). Effettivamente, in alcune delle pubblicazioni precedenti leditio princeps, la stessa Kramer sosteneva che il papiro potesse contenere solo estratti dellopera di Artemidoro: cf. Kramer 2006, 98 (si veda su ci Schiano 2007, 268270; Canfora 2008a, 39-43; 2008b, 287s.; Canfora-Bossina 2008, 5661 = 79-84); uneventuale ipotesi degli estratti risolverebbe, ma solo in parte, i problemi del proemio (cf. supra, 171 s. e infra, 215 s.), anche se contraddirebbe tanti altri dati (cf. infra, 217) e renderebbe del tutto ipotetica lattribuzione ad Artemidoro di quanto finora non noto (Canfora-Bossina 2008, 92s.; cf. infra, 219 s.); essa comunque totalmente accantonata dalleditio princeps (cf. CanforaBossina 2008, 60s. = 83s.; Canfora 2009b, 265-267), bench tenda a riemergere, pi recentemente, in altre forme (cf. infra, 216 s., 219221), e a divenire per qualche aspetto posizione dominante.

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>> Estratti precoci. in ogni caso problematico immaginare che, a cos poca distanza dallet di Artemidoro, la sua opera fosse gi sottoposta a un processo di riduzione a estratti: cf. Canfora 2008b, 288. Inspiegabile, poi, che proprio una sezione ispanica dellopera artemidorea dovesse riscuotere linteresse di un eventuale excerptor dellEgitto tolemaico (Canfora 2008a, 25). Rimane il dato fondamentale per cui il presunto estratto inizia esattamente laddove inizia il fr. 21 Stiehle di Artemidoro (cf. supra, 188 s.); e rimane il problema, macroscopico, costituito dalla pressoch certa coincidenza di questultimo con lEpitome artemidorea di Marciano: cf. da ultimo Canfora 2010e, 7 e infra, 194. >> Estratti precoci, e prodigiosi. del resto impensabile che il papiro (se frutto di unestrazione antica e tanto precoce da Artemidoro) risponda fortuitamente e del tutto indipendentemente alle stesse scelte che compir, secoli dopo, lescertore medioevale che ha dato origine alla citazione costantiniana del fr. 21 Stiehle (cf. supra, 188); il caso sarebbe in s miracoloso, specie si considera che lestratto costantiniano non muove dallArtemidoro autentico e completo (come si deve invece supporre per leventuale estratto antico), ma dallepitome (cf. infra, 194): si veda al proposito Bossina 2009b, 144-147. La difficolt ammessa e onestamente considerata da DAlessio 2009b, 41: ci troveremmo di fronte a un estratto ben anteriore a Marciano, indipendente da Marciano, ma pressoch uguale a Marciano. Per le origini, le evoluzioni e le impasses della teoria degli estratti cf. supra, 189 e infra, 216 s., 219 s. + Un argomento ex si l enti o, ma assordante. In linea generale, uno dei dettagli che pi sorprendono entro la generale e ricostruibile sequenza della tradizione geografica antica che le velleit epistemologiche del proemio, integralmente dedicato al confronto tra geografia e filosofia, siano totalmente ignorate dai geografi successivi, e in particolare da Strabone, che pure da Artemidoro dipende in maniera consistente (cf. in sintesi Schiano 2008, 92-101), ma che dellArtemidoro geografo-filosofo non fa parola nelle fittissime pagine proemiali dedicate proprio al rapporto tra filosofia e geografia, con una sistematica e puntuale escussione dei predecessori e delle loro ragioni; cf. quindi Can-

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fora 2009b, 271; Bossina 2009b, 135-137. La dipendenza del proemio da Strabone asserita a chiare lettere dopo i numerosi rilievi gi operati da Canfora e Bossina: cf. supra, 167, 174 s. da Colvin 2009, che ripiega per sulla teoria del testo anonimo e dellamatorialit (cf. supra, 171 s.), ispiratrice di valutazioni disparate anche sul piano propriamente paleografico e bibliologico (cf. infra, 210-213, 219 s.); si veda anche Ferrari 2009, 163s. 2. Un testo fin troppo corretto: cio corrotto. A incrementare i sospetti accumulati sul piano della lingua (in prima istanza la lingua del proemio, ma non solo: cf. supra, 162-166), si aggiunse fin dalle prime analisi la perfetta coincidenza di P. Artemid. nella sezione gi nota per via indiretta con le ricostruzioni testuali offerte da studiosi dellOttocento, e in particolare da Meineke, editore di Stefano di Bisanzio ed erede di una lunga trafila di interventi congetturali anteriori (una storia dettagliata in Canfora 2007b, 271-286 = 2007k, 59-80). Tali ricostruzioni sembrano largamente inutili e spesso apertamente peggiorative (cf. gi Canfora 2006a, 45-48, 54-56, quindi Canfora 2008a, 212s. e 221-239; 2008b, 289-291): ma esse sono puntualmente recepite dal papiro. In particolare, tali interventi congetturali risultano del tutto inaccettabili laddove attribuiscono ad Artemidoro una concezione geografica e geopolitica della Spagna in contraddizione con quanto ricostruibile dellopera originale, specie per ci che concerne i confini esatti dellIberia, che Artemidoro considerava in una duplice accezione (allargata ai territori gallici e ristretta ai territori trans-pirenaici), chiarita appunto da unadeguata distinzione incipitaria che le congetture moderne fanno scomparire: cf. supra, 177 s. Un caso del tutto analogo costituito dal sospetto idronimo Obleuion, congettura moderna pi che fondata realt antica, e da tanti altri dettagli relativi alle colonne IV e V: cf. supra, 180 s. > Apologie dellarte congetturale. Appartiene ormai allarcheologia della questione artemidorea il prolungato equivoco secondo cui il fr. 21 Stiehle di Artemidoro (ripreso in col. IV rr. 1-14 del papiro) sarebbe trdito indipendentemente da tre autori antichi, Erodiano, Stefano di Bisanzio e Costantino Porfirogenito (cos per es. Gallazzi 2006, 17; Kramer 2006, 99s.; e tardivamente Ganguta Elcegui 2008, 334). Accettata la rettifica dellerrore (dovuta a Canfora 2006a, 45-47 = 2008a, 211-213; cf. anche 2007b, 272 = 2007k, 60; 2007f, 227s. =

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2007k, 93s.; 2008a, 39; Canfora-Bossina 2008, 44 = 68; Canfora 2010f), e ammesso quindi che lunico testimone sia Costantino Porfirogenito, mentre le altre citazioni dipendono da meri collages editoriali ottocenteschi (cf. Gallazzi-Kramer-Settis 2008, 213), si a pi riprese sostenuto che il papiro confermasse felicemente le congetture degli editori moderni, secondo un fenomeno ovviamente comune in sguito alla scoperta di nuovi testimon antichi. Tale approccio, in molte delle sue enunciazioni, omette totalmente di discutere leffettiva legittimit degli interventi congetturali recepiti (o confermati) dal papiro: cf. West 2009, 96; Luppe 2009, 687s.; Gallazzi-Kramer 2009, 182-184; Billerbeck 2009, 80. In altri casi, la difesa degli emendamenti moderni, e dunque del papiro che li confermerebbe, stata ben pi serrata: cf. in particolare Hammerstaedt 2009b, 91-103 e 2009c, 59-68, ma anche Lucarini 2009a, 121-123 e quindi Marcotte 2010, 349-352 (tutti con gli stessi argomenti). >> Congetture necessarie? Il carattere del tutto arbitrario e nientaffatto migliorativo delle congetture apparentemente confermate dal papiro ribadito fra gli altri da Canfora 2009h, 18, 2009i, 114-116, 2009l, con ulteriori chiarimenti sulle possibili interpretazioni del testo costantiniano originale (cf. supra, 188); cf. anche M. Reeve ap. Canfora 2009i, 116 e Canfora 2010f. Qualsiasi discussione che non si misuri con leffettiva bont delle lezioni fornite dal papiro dunque a priori infondata. Solo il testo fornito dal papiro non lestratto costantiniano, teoricamente di molti secoli successivo, e pur passato attraverso compendi e drastiche procedure di riduzione a estratto: cf. infra, 194 attribuisce ad Artemidoro anacronismi fattuali (cf. supra, 173-182), una semplicistica concezione geografica dellIberia (cf. supra, 177 s.) e in generale, nella migliore delle ipotesi, stupefacenti vaghezze (per gli argomenti di Hammerstaedt cf. Condello 2010, 504-507). Il paradosso per cui un testo derivato e secondario apparirebbe per tanti aspetti migliore del suo presunto modello si verifica, nel papiro, con costanza pressoch puntuale: cf. supra, 176 s., 179, 180. 3. Questioni di tradizione: unepitome dautore? Per tutta la prima met dellOttocento, e almeno fino a Stiehle 1856, si ritenne Artemidoro autore tanto di una Geografia ampia e completa, quanto di una pi ma-

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neggevole epitome, che fu in realt opera di Marciano di Eraclea, nel IV o V sec. d.C.: il fatto che Marciano facesse circolare sotto il nome di Artemidoro lEpitome da lui realizzata (GGM I 567,26s.: cf. Canfora 2007a, 236-245 = 2007k, 16-26 = 2008a, 78-84; Canfora 2008a, 14s.; CanforaBossina 2008, 33-36) determin o almeno incoraggi la falsa ipotesi, dal momento che gli autori successivi a Marciano citano come artemidorea lepitome. A tale ipotesi credeva, fra gli altri, Simonidis (cf. infra, 197, 233); a tale ipotesi sembra credere in ogni caso lautore del papiro, un cui ampio brano (col. IV 18-24) coincide con unopera (peraltro diversa dallEpitome) dello stesso Marciano (Canfora 2006a, 57), e che fa dichiarare ad Artemidoro di esprimersi en epitomi, in epitome (col. V r. 15; cf. Micunco 2007; Canfora 2007d, 325s. = 2008a, 178s.; 2008a, 15; Canfora-Bossina 2008, 36). peraltro significativo che proprio in tale prelievo da Marciano sia stato inserito un pi che probabile errore geografico proveniente dalla tradizione geografica e cartografica posteriore (cf. supra, 179 s.). + Artemidoro ridotto a contabile. Nel corso della tradizione geografica che da Artemidoro conduce fino a Marciano, la stessa immagine di Artemidoro fu ampiamente e consistentemente deformata: frutto di tale deformazione lidea che Artemidoro fosse lautore di un asciutto e compendioso periplo, fondato su dati esclusivamente topografici e cartografici; unidea che domina nel corso dellOttocento e che si riflette puntualmente nellassetto presupposto dal papiro: cf. Schiano 2008, 102-112; Canfora 2010a, 64-66, 89-99; supra, 180-182 e infra, 230-236. > Periplo generale e sintetico? Si deve a Lucarini 2009a, 115 il tentativo di spiegare la posizione inconsulta delle coll. IV-V e la lacunosit dei dati ivi contenuti ipotizzando che il testo costituisca solo unanticipazione di un periplo pi ampio, che avrebbe contenuto quanto legittimamente ci si pu attendere (e che nel papiro manca); il periplo vero e proprio sarebbe perduto per la lacunosit del papiro. Cos anche Pontani 2010, 49s. >> Contro il pre-periplo. Lidea del periplo anticipato inverosimile in s (perch priva di paralleli) e recisamente negata dal carattere vocazionalmente (ma fallimentarmente) esaustivo del testo, che peraltro termina con una dichiarazione conclusiva

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(col. V r. 45) che non lascia spazio a ulteriori riprese dellargomento: cf. Canfora 2009e, 334s. Cf. anche supra, 174. 4. Artemidoro o epitome? Una contraddizione insolubile. Conduce a esiti eclatanti, e d luogo a un vistoso adynaton in termini storici e filologici, lanalisi dedicata da Canfora 2007f (= 2007k, 93-126) alla tradizione del fr. 21 Stiehle di Artemidoro: cio il brano che ha permesso lattribuzione del papiro al geografo di Efeso (cf. supra, 188) e che gi sorprende per molti problemi particolari e generali (cf. supra, 188 s., 191). Tale brano, trdito soltanto da Costantino Porfirogenito (cf. supra, 191 s.), non pu coincidere con lArtemidoro originario, ma al pi con lepitome trattane da Marciano di Eraclea nel IV o V sec. d.C.: i redattori del De administrando imperio costantiniano, infatti, rielaborano Stefano di Bisanzio (nella sua forma estesa originaria, mentre ne giunta a noi solo unepitome), affiancato a fonti alternative tra cui spicca Marciano di Eraclea, epitomatore di Artemidoro (Canfora 2007f, 236-247 = 2007k, 104-118); quanto a Stefano di Bisanzio, egli stesso risulta dipendere solo dallArtemidoro epitomato di Marciano (Canfora 2007f, 232-235 = 2007k, 99-104; cf. anche Billerbeck 2008 e 2009; sul lungo equivoco che ha fatto ritenere lepitome marcianea unauto-epitome dautore, cf. supra, 192 s. e infra, 233). Ne consegue che proprio la presenza, in un papiro non pi tardo del I sec. d.C., di un brano databile tuttal pi al IV sec. d.C., lungi dal costituire lindizio principe dattribuzione ad Artemidoro, costituisce una patente prova di falsit. Su questo fondamentale punto cf. anche Canfora-Bossina 2008, XVIs., 43-50 = 67-74; Canfora 2008a, 243-259. > Presunta completezza del papiro. Le linee difensive adottate dinanzi a tale argomento sono anticipate dallo stesso Canfora 2007f, 253 = 2007k, 125s. (e cf. Canfora 2008a, 263s.): stato infatti sostenuto che il papiro in virt di alcune aggiunte rispetto al testo di Costantino Porfirogenito costituirebbe la versione amplior e originaria di un Artemidoro che dopo Marciano fu soppiantato dallepitome. Cos Gallazzi-Kramer-Settis 2008, 213 (nel frg. 21 Stiehle noi non avevamo che un lacerto dellepitome di Marciano. Il papiro, per la prima volta, ci offre il testo originale di Artemidoro); Settis 2009a, 57-59; Hammerstaedt 2009b, 91-103 e 2009c, 68, con difesa di tutte le lezioni attestate dal papiro (cf. supra, 192); Lucarini 2009a;

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Luppe 2009, 687 e 691; West 2009, 96; con estrema prudenza, Billerbeck 2009, 79-81. >> Qualche taglio (chirurgico) non fa unepitome. Contro tale argomento, stato da pi parti ribadito che in nessun modo unepitome capace di ridurre gli 11 libri di Artemidoro a misura minima, come avvenne con Marciano (per le ipotesi sulla ridotta estensione dellepitome cf. Canfora 2007a, 243s. = 2007k, 26-28 = 2008a, 84-86), potrebbe limitarsi allomissione di qualche parola sparsa: eppure a questo e a nientaltro si riducono le porzioni di testo con cui il papiro sembra integrare il brano gi noto (cf. Tosi 2009, 35: impossibile [] supporre come talora si sostenuto che il testo a noi pervenuto per via indiretta sia quello di Marciano, epitomatore di Artemidoro, e che il papiro ci tramandi lautentico Artemidoro: le differenze fra i due testi, infatti, non tradiscono il cosciente lavoro di un epitomatore); inoltre, le sporadiche addizioni del papiro appaiono sempre mirate a integrare gli elementi logici mancanti nellestratto costantiniano (soggetto iniziale e qualche nesso sparso): esse si comprendono dunque meglio come addizioni e integrazioni operate a partire dal testo costantiniano, mentre il procedimento opposto chirurgica omissione di elementi sparsi a partire dallArtemidoro completo appare contrario a spirito, metodi e funzioni di ogni epitome fin qui nota: cf. Canfora 2009i, 113; a ci si aggiunga che in pi punti il papiro sembra integrare dati mancanti in ottemperanza alle diagnosi (ampiamente discutibili) degli editori moderni: cf. supra, 191. ovviamente impossibile sostenere, in alternativa, che lArtemidoro originario e la sua epitome coincidessero per caso fortuito proprio nel brano citato dal papiro: in questo caso proprio le parole aggiunte lo impediscono (cf. Canfora 2007f, 231 = 2007k, 98s.). Si vedano in generale Canfora 2008c, 219 e per le caratteristiche generali attribuibili allepitome di Marciano, particolarmente drastica nelle sue modalit riassuntive anche Canfora 2010a, 78-88. Le difficolt connesse a questa linea difensiva sono riconosciute da Billerbeck 2009, 80s., che, pur prospettando la possibilit di un rapporto intero-epitome, osserva: in that event, it is remarkable how little the text of the epitome produced by Marcianus [] deviates from its original.

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>> E qualche errore (badiale) non fa loriginale. Chiunque sostenga che il testo recuperato attraverso il papiro possa costituire loriginale di una successiva epitome (opera di Marciano), a sua volta adattata in un composito estratto (opera di Costantino Porfirogenito), si scontra con due dati che non possono essere facilmente ignorati: 1) la presenza di anacronismi fattuali nel papiro, assenti per nel testo epitomato e quindi ridotto a estratto (cf. supra, 177, 179); 2) il carattere deteriore delle lezioni presenti nel papiro, e non nella successiva tradizione indiretta degli stessi brani (cf. supra, 191 s.); cf. Canfora 2008b, 289-293; CanforaBossina 2008, 85-93; Canfora 2009e, 338; Bossina 2009b, passim. >> Estratti antichi? Dallimpasse ben difficile uscire ipotizzando che il testo fornito dal papiro sia non gi lArtemidoro autentico e pleniore, ma un estratto antico (quanto fedele o quanto ritoccato?) dellArtemidoro autentico. Lipotesi impostasi oggi per altre vie e ragioni rischia di generare aporie ancor pi serie: cf. supra, 189 s. e infra, 216 s., 219 s. >> Ancora il piccolo d (con un piccolo te). Comunque si formuli la teoria dellestratto antico (cf. supra, 189 s. e infra 216 s., 219 s.) rimane incomprensibile un dettaglio: perch lescertore costantiniano dipendendo peraltro da unepitome di Artemidoro avrebbe aggiunto un d palesemente di transizione o opposizione, laddove lArtemidoro autentico (se riflesso dal papiro) ne sarebbe stato privo? Cf. Bossina 2009b, 141; Condello 2010, 506. Chiarissimo DAlessio 2009b, 41: there would have been no point for adding it [scil. il d] in the excerpt in Constantine Porphyrogenitus. Il problema, pur consistente e impostosi fin dalle prime analisi, stato progressivamente rimosso: cf. supra, 189. Non meno difficoltoso il fatto che lestratto costantiniano presenti il nesso te ka (particolarmente idoneo al contesto, specie se presupposto di partenza una nozione allargata di Iberia con conseguente distinzione sinonimica: cf. supra, 177 s.), laddove il papiro offre un banalizzato ka (cf. Canfora 2008a, 261s. n. 40; West 2009, 99 n. 16). Ancora una volta il testo derivato pare migliorare la sua fonte (come ammette Cassio ap. Gallazzi-Kramer-Settis 2008, 215, che parla di abbellimento): cf. supra, 176 s., 179, 180, 192.

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+ LArtemidoro vero. A monte di tante e tali difficolt, che configurano una tradizione caratterizzata da accidenti incomprensibili e da veri e propri controsensi, va comunque ricordato un aspetto macroscopico: la dimostrabile differenza del testo offerto dal papiro dalla facies ricostruibile dellArtemidoro autentico, in termini di struttura generale, stile, contenuti; cf. supra, 167, 175, 181, 193. + Artemidoro epitomato: una certezza diffusa. Per ulteriori fonti, ampiamente note a Simonidis, che suggerivano di riconoscere in Artemidoro lautore della propria epitome, inducendo a escludere che i Geographoumena fossero mai stata cosa diversa dallepitome (Jacob Gronov), cf. Canfora 2011c, 209-211. Si veda anche infra, 230-236, per le concezioni artemidoree di Simonidis.

D. SCHIZZI, MAPPE

E

CAMPIONAR:

TRE VITE ALMENO

1. Autonomia o eteronomia del verso? E dunque, quante vite? Il variegato corredo iconografico del papiro che presenta sul recto, prima e dopo il testo, numerosi schizzi di figure umane (teste, mani, piedi), e sul verso un ancor pi ricco bestiario, sospeso tra il realistico e il fantastico, ha imposto agli editori unelaborata ipotesi genetica nota come teoria delle tre vite. tale teoria che costituisce il pilastro delle tesi ufficialmente e unanimemente sostenute, da parte degli autenticisti, fra il 2006 e il 2009: essa trapela gi in Gallazzi-Kramer 1998, ma per la sua conclamazione occorre attendere Gallazzi 2006 e Settis 2006a; ma cf. gi, in anticipazione giornalistica, Settis 2004 e quindi Montanari 2006; per una ricostruzione della teoria, cf. Otranto 2007, 308-310 = Canfora 2008a, 160-162. Secondo tale ipotesi, il papiro sarebbe stato dapprima destinato a ospitare il trattato geografico di Artemidoro (o forse soltanto qualche libro di esso, Gallazzi 2006, 17), corredato di carte geografiche; a questo fine il testo sarebbe stato intervallato da appositi spazi lasciati in bianco, ma il cartografo designato a completare lopera avrebbe sbagliato forse copiando una mappa inadatta alle prime colonne del testo causando con ci la sospensione del lavoro e labbandono del papiro. In un secondo tempo, il papiro sarebbe stato riutilizzato da mano diversa come campionario di bottega per soggetti zoologici assortiti, opportunamente corredati di didascalie. In un terzo tempo ma forse gi durante la seconda vita i residui spazi vergini del

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papiro, cio agraphon e aree libere del recto, sarebbero serviti da supporto per estemporanei esercizi di copia a partire da soggetti statuari. Pi in particolare, per il bestiario del verso, furono scartate le alternative possibilit di un Bilderbuch (autonomo rotolo di immagini), ovvero di un corredo illustrativo destinato a un libro di zoologia, ovvero di un progetto finalizzato a una singola realizzazione artistica (pittura o mosaico): lipotesi di un libro di bottega, offerto ai sofisticati clienti di un atelier tardo-ellenistico o proto-imperiale, apparve senzaltro la preferibile (Settis 2006a, 61s.; cf. anche Adornato 2006, 120s.). Tuttavia, fin dalle analisi di Micunco 2006, 915 (= Canfora 2008a, 183-188), apparve chiaro che non pochi dei soggetti prescelti risultavano singolarmente coincidenti con le divagazioni