Febbraio 2013 Edoardo - liceoamaldi.edu.it

24
1 L ' Edoardo Periodico di informazione del LICEO EDOARDO AMALDI Febbraio 2013 Numero 2 EDIZIONE A COLORI PDF bit.ly/edoardo02 L’Editoriale EDOARDO RELOADED In questo numero: Attualità 2 Scienze Sport Legalità 13 Cultura e Spettacolo 14 Musica 18 La pagina del Lama 23 10 11 I l secondo numero. Non é poi così scontato che i secon- di numeri escano, anzi. Se il primo rappresenta la voglia di cominciare e di mettersi in gioco, il secondo ha qualche pretesa in più. Vuole testimoniare la volontà di proseguire, la presenza di persone che tramite una buona organizzazione e buoni intenti riescono a mandare avanti un progetto. Cer- cando anche di migliorare: 24 pagine, tanti contenuti, nuovi articolisti, fruibilità dell’informazione. Migliorare ma non per forza distaccandosi da quello che costituisce il progetto ori- ginario: permettere agli Amaldini di avere a disposizione un riferimento informativo e contenutistico possibilmente serio, ma anche permettere loro di portare la propria informazione e i propri contenuti. Questa serietà cerchiamo di perseguirla dandoci l’impostazione di una redazione e cercando quindi di emulare quella che è la classica struttura di un giornale. Non è un lavoro di gruppo, sono punti di vista, proposte, pensieri. Alcuni punti di vista di questo secondo numero de L’Edoardo sono proposti a partire dall’attualità politica, altri dall’attenzione a ciò che avviene nel Liceo, altri ancora dall’espe- rienza di vita personale. Ce n’è per tutti i gusti insomma. Buona lettura di questo secondo, impegnativo, bello, colorato, in- tenso numero! Tutta la redazione

Transcript of Febbraio 2013 Edoardo - liceoamaldi.edu.it

1L'Edoardo

Perio

dic

o di

inform

azio

ne del

LICEO EDOARDO AM

ALDI Febbraio 2013

Numero 2

edizione a colori pdfbi

t.ly

/edo

ardo

02

L’Edi

tori

ale

edoardo reloaded

In questo numero:Attualità 2

ScienzeSportLegalità 13

Cultura e Spettacolo 14

Musica 18

La pagina del Lama 23

10

11

Il secondo numero. Non é poi così scontato che i secon-di numeri escano, anzi. Se il primo rappresenta la voglia

di cominciare e di mettersi in gioco, il secondo ha qualche pretesa in più. Vuole testimoniare la volontà di proseguire, la presenza di persone che tramite una buona organizzazione e buoni intenti riescono a mandare avanti un progetto. Cer-cando anche di migliorare: 24 pagine, tanti contenuti, nuovi articolisti, fruibilità dell’informazione. Migliorare ma non per forza distaccandosi da quello che costituisce il progetto ori-ginario: permettere agli Amaldini di avere a disposizione un riferimento informativo e contenutistico possibilmente serio, ma anche permettere loro di portare la propria informazione e i propri contenuti. Questa serietà cerchiamo di perseguirla dandoci l’impostazione di una redazione e cercando quindi di emulare quella che è la classica struttura di un giornale. Non è un lavoro di gruppo, sono punti di vista, proposte, pensieri. Alcuni punti di vista di questo secondo numero de L’Edoardo sono proposti a partire dall’attualità politica, altri

dall’attenzione a ciò che avviene nel Liceo, altri ancora dall’espe-rienza di vita personale. Ce n’è

per tutti i gusti insomma. Buona lettura di questo secondo, impegnativo, bello, colorato, in-

tenso numero!Tutta la redazione

2

Attualità Un fondamentale metro di giUdizio

Francesca Rodigari5aE

Mancano ormai pochi giorni alle elezioni. In questo periodo siamo

stati bombardati di continuo da nuove proposte politiche. I candidati cercano di muovere voti verso il proprio par-tito, facendo promesse che chissà se manterranno. Insomma gli elettori, soprattutto i giovani come noi che vo-tano per la prima volta, annaspano in un calderone di nuove proposte a cui non sanno se credere o no. Di certo non è facile riuscire ad orientarsi, ma questa può essere una grande occasione per noi ragazzi. Possia-mo consultare i vari programmi elet-torali e confrontarli con la nostra idea di società. Possiamo avvicinarci agli argomenti che sentiamo più urgenti e scoprire quali sono i valori in cui cre-diamo.Un buon criterio di orientamento è lo stile con cui i politici si presentano. Sulla scena italiana abbiamo candidati con personalità completamente diver-se tra loro. Il modo in cui si propongo-no e il loro stile di vita dice molto sulla coerenza e sul modus operandi che poi adatterebbero durante il mandato. Credo che la politica italiana neces-siti di un cambiamento di stile da mantenere nel tempo. Un profondo cambiamento rispetto agli anni pas-sati, indicatore della serietà e della responsabilità del governo che deve rappresentare gli italiani in tutto il mondo. Non possiamo più vergognar-

ci a livello internazionale delle parole volgari e inappropriate o delle accuse di reato rivolte ai nostri politici. Dob-biamo farci rappresentare da persone che mostrano un sentito rispetto per lo Stato, per le istituzioni e per il ruolo che ricoprono, evitando di scontrarsi tra loro in modo ridicolo.È pur vero che Mario Monti e i mini-stri del suo governo hanno fatto sco-prire a noi

giovani, affac-ciati da poco sul panorama po-litico, che esiste un modo diverso di governare. Rappresentato da persone istruite, educate e rispettate all’estero, il governo Monti ha rivalutato anche il ruolo femminile in politica. L’incarico di ministro del lavoro, dell’interno e della giustizia è stato ricoperto da don-ne distinte e stimate, scelte per le loro capacità e conoscenze e non di certo secondo criteri estetici o clientelistici – vizio largamente diffuso in Italia! Come ci ha ricordato Benigni nel suo spettacolo divulgativo sulla Costitu-zione italiana, la grandezza di ogni nazione e la civiltà di ogni nazione si misura dallo stato sociale delle donne. Aggiungerei che si misura anche dalle figure femminili che rappresentano, in

3

Attualitàtutti gli ambiti, quella nazione. Dal set-tore scientifico e della ricerca a quello cinematografico e letterario siamo rap-presentati da donne grandiose, ma dal punto di vista politico? Qual è l’opinio-ne più diffusa sulle donne in politica? Consideriamo anche questo parametro di valutazione: la rispettabilità delle donne candidate nella forza politica a cui ci sentiamo più vicini.

Il criterio fondamentale per muoversi verso le elezioni rimane comunque il programma politico di ogni partito. Non bisogna confondere il giudizio estetico con quello contenutistico. Ma, indipendentemente dai disegni di leg-ge che ogni coalizione propone in cam-pagna elettorale, è questo il format da mantenere: sobrietà, decoro, rispettabi-lità, moralità.

Negli ultimi anni l’Italia ha dovuto af-frontare una forte crisi economica.

Coloro che sono stati maggiormente col-piti sono i giovani lavoratori di età com-presa tra i 15 e i 30/35 anni.Un fattore di crisi è rappresentato dal tas-so di anzianità aziendale ben superiore a quello dei principali Paesi Europei. Que-sto è dovuto al fatto che dopo la riforma Fornero l’età pensionabile è aumentata e quindi si libera un minor numero di posti di lavoro.Inoltre molte aziende preferiscono assu-mere adulti esperti con anni di lavoro e i licenziamenti colpiscono i giovani per-ché le ditte quando hanno un eccesso di personale danno priorità agli anziani. A questi dati obiettivi si aggiungono altre considerazioni. Solo una piccola percentuale dei giovani risulta disponibile a trasferirsi per trova-re lavoro. Tale situazione può nascere da resistenze familiari, dalla paura dell’igno-to, da una durata prolungata del corso di studio ed anche dalla difficoltà,in un momento di crisi, a trovare un piccolo capitale per iniziare una nuova attività e

per trasferirsi. Inoltre lo stesso sistema di istruzione non pare favorire i giovani che non sempre trovano un posto di lavoro che rispecchi il loro percorso di studio. È vero però che i giovani devono essere consapevoli che la loro scelta universitaria non deve essere disancorata dalla realtà del mondo del lavoro. Recentemente, da un sondaggio è emerso che alcuni giovani italiani non sono interessati né a lavorare né a studiare. Una statistica ha dimostra-to che negli ultimi anni si è verificato un calo di iscrizioni nelle università. Questo perché da un lato i giovani sono pessimi-sti riguardo al futuro , dall’altro perchè la crisi ha colpito il reddito delle famiglie comportando una difficoltà nel pagare le tasse universitarie.Infine i giovani nei confronti del lavoro devono avere un atteggiamento di flessibi-lità e di aggiornamento continuo. Questo vuol dire che non basta trovare un posto di lavoro ma anche saperlo mantenere attraverso una riqualificazione continua. Devono essere consapevoli che il mondo del lavoro è estremamente selettivo ed esi-gente quanto a competenze richieste.

perché la crisi ha colpito proprio i giovani?

Martina Parigi

4aG

4

Attualità strUmentalizzare la memoria

Greta Zambelli5aF

A chi è capitato, la mattina del 26 Gennaio, di entrare dal portone

della scuola un po’ sovrappensiero e ritrovarsi in mano un volantino dei “Giovani Padani”?Beh, a me è capitato, e, con un po’ di buona volontà, pur sapendo di avere delle idee discordanti da quelle del volantino, l’ho letto abbastanza incu-riosita.Mi sono premurata di fornirvene un’immagine qui accanto in caso non abbiate avuto l’occasione di osservarlo precedentemente.Come potete vedere sono stati riportati esempi di dittature di destra, di sinistra e delle banche e, proprio tra queste ultime, appare Mario Monti con una scritta: probabili vittime 60.000.000.Ho interpretato questo piccolo sche-ma come una sorta di monito: “Attenti! Noi italiani faremo la stessa fine degli Ebrei se ci affidiamo a Monti!”Capite bene che, anche mettendo da parte le ideologie politiche (questo ar-ticolo non ha come interesse quello di inculcare particolari idee nelle menti dei lettori), questa interpretazione ab-bia inevitabilmente fatto sorgere in me delle domande.Come è possibile paragonare dittatori come Pinochet, Hitler, Stalin e Mao a Mario Monti? Ma soprattutto come è possibile servirsi dell’imminente ricor-renza della giornata della memoria per fare propaganda?Ho trovato infatti vergognosa questa pubblicità elettorale non solo perchè

ha screditato un personaggio politi-co paragonandolo a uno dei peggiori tiranni della storia, ma soprattutto perchè, per farlo, ha un utilizzato una ricorrenza importante dal punto di vi-sta sociale, un fatto storico che deve aiutare a riflettere in vista di un futuro migliore e il cui valore deve rimanere alto.

Facendo una piccola ricerca sui Giova-ni Padani ho trovato questa frase nel loro sito, più precisamente alla voce “presentazione”:Il Movimento Giovani Padani ha sa-puto in questi anni coinvolgere an-che ragazzi inizialmente estranei alla Lega Nord o, in generale, alla politica e riunisce giovani di ogni estrazione culturale e sociale senza distinzioni ideologiche. Il vero collante tra tutti i giovani è la ricerca e la difesa di un

5

Attualitàunico grande ideale: LA LIBERTA’.Cosa significa veramente essere liberi? Che cos’è veramente la libertà? Secondo il movimento libertà significa apprezzare le nostre tradizioni, le nostre culture, la nostra identità. Significa vivere con va-lori inossidabili e costitutivi della nostra vita.Onestamente non riesco proprio a capi-re quali siano questi valori dal momen-to che, presi dalle elezioni, i giovani leghisti (alcuni dei quali appartenenti al liceo stesso) hanno utilizzato la com-memorazione della morte di milioni di persone per scopi politici.

Ed è estremamente triste constatare che questo sia avvenuto proprio all’in-gresso della nostra scuola, luogo di for-mazione, confronto e sviluppo critico, dove molti professori si danno da fare per farci riflettere sull’importanza di comprendere e ricordare, evitando di cadere nel banale, la Shoah.Ribadendo che questo intervento non vuole essere portatore di idee politiche, voglio invitare tutti voi studenti a con-centrarvi sulla vera protagonista dell’ar-ticolo: la Giornata della Memoria.Non permettiamo a nessuno di render-la un inadeguato strumento politico!

Sappiamo che per combattere l’illega-lità bastano i piccoli gesti quotidiani,

basta pagare il biglietto dell’autobus, pagare le tasse, richiedere lo scontrino..ma sappiamo anche che tutto questo non basta.E’ ormai noto a tutti che l’illegalità di-lagante in Italia è favorita da un sistema ormai corroso da un certo tipo di men-talità ed inclinazioni: il sistema politico. Infatti la mentalità deviata di clienteli-smi e favoritismi ha pervaso an-che i livelli istituzionali. Questa tendenza tipicamente italiana prende il nome di “Familismo amorale” e antepone l’interes-se familiare a quello collettivo. Sappiamo che questo fenomeno è reso indistruttibile dalla con-vivenza sempre maggiore e subdola tra Stato e “antistato”.

Per questo, quando tra una settimana saremo chiamati a scegliere da che par-te stare andando a votare sarà impor-tante farlo con consapevolezza. E’ mia intenzione focalizzarmi su cosa hanno in programma di fare le maggiori liste nel panorama lombardo riguardo al punto “legalità e sicurezza.” Quello che voglio darvi è semplicemente uno spunto, la mia speranza è che ognuno di voi approfondisca ogni singolo pro-

gramma.Maroni ammette che effettivamente anche “La realtà lombarda, proprio per la vitalità del tessuto economico – sociale, è da decenni oggetto delle associa-

zioni di stampo mafioso.“ (anche se in precedenza lo aveva negato) e sostiene

Rachele Stentella

5aE

le ga l i t à n e l l a p o l i t i c a l o m b a r da

6

che “Regione Lombardia ha istituziona-lizzato una rete organizzata di collabo-ratori a base volontaria e sociale con enti locali, associazioni, fondazioni, co-munità di recupero e organizzazioni di volontariato per la realizzazione di in-terventi volti a prevenire e combattere il fenomeno della criminalità organizza-ta, dell’usura e delle truffe nei confronti delle persone anziane. […] Grazie a questa normativa Regione Lombardia potrà sottoscrivere convenzioni e proto-colli con l’Agenzia Nazionale per l’am-ministrazione e a destinazione dei beni sequestrati e confiscati alla criminalità organizzata, con la possibilità di ac-quisire e/o riadattare gli edifici a uffici, comandi o alloggi per operatori di sicu-rezza.” Inoltre propone di rendere più efficaci e rigorose le misure in materia di trasparenza e legalità. Per quanto riguar-da la lotta all’evasione fiscale promette che “Regione Lombardia incrementerà la collaborazione con l’Agenzia delle Entrate per contrastare l’evasione fisca-le. I decreti sul Federalismo fiscale han-no stabilito che il 100% del gettito evaso che viene recuperato grazie ai controlli effettuati su segnalazione della Regio-ne resti nelle casse della Regione stessa […].”Anche Albertini si propone di combatte-re i fenomeni malavitosi e indica come proposte concrete quella di controllare

gli appalti creando una collaborazione tra la Regione Lombardia e la Procura di Milano, e quella di promuovere la tra-sparenza attuando “sistemi di rendicon-tazione e controllo più adeguatisul modello di quanto già in vigore presso il Parlamento Europeo” introdu-cendo l’obbligo di “presentazione del bilancio anche per le fondazioni, com-prese quelle sanitarie”. Inoltre sostiene la lotta all’evasione fiscale “co-ordinando l’azione sul territorio, inte-grando i data base disponibili (propri e degli enti locali) e sensibilizzando citta-dini e imprese.”

Il movimento cinque stelle propone una maggior trasparenza attraverso la parte-cipazione attiva al processo decisionale e legislativo e la tracciabilità dei flussi fi-nanziari. Promuove anche la lotta contro la criminalità organizzata con particola-re riferimento alle infiltrazioni alle gare d’appalto. Inoltre vorrebbe che ‘Regione Lombardia’ si costituisse parte civile in tutti i processi per mafia celebrati per crimini commessi sul proprio territorio.

Ambrosoli punta ad un investimento sul piano educativo attraverso un intervento di pedagogia sociale e generale poiché “Non basta colpire un delinquente, bi-sogna debellare l’idea che la mafia c’è e ne va accettata la compresenza.” Inol-tre sostiene che : “Bisogna radicare di nuovo trasparenza e legalità: controllo sui comportamenti del ceto politico e dirigente e condizione di dialogo con i

7

cittadini senza nascondere dati, infor-mazioni, chiarezze sull’uso delle risorse pubbliche”, in quanto “La trasparenza, in tutti gli ambiti, è il presupposto di controlli efficaci e diffusi; è anche pre-supposto di responsabilizzazione per tutti i cittadini. In particolare, afferma la necessità non solo di attuare misu-re preventive nelle procedure ammini-strative (come i certificati antimafia nei dossier delle gare d’appalto), ma anche di “studiare l’evoluzione d’im-presa dei fenomeni malavitosi e saperli riconoscere quando sono all’opera nel loro aspetto apparentemente rispetta-bile. Anche contrastando i conflitti di interesse diffusi nelle istituzioni e nelle imprese.”Inoltre, ben sapendo che l’impegno per la legalità comporta anche un’attenzione alle politiche fiscali, l’avvocato in lizza alle elezioni dichiara che “la Regione dovrà esercitare un’azione convinta e decisa sia sul piano politico sia su quel-lo amministrativo per ampliare i suoi poteri in tema di contrasto all’evasio-ne fiscale e per applicare tali poteri in maniera efficace nel breve periodo. Va ricordato che, secondo la stessa Agen-zia delle Entrate, la sola evasione della base imponibile dell’Irap in Lombardia

ammonta a circa 20 miliardi di euroannui a cui va aggiunta l’evasione dell’Iva, di importo presumibilmente ben maggiore. Questo significa che in Lombardia ci sono circa 50 miliardi di ricchezza che sfuggono alla tassazione, e quindi non contribuiscono al finanzia-mento della spesa e alla redistribuzione a livello nazionale, gravando quindi sui cittadini e sulle imprese lombarde e distorcendo la concorrenza. le Regioni e gli enti locali devono potere esercitare un ruolo di primo piano sia nel disegno delle politiche di contrasto, sia nel mo-nitoraggio circa la loro attuazione da parte dell’Agenzia delle Entrate.”In tutti programmi, e in alcuni più di altri, vediamo ritornare i concetti chiave di legalità, trasparenza, responsabilità e informazione sulle quali più volte ci siamo soffermati anche noi studenti che abbiamo partecipato ai percorsi antima-fia condotti a scuola. La necessità dell’in-formazione è quella che ci tocca più da vicino, in quanto studenti. Ma sappia-mo che informazione, in questo caso, non significa solamente l’attenzione ai programmi elettorali; dobbiamo anche dare importanza al valore dimostrato in passato dai candidati riguardo a questa tematica, magari indagando sul loro con-creto impegno nel contesto lombardo.Ricordiamoci che prendere posizione è importante, e in particolare, come canta il poeta citato più volte in questo nume-ro: “anche se voi vi credete assolti, siete per sempre coinvolti”.

8

Attualità impegno e politica all’amaldi

commento di Andrea Petriccioli3aA

collaborazione di Rachele Stentella,Giordano Lizzola, Rubens Longhi, Sara Bassanelli,Giulia Bombardieri, Francesca Rodigari, Luca Bonacina

Con l’avvicinarsi delle elezioni ci siamo sentiti in dovere di pro-

porre un’intervista sul tema della Res Publica. Le nostre indagini sono state condotte in tutte le classi.Alla prima domanda, riguardante l’in-teresse verso la politica, gli intervistati hanno risposto dicendo che è impor-tante informarsi su ciò che riguarda tutti. A questo proposito, un alunno di 5° sostiene che è “fondamentale per la vita di un cittadino in uno stato civile”.A un interesse per la politica, cor-risponde però una scarsa credibilità delle istituzioni e soprattut-to dei politici. Questi, visti i recenti scandali, vengono identifica-ti come “uomini che sfruttano il denaro de-gli italiani e non man-tengono le promesse fatte”, persone che vengono sempre più identificate come “corrotti” e “difensori dei propri interessi”. Da ogni classe emerge la poca fiducia e l’unica speranza sembra rappresentata dai giovani.Sul “che cos’è la politica” ci sono state varie opinioni: per un ragazzo di 1°B è “come si governa un Paese”, per un ragazzo di seconda è “l’arte di governa-re la società”, per un ragazzo di quinta addirittura “la garanzia per la vita di un cittadino”, uno strumento imprescin-dibile per poter gestire al meglio la vita di tutti. Secondo altri intervistati la po-litica viene vista come uno strumento

che hanno i politici per tutelare i pro-pri interessi e promulgare riforme che “vanno il più delle volte ad aumentare la situazione negativa nella quale vivo-no molti cittadini italiani”. Un chiaro sintomo della poca fiducia nella clas-se dirigente. La differenza tra destra e sinistra viene concepita in questo modo: “la destra è la fazione più tra-dizionale che favorisce la privatizzazio-ne e l’industria ed è caratterizzata da dinamismo sociale. La sinistra è invece la fazione più interessata alla società

e all’egualitari-smo” dice un ragazzo di 5. Una identificata come “conser-vatrice”, l’altra come “progres-sista” e “po-polare”, una

identificata con Berlusconi, l’altra con il PD. Anche se oramai, dice un ragaz-zo di seconda, “queste due correnti di pensiero si stanno fondendo, creando così movimenti di centro-sinistra con idee che rasentano il centro-destra e viceversa”, opinione sostenuta anche da altri.Ciò che ci si aspetta dai politici, secon-do un ragazzo di 1°G, è che “facciano delle leggi, governino in modo giusto, sappiano venire incontro ai bisogni dei cittadini”. Un ragazzo di seconda affer-ma: “Non voglio grandi cambiamenti o rivoluzioni, ma promesse che vengano rispettate e leggi a favore del paese

l i n k

Interviste complete: http://bit.ly/interviste13

9

Attualitàe del benessere di tutto lo stato e dei cittadini”. Un ragazzo di 5°B si aspetta che i Partiti “non facciano proposte che non siano populiste o demagogiche e che si presentino i fatti per quello che sono”, e soprattutto “coerenza nel ri-spettare le promesse della campagna elettorale”, una cosa che sembra im-possibile ai nostri giorni dal momento che vengono fatte proposte davvero imbarazzanti.Passando alla domanda: “Hai mai letto un pro-gramma elettorale?” le risposte si dividono per fasce di età: nelle prime tre classi gene-ralmente non si è mai preso visione in modo completo di un program-ma di un partito. Salendo con l’età, invece, la consapevolezza della responsabilità che si ha nel votare spin-ge a documentarsi sulle proposte dei partiti e soprattutto in 5° si sente la necessità di avere un orizzonte ampio, magari leggendo i programmi di ogni singola forza politica.Nel rispondere alla domanda “Andrai/andresti a votare?”, in molti hanno so-stenuto che la partecipazione sia neces-saria: un ragazzo di seconda afferma che “[il voto] è l’unico modo conces-so per far sentire la mia opinione. Un popolo che non vota è un popolo che non si governa”, considerazione condi-visa dalla maggior parte degli intervi-stati. Per esempio un ragazzo di quarta

sostiene che “Non è ammissibile che un cittadino si estranei dalla vita poli-tica perché la politica è alla base della società”. La maggior parte sente che il voto non è solo un diritto sancito dalla Costituzione, ma un dovere.L’ultima domanda è stata rivolta solo alle quinte e chiedeva se avrebbero espresso una preferenza e se si in base a cosa. Tutti gli intervistati hanno dichia-r a t o c h e ne avreb-

bero espressa una, in 5°B un

giovane dichiara: “credo che astenersi sia un atto poco degno e senza senso. Ho scelto in base al programma dei vari partiti e non facendomi influenzare da amici o dalla famiglia”, contrariamente ad altri che dichiarano l’influenza subi-ta da famiglia e carisma del candidato.In generale queste interviste sfatano un po’ il luogo comune secondo cui i gio-vani si disinteressano di politica, anche se le delusioni causate dal malgoverno degli ultimi decenni e dagli scandali di cui si macchiano i rappresentanti della politica di ogni fazione non hanno cer-tamente stimolato il loro interesse.

10

Scienze resistere al caos

l i n k

Rubens Longhi4aC

Approfondi-mento: Entropia e Vitahttp://bit.ly/entropia-doc

Powerpoint: http://bit.ly/entropia-ppt

Il disordine generale deve aumenta-re. Mesi e mesi di Termodinamica ci

hanno portato a scoprire questa fonda-menta- le e apparentemente i n e l u t t a - bile legge che governa l ’ i n t e r o universo. Ogni reazio-ne chimica, ogni nostro singolo gesto, la banalissima caduta di una biro dal banco va ad aumentare un parametro termodi-namico chiamato entropia, e con questo il disordine dell’universo. Ogni volta che vi è una trasformazione di qualsiasi ge-nere i materiali in questione sono desti-nati a scambiarsi calore e alla fine, quin-di, l’intero universo si ritroverà ad avere la stessa, bassissima, temperatura. N u l l a potrà più avvenire, n e s s u n urto, nessun cambia-m e n t o : saremo termicamente morti. Da inguaribile ottimista mi tro-vavo, in questo trimestre, a fare i conti con la Seconda, ultrapessimista, Legge della Termodinamica. Com’era possibile che si dovesse per forza andare verso il baratro? Non potevo accettare che non mi fosse permesso di invertire questa tendenza. Volevo cambiare la realtà, renderla sempre più ordinata, migliore, spendermi per la società in cui vivo era per me ogni volta un piccolo passo verso un mondo meno caotico e con una maggiore uguaglianza tra gli uomi- ni. Eppure dovevo sottostare alla legge, l’unica legge della fisica che nega invece di affermare. E nega l’ordine. Un bel problema. Assorto nel mio intento di riscoprire l’universo e le sue leggi in chiave meno disastrosa,

i miei pensieri si sono soffermati sulla mano con la quale buttavo giù i miei va-ghi appunti: cinque dita perfettamente

simmetriche a quelle dell’altra mano impugnavano una ma-tita ed ogni volta che v o l e v o

imprimere qualcosa nella carta i muscoli si muovevano con un ordine e un’armo-nia sorprendenti. Ho capito che il corpo umano è straordinariamente ordinato: ogni sua piccola parte è perfettamente incastonata tra le altre per permetterci di vivere. La vita è quindi ordinata. Non è affatto vero che l’universo è sempre in inesorabile declino e noi ne siamo la prova. Il disordine viene espulso dalle

nostre cellule che sono in grado di farlo gra- zie alle strutture formate- si nelle

piante per mezzo dell’energia solare. Il caos quindi aumenta, ma viene mantenu-to al di fuori della sfera terrestre: questo meccanismo ci permette di aggirare la seconda legge della Termodinamica. An-che noi tutti, specialmente noi adulti del futuro, possiamo, e dobbiamo, essere in grado di sconffiggere almeno nel nostro piccolo quel caos del quale la nostra so-cietà è fin troppo sazia. Lasciamo fuori dal nostro mon- d o i l p e s -simismo e la deca- d e n -

za. Non dobbiamo u n i -formarci a quelle parti di

società che ci tentano con la promessa del potere attraverso mezzi illegali. Im-pariamo ad espellere gli eccessi e il di-sordine. Richiederà sforzo, ma possiamo farlo: possiamo resistere al caos.

11

Sportsemplicemente arpad Weisz

Giorgio Piccirilli

4aA

Cari Amaldini, oggi voglio parlarvi di una persona straordinaria che non

ha nulla in comune con i ben noti Messi, Cristiano Ronaldo, Mourinho o LeBron James. Questo personaggio si chiamava Arpad Weisz e visse nella prima metà del XX secolo. Weisz, figlio di due ebrei ungheresi, frequentava la facoltà di giu-risprudenza a Budapest e giocava a cal-cio nella squadra locale. Fin dai primi allenamenti si notava in lui uno straor-dinario modo di capire il calcio. Venne visionato dal Padova mentre gioca-va come esterno sinistro nella nazionale ungherese e proprio la squadra ve-neta decise d’ingaggiarlo. Arpad giunge quindi in Ita-lia. I suoi numeri durante la stagione 1924/25 furo-no tutt’altro che esaltanti ma molto probabilmente in lui c’era altro visto che l’Ambrosiana (l’attuale In-ter) decise di acquistarlo. Lui giocava, segnava, ma un infortunio al ginocchio sinistro lo costrinse ad un lungo stop. Se ne andò in Uruguay dove potè os-servare i più grandi giocatori dell’epoca completando la sua formazione calcisti-ca. Quando tornò in Italia smise di gio-care e l’Inter lo richiamò come allena-tore, intuendo le sue grandissime doti nel capire e nell’insegnare il calcio. La sua squadra era fortissima ma siccome amava troppo il pallone, rimaneva a vedere gli allenamenti delle giovanili e

dopo un’accurata valutazione, proprio Weisz decise di far esordire uno scarto del Milan che rispondeva al nome di un certo Giuseppe Meazza detto “Il Balilla”. Quell’Inter vinse il primo campionato a girone unico nella stagione 1929/30 ed il suo allenatore aveva solo 34 anni. Difatti Weisz è tutt’oggi l’allenatore più giova-ne ad aver vinto il campionato italiano. Successivamente allenò il Bari e dopo essersi distinto anche nel capoluogo pu-

gliese venne ingag-giato dal Bologna, che già da tempo gli aveva messo gli occhi addosso. Proprio a Bologna si stabilì con la sua famiglia ed ebbe due figli, Roberto e Clara, che decise di far battezzare. An-che con il Bologna vinse lo scudetto nel 1936.

L’anno successivo i bolognesi riuscirono a battere il Chelsea, vincendo quella che era la Champions League dell’epoca con una lezione di calcio; 4-1 fu il risultato finale ed il nostro Arpad diventò il più grande allenatore d’Europa. Poi comin-ciò a cambiare la storia ed il nazismo con le sue leggi marziali iniziava a prendere piede. Mussolini pubblicò un’ informa-tiva affermando che tutti gli ebrei in Italia dal 1919 dovevano andarsene. La famiglia Weisz,nonostante il battesimo di Clara e Roberto, fu costretta a fuggire.

12

Dopo una breve sosta a Parigi decise di andarsene in Olanda in una cittadina del nord vicino al mare. Da questo momento non abbiamo più testimonianze dirette. I tedeschi però sono i vicini di casa degli olandesi e senza alcun confine naturale nel 1942 arrivarono in cinque giorni ad Amsterdam e la Gestapo lo scoprì sen-za problemi, per via della sua notorietà. Arpad e la sua famiglia una volta fatte le valigie vennero deportati in un campo di concentramento olandese. Purtroppo da quel campo partivano treni che quo-tidianamente andavano verso la Polonia perché nel frattempo Hitler aveva varato la soluzione finale. Nell’ottobre del 1942

il treno verso Auschwitz partì e tre giorni dopo la moglie ed i due figli furono por-tati nelle docce a gas.Arpad li raggiunse una mattina del gen-naio del 1944. Questa storia come avete potuto capire è tragica ma allo stesso tempo affascinante ed in grado di darci anche molti spunti di riflessione. Una persona all’apice del panorama europeo che in pochi anni è diventata un deporta-to vittima della mattanza hitleriana. Sem-bra assurdo, ma nella Storia è successo anche questo. Sperando che tali episodi rimangano parte solo del passato.

Lunedì 12 febbraio 2013. Sono di-steso sul letto a giocare a Il Signore

degli Anelli quando mia madre entra in camera. Il papa si è dimesso. Penso subito che sia uno scherzo di carnevale che qualcuno ha postato su Facebook. E invece è tutto vero. Benedetto XVI si ritirerà a vita monastica dal 28 febbraio. Sono senza parole. Non so perché, non ho mai seguito molto le vicende del Va-ticano e le uniche occasioni in cui vede-vo il caro Joseph erano le sue comparse nei telegiornali o nei news su internet. Eppure eccomi lì a bocca aperta. Intan-to i giornalisti traducono le parole del pontefice ai cardinali di tutto il mondo: si ritira perché non ritiene di poter as-solvere adeguatamente il suo compito e ritiene che altri potrebbero avere più energie. E in quel momento lo ammi-ro profondamente. In un momento di

enorme difficoltà per la Chiesa, invece di degenerare lentamente aprendo una specie reality sull'agonia del papa (come aveva fatto il suo predecessore), decide di passare gli ultimi anni della sua vita in modo sereno.Questa è la mia impressione al momen-to. Poi nei giorni successivi rifletto. Non è tutto un po' troppo precipitoso? Dal momento dell'annuncio al momento delle dimissioni vere e proprie passano solo due settimane. Non è un po' poco? La versione dei giornalisti è che la ragio-ne principale è la stanchezza. Ma quanto sono stati influenti i recenti scandali del Monte Paschi, dello IOR e del famigerato maggiordomo? È possibile che la scelta sia stata dettata dal tentativo di diminu-ire l'enorme potere di Bertone? Se siete interessati a tutto questo, a presto per l'analisi!

Spu

nti

di R

ifle

ssio

ne

di N

icol

a Ra

iner

i

13

A scuola di vita, la scuola che insegna la vita. L’incontro con Davide Cerullo

non è stata una semplice testimonianza, ma molto di più. È stata una confidenza, un punto di vista, una ricerca di se stessi. Una lezione di cittadinanza fatta da un uomo che ha dovuto smettere di esse-re bambino troppo presto, che a tredici anni già gestiva una piazza di spaccio a Scampia.“Andare a scuola, a Scampia, è un atto di debolezza” dice Davide, perché il fascino della malavita è troppo grande e la Ca-morra fa leva proprio sull’ignoranza per mantenere il controllo sulle persone. Bi-sogna crescere alla svelta per difendersi da quella stessa società mafiosa che sosti-tuisce lo Stato, che in qualche modo ti dà i servizi, il lavoro, la “dignità” di cui hai bisogno. Perché quello che umilia di più a Scampia è la mancanza di lavoro, una mancanza che la Camorra colma con lo spaccio, con inti-midazioni e rac-comandazioni. “La famiglia è la prima maestra di vita” dice Da-vide. La fami-glia mafiosa è la prima in ordine cronologico, ci nasci dentro. Ma Davide intende altro: la famiglia sono i genito-ri (la mamma in particolare), i fratelli, le sorelle, quelle persone che ti fanno percepire la bellezza della vita, il loro posto nella tua vita e il tuo posto nella

loro. Questa è la famiglia prima per im-portanza. Non è semplice capire quale sia la vera famiglia quando non si hanno i mezzi per capirlo, quando si è schiavi di un sistema malato che tronca ogni rappor-to con la legalità, che ti schernisce se ti avvicini alla scuola. Davide ha dovuto compiere un grande sforzo per capirlo, un viaggio interiore che gli ha provocato numerose ferite, cucite con la voglia di cominciare a vivere felicemente. Magari non guadagnando come prima, ma gua-dagnando in umanità, giustizia e felicità. Imparando che la responsabilità non è vendere la droga assegnata, bensì non rendersi complice. Capendo che la pri-ma responsabilità è non essere complici di quel sistema in cui è cresciuto. Impe-gnandosi quotidianamente per rendere consapevoli e responsabili anche quei volti che cattura con la fotografia.

Un invito a leggere la preziosa testimo-nianza e a farsi scrutare dagli sguardi delle sue fotografie: il libro Ali bruciate racchiude scorci di una vita che cerca ogni spiraglio disponibile per non cede-re e che può essere recuperata, sempre.

Legalità

Giordano Lizzola

4aC

gli irrecUper abili non esistono

14 Su c

arta

An

go

lo 4

51

Cultura

“Un

libro

uni

co, u

n rit

ratto

di f

amig

lia d

ell’I

-ta

lia m

iglio

re”.

- Ita

lo C

alvi

noÈ

belli

ssim

o ne

lla s

ua s

empl

icità

, fine

com

i-ci

tà e

mal

inco

nia.

Div

entia

mo

parte

del

la

sua

fam

iglia

con

divi

dend

o tu

tte l

e es

pres

-sio

ne q

uotid

iane

che

fann

o di

una

fam

iglia

qu

ello

che

è.

Less

ico

Fam

igli

are,

Nat

alia

Gin

zbur

g (1

963)

Oce

ano

Mar

e, A

less

andr

o Ba

ricc

o (1

993)

“Il m

are

mas

sacr

o, d

a vi

cino

. Il m

are

slavi

na,

da lo

ntan

o. Il

mar

e ch

e ra

ccog

lie e

disp

erde

vi

te.

L’avv

entu

ra d

i so

prav

vive

rgli

e di

rac

-co

ntar

lo”.

Fras

i bre

vi e

una

sce

lta d

i per

sona

ggi e

stre

-m

amen

te si

ngol

ari i

n gr

ado

di c

oinv

olge

re e

tra

spor

tare

in u

n em

isfer

o su

rrea

le.

“Il r

oman

zo è

una

stor

ia d

’am

ore,

il ra

ccon

-to

è la

pas

sione

di u

na n

otte

”. –

N. A

mm

aniti

Una

racc

olta

di r

acco

nti d

iver

tent

e, in

quie

-ta

nte

e a

tratti

allu

cina

nte.

Il M

omen

to è

Del

icat

o, N

icco

lò A

mm

anit

i (20

12)

Ann

a K

aren

ina,

Lev

Tol

stoj

(187

7)

“Ann

a Ka

reni

na in

qua

nto

oper

a d’

arte

è

la p

erfe

zion

e… e

nie

nte

della

lette

ratu

ra

euro

pea

della

nos

tra e

poca

può

ess

erle

pa

rago

nato

”. –

F. M

. Dos

toev

skij

Capo

lavo

ro d

el re

alism

o ru

sso,

il ro

man

-zo

uni

sce

sent

imen

ti e

ango

sce,

am

ore

e od

io, l

a ric

erca

con

tinua

del

ben

esse

re e

la

cru

deltà

del

la m

orte

nel

gus

to ir

refre

-na

bile

di u

n’un

ica

avvi

ncen

te n

arra

zion

e.

a cu

ra d

i Ver

onic

a Pe

rico

e d

i Mar

tina

Gel

mi

15Io e

Ann

ie -

Woo

dy A

llen

(197

7)

“Una

com

med

ia ro

man

tica n

evro

tica”

am-

bien

tata

a N

ew Yo

rk co

n un

’esil

aran

te A

n-ni

e (D

iane

Kea

ton)

, il fi

lm c

ult c

he c

onsa

-cr

a Alle

n tra

i pi

ù gr

andi

regi

sti a

mer

ican

i.(L

o co

nsig

lio in

ling

ua o

rigin

ale)

.

Gli

Ucc

elli

- A

lfre

d H

itch

cock

(196

3)

“Qua

l è lo

sco

nvol

gent

e m

ister

o de

gli u

c-ce

lli? S

i son

o riu

niti

in m

iglia

ia e

mig

liaia

, Pe

rché

? Q

ual è

la lo

ro d

iabo

lica

inte

nzio

-ne

? Sus

pens

e e

shoc

k! O

ltre

ogni

film

che

av

ete

vist

o...

o im

mag

inat

o!”.

Hitc

hcoc

k lo

ritie

ne il

suo

film

più

terr

ifico

, e

non

si sb

aglia

.

L’Am

aldi

va

al P

icco

lo!

Mac

beth

al

Picc

olo

Teat

ro

Stre

hler

da

l 12

febb

raio

al 3

m

arzo

“La

trage

dia

shak

espe

aria

na p

iù o

scur

a ne

lla r

i-le

ttura

di A

ndre

a De

Rosa

, un

torm

enta

to e

inte

n-so

via

ggio

nei

mea

ndri

dell’

anim

o um

ano,

in c

ui

incu

bi e

am

bizi

oni s

’intre

ccia

no a

sete

di v

ende

t-ta

e fa

me

di te

rror

e”.

On

stag

e

Not

re-D

ame

de P

aris

Teat

ro B

ol’so

j, M

osca

Pro

-du

ctio

n Al

teat

ro L

a Sc

ala

Dal

10

febb

raio

al 5

mar

zo

2013

Runn

ing

time:

1 h

e 5

5’ in

terv

alli

incl

usi

Robe

rto B

olle

, Nat

alia

Osip

ova,

Mas

simo

Mur

ro, I

van

Vasil

iev.

Il ba

lletto

di

Rola

nd P

etit

torn

a a

La S

cala

do

po 1

0 an

ni.

La D

opp

ia V

ita

16

Poes

ie e

Rac

con

tiCultura

Que

sto

pezz

o fa

rà p

arte

di u

na r

acco

lta d

i nuo

vi a

utor

i, ch

e ve

rrà

pres

enta

ta a

lle v

arie

fier

e de

l lib

ro it

alia

ne. D

edic

o qu

esta

an

tepr

ima

a tu

tti i

raga

zzi d

ell'A

mal

di, c

on l'

augu

rio d

i div

enta

re u

omin

i e d

onne

libe

ri. N

onos

tant

e le

num

eros

e di

ffico

ltà d

i og

gi, s

pero

rius

ciat

e a

cost

ruire

il v

ostro

futu

ro e

a in

segu

ire i

vost

ri so

gni.

Se n

eces

sario

, and

ate

cont

roco

rren

te. I

n qu

esta

soci

età

estre

mam

ente

om

olog

ante

, il v

ostro

con

tribu

to è

fond

amen

tale

. Un

salu

to e

un

in b

occa

al l

upo

a tu

tti! =

)

Libe

rtà

Non

mi c

ompr

erà

mai

il v

ostro

den

aro.

Non

segu

irò le

vos

tre ra

gion

i fra

le u

rla d

ella

folla

.N

on im

pugn

erò

i vos

tri fu

cili.

Non

spos

erò

un u

nico

sogn

o pe

r mor

ire n

el su

o le

tto.

Non

sarò

mai

app

laud

ita n

elle

pia

zze

né st

udia

ta su

bug

iard

i lib

ri di

stor

ia n

é ad

orat

a in

falsi

tem

pli.

Nes

sun

luog

o m

i app

artie

ne e

ppur

e so

no in

ogn

i dov

e.N

ella

forz

a sp

ieta

ta d

ella

nat

ura.

Nei

cuo

ri pu

ri tra

le p

rigio

ni d

ella

terr

a.N

ei c

anti

di sp

eran

za, n

elle

grid

a di

dol

ore.

Sarò

con

te se

mi c

erch

erai

nel

l'int

imo

del t

uo sp

irito

.Ci

sarò

nei

gio

rni f

esto

si di

libe

razi

one,

gio

irem

o in

siem

e e

balle

rem

o ne

lla n

otte

senz

a co

nfini

.La

scer

ò le

mie

impr

onte

nel

la sa

bbia

per

ché

ness

uno

mi a

vrà

per s

empr

e.To

rner

ò su

lle v

ette

del

le m

onta

gne.

Oltr

e gl

i um

ani o

rizzo

nti r

ider

ò in

siem

e ai

qua

ttro

vent

i.St

efan

o C

afro

17

Tre c

olpi

cup

i, sim

ili a

que

lli d

i una

cam

pana

a m

orto

, ris

uona

rono

nel

la d

esol

ata

spia

ggia

. Luc

e, lu

ce a

cce-

cant

e ov

unqu

e. F

redd

a br

ezza

mat

tutin

a. P

rimo

resp

iro.

Una

nuvo

la p

asse

gger

a co

prì i

l sol

e: e

cco

che

tutto

iniz

a pr

ende

re c

olor

e, fo

rma,

ess

enza

. Vol

se lo

sgu

ardo

a s

é,

inco

min

ciò

a pe

rcep

ire la

sua

uni

tà. S

ì, or

a si

cono

scev

a,

era

uno

sple

ndid

o ca

stel

lo

di

sabb

ia,

con

mer

latu

ra sq

ua-

drat

a.

Mira

va,

me-

ravi

glia

to,

il M

on-

do,

le b

elle

zze

che

lo

circ

onda

vano

, i

flutti

che

bat

teva

no

legg

eri l

a riv

a e,

poi

, la

sabb

ia. V

i era

sabb

ia o

vunq

ue. A

d un

trat

to, s

orse

in lu

i un

dub

bio.

Si c

hied

eva,

infa

tti, d

onde

ven

isse

tutto

ciò

, ch

i fos

se l’

Arch

itetto

di u

na sì

feno

men

ale

real

tà. U

n En

te

dove

va a

ver a

gito

per

cos

trui

rlo: n

on p

otev

a es

sere

frut

to

del c

aso.

Allo

ra in

iziò

a p

ensa

re c

he, f

orse

, que

ll’En

te e

ra

un g

igan

tesc

o ca

stel

lo d

i sab

bia,

rig

oros

amen

te c

on m

er-

latu

re s

quad

rate

, inc

orru

ttibi

le e

d et

erno

. Pen

sava

anc

he

che,

gra

zie

alla

Sua

bon

tà, e

gli a

vreb

be p

rese

rvat

o, a

ldilà

, la

sua

str

uttu

ra, a

nche

dop

o es

sers

i disg

rega

to p

er e

ffet-

to d

el v

ento

. Con

que

ste

sper

anze

, tra

nqui

llo e

ser

eno,

in

iziò

a s

oppo

rtare

l’in

evita

bile

logo

rio c

he le

cos

tant

i fo-

late

di v

ento

pro

duce

vano

sul

suo

eso

sche

letro

. Sp

irò in

fine

il ve

nto

vesp

ertin

o, la

scia

ndo

di q

uel

cast

ello

non

altr

o ch

e po

lver

e. L

’aria

si r

iem

pì d

i gr

anel

li di

sab

bia,

pro

prio

que

i gra

nelli

che

una

vo

lta, r

iuni

ti, p

erce

piva

no a

nche

se st

essi.

Uno

di

essi

finì i

ncon

scia

men

te in

un

secc

hiel

lo, q

uind

i, al

l’api

ce d

i una

mer

latu

ra, l

a cu

i for

ma

ricor

dava

va

gam

ente

la c

oda

di u

na r

ondi

ne. U

n se

cond

o gr

anel

lo fi

nì in

mar

e, sp

rofo

ndò

nell’

abiss

o e

ven-

ne a

ccol

to d

a un

’ost

rica:

div

enne

una

bel

lissim

a pe

rla. U

n te

rzo,

inve

ce, n

on m

eno

fortu

nato

, rim

ase

in b

alìa

del

ven-

to, c

he o

ra c

reav

a un

a du

na.

Mic

hele

Mer

elli

, 5a B

La P

arab

ola

18

Matteo Gusmini2aDe Riccardo Zanotti5aA

l i n k

la tat t i c a nU c l e a r e d e i p i n g U i n iMusica

Pagina Facebook dei Pinguini: http://on.fb.me/XDPeNl

“Volevo una band. Anzi, siamo in Italia, volevo un complesso. Volevo qualcuno

che suonasse con me musica nuova e di-vertente, non le solite cover. Qualcosa di diverso”.Era il gelido inverno del 2010 e Riccardo Zanotti, quello alto e riccio di 5A, cercava qualcuno. E tutto ad un tratto, puf, eccoli lì. Tutti insieme. E via. Pinguini Tattici Nucleari. Cuter e Paso alla chitarra, Cri al basso, Gotti alla batte-ria e Ric alla voce. Il nome, pochi lo san-no, deriva da una birra di quaranta gradi. Il primo pezzo registrato è Il fantabosco in fiamme. Zanotti ci rivela che la registrazione era, diciamo, artigianale: "Ab-biamo messo un microfono in mezzo alla sala prove e ci siamo messi a suonare, con risultati evidenti". Ma non importa la qualità scadente della registrazione (la potete trovare sul tubo), quello era il suo complesso.

Dopo qualche concerto nella bergamasca, la pubblicazione del primo Ep: Cartoni animali, che ha venduto 150 copie. "Il ricavo verrà investito per la registrazione del prossimo album" spiega il Ric.L'Ep è formato da testi che trattano di cartoni animati da un ottica quantomai bizzarra e grottesca: "Un modo per tra-smettere contenuti per noi importanti veicolati da un velo di demenzialità". Ed

eccola lì, la canzone più amata da tutti i fan. Il paradiso degli orsi Gay. Chi cono-sce bene i Pinguini lo sa, questa canzone occupa un posto speciale nel loro cuore. Il tema dell’omofobia raccontato attraver-so gli occhi di due poveri orsi innamorati, Yogi e Bubu. Con il paradiso, con questa canzone, il complesso cessa di essere com-plesso. Diventa complesso di inferiorità.

Drammi. Dalla malinconica Ballata di Braccobaldo,

inno all’amore non corrisposto, alla più recente Jack il melo drammatico, dove un albero, in prima persona, ci racconta come

l’immobilità a cui è costretto da madre

natura gli abbia portato dolore e tormento. E il

prossimo album, anche questo intriso di tragicità e malinconia?

“Il nuovo album- rivela Zanotti- uscirà ad aprile e sarà di matrice più indie, e spesso riabbracceremo l’ironia di quando siamo partiti. Ma sarà anche più narrativo e a trat-ti più serio, senza perdere però l’irriveren-za caratteristica del gruppo.”È ispirato dalla comunità hipster che ci circonda, una forma di polemica, ma allo stesso tempo una spassionata dichiarazio-ne d'amore per questa nuova tendenza che da poco ci circonda, il radical chic. Ad-dio, quindi, riferimenti ai cartoni animati, largo a richiami alla "pop culture" degli anni '10.Mancano gli ultimi rifinimenti, ma contia-

19

18 Febbraio 2013, settantatrè anni fa a Genova nasceva uno dei più grandi,

forse il più grande cantautore italiano. Sono passati ormai quattordici anni dalla sua morte ma lui continua a rivivere nelle canzoni e nelle poesie che ci ha lasciato.Genova fu sicuramente un luogo deter-minante per la sua formazione di artista. Nei carruggi, nei quartieri alti della città, in via del Campo e lungo le mulattiere di mare il giovane De Andrè entrò in contat-to con gli emarginati: gli alcolizzati, i dro-gati, i travestiti e le prostitute. Due furono i chiodi fissi del giovane poeta: l’ansia di giustizia e la convinzione di poter cambia-re il mondo. La canzone fu così per lui una esigenza, la necessità di dare una speran-za a chi speranza non aveva. Faber scrisse molte canzoni e i protagonisti erano sem-pre loro, gli emarginati, perché proprio in loro de Andrè trovava quell’umanità disar-mante che non riconosceva nei borghesi e

nei benestanti.Al suo funerale la poetessa e amica Fer-nanda Pivano lo definì “il più grande po-eta in assoluto degli ultimi cinquant’ anni in Italia”. Poeta, non cantante, perché i suoi testi spesso trattano temi profondi che vanno ben oltre la semplice struttura ritmica. Basti pensare a La canzone di Ma-rinella; Marinella è la storia vera, anonima e tragica di una prostituta annegata nel Ta-naro dopo essere stata abbandonata dalla famiglia. Dietro questa cronaca di giornale si nasconde il dramma intenso dell’emar-ginazione sociale; non potendo ridare la vita alla ragazza, De Andrè decise di cam-biarle la morte, portandola su una stella.Nel 1968 uscì l’album Tutti morimmo a stento; nel disco Faber tratta il tema della morte, intesa non solo in senso fisico ma soprattutto in senso morale. Nella ballata degli impiccati e in cantico dei drogati il poeta assume il punto di vista dei condan-

Musica

ne m m e n o U n r i m p i a n t o

Luca Bonacina

5aC

mo di essere in studio di registrazione già a fine febbraio."E bravo il mio complesso. L’ultimo “parto” dei pinguini è il video de Il volo, realizzato in stop motion con un pinguinello giocattolo. Uscirà a breve su YT, lo aspetteremo con ansia. “In breve è la storia di un pinguino che desidera con tutto se stesso volare e, ovviamente, non ci riesce in nessun modo. E allora…” E al-lora guardatevi il video, e non lo dico per tenervi sulle spine, bensì perché neanche io so come va a finire. Rik ha detto che lo si scoprirà ascoltando la canzone. Siamo alla gelateria Franca di Albino e abbiamo finito

con questa specie di intervista, chiudo il portatile e ci alziamo. Gli richiedo come finisce con il pinguino, assicurandogli che se non vuole non lo scrivo. Glielo chiedo per curiosità. Risponde che non me lo spoilera, irriducibile. Vabbeh. Non mi resta che guardar-lo su Youtube allora. Paghiamo e ci salutiamo, prendiamo due strade diverse. Posso dirvi solo questo, c’era un luccichio negli occhi di Rik quando parlava del pinguino. Posso dirvi solo questo, che in un mondo di drammi, forse, qualcuno, ogni tanto, ce la fa a volare.

20

nati che proprio nella debolezza vengono lasciati soli a se stessi. Due anni dopo uscì l’album La buona novella che risultò anacronistico rispetto ai movimenti del ’68. La buona novella è in realtà un’allegoria tra le istanze miglio-ri del ’68 e il messaggio rivoluzionario di Gesù che duemila anni prima era morto in nome di un eguali-tarismo universale. Di Gesù è presen-tata solo la natura umana, proprio per renderlo più vicino alle persone comuni tanto che nel finale dell’opera il coro recita: ” non voglio pensarti fi-glio di Dio ma figlio dell’uomo fratello anche mio”. L’umanità delle per-sone viene raccontata anche nell’album del 1971 Non al denaro non all’amore né al cielo tratto dall’Antologia di Spoon River di Edgar Lee Masters. Il cantautore fa parlare alcuni tra gli abitanti del villag-gio di Spoon River che proprio perché defunti si raccontano per quello che sono stati, per i loro errori e per i loro desideri senza alcuna doppiezza o falsa moralità. Negli anni 1978-79 de Andrè collaborò con la PFM con la quale ripropose alcu-ni brani riarrangiati e nel 1984 pubblicò Crêuza de mä; l’album, interamente can-tato in dialetto genovese, è la storia del Mediterraneo che è stato almeno fino al XVI il bacino su cui si è affacciata la storia

dell’umanità. Attento sia all’attualità che alla storia passata, nel 1987 incise L’India-no; il disco propone un parallelismo tra il popolo Sardo e il popolo dei nativi ame-ricani, entrambi accumunati da uno stret-tissimo legame con la natura. L’artista de-nuncia le tensioni interne sarde così come denuncia la colonizzazione e lo sterminio

dei nativi americani ad opera dei bianchi. Il poeta incise molti altri dischi, vinse più volte il premio Tenco e nel 1997 ricevette il premio Lunezia per la canzone Smisurata Preghiera contenuta nel suo ultimo album Anime Salve. Il disco è un discorso sulla liber-tà e tratta il tema della solitudine in tutte le sue forme, la solitudi-

ne dei dimenticati, dell’innamorato e di chi la sceglie come condizione di vita.Faber viaggiò sempre in direzione ostinata e contraria, alzò la voce contro i poten-ti, quelle nuvole che spesso oscurano il sole, per mostrare un po’ di luce anche agli emarginati perché anche loro “se non sono gigli son pur sempre figli vittime di questo mondo”.Così come il suonatore Jones, de Andrè offrì la faccia al vento, la gola al vino e mai un pensiero, non al denaro, non all’amore né al cielo in modo da poter morire con trecentomila rimorsi e nemmeno un rim-pianto. Grazie Faber, Buon compleanno!

Musica

21

Musica

Voglio parlarvi di uno degli album più belli (sempre che se ne possa trova-

re uno che sia in qualche modo migliore dell’altro) di Fabrizio: Non al denaro, non all’amore, né al cielo (1971).«Si tratta di uno dei pochissimi tentativi di fusione fra musica e letteratura nella can-zone italiana»[1], infatti De André riscrive in questo LP alcune poesie tratte dall’An-tologia di Spoon River, scritta da Edgar Lee Masters nel 1915: una raccolta di 244 epitaffi nei quali gli individui sepolti nel cimitero di una cittadina del midwest raccontano la loro storia, racchiudono in pochi versi un’intera vita e spesso rivelano segreti e luoghi taciuti. «Spoon River l’ho letto da ragazzo», spiega De André nelle note di copertina , «Mi era piaciuto, e non so perché mi fosse piaciuto, forse perché in questi personaggi ci trovavo qualcosa di me. Poi mi è capitato di rileggerlo, mi ha colpito un fatto: nella vita si è costretti a pensare il falso e a non essere sinceri; nella morte, invece, i personaggi di Spoon River si esprimono con estrema sincerità, per-ché non hanno più da aspettarsi niente.»[2]. Da queste due opere, emerge la posizio-ne ideologica dei due autori, cronologi-camente e geograficamente lontani, ma vicini negli ideali e nel pensiero: contro il proibizionismo, contro la guerra, contro tutte le ipocrisie, a favore dei diritti delle donne, della libertà di opinione, per l’a-more libero.Per “riscrivere” l’Antologia, portata in Ita-lia da Cesare Pavese e tradotta da Fernan-da Pivano, che giudicherà i testi in musica ancora più belli dei versi liberi dell’origi-nale, De André volle al suo fianco Giusep-pe Bentivoglio nei testi e Nicola Piovani

negli arrangiamenti. Il disco, come l’An-tologia, si apre con La Collina, una pic-cola panoramica di alcuni personaggi del camposanto. Dopo questa introduzione, appaiono uno dopo l’altro i personaggi scelti da Faber: un matto, un giudice, un blasfemo, un malato di cuore, un medi-co, un chimico, un ottico e, infine, Il suo-natore Jones.

Mi soffermerò su quest’ultimo, «che rifiuta di fare della musica un mestiere perché, così, seppellirebbe la libertà.»[3]. È l’unico che viene chiamato per nome, che non ha rimpianti della vita vissuta, a differenza di tutti gli altri personaggi. Potete trovare il testo di Masters e quello di Fabrizio a con-fronto nel link qui a lato:

Questa è probabilmente la canzone che rappresenta meglio Fabrizio, nelle parole e nella musica.

Piovani ha raccontato che l’arrangiamento lo fece una mattina, per portarlo in stu-dio il pomeriggio stesso: essendo il pezzo conclusivo dell’album, ci si aspettava un brano molto complicato, lui propose in-vece il contrario. Così è nato un “sempli-

i l sU o n at o r e fa b e r

Matteo Gusmini

2aD

l i n k

Analisi - Il Suo-natore Jones:

http://bit.ly/deandre13

22

ce” ma al contempo sublime e profondo valzer moderato in La minore: il primo e terzo quarto sono scanditi dalla chitarra classica, arricchita nella parte centrale da due flauti dolci e dagli archi, che ac-compagnano la melodia alla conclusione richiamando suoni e atmosfere ricorrenti in tutto l’album.

Il suonatore Jones sce-glie la libertà o, meglio, sceglie di vederla anche quando non è scritta. In un turbine di sabbia la gente normale legge la siccità, nella mente dell’artista invece rie-voca la gonna di una ragazza in uno di quei balli in cui Fiddler Jones afferma di essere stato trascinato più e più volte. Il personaggio mostra così di avere la vista migliore di Un ottico.Il violino di Masters diventa un flauto nella poesia di De André, probabilmen-te per motivi di metrica, ma continua ad aiutare il musicista a donare un sorriso alla gente, che ama sentirlo suonare, che si sente guarita meglio da Jones che da Un medico.I versi liberi dell’Antologia rivivono nelle strofe di Fabrizio: Jones ha trovato, a dif-ferenza del matto, un proprio linguaggio chiaro ed efficace, senza la necessità di

«imparare la Treccani a memoria»[4].Jones, «che offrì la faccia al vento, la gola al vino e mai un pensiero non al denaro, non all’amore né al cielo.»[5], ha goduto pienamente la sua vita, come il malato di cuore non ha saputo fare.Infine, negli ultimi versi, anche se il suo

strumento è spezzato, la sua vita finisce con tanti ricordi e nessun rimpianto: proprio queste parole descri-vono a pieno la per-sona di Fabrizio, lui stesso disse in un in-tervista di preferire di gran lunga il rimorso al rimpianto.

Questa mia analisi vuole essere solamen-te un omaggio al genio e alla poesia di Fabrizio: di musicisti di talento se ne tro-vano tanti; quelli che hanno scritto can-zoni che rimarranno impresse nel cuore di molti sono, invece, rari; infine, gli Arti-sti che hanno scritto, musicato e cantato canzoni adatte ad ogni momento e ad ogni stato d’animo, raccontando la vita e la morte, l’amore e il rancore, sono unici.

Grazie Faber

Musica

1 - da anima salva, Matteo Borsani, Luca Macciachini. 2- dalle note di copertina di Non al dena-ro non all’amore né al cielo, lp Produttori associati, 1971

4 - da Un Matto, dietro ogni scemo c’è un villaggio. F. De André - Non al denaro non all’amore né al cielo. 19715 - da La Collina. F. De André - Non al denaro non all’amore né al cielo. 1971

23

la p

agin

a de

l

N E R D L e v e l

M E D I U M L e v e l Scoprite le soluzioni e condi-videte altri indovinelli su:

facebook.com/edoardoalzano•

Un uom

o deve alla banca 450. Chiede a due am

ici 250 a ciascuno, per un totale di 500. Una volta estinto il debito con la banca gli rim

an-gono 50. Per dim

inuire il debito con gli amici co-

mincia a dare 10 a ciascuno. Perciò gli rim

angono 30 e deve ancora agli am

ici in totale 480. Quindi,

a conti fatti, all'uomo sono passati per le m

ani 480 più 30, per un totale di 510. Se il prestito am

montava a 500, da dove saltano fuori quei 10?

Un uomo è in auto col figlio. All'im

prov-viso il padre perde il controllo della m

acchina ed esce di strada. Il padre m

uore sul colpo, il figlio è in stato gravissim

o. L'ambulanza lo porta in fretta

e furia all'ospedale. In sala operatoria, il chirurgo lo guarda in faccia ed esclam

a “Non posso pro-

cedere all'intervento, questo è mio figlio!” com

'è possibile?

Una stanza ha una lampadina

a incandescenza. L'interruttore è fuori dalla stanza, vicino alla porta. Solo che ce ne sono vicini altri due. Schiac-ciando gli interruttori quante volte si vuole, m

a potendo passare dalla porta una volta sola, com

e si può verificare qual'è l'interruttore giusto? (non vale lasciare la porta aperta e prem

ere gli interruttori)

24

la redazione

responsabili del progetto:Rubens Longhi e Giordano Lizzola, 4aCattUalità:Nicola Raineri, 3aGlegalità:Rachele Stentella, 5aE attività e progetti:Giulia Bombardieri, 4aCscienze:Michele Merelli, 5aBcUltUra e spettacolo:Veronica Perico, 3aGMartina Gelmi, 3aCmUsica:Matteo Gusmini, 2aDimpaginatore:Rubens Longhi, 4aC cUratore: Giordano Lizzola, 4aC

La Redazione non condivide necessariamente

tutti i contenuti degli articoli [email protected]

[email protected]

[email protected]

[email protected]

[email protected]

[email protected]

[email protected]

[email protected]

[email protected]

Hanno collaborato in questo numero:Luca Bonacina, 5aCMartina Parigi, 4aGGiorgio Piccirilli, 4aA

Francesca Rodigari, 5aERiccardo Zanotti, 5aASara Bassanelli, 2aCStefano Cafro

facebook.com/edoardoalzano@edoardoalzano

Collabora anche tu!

[email protected]

Edizione PDF:bit.ly/edoardo02

L'EDOA p R E s t O

Un ringraziamento a: