Fatti stilizzati per una storia della Cassa Depositi e Prestiti

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G. Della Torre “FATTI STILIZZATI” PER UNA STORIA QUANTITATIVA DELLA CDP 1 giugno 2000 1 Questo saggio ha la finalità di guidare la lettura delle informazioni quantitative sulle attività della CDP da noi elabora- te: cfr. G. Della Torre,  Impieghi e provvista della Cassa Depositi e Prestiti, 1850–1990 e Appendice: dati quantitativi,  fonti statistiche e note metodologiche , in questo volume. Ha inoltre la funzione di inquadrare i tratti caratteristici della storia dell’istituzione. Ringraziamo i partecipanti al seminario tenuto presso il Dipartimento di Economia politica del- l’Università degli Studi di Siena per le osservazioni e i consigli ricevuti.

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3.3 Gli anni 1946–1990

La figura C.6 evidenzia nel corso degli anni ’50 due finalità decisive: il settore d’intervento“case economiche e popolari” (intorno al 40%) e il settore legato alle “deficienze di bilancio” e alla“dismissione di debiti” (tra il 30 e il 40%) (fig. C.6 e tav. C.5).

Nel corso degli anni ‘60–70, si riduce progressivamente il peso del settore “case economiche e popolari”, mentre cresce in forma continua il peso del secondo settore (che raggiunge un punto dimassimo alla fine degli anni ’70) (fig. C.6). Nello stesso periodo assumono particolare rilievo i set-tori “scuole” e “opere varie” (fig. C.7).

Da notare l’importanza, dall’inizio degli anni ’80, del settori “varie e leggi speciali”, “strade”,“opere varie”, “fognature”, e “scuole”.

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4. La raccolta della CDP: i fondi propri e i proventi dalle Casse postali

Nella figura e nella tavola D.1 sono illustrate le dinamiche della raccolta “propria” della CDP(depositi in numerario presso la Gestione principale: dalla fondazione; buoni fruttiferi emessi dallaCassa: dal 1928; e cartelle della Sezione autonoma del credito comunale e provinciale: dal 1897) edei fondi provenienti dalle Casse postali (risparmio postale ed eccedenze della gestione dei c/c po-stali).

4.1 I fondi propri, 1863–1914 e 1968–1977

I fondi “propri” della CDP costituiscono le forme di passività specifiche della Cassa. Negli anni1863–1877 il peso della raccolta propria è su valori contenuti (intorno allo 0.6% del Pil), rispetto aiquelli che saranno sperimentati successivamente dopo l’introduzione delle Casse postali (fig. D.1).Vi è da notare, tuttavia, che essi rappresentano una quota ragguardevole rispetto ai depositi bancari

(fig. D.1, peso dei depositi in numerario rispetto ai depositi bancari)12

. Nella figura D.2, abbiamo riportato i livelli rispetto al Pil delle forme proprie di raccolta.I depositi in numerario costituiscono la forma di raccolta “propria” sin dalla costituzione e si af-

fiancano ai titoli di terzi in deposito (di cui abbiamo già parlato nei §§ 1.2 e 2.1). Qui ricordiamoche, entro taluni limiti, i depositi a vario titolo presso l’istituzione potevano essere costituiti in con-tanti e in titoli 13.

Tra il 1863 e il 1877 i depositi in numerario rappresentano valori contenuti intorno allo 0.6% delPil, per raggiungere un punto di massimo storico nel 1887 (con l’1.6%), e scendere gradualmente avalori trascurabili, in particolare dopo il primo conflitto mondiale.

Una seconda forma è costituita dalle cartelle del credito comunale e provinciale emesse dalla Se-zione omonima in alcune fasi storiche e per specifiche finalità: negli anni 1897–1913 (per la dismis-

sione dei debiti onerosi dei comuni delle isole e successivamente di alcune grandi città) e 1971– 1978 (in particolare il Decreto Stammati del 1977) 14.

Da menzionare infine i buoni fruttiferi della Cassa, emessi per la prima volta nel 1928 e poi informa rada e discontinua, di non particolare rilievo dimensionale.

4.2 I fondi delle Casse postali

Dal 1885, la componente più rilevante è data dai fondi della raccolta postale (depositi a libretto e buoni fruttiferi postali dal 1925), a cui si aggiungono dalla metà degli anni ’20 i fondi dei c/c posta-li. Per quanto attiene alla raccolta postale, i valori tendenziali del secondo dopoguerra si pongonointorno all’8% del Pil, che rappresenta il valore raggiunto nella prima guerra mondiale. Il massimostorico dei depositi postali tra le due guerre (16–18% del Pil) non è stato più eguagliato.

La figura D.3 e la tav. D.2 consentono di approfondire le dinamiche dei fondi affluiti alla CDPdalle Poste e della loro articolazione interna 15.

Per quanto attiene alla dimensione dei fondi postali, si evince che la crisi della raccolta postaleinizia col 1911. La ripresa dopo la fine del primo conflitto è stentata: solo con il 1927 si ha un deci-so e duraturo mutamento nella linea di tendenza. L’espansione dei fondi provenienti dalle Poste è12 I dati relativi ai depositi bancari qui utilizzati sono fortemente incompleti nei primi anni postunitari. Cfr. De Mattia1967b.13 Rinviamo al saggio di L. Conte in questo volume.14

Le cartelle del credito comunale e provinciale sono calcolate al netto di quelle detenute da gestioni della CDP.15 I depositi giudiziari, i depositi delle province, comuni, ecc., e i libretti al portatore non hanno assunto un peso rilevan-te (per tale ragione non sono esposti nel grafico in parola). Per alcune informazioni quantitative rinviamo alla Tav. …

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particolarmente vertiginosa tra il 1927 e il 1934 (dal 6% al 17% del Pil), e il 1942 (18%). Essa èsorretta prevalentemente dai buoni postali fruttiferi, anche se va menzionato il ruolo dei fondi pro-venienti dalle giacenze dei c/c postali (che raggiungono l’1.6–1.7% del Pil nel biennio 1941–1942).

Con la creazione dei buoni postali fruttiferi, i libretti nominativi sono di fatto esautorati, perden-do dal 1935 rapidamente d’importanza.

Dopo il recupero delle dimensioni della raccolta postale nei primi anni del secondo dopoguerra,col 1955 inizia il lungo periodo della stagnazione della raccolta postale e, nello specifico, dei buonifruttiferi, che culmina con i minimi della metà degli anni ’80.

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5. La raccolta delle Casse postali e del sistema bancario

5.1. L’ascesa della raccolta postale: dal 1875 al 1953

Nella figura D.4 e nella tavola D.3 abbiamo esposto le dinamiche della raccolta postale (libretti e buoni fruttiferi) sui depositi a risparmio raccolti, rispettivamente, delle casse di risparmio ordinariee dalle aziende di credito. Sino ai primi anni del secolo, il rapporto tra le consistenze della raccolta

postale e dei depositi delle aziende di credito cresce in forma continua, pervenendo a valori intornoal 45% circa; tra il 1908 e il 1928 il rapporto tra le due forme di raccolta si mantiene stabile (intornoa quei valori). La relativa stabilità nei primi decenni del secolo non deve meravigliare poiché denotail raggiungimento di una sorta di valore plafond dell’indicatore di stock qui utilizzato. In altri termi-ni, dato il rapporto medio tra flussi di raccolta delle due istituzioni (più o meno stabile) è evidenteche il corrispondente rapporto sugli stocks, pari a zero nel 1875, sale fintantoché l’indicatore suiflussi ha un valore più alto dell’indicatore sugli stocks. Quando l’indicatore sugli stocks approssima

l’indicatore sui flussi il primo si stabilizza. In altri termini, la fase 1876–1907 è una sorta di “traver-sa” tra due situazioni diverse d’equilibrio.Ben altro significato assume l’esperienza successiva al 1928. Sino alla seconda guerra mondiale

il rapporto è in forte crescita (per raggiungere il 92–93% nel triennio 1940–1942). Nei primi anni del secondo dopoguerra, la ripresa della raccolta postale è seguita dal 1951 dal

tendenziale decremento sino alla metà degli anni ’80.

5.2 Un confronto tra raccolta postale e raccolta delle Casse di risparmio ordinarie

Le Casse postali hanno dal lato della raccolta un “bacino d’utenza” prossimo a quello delle Casse

di risparmio ordinarie (es. Cotula e Garofalo 1996, p. 73, nota 18; di recente anche Cafaro 2000).Dalla fig. D.4 16, esce rafforzata la crescita delle dimensioni relative della raccolta postale rispettoalla raccolta delle CRO sino al 1942.Dopo la fisiologica riduzione d’importanza delle Casse postalirispetto alle CRO tra il 1943 e la fine del conflitto, la ripresa del dopoguerra è interrotta dal provve-dimento del Ministero del Tesoro di riduzione dei tassi sulla raccolta postale del 1953 (De Cecco1968). La figura mostra bene la netta disintermediazione delle Casse postali tra il 1953 e la metà de-gli anni ’80.

Nella figura D.5 (costruita sulla base della tavola D.5) abbiamo riportato i tassi di interesse prati-cati dalle due istituzioni (tassi medi sui depositi a risparmio delle Casse ordinarie e tassi sui libretti

postali, sino al 1924, e sui buoni fruttiferi postali, dal 1925) 17. Per il secondo dopoguerra, non abbia-mo potuto utilizzare una serie omogenea, in aggiunta l'’nformazione disponibile riguarda la raccoltadell’intero sistema bancario 18.

I tassi delle Casse postali sono stati stabilmente al di sotto, e con modeste oscillazioni, rispetto aquelli sui depositi delle Casse di risparmio sino all’introduzione dei buoni fruttiferi postali (1925).La crescita delle dimensioni delle Casse postali rispetto alle Casse ordinarie (1876–1920), con leavvertenze già date in proposito (fig. D.4), non sembra essere correlata con la dinamica del differen-ziale dei tassi. O meglio, pur essendo presente un differenziale dei tassi a svantaggio delle Casse po-stali, altre variabili (garanzia statale sui depositi postali, riduzione dei costi di transazione, capillari-

16 Per gli anni 1938–1944 è disponibile l’informazione sulle consistenze dei depositi fiduciari totali delle CRO (inclusi i

depositi fiduciari in c/c). Per cui, dato che il denominatore del rapporto è sovrastimato, il livello della curva in quel pe-riodo è sottostimato. Il dato 1937 non è disponibile. Cfr. Garofalo e Colonna 1999, tab. 8, p. 920.17 Un’analisi analoga è svolta da Cotula e Garofalo 1996, pp.58 ss., in particolare graf. 2 di p. 66.18 Descrizione dei “pezzi” di serie storica dei tassi sui depositi bancari.

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tà della distribuzione degli sportelli postali rispetto a quelli bancari 19, ecc.) orientavano parte dei ri-sparmiatori verso le Casse postali.

Con la creazione dei buoni fruttiferi postali, i tassi medi sulla raccolta postali vengono portativerso l’alto, ben al di sopra dei tassi delle CRO. E questa misura ha certamente contribuito a spiega-re l’innalzamento dell’indicatore sino all’armistizio.

Il differenziale fortemente positivo tra tassi postali e bancari viene ridotto con i primi anni ’50sia per l’innalzamento dei tassi bancari sia per la riduzione del tasso sui buoni fruttiferi postali. Dal-l’inizio degli anni ’70, i tassi bancari eccedono sistematicamente quelli postali (sino alla seconda

parte degli anni ’80). Peraltro, negli anni 1976–1985 i tassi postali sono assolutamente stabili: contutta probabilità, la struttura dell’attivo della CDP (mutui a lungo termine a tasso prefissato e co-stante) non ha consentito di seguire le banche spingendo più di tanto i tassi postali verso l’alto.

5.3 Raccolta delle Casse postali e “grandi” Casse di risparmio: il caso della Cariplo, 1885–1925

Per migliorare il confronto tra raccolta postale e raccolta delle casse di risparmio ordinarie, ab- biamo fatto riferimento ad una “grande” Cassa di risparmio, ponendo a raffronto la sua raccolta inalcune aree geografiche d’elezione con quella delle Casse postali nelle stesse aree 20. Quest’analisi èstata possibile per alcuni anni isolati (1885, 1889, 1891, 1893) e per il periodo 1913–1925, sfruttan-do i dati tratti dall’ Annuario statistico dell’Istat. Per il periodo successivo non si dispone di infor-mazioni della raccolta delle casse di risparmio ordinarie per area provinciale.

Nella figura D.6 (cfr. tav. D.4) abbiamo posto in relazione la raccolta delle Casse postali nelle province in cui si concentrava la raccolta della Cassa di Risparmio delle Provincie Lombarde. LaCariplo è particolarmente importante nel periodo analizzato: negli anni 1890–1896 il peso di questaCassa rispetto al totale è del 36–40%, per scendere gradualmente al 21% del biennio 1924–1925

(Cotula e Garofalo 1996, pp. 127–128 e graf. 23).Il primo dato è rappresentato dai valori decisamente più bassi e dalla dinamica meno accentutata

del rapporto tra la raccolta delle Casse postali e la raccolta della Cariplo rispetto all’indicatore rife-rito alle Casse di risparmio ordinarie nel loro complesso (cfr. Fig. D.4). In altri termini, la riduzioned’importanza nel periodo delle Casse ordinarie rispetto a quelle postali ha riguardato più le “altre”Casse di risparmio che la Cariplo.

Questa notazione è riferita alla Cariplo nella sua interezza. L’articolazione per provincia sembramostrare una sistematica differenza nel livello del dato iniziale (1885) e nel grado di espansione de-gli indicatori sino al 1925. In prima approssimazione, tali differenze sembrano connesse con le ca-ratteristiche più o meno montane delle singole province e, quindi, con il grado di bancarizzazione.In effetti, gli indicatori delle province di Sondrio e di Brescia hanno livelli iniziali e progressioni nel

periodo decisamente più alti della media riferita alla Lombardia. I dati della provincia di Milanosono, ovviamente, sotto i valori medi regionali e frenano la progressione verso l’alto delle province“montane” (Sondrio, Brescia, Bergamo, Como).

19 Ad es. Maic 1906, pp. 26–28.20 Ovviamente, questo raffronto è solo indicativo, poiché è possibile che esso sia influenzato dalla concorrenza tra Cas-se di riasparmio ordinarie e Banche popolari (o altre categorie bancarie) operanti sulla stessa piazza.

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Figure

A) Attività totali della CDP – Gestione principale e Gestioni annesse

Fig. A.1, Le attività della CDP, 1863–1990Fig. A.2, Le attività della CDP sulle attività del sistema bancario, 1863–1990Fig. A.3, Attività totali e titoli di terzi in deposito della CDP, 1863-1990Fig. A.4, L'intermediazione della CDP: gli impieghi verso il Tesoro e gli enti territoriali, 1863-1990Fig. A.5, Composizione delle attività della CDP, 1863-1990

B) Debito del Tesoro, indebitamento in base monetaria e verso la CDP

Fig. B.1, Debito interno del Tesoro: totale, patrimoniale e fluttuante,1863-1946Fig. B.2, Debito patrimoniale del Tesoro e titoli di Stato detenuti dalla CDP, 1863–1946Fig. B.3, Debito fluttuante del Tesoro e finanziamenti a breve della CDP, 1863–1946Fig. B.4, Debito interno del Tesoro e crediti al Tesoro della CDP, 1863–1946Fig. B.5, Debito interno del Tesoro, indebitamento in base monetaria, e crediti al Tesoro della CDP, 1863–1946Fig. B.6, Obbligo di investimento minimo in titoli di Stato, 1886–1939Fig. B.7, Obbligo di investimento minimo in titoli di Stato, 1886–1914Fig. B.8, Debito dello Stato e del Settore statale, 1863–1990. Un confronto tra dati Zamagni 1998 e Spinelli–Fratianni1991Fig. B.9, Quote % del finanziamento della Banca d’Italia e della CDP rispetto al debito totale dello Stato, 1947–1990

C) Prestiti agli enti territoriali, in contanti e in cartelle, della Gestione principale e delle Gestioni annesse

Fig. C.1., Prestiti in numerario e in cartelle della CDP agli enti territoriali, 1863–1990Fig. C.2., Prestiti della Gestione principale e della Sezione autonoma del credito comunale e provinciale per settore didestinazione economica, quote di composizione, 1876–1922Fig. C.2.1, Prestiti della Gestione principale e della Sezione autonoma del credito comunale e provinciale per settore didestinazione economica, quote di composizione, 1876–1922Fig. C.3., Prestiti della Gestione principale e della Sezione autonoma del credito comunale e provinciale per settore didestinazione economica, quote di composizione, 1923–1945Fig. C.4., Prestiti della Gestione principale e della Sezione autonoma del credito comunale e provinciale per settore didestinazione economica, quote di composizione, 1946–1990Fig. C.4.1, Prestiti della Gestione principale e della Sezione autonoma del credito comunale e provinciale per settore didestinazione economica, quote di composizione, 1946–1990

D) Raccolta della CDP, raccolta postale e raccolta bancaria

Fig. D.1, Raccolta totale della CDP e fondi propri, 1863–1990

Fig. D.2, Le forme della raccolta propria della CDP, 1863–1990Fig. D.3, Raccolta postale e sua composizione interna, valori sul Pil, 1876–1990Fig. D.4, Raccolta postale e raccolta bancaria, 1876-1936Fig. D.5, Tassi sulla raccolta delle Casse postali e delle banche, 1863–19990Fig. D.6, Raccolta postale e raccolta della Cariplo in alcune province lombarde, 1885–1925

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