Febbraio2014

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IL PRESENTE “Ognuno di noi ha il suo punto di vista. In Europa ogni opinione trova il suo spazio. Sei tu che hai il potere di decidere” Q uesta edizione de Il Presente è stata interamente dedicata all’Europa, per rendere i nostri lettori coscienti che questa organizzazione, nata nel 1951 da un trattato firmato da sei nazioni (Francia, Germania Occidentale, Italia, Belgio, Lussemburgo e Olanda), è una risorsa e un’opportunità per tutti i cittadini europei. L’Europa costruita per sollevare un mercato messo in difficoltà dal secondo conflitto mondiale e per instau- rare un reale clima di Pace dopo le due guer- re globali, che avevano come focolare pro- prio il nostro continente, deve ora affrontare la progressiva sfiducia dei propri abitanti, causata da una crisi economica globale che sembra solo ora essere arrivata alla fine. Ma cosa porta le persone ad essere scettiche ri- guardo al progetto Europeo? Sicuramente una cattiva informazione. Il momento in cui viviamo risulta essere molto duro per nume- rose famiglie e aziende, ma le opportunità e i fondi che l’Europa fornisce ai 28 paesi membri non sono di certo da sottovalutare, circa 325 miliardi nel settennio 2013-2020 di cui 31,8 miliardi destinati all’Italia che vanno a salvaguardare realtà in crisi come l’occupazione giovanile e la cultura, oltre ai già collaudati finanziamenti all’agricoltura (fondi PAC). Una vera e propria “manna dal cielo” di cui tutti possono beneficiare e che a volte utilizziamo senza neanche accorger- ci, basti pensare che edifici, piazze e strade che di solito percorriamo o visitiamo, ven- gono costruiti o restaurati proprio grazie al finanziamento dell’Europa e Senigallia non è esente da questo discorso: Rotonda, Foro Annonario e Palazzetto Baviera ne sono un esempio. L’Europa non è affatto distante e le decisioni che vengono prese a Bruxelles o a Strasburgo si possono vedere e tocca- re nelle nostre città. Essenziali, dunque, di- ventano le elezioni dei nostri rappresentanti in Europa, un incontro quest’anno che non possiamo assolutamente sottovalutare. Ap- puntiamoci sull’agenda il 25 maggio per poter rafforzare ancora di più un progetto che ha bisogno di tutti noi e che deve essere portato avanti con le idee giuste, quelle del- la Pace e di una federazione unita, gli Stati Uniti d’Europa. Boris Diotalevi PUOI CONTINUARE A SEGUIRCI ON-LINE SU GDSENIGALLIA.BLOGSPOT.IT. SE NON VUOI PERDERTI NESSUNA EDIZIO- NE DE “IL PRESENTE” PUOI RICEVERLO IN FORMATO DIGITALE SCRIVENDOCI SU [email protected]

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L'edizione de "Il Presente" di febbraio 2014, interamente dedicato all'Europa.

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IL PRESENTE“Ognuno di noi ha il suo punto di vista. In

Europa ogni opinione trova il suo spazio. Sei tu che hai il potere di decidere”

Questa edizione de Il Presente è stata interamente dedicata all’Europa, per

rendere i nostri lettori coscienti che questa organizzazione, nata nel 1951 da un trattato firmato da sei nazioni (Francia, Germania Occidentale, Italia, Belgio, Lussemburgo e Olanda), è una risorsa e un’opportunità per tutti i cittadini europei. L’Europa costruita per sollevare un mercato messo in difficoltà dal secondo conflitto mondiale e per instau-rare un reale clima di Pace dopo le due guer-re globali, che avevano come focolare pro-prio il nostro continente, deve ora affrontare la progressiva sfiducia dei propri abitanti, causata da una crisi economica globale che sembra solo ora essere arrivata alla fine. Ma cosa porta le persone ad essere scettiche ri-guardo al progetto Europeo? Sicuramente una cattiva informazione. Il momento in cui viviamo risulta essere molto duro per nume-rose famiglie e aziende, ma le opportunità e i fondi che l’Europa fornisce ai 28 paesi membri non sono di certo da sottovalutare, circa 325 miliardi nel settennio 2013-2020 di cui 31,8 miliardi destinati all’Italia che vanno a salvaguardare realtà in crisi come l’occupazione giovanile e la cultura, oltre ai già collaudati finanziamenti all’agricoltura (fondi PAC). Una vera e propria “manna dal cielo” di cui tutti possono beneficiare e che a volte utilizziamo senza neanche accorger-ci, basti pensare che edifici, piazze e strade che di solito percorriamo o visitiamo, ven-

gono costruiti o restaurati proprio grazie al finanziamento dell’Europa e Senigallia non è esente da questo discorso: Rotonda, Foro Annonario e Palazzetto Baviera ne sono un esempio. L’Europa non è affatto distante e le decisioni che vengono prese a Bruxelles o a Strasburgo si possono vedere e tocca-re nelle nostre città. Essenziali, dunque, di-ventano le elezioni dei nostri rappresentanti in Europa, un incontro quest’anno che non possiamo assolutamente sottovalutare. Ap-puntiamoci sull’agenda il 25 maggio per poter rafforzare ancora di più un progetto che ha bisogno di tutti noi e che deve essere portato avanti con le idee giuste, quelle del-la Pace e di una federazione unita, gli Stati Uniti d’Europa. Boris Diotalevi

PUOI CONTINUARE A SEGUIRCI ON-LINE SU GDSENIGALLIA.BLOGSPOT.IT.SE NON VUOI PERDERTI NESSUNA EDIZIO-NE DE “IL PRESENTE” PUOI RICEVERLO IN FORMATO DIGITALE SCRIVENDOCI SU [email protected]

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ECONOMIA: EURO O NON EURO

Negli ultimi tempi basta gridare “Via dall’euro! Fuori dall’Europa!” per ottenere facili e veloci consensi, come se l’Europa, o meglio l’Unione Europea, fosse la causa di tutti i mali che dal 2008 affliggono la maggior parte dei Paesi membri: cri-si delle banche, crisi del debito, disoccupazione, stretta del credito. Dal Front National francese al Fidesz ungherese, passando per la Lega e il Movi-mento 5 Stelle italiani, il rimedio proposto ovunque è abbandonare l’euro per poter tornare a crescere. E’ veramente questa l’unica soluzione possibile? L’adesione all’Unione Monetaria Europea (UME) ha necessariamente comportato e comporta anco-ra oggi dei costi: innanzitutto un generale aumento dei prezzi che non si è accompagnato ad un con-temporaneo aumento dei salari e degli stipendi, ma il vero costo è stato la parziale perdita di auto-nomia nelle scelte di politica monetaria, delegate alla Banca Centrale Europea. Così, se negli anni ’90 la svalutazione della lira era pratica comune, oggi svalutare la moneta comune è una decisio-ne molto complessa, poiché avrà effetti su tutti i 18 Paesi che la utilizzano e che, seppure simili, hanno comunque strutture economiche, finanzia-rie, politiche e sociali differenti, producendo così effetti positivi in alcuni paesi, negativi in altri.Ovviamente l’euro non ha portato solo degli svantaggi agli europei. L’unione monetaria, san-cita con il trattato di Maastricht nel 1992, era il passo necessariamente successivo all’unione economica e doganale, per facilitare ulteriormen-te gli scambi e rafforzare la coscienza di essere cittadini europei, in vista dell’ultimo e più im-portante passo, l’unione politica. Non solo, l’eu-ro ha dotato il vecchio continente di una valuta capace di far concorrenza al dollaro e, in gene-rale, ha ridotto i costi di transazione tra i paesi membri, ha ridotto il rischio di cambio e conse-guentemente il rischio di attacchi speculativi.In tempo di crisi risulta più facile concentrarsi solo sui costi legati all’UME, tralasciando i be-nefici, ed aumenta così la tentazione di voler ab-bandonare queste strutture che sembrano così lon-tane dai bisogni e dalle esigenze dei cittadini. Se seguissimo le indicazioni dei movimenti e partiti antieuro, abbandonando la moneta unica e tornan-do alla “vecchia lira”, lo scenario sarebbe più o meno il seguente. Per cominciare ci sarebbe un’i-nevitabile svalutazione che, da una parte, farebbe

crescere le esportazioni ma, dall’altra, rendereb-be molto più onerosi i debiti contratti dai privati, dalla stato e dalla Banca d’Italia, la quale potreb-be stampare liberamente moneta con rischio di crescita smisurata dell’inflazione e conseguente perdita d’acquisto dei salari. In previsione di tale scenario, ci sarebbe una generale fuga dei capitali dal nostro paese e, per evitare ciò, lo stato sareb-be costretto a porre dei limiti sul ritiro dei depositi e controlli sui movimenti di capitali, in pratica una quasi espropriazione del risparmio che innesche-rebbe violente reazioni tra la popolazione, metten-do a repentaglio il futuro del Paese e dell’Europa.Questa breve analisi mette in luce solo le conseguenze economiche legate ad una eventuale uscita dall’euro, ma le ripercussioni riguarderebbero l’intero progetto europeo che, è bene ricordare, non è solo un proget-to economico ma è soprattutto un progetto politico.E’ in nome di questo progetto politico di integrazio-ne e di pace che le giovani generazioni si devono battere: approfondiamo la conoscenza di tutti gli strumenti e di tutte le opportunità che l’Unione Eu-ropea ci mette a disposizione e il 25 maggio andia-mo a votare per vedere rappresentate le nostre idee! Micol Mattei

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IL PROGETTO DEI GD IN EUROPA: #WORKCITY

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Venerdì 31 gennaio è stato presentato dai Gio-vani Democratici della provincia di Ancona il progetto #WorkCity, già lanciato a Fabria-no nel giugno del 2013, durante l’incontro “Giovani, Idee e Europa” tenutosi a Bruxel-les presso la sede del Parlamento Europeo.All’appuntamento, organizzato dall’on. France-sco De Angelis, Eurodeputato eletto nella circo-scrizione Lazio, Toscana, Umbria e Marche, han-no preso parte anche il Segretario Generale dello YES (Young European Socialists) Thomas Maes e Chiara Malagodi, Vice Segretario generale PES (The Party of European Socialists) nel Comitato delle Regioni, oltre ad alcuni docenti dell’Univer-sità di Cassiano che avevano in precedenza preso parte con la Giovanile ad una lezione sulle Isti-tuzioni Europee tenuta dal dott. Alfredo Alagna.Il progetto, illustrato dal Segretario Provinciale Marco Pettinari, è stato molto apprezzato dalla dott. Chiara Malagodi che ha poi fatto avere ai ragazzi, al termine dell’incontro, la pubblicazione del Gruppo PES del Comitato delle Regioni sulle azioni locali e regionali volte a promuovere l’occu-pazione giovanile in diversi Stati Membri dell’U-nione europea, invitandoli a partecipare agli Open Days, la settimana europea delle regioni e città, che si svolgeranno dal 6 al 9 ottobre 2014 a Bruxelles.Il #WorkCity , che prevede l’apertura di sportelli comunali per i giovani che vogliono fare impresa usufruendo dei fondi strutturali comunitari mes-si a disposizione dall’Unione Europea, ha desta-to molto interesse e nell’occasione dell’incontro a Bruxelles sono stati presi contatti per esportare questo progetto anche fuori dalla regione Marche.Ad oggi nel nostro territorio i comuni ai qua-li il progetto è stato presentato e che hanno dato una risposta positiva alla nascita di uno spor-tello finalizzato all’utilizzo del Fondo Sociale

Europeo o del Fondo Europeo di Sviluppo Re-gionale per creare nuove realtà lavorative sono Fa-briano , Senigallia , Montemarciano e Corinaldo .La delegazione dei Giovani Democratici era com-posta dal Segretario Provinciale Marco Pettinari, dal Segretario Boris Diotalevi e Alessia Tonnini per il circolo di Senigallia, da Samanta Ciarafoni, Segre-taria dei GD di Corinaldo, dalla Segretaria dei GD di Jesi Lucrezia Giancarli, dal Segretario della Gio-vanile fabrianese Michele Crocetti, da Chiara Mo-riconi, Federica Falappa e Lucia Principi in rappre-sentanza del circolo GD di Filottrano, da Valentina Martorano per il circolo di Loreto, da Jacopo Fran-cesco Falà del circolo di Chiaravalle e dalla Segreta-ria del circolo GD di Montemarciano Marica Conti.

di Marco Pettinari

AFORISMI SULL’EUROPA

“Avremo questi grandi Stati Uniti d’Europa, che coroneranno il vecchio mondo come gli

Stati Uniti d’America coronarono il nuovo.”Victor Hugo, Atti e parole, 1875

“Quello dell’identità europea è un problema antico. Ma il dialogo tra letterature, filosofie,

opere musicali e teatrali esiste da tempo. E su di esso si fonda una comunità che resiste alla più

grande barriera: quella linguistica.” Umberto Eco

“Nessuno è chiamato a scegliere tra l’essere in Europa e essere nel Mediterraneo, poiché

l’Europa intera è nel Mediterraneo.” Aldo Moro

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DIRITTI UMANI: L’EUROPA DI TUTTI

Spesso L’Europa viene vista come un vincolo, più che come una risorsa. Frequentemente l’uomo del-la strada punta il dito contro un’Europa austera, che addossa pesanti sacrifici agli italiani a causa della necessità del rispetto dei rigidi vincoli di bilancio imposti da Bruxelles. Ma ci si dimentica del fatto che l’Europa è, prima di tutto, un’Unione tra Paesi che, dopo le tragiche vicende della Seconda Guerra Mondiale, si propone di assicurare, per il presente e per il futuro delle generazioni a venire, la PACEe la COOPERAZIONE dei popoli che ne fanno parte. Mettersi a parlare dei numerosi vantaggi che derivano per i cittadini europei da un’alleanza di tal genere sarebbe impossibile in queste poche righe. Pertanto, mi vorrei soffermare su uno spe-cifico punto: l’opportunità offerta dall’Unione Eu-ropea per una maggiore tutela dei Diritti Umani. Quest’ultima infatti rientra nell’ambito delle com-petenze dell’ordinamento comunitario, ai sensi dell’art 6 del Trattato dell’unione Europea(TUE); tale tutela è stata poi rafforzata con l’inclusione nello stesso TUE della Carta di Nizza (che contie-ne un elenco dei diritti fondamentali dell’uomo), attribuendole forza giuridica vincolante. A fare poi da garante della protezione di tali diritti è la Corte di Giustizia Europea, che è competente ad accertare la sussistenza di una violazione, da parte di leggi interne nazionali, degli obblighi che gra-vano sugli Stati Membri. La tutela dei diritti uma-ni a livello regionale europeo è garantita, poi, da un altro strumento internazionale: la Convenzione Europea per la Protezione dei Diritti Umani e delle Libertà Fondamentali (CEDU), approvata in seno al Consiglio d’Europa (un’organizzazione inter-nazionale il cui scopo è anche quello di promuo-vere la democrazia e i diritti umani), che, allo stes-so modo della Carta di Nizza, contiene anch’essa obblighi vincolanti per gli stati parti della conven-zione di rispetto di quanto contenuto in essa; il ri-medio previsto rispetto alla violazione della Con-venzione da parte degli Stati è la Corte Europea per i Diritti Umani, che ha sede a Strasburgo, e a cui anche singoli cittadini possono rivolgersi la-mentando la violazione di propri diritti da parte di uno Stato(previo esaurimento dei ricorsi interni). Il quadro che ne risulta rende evidente come i diritti umani possano contare in Europa su un si-stema multilivello di tutela particolarmente artico-lato, caratterizzato da una pluralità di giurisdizio-

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ni concorrenti. In parole semplici ciò sta a significare essenzialmente due cose: 1) gli individui possono contare su un sistema di protezione dei propri diritti fondamentali che va oltre le singole Costituzioni Na-zionali, e che si estende a livello sovranazionale; 2) l’ordinamento comunitario e la CEDU, imponendo il rispetto da parte degli Stati Membri di standards mini-mi di tutela dei diritti umani, erodono la sovranità na-zionale e, a lungo termine, favoriscono il processo di democratizzazione degli Stati. Tutto questo potrebbe essere riassunto in uno slogan: PIU’ EUROPA, PIU’ DIRITTI. Ed è questo uno dei motivi per cui, a fronte di Stati Europei, o meglio, di Partiti di Stati Europei, che auspicano un’uscita dall’Unione, vi sono citta-dini di altri Stati che hanno intuito l’opportunità del sogno europeo, e che lottano per entrare a farvi parte (mi riferisco ai drammatici scontri avvenuti ultima-mente in Ucraina). Tutto ciò ci dovrebbe far riflettere sulla convenienza dell’appartenenza ad un tale siste-ma, guardandoci da pericolosi passi indietro; ripren-dendo infatti a contrario lo slogan cui ho fatto sopra riferimento: MENO EUROPA = MENO DIRITTI. Chantal Bomprezzi

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Ciao Dario, come consigliere comunale hai la delega alle politiche europee, ci puoi spiegare meglio di cosa si tratta?Secondo le deleghe che mi sono state assegnate la mia attività è legata, in particolar modo, all’a-pertura di uno Sportello Europa che vada incontro ai giovani vogliosi di fare esperienze (lavorative o di studio) all’interno dell’Unione Europea. In-sieme all’Informagiovani di Senigallia, dovrebbe partire, in primavera, una sperimentazione riguar-dante una sorta di Sportello Europa online, per i giovani senigalliesi che non trovano più sbocchi in questa società, in questo Paese e purtroppo an-che nella nostra città. Non vi anticipo oltre perché stiamo definendo alcuni dettagli importanti. La re-altà è che, purtroppo, l’Italia è ingessata su rendite di posizione e status quo che rendono difficile lo sviluppo e la crescita di nuove generazio-ni: meglio, allora, accrescere le proprie competenze all’e-stero per poi tornare in Italia e mettere a disposizione le conoscenze acquisite in Paesi dove la carta d’identità conta poco, conta solo quello che sai fare e se sei bravo vai avanti.In secondo luogo, ma non per importanza, mi sto occupando insieme a un team di funzionari comunali, coor-dinati dal dott.Paolo Mirti, di tutta la partita che riguarda la costruzione di progetti europei e di strutture che possano supportare gli stessi. Stiamo mettendo a punto uno strumento che riesca a cre-are un ufficio intercomunale UE insieme a altre realtà della Provincia di Ancona. Per il funzio-namento, stiamo discutendo dei dettagli e i costi, che sono veramente ridotti all’osso per motivi di bilancio. Anche se su questo punto bisognerebbe investire molto, lo ritengo di cruciale importanza. Questo ufficio si dovrebbe occupare, principal-mente, di quei progetti europei che hanno bisogno di una massa critica importante per essere presen-tati: penso a progetti di efficienza energetica con la Banca Europea degli Investimenti, per esempio. Vincere un solo progetto di quel tipo lì potrebbe dare fiducia e risorse a un territorio che, in questi anni, ha visto quasi azzerarsi la spesa per inve-stimenti, a causa, purtroppo, dell’Europa e dello

stupido meccanismo derivante dal Patto di Stabilità Interno. La volontà politica è forte, bisogna poi ve-rificare le competenze e la validità dei progetti pre-sentati, ma su quello sinceramente ho pochi dubbi perché la qualità e la preparazione dei nostri dipen-denti comunali sono un ottimo punto di partenza.Secondo te, l’Europa come può forni-re un vantaggio ai cittadini di Senigallia?Rigetto in ogni modo le teorie secondo le quali l’Unione Europea è inutile e dannosa per i cittadini europei e senigalliesi. Con l’ingresso della Croa-zia, una città come la nostra che vive per il turismo dovrebbe ragionare –e lo sta facendo, tra le altre cose- sulle opportunità che offre un Paese che sta di fronte a noi. Il mare comune, il Mare Adriatico, se sfruttato saggiamente, potrebbe essere il mez-

zo per unire due culture molto diverse ma anche molto simili come quelle italiana e croata.Per fare questo abbiamo bi-sogno di costruire rapporti che si basino su persone in carne ed ossa, su sentimen-ti ed emozioni. Se tentassimo di ricondurre tutto a un mero rapporto economico, potrem-mo andare in piazza con un cartello e scrivere “Gemel-laggi cercansi”. In realtà ab-

biamo bisogno di qualcosa di più, e stiamo pro-vando a costruire un rapporto di amicizia con una città croata che sta proprio di fronte a noi.Alcuni edifici di Senigallia, come la Ro-tonda, sono stati ristrutturati attraver-so fondi europei? Quali altri? come si possono sfruttare in futuro altri fondi?Sulla Rotonda a mare ti sei risposto da solo, l’a-zione del Comune insieme alla Regione Marche ha portato alla ristrutturazione del monumen-to simbolo di Senigallia in tutta Italia. Un altro esempio molto importante è la Biblioteca Anto-nelliana, anch’essa ristrutturata con i fondi dell’U-nione Europea. Un luogo di cultura e di sapere restituito alla città nella sua interezza e bellezza.Nei prossimi sette anni, il Programma Quadro prevede stanziamenti di miliardi di Euro su am-biente, innovazione, cultura, efficienza energe-tica, formazione. Diversi filoni sono potenzial-mente intercettabili per un Comune con il nostro.

INTERVISTA A DARIO ROMANO, CONSIGLIERE COMUNALE DI SENIGALLIA

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A mio avviso dovremmo ragionare da qui al 2020, darci degli obiettivi e programma-re una strategia di ampio respiro che possa im-maginare la città di Senigallia da qui al 2050.Per questo motivo, focalizzerei gli impegni e i fondi da cercare sui filoni di cultura e turismo, sull’efficienza energetica e sulle infrastrutture. In seconda battuta, la formazione professiona-le dovrebbe essere un altro cardine delle nostre politiche del lavoro, anche a livello comunale.In ultima istanza, inoltre, non dimentichiamo-ci delle misure legate agli ammortizzatori so-ciali: penso, tra le altre iniziative che l’UE vuo-le mettere in piedi, al reddito di cittadinanza. Gli euro-scettici in Italia e negli altri pae-si d’Europa stanno aumentando, pensi che il progetto Europeo sia arrivato al capolinea?Sento spesso parlare di uscita dall’Euro, di banchieri e di massonerie che decidono i de-stini di tutti alle nostre spalle. Vorrei anda-re controcorrente, spiegando però un concetto.E’ stato un errore, poco più di dieci anni fa, costru-ire una moneta unica con le modalità che conoscia-mo oggi. Di fatto, abbiamo costruito il tetto di un grattacielo senza costruire le fondamenta. Le basi dell’Europa dovrebbero essere una vera unione po-litica, un’armonizzazione delle politiche fiscali e, soprattutto, una politica monetaria vera che sappia rispondere flessibilmente alle esigenze dei mercati internazionali. Per questo motivo, dovremmo mo-dificare lo statuto della BCE; dovremmo cedere la nostra sovranità sulle politiche fiscali; dovrem-mo essere in grado di poter votare un Presidente dell’Unione Europea, o meglio ancora degli Stati Uniti d’Europa; introdurre un servizio civile euro-peo, così come un esercito unico in tutta Europa. Oltre all’abbattimento dei costi per i singoli Sta-ti membri, costruiremo piano piano un’identità culturale che è già esistente, ma in questo modo sarebbe ancora più forte grazie alla quotidiani-tà dei nostri gesti e rapporti. Su questo, l’Euro si è dimostrato uno straordinario collante tra di-verse culture, oltre che uno strumento di pace: dal 1945, nell’Unione Europea – escludendo la zona dei Balcani-, non vi sono conflitti. E’ que-sto il vero dato su cui riflettere per capire il vero valore dell’Unione Europea. In Ucraina miglia-ia di persone innocenti si stanno battendo affin-ché il Paese entri in Europa. Ci rendiamo conto?Come vedi, o come vorre-sti vedere, l’Europa fra 10 anni?

Mi piacerebbe vedere un’evoluzione dell’Unione nei prossimi dieci anni. Vorrei vedere il Parlamento Europeo che diventi camera legislativa, dando diritto di scelta effettiva ai cittadini europei sulle questioni fondamentali.Vorrei vedere il Presidente della Commissio-ne Europea che sia eletto, democraticamente, dai 500 milioni di cittadini che popolano l’UE.Vorrei vedere un unico Ministro degli Este-ri per tutta l’Unione Europea, il quale non per-metta che si ripetano situazioni come quelle dei marò oppure quella che sta accadendo in Ucraina.Vorrei vedere che l’Italia scelga i personag-gi migliori e non i trombati, gli scomodi o gli acchiappavoti per rappresentarci a Bruxelles.Vorrei vedere un sentimento europeo che si dif-fonda anche in quei Paesi euroscettici da sem-pre – Regno Unito su tutti. Vorrei vedere l’Euro diffondersi in tutti i Paesi dell’Unione Europea.Vorrei un’Europa più giusta nei confronti dei cit-tadini deboli e più forte nei confronti dei grup-pi d’interesse sovranazionali. Vorrei essere pri-ma Europeo e poi Italiano. Chiedo troppo?

Foglio a cura di: Boris Diotalevi Marco Pettinari

Chantal Bomprezzi Micol Mattei

Andrea TalucciMichele CarottiDamiano Priante

Editoria: Benedetta Giulianelli

Disponibili su:[email protected]

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