Fb173 maggio

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O F F E R T A L I B ERA - W W W . F U O R I B INARIO.ORG - SPED. ABB. POSTALE ART. 2 COMMA 20/CL 662/9 6 - F I R E N Z E - GIORN A L E D I S T R ADA - AUTOGESTITO E AUTOFINANZIATO - N. 173 MAGGIO 2015 - Ogni diffusore di Fuori Binario deve avere ben visibile il cartellino dell’autorizzazione come quello qui accanto. Il giornale ha un costo di 0.90 centesimi per il diffusore che così contribuisce alle spese di stampa e redazione viene venduto a offerta libera che (oltre il costo dei 0.90 cent.) è il suo guadagno. Non sono autorizzate ulteriori richieste di denaro. Il Giornale nasce all’interno di un Centro di Ac- coglienza Pubblico maschile “senza fissa dimora”: l’Albergo Popolare. Nasce come progetto collettivo indirizzato al prob- lema della esclusione sociale e con l’obiettivo di includere socialmente la sua redazione attraverso la vendita libera del giornale. Noi, operatori del sociale as- coltavamo giorno dopo giorno storie di vita che ci ferivano ma che non erano altro che la storia infinita di un mondo che dimenti- cava l’essere umano: la dis- uguaglianza crescente, i diritti negati, la caduta nella povertà per gli sfratti, per la perdita del lavoro, per la mancanza di lavoro. Ascoltavamo e sentivamo il mortificante presagio di una lenta agonia che non aveva un punto di appoggio da dove ripartire. Ci costituimmo in una Asso- ciazione di Volontariato So- ciale “Periferie al Centro”. Nel luglio 1994 uscì il Nu- mero Zero della redazione di Fuori Binario, il faro lu- minoso che ha guidato la sua nascita fu Piazza Grande, il primo giornale di strada italiano di Bologna. Presto si alzarono, a far parte di Fuori Binario, le voci femminili, del volontariato, dei lettori, degli studenti, dei bambini, dei disabili, “ de los indig- nados”, dei poeti. Due donne straordinarie, per più di venti anni, non abbandonarono mai l’incessante lavoro volon- tario di aggregazione, di guida e di pubblicazione del giornale. Dal primo numero ricordo una risposta alla inter- vista fatta a Potitotip a cura dei colleghi Antonio e Giovanni: “Per te quali sono i tre valori fonda- mentali” Risposta: “1) La semplicità in generale, 2) sapersi accontentare perché se si vuole avere di più si toglie ad un altro, 3) avere una giusta assistenza medica”. Tanto tempo fa c’erano sempre la buro- crazia, l’avarizia che genera disuguaglianza, e una assistenza medica che oggi non è giusta con i suoi tempi di attesa infiniti. Questo piccolo grande giornale affronta oggi la questione della vaghezza, del dire e non dire della informazione, di ciò che crediamo di sapere della realtà e con suoi articoli anche investigativi ci aiuta a capire che non si scrive tutta la verità di quello che ci circonda. I distruttori della ragione sfruttano a proprio van- taggio finte soluzioni che dividono e sono il punto di non ritorno di vere tragedie umanitarie. Las- ciano alla libera interpretazione questioni che sono la essenza della dignità del essere umano. Per noi, oggi come ieri, quello che conta è il rispetto e la libertà di sen- timento della nostra redazione, quello che conta è l’informazione vera, indipendente, non corrotta, non negoziabile. Per noi, oggi come ieri, pensare è resistere. Re- sistere all’inganno, alla in- visibilità della morte civile, alle divisioni che creano paure e angosce. Resistere ai privilegi, alla intoller- anza, al martirio nelle carceri, alla violenza con- tro le donne, ai ghetti, alle discriminazioni sessuali. Pensare è resistere. Resistere è porre limiti chiari, con gli strumenti utili, a quello che non è giusto ma ingiusto, non è buono ma cattivo, non è corretto ma sbagliato, non è normale ma anor- male. Dedicato alla più genuina umanità di questa città, oggi come ieri Fuori Binario crea nuovi vincoli, nuovi significati e letteratura. Crea Cultura sotto il sole di tutti noi: Libertà, Uguaglianza e Fratellanza (Solidarietà). Lelia Ghilardotti

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fuori binario giornale di strada n. 173 maggio 2015

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W.FUORIBINARIO.ORG-SPED.ABB.POSTALEART.2COMMA20/CL662/96-FIRE

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GIOR

NALE

DI STRADA - AUTOGESTITO E AUTOFINANZIATO - N. 173 MAGGIO 2015 -

Ogni diffusore di Fuori Binario deve avere ben visibile il cartellino dell’autorizzazione come quelloqui accanto. Il giornale ha un costo di 0.90 centesimi per il diffusore che così contribuisce allespese di stampa e redazione viene venduto a offerta libera che (oltre il costo dei 0.90 cent.) è ilsuo guadagno. Non sono autorizzate ulteriori richieste di denaro.

Il Giornale nasce all’interno di un Centro di Ac-coglienza Pubblico maschile “senza fissa dimora”:l’Albergo Popolare. Nasce come progetto collettivo indirizzato al prob-lema della esclusione sociale e con l’obiettivo diincludere socialmente la sua redazione attraversola vendita libera del giornale.Noi, operatori del sociale as-coltavamo giorno dopogiorno storie di vita che ciferivano ma che non eranoaltro che la storia infinitadi un mondo che dimenti-cava l’essere umano: la dis-uguaglianza crescente, idiritti negati, la cadutanella povertà per gli sfratti,per la perdita del lavoro,per la mancanza di lavoro.Ascoltavamo e sentivamo ilmortificante presagio diuna lenta agonia che nonaveva un punto di appoggioda dove ripartire.Ci costituimmo in una Asso-ciazione di Volontariato So-ciale “Periferie al Centro”.Nel luglio 1994 uscì il Nu-mero Zero della redazionedi Fuori Binario, il faro lu-minoso che ha guidato la sua nascita fu PiazzaGrande, il primo giornale di strada italiano diBologna.Presto si alzarono, a far parte di Fuori Binario, levoci femminili, del volontariato, dei lettori, deglistudenti, dei bambini, dei disabili, “ de los indig-nados”, dei poeti.Due donne straordinarie, per più di venti anni,non abbandonarono mai l’incessante lavoro volon-tario di aggregazione, di guida e di pubblicazione

del giornale.Dal primo numero ricordo una risposta alla inter-vista fatta a Potitotip a cura dei colleghi Antonioe Giovanni: “Per te quali sono i tre valori fonda-mentali” Risposta: “1) La semplicità in generale, 2) sapersiaccontentare perché se si vuole avere di più si

toglie ad un altro, 3) avere una giusta assistenzamedica”. Tanto tempo fa c’erano sempre la buro-crazia, l’avarizia che genera disuguaglianza, e unaassistenza medica che oggi non è giusta con i suoitempi di attesa infiniti.Questo piccolo grande giornale affronta oggi laquestione della vaghezza, del dire e non dire dellainformazione, di ciò che crediamo di sapere dellarealtà e con suoi articoli anche investigativi ciaiuta a capire che non si scrive tutta la verità di

quello che ci circonda.I distruttori della ragione sfruttano a proprio van-taggio finte soluzioni che dividono e sono il puntodi non ritorno di vere tragedie umanitarie. Las-ciano alla libera interpretazione questioni chesono la essenza della dignità del essere umano.Per noi, oggi come ieri, quello che conta è il

rispetto e la libertà di sen-timento della nostraredazione, quello checonta è l’informazionevera, indipendente, noncorrotta, non negoziabile.Per noi, oggi come ieri,pensare è resistere. Re-sistere all’inganno, alla in-visibilità della morte civile,alle divisioni che creanopaure e angosce. Resistereai privilegi, alla intoller-anza, al martirio nellecarceri, alla violenza con-tro le donne, ai ghetti, allediscriminazioni sessuali.Pensare è resistere.Resistere è porre limitichiari, con gli strumentiutili, a quello che non ègiusto ma ingiusto, non èbuono ma cattivo, non è

corretto ma sbagliato, non è normale ma anor-male.Dedicato alla più genuina umanità di questa città,oggi come ieri Fuori Binario crea nuovi vincoli,nuovi significati e letteratura.Crea Cultura sotto il sole di tutti noi: Libertà,Uguaglianza e Fratellanza (Solidarietà).

Lelia Ghilardotti

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RESISTENZA E LIBERAZIONE • PAGINA 2

CENTRI ASCOLTOINFORMAZIONI

A.S.S.A. (Ass. Speranza Solidarieta AIDS): ViaR. Giuliani, 443 Tel. 055 453580C.I.A.O. (Centro Info Ascolto Orientamento)Via delle Ruote, 39 - orario 9,30-13, pome-riggio su appuntamento - Tel. 055 4630876,[email protected]: Via Faentina, 34 - Tel. 05546389273 lu. ore 14-17, mer. e ven. ore 9-12 per gli stranieri; tel. 055 4638 9274, mar.e gio. ore 9-12 per gli italiani.CENTRO ASCOLTO CARITAS: Via Romana, 55- Lun, mer: ore 16-19; ven: ore 9-11.CENTRO ASCOLTO CARITAS: Via San France-sco, 24 Fiesole - Tel. 055 599755 Lun. ven. 9-11; mar. mer. 15 -17.PROGETTO ARCOBALENO: V. del Leone, 9 - Tel.055 288150. SPORTELLO INFORMATIVO PERIMMIGRATI: c/o Circolo arci “il Progresso”Via V. Emanuele 135, giovedi ore 16 - 18,30.CENTRO AIUTO: Solo donne in gravidanza emadri, P.zza S. Lorenzo - Tel. 055 291516.CENTRO ASCOLTO Caritas Parrocchiale: Via G.Bosco, 33 - Tel. 055 677154 - Lun-sab ore 9-12.ACISjF: Stazione S. Maria Novella - binario 1- Tel. 055 294635 - ore 10 - 12:30 / 15:30 -18:30.CENTRO ASCOLTO: Via Centostelle, 9 - Tel. 055603340 - Mar. ore 10 -12.TELEFONO MONDO: Informazioni immigrati,da Lun a Ven 15- 18 allo 055 2344766.GRUPPI VOLONTARIATO VINCENZIANO:Ascolto: Lun. Mer. Ven. ore 9,30-11,30. Indu-menti: Mar. Giov. 9,30-11,30 V. S. Caterinad’Alessandria, 15a - Tel. 055 480491.L.I.L.A. Toscana O.N.L.U.S.: Via delle Casine,13 Firenze. Tel./fax 055 2479013.PILD (Punto Info. Lavoro Detenuti): Borgo de’Greci, 3.C.C.E. (Centro consulenza Extra-giudiziale):L’Altro Diritto; Centro doc. carcere, devianza,marginalita. Borgo de’ Greci, 3 Firenze. E-mail [email protected] DI LOTTA PER LA CASA: Via Pal-mieri, 11r Tel./fax 2466833.SPAZIO INTERMEDIO: Via Palazzuolo, 12 Tel.284823. Collegamento interventi prostitu-zione.CENAC: Centro di ascolto di Coverciano: ViaE. Rubieri 5r - Tel.fax 055/667604.CENTRO SOCIALE CONSULTORIO FAMILIARE:Via Villani 21a Tel. 055/2298922.

ASS. NOSOTRAS: centro ascolto e informa-zione per donne straniere, Via del Leone, 35- Tel. 055 2776326PORTE APERTE “ALDO TANAS”: Centro di ac-coglienza a bassa soglia - Via del Romito -tel. 055 683627- fax 055 6582000 - email:[email protected] AIUTO FRATERNO: centro d'ascolto,distribuzione di vestiario e generi alimentaria lunga conservazione, Piazza Santi Gervasioe Protasio, 8, lun.- ven. ore 16-18, chiuso inagosto, max 10 persone per giorno.

CENTRI ACCOGLIENZA MASCHILI

SAN PAOLINO: Via del Porcellana, 28 - Tel.055 294707 (informazioni: CARITAS Tel.4630465).ALBERGO POPOLARE: Via della Chiesa, 66 -Tel. 211632 - orari: invernale 6-0:30, estivo6-1:30. 25 posti pronta accoglienza.SUORE "MADRE TERESA DI CALCUTTA": ViaPonte alle Mosse, 29 - Tel. 055 330052 -dalle 16:30, 24 postiCASA ACCOGLIENZA "IL SAMARITANO": Perex detenuti - Via Baracca 150E - Tel. 05530609270 - fax 055 0609251 (riferimento:Suor Cristina, Suor Elisabetta).OASI: V. Accursio, 19 - Tel. 055 2320441PROGETTO ARCOBALENO: V. del Leone, 9 - Tel.055 280052.COMUNITA EMMAUS: Via S. Martino allaPalma - Tel. 768718.C.E.I.S.: V. Pilastri - V. de' Pucci, 2 (Centro Ac-coglienza Tossicodipendenti senza tetto).

CENTRI ACCOGLIENZAFEMMINILI

SUORE "MADRE TERESA DI CALCUTTA": ra-gazze madri Via A. Corelli 91- Tel. 0554223727.CASA ACCOGLIENZA: SAN DONNINO (Caritas)- Via Trento, 187 - Tel. 055 899353 - 6 posti(3 riservati alle ex detenute) - colazione +spuntino serale.PROGETTO S. AGOSTINO: S. LUCIA Via S. Ago-stino, 19 - Tel. 055 294093 - donne extraco-munitarie.S. FELICE: Via Romana, 2 - Tel. 055 222455 -donne extraco- munitarie con bambini.

PROGETTO ARCOBALENO: V. delLeone, 9 - Tel. 055 280052.CENTRO AIUTO VITA: Ragazzemadri in difficolta - Chiesa di S.Lorenzo - Tel. 055 291516.

MENSE - VITTO

MENSA S. FRANCESCO: (pranzo)P.zza SS. Annunziata - Tel. 055282263.MENSA CARITAS: Via Baracca,150 (pranzo piu doccia; ritirarebuoni in Via dei Pucci, 2)

ASSISTENZAMEDICA

CENTRO STENONE: Via del Leone 35 - 055 214994, lun.-ven. ore 15-19.AMBULATORIO: c/o Albergo Popolare - Viadella Chiesa, 66 - Ven. 8 - 10.PRONTO SALUTE: per informazioni sulle pre-stazioni erogate dalle AA.SS.LL. fiorentinetel. 055 287272 o al 167 - 864112, dalle 8alle 18,30 nei giorni feriali e dalle 8 alle 14il sabato.SPORTELLO DI ORIENTAMENTO ALLA SALUTE:orientamento alla salute ed al SSN anche perchi ha difficolta ad accedervi, scelta dellacura. Giovedi ore 16.30-19:00 presso AteneoLibertario - Borgo Pinti 50r [email protected] SPORTELLO SA-LUTE DELL’ASSOCIAZIONE ANELLI MANCANTIONLUS E attivo tutti i LUNEDI’ dalle 19.15 alle20.30 presso l’Associazione Anelli Mancanti,Via Palazzuolo 8. mail:[email protected]; sito: www.anel-limancanti.org; tel: 055 23.99.533.SPORTELLO UNICO DISABILITÀ (SUD): Lo spor-tello si trova nella sede degli Ambulatoridella Misericordia di Firenze di via del San-sovino 176, ed e aperto al pubblico il lunedidalle 9.30 alle 15.30 e il giovedi dalle 9.30alle 19.30 con orario continuato.

VESTIARIO

CENTRO AIUTO FRATERNO: Vestiario adulti, Chiesa S. GervasioPARROCCHIA DI S.M. AL PIGNONE: Via della

Fonderia 81 - Tel 055 229188 ascolto, lunedipomeriggio, martedi e giovedi mattina; ve-stiario e docce mercoledi mattina.

BAGNI E DOCCE

BAGNI COMUNALI: V. S. Agostino - Tel. 055284482. PARROCCHIA SANTA MARIA AL PI-GNONE: P.zza S. M. al Pignone, 1 - mercoledidalle 9 alle 11. Tel. 055 225643.AURORA ONLUS: Via dei Macci, 11 Tel. 0552347593 Da mart. a sab. ore 9-12. Cola-zione. doccia, domicilio postale, telefono.CENTRO DIURNO FIORETTA MAZZEI: Via delLeone, 35. Dal lun. al ven. ore 15-18,30.CORSO DI ALFABETIZZAZIONECENTRO SOCIALE “G. BARBERI”: Borgo Pinti,74 - Tel. 055 2480067 (alfabetizzazione, re-cupero anni scolastici).CENTRO LA PIRA: Tel. 055 219749 (corsi dilingua italiana). PROGETTO ARCOBALENO: V.del Leone, 9 Tel. 055 288150.GLI ANELLI MANCANTI: Via Palazzuolo, 8 Tel.055 2399533. Corso di lingua italiana perstranieri.

DEPOSITO BAGAGLI

ASSOCIAZIONE VOLONTARIATO CARITAS-ONLUS: via G. Pietri n.1 ang. via Baracca150/E, Tel. 055 301052 - deposito bagagligratuito; tutti i giorni, orario consegna - ritiro10 - 14.30.

FUORI BINARIOPubblicazione periodica mensileRegistrazione c/o Tribunale di Firenze n. 4393 del 23/06/94Proprieta Associazione "Periferie al Centro"DIRETTORE RESPONSABILE: Domenico GuarinoCAPO REDATTORE: Roberto PelozziCOORDINAMENTO, RESPONSAB. EDITORIALE: Mariapia Passigli GRAFICA E IMPAGINAZIONE: Sondra LatiniREDAZIONE: Gianna Innocenti, Luca Lovato, Felice Simeone, Fran-cesco Cirigliano, Silvia Prelazzi, Clara, Rossella Giglietti, FrancoDi Giuseppe, Sandra Abovich, Stanislava Sebkova, Enzo Casale.COLLABORATORI: Mariella Castronovo, Raffaele, Antonietta DiPietro, Nanu, Jon, Alessia, Teodor, Anna Pes, Stefano Galdiero,Grafian, Cezar.STAmPA: Rotostampa s.r.l. - Firenze-------------Abbonamento annuale €30; socio sostenitore €50.Effettua il versamento a Banco Desio e della Brianza - V.le Mazzini1 - IBAN - IT37 0 03440 02809 000000 373 000,oppure c.c.p. n. 20267506 intestato a Associazione Periferie alCentro - Via del Leone 76, - causale “adesione all’Associazione”

“Periferie al Centro onlus”Via del Leone, 76 - 50124 Firenze Tel/fax 055 2286348 - Lu-nedi,mercoledi,venerdi 15-19.email: [email protected] sito: www.fuoribinario.orgskype: redazione.fuoribinario

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RESISTENZA E LIBERAZIONE • PAGINA 3

Bisogna aspettare gli anni 80/90 perché si parli delledonne nella Resistenza. Bisogna aspettare che donnescrivano e studino memorie di altre donne, che lediano voce, per conoscere quella che è stata chiamata“la guerra senz'armi”, “la guerra taciuta”, per saperequanto grande e capillare fu il loro apporto. Questa genealogia femminile è importante perchéquanto le donne fanno spesso va perduto, si è parlatonon a caso di “fiume carsico”, sappiamo come sia statopoco valorizzato per lungo tempo il loro ruolo nella Li-berazione, enfatizzando soprattutto la lotta armata.Invece ci vuole coraggio, coraggio da vendere a volteper fare cose minime in cui si mette in gioco la vita.Spesso le partigiane, quando sono state intervistate,dicono di non aver mai imbracciato un fucile, ma chenon era possibile non partecipare in qualche modo.Sgorgano le esperienze più varie ma tutte simili nellascelta operata, “non potevo stare a guardare” “qualcosasi doveva fare”. Una partecipazione consapevole, avolte pagata carissima. Una scelta spesso presa in so-litudine, come dice Maria Rudolf, una partigiana di 17anni, “senza neppure dirlo alla mamma”. Quando si pensa al ruolo delle donne, il nostro imma-ginario corre subito all' 8 settembre '43 quando nonfu più possibile non schierarsi, e ci vengono davanti ledonne che frugarono negli armadi rivestendo un eser-cito in fuga. Un gesto semplice, spontaneo di enorme

significato concreto, nonché simbolico. L'altra imma-gine è quella della staffetta, la donna, spesso giovane,in bicicletta che ostentando sicurezza, anzi spavalde-ria, passa fra fascisti e nazisti per portare messaggi,armi, molte volte nascosti nel passeggino del bam-bino, nella borsa della spesa... Se è vero che le medaglie d'oro al valore civile alledonne furono solo 19, decine di migliaia scelsero dischierarsi in modo convinto e del tutto volontario nellalotta contro il nazifascismo. Partecipazione ampia eimportante, soprattutto nella gestione del quotidiano,anche se difficilmente misurabile e valutabile. Ledonne si occupavano della stampa, dei materiali dipropaganda, attaccavano i manifesti e distribuivano ivolantini, svolgevano funzione di collegamento, cura-vano il passaggio delle informazioni, trasportavano eraccoglievano armi, munizioni, viveri, indumenti, me-dicinali, svolgevano funzioni di collegamento, infer-mieristiche, preparavano i rifugi e i nascondigli per ipartigiani. Il concetto di Resistenza civile ha stentato a trovare ilsuo spazio rispetto alla figura dell'eroe nella lottaarmata. Basti pensare agli scioperi, alle lotte spon-tanee, all'importanza di episodi come quello delledonne di Carrara, che resistono agli ordini di sfol-lamento dei nazisti. Eppure da subito è stato notocome gran parte della popolazione fosse dalla

parte dei “patrioti” o dei “banditi”, come venivano chia-mati i partigiani. Un appoggio che ha fatto sì che sipotessero raggiungere obiettivi politici e militari dav-vero eccezionali, proprio se si pensa alla relativa esi-guità dei numero degli armati, che potevano peròcontare su una capillarità di aiuti molto estesa. Una Resistenza a lungo poco indagata, che ha avutopaura di una donna svincolata dalla famiglia. La lottaha bisogno delle donne, ne riconosce l'importanza avolte primaria (basti pensare appunto alle staffette)ma teme una femminilità fuori dai canoni familiari.Non sono affatto gregarie le azioni svolte dalle donne,eppure da subito, già dal momento in cui i compagnisfileranno trionfanti nelle città liberate, per le donneè meglio star dietro, ritirarsi dietro le quinte; “puttana”veniva etichettata chi aveva lottato fianco a fiancodegli uomini, chi aveva agito e subìto alla pari degliuomini arresti, violenze, deportazioni nei lager. Sì, per-ché gira gira, il discorso torna sempre lì, al ruolo chedeve competere alla donna e l'Italia del 1945, che dàil voto alla donne, non è ancora pronta per vera parità.

E quante di questa donne valorose sono riassorbite infamiglia, in cui a volte si sono sentite strette, dicendo“Ho fatto solo il mio dovere”!Prima di adottare uno sguardo più ampio per parlaredelle donne nella Resistenza, si è dovuto aspettare unasensibilità nuova, per sottolineare e distinguere tuttigli atteggiamenti, le paludi opportunistiche, gli atten-dismi, le “zone grigie”, per rendere finalmente giustiziaalle sofferenze, alle fatiche, ai rischi. Chi si esponeanche solo nascondendo un perseguitato, col suo com-portamento sceglie, non delega ad altri la vittoria e lafine della guerra ma entra nella Storia con la sua re-sponsabilità personale. Sono questi i temi su cui ci si interroga da non moltoe che hanno ampliato il termine di Resistenza e primadi tutto il significato di Resistenza civile. Non sono an-cora molte le ricerche ed imparagonabili alla mole distudi fatti sulla Resistenza armata, ma proprio nel-l'ambito femminile si hanno importanti studi pionie-ristici, come quello di Bianca Guidetti Serra del 1977,di Anna Maria Bruzzone e Rachele Farina del 1976, di

Anna Bravo nel 1991. A tutte le coraggiose donnedella Resistenza non vogliamodire un semplice grazie, peraverci permesso di vivere in unpaese libero dalla dittatura, inpace; vogliamo anche impe-gnarci per continuare nellastrada che ci hanno indicato.La capacità di leggere le vi-cende storiche può, e forsedeve aiutarci, a vivere il pre-sente, a saper vivere nella no-stra società multiculturaledove alle vecchie paure se nesono aggiunte di nuove, connuovi pregiudizi e nuoveesclusioni. Noi, che ci lamen-tiamo di vivere spesso congrande fatica, pensiamo alleloro fatiche e alle loro lotte etraiamone insegnamento perun ruolo attivo nella costru-zione di una società più giusta.

Gabriella Nocentini

Resistenza delle donne

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RESISTENZA E LIBERAZIONE • PAGINA 4

Comunicato 25 aprileA 70 anni di distanza dal 25 Aprile1945, le ragioni che portarono i parti-giani a prendere le armi sono più at-tuali che mai. Durante la Resistenzagran parte delle formazioni partigianeaffrontavano fascisti e nazisti armi inpugno non solo per farla finita con ladittatura, ma per un mondo libero daingiustizia, sfruttamento e guerra. Laloro era una battaglia contro i padroninon meno che contro i loro tirapiedifascisti. Oggi affrontiamo gli stessi ne-mici.I padroni che approfittano della crisiper sfruttarci sempre di più, e ci mi-nacciano o ci licenziano se lottiamoper i nostri diritti. Il governo Renzi che,come tutti quelli che si sono succedutinei decenni, attacca le condizioni divita e di lavoro di operai, pensionati,disoccupati, studenti con controri-forme come il Jobs act o la cosiddetta“buona scuola”, con il piano casa, i taglialla sanità, le grandi opere. Le forzedella repressione, sempre pronte a col-pire con denunce, arresti, processi chisi oppone a tutto questo. E infine i fa-scisti, che mai sono scomparsi dal pa-norama politico di questo paese, e dal1945 hanno continuato ad occupareposti chiave nello Stato, dalla magi-stratura, alla polizia, all’esercito, co-prendo le bombe, gli omicidi, leaggressioni degli squadristi che maisono cessate contro lavoratori, mi-granti e antifascisti. Il compito che i fa-scisti sono chiamati oggi a svolgere dalcapitale è di dividere le classi popolari,fomentando l’odio contro l’immigratocon parole d’ordine populiste e razzi-ste, e scatenando così una guerra trapoveri, mentre non una parola vienespesa contro chi sfrutta o delocalizzaall’estero, contro le aggressioni mili-tari e il saccheggio delle risorse chespingono migliaia di proletari ad emi-grare. Ricordiamo che proprio in que-sta città il fascista Casseri, militante di

Casapound, ha messo in pratica le sueidee razziste uccidendo due lavoratorisenegalesi e ferendone gravemente unterzo. E ora Casapound sta cercando dimantenere aperta una sede a Cover-ciano, camuffata da libreria, la cui pre-

senza è stata chiaramente rifiutata dalquartiere. La questura ha risposto alla

mobilitazione antifascista prima pro-teggendo notte e giorno la sede e mili-tarizzando il quartiere, e poi con ledenunce contro gli antifascisti.I fascisti alzano il tiro anche perché sisentono legittimati da

decenni di propaganda revisionista edalla sistematica diffamazione della

Resistenza alimentata da tutti i partitiistituzionali. In particolare Casapoundcerca oggi una piena agibilità istituzio-nale attraverso l’alleanza elettoralecon la Lega di Salvini. Non si può ne-gare il diritto di parola a chi si presentaalle elezioni, dicono istituzioni e gior-nalisti, e così la “libertà di espressione”dovrebbe diventare, secondo questisoggetti, lo scudo per far circolare libe-ramente nei quartieri popolari la pro-paganda fascista di Lega, Forza Nuova,Casapound, e per coprire le loro azionisquadriste.Secondo le istituzioni chi si oppone airazzisti si pone contro la legalità, equesto non può meravigliarci perchéla legge è sempre e soltanto uno stru-mento nelle mani delle classi domi-nanti. L’unico antifascismo checonosciamo, e l’unico che realmenteproduce risultati, è quello quotidiano,vissuto nei quartieri, che non conoscedeleghe. Un antifascismo che non hanulla a che spartire con chi nel giornodella Liberazione vorrebbe provocato-riamente sfilare a Milano accanto aglioppressori del popolo palestinese,sotto le bandiere sioniste responsabilidei massacri di Gaza; né con chi, dalgoverno e dall’opposizione, promuovee sostiene le aggressioni militari inSiria, Libia, come già in Jugoslavia, eappoggia i gruppi nazisti in Ucraina.Per questo il nostro 25 Aprile non avrànulla di rituale, ma sarà una giornatadi solidarietà militante verso tutti gliantifascisti, e in particolare Emilio, delcentro sociale Dordoni di Cremona,gravemente ferito dagli squadristi diCasapound, e sarà una giornata di mo-bilitazione anticapitalista, perché la Li-berazione arriverà veramente soloquando gli ideali sociali che hanno gui-dato la Resistenza saranno realizzati elo sfruttamento cancellato definitiva-mente dalla Storia.A partire dalle 15.00

banchini informativi, musica, interventi, cibo e bevande

Alle 17.00 CORTEO fino a Piazza Tasso e ritorno in S. Spirito

Al ritorno i canti del MENESTRELLO

A seguire CENA in piazza e CONCERTO conIVANOSKA e BANDA K100

ORA E SEMPRE RESISTENZA!

All’arrivo del corteo in

Piazza Tasso la Redazione di

Fuori Binario offre un caffè

e una lettura sulla

Resistenza delle Donne

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RESISTENZA E LIBERAZIONE • PAGINA 5

Due giorni di resistenzaLotta per la casa: due giorni di resistenzacontro istituzioni e fascisti.

Martedì, prime luci dell’alba.La polizia fa irruzione nello stabile occupato di viadel Romito 55. Pochi secondi prima, un compagnodel Movimento che si trovava all’esterno dello stabileviene immotivatamente prelevato e portato nelpiano delle celle di sicurezza della Questura di Fi-renze. Dopo aver fatto un vero e proprio ostaggio,la polizia inizia le operazioni si sgombero. Gli occu-panti resistono sul tetto e all’interno dell’edificio se-dendosi per terra e rifiutandosi di uscire. La poliziainterviene con violenza e trascina fuori, uno dopol’altro, uomini, donne e bambini e ferendo a colpidi botte alcuni occupanti.

Ore 10:00.Le operazioni di sgombero finiscono, e il compagnoportato in Questura viene rilasciato senza accuse. Lefamiglie sgomberato raggiungono il Servizio Socialedel Comune di Firenze in via Corridoni per rivendi-care soluzioni abitative. La polizia sbarra l’ingressoe chiude di fatto gli uffici.Due occupanti si arrampicano sull’edificio fino a sa-lire sul tetto, prendendosi gioco del vergognoso di-spositivo di polizia schierato per zittire le protestecontro un amministazione comunale che si sta fa-cendo sponsor di una campagna di sfratti e sgomberisenza offrire alcun tipo di soluzione all’emergenzacasa.

Ore 15:00.Le famiglie sgomberate decidono di accamparsisotto gli uffici comunali in risposta alla netta chiu-

sura del Servizio Sociale di ascoltare le proprieistanze. Si montano le tende in strada e anche sultetto, dove gli occupanti continuano a resistere. Moltiabitanti del quartiere mostrano la loro solidarietà,fimando l’appello contro gli sgomberi e portantoalle famiglie cibo e bevande.

Ore 17:00.Più di cento personetra uomini, donne ebambini scendono instrada in via dellaPiazzola, zona Cure,per respingere laprovocazione fasci-sta architettata dalverme Donzelli (Fra-telli di Italia). Il co-mizio per richiederelo sgombero dellostabile occupatodella Querce e di viaAldini e aizzare al-l’odio razzista è co-stretto a svolgersilontano dalle caseoccupate, circondatoda poliziotti e trauna valanga di fischied insulti.

Mercoledì.Ore 9.00.Polizia e Ufficiale Giudiziario si presentano all’occu-pazione di via Baracca 25 per eserguire uno sgom-bero ordinato dal Tribunale ed eseguire l’ordinanza

di “rientro in possesso” richiesta dalla proprietà. Unpresidio di cinquanta persone impedisce lo sgom-bero e la truppa si ritira.

Ore 17.30.Più di duecento persone si ritrovano in Piazza Ta-nucci per manifestare contro gli sgomberi e l’ammi-

n i s t r a z i o n eComunale. Il corteosfila nel quartiere diRifredi. Dopo esserepassati dallo stabilesgomberato di viadel Romito 55 (dovedecine di poliziottifanno la guerdia allecase vuote), il corteoraggiunge la tendo-poli in via Corridoni.Dopo più di 24 ore dipresidio sotto il Ser-vizio Sociale gli occu-panti scendono daltetto e si uniscono alcorteo, mentre conti-nuano a tacere l’am-m i n i s t a z i o n ecomunale che faorecchie da mer-cante quando si

tratta di ascoltare chi vive le problematiche socialiin città. La manifestazione finisce davanti alla sededel Partito Democratico, dove per la terza volta inpoche settimane le famiglie sfrattate vanno a pro-testare contro i responsabili del massacro sociale inatto. Almeno cinquanta poliziotti impediscono ai ma-

nifestanti di avvicinarsi… alla faccia della “sedesempre aperta al dialogo” di cui parla sui giornaliil segretario del partito!

Insomma, nelle giornate di martedì e mercoledì, ècontinuata ad andare in scena la guerra che da al-cuni mesi sta vedendo famiglie in emergenza abita-tiva resistere colpo su colpo ai duri e vergognosiattacchi portati avanti da un fronte che vede Prefet-tura, Questura, Comune, Regione e un ventaglio diforze politiche che va dal Partito Democrativo finoa Fratelli d’Italia e alla Lega Nord uniti nell’affron-tare la questione casa come problema di ordine pub-blico.Il tentativo di spezzare le lotte a forza di sgomberiviolenti e legislazioni punitive e peggiorative (dalDecreto Lupi alla Legge Saccardi), come continua adimostrarsi, non può che fallire di fronte alla deter-minazione di centinaia di uomini e donne di riven-dicare a testa alta il diritto alla casa, denunciare leresponsabilità politiche dell’emergenza e praticareil diritto alla legittima difesa di fronte alla negazionedei propri bisogni.Compagni presi in ostaggio, minacce di “prendersii figli” rivolti alle famigle occupanti, minacce diespulsione ai migranti e un livello di violenza poli-ziesca che cresce di settimana in settimana nonfanno che nascondere le profonde difficoltà politichein cui le lotte stanno costringendo le controparti.Nella città del Premier, il sogno renziano di gover-nare senza opposizione sociale – nonostante glieserciti di polizia impegnati nell’impresa – è co-stretto a fare i conti con i bisogni e le istanze cheprovengono dal basso. Prima o poi se ne farannouna ragione.

A presto nelle strade!

LETTERA APERTA ALLACITTÀ DI FIRENZE

Ieri pomeriggio al termine di una giornata di de-nuncia dello spreco di denaro pubblico e delle con-dizioni di abbandono degli stabili sgomberati, unaquindicina di famiglie in precarieta' abitativa hannooccupato una decina di alloggi in Via Del Romito55.Oggi restiamo, come sempre, sconcertati e allibitidalle dichiarazioni di guerra contro le nuove po-vertà, dalle costanti minacce di sgomberi e di man-ganelli, ma il periodo e' questo e ordine e disciplinasono l'amaro pane da ingoiare quotidianamente...Peccato, però, che storia e cultura sono parte dellamemoria viva di tutta la città e nessuno si deve per-mettere di offendere i valori e la memoria di mi-gliaia di donne e uomini.

CENNI STORICI...

Siamo alla fine degli anni 60, l'ingegnere Giorgioperrone Compagni, figlio di Dino Perrone Compa-gni, viene allontanato e licenziato dallo IACP, oggicasa SPA, perché approffittava delle ditte dello IACP

per propri fini personali...infatti stava realizzando,in combutta con altri, due palazzi a Sesto Fioren-tino, e uno stabile nuovo di zecca a Firenze, in ViaDel Romito 55 appunto...Forma le SAS LAURELLA E RIOMAGGIORE, e con unsistema di vessazioni e raggiri truffa centinaia diinquilini, modificando a suo piacimento i contrattia equo canone allora esistenti...il sistema era com-plesso e spregiudicato, l-inquilino doveva sottoscri-vere un contratto di cinquanta pagine cheimponevano di pagina in pagina aumenti spropo-sitati del canone mensile.Molti inquilini hanno denunciato il sistema di truffae le società sono state messe sotto inchiesta dallaMagistratura. Alcuni inquilini sono stati perseguitatidai pagamenti e dai pignoramenti sino al loropaese.I processi a carico delle SAS RIOMAGGIORE E LAU-RELLA sono stati molteplici. Oltre al reato di truffaaggravata le società in questione sono state messesotto inchiesta anche per associazione a delinquere.Nel 1996 i comuni di Sesto Fiorentino e di Firenzesi costituirono parte civile a tutela degli inquilini.Molte le condanne alle società che però misteriosa-mente venivano sempre assolte nei ricorsi in cassa-zione...

Dopo oltre venti anni la societa' Riomaggiore e statasciolta e il nuovo nome ROMITO SAS, inutile dire chiè il presidente ... gli alloggi in aperto stato di de-composizione e di abbandono, mentre a Sesto Fio-rentino nel 2011 le case vuote sono stategiustamente rioccupate...Un panorama di furberie e di truffe che appartienealle cosche della speculazione che metà Firenze co-nosce benissimo, e che tutti i partiti hanno ricomin-ciato a tutelare, per scatenarsi contro la famigliasfrattata oppure i profughi delle tante guerre...

DICHIARAZIONI STORICHE...

OTTOBRE 1995Comunicato congiunto degli assessori alla casa Al-berto Tirelli di Firenze e Claudio Martini di SestoFiorentino....In caso di condanna alle societa' Lau-rella e Riomaggiore i sindaci dei Comuni di SestoFiorentino e di Firenze provvederanno a immediataREQUISIZIONE DEGLI STABILI...requisizione mai av-venuta...

NOVEMBRE 1998Lettera del QUESTORE RUGGERO al prefetto di Fi-renze...mi rifiuto di eseguire una ordinanza di

sgombero per lasciare, alle porte dell'inverno, de-cine di famiglie all'addiaccio, sopratutto davanti asimili misfatti dei soggetti proprietari...

OTTOBRE 2011Dichiarazione stampa del sindaco di Sesto Fioren-tino Claudio Gianassi, mai tenero nei confronti delleoccupazioni...la vera responsabilita'e' quella di la-sciare alloggi vuoti per decine di anni da parte disocieta' che operano in modo estremamente dub-bio...

A fronte di questa situazione occorre scegliere dache parte stare, senza nessun indugio...

E per concludere ricordiamo frammenti di storie edi memorie vive, che la storia ci consegna come pas-saggio tra generazioni. Il padre di Giorgio Perronee' stato segretario dei Fasci di Combattimento dellaToscana sino al 1930, di famiglia nobile e' conside-rato come mandante morale della mattanza di an-tifascisti nelle province di Grosseto e di Massa,questo per non dimenticare da che parte stare...

miti e quieti come sempre Il Movimento di Lottaper la Casa di Firenze

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Gabriella ci ha lasciato35 anni di Unità Spinaledi Firenze: La storia

Gabriella Bertini e le sue lotte perl’Unità spinale di Firenze

Chi è Gabriella:Nasce a Dicomano nel 1940, ultima di trefratelli. All’età di quattro anni perde, percause di guerra, il padre ufficiale di Marina.A tredici anni, in seguito a trombosi spi-nale, smette di camminare. A diciotto di-venta segretaria del prof. Adriano Milani,direttore del centro di riabilitazione perbambini spastici della C.R.I. di Firenze. Fre-quenta Barbiana negli ultimi anni di DonLorenzo e fin dagli anni ’50 ha lottato per idiritti e la dignità delle persone disabili.Era stato proprio il Prof. Milani a parlarleper la prima volta dell’ospedale inglese diStoke Mandeville dove persone con para etetraplegia venivano curate e riabilitatefino al punto di poter fare sport e condurreuna vita normale, contrariamente a quantosuccedeva in Italia in quegli anni dove,negli ospedali per i para e tetraplegici lepiaghe erano considerate fisiologiche, lecomplicazioni urinarie e le infezioni inevi-tabili, la riabilitazione inesistente, costrin-gendo le persone, quando se lo potevanopermettere, a lunghe permanenze in paesicome la Gran Bretagna, la Germania, la Ce-coslovacchia, ecc. Durante le feste nataliziedel 1970, quando era stato programmato ilviaggio verso Stoke Mandeville, Gabriella èancora impegnata nelle lotte per il lavorodelle persone disabili: occupa infatti PiazzaSignoria perché lo stesso comune di Fi-renze è inadempiente.Al termine di questa lotta, all’inizio del1971, anche a seguito di complicanze perla sua salute, Gabriella finalmente, insiemea Beppe con cui è sposata dal 1968, parteper l’ospedale inglese di Stoke Mandeville.Fu così grande la sorpresa che poté affer-mare con entusiasmo: “vedere come cura-vano e riabilitavano le persone con lesioneal midollo spinale fu una cosa meravigliosae capii subito che le stesse cose sarebberodovute avvenire anche in Italia.” Il pro-gramma del Centro inglese era una realtàche dava speranza, faceva tornare la gioiadi vivere, muoversi, studiare, lavorare, lot-tare. Questo fece maturare una grande con-sapevolezza per cercare di arrestarel’esodo di molti nostri connazionali versoquesti paesi esteri dove arrivavano in con-dizioni fisiche spesso pessime e poter con-quistare il diritto di essere trattati allostesso modo anche in Italia.La permanenza in Inghilterra di Gabriella

e Beppe si protrasse per oltre un anno econsentì loro la raccolta di una vasta docu-mentazione nonché la conoscenza direttae la collaborazione di numerosi operatori ,primo fra tutti il Direttore di quel Centro, il

dott. J.J. Walsh. Diversi operatori (Carlo,Donato, Paola e Marco, Anna Del Frari) po-terono così recarsi a visitare questo e suc-cessivamente altri centri per maturaremaggiori conoscenze e partecipare con piùconsapevolezza e determinazione alle ini-ziative che si stavano attuando per rag-giungere quell’obiettivo. Su iniziativa delComitato per la Riabilitazione che si era nelfrattempo for-mato, di cui Ga-briella e Beppefacevano parte,nel 1974 ilDott. Walsh fuinvitato dallaRegione To-scana per laprima volta aFirenze per te-nere conferenzesull’organizza-zione del suoCentro. Anchegli altri paraple-gici fiorentinicominciaronoad organizzarsie lottare per ildiritto ad es-sere curati ade-guatamente.Qualcosa final-mente cominciò a muoversi a Firenze e nel1978, dopo l’incidente occorso a Franco P.,fu realizzato un reparto sperimentale al 7°piano del CTO diretto dal Prof. Mizzau. Maera ancora precario e insufficiente e non

potava ancora arrestare l’esodo verso iCentri stranieri. Nel 1979 Gabriella, a causedi nuove complicanze per la sua salute eper attuare un ciclo di riabilitazione, fu ri-coverata nel Centro per Lesioni Midollari

di Heidelberg in Germania e di nuovo sirese conto di quella che era ancora la situa-zione drammatica per i para e tetraplegiciin Italia: i ricoveri di italiani ad Heidelbergerano numerosissimi, segno di come an-cora troppo poco si stava facendo nel no-stro Paese e anche a Firenze. Il 18novembre 1979 Gabriella iniziò una gravee nuova protesta con uno sciopero dellafame, formu-lando preciserichieste allaRegione To-scana e al Mini-stro dellaSanità. Alla sualotta si unironoi paraplegici diFirenze.Il 22 novembre,dopo quattrogiorni di scio-pero della fame,il Consiglio Re-gionale, laGiunta Regio-nale e l’Ammi-nistrazione delCTO si impe-gnarono acreare al CTOuna divisioneautonoma am-pliabile per lesioni al midollo spinale edutilizzare intanto tutto il settimo piano delCTO con trenta posti letto. Due giorni dopo,a seguito anche degli impegni presi anchedal Ministero della Sanità per le altre Re-

gioni italiane, comunicati per telegramma,Gabriella interrompe lo sciopero dellafame e riprende, tornata a Firenze, tutte leiniziative insieme ai suoi compagni (Lo-renzo, Franco, Nevio, Beppe Donati, Connieed altri) e nel 1982 insieme danno vita al-l’Associazione Toscana Paraplegici e lot-tano per la realizzazione dell’Unità Spinaledi Firenze e altri diritti. Sono poi di nuovocostretti ad una eclatante protesta culmi-nata con tre giorni di permanenza nel Pa-lazzo del Consiglio Regionale, per ottenerel’accordo definitivo, nel Marzo 1987, per larealizzazione dell’Unità Spinale di 50 postiletto presso lo stesso CTO. Insieme a Medicina Democratica l’Associa-zione nello stesso 1987 dà incarico al Dott.Giulio Del Popolo di redigere una nuova re-lazione sul modello delle Unità Spinali diStoke Mandeville, (presso la quale potràtrattenersi come osservatore medico) perpoter dare indicazioni precise per quellada realizzare a Firenze. L’Associazione To-scana Paraplegici è estremamente grata alDott. del Popolo, siamo grati per il grandelavoro da lui svolto. Gabriella, intanto, persegue anche altre ini-ziative, in Inghilterra nel 1984/85. A livellolocale dà vita con medicina Democratica, alCIVIC, Centro Internazionale Vacanze In-contri Culturali sull’Handicap a Marina diGrosseto, lotta per le Unità Spinali, le bar-riere architettoniche, il lavoro, la Vita Indi-pendente ecc. Si incontrerà poi conpersone di tutto il mondo per scambiarsiesperienze e conoscenze.Ora che l’unità Spinale Unipolare di Firenzeè stata realizzata- e siamo fieri di poterlafesteggiare anche stasera- sopraggiungononuove necessità dovute all’invecchiamentodei pazienti, dei loro partner, dei familiaritanto che la loro autonomia raggiuntaanche grazie alle Unità Spinali può divenirefortemente compromessa; sono necessarienuove strutture che, specialmente dietrol’insorgenza di nuove patologie, dovreb-bero essere collegate alle Unità Spinalistesse per poter mantenere il massimogrado di autonomia possibile con il livellodi assistenza necessario. A Firenze tuttoquesto può essere realizzato in un’areaadiacente la stessa Unità Spinale ed è ilnuovo sogno ed impegno a cui ancora Ga-briella si sta dedicando con la forza che an-cora possiede. Questo progetto è statodenominato dai suoi compagni dell’Asso-ciazione Toscana Paraplegici Onlus non acaso, “Casa Gabriella”, e tutti insieme sistanno impegnando per realizzarlo.Grazie Gabriella! E grazie a tutti quelliche come te hanno lottato per noi. Gra-zie!

Gabriella nel 2008 presenta il suo libro “Io chi” alla Comunità dell’Isolotto

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“Io sono sempre stata sulla riva del fiumee ho sempre aspettato che passassequello che volevo, per cui lottavo, per cuisperavo, in cui credevo: l’uguaglianza, lagiustizia, ma anche un fiore, anche unamore, anche una casa.”“[…] Gabriella unisce infermità, povertà ma quella vera, bisogno dinon-violenza, dipendenza sessuale e tutto quello che esprime ingiu-stizia. Mette drammaticamente in rilievo i problemi perché tende allavita, sua, degli altri, degli animali e delle cose. Aggiungiamo che, no-nostante la continua e irrinunciabile sedia a rotelle, lei ha viaggiato ein maniera proficua. Ha per esempio soggiornato in Inghilterra dove,notoriamente, vige un’attenzione al problema della disabilità moltopiù evoluta che da noi. Da Firenze poi, che l’ha vista sempre inquietae incalzante verso le istituzioni, si è recata più volte a Roma, natural-mente con meta presso il Ministero della Sanità. Si potrebbe dire cheil ribellarsi alla oggettiva emarginazione ha portato quasi al parossismola sua adesione al mondo e alla vita. Sarebbero infiniti i fatti e le vitto-rie dopo le comuni lotte. Voglio dire, questo sì, che lei frequentò per-sonalmente Don Milani e fu amica di Padre Balducci. Voglio dire cheha incontrato ventenne e poi sposato Giuseppe Banchi, il Beppe giànominato. Che è riuscita a veder nascere nell’ultimo decennio, insiemea lui e a tutti gli interessati, proprio fra le cliniche di Careggi, a duepassi dalla sua stessa casa, la “Unità spinale”. […] Quando ci fu l’inci-dente e il conseguente arresto delle gambe, lei era una ragazzina bella,vivace anche se è inutile dirlo e amante, questo va detto, in modo par-ticolare della danza. Si interruppero i giochi e la danza, e si interruppela vita scolastica. Ma si intensificarono il pensiero, l’attenzione a ogniaccadimento e la ricerca di parola. Ha sempre scritto in poesia in modoepistolare, come si è detto, ma ha prestato la sua parola scritta ancheall’azione socio-politica, per testimoniare, riflettere, incitare.”

Il dramma e la gioia di Alberta Bigagli (note sul libro e sull’autrice)

Dal libro “Io chi”. Sentenze poetiche (vent’anni di poesia) di Gabriella Bertini

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Care e cari Tutte/i,ho conosciuto Gabriella Bertini per la prima voltanel 1973 a Firenze ad un convegno sulla salute in fabbrica e da al-lora è stata un sicuro punto di riferimento per Medicina Democra-tica per l’affermazione dei Diritti Umani di ogni persona, controogni emarginazione, esclusione, discriminazione e razzismo neiconfronti di chicchessia, donna e uomo. Senza retorica, Gabriella è stata una donna eccezionale: ci ha la-sciato un immenso patrimonio culturale e umano, che MedicinaDemocratica dovrà riscoprire e valorizzare nelle lotte quoti-diane per affermare la salute, i diritti umani e la democrazianella sua più estesa accezione.Con Lei perdo una amica e una compagna indimenticabile, unesempio di donna la cui operadovrà essere ri-cordata e fatta co-noscere ai più daMedicina Democra-tica, sulla rivista econ le necessarie ini-ziative, per trarre indi-cazioni e nuova linfaper le lotte per la saluteche ci attendono in que-sti tempi bui.Un forte abbraccio e lepiù sentite condo-glianze a Beppe Banchied ai Suoi Famigliariper la perdita della caraGabriella. Luigi Mara

Cari tutti,con Gabriella e Beppe abbiamo condiviso battaglie, lottee grande affetto.Anche in questi ultimi anni con la malattia soprag-giunta Gabriella ci ha spronato a lottare per costruirequalcosa di utile e bello per tutti e voleva vedere larealizzazione di Casa GABRIELLA perché servisse atutti e fosse un’ulteriore evoluzione delle Unità Spi-nali e delle risposte ai bisogni delle persone con di-sabilità.Purtroppo non siamo riusciti a farle questo bel re-galo, Beppe si è impegnato tantissimo ma le difficoltàsono state e sono ancora tante.Credo comunque che questa battaglia in nome di Ga-briella debba essere fatta, debba essere continuata.Gabriella, ai tempi delle battaglie per l’Unità Spinale,ci ha insegnato che “quando si è in tanti a sognare, isogni diventano realtà” e quindi dovremo essere intanti per realizzare questo sogno che ancora una voltaci ha regalato Gabriella. Un caro abbraccio a Beppe e atutti gli amici di Firenze,Laura

Cari amici e compagniNon so quanti di voi hanno conosciutoGabriella Bertini una persona vera-mente straordinaria! Vi allego il bel ri-cordo che ne fa Laura Valsecchi (MD diMilano). Ma volevo aggiungere che Ga-briella è stata oltre che una combattenteper i diritti dei disabili anche una com-battente per i diritti delle donne….e poe-tessa! Sua è la raccolta di poesie <<IOCHI>> - Sentenze Poetiche (come le de-finì Alberta Bigagli, curatrice del libro).Approfitto per allegare il link del Videosulla Storia di Gabriella. http://www.youtube.com/watch?v=rkhJXDv_DBwGino Carpentiero

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Centro di Attività Espressive LaTinaia / Associazione La NuovaTinaia Onlus.

Gennaio 1975: all’internodell’ospedale psichiatrico VincenzoChiarugi di Firenze viene fondatoil Centro Attività Espressive La Tinaiacome spazio di attività creativa per iricoverati dei reparti. L’iniziativa,intrapresa da due infermieri conspecifiche competenze artistiche(Mensi maestro d’arte, Buccioniceramista), in palese rottura con lalogica repressiva dell’IstituzioneTotale, viene pensata come spazio dicomunicazione alternativo alladespersonalizzazione della vitaospedaliera, caratterizzandosi fin dagliinizi come esperienza rivoluzionaria:andando oltre alle pratiche di terapiaespressiva già sperimentate in regimemanicomiale negli anni ‘60, ( ‘primaTinaia’ 1963-1970), l’atelier pone alcentro il linguaggio estetico el’espressività nel disegno, la pittura, lalavorazione della creta, come vie per lacomunicazione, l’uscita dall’emargi-nazione e l’isolamento dal mondo.Realizzazione di prodotti artistici oartigianali, soprattutto di ceramicanella fase iniziale, mai seriale: ogniopera è il racconto unico e singolareche si offre al mondo ‘rivendicando’ la

necessità di essere vista, conosciuta,fruita.L’incessante attività di visibilità ediffusione, organizzazione di mostre,partecipazione a mercati, venditadiretta degli oggetti prodotti,caratterizza la Tinaia fin dagli esordi eviene avviata nello stesso anno difondazione con uno stand espositivo diceramiche alla Fiera annuale di Prato(agosto/settembre 1975).Il laboratorio occupa, fino agli anni ’90,i locali di una casa colonica posta aridosso della cinta muraria dellacittadella manicomiale. Un luogo diconfine, di cerniera, quasi ainterpretare simbolicamente lafunzione comunicativa e lapotenzialità del mezzo artistico: illinguaggio estetico per rivelaresoggettività negate, vite interrotte daldisagio psichico, nell’Istituzione Totaledi ieri o in certa indifferenza di oggi;l’arte, la possibilità di fare arte, comeaccesso oltre l’isolamento el’emarginazione.1975: è l’inizio di una storia, ma anchedi tante storie raccontate nellecentinaia di esposizioni realizzate,nella valorizzazione e diffusione delleopere dei principali protagonisti dellaTinaia presenti oggi in gallerie,collezioni pubbliche e private sia inItalia che all’estero. Trame di relazionitessute con la partecipazione attiva,

fatta di scambi, di incontri, dicontaminazioni, di radicamento nelterritorio.La Tinaia, inserita dagli anni ‘90all’interno della rete dei Servizi diSalute Mentale del Quartiere 2 diFirenze, è ancora oggi luogo dicreazione e diffusione dell’attivitàartistica. Solo il 2 aprile u.s. si èconclusa a Firenze (presso il teatroChille de la Balanza, San Salvi cittàaperta) la mostra ‘La terra è pursempre paradiso’ con le toccanti operedi Angela Fidilio (artista della Tinaiadal 1987) e dell’artista tedescaRosemarie Huebner.

Grazie alla collaborazione conl’Associazione la Nuova Tinaia Onlus –costituita nel 2002 con il compitospecifico di gestire e valorizzare ilpatrimonio artistico dell’atelier - èoggi presente anche con un propriosito sul web (www.latinaia.org).Una storia lunga 40 anni, un viaggioche continua.Centro Attività Espressive La

Tinaia/Associazione La NuovaTinaia Onlus - via San Salvi 12

tel. 055 [email protected]

www.latinaia.org

Associazione la nuova Tinaia

RESISTENZA E LIBERAZIONE • PAGINA 8

Guido Boni, Senza titolo, 1975-87

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RESISTENZA E LIBERAZIONE • PAGINA 9

ACQUARIUMCi siamo incontrati con Gemma Brandi e Mario Iannucci, qual-che annetto fa ... primavera /estate del 1979; loro giovani psi-chiatri a fine specializzazione, io giovane infermierapsichiatrica (già in servizio da circa 6 mesi, ma frequentantedi San Salvi dal ‘75), al 4° Reparto Donne, ormai misto. Prima-rio Beppe Germano, vice-coordinatrice Suor Cecilia. Allora,però, fra i tre, ero io ad avere già una “lunga esperienza” delManicomio e delle sue pratiche istituzionalizzanti, cosi comedella Lotta Anti-istituzionale, nelle sue forme fiorentine, cioè“a pelle di leopardo”, come ci definiva PaoloTranchina (basa-gliano DOC nonchè aretino-pirelliano di adozione) sbarcato aFirenze per (forse non solo) fondare la sezione locale di Psi-chiatria Democratica. Ma si sà, qui tutti gli angoli son’ tondi, ei fiorentini i più “maledetti toscani”, individualisti ... Così i“Regni” all’avanguardia, 5/6 su circa 14, sono rimasti rigoro-samente separati, ognuno per la propria strada, naturalmentel’unica giusta, guardando sempre la pagliuzza nell’aia di queipochi con cui avrebbero potuto allearsi, per incidere davverosul travone dell’Ospedale Psichiatrico... (e magari chiuderlo10 anni prima, tutto, aggiungerei con il senno dell’oggi!)Discorrevamo fuori, nel verde non recintato che ci separavadal 10° Reparto Donne, ormai trasferito al 6°... Non mi ricordo,ma mi pare impossibile che non l’avessi fatto, di averli portatinella vecchia Tinaia (già seconda, dopo quella del Mori, Lo-gnoli, Cappelli, Casoli, Vanni ed amici artisti volontari), Centrodi Attività Espressive gestito dal trio Mensi, Arcori, Paperini.E poi ... (segue alla prossima puntata!?!) Dana

Donne in GuerraDonne in guerra!

Tutte le guerre che oggi si sconta vedono la presenza attiva delle donne.

Donne che non solo sono molto presenti nelle case,ma donne in guerriglia imbracciando mitra e bombe.Ma il problema emotivo è lo strazio di vedere i loro figli

costretti anch’essi alla guerra.Esse vedono i bambini giocare col mitra invece che conI giocattoli, preparandosi come kamikaze alla morte.Il peggio è che queste guerriglie spesso sono sotterfugi

religiosi e territoriali.Peggio è che tutto, alla base è gioco del potere.

Questo strazio è per loro un conflitto miserabondo,giustamente in questi casi.

In tutto il mondo esistono tuttora forti differenze tra uomo e donna.Qui in occidente sembra quasi superato, ma mentre ancora si rischia la vita per strada,in ambito lavorativo e in discoteca, ad esse viene riservato un differente trattamento.

Vengono meno retribuite, e tocca sempre loro fare la gavetta.Anche nei rapporti intimi è tutto più difficile.

Donne in guerra.Sisina

Dipintodi

Silvia

Prela

zzi

Nella foto Dana al laboratorio

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Per il 25 APRILEBisogna aspettare gli anni 80/90 perché si parli delledonne nella Resistenza. Bisogna aspettare che donnescrivano e studino memorie di altre donne, che lediano voce, per conoscere quella che è stata chiamata“la guerra senz’armi”, “la guerrataciuta”, per sapere quantogrande e capillare fu il loro ap-porto.

Questa genealogia femminile èimportante perché quanto ledonne fanno spesso va perduto,si è parlato non a caso di “fiumecarsico”, sappiamo come siastato poco valorizzato per lungotempo il loro ruolo nella Libera-zione, enfatizzando soprattuttola lotta armata. Invece ci vuolecoraggio, coraggio da vendere avolte per fare cose minime in cui si mette in gioco lavita. Spesso le partigiane, quando sono state intervi-state, dicono di non aver mai imbracciato un fucile,ma che non era possibile non partecipare in qualchemodo. Sgorgano le esperienze più varie ma tutte similinella scelta operata, “non potevo stare a guardare”“qualcosa si doveva fare”. Una partecipazione consa-pevole, a volte pagata carissima. Una scelta spessopresa in solitudine, come dice Maria Rudolf, una par-tigiana di 17 anni, “senza neppure dirlo alla mamma”.

Quando si pensa al ruolo delle donne, il nostro imma-ginario corre subito all’ 8 settembre ‘43 quando nonfu più possibile non schierarsi, e ci vengono davanti ledonne che frugarono negli armadi rivestendo un eser-cito in fuga. Un gesto semplice, spontaneo di enormesignificato concreto, nonché simbolico. L’altra imma-gine è quella della staffetta, la donna, spesso giovane,

in bicicletta che ostentando sicurezza, anzi spavalde-ria, passa fra fascisti e nazisti per portare messaggi,armi, molte volte nascosti nel passeggino del bam-bino, nella borsa della spesa... Se è vero che le meda-glie d’oro al valore civile alle donne furono solo 19,decine di migliaia scelsero di schierarsi in modo con-vinto e del tutto volontario nella lotta contro il nazi-

fascismo. Partecipazione ampia e importante,soprattutto nella gestione del quotidiano, anche sedifficilmente misurabile e valutabile. Le donne si oc-cupavano della stampa, dei materiali di propaganda,attaccavano i manifesti e distribuivano i volantini,svolgevano funzione di collegamento, curavano il pas-saggio delle informazioni, trasportavano e raccoglie-vano armi, munizioni, viveri, indumenti, medicinali,svolgevano funzioni di collegamento, infermieristiche,preparavano i rifugi e i nascondigli per i partigiani.

Il concetto di Resistenza civile ha stentato a trovare ilsuo spazio rispetto alla figura dell’eroe nella lotta ar-mata. Basti pensare agli scioperi, alle lotte spontanee,all’importanza di episodi come quello delle donne diCarrara, che resistono agli ordini di sfollamento dei na-zisti. Eppure da subito è stato noto come gran partedella popolazione fosse dalla parte dei “patrioti” o dei

“banditi”, come venivano chiamati i partigiani. Un ap-poggio che ha fatto sì che si potessero raggiungereobiettivi politici e militari davvero eccezionali, propriose si pensa alla relativa esiguità dei numero degli ar-mati, che potevano però contare su una capillarità diaiuti molto estesa.

Una Resistenza a lungo poco indagata, che ha avutopaura di una donna svincolata dalla famiglia. La lottaha bisogno delle donne, ne riconosce l’importanza avolte primaria (basti pensare appunto alle staffette)ma teme una femminilità fuori dai canoni familiari.Non sono affatto gregarie le azioni svolte dalle donne,eppure da subito, già dal momento in cui i compagnisfileranno trionfanti nelle città liberate, per le donneè meglio star dietro, ritirarsi dietro le quinte; “puttana”veniva etichettata chi aveva lottato fianco a fiancodegli uomini, chi aveva agito e subìto alla pari degliuomini arresti, violenze, deportazioni nei lager. Sì, per-ché gira gira, il discorso torna sempre lì, al ruolo chedeve competere alla donna e l’Italia del 1945, che dàil voto alla donne, non è ancora prontaper vera parità. E quante di questadonne valorose sono riassorbite in fa-miglia, in cui a volte si sono sentitestrette, dicendo “Ho fatto solo il mio do-vere”!

Prima di adottare uno sguardo piùampio per parlare delle donne nellaResistenza, si è dovuto aspettare unasensibilità nuova, per sottolineare e di-stinguere tutti gli atteggiamenti, le pa-ludi opportunistiche, gli attendismi, le“zone grigie”, per rendere finalmentegiustizia alle sofferenze, alle fatiche, ai rischi. Chi siespone anche solo nascondendo un perseguitato, colsuo comportamento sceglie, non delega ad altri la vit-toria e la fine della guerra ma entra nella Storia con la

sua responsabilità personale. Sono questi i temi su cuici si interroga da non molto e che hanno ampliato iltermine di Resistenza e prima di tutto il significato diResistenza civile. Non sono ancora molte le ricercheed imparagonabili alla mole di studi fatti sulla Resi-stenza armata, ma proprio nell’ambito femminile sihanno importanti studi pionieristici, come quello diBianca Guidetti Serra del 1977, di Anna Maria Bruz-zone e Rachele Farina del 1976, di Anna Bravo nel1991.

A tutte le coraggiose donne della Resistenza non vo-gliamo dire un semplice grazie, per averci permessodi vivere in un paese libero dalla dittatura, in pace; vo-gliamo anche impegnarci per continuare nella stradache ci hanno indicato. La capacità di leggere le vicendestoriche può, e forse deve aiutarci, a vivere il presente,a saper vivere nella nostra società multiculturale dovealle vecchie paure se ne sono aggiunte di nuove, connuovi pregiudizi e nuove esclusioni. Noi, che ci lamen-tiamo di vivere spesso con grande fatica, pensiamo

alle loro fatiche e alle loro lotte e traiamone insegna-mento per un ruolo attivo nella costruzione di una so-cietà più giusta.

Gabriella Nocentini

Radio Cora

Nuove trasmissioni a sostegno dei contenuti e delprogetto Radio Cora. La radio web nata nel 2014 per attualizzare i valoridella Resistenza e della Costituzione attraverso nuoviformat condivisi con associazioni, reti e cittadini,linguaggi multimediali, un’informazioneindipendente e musica di qualità, si arricchisce dinuove trasmissioni nel segno della connessioneculturale e della riflessione storica in rapporto aimutamenti sociali e politici.

Su www.radiocora.it potete ascoltare da quest’annoRadici e Ali, trasmissione a cura dell’Anpi provincialedi Firenze, sostenitrice del progetto Cora fin dalleorigini. Ad aprile ha preso vita invece la collaborazionecon U Velto Radio:la scommessa dell’Istituto diCultura Sinta per portare alla ribalta la musica sinta,rom, manouche, kalè e romanichals. Dalle 14 di ognigiorno Radi Cora ripropone un’ora di trasmissionidirettamente da U Velto, con Onde resistenti.L’obiettivo è quello di creare un ponte tra culturediverse, mescolando stili, sensibilità, linguaggi,pubblici. Perché oggi la democrazia si costruisceattraverso lo scambio ed il riconoscimento reciproco,

lottando in tutti i modi contro gli stereotipi, i luoghicomuni e le artificiose barriere della diffidenza che citengono ‘distinti’ e lontani gli uni dagli altri. L’esattocontrario di quella uguaglianza sostanziale e di quellasolidarietà sociale economica e culturale che la nostraCostituzione professa come uno dei suoi cardinifondamentali. Solo dall’interconnessione e dalriconoscimento reciproco può nascere una societàsolidamente ancorata ai valori di giustizia sociale e diinclusione.

La musica ovviamente rappresenta da questo puntodi vista un’occasione fondamentale, in quantolinguaggio universale basato sul rispetto reciproco esulla comunicazione interpersonale. Nella fascia serale ha esordito anche Nevrastenie,un’ora  settimanale di new wave a cura di PallideStragi, un musicista, produttore e dj fiorentino. Ilprogramma prevede anche lo spazio autogestito daLavoro Anomalo; Lavoro Anomalo vuole essere unservizio a supporto di chi cerca lavoro e non vuoleperdere tempo e soldi dietro a false inserzioni.  Ad aprile ha preso vita anche la collaborazione conl’Istituto storico della Resistenza in Toscana creando

la trasmissione settimanale Le nostre storie.Conoscere il passato per capire il presente. Ogni meseverrà affrontato un tema nei suoi vari aspetti e risvoltistorici, sociali e territoriali. Ad aprile viene affrontatala Resistenza con le sue eredità valoriali ed a maggiosi parlerà della Prima Guerra Mondiale. La radio prosegue la campagna di tesseramento 2015.L’associazione Radio Cora sta infatti predisponendo ilbudget per l’anno in  corso ed avere una chiarezzacirca le risorse a disposizione permetterebbedi  programmare al meglio il lavoro.Come sapete, al fine di rimanere indipendenti, iltesseramento è l’unica fonte di finanziamento chela Radio ha scelto di tenere in piedi. Quello che vienechiesto è un contributo minimo di 10 euro l’anno;tutto quello che vorrete versare in più alprogetto Radio Cora aiuterà a coprire i costi di gestionee a rendere possibile la sopravvivenza stessa dellaradio.Radio CORA (acronimo per COmmissione RAdio) fuun’emittente clandestina, approntata e gestita damembri del Partito d’Azione fiorentino, che dal gennaioal giugno 1944 mantenne i contatti tra la Resistenzatoscana e i comandi alleati.

www.radiocora.it è on-line dal mese di giugno 2014 concontenuti quotidianamente aggiornati eapprofondimenti mensili sui temi che generalmentehanno scarsa o nessuna visibilità sui mezzi dicomunicazione. Da ottobre 2014 Radio Cora è anche radio web, con sedeal circolo URL di San Niccolò a Firenze.

Radio Cora è informazione libera e indipendente. Unprogetto finanziato dal basso con un tesseramentopopolare a partire da dieci euro l’anno a attraversoun versamento  sul conto aperto a nomedell’Associazione Radio Cora,  presso Banca Etica,indicando nella causale “tesseramento2015”.  IBAN: IT49 Y050 1802 8000 0000 0173825-  tramite bollettino postale al CC  1019616414intestato a nome dell’Associazione Radio Cora,sempre con la stessa causale

- passando in  radio  in via San Niccolò 33r aFirenze presso il circolo URL, dove potrete ritiraredirettamente la tessera. Se volete essere sicuri ditrovarci, telefonate al numero 055 3860108.

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Nuove trasmissioni

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Report morti sul lavoro nel 2014

e andamento del fenomeno dal 1° gennaio 2008al 31 dicembre 2014

Nel 2014 sono morti sui luoghi di lavoro 660 lavo-ratori, tutti documentati in appositi file. Se si aggiun-gono i morti sulle strade e in itinere si superano i1350 morti. L’aumento dei morti sui luoghi di lavororispetto al 2013 è dell’12,5%.

In questi sei anni di monitoraggio sono stati regi-strati 4282 lavoratori morti sui luoghi di lavoro eoltre 9000 (stime realistiche ma è impossibile averedati certi dei lavoratori che muoiono sulle strade ein itinere) se si aggiungono i morti sulle strade e initinere. Intere categorie non sono monitorate dallestatistiche ufficiali, oltre 700 di queste vittime sonomorte in modo atroce, schiacciate dai trattori cheguidavano. E senza che si sia fatto concretamenteniente, nonostante i continui appelli che l’Osserva-torio ha fatto nel corso di questi anni alle Istituzionilocali e nazionali, ultimo il 28 febbraio scorso aRenzi, Poletti e Martina. E’ quindi incredibile che inquesti anni si siano fatte leggi per “attenuare” laburocrazia sul lavoro in base a questi cali inesistenti.Le normative sulla Sicurezza dei lavoratori trattatecome tali dalla politica e da chi ci governa. Tra l’al-tro, il terremoto del 2012 in Emilia ha messo in luceun aspetto drammatico, che tantissimi capannoni in-dustriali e non solo (si consiglia un controllo anchedei supermercati costruiti con le stesse caratteristichedei capannoni industriali), costruiti prima delle nor-mative antisismiche, sono come castelli di sabbia, eche un terremoto che si verifichi di giorno e non dinotte, può provocare tantissimi morti tra chi ci lavorasotto come operai e impiegati. E gravissimo che nonsi faccia niente per fare mettere in Sicurezza i ca-pannoni costruiti prima delle leggi antisismiche del2005.

La cosa che sgomenta di più è che parlano sempredi cali incredibili tutti gli anni, mentre non è affattovero, se si prendono in considerazione tutte le mortisul lavoro che ricordiamo ancora una volta non sonosolo quelle monitorate dall’INAIL istituto dello Statoche registra solo i propri assicurati, e in tantissiminon lo sono. In concreto nonostante l’opinione pub-blica pensi il contrario a causa della propaganda dichi si è succeduto nel corso di questi anni al governodel paese. I morti sul lavoro non sono mai calati, equesto nonostante si siano persi per la crisi milionidi posti di lavoro. Le vittime si sono spostate da unlavoro che dispone di un’assicurazione vera a unaltro che è in nero, partita iva individuale o precario.Registriamo tra l’altro un aumento dell’ 1,9 ancherispetto al 2008 e in tutti gli anni che seguono, aparte una riduzione dello 0,7 registrata nel 2011.Mi ero impegnato, dopo la tragedia della Thyssen-Krupp a monitorare i morti sul lavoro, proprio persensibilizzare l’opinione pubblica, ma è stato un la-voro inutile, nonostante le centinaia di migliaia divisitatori del blog i morti sono addirittura aumentati.Questo perché in Parlamento non ci sono lavoratoridipendenti che s’interessino di queste tragedie e chesanno cosa vuol dire svolgere lavori pericolosi. Si-

tuazioni che difficilmente toccano i parlamentari e iloro famigliari. Un muro invalicabile fatto d’indiffe-renza e di sudditanza ai poteri forti che controllanola politica. Nel 2014 l’agricoltura con il 34,2 % deltotale risulta anche quest’anno la categoria con piùvittime. In questo comparto il 65,5 % sono morti inun modo drammatico: schiacciati dal trattore che gui-davano. Gli agricoltori morti schiacciati dal trattore

sono il 23% di tutti morti sui luoghi di lavoro. Nel2014 sono stati ben 152 e 142 da quando il 28 feb-braio ho mandato una mail a Renzi, Martina e Po-letti, avvertendoli dell’imminente strage che di lì apochi giorni sarebbe ricominciata col ribaltamentodei trattori e lo schiacciamento del conducente. E’così tutti gli anni. Chiedevo loro di fare una campa-gna informativa sulla pericolosità del mezzo e diproporre una legge sulla messa in sicurezza dellecabine di questo mezzo che uccide così facilmente.Inutile scrivere che non si sono mai degnati di ri-spondere e che il loro impegno è tutto dedicato afare selfie, cinguettare, a mangiare gelati e a legi-ferare per togliere i diritti a chi lavora. Mentre perla vita di questi lavoratori che muoiono così dram-maticamente non si fa niente, non spendono nep-pure un minuto del loro prezioso tempo persensibilizzarli. In edilizia i morti sui luoghi di lavorosono il 19,8 % del totale, con le solite cadute dal-

l’alto che provocano tantissime morti. Nell’industriail 9,1 %, l’8,18 % nell’autotrasporto. Poi ci sono tuttii lavoratori morti nei vari servizi alle imprese. Per-centualmente le morti sul lavoro sono distribuite ineguale misura in tutte le fasce d’età, a parte l’agri-coltura, dove le vittime hanno un’età mediamentepiù alta. Gli stranieri morti sui luoghi di lavoro sonoquest’anno il 10,1% sul totale e i romeni sono sem-

pre i più numerosi. Le altre morti sono da ricercarsinelle diverse attività, principalmente nel terziario.

Se si analizzano con obbiettività questa raccolta datisi evidenzia un’Incredibile mattanza, che fa com-prendere come opera chi ci sta governando e che ciha governati in questi ultimi anni. Se è vero chel’INAIL registra costantemente dei cali delle mortitra i propri assicurati, e questo lo scrivo ormai da di-versi anni, ed è una verità molto scomoda, e se l’Os-servatorio Indipendente di Bologna invece puòdimostrare dati alla mano che praticamente daquando è stato aperto il 1° gennaio 2008 i mortisui luoghi di lavoro sono addirittura aumentati?Che sono calati gli occupati in postitutelati e con assicurazioni degne diquesto nome. Che le vittime sul lavoro si sonosolo spostate da lavori a tempo indeterminato a la-vori precari, in nero e grigio. Che la mancanza di tu-

tele per le Partite IVA Individuali e altre importanticategorie di lavoratori, oltre a quelli che lavoranoin nero e in grigio, provocano un aumento degli in-fortuni, anche mortali.

Ricordiamo che il Sindacato svolgeuna funzione determinante per la Si-curezza dei lavoratori: dove sonopresenti in modo organizzato lemorti sul lavoro sono quasi inesi-stenti. Ed è per questo che l’Osser-vatorio non diffonderà più i datiraccolti, se non su richiesta di per-sone interessate veramente al pro-blema, per la totale indifferenzaverso queste tragedia da parte dichi ci governa.Sono semplici verità che la nostra classe dirigentefa finta di non vedere.

Le tragedie delle morti sul lavoro sono un fenomenocomplesso, che tocca tutte le varie articolazioni delloStato a cominciare dai controlli sul rispetto delle nor-mative. Aziende, soprattutto piccole, che utilizzanolavoratori senza preparazione o addirittura in neroche poi fanno una concorrenza sleale a chi le regolele rispetta. Ma non c’è solo questo. Pressapochismo,superficialità di chi commissiona il lavoro a personenon qualificate e non assicurate, che spesso sonoamici e conoscenti. Le persone che muoiono lavo-rando sono a volte gli stessi che svolgono, senzaavere la preparazione adeguata improvvisandosimuratori, elettricisti, fontanieri, agricoltori ecc…Que-ste tragedie sono soprattutto un problema di cono-scenza e di corretta informazione. Ed è per questoche i media hanno un’importanza determinante perattenuare il fenomeno, ma si occupano sostanzial-mente dei morti sul lavoro solo quando ci sono casidi morti eclatanti e collettive.

La mancanza di tutele introdotte con il Jobs act isti-tuzionalizza la precarietà per chi lavora che è già alivelli intollerabili per un paese civile. Abolire l’unicobaluardo che era rimasto per la tutela dei lavoratori,l’ormai famigerato articolo 18, padre di tutti i maliitaliani, che tra l’altro era già di fatto abolito con lalegge Fornero è aberrante. Si deve sapere che dal2015 gli italiani non avranno più un lavoro “buono”cioè a tempo indeterminato ma solo un indennizzocon una piccola monetizzazione crescente, ma solostipendi da fame, calpestio dei diritti e inSicu-rezza sul lavoro. E questo provocherà un dannoenorme non solo per i lavoratori ma per tutti il si-stema produttivo e un ulteriore calo della natalità.Io non ci sto e protesto chiudendo difatto alla politica l’Osservatorio,tanto per chi la fa le morti sul lavorosono solo un impiccio burocratico.

Carlo Soricelli

curatore dell’Osservatorio

Indipendente di Bologna morti sul lavoro

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Report morti sul lavoro 2014

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E’ ancora il tempo di Anna(Dal suggerimento di una giovane amica)Questi che sono fatti di regolare guerraVedono me ed altre creature sbocciare.Andiamo verso i quindici anniE cresce il corpo si allunga lo sguardo.Le strade intorno a noi son popolateMa solo fino all’ora del “coprifuoco”.A scuola viene letto il bollettino delle battaglieE si finge entusiasmo anche se è senza vittorie.Quindi si impara a esaltare fuori il fascismoe al nostro interno nella zona che conta si impara che gli uomini possono morireanche senza la negativa vittoria dei violenti.Solo perché serve usarli come quantità.C’è in giro un nemico ora nell’ultimo annodell’occupazione del mio del nostro suolo.Il suolo di Firenze che amo io non patriotticadi amore viscerale necessario distratto.L’unico amore che può spiegare se stesso.Il suolo che amiamo e che per estensioneci conduce ad amare terre limitrofe estese.Terre di lingua (una) innestata su codiciantichi e non caduchi di scambio dialettale.Terre di lingua ironicamente dominanteperché dantesca perché emanante da poesia.C’è in giro un nemico comune che vestedivisa e accessori di panno e di metallo forti.Nazista viene chiamato o “esse-esse”.E altri militarmente dinoccolati con nappache servili lo portano a snidare i traditori.Traditori di una visione che consistein un mondo costituito da assurde purezze.Quelle di un popolo globale disinterrato.Repubblichini i secondi sono chiamati.E noi i più poveri assistiamo stupefatti affaticati dall’oppressione e il cibo scarso.MA ANCORA IO NON SONOI NON SAPPIAMO DI ANNA FRANKDentro al negozio di fornaio nella piazzettalei la Signora dai capelli mossi e raccoltidolce negli occhi grandi e con labbra carnoseparla di suo marito condotto in Germaniae di altri parenti rapiti scomparsi e si sama con indifferenza cordiale e timorosache quasi sempre si tratta di famiglie ebree.Una bambina forte e bionda che mi assomigliaha vari fratelli ed insieme abbiamo giocato.Non la vedremo non li vedremo più cosìda un giorno all’altro e gli adulti ancoramaggiormente andranno mormorandodegli ebrei e della loro persecuzione.MA ANCORA IO NON SO

NOI NON SAPPIAMO DI ANNA FRANKE’ lontano oramai quel dieci giugno del 1940in cui l’Italia sfidò il mondo non nazifascista.Viene l’estate del 1944 con l’entrata in cittàdei partigiani che guerreggiano sull’Arnoe poi intorno al Mugnone due piccoli fiumi.Ma il fischio delle pallottole a me vicinoe i morti hanno la stessa consistenza neradi quelli conosciuti dalle grandi città dell’Europa.

Dell’Europa dell’est e di quella dell’ovest.E passa ancora un anno e si arresta la guerra.Vuoto di cittadini ebrei. Crisi di dignità.Ragazze ora si danno per la sola cioccolataai cosiddetti soldati alleati liberatori.Donne si danno anche per amore attrattedalla musica allegra e dall’odore di libertà.Sono gelosa siam gelosi noi di questi tempiche ai giovanissimi svelano gioco e tenzone.D’estate a far dibattito nei giardini dei Circolifra laici cattolici azionisti e socialcomunistisu come governare su come gestire convivenza.Politica era questa e non è vero che fu odio.Fu ansia grande ansia nel cuore dei più.Per la storia come ora si è imparato a farequesta passione conta e non la malizia dei meno.Scivolò il tempo e avemmo scontri per l’ordine.Così come avemmo veramente assurde censuree il reggipetto di attrici sul manifesto fu coperto.L’attività sindacale di sinistra quella trainantefu puniti con disinvolti e atroci licenziamenti.Vinse la vita e ci assestammo su una certaconciliazione partitica e una certa ricchezzache fu solo liberazione dalla miseria diffusa.COMINCIAMO A SAPERE DI ANNA FRANKAssurgesti tu ragazzina a simbolo ma quale.

Tutto ciò che è vitale e incontaminato devela sua affermazione alla fortuna o al fato.Chi invade spazio e tempo è mortale e corrotto.Una sorta di grazia necessitante ti ha protettonel tuo lungo soffrire nel tuo breve passareperché tu divenissi corrente e luce che guida.Intanto qua nel nostro Paese posto verso sudattraverso maligne strategie di cui maiconosceremo gli artefici infernali sacerdotalicominciava la rabbia sanguigna del brigatismo.Di chi contro chi era in età da volontariato ribellevisse la lunga lotta culturale del sessantotto.Visse l’utopico autunno caldo del sessantanove.SEMPRE PIU’ NOI SAPPIAMO DI ANNAFRANKAnni ed anni fino l’estremo avvento tecnologico.Fino allo sbiadirsi di qualunque odorante bandiera.Fino al confondersi ambiguo di povertà e possesso.Oh grande male la caduta di simili confini!E’ fuoco che non brucia è terra che non profuma.Acqua che non allaga o spenge ed aria infinecome se rifiutasse non vista i suoi componenti.Infatti abbiamo la conquista del buco nell’ozono.ORA CHIEDIAMO LA SALVEZZA A TEANNA FRANKE’ nata la presenta distruttiva del kamikaze. E’ stata ammessa con cinismo dai Cesari attualila somiglianza il gemellaggio fra la guerra e la pace.Noi siamo attoniti e fortemente ti pensiamo.Bisogna d’ora in poi che siano resi silenziosiil tuo ricordo e il tuo nome e tu lasciata nellatua pietra mitica al sole al vento alla pioggia.Tu sei per noi e rimani fonte e adolescenza.Tu sei e rimani attesa senza tensione né fine.ANNA E’ ANIMA

Alberta Bigagli

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È ancora il tempo di Anna

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L’infanzia non si appaltaLA PROTESTA

L’INFANZIA NON SI AP-PALTA: IL NOSTRO DO-CUMENTO

3 APR , 2015 Noi, genitori delle bambine e dei bam-bini delle scuole di infanzia comunale,riunite/i nel comitato interplesso ‘L’in-fanzia non si appalta’, esprimiamo lanostra ferma contrarietà al progetto diesternalizzazione dell’orario pomeri-diano proposto dalla Vicesindaca Gia-chi e dal sindaco Nardella con leseguenti motivazioni, che toccano siail metodo sia il merito della proposta:nel metodo:la proposta di riforma èstata annunciata aiscrizioni chiuse, calpe-stando il diritto all’in-formazione dellefamiglie. Le linee di in-dirizzo per le scuoledell’infanzia comunalistabiliscono infatti che“le famiglie sono tito-lari del diritto all’infor-mazione, allapartecipazione attiva ealla condivisione dellea t t i v i t àrealizzate”. Niente ditutto ciò è avvenuto:nonostante le invocatelimitazioni alle assun-zioni siano state previ-ste dalla legge distabilità pubblicata il29.12.2014 e entrata invigore il 1.1.2014,, niente è stato an-nunciato durante gli Open day e pertutto il periodo delle iscrizioni, quandoavremmo potuto scegliere di non iscri-vere le bambine e i bambini a unascuola che non poteva mantenere ilservizio che avevamo scelto. Solo amarzo inoltrato e a iscrizioni chiuse èstato presentato alle insegnanti e ai ge-nitori il blocco totale del turn over e larigida volontà di esternalizzare.Troppo comodo, oltre che certamentenon trasparente, prevedere nei moduliper le iscrizioni clausole volutamenteoscure e ingannevoli per i genitori, conle quali laconicamente ci si limita adinformare che l’offerta formativaavrebbe potuto essere garantita ancheattraverso il ricorso a soggetti privati.nel merito:1) la riforma mina alla base la conti-

nuità educativa e didattica, pernodella sicurezza delle bambine e deibambini nello spazio scolastico. A su-bire l’esternalizzazione saranno in-fatti intere scuole; per far sì che ogniscuola abbia il numero di maestre chel’esternalizzazione richiede, le attualiinsegnanti di ruolo dovranno es-sere trasferite e redistribuite sulle30 scuole comunali. L’anno successivo,quando ulteriori scuole saranno datein appalto, nuovamente ci dovrà essereuna redistribuzione delle maestre, ecosì via, sgretolando ogni ipotesi dicontinuità formativaper i tre anni difrequenza di ogni bambina/o.2) la riforma smantella il progettoformativo: la vicesindaca parla di un

considerevole aumento delle ‘attivitàformative’, ma confonde volutamenteil piano formativo con le attività ag-giuntive(inglese, musica, psicomotri-cità): queste ultime -che in didattica sichiamano aggiuntive, e quindi opzio-nali- saranno aumentate a dismisura,mentre il progetto formativo vero eproprio – che è quello che qualifica ilmodello educativo di eccellenza cheabbiamo consapevolmente scelto- saràridotto almeno del ,0%. La vicesindacadovrebbe spiegarci in base a quale teo-ria pedagogica le nostre bambine e inostri bambini sarebbero avvantag-giati dal frequentare queste decine edecine di ore di inglese o di psicomo-tricità all’età di 3, , ,, 6 anni. Ricordiamoche solo due anni fa il Comune ha ri-dotto tutte queste attività alla duratadi, minuti l’una perchè le bambine e ibambini non reggevano un’ora intera.

3) Attraverso l’affidamento del servi-zio a cooperative o privati, pur non ab-battendo i costi, la riforma operauna grave svalutazione della profes-sionalità docente: sostituisce posti dilavoro stabili e tutelati con posti pre-carizzati e sottopagati, impoverendo lostesso tessuto sociale della città. Al dilà della facile propaganda, sappiamoinvece che senza dignità delle inse-gnanti non esiste qualità del servi-zio. Poiché alle/agli insegnanti inappalto sarà richiesto lo stesso titolodelle attuali maestre, avverrà che ledocenti che adesso lavorano a tempodeterminato saranno costrette a farsiassumere senza tutele e per circa 8euro l’ora da chi vincerà l’appalto:

come potranno rimanere adeguata-mente motivate? Relativamente a que-sto punto il comitato sottolinea conforza che non siamo contro le lavo-ratrici e i lavoratori delle coopera-tive: siamo consapevoli che si tratta diprofessioniste/i titolate/i e prepa-rate/i, cui va la nostra più totale soli-darietà affinché raggiungano quantoprima la stabilità e la retribuzione chela loro qualifica necessariamente ri-chiede.4) La vicesindaca dichiara che l’inve-stimento non diminuirà, ovvero chenon si spenderà di meno. Dietro lascusa del blocco delle assunzioni -inrealtà ricordiamo che la legge di stabi-lità consente di coprire una parte delturn-over- l’esternalizzazione si con-figura palesemente come una sceltapolitica. La scelta è quella di spendere

i soldi pubblici -gli stessi se non di più-per far guadagnare dei veri e propricolossi di un ‘mercato educativo’, comel’inchiesta di Repubblica Firenze pub-blicata a firma di M. Neri il 29/03/201,mette efficacemente in luce. Il guada-gno sarà per i soliti noti, mentre per-derà un’intera comunità educativa dimaestre, bambine/i, genitori.Perderà l’intera città di Firenze, per-ché in questo caso non si appalta unservizio collaterale o accessorio, sismantella il ‘capitale umano’ che è cu-stode e garante primo dello stesso pa-trimonio educativo di eccellenza checaratterizza a oggi la scuola dell’infan-zia comunale. Questo patrimonio nonè costituito certo da un insieme di re-gole, progetti e proget-tini scritti, clonabiliattraverso un’opera-zione di copia-incollasu un capitolato. Piùsemplicemente, il no-

stro patrimonio sonole nostre maestre equelle/i che a loro sipotranno unire a paritàdi titoli, selezione permerito, diritti, salario.Per tutte queste ra-gioni, chiediamo chel’amministrazione ritirila proposta di esterna-lizzazione, procedendoalle assunzioni autoriz-zate dalla legge di sta-bilità e coprendo glialtri posti con contrattia tempo determinato,nella prospettiva di unpiano di assunzionipluriennale, da attuarsieventualmente invocando l’ausiliodello Stato, che preservi la scuolacome bene pubblico e tuteli priorita-riamente la dignità del lavoro inse-gnante.Comitato genitori interplesso ‘L’infan-zia non si appalta’, FirenzeIl Comitato L’infanzia non si appalta ècostituto da genitori delle seguentiscuole dell’infanzia comunali:Agnesi, Ambrosoli, Amendola, BechiCadorna, Capponi, Dionisi, FortiniGrifeo, Il Pesciolino, Innocenti, Lava-gnini, Mazzei, Niccolini, Pio FediRodari, Rossini, Rucellai, S. AmbrogioViani, Villa Ramberg, Villani, VittorinoDa Feltre, Vittorio Veneto.

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LETTERA DI UN’EDUCATRICEPubblichiamo la lettera di Francesca Garau,un’educatrice che ci spiega la verità su quei son-daggi sbandierati dall’assessora, pubblicata ori-ginariamente sulla nostra pagina Facebook.ATTENZIONE: contiene informazioni che potreb-bero strumentalizzare e ideologizzare, leggeresolo in caso di bisogno, in caso di effetti collateralicontattare la giunta Nardella.

In risposta alla Giachi, articolo su indagine che reputale famiglie soddisfatte (vedetelo in post più in basso)e ALTRO.

Spero di poter esprimere le mie considerazioni e scam-biare con voi delle opinioni chiamando questa liberacircolazione di idee e non strumentalizzazione di qual-cuno su qualcun altro o pregiudizio ideologico.

Mi colpisce sempre l’approssimazione e la maniera ri-duttiva con cui, spesso, politici e amministratoritrattano i problemi. Volendo andare sui conte-nuti dell’indagine di cui parla la nostra asses-sora, vorrei far notare che gli unici grafici cheriportano la soddisfazione delle famiglie distin-guendo risposte tra nidi “comunali” (si intendel’insieme dei nidi a gestione diretta con quellia gestione mista mattina-pomeriggio) e nidi“convenzionati” (nidi completamente gestiti daprivati in cui il Comune acquista posti nido)sono quelli relativi a “Organizzazione del servi-zio” (orari ingresso-uscita, supporto uffici suaspetti amministrativi) e “Alimentazione”. Pertutte le altre voci, tra cui aspetti educativi e di-dattici e professionalità del personale, viene ri-portata la soddisfazione distinguendocomplessivamente tra asili nido e centri gioco,e neppure tra convenzionati e comunali. A voleressere pignoli in nessuna voce si può leggerecome si differenziava il gradimento tra servizia gestione mista (si intende con appalto ore po-meridiane) e servizi a completa gestione di-retta, ma si può solo desumere un complessivogiudizio positivo.

Altro punto è che a un anno dall’indagine (mag-gio, giugno 2010) e a qualche mese dalla pub-blicazione (giugno 2011), quindi a settembre2011, la gestione mista mattina-pomeriggio èscomparsa e almeno tre nidi e uno spazio gioco (quipotrei sbagliarmi per difetto) sono andati interamentein mano alle cooperative. A questo punto il perché fac-ciamolo spiegare a loro, fatto sta che se funzionavacosì bene – come dimostra secondo loro l’indagine –non si capisce perché la gestione mattina-pomeriggiosia completamente venuta meno ad appena qualchemese dai risultati dell’indagine.

Parliamo di una altro punto contraddittorio: la Giachiha detto che la gestione mista dei nidi, prevedeva, di-versamente da quanto si propone per scuola infanzia,“solo una breve compresenza pomeridiana” (precisoche si trattava di un’ora a totale carico della coopera-tiva nei nidi che chiudevano alle 16,30, e di due neinidi – pochi – che chiudevano alle 17,30 , in entrambida aggiungere una mezz’ora di compresenza). Dunqueammette che quanto si propone per la scuola dell’in-fanzia è cosa diversa perché intanto le ore a caricodella cooperativa sono di più (credo da 12,30-13,00 a

chiusura ma confermatemi) e aggiunge che poi, nelcaso del nido, non c’era la condivisione del progettopedagogico, ora invece previsto… dunque: a parte ilfatto che al tempo dell’appalto dei nidi la condivisionepedagogica e bla bla fu sbandierata eccome (infattifacevamo riunioni – formali – insieme al personaledelle cooperative), vorrei dire: ma se ammette che sitratta di cose molto diverse, come fa ad avvalersi del-l’indagine per perorare la sua causa?

E come fa ad avvalersi del modello dei nidi per direche a Firenze “la gestione mista funziona” continuandoa giocare sull’ambiguità “gestione mista mattina-po-meriggio” e “gestione mista” in generale? Quest’ul-tima, chiamiamola col suo nome, nel caso dei servizieducativi coincide con il “sistema integrato” dei servizipubblici e privati, a Firenze gestiti o interamente dalpubblico o da un privato che, in gran parte, si avvale

di finanziamenti pubblici… e allora magari parliamodi questa, discutiamo sul che cosa significa dire chefunziona, e non facciamo un minestrone su tutto.

Circa l’indagine sulla soddisfazione delle famiglie, daeducatrice asilo nido ripeto intanto quanto già scrittoin altro post (mi scuso con chi ha già letto ma vale lapena ripeterlo): la nostra professionalità ci impone unfront-office con famiglie e bambini che è quello di es-sere sempre rassicuranti. I bambini hanno una grandecapacità di adattamento e anche quando noi siamoimpegnate, come succede, esclusivamente a farci inquattro perché semplicemente non si facciano male(faccio presente che i tagli vanno soprattutto nella di-rezione della diminuzione del personale) loro, pur nonascoltati, non necessariamente si lamentano o si di-sperano. Non sanno certo spiegare che non c’è statotempo per la relazione educativa… semplicementesi adattano, e un nostro sorriso ai genitori in entrata e

in uscita fa il resto.

Diciamo che l’indagine sulla qualità percepita (custo-mer satisfaction), si è basata solo su quella del clienteesterno, le famiglie, mentre manca la parte sulla qua-lità percepita dal personale (cliente interno: le diversefigure professionali, che erogano il servizio all’utenza)… questa potrebbe essere interessante farla… ma-gari con un campione che tenga conto, attualmente,della grossa percentuale dei servizi a gestione privataattuali, che si attestano (come numero di servizi) al75% in Toscana, e al 65% circa a Firenze. E scusate sedivento noiosa su questi numeri ma sono importanti,perché ci parlano di come si espande la gestione mistasul territorio, quel modello “virtuoso” che si vuole inau-gurare anche nella scuola dell’infanzia e, evidente-mente, in tutti i servizi alla persona.

Rischio anche qui di ripetere quanto già scritto nell’al-

tro post ma è bene farlo: l’evoluzione della gestionemista pubblico-privata, lasciata a se stessa, non portaad un equilibrio “numerico”, tra le due gestioni: con ilmercato “selvaggio” del lavoro, in un momento di con-trazione della spesa pubblica, semplicemente spazzavia la gestione diretta. E tutto questo grazie ai finan-ziamenti pubblici che “autorizzano” spese per la ge-stione dei servizi che penalizzano diritti e stipendi deilavoratori e mettono fortemente a rischio gli standarddi qualità… così, inoltre, il pubblico si disfa progres-sivamente della pesante responsabilità della gestionediretta e lascia campo libero ai privati.

Siamo ideologici quando riportiamo dati che diconoche la sperimentazione del sistema misto per i servizieducativi ha portato al raddoppiarsi della gestione pri-vata sul territorio negli ultimi 6 o 7 anni? Siamo ideo-logici quando diciamo che il Comune, fa un bando diconcessione (nido ex Meyer) in cui autorizza un privatoa gestire un servizio di proprietà pubblica con una

spesa a bambino che è la metà di quella pubblica e ariscuotere una retta che, invece, è mediamente il dop-pio di quella pubblica? Da cui possiamo dedurre qual’èil modello di gestione che il Comune vuole sperimen-tare: non tirare fuori più neanche un euro, il privatotrovi il suo tornaconto assumendosi il rischio d’im-presa, e vinca il migliore, parità di qualità al migliorprezzo (clausola delle gare d’appalto), cioè vinca chispreme meglio i lavoratori… e i bambini intanto?Ah…già… ce li siamo dimenticati. Ecco l’evoluzionedel modello – decantato – della gestione mista: sipassa dall’appalto (nidi 4 euro ora a bambino), allaconvenzione (circa 3,8 euro a bambino) alla conces-sione (poco più di 3 euro a bambino)… e non è tantoper dire … i dati dicono che cresce il numero dei con-venzionati e non degli appaltati, e quest’anno il Co-mune ha fatto il bando di concessione del nidosuddetto ex Meyer (per costruire il quale ha speso un

milione di euro) dicendo che non aveva i soldiper l’appalto (troppo caro)… poi i soldi gli hatrovati per appaltare il pomeriggio delle scuoleper l’infanzia (ops!) … dove ricomincia la tiri-tera… si sperimenta la gestione mista (sce-gliete pure voi se gestione mista mattinapomeriggio o dando intere strutture al privato,siamo generosi!)… poi l’indagine dimostreràche va tutto bene… poi i soldi non bastano piùneanche per l’appalto… allora regaliamo lestrutture ai privati… e trattiamo la scuola alpari di qualsiasi merce… ma non parliamo dipolitiche “liberiste”… non facciamo gli ideolo-gici e continuiamo a chiamarci di sinistra!!!

Detto questo, scusate il ritmo forsennato, ri-torno al principio: non è accettabile che un po-litico “riduca” la “sperimentazione di un nuovomodello di gestione” alla soddisfazione delle fa-miglie… NON SENZA FARE UN’ANALISI POLI-TICA SUL LUNGO TERMINE, NON SENZAINDICARE UN OBIETTIVO CHIARO… perché avolte ci dicono che l’orizzonte è “la statalizza-zione” della scuola dell’infanzia e intanto non sipuò fare diversamente… altre volte che, ap-punto, “se la sperimentazione va bene, siespande” … suona contraddittorio no? E sulportare continuamente il dato della soddisfa-zione delle famiglie, cosiddette “cliente esterno”

(che brutto!) a cui va il prodotto, vorrei far notare:anche gli schiavi producevano ottimi prodotti di cui ilcliente era soddisfatto ma questo non ha impedito difare delle grandi battaglie di civiltà per abolire la schia-vitù. E in un momento in cui siamo tutti schiacciati daun sistema che viaggia molto al di sopra delle nostreteste, un politico che si auto definisce di sinistra nonpuò banalmente accusare i sindacati di essere “troppoideologici” o di non lottare abbastanza per i contrattidi lavoro, dovrebbe piuttosto adoperarsi, con tutte learmi che ha a disposizione, in difesa della giustizia so-ciale, dei diritti dei più deboli e dei cittadini tutti, que-stioni che hanno al centro la difesa della scuolapubblica, a partire da quella dei più piccoli.

Spero con questo di poter dare un contributo all’as-semblea, grazie per chi ha avuto la pazienza di leg-germi fin qui,

Francesca Garau

RESISTENZA E LIBERAZIONE • PAGINA 7

Page 16: Fb173 maggio

1943 - 1945 Popoli in schiavitù, deportati, rinchiusinei lager, torturati, uccisi con il gas daun regime assassino.In quei tristi momenti fatti di morte esacrificio i nostri partigiani nascostisulle montagne difendevano l’Italiacon attacchi alle colonne militari dioccupazione fino a che con l’aiuto deglialtri paesi alleati contro la barbarienazifascista, l’Italia viene liberata.La Resistenza e la Liberazione sfociatadalla tenacia e dal sacrificio dellaprima, sono i punti cardine da cui è

cominciata nel dopoguerra lariconquista della libertà e dei dirittisociali,dobbiamo a queste realtà la libertàdall’oppressione di quel momento.Il Paese in questi anni è moltocambiato divenendo anche un paesemultietnico con l’opportunità discambio culturale, conoscenza,apertura, osteggiata aimè da pensieriintolleranti, rigurgiti razzisti e distampo nazista.Sono 70 anni da quel momento, edecco che ora, similarmente ad allora, la

resistenza non deve lasciare posto acedimento ed essere attenta alleprovocazioni che giornalmente siregistrano.Deve essere attenta al cancellamentodei diritti civili conquistati, sul lavoro,la salute, l’abitare, la cittadinanza,l’ambiente e il territorio ... di tutt*.Attenta alla attuale politica che di fattoisola dal dialogo e dalle decisioni,rappresenta gli interessi di speculatoricorrotti e mafiosi, insabbia leresponsabilità.

Attenta alla repressione, alle falseaccuse, alla violenza e alla torturadello stato.Per questo dobbiamo resistere ereagire, a questo dobbiamo anteporciperché non si lascino spazi ad unfuturo di incertezze e di crisi sociale,ad un futuro che così somiglia troppoal passato.Per questo, oggi, una Resistenza cheporti ad una Liberazione dal doverresistere è indispensabile!! Roberto Pelozzi

RESISTENZA E LIBERAZIONE • PAGINA 16

NOTIZIE DALLA REDAZIONECari lettori/sostenitori vi portiamo a conoscenza che dal numero 171di Gennaio-Febbraio 2015 è aumentato il prezzo di costo del giornaleai distributori, da 0.70 a 0.90 cent. (La differenza offerta per l’acquistodel giornale è il loro guadagno). Per trasparenza riportiamo una media delle spese da noi sostenute:Affitto di 354,00 €, stampa Fuori Binario 3000 copie in media per €1000,00, Telefono €100,00, Luce € 90,00, per il riscaldamento stagio-nale con bombole a gas e stufette elettriche c.a € 120.00/150.00, can-celleria e spedizione 200 giornali € 200.00, noleggio furgone per ritiroe trasporto banco alimentare € 50.00 più l’acqua e le tasse varie an-nuali (Tari).

Per un totale all’incirca di € 1.900/2.000 mensiliLa redazione è composta da 2 persone in inserimento lavorativo e 4

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La Redazione

LIBERAZIONE

Il 22 marzo, alle ore 6.30, un plotone fascista sotto lo stadio comunale di Firenze, al Campodi Marte, fucilò 5 giovani renitenti catturati pochi giorni prima a Vicchio (Fi): Antonio Raddidi 21 anni, Leandro Corona di 21 anni, Ottorino Quiti di 23 anni, Adriano Santoni di 21 annie Guido Targetti di 22 anni.

Lettera di Guido Targetti al Fratello Mario Targetti scritta in data 22-03-1944 dal Carcere delle Murate di FirenzeCarissimo Fratello_È tardi ormai di questo giorno ma comunque sia spero che queste righe che ti scrive il tuo Fratello,che si trova a talmente in un po’ brutte condizioni ti facciano sempre piacere.Io ti ho voluto sempre bene e se qualche volta coi miei atti ti ho recato dolore ti prego volermi per-donare.Ho avuto tue notizie da parte del Signor Direttore che a casa stanno tutti bene anche Mamma, che ioin ogni momento della mia vita ò sempre tenuta sul cuore come donna unica nel mondo, e perlaquale pregherò finche sto in vita. Un’altra volta[Retro]Vi prego tutti quanti perdonarmi se qualche volta senza saperlo vi ho recato qualche dolore, crede-temi che ciò non dimeno non ho mai mancato di volervi bene e vi chiedo un’altra volta perdono sein una maniera o l’altra vi avrei offeso.Se il Padre Eterno e la nostra Madonna adorata non ci permettessero di vederci e salutarci ancorain questa valle di lacrime state pure tranquilli che ci vedremo presto in un altro mondo migliore epiù bello tutti riuniti in Famiglia. Tanti baci e tanti cari abbracci, e un’altra volta a perdono di tuttotuo Fratello

Targetti GuidoQui si trova anche Aleandro Moriamo insieme, anche lui tenetelo per Fratello!