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O F F E R T A L I B ERA - W W W . F U O R I B INARIO.ORG - SPED. ABB. POSTALE ART. 2 COMMA 20/CL 662/9 6 - F I R E N Z E - GIORN A L E D I S T R ADA - AUTOGESTITO E AUTOFINANZIATO - N. 174 GIUGNO 2015 - Ogni diffusore di Fuori Binario deve avere ben visibile il cartellino dell’autorizzazione come quello qui accanto. Il giornale ha un costo di 0.90 centesimi per il diffusore che così contribuisce alle spese di stampa e redazione viene venduto a offerta libera che (oltre il costo dei 0.90 cent.) è il suo guadagno. Non sono autorizzate ulteriori richieste di denaro.

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fuori binario 174 giugno 2015 giornale di strada di firenze

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OFFERTA LIBERA-WWW.FUORIBINARIO.ORG-SPED.ABB.POSTALEART.2COMMA20/CL662/96-FIR

ENZE-GIORNALE

DI STRADA - AUTOGESTITO E AUTOFINANZIATO - N. 174 GIUGNO 2015 -

Ogni diffusore di Fuori Binario deve avere ben visibile il cartellino dell’autorizzazione come quelloqui accanto. Il giornale ha un costo di 0.90 centesimi per il diffusore che così contribuisce allespese di stampa e redazione viene venduto a offerta libera che (oltre il costo dei 0.90 cent.) è ilsuo guadagno. Non sono autorizzate ulteriori richieste di denaro.

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PER NON PERDERSI • PAGINA 2

CENTRI ASCOLTOINFORMAZIONI

A.S.S.A. (Ass. Speranza Solidarieta AIDS): ViaR. Giuliani, 443 Tel. 055 453580C.I.A.O. (Centro Info Ascolto Orientamento)Via delle Ruote, 39 - orario 9,30-13, pome-riggio su appuntamento - Tel. 055 4630876,[email protected]: Via Faentina, 34 - Tel. 05546389273 lu. ore 14-17, mer. e ven. ore 9-12 per gli stranieri; tel. 055 4638 9274, mar.e gio. ore 9-12 per gli italiani.CENTRO ASCOLTO CARITAS: Via Romana, 55- Lun, mer: ore 16-19; ven: ore 9-11.CENTRO ASCOLTO CARITAS: Via San France-sco, 24 Fiesole - Tel. 055 599755 Lun. ven. 9-11; mar. mer. 15 -17.PROGETTO ARCOBALENO: V. del Leone, 9 - Tel.055 288150. SPORTELLO INFORMATIVO PERIMMIGRATI: c/o Circolo arci “il Progresso”Via V. Emanuele 135, giovedi ore 16 - 18,30.CENTRO AIUTO: Solo donne in gravidanza emadri, P.zza S. Lorenzo - Tel. 055 291516.CENTRO ASCOLTO Caritas Parrocchiale: Via G.Bosco, 33 - Tel. 055 677154 - Lun-sab ore 9-12.ACISjF: Stazione S. Maria Novella - binario 1- Tel. 055 294635 - ore 10 - 12:30 / 15:30 -18:30.CENTRO ASCOLTO: Via Centostelle, 9 - Tel. 055603340 - Mar. ore 10 -12.TELEFONO MONDO: Informazioni immigrati,da Lun a Ven 15- 18 allo 055 2344766.GRUPPI VOLONTARIATO VINCENZIANO:Ascolto: Lun. Mer. Ven. ore 9,30-11,30. Indu-menti: Mar. Giov. 9,30-11,30 V. S. Caterinad’Alessandria, 15a - Tel. 055 480491.L.I.L.A. Toscana O.N.L.U.S.: Via delle Casine,13 Firenze. Tel./fax 055 2479013.PILD (Punto Info. Lavoro Detenuti): Borgo de’Greci, 3.C.C.E. (Centro consulenza Extra-giudiziale):L’Altro Diritto; Centro doc. carcere, devianza,marginalita. Borgo de’ Greci, 3 Firenze. E-mail [email protected] DI LOTTA PER LA CASA: Via Pal-mieri, 11r Tel./fax 2466833.SPAZIO INTERMEDIO: Via Palazzuolo, 12 Tel.284823. Collegamento interventi prostitu-zione.CENAC: Centro di ascolto di Coverciano: ViaE. Rubieri 5r - Tel.fax 055/667604.CENTRO SOCIALE CONSULTORIO FAMILIARE:Via Villani 21a Tel. 055/2298922.

ASS. NOSOTRAS: centro ascolto e informa-zione per donne straniere, Via del Leone, 35- Tel. 055 2776326PORTE APERTE “ALDO TANAS”: Centro di ac-coglienza a bassa soglia - Via del Romito -tel. 055 683627- fax 055 6582000 - email:[email protected] AIUTO FRATERNO: centro d'ascolto,distribuzione di vestiario e generi alimentaria lunga conservazione, Piazza Santi Gervasioe Protasio, 8, lun.- ven. ore 16-18, chiuso inagosto, max 10 persone per giorno.

CENTRI ACCOGLIENZA MASCHILI

SAN PAOLINO: Via del Porcellana, 28 - Tel.055 294707 (informazioni: CARITAS Tel.4630465).ALBERGO POPOLARE: Via della Chiesa, 66 -Tel. 211632 - orari: invernale 6-0:30, estivo6-1:30. 25 posti pronta accoglienza.SUORE "MADRE TERESA DI CALCUTTA": ViaPonte alle Mosse, 29 - Tel. 055 330052 -dalle 16:30, 24 postiCASA ACCOGLIENZA "IL SAMARITANO": Perex detenuti - Via Baracca 150E - Tel. 05530609270 - fax 055 0609251 (riferimento:Suor Cristina, Suor Elisabetta).OASI: V. Accursio, 19 - Tel. 055 2320441PROGETTO ARCOBALENO: V. del Leone, 9 - Tel.055 280052.COMUNITA EMMAUS: Via S. Martino allaPalma - Tel. 768718.C.E.I.S.: V. Pilastri - V. de' Pucci, 2 (Centro Ac-coglienza Tossicodipendenti senza tetto).

CENTRI ACCOGLIENZAFEMMINILI

SUORE "MADRE TERESA DI CALCUTTA": ra-gazze madri Via A. Corelli 91- Tel. 0554223727.CASA ACCOGLIENZA: SAN DONNINO (Caritas)- Via Trento, 187 - Tel. 055 899353 - 6 posti(3 riservati alle ex detenute) - colazione +spuntino serale.PROGETTO S. AGOSTINO: S. LUCIA Via S. Ago-stino, 19 - Tel. 055 294093 - donne extraco-munitarie.S. FELICE: Via Romana, 2 - Tel. 055 222455 -donne extraco- munitarie con bambini.

PROGETTO ARCOBALENO: V. delLeone, 9 - Tel. 055 280052.CENTRO AIUTO VITA: Ragazzemadri in difficolta - Chiesa di S.Lorenzo - Tel. 055 291516.

MENSE - VITTO

MENSA S. FRANCESCO: (pranzo)P.zza SS. Annunziata - Tel. 055282263.MENSA CARITAS: Via Baracca,150 (pranzo piu doccia; ritirarebuoni in Via dei Pucci, 2)

ASSISTENZAMEDICA

CENTRO STENONE: Via del Leone 35 - 055 214994, lun.-ven. ore 15-19.AMBULATORIO: c/o Albergo Popolare - Viadella Chiesa, 66 - Ven. 8 - 10.PRONTO SALUTE: per informazioni sulle pre-stazioni erogate dalle AA.SS.LL. fiorentinetel. 055 287272 o al 167 - 864112, dalle 8alle 18,30 nei giorni feriali e dalle 8 alle 14il sabato.SPORTELLO DI ORIENTAMENTO ALLA SALUTE:orientamento alla salute ed al SSN anche perchi ha difficolta ad accedervi, scelta dellacura. Giovedi ore 16.30-19:00 presso AteneoLibertario - Borgo Pinti 50r [email protected] SPORTELLO SA-LUTE DELL’ASSOCIAZIONE ANELLI MANCANTIONLUS E attivo tutti i LUNEDI’ dalle 19.15 alle20.30 presso l’Associazione Anelli Mancanti,Via Palazzuolo 8. mail:[email protected]; sito: www.anel-limancanti.org; tel: 055 23.99.533.SPORTELLO UNICO DISABILITÀ (SUD): Lo spor-tello si trova nella sede degli Ambulatoridella Misericordia di Firenze di via del San-sovino 176, ed e aperto al pubblico il lunedidalle 9.30 alle 15.30 e il giovedi dalle 9.30alle 19.30 con orario continuato.

VESTIARIO

CENTRO AIUTO FRATERNO: Vestiario adulti, Chiesa S. GervasioPARROCCHIA DI S.M. AL PIGNONE: Via della

Fonderia 81 - Tel 055 229188 ascolto, lunedipomeriggio, martedi e giovedi mattina; ve-stiario e docce mercoledi mattina.

BAGNI E DOCCE

BAGNI COMUNALI: V. S. Agostino - Tel. 055284482. PARROCCHIA SANTA MARIA AL PI-GNONE: P.zza S. M. al Pignone, 1 - mercoledidalle 9 alle 11. Tel. 055 225643.AURORA ONLUS: Via dei Macci, 11 Tel. 0552347593 Da mart. a sab. ore 9-12. Cola-zione. doccia, domicilio postale, telefono.CENTRO DIURNO FIORETTA MAZZEI: Via delLeone, 35. Dal lun. al ven. ore 15-18,30.CORSO DI ALFABETIZZAZIONECENTRO SOCIALE “G. BARBERI”: Borgo Pinti,74 - Tel. 055 2480067 (alfabetizzazione, re-cupero anni scolastici).CENTRO LA PIRA: Tel. 055 219749 (corsi dilingua italiana). PROGETTO ARCOBALENO: V.del Leone, 9 Tel. 055 288150.GLI ANELLI MANCANTI: Via Palazzuolo, 8 Tel.055 2399533. Corso di lingua italiana perstranieri.

DEPOSITO BAGAGLI

ASSOCIAZIONE VOLONTARIATO CARITAS-ONLUS: via G. Pietri n.1 ang. via Baracca150/E, Tel. 055 301052 - deposito bagagligratuito; tutti i giorni, orario consegna - ritiro10 - 14.30.

FUORI BINARIOPubblicazione periodica mensileRegistrazione c/o Tribunale di Firenze n. 4393 del 23/06/94Proprieta Associazione "Periferie al Centro"DIRETTORE RESPONSABILE: Domenico GuarinoCAPO REDATTORE: Roberto PelozziCOORDINAMENTO, RESPONSAB. EDITORIALE: Mariapia Passigli GRAFICA E IMPAGINAZIONE: Sondra LatiniREDAZIONE: Gianna Innocenti, Luca Lovato, Felice Simeone, Fran-cesco Cirigliano, Silvia Prelazzi, Clara, Rossella Giglietti, FrancoDi Giuseppe, Sandra Abovich, Stanislava Sebkova, Enzo Casale.COLLABORATORI: Mariella Castronovo, Raffaele, Antonietta DiPietro, Nanu, Jon, Alessia, Teodor, Anna Pes, Stefano Galdiero,Grafian, Cezar.STAMPA: Rotostampa s.r.l. - Firenze-------------Abbonamento annuale €30; socio sostenitore €50.Effettua il versamento a Banca Popolare di Spoleto - V.le Mazzini1 - IBAN - IT89 U057 0402 8010 0000 0373 000,oppure c.c.p. n. 20267506 intestato a Associazione Periferie alCentro - Via del Leone 76, - causale “adesione all’Associazione”

“Periferie al Centro onlus”Via del Leone, 76 - 50124 Firenze Tel/fax 055 2286348 - Lu-nedi,mercoledi,venerdi 15-19.email: [email protected] sito: www.fuoribinario.orgskype: redazione.fuoribinario

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FUORIBINARIONOTIZIE • PAGINA 3

Sono Giovanna Barigazzi, da tempouna vostra abbonata. Scrivo per ringraziarvi di questogiornale che é rimasto l’unico cheleggo con attenzione e piacere. L’unico in cui trovo una descrizionedegli avvenimenti, intelligente, equi-librata e che fa aprire gli occhi.Cerco di farlo leggere e di regalarel’abbonamento a luoghi pubblici percui sia a disposizione della gente.Ancora grazie per la generosità el’impegno che dedicate a questo gior-nale. Affettuosi saluti, specialmente aMaria Pia.

Arriva l’estate;di sogno.

E tu sei con me.Siete tutti con me.

Il nostro anniversarioDa più di venti anniÈ ancora attivo.

E le nostre battaglieHanno senz’altro

Lasciato nei nostri lettoriUn’esperienza valida

ImportanteNella storia del nostro corso.

Nell’arancio dell’eclissi solareCi auguriamo che lo stesso calore

Splenda sempre.Nel sole nero da un’eclissi solareSplendono i caldi raggi arancioni.

Basta con le ubbìeIl vento ci induce alla decisione

Dei nostri ordini interni.Felicità c’è Fuori BinarioCome faro a indicarciLa strada o strategia

Da tenere.

Sisina

Ci sono

semprenuovi arrivi

... venite

atrovarci

Happy Birthday e ...È arrivato anche il 21° anno di tenace resi-stenza alla pubblicazione del nostro gior-nale, siamo e rimaniamo sempre dallaparte dell'autofinanziamento e dell'autoge-stione, le voci che ci arrivano ci danno perla maggiore vincenti e molti sono i compli-menti e ringraziamenti per la divulgazionedi contenuti che altrimenti in un quoti-diano, non si troverebbero. Certo ne siamo anche noi fieri e vorremmoancora di più allargarci, inserire nelle pa-gine più lotte, più testimonianze, più realtàoggettive, più prerogative, più soluzioni,tutto ciò di cui tutt* lottando portiamoavanti, nel bisogno di tornare a viveresenza oppressione né oppressori.

Un ricordo per questo va a chi è scomparsonell'ultimo periodo, prima Sergio (il pic-colo poeta della grande strada) e poco faGennaro uno dei primi attivisti e distribu-tori del giornale quando neonato fu ospi-tato presso la Casa dei Diritti Sociali in Viadei Conciatori schivo ma affabile, era unamico vero di quelli che potevi fidarti!

Roberto Pelozzi

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Eliminiamo il concetto diIMMIGRAZIONE • PAGINA 4

Nessuna operazione in mare è va-lida senza l’eliminazione del con-cetto di “clandestinità”Ancora una stragedi migranti nelMediterraneo. Ilmare che do-vrebbe essere lavia per l’incontrodelle culture, mache invece è di-ventato il cimiterodei disperati. Questa volta parene siano mortisettecento. 700. Epian piano chequeste stragi au-mentano, se neparla con semprepiù disinvoltura,quasi come un’abitudine inevitabile.Come dire che il migrante clandestinocorre i suoi rischi in viaggio, insomma,morire in mare “ci può stare”. Comeperdere la finale di coppa all’ultimominuto, “ci può stare”. Ma questo non èsport, non si può essere sportivi ed ac-cettare la sconfitta. Non basta accet-tare la strigliata del mister e sperareche la prossima volta andrà meglio.Qua si parla di vite umane che trovanola fine delle loro esistenze in mare,mentre si scappa da persecuzione.Delle responsabilità ci sono e sonochiare. Si sente dire che la responsabi-lità è dell’Europa che dovrebbe farsicarico del salvataggio di quanti chie-dono aiuto; si dice che la responsabi-lità è della mancanza dei finanziamentiper operazioni come Mare Nostrumche, effettivamente, stando ai numeri,di vite ne ha salvate; oppure la respon-sabilità pare essere dell’insufficienzadi risorse per Triton. Ipocrisia. Puraipocrisia!La responsabilità è del concetto diclandestinità che costringe migliaia dipersone a rischiare la vita in quantosenza documenti necessari per essere“persone legali”. Le operazioni militaricome Mare Nostrum e Triton, altronon sono che azioni volte a contrastarel’immigrazione irregolare, la clandesti-nità appunto. Se solo si pensi che MareNostrum, operazioni voluta dall’ex go-verno Letta, si affiancava a Frontex,ossia l’agenzia europea per il controllodelle frontiere la quale non ha altroscopo che contrastare la clandestinità.Triton, inoltre, è un’operazione della

stessa Frontex, la quale non ha alcunoscopo di salvataggio, ma solo di con-trasto dell’immigrazione irregolare at-

traverso il controllo delle frontieremarittime europee. Lo stesso Gil AriasFernandez, l’ex direttore esecutivo diFrontex, parlando della chiusura del-l’operazione Mare Nostrum avvenutail 1 novembre 2014, affermò che “Sal-vare vite umane è sempre una priorità,ma il mandato dell’agenzia è quello dicontrollare le frontiere, non facciamoricerca e soccorso”. Insomma, primache salvare vite umane, c’è la necessitàdi contrastare l’immigrazione irrego-lare.Oltre questo, nonostante i risultati diMare Nostrum, in termini di salvataggiin mare, stando ai numeri, non sono dasottovalutare, resta comunque il fattoche sono operazioni conseguenza delprincipio secondo cui la mancanza diun documento rende migliaia di mi-granti irregolari, e quindi clandestini.Tanto la normativa interna italiana,quanto quella comunitaria, ha magliestrettissime in termini di ingressi re-golari, rendendo così difficilissima lapossibilità per un migrante di entrareregolarmente in Italia e/o in Europa.La clandestinità resta quindi una sortadi normalizzazione per coloro chescappano da persecuzioni e che cer-cano accoglienza e protezione in altriStati. Resta quindi, nella quasi totalitàdei casi, l’obbligo di avventurarsi subarconi poco affidabili e insicuri, pa-gando somme che quasi sempre rap-presentano i risparmi di una vita, persperare di raggiungere vivi le coste eu-ropee. Senza dimenticare inoltre l’iterburocratico volto al riconoscimentodello status di rifugiato che consta ditempi di attesa spesso lunghi anni, co-

stringendo così migliaia di persone ditentare le vie dell’ingresso e soggiornoillegale. Senza dimenticare inoltre l’in-capacità della Con-venzione diGinevra del 1951sullo status di rifu-giato di far frontealle nuove casisti-che di fuga di mi-gliaia di personecome, ad esempio,accade per i cosid-detti rifugiati cli-matici i quali sonocostretti a scap-pare dalle loroterre di apparte-nenza, senza tro-vare però alcunfondamento giuri-dico che riconoscaloro la protezione internazionale.

Concludendo quindi, prevedere opera-zioni in mare, seppur con intenti di sal-vataggio di vite umane, risulta inutilese precedentemente non c’è la scom-parsa dell’obbligo, per la maggiorparte dei casi, di tentare l’ingresso ir-regolare. Cioè non può esserci alcunintento umanitario dietro un’opera-zione di salvataggio, se la normativainterna e comunitaria costringe per-sone alla clandestinità. Altrimenti ap-pare anche questa comeun’operazione: il tentativo di convo-gliare tutta l’attenzione sul singolo av-venimento, e quindi sull’effetto manon sulla causa. Insomma, sono gliStessi stati e la stessa UE a produrreclandestini, e morte di questi.da Melting pot - * ideatore del pro-getto “Di detenzione amministra-tiva si muore.

CLANDESTINITÀ

Basta speculazioni e lacrime di coccodrillo.

Bisogna agire Un’altra tragedia nel mar mediterraneo. Un’altra volta l’opinione pubblica èpresa in mezzo tra chi specula anche con i morti per guadagnare qualche votoe le lacrime di coccodrillo di chi non propone però nessuna soluzione valida.Una tragedia di dimensioni immani che però non sorprende nessuno. Eranomesi che ce l’aspettavamo. Chi è responsabile di quello che è successo? Sono i trafficanti di disperati.Sono le guerre. Sono i gruppi armati che seminano terrore. Sono i dittatoriche affamano e opprimono. Sono le multinazionali che impoveriscono i terri-tori. Sì. Ma sono anche gli stati democratici che rimangono a guardare senzafare nulla. Quando non vendono armi per intensificare i conflitti o quandosemplicemente non intervengono direttamente per proteggere gli interessidelle proprie multinazionali, che troppo spesso coincidono con quelli dei dit-tatori, delle mafie, dei signori della guerra. È tutto questo che porta la gentealla disperata ricerca di una sponda sicura... anche al costo della propria vita. Per fermare la tragedia bisogna affrontare i problemi alla base, ma nel frat-tempo ci sono centinaia di migliaia di disperati in cammino per i deserti, rin-chiusi nei centri di smistamento dei trafficanti, già imbracati su qualche altroimprobabile imbarcazione. Ci sono già. Il loro cammino è iniziato da mesi. Sonogià in Libia, o nel deserto del Sinai, o in Sudan, o nel deserto del Tenere. E persalvarli, qualcosa va fatto. Va fatto subito. Come associazione nazionale Prendiamo La Parola, aggiungiamo la nostra vocea chi ha già chiamato l’Italia a riattivare i piani di salvataggio in mare e l’Europaad attivare corridoi umanitari, strutture di prima accoglienza e protezione neipaesi limitrofi alle zone di conflitto. Ci vogliono programmi seri di protezione eaccoglienza dei profughi su tutto il territorio europeo. Bisogna agire, agire seriamente. Agire ora!

Associazione Nazionale Prendiamo La Parola

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IMMIGRAZIONE • PAGINA 5

Una lettera aperta

Guerra e disinformazione

Gentilissima Alta rappresentante per gli affari esterie la politica di sicurezza dell’Unione Europea, Fede-rica Mogherini.

Da settimane pensavo di scriverle questa lettera, chespero vorrà leggere come un fraterno invito.

Credo che lei, come me e come chiunque, si rendaperfettamente conto di due cose assolutamente evi-denti.

La prima: che l’esistenza di una rete illegale di traf-ficanti di esseri umani in fuga dalla fame e dalleguerre è diretta conseguenza della politica dei go-verni europei che impediscono a quelle vittime in-nocenti di giungere in Europa in modo legale esicuro.

Per annientare la mafia dei trafficanti basterebbeuna semplice decisione dei governi europei: consen-tire a tutti gli esseri umani di entrare in Europa inmodo legale e sicuro. Questo è il provvedimento ne-cessario ed urgente che l’Unione Europea deve indi-care a tutti i governi dei Paesi membri.

La seconda: che interventi bellici, comunque masche-rati, provocheranno altre morti, altri orrori, ulteriorebarbarie. Lei vede bene quali sono gli esiti delleguerre condotte e fomentate negli scorsi anni e tut-tora in corso in un crescendo di orrore: certo, in queipaesi dominavano regimi criminali, ma cosa è ve-nuto dopo? Una barbarie di gran lunga peggiore.

E quindi: due cose l’Unione Europea sarebbe bene

facesse, nell’interesse proprio e dell’umanità intera:riconoscere a tutti gli esseri umani il diritto di giun-gere in Europa in modo legale e sicuro; cessare difare le guerre e di armare gli assassini.

So che alcuni governanti obiettano che i loro paesi

non hanno le risorse necessarie per accogliere ed as-sistere le innumerevoli persone in fuga dalla vio-lenza; ma quei governanti destinano ingenti quotedei bilanci dei loro stati alle spese militari e a soste-gno dell’industria armiera che rifornisce anche re-gimi e gruppi criminali: ebbene, convertano quellerisorse - oggi destinate a strutture, strumenti ed

azioni atte a procurare la morte - in opere buone;esse basteranno.

So anche che alcuni governanti obiettano che i loropaesi non hanno la “capacità di carico” necessariaper accogliere ed assistere le innumerevoli persone

in fuga dalla violenza; ma se attuassero una politicadella solidarietà internazionale ed intergenerazio-nale, dell’autentica promozione globale dei dirittiumani e dell’autentica difesa della biosfera, dellapace con mezzi di pace, in una parola: della nonvio-lenza, ebbene, col tempo le condizioni di esistenzamigliorerebbero ovunque e nessuno lascerebbe la

sua casa e il suo paese se nel luogo in cui è nato po-tesse vivere una vita degna.

Ma finché innumerevoli innocenti nei loro luoghi na-tali non possono vivere perché vittime delle devasta-zioni, delle dittature, delle guerre e della fame, lemigrazioni continueranno, e quindi occorre predi-sporre adeguati interventi di soccorso, accoglienzaed assistenza.

Lei sa, tutti sappiamo, che ogni essere umano inquanto tale ha diritto alla vita, alla dignità, alla so-lidarietà.

Lei sa, tutti sappiamo, che quel diritto si invera sol-tanto se tutti gli altri esseri umani, le loro aggrega-zioni, ed a maggior ragione gli ordinamenti giuridicidemocratici, adempiono al dovere di salvare le vite,di recare aiuto.

Questa lettera è già troppo lunga. L’essenziale misembra sia detto, lo ripeto un’ultima volta: ricono-scano i governi dell’Unione Europea a tutti gli esseriumani il diritto di giungere in Europa in modo legalee sicuro; e cessino i governi dell’Unione Europea difare le guerre e di armare gli assassini.

Ogni vittima ha il volto di Abele.

Distinti saluti,

Peppe Sini, responsabile del “Centrodi ricerca per la pace e i dirittiumani” di Viterbo

Libia, le rivelazioni di Wikileaks sui piani di attaccodell’Europa. Una missione militare a tutti gli effetti enon un’operazione di polizia per salvare migranti,come invece raccontano i ministri Alfano e Gentiloni

Se ci fosse stato biso gno di una con ferma che di guerrasi tratta per il docu mento stra te gico di 19 pagine pre -sen tato da Moghe rini all’Onu nem meno due set ti -mane fa su «Libia, migranti e sca fi sti», ecco larive la zione di Wiki leaks — anti ci pata dall’Espresso— che rende noti due pro to colli riser vati della Uesull’operazione. È una mis sione mili tare in Libia a tuttigli effetti e non un’operazione di poli zia per sal varemigranti, come invece rac con tano i mini stri Alfano eGen ti loni. La Ue con la sua flotta navale unita — final -mente l’Unione — com menta Wiki leaks «schie rerà laforza mili tare con tro infra strut ture civili in Libia perfer mare il flusso di migranti. Dati i pas sati attac chi inLibia da parte di varie paesi euro pei della Nato e datele pro vate riserve di petro lio della Libia, il piano puòpor tare ad altro impe gno mili tare in Libia».

Pro prio men tre la Com mis sione Ue rivede al ribasso il«piano Junc ker» per le quote dei migranti che quasitutti i paesi euro pei rifiu tano; e men tre al Cairo fal li -scono gli enne simi incon tri tri bali per avere in Libia unaccordo di governo — utile solo ad appro vare la no-

stra impresa bel lica. La nuova guerra durerà un annoe comun que tutto il tempo neces sa rio a «fer mare ilflusso migra to rio». All’infinito dun que, visto che ladispe ra zione di chi fugge da guerre (spesso nostre) e

mise ria (spesso pro vo cata da noi) è inarrestabile.

Per que sto «l’uso della forza deve essere ammesso,

spe cial mente durante le atti vità come l’imbarco, equando si opera sulla terra o in pros si mità di coste nonsicure o nell’interazione con imbar ca zioni non adattealla navi ga zione». Quindi ci sono le ope ra zioni a terra,

come scri veva The Guar dian. E per «la pre senza di forzeostili, come estre mi sti o ter ro ri sti come lo Stato Isla -mico», la mis sione «richie derà regole di ingag gio

robu ste e rico no sciute per l’uso della forza».

Ma la vera novità è l’invito espli cito dei mini stri delladifesa Ue: «Per l’operazione mili tare sarà fon da men -tale il con trollo delle infor ma zioni che cir co lano suimedia». Per ché il Comi tato Mili tare dell’Ue «cono sceil rischio che ne può deri vare alla repu ta zione del-l’Unione Euro pea… qual siasi tra sgres sione per ce pitadall’opinione pub blica in seguito alla cat tiva com pren -sione dei com piti e degli obiet tivi, o il poten ziale im-patto nega tivo nel caso in cui la per dita di vite umanefosse attri buita, cor ret ta mente o scor ret ta mente, al-l’azione o all’inazione della mis sione euro pea. Quindiil Con si glio Mili tare dell’Unione Euro pea con si deraessen ziale fin dall’inizio una stra te gia media tica perenfa tiz zare gli scopi dell’operazione e per faci li tare lagestione delle aspet ta tive. Ope ra zioni di infor ma zionemili tare dovreb bero essere parte inte grante di que stamis sione europea».

Avete capito bene: ci saranno tante vit time inno centi,vale a dire i migranti, desti nati alle fosse del Medi ter -ra neo e sot to po sti sem pre più ad arre sti e vio lenze inLibia. E ser vi ranno infor ma zioni «mirate» dai ver ticimili tari e un gior na li smo veli naro e/o embed ded con«robu ste regole d’ingaggio».

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IMMIGRAZIONE • PAGINA 6

Guerre migranti e profughi

LE VERE RAGIONI DELLA GUERRA CONTRO MIGRANTI E PROFUGHI

Quando a Imola siamo scese/i in piazza dopo l’enne-sima strage in mare, al microfono hanno parlato moltepersone italiane e straniere: le storie, il dolore, la so-lidarietà necessaria da organizzare (e non da dele-gare), la critica alle istituzioni locali assenti… Tuttogiusto e importante ma bisogna anche tentare un di-scorso “scomodo” ovvero quali sono le vere ragioni percui l’Italia e l’Europa sono responsabili di queste stragi?Io ho provato a spiegarlo – spero in un modo semplice,comprensibile a tutte/i. Ora lo ripropongo in aperturadi questo nostro dossier. (*)Non è la normale migrazione questa. Sempre più saràil frutto di miseria, catastrofi ecologiche e guerre.LA MISERIA. Sono povere le persone che scappano omigrano. Ma perché sono poverissime se alcuni di que-sti Paesi sono ricchi? Ricca è la Nigeria, ricco l’Iraq, riccaè la Libia, ricchissimo il Congo. Eppure anche nei Paesipiù ricchi dell’Africa la uomini e donne vivono, nellastragrande maggioranza, in povertà. Perché? E’ l’Oc-cidente che porta via tutte le loro ricchezze, lasciandoqualche briciola ai suoi agenti “indigeni”. Prima il co-lonialismo, poi le dittature “amiche”, poi gli “accordi”imposti da Banca Mondiale e Fondo Monetario Inter-nazionale, ora le guerre.LE CATASTROFI ECOLOGICHE. Il disastro in Africacome in Asia è figlio della rapina occidentale. Per fareun esempio, non importa se in Nigeria comanda ungenerale o un politico eletto. In ogni caso il governonigeriano non risponderà al suo popolo ma al vero pa-drone del Paese cioè alla Shell che sta distruggendotutto per risparmiare sui costi del petrolio. Per quel cheriguarda l’Italia anche noi contribuiamo alla catastrofe:in primo luogo con i vel-Eni (cioè i disastri di Eni-Agip)e con le scorie tossiche che abbiamo piazzato lì. Certo

comanda la Shell che lìchiamano Hell (in-ferno) ma anche “il si-stema Italia” dà unamano a distruggere laNigeria.LE GUERRE. Ci sonodue tipi di guerre.Quelle recenti portatedall’Isis; ed è forse lasola circostanza in cuil’Occidente non c’entra(forse perché in realtàgli Usa hanno appog-giato, finanziato, ar-mato – come l’ArabiaSaudita, loro buon al-leato – tutti i movi-menti “islamisti” piùcrudeli… per poi com-batterli). Ma ci sonoguerre antiche e so-prattutto nuove chel’Occidente costruisce.Armi occidentali(spesso italiane) per gliinteressi dell’Occidente.Spesso la “pubblica opi-nione” resta all’oscurodi quel che accade,

come per le guerre del coltan che in Congo hanno pro-vocato 4 milioni di morti. L’Occidente, che io chiamoUccidente, è per ora il padrone del mondo: le guerreiniziano o finiscono se Europa e Usa lo vogliono. Il restosono balle.E L’ITALIA?Poche persone lo sanno (viviamo da tempo in un Paesea informazione monca) ma la democrazia italiana“esporta” in Africa sempre più armi, scorie radioattivee rifiuti nucleari. Lo sapeva Ilaria Alpi che seguendoquesta pista a un certo punto si è imbattuta in un traf-fico di armi statunitensi che arrivano in Somalia viaCroazia. Per questo Ilaria Alpi fu uccisa e i tribunali ita-liani, il Parlamento al completo e quasi tutti i giorna-listi accettarono di scaricare la colpa su un somalo: uncapro espiatorio che la madre di Ilaria Alpi da anni di-fende, tanto è sicura della sua innocenza.I PAESI D’ORIGINEPoco sappiamo (perché siamo ignoranti) sui Paesi daiquali arrivano i profughi e i migranti. Ma se volessimominimamente informarci – meglio farlo sulla stampainternazionale – su ognuno dei Paesi dai quali arri-vano “i disperati” scopriremmo che all’origine della loroantica e recente disperazione c’è l’Uccidente, spessol’Italia. Altro che «aiutiamoli a casa loro»: il primo aiutosarebbe lasciarli in pace, smetterla di derubarli, inde-bitarli e armarli… cercando poi quegli accordi com-merciali “fra pari” c che per ora non esistono.Esempi?LIBIA. Avete presente Francesco Belsito, il tesorieredella Lega, sotto inchiesta per i soldi che “Lega La-drona” si è intascata? I giudici devono ancora dirci seè colpevole ma l’accusa è chiara e documentata: den-tro gli infami accordi anti-migranti che l’Italia firmòcon la Libia c’erano anche le tangenti leghiste.SOMALIA. A parte il passato coloniale e le più recentivergogne dei parà (difficile dire se fa più schifo che al-

cuni di loro abbiano stuprato e inneggiato al fascismoo che politici e giornalisti abbiano fatto finta di nonvedere) ancora adesso nel kaos somalo arrivano armiitaliane. Lo scrivono i giornalisti stranieri, quelli italianisono quasi sempre distratti.ERITREA. Pochi giorni fa su «Il fatto quotidiano» Mi-chele Concina ha scritto che in una immaginaria, orri-bile gara per il titolo di “peggiore dittatura” l’eritreoIsaias Afewerki arriverebbe in finale con il coreano KimJong Un. Eppure l’Italia sostiene la dittatura eritrea intutti i modi possibili e ne ricava lauti profitti. Lo de-nuncia l’Onu ma i mass media italiani (salvo un paiodi eccezioni) tacciono e naturalmente tace la politica“bipartisan” che si avvia verso il Partito unico della na-zione.E così via.Per ognuno di questi Paesi da cui scappano si potreb-bero trovare le responsabilità occidentali e italiane sesolo volessimo cercare. Altro che “aiuti” o “coopera-zione allo sviluppo”.Queste sono le scomode verità che non si dicono masenza le quali non si capiscono le vere ragioni dellestragi in mare, figlie dirette della guerra dell’Ucci-dente.Cosa si può fare? Cosa si deve fare?Nell’immediato sostenere e organizzare – non a parolema con il lavoro di ogni giorno – l’accoglienza. Ma oc-corre avere uno sguardo più lungo perché bisogna co-struire un cambiamento radicale cioè rovesciarel’economia e la politica. La guerra non dichiarata aiprofughi e ai migranti continuerà e peggiorerà… senon nascerà un grande movimento popolare in Europache riconosca come nostri fratelli e sorelle coloro che

migrano e che scappano.Sono fratelli e sorelle per la comune umanità. Masono/saranno anche nostri potenziali alleati nella lottaper un altro mondo. L’Uccidente che affama l’Africa èlo stesso padrone che sta togliendo anche a noi soldie diritti per darli ai già ricchi, all’un per cento. Quandofinalmente lo capiremo allora scopriremo che migrantie profughi sono dalla nostra parte mentre l’Unione(Europea) dei banchieri è la nostra nemica. O megliolo riscopriremo perché il primo maggio storicamenteha significato che lavoratori e lavoratrici di quasi tuttoil mondo iniziavano (faticosamente certo) a unirsi, aldi là della nazione o della religione, in quanto classedi sfruttati contro la classe degli sfruttatori. Si cantava«nostra patria è il mondo intero, nostra legge è la li-bertà». Dobbiamo ritrovare, ricostruire, riorganizzarequel primo maggio. Per tutte e tutti noi, futura uma-nità.(*) Oggi la “bottega” dalle 7 in poi ospita solo post legatialla guerra (non dichiarata) dell’Occidente a migranti eprofughi. Chiediamo a chi ci legge di aiutarci prossima-mente ad approfondire i temi che affrontiamo oggi;anche raccontando le storie di chi viene accolto e di chiviene respinto, di chi è dalla parte dei migranti e dei pro-fughi e per questo viene “intimidito”(esemplare la vi-cenda di Radio Onda D’urto a Brescia), di chi nelleistituzioni alimenta il razzismo dei fascioleghisti maanche le voci di molte/i che si oppongono a ogni razzi-smo e fascismo.(db per la redazione).

Fonte:Blog Danieli Barbieri

La vignetta è di Mauro Biani.

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Con una mitragliatrice davanti...IMMIGRAZIONE • PAGINA 7

... ho dovuto prendere la barcadi Maria Rosaria Baldin*

Qui le testimonianze dei rifugiati dello Sprar Eta Betadi Roma, sono state diffuse e devono essere diffuseper rioffrire una giusta chiave di lettura alle motiva-zioni dei numerosissimi migranti che arrivano in Ita-lia.“Vogliamo provare a raccontare quello che ancora nonsi dice, si comincia a sussurrare, ma non viene detto.– spiegano Gianluca Riggi e Valerio Gatto Bonanni,ideatori del progetto Black Reality – Perché, quandoli incontri, questi viaggiatori ti raccontano una storiadiversa, di un Mediterraneo che è divenuto una disca-rica umana. Il viaggio è cambiato in questi anni, comeè cambiato il nostro mare, un luogo di smaltimento dirifiuti umani. Si parte da casa, ma non è una partenza,è una fuga da una dittatura, da una guerra, da uncampo di addestramento, perché tutti si deve combat-tere, da una parte o dall’altra, devi solo scegliere suquale lato del fronte vuoi stare, altrimenti, se non vuoiscegliere, fuggi dalla mattina alla sera senza una va-ligia, senza soldi, solo quelli per una corriera che ti por-terà in Burkina Faso o in Niger. Qualcuno non haneanche il tempo di salutare i genitori, i fratelli, gliamici, scappi e basta. E con quaranta euro, anchemeno, anche niente, inizi ad attraversare il deserto perla Libia. E arrivi, se arrivi, a Sabah, prima città libicanel deserto del Sahara. Se il camion s’è rotto devi cam-minare, tre, quattro, sei giorni. Dalla Somalia o dal-l’Etiopia i giorni diventano quindici o venti, un poco apiedi, un poco in auto. Si parte in trentatré e si arrivain quindici. Prima di morire li senti dire “cibo, acqua” epoi si spengono sulla sabbia rovente del Sahara, si con-tinua a camminare, se ti fermi potresti non avere piùle forze per andare avanti.A Sabah si entra di notte, di nascosto, due a due, da lìsi riparte poi per Tripoli, magari nel portabagagli diun’automobile, magari in dieci, uno accanto all’altrocome biscotti savoiardi”.“A Tripoli devi trovarti una casa e devi pagarla – cihanno raccontato i partecipanti al laboratorio che hadato vita al breve spettacolo “L’intervista” di GiovanniGreco, – un lavoro anche, ma le case da affittare ap-partengono a bande criminali, a bande di ribelli, abande e basta. Lavori per loro gratis e paghi la casa,quando non servi più ti vendono da una banda all’altrae ricominci a lavorare senza essere pagato, fino a chenon servi più a nessuno, ne sono arrivati altri nel frat-tempo. A volte ti fanno telefonare a casa, a mamma epapà, se hanno i soldi da inviarti ti liberano, ma seavessi avuto i soldi non saresti scappato forse, a piedinel deserto, magari avresti preso un aereo, se avessiavuto i soldi. Altre volte a Tripoli ti ferma la polizia, lapolizia ti arresta, ti porta in prigione, puoi starci unmese o un anno. La mattina ti svegliano picchiandotie poi ti danno una tazza di latte, del formaggio, pane,un pasto al giorno. Ogni sera vai a letto sapendo chedomani ti sveglieranno picchiandoti. Anche la poliziati fa telefonare a casa, se ti inviano i soldi sei libero,ma se avessi avuto i soldi te la saresti già comprata latua libertà, se avessi avuto i soldi.Arriva il giorno che non servi più a nessuno, come

schiavo sei divenuto inutile, come prigioniero anche.Altre centinaia di ragazzi e uomini hanno attraversatoil deserto e sono giunti a Tripoli, carne fresca da ma-cellare. E allora ti portano in una casa al mare, e ti ciporta la banda criminale, e ti ci porta la polizia, poiuna notte quando in casa siete diventati settanta, ot-tanta, cento, si va tutti in spiaggia, nessuno sa nuotare,forse uno ogni venti sa fare due bracciate a stile libero,non ci sono piscine in Mali dove imparare a nuotare.C’è una barca di sette metri per due, sette persone almetro, settantacinque persone, se la barca è diecimetri per due possono starcene anche centodieci. Devistare seduto con le ginocchia attaccate al petto, diva-ricate, perché fra le tue gambe si posizionerà un altro.Nessuno vuole salire, tutti hanno paura, i poliziottiprendono le pistole, sparano, uno, due, tre, quattrovolte, quattro corpi sulla sabbia. E allora si sale inbarca, si va, si parte, per dove non si sa, il viaggio puòdurare un giorno come quattro, forse morirai tra leonde, forse una nave italiana ti salverà, guardi il maree pensi “Inshallah”.Ecco che il mare diviene una discarica umana, unosmaltimento di rifiuti umani, d’altra parte ucciderli sa-rebbe un problema, come smaltire i corpi di duecen-tomila, trecentomila schiavi ogni anno; ad Auschwitzsperimentarono i forni, in Libia si usa il mare, è piùsemplice, meno complicato, meno rimorsi sulla co-scienza e “Se arrivi in Italia potresti anche dovermi rin-graziare”.Di seguito riportiamo delle storie vere, cosìcome ce le hanno raccontate, l’italiano traballa,ma non le abbiamo rimaneggiate, sono auten-tiche:

22 settembre 2010 – Il giorno della festa di Indipen-denza del Mali città di Gundara a 6 km da casa mia.Grande festa, molta gente, tanta confusione. Si canta,si balla, ci sono le gare e i giochi con i cavalli, si mangiae si beve. Quando scendo dalla mia moto vedo tantepersone, una folla, e tra la gente ho visto una ragazzabellissima che batteva le mani, era alta come me, i ca-pelli lunghi, gli occhi come i miei, si chiama Asha. Iovado da lei, la saluto e lei risponde al mio saluto.Quando però le parlo lei non dice niente, due volte lerivolgo la parola e due volte lei non dice niente, la terzavolta invece parla: Che cosa vuoi? – Come va la fami-glia? – Bene! – Perché due volte ti ho parlato e tu nonhai risposto? – Qui ci sono tante persone, non possorisponderti qui, e mio padre mi controlla sempre, miopadre è Muslim! – Tu sei una bella ragazza. – Grazie.– E non è diventata rossa, ma è rimasta nera!Tu sei una ragazza bella e gentile. – Grazie, e tu sei unbell’uomo! – Oggi gioco a calcio, vuoi venire a vederela partita? – Si! – E quindi siamo andati insieme allapartita. Dopo la partita l’ho riportata a casa con lamoto, le ho detto: Mi piaci! – Anche tu!Mio padre si è ammalato alla testa e tutti i giorni loportavo in ospedale con il taxi per le cure, l’ospedalesi chiama Fonse. Un giorno al ritorno la strada era bloc-cata dai soldati che dicevano di andare con loro a farela guerra, a combattere. Hanno lasciato andare miopadre perché era malato, si vedeva che stava male, emi hanno portato via, in prigione, per quattro giorni.Tutte le mattine ci facevano correre, il quarto giornosono scappato, sono scappato perché non volevo di-ventare un soldato e fare la guerra, era l’ultimo del-l’anno, il 31 dicembre, e sono tornato a casa. Mio padre

mi ha detto -Devi andare via. – Non posso andare viaperché tu stai male, chi ti porta in ospedale se io vadovia? – No, tu devi andare via, tu sei un bambino e nonmi piace che tu muori adesso! Io sono vecchio, tu deviandare via!Mi ha dato i soldi per prendere l’autobus e andare inBurkina Faso. Alla frontiera i soldati ci hanno fermatoper il controllo, ed io ho avuto paura, sono andato dauna ragazza a chiedere aiuto e lei mi ha aiutato. Leiaveva un lasciapassare da commerciante, la ragazzaha detto ai soldati che io lavoravo per lei, che ero il suoaiutante. Dal Burkina Faso con 40 euro sono passatoin Niger, la ragazza mi ha trovato uno chauffeur, unautista, anche lui alla frontiera con il Niger ha raccon-tato che io lavoravo per lui, ero il suo aiutante. Con altri25 euro sono passato dal Niger alla Libia, nel deserto,il Sahara.Sei giorni di deserto in Libia, il camion si è rotto, era-vamo 33 quando siamo partiti ai confini del Sahara esiamo arrivati in 15, dopo tre giorni a camminaresenza bere, senza mangiare, sotto il sole. Vedi le per-sone morire e non puoi fare niente, devi solo cammi-nare, e non riesci più a stare bene con te stesso, perchéci pensi sempre, io ci penso sempre, è così.

Mi chiamo XXXXX. Vengo dal Mali. A 15 anni mio padremi ha venduto a suo fratello, mio zio, che non avevafigli per lavorare come pastore e come agricoltore. Holavorato con lui per 9 anni, ma poi mio zio ha litigatocon sua moglie e ha deciso di andare via in Europa. Miha detto: Quando torno dall’Europa, tu puoi ritornarea lavorare con me. Ma io nel frattempo ero rimastosenza lavoro e senza fidanzata. Perché avevo una fi-danzata e ho litigato con il padre di lei. Lui voleva checi sposassimo, ma io non avevo soldi e non avevo la-voro. E allora mi ha detto: Se non la lasci chiamo la po-lizia. Lei non voleva che io andassi via perché erainnamorata di me. Suo padre si è molto arrabbiato eanche mio padre si è molto arrabbiato e mi ha detto:lasciala questa ragazza, ne troverai un’altra. Ma io nonvolevo lasciarla perché l’amavo e lei amava me. Le duefamiglie si sono incontrate e siccome non avevamosoldi, non poteva esserci il matrimonio e allora senzalavoro e senza fidanzata, ho deciso di andare via dalMali. Sono arrivato in Niger in camion in un viaggio di5 giorni e da lì, passando 10 giorni per il deserto, sonoarrivato in Libia, a Sabah, nonostante durante il viag-gio si fosse rotta la macchina che ci portava. A Sabahe anche dopo fino a Tripoli abbiamo passato molticheckpoint nascosti nel portabagagli di una Toyota,dov’eravamo in 10, quasi senza aria e senza poter farenessun rumore.Quando sono arrivato a Tripoli però i poliziotti mihanno visto per strada e mi hanno catturato e portatoin prigione. Mi hanno chiesto dei soldi, ma io non neavevo. I poliziotti, dopo 1 anno e 6 mesi mihanno venduto ai mercanti di uomini che mihanno portato in una casa vicino al mare,dove sono rimasto per 15 giorni e l’unicopasto era la colazione. Una notte ci hannoportato in riva al mare, non conoscevo nes-suno, c’era una piccola barca che ci aspettava,eravamo almeno 70 persone. Il mare erabrutto, nessuno sapeva guidare, non volevosalire ma ci hanno puntato le pistole e cihanno costretto a farlo. Dopo 4 giorni di mare,una nave della marina italiana ci ha trovato,

ci ha soccorso e ci ha portato a Pozzallo, in Sicilia.

Mi chiamo XXXXX. Vengo dal Mali dove ero un pastore:avevo mucche, capre, un asino. Nel 2010 è cominciatala guerra con i musulmani che volevano imporre laSharia. E volevano che mi unissi a loro come soldato.Un giorno di guerra molto brutto io ero con i miei ani-mali al pascolo, sento di combattimenti e di bombe,torno a casa e non trovo più nessuno. Ho cercato miopadre, mia madre e non riesco a trovare nessuno per-ché hanno distrutto tutto. Ero solo ed era pericolosorimanere lì. Sono andato a Gau, la città più grande epiù vicina. Ma appena arrivato mi hanno visto e mihanno catturato e mi hanno portato in un campo diaddestramento per reclute. C’erano moltissime per-sone e nella mia stanza altre 5 persone oltre me. Hocapito che se non mi fossi unito ai soldati dell’esercito,mi avrebbero ucciso. Così insieme ad altri sono riuscitoa scappare durante la notte e ho trovato la possibilitàdi andare in Burkina Faso. Ho bloccato un uomo chepassava con una macchina, gli ho raccontato la miastoria e lui mi ha aiutato a scappare. Sono rimasto duesettimane in Burkina, nella capitale e da lì sono andatoin Niger. Poi, dopo 11 giorni di deserto sono arrivatoa Sabah in Libia. Ho passato moltissimi checkpoints eogni volta ci chiedevano 20 dinari. Io non li avevo ecosì ci hanno venduto a un libico che ci teneva in unastanza e ci diceva di chiedere soldi alle nostre famiglie:ma io ancora oggi non so che fine ha fatto la mia fa-miglia. Sono rimasto tre mesi a Sabah e poi il libicoche mi aveva comprato mi ha rivenduto a quello delNiger, il quale mi ha lasciato libero. Da Sabah sono riu-scito ad andare a Tripoli, dove sono rimasto 1 anno e3 mesi e ho lavorato come muratore con un tipo chenon mi pagava. Un giorno gli ho detto: io non lavoropiù se non mi paghi e allora lui mi ha portato in rivaal mare, una notte. C’erano molte altre persone e cicostringevano a salire su una barca che non era inbuone condizioni. Il tempo era brutto e il mare erabrutto. Il viaggio è durato tre giorni finché una naveitaliana ci ha preso e portato a Taranto. Da lì sono an-dato ad Acquaviva e quindi a Roma.(*) Oggi la “bottega” dalle 7 in poi ospita solo post le-gati alla guerra (non dichiarata) dell’Occidente a mi-granti e profughi. Chiediamo a chi ci legge di aiutarciprossimamente ad approfondire i temi che affron-tiamo oggi; anche raccontando le storie di chi vieneaccolto e di chi viene respinto, di chi è dalla parte deimigranti e dei profughi e per questo viene “intimi-dito”(esemplare la vicenda di Radio Onda D’urto a Bre-scia), di chi nelle istituzioni alimenta il razzismo deifascioleghisti ma anche le voci di molte/i che si op-pongono a ogni razzismo e fascismo.* Esperto in formazione autobiografica

Fonte: Blog Daniele Barbieri

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Tortura, migranti, paradossi

IMMIGRAZIONE • PAGINA 8

La Corte di Strasburgo ci chiede di in-trodurre il reato di tortura. E nel di-segno di legge all’esame delleCamere si parla anche di immigra-zione. Ecco le novitàÈ, potremmo dire, la notizia della settimana: la Cortedi Strasburgo ha condannato l’Italia peril blitz alla Scuola Diaz di Genova, dopo le manife-stazioni anti-G8 del 2001. E  ha obbligato il nostropaese a introdurre nel Codice Penale il reato di tor-tura. Così, la Camera dei Deputati ha dovuto tirarfuori dai cassetti un vecchio disegno di legge,approvato l’anno scorso al Senato e poi caduto neldimenticatoio.Tutto questo è noto, e non c’è bisogno di tornarcisopra. Meno noto è il fatto che nella proposta al-l’esame delle aule parlamentari – il cui primo fir-matario è l’onorevole Luigi Manconi, da sempresensibile a questi temi – compare anche un riferi-mento ai migranti: all’articolo 3 si legge infatti cheè vietata l’espulsione quando vi siano «fondati mo-tivi di ritenere che lo stra- niero rischi diessere sottoposto a t o r -tura». Unaclausola do-ve ro sa ,senzala

quale una legge di questo genere sarebbe monca eipocrita.Una norma già esistente, ma nonapplicata per anniE però, a voler fare gli avvocati del diavolo, la normapone anche qualche interrogativo. Anzitutto, già oggil’articolo 19 del Testo Unico Immigrazione sta-bilisce il divieto di rinviare lo stra-niero «verso uno Stato in cui possaessere oggetto di  persecuzione».Quella paroletta – «persecuzione»– è oggetto di infiniti dibattiti tra igiuristi, ma tutti concordano sulfatto, abbastanza ovvio, che la tor-tura sia di per sé una forma di per-secuzione [vedi  ManualeUNHCR 1979, punto51; Scheda Asgi, pag. 13].Il provvedimento all’esame dellaCamera, almeno da questo punto divista, non aggiunge nulla di nuovo:anzi, enuncia una norma che esisteormai da venticinque anni, perchégià la precedente legge Martelli del1990 conteneva, all’art. 7, unadisposizione pressoché identica. Ingergo tecnico si chiama «principio di non-refoulement», e compare anche nel diritto

internazionale (ad esempio, nella Convenzionedi Ginevra sui rifugiati).Intendiamoci. Ribadire un concetto così im-portante non è mai inutile: come dicevano ilatini, repetita iuvant. Ben venga, quindi,una clausola che rende esplicito ciò cheprima si poteva leggere solo tra le righe:però, nel frattempo, ci si potrebbe chie-dere anche se e come (non) abbia fun-zionato la «vecchia versione», diciamocosì. E imparare dagli errori del passato.Per andare «al sodo», il punto dolenteè che l’applicazione di questa norma èda sempre affidata ai questori: sonoloro che devono stabilire se il rimpatriodello straniero rischia di compromet-tere i suoi diritti fondamentali. E sonoloro a rilasciare, al migrante eventual-mente «graziato», un permesso di sog-giorno «per motivi umanitari».Il problema è che i questori sono com-petenti in materia di ordine pubblico,ma non di diritti umani. Sanno poco, opochissimo, dei paesi di origine dei mi-granti, e non sono in grado di valutare le

situazioni di pericolo cui possono andareincontro gli stranieri rimpatriati. Così, per

molti anni questa norma è rimasta quasi deltutto inapplicata.

Le CommissioniA cambiare le cose ci hanno pensato le famose

«commissioni», quelle – per capirci – incaricatedi valutare le domande di asilo politico. Quando

non c’erano gli estremi per concedere lo status di ri-fugiato, ma era comunque necessario garantire unaqualche forma di protezione, le commissioni hanno

cominciato a «raccomandare» il rilascio di un per-messo per motivi umanitari, in attuazione – per l’ap-punto – del principio di non-refoulement.Anche qui, però, non sono mancati i problemi: leQuesture consideravano queste «raccomandazioni»come dei semplici suggerimenti, e spesso decidevanodi non rilasciare i permessi richiesti. Soltanto nel

2009 una sentenza della Cassazione hastabilito, finalmente, che l’invito della Commissionedeve considerarsi un ordine, e che quindi il docu-mento di soggiorno deve essere concesso. Oggi, ilprincipio sembra assodato (anche se non mancanocasi di Questori “recalcitranti”, prontamenteripresi dai giudici…).Insomma, ci sono voluti quasi venti anni perché ilprincipio di non-refoulement venisse applicato. E orache le Camere si apprestano a rafforzarlo, introdu-cendo un riferimento esplicito alla tortura, forse sa-rebbe il caso di non ripetere gli errori del passato.Ad esempio, sarebbe necessario non delegare la ma-teria agli organi di polizia.La tortura e gli «accordi con i paesidi transito»Ma il problema è ancora più complesso, e investe intermini più generali le politiche migratorie del no-stro paese. Solo un mese fa, il Ministro Alfano haproposto di istituire dei campi di accoglienzanelle cosiddette aree di transito. L’ideaè quella di ospitare temporaneamente i profughi inpaesi come la Tunisia, il Sudan o l’Egitto: qui, esa-minare le domande di asilo rivolte alla UE, e tra-sportare in Europa solo chi ha diritto allo status dirifugiato.Il rischio è evidente, ed è stato ben spiegato,ad esempio, da un esperto della materia come FulvioVassallo Paleologo: dietro la maschera degli «accordicon i paesi di transito» si nascondono spesso dei verie propri respingimenti collettivi di rifugiati. L’Europa,insomma, non vuole i profughi, e cerca di trattenerliprima che arrivino…Per restare al nostro tema, molti «paesi di transito»praticano comunemente la tortura, come documental’ultimo rapporto di Amnesty Interna-tional. Predisporre luoghi di accoglienza in paesi

che non forniscono garanzie sul rispetto dei dirittiumani significa esporre i profughi, almeno poten-zialmente, a trattamenti inumani e degradanti.Certo, non c’è nessun automatismo: il fatto che unpaese come l’Egitto, ad esempio, abbia praticato epratichi violenze contro gli attivisti dei Fratelli Mu-sulmani non significa per forza che la polizia egi-

ziana torturerà anche i migranti.E tuttavia, resta una contraddizionedi fondo: mentre si approva unalegge contro la tortura, si fanno ac-cordi con paesi che la praticano dif-fusamente. In nome, magari, del«contrasto all’immigrazione clan-destina». E allora, non sarebbe ilcaso di cambiare le politiche migra-torie italiane ed europee, mentre sidiscute del reato di tortura?Una ferita ai dirittiumani: la detenzioneamministrativaInfine, un ultimo cenno merita iltema della detenzione amministra-tiva: a partire dal 1998, l’Italia si èdotata di Centri di Identificazioneed Espulsione per «trattenere» gli

stranieri irregolari in attesa di rimpatrio. Si tratta diluoghi dove sono di fatto detenute persone che nonhanno compiuto alcun reato: per questo, moltigiuristi considerano anti-costituzionale l’esistenzastessa dei «centri».Uno spazio di sospensione del diritto produce inevi-tabilmente violenze e abusi: da più di quindici anniassistiamo a continue e ripetute denunce sulle con-dizioni degli immigrati nei CIE. E sono moltissimi icasi di trattamenti inumani e degradanti, qualifica-bili come vera e propria «tortura». L’episodio piùnoto – ma non il solo – è quello delle «docce an-tiscabbia» cui vennero sottoposti (correva l’anno2013) i migranti nel centro di Lampedusa.Anche qui, bisogna intendersi: la detenzione ammi-nistrativa, per quanto odiosa, non è di per sé unaforma di tortura. E tuttavia, un luogo dove sono so-spesi i diritti fondamentali è anche, fatalmente, unospazio dove possono verificarsi abusi molto gravi.Non sarebbe allora il caso di rivedere le cosiddette«politiche di contrasto all’immigrazione clande-stina»?Sappiamo, d’altra parte, che i CIE non servono alloscopo dichiarato, cioè non riescono davvero ad al-lontanare i migranti «indesiderati». E sappiamoanche che, negli ultimi tempi, gli stranieri trattenutisono considerevolmente diminuiti (ne abbiamo par-lato su questo stesso giornale). La chiu-sura definitiva dei «centri», da questo punto di vista,non rappresenterebbe un evento così traumatico perle nostre politiche migratorie.Insomma, per farla breve: è sacrosanto introdurre ilreato di tortura, ed è altrettanto doveroso vietarel’espulsione dei migranti che potrebbero subire vio-lenze gravi in caso di rimpatrio. E tuttavia, se vo-gliamo davvero mettere al bando la tortura, i passida fare sono più ampi e complessi…

Sergio Bontempelli

Tombaacqua di mare (La preghiera del migrante)

Madre acqua che ci hai generatinon punirci per averti abbandonata ingrati

miliardi d’anni faNuotavamo felici tra le tue acque trasparenti

ma spinti dall’avventura siamo partitiper esplorare e popolare terre emerse.Ricordati che siamo sempre tuoi figli.

Aiutaci ad attraversare le tue acque senza morireNon scatenare tempeste o giorni infuocati

Accompagnaci con un dolce vento che ci porti salvi verso l’Europadove nessuno muore di fame

e conosce guerre feroci.Non farci vagare per giorni o mesi

senza sapere più dove siamoAddolcisci le tue acque se abbiamo sete

Fai volare qualche pesce sul barcone se abbiamo fameRidai un po’ d’umanità a chi comanda le grandi navi

che appena ci vedono si allontanano Dai luce a chi ci odia senza motivoa chi scatena la paura contro di noi

e ci fa apparire mostri terribiliSiamo solo poveri disperati

che cercano di fuggire da guerre e carestieMa se proprio non vuoi far questo

cullaci con dolcezza tra le tue bracciaprendici quando stiamo dormendoo dilaniati da fame e stanchezza.Che almeno la morte ci sia umana

L’opera fu utilizzata tanti anni fa dall’alloraSenatore e ex Sindaco di Bologna Walter

Vitali per i suoi auguri di fine anno.

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Nel Mare Mediterraneo dal 1990 al2015 le morti di migranti, in granparte richiedenti asilo, rifugiati,profughi, sono state circa 25.993. Una cifra, purtroppo approssimativa,che rappresenta una tragedia perma-nente con sequenze di morti senzafine, chi per annegamento, chi perstenti divenuti insostenibili, chi per uncriminale e cinico sfruttamento lu-croso da parte di organizzazioni mala-vitose.Uomini, donne, bambini, fuggono daipropri luoghi di vita per l’insostenibi-lità di guerre, repressioni, devasta-zioni di interi habitat, sottrazione dirisorse e sfruttamenti indiscrimi-nati di intere aree a opera delle no-stre stesse multinazionalioccidentali.Una catastrofe umanitaria che hacontato ben 1800 morti in mare neiprimi mesi di quest’anno, in cuienormi sono le responsabilità degliStati, dell’Europa, ed anche di chi sivolta dall’altra parte.Non possiamo rimanere indiffe-renti a questo massacro di vite, disperanze, di umanità! Dobbiamocondannare queste politiche dei go-verni sulle migrazioni, sulla man-canza di accoglienza, d’inclusione,sull’omissione di soccorso e salvatag-gio e talvolta di respingimento consa-pevole dell’inevitabile destino dimorte verso cui centinaia di migrantisarebbero andati incontro. Abbiamoanche voltato le spalle alla Costitu-zione del nostro paese a partiredall’Art.16 sulla libertà di circola-zione e di soggiorno.L’ultima strage del 19 aprile, quando800 migranti sono morti nel canaledi Sicilia, sta a dimostrare il falli-mento dei Governi dell’Europa sullemissioni di soccorso e di salvatag-gio, aggravata dalla cancellazione diMare Nostrum, che ha potuto operarecon capacità di intervento e di assi-stenza, per passare poi, tagliando fondie ampiezza dell’intervento, ad un’ope-

razione di pattugliamento, Triton,assai inadeguata e limitata per l’aiutoverso imbarcazioni a rischio precariee sovraffollate.Vogliamo rappresentare pubblica-mente la nostra condanna e denun-cia per queste gravi colpe eomissioni del Governo Italiano edell’Europa, sia nelle re-sponsabilità istituzionaliche nella solidarietàverso chi si trova in situa-zioni drammatiche e sipone alla ricerca di asilo,di accoglienza e di vitapossibile per se e la suafamiglia.• Vanno aperti subitoCORRIDOI UMANITARIstabili e ben organiz-zati, dove non si ponga arischio la vita, ma si tute-lino dignitosamente lecondizioni dei migranti;• Va abolito da subitol’assurdo obbligo che ilregolamento di DublinoIII impone ai migranti dipresentare richiestad’asilo nel primo paese diarrivo, senza consentirelibertà di circolazione e diricerca di lavoro in Eu-ropa;• Vanno organizzatestrutture di accoglienzaa dimensione umana ri-spettose delle prove-nienze.• Vanno contrastati eimpediti gli atti di razzi-smo,di qualsiasi tipo,contro la presenza, l’agi-bilità, l’inclusione conpienezza di diritti nellasocietà dei migranti edelle loro famiglie, valo-rizzando altresì l’incontrodi culture e di umanità,oltre ogni frontiera e bar-riera discriminatoria.

La Comunità delle Piagge, il Comi-tato Primo Marzo, Fuori Binario, laRete Antirazzista stanno promuo-vendo a Firenze iniziative volte aesercitare tutta la pressione possi-bile su governi e istituzioni perl’apertura dei corridoi umanitari eper la messa in opera di provvedi-menti concreti e responsabili nei

confronti di un fenomeno storicoinarginabile, a cui occorre dare ri-sposte vere, certe, umane.

SE ANCHE TU SENTI QUESTA COMEUNA PRIORITÀ DEL NOSTROTEMPO, E SE VUOI ANCHE TU “RE-STARE UMANO”, ENTRA IN CON-TATTO CON NOI E PARTECIPA ALLEPROSSIME INIZIATIVE

Contatti:

Centro sociale il pozzo: 055373737

Caterina: 3200138762;

Didier: 3336532856

www.facebook.com/groups/basta-mortinelmediterraneo

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IMMIGRAZIONE • PAGINA 10

Curare (non) è permessoI risultati dell’indagine sull’accessoalle cure per i cittadini stranieri ir-regolari negli ospedali milanesi.Prevedendo il pieno accesso alle cureanche per i cittadini stranieri irrego-lari, la normativa italiana è avanzata edincludente.Il diritto alla salute viene protetto,come ricorda la Corte Costituzionale,“come ambito inviolabile della dignitàumana”.Tra gennaio 2014 e febbraio 2015 i vo-lontari del Naga ne hanno verificatol’effettiva applicazione negli ospedalimilanesi, con un’indagine qualitativa,raccogliendo la documentazione e letestimonianze che presentiamo oggi.La realtà risulta molto diversa dalleprevisioni normative e dal loro spirito.“Gessi non tolti, controlli diagnosticie ricoveri non effettuati, farmaci sal-vavita non forniti, esenzioni non ap-plicate, pazienti cronici respinti,mancata erogazione del codice Stra-niero Temporaneamente Presente(STP) che permette l’accesso allecure, ai farmaci e agli esami diagno-stici. Sono questi alcuni dei 155 casi deiquali abbiamo raccolto la documenta-zione clinica e che dimostrano che a Mi-lano e nei paesi limitrofi, ogni anno,cittadini stranieri irregolari affettida patologie anche gravi non rice-vono assistenza sanitaria adeguata”afferma il Dott. Fabrizio Signorelli, di-rettore sanitario del Naga.“Dalla nostra indagine emerge che in

80 dei 155 casi di pazienti non adegua-tamente assistiti si tratta di patologiegravi come il diabete mellito, frattureossee, casi di tumore o gravi patologiecardiache. Si tratta di persone giovani(età media 43 anni), prevalentementedi sesso maschile (76%), provenientiprincipalmente dai paesi del nordAfrica, centro America, sud est Asiatico,Romania. Il 20% dei pazienti che nonha ricevuto assistenza è cittadino co-munitario. I casi si distribuisconoequamente in tutti gli ospedali di Mi-lano e dei paesi limitrofi e sirilevano prassi estremamente varia-bili, a discrezione dei singoli ospe-dali o anche dei singoli operatori”prosegue il direttore sanitario.“Riteniamo che tutto ciò sia, in parte,frutto di una mancanza di conoscenzadella normativa da parte degli opera-tori sanitari e amministrativi, di diffi-coltà burocratiche e linguistiche e diun’abitudine diffusa a demandare alleassociazione di volontariato. Ma cre-diamo che ciò derivi anche dauna chiara volontà politica regionaledi non rendere pienamente godibileil diritto alle cure per tutti nella no-stra città” conclude Signorelli.“Affinché le cure siano garantite a tutti,senza discriminazione alcuna, è neces-sario un chiaro cambio di rotta politico.Al di là di ogni interpretazione del feno-meno migratorio, crediamo che debbaessere garantito a tutti il pieno godi-mento del diritto alla salute. Non soloper rispettare la legge, ma soprattutto

per una questione di civiltà, equità egiustizia; crediamo, infatti, che siainammissibile che una fetta di popola-zione che vive sul nostro territoriovenga esclusa dal godimento di un di-ritto fondamentale” afferma Luca Cu-sani presidente del Naga.“In attesa di un cambio di approcciostrutturale e di vedere la legge piena-mente applicata, sotto-poniamo alcuneraccomandazioni chepotrebbero migliorarenotevolmente la situa-zione attuale: rendereconcretamente possi-bile per i pazienti stra-nieri irregolaril’iscrizione agli ambu-latori dei medici di me-dicina generale;utilizzare il codice ENI,riconosciuto a livellonazionale, per i citta-dini dell’Unione Euro-pea indigenti privi diassistenza sanitaria;permettere anche agliospedali privati conven-zionati di prescriverefarmaci ed esami su ri-cettario regionale per ipazienti stranieri irre-golari e attuare unacampagna di informa-zione e formazione ri-volta a chi opera nellasanità” prosegue Cu-

sani. “Come Naga continueremo a de-nunciare ogni forma di discrimina-zione e a colmare temporaneamentele lacune del sistema sanitario: cu-riamo, senza chiedere il permesso”.Info:[email protected] - 349 160 33 05

Troppe volte ti ho visto.Sul mare mentre scendevi dal barcone

Come clandestino con documenti Pagati troppo cari.

Troppe volte ti ho visto,sul selciato della morte.

Dormivi sdraiato sul molo.La tua disperazione si vedeva anche lì.

Venendo da un paese stranieroDove cercavi la fortuna.

Così lontana.

Sisina

Il mio prologoIl mio prologo ha il sapore del silenzioUn po’ acidulo agro dolceE i colori del giorno e della notte.Quando lo intendo mi giunge al cuore una tenerezzaE voglio sia sempre così.Non è possibile appiattire tutto nel benessere di un solo statoChe monotonia direbbe la persona affaccendataTempo che scappa loro costante vicino di casaNervi a fior di pelle eco del loro profumoIl mio prologo è silenteE sente tutta la fragilità della forza del mattiniPuò sembrare banale eppure è un punto di vistaIl prologo gode dello spazio infinito delle innumerevoli possibilitàCosì a volte si passa una vita solo sempre raccontandosi l’inizio. Bloccati lìO tu amico amica che leggi queste poche povere righeSono una donna che confonde lo spazio e il tempo con il piacere di fare quello che vuolePerciò il mio prologo è anche l’epilogo di me stessaE francamente hai già fatto molto amica amico ad arrivare sino a qui.

Raffaella Sì

Suprema Madreal solfeggiar

su virtuose maestàdell’Eterno CreatoreGocce di rugiadasopra petali di roseprofuma il creato.

Antonio Raumer

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VOCI • PAGINA 11

La Campagna “No Amianto Publiacqua” boccia Rossi e la sua giunta

Amianto, la Regionetranquillizza il “citta-dino elettore” con dativetusti (e ignora glistudi dell’Agenzia Inter-nazione di Ricerca sulCancro - IARC)L’ultima classificazione compiuta dall’Agenzia Inter-nazione Ricerca sul Cancro (IARC) sulle forme diasbestosi sicuramente cancerogene per l’uomo(Gruppo 1) comprende anche quella derivante dal-l’amianto ingerito. E i cancerogeni del gruppo 1 IARCnon hanno soglia: l’unica soglia possibile per la si-curezza dei cittadini è zero. Pertanto nell’acqua ‘po-tabile’ la concentrazione deve essere zero. Colpisce

quindi il tranquillizzante comunicato emesso oggidalla Regione Toscana - certo funzionale alla cam-pagna elettorale del presidente Enrico Rossi bocciatodalle associazioni e dai movimenti per la difesa diuna buona acqua pubblica - che rassicura ancorauna volta sulla presenza di amianto nelle condutturedell’acqua potabile toscana: oltre mille chilometri dipericolosi tubi in tutta la regione.

Alla Regione e all’Istituto Superiore di Sanità (maanche a tutti gli organi di stampa che pubbliche-ranno il comunicato istituzionale), suggeriamoquindi vivamente di leggere quanto prima la ricercaIARC all’indirizzohttp://monographs.iarc.fr/ENG/Monographs/vol100C/mono100C-11.pdf dove la pericolosità del-l’amianto ingerito è messa nero su bianco. Pur-troppo è in inglese, ma traduciamo, per semplicitàe per favorire una lettura consapevole agli esperti

della Regione Toscana e dell’ISS, le conclusioni: “Esi-stono prove sufficienti per la cancerogenicità di tuttele forme di amianto per l’uomo. Le fibre in amiantoprovocano il mesotelioma, il cancro del polmone,della laringe e delle ovaie. Inoltre sono state osser-vate associazioni positive tra l’esposizione a tutte leforme di amianto e cancro della faringe, stomaco,colon-retto. Tutte le forme di amianto sono cancero-gene per l’uomo (gruppo 1).”

La Campagna sfida Rossi e Bra-merini a bere acqua con fibredi amianto

A Enrico Rossi, Anna Rita Bramerini e a tutti coloroche giocano con la salute dei toscani lanciamo unasfida: Siete pronti a bere un bicchiere d’acqua condentro sbriciolate un po’ di fibre di amianto? Prima delle elezioni se possibile.

PROMOTORI DELLA CAMPAGNA: ABC Pistoia | Asso-ciazione Acqua Bene Comune Pistoia e Valdinievole| Associazione Esposti Amianto | Associazione Ri-fiuti Zero Firenze | Attac Firenze | Collettivo FondoComunista | Comitato 21 Marzo Gavinana (FI) |Comitato acqua bene comune Prato | Comitatoacqua bene comune Valdarno | Comitato fiorentinoAcqua Bene Comune | Comitato H2O Montevarchi| Comunità delle Piagge | CPA Firenze-Sud | CsaNext Emerson | Cub Sanità Firenze | Forum To-scano dei Movimenti per l’Acqua | l’Altracitta - gior-nale della periferia | Medicina Democratica |perUnaltracittà

CONTATTI:[email protected] | @amiantopu-bliH2O | noamiantopubliacqua.wordpress.com<http://noamiantopubliacqua.wordpress.com/>

Alla salute dei toscani si antepone ilprofitto delle società per azioniAbbiamo scoperto da soli che Publiac-qua usa tubi in amianto per portarel’acqua nelle case dei fiorentini, deipratesi, dei pistoiesi e di chi vive nelmedio Valdarno; ci siamo indignati perl’assenza delle istituzioni su un temacosì importante per la salute dei citta-dini; ci siamo organizzati e uniti in un

Campagna per l’eliminazione dei 225chilometri delle pericolose tubazioni;abbiamo dimostrato analizzando il bi-lancio di Publiacqua, confortati dallalegge, che il costo di questa elimina-zione deve ricadere sui soci della so-cietà per azioni e non sulle tariffe degliutenti o sui bilanci dei Comuni e dellaRegione; abbiamo costretto anche laRegione Toscana e l’Autority ad affer-marlo, nonostante avessero sostenuto

il contrario in prima battuta; abbiamoraccolto cinquemila firme online e sumoduli cartacei per fare pressionesugli amministratori regionali, a par-tire dal presidente Enrico Rossi, suiSindaci dell’AATO 3, sul presidente esul direttore generale dell’AIT, sul pre-sidente e sul cda di Publiacqua.La Regione Toscana e l’Autority delservizio idrico, pressate dalla Campa-gna “No Amianto Publiacqua”, hannodovuto prima riconoscere che esistevaun problema, poi ammettere che i tubiandavano eliminati. Hanno iniziato amonitorare il fenomeno e a fare ana-lisi, anche se ancora con evidenti limiticulturali - “ingerire l’amianto non famale”, “bere un litro di acqua conte-nente 22.500 fibre di amianto” non èpericoloso - e con altrettanto evidentilimiti politici - si tutelano gli interessie i profitti di Publiacqua non obbligan-dola ad una immediata eliminazionedelle tubazioni sparse un po’ ovunquesul territorio. Manca ancora da parte loro, è dove-roso riconoscerlo, la trasparenza do-vuta su questo pericoloso fenomeno.L’assessore regionale all’ambiente An-narita Bramerini ha dato notizia dianalisi che hanno confermato la pre-senza di amianto nell’acqua potabilema non ci ha detto dove. Come è an-cora oscuro dove vengono fatte le altrerilevazioni e i risultati che hanno dato.Il silenzio delle istituzioni non ci con-

forta, considerata anche la storia deltallio nell’acqua potabile della Versiliadove istituzioni e società gestricehanno fatto a gara a nascondere la ve-rità.È ormai chiaro che in Italia, e la To-scana non è per niente esente dal feno-meno, quando il profitto dei privaticompete con i diritti dei cittadini la po-litica si schiera generalmente dallaparte delle società private. Noi vigile-remo che ciò non accada, come vigile-remo sul cronoprogramma dieliminazione dell’amianto e che i costigravino su Publiacqua e non sugliutenti né sulla fiscalità generale e invi-tiamo coloro che decideranno di re-carsi alle urne il prossimo 31 maggio ascegliere candidati che sappiano ga-rantire una guida alla Regione traspa-rente e al servizio dei cittadini.PROMOTORI DELLA CAMPAGNA: ABCPistoia | Associazione Acqua Bene Comune Pi-stoia e Valdinievole | Associazione EspostiAmianto | Associazione Rifiuti Zero Firenze |Attac Firenze | Collettivo Fondo Comunista |Comitato 21 Marzo Gavinana (FI) | Comitatoacqua bene comune Prato | Comitato acquabene comune Valdarno | Comitato fiorentinoAcqua Bene Comune | Comitato H2O Monte-varchi | Comunità delle Piagge | CPA Firenze-Sud | Csa Next Emerson | Cub Sanità Firenze |Forum Toscano dei Movimenti per l’Acqua |l’Altracitta - giornale della periferia | MedicinaDemocratica | perUnaltracittàCONTATTI: [email protected] | @amiantopubliH2O | noa-miantopubliacqua.wordpress.com

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VOCI • PAGINA 12

Non c’è due senza tre

Arte e OltreL’arte della gioia o felicità

è come un immagine vibrante nel soffiodi un vento che canta essere tutto verità

spazza l’inganno di una notte buiadopo essersi misurata con essa

la supera compiendosila dove non era stata credutaAhimè parole! Aiutatemi!

Aiutate la poesia affinché stanotte possa colmarsi con la realtà

ed io insonne possa raggiungerela giusta ispirazione e il riposo

Guarda il mio cuore bagnato d’ignoranza,per questo corpo che è come se appartenesse agli altri

ho ferito un gran numero di uomini,quante persone, benefattori, amici,parenti e fratelli hanno sofferto

e ho visto piangereSolo il sole all’alba astro nascente

mi potrà consolarepotrà farmi scordare

l’ingiusto passato che mi affliggeconfesso…

Vorrei rinascere illuminato di una luce nuovamai vista prima….

…. e il sole stella splendente appare guidandomivorrei nell’infinito amore,

con grazia, nella fratellanza,operare l’agire dell’essere

il fare fatto compiuto

Baldasseroni C.

NON C’E’ DUE SENZA TRE… un’altra lavoratrice iscritta aiCOBAS licenziata nella RSA S.SILVESTRO in Borgo Pinti, 62

Anche questa volta si tratta di un licen-ziamento intimidatorio e illegittimoche colpisce una donna di quasi 60anni che lavora nella struttura dal2001 senza aver mai avuto contesta-zioni o richiami disciplinari nei 14anni di attività alle dipendenze dellealtre cooperative che si sono succe-dute nella gestione della RSA.Questo licenziamento assume aspettiancora più odiosi perché avviene du-rante un periodo di malattia in seguitoad un incidente occorso alla lavora-trice mentre aspettava l’autobus perrecarsi al lavoro, incidente che l’INAILnon ha riconosciuto come infortunio initinere e su questa decisione la lavora-trice ha presentato ricorso.

È un licenziamento consumato con lacollaborazione del medico competenteche ha convocato a visita la lavoratricee ha dichiarato che la stessa non è ingrado di svolgere le mansioni inerentiil suo profilo professionale. La cooperativa ha poi dichiarato chenon può utilmente impiegare la lavo-ratrice affidandogli compiti meno gra-vosi e ha deciso di darle il benservitosenza aspettare la completa guari-gione ed effettuare in quel momentola visita di idoneità .Sottolineiamo che per un caso analogola Corte d’appello di Bari ha affermatoche non è conforme a buona fede ecorrettezza il comportamento del da-tore di lavoro che ha licenziato il lavo-ratore immediatamente dopol’accertamento di inidoneità senza at-tendere che trascorresse il termine perimpugnare il giudizio dinanzi all’or-gano di vigilanza.

Anche in questo caso abbiamo avviatotutte le procedure legali di contesta-zione del provvedimento, ma di frontealla gravità di questi continui attacchinei confronti dei lavoratori che non ac-cettano di sottostare passivamente alleangherie della cooperativa “l’AGORÀTOSCANA” è necessaria la risposta so-lidale di tutti i lavoratori.Va rimarcata ancora una volta la com-pleta subalternità di Montedomini allescelte repressive della cooperativa edin particolare denunciamo come la ri-sposta data dalla direzione di Monte-domini all’interrogazione presentatada alcuni Consiglieri Comunali in me-rito al licenziamento di Cristian e Oli-via ricalca fedelmente, addirittura conle stesse parole, quanto affermatodalla cooperativa nella lettera di licen-ziamento. Ancora una volta si daper buona la ver-

sione della cooperativa senza aver sen-tito le ragioni dei lavoratori, ragioniche comunque saranno portate in tri-bunale nell’udienza fissata il 17 giu-gno dove siamo sicuri che sarà resagiustizia di questi soprusi.Contro i licenziamenti illegittimi:reintegro immediato!OLIVIA, CRISTIAN E

ANTONIETTA DEVONO TORNARE A LAVORAREPER IL REINTEGRO DEI

LAVORATORI LICENZIATI ILLEGITTIMAMENTE!

SE TOCCANO UNO, TOCCANO TUTTI!

Confederazione Cobas- via dei Pila-stri, 43//R - 055 241659 – fax 0552008330fot.in proprio 17/5/2015

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VOCI • PAGINA 13

Fuori Binario compie 21 anni e io 13 con luiIl nostro coraggioso giornale a Giugnoannovera 21 anni di vita, coraggioso sìpoiché ciò che pubblichiamo su quelloche sono i problemi sociali, forse, solonoi lo facciamo.Questo perché nei nostri intenti nonaccettiamo finanziamenti di parte esiamo autogestiti, quindi non ricatta-bili da nessuno. Siamo autofinanziati!!.C’è davvero motivo di esserne fieri diciò che facciamo di come lo facciamoe resistere così tanti anni è davvero unimpresa da eroi, moralmente par-lando.Ora vengo a parlare di me, di come eperché mi trovo a Fuori Binario. Com’èche si finisce sulla strada? Sulla strada,così penso, per libera scelta non ci vanessuno.???????????Io faccio parte di un’altra specie di uo-mini di strada e cioè della gran partedi quelli che ci si ritrovano per forza oper sfortuna. Così mi ritrovai senza la-voro, senza casa, senza affetti; chefare?Questi sono i momenti più difficilinella vita di un uomo poiché la vio-lenza della paura assale come un orri-bile tiranno per inculcarti il terroreche tutto è finito, ed egli ti bisbigliamalignamente all’orecchio “sei finito,sei finito, perché vivere ancora, falla fi-nita!!”Ma contro questo sinistro malignare sifa avanti la dea del buon consiglio cheti sussurra dolcemente nell’orecchio “ma rifletti un pò, è poi vero che sia lafine e non potrebbe essere invece l’ini-

zio di un nuovo percorso? Rifletti benetu che ami la filosofia e la poesia, chela vita sia più vicina a colui che “ha” oa colui che “è” ossia essere libero.Dice il mio filosofo preferito: “colui chemeno possiede è tanto meno posse-duto”. Riflettete bene su questa mas-sima signori e signore.Ebbene sarà stato grazie a queste pa-role che cominciai a vivere la vita distrada, che è durissima, con più sol-lievo ovvero con meno dolore.Dormire nelle sale d’attesa delle sta-

zioni, soffrire il freddo, avere problemigrossi per mantenermi pulito, che fareper mangiare? Perché non avendo casatutto si aggrava in modo enormegiorno dopo giorno, sei sempre più“barbone”, presentarsi ad un datore dilavoro in maniera indecente, malve-stito e puzzolente è come dire che il la-voro non te lo dà di sicuro.Quindi giorno dopo giorno si va sem-pre più indietro cioè a peggiorare per

darvi un idea per immagini sentitequesto detto napoletano, “ u cane moz-zeca sempre u chiù disgraziatu” cioè, ilcane morde sempre il più stracciato, ilpiù povero.E questo detto napoletano è Verissimo,l’uomo stronzo, la gente cattiva, questisono i più velenosi n3emici dei più po-veri, soprattutto psichicamente e mo-ralmente, questi luridi malriuscitiumanamente, questi falliti sotto ogniaspetto dei più elementari valori , que-sti maledetti che non sono né uomini

né cani, né ricchi né poveri, né carnené pesce, questi ipersquallidi che pos-sano tutti morire senza il mio minimodolore, questi sono i più grandi nemicidei più poveri.E pensare che Platone fa nascerel’amore dalla dea della povertà.L’uomo stronzo che la moglie a ragionegli fa le corna, si sfoga sul più debole,indifeso e povero. Insomma questa gente da niente che

trova un proprio motivo di afferma-zione e potere sui più deboli e indifesiè la specie peggiore che madre naturapossa aver generato.Ma la strada cha i suoi aspetti belli emeravigliosi. Solo quando ho vissutosulla strada mi sono goduto intensa-mente una fantastica alba a Rimini e lasera dello stesso giorno il tramonto aViareggio. L’intuito psicologico si svi-luppa sulla strada a far colletta o pro-curarsi il cibo e il posto dove dormire.Insomma vivendola bene, la strada tida modo di conoscere l’umano, e cono-scerlo nei più diversi aspetti poiché di-versi sono i problemi che deviaffrontare e risolvere.Le persone più belle le ho conosciuteper strada, coloro che hanno più acuore le persone di strada, e non parlosolo degli artisti come: l’Astronauta,Salvatore, Andrea, Luciano, Silvestro,Emilio, Vittorio etc.., ma soprattutto diFuori Binario che mi ha dato un mo-tivo forte in cui credere nella vita, enon solo il motivo ma anche la possi-bilità di venir fuori dall’abisso socialegiusto in tempo.I problemi di salute, la sordità, l’aneu-risma al cervello e altro… gli anni chesi caricano addosso.Sono ancora vivo grazie alle personedel giornale, presidente, direttore, ca-poredattore, volontari e non faccionomi tanto loro già lo sanno. A loro va la mia riconoscenza, la miagratitudine Grazie di cuore.Francesco Cirigliano

Storie di quotidiana sofferenza, in partefamiliari, fragilità che ci passano accantosenza che noi nemmeno le notiamo,sono i rifiuti umani della nostra ‘civiltà’, ifuori binario, ... meno male che c’è qual-cuno che ce le ricorda

...racconti nei tempi della crisi...

È difficile per noi, abituati a comunicatiche parlano il linguaggio della “guerra in-finita”, raccontare storie di “vita quoti-diana”, di persone dimenticate, nellababele di mille rincorse metropolitane,di tempi difficili e di aperta disumanità...Eppure la crisi colpisce tante persone,donne e uomini, molte persone sole,sempre di più...Salvatore Lo Presti aveva fatto uno dei

tanti “mutui” per acquistare un alloggioin Via Reginaldo Giuliani, poi la crisi, lamoglie in crisi depressiva che si toglie lavita, i figli che se ne vanno, sino allosfratto ... senza preavviso. Salvatore haquasi ottanta anni e nessuno lo aiuta.Dopo mille peripezie viene sistemato perun mese all’Albergo Popolare, ma i primidi aprile viene allontanato anche dall’Al-bergo Popolare ... oggi dorme alla sta-zione...Jolanda abita in Via del Pino, Campo diMarte, l’otto di giugno subirà l’esecu-zione di sfratto, tre bambini sulle spalle,lasciata dal compagno e una attività diParrucchiera fallita. Gli assistenti socialiche, come sempre, non l’aiutano di certo... ora si trova ad affrontare la realtà dasola, con il solo movimento che la so-

stiene...Cruciano Muscarella, per la terza voltaha fatto i conti con vigili e polizia in unacasa popolare dove ha risieduto peroltre trenta anni. È accusato di tutto, pernon avere fatto niente, e l’assessore allacasa di Campi lo ha scelto come NEMICONUMERO UNO, ma non ha fatto i conticon la solidarietà di tante persone chenon riescono a capire il perché Crucianodeve lasciare la casa di Via Palagettadove ha vissuto per tanto e ha semprepagato ... ora ieri mattina si è barricatoin casa, sono arrivati alcuni solidali e lapolizia se ne è andata ... sino a quando?Cinzia Carotti, un’altro sfratto per moro-sità incolpevole, si trova da sola dopo unincidente, la perdita del lavoro, la de-pressione a fare i conti con i tempi del-

l’oggi. Stamani lo sfratto, bloccato da mi-litanti e solidali del movimento di lottaper la casa, un rinvio sino a settembre,ma per le persone sole, soprattuttodopo i quarant’anni non c’è futuro ...

Questi insieme a tanti altri, sono i mi-granti di casa nostra, esclusi dalla ferrealogica della Meritocrazia economica im-partita dal governo Renzi...Questi, insieme a tanti altri sono coloroche hanno vissuto in solitudine la pro-fonde ferite della crisi..Ma per queste e altre persone il tempodella pazienza è finito...

Lorenzo a nome e per conto del movi-mento di lotta per la casa

... racconti nei tempi della crisi ...

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VOCI • PAGINA 14

Mamme No inceneritoreAbbiamo scelto un nome semplice eparlante “MAMME no INCENERI-TORE”.Siamo un gruppo di mamme chehanno a cuore la salute dei propri figli;ci siamo documentate e abbiamo cer-cato informazioni e notizie sulla co-struzione dell' inceneritore di Firenze(o come dicono i nostri amministra-tori, Termovalorizzatore di Case Pas-serini). Ai nostri amministratori localie centrali chiediamo di abbandonare lapolitica dell'incenerimento e di adot-tare la strategia 'RIFIUTI ZERO': unastrategia di gestione dei rifiuti che sipropone di riprogettare la vita ciclicadei rifiuti, considerati non come scartima risorse da riutilizzare come mate-rie prime seconde.Siamo impegnate nella battaglia con-tro la costruzione del nuovo inceneri-tore di Firenze perchè: siamo stateCURIOSE e non ci siamo fidate di chi ciracconta “… è nuova tecnologia, non famale” e NON ci siamo ARRESE e nonabbiamo ascoltato chi ci dice “… ormaiè troppo tardi”Crediamo che scegliere da che partestare sia facile, basta rispondere a 2

domande:1 - Esiste anche solo un RAGIONEVOLEDUBBIO sulla pericolosità degli im-pianti di incenerimento? SI, il documento ASL allegato alla VIAdel … , constatata la già grave situa-zione dell’area prescrive precisi con-trolli su esiti riproduttivi,contaminazione della catena alimen-tare, salute dei lavoratori addetti al-l’impianto e di tutti coloro che vivonoe lavorano nelle zone di potenziale ri-caduta.Un sindaco di un comune dell’area fio-rentina ci ha risposto candidamente: “… ma che c’entra, la ASL lo fa per farestatistica …” risposta francamenteinaccettabile!… e una volta che la statistica eviden-zierà nati pre termine, malformazioni,malattie, morti … quale soddisfazionepotremo ricavarne?12 - Esiste un modo diverso, un ALTER-NATIVA per risolvere il problema deirifiuti?SI, si chiama strategia Rifuti Zero o sepreferite concetto di Economia Circo-

lare. Teniamo a sottolineare che non sitratta di ‘filosofie’ ma di azioni con-crete e già messe in atto in Italia e nelmondo. Un esempio è la gestione dei rifiutiadottato dal Consorzio Contarina diTreviso o – volendo rimanere in To-scana – da Capannori. Ai nostri ammi-nistratori che stanno ancora ainterrogarsi sul modo di incrementaredi qualche punto percentuale la rac-colta differenziata in epoche così lon-tana che – ci dicono – nel frattemposerve un inceneritore - diciamo: nonoccorre inventarsi niente, basta ‘co-piare’ ciò che altri stanno già facendo(metodi organizzativi, mezzi adatti, lo-gistica).L’idea dell’Inceneritore di Firenze eragià vecchia nel 2000 quando è stata‘partorita’, oggi - dopo 15 anni - è sto-ricamente ‘morta’, tanto che una riso-luzione del parlamento europeo indicacome obiettivo l’abolizione di discari-che e inceneritori entro il 20202. Ma evidentemente i nostri ammini-stratori e le nostre istituzioni sono di-sattenti e distratti da altro… Noi

mamme siamo meno distratte: ai no-stri figli mettiamo la crema solared’estate, li copriamo con sciarpa e cap-pello d’inverno … ma contro l’aria cherespirano cosa possiamo fare? Senz’al-tro opporsi a questi progetti assurdi.Per quanto ci riguarda continueremoa diffondere a tutti lo stesso messag-gio: ci impegniamo nel ‘contagiare’ cia-scuna altre 10 persone ad esserecuriose e a non arrendersi. Organizziamo incontri informativi –visto che chi di dovere sottace le noti-zie ai cittadini … e in tanti non sannoche vorrebbero cominciare i lavoriquesta estate.La strada dell’incenerimento è sba-gliata: per la salute, per l’ambiente eanche dal punto di vista economicoper questo siamo contrarie.NOTE:1. [vedi parere ASL10 pervenuto indata 12/02/2014]

2. [vedi risoluzione del Parlamento Eu-ropeo del 24 maggio 2012 su un’ Eu-ropa efficiente nell’impiego delleRisorse

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MARCOVALDO e la macchina da guerra

VOCI • PAGINA 15

PREMESSA: Nella sua raccolta di rac-conti “Marcovaldo”, Calvino hacreato una maschera, un personag-gio di fantasia che dà voce, di gene-razione in generazione, alla saggezzapopolare laddove ne rimanga un bri-ciolo.

Marcovaldo è come Bertoldo, comePasquino, come Pulcinella, è di tutti edi nessuno, ognuno può appropriar-sene a patto di non tradirne lo spirito,a patto di non fargli dire ciò che piaceal potere invece che quello che il po-tere non vuole sentire.

Prima di rincasare dal lavoro, Marco-valdo si concedeva a volte un aperitivo,o come lo chiamava lui, una bicicletta.Una bicicletta era una bottiglietta dianalcolico suddivisa in due bicchieri,ruota davanti e ruota didietro, uno an-dava a lui e uno al suo compagnoUsbergo. Quel giorno Usbergo non si erapresentato al lavoro perché non si sen-tiva bene e allora Marcovaldo si bevveanche la ruota didietro, alla salute diUsbergo. Buttato giù il secondo analco-lico, Marcovaldo cominciò a vedere dop-pio: due uomini vestiti uguali entravanonel bar e ordinavano anche loro una bi-

cicletta. Sembravano lui e il suo compa-gno Usbergo, ma avevano indosso unadivisa mimetica e un grosso fucile a tra-colla. I fucili nonerano da cac-cia, cheq u e l l iquando ci simuove tra lagente si ri-pongono alsicuro inuna sacca dicuoio, erano fucilida guerra! “Poveracci”pensò Marcovaldo che ilm i l i t a r el’aveva fatto,“ s a r a n n ostati ore eore a pian-tonare unalatta di ben-zina o unapolveriera, arischio disaltare inaria per unacicca gettataper sbaglio, ora finalmente smontano ese ne vanno a riposarsi!” Macché

Finita la bicicletta, i due soldati escono esi piazzano in mezzo alle automobili par-cheggiate in doppia fila. Una di queste

auto è la loro: è una jeepche ha gli stessi colori

mimetici, i finestrinisono coperti dagrate di ferro etutto intorno haun’edera di mani-glie e scalette. E’una macchina daguerra.

“A che gli servirà incittà?” si domandò

Marcovaldo e, poichéaveva l’abitudine di

pensare a vocealta, qualcheavventore losentì e gli ri-s p o s e :“Sono quellidell’opera-zione PiazzeSicure” “ Si-cure? Conquei can-

noni? E la macchina, l’ha vista? Se sba-gliano marcia, addio lambretta!”Marcovaldo pensava alla sua lambretta

parcheggiata sotto la stazione doveprendeva il treno pendolari, proprio die-tro alla macchina da guerra. I soldati nonmuovevano un muscolo, ma anche cosìdavano nell’occhio, gli anziani si scansa-vano e i bambini li additavano intrepidi.“ma perché hanno la tuta mimetica?”Domandò marcovaldo all’avventore.

“Per non farsi beccare dai nemici, èchiaro” “Ma qui siamo alla stazione, nonci sono nemici, solo pendolari. E poi,scusi, se fosse come dice lei, dovrebberovestirsi come tutti, maglia, pantaloni evia! Così conciati li riconoscono subito!”“Ma che vuole che si vestano in bor-ghese?” “Non dico in borghese, magaricome i controllori o i postini… a se pro-prio devono camuffarsi, che si vestanoda panchina o da semaforo!” “Perché dasemaforo?” “Perché devono nascondersiin mezzo ai semafori, mica se ne stannoacquattati nel fogliame!”

Mentre Marcovaldo faceva amicizia conil suo nuovo compagno di bevute, i duesoldati si erano arrampicati sulla lorogrossa macchina da guerra e facevanomanovra. Una retromarcia troppo arditae…PUM! Addio lambretta!

Massimo di Micco

Preso lo schiaffo da Strasburgo, con lasentenza della Corte europea sulle tor-ture alla scuola Diaz, la Camera sta cor-rendo ad approvare una legge sullatortura, in modo che sia possibile dire:ecco, abbiamo capito e provveduto intempi record. In verità si profila unabeffa. Il testo uscito dalla commissioneGiustizia è un pasticcio giuridico,un’acrobazia per svuotare la legge dalsuo interno. Già nel testo approvato alSenato mancavano i due pilastri tipicidi ogni seria legge sulla tortura, pila-stri indicati esplicitamente anche nellasentenza della Corte di Strasburgo: ladisciplina della tortura come reatoproprio del pubblico ufficiale e la nonprescrittibilità.Alla Camera il testo è stato ulterior-mente peggiorato, quindi non solo latortura rimane un reato generico conla semplice aggravante per i pubbliciufficiali (aggravante che può esserecompensata dalle attenuanti, ad esem-pio per il fatto d’essere incensurati) enon solo resta la possibilità della pre-

scrizione, ma si è arrivati a dettagliareoltremisura le fattispecie da conside-rare come tortura: è il modo classico –come sa chiunque abbia un minimo dipratica giuridica – per rendere lanorma inapplicabile.Siamo di fronte a un dispositivo che di-verge nettamente dalle indicazionidella Corte di Strasburgo, la quale infuturo – è facile prevederlo, in caso diapprovazione di una legge del genere– sarà nuovamente chiamata a interve-nire e a censurare l’Italia, come acca-duto, per citare una vicenda recente,con il reato di clandestinità. Stiamo in-somma assistendo a un paradosso. Nelmomento in cui il nostro paese finiscesotto accusa a livello europeo per le“carenze strutturali” nel garantire il ri-spetto dei diritti fondamentali, si ap-provano “riforme” che ci allontananodagli standard internazionali.Qualcuno sostiene che una bruttalegge è meglio di nessuna legge. Non ècosì, perché stiamo parlando di prin-cìpi basilari della civiltà giuridica e

perché le forze dell’ordine hanno biso-gno di ricevere un messaggio chiaro eforte dal parlamento sull’urgenza dicambiare radicalmente rotta. Nehanno bisogno perché hanno dimo-strato, dal 2001 in poi, di non esserecapaci di autocritica, di non avere stru-menti di correzione efficace dei proprierrori, palesando al contrario nei pro-cessi genovesi una pericolosa attitu-dine a mentire e ad ostacolare il corsodelle inchieste. I vertici delle forze dipolizia, spalleggiati dai ministri delmomento, anziché agire per indivi-duare e punire i responsabili degliabusi, anziché domandarsi perché allaDiaz e a Bolzaneto centinaia e centi-naia di agenti abbiano praticato tor-ture o assistito ai maltrattamentisenza intervenire, hanno agito in dire-zione opposta, proteggendo i respon-sabili e ostacolando il corso dellagiustizia. Il parlamento, di fronte a si-mili comportamenti, ha scelto di cer-care una mediazione con i vertici e imaggiori sindacati di polizia, gli uni e

gli altri attestati su posizioni retro-grade e corporative e di fatto contrariall’introduzione del reato di tortura.Approvare una legge difficilmente ap-plicabile e smorzata nella sua caricamorale e culturale, è una scelta politicache finirà per indebolire ulteriormenteun tessuto democratico già malandatoe a questo punto destinato a un’ulte-riore involuzione autoritaria.Lorenzo Guadagnucci

Comitato Verità e Giustizia per Genova

Reato di tortura: una legge beffa

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VOCI • PAGINA 16

MENO MALE CHE QUALCUN’ALTRO SE NE STA ACCOR-GENDO DI QUESTA CARNEFICINA. COMUNQUE SONO 21NEL MESE DI MAGGIO E 51 DALL’INIZIO DELL’ANNO.152 NEL 2014 E 142 DA QUANDO IL 28 FEBBRAIO 2014HO MANDATO UNA MAIL A RENZI, POLETTI E MARTINAPER FARE ALMENO UNA CAMPAGNA INFORMATIVASULLA PERICOLOSITÀ DEL MEZZO. LO STESSO SULLEPAGINE DELL’OSSERVATORIO SULLE PAGINE DELL’OS-SERVATORIO SE AVETE UNA PERSONA CARA CHE USAQUESTO MEZZO AVVERTITELO DEL PERICOLO CHECORRE. È UN MEZZO MORTALE

Maggio, più vittime neicampi che su tutta la reteautostradaleCon 29 sinistri e 20 morti, in questo mese coni trattori c’è stata una vera e propria strage diVINCENZO BORGOMEOIncredibile ma vero: nei campi si muore più deldoppio che in autostrada. Secondo gli ultimidati  dell’Osservatorio Il Centauro dell’Asaps(associazione amici polizia stradale) a maggioc’è stata una vera e propria strage di incidenticon trattori.Nei soli primi 15 giorni del mese l’OsservatorioASAPS ha già registrato 29 episodi che hannocausato 20 morti di cui 17 fra gli stessi condu-centi delle macchine agricole. Un record maivisto prima e che non può essere dimenticato:per capire la portata  del fenomeno basta direinfatti che nello stesso periodo - sulla intera

rete autostradale con ben altri volumi di traffico diauto, moto e camion - le vittime sono state 8. Comedire che nei campi a primavera si muore più che il dop-pio che in autostrada.Intanto nei primi quattro mesi del 2015 l’Osservatorioil Centauro - ASAPS ha registrato: 111 incidenti contrattori agricoli che hanno causato 46 vittime e 70 fe-riti. Il fenomeno insomma inizia a preoccupare dav-vero: nel 2014, secondo il report dell’ASAPS,  le vittimetotali nei campi e sulle strade adiacenti per incidenti

con trattori agricoli  furono 181 (+4,6%) e 257 i feriti(+4%) in 390 incidenti(+4,3%).“Gli incidenti nei campi -ci ha spiegato GiordanoBiserni, presidente Asaps- nonostante i nuoviprovvedimenti in materiadi patenti e di sicurezzadei mezzi, ancora nondanno segno di diminu-zione e riteniamo sia in-dispensabile una forte emirata comunicazionedei fattori di rischio fra gliagricoltori stessi e in par-ticolare fra quanti lavo-rano la terra per hobbysaltuariamente”.Da: Carlo Soricelli Inviato: venerdì 28 febbraio2014 18:42A: [email protected]; [email protected];[email protected]: Morti sul lavoro aGennaio e Febbraio 2014. Al-l’attenzione di Matteo Renzi,Giuliano Poletti e MaurizioMartina,

Osservatorio Indipen-dente di Bologna mortisul lavoro

http://cadutisullavoro.blogspot.comSig. Primo Ministro Matteo Renzi e  Sig.ri Ministri  dellavoro Giuliano Poletti e  delle Politiche Agricole Mau-rizio Martina, il nuovo governo sarà giudicato daquello che saprà mettere in campo concretamente. L’Osservatorio Indipendente di Bologna morti sul la-voro è  aperto dal  1° gennaio 2008, subito dopo la tra-gedia della ThyssenKrupp di Torino, e da quel giornomonitora in tempo reale i morti sul lavoro in Italia.Ogni anno si parla di favolose diminuzioni dei decessi,

ma noi, che registriamo  tutte le morti sui luoghi di la-voro non abbiamo riscontrato nessun calo. Sostanzial-mente il numero dei morti sul lavoro non è variato nelcorso di questi anni di monitoraggio. Purtroppo, no-nostante il blog sia diventato punto di riferimento concentinaia di migliaia di visitatori in Italia e non solo(questa settimana oltre 600 accessi dagli Stati Uniti  e400 della Germania),  per chi cerca notizie in temporeale su queste tragedie, che portano il lutto in oltre1000 famiglie ogni anno, non abbiamo mai avutocome interlocutori i vostri ministeri e questo nono-stante le numerosissime  mail inviate che illustravanola tragedia attraverso dati incon-testabili, Ma si è continuato aprendere per buoni i dati ufficialiche sono sempre sottostimati acausa di un monitoraggio parziale.Tutti gli anni assistiamo ad un’au-tentica carneficina di agricoltorischiacciati dai trattori che guidano,nella totale indifferenza della po-litica, e soprattutto da parte deiministri che si sono succeduti inquesti anni all’agricoltura e al la-voro. Gli agricoltori decedutischiacciati dal trattore sono stati127 nel 2013 rappresentano dasoli il 23,3% di tutte le morti suiluoghi di lavoro. Noi crediamo chequesta sia una vera emergenza na-zionale. Nel corso degli anni ab-biamo proposto diverse soluzioni,ma non siamo mai stati ascoltati e

nessuno si è mai degnato di rispondere in merito. Ba-sterebbe una maggiore informazione sulla pericolositàdel mezzo e far dotare le cabine di protezione  di cin-ture di sicurezza. Con questi pochi accorgimenti, so-prattutto sui vecchi trattori, si potrebbero in pocotempo dimezzare le morti.  Tra poco arriverà labella stagione e ricomincerà questa strage senon si interverrà immediatamente.Il nostro lavoro è solo volontario e l’unico scopo èquello di sensibilizzare sul tema morti sul lavoro e au-

spicare una diminuzione dei decessi sul lavoro,che ci vede primi in Europa. D’ora in poi speriamo d’avere maggiore atten-zione  da parte delle istituzioni. Carlo Soricelli [email protected] del 22 maggio 2015

Ma la vita di chi lavora la terra non contaniente?Ministro Martina dica qualcosa su questa car-neficina. Continua inarrestabile la strage diagricoltori schiacciati dal trattore. Sono già 21dal 1° maggio Festa dei Lavoratori e inaugu-razione dell’EXPO che “nutre il pianeta”. Sono51 dall’inizio dell’anno. Nel 2014 sono statischiacciati dal trattore 152 lavoratori e 142 daquando l’Osservatorio che dirigo le ha man-dato una mail il 28 febbraio 2014 per avver-tirla, come del resto ho fatto con Renzi e Polettidell’imminente strage che puntualmente si èverificata. Lo stesso è stato fatto nel febbraio2015. Il risultato è lo stesso: la Sua indifferenza

e quella di Renzi e Poletti. La vita di questi lavoratorinon vale neppure un twitter? Eppure la vediamo tuttii giorni in televisione. Su se ne occupi finalmente, Leiè il Ministro delle Politiche Agricole. Questo post saràcontinuamente aggiornato fino a quando non la ve-dremo spendere una parola su queste vittime che sipotrebbero dimezzare se solo ci fosse un’informazionecorretta e attenta, oltre ovviamente a interventi miratiper mettere in sicurezza i vecchi trattori con interventisulle cabine.

Carlo Soricelli Osservatorio Indipendente Bologna morti sul lavoro  

Associazione Vita indipendente ONLUS

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MAGGIOpiù vittime nei campi che sulle autostrade

NOTIZIE DALLA REDAZIONECari lettori/sostenitori vi portiamo a conoscenza che dal numero 171di Gennaio-Febbraio 2015 è aumentato il prezzo di costo del giornaleai distributori, da 0.70 a 0.90 cent. (La differenza offerta per l’acquistodel giornale è il loro guadagno). Per trasparenza riportiamo unamedia delle spese da noi sostenute: Affitto di €354,00, stampa FuoriBinario 3000 copie in media per €1000,00, Telefono €100,00, Luce €90,00, per il riscaldamento stagionale con bombole a gas e stufetteelettriche c.a € 120.00/150.00, cancelleria e spedizione 200 giornali€ 200.00, noleggio furgone per ritiro e trasporto banco alimentare €50.00 più l’acqua e le tasse varie annuali (Tari).

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