Fascismo, fumetto e cartone animato: Mussolini e Disney · 2019-12-21 · l’estate del 1935. Si...

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Francesco G. Manetti https://www.ereticamente.net/2014/11/fascismo-fumetto-e-cartone-animato-mussolini-e-disney.html Il pezzo che vi apprestate a leggere inaugura una serie – assolutamente aperiodica – di interventi nei quali affronteremo su EreticaMente i rapporti tra Fascismo ed editoria fumettistica, tra Fascismo e cinematografia d’animazione, davanti ai prodotti autoctoni e nei confronti del materiale “straniero” tradotto e distribuito in Italia nel periodo. L’argomento – pur trattandosi di “microstoria” – è però estremamente vasto, troppo vasto per essere esaurito in alcuni articoli immersi nella “liquidità” di Internet; tanti temi restano e resteranno infatti aperti, pur essendo stati oggetto di svariati poderosi volumi e minuziosi saggi partoriti nei decenni da appassionati, giornalisti, studiosi, storici e accademici di altissima caratura. Approfondiremo via via casi particolari, cercando almeno di toccare i punti salienti e i casi eclatanti, sui quali circolano ancora dubbi e fole. E questo verrà fatto attingendo alle fonti – cartacee ed elettroniche – che ci sono sembrate più interessanti e valide – essenzialmente basandoci, però, per le conclusioni, sulle nostre opinioni, sul nostro pensiero e su letture, interpretazioni ed esperienze personali. Romano Mussolini nel 1995, con la sua collezione di “Topolino” giornale. Foto tratta da “If” n. 4, 1995 Romano e i fumetti Nel rappresentare il mondo turbolento del fumetto e del cinema d’animazione d’Oltreoceano nello Stivale durante l’Era Fascista procedono di pari passo leggende e verità – spesso intersecandosi fra loro, rendendo difficile separare il grano dal loglio, a così tanti decenni di distanza. È però proprio questo l’aspetto più “gustoso” della “pietanza”! Senza “misteri” e incognite non ci sarebbe più il piacere della ricerca storica. Ecco gli interrogativi principali sui quali fonderemo questo nostro primo discorso. Nel 1935 Walt Disney fece un viaggio turistico/commerciale in Europa, incontrandosi nei vari Paesi che toccava con gli editori locali delle sue creazioni. Disney venne anche in Italia, per definire il passaggio dei diritti di stampa dei suoi personaggi – Topolino, Paperino e gli altri – dal fiorentino Nerbini al milanese

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Il pezzo che vi apprestate a leggere inaugura una serie – assolutamente aperiodica – di interventi neiquali affronteremo su EreticaMente i rapporti tra Fascismo ed editoria fumettistica, tra Fascismo ecinematografia d’animazione, davanti ai prodotti autoctoni e nei confronti del materiale “straniero”tradotto e distribuito in Italia nel periodo. L’argomento – pur trattandosi di “microstoria” – è peròestremamente vasto, troppo vasto per essere esaurito in alcuni articoli immersi nella “liquidità” diInternet; tanti temi restano e resteranno infatti aperti, pur essendo stati oggetto di svariati poderosivolumi e minuziosi saggi partoriti nei decenni da appassionati, giornalisti, studiosi, storici eaccademici di altissima caratura. Approfondiremo via via casi particolari, cercando almeno di toccare ipunti salienti e i casi eclatanti, sui quali circolano ancora dubbi e fole. E questo verrà fatto attingendoalle fonti – cartacee ed elettroniche – che ci sono sembrate più interessanti e valide – essenzialmentebasandoci, però, per le conclusioni, sulle nostre opinioni, sul nostro pensiero e su letture,interpretazioni ed esperienze personali.

Romano Mussolini nel 1995, con la sua collezione di “Topolino” giornale. Foto tratta da “If” n.4, 1995

Romano e i fumetti

Nel rappresentare il mondo turbolento del fumetto e del cinema d’animazione d’Oltreoceano nelloStivale durante l’Era Fascista procedono di pari passo leggende e verità – spesso intersecandosi fraloro, rendendo difficile separare il grano dal loglio, a così tanti decenni di distanza. È però proprioquesto l’aspetto più “gustoso” della “pietanza”! Senza “misteri” e incognite non ci sarebbe più ilpiacere della ricerca storica.

Ecco gli interrogativi principali sui quali fonderemo questo nostro primo discorso. Nel 1935 WaltDisney fece un viaggio turistico/commerciale in Europa, incontrandosi nei vari Paesi che toccava congli editori locali delle sue creazioni. Disney venne anche in Italia, per definire il passaggio dei diritti distampa dei suoi personaggi – Topolino, Paperino e gli altri – dal fiorentino Nerbini al milanese

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Mondadori. Ben noti (anche perché immortalati su pellicola fotografica e nei cinegiornali LUCE) i suocontatti con Edda e Galeazzo Ciano… Walt si incontrò anche con il Duce? E perché, in caso di rispostaaffermativa, avrebbe dovuto farlo? Che interesse poteva infatti avere Benito Mussolini per laproduzione disneyana? Inoltre, quando nel 1938 – su impulso di Filippo Tommaso Marinetti – si trattòdi favorire il fumetto italiano contro la preponderanza americana, è vero che il Duce si raccomandòpersonalmente con i vertici del Ministero della Cultura Popolare di non toccare il celebre topodisneyano?

Il primo numero di “Topolino” formato giornale,stampato a Firenze da Nerbini nel dicembre del1932. La copertina è di un autore italiano, GioveToppi, il “capostipite” dei Disney Italiani. (c) Disney

Il punto di partenza per addentrarci in questi “segreti” microstorici è un’intervista che RomanoMussolini rilasciò alla rivista “If” pubblicata dalla Epierre – sul n. 4 uscito nell’ottobre del 1995. “If”,storica tribuna cartacea d’informazione fumettistica, era stata rinnovata nel novembre del 1994grazie alla sinergia fra due gruppi di appassionati di “letteratura disegnata” che si muovevanonell’ambiente fiorentino fin dagli anni ’70 e ’80 – il GAF, editore di “Exploit Comics”, e il Club delCollezionista, che pubblicava la fanzine “Collezionare”; le due redazioni si “fusero” per dar vita a “If”(e il sottoscritto, proveniente dai ranghi di “Collezionare”, fu orgoglioso di partecipare attivamente,come redattore, al progetto). Il giornalista ed esperto del settore Francesco De Giacomo si incontròdunque con il figlio del Duce, registrando una videocassetta dell’importantissimo colloquio e facendocontrofirmare al prestigioso intervistato, come approvazione e nulla-osta, la trascrizione cartaceadella conversazione (tragicamente questa VHS e queste carte furono oggetto di un singolare einquietante furto avvenuto in casa di De Giacomo nel maggio del 2012 – come si può leggere un po’

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dovunque in Rete – ma questo non ha a che vedere con il nostro racconto).

Leggendo l’intervista (e la lunga introduzione) vengono fuori numerose curiosità inedite e clamorosenotizie, a partire dal nome stesso di Guido Mussolini (figlio di Vittorio e primo nipote del Duce, natonel 1937 e deceduto nel 2012): non deriverebbe, come tramandava fino ad allora l’ufficialità, da unomaggio alla memoria del generale Alessandro Guidoni, ma sarebbe stato suggerito al fratellomaggiore dal giovanissimo Romano, che all’epoca aveva 10 anni, pensando a Guido Ventura – ovveroal nome italiano di Brick Bradford, le cui avventure venivano pubblicate con immenso successo dipubblico in tutte le fasce d’età sul periodico per ragazzi “L’Avventuroso” lanciato da Nerbini nel 1934.

Si trattava, Guido Ventura (o Brick Bradford che dir si voglia), di un pregevole fumetto americano difantascienza, creato nel 1933 dallo sceneggiatore William Ritt e dal disegnatore Clarence Gray; negliStati Uniti veniva distribuito sui vari giornali dal King Features Syndicate (con strisce giornaliere inbianco-e-nero e tavole domenicali a colori); il fumetto andò avanti fino al 1987 grazie al successoreartistico dei creatori, Phil Norris.

Un tessera degli “Amici di Topolino” del 1935, del tutto simile a quella che ricevette RomanoMussolini. la foto è tratta dal blog Anni Trenta. (c) Disney

L’amore per il fumetto internazionale, nutrito dalla famiglia Mussolini (che in ciò non si differenziavada una “normale” famiglia italiana con prole), si sarebbe indirizzato soprattutto verso l‘avventuraclassica e i prodotti disneyani. Come afferma infatti lo stesso Romano Mussolini nell’intervista a “If”,fra i suoi fumetti preferiti c’erano al primo posto Mickey Mouse e poi i grandi eroi dell’azione edell’umorismo – come Mandrake, Cino & Franco, l’Uomo Mascherato, Flash Gordon e Braccio di Ferro –con una predilezione editoriale per i settimanali “L’Avventuroso” e “Topolino”. Il giovane Romanorichiese e ricevette nel 1936 la tessera di “Amico di Topolino” e nel 1938 la sorella Anna Maria (natanel 1929 e morta nel 1968) inviò un disegno (Casa di campagna) al periodico, che lo pubblicò sul n.331 del 1939, con grande risalto e parole d’elogio, nella pagina riservata agli “Artisti di Topolino”.

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Mickey Mouse era nato nel 1928 come personaggio dei cartoni animati, un parto della fantasia che fuimmediatamente acclamato da spettatori di tutte le età in tutto il globo: Walt Disney (co-creatore deltopo insieme al disegnatore Ub Iwerks, suo sodale nelle precedenti esperienze d’animazione, comeOswald e Alice) aveva avuto l’intuizione di sfruttare appieno per il suo nuovo cartone le potenzialitàdel sonoro in sincrono, che per l’epoca era una novità assoluta in cinematografia, essendo statoinventato solo un paio di anni prima. Il pupazzo disneyano (un uomo con la maschera del topo, piùche un animale antropomorfo, e dunque solo in parte derivato dalla tradizione favolistica di Fedro,Esopo e La Fontaine), dai tratti tutto sommato neutri, poteva infine permettere a ogni spettatore diidentificarsi in esso. La fortuna di Topolino fece sì che i Disney Studios decidessero di varare ancheuna produzione parallela a fumetti, nel 1930, ingranando subito al massimo, grazie alle eccezionalidoti del disegnatore Floyd Gottfredson e al sapiente mix di avventura, giallo e umorismo presentinelle strisce. Nerbini ottenne i diritti per l’Italia di Mickey Mouse e pubblicò il materiale americano sulsuo settimanale “Topolino” dal 1932 al 1935, quando la Disney (dopo circa un anno di trattative) optòper il passaggio di concessione alla Mondadori; la casa milanese avrebbe mantenuto i diritti per oltremezzo secolo, fino al 1988; solo nel 2013, dopo 25 anni di gestione diretta Disney, il celeberrimo albotornò in mani italiane, per i tipi della Panini, marchio universalmente noto per le raccolte di figurine(del resto era logico, in quanto la Panini pubblica in Italia la Marvel, ditta che è stata acquistata dallaDisney). A partire dagli anni Trenta sarà l’Italia il maggior produttore mondiale di fumetto disneyano,impiegando fin dall’inizio uno stuolo di sceneggiatori e disegnatori autoctoni; con gli anni Sessanta, lascuola dei Disney Italiani (con i nomi di Carpi, Scarpa, Bottaro, Chendi, Cavazzano, etc.) si sarebbeimposta nel Mondo, con modi di narrare del tutto originali.

I giovani Romano e Anna Maria

Un Topolino a Villa Torlonia

E veniamo ora a un passo cruciale, che ha suscitato negli anni dibattiti e prese di posizione. Nelcolloquio con De Giacomo il figlio del Duce dice testualmente, riferendosi a momenti di vita vissuta inambito famigliare:

Walt Disney ha rappresentato un perfetto anello di congiunzione tra mondo cinematografico e mondodei fumetti. Durante una sua visita in Italia venne ricevuto da mio padre e in quell’occasione regalò a

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me e ad Anna Maria un enorme Topolino di legno. Si trattava di un Topolino alto come me. Loabbiamo tenuto sempre in casa. Poi, come altre cose, ci è stato portato via. Eravamo molto affezionatia questo oggetto, che tuttora rimpiango. Avevamo una sala adibita a studio per me e per Anna Maria,nella quale tenevamo anche i giocattoli. Questo Topolino troneggiava in mezzo a tante altre cose. Nelpomeriggio, dopo essere stato ricevuto a Palazzo Venezia, Disney venne anche a Villa Torlonia. Eral’estate del 1935. Si parlò naturalmente di Topolino, di Minnie e di Paperino, che cominciava adaffacciarsi e che sarebbe divenuto uno dei miei beniamini. Ci si informò dei film e delle prossimeavventure. Fu un incontro simpaticissimo e cordialissimo. Mi sembra che anche mia madre parlò conl’autore di Topolino. Non so però in quale lingua, perché la mamma conosceva solo l’italiano e ilromagnolo. Avrà parlato con Disney… in romagnolo!

Luglio 1935: Disney arriva a Roma ricevuto da Luigi Freddi.Archivio Storico LUCE.

La visita nel Vecchio Continente, come abbiamo accennato sopra, avvenne veramente ed ebbe unagrande risonanza su tutti i mezzi di comunicazione. Nel 2014 è uscito per i tipi della Theme Park Pressun prezioso libro intitolato Disney’s Grand Tour – Walt and Roy’s European Vacation – Summer 1935;lo ha scritto il super-esperto Didier Ghez, che abbiamo anche personalmente conosciuto, potendoneapprezzare in diretta la professionalità e la correttezza storiografica, ed è da questo volume cheabbiamo attinto molte delle notizie che seguono, integrandole con altre fonti (da alcune “classiche”fino al documentario, datato sempre 2014, Walt Disney e l’Italia – Una storia d’amore, scritto e direttoda Marco Spagnoli). Apprendiamo così che Walt Disney viaggiava insieme alla moglie Lillian e alfratello Roy, a sua volta accompagnato dalla consorte Edna. Il gruppo partì nel giugno del 1935 daNew York, imbarcandosi sulla lussuosa nave passeggeri francese Normandie; i Disney toccarono ilRegno Unito, la Francia, la Germania, l’Austria, la Svizzera e l’Italia, e, salpando da Genova, tornaronoin America il 1° agosto, dopo aver attraversato l’Atlantico a bordo del nostro transatlantico Rex!

Ci fu a Roma, presso il Cinema Barberini, una serata di gala in onore del prestigioso ospite americano,che era stato ricevuto alla Stazione da Luigi Freddi, all’epoca a capo della Direzione Generale dellaCinematografia e futuro fondatore di Cinecittà (nel 1937). La sala del Barberini era tutta addobbatacon i celebri personaggi della Casa delle Idee (insieme a scritte come Roma saluta il poeta delcinematografo) e sullo schermo passarono alcune opere targate Disney. Gli Archivi Storici dell’IstitutoLUCE (fondato da Mussolini nel 1924) conservano un breve filmato dell’evento in cui vediamo Walt eLillian Disney accompagnati da Galeazzo Ciano (Ministro per la Stampa e la propaganda) e dalla

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Contessa Edda Ciano Mussolini; il filmato (codice B0718) è oggi facilmente rintracciabile in Rete, nelsito dell’Istituto LUCE oppure su YouTube. Il quotidiano “La Stampa” parlò così – in termini oltremodoentusiastici, parlando di Disney come di un “benefattore dell’umanità” – dell’evento mondano del 19luglio 1935: Al cinema romano Barberini si è tenuta una serata di gala in onore di Walt. Dopo laproiezione dell’anteprima italiana del film USA ‘We Live Again’ (ovvero Resurrezione, del 1934 – ndr),con Anna Sten, diretto da Robert Mamoulian, gli onorevoli ospiti hanno riso di gusto assistendo a trecortometraggi animati disneyani: ‘Mickey Plays Papa’, ‘Mickey’s Man Friday’ e ‘The Goddess of Spring’(quest’ultima è una Silly Symphony – ndr), arrivati in volo da Londra proprio per l’occasione. Ilpubblico cinematografico italiano ha dimostrato un grande sentimento di amicizia verso questobenefattore dell’umanità, come spesso viene definito.

Roma, cinema Barberini, luglio 1935. Da sinistra: Lillian Disney, Walt Disney,Edda Ciano Mussolini, Galeazzo Ciano. la foto è tratta dal volume “Disney’sGrand Tour”. (c) Archivi Disney

La stretta di mano fra il Duce e Disney: realtà o fantasia?

L’incontro fra Walt e Benito, realmente in agenda da mesi, avvenne davvero oppure no? Ci sono tanteprove e tanti indizi a favore… Innanzitutto abbiamo il ricordo di Romano, nitido e inequivocabile.Esiste poi una foto del Duce, catalogata e conservata negli immensi Archivi della WDC, autografatacon dedica a Disney. Il ritratto fu eseguito a Roma dalla fotografa ungherese Ghitta Carell e la scrittavergata a mano dal Duce recita, parte in italiano e parte in inglese: A Walt Disney, with cordialregards and compliments. Roma, 21 luglio 1935 – XIII. Mussolini. Anche Disney venne immortalato aRoma dalla Carell. Dopo quella di Romano la testimonianza più forte e autorevole della realtàdell’incontro risale a quando Roy Disney, fratello di Walt e suo compagno di viaggio in quell’occasioneeuropea, ne parlò in un’intervista concessa in più riprese (fra il 1967 e il 1968, cioè a meno di dueanni dalla morte di Walt, avvenuta nel 1966) a Richard Hubler – giornalista ed esperto in biografiescomparso nel 1981. Roy si espresse in questi termini: Walt fu ricevuto da Mussolini durante quelviaggio. Mussolini conosceva Walt e fu molto, molto cordiale e conversammo a lungo sui nostricartoni. Parlava un inglese corretto. Aveva un ufficio grande… davvero enorme. Lui era seduto in unangolo e noi dovemmo attraversare tutta la sala. Il signore che ci accompagnava calzava un paio di

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quelle scarpe italiane scricchiolanti che tutti conosciamo. E così – a forza di gniic, gniic, gniic gniic – cicondusse da Mussolini. Lui era seduto là, rimanendo un po’ in ombra, mentre noi eravamo illuminatida una lampada. Fu molto piacevole e cordiale. Ci parlò con vanto anche dei treni. ‘Ora poteteviaggiare sicuri sui treni. Fino a un anno fa capitava che venissero fermati e assaliti dai rapinatori. Oranon lo fanno più’.

Benito Mussolini fotografato da Ghitta Carrel nel 1934

Molte biografie parlano di Disney a Roma nel ’35, anche se solo alcuni si riferiscono direttamenteall’incontro con il Duce, dandolo per certo; lo fa, per esempio, Bob Thomas (autorità indiscussa inambito saggistico disneyano), nel suo Walt Disney – An American Original, persino nell’ultimaedizione, quella edita nel 1994 da Hyperion. Anche Maria Scicolone (attrice, moglie di Romano esorella di Sophia Loren) parlò della riunione tra i Disney e Benito Mussolini nel suo libro A tavola con ilDuce (Gremese, 2004). Il fondamentale volume Eccetto Topolino di Fabio Gadducci, Leonardo Gori eSergio Lama (Nicola Pesce Editore, 2011) ripercorre la storia editoriale del fumetto (italiano einternazionale) durante l’Era Fascista; qui l’intervista a Romano Mussolini originariamente apparsa su“If” nel 1995 viene integralmente riportata, dunque dando nuova autorevolezza alla veridicità dellanotizia del colloquio.

Didier Ghez, nel suo volume sulle vacanze europee di Walt e Roy, afferma invece chiaramente chequell’incontro non ci fu. Ecco gli indizi e le prove che hanno portato Ghez alla sua risoluta conclusione:non esistono foto dell’evento, Walt Disney non ha mai parlato del colloquio (anzi, sul Rex, sollecitatoda un giornalista americano, negò di aver avuto un faccia-a-faccia con il Duce), e non ne hanno maiparlato – del gruppo di viaggiatori – né Edna, né Lillian; inoltre, secondo i documenti ufficialiconservati presso l’Archivio di Stato a Roma, il nome di Disney non compare nella lista di personericevute da Mussolini in quei giorni di luglio.

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Walt Disney fotografato da Gitta Carell a Romanel 1935

Oltre il topo: Walt Disney tra verità e leggende

Non abbiamo gli strumenti per appoggiare con sicurezza nessuna delle due tesi. Possiamo fare faresolo un ragionamento “a pelle”. Secondo noi l’incontro tra Mussolini e i Disney potrebbe esserci statoper davvero; il fatto che non esistano foto o riscontri “ufficiali” (e che Disney abbia anche negato cheavvenne) potrebbe spiegarsi con il fatto che quell’incontro fu privato e famigliare (a Villa Torlonia) eallo stesso tempo “delicato” (a Palazzo Venezia). Delicato perché si parlò sicuramente del passaggiodei diritti da Nerbini a Mondadori, questione economica non minima, che avrebbe avuto riflessisull’editoria italiani per i ragazzi nei decenni a venire. A noi sembra naturale, lapalissiano, immaginareBenito Mussolini, negli incontri con grandi personaggi dell’industria e del commercio, mentre discuteanche di questioni economiche, e di interessi italiani – come farebbe ogni serio Capo di Stato con acuore la situazione del suo Paese. Ma forse sbagliamo noi a pensare in tali termini…

Infine un’altra considerazione: in quegli anni e almeno fino all’inizio del conflitto Walt Disney,politicamente, aveva una posizione non avversa, diciamo “neutrale”, rispetto ai socialismi nazionalieuropei, e dunque un incontro con il Duce, anche sotto questo aspetto, poteva essere più cheplausibile. Il suo sentimento antibolscevico è ben noto, anche se molto spesso gli viene affibbiata piùl’etichetta di “conservatore reazionario” che di “rivoluzionario”. Ma forse la verità sta nel mezzo.Frequentandolo artisticamente da decenni (attraverso le creazioni sue e dei suoi collaboratori) cisiamo fatti l’idea che Disney fosse sì un Americano, un capitalista, ma “a modo suo”, interessato piùai personaggi che aveva inventato che ai soldi che ne potevano derivare; negli anni rischiò infatti piùvolte la bancarotta per inseguire i suoi sogni, prima e dopo il topo; il film Fantasia, uscito negli USAnel1940, davvero visionario per l’epoca, non fu apprezzato dal pubblico e fu un gigantesco flopcommerciale che avrebbe gettato la WDC in crisi per tutti gli anni Quaranta; solo con gli anni

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Cinquanta (con il parco tematico di Disneyland, con i diritti dell’oggettistica collegata ai suoipersonaggi e con i nuovi successi cinematografici) Disney riuscì a liberarsi dal patibolo che gliavevano apparecchiato le banche. Ne riparliamo comunque più avanti. Poi, nel luglio del 1935, lesanzioni economiche contro l’Italia erano ancora relativamente lontane, e i rapporti fra Roma eWashington non avevano ancora cominciato a guastarsi, nemmeno per quanto riguarda lo spettacolo(nel 1937 il produttore cinematografico Vittorio Mussolini, secondogenito del Duce, si recò addiritturaa Hollywood, dove assistette alle riprese di una delle comiche di Hal Roach, cineasta con del quale neldopoguerra fu brevemente socio nella casa di produzione RAM).

Vittorio Mussolini a Hollywood nel 1937, con i giovani attori dellecomiche di Hal Roach

In quella fatidica estate del 1935 Disney era andato anche in Germania, stazionando soprattutto aMonaco e dintorni, per turismo termale e per discutere della distribuzione UFA (Universum-Film AG, lacasa di produzione che aveva realizzato capolavori immortali, come Metropolis) dei suoicortometraggi con Micky Maus; qui, asseriscono le biografie, incontrò di personalità politiche solo leautorità locali bavaresi, ma nel saggio Im Reiche der Micky Maus: Walt Disney in Deutschland1927-1945 scritto da Storm e Dressler (Henschel Verlag, 1991) si afferma che Disney sarebbe volatocon un aereo di Stato fino a Berlino, invitato ufficialmente per colloqui ufficiali con le più alte carichegovernative. Anche in tal caso, se si cerca di scoprire di più, si traballa pericolosamente sull’orlo dellafola montata ad arte…

A proposito.

Se leggiamo il curioso e irriverente saggio di Marc Eliot, Walt Disney – il Principe Nero di Hollywood(Bompiani, 1994, per l’edizione italiana), il creatore di Topolino viene praticamente arruolato nelNSDAP – niente meno! Più che una “bomba” si tratta di un rumoroso e innofensivo petardo. Il libro sibasa molto sulle affermazioni di Art Babbitt, il principale responsabile della creazione e dello sviluppodel personaggio di Pippo, e uno dei maggiori animatori della Disney fino al 1940. Babbitt, sindacalistae socialista, appoggiò nel 1941 uno sciopero dei dipendenti di più “basso livello” dei Disney Studios

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(quelli che contribuivano alla realizzazione dei cartoni animati, ma la cui firma poi non appariva neititoli), passando poi serie grane, e da quel momento non perse mai l’occasione di attaccare l’ex-amicoWalt. Dal suo punto di vista il “fascismo” attribuito a Disney era una connotazione reale edestremamente negativa.

Charles Lindbergh come appare nel cartone animato“Plane Crazy” del 1928 (primo della serie “MickeyMouse”, ma distribuito solo nel 1929 per problemitecnici). (c) Disney

Ma perché Disney sarebbe stato un “fascista”? L’etichetta gli venne attaccata in virtù dalle sue bennote e mai celate idee antibolsceviche e anticomuniste (tanto che si hanno tracce di una sua effettivacollaborazione con l’FBI in funzione antisovversiva), e da certe sue frequentazioni – in particolar mododall’amicizia e ammirazione nei confronti dell’asso dell’aviazione Charles Lindbergh. Il trasvolatoreoceanico era infatti – lui sì – un aperto simpatizzante dei socialismi nazionali (nel 2004 lo scrittorestatunitense Philip Roth ci imbastì sopra la trama del suo avvincente romanzo di fantapolitica Ilcomplotto contro l’America, catalogabile nel filone delle ucronie). Lindbergh fu più volte in Germaniain visita ufficiale negli anni Trenta (per studiare i progressi dell’aviazione tedesca) e universalmenteconosciuta fu l’onorificenza che ricevette da Goering in persona (l’evento fu persino oggetto disvariate foto, facilmente visibili in Rete), una medaglia che non volle mai sconfessare, nemmeno dopolo scoppio della Seconda Guerra Mondiale, neanche su insistenti pressioni dalle alte sfere; l’aviatorevedeva nella Germania di Hitler un baluardo dell’Occidente contro lo stalinismo; appoggiò tutte leiniziative dell’America First Comittee, organizzazione fondata nel 1940 per sostenere la nonbelligeranza degli USA e contraria alla politica roosveltiana; la moglie di Lindbergh fu accusata piùvolte dal governo di Washington di fare propaganda “nazista” con i suoi romanzi. Disney eraentusiasta di Lindbergh e secondo Babbitt (ed Eliot, di rimando) sosteneva anche lui i progetti diAmerica First.

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Topolino cita Lindbergh, nella prima vignetta della suaprimissima avventura, nel 1930. (c) Disney

Il primo cartone animato della serie “Mickey Mouse” a essere prodotto, nel 1928, fu Plane Crazy,anche se poi venne distribuito solo come quarto, nel 1929, dopo l’aggiunta della colonna sonora. InPlane Crazy il nostro Topolino sogna di volare in aereo rivivendo le imprese di Lindbergh (checompare ritratto da Ub Iwerks); questo cartone animato, che ribadiamo essere stato il primo dellaserie, ebbe successivamente una riduzione a fumetti; questa fuoggetto della prima sequenza distrisce della prima avventura in assoluto del topo, pubblicata negli USA dal gennaio al marzo 1930con il meccanismo distributivo delle strisce giornaliere “sindacate” (cioè distribuite ai vari giornali daun’agenzia, il King Features Syndicate di New York – i fumettisti disneyani non lavoravanodirettamente per la Disney, ma per le agenzie o per le case editrici che avevano acquistato i diritti deipersonaggi nati per il cinema). Lindbergh, che appariva anche nella trasposizione fumettistica, èdunque il “nume ispiratore” sia del primo cartone animato, sia della primissima storia di Topolino! InItalia tale episodio cominciò a essere pubblicato, in ordine non cronologico delle strisce, dalsettimanale “Illustrazione del Popolo”, supplemento del giornale torinese “La Gazzetta del Popolo”, apartire dal n. 13 del 30 marzo 1930. La sequenza con l’aviatore americano verrà intitolata Topolinoemulo di Lindbergh e apparirà sull’ebdomadario qualche mese dopo; solo nel 1934, con Nerbini,questa prima avventura verrà ricomposta fedelmente, con la dicitura Le audaci imprese di Topolinonell’Isola Misteriosa.

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Charles Lindbergh appare nelle prime vignette dellaprima avventura a fumetti di Topolino, nel gennaio del1930 (qui nella prima versione italiana sul settimanale“L’Illustrazione del Popolo”). L’immagine è tratta dal blogAnni Trenta. (c) Disney

Non solo Lindbergh. Sempre nel caustico volume di Eliot, spicca il caso di Gunther Lessing, il famosoavvocato nato nel 1886 in Germania e morto nel 1965 in California. Negli anni fu rappresentantelegale anche di Pancho Villa – il rivoluzionario messicano – e, dal 1929 al 1964, di Walt Disney, che lonominò vice-presidente della Compagnia; fu con lui che Babbitt dovette scontrarsi a causa dellosciopero del 1941. Di Lessing (coinvolgendo di riflesso e con ampie forzature lo stesso Disney) sisottolineano da più parti i presunti legami con la German American Bund, fondata da Fritz Gissibl nel1936, e con la Silver Shirt Legion of America, nata nel 1933 per iniziativa di William Dudley Pelley –entrambe organizzazioni filo-tedesche, agenti in aperto sostegno all’idea politico-sociale del TerzoReich.

Ci sono poi vere e proprie favole metropolitane, come le “svastiche” che farebbero capolino in unastriscia di Topolino (in realtà due note musicali incrociate) oppure il fatto che nella prima versione delcortometraggio I Tre Porcellini il Lupo Cattivo a un certo punto si mascherasse da mercante ebreo…Ma qui si entra nel folklore contemporaneo, se non addirittura nell’umorismo e nella farsa – secondola nostra modesta opinione.

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Il Duce ritratto nel 1929 da Samuel J. Woolf, pittore diNew York morto nel 1948

Eccetto Topolino: il fumetto e il cartone animato disneyano dal 1938

A Villa Torlonia, la residenza privata romana del Duce in Via Nomentana 70, c’era anche una salettadestinata alla proiezione cinematografica. Fu qui che Mussolini, con i suoi figli più giovani, visionava icartoni animati licenziati dalla Disney, appassionato soprattutto dalle colonne sonore. RomanoMussolini, nell’intervista a “If”, rivela: il motivo musicale dei ‘Tre Porcellini’ era diventato così popolareche alcune volte l’ho sentito canticchiare persino da mio padre. E nel colloquio con De Giacomo si faluce anche su altri particolari. Innanzitutto, sempre secondo Romano, al Duce piacque enormementeil primo lungometraggio della Disney, Biancaneve e i Sette Nani del 1937, presentato in Italia nel1938 al Festival di Venezia, tanto che volle anche rivederlo, almeno due volte. La pellicola ebbe unsuccesso enorme in Italia, non solo a casa dei Mussolini, successo preparato già da un anno e mezzocon campagne pubblicitarie e vendite dei diritti commerciali di sfruttamento delle immagini a ditte diogni genere (celebri le caramelle Elah e la raccolta di figurine abbinata con i personaggi diBiancaneve). A dieci anni dal primo cortometraggio sonoro di Topolino, la Disney aveva affinatoenormemente le sue tecniche di animazione; con Biancaneve venne introdotto l’uso della multiplanecamera, una macchina fotografica gigantesca, con più piani sovrapposti a colonna, che permetteva difotografare contemporaneamente più sfondi disegnati, muovendo su di essi le celluloidi con ipersonaggi, e donando così al cartone animato un notevole e inedito effetto di profondità. Dalnovembre del 1935 (ovvero dall’inizio delle sanzioni economiche) fino al luglio delle 1938 (quando sipassò alle proibizioni ministeriali vere e proprie) si tentò di favorire, per quanto riguardava la letturadisegnata destinata a un pubblico giovanile, i nostri prodotti rispetto a quelli stranieri. Come vedremoin un futuro pezzo, questa situazione oggettiva contribuì alla nascita della grande scuola del fumettoavventuroso italiano – ancora oggi molto attiva; diciamo del “fumetto avventuroso”, perché sul

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versante umoristico e “pupazzettistico” l’Italia aveva già calato parecchi carichi di briscola, già daitempi del Corriere dei Piccoli e dei “giornali da trincea”, come “La Tradotta”. Pian piano i fumettiamericani scomparvero dalle testate per ragazzi (oopure mutarono drasticamente nelle tarduzioni),soprattutto grazie anche alla “prefazione-manifesto” del futurista Marinetti, presidente al ConvegnoNazionale per la Letteratura infantile e Giovanile, organizzato a Roma nel novembre del 1938dall’Ente Nazionale per le Biblioteche Popolari e Scolastiche e dal Sindacato Nazionale Fascista Autorie Scrittori. Ma le creazioni della Walt Disney poterono continuare a essere tranquillamente pubblicatefino al 3 febbraio 1942, con l’ultima puntata sul settimanale mondadoriano della storia Topolino el’illusionista. Occhio alla data: l’Italia aveva dichiarato guerra agli Stati Uniti già da quasi due mesi! Daquesto momento è il conflitto a risolvere ogni questione, e anche il topo tornerà in America. Ma dadove derivò questo “trattamento di favore” nei confronti di Burbank dal 1938 al 1942? Nelle circolari enelle lettere di risposta del Ministero della Cultura Popolare ai vari editori che avrebbero volutocontinuare a pubblicare materiali fumettistici americani si ricordava (come ben evidenziato conestrema dovizia documentativa nel già citato volume Eccetto Topolino della NPE) che solo laproduzione disneyana era esclusa dai provvedimenti. Romano Mussolini nella sua intervista, ricorda diessersi personalmente raccomandato più volte con Ferdinando Mezzasoma, Direttore Generale delMinistero della Cultura Popolare, riguardo alla musica jazz e alla produzione Disney. Benito Mussolini,di cui era noto il gradimento nei riguardi dell’arte disneyana, deve aver recepito questi sentimentifamigliari, e quando nel 1938 gli venne sottoposto un elenco di pubblicazioni non più adatte alpubblico giovanile, lo approvò… ma aggiunse una leggendaria postilla: Eccetto Topolino!

Firenze, 1942: Centro Didattico Nazionale. Sul muro vediamo unquadretto con il Pinocchio disneyano! Archivio Storico LUCE

Questo accadimento era stato dato per certo fin dal 1968, quando ne parlò per primo Ezio Ferraro sulmensile “Sgt. Kirk” in una serie di articoli intitolati La storia del giornalinismo italiano. Studi piùapprofonditi eseguiti in anni più recenti – culminati nel 2011 con l’apparizione del fondamentalesaggio Eccetto Topolino – hanno ridimensionato il fatto. A quanto pare non ci sarebbe stato unintervento personale del Duce, con tanto di nota apposta sulla lista, ma una percezione, in ambitoministeriale, oltre che dell’apprezzamento verso Mickey Mouse & Co. dei Mussolini, dellascarsa o

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inesistente rilevanza “politica” delle avventure di Topolino e Paperino e anzi di un certo “comunesentire” fra Fascismo e “ e filosofia sociale disneyana” che nelle stesse avventure è sottesa… maanche di questo parleremo in futuro.

I provvedimenti coinvolsero non soltanto il fumetto stampato, ma anche il cinema d’animazioneamericano. Biancaneve fu proiettata prima, e dunque niente da dire su questo versante; l’oggettisticacollegata ai personaggi (come i gadget della Elah) resistettero ancora per anni.Pinocchio, che è del1940, fu visto in Italia per la prima volta solo nel 1946. Ma i disegni tratti dal film erano conosciutidatutti, per essere stati distribuiti fin dalla fine degli anni ’30; in un cinegiornale LUCE, girato a Firenzenel gennaio del 1942, in occasione dell’inaugurazione del Centro Didattico Nazionale, viene filmatauna saletta dov’era allestita un’esposizione dedicata alle Avventure di Pinocchio di Collodi; in uno deiquadretti appesi al muro notiamo inequivocabilmente il Pinocchio in abbigliamento “tirolese”dell’interpretazione disneyana!

Fantasia, pure del 1940, fu il terzo lungometraggio della Disney – quello in cui il cartone animatoveniva accostato a brani di musica classica. Alcune sequenze, come quella dei vulcani preistorici,furono ispirate a Disney proprio dal viaggio italiano del 1935, durante il quale si recò anche sulVesuvio. La pellicola costò cifre enormi; basti pensare che la versione dell’opera sinfonica La Sagradella Primavera di Stravinsky che vi appare (come commento sonoro della parte sull’evoluzione dellavita) fu venduta dal compositore russo a Disney! Ma, come abbiamo accennato prima, questoambizioso progetto (dai forti intenti educativi) precorreva troppo i tempi e fu un disastro assoluto albotteghino: la casa di produzione californiana, dopo un decennio abbondante di grande fortunagarantita dal topo, rischiò di affondare nei debiti, strangolata dalle banche; solo con le successiveriedizioni il film cominciò ad essere apprezzato dal pubblico: oggi è, fra tutti i film, al 22° postoassoluto come incassi. Però, negli anni Quaranta,Fantasia fu un successo almeno a… Roma! Comeracconta Romano Mussolini nella celeberrima intervista a “If”, quando le truppe italo-germanichericonquistarono in Libia la città di Tobruk (dopo che gli Inglesi e gli Australiani l’avevano invasa nelgennaio del 1941), fra il materiale abbandonato dagli occupanti furono trovate anche numerosepellicole cinematografiche, e tra queste c’era anche Fantasia, che fu proiettata, in anteprima assolutaper l’Italia (con quattro anni di anticipo sulla “prima ufficiale”), a Villa Torlonia, per interessamento diMezzasoma. Romano afferma testualmente: ne rimanemmo scioccati.

Sipario.

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Walt Disney ritratto da Woolf alla fine degli anniTrenta

Per approfondire:

Francesco De Giacomo – Quando il Duce salvò Topolino – Intervista a Romano Mussolini su“If” n. 4 (Epierre, ottobre 1995)

Didier Ghez – Disney’s Grand Tour: Walt and Roy’s European Vacation, Summer 1935(Theme Park Press – 2014)

Fabio Gadducci, Leonardo Gori & Sergio Lama – Eccetto Topolino (Nicola Pesce Editore –2011)

Marc Eliot – Il principe nero di Hollywood: Walt Disney (Bompiani, 1994)

Bob Thomas – Walt Disney, an American Original (Hyperion, 1994)

In Rete consigliamo il blog Anni Trenta – Fumetti Classici.

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Topolino in Italia: un carro allegorico con i personaggi disneyani sfilaal Carnevale di Viareggio nel 1937. Archivio Storico LUCE

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