FEDERALBERGHI del VERBANO CUSIO OSSOLA alle aziende - 10... · teplici e possono essere così...

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SOMMARIO OTTOBRE 2018 Volume 10, Numero 10 OVERVIEW FEDERALBERGHI del VERBANO CUSIO OSSOLA L’ospitalità al Vs. servizio !! OVERVIEW PAG. 1 GESIONE DI UNA CRISI PAG. 2 e 3 RECEPTION X TUTTI PAG. 5 RISTORAZIONE PAG. 7 AZIENDE PARTNERS PAG. 4 - 6 - 8 Da PAG.10 a PAG.16 PAG.18 e 19 PAG.22 e 24 Da PAG.29 a PAG.33 RICETTIVITA’ ALBERGHIERA PAG. 9 SERVIZI AGGIUNTIVI PER GLI ASSOCIATI PAG. 11 Da PAG.26 a PAG.27 TRIBUNA APERTA - FAQ PAG. 17 NORME GESTIONALI PAG.20 e 21 LAUREA SI LAUREA NO ? PAG. 28 e 29 TURISMO - IL VERO NS. PADRONE PAG. 34 e 35 TECNOLOGIA PAG. 36 Tutti i numeri dell’alberghiero - Un tesoro per l'Italia Tra il 2014 e il 2017 Investimenti nel settore alberghie- ro della Penisola sono raddoppiati, passando da 600 milioni a 1,2 miliardi di euro, più del 10% degli investimenti L'interesse degli investitori si è focalizzato in particolare sulle strutture turistiche di fascia elevata, che nel 2017 han- no rappresentato l'80% delle transazioni. A dirlo è l'ultimo studio sul comparto alberghiero di Crif Res, divisione del gruppo specializzata nel settore immobiliare. Come si rimodella l'offerta L'analisi evidenzia che l'offerta alberghiera tricolore si è negli ultimi anni rimodellata. Dal 2009 al 2016 si è registrata infatti una riduzione complessiva del numero di strutture ricettive pari al 2,4%. Alla fine del 2016 (gli ultimi dati disponibili) si contava- no 34mila esercizi alberghieri con oltre un milione di camere e 2,2 milioni di posti letto. A sparire sono state soprattutto le strutture di categoria inferiore (alberghi a una o due stelle), mentre c'è stata una crescita so- stenuta degli alberghi di categoria più elevata, soprattutto 5 stelle, aumentati del 34,5% in sette anni. Adeguamento alla domanda e valore camera Una ricomposizione dell'offerta che, sottolineano gli analisti, è andata di pari passo con una richiesta in crescita sul fronte quantitativo e con una trasformazione qualitativa tesa a rispon- dere a una domanda sempre più selettiva. Per quanto riguarda il valore medio di una singola camera, il pic- co più alto si registra a Firenze (240mila euro), seguita da Milano (205mila euro), Lago di Como (169mila euro) e Roma (140mila euro).

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SOMMARIO

OTTOBRE 2018

Volume 10, Numero 10

OVERVIEW

FEDERALBERGHI del VERBANO CUSIO OSSOLA

L’ospitalità al Vs. servizio !!

OVERVIEW PAG. 1

GESIONE DI UNA

CRISI

PAG. 2 e 3

RECEPTION X

TUTTI

PAG. 5

RISTORAZIONE PAG. 7

AZIENDE

PARTNERS

PAG. 4 - 6 - 8

Da PAG.10 a PAG.16

PAG.18 e 19

PAG.22 e 24

Da PAG.29 a PAG.33

RICETTIVITA’

ALBERGHIERA

PAG. 9

SERVIZI

AGGIUNTIVI PER

GLI ASSOCIATI

PAG. 11

Da PAG.26 a PAG.27

TRIBUNA APERTA -

FAQ

PAG. 17

NORME GESTIONALI

PAG.20 e 21

LAUREA SI

LAUREA NO ?

PAG. 28 e 29

TURISMO - IL

VERO NS. PADRONE

PAG. 34 e 35

TECNOLOGIA PAG. 36

Tutti i numeri dell’alberghiero - Un tesoro per l'Italia

Tra il 2014 e il 2017 Investimenti nel settore alberghie-ro della Penisola sono raddoppiati, passando da 600 milioni a 1,2 miliardi di euro, più del 10% degli investimenti

L'interesse degli investitori si è focalizzato in particolare sulle strutture turistiche di fascia elevata, che nel 2017 han-no rappresentato l'80% delle transazioni. A dirlo è l'ultimo studio sul comparto alberghiero di Crif Res, divisione del gruppo specializzata nel settore immobiliare.

Come si rimodella l'offerta L'analisi evidenzia che l'offerta alberghiera tricolore si è negli ultimi anni rimodellata. Dal 2009 al 2016 si è registrata infatti una riduzione complessiva del numero di strutture ricettive pari al 2,4%. Alla fine del 2016 (gli ultimi dati disponibili) si contava-no 34mila esercizi alberghieri con oltre un milione di camere e 2,2 milioni di posti letto.

A sparire sono state soprattutto le strutture di categoria inferiore (alberghi a una o due stelle), mentre c'è stata una crescita so-stenuta degli alberghi di categoria più elevata, soprattutto 5 stelle, aumentati del 34,5% in sette anni. Adeguamento alla domanda e valore camera Una ricomposizione dell'offerta che, sottolineano gli analisti, è andata di pari passo con una richiesta in crescita sul fronte quantitativo e con una trasformazione qualitativa tesa a rispon-dere a una domanda sempre più selettiva. Per quanto riguarda il valore medio di una singola camera, il pic-co più alto si registra a Firenze (240mila euro), seguita da Milano (205mila euro), Lago di Como (169mila euro) e Roma (140mila euro).

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GESTIONE DI UNA CRISI

Commentare la gestione di eventi critici soprattutto nelle prime 48 ore in assenza di una visione d’insieme non è semplice. E’ tuttavia possibile confrontare i comportamenti tenuti da Autostrade per l’Italia rispetto ad alcuni principi base del crisis management e ai benchmark internazionali e giudicarne in quest’ottica l’operato. Al momento un elemento mi sembra incontrovertibile: l’azien-da era, ed è assolutamente impreparata a gestire una situazione di crisi di questa portata. Ogni crisi è unica ed è influenzata da una serie di fattori endogeni ed esogeni che ne determina-no la direzione, velocità e intensità. I fattori che influenzano la gestione di crisi sono quindi mol-teplici e possono essere così rapidamente riassunti. Tra quelli endogeni, cultura della proprietà, cultura del top management, cultura dell’impresa, responsabilità oggettiva, percezione degli eventi. Tra quelli esogeni, cultura del paese, momento storico, spettacolarità dell’evento, agenda mediatica, dimensione emotiva, percezione esterna degli eventi. La gestione di crisi derivante dal drammatico crollo del cavalcavia Morandi a Genova deve quindi essere contestualizzata alla luce di questi fattori. Non esistono piani “prestampati” da adottare, manuali da aprire e consultare. Devono invece esistere in tutte le aziende strutture di risposta, procedure di attivazione, principi etici a cui ispirarsi, conoscenze specifiche nell’ambito della ge-stione di crisi. Come si è comportata Autostrade per l’Italia rispetto ai cinque principi sotto elencati? Esprimere “umanità” Anche se la parola “solidarietà” non è in questo momento più di “moda” nel nostro Paese, la par-tecipazione attiva al dolore delle persone toccate dagli eventi supportata dall’espressione di sen-timenti autentici di comprensione, vicinanza e partecipazione per quanti soffrono restano una delle pietre miliari della gestione di crisi negli eventi che si caratterizzano per la presenza di feriti e per la perdita di vite umane. Si tratta in estrema sintesi di “fare la cosa giusta”, seguire un ap-proccio di “buon senso” che tuttavia, come osservava Voltaire, “non è così comune”. Un tempo per tacere e un tempo per parlare Il saggio Re Salomone scrisse che “per ogni cosa c’è un tempo fissato, sì, un tempo per ogni fac-cenda sotto i cieli . . . un tempo per tacere e un tempo per parlare”. Nelle situazioni di crisi “il silenzio non è mai “d’oro” ma un errore grave, spesso dettato dall’intervento degli studi legali in-teressati giustamente a difendere i propri assistiti nelle Aule di Giustizia ma troppo spesso ignari delle pericolose conseguenze derivanti dal non difendere adeguatamente la reputazione azienda-le dinnanzi al Tribunale dell’Opinione Pubblica. E come diceva John Rockefeller “Oltre a fare la costa giusta, la cosa più importante è far sapere che si sta facendo la cosa giusta”. Nei tempi giusti, potremmo aggiungere. Il benchmark della comunicazione di crisi è stato per anni quello adottato dalle compagnie aeree ovvero 1 ora dall’incidente. Un lasso di tempo sufficiente per rac-cogliere le prime informazioni e dare il via al processo di comunicazione. Nell’era dei social media il tempo di reazione si è ridotto a 15 minuti, un tempo comunque sufficiente per la presa d’atto pubblica di una situazione critica. Alla quale deve poi seguire un flusso continuo di informazioni e aggiornamenti. Assumersi le proprie responsabilità L’assunzione di responsabilità rappresenta un altro importante e fondamentale aspetto della ge-stione di crisi. Assumersi pubblicamente la responsabilità morale degli eventi è cosa ben diversa da assumersene la “colpa” che verrà comunque eventualmente accertata nel tempo dalle indagi-ni della magistratura. Nel contesto del crisis management assumersi la responsabilità significa

Garantito Servizio Assistenza Legale, Fiscale, Contabile, sul CCNL Turismo, Consulenza gratuita su Energia ed efficientamento, Assicurazioni, pratiche Inps, e tanto altro ancora….

Presso i ns. uffici troverete servizi sopra descritti non solo riservati alle aziende iscritte FEDERALBERGHI e ai loro dipendenti. I Consulenti saranno a disposizione presso la sede Federalberghi a Verbania Intra, dalle ore 09.30 alle 12.30, su appuntamento. Potrete inoltrare le Vostre richieste inerenti problematiche che ritenete utili, o quesiti che riguardano la Vostra attività, al n. 0323/40.33.00 - int 201 o via mail a [email protected]

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L’Ospitalità al Vs. servizio !

Esercitare leadership Comportamenti virtuosi e di “buon senso” nascono - anche in organizzazioni non adeguata-mente preparate - dalla capacità del top management di fare propri i principi di base del cri-sis management ed esprimere una reale leadership in grado di indicare all’impresa la strada eticamente corretta da percorrere. Capacità di giudizio, equità, affidabilità, iniziativa, risolu-tezza, tatto, integrità, comportamento, altruismo, entusiasmo, coraggio, conoscenza, lealtà, resistenza sono le 14 doti di leadership dei Marines che caratterizzano anche l’operato otti-male del top management in situazioni di crisi. A volte la migliore difesa è l’attacco Nella gestione di crisi “l’arrocco” non è necessariamente la mossa che mette “in sicurezza il re”. L’attenta analisi del contesto deve portare allo sviluppo di una strategia “scenario based” che deve essere “sostenibile nel tempo” e che deve porsi come obiettivo quello di difendere reputazione e relazioni e assicurare la continuità aziendale. In alcuni casi questo può voler dire intraprendere azioni – anche di comunicazione – che sono fuori dagli schemi convenzio-nali. Come ha scritto un grande maestro della gestione di crisi “Per gestire una crisi occorre sape-re imparare rapidamente. Per imparare rapidamente nel corso della crisi è necessario aver già imparato molto prima”. La gestione di crisi è un processo che si basa sulla trasformazione culturale dell’impresa e che vede nel miglioramento continuo il suo obiettivo. Elemento chia-ve è la preparazione: analisi, organizzazione, formazione costante ed esercitazione a tutti i livelli dell’impresa. In pratica l’innalzamento continuo dell’asticella. E’ inconcepibile che nel nostro Paese i concessionari di servizi che si avvalgono di infrastrut-ture critiche quali autostrade, ferrovie, telefonia, elettricità, gas per citarne alcuni non abbia-no l’obbligo in convenzione di dotarsi di adeguati piani di risk management, business conti-nuity e di crisis management. E che questi non siano soggetti a verifica da parte di enti esterni. Da anni parliamo e sentiamo parlare di Responsabilità Sociale dell’Impresa. Ma la preparazione alla gestione e alla comunicazione di crisi non dovrebbe essere la prima attività

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Il prodotto «surgelato» va segnalato sul menu.

Altrimenti è frode

Frode in commercio per il presidente del Cda di un ristorante di élite, se nel menu non sono adeguatamente evidenziati i prodotti surgelati. E il reato scatta a prescindere dall’ottima qualità degli alimenti e dal fatto che siano stati trattati a regola d’arte. Non basta neppure che i clienti sia-no informati della possibilità di rivolgersi al personale di sala per avere notizie sui prodotti.

La Cassazione (sentenza 38793) respinge il ricorso del presidente del Cda di un noto ristorante milanese. Per i giudici l’uso di prodotti trat-tati con l’abbattitore era un’evenienza non rara. E la circostanza non si poteva dedurre neppure dai prezzi. Né poteva essere lasciata al cliente l’i-niziativa di informarsi, perché solo i più accorti avrebbero potuto farlo. Il ricorrente aveva fatto presente che il riferimento al costo dei piatti era non pertinente . In un posto che non era «una trattoria di periferia» sui prezzi incidevano vari elementi: dall’alta qualità delle materie prime usa-te, all’ambiente, fino al livello del servizio. Ma i giudici avvertono che non ci si può appellare neppure alla normativa comunitaria che prevede-va l’equiparazione tra prodotti surgelati e freschi, perché valeva solo ai fini igienico-sanitari e non civili. Il cliente va informato con una grafica che non sfugga alla sua attenzione.

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RICETTIVITA’ ALBERGHIERA

GLI HOTEL ITALIANI SI RIPOSIZIONANO NELLA FASCIA ALTA DEL MERCATO

Seguendo il trend della domanda internazionale, il settore alberghiero italiano si riposiziona sulla fascia alta, sia come offerta sia come oggetto privilegiato degli inve-stimenti. È quanto emerge da un approfondimento di Crif-Res, divisione del gruppo specializzata in real estate, secondo cui, dal 2009 a oggi, l’offerta ricettiva si è ridotta, ma rimodellandosi verso l’alto. Se complessivamente c'è stato un calo delle strutture ricettive del 2,4%, a chiudere i battenti sono stati soprattutto gli hotel a 1 stella (-28,4%) e 2 stelle (-14,5%) mentre i 4 e 5 stelle sono cresciuti di numero rispettiva-mente del 17,3% e 34,5%.

Di pari passo sono aumentati gli investimenti sull'alberghiero italiano, che sono passati dai 600 milioni del 2014 a 1,2 miliardi del 2017. Quest’anno, in realtà, si assiste a un calo: il primo semestre 2018, con 430 milioni, è inferiore del 22% rispetto allo stesso periodo di un anno fa, ma occorre tener presente che il 2017 era stato l’anno record di sempre. Da sottolineare che l’80% di queste risorse viene spesa su alberghi di fascia alta, da 4 stelle in su.

Forte della sua banca dati, che contiene le valutazioni immobiliari di circa 2.200 alberghi italiani, Crif-Res ha tracciato anche una mappa del valore medio di mercato delle strutture e quello, ancora più indicativo, della singola camera. Vincono le grandi città e sul podio c’è Firenze, dove a fronte di un valore medio degli hotel di 13,2 milio-ni di euro, risulta un valore per camera pari a 240mila euro. Segue Milano, con 15 mi-lioni come valore degli hotel e 205mila euro per camera, mentre a Roma (che nel 2017 aveva catturato la maggior parte degli investimenti, 330 milioni) la media è di 174mila per camera, ma si registra una netta frattura tra la fascia sotto i 3 stelle (136.000 euro) e i 4-5 stelle (233.000 euro). La prima località turistica è il Lago di Como, con 8,8 mi-lioni di valore per struttura e 169.000 euro per camera.

Le prospettive per l’alberghiero italiano sono buone anche secondo una recente nota di World Capital, in collaborazione con Federalberghi e Trivago. Nel 2017 si sono regi-strate 150 nuove aperture e il 13,8% degli albergatori dichiara di voler procedere con una ulteriore nuova apertura nel prossimo triennio. Ed è buona anche la qualità del prodotto, dal momento che il 27% degli alberghi in vendita o in affitto sul sito di World Capital sono pronti all’uso, il 36% solo da ammodernare, il 24% da ristruttura-re in parte e solo il 3% necessita di un intervento profondo.

Secondo la società di consulenza, le richieste degli investitori si concentrano per il 76% sugli hotel, il 12% sui B&B, il 5% sugli Apart-Hotel, il 4% sui villaggi turistici e il 3% sugli agriturismi.

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COMUNICAZIONE AGLI ASSOCIATI

L’Ospitalità al Vs. servizio !

Gen�li Associa�,

Come ben sapete il mercato energe�co è in con�nua evoluzione. Siamo pertanto ad informarvi su quanto segue:

Dal primo gennaio 2016 le bolle e hanno cambiato veste e tu" gli operatori si sono adegua� progressivamente

alle nuove norma�ve della Bolle a 2.0, che rendono purtroppo ancora più complesso il controllo dei cos� da

parte degli uten�. Infa" le bolle e riportano solo più cos� medi forfe ari e non de aglia�.

Prima conseguenza è infa" il proliferare di fornitori ed offerte non equiparabili perché fondate su differen�

parametri che, se non conosciu�, creano confusione e false aspe a�ve; pertanto la sbandierata semplificazione si

riduce ad una mera illusione di risparmio.

Dalla fine del 2018 sparirà il Mercato di Tutela (domes�co) anche per tu e le utenze residenziali, che dovranno

obbligatoriamente passare nel mercato libero e saranno tempestate di proposte (già adesso lo sono) che non

avranno le basi conosci�ve per selezionare e scegliere.

Alla luce delle considerazioni sopra esposte, l’Associazione si rende fin d'ora disponibile nel me ervi a conoscenza

per tempo dei cambiamen� e valutare con voi le "mirabolan�" offerte che pervengono a voi ed ai vostri dipenden�

(vedi ad esempio offerte di sconto Canone RAI ed altre), per non ricevere sgradevoli soprese e sostenere cos�

smisura� in tema di energia!

Certa della vostra a enzione, Vi invito a me ervi in conta o con la ns. sede oppure dire amente con la Sig.ra

Maria Paola Mathieu, che come sempre si è resa disponibile ad incontrarvi in azienda anche per esaminare le

bolle e rela�ve alle Vs. utenze private oppure anche presso la ns. sede di Verbania, previo appuntamento,

nell’orario di apertura al pubblico dei ns. uffici, dalle ore 09.00 alle ore 13.00 dal lunedì al venerdì.

Conta" dire" della Sig.ra Mathieu: Cell +39 335 5970784 / Mail: [email protected] oppure

[email protected]

Ribadiamo che la proposta è estendibile anche ai Vs. cari e ai Vs. dipenden�, qualora interessa� ad una

consulenza gratuita sul tema.

Grazie per l’a enzione e in a esa di un Vs. conta o, siamo a porgere i ns. migliori salu�.

Direzione Federalberghi Provincia V.C.O.

Tel. 0323/403300 – int 201 (dalle ore 09.00 alle 13.00)

Cell. 349/4514268

Mail: [email protected]

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TRIBUNA APERTA: QUESITI FREQUENTI e CURIOSITA’

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1. Mi è giunta voce che sono previste sanzioni nei confronti dei Pubblici Esercizi che vendono bottigliette d’acqua esposte al sole. E’ vero? È reato conservare l'acqua, destinata alla vendita, in bottiglie di plastica esposte al sole. E l'ammenda scatta a prescindere da un tempo di esposizione prolunga-to. Tolleranza zero della Cassazione, con la sentenza 39037/2018, per chi non usa accortezze nel trattare alimenti deteriorabili. Multato per 1.500 euro il com-merciante che aveva venduto bottiglie di acqua tenute nel piazzale prima della vendita. La vendita di alimenti in cattivo stato di conservazione è reato di pericolo presunto. E la violazione si concretizza anche in assenza di un effettivo accertamento del danno al bene tutelato. Basta ci siano azioni idonee a determi-nare il pericolo di danno o deterioramento dell'alimento. Il divieto risale a un decreto ministeriale del 1927 quando il Pet non esisteva, ma si utilizzava il vetro. 2. Curiosità: Cinture di sicurezza obbligatorie anche quando l’auto è ferma in co-da?? Cinture di sicurezza anche quando si è fermi in coda. Ad avvertire gli automobilisti che del dispositivo non si può fare a meno, non solo durante la corsa ma anche nelle brevi soste, è la Cassazione (ordinanza 20230/2018). A fare le spese del prin-cipio affermato dai giudici di piazza Cavour è stato un automobilista che contestava la sentenza con la quale il Tribunale di La Spezia aveva confermato la multa a suo carico per il mancato uso delle cinture di sicurezza durante la guida. Senza succes-so il ricorrente aveva fatto presente ai giudici di merito «di essere in coda lungo la direttrice di marcia», e dunque all’interno di un veicolo “statico”. Definizione non calzante per il Tribunale, secondo quale l’uso della cintura di sicurezza è d’obbligo anche durante una “breve sosta” causata da una coda di veicoli, perché la cautela è finalizzata a prevenire il rischio di tamponamento. La Cassazione precisa anche che la condizione di stasi, o di moto nel veicolo, accertata nel verbale, non può costituire oggetto di rivalutazione da parte della Suprema corte, ma può essere posta in discussione solo attraverso la querela di falso.

3. E’ vero che, all'interno delle attività stagionali, l'assunzione di lavoratori a tempo determinato, è esclusa dalla nuova disciplina sulla durata (massimo 24 mesi) e sull'obbligo delle causali al superamento dei 12 mesi di durata del con-tratto? Inoltre è vero che, alla stessa categoria, non va applicato il computo del 30% dei lavoratori a tempo determinato, rispetto alla totalità dei contratti stipu-lati a tempo indeterminato? Federalberghi è riuscita ad evitare al momento la scure del decreto dignità nei confronti degli stagionali. Ai contratti di lavoro stagionali non si applica il limite dei 24 mesi, né la regola sulle causali dopo i 12 mesi.

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NORME GESTIONALI

I cani possono entrare in ristoranti, bar e pizzerie?

Se il regolamento del Comune non dispone una apposita normativa, il titola-

re del locale può impedire l’accesso ai cani e agli altri animali di compagnia. Sei nel bel mezzo di una passeggiata. Insieme a te c’è il tuo fido compagno, il cane

che ormai da tanti anni ti tiene compagnia, seguendoti ovunque tu vada: dalla vacanza al mare alla settimana bianca; dalla serata con gli amici all’ora di footing al parco. Su di lui potresti mettere la mano sul fuoco: non ci sono cani più buoni, obbedienti e puliti. Naturale che, entrando in un bar, ti venga spontaneo farlo entrare. Fra l’altro sulla vetrina non ci sono cartelli che vietano l’ingresso di cani e gatti (quell’odioso cartello che hai visto spesso, con il simbolo del divieto). Una volta dentro, però, la commessa ti dice di lasciare l’animale al di fuori perché ha appena lavato per terra e teme che possa sporcare o far cadere oggetti e alimenti dagli scaf-fali. Che fai? Molti proprietari di cani preferiscono non avere discussioni, rassegnati all’idea di essere spesso oggetto di discriminazioni. Altri, invece, fanno la voce grossa. Ma cosa prevede la legge e fin dove puoi far valere i diritti degli animali? I cani possono entrare in ristoranti, bar e pizzerie? E che succede invece in tutti gli altri negozi? La legge italiana è molto frammentaria sul punto e dice poco [1]. Il regolamento di polizia veterinaria vieta l’ingresso di animali domestici solo nei locali dove si preparano, manipolano, trattano e si conservano gli alimenti (come le cucine). Sul punto è peraltro intervenuto il Ministero della Salute con due note [2]. In esse si chiarisce che, se il regolamento Comunale non dispone diversamente, è possibile far entrare il cane nei supermercati a condizione che il titolare dell’esercizio commer-ciale prenda precauzioni per evitare il contatto tra la bestia e gli alimenti (si pensi a quelli venduti sfusi nel reparto ortofrutticolo). Sul punto leggi la guida Il cane può

entrare al supermercato? Il titolare del ristorante può scegliere se vietare l’ingresso ai cani. Che succede invece in tutti gli altri negozi? In Italia non esiste un divieto assoluto di accesso degli animali da compagnia nei locali ove avviene la somministrazione di alimenti come bar, ristoranti, pizzerie, pub e paninoteche. Stesso discorso per i lounge bar. La conseguenza è che l’esercente commerciale è libero di adottare la politica che preferisce, consentendo o vietando l’ingresso ai cani.

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Quindi non ci si può opporre se il proprietario del locale chiede di lasciare l’animale al di fuori poiché non vi sono norme che stabiliscano il diritto dell’animale ad

entrare in ristoranti, pizzerie o bar.

C’è tuttavia da dire che i Comuni possono adottare delle discipline specifiche imponendo ai gestori dei locali alcuni comportamenti. È ad esempio caso di Torino che ha adottato sul punto una specifica normativa. La riportiamo qui di seguito Art. 23, co. 2, Regolamento per la tutela e il benessere degli animali del Comune di

Torino: «Nei locali aperti al pubblico e nei pubblici uffici, i cani accompagnati dal padrone o dal detentore hanno libero accesso salvo documentate motivazioni igienico-sanitarie, comunicate dal responsabile della struttura tramite l’affissione di apposito cartello esposto in modo visibile all’ingresso e previa comunicazione scritta all’Ufficio tutela animali. Non è consentito al responsabile della struttura vietare l’ingresso nei sud-detti locali ai cani guida che accompagnano le persone non vedenti o ipovedenti». Diversi Comuni hanno seguito l’esempio del capoluogo piemontese stabilendo che l’ingresso del cane può essere inibito solo previa autorizzazione rilasciata dal sindaco o dall’Ufficio Igiene del Comune sulla base di comprovate motivazioni igienico sanita-rie. In questo caso vige l’obbligo di esporre all’ingresso del locale un cartello con specifico avviso [3]. In questo caso, dunque, pur lasciando libero il titolare del risto-rante o del negozio di vietare l’ingresso dei cani, questi ha l’obbligo di segnalare ciò con un cartello in vetrina, apposto in modo visibile. In mancanza di tale cartello, in caso di diniego di accesso dell’animale, si può chiedere l’intervento dei vigili urbani che sono tenuti a intervenire e ad accogliere eventuali esposti. Altri Comuni, invece, si sono mostrati meno sensibili ai diritti degli animali e dei loro padroni, ponendo divieti assoluto di accesso, salvo per i cani-guida dei non

vedenti.

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COMUNICAZIONE AGLI ASSOCIATI

SERVIZIO DI CONSULENZA LEGALE

Federalberghi Provincia V.C.O. ha il piacere di presentare, a completamento dei

servizi offerti all’interno dei propri uffici, i nuovi servizi di CONSULENZA

GRATUITA messi a disposizione delle aziende iscritte, in materia di:

Diritto civile

Contrattualistica nazionale e internazionale

Diritto commerciale e societario

Controversie di lavoro

Recupero del credito

Esecuzioni mobiliari e immobiliari

Procedure concorsuali

Infortunistica stradale

Diritto di famiglia

Amministrazione di sostegno

Diritto delle successioni

Locazioni e condominio

Privacy e protezione dei dati personali (GDPR)

Azione civile nel processo penale

Su appuntamento

l’Avv. Giovanni Garippa

sarà lieto di accogliervi

in sede Federalberghi

per una consulenza gratuita

Gli appuntamenti si terranno

in Via G. Canna n. 9

A Verbania Intra

Riferimenti Telefonici:

Tel.: 0323-40.3300

Fax: 0323-40.37.33

Mail: [email protected]

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COMUNICAZIONE AGLI ASSOCIATI

Federalberghi Provincia V.C.O. ha il piacere di presentare, a completamento dei servizi of-ferti all’interno dei propri uffici, i nuovi servizi di CONSULENZA GRATUITA messi a disposizione delle aziende iscritte, in materia di:

Contabilità e paghe

Assistenza e pianificazione fiscale e tributaria

Consulenza strategica

Business plan

Contrattualistica Commerciale

Operazioni straordinarie

Contenzioso tributario

Procedure concorsuali

Successioni personali e d’impresa

Ogni martedì la

Dott.ssa Giada Palamara

Tributarista

sarà lieta di accogliervi per una consulenza gratuita

SERVIZIO ASSISTENZA FISCALE E LAVORO

Gli appuntamenti si terranno

in Via G. Canna n. 9

28921 Verbania Intra

Riferimenti Telefonici:

Tel.: 0323-40.33.00

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IL LEGALE RISPONDE

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LAUREA SI O LAUREA NO ?

Occupazione e titolo di studio: quello che dobbiamo sapere

tratto da ILSOLE24 ORE

Quando viene messo in discussione il valore dello studio, una risposta frequente è tutto sommato non è che poi la laurea sia così importante – e anche questa volta è andata così.

Ma al di là della polemica politica quotidiana, che come sempre capita si accende oggi per spe-gnersi domani, porsi la questione resta del tutto legittimo. Alle persone comuni la laurea serve oppure no? A domanda secca, in base ai dati disponibili l’unica risposta possibile è: sì, quel titolo rappresenta spesso un punto di forza fondamentale. Già solo guardando al numero di persone che hanno un lavoro il vantaggio di un’istruzione più approfondita non potrebbe essere più evidente. La differenza fra trovare un impiego o meno passa in buona parte da qui, e infatti chi si è fermato a livelli precedenti di studio risulta senza lavoro con estrema frequenza.

Anche solo fra diplomati e laureati, raccontano i dati Istat del 2017, nel tasso di occu-pazione passa una differenza di 14 punti percentuali – centinaia di migliaia di posti di lavoro in più. Se poi andiamo a guardare a chi ha la licenza media o ancora meno il quadro diven-ta ancora più grave, e spesso lavora metà delle persone che ne avrebbero la possibilità e – al sud – anche molto meno.

Anche da un punto di vista geografico studiare fa la differenza. Certo la situazione del lavoro nel meridione resta ancora oggi difficilissima, ma senza una laurea lo diventa ancora di più. Quale che sia la situazione di partenza, essa rappresenta sempre un vantaggio non da poco.

Rispetto ai diplomati (o meno), i laureati hanno anche retto meglio l’impatto della crisi. Con la recessione la fetta di persone occupate è calata un po’ ovunque, è vero, ma per chi aveva almeno questo titolo la perdita è stata minore. In più per i laureati la ripresa è stata decisamente più rapi-da, e anzi il nord sembra tornato praticamente ai livelli pre-crisi.

Alle persone con gli altri titoli di studio, d’altra parte, per tornare anche solo dov’erano una decina di anni fa manca ancora parecchio.

Dove la situazione appare più sfumata è nel caso dei giovani. Fra chi ha da 25 a 34 anni, e non da oggi, la differenza fra laureati e diplomati risulta molto piccola. C’è addirit-tura stato un periodo, intorno alla metà degli anni 2000, in cui i secondi avevano un lavoro appena più spesso dei primi. Di recente però il tasso di occupazione dei laureati è ri-salito piuttosto in fretta, superando quello dei diplomati che invece è piatto da alcuni anni.

Questo però non vuol dire che i vantaggi della laurea non ci siano: solo che perché si sviluppino ci vuole del tempo. E in effetti già passando alla classe di età seguente – cioè di chi ha almeno 35 anni – la percentuale di lavoratori laureati diventa ben superiore. Questo è un problema soprat-tutto per le famiglie povere, che in genere hanno meno possibilità di investire in questo titolo di studio e sulle quali comunque l’attesa che il titolo dia i suoi frutti diventa più gravosa. Le radici di questa lentezza, nel passaggio dalla laurea al lavoro, possono essere diverse.

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Da un lato il problema potrebbe stare nell’università stessa, in cui quanto viene studiato non per forza combacia con quanto serve alle imprese. È anche possibile che parte della difficoltà risieda nelle scelte degli studenti stessi, che a monte possono dirigersi verso corsi di laurea meno appeti-bili per le aziende e il lavoro concreto. Oppure potrebbero essere le imprese stesse a non far teso-ro delle competenze dei laureati, preferendo concentrarsi sul lavoro a basso costo piuttosto che su quello qualificato.

Resta però una domanda: come mai allora in Italia ci sono meno laureati che altrove? E da dove arriva la sfiducia verso l’istruzione? Per capire una delle possibili ragioni, può tornare utile pensare alla laurea come se fosse un investimento qualunque: una casa, un macchinario, una nuova attrezzatura, un’auto. Studiare non è gratis, anzi, e perché la laurea convenga deve generare un ritorno decente rispetto al capitale investi-to.

Troviamo così che comunque la laurea resta un investimento di tutto rispetto, anche se in diversi casi con risultati inferiori rispetto agli altri paesi sviluppati – e forse è questo il motivo che spiega la differenza fra l’Italia e il resto del gruppo.

L’OCSE, per esempio, ha provato a stimare proprio questo rendimento per numerose nazioni, trovando che rispetto al solo diploma esiste un vantaggio, ma nel caso delle donne è minore che altrove. Sempre l’organizzazione parigina ha mostrato che i salari dei laureati sono sì superiori, ma sempre meno della media.

Un vantaggio più piccolo, magari, ma pur sempre non una cosa da poco: e come che sia non esiste la minima evidenza che studiare sia inutile – su questo non c’è alcun dub-bio.

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Chiudiamo gli occhi, e con un click cancelliamo tutti i luoghi comuni, le frasi fatte, e i discorsi uguali a se stessi,

sempre, da un anno all'altro, e un altro ancora, e sogniamo. Sogniamo quello che davvero andrebbe fatto per il nostro

turismo. In fondo è ancora agosto, e il sogno di una notte di mezza estate è lecito.

Il sogno è molto semplice e consiste nel mettere a confronto i cambiamenti radicali, sconvolgenti, definitivi del turi-

smo di questi ultimi anni e approntare gli strumenti più adatti a fronteggiare e padroneggiare questa rivoluzione.

Parliamo della rivoluzione digitale. La gente va ancora al mare, visita ancora le nostre città più belle, passeggia an-

cora tra le nostre montagne. No, questo non è cambiato affatto, e non è destinato a cambiare. È tutto il resto che è

cambiato: da come si scelgono le destinazioni turistiche, a come si pagano i servizi e si distribuiscono i ricavi; da

come si assumono le informazioni al modo come si trova l'ispirazione per un viaggio. Tutto. È cambiato proprio tut-

to. Cerchiamo un albergo? Andiamo sui grandi server delle agenzie online. Loro già hanno immagazzinato le no-

stre informazioni e creato un nostro profilo tendenzialmente sempre più accurato: chiediamo una certa fascia di prez-

zo, vediamo sempre se c'è il wi-fi o il parcheggio, abbiamo bambini piccoli o viaggiamo da soli. In sostanza, hanno

spesso (e sempre di più) una tale conoscenza delle nostre preferenze che ci propongono proprio quello che vogliamo.

Chi è il nostro "padrone", l'albergo o l'agenzia online?

Pensavamo di andare a Londra il prossimo week-end. Abbiamo già visto qualche volo. Da adesso in poi, per almeno

una settimana, qualunque sito guardiamo, e su qualunque argomento sia, ci inseguono i banner con i voli per Londra.

Ok, il prezzo e il momento sono giusti: acquistiamo e partiamo. Chi è il nostro "padrone", la compagnia aerea o l'a-

genzia digitale che ha piazzato al momento giusto, con le giuste parole e i giusti argomenti il banner pubblicitario?

Siamo appena arrivati nella nostra destinazione delle vacanze. Sappiamo poco, o comunque vogliamo sapere se ci

sono novità; per esempio, dove si potrebbe mangiare stasera? Vediamo cosa consigliano i siti che recensiscono il

settore della ristorazione, allora. Oppure siamo più esigenti, ci ricordiamo solo quel piatto della zona che ci piace

molto, ma non sappiamo di più. Ecco Google, scriviamo il piatto, la zona, ecc. e troviamo dove mangiare. Chi è il

nostro "padrone", il ristoratore, di cui fino a un attimo prima ignoravamo persino l'esistenza, o il motore di ricerca?

Il nostro "padrone" è chi ci conosce meglio; chi conosce con accuratezza le nostre preferenze; chi, incredibilmente,

sa di noi più di quanto noi sappiamo di noi stessi. Tra quello che raccontiamo a voce e quello che si deduce dai no-

stri comportamenti sullo schermo o sulla tastiera, sono sicuramente più attendibili i secondi. Chiamateli, se volete,

big data. Se tutto questo è vero, se è vero che l'interlocuzione che abbiamo ogni istante è con i server che contengo-

no le nostre e le altre informazioni, allora cosa cambia per la promozione turistica? Certo alcune cose di base resta-

no: la piantina della città, nonostante tutte le innovazioni tecnologiche, è ancora necessaria; un piccolo ufficio di in-

formazione turistica ci dev'essere, almeno nei luoghi di grande influenza; un senso d'accoglienza fisica ogni destina-

zione turistica deve pur approntarlo. Ma la guerra non si gioca più lì. O non solo lì. Il punto cruciale è che la batta-

glia si svolge in un contesto globale. I server che danno informazioni, che immagazzinano le preferenze dei consu-

matori e distribuiscono i prodotti, sono eterei, ubiqui, e non stanno in Italia. Sono privati, anzi privatissimi. E seguo-

no un criterio molto semplice: se non vuoi aderire (che tu sia un esercente o un consumatore) non aderire. Sappi però

che se non aderisci, non esisti. E questo se per un consumatore sarebbe comunque fronteggiabile, non lo stesso per

un esercente. Chi può permettersi una clientela tutta sua, di cui sia totalmente "padrona"?

Turismo, il nostro "padrone" è chi ci conosce meglio

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Allora bisogna giocare allo stesso gioco. Ogni albergatore, per esempio, potrebbe riportare alla sua scala, quelle

qualità digitali (se non tutte, almeno alcune) su cui i grandi server hanno piena agibilità e così rendersi relativamen-

te autonomi. Operazione difficile, ma possibilissima. Ma è al livello macro, cioè nazionale (o almeno regionale)

che le cose diventano ancora più interessanti.

Migliaia, anzi milioni, di persone chiedono ai nostri enti di promozione turistica delle informazioni. Li possiamo

raccogliere, organizzare, indicizzare. Possiamo avviare con loro un dialogo, senza essere degli stalker, ovviamente.

I dati sulle preferenze dei consumatori sono venduti e acquistati, cioè esiste un mercato anche di questo. La pubbli-

cità delle destinazioni può diventare "intelligente": posso indirizzarla a specifici target di pubblico in maniera esat-

ta, proprio quando si prendono le decisioni, o stanno per essere prese.

Se da un IP (indirizzo del pc o telefono collegato a internet) di Monaco parte una query (cioè un testo su un motore

di ricerca) su una destinazione spagnola, potrei proprio in quell'istante fargli vedere una destinazione della Sicilia o

della Romagna. Per farlo bene, devo sapere le preferenze di chi ha scritto la query, le sue abitudini di viaggio, cosa

preferisce. Devo sapere chi è. Così sarò efficace al massimo: il messaggio giusto, alla persona giusta, nel momento

giusto.

Il mondo è fatto di "tribù", quindi di "nicchie" di mercato. Chi viaggia con gli animali, non ha altri pensieri (o qua-

si) che trovare un luogo per loro accogliente; chi preferisce le case, non guarda neppure gli annunci di alberghi e

viceversa; chi cerca il wi-fi in maniera ossessiva vuole persino conoscere la velocità di connessione, e non basta

dire che c'è; e così via, a ciascun secondo la sua tribù.

Per fare tutto questo bisogna creare un'agenzia nazionale totalmente ispirata e interna al mondo digitale. Cosa deve

fare? Dovrebbe, in sintesi, fare "business intelligence" nel mercato dell'industria dell'ospitalità. Detto in maniera

meno sintetica? Dovrebbe almeno:

• Monitorare la percezione, o come si dice, la "brand reputation" delle principali destinazioni turistiche, attraver-

so una lettura, indicizzazione e interpretazione di quanto nel mondo (digitale) viene detto e scritto su quella desti-

nazione. Questo serve a ciascuna a capire se aggiustare il tiro, continuare nella stessa strategia di comunicazione,

affinare l'offerta e quant'altro;

• Sviluppare un'attività da "big data" raccogliendo tutti dati disponibili, acquistando quelli non pubblici, assem-

blando fonti diverse per costruire un "data base" per indirizzare le campagne promozionali;

• Stabilire delle partnership con i principali player del mondo digitale per campagne pubblicitarie digitali che, da

un lato facciano promozione dell'Italia secondo profili specifici e dall'altro forniscano elementi di conoscenza del

mercato e, soprattutto, base dati di profili da utilizzare autonomamente;

• Creare, sulla base del registro nazionale degli alberghi, un sistema di prenotazione diretto con gli alberghi, in

una perfetta distinzione dei ruoli: il pubblico crea la piattaforma, stabilisce gli standard, offre ai consumatori tutte le

modalità di scelta dell'albergo, poi lascia che la transazione economica sia riservata ai rapporti albergatore/cliente.

Fare tutto questo significa aprire al mondo, rendere tutte le informazioni trasparenti, assecondare il mercato, cioè

seguire la gente che vuole venire in Italia, lasciando che siano loro a scegliere come, dove, quando e a quale prez-

zo. Soprattutto quando le cose del turismo vanno bene. La nostalgia di un passato idealizzato, quanto inefficiente,

non aiuta. Non serve tornare alla macchina da scrivere, solo perché non sappiamo usare i computer, se poi lo si

chiede con un twitter... è un bel paradosso. Apriamo gli occhi, piuttosto!

Portale web

www.federhotels.it Portale web

www.ebturismo.it

“ LE ACQUE DI TORRENTI DIVERSI

NEL LAGO DIVENTANO

UNA COSA SOLA.”

Per conta"are dire"amente la

Segreteria dell’ ENTE BILATERALE

TURISMO VCO:

Tel: 0323-407467 Fax: 0323-517086

Mail: [email protected]

Si è costituita il 27 aprile 2011, dalla scissione dell’Associazione Interprovinciale, la neo

Federalberghi Provinciale del Verbano Cusio Ossola, l'organizzazione rappresentativa delle

imprese turistico-ricettive che operano sul territorio provinciale .

Possono assumere la qualità di “Associato” le imprese alberghiere, qualunque sia il livello e la categoria a cui appartengono, nonché le imprese ricettive extralberghiere che, per attrezzature o strutture, agiscano in un’ottica di problematiche strettamente affini a quelle delle aziende alberghiere e contribuiscano a tutti gli effetti alla composizione dell’offerta turistico-ricettiva nella Provincia del V.C.O. L'Associazione aderisce a Federalberghi e all'Unione Regionale delle Associazioni Piemontesi

Albergatori (Federalberghi Piemonte).

Via G. Canna n. 9

28921 Verbania Intra (VB)

C.F.: 93032870037

Tel: 0323 403300

Fax: 0323 403733

@mail: [email protected]

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TECNOLOGIA

Speciale SMAU, la fiera dell'innovazione

SMAU è la principale fiera della tecnologia e dell’innovazione in Italia. Un appuntamento che da 50 anni è scelto dalle aziende e dai professionisti che hanno bisogno di soddisfare il loro desiderio di innovazione. Una fiera che mette tutte queste realtà in contatto con i forni-tori di soluzioni digitali. Ogni anno, dunque, imprenditori, manager di aziende e di pubbli-che amministrazioni partecipano alla fiera per aggiornarsi su temi quali innovazione, tecnolo-gia, digital e internazionalizzazione. Lo SMAU 2018 di Milano si terrà dal 23 al 25 ottobre 2018 a Milano, nel padiglione 4 di FieramilanoCity (dalle ore 9.30 alle ore 17.30). Allo SMAU è possibile partecipare come espositore, come startup, come visitatore ed iscrivendosi al “Premio Innovazione SMAU“.

Partecipare alla fiera come espositori permette alle aziende di consolidare e sviluppare il pro-prio business a contatto con nuovi prospect, clienti e nuovi partner di settore. Gli interessati a partecipare possono compilare un form dedicato per ricevere tutte le informazioni sull’ade-sione. Lo SMAU è anche una grande occasione per le startup per mettersi in mostra e trova-re clienti, partner qualificati e investitori pronti a scommettere su idee vincenti e team di talento. Entro il 21 settembre le startup innovative interessate a partecipare allo SMAU di Milano potranno inviare la loro candidatura (call4startup). Le migliori startup saranno selezionate e potranno partecipare alla fiera. Ovviamente, allo SMAU si potrà partecipare an-che come semplici visitatori. Chi visiterà la fiera potrà scoprire i più interessanti casi di successo aziendali, le migliori startup italiane e partecipare a momenti formativi e informati-vi suddivisi in molteplici workshop a cura dei migliori docenti e professionisti.