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Spicilegio = latino SPICI + LEGIUM , azione di spigolare . Raccolta di cose trascurate, specialmente letterarie. Adesso spiegateci perché dovremmo cambiare un nome così bello sostituendolo con cose tipo “majo magazine”, “majo news”, “ majorino”, o addirittura, all’api- ce: “majonese”. Fino ad adesso la motivazione è stata sempre la stes- sa: “nessuno sa cosa voglia dire Spicilegio”. Ma bastava chiedere! Ecco qui, abbiamo deciso di spiegarvelo per bene. Di tutto questo ci siamo accorti solo aprendo tutti i foglietti con le vo- stre proposte dei nomi, eravamo tutti lì intorno al nostro tavolo, pronti per fare qualcosa di innovativo che desse una ventata fresca a tutto ciò che ormai già consideravamo il passato; volenterosi, volevamo far felice il nostro amico Spicilegio e farlo tornare da noi evitando il suici- dio, avrebbe potuto finalmente piacere a qualcuno per il suo nome. Ci abbiamo messo due ore. Due ore! Ci siamo contorti sul tavolo, ab- biamo camminato per tutta la redazione freneticamente, abbiamo scritto e cancellato, litigato, ci siamo rubati le idee, strappati le speran- ze, ci siamo chiusi in noi stessi e poi siamo tornati a discuterne, abbia- mo creato anagrammi, cercato sinonimi, messo insieme le iniziali dei nostri nomi cercando una parola a caso che potesse andarvi bene. Ma tutto ciò che ne usciva erano nomi insensati che avrebbero fatto un figurone solo sulla scatola di qualche medicina! Fino a quando, nel momento in cui le forze ci stavano abbandonando e molti erano andati a casa distrutti dal lavoro estenuante, noi, unici supersiti ancora per un po’, ci siamo guardati in silenzio, capiti in uno sguardo, e siamo esplosi in un grido “chi vuole mantenere lo Spicilegiooo?” Alzata di mani gene- rale, anche la professoressa, nonché vicepreside, detta più propria- mente signora D’Arrigo sembrava voler esprimere tutta la sua felicità. Abbiamo giudicato noi. C’è chi cambia e c’è chi mantiene le tradizioni. Noi siamo tradizionalisti. Lo Spicilegio non ce lo toglie più nessuno! Questo numero sarà abbastanza lungo, quindi: 1) non basterà un’ora delle materie che noi studenti consideriamo noiose per leggerlo tutto e 2) non leggetelo durante l’ultima ora, meglio evitare uno shock anafi- lattico leggendo la ricetta delle creps alla nutella! Anna Anno 5, numero2 Febbraio 2010 SOMMARIO Giorno della memoria 2 Annuario 3 Cuore e cervello 3 Letteratura 4 E-book 5 Face-book 6 Torino magica 7 Pubblicità 8 Badge 9 Mika vs Enya 10 Recensioni 11 Avatar 12 Teatro 13 Turismo responsabile 14 Sport 15 Giochi 16 Infine un enorme ringraziamento a Rossana new entry della redazione, che cura la parte grafica e che ha creato quel fantastico disegno sul numero precedente dov’eravamo tutti riprodotti alla perfezione grazie alla sua abile mano! Liceo Scientifico “Ettore Majorana” Cercala a pagina 12 L O S PICILEGIO

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Spicilegio = latino SPICI + LEGIUM , azione di spigolare.

Raccolta di cose trascurate, specialmente letterarie. Adesso spiegateci perché dovremmo cambiare un nome così bello sostituendolo con cose tipo “majo magazine”, “majo news”, “ majorino”, o addirittura, all’api-ce: “majonese”. Fino ad adesso la motivazione è stata sempre la stes-sa: “nessuno sa cosa voglia dire Spicilegio”. Ma bastava chiedere! Ecco qui, abbiamo deciso di spiegarvelo per bene. Di tutto questo ci siamo accorti solo aprendo tutti i foglietti con le vo-stre proposte dei nomi, eravamo tutti lì intorno al nostro tavolo, pronti per fare qualcosa di innovativo che desse una ventata fresca a tutto ciò che ormai già consideravamo il passato; volenterosi, volevamo far felice il nostro amico Spicilegio e farlo tornare da noi evitando il suici-dio, avrebbe potuto finalmente piacere a qualcuno per il suo nome. Ci abbiamo messo due ore. Due ore! Ci siamo contorti sul tavolo, ab-biamo camminato per tutta la redazione freneticamente, abbiamo scritto e cancellato, litigato, ci siamo rubati le idee, strappati le speran-ze, ci siamo chiusi in noi stessi e poi siamo tornati a discuterne, abbia-mo creato anagrammi, cercato sinonimi, messo insieme le iniziali dei nostri nomi cercando una parola a caso che potesse andarvi bene. Ma tutto ciò che ne usciva erano nomi insensati che avrebbero fatto un figurone solo sulla scatola di qualche medicina! Fino a quando, nel momento in cui le forze ci stavano abbandonando e molti erano andati a casa distrutti dal lavoro estenuante, noi, unici supersiti ancora per un po’, ci siamo guardati in silenzio, capiti in uno sguardo, e siamo esplosi in un grido “chi vuole mantenere lo Spicilegiooo?” Alzata di mani gene-rale, anche la professoressa, nonché vicepreside, detta più propria-mente signora D’Arrigo sembrava voler esprimere tutta la sua felicità. Abbiamo giudicato noi. C’è chi cambia e c’è chi mantiene le tradizioni. Noi siamo tradizionalisti. Lo Spicilegio non ce lo toglie più nessuno! Questo numero sarà abbastanza lungo, quindi: 1) non basterà un’ora delle materie che noi studenti consideriamo noiose per leggerlo tutto e 2) non leggetelo durante l’ultima ora, meglio evitare uno shock anafi-lattico leggendo la ricetta delle creps alla nutella! Anna

Anno 5 , numero2

Febbraio 2010

SOM M AR I O Giorno della memoria 2

Annuario 3

Cuore e cervello 3

Letteratura 4

E-book 5

Face-book 6

Torino magica 7

Pubblicità 8

Badge 9

Mika vs Enya 10

Recensioni 11

Avatar 12

Teatro 13

Turismo responsabile 14

Sport 15

Giochi 16

Infine un enorme ringraziamento a Rossana new entry della redazione, che cura la parte grafica e che ha creato quel fantastico disegno sul numero precedente dov’eravamo tutti riprodotti alla perfezione grazie alla sua abile mano!

Liceo Scientifico “Ettore Majorana”

Cercala a pagina 12

LO SPICILEGIO

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Ricordare…dobbiamo tutti ricordare, consegnare alle nuove generazioni la memo-ria del nostro passato, soprattutto di quello più buio e vergognoso e fare in modo che la storia si tramandi nei secoli sempre ugualmente tremenda e sconcertante. È questa l’opinione comune, ciò che tutti sanno, cioè che è dovere di tutti sapere, ma perché è così importante? Perché è necessario ricordare piuttosto che dimen-ticare alcuni degli anni più vergognosi della nostra storia? È il giorno della memoria e come di consueto un pensiero è stato rivolto a quegli anni, a quella sofferenza, a quei volti così deformati e così poco umani che riem-piono i nostri archivi storici di tante foto e filmati…Al telegiornale è passato il soli-to servizio fatto di immagini, atroce testimonianza di ciò che è stato e da molte città d’Italia e non solo, sono partiti numerosi treni…Treni carichi di giovani con destinazione Cracovia e campi chiamati Auschwitz e Birkenau…Treni della memo-ria. Treni come vaccini che da anni hanno il compito di segnare in modo indelebi-le le vite di centinaia di giovani imprimendo nei loro occhi e nelle loro menti im-magini e verità che non potranno più essere rimosse. Tutto ciò sembra ormai solo una consuetudine, un qualcosa di dovuto e doveroso, ma è molto, molto di più. Come fare in modo che questo articolo non sia solo un’altra consuetudine, come fare in modo che non appaia solo uno dei tanti articoli d’obbligo sul giorno della memoria? È il giorno dopo il giorno della memoria, qualcuno a Roma appena svegliato si affaccia alla finestra, qualcun altro scende in strada per andare al lavoro o per andare a scuola. Tutti si trovano di fronte una serie di scritte fatte con la vernice nera. Sul selciato e sulle panchine, chiazze e spruzzi a forma di svastiche sbilen-che, scritte ingiuriose lungo i passaggi pedonali…Gli sguardi costernati di alcuni passanti sono evidenti, altri sono talmente abituati a episodi di questo genere che sembrano addirittura non vedere quella vernice, non farci caso. Abitudine è la parola chiave. Abitudine, assuefazione a quelle scritte e a quei simboli, indifferen-za che porta a non vedere più, a non stupirsi più, ad accettarli come facessero ormai parte del paesaggio che ci circonda. L’abitudine e l’assuefazione a slogan e propagande contro i “diversi”, gli “inferiori”, gli “sbagliati” ci hanno già ingannato una volta. Ai primi slogan ci si era scandalizzati, ai secondi ci si era indignati, ai terzi ci si era abituati. In quel mo-mento, quando si è stati indifferenti si è diventati spettatori e colpevoli di uno dei peggiori crimini contro l’umanità, non solo per il numero di vittime quanto per la scientificità di cui ci si è sforzati di ammantarlo e la meticolosità e determinazione con cui è stato preparato e portato a compimento. Siamo tutti consapevoli dell’in-fondatezza di quella scientificità e dell’assurdità delle tesi di cui il popolo nazi-fascista si fece portavoce eppure in un periodo in cui nessuno è più in grado di reagire, in cui l’indifferenza dilaga e si è sopraffatti dagli eventi, la parola “diversi” è più che mai attuale e più che mai pericolosa. È per questo che dobbiamo ricordare, è per questo che ognuno di noi almeno una volta nella vita dovrebbe visitare Auschwitz, non perché sia doveroso, ma per ri-cordare a cosa già una volta l’abitudine ci ha portati, per ricordare che non biso-gna mai abbassare la guardia, mai smettere di vedere, mai cadere nell’indifferen-za. Glo 5 C

Pagina 2

IL GIORNO DELLA MEMORIA…

Anno 5 , numero2

Legge del 20 lu-glio 2000 n° 211

“Istituzione del giorno

della memoria”

…diversi lo sia-mo tutti agli oc-chi di qualcun al-tro…

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Lo Spic i leg io

E’ stato deciso proprio così per l’anno scolastico 2009/2010: un annua-rio diverso dalla norma con un tema per ogni classe.

Vi posso suggerire delle idee? cowboy e indiani, antichi romani e alieni, nata-le e halloween, il bianco e il nero, paradiso e inferno, eschimesi e hawaiani, e chi più ne ha più ne metta! Dopo aver scattato la foto, dunque, si potrà mo-dificare lo sfondo e sostituirlo con un’ immagine fornita da voi o studiata da coloro che si occupano dell’annuario. Sono ben accetti gli aiuti di chi è in gra-do di usare programmi grafici, per non lasciare tutto il lavoro ad una sola persona!

Sbizzarritevi nella scelta del tema, sono sicura che quest’anno l’annuario sarà più atteso che mai… e sbrigatevi perché l’appuntamento con le foto è già la prossima settimana!

Chissà che quest’anno non arrivi, come sempre, l’ultimo giorno di scuola!

Pagina 3

Anno nuovo, annuario nuovo: basta con le solite foto banali.

C U O R E E C E RV E L L O

OCCHIO alla data! 19 febbraio 2010

appuntamento con le foto di classe

Il 19 dicembre, ultimo giorno di scuola prima delle vacanze natalizie, in Aula Magna, si è svolta un’attività ludico-culturale senza precedenti per il nostro isti-tuto. L’attività organizzata e promossa dalla prof.ssa Del Negro ha visto salire sul palco ex allievi del Majorana, studenti sia della sezione scientifica che tecni-ca che hanno dato prova di saper collaborare per la realizzazione di un progetto comune. A dare subito un senso allo spettacolo è salita sul palco Maria Anna D’Antuono, disabile, poetessa che da anni si batte attraverso programmi in ra-dio e televisione e attraverso i suoi versi perché i disabili siano visti come perso-ne con gli stessi sentimenti e le stesse emozioni di tutti. Ha recitato dei suoi ver-si e poi, con grande maestria nel padroneggiare un dialetto non suo, ha recitato “La Livella” di Antonio de Curtis (più noto come Totò) Vorrei rivolgere un ringraziamento alla prof.ssa Del Negro e quanti, a partire dai rappresentanti degli studenti, si sono prodigati per la riuscita dello spettaco-lo di dicembre. È stata data la possibilità ai nostri artisti di esibirsi e farsi cono-scere, ma soprattutto è stata data la possibilità di far emergere passioni e capaci-tà a cui non sempre la scuola dà spazio. Errori e debolezze non sono mancati, ma è la prima volta che l’ultimo giorno dell’anno non si risolve in una semplice e chiassosa abbuffata di panettoni e aranciata, ma in una attività organizzata e condivisa da tutti. Un ulteriore ringraziamento va agli studenti che hanno dato vita a un mercati-no i cui proventi, inizialmente destinati alla realizzazione di una scuola mater-na ad Haiti, sono poi stati dirottati, insieme ad una generosa donazione di abiti e scarpe agli abitanti di quest’isola martoriata dal terremoto.

Prof.ssa D’Arrigo

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Lo Spic i leg io

Amore proibito

Amore… Dolce amore… Mi piace sentire Il tuo odore Sulla pelle… Adoro Con il mio calore Farti fondere… Amo quando Col tuo sapore Mi sfiori le labbra… Sorrido mentre Ti mordicchio le punte… Acceso in me È sempre il tuo pensiero… quanti ricordi ci uniscono, e non mi stupisco! Così sensualmente scuro sei… E penso solo a te… Ti amo cioccolato

Margot

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Vogliamo dedicare questa pagina a coloro che sono capaci di dare voce alle emozioni. In questo numero riproponiamo l’ironia della nostra poetessa Margot e addirittura un romanzo scritto da una di voi

Crediamo che nella nostra comunità ci siano altre menti

leggiadre che possano donarci il frutto della

loro fantasia.

Quindi aspettiamo impazienti i vostri

contributi

R a g a z z i , g r a n d i n o v i t à a l M a j o r a n a ! Anzi UNA grande novità:è in arrivo un carico di libri! Sicuramente vi starete chiedendo cosa ci sia di nuovo in questi oggetti che riempiono biblioteche da secoli e che annoiano la maggior parte degli adolescenti. La novità sta nel-l'autore o meglio nell'autrice. Lei è una di noi. Una che gira per i corridoi del-la scuola pensando alla verifica appena finita e alla mole insormontabile di studio che l'attenderà nel pomeriggio. Ma in più ha un grande dono: la scrit-tura. Siete curiosi di sapere chi è ? Molti di voi avranno già indovinato. Lei è Anna Vallone, la nostra piccola grande scrittrice in erba! Purtroppo non pos-so svelare nulla della trama poichè severamente vietato, argomento TOP SECRET! Mi è concesso dire soltanto che è una autobiografia ricca di avven-ture e sventure tipiche degli adolescenti. Amori, delusioni, amicizie, conqui-ste, un caleidoscopio di eventi che ci faranno emozionare. Credo di aver detto abbastanza, adesso scopriamo e conosciamo Anna attraverso le pagine del suo libro. Carlotta 4 C

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Lo Spic i leg io

Questo è forse il futuro non molto lontano: non un futuro di ignoran-za e degradazione, bensì un futuro rivoluzionario. Risalgono al Medioevo i primi libri di carta in Europa, scritti a mano prima, poi stampati: eppure, dopo secoli di vita indubbia, ora i libri come li conosciamo noi sono in pericolo. I più informati sanno che già a Natale in Italia è uscito il primo e-book (o meglio e-book reader,) di ultima generazione, cioè un libro digitale: più che un libro dovremmo definirlo una copertina digitale, perché ci si possono scaricare dentro vari testi, acquistabili via internet. Questo potrebbe essere il futuro: in pochi anni gli e-book saranno in commercio in svariatissimi modelli di tutti i prezzi e chi lo sa, forse i libri cartacei saranno roba da museo, e i nostri figli li considereranno vecchi… perché ora noi studiamo coi libri, mentre loro avranno solo un e-book (niente libro d’arte di 600 pagine) e magari una lavagna e-lettronica (di cui esistono già dei prototipi)… forse manco avranno una cartella. Per ora si sa solo che nel corso de 2010 usciranno vari modelli; già a-desso copie digitali scaricabili di molti libri sono disponibili e nel futu-ro sia gli e-book reader sia i testi certamente aumenteranno, con buo-ne speranze di un auspicabile abbattimento dei costi. Per ora le copie cartacee rimarranno in vendita – e per un po’ le preferite – ma questa è una “lotta per il territorio”. Come i Macbook lottano costantemente con Window, la gente si schiererà o col nuovo o col vecchio, ma la sor-te sarà decisa dalle generazioni che nasceranno e che vivranno consi-derando gli e-book una normalità e non una novità. Purtroppo gli e-book reader per ora non hanno il successo sperato, forse per i prezzi o per la riluttanza al nuovo, ma comunque questo giovane mercato non si ferma e lotta a denti stretti contro il rivale car-taceo e anche quello digitale: forse non tutti sanno che esistono già da anni copie digitali di libri, semplicemente in formato diverso dall’e-book (il pdf, ad esempio). Il futuro è incerto: gli e-book reader saranno il futuro, o forse scompa-riranno e scopriremo che era solo una moda passeggera?

Mauro 2 B

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N IE NT E PIÙ LI BR I E LI BR ER IE IERI

OGGI

DOMANI?

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Una volta la vita era su un mondo solo. Adesso i mondi sono due: uno si chiama Terra, l’altro si chiama Facebook. Il primo è terreno, il secondo è platonico, universale. Ma la cosa sconvolgente è che i due mondi convivono, incredibilmente all’unisono. Ciò che non si può fare in uno si può fare nell’altro, si com-pletano come una coppia. E proprio come una coppia è costituita da individui distinti che, una volta, pote-vano vivere separati. La terra non aveva bisogno di Facebook, era padrona di se stessa. Se pensiamo all’amicizia che c’era prima, all’affetto che c’era prima, li vediamo ancora, ma incredibilmente sbiaditi, come cancellati con una gomma che ne lascia le tracce ancora per un po’. È arrivato Facebook adesso, schematicamente virtuale, rappresentativo, semplice, dove tutti siamo schematicamente noi stes-si. E scegliamo di esserlo. Non che adesso non ci siano più gli occhi che brillano, le mani che si intrecciano e la voglia di cono-scersi: le coppie innamorate hanno gli occhi che brillano, le amiche si tengono per mano ecc. Forse il problema è che, eccetto le volte che si è uno di fronte all’altro, tante, troppe volte gli occhi brillano dietro lo schermo, quel muro luminoso, schematizzato che esprime emozioni tra una faccina pre-impostata, qualche scritta significativa, qualche errore grammaticale, qualche errore di battitura. L’emozione passa lo stesso, attraversa lo schema, lo schermo, e fa brillare gli occhi mentre magari si è in pigiama, tranquillamente seduti sulla sedia a casa propria. Si può fare di tutto dalla propria postazione in pigiama: cancellare l’imbaraz-zo, chiedere un appuntamento, discutere con il proprio capo, con il proprio professore, litigare con il proprio fidanzato o la pro-pria amica, chiedere i compiti, farsi pubblicità, vendersi o svendersi. Forse, migliaia di anni fa si sarebbe gridato al miracolo. Sarà, ma miracolo o no, abbiamo trovato un modo per viziarci, per avere tutto e subito o per ottenere quanto vogliamo. Il vero miracolo nato su Facebook è quello che veramente manca nella vita terrena: il tempo. Si ha il tempo di fare tutto, di rispondere o no, di avere l’ultima parola, di corteggiare, di discutere, di parlare male, di parlare bene, di pensare. Non è mica così facile la vita terrena quando si tratta di relazionarsi, quando ci si trova aggrovigliati in discorsi contorti e non si riesce a pensare. È probabile che non si sappia ancora se tutto questo possa essere dannoso o no, perché fino a quando le cose piacciono, il male non si sente. O magari Facebook non provocherà nemmeno un male di chissà quale intensità, magari è solo un nuovo mondo da alternare con quello terreno, dove fare per una volta, davvero tutto ciò che si vuole. Fine. Magari non è giusto nean-che paragonare l’amicizia e l’affetto reali con tutto ciò che avviene su Facebook. Forse quella su Facebook, è una continuazio-ne di un’amicizia già esistente o il vano tentativo di farne nascere di nuove senza timidezza, illudendosi che una volta rotto il ghiaccio, dopo essersi fatti forza su un computer, lo stesso possa capitare anche appena ci si guarda negli occhi la prima volta. Un mondo di vizi insomma, e di illusioni; ricerchiamo la via più facile per fare tutto. Perché dietro lo schermo tutto è più facile, tutto si può fare. E nascono proposte d’amore, confessioni mai confessate, imbarazzi mai esistiti, liti scoppiate, riappacificazioni attese. Senza guardarsi negli occhi, come se l’importante fosse solo non far vedere agli altri chi siamo, ci lanciamo così sullo schermo che schematizza quello che siamo in quattro righe, dove la nostra vita privata non è più privata. Forse è davvero questo che non conta: la vita privata, e forse è davvero questo che conta: i sentimenti. Ma forse, ancora più contano le dimostrazioni, l’attesa, il coraggio. Il coraggio porta avanti le relazioni, le rende forti, il coraggio di guardarsi negli occhi dicendosi tutto. Le relazioni sono complicate, che ci piaccia o no. Ecco allora che le relazioni nate su Facebook, prive di incontri reali ma solo virtuali, sono all’apparenza perfettamente consolidate perché assolutamente prive di imbarazzo e incertez-ze ma allo stesso tempo platoniche e ritoccate dalla riflessione che precede la scrittura; sono senza imbarazzo, senza timori e paradossalmente più deboli. Opinioni contrapposte litigano continuamente: c’è chi odia Facebook, c’è chi lo ama; chi dice che aiuta a socializzare, chi dice che rinchiude le persone in casa socializzando più con il pc che con l’esterno. C’è chi lo considera una droga, chi sostiene di riuscire ad utilizzarlo solo come passatempo ogni tanto. C’è addirittura chi sostiene che Facebook rubi l’anima. Insomma, decidere da quale parte stare non è facile, ma una cosa appare certa: questi due mondi, almeno per il momento, non sembrano davvero in grado di separarsi, non lo vogliono. Anna Vallone 4 F

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COSE DELL’ALTRO MONDO! Anno 5 , numero2

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Lo Spic i leg io

C’è un’altra Torino, sconosciuta a tante persone, non la classica Torino con bellissi-mi palazzi e monumenti, ma una città che vanta antiche tradizioni esoteriche. Innanzi tutto gli studiosi in materia pongono Torino al vertice di due triangoli geogra-fici: quello della magia bianca che la unisce a Praga e a Lione, quello di magia nera che la collega a Londra e a San Francisco. Considerata il vertice del culto massonico e del satanismo europeo, per via del trian-golo di energia nera, la Torino sotterranea tra cunicoli, passaggi e rifugi segreti, ha dato protezione a Cagliostro e Nostradamus. Infatti, quest’ultimo giunse a Torino nel 1556 e su un manoscritto troviamo:

“Nostradamus ha soggiornato qui, dove c’è il Paradiso, l’Inferno e il Purgatorio. Io mi chiamo Vittoria.

Chi mi onora avrà la gloria, chi mi disprezza avrà la rovina intera” Parole forti no? Paradiso, Inferno e Purgatorio, magia bianca e magia nera. Che legame hanno queste cose con la nostra città, che secondo un’antica leggenda, è stata fondata dagli egizi sull’incrocio tra il Po e la Dora? In piazza CLN troviamo le due fontane che rappresentano i fiumi, la Dora che rappresenta la Luna, la parte femminile, il Po che rappresenta il sole, la parte maschile; non a caso, questo è il luogo in cui il padre dell’horror Dario Argento ha girato numerose scene di “Profondo Rosso”… ma non solo, Torino è stata scelta per tanti film. Chissà perché… Torino è allineata sul 45° parallelo, indicato dalla Fontana del Fréjus in piazza statu-to che è considerato uno dei punti più negativi della città. Leggende narrano che la statua davanti alla Gran Madre indichi il luogo in cui sono nascosti i segreti del Santo Graal, non a caso i Templari avevano una sede al castel-lo di Moncalieri. Il nostro duomo custodisce una delle reliquie più ambite e prestigiose della religione cristiana: la Sacra Sindone, per proteggere la quale sono morte tantissime persone ed è un potente talismano della magia bianca. Torino ha molti vanti. Ma non finisce qui… Oltre al Museo Egizio, secondo solo a quello del Cairo, sotto Palazzo Madama trovia-mo la “Gotta Alchemica”, sede i misteriosi alchimisti medioevali; la tradizione occul-ta dice che sono punti di contatto tra la dimensione corporea e conosciuta e quelle non materiali… In via Bonelli 2 c’era la casa del boia di Torino; passandoci davanti la gente supersti-ziosa sputava sulla porta per allontanare la sciagura. Il panettiere vendeva al boia il pane al rovescio, ovvero dove simbolicamente siede il Diavolo. Non era una figura molto apprezzata… non poteva neanche essere sepolto in terra consacrata. L’unica esorcista donna di Torino fu Enrichetta Naum che risiedeva in via Cappel Verde, mentre gli esorcisti maschi furono sei. Verità o sciocche superstizioni? Voglio chiarire: Torino non è una città satanica! Gli sciocchi parlano troppo sull’occul-to, le persone fragili ne hanno paura, ma non ce n’è motivo. Però non crediamo solo a quello che ci dice la testa. Apriamo gli occhi e il cuore. Scopriremo così un nuovo volto della nostra bellissima città.

Bruno Eva 1 G

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MAGIA A TORINO?

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Lo studente scende dal pullman, capello sparato, inciampando nei pantaloni rigorosamente a vita bassa, sotto le suole. Sguardo al cellulare — guai avere l’orologio — è tardi. Comincia a correre goffamente ciabattando (non sia mai avere le scarpe allac-ciate) verso il cancello del liceo: incontra Marta della II C. Un rotolo di ciccia, da eccesso di merendine e pomeriggi davanti alla tv, le balla sotto la giacca chiusa fino al mento avvolto da una sciarpa. Uno sconosciuto ventenne pone loro fra le mani un invito per una serata in discoteca, non si può mancare, c’è Dj Prezioso. Un uomo molla ai primini un album dei Calciatori. Dribblano l’assillante pani-naro che propone il suo panino speciale. Marta inciampa nel cartellone dei gelati di una nota marca nazionale, si rialza perdendo i volantini e continua il suo tragitto. Si dirigono in cortile per una sigaretta di marca americana “il fu-mo nuoce gravemente alla salute”. Poi vanno al bar e comprano una merendi-na reclamizzata sui muri mentre i prof sorseggiano il caffè della marca scritta a caratteri cubitali sul bancone. Ma la marca delle mutande del ragazzo in co-da è pubblicità occulta? Lo pagano o è lui che paga le mutande? Manifesti, volantini, gadget e omaggi vari offerti nelle scuole: come si possono tutelare bambini e ragazzi dalla sempre più ostinata pubblicità? Spesso si vedono promoter distribuire davanti alle scuole volantini pubblicitari agli studenti e nel peggiore dei casi, regalare ai bambini delle elementari figu-rine e album per invogliarli a iniziare una nuova collezione…manipolazione mentale? In America gli sponsor sono attivi nelle scuole dal 1990: a che scopo? Conqui-stare il mercato degli adolescenti, pratica molto diffusa anche in Svizzera in cui lo sponsor della Coca-Cola e della Pepsi domina all’interno delle mura sco-lastiche. Il rischio è che le scuole, da ormai troppo tempo tappezzate di volantini e pub-blicità, diventino, senza che ce ne accorgiamo, sempre più simili ai luoghi vir-tuali frequentati dai giovani (tv, internet). Le famiglie, per prime, dovrebbero essere in grado di dire “no” sia all’eccessi-vo utilizzo di tv e internet, sia alle esagerate richieste dei loro figli, per i quali le risposte negative sono difficili da accettare perché essi, se non possiedono l’hi-tech di moda, si sentono diversi, inferiori, non accettati. Ma i fermi no dei genitori, se davvero spiegati, sono positivi perché preparano i figli a difendersi da un mondo di consumismo, sfruttamento, profitto e mani-polazioni delle menti. Poiché la società industriale promuove modelli di consumo sempre più allarga-to, i giovani divengono vittime inconsapevoli della pubblicità e si ritrovano schiavi dell’avere, del possedere, per essere qualcuno, per non sentirsi degli “sfigati”. Il compito dei genitori quindi si fa arduo nell’educare i propri figli, af-fermare i propri no sembra privare i ragazzi della possibilità di essere come gli altri. Solo se scuola e famiglia collaborano, si può tentare di arginare la dila-gante dipendenza dal possedere. Accettando la pubblicità, la scuola abbassa la testa all’evidente cambiamento dei giovani verso una realtà sempre più consumista e materialista, ovvero tut-to il contrario di quello che il mondo dell’istruzione e le famiglie dovrebbero trasmettere ai giovani e giovanissimi.

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PUBBLICITA’: PROGRESSO O REGRESSO?

Ma la marca d e l l e mutande del ragazzo in c o d a è p u b b l i c i t à occulta? Lo pagano o è lui che paga le mutande?

Anno 5 , numero2

L’articolo è stato scritto da

Bruno Eva e Elia Lucrezia

1 G

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Lo Spic i leg io

Non è certamente una novità che la tecnologia stia man a mano occupando sempre più spazio nei nostri ambienti. Strade, case, cinema, centri commer-ciali … e tra poco anche scuola! Ebbene sì! Sui giornali sono comparsi nelle ultime settimane alcuni esempi di questa svolta, sebbene varie scuole, incluso il nostro liceo, si siano da un po’ più di tempo informate. Caratterizzeranno la scuola del XXI secolo i badge, ovvero degli apparecchi tipici delle aziende che hanno lo scopo di registrare gli orari di entrata e di uscita delle persone per mezzo di una tessera magnetica; nell’ambito scola-stico invece si prevede più che altro di rilevare ad una tale ora le assenze at-traverso una penna elettronica, e di inviare sms ai genitori degli alunni as-senti; queste misure mirano soprattutto alla diminuzione e alla segnalazione dei ritardi alle famiglie degli allievi. Molti studenti accolgono queste nuove procedure con riluttanza, sentendosi presi, insomma, in trappola: eppure se il mondo della scuola, e specialmente un liceo, deve iniziare a proiettare uno studente verso il mondo del lavoro, bisogna anche imparare a prendersi le proprie responsabilità e iniziare a ra-gionare “da grande”! Toccherà quindi lasciarsi alle spalle la tanto amata formula “scusi prof, il pullman ha avuto un guasto” per chi con questa pensava, e riusciva, a saltarsi una noiosa prima ora di scuola!? In effetti sì! Se prima quindi agli studenti bastava ancora solo una piccola bugia, oggi per saltare scuola bisognerà rivolgersi agli hacker! Elena 2 B

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A IU TO ! L A S CU OL A S 'È AG GI OR N ATA !

SOLUZIONI DELLA PAGINA DEI GIOCHI DEL NUMERO PRECEDENTE

DITLOIDI:

80 G in G per il M= 80 Giorni in Giro per il Mondo

1440 M in un G= 1440 Minuti in un Giorno 10 D in un P di G= 10 Dita in un Paio di Guanti

DEFINIZIONI LETTERARIE:

RAPE “FORZA 9”= CIME TEMPESTOSE GIOCONDA POSTALE= IL CODICE DA VINCI

POLITICA CONTRO I SALARI= MISERY NON DEVE MORIRE

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Nato il 18 agosto 1983 a Beirut, Mika vive la sua infanzia diviso tra Libano, Francia e Gran Bretagna. Si trasferisce a Parigi da piccolo a causa della guerra e del rapimento del padre, a Londra all’età di 9 anni. La sua adolescenza è segnata da grandi difficoltà nei rapporti con i suoi coetanei a causa di un problema di disles-sia, superata a 17 anni. Diventa pian piano famoso con alcuni suoi bra-ni postati su MySpace e inizia la sua carriera con la “Island Records” pubblicando il suo pri-mo album Life in Cartoon Motion. Grazie ai suoi falsetti di Grace Kelly viene pa-ragonato a Freddie Mercury per la somiglianza vocale e per l’altezza delle ottave che entrambi riescono a raggiungere. La sua eccentricità diventa palese con il suo primo singolo estratto dal recente album The boy who knew too much. Nel video di We are golden si vede il cantante che balla in mezzo alla sua stanza in biancheria intima “in onore a tutti gli anni dell’-adolescenza in cui Mika ballava da solo nella propria cameretta”. Il cantante è ora nelle top ten di tutto il mondo grazie a Rain e ad un ritor-nello orecchiabile e ad un videoclip molto sug-gestivo.

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L’irlandese Enya è la nona cantante femminile per vendita di album negli Stati Uniti secondo la RIAA (Recording Industry Association of America) con 26,5 milioni di copie. Nasce nel 1961 a Gweedore in una famiglia di musicisti e lavora per molto tempo con i fratelli in una band di musica molto particolare. I primi passi li muove creando la colonna sonora del documentario The Celts, che viene inclusa nel suo primo album che non ottiene però un grande successo. La svolta è nel 1988 con Watermark e in particolare con uno dei suoi singoli più conosciuti e amati, Orinoco Flow. Nel 1991 viene pubblicato Shepherd Moons, album che le permette di vincere il suo primo Grammy Award come Best New Age Album e da cui si può ascoltare Caribbean Blue, altro grandissimo successo. Con una scansione quinquennale quasi regolare, negli anni successivi pubblica altri album per i quali vince ben 4 Grammy. Tra i brani più noti ricordo Anywhere Is, Trains and Winter Rains e May it be, colonna sonora de Il signore degli anelli.

MIKA-ENYA

Questi due grandi artisti, differenti per genere musicale, sono accomunati dalla NATURA. In Enya essa diventa la protagonista incontrastata: l’ascoltatore si perde nelle note celestiali che descrivono lo scorrere sinuoso del fiume venezuelano Orinoco, la contemplazione della natura in Anywhere Is o il percorso della vita in On My Way Home. Mika invece difende la natura dell’uomo. In Grace Kelly è presente la denuncia ai cantanti che cambiano stile per diventare famosi e più in generale a tutti coloro che seguono la moda per essere ben accetti (“I could be brown / I could be blue / I coluld be violet sky /(…)/ Why don’t you like me?”). In We are golden invece scrive “chi se ne frega della famiglia da cui provieni, stavo scappando da quello che dicevi” e inneggia a suon di pop music, contro i pregiudizi della società contemporanea, “noi non siamo chi tu pensi noi siamo, siamo oro, siamo oro”. Marco IV D

Anno 5 , numero2

Michael Holbrook Penniman Jr. contro Eithne Patricia Ní Bhraonáin, scontro epico anche a partire dai nomi. In realtà si tratta di Mika ed Enya, due artisti di generi musicali comple-tamente diversi.

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Lo Spic i leg io

Con i loro suoni punk e ritmiche ska hanno già conquistato la maggior parte dell’-Europa. Cresciuti in un quartiere povero di Madrid, questi ragazzi si sono uniti nel ’94. Non hanno visto il successo fino all’esordio del secondo album, “El vals del obre-ro”(1996); dopo un momento di crisi nel 2005, sono tornati con “Lágrimas Y Go-zos (2008)” e accolti calorosamente dai fan, iniziando poi un grande tour attraver-so l’Europa e l’America latina. Nelle loro canzoni, ricche di energia e ritmo, accompagnate da testi pieni di senti-mento, particolarmente anti-fascisti e no-global si alternano in modo perfetto i suoni distorti del punk e quelli puliti e ripetuti dello ska, dando anche spazio ad assoli semplici ma molto piacevoli all’ascolto. Per tutti coloro che ingenuamente (e li perdoniamo) non hanno mai sentito il loro nome, consigliamo questi fantastici pezzi: “Estampida” ”El vals del obrero” “El nino soldato” “Cannabis”. Sappi e La Maggy

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AAA CERCASI RISPETTO PER LA NATURA

RE CE N SI T I P E R VO I …

Titolo: PANE E TEMPESTA Autore: STEAFANO BENNI Editore: FELTRINELLI – I Narratori Prezzo: 16,00 €

Un anno dopo la sua ultima pubblicazione, è uscito nell’ottobre 2009 l’ultimo lavoro di Stefano Ben-ni. Si tratta di Pane e tempesta, romanzo che sviluppa il tema delicato dello sviluppo sostenibile. Come nella maggior parte dei suoi scritti, sono presenti alcuni capisaldi dell’autore bolognese: si possono quindi trovare la descrizione di situazioni così strane da sembrare quasi verosimili, l’amore per le digressioni e l’utilizzo anche del linguaggio colloquiale e gergale. La trama è molto semplice: è la lotta di un piccolo paese fuori dal mondo, Montelfo, e i suoi abitanti contro la costruzione di un centro commerciale. Tocca a Nonno Stregone, Trincone Carogna, Ispido Manodoro, Simona Bellosguardo, Maria Sandokan e ai giovani Piombino e Alice salvare il Bar Sport dove tutti insieme passano serate a raccontare di vecchie storie di vecchi concittadini. Già i nomi dei protagonisti fanno intendere la stravaganza di questi individui molto diversi tra di loro ma accomunati dall’amore per il loro paese natio, insieme a episodi esilaranti come la guerra culinaria tra i cuochi Sofronia e Rasputin a colpi di “Torta di mirtilli con liquore di erba Tunsaispas” e “Risotto di rane zoppe” o l’esaltazione del segugio Fen il Fenomeno. Sull’altro versante c’è invece l’imprenditore Settecanal che vuole a tutti i costi deturpare l’ambiente incontaminato di Montelfo all’insegna della globalizzazione con l’utilizzo di gru descritte come mostri meccanici. Benni riesce ad affrontare in una maniera piacevole e divertente un argomento molto dibattuto in questo periodo storico, in cui l’arricchimento personale è preferibile al rispetto dell’ambiente Marco 4 D

Hombres de Madrid…

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Bello, spettacolare, impressionante: questi sono i classici aggettivi che avete sen-tito, sentite e sentirete nelle recensioni e dalle persone che hanno visto il nuo-vissimo film di James Cameron: “AVATAR”. Molti film sono stati definiti con questi attributi; ma cosa allora lo rende diver-so? Lo rende diverso l’alta qualità dell’immagine; uno stupefacente collage di scene diverse d’azione, di suspence, d’amore; lo spettacolare intreccio tra scene girate dal vivo ed altre create a computer e soprattutto gli anni di duro lavoro per la sua preparazione. Infatti l’ultimo film di questo regista risale a prima del duemila (“Titanic” ha incassato cifre record proprio come Avatar) e pare ap-punto che il regista abbiamo lavorato per anni col suo team a questo capolavo-ro. Addirittura la lingua degli indigeni di Pandora è un vero sistema linguistico inventato ad hoc e non un ammasso di versacci inventati. Un film strano: milioni di incassi in tutto il mondo, il più atteso del 2010, eppu-re è soggetto a molte critiche, soprattutto americane, per la sua posizione anti-militarista (vera o presunta?). Inoltre pare che i na’vi (gli abitanti di Pandora), gli animali e molti paesaggi siano stati plagiati da un film italiano: “Aida degli albe-ri”. In effetti alcune immagini messe a confronto sono praticamente identiche: semplice citazione o plagio ad arte? In realtà il regista italiano ha dichiarato di sentirsi anzi onorato se il celeberrimo e pluripremiato James si è ispirato a un suo film... Chissà se la pensa allo stesso modo la sua casa di produzione. Per tutti quelli che ancora non sono stati al cinema: non dovete aspettarvi un film di pura azione, ma vi garantisco che non vi deluderà: pare che Avatar sia capace di conquistare anche i più scettici. Ma lascio a voi decidere. Mauro 2 B

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V IS T O PE R VO I : AVATAR DI J. CAM ERO N

Anno 5 , numero2

Rossana 4 D

Da questo numero iniziano le strisce di MUSHI create per noi da Rossana, autrice della pagina dedicata alla redazione nel primo numero.

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Lo Spic i leg io

Il Tartufo di Moliere al Carignano (Eliana IV C) Truffe, tartufo, nell’antico francese indicava il tubero apprezzato in gastro-nomia e, in senso metaforico, una persona disonesta. Su questo etimo si innesta il termine tartuffe, con gli stessi significati di truffe, ma in senso figurato. E Tartufo è anche il protagonista della commedia di Molière . Con-siderata commedia sull’ipocrisia per eccellenza, resta un capolavoro immu-tato nel tempo. Se l’ipocrisia è la divergenza fra l’essere e la volontà di sembrare, Tartufo non è da considerarsi in questa categoria. Egli è sempli-cemente un arrivista, che usa l’ipocrisia come strumento per raggiungere i propri scopi. Figlio di povera gente, è un “tartuffe”, e non ha molta scelta, soprattutto quando comprende che proporsi come moralizzatore nelle case dei borghesi può essere un ruolo vantaggioso, soprattutto quando non si hanno altri talenti da offrire. Tartufo si propone quindi come consulente nell’ambito della falsa devozione e accalappia il ricco Orgone , a sua volta irretito dal sogno di imporre in famiglia un ordine morale che contrasti la decadenza dei tempi. L’elemento Orgone è dunque l’humus nel quale può crescere la pianta di Tartufo: è indispensabile perché il meccanismo ingra-ni; si affida, infatti, totalmente nelle mani del protagonista nel tentativo di arginare la ribellione dei figli, evoluzione di una società nella quale non si sente inserito. Un’unica cosa manca a Tartufo, alla sua intelligenza. Gli manca la grande gioia di struggersi che è dei veri protagonisti. E, forse, la sua ipocrisia è proprio questa: la coscienza di una viltà, di una miseria mo-rale. La coscienza di una finzione, che porta all’eterno dibattito fra il vero e il falso. I protagonisti, di superba spiccatezza di stile, impeccabili nell’umorismo, hanno saputo rendere al meglio il polveroso cimelio della storia teatrale, rendendolo fresco e per nulla noioso. Da rifarsi gli occhi.

È domenica, piove, e l’unico rifugio è Palazzo Barolo, in centro. È così che, un po’ per caso, abbiamo scoperto il museo Omote, dove si è appena conclusa una esposizione delle maschere del teatro giapponese “Nō”; decisamente una bella combinazione! Con la modica spesa di 1 euro abbiamo potuto immergerci in un ambiente di luci soffuse, a ritmo della tradizionale musica Nō-gaku, mentre un video all’entrata introduceva lo spettatore ad una storia che si sviluppa nel cor-so di tutta la mostra. Il teatro Nō non è sola rappresentazione scenica: la vicen-da, gli attori, le maschere, la musica, la scenografia e il pubblico sono tutti tas-selli fondamentali di un mosaico simbolico e ritualistico che ha radici antiche, e in cui lo spettatore deve essere consapevole di trovarsi di fronte a una trama teatrale che può rapportare a se stesso e alla sua vita. Le Omote, ovvero le ma-schere, sono piuttosto piccole e spesso non coprono interamente il volto. A cau-sa della visuale ridotta, l’attore non può distinguere il proprio corpo, deve quindi liberarsi della propria visione egoistica delle cose e annullarsi dietro la masche-ra. Il Giappone negli ultimi anni sta pian piano emergendo dall’anonimato e ha molto da offrire, oltre a sushi e manga: basta la curiosità da parte nostra di “smascherare” questa affascinante cultura.

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METTI UNA SER A A TEATR O . . .

I L T E A T R O NŌ A L M U S E O O M O T E ( E L I A N A I V C )

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Vi è mai capitato di aver fatto un viaggio stando seduti dietro ai banchi di scuola? Immagino già la risposta: “ Sì, sempre! Quando l’insegnante spiega”. E invece, in questo caso, non era l’insegnante a spiegare ma un simpatico ragazzo a farci gio-care. Questo giovane uomo fa parte di una ONG che ha sede a Torino la quale si occupa, tra tanti altri, di un progetto chiamato “ Turismo Responsabile”. Dietro queste due parole si nascondono delle idee, dei progetti che dovrebbero riguarda-re tutti: il rispetto e la salvaguardia dell’ambiente e in particolare dell'ecosistema e della biodiversità; rendere minimo l'impatto ambientale delle strutture e delle atti-vità legate al turismo; il rispetto e la salvaguardia della cultura tradizionale delle popolazioni locali; rendere le popolazioni locali partecipi della gestione delle impre-se ecoturistiche;e ancora altro. Detto così potrebbe sembrare noioso e retorico. Invece tutte queste cose si sono concentrate in due giochi insoliti e divertenti: un breve ed esilarante cartone animato all'interno del quale vengono sottolineate le differenze e le conseguenze di un viaggio comune ed uno responsabile; un video di una esperienza coerente con queste idee, dove anziché fare il bagno in spiagge affollate dai turisti si scoprono lidi incontaminati; dove si sostituisce la solita gita pilotata dall'albergo, con una passeggiata alla scoperta della natura e delle abitu-dini locali. Sicuramente non si usufruisce di comfort come l'aria condizionata o l'i-dromassaggio in stanza, ma tutto questo viene ampiamente compensato dalla cal-da accoglienza di quelle famiglie che mettono a disposizione una delle loro stanze e condividono con gli ospiti la loro quotidianità. I nostri incontri adesso sono finiti ma per noi questa esperienza continua. Infatti molto probabilmente partecipere-mo ad un concorso (avente sempre questo tema) dove potremo sbizzarrirci in vide-o e molto altro. Potrete fare anche voi questa esperienza con il consenso degli insegnanti. Carlotta 4 C

Ingredienti: 200 gr di farina 50 gr di burro

4 uova 500 ml di latte

sale (per farle salate) zucchero a velo (per farle dolci)

Preparazione:

Unire farina, zucchero, burro, uova e latte in una ciotola. Con uno sbattitore mescolate gli ingredienti fino a farli diventare un composto liquido eterogeneo.

Mettere sul fuoco una padella o, per chi l’avesse, un’apposita piastra per crêpes. Aggiungete nella pentola una noce di burro.

Quando il burro è sciolto introducete un mestolo dell’impasto precedentemente preparato. Lasciate cuocere 2-3 minuti (fino a quando movendo la pentola la crêpe la pentola si muove) e girate.

Togliete la crêpe dalla pentola e farcitela a vostro piacimento.

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Dopo una giornata faticosa, uscita alle 2, con magari un’ora di educazione fisica, zero voglia di mettersi a cucinare, finite le pizze da Gianni, cos’è meglio di una crêpe rapida e semplice da cucinare?!

Ecco una ricetta dal nostro chef Francesco di 2°C.

TURI S MO RE S PON S A BI LE Anno 5 , numero2

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Quest’anno il torneo d’istituto di basket si è svolto in quattro giornate con la partecipazione di 9 squadre fra gli studenti del biennio. La 2^E è arrivata in finale con la 1^C e, anche quest’anno, ha confermato il titolo con un punteggio totale di 26 a 18. Il terzo posto è stato conquistato dalla 1^E, che ha vinto contro la 1^G per 20 a 14. La classica partita “tre contro tre” ha visto una grande partecipazione di pubblico che ha applaudito il buon livello tecnico delle squadre in campo. Venerdì 15 gennaio si è concluso il torneo di pallavolo del biennio che ha visto classificarsi al primo posto la 1^E, al secondo la 1^C, mentre si è classificata terza la 1^G. Il torneo per il triennio, invece, inizierà il 22 gennaio. Il torneo di calcetto del biennio ha visto scontrarsi in finale la 2^E e la 2^A. La 2^E ha dominato la partita vincendo 6 a 2. Nell’istituto si è svolta la fase iniziale della corsa campestre in cui sei ra-gazzi, per ogni categoria, si sono guadagnati l’accesso alla fase zonale che si è svolta al parco della Pellerina il 2 dicembre vedendo allievi, allieve e juniores femminile qualificarsi quarti, mentre gli juniores maschili si sono qualificati ottavi. Per quanto riguarda la fase provinciale, sempre alla Pelle-rina il 9 dicembre, le allieve si sono qualificate dodicesime, gli allievi quarti, le juniores femminili decime e gli juniores maschili diciannovesimi.

Eliana, Lucrezia & Martina 1^G

Dal 22 febbraio al 3 marzo, si terrà la sesta edizione della fiera del cioccolato a Torino “CioccolaTò”.

Da marzo 2010 si terrà il “Cinque Du Soleil”. Giovedì 4 Marzo si terrà: al Teatro Politeama “Geppi Cucciari In

Scena” spettacolo comico diretto dalla stessa Geppi Cucciari e al Teatro Colosseo il concerto della tanto amata Alessandra Amoroso, vincitrice di Amici.

Giovedì 25 Febbraio a Torino si terrà il concerto di J-Ax al Teatro Della Concordia.

Sabato 27 Febbraio in Strada Castello Di Mirafiori 346 a Torino si terrà il concerto dei 10135 il cui batterista viene al Majorana in 2°C. (Giovanni Castellano)

A cura di Elly e Maggy 2°C.

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LA PAG I N A DE LL O SPORT

EVENTI Febbraio 2010:

Da non perdere !

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Liceo s cient i f ico “Ettore Maj ora na ” CATENA DI PAROLE

Lo scopo del gioco è allineare le parole date per formare una catena di senso compiuto attraver-so associazioni d’idee. Es. Gallina → Vecchia → Signora → Giallo Valgono modi di dire, parole con più significati e simili. Buona fortuna!!!!

VELINA - BANDIERA - PILOTA

- ELISABETTA - DENTE - PUNTATA - TRICOLORE - CARTA - MASSA - REGINA - PASTA - SOLDI - MOLARE - SCACCHI

VELINA

Siamo su internet: a colori

www.majoranatorino.it

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giochi