Cosmoggi maggio

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ANNO XVIII NUMERO 5 MAGGIO 2012 DISTRIBUZIONE GRATUITA/COPIA OMAGGIO Speciale Roma pag. 12 e Milano pag. 13 C he i delfini fossero tra gli animali più intelli- genti è cosa risaputa; la loro interazione con l’uomo è pari a quella delle specie addome- sticate con in più l’intuito e l’ingegno che dimostrano questi mammiferi. Accade in Brasile, quindi, e preci- samente a Laguna nello stato di Santa Catarina nel sud dello Stato americano, dove alcuni delfini sembrano aver instaurato un rapporto del tutto particolare con i pescatori locali. Senza alcun tipo di addestramento, in- fatti, hanno appreso come catturare il pesce sfruttando le loro sofisticate tecniche di caccia e le reti realizzate dall’uomo. La comunità di “delfini pescatori” sembra aver imparato a cooperare con l’essere umano in modo del tutto spontaneo, e probabilmente guidato dalla loro spiccata predisposizione per i rapporti sociali. I delfini coinvolti nella pesca sembrano essere gli indi- vidui più socialmente attivi del branco, e hanno deci- so in completa autonomia di partecipare alla cattura del pesce. “Attraverso un comportamento altamente sincronizzato con l’essere umano, i delfini di Laguna dirottano banchi di triglie verso la linea dei pescato- ri e segnalano quando e dove buttare le reti” spiega Fabio Daura-Jorge, autore della ricerca sui delfini di Laguna e ricercatore della Federal University of Santa Catarina. I delfini non cooperano per puro spirito di squadra: il pesce che riesce a fuggire dalle reti finisce nelle bocche dei delfini, che ormai utilizzano questa tecnica di caccia molto più spesso rispetto a metodi più tradizionali.I delfini di Laguna sembrano tramandarsi di generazione in generazione la tradizione di pesca in compagnia dell’uomo, e lo stesso fanno i pescatori locali con i delfini. “Il lato umano di questa interazio- ne tra pescatori e delfini è stato mantenuto tramite il trasferimento di informazioni tra generazioni, grazie agli insegnamenti degli anziani, ed è probabile che si verifichi un processo simile per trasmettere tratti com- portamentali complessi tra generazioni di delfini” so- stengono i ricercatori. Alcuni di questi tratti compor- tamentali complessi comprendono i metodi di pesca come lo “sponging”, ovvero l’abitudine di alcuni delfini di strappare frammenti di spugne marine per protegge- re il muso da graffi e punture velenose. L’intelligenza e la capacità di cooperare sembrano andare a braccetto nel mondo degli animali più evoluti. “La selezione per la cooperazione guida l’evoluzione dell’intelligenza” spiega Luke McNally del Theoretical Ecology Research Group. “L’idea che le complesse interazioni sociali possano aver guidato l’evoluzione dell’intelligenza gira in ambito scientifico fin dalla metà degli anni ‘70. La maggior parte delle ipotesi formulate fino ad ora ha utilizzato dati ottenuti dai primati per mostrare che le diverse caratteristiche sociali, come le dimensioni del gruppo e la sua stabilità, sono correlate alle dimensioni del cervello”. Il cervello dei delfini è, per molti aspetti, estremamente simile a quello dei primati, essere uma- no compreso. Sebbene sia difficile determinare con esattezza il livello di intelligenza dei delfini, sappiamo per certo che le loro capacità superano di gran lunga quelle degli scimpanzè quando si tratta di abilità ma- tematiche, pensiero astratto o risoluzione di problemi. Ennio Salvia Mutuo soccorso Il comportamento dei delfini non finisce mai di stupire Ristorante e Pizzeria via Sementini 28/32 Napoli Uscita Metro “Rione Alto” www.sasapiazzamia.it - [email protected] www.tavernadibacco.com Tel. +39 081 5466119 Telefax. +39 081 0209646

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Ekkime col nuovo Cosmoggi di maggio... un lungo lavoro...

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Page 1: Cosmoggi maggio

ANNO XVIII NUMERO 5 MAGGIO 2012 DI ST R I BU Z ION E G R AT U I TA / C OP IA OM AG G IO

Speciale Roma pag. 12 e Milano pag. 13

Che i delfini fossero tra gli animali più intelli-genti è cosa risaputa; la loro interazione con l’uomo è pari a quella delle specie addome-

sticate con in più l’intuito e l’ingegno che dimostrano questi mammiferi. Accade in Brasile, quindi, e preci-samente a Laguna nello stato di Santa Catarina nel sud dello Stato americano, dove alcuni delfini sembrano aver instaurato un rapporto del tutto particolare con i pescatori locali. Senza alcun tipo di addestramento, in-fatti, hanno appreso come catturare il pesce sfruttando le loro sofisticate tecniche di caccia e le reti realizzate dall’uomo. La comunità di “delfini pescatori” sembra aver imparato a cooperare con l’essere umano in modo del tutto spontaneo, e probabilmente guidato dalla loro spiccata predisposizione per i rapporti sociali. I delfini coinvolti nella pesca sembrano essere gli indi-vidui più socialmente attivi del branco, e hanno deci-so in completa autonomia di partecipare alla cattura del pesce. “Attraverso un comportamento altamente sincronizzato con l’essere umano, i delfini di Laguna dirottano banchi di triglie verso la linea dei pescato-

ri e segnalano quando e dove buttare le reti” spiega Fabio Daura-Jorge, autore della ricerca sui delfini di Laguna e ricercatore della Federal University of Santa Catarina. I delfini non cooperano per puro spirito di squadra: il pesce che riesce a fuggire dalle reti finisce nelle bocche dei delfini, che ormai utilizzano questa tecnica di caccia molto più spesso rispetto a metodi più tradizionali.I delfini di Laguna sembrano tramandarsi di generazione in generazione la tradizione di pesca in compagnia dell’uomo, e lo stesso fanno i pescatori locali con i delfini. “Il lato umano di questa interazio-ne tra pescatori e delfini è stato mantenuto tramite il trasferimento di informazioni tra generazioni, grazie agli insegnamenti degli anziani, ed è probabile che si verifichi un processo simile per trasmettere tratti com-portamentali complessi tra generazioni di delfini” so-stengono i ricercatori. Alcuni di questi tratti compor-tamentali complessi comprendono i metodi di pesca come lo “sponging”, ovvero l’abitudine di alcuni delfini di strappare frammenti di spugne marine per protegge-re il muso da graffi e punture velenose. L’intelligenza

e la capacità di cooperare sembrano andare a braccetto nel mondo degli animali più evoluti. “La selezione per la cooperazione guida l’evoluzione dell’intelligenza” spiega Luke McNally del Theoretical Ecology Research Group. “L’idea che le complesse interazioni sociali possano aver guidato l’evoluzione dell’intelligenza gira in ambito scientifico fin dalla metà degli anni ‘70. La maggior parte delle ipotesi formulate fino ad ora ha utilizzato dati ottenuti dai primati per mostrare che le diverse caratteristiche sociali, come le dimensioni del gruppo e la sua stabilità, sono correlate alle dimensioni del cervello”. Il cervello dei delfini è, per molti aspetti, estremamente simile a quello dei primati, essere uma-no compreso. Sebbene sia difficile determinare con esattezza il livello di intelligenza dei delfini, sappiamo per certo che le loro capacità superano di gran lunga quelle degli scimpanzè quando si tratta di abilità ma-tematiche, pensiero astratto o risoluzione di problemi.

Ennio Salvia

Mutuo soccorso

Il comportamento dei delfini non finisce mai di stupire

Ristorante e Pizzeria via Sementini 28/32 Napoli Uscita Metro “Rione Alto” www.sasapiazzamia.it - [email protected] www.tavernadibacco.com Tel. +39 081 5466119 Telefax. +39 081 0209646

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ESTERI a cura diAntonio Procentese2

SommariettoPag. 2 – Autostrade del mare

Pag. 3 – Il peso dell’inganno politico

Pag. 4 – Il porto di livorno

Pag. 5 – Nuova skoda citigo

Pag. 6 – Le ferie degli italiani

Pag. 7 – Il primo “mammo”

Pag. 8 – Personale di Solaris

Pag. 9 – Rivive Peter Pan

Pag.10 – Il blues dei Bud Spencer

Pag.11 – L’ artrite reumatoide

Pag.12 – Le immagini di Cartier Bresson

Pag.13 – Marina Abramovic

Pag.14 – Incontro delle Famiglie

Pag.15 – Il cineturismo

Pag.16 - 17 – Mercatino

Pag. 18 - Involitudine di Zorama

Pag.19 – Caccia agli squali

Pag.20 – Il nuovo “mal du siecle”

Pag.21 – Una piazza per Totò

Pag.22 – Partenope alle finali nazionali

Pag.23 – A Perugia mostra su Luca Signorelli

Pag.24 – Artisti insieme per la Pace

Non più cimitero liquido, teatro di respingimenti e carne-ficine ma Mare Nostrum, che abbraccia e unisce popoli e culture diverse. Mare come spazio sen-

za barriere da percorrere per avvicinare merci e uomini, economia e turismo. Le Autostrade del Mare, rotte naturali sulle quali muovere i traffici dell’Europa, sono l’elemento chiave attorno a cui far ruotare la politica comunitaria dei trasporti. E’ quanto traspare dalla visita a Genova del commissario europeo alle Auto-strade del Mare Luis Valente De Oliveira che ha illustrato i progetti già finanziati (85 milioni di euro la prima parte, altri 300 entro il 2015). Ora Bruxelles fa un ulteriore passo in avanti e pone il vettore maritti-mo sullo stesso piano delle modalità stradale e ferroviario. Non è una semplice questione lessicale ma una vera e propria rivolu-zione; le Autostrade del Mare acquistano un ruolo fondamentale nel settore dei trasporti Comunitari. L’accordo porterà un incre-mento esponenziale di attività e relazioni . Si profila uno scenario positivo anche per quanto riguarda l’ impresa crocieristica, con sistemi di trasporto sostenibili sia sotto l’aspetto economico che della salvaguardia ambientale. Mobilità Low Cost quindi, con una gamma di servizi e opportunità sempre maggiori per uomi-

ni e merci. Una risposta alla crisi dei settori su gomma e rotaie che dovrebbe portare enormi vantaggi anche per le aziende ma-

rittime, che vedranno diminuire costi e tempi per l’import/export delle merci e dei beni. Da Bru-xelles arriva, come reazione alla crisi economica e sociale, una novità all’insegna dell’integrazione di popoli diversi che il Mediterraneo può e deve tornare ad unire. I corridoi che tagliano l’Euro-pa in lungo e il largo, infatti, dovranno spostarsi fino a comprendere le rotte marittime previste dalla commissione tra cui spicca l’intera area Nord Africana. Uno sguardo dall’altra parte del Mediterraneo che fa ben sperare per una politica

nuova che ricerchi inclusione e condivisione di obiettivi comuni. Le direttrici che si intersecano dentro al Mediterraneo si aprono all’altra sponda puntando sugli scali nevralgici del nostro Paese: Genova, Livorno, Civitavecchia, Palermo nel Tirreno, Trieste e Venezia nell’Adriatico. Nel progetto Autostrade del Mare è tutta l’Italia, forte di una millenaria storia culturale di contaminazio-ne e integrazione a dover giocare un ruolo da protagonista, al passo con le dinamiche economiche e sociali suggerite dall’UE.

Stefano Vosa

Autostrade del Mare, un ponte tra Europa e AfricaDa Bruxelles incentivi al trasporto marittimo

Il tribunale di Saitama ha giudicato la serial killer Kanae Kijima colpevole di tre omicidi e l’ha condannata alla pena capitale. La donna, soprannominata dai media nipponici “la vedova nera”, attirava le sue future vittime al fine di sposarle per poi ucciderle, proprio come nel cele-

bre film americano del 1987.Dopo aver iniziato a scambiarsi dolci email ,le storie virtuali diven-tavano relazioni, e la giovane ha così collezionato ben tre matrimoni finiti tutti allo stesso modo, ovvero con la morte per apparente suicidio del marito. Tutte e tre le vittime sono morte di avve-lenamento da monossido di carbonio, e in due casi erano stati prima neutralizzati con dei potenti sonniferi. La Kijima è risultata responsabile di altri nove reati, tra cui frode e furto. Come scrive il sito tokyoreporter.com, la donna ha incontrato numerosi uomini attraverso dei siti di incontri, stabilendo rapidamente delle relazioni con loro. Le autorità giapponesi hanno spiegato le ucci-sioni di Kanae Kijima con il suo desiderio di vivere la sua esistenza nel lusso più sfrenato. La bel-la vedova nera non ha mostrato alcun pentimento per il suo comportamento, ed è stata condan-nata a morte,una fine uguale a quella degli uomini che cadevano nella sua trappola seducente.

Mattia Di Passio

Il ministro della Cultura svedese, Lena Adelsohn Liljeroth, ha presenziato alla cerimonia per i 75 anni della fonda-

zione della Federazione degli artisti svedesi al Museo di arte moder-na di Stoc-colma. A un certo punto il ministro è stata invi-

tata a tagliare la torta, realizzata dall’ar-tista svedese di origine africana Makode Aj Linde, che raffigurava una donna nera tribale mentre la faccia era quella di Linde LA donna era nuda e l’interno era farci-to di pan di spagna color rosso sangue. Linde – che da anni ritrae afroamericani usando gli stereotipi razzisti, allo scopo di criticarli – ha detto di voler attirare l’atten-zione sulle mutilazioni genitali femminili

Le foto del ministro mentre taglia la tor-ta, effettivamente un po’ grottesche, han-no però provocato indignazione e accuse di razzismo. Una fondazione per i diritti degli africani ha chiesto le dimissioni del ministro. Kitimbwa Sabuni, dell’Asso-ciazione nazionale degli afro-svedesi, ha detto: “Secondo il museo la torta doveva attirare l’attenzione sul problema dell’in-fibulazione ma come avrebbe potuto far-lo ritraendo la caricatura razzista di una donna nera? Dire che lo fai per una buona causa è solo una presa in giro per le perso-ne vittime del razzismo e dell’infibulazio-ne”. Mariam Osman Sherifay, del Centro svedese contro il razzismo, ha definito la torta “profondamente sgradevole”. Il ministro ha definito l’incidente “una si-tuazione bizzarra. Sono stata invitata a parlare dell’indipendenza dell’arte e del diritto di essere provocatori e a quel punto mi hanno chiesto di tagliare la torta. Non ho potuto controllarla in anticipo. Se qual-cuno si è sentito offeso me ne scuso. Poi è

compito dell’artista spiegare che messag-gio voleva far passare con questo lavoro”. Linde ha detto che il suo messaggio non è stato capito e ha aggiunto che “consideran-do la poca offerta che c’è in Svezia di arte afro-svedese, speravo che l’Associazione nazionale per gli afro-svedesi fosse mag-giormente informata sul mio lavoro”. Al-tri commentatori hanno sottolineato come Liljeroth si sia trovata in una strada senza uscita e avrebbe sbagliato qualsiasi cosa avesse deciso di fare: se avesse rifiutato di tagliare la torta sarebbe stata accusata di non rispettare l’indipendenza artistica e la libertà di espressione, se invece l’aves-se tagliata le avrebbero dato della razzi-sta. Nei giorni seguenti il museo è stato sgomberato dalla polizia dopo la minac-cia di farvi esplodere una bomba, minac-cia fatta telefonicamente da un uomo che parlava inglese. La polizia ha controllato l’edificio e non ha trovato alcun ordigno.

Antonio Procentese

Nei guai per una tortaChieste le dimissioni del ministro della cultura svedese

Condannata a morte la ‘vedova nera’ giapponese

La scia di una nave

La torta incriminata dell’artista Afro-Svedese Makode Aj Linde

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a cura diGiancarlo Saggese ECONOMIA 3

Già se ne parlava a bassa voce. Ma non si aveva il coraggio di dirlo apertamente in quanto sembra-

va quasi inverosimile. Ma oramai i fatti smentiscono ogni dubbio residuo e pos-siamo gridarlo a voce alta. C’è un con-nubio tra banche, lobby e politici a dan-no dei cittadini.I parlamentari legiferano per compiacere le banche e le lobby, in ossequio ad un’oligarchia di speculatori privi di scrupoli, tradendo sia gli eletto-ri sia la Costituzione. L’ultimo Governo “tecnico” Monti è stato il fatto più ecla-tante. I “vecchi” politici, per non giocarsi la reputazione, hanno “affidato” al Prof. Monti l’incarico di “spremere ancor più i limoni”, già vessati fino al limite possibile, per risanare il debito pubblico e riparare i danni perpetrati all’Italia da decenni di allegra gestione del danaro pubblico. Ma, guarda caso, aumentando tasse dirette ed indirette, tagliando servizi pubblici e provvidenze per i meno abbienti e, co-munque, lasciando inalterati i privilegi e gli agi dei politici e senza minimamente mettere il naso negli affari delle banche. Queste ultime hanno continuato a fare il bello e il cattivo tempo nell’economia del Paese determinando continui cali e tonfi delle Borse. Così tra lo spettro del default, sull’esempio della Grecia e della Spagna, e del pericolo spread, nel confronto con Germania e Francia, ci hanno imposto una ulteriore pressione fiscale togliendo-ci anche l’aria per respirare. Basti pensa-re che pensionati e dipendenti in Italia pagano da soli il 93% delle tasse; solo il 7% viene dalle categorie dei liberi profes-sionisti, commercianti e artigiani, oltre ai

“furbetti” che, pur guadagnando somme notevoli, sono completamente sconosciu-ti al Fisco. Le banche hanno chiuso gli sportelli negando la liquidità necessaria all’imprenditoria e non erogano più mu-tui e prestiti se non ipotecando beni sicuri. Gli imprenditori, privati delle risorse eco-nomiche indispensabili, spesso costretti a rivolgersi a strozzini per poter far fronte alle urgenze, e con le catene di montaggio ferme in quanto la stessa produzione non ha avuto più mercato in un’Italia sempre più povera, hanno cominciato a chiudere le fabbriche e a disperarsi fino alla trage-dia del suicidio. I lavoratori messi in cas-sa integrazione e licenziati hanno perso lavoro e dignità. Con l’aumento dell’IVA, delle accise e delle tasse i commercianti aumentano i prezzi e si assiste ad un’espo-nenziale incremento del carovita. L’econo-mia è a pezzi. Il Parlamento e i Consigli Regionali e Comunali sono diventati co-mitati di affari. Fra proteste e tragedie as-sistiamo ancora alla bella vita dei politici,

che non solo mantengono i loro privilegi ma continuano i loro intrallazzi usando il danaro proveniente dalle nostre tasche, che ci viene prelevato senza colpo ferire, e che dovrebbe servire al “risanamento”. La corruzione di tanto in tanto viene a galla con qualche scandalo di connivenze ma-lavitose, appropriazioni indebite o imbro-gli. E la spirale continua, senza possibilità di crescita o rinascita del Paese.Viene da chiedersi “Usque tandem?” E seppure non si vogliono coltivare pensieri rivoluziona-ri, è lecito accusare questa classe dirigen-te di insensibilità verso le sorti del Paese, invocare una sana giustizia nei confronti di chi commette peculato, concussione e corruzione, e chiedere con forza di rimuo-vere dalla propria carica chi si macchia di tali reati e sequestrarne i beni accumulati illecitamente. In seconda battuta è giusto pretendere da chi governa il Paese che, in coerenza con quanto dichiarato in campa-gna elettorale a chi gli ha dato fiducia col proprio voto, che adempia al proprio do-vere con onestà, coscienza e coerenza col proprio mandato. In ultimo, ma non per ultimo, è bene esigere dai governanti di non fare alleanze con potentati economi-ci, di chiedere anche alle banche di dare un contributo positivo per il Paese senza speculazioni e imponendo a tutti delle re-gole severe per non condizionare le Borse e l’economia dell’Italia.

Fausto Marseglia

Il peso dell’inganno politico, un macigno sugli italiani onestiSpremuti come limoni per impinguare le tasche dell’oligarchia, indifferente alla crisi

miasmi fetidi

Dr. Luigi Guarino, lei che è Presidente del Consiglio Co-munale a Giugliano e da anni presente, sia come citta-dino che come politico, su questo ter-

ritorio, ci può spiegare perchè Lago Patria, Licola, e Varcaturo, località dai molteplici panorami (mare, lago e pineta) non riescano a decollare con il Turismo? La responsabilità di tutto questo è da attribuire a scelte politiche fatte negli anni ‘80, quando si preferì pensare a questo territorio come ad un “serbatoio agri-colo” per i suoi terreni fertili e non ad una lo-calità dal forte potenziale turistico. A questo si aggiunge la forma mentis di molti abitanti che ne fanno un luogo per la “seconda casa” ed il depuratore d’acque di Cuma che non funzio-na. Quali sono i miglioramenti che, secondo lei, andrebbero fatti? Di sicuro rendere il mare balneabile, facendo funzionare il depuratore e poi la realizzazione di servizi ed infrastrutture a supporto del litorale. A tal proposito ho elaborato “IL PIANO SPIAGGIA”: dare concessioni edilizie, licenze per esercizio e tutti i sostegni tali da far lavorare in tranquillità gli imprenditori. Una sinergia di forze tra Comune-Regione-Ambiente per regolamentare le nostre spiagge, evitando l’uso sproporzionato di leggi che im-

brigliano gli investitori e riducono di gran lunga la capacità di accoglienza del turista. inoltre, per consentire un uso più demo-

cratico del litorale, è indispensabile aprire più varchi gratuiti. L’educazione al turismo è un tema che dovrebbe essere sviluppato nelle scuole del luogo? Le scuole dovrebbero sensi-bilizzare alla collaborazione con l’architettura del territorio, sottolineando l’importanza del-la conservazione dei beni culturali e naturali. Dr. Guarino, questa zona è costituita in gran parte da cittadini provenienti dal capoluogo: ciò può contribuire a spiegare l’indifferenza di questi verso il patrimonio artistico-cul-turale del luogo? In parte si, infatti molti lo usano come luogo-dormitorio, disinteressan-dosi totalmente delle bellezze del panorama offerto. Questo provoca in me sofferenza, per-chè amo questi luoghi, in primis come cittadi-

no, e vorrei avere l’orgoglio di poter dire: “ci ho provato...ho provato a migliorare questo territorio a me tanto caro!”

Antonella Fabbricatore

ALLA RICERCA DEI TERRITORI PERDUTI: LA FASCIA COSTIERA DI GIUGLIANO IN CAMPANIA (LAGO PATRIA-LICOLA-VARCATURO)

Presidente Luigi Gaurino

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CRONACA a cura diMaria Francesca Cibelli4

I dati relativi ai traffici marittimi per il 2011, provenienti dalla Port Authority, ci dicono che per il porto di Livorno si è trattato di un anno davvero soddisfacente.Il settore crociere ha fatto

registrare un record assoluto con un movimento di passeggeri che ha sfiorato il milione di unità. Bene anche i container e le merci varie. Gli unici decrementi sono stati registrati nelle rinfuse (sia solide sia liquide), particolarmente sensibili all’andamento del sistema produttivo e alla ciclicità. L’analisi dettagliata dei vari settori di traffico evidenzia che la movimentazione dei container è stata pari a 637.798 teu (+ 1,5%), mentre il traffico ro-ro, dopo 3 anni consecutivi di decremento, ha chiuso il 2011 con una movimentazione complessiva di 331.251 mezzi commerciali, pari ad un incremento dell’ 8% rispetto a quanto registrato nel 2010. Saldo attivo anche per il settore crociere che, con una crescita a due cifre (+19,5%), ha raggiunto la quota di 982.928 crocieristi, di cui oltre 41.000 imbarcati e sbarcati. E’ stato ampiamente superato il precedente record storico del 2008, quando per il porto transitarono 849.050 unità. I dati di fine anno rilevano inoltre valori positivi anche per il traffico di auto nuove: nel 2011 sono state movimentate 466.246 unità, 44.452 in più rispetto all’anno precedente. La crescita è stata del 10,5%. Quanto alle merci varie: con 21,096 milioni di tonnellate, di cui 10,765 milioni di tonnellate di carichi rotabili (+3,7%), 7,650 milioni di tonnellate di merci containerizzate (+4,3%) e 2,680 milioni di tonnellate di merci convenzionali (+8,8%), l’incremento complessivo rispetto al 2010 è stato del 4,6%. I risultati registrati dei traffici ad alto valore aggiunto, hanno consentito allo scalo labronico di

Livorno di movimentare nel 2011 29.672.259 tonnellate di merce complessiva, con una leggera flessione (-2,1%) rispetto a quanto rilevato nell’anno precedente. Le ragioni di questo decremento sono da rintracciarsi nella contrazione dei volumi delle rinfuse liquide (-16,2) e delle rinfuse solide (-5,5%). In diminuzione anche il numero dei passeggeri relativi al traffico dei traghetti. Dopo le performance di crescita registrati negli ultimi anni (il traffico passeggeri cresce ininterrottamente dal 1999 con la sola eccezione del 2007), lo scorso anno i passeggeri sono infatti ammontati a 2.085.119 unità. La contrazione rispetto al 2010 è stata del 18,3%.Passi in avanti anche sul nuovo piano di riassetto funzionale del porto di Livorno. A distanza di quasi un mese dalla riunione del 7 marzo, quella in cui era stata avviata la discussione del Prp. Nel mese di maggio verrà adottato il piano regolatore, previa disposizione delle procedure di valutazione ambientale strategica (Vas), come concordato con regione Toscana e ministero dell’Ambiente. La fotografia della situazione consegna alla città e al suo porto una road map con un percorso chiaro e definito. Saranno destinati a crociere e passeggeri 92 mila metri quadrati.

Giuseppe Orso

Il porto di Livorno chiude in positivo il 2011.Traffici stabili e crociere in crescitaLo scalo Labronico è il terzo polo per i container dell’Alto Tirreno dopo Genova e La Spezia

Non ha ancora avuto largo risalto e speriamo vivamente che non lo abbia, ma le ultime notizie pro-

venienti dall’ultima testimonianza di Anders Behring Breivik nel processo che lo vede imputato per la tragica strage di Oslo del 22 luglio 2011 ci fanno temere i danni dei videogiochi. Si parla sempre di Modern Warfare 2 e World of Warcraft, citati da Breivik come suoi passatempi, argomento sul quale il terrorista è tornato

nella nuo-va testi-monianza, ammetten-do di aver passato an-che 16 ore al giorno giocando al MMORPG

targato Blizzard. Sono comparse le pri-me immagini direttamente dal processo, che vede l’artefice della strage di Oslo e Utoya in cui persero la vita 77 persone. I magistrati norvegesi hanno dichiarato che Breivik ha perso il contatto con la realtà dopo aver passato online così tante ore. Ma, piuttosto, sembra essersi costruito una realtà tutta sua, un mondo parallelo con il quale è così costantemente in con-tatto da essersi armato fino ai denti il 22 luglio scorso e avere compiuto una strage. Ciò che più ha impressionato del norvege-se, è la fredda lucidità. Dice ai magistrati: “Ho alzato l’arma e gli ho sparato in testa. Qualcuno si fingeva morto, per questo gli davo il colpo di grazia”. Si è presentato in aula, dichiarando di disconoscere la cor-te perché ha ricevuto il proprio mandato da chi sostiene la politica multiculturale. In tutta questa vicenda, che ha del racca-

pricciante, ciò che stupisce e disarma e la violenta volontà del carnefice. La scelta, in nome di una lotta al multiculturalismo, che induce un giovane uomo poco più che trentenne a calpestare il diritto alla vita di chi la pensa diversamente, compiendo una strage. “Non sono un caso psichiatrico. Sono sano di mente”. Ha detto il killer di Utoya, nel corso del processo. “Capisco – ha argomentato – che possa essere difficile per una nazione pacifica come la Norve-gia assistere a cose del genere ma è impor-tante vedere la differenza tra l’estremismo politico e la follia in senso clinico”. Sono convinto che il principale insegnamento che deve venire a galla da una storia come questa è il sacrosanto diritto alla vita, in ogni caso e ogni luogo. Nessuna eccezione.

Vincenzo Vinciguerra

In occasione della festa del 25 aprile rilancio la proposta d’intitolare una piazza o una strada principale di Napoli ai Martiri di Cefalonia e Corfù, ai 12mila soldati ed ufficiali italiani che nel lontano e sanguinoso settembre 1943 decisero di resistere all’assalto tedesco, perdendo in molti di loro la vita in battaglia. Anni addietro, grazie al personale interessamento dell’allora Capo dello

Stato, Ciampi, che ne fece esplicita menzione nel discorso pronunciato in ricordo della battaglia di Porta San Paolo, in quello che egli stesso definì il “viaggio della memoria”, l’eccidio di Cefalonia, dove fu decimata la divisione Acqui, è stato rimosso dall’oblio in cui era stato lasciato cadere per diversi decenni. In tempi più recenti, presenti i reparti della neo-ricostruita Acqui di S. Giorgio a Cremano e le maggiori autorità cittadine, nel Maschio Angioino è stata anche scoperta una lapide che ricorda il sacrificio dei soldati caduti. Da menzionare infine il discorso pronunciato proprio a Cefalonia dal presidente della Repubblica, Giorgio Napoli-tano, il 25 aprile 2007, in occasione del 62° anniversario della liberazione, nel quale rese nuovamente omaggio ai combattenti ed ai caduti della divisione Acqui. Confido che tale richiesta possa essere condivisa anche dalle famiglie, oggi riunite nell’associazione nazionale divisione Acqui, dei numerosi martiri napoletani che si immolarono per la patria nelle isole Jonie. Credo che sia il mi-nimo che si possa fare in onore di questi italiani che con il loro sacrificio conferirono onore e lustro imperituro alla nostra nazione.

Gennaro Capodanno

La fredda lucidità Anders Breivik un estremista cresciuto a pane e videogiochi

Riceviamo e pubblichiamo Un piazzale per i Martiri di Cefalonia

Porto di Livorno

Anders Behring Breivik

Page 5: Cosmoggi maggio

AUTO E MOTO a cura diVincenzo Adinolfi 5

Il pneumatico che non si buca

Rivoluzione in arrivo? A quanto pare sì. Le innovazioni in campo automo-bilistico procedono a ritmo serrato

e l’ultima trovata arriva da quei “geniacci” giapponesi della Bridgestone. Dal paese del “Sol Levante” potrebbe infatti presto debut-tare il primo pneumatico che non si buca! Un’idea allo studio da parecchi anni e che finalmente potrebbe arrivare a compimento. Il segreto? L’assen-za di aria al loro interno. Questo tipo di pneumatici sfrutta infatti un’e-sclusiva struttura composta da raggi che si estendono lungo i fianchi in-terni a supporto del peso del veicolo. Questa la “teoria”, ma nella pratica i vantaggi quali sarebbero?Inimmaginabili per le attuali abi-tudini; ad esempio non sarebbe necessario gonfiare periodicamente le gomme, con una manutenzione che così verrebbe ridotta al minimo indispensabile. Ma non solo, il bello verrebbe dicendo definitivamente addio al problema delle forature.Altri aspetti positivi li avremmo infine nel non dover più viaggia-re con la ruota di scorta al seguito (ruotino o quant’altro) guadagnandoci così in spazio e godendo, magari di poco, di prestazioni, consumi ed emissioni migliorate; sappiamo bene quanto questi fattori possano dipende-re da una manciata di chili in più.A propo-sito di ambiente: la struttura a raggi all’in-terno dello pneumatico è realizzata in resina termoplastica riutilizzabile che, insieme alla gomma della porzione del battistrada, rende tutti i materiali impiegati riciclabili al 100%.

Vincenzo Adinolfi

Non c’è fine alle gabelle e anche la patente paga dazio. Per rinnovarla o far registrare il cambio di residenza sulla stessa, si pagherà il doppio. Il Ministero delle Infrastrut-

ture e dei Trasporti, Direzione Generale Motorizzazione, ha in-fatti reso noto, con una circolare del 9 marzo, che, a causa di mo-tivi economici, la Motorizzazione non è più in grado di inviare il tagliandino da incollare sulla patente. Per ovviare al disservizio, l’automobilista è costretto a richiedere il duplicato della stessa. Un aumento che si assomma a quello dei carburanti, dell’Iva,

dell’assicurazione auto e IPT, segno che al danno del contribuente non c’è mai fine. L’esborso pas-sa da 35,42/50,42 euro a 79,42/96,42 euro. Come ha spiegato il segretario gene-rale di Adiconsum, Pietro Giordano, la spesa potrebbe arrivare sino ai 99,42-126,42

euro, qualora il cittadino volesse farsi aiutare da un’agenzia nel disbrigo della pratica. I fatti sono questi, i disagi invece sono tutti da valutare. Quelli più immediati, investono chi viaggia all’estero, dove il documento provvisorio rilasciato dalla mo-torizzazione in attesa del “bollino” per il rinnovo della paten-te non ha alcuna validità legale. Il Ministero - nella circolare - parla di “noti disagi” arrecati all’utenza, che “legittimamente reclama l’erogazione del servizio” ma tuttavia è un “servizio che questa Amministrazione, per causa di forza maggiore e fino all’assegnazione di nuove risorse non è allo stato in grado di corrispondere. Non è dato sapere quando e se arriveranno le nuove risorse ma c’è da credere che nel frattempo il consumatore non potrà certo astenersi dal fare quanto gli serve o dal versa-re quanto gli spetta. E allora? Adiconsum ha già annunciato che si attiverà la procedura inibitoria prevista dalla legge Brunetta, ossia la class action prevista per le amministrazioni pubbliche.

Rosario Sannino

Prendere o rinnovare la patente costerà di piùNel valzer degli aumenti più che raddoppiata la spesa

Un tipo vecchio di patente

Anche in Italia la Skoda CitigoDopo il debutto al Salone di Ginevra arriva

la nuova citycar della casa tedesca

Il Gruppo Volkswagen ha ufficializza-to in listino la Skoda Citigo, la nuova citycar che, dopo la vetrina del Salo-

ne di Ginevra, debutta ora sul mercato italiano con prezzi che partono da 9.090 euro. Per l’occasione è stato organizzato un porte aperte nelle concessionarie del marchio dal 21 al 26 maggio. La Citigo è disponibile in due varianti di carroz-zeria, a tre e cinque porte, e in tre alle-stimenti: Active, Ambition ed Elegance. Già nella versione d’attacco monta di serie indicatore digitale del livello di carburante, Esp, airbag frontali, laterali e a tendina e attacchi Isofix per i seggio-lini dei bambini. Tra gli optional spicca il sistema City Safe Drive che grazie a un sensore rileva potenziali rischi di collisione a velocità inferiori ai 30 km/h e frena automaticamente l’auto fino ad arrestarla. L’allestimento intermedio Ambition comprende anche gli alzacri-

stalli elettrici anteriori, la chiusura cen-tralizzata con telecomando, il computer di bordo, il divano sdoppiato, la stru-mentazione con il contagiri e il sedile del guidatore regolabile in altezza. La Citigo

Elegance, al top della gamma, introduce i cerchi di lega, il climatizzatore manua-le, i fendinebbia, la radio e gli specchi retrovisori esterni riscaldabili e regola-bili elettricamente. Al momento del lan-cio saranno offerte due motorizzazioni, entrambe abbinate al cambio manuale a cinque rapporti: si tratta di propulso-ri da 1.0 litro a benzina con due diverse declinazioni di potenza, da 60 o 75 CV. Nel corso dell’estate verrà introdotto anche il cambio automatico Asg. Sul fronte dell’infotainment, il sistema por-tatile Move&Fun consente di controllare tramite il touchscreen da 5 pollici tutti i dispositivi di bordo e in particolare, il computer, il navigatore, la connessione Bluetooth con modalità vivavoce per i telefoni cellulari e la radio con lettore cd/Mp3. I prezzi di listino partono da 9.090 euro per la Citigo 1.0 60 CV Acti-ve, 9.750 euro per la versione Ambition e 10.910 per la Elegance. La vettura equi-paggiata con il motore da 75 CV viene invece proposta, a 9.590 euro nell’alle-stimento Active, mentre la versione top di gamma Elegance costa 11.410 euro.

Giada Pistacchio

La nuova Skoda Citigo

La nuova Skoda Citigo

Page 6: Cosmoggi maggio

TURISMO ENOGASTRONOMICO a cura diValterino Ziviello6

Itinerari enogastronomici in campania Alla scoperta di un territorio dimenticato

Partire. Magari a risparmio, ma partire. Anche nell’ultima Pasqua molti italiani non hanno rinunciato al loro weekend di vacanza. E la necessità di fare economia non li ha trat-

tenuti in Italia, anzi: con l’opportunità di un volo low cost o una meta a portata di macchina sono più dell’anno scorso quelli che hanno scelto l’estero, un campanello d’allarme per i nostri operatori turistici. A farlo suonare è l’osservatorio CartaSi sulle spese per le vacanze, che ha monitorato i pagamenti fatti dagli italiani con moneta elettronica nella settimana di Pasqua e nelle tre precedenti. Il flusso totale quest’anno è stato di 2,3 miliardi, cresciuto del 4,6% rispetto a Pasqua 2011. Dato parziale, su cui incidono la propensione e la possibilità di usare le carte di cre-dito o prepagate.E il trend è netto: i soldi spesi sul territorio ita-liano salgono dell’1,6%. In termini reali, considerata l’inflazione, virano in negativo. Mentre esplodono i pagamenti oltre confine, più 13,8%».La fetta nazionale resta ancora la più grande: 1,7 mi-liardi contro i 600 milioni di quella estera. Le cifre sul tipo di spese però sono ben poco patriottiche. In Italia aumentano quasi solo i pagamenti per il carburante (+13,9%), su cui influiscono i continui rincari alla pompa. Mentre oltreconfine, dove pure il costo del pieno si fa sentire (+43,6%), crescono in doppia cifra an-

che le spese per biglietti aerei (+18,7%), alberghi (+18,3%) e ristoranti (+10,6%). Sicura-mente, è stata una vacanza sottotono.In Italia i settori di spesa, se si esclude benzina e agenzie viaggio, mostra-no tutti un trend negativo. Reggono gli alberghi (0,6%), soffrono i ristoranti (2,3%). A Roma c’è stata una sensibile diminuzione dei turisti italiani. Per gli operatori la strategia sembra obbligata: puntare sui turisti stranieri. Negli ultimi mesi però la crisi economica si è inaspri-ta un po’ ovunque, incidendo sulla capacità di spesa dei vici-ni europei. Sfortunatamente, in questo difficile inizio di 2012 , anche il flusso straniero ha cominciato a diminuire. Con poche eccezioni. La Germania, ad esempio, da cui arriva un quinto del-le spese turistiche straniere. Aumento, invece, del flusso prove-niente da Russia e Cina. Appare chiaro che, nel lungo periodo, gli affari si faranno con loro. Ma ci vorrà ancora molto tempo.

Vincenzo Chiummo

Dalla brace alla padella. Proprio così, non è un refuso. Se “dalla padella alla brace” è un modo per dire che si va di male in peggio, qui, al contrario, vuole descrivere il crescendo di una cucina che inizia in modo semplice per poi salire con succes-so i sentieri più arditi dell’offerta di qualità.Al ristorante braceria “Bue Rosso”, diretto con passione da Mario Madaio, si

parte proprio dalla brace, dalla carne e dall’arte norcina per interpretare, anche ai fornelli, il meglio dei sapori di questo delizioso angolo della Campania. Nel modo più completo. Dall’antipasto al dolce. Con piatti che rivisitano tradizione e pietanze classiche con discrezione e armonia. Siamo ad Eboli, sulla strada che la collega con Campagna, alle porte del Cilento, dove per la letteratura del novecento Cristo si fermò. Oggi, invece, parte proprio da qui il riscatto di una terra che ha molto da raccontare. Un territorio che sta imparando a mettere nei piatti, oltre ai propri sapori, la propria cultura e storia. Dalla brace alla padella la mano è sempre la stessa, quella della brava chef Ada D’Amato. Dopo una decennale esperienza in vari ristoranti toscani è tornata ad Eboli per affiancare la famiglia Madaio nell’avventura del “Bue Rosso”. Così dalla cucina, oltre agli ottimi tagli di carne cotti alla brace (cin-ghiale, agnello,maiale e tagliate di manzo al pepe o al tartufo), escono piatti costruiti con cura dalla chef che si avvale dell’aiuto di Emilia Plesea e Silvana Bussillo. Uno staff tutto al femminile completato dalla presenza in sala dall’attenta Alina Alupei. Men-tre la carta dei vini è curata dallo stesso Mario Madaio che ha scelto, a prezzi contenuti, una bella selezione di rossi privilegian-do quelli campani, in particolare i salernitani e cilentani. Anche i menù degustazione, dai costi moderati, sono molto interessanti.

Turismo 2012, la vacanza diventa low costIl trend delle ferie degli italiani in tempo di crisi

Dalla brace alla padellaIl “Bue Rosso” di Eboli interpreta il gusto del territorio partendo dalla carne

La ricerca di prodotti tipici in Campa-nia, regione che ha dato i natali agli spaghetti, al sugo di pomodoro ed

alla pizza napoletana, non può che riser-vare molte soddisfazioni all’appassionato di turismo enogastronomico, come anche confermano i diversi prodotti tipici della Campania che hanno ottenuto riconosci-mento ufficiale in ambito europeo, con i marchi DOP (denomianzione d’origine protetta) o IGP (indicazione geografica protetta). E’ il caso, innanzitutto, della Mozzarella di Bufala Campana DOP che si produce anche nella zona meridionale del Lazio ma che qui trova la sua tradizio-

ne più antica e la produzione più consistente. In origine, la mozza-rella era conside-rata un prodotto quasi “di scarto”, perché giudicata troppo deperibile e quindi destina-

ta unicamente al consumo locale. Bisogna attendere il XVIII secolo per registrarne una presenza costante sull’importante mercato di Napoli. Oggi, grazie all’evo-luzione dei trasporti e delle tecniche di conservazione e confezionamento, la si può trovare freschissima nei negozi delle più importanti città europee e addirittura in Nordamerica.Ultimamente è di moda metterla anche sulla pizza sebbene in que-sto modo venga a perdersi parte della fra-granza del prodotto. Aver tirato in ballo pizza e pastasciutta, serve a questo punto ad introdurre uno fra i più noti prodotti tipici della Campania: il Pomodoro di San Marzano dell’Agro Sarnese-Nocerino DOP. La pianta del pomodoro, originaria delle Americhe, è giunta in zona solo nell’ ‘800. Ma da allora, e più che in ogni altra parte d’Italia e del mondo, il pomodoro ha conosciuto un successo travolgente, tanto da diventare l’ingrediente principale di tutta la cucina partenopea. Ancora poco conosciuta è invece la Castagna di Mon-tella IGP, ottenuta da piante della locale

varietà ‘Pallumina’, la cui area di produ-zione comprende solo sei comuni, tutti in provincia di Avellino, ad una altitudine compresa fra 500 e 1000 metri. A caratte-rizzarla è soprattutto la finezza del sapore, tipicamente dolce, e la consistenza croc-cante. Più a sud, verso la costa, ma sempre in provincia di Avellino, si trova invece la Nocciola di Giffoni IGP, produzione di antichissima tradizione, tanto che proprio a queste zone, in epoca romana, si fa risa-lire la creazione dei primi noccioleti, per così dire, specializzati. All’interno del Par-co nazionale del Cilento l’attività agricola è molto intensa. Qui si produce uno dei tre oli DOP della regione Cilento. Tutti questi prodotti, pur essendo reperibili anche al di fuori dell’area di produzione, si possono meglio riconoscere ed apprezzare acqui-standole in zona. E la gita merita senz’al-tro. Si avrà modo di conoscere una Cam-pania poco toccata dal grande turismo.

Emilio CirilloPmodori D.O.C

Prodotti tipici

Paolo Zaccaria

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ATTUALITA’ a cura diSabrina Ciani 7

FERRAMENTA

MATERIALI EDILI

di Paola Capuozzo

Via Orsolone al Guantai, 174 NAPOLI

tel 081.5874088h

Quest’anno la maratona de “La Fabbrica del Sorriso”, iniziativa promossa da Mediafriends,

Mondadori e Medusa, è stata dedicata ai bambini disabili. Parlare di disabilità è sempre difficile, e la complessità aumenta quando la disabilità tocca i più piccoli. Qualche mese fa un libro, Zigulì, scritto da Massimiliano Verga, padre di un bambino di otto anni, nato sano ma

diventato disabile pochi giorni dopo la sua nascita, ha creato una forte polemica sull’argomento. Moreno è il protagonista della storia raccontata dal suo papà, la

storia dei suoi otto anni trascorsi con una grave disabilità che non gli permette di vedere e parlare, con un cervello delle dimensioni di una caramella Zigulì. Questa non è solo la storia di Moreno, ma è la storia di un papà e del suo bambino, di un papà che racconta, spesso in maniera atroce, cosa vuol dire vivere con un bambino disabile. Le parole usate sono forti, di quelle dove è impossibile trattenere le lacrime ma sono anche crudelmente vere, di quella verità che non si può nascondere. Massimiliano Verga è un sociologico, ha già scritto diversi libri, ma racconta che l’ultimo, Zigulì, è stato scritto di getto in una sola notte e durante il tragitto in tram per andare al lavoro, sull’onda di una bulimia di sentimenti, spesso negativi, da tirar fuori; il libro è un misto di ironia e rabbia e non c’è spazio per la retorica, lo sguardo è quello duro di chi da otto anni vive un’ingiustizia e sa che la sua storia non sarà a lieto fine. Le pagine di questo libro lasceranno molti lettori senza parole e potrebbero urtare la sensibilità di chi cerca, ogni giorno, di regalare un pò di serenità a un figlio, un fratello, una sorella, una madre, un padre

che a fatica cerca di vivere la quotidianità in un mondo che di certo non la rende semplice. Massimiliano Verga ha di sicuro scosso molte coscienze con il suo racconto, ha mostrato un lato di una verità su cui spesso si tace, ma, che dovrebbe essere raccontata per sensibi l izzare la società e rendere possibili maggiori aiuti sociali a chi ne ha bisogno. Viene da chiedersi: quando il cervello è solo una Zigulì, vale comunque la pena vivere questa vita? Seppur piccola, la Zigulì resta una caramella buonissima e una vita dolceamara ha la sua bellezza.

Giovanna Potere

Se il cervello è una zigulìL’impervio percorso di un padre con un bambino disabile

Commette il reato di infedele patrocinio ed, in quanto tale, è punibile ai sensi dell’art. 380, comma 3, c.p., unitamente all’art. 36 del codice deontologico foren-

se, norma – quest’ultima – che sancisce il dovere professionale di correttezza, il legale che suggerisce al proprio assistito di «presentare una di-chiarazione IVA non veritiera», istigan-dolo, in questo modo, a commettere il reato di cui all’art. 2 del decreto legislati-vo n. 74/2000 (dichiarazione fraudolenta mediante uso di fatture o altri documenti per operazioni inesistenti): è quanto si legge nella sentenza n. 6703/2012. Il tutto è accaduto ad un professionista di Bol-zano che, per aiutare un imprenditore coinvolto in un processo per bancarotta fraudolenta e frode fiscale, avrebbe cal-deggiato, nonostante il parere contrario del commercialista, la redazione di un documento fiscale falso, al fine di non rendere evidente le infedeltà delle precedenti dichia-razioni ed evitare, così, «una sorta di “confessione” indiretta». Assolto in primo grado, il legale veniva condannato in Appello ad un anno di reclusione ed a 516,00 € di multa, con sospensione della pena e non menzione, nonché al risarcimento del danno in

favore della parte civile; decideva, quindi, di ricorrere in Cassa-zione, senza, tuttavia, ottenere ragione, dal momento che la VI Sezione penale, in ciò conformandosi ai giudici di merito, ne ri-gettava il ricorso e lo condannava anche al pagamento delle spe-

se processuali. Nelle motivazioni si legge che «il sostanziale consenso» manifesta-to dal cliente attraverso la sottoscrizione della dichiarazione redatta secondo le indicazioni del giurista, non era valido «ad escludere la sussistenza del reato»: tale consenso, infatti, doveva «ritenersi privo di rilevanza», perché il criterio di valutazione della condotta del profes-sionista non aveva ad oggetto l’incarico ricevuto, bensì il dovere professionale. Detto altrimenti l’obbligo dell’avvocato di difendere gli interessi della parte as-sistita incontra il limite dell’osservanza

della legge per cui l’assistenza deve essere condotta sì nel mi-glior modo possibile ma sempre «nei limiti del mandato rice-vuto e nell’osservanza della legge e dei principi deontologici».

Adelaide Caravaglios

Carta canta!Sanzionato l’avvocato che consiglia al cliente di alterare la dichiarazione IVA

Page 8: Cosmoggi maggio

ARTE a cura diDomenico Raio8

I Guardiani del Fuoco” è stato il titolo della mostra personale dell’artista Giancarlo Ianuario Solaris, svoltasi

presso il Sito Archeologico Santa Maria del Pozzo, in Somma Vesuviana. “Ispirato e rapito da simboli mitologici – ha scritto Emanuele Coppola, Assessore alla Cultura del Comune di Somma Vesuviana-, accende quel fuoco ardente che anima la vita di chi vive e lavora alle pendici del Somma Vesuvio”. Laureato in Sociologia con indirizzo

antropologico, I a n u a r i o s’interessa di p s i c o l o g i a , antropologia dell’arte e p s i c h i a t r i a sociale. È d i p l o m a t o presso la S c u o l a Internazionale di Ontoarte di Roma, in

scultura e pittura. Opere di Giancarlo Ianuario Solaris si trovano in numerosi musei italiani tra i quali il Museo

Internazionale delle ceramiche di Faenza (MIC) Ravenna, Museo civico Rocca flea di Gualdo Tadino (PG), Museo Epicentro Gala di Barcellona P.G.Nel 1988 a Milano, nell’ambito della Fiera del Mobile, ha realizzato un’istallazione di opere monumentali per la Società Dercom di Farra di Soligo (TV). Il Goethe Institut di Napoli ha ospitato tre grandi sue mostre personali: nel 1984, nel 1990 e nel 1996. In Emilia Romagna ha esposto con sue personali a Modena, Parma e Bologna. A Novara ha esposto a Palazzo Arengo del Broletto, nella sala della Borsa e nel Centro d’Arte La Riseria. Nel 2000 e nel 2010 ha esposto alla Festa delle lucerne, a Somma Vesuviana, e in quest’ultima occasione il Maestro Roberto de Simone gli ha dedicato uno scritto intitolato “La festa delle lucerne e l’opera scultorea di Giancarlo Ianuario Solaris”.La mostra “I Guardiani del Fuoco” ha sostenuto il progetto “Somma città d’arte” finalizzato al restauro dei libri liturgici del XV e XVI secolo.

Francesco Paolo Patalano

Personale di Giancarlo Ianuario SolarisIl Sito Archeologico Santa Maria del Pozzo, di Somma Vesuviana,

ha ospitato la mostra “I Guardiani del Fuoco”

Mostra collettiva al Bidone“Insieme per l’Esasperatismo” esposizione

degli artisti del Movimento

Palazzo Venezia, in via Benedetto Croce 19, a Napoli, ha ospitato la mostra collettiva “Il giardino

incantato”, organizzata dal Centro d’Arte Gamen di Stelvio Gambardella e Massimo Pacilio. Hanno esposto gli artisti: Faustina Aurora Ribenedetto, Aurora Baiano, Salvatore Capriglione, Roberto D’Ambrosio, Antonio de Chiara, Dany Dumbrava, Nello Festa, Francesco Fiscardi, Amelia Gallo, Stelvio Gambardella, Francesco Giraldi, Angelo Iuliano, Rita Lepore, Marianna Maddaluno, Nello Marsilio, Wilma

Milone, Paolo Napolitano, Massimo Pacilio, Francesca Panico, Gustavo Pozzo, Luciano Romualdo, Stefania Rea, Francesco Sellone, Orsola Supino. La presentazione critica e stata di Marilena Mercogliano. Nell’ambito dell’iniziativa si è svolta anche una sfilata di moda, con abiti della giovane fashion designer Angela Greco. Ospiti sono stati la cantante Anna Calemme, la poetessa Tina Piccolo e lo scultore Domenico Sepe che ha realizzato una scultura in estemporanea.

Presso il Centro d’Arte e Cultura “Il Bidone”, in via Salvator Rosa 159, a Napoli, si è svolta la mostra collettiva degli

Artisti del Movimento “Esasperatismo Logos & Bidone”: “Insieme per l’Esasperatismo”.Il titolo racchiude il principio all’insegna del quale si è compiuto il cammino del M o v i m e n t o , fondato dal Prof. Adolfo Giuliani, in questi primi dodici anni di attività, e l’auspicio che per il futuro gli artisti esasperatisti possano ancora esprimersi in un’ottica unitaria e fedele ai vari punti del Manifesto del 2000, sia pure nelle individuali in terpre taz ioni formali e stilistiche dei singoli aderenti, come del resto è sempre stato anche nel passato. Le esposizioni collettive dell’Esasperatismo, sin dagli inizi, si sono caratterizzate per un aspetto che è andato ben oltre la semplice esposizione pittorica per rivelarsi anche come un momento di aggregazione tra gli aderenti, ma pure di confronto tra gli artisti e i visitatori delle mostre, che ha finito per rafforzare il Movimento stesso nei suoi valori e nei suoi obiettivi comuni. All’esposizione, curata da Adriana Caccioppoli e Lucia Iovino, hanno preso parte gli artisti: Giovanni Ariano, Linda Barbieri, Adriana Caccioppoli, Giuseppe Di Franco, Roberto Elia, Walter Elia, Enrico Fiore, Stelvio Gambardella, Antonio Giannino, Lucia Iovino, Rosario Mazzella, Carmine Meraviglia, Massimo Pacilio, Sandra Ravallese, Alfredo Sansone, Domenico Severino.

Domenico Raio

Il “Giardino incantato” a Palazzo Venezia

La Galleria d’Arte contemporanea “Globalart” ha promosso presso la Chiesa di San Severo al Pendino, in via Duomo 286, a Napoli, “Art-in Color”, mostra d’arte ispirata all’arte

letteraria della commedia dell’arte a cura di Rosa Didonna con la collaborazione di Nikka, pittrice napoletana di recente invitata da sua Eminenza Reverendissima Cardinale Crescenzo Sepe ad esporre le sue opere. La “Commedia dell’Arte”, da cui ha preso titolo questa esposizione, si svolgeva tra il sedicesimo e il diciottesimo secolo, quando agli artisti era dato un tema a cui ispirarsi e da interpretare con la loro genialità, mentre oggi è lo sceneggiatore che fornisce i testi e l’artista deve adeguarsi, e “lavorare” d’arte interpretativa in uno spazio limitato d’espressione. Il metodo della commedia dell’arte, pertanto, esaltava l’estro dell’artista. In tema con la commedia dell’arte si è svolta l’ottima performance “Arte- La mia seconda pelle” (Il ballo dell’ingrata) di Rosa Didonna, accompagnata da canto e musica.

L’iniziativa ha inteso anche rilanciare l’arte, che soffre di questo periodo di crisi economica, con mancanza di spazi per tutte le branche artistiche, dalla poesia, alla canzone, dalla pittura, alla scrittura. Ad esporre sono stati gli artisti: Claudio Bosco, Renato Botte, Silvia Catino, Aurora Cirillo, Alfonso Coppola, Costanzo Costanzo, Valentina De Chirico, Domenico De Cosmo, Paolo De Meglio, Maria Pia De Santis, Elena Diciolla, Maria Rosaria Esposito, Feofeo, Maurizio Fontanella, Rosaria Gentile, Domenico Giacalone, Alessandro Giamattei, Giusy Giorgianni, Tassaro Kassan, Federico Lampa, Maria Marzo, Mawr Morandi, Claudio Morelli, Nikka, Vincenzo Piatto, Anna Raiola, Rita Rotunno, Vittoria Rutigliano, Tiziana Sala, Rocco Scattino, Anna Scopetta, Elena Tabarro, Rossella Talenti, Manuela Vaccaro, Luisa Valenzano, Nadir Valvach, Giovanni Vetrano, Vincenzo Visciano, Enza Voglio, Emiliano Yuri Paolini.

Annarita Ruffo

“Art in color” a San Severo al Pendino Una collettiva ispirata alla Commedia dell’Arte promossa da Globalart

Alcune opere dell’artista

Un’opera della Caccioppoli

Italo Sgherzi

Page 9: Cosmoggi maggio

TEATRO a cura diStefano Vosa 9

E’ tornata a Napoli, al Teatro Acacia, una delle fiabe più amate di sempre:

Peter Pan. Il musical, scritto dal cantautore napoletano Eduardo Bennato, vede come protagonista nei panni del personaggio letterario di Barrie e reso celebre da Walt Disney, Manuel Frattini.La vicenda se-gue le avventure di Peter Pan e Trilli, la sua fidata e gelosa fatina, che conducono tre piccoli fanciulli inglesi di nome Wen-dy, John e Michael Darling alla fantastica Isola-che-non-c’è, luogo dei sogni avven-turosi dei tre ragazzi. Un’isola meraviglio-sa dove vivono i terribili pirati capitanati dal famigerato Capitan Uncino, gli india-ni, le sirene, le fate ma soprattutto i Bimbi Sperduti. Giunti all’isola, Wendy diventa la nuova mamma dei bimbi sperduti e co-minciano mille avventure per sconfiggere Capitan Uncino e la sua ciurma di pirati. Lo spettacolo, prodotto dal Teatro Sistina, può contare su un cast artistico di prim’or-dine. In primis troviamo Manuel Frattini nei panni di Peter Pan, il più grande inter-prete italiano di musical, conosciuto nel mondo per la sua interpretazione in Pi-nocchio Il grande Musical dei Pooh, uno dei pochi spettacoli italiani ad aver trion-

fato a Broadway negli ultimi anni. Nella scorsa stagione teatrale, lo abbiamo anche visto nei panni di Aladin di Stefano D’O-razi . Una presenza scenica imponente, capace di tenere tutto il pubblico, adulti e bambini col fiato sospeso dal momento in cui appare in scena fino alla fine. Trilli è invece uno spettacolare gioco di laser e campanelli che accompagna gli spettatori incantati per tutta la durata dello spettaco-lo .Ad interpretare Wendy c’è Martha Ros-si, ragazza nota alla tv per essere arrivata nella finale di Amici di Maria De Filippi nella stagione 2007/2008. Una voce limpi-da, una recitazione efficace ed un viso da “bambina” grande che ben si presta alla

storia.Il temibile Capitan Uncino è Pietro Pignatelli, , attore e cantante napoletano noto per il suo ruolo nel musical “C’era una volta… Scugnizzi” nei panni de “Il Rosso”. Notevole e ben curata la sceno-grafia. Bellissima la scelta di unire i ruoli di Uncino e di Agenore Darling: il male e la protezione assoluta, che porteranno Wendy ad essere contemporaneamente attratta e spaventata dallo stesso uomo che è Uncino. Tale scelta fu utilizzata dal-lo stesso Barrie nella prima rappresen-tazione teatrale di Peter Pan e in seguito ripresa nel film del 2003 “ Peter Pan”. Tra gli scambi di battute comiche e di riferi-menti all’attualità e ai più noti “Pirati dei Caraibi” come Jack Sparrow, ci sono dei momenti commoventi e maturi. Tra que-sti il più toccante è senza alcun dubbio il finale, quando Peter Pan, accompagnato da Trilli, osserva dalla finestra la scena del ritorno a casa dei Darling, guardando una felicità che non conoscerà mai…Uno spet-tacolo emozionante per grandi e piccini che tutti dovrebbero vedere…

Francesco Spada

Rivive la magia di Peter PanUn musical incantato al teatro Acacia

L’anima del travestito Jennifer si strugge al pensiero di Franco, amante di una sola notte, vive in una completa e straniante

reclusione tra le mura domestiche, forse per scelta, forse per-ché costretta. Tutta la storia è il resoconto di una lunga, infinita attesa, passata a sognare, immaginare, sperare. La trama è una metafora della condizione umana, quella di essere “ animali so-litari sarcasticamente chiamati da qualcu-no persone”. Musiche trasmesse da una lontana radio rappresentano il crescendo di emozioni vissute da Jennifer, rompono l’angosciante silenzio della casa e cullano lo spettatore verso l’inesorabile declino del protagonista. Jennifer è consapevole della propria condizione ma si abbando-na a sognare il ritorno di un amore ine-sistente, l’anima e i sensi restano fermi, cristallizzati in attesa di quell’improbabi-le incontro. Anna, anch’egli travestito spezza tutte le speranze di Jennifer, rompendo l’incantesimo e ponendole davanti agli occhi la cruda verità. In una sontuosa dimora in cui spicca solo il bianco lunare delle pareti e del pavimento, il mobilio è mera immaginazione, il bianco è assordante, come il rumore della so-

litudine. Unica nota di colore è un vaso di ceramica contenente cinque rose rosse, unico vezzo, squarcio di speranza in un esi-stenza amara. Scritta da Annibale Ruccello ed interpretata dallo stesso autore nella prima rappresentazione nel 1980, la Jennifer che va in scena, come spiega il regista Pierpaolo Sepe, «ha un corpo pesante, schiacciato dall’età oltre che dalla sua ambiguità,

un corpo vecchio, un corpo ai margini del tem-po e della società». Ma tale “invecchiamento” fatto subire al personaggio, non ha influenze sullo svolgersi della storia, sull’essenza del protagonista, sul modo in cui esso si relazio-na con i “fantasmi” con cui parla al telefono (il commendator Antonetti, l’amica Janice), e che rispecchiano la sua stessa condizione di vita in perenne attesa. Jennifer è un insospet-tabile Benedetto Casillo rinato e lontano dalle caricature farsesche che lo hanno reso popo-

lare negli anni. Una grande prova d’attore di toccante intensità un interpretazione sofferta e minimale che ben si adatta al rac-conto di un’esistenza in sordina, nel carcere della solitudine.

Antonio Caccese

Al Teatro Nuovo un sorprendente Casillo“Le Cinque Rose di Jennifer” il dramma della solitudine

Una “maschera totemica”“Tutte li femmene de Pulecenella” in scena al Teatro Spazio Libero

Al Teatro Spazio Libero è ritornato in scena “ Tutte li femmine de Pulecenella” di Lucia Stefanelli Cervelli, per la regia di Gianluca Masone, interpretato dallo stesso Masone, Ilaria Paggio, Ciro Pellegrino, Alessia De Vito, Marzia Simiani, Yuri Napoli, Sabrina

Fusco; in voce Lucia Stefanelli Cervelli; luci e sonoro Aurelio Spataro e Salvatore Masone. La rappresentazione si è caratterizzata quale esempio di teatro napoletano moderno ma colto, capace di fondere tradizione e innovazione anche quando il protagonista è la famosa maschera partenopea. I ritmi sono veloci, il dinamismo scenico è costante, ma la sorpresa che lascia gli spettatori favorevolmente impressionati è anche nei contenuti profondi dell’opera teatrale: “Una ‘maschera totemica’ quella scritta dalla Stefanelli – ha affermato Gianluca Masone - che ha in sé tutti i colori della nostra città, creando, però, una fusione di chiaro/scuri per raccontare le amare verità della nostra Napoli, meravigliosa da sempre, ma al contempo, contraddittoria.” Un Pulcinella diverso in tutto, dunque, che c’induce anche a pensare sulla realtà contemporanea napoletana e sugli atteggiamenti che la caratterizzano”.

Liana Capuozzo

Benedetto Casillo in una scena de “Le Cinque Rose”

Page 10: Cosmoggi maggio

CULTURA a cura diFausto Marseglia10

Il Manzoni nella celebre ode “Marzo 1821” descriveva la situazione della triste condizione del lombardo costret-

to a stare come uno straniero sul proprio suolo natio. A circa due secoli di distanza, per ragioni e sotto forme diverse, sembra ripresentarsi analoga situazione in molte aule delle nostre scuole in cui prevale la presenza di bambini stranieri. Con la dif-ferenza che oggi si vive questo fenomeno o con esasperata polemica, facendo leva su questo fatto per portare avanti conte-stazioni politiche, o con stanca indifferen-za, dimenticando il valore dell’amor di Patria. E’ difficile contemperare l’esigenza di dare spazio ad altre culture e ad altre etnie, oramai largamente presenti in Italia, e tutelare l’identità autoctona dei bambi-ni italiani. Fino a quando la presenza di bambini stranieri era una minoranza e questi erano disposti ad integrarsi con gli italiani, era agevole gestire il problema organizzando iniziative volte alla convi-venza ed alla tutela delle rispettive cul-ture, senza venir meno all’obiettivo della “formazione del cittadino” così come con-figurato nella Costituzione e nell’ambito dei programmi scolastici nazionali. Ma con l’incremento della presenza degli stranieri, fino ad invertire le proporzioni, la situazione è cambiata e presenta molte complessità. Ci sono molti immigrati che si sono integrati con gli italiani e vi convi-vono serenamente. Ma ci sono anche mol-ti casi di famiglie che, pur stanziate in Ita-

lia, non ne accettano la cultura, la lingua e la religione e pretenderebbero di imporre le proprie usanze a chi li ospita, contestan-do la scuola e le istituzioni. Spesso ci sono scuole nelle quali in alcune aule prevale la presenza di bambini stranieri e talvolta anche prevenuti. E ci sono casi addirittu-ra di aule con la quasi totalità di bambini stranieri con il rischio di favorire la loro tendenza a prevaricare. In questi casi sor-gono notevoli problematiche di ordine culturale, linguistico, didattico, organiz-zativo. E nasce l’esigenza di recuperare l’identità della nazione, che si è andata inesorabilmente sfilacciando negli ultimi anni. Qualcuno ha proposto di risolvere il problema adottando la lingua straniera d’origine in tali classi. Ciò significhereb-be mettere da parte, insieme alla lingua, la nostra identità nazionale, i nostri valori di riferimento, tradizioni e culti del nostro Paese. E sarebbe anche in controtendenza con le scelte fatte da altri Paesi dagli S.U. all’Unione Europea. I vari modelli didat-tico-organizzativi adottati altrove, soprat-tutto in Francia ed in Germania, hanno in comune l’indiscutibile valore dell’integra-zione nel contesto culturale del territorio ospitante, al quale i cittadini immigrati ed i loro figli devono adeguarsi. Questo è un principio che non può essere messo in di-scussione, a meno di non sfaldare la stessa unità nazionale per la quale sono stati ver-sati fiumi di sangue. Già ai tempi della Ri-forma Luterana, nelle contrade d’oltralpe

si era diffuso il principio “cuius regio, eius religio”, ad indicare la necessità della sal-vaguardia dell’identità delle proprie radi-ci. Pur nel rispetto e nella tutela delle mi-noranze e tn iche non pos-s i a m o perdere il sen-so della n o s t r a identità n a z i o -nale. E le soluzioni sono da ricercarsi nell’aper-tura “guidata” agli stranieri i quali, pur conservando le loro radici e tradizioni, devono “integrarsi” con consapevolezza e rispetto nella nostra cultura. Buonismo tout court, insipienza politica, neghittosità e rilassatezza non possono giovare all’Ita-lia ed agli stessi stranieri che qui vogliono vivere. Non classi interamente formate da stranieri, dunque, ma con un numero con-tenuto di bambini stranieri spalmati in più classi. E per sensibilizzarli alla nostra cul-tura vanno promosse attività volte a coin-volgere gli stranieri nel nostro stimolante ed affascinante mondo culturale. A noi italiani materiale e fantasia non mancano e, quando vogliamo, sappiamo stupire.

Fausto Marseglia

Perdita d’identità nazionale anche a scuolaLa dif f ic i le convivenza con compagni di c lasse “stranieri”

Anche se non si è nati e cresciuti dalle parti delle “acque fangose” del Delta del Mississipi, ma sulle rive del “biondo” Tevere, e più precisamente al Tufello- popolare

quartiere della Capitale, si può realizzare una musica che ispirandosi a quella “del diavolo” possa avere un respiro internazionale.E’ il caso del duo composto da Adriano Viterbini

(chitarra, voce, tastiere) e Cesare Petulicchio (batteria e cori). Rivelatisi al grande pubblico con il Concertone del Primo Maggio e con all’attivo una partecipazione al prestigioso International Blues Challange negli States, il gruppo nato nel 2007, con la recente pubblicazione del cd “ Do it”, è al suo terzo lavoro. Un album concepito come se si trattasse di un unico set live.Una travolgente e

selvaggia cavalcata nel più torrido ed incandescente rock-blues.

Sonorità abrasive e al calor bianco. Lancinanti chitarre slide dall’incedere languido e sinuoso a cui fanno seguito improvvise accelerazioni e repentini cambi di ritmo. Rock duro e puro che si combina con l’emotività del blues. Drumming serrato e note di chitarra tiratissime.La presa sull’ascoltatore è immediata. Il loro sound si richiama inequivocabilmente ai classici degli anni ’70. A quella epopea rock che va da Jimi Hendrix ai Led Zeppelin. Ma anche a periodi successivi come quelli di Kurt Cobain, o precedenti con evidenti richiami a Robert Johnson e Ry Cooder.Le tracce che sintetizzano al meglio la quintessenza della musica dei BSBE sono “Più del minimo”, “Hamburger” e la bellissima “ Mi addormenterò”. Una struggente blues-ballad che per il suo incedere lento con il tamburello e la grancassa a dettare i tempi, i riff di chitarra slide, si richiama alla migliore tradizione del blues del Delta. Un disco di grande energia e in perfetto equilibrio tra tecnica, istinto e passione. Come se ne ascoltano pochi in Italia.

Giuseppe Orso

Il Blues esplosivo dei Bud SpencerCon il cd “Do it”, la band romana conferma tutte le sue potenzialità

bambini stranieri in una scuola italiana

Il gruppo musicale Bud Spencer

Page 11: Cosmoggi maggio

SALUTE a cura diGennaro Musella 11

Recentemente, presso l’ospedale Cardarelli di Napoli, si è svolto l’incontro di aggiornamento in

Medicina Interna- News in Reumatologia. L’evento, organizzato da Generoso Uomo, (responsabile della 3° Medicina Interna ad indirizzo reumatologico ed immunologico AORN), si è incentrato sulle malattie reumatiche; nello specifico una sessione mirata alla gestione clinica del paziente con artrite reumatoide e sui relativi costi e sostenibilità dei nuovi trattamenti con farmaci biotecnologici. L’artrite reumatoide è una malattia autoimmune di cui non sono note ancora le cause; è probabile che si manifesti quando un individuo, geneticamente predisposto, entra in contatto con un antigene scatenante (virus, batteri) e ciò determina un’attivazione del sistema immunitario che provoca, sviluppa un processo d’infiammazione acuto che si auto mantiene e diventa cronico. La malattia, al suo esordio è spesso insidiosa con una precoce compromissione dello stato generale caratterizzato da stanchezza, malessere diffuso, dimagrimento. Febbricole, dolori vaghi più o meno diffusi, un certo ‘impaccio’ nei movimenti al mattino appena alzati, sono campanelli d’allarme. Un malato su tre ha difficoltà a girare la chiave nella serratura, abbottonarsi la camicia, scrivere con la penna, mettendo così a dura prova la propria autonomia.Il tessuto colpito è la membrana sinoviale che riveste normalmente i tendini e la superficie interna delle articolazioni; questa membrana infiammandosi, aumenta di volume e provoca dolore ,causando la caratteristica tumefazione a livello articolare.La diagnosi precoce è fondamentale perché la compromissione

delle articolazioni comporta una limitazione della mobilità che può determinare invalidità.Chi colpisce? Può colpire chiunque e in qualsiasi momento; tuttavia si presenta generalmente in un’età compresa tra i 30 e i 50 anni, con una maggior incidenza sulle donne che rappresentano circa il 75% dei pazienti. Florenzo Iannone, Ennio Lubrano, Raffaele Scarpa e tanti altri specialisti, durante il convegno hanno sottolineato l’importanza dell’utilizzo dei farmaci biologici, cioè delle molecole ottenute attraverso l’ingegneria genetica capace di legare e neutralizzare l’azione di alcune proteine che favoriscono l’infiammazione, agendo in modo mirato. Permettono un soddisfacente controllo della malattia e dell’evoluzione del danno erosivo articolare in tempi molto brevi e in un numero elevato di pazienti in cui la terapia di farmaci tradizionali non ha dato risultati sperati. La distribuzione di questi farmaci generalmente è affidata a centri specialistici selezionati, secondo linee guida codificate a livello nazionale e internazionale. Non resta che puntare sulla prevenzione e la diagnosi precoce aggiunge il dottore Uomo al quale chiediamo:Quali sono le indagini strumentali per diagnosticare l’Artrite Reumatoide? La diagnosi clinica più i dati di laboratorio (in aggiunta dati molto importanti derivano dall’ecografia articolare con color power-doppler).Quando iniziare il trattamento con un farmaco biologico? Il farmaco biologico va iniziato dopo che per almeno 3 mesi si siano utilizzati i farmaci di “fondo” (in primis METOTREXATE) e si siano dimostrati inefficaci.

La malattia la può individuare il medico di base o necessita lo specialista? La malattia deve sospettarla e individuarla il medico di base ma il corretto inquadramento e l’indirizzo terapeutico va lasciato allo specialista.

Sabrina Ciani

Stretta del Ministero della Salute sulle caraffe filtranti. La relazione tecnica di Renato Balduzzi sulle «apparecchiature per il trattamento

dell’acqua destinata al consumo» è impietosa: le caraffe vengono vendute senza controllo e sulla base di vecchie disposizioni «inadeguate per la salvaguardia della salute». Per questo il Ministro concede sei mesi alle aziende per adeguarsi e permettere, attraverso una corretta informazione, ai cittadini di acquistare consapevolmente. Anzitutto la potabilità. Le caraffe, scrivono gli esperti, non eliminano le sostanze pericolose contenute nell’acqua del rubinetto: “Questi apparecchi hanno l’unico scopo di modificare le proprietà organolettiche (sapore, odore, colore)”. Inoltre, necessitano di continua manutenzione, la cui mancanza “potrebbe addirittura far sì che nel tempo l’acqua in uscita perda le caratteristiche di potabilità”. Alcune perizie

effettuate a Torino, su ordine del pm Raffaele Guariniello, hanno dimostrato come l’applicazione del filtro possa impoverire l’acqua di alcuni minerali, come il calcio, il magnesio o il potassio, necessari per l’organismo. “Gli apparecchi modificano l’acqua indistintamente senza tener conto della sua composizione specifica”, spiega Matteo Vitali, professore associato di Igiene a La Sapienza. “Per esempio l’acqua di Roma è ricca di calcio e magnesio mentre quella di Torino presenta contenuti di questi sali molto più bassi. I filtri rimuovono buona parte di calcio e magnesio senza distinguere. L’acqua di Torino così risulta estremamente povera

di questi elementi. Inoltre la durezza dell’acqua non nuoce”.

Assunta Imperatore

Pericolose le caraffe filtranti Intervento del Ministero della Salute sulle vendite senza controlli

L’artrite reumatoide, una patologia multifattorialeUna malattia infiammatoria autoimmune di cui non si conoscono del tutto le cause

Una comune caraffa che filtra l’acqua

Qualche pistacchio per controllare la glicemia

Finalmente una buona notizia: non è vero che tutto quello che è gustoso fac-cia male. Quello che spesso viene con-siderato un “peccato di gola”, ovvero la frutta secca - in particolare i pistacchi -, fa bene anche alla salute. E per di più i pistacchi non fanno neanche ingrassare. Di questo benemerito tipo di frutta secca si parla in una revisione appena pub-blicata da Nutrition Reviews. L’aspetto più nuovo riguarda non tanto i possibi-li vantaggi sul fronte cardiovascolare e neppure per il controllo del peso quan-to l’aiuto che i pistacchi - e in generale la frutta oleosa - potrebbero rappre-sentare per il controllo della glicemia.

Carlo Perna

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a cura di Alessandro Falfari e Paolo Veccia

Via Tiburtina Antica, 4-6-6a00185 Roma

Tel. 06.44.60.402 - 329.56.73.867Chiuso il Martedi

Al Museo Nazionale Romano in Pa-lazzo Massimo alle Terme, dal 14 aprile al 9 settembre 2012, sono in

mostra 43 tavole realizzate con la tecnica del découpage dalla regina Margrethe II di Danimarca come scenografie per il film

della fiaba di Ander-sen ‘I Cigni Selvatici ’ , insieme ai costumi di-segnati dal-la regina per gli at-tori. È par-

te integrante della mostra la proiezione del lungometraggio, diretto da Jacob Jør-gensen. In un apposito spazio i visitatori

potranno sperimentare in prima persona la tecnica con cui i quadri sono stati pro-iettati come ambientazioni nel film. Come su un palcoscenico, le figure prendono vita: per questo motivo la rappresentazio-ne spettacolare della fiaba sarebbe stata particolarmente gradita allo scrittore, che nutrì sempre una profonda passione per il teatro. L’idea di creare una versione ci-nematografica della fiaba è nata da una collaborazione tra Sua Maestà la Regina di Danimarca Marghrete II e il produt-tore cinematografico e fotografo Jacob Jørgensen insieme al drammaturgo Per Brink Abrahamsen.In questa occasione la Regina, che per molti anni si è dedicata alla rielaborazione artistica delle opere di Andersen, si è proposta di rappresentare l’universo scenico della fiaba attraverso

i découpages. La mostra arriva a Roma dopo una tournée internazionale che ha toccato il Messico, gli Stati Uniti, la Cina e il Giappone. Dopo Roma la mostra farà tappa in Russia. L’allestimento dei décou-pages è volto a ricreare l’atmosfera della fiaba, per favorire l’immersione dei visita-tori nel mondo immaginato dallo scritto-re. La poetica immagine della migrazione stagionale di uno stormo di cigni rappre-senta il viaggio d’iniziazione di dodici fratelli, dalla terra dell’infanzia al mondo della vita adulta.Completano la mostra i disegni che Andersen eseguì durante il suo soggiormo a Roma tra il 1833 e il 1834.

Paolo Veccia

Le opere di S. M. la Regina di Danimarca Margrethe IIDentro la favola

Henri Cartier-Bresson “Immagini e parole” è il titolo della mostra inaugurata a Palazzo Incontro dal presidente della Provincia di Roma, Nicola Zingaretti.

L’esposizione, organizzata da Contrasto, Magnum Photos e Fondation Cartier-Bresson in collaborazione con Civita, è stata promossa dall’Amministrazione provinciale nell’ambito del Progetto ABC Arte Bellezza Cultura .In esposizione quarantaquattro fotografie tra le più suggestive del grande maestro della fotografia in bianco e nero, accompagnate dal commento – tra gli altri – di Aulenti, Balthus, Baricco, Cioran, Gombrich, Jarmusch, Kundera, Miller, Scianna, Sciascia, Steinberg e

Varda.Questa mostra prevede una selezione aggiornata con nuovi contributi rispetto al progetto nato qualche anno fa, quando un gruppo di amici ha pensato di festeggiare il compleanno di Henri Cartier-Bresson chiedendo a intellettuali, scrittori, critici, fotografi o anche semplicemente grandi amici dell’artista, di

scegliere e commentare ognuno la sua immagine preferita tra le tante, immortali, scattate da Cartier-Bresson.Immagini e Parole rappresenta così un’occasione unica per contemplare l’arte di Cartier-Bresson e per approfondire i temi legati alla fotografia. Con sguardo attento e sempre originale, l’artista francese ha saputo ben cogliere non solo gli avvenimenti principali della vita ma anche quelli apparentemente insignificanti, “attimi decisivi” che lui riusciva ad afferrare con la sua macchina fotografica, mettendo, come era solito dire “ sulla stessa linea di mira il cuore, la mente e l’occhio”. Da non perdere.

Alessandro Falfari

“Immagini e parole”, mostra di Henri Cartier Bresson al Palazzo Incontro

Gli attimi decisivi di un artista

Henri Cartier Bresson - L’Aquila 1951

Un’ opera della Regina

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a cura di Rosaria La Greca

MILANOIl PAC di Milano, dal fino al 10 giugno

2012, è lo spazio espositivo prescelto da Marina Abramovic per il suo nuovo

attesissimo lavoro, il primo dopo la grande retrospettiva del 2010 al MoMA di New York.The Abramovic Method nasce da una riflessione che Marina Abramovic ha sviluppato partendo dalle sue ultime tre performance: The House With the Ocean View (2002), Seven Easy Pieces (2005) e The Artist is Present (2010), esperienze che hanno segnato profondamente il suo modo di percepire il proprio lavoro in rapporto al pubblico.L’evento, promosso dall’assessorato alla Cultura, Moda e Design del Comune di Milano, è prodotto dal PAC Padiglione d’Arte Contemporanea e da 24 ORE Cultura - Gruppo 24 ORE, e curato da Diego Sileo ed Eugenio Viola.Con The Abramovic Method, realizzato con il sostegno di Rottapharm Madaus, è proprio il pubblico, guidato e motivato dall’artista, a vivere e sperimentare le “installazioni interattive” della celebre artista.Infatti, le opere con cui il pubblico può interagire sono impreziosite da vari minerali:

quarzo, ametista, tormalina. Si tratta di un percorso fisico e mentale che trasforma gli spazi del PAC in un’esperienza fatta di buio e luce, assenza e presenza, percezioni spazio-temporali alterate.Questo metodo è nato dalla consapevolezza che l’atto performativo è in grado di operare una trasformazione profonda in chi lo produce, ma anche nel pubblico che lo osserva.

Per enfatizzare il ruolo ambivalente di osservatore e osservato, di attore e spettatore, Marina Abramovic ha scelto di mettere alla prova il pubblico anche nell’atto apparentemente semplice dell’osservazione distante: una serie di telescopi, messi a disposizione da AURIGA, permettono ai visitatori di osservare dal punto di vista macroscopico e microscopico coloro i quali scelgono di cimentarsi con le interactive installations. In programma vi è anche la proiezione del suo nuovo film ‘Marina Ambramovic The artisti is present’. Inoltre, in questo spazio espositivo è possibile ammirare anche una selezione di opere del passato. Il catalogo, a cura di Diego Sileo ed Eugenio Viola, è pubblicato da 24 ORE Cultura – Gruppo 24 ORE con testi dei due curatori, di Renato Barilli, Achille Bonito Oliva, Germano Celant, Gillo Dorfles, Antonello Tolve, Angela Vettese e Neville Wakefield.

Giovanna Potere

Fino al 10 giugno 2012 “The Abramovic Method” al Padiglione d’Arte Contemporanea

La nuova performance di Marina Abramovic

Fino al 17 giugno 2012, il Castello Sforzesco di Mi-lano ospita l’esposizio-

ne “ULTRABODY”,dedicata all’influenza che il corpo umano esercita nella creativi-tà contemporanea. La mostra consta di ben 208 opere che spaziano dall’arte al design, passando attraverso la storia del costume e del gioiello. L’iniziativa, curata da Beppe Finessi, è promossa dal Co-mune di Milano e dall’ As-sessorato alla Cultura, Moda, Design. Realizzata insieme a Peugeot ed organizzata da Civita, “Ultrabody” presenta una ricca selezione di lavori realizzati dai più significa-tivi protagonisti della scena internazionale del design e delle arti visive che, a partire dal “corpo”, riescono a coin-volgere altre discipline come l’antropologia, la sociologia, il costume, la società, la tec-nologia e l’estetica del nostro tempo.Il percorso espositivo, ideato da Peter Bottazzi, è or-ganizzato in tre grandi gruppi tematici corrispondenti ai tre ambienti delle prestigiose

Sale Viscontee del Castello Sforzesco: Alludere al Corpo, Assecondare il Corpo, Su-perare il Corpo.L’immagine grafica di Ultrabody è affidata a Leonardo Sonnoli, graphic designer di fama internazio-

nale e vincitore nel 2011 del Compasso d’oro, che ha ap-positamente studiato un nuo-vo font, calibrato ad hoc alle tematiche espresse dalle ope-re selezionate.

Rosaria La Greca

Il “corpo” al centro della mostra “Ultrabody”Arte contemporanea a Milano

Nel 1982, a Milano, nasce-va Radio Italia, l’unica emittente radiofonica

completamente dedicata alla musica italiana, dalla volon-tà di Mario Volanti che ancora oggi la dirige .Trent’anni dopo, la Radio sceglie proprio la città meneghina e la splendida corni-ce di Piazza Duomo per festeg-giare il suo trentesimo anniver-sario. Il 14 maggio, all’ombra della Madonnina, prenderà vita Radio Italia Live - Il Concerto che, a partire dalle ore 20, vedrà sul palco Enrico Ruggeri e Belen Rodriguez che condurranno una serata all’insegna della musica dal vivo Made in Italy. Si esibirà un cast stellare: da Laura Pausi-ni a Tiziano Ferro, dai Negrita a Biagio Antonacci, da Gigi D’A-lessio a Pino Daniele, e poi anco-ra J Ax, Modà, Gianni Morandi, Max Pezzali e Anna Tatangelo. Tutti gli artisti, accompagnati dalla Sanremo Festival Orche-stra diretta dal maestro Bruno Santori, proporranno i grandi successi della loro carriera, con un arrangiamento appositamen-te studiato per l’occasione. In tutti i negozi di dischi sarà di-

sponibile “Radio Italia 30 anni...di singoli al primo posto”, tripla compilation contenente 45 brani che hanno fatto la storia della musica italiana e di Radio Italia: dal 1982 ad oggi, per ogni anno, il singolo più venduto. Firmata dall’etichetta “Solomusicaitalia-na”, distribuita da Sony Music e venduta al prezzo speciale di

€15,90, Radio Italia 30 anni è un omaggio a Radio Italia e alla sua storia ripercorsa attraverso i brani di più grande successo. Nella tracklist anche pezzi di ex concorrenti di talent show: Giusy Ferreri con “Non ti scor-dar di me”, Noemi con “Per tutta la vita”, Pierdavide Carone con “Di notte”, Emma Marrone (con i Modà) in “Arriverà” e Fran-cesca Michielin in “Distratto”.

Giuliana Elleni

Festa in piazza Duomo a Milano con un cast stellareI trenta anni di Radio Italia

Marina Abramovic

Un “reggi libro” design

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SOCIETA’ E FATTI a cura diEmanuele Boccia14

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Al Teatro Salvo D’ Acquisto la Compagnia “Sempredime-glio” ha portato in scena “il Cavaliere in Vetrina”, com-media scritta e diretta da Anna Di Meglio il cui ricavato

è stato devoluto in beneficenza.La protagonista, Olga, psicolo-ga affermata e sempre ipercritica nei confronti delle donne che, in nome dell’amore, si lasciano “usare” dagli uomini, comincia inaspettatamente a provare una forte attrazione nei confronti di un proprio paziente. Decide, così, di parlarne con suo marito, Alessio, nel tentativo disperato di salvare la loro unione, ma re-sta sbigottita quando questi le confida di avere da tempo una relazione extraconiugale. La coppia si separa e la protagonista cede al sentimento che prova per il paziente divenendo la sua amante: Olga verrà sedotta ed abbandonata, ma, ciò nonostan-te, in vecchiaia ricorderà in maniera tutto sommato positiva la passionale esperienza vissuta.Una scelta coraggiosa quella della Compagnia SEMPREDIMEGLIO i cui attori hanno ben interpre-tato i rispettivi ruoli portando in scena una tematica scottante

e di grande attualità in cui si parla, tra l’altro, della speculazio-ne che una scaltra “maga” opera a vantaggio del proprio pro-fitto approfittando delle disgrazie altrui.Un teatro amatoriale che si distacca dalla tradizione ed il cui vento d’ innovazione è decisamente piaciuto al pubblico che, rapito e divertito da-gli incalzanti colpi di scena, ha calorosamente applaudito gli interpreti: Anna Di Meglio, Carmen Cappa, Anna Della Corte, Bruno Colucci, Rosa Fusco, Bruno Basurto, Luciano Caruso, Marcella Lombardi, Emma Ceccoli, Ida Lauropoli, Annamaria Lo Rubbio, Mena Caccavallo e la piccola Giulia Colantuono.Hanno contribuito dietro le quinte al successo dell’evento Ni-cola Cuomo, Rosa Susio, Emiliano e Marcello Della Giovanna.

Giulia Sgherzi

Sul modello di Nazareth, il futuro della famiglia e dell’umana societàIl Gruppo del Sabato Sera in preparazione dell’Incontro Mondiale delle famiglie

A Milano, nel contesto della “Fiera internazionale della Famiglia”, 29 maggio – 3 giugno 2012, si celebra

il “VII Incontro Mondiale delle Famiglie” sul tema “La Famiglia: il lavoro e la festa”. Con sessioni plenarie mattutine e pomeridiane, il 31 maggio, anche in altri paesi e città - Bosio di Parini (Lc), Varese, Brescia, Bergamo, Pavia, Como, e Lodi. Un “Congresso teologico pastorale” di ampio respiro quindi con 31 eventi in programma, 27 Paesi rappresentati, 104 relatori tra cui 4 cardinali, 7 vescovi e 24 professori universitari. In preparazione di tale Incontro Mondiale e per l’avvento di leggi a favore della famiglia e della vita nascente, il Gruppo Laico Interdiocesano del Sabato Sera, Assistente ecclesiastico padre Giacinto Cataldo o.p., convinto che Parola di Dio e preghiera siano i polmoni che alimentano il respiro della vita sociale e ogni azione, anche della Chiesa, ha deciso, in questo mese di maggio 2012, di affidare la causa della famiglia e della vita alla Madre di Dio con il Rosario e con la seguente Invocazione: “O Maria, nel nome di Gesù pedagogo prenatale e nascituro di cinque giorni in aiuto di Elisabetta per tre mesi, affidiamo a Te la causa dei bambini che, nel grembo materno, per malattia, manipolazioni ‘eugenetiche’ o aborto sono condannati due volte, nella vita fisica con l’aborto e nella vita spirituale con il mancato battesimo. Vedi, o Madre, e provvedi Tu a questo vuoto di vita e di futuro in famiglia e nella stessa società ecclesiale, politica e mondiale.”“La storia – spiega Padre Cataldo - ha più volte

dimostrato che là dove non si rispetta il diritto alla vita del nascituro altri diritti sono prima o poi calpestati. Occorre pertanto rispettare la vita in ogni fase del suo sviluppo e in ogni circostanza. È un fatto scientifico che ogni nascituro sia, dall’inizio del suo sviluppo, un essere

umano unico e insostituibile: «deve essere difeso nella sua integrità» (CCC, 2323); perché «l’autentico sviluppo riguarda unitariamente la totalità della persona in ogni sua dimensione» (Caritas in Veritate, 11).”Papa Benedetto XVI incontrerà le famiglie del mondo, il 2 giugno – Festa delle testimonianze - e il 3 giugno – Santa Messa conclusiva. Per tale circostanza, è stata scelta dal Pontificio Consiglio per la Famiglia l’icona simbolo, “Famiglie sul modello di Nazareth”. Sarà, come auspicio di speranza, l’immagine ufficiale dei prossimi Incontri mondiali, a cominciare da quello in programma.Si tratta di mettere in circolazione buoni progetti che rilancino idee nuove, che mostrino esperienze di bene a favore della famiglia; partendo dalla stessa famiglia, cellula sociale e piccola Chiesa, secondo il progetto originario del

Creatore e Redentore del mondo, che, per salvare il mondo, volle incarnarsi facendosi uomo nel grembo di Maria, vergine laica della discendenza regale di Davide e sposa di Giuseppe; egli, uomo giusto, laico e falegname, dopo aver accolto, nella sua casa a Nazareth, Maria gestante e il nascituro Gesù, li inviò, “subito - festinanter”, da Elisabetta che, anziana e gestante al sesto mese, aveva bisogno di aiuto necessario per portare, nella casa di Zaccaria, il lieto evento del nascituro Giovanni, “santificato nel grembo” e costituito “precursore” nonché “battezzatore” di Gesù, in adempimento di «ogni giustizia» che presiede al piano della salvezza (Mt 3, 15).“La Chiesa – conclude Padre Cataldo -, fin dagli inizi del suo cammino, si è trovata a dover affrontare sull’argomento famiglia, situazioni impreviste, nuove questioni ed emergenze a cui ha cercato di dare risposta alla luce della fede, lasciandosi guidare dallo Spirito Santo. Anche oggi si vuole fare il punto sulle nostre sfide, sulle nostre storie di lavoro e di festa, incontrando famiglie di tutto il mondo che, come noi e con noi, sono alla ricerca, nella verità, di uno stile evangelico della vita quotidiana. Coniugando insieme carità e giustizia che sono azioni spirituali e non soltanto sociali. Preparando, sul modello di Nazareth, il futuro della famiglia e della società mondiale maggiormente unite e solidali nelle loro legittime differenze.”

Domenico Raio

In scena “Il Cavaliere in vetrina”Al teatro Salvo D’Acquisto portato in scena dalla compagnia “Sempredimeglio”

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CINEMA a cura diVincenzo Vinciguerra 15

Il film è sempre l’inizio di un viaggio così scrive Luca Filippi nel suo libro Cineturismo e marketing territoriale e,

infatti, ogni film è un viaggio nelle storie, nei personaggi ma anche nei luoghi che fanno da scenografia. Il cineturismo, una forma di turismo di chi si reca in visita alle location cinematografiche e televisive, ossia i luoghi utilizzati per le riprese di un film o di una serie televisiva, negli ultimi tempi sta diventando un vero fenomeno di massa coinvolgendo sempre più turisti, tanto da essere passato da una forma di turismo di nicchia a un vero e proprio trend. Il cineturista è un turista che parte alla scoperta dei luoghi che hanno offerto le loro bellezze al cinema ma anche delle emozioni e le sensazioni che la pellicola cinematografica è riuscita a far provare con la rappresentazione. Il Belpaese, generoso di bellezze naturali e paesaggistiche, non fa mancare allo spettatore emozioni nostrane che lo spingono a viaggiare nei luoghi protagonisti della pellicola cinematografica alla scoperta di sensazioni già vissute sul grande o piccolo schermo. Oggi sono molti i luoghi resi famosi dal prodotto cinematografico, tanti gli itinerari turistici che offrono una ricca proposta culturale al viaggiatore e sfruttano le leve dell’industria cinematografica per la promozione e valorizzazione di un territorio, permettendo di incrementare gli introiti economici. In Italia i luoghi

protagonisti di movie tour sono diversi: da Matera, nei luoghi di “The Passion”, al mulino di Chiusdino (Siena), set degli spot pubblicitari del “Mulino Bianco”, fino a Porto Empedocle (Agrigento), location del celebre Commissario Montalbano, il personaggio letterario e poi televisivo creato da Andrea Camilleri. Spicca sicuramente il caso del Castello di Agliè, che, grazie a ricostruzioni di epoca e a itinerari basati sulla fiction televisiva di enorme successo Elisa di Rivombrosa, lì girata, ha conosciuto uno straordinario boom di visitatori negli ultimi anni. Nel 1994 Massimo Troisi con “Il Postino”, sua ultima interpretazione, ha fatto conoscere al pubblico Procida e Salina, diventate in breve tempo mete scelte da un numero sempre crescente di visitatori, spinti dalla voglia di scoprire i paesaggi che hanno fatto da sfondo alla romantica storia

d’amore tra Mario Ruoppolo e Beatrice Russo, interpretati rispettivamente da Massimo Troisi e Maria Grazia Cucinotta. Non si può non citare l’ultimo fenomeno cineturistico: Castellabate, in provincia di Salerno, grazie al film “Benvenuti al Sud”, è tra le maggiori mete turistiche che hanno accresciuto la loro popolarità dopo essere state location di set cinematografici. In campo internazionale, oggi, l’esempio di eccellenza di rilancio turistico del territorio tramite forme di turismo cinematografico è sicuramente la Nuova Zelanda, i cui splendidi paesaggi hanno fatto da sfondo alla trilogia de “Il signore degli anelli”. Sono stati sicuramente gli USA con i set di “Sex and the City” e la Gran Bretagna con quelli di “Harry Potter”, i primi paesi a partire dal 2001, a diffondere pacchetti turistici basati sul movie tourism. E se può far sgranare gli occhi il prezzo di vendita del palazzo dove per tanti anni gli appassionati del telefilm “Sex and the City” hanno visto la protagonista, Carrie Bradshaw, interpretata da Sara Jessica Parker, scendere di corsa i gradini della scala con ai piedi un paio di fantastiche Manilo Blahnik, rende bene l’idea di quanto l’unione del cinema-turismo sia ormai un binomio perfetto.

Giovanna Potere

Nonostante l’enorme successo di Midnight in Paris – con Oscar al seguito – Woody Allen torna al cinema con To Rome with love col quale è riuscito a ricreare una storia

completamente diversa, sia per tono che per impostazione da quella che aveva raccontato nella capitale francese. Sono i vicoli a predominare in To Rome with Love, e con loro il senso di caos e di smarrimento che la grande metropoli comporta. Tra i vicoli ci si perde e si fanno incontri casuali, possono nascere storie, e ogni storia non ha la pretesa di essere esemplare ma viaggia su un filo di leggerezza, dovuto alla consapevolezza che questi racconti sono solo quattro. La Roma di Allen non è la vera Roma, ma è fil-trata da un immaginario cinematografico, quello dei nostri grandi

registi, amati profondamen-te dal regista newyorkese. Perché To Rome with Love è un film italiano, almeno per la sua metà: pensate, Woody è venuto da noi a girare un film parlato al cinquanta per cento con la nostra lingua. E pensate an-cora, ha scelto di girare nel quartiere popolare e tutt’al-tro che turistico Garbatel-

la e nel rione Monti, e nelle semisconosciute Villa Gregoriana a Tivoli e Villa dei Quintili sull’Appia. Una storia riuscitissima e per niente scontata che prende in giro le manie degli italiani, ico-ne quasi esotiche. Quattro storie come tante, come quelle che si potrebbero scrivere su una cartolina da spedire a un amico. To Rome with Love non è solo “un film sull’Italia” ma una comme-

dia spensierata che maschera i grandi problemi della società di oggi. Il genio della comicità colpisce ancora, con 111 minuti di divertimento intelligente, e si sà che Woody Allen è un umori-sta straordinario dotato di una comicità straordinaria (sia come sceneggiatore, come regista e come attore),e questa è l’ennesi-ma conferma del fatto che è un genio. Subito salta all’occhio il cast ricco di grandi nomi: Roberto Benigni, Penelope Cruz, Alec Baldwin e Judy Davis. Ogni attore riesce a dare una comicità diversa a ogni personaggio e anche lo stesso Allen è estrema-mente a suo agio nel ruolo che si è ritagliato. La sceneggiatura è perfetta e si ride di gusto ogni due minuti (cosa sempre più rara) e alla fine della visione lo spettatore resta inevitabilmente contagiato dal buon umore di questa pellicola. Colorato, diver-tente e spassoso “To Rome with love” è un altra perla di Allen.

Vincenzo Vinciguerra

A roma con amoreWoody Allen porta in Italia un film di quattro racconti

Il cineturismo, uno strumento di marketing territorialeSi diffonde sempre di più il viaggio nei luoghi immortalati nei film

Cineturismo- Il fiordo-di-furore, reso famoso daI regista Roberto Rossellini che nel 1948 vi ha girato l’episodio “Miracolo” del film “Amore”con Anna Magnani

Si è brillantemente lauerato in ingegneria Mario Minervino, figlio del nostro collaboratore

Raffaele, discutendo una tesi in ingegneria meccanica “per la messa in opera di impianti di climatizzazione finalizzati al benessere termoigrometrico degli edifici pubblici e privati” con relatrice la professoressa Rita

Mastrullo. Al neo Ingegnere gli auguri per un brillante avvenire da parte della Redazione di COSMOGGI

Locandina inerente il film

Page 16: Cosmoggi maggio

MERCATINO a cura diLello Minervino16

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D. C . O Vi a M a r e s c a , 8 9 G a e t a ( L at i n a ) · C . D. C . O Vi a To r r e L i q u e r i z i a , 8 – C i t t à S a n t a n g e l o ( Pe s c a r a )· A s s o c i a z i o n e “ Nu o v e P r o p o s t e” – Vi a B e l l i n i , 9 1 – M at i n a f r a n c a ( Ta r a n t o )· C . D. C . O Vi a To g l i a t t i , S a s s o d i C a s t a l d a ( Po t e n z a )· C . D. C . O Vi a S a n Vi t o , 3 0 1 T i t o ( Po t e n z a )· E d i c o l a “ D i M au r o” – Vi a l e S p i n e l i , 1 9 4 - S a n G i o r g i o d e l S a n n i o ( B e n e v e n t o )· C . D. C . O Vi a Ta g l i a m e n t o, 1 2 5 – Av e l l i n o· P i a n e t a B a r n – d i G u a r d i l l o G e n n a r o – Vi a Na z . D e l l e P u g l i e , 8 S i r i g n a n o ( Av e l l i n o )· C . D. C . O Vi a M . Ve r n i e r i , 1 1 9 S a l e r n o· C . E . S . A . P Vi a R e c a l o n e C a s a g i o v e ( C a s e r t a )· E d i c o l a Eu r e k a , Vi a R o m a , 1 0 1 A l i f e ( C a s e r t a )· S t a z i o n e d i S e r v i z i o Ta m o i l – s s 1 5 8 A l i f e ( C a s e r t a )· C l i n i c a M a r i a R o s a r i a , Vi a S a n B a r t o l o m e o 5 0 , Po m p e i ( Nap o l i )· B i b l i o t e c a Vi l l a B r u n o S . G i o r g i o a C r e m a n o ( Nap o l i )· C e n t r o Ip p i c o – Vi a F i l a r o , 2 E r c o l a n o ( Nap o l i )· Fa r m a c i a “ D e l C a s s a n o” d i Va l l e f u o c o, Vi a l e M i c h e l a n g e l o 6 / 8 – C a s a v at o r e ( Nap o l i )· A n d r e a e G i o v a n n i Pa s t i c c e r i a , Vi a R o m a , 1 5 Vi c o E q u e n s e ( Nap o l i )· B a r D e S i m o n e – P i a z z a S e i a n o, 6 Vi c o E q u e n s e ( Nap o l i )· R e l a i s O a s i c o r s o F i l a n g i e r i Vi c o E q u e n s e ( Nap o l i )· C . D. C . O Vi a C e r a , 3 8 A n a c ap r i ( Nap o l i )· L i b r e r i a G a g l i a r d i A n d r e a , C o r s o It a l i a , 3 8 / A – M a r a n o d i Nap o l i ( Nap o l i )· E d i c o l a S i n i s c a l c o – Vi a S a n R o c c o, 1 1 4 – M a r a n o d i Nap o l i ( Nap o l i )· C e n t r o M a r a n e s e C at t o l i c o – Vi a C at a l a n o, 6 – M a r a n o d i Nap o l i ( Nap o l i )· S t z i o n e d i s e v i z i o Q 8 C o r s o It a l i a Mu g n a n o ( Nap o l i )· C . D. C . O Vi a Mo n t e r u s s o, 6 9 / b Po z z u o l i ( Nap o l i )· B e au t y Q u e e n b a r, Vi a G i o t t o , 5 5 / 5 8 A r e n e l l a Nap o l i· E d i c o l a D i M a r z a n o C ap o d i m o n t e Nap o l i· C a f f è S . G i o r g i o , C . s o D u c a D’Ao s t a , 7 3 P i a n u r a Nap o l i· S t a z i o n e d i s e r v i z i o To t a l , Vi a P r o v i n c i a l e 6 7 , P i a n u r a Nap o l i· S t a z i o n e d i s e r v i z i o To t a l , Vi a C a m i l l o G u e r r a , 3 6 C a m a l d o l i Nap o l i· L a Ta v e r n a d i B a c c o, Vi a A n t o n i o e Lu i g i S e m e n t i n i , 2 8 / 3 2 R i o n e A l t o Nap o l i· S u p e r m e r c at o C a r r e f o u r, Vi a A n t o n i o S e l a r i o , s p a l l e p i a z z a Me d a g l i e d ’O r o Nap o l i· Ta b a c c h e r i a D’A n g e l o , Vi a C o n s a l v o 1 0 7 Fu o r i g r o t t a Nap o l i· S u p e r m e r c at i S u n r i s e , Vi a L e p a n t o 5 5 Fu o r i g r o t t a Nap o l i· S t a z i o n e d i s e r v i z i o A g i p d i R a f f a e l e Ru s c i a n o – Vi a S . M a r i a a C u b i t o C h i a i a n o Nap o l i· F i n - C o m p a ny, Vi a F i u m i c e l l o , 7 z o n a p o r t o – Nap o l i· C . D. C . O L i d o G a l l o , Vi a Fo c e Ve c c h i a , 5 ( L a g o Pat r i a ) , G i u g l i a n o ( Nap o l i )· E d i c o l a G r a v a n t e E l p i d i o , C o r s o S e c o n d i g l i a n o – Nap o l i· S m o o C a f f è , Vi a M i r a n d a , 3 3 ( R i o n e A l t o ) Nap o l i· E d i c o l a d i G i u s e p p e Fe r r i g n o, Vi a O n o f r i o F r a g n i t o – ( R i o n e A l t o ) Nap o l i· C A F U I L d i S c a m p i a , Vi a Nap o l i - R o m a , 3 3 Nap o l i· Te r m i n a l p a r t e n z e Ae r o p o r t o d i ( C ap o d i c h i n o ) Nap o l i· S a l i e Ta b a c c h i f r a t e l l i Fe n z a , L a r g o C ap p e l l a C a n g i a n i – ( A r e n e l l a ) Nap o l i· A s s o c i a z i o n e Me g a r i s , Vi c o S t r e t t o l e a ( C h i a i a ) – Nap o l i· E d i c o l a , P i a z z a C a r o l i n a , ( C h i a i a ) – Nap o l i· Nap o l i No b i l i s s i m a , P i a z z a Vi t t o r i a , ( C h i a i a ) – Nap o l i· E d i c o l a G a r g i u l o , Vi a Ne v i o – Pe t r a r c a , ( Po s i l l i p o ) – Nap o l i· AC I Nap o l i , P i a z z a l e Te c c h i o – Nap o l i· A s s . “ Ni n o Pe t r i c c i u o l o” Vi a Ne r v a , 2 5 ( S o c c a v o ) Nap o l i· C a f f e t t e r i a M a c a r i o , Vi a C e r v a n t e s , 8 8 / 9 0 ( l a t o P i a z z a Mu n i c i p i o ) Nap o l i

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Page 17: Cosmoggi maggio

17

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MUSICA E SPETTACOLO a cura diZorama18

Tanta buona musica e tutta dal vivo è il semplice e fortunato ingrediente delle serate organizzate al MusicArt in Vico S.Maria della

Neve, a Mergellina. La programmazione 2012 ha all’attivo numerosi eventi sempre più entusiasmanti.Il MusicArt, nasce nel lontano 1992, grazie al prof Ennio Forte, con l’intento di voler trovare un punto di riferimento in cui riunirsi per condividere attività di interesse cultuale e sociale in una città come Napoli in cui molto sentito è l’elemento sociale di aggregazione degli individui.Godersi serate in compagnia della buona musica grazie alla paziente maestria di Giuseppe Reale, direttore

artistico, il quale riesce a coinvolgere, trascinare ed avvicinare al jazz anche le nuove generazioni, lontane da alcuni generi musicali. Si è esibito il trio All Stars, con la magistrale bravura del pianista Francesco

Nastro, il magico suono della chitarra di Pietro Condorelli, e le emozionanti corde del contrabasso di Aldo Vigorito. A seguito dell’eccellente risultato ottenuto in questi incontri, il 29 aprile si è avuta una serata davvero esclusiva perché è stato ospite d’eccezione Mark Sherman, che dal 2007 in poi, ha ripetutamente vinto il referendum del “Down Beat magazine”, come migliore vibrafonista, ha inciso circa 100 CD come leader con Guests, Micheal Brecker e Billy Hart e Liza Minelli. Ha deliziato il selezionato pubblico con la sua ritmica che rende palpabile il concetto di swing. Ad accompagnarlo,tra gli altri, il pulsante ritmo della batteria di Peppe La Pusata.Coniugare la qualità artistica con il consenso popolare; è questa la prerogativa del MusicArt.

Rossana Fiorillo Posillipo

Incontri a suon di musicaPercorrendo le note jazz,

protagonista l’arte conviviale

logo MusicArt

Nella suggestiva cornice in tufo della ex fabbrica Fonderia Righetti in Villa Bruno a San Giorgio a

Cremano, si è svolta d’innanzi ad una foltissima partecipazione di pubblico e addetti ai lavori, la presentazione di “Involitudine”, il nuovo disco del cantautore rock Zorama. Ad illustrare l’opera, concepita sotto forma di album concettuale, sono stati i giornalisti e critici musicali Carmine Aymone e Michelangelo Iossa. Detti anche “I Gemelli del Rock”. Nel corso della serata ripresa dalle telecamere di “CosmOggiTV” e “NapoliUrbanBlog”, si sono susseguiti momenti di ascolto di alcune tracce del disco come “Et il y a encore ici” , “Involitudine”, “Quanto mi dai” (scritta con il grande Franco Migliacci e con la featuring di Jen & Spider of Resurrextion), “L’incontro e l’addio” e “Con quello che non dici” (con la partecipazione della ex di X-Factor prima edizione, Luna Di Nardo), ed altri di puro

live in versione total unplugged. Con Zorama e la sua Takamine nera acustica ad intonare, così come gli sono nate, le canzoni incluse nell’album “L’anima triste di un pagliaccio” e “I miei comunicati”. Ovazioni in sala di intenso consenso , confutano al cantaurocker campano trapiantato in bassa Irpinia , la consapevolezza di aver dato alle stampe un disco di qualità assoluta. Il terzo per Zorama. Sul palco salgono anche i fidi musicisti Corrado Calignano (bassista)

e Davide Ferrante (batterista), per poi fare la staffetta con gli ospiti cantautori Varnadi e Aldo Granese, i quali hanno prestato la loro voce per una sorta di graffito musicale, rispettivamente in “Preludio (+ Libero)” e “Diavolo Nero”. La festa di “Involitudine” e del suo autore ha avuto il degno culmine con un brindisi al prosecco e con una meravigliosa quanto squisita torta raffigurante la copertina del compact disc di Zorama, preparata dalla “Cake Desiner” Cecilia Alfarano , ideata e coadiuvata da Rosalia Fiengo. Da alcuni giorni è già in rotazione in qualche radio il singolo “Involitudine”. A inizio maggio l’album sarà in vendita anche in digitale nei migliori stores del mondo, come iTunes, Amazon, Napster e Believe. Dal 2 al 20 giugno Zorama sarà impegnato in un mini tour promozionale in Finlandia.

Daniele Antinori

Zorama ha presentato InvolitudineGrande successo di pubblico per il musicista a Villa Bruno

Al teatro S.M. della Libera in via Belvedere a Napoli, è sta-to presentato il reportage sto-

rico canoro musicale “Napoli… can-zone mia” dal 1900 al 1970, realizzato dal reporter Alberto Del Grosso e dal prof. Aldo De Gioia. Lo spettacolo, a sipario chiuso e luci basse in sala, è stato introdotto dall’ascolto del-la struggente melodia di “Caruso” cantata dal compianto Lucio Dalla. Il sipario si è aperto poi sull’eco di mandolini napoletani. Aldo De Gioia ed Alberto Del Grosso hanno saluta-to il presidente della V Municipalità M. Coppeto ed il consigliere Dr. De Rosa. L’attore Riccardo Grassi-telli, nelle vesti di presentatore, ha introdotto di volta in volta artisti di chiara fama quali Laura Gray, Rino Napolitano, An-gelo Coraggio con la “Posteggia” , il tenore Giovanni Baiano ed il chitarrista-cantante En-rico Mosiello che ha proposto una miscellanea di melodie napoleta-ne. Ancora Napolitano e Acanfora hanno dato vita alla scenetta “Don Anselmo Tartaglia e Luisella” per rievocare il teatro comico dei Petito e dei Pica. Si sono poi esibiti Tina Bonetti e ancora Giovanni Baiano. Un altro flash ha raccontato episodi dell’epoca fascista. Ancora la Gray ed i fratelli gemelli Antonio e Dome-

nico Frate, giovanissimi ma dotati di una voce potente e straordinaria. Poi Del Grosso, De Gioia e Napoli-tano hanno invitato sul palco la Sig.ra Maria Andreadini, nipote della fa-mosa cantante Gilda Mignonette, per rievocarne la memoria. E’ salito sul palco anche l’attore Franco Gargìa, che ha ricordato qualche episodio di backstage durante le riprese cinema-tografiche con Tina Pica. E’ seguito, poi, un intermezzo musicale di melo-die napoletane suonate al piano dalla instancabile Nataliya Apolenskaya. E’ poi stata la volta dello showman

Carlo Forti e di seguito ancora un flash con Fred Bu-scaglione e Patty Pravo e l’esibizio-ne di Emanuele Caianello. Infine l’esibizione dei fratelli Forte ac-compagnati al piano dal maestro Antonio Landolfi.

Del Grosso e De Gioia hanno rin-graziato il pubblico e consegnato targhe a quanti hanno contribuito alla realizzazione dello spettacolo. Il pubblico ha gradito il bellissimo lavoro ed ha applaudito a lungo quando è calato il sipario sulle note di “Funiculì Funiculà cantata dal tenore Giovanni Baiano e ripresa da tutta la compagnia al proscenio.

Fausto Marseglia

Napoli... canzone miaNuovo successo dello spettacolo storico canoro

Spettacolo “ Napoli canzone mia”

Page 19: Cosmoggi maggio

SCIENZA E TECNICA a cura diEnnio Salvia 19

L’Antartide è un continente ancora da scoprire. Spedizioni scientifiche di tutto il mondo cercano di carpire i

segreti di questa terra inospitale, ricoperta da ghiacci e con temperature che sfiorano anche gli 80° centigradi sotto lo zero. Una terra, quindi, pronta ad offrire sorpre-se dentro e sotto la sua coltre di ghiaccio spessa oltre 2 chilometri. Ed infatti, men-tre una spedizione di studiosi americani ed inglesi stava lavorando a un comune progetto di climatologia quando hanno assistito a un evento da film di fantascien-za: un insolito vortice, stazionava in quota senza mai muoversi di un solo centime-tro, nonostante le elevate raffiche di vento spostassero le nuvole tutt’intorno. All’ini-zio si era pensato a una tempesta polare ma, la staticità del mulinello e l’inconsueta nebbia che lo avvolgeva, hanno spinto i ri-cercatori a indagare sul fenomeno. Gli uo-mini hanno approntato un pallone meteo legato a un argano, completo di una radio sonda per il rilievo delle proprietà fisiche (temperatura, umidità relativa, pressio-ne e velocità del vento) e un cronometro scientifico per la registrazione dei tempi di lettura. L’oggetto è stato poi rilasciato e fatto risucchiare all’interno del vortice per il tempo strettamente necessario alle misurazioni. Dopo alcuni minuti un risul-tato inquietante: il cronometro segnava

la data del 27 gennaio 1965 e tutti i dati calcola-ti indicava-no valori in-compatibili con le nor-mali carat-teristiche di una tromba

d’aria. L’esperimento è stato ripetuto più volte e sempre con gli stessi risultati. Uno degli scienziati che ha partecipato ai vari test, lo statunitense Mariann McLein non solo conferma l’accaduto ma evidenzia an-che che l’intero episodio è stato segnalato ai servizi segreti militari e alla Casa Bian-ca. Da prime indiscrezioni pare che si trat-ti di una “porta” spazio-temporale, cioè uno “tunnel” che permette non solo uno spostamento geometrico attraverso lo spa-zio ma anche un cambiamento temporale. Una sorta di viaggio attraverso il tempo (avanti e indietro) e lo spazio.A qualcuno potrà sembrare paradossale ma quanto è avvenuto in Antartide potrebbe trova-re una spiegazione razionale nella teoria del “Ponte di Einstein-Rosen”. All’inizio del secolo scorso, i due scienziati conget-turarono una “galleria gravitazionale” o wormhole, cioè una “scorciatoia” da un

punto dell’universo a un altro che consen-tirebbe di viaggiare tra di essi più veloce-mente di quanto impiegherebbe la luce a percorrere la distanza attraverso lo spazio normale. Questo fatto sensazionale arriva in coincidenza di un’altra strabiliante sco-perta fatta dai satelliti americani e diffusa dalla rivista Daily Galaxy: la presenza di una struttura antichissima sotto il suolo antartico.La scoperta ha alimentato la cu-riosità di ufologi e sostenitori delle teorie del complotto, secondo i quali i militari americani stiano nascondendo il rinveni-mento di un UFO o una grande apparec-chiatura tecnologicamente avanzata mai vista prima. Ad avvalorare questa ipotesi il fatto che gli scavi siano iniziati in se-greto e con una certa celerità. Qualunque cosa sia si tratterebbe di un oggetto vec-chio di 12 mila anni! Al momento le auto-rità statunitensi negano qualsiasi scoperta archeologica a quelle latitudini ma, come esposto da un funzionario del Parlamento Europeo, la scoperta è di una tale portata che tutta la comunità scientifica continua a chiedersi cosa mai stia venendo alla luce in quell’area. Che esista qualche analogia tra la scoperta fatta dai satelliti e il miste-rioso “mulinello” spazio-temporale?

Ennio Salvia

Nell’immaginario collettivo lo squalo viene dipinto come un animale aggressivo, feroce, spesso portatore di morte e, non di rado, si registrano purtroppo decessi di nuota-

tori o surfisti aggrediti in mare dagli squali. Ma il ruolo di questi esseri, tra i più antichi del pianeta, visto che la loro origine si fa risalire intorno ai 450 milioni di anni, è fon-damentale nel gioco degli ecosistemi marini. Moltissime specie di squali sono carnivori ma ne esistono anche, e sono i più grossi, che si nutrono di plancton e sono stati capaci di adat-tarsi anche all’acqua dolce, tanto che

alcune specie sono in grado di vivere in entrambi gli ambienti acquatici.Purtroppo sono oggetto di una caccia spietata che ad-dirittura ne minaccia l’estinzione. Caccia non dovuta alla fama di portatore di morte ma per la loro carne e, soprattutto, per le loro pinne, ritenute afrodisiache dai popoli orientali.Fino a 73 milioni di squali vengono catturati ogni anno per il commercio globale di pinne che alimenta la domanda di zuppa di pinna di squalo, so-prattutto nel campo della ristorazione. Come da tradizione, gran parte dei pescatori recidono la pinna quando lo squalo è ancora vivo e gettano il corpo in acqua; in tal modo l’animale si dissan-

gua lentamente anche perché l’acqua fredda aumenta l’a-gonia.Purtroppo non ci sono limiti di numero e qualsiasi quantità di squali possono es-sere uccisi in mare aperto.Gli squali martello sono partico-larmente vulnerabili a questo tipo di pesca, perché gli squali sono a crescita lenta e occorro-no fino a 17 anni per portare uno squalo a maturità. Nel comples-so essi svolgono un ruolo determinante nell’ambiente marino, e in particolare in quello oceanico: Dove le popolazioni di squali sono in buona salute, la vita marina prospera, ma dove la caccia viene praticata gli ecosistemi acquatici perdono il loro equilibrio.Per cercare di frenare questa strage continua, l’Agenzia della Pesca ha emesso un divieto per i pescatori di portare sulle bar-che solo le pinne ma dovranno portare a terra gli squali con le pinne ancora attaccate. In tal modo la capacità di trasporto di una barca sarà limitato e questo sarà l’unica protezione di cui po-tranno “godere” gli squali da oggi in poi. Fin quando vivranno.

Alessandro Caforio

Antartide, un continente pieno di sorprese e di misteroFenomeni difficilmente spiegabili e strane strutture individuate dai satelliti

Caccia agli squali, si cerca di porre un freno D a q u e s t ’a n n o s a r à r i d i m e n s i o n a t o i l c o m m e r c i o d e l l e p i n n e

Il commercio delle pinne di squalo

Un tipico squalo martello

Il vulcano Erebus in Antartide

Ristorante Villa “Er Più” Via Domitiana km 44,200

Lago Patria, Giugliano in Campania

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LIBRI a cura diEleonora Belfiore20

Colpo d’autore - la classifica di CosmoggiSono passate le vacanze di Pasqua e sembra proprio che questa non sia la festività ideale per i grandi cambiamenti in fatto di letture. Non ci sono, infatti, grandi cambiamenti anche se le prime posizioni risultano leggermente modificate. In prima posizione troviamo Massimo Gramellini che riesce così a scalzare, per una manciata di copie, Wisława Szymborska. Andrea Camilleri scende quindi in terza posizione mentre conquista velocemente posizioni, il volume di Francesco Guccini, il grande cantautore italiano capace di offrirci una visione intensa e vivida della nostra esistenza contemporanea, sempre più vicino al podio anche grazie alla sua presenza alla trasmissione televisiva “Che tempo che fa” di Fazio che, come ben sappiamo, è una vetrina eccellente per tutti gli scrittori.Nessun grande cambiamento nel resto della top ten in cui ritroviamo ancora Carlo Verdone, Carlos Ruiz Zafón e Clara Sanchez .Ecco nello specifico la classifica di questo mese:

La flessibilità lavorativa, alla base dell’ economia del nuovo millennio, non si è tradotta in un maggior livello di benessere né ha portato il

lavoratore verso orizzonti più ampi; al contrario essa non è stata altro che un incentivo al precariato odierno. E’ con questa premessa che si apre il vigoroso pamphlet di Domenico Raio, “ Gloria al posto fisso”.Con uno stile asciutto e poderoso, lo scrittore conduce un’analisi rigorosa e spietata sulla nostra attuale condizione economica e sociale.Particolarmente efficace la copertina di Giulio Testi, dal titolo quanto mai profetico “ Il Quarto Stato, aspetta ancora” .Infatti, se nell’epoca industriale il mondo si divideva in borghesi e

proletari,oggi, al tempo della globalizzazione, la società si divide tra chi ha un posto fisso, i privilegiati, e chi ha un posto transeunte, l’attuale quarto stato.E’ questa l’idea principale di questo testo, interessante e puntuale nel descrivere e svelare tutte le contraddizioni di un sistema nato per rendere più competitive le aziende sul mercato internazionale

e finito poi per fagocitare, come in una tragedia greca, sé stesso. Con intelligenza e tocco ironico, Domenico Raio dimostra come la crisi economica mondiale che stiamo vivendo è da attribuire soprattutto al tramonto del posto fisso.Infatti,la tranquillità ed il benessere che solo il posto fisso può garantire ha da sempre determinato la possibilità di spendere e favorire i consumi nei più svariati settori, <<perché anche la più colossale campagna pubblicitaria serve a poco quando il potenziale consumatore non sa se e quanto guadagnerà di qui a trenta giorni>> scrive l’autore in una delle pagine più illuminanti del saggio. Opera notevole e tragicamente attuale, la cui lettura vivamente consigliata.Domenico Raio è laureato in Lingue e Letterature Straniere. Giornalista pubblicista e critico d’Arte, è stato direttore di diversi periodici. Da anni si interessa di Comunicazione ed ha pubblicato numerose opere letterarie, riscuotendo sempre notevoli consensi.

Eleonora Belfiore

Domenico Raio, Gloria al posto fisso (perchè senza un guadagno sicuro nessuno spende e il mercato va in crisi), Edizioni Scientifiche e Artistiche, I Pamphler, p.96, € 5,00

L’urlo indignato dei precari riecheggia tra le pagine di “Gloria al posto fisso”Il nuovo «Mal du siècle», la vita al tempo del lavoro

1. “Fai bei sogni” (Massimo Gramellini, Longanesi)2. “La gioa di scrivere” Wisława Szymborska,Adelphi)3. “La regina di Pomerania ed altre storie di Vigàta” (Andrea Camilleri, Sellerio)4. “ Dizionario delle cose perdute” (Francesco Guccini,Mondadori)5. “ Tre volte all’alba” (Alessandro Baricco, Feltrinelli)

6. “La casa sopra i portici” (Carlo Verdone, Bompiani)7. “Il prigioniero del cielo” (Carlos Ruiz Zafón, Mondadori)8. “La dieta Dukan illustrata” (Pierre Dukan, Sperling & Kupfer)9. “La voce invisibile del vento” (Clara Sanchez, Garzanti)10. “Neanche con un morso all’orecchio” (Flavio Insinna, Mondadori)

Il nuovo libro dell’artista Carlo Improta La filosofia dell’arte

Antiche iconografie antropomorfe, la “verbo-visibilità” per mezzo dei libri, come ha rilevato il Prof. Ugo Piscopo, poi ancora i bronzi,

l’opera tutta concettuale delle lenzuola, l’astratto con i suoi segni e le tracce, infine la serie di volti dedicati al rapporto tra “Psiche e Universo”, e poi le fotografie dedicate agli artigiani, un’opera dalla forte matrice sociale.Ad una prima osservazione dell’opera omnia di Carlo Improta può forse capitare di restare un po’ disorientati, ma, dopo una più profonda analisi dei suoi lavori, specie dei suoi scritti ed in particolare del suo testo “Sull’incompletezza dell’Essere”, pubblicato di recente da Thesan&Turan, si può certamente comprendere e condividere che questa varietà di temi, di stili, di argomenti, ha un solo filo conduttore nell’arte e in quella sua propria filosofia sul rapporto mente-mano, una visione attraverso la quale Improta trasferisce l’insegnamento del secondo millennio nel terzo. Oggi Carlo Improta è un artista del nuovo secolo, con tutte le sue implicazioni, quindi un artista contemporaneo, appartenente ad un’epoca in cui, come egli stesso afferma, il bene non è semplicemente concettualizzato o teatralizzato, ma è anche creato dall’artista ed è “essenziale”, cosa che apre nuovi e antichi scenari sul concetto dell’Arte, ma nel frattempo torna a dare credito a quella bottega artigianale dove si è originata la nostra cultura, ora affossata dalla compressione temporale e dalla mancanza di capacità manuale.L’arte, rispecchiando l’individuo e gli aspetti della sua società, nel ’900 ha rispecchiato anche i suoi mali in una frenesia pari alla spasmodica velocità del tempo in cui viviamo.

Domenico Raio

Carlo Improta, “Sull’incompletezza dell’essere”, Thesan&Turan, pagg. 73, € 10,00

Un altro successo di Umberto DruschovicL’intensa raccolta poetica “ I colori dell’acqua”

Le poesie di Umberto Druschovic sono come un istante infinito, un frame di un lungo film dove il tempo è il filo rosso che unisce

i versi della raccolta “ I colori dell’acqua” .Protagonisti di questo volume sono i colori “dell’acqua”, colori intensi che raccontano

memorie e attese, suscitano domande, regalano gioie e dilatano angosce. Sono i colori delle stagioni, del tempo che passa e del tempo che verrà, delle emozioni .Perché i colori dell’acqua non sono altro che la metafora del fluire della vita; con tutte le sue angosce, le inquietudini, le sconfitte contro cui ogni giorno resistiamo per far sì che non ci venga rubato altro tempo. In questa raccolta non mancano accenni alla morte, profonde riflessioni sui rapporti umani,

immagini dal sapore esistenziale che riflettono l’animo umano senza alcuna presunzione filosofica ma, al contrario, con estrema semplicità.Scrivendo, l’ autore riacquista i suoi ricordi più vivi, alcuni dolorosi, legati alla perdita dei propri cari, altri carichi di un’energia vitale immortalata in un’eterna fotografia mentale. Con stile asciutto ed immediato, Umberto Druschovic scatta istantanee del nostro tempo e ci avvolge con struggente malinconia.L’ autore costruisce un microcosmo di sensazioni che scendono con passi lenti nel profondo dell’anima, arrivando così al cuore di tutti i lettori.Opera notevole.Scrittore e poeta raffinato, Umberto Druschovic si è classificato al primo posto nella XI edizione del Concorso Internazionale di poesia Olympia Città di Montegrotto Terme 2011, aggiungendo questa vittoria agli altri premi nazionali conquistati.Diverse sue liriche sono state pubblicate in prestigiose antologie letterarie.

Sara BelfioreUmberto Druschovic, I colori dell’acqua, Fantastylos, 109 pagine,€10,00

Page 21: Cosmoggi maggio

VARIE a cura diAntonio Starace 21

Lapide commemorativa al poeta Leopardi

Il poeta e scrittore Giacomo Leopardi, gli ultimi anni della sua vita li trascorse nella città di Napoli, e precisamente

nella casa dell’amico Antonio Ranieri sita in vico Pero a S.Teresa . Il palazzo è posto a fianco a quello dei principi di Cimitile. L’atto di morte è custodito nella vicina chiesa della SS.Annunziata a Fonseca, ove nel libro “Defuncti” a pag.124 si rileva che il giorno 16 giugno dell’anno 1837 Don Giacomo Leopardi, figlio del conte Monaldo e di Adelaide Antici di anni 38, domiciliato in Napoli al vico Pero a S.Teresa n.2, è morto munito dei SS.Sacramenti.

Ribattezzato il “Ponte della Sanità”

Ponte Maddalena Cersasuolo è l’attuale nome del ponte della Sanità. La costruzione fu voluta da Gio-

acchino Murat nell’anno 1809 per collegare al meglio il palazzo reale di Capodimonte alla città di Napoli. La decisione del cambio toponomastico è stata presa con una petizione popolare che ha raccolto 2.907 firme. E’ da ricordare che Maddalena Cerasuolo fu una partigia-na che, durante le 4 giornate di Napoli, diede un con-tributo determinante a non far saltare in aria questo ponte minato dall’esercito tedesco in fuga da Napoli.

Enrico Fontanarosa

Totò, 45 anni senza un museoNapoli, una piazza per il “principe della risata”

Che fine ha fatto il museo di Totò? Se lo chiedono da tempo tantissimi che in tutto il mondo, e non solo a

Napoli, sono legati da un profondo affet-to e da una stima incondizionata verso il grande attore partenopeo, scomparso il 15 aprile 1967. Al riguardo, per sensibilizza-re la pubblica amministrazione e, segna-tamente, il Comune di Napoli, rispetto ai ritardi oramai “storici“ per l’apertura di un museo, il cui primo annuncio risale al 1996, ben 16 anni fa, è stato anche lanciato, in occasione del quarantacinquesimo an-niversario da quando il grande artista ci ha lasciati, un appello sul social network Facebook, attraverso il gruppo fondato sul social network Facebook, dal titolo: “Noi amiamo Totò“ al link http://www.facebook.com/groups/noiamiamototo/.Eppure, nelle poche occasioni nelle quali si è accennato alla vicenda, non sono stati mai precisati i motivi concreti che ritar-dano ancora l’apertura del museo dedi-cato a Totò e, anche per quest’ennesimo

anniversario, la cosa sta passando sotto silenzio. Un museo che dovrebbe sorgere, ma a questo punto il condizionale è d’ob-bligo, nel Palazzo dello Spagnuolo in via Vergini, a pochi metri da quella via Santa Maria Antesaecula dove il Principe An-

tonio De Curtis vide la luce. Ma di anno in anno l’appuntamento viene rinviato, anzi, da un po’ di tempo a questa parte, dell’apertura del museo non si sente nep-pure più parlare, né ricevono risposte le

tante richieste al riguardo degli estimatori del grande artista, sparsi su tutto il globo terracqueo. E’ una vergogna intollerabi-le, alla quale auspichiamo che l’attuale amministrazione voglia finalmente porre rimedio. Non solo rimuovendo tutti gli ostacoli e le pastoie che sino ad ora hanno impedito l’apertura del museo ma anche mettendo in campo una serie dì’iniziative, che, in verità, sono mancate anche in occa-sione dell’ultimo anniversario, per ricor-dare il grande artista. Tra le altre, a costo zero, proprio in quest’ultima occasione ho rilanciato la proposta d’intitolare a Totò, al quale attualmente è dedicata solo una delle tante traverse su via Foria, una del-le più e belle importanti piazze di Napo-li, che potrebbe essere individuata anche attraverso un referendum da promuovere su Internet, coinvolgendo i tanti ammira-tori del “principe della risata”.

Gennaro Capodanno

Non tutti sanno che...

Antonio De Curtis, in arte “Totò”

Alla Mostra d’oltremare il Comicon 2012 Anche quest’anno l’appuntamento per gli appassionati del fumetto

Uno stand di Comicon

Il Comicon rappresenta un ap-puntamento imperdibile da tre-dici anni per chi ama il mondo

del fumetto. Il tema della rappre-sentazione di quest’anno, che si è tenuta dal 28 aprile al 1 maggio, è stato “Fumetto & Letteratura”.Il Comune di Napoli ha deciso di allestire il tutto alla Mostra d’Ol-tremare, a Fuorigrotta dove, quasi un quarto di secolo fa, ci fu la Fiera del Fumetto. La motivazione della scelta è data dalla volontà di elu-dere le critiche ai tagli economici e soprattutto ai problemi relativi all’organizzazione dell’evento. Ne-gli anni scorsi infatti Il Comicon prevedeva uno “sdoppiamento” anche a Castel Sant’Elmo. “È stata così unita la parte culturale a quel-la ludica”, ha dichiarato il diretto-re della manifestazione Claudio Curcio. L’edizione 2012 ha avuto come tema centrale l’unione della letteratura al fumetto. Proiezioni, gare di cosplay, incontri con gli autori si sono alternati a mostre, spettacoli giapponesi e alla tanto amata area videogiochi. I cosplay, per chi non fosse informato, sono

una pratica giapponese che consi-ste nel travestirsi e nell’immedesi-marsi in un personaggio famoso.

In esposizione per tutti gli ospiti i visitatori la mostra principale inti-tolata “Storie parallele: letterature e fumetti in Italia”, che ha propo-sto i disegni del “Poema” fumetto del poeta Dino Buzzati e un libro inedito a fumetti di Dacia Maraini, illustrato dal disegnatore Gud. E ancora due megamostre di fumet-to e letteratura una dedicata ai 30 anni di Martin Mystère e l’altra ai 50 anni di Diabolik. Il Comicon è stato realizzato grazie alla colla-borazione del Consolato USA che ha permesso l’esposizione di alcu-ne tavole firmate da grandi artisti statunitensi, come David Finch.

Maria Balsamo

Page 22: Cosmoggi maggio

SPORT a cura diCarlo Perna22

La stagione strepitosa della Juve Stabia è legata come non mai ai gol di Marco Sau, sardo. bom-

ber di razza. Ventuno su trentuno le partite giocate dal numero 25. Una media impressionante per un pic-coletto della provincia di Nuoro. A suon di gol Marco Sau,ormai idolo dei tifosi stabiesi. Ha garantito la sal-vezza della Juve Stabia anche se non proietta la formazione gialloblù verso i play-off. Le sue reti, tra l’altro, per la maggior parte perle per il calcio italiano, hanno portato in dote alla squadra di Piero Braglia la bellezza di 22 punti. Un bottino pesante. Sau è arrivato a Castellammare alla fine di agosto e senza una preparazione adeguata, mancando al ritiro estivo del club, dopo il tira e molla col Fog-gia. Ventuno gol con appena tre calci di rigore trasformati contro Bari, No-cerina e Padova perchè la Juve Stabia è una delle squadre che ha avuto il minor numero di penalty, quattro in totale. Senza le reti del bomber sardo la formazione stabiese si ritroverebbe

all’ultimo posto della classifica con 24 punti per colpa dei quattro di pena-lizzazione. Quando Marco Sau non ha gonfiato la rete degli avversari la Juve Stabia ha portato a casa 28 pun-ti.Le Vespe non possono fare a meno dell’apporto in termini di gol del loro bomber che ha deciso diverse gare come quella col Bari, col Padova (se-gnando la rete del pareggio), quella di Grosseto e ( di nuovo )Padova in cui ha realizzato una doppietta e poi via via i match con Gubbio, Sampdo-ria, Empoli, Crotone, fino ad arrivare a quelle con Reggina, Torino e Vi-cenza. Numeri da record una media impressionante di gol per il folletto di Tonara, e il tutto impreziosito da quattro doppiette. La prima in quel di Grosseto, nell’ultimo blitz in tra-sferta prima del successo di Vicenza arrivato dopo quasi 4 mesi. In mezzo i due segnati all’Empoli, nella prima gara del girone di ritorno. Il primo da opportunista raccogliendo di te-sta il pallone calciato da Erpen sulla traversa. L’altro, invece, da applausi. La fuga su imbeccata di Erpen verso l’area. La finta a rientrare che manda fuori tempo il difensore e il portie-re Pelagotti steso. L’ultima in casa contro il Padova, un primo gol su rigore conquistatosi dopo una lunga cavalcata verso la porta, l’altro nel finale lasciando sul posto il difenso-re veneto e piazzandola a fil di palo.Tanti dei suoi gol hanno fatto il giro delle televisioni. Si sono sprecati gli accostamenti con Alex Del Piero. Perchè il pezzo forte di Marco Sau è diventato il tiro a giro, marchio di fabbrica del fuoriclasse juventino.

Un goal per gli ultrasLa cassazione cancella l’obbligo della seconda firma

Marco Sau, un nome una garanziaIl folletto delle Vespe stabiesi, vero protagonista in B

è appetito da grandi squadre di A

Buone notizie – se così possiamo dire – per gli ultrà più turbolenti, quei tifosi, cioè, sotto-posti al divieto di accedere ai luoghi dove si

svolgono le manifestazioni sportive (cd. Daspo): la Corte di Cassazione, con la sentenza n. 12510 del 2012, ha, infatti, chiarito che «in tema di misure vol-te a prevenire fenomeni di violenza in occasione di competizioni sportive, l’obbligo di duplice presenta-zione all’autorità di P.S. non è legittimamente impo-sto laddove, in ragione della distanza del luogo di competizione da quello di presentazione, non sia in ogni modo possibile, per l’interessato, raggiungere il luogo dell’incontro in tempi ravvicinati».È quan-to accaduto ad un tifoso del Monza – squadra che, nella causa sottoposta all’attenzione dei giudici di legittimità, giocava in trasferta in un’altra regione – obbligato a presentarsi negli uffici di polizia durante lo svolgimento degli incontri per dimostrare che era realmente lontano dallo stadio (per incidens si ricor-da che i provvedimenti cautelari che possono essere convalidati a carico dei tifosi un po’ troppo veementi hanno ad oggetto l’obbligo di presentazione presso gli uffici di polizia, durante il match, trenta minuti dopo l’inizio e trenta minuti prima che esso finisca).In casi come quello accaduto al tifoso del Monza, l’ordinanza di limitazione della libertà, però, risulta-va inutilmente ‘rafforzata’, fosse solo per il fatto che i molti chilometri che l’uomo avrebbe dovuto compie-re per raggiungere i propri beniamini, avrebbero di fatto reso impossibile una sua “scappatina” allo sta-dio, cosa che la Terza Sezione penale, nella sentenza, contesta al Gip responsabile di aver convalidato la disposizione senza fornire adeguate indicazioni per spiegare una simile cautela. Per questi motivi, gli er-mellini hanno provveduto a cancellare l’obbligo del-la seconda firma, limitando l’onere solo alla prima.

Adelaide Caravaglios

L’attaccante della Juve Stabia che con i suoi goal dopo aver portato le Vespe alla salvezzaanticipata, tenta la scalata ai play off Edy Ferraiuolo

Ancora un successo per il volley femminile napoletano. Stavolta è toccato alle ragazze, classe ’89 e ’99, della Partenope che si sono qualificate per le finali nazionali C.S.I. che si svolgeranno a Lignano Sabbiadoro a fine mese.

Il traguardo è stato raggiunto dalle atlete allenate da Maria Pia Salemme battendo, nella finale regionale svoltasi a Capaccio (SA), le pari età del Centro Ester con un netto 2-0. Un successo che la dice lunga sul valore delle ragazze della Salemme perché ottenuto contro una grande squadra, di un club abituato ai grandi traguardi. Con questa qualificazione la A.P. Partenope volley, titolare tra l’altro del prestigioso Certificato Federale di Qualità per l’Attività Giovanile, raggiunge il primo importante obiettivo della stagione e si prepara a conquistare altri impegnativi traguardi.

Vincenzo Vinciguerra

L’Associazione polisportiva Partenope volley femminile accede

alle finali nazionali di Lignano Sabbiedoro

Nell’ordine dall’alto in basso e da sinistra a destra:

Maria Pia Salemme (allenatrice) Vittoria Rapillo, Sara De Chiara, Micaela Ambrosi de Magistris, Lorenza Manfredonia, Annalisa Carignani (cap.), Roberta Finamore, Chiara D’Anna, Annamaria de Franciscis de Cas., Miriam Carravetta, Chiara Pisapia.

Page 23: Cosmoggi maggio

ULTIMISSIME a cura diPaolo Zaccaria 23

Periodico di attualità, informazione, cultura, cronaca, politica e sport

ANNO XVIII NUMERO

5 - M a g g i o 2 0 1 2

Autorizzazione Trib.Napolin. 4740 del 19/03/1996

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Presso il salone “G. Federico” della CGIL di Napoli, in via Torino, si è tenuto un importante convegno dal titolo “Diritti, democrazia, e libertà di stampa”. Tre fattori concatenati che costituiscono fattori essenziale

per non considerare il lavoro alla stregua di una merce. Nel lavoro le persone imparano a conoscere i propri diritti e doveri. Per quanto riguarda la libertà di stampa l’art. 21 della nostra costituzione sancisce espressamente: “ Tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione…”.. Qualsiasi forma di limitazione costituisce un vero attacco alla democrazia”. Una manifestazione che ha avuto relatori di grande livello, come Federico Libertino, segretario generale della Camera del Lavoro di

Napoli, che, nella sua introduzione ai lavori, ha criticato espressamente l’attuale governo Monti, sostenendo che: “quando si attacca il lavoro riducendolo a merce, quando si colpiscono e si negano i diritti, quando si colpisce la libertà di pensiero, quando un giornalista non può esercitare liberamente il proprio lavoro è a rischio la tenuta democratica di un Paese”. Ottavio Lucarelli, presidente dell’Ordine dei Giornalisti della Campania, ha evidenziato due importanti aspetti: primo, le minacce ai giornalisti che stanno dilagando in tutta Italia, e in funzione delle quali è stato

fondato un organismo denominato “Ossigeno per l’Informazione”, che è stato organizzato dall’Ordine e dal sindacato a livello nazionale, che mensilmente risponde dei giornalisti minacciati. Un altro aspetto affrontato è stato quello del precariato sostenendo che:“ nell’ultimo anno ci sono stati molti giornali della free press che hanno chiuso, ma ci sono anche televisioni che hanno ridotto drasticamente l’organico, e giornalisti che da otto, nove mesi non ricevono lo stipendio”. Claudio Sardo, direttore del quotidiano “L’Unità”, ha sottolineato l’attuale crisi che sta mettendo a rischio il mercato dei giornali, riducendo sul piano materiale la libertà di stampa, in quanto si riduce anche la possibilità di un autonomo approvvigionamento alle fonti delle notizie, perché, essendo ridotto il numero di giornalisti in redazione, si è sempre più schiavi delle fonti di notizie che arrivano dall’esterno. Ha moderato l’evento Giulia Trucillo, addetto stampa della CGIL, tra i presenti anche il vicesindaco di Napoli Tommaso Sodano.

Umberto D’Orsi

Luca Signorelli (1445-1523), grande interprete del Rinasci-mento umbro, il cortonese “de ingegno et spirto pelegri-no” come lo definì Giovanni Santi, il padre di Raffaello,

viene celebrato a Perugia con una monografica importante dal 21 aprile al 26 agosto. Di chiara formazione pierfrancescana (la mostra si apre con la Madonna di Senigallia di Urbino), il suo ingegno creativo presto si concede al drammatico fervore del Pollaiolo tonificandosi con quella sua virile energia, che sarà una delle caratteristiche stilistiche di Luca. Scelta che si coglie soprattutto nella rappresentazione del nudo, presente in quasi tutta la sua produzione e simbolo del suo classicismo. Impegna-to nella Cappella Sistina, già dal 1482 è in contatto con Perugino, Botticelli, il Ghirlandaio e Cosimo Rosselli. “La critica è concor-de nel riconoscere l’intervento di Signorelli nel riquadro raffi-gurante Il testamento e la morte di Mosè, presentato in mostra sia attraverso un’incisione ottocentesca di Ludovico Ferretti, sia

attraverso un acquerello di Eli-seo Fattorini concesso in prestito dal Victoria and Albert Museum di Londra”. Emblematiche, poi, la Pala di Sant’Onofrio del Duo-mo di Perugia, la Sacra Famiglia Pallavicini Rospigliosi, il Tondo di Monaco, la Sacra Famiglia de-gli Uffizi, la Sacra Famiglia della Galleria Palatina di Firenze, la Sacra Famiglia del Musée Jacque-mart-Andrè di Parigi e il bel tondo della Fondazione Zamber-letti di Fiesole. Il resto è affidato al grandioso ciclo del Giudizio Universale nella Cappella di San Brizio nel Duomo di Orvieto (1499-1504), culmine della pittura rinascimentale, in bilico tra le potenze visionarie di Dante e Michelangelo.

Ivana Porcini

Luca Signorelli “de Ingegno et spirto pelegrino” L’Umbria ricorda il pittore cortonese Luca Signorelli, nella Galleria nazionale

di Perugia, toccando anche Orvieto e Città di Castello

Diritti, democrazia e libertà di stampaAl convegno si è parlato anche di precariato

Convegno della CGIL presso il salone “G. Federico” di Napoli

Opera “dannati all’inferno” di Luca Signorelli

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ANNO XVIII MARZO 2012 DISTRIBUZIONE GRATUITA/COPIA OMAGGIOANNO XVIII NUMERO 5 MAGGIO 2012 DI ST R I BU Z ION E G R AT U I TA / C OP IA OM AG G IO

E’ nata la televisione del futuro:

Che è visibile sul Web all’indirizzo www.cosmoggi.tv Lo staff redazionale: Enrico Teperino, Anna Santoro, Liana Capuozzo, Adelaide Caravaglios Carmela Di Caprio, Paola Grattagliano, Anna Schettino, Angelo Moscati e Italo Sgherzi. Sono partecipi di questo evento. La direzione è sita in Napoli in via Camillo Guerra, 42 - Tel.081.5875216 Chi desiderasse collaborare, non a fini di lucro, può inviare i propri filmati che saranno trasmessi via web.

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Sergio Sciciot “Trilogia della luce”

Mons. Lucio Sembrano presenta la “Trilogia della luce” alla sua sinistra l’autore Sergio Sciciot

Sergio Scisciot raccoglie nella recente opera “Trilogia della luce”, poesie in piccola parte già edite. Le sezioni sono tre e presentano nella intitolazione la parola “luce”. Tale raccol-

ta è, come il titolo stesso suggerisce, suddivisa in tre parti: “La sinfonia della luce”, “La luce dalla notte” e “La luce e la carne”.Le liriche sono testimonianza di una fase dell’esistenza di Sergio Scisciot vivificata da profonde riflessioni di fede. Nella prima se-zione l’ autore propone poesie che coinvolgono un’intera giorna-ta dal mattino alla sera; la seconda sezione ci mostra la luce che sorge dal buio più fitto; nella terza leggiamo la sofferenza della carne nel Figlio di Dio e nella nostra vita.Per farne comprendere l’intensità a chi legge non ho che una via: riportare fedelmente alcuni versi. Le rappresentazioni liriche dell’Autore sanno di ma-gico perché nella sua poesia sogno e realtà si confondono in una meravigliosa forza espressiva: “…così ora le cose galleggiano en-tro un umido velo / di silenzio cheto, pulito, / la luce stessa sa di silenzio e di attesa…”. L’ispirazione di Sergio Scisciot è profonda e vera; e non può che venire dall’Altissimo, di cui Sergio è perva-so in maniera commovente.Si impone la parola fluida, la cultura, ma qui c’è qualcosa di più: c’è la luce divina, la stessa che Sergio invoca. La descrizione delle cose assume un aspetto celestiale facendo intravedere il paradiso terrestre. La seconda parte inizia con la creazione. Dio ci dona la luce e poi crea l’uomo. Su questa parte mirabile della poesia di Scisciot, non oso commento. Due poesie di questa sezione sono dedicate ad altrettante celebri don-ne che hanno vissuto d’amore e per l’amore: Madre Teresa di Cal-

cutta e Maddalena. Sono poesie di una bellezza disarmante. Della prima vorrei riportare la chiusu-ra: “Se Dio esistes-se - / le disse un non credente - / avrebbe certamente il volto tuo”. Nella seconda, il poeta Scisciot di-pinge con maestria l’immagine ben nota della Maddalena che “rese deserto” la fre-schezza del suo giovane corpo venduto. Gesù ne riscatterà con il suo amore il peccato e Donatello, con la sua arte, immortalerà, in un sorprendente connubio, fede ed arte.Il percorso termina con la terza parte “La luce e la carne” che poggia la sua forza su solide conoscenze teologiche e scritturali trasfuse liricamen-te. Ed è subito il Verbo incarnato, nella poesia: “L’infinito e la carne”. Le poesie seguono Gesù, dalla sua nascita terrena fino alla morte. L’ultima poesia vuole essere un congedo. Il Po-eta sofferma la sua attenzione sulla luce della sera e scrive, in versi ricchi di significato, che la luce della sera è la stessa che ci sveglia al mattino, messaggio che invita alla meditazione.

Anna Aita

Presso la Chiesa del Rosario alle Pigne, in piazza Cavour 124, a Napoli, si è svolta “L’arte è preghiera” - VIII Rassegna “Artisti Insieme” per “la Pace”, ideata da Rita Ragni,

ospitata dal Centro Diocesano Unioni Cattoliche Operaie, e presentata da Monsignor Domenico Felleca, assistente diocesano, dal Prof. Pasquale Oliviero, presidente diocesano U.C.O. e dal Prof. Italo Sgherzi, direttore di “Cosmoggi”. La collettiva d’arte, che ha visto esporre opere di Lello Bavenni,

Salvatore Ferrara, Sebastiano Iardino, Valentina Marrandino, Costanzo Narciso, Emilia Primicile Carafa, Rita Ragni, Alma Sauro e Agata Senatore, con la partecipazione straordinaria di due opere di Lydia Cottone, è stata l’occasione, per gli artisti, di esprimersi su un tema universale nelle varianti formali e stilistiche personali e, per i visitatori, di riflettere su un valore che

rappresenta un sentimento comune. La pace è il grande sogno dell’umanità, una condizione la cui necessità sovente viene percepita soltanto nel momento in cui viene a mancare. Perché

non resti solo una parola, occorre impegnarsi ogni giorno per mantenerla, per fugare ogni motivo di conflitto tra i popoli come tra i singoli individui. La pace rappresenta la meta di un percorso spirituale che deve condurci a comprendere le ragioni dell’altro e a superare con il dialogo qualsiasi controversia tra gli uomini. In questo discorso tanto delicato l’arte può contribuire a formare le coscienze su una questione di primaria importanza per il genere umano, quale frutto di una lunga ricerca interiore. La Chiesa ha sempre sostenuto le arti figurative per il messaggio che un’opera d’arte riesce a trasmettere con forza e immediatezza agli osservatori. Oggi la tradizione si rinnova e il messaggio lanciato dagli artisti partecipanti alla “Rassegna” è stato colto in tutta la sua profondità dai numerosi visitatori.

Domenico Raio

La collettiva d’arte ha fatto tappa alla Chiesa del Rosario alle PigneL’VIII Rassegna “Artisti Insieme” per “la Pace”

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