“Fammi conoscere, Signore, le tue vie, insegnami i tuoi ... · Se mi ami non piangere! Se tu...

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BOLLETTINO DELLE PARROCCHIE DI S. MARIA NASCENTE DI PIEVE DI CADORE E DI S. TOMMASO APOSTOLO DI POZZALE Piazza Tiziano 41, Pieve di Cadore (BL) Iscrizione Tribunale di Belluno n. 2/2013 • Direttore don Diego Soravia • Resp. ai sensi di legge don Lorenzo Sperti - Poste It. Spa, sped. in A.P., D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/2/04 n. 46) art.1, c.2, NE/BL • Stampa Tip. Piave Srl (BL)Iscrizione Tribunale di Belluno n. 2/2013 • Poste It. Spa, sped. in A.P., D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/2/04 n. 46) art.1, c.2, NE/BL • ANNO IV - N. 3 AUTUNNO 2016 Sentieri “Fammi conoscere, Signore, le tue vie, insegnami i tuoi sentieri (Salmo 24) PREGHIERA DEL PELLEGRINO Ti ringrazio Signore perché mi fai camminare. Ti ringrazio parchè mi fai correre. Ti ringrazio anche dei dolori, le sofferenze del mio esistere, che si dileguano con la gioia del muoversi mentre vado tra i boschi, lungo il fiume, da sola o tra la gente, su strade assolate o spazzate dalla pioggia e dal vento. lo ti sento Signore mentre i miei passi fendono ritmici le brune del mattino, o la corsa si distende serena nei silenzi opachi e i pensieri si purificano e arrivano fino a Te. Ti sento o Signore anche nei momenti di stanchezza o di sofferenza, quando il dolore annebbia lo sguardo, la fatica mi fa piegare le gambe e mi vorrei fermare. Questo mio camminare fatto con umiltà ed esaltazione è come una preghiera. E' questo andare che si fa preghiera, per lodarti e ringraziarti o Signore. Insegnami, Signore, la tua via, guidami sul giusto sentiero. «Dove andate, così di buon mattino in una giornata brutta come questa? ». «A Udine; c’è la partita di calcio e io, la moglie e i figli non vogliamo perdere l’occasione di vedere i cam- pioni della squadra per cui tifiamo » Auguro loro un buon viaggio e poi entro in Chiesa e, davanti al Croci- fisso dico al Signore: «Accompagnali tu, Signore, anche se oggi, domenica, quella famiglia non avrà tempo d’in- contrarti e il banco in chiesa resterà vuoto. Tu, Signore, sei il grande cam- pione della nostra vita ma non è fa- cile « tifare » per Te; e poi, Signore, Tu non ci vuoi spettatori ma protago- nisti nella partita della vita. Nel viag- gio di quella famiglia verso Udine, Signore: ricorda a quei genitori di dialogare con i figli e di proporre loro di sentirsi chiamati per nome ad es- sere campioni anche nella vita della Parrocchia ». +0+ Domenica 31 luglio: dopo la bar- bara uccisione d’un sacerdote in una chiesa di Francia, i fedeli di religione islamica hanno scelto di essere pre- senti nelle chiese in quella domenica in segno di condivisione per il dolore e per riaffermare la convivenza tra i popoli e le religioni. Si é compreso che la risposta al grande male del ter- rorismo assassino passa nel mettere insieme tutte le forze morali e reli- giose che ripudiano il terrore e cre- dono sia possibile vivere insieme nonostante le diversità culturali e re- ligiose. Anche a Pieve, nella Messa domenicale del mattino s’é presentata una signora appartenente all’Islam e l’ho potuta incontrare e salutare al termine del rito religioso. Quella pre- senza m’ha allargato il cuore e m’ha fatto comprendere che la scelta della condivisione, del rispetto e dell’inte- grazione è l’unica via percorribile dagli uomini per non cedere alla vio- lenza e al terrorismo. Quella signora del Marocco è in attesa d’un figlio: abbracciandola le ho augurato una gioiosa attesa e le ho promesso la mia preghiera presso Colui che è la sor- gente della vita e dell’amore: solo così l’avventura umana avrà un fu- turo. +0+ Sto scendendo dalle scale del- l’Ospedale e incrocio una giovane donna e m’informo da lei se ci siano dei suoi cari ricoverati. « No » - di ri- sponde; «sto facendo il mio anno santo andando, di tanto in tanto, a trovare qualche paesano malato. Ho visto che a loro faceva piacere una mia visita e un veloce saluto. Ma io stessa mi sentivo meglio, uscendo dai reparti; facendo il bene … mi sentivo bene dentro e allora… eccomi qui anche se la giornata è stupenda e avrei potuto inoltrarmi nel bosco per fare una bella camminata con il mio fedele cagnolino ». E’ proprio vero: fare del bene è il miglior modo per sentirsi bene! La vostra felicita e nel bene che farete, nella gioia che dif- fonderete nelle lacrime che avrete asciugato. Senza solidarietà nulla e possibile in questo mondo. +0+ Tanti visitatori entrano in Santa Maria - la nostra Chiesa Parrocchiale - per soffermarsi davanti al quadro di Tiziano. C’é chi se ne intende di arte e prolunga la sosta e chi invece si sof- ferma solo per qualche attimo. C’è però un gruppo di persone che attira la mia attenzione: sono i bambini. Mentre i genitori cercano d’indivi- duare l’autoritratto di Tiziano alle spalle di Pomponio e di Lavinia, i piccoli si sofferma donati ai cartelloni catechistici realizzati dai bambini di prima elementare e di Terza media: questi piccoli si interessano dei nomi, STORIE DI (STRA)ORDINARIA VITA continua a pag. 2

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BOLLETTINO DELLE PARROCCHIE DI S. MARIA NASCENTE DI PIEVE DI CADOREE DI S. TOMMASO APOSTOLO DI POZZALEPiazza Tiziano 41, Pieve di Cadore (BL)

Iscrizione Tribunale di Belluno n. 2/2013 • Direttore don Diego Soravia • Resp. ai sensi di legge don LorenzoSperti - Poste It. Spa, sped. in A.P., D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/2/04 n. 46) art.1, c.2, NE/BL • StampaTip. Piave Srl (BL)Iscrizione Tribunale di Belluno n. 2/2013 • Poste It. Spa, sped. in A.P., D.L. 353/2003 (conv. in L.27/2/04 n. 46) art.1, c.2, NE/BL •

ANNO IV - N. 3 AUTUNNO 2016

Sentieri “Fammi conoscere, Signore, le tue vie, insegnami i tuoi sentieri (Salmo 24)

PREGHIERA DEL PELLEGRINO

Ti ringrazio Signore perché mi fai camminare.

Ti ringrazio parchè mi fai correre.

Ti ringrazio anche dei dolori,le sofferenze del mio esistere,che si dileguano con la gioia

del muoversi mentrevado tra i boschi, lungo il fiume,

da sola o tra la gente, su strade assolate

o spazzate dalla pioggia e dal vento.

lo ti sento Signore mentre i miei passi

fendono ritmici le brune del mattino,

o la corsa si distende serena nei silenzi opachi

e i pensieri si purificano e arrivano fino a Te.Ti sento o Signore

anche nei momenti distanchezza o di sofferenza,quando il dolore annebbia

lo sguardo,la fatica mi fa piegare le gambe

e mi vorrei fermare.

Questo mio camminare fatto con umiltàed esaltazione

è come una preghiera.E' questo andare

che si fa preghiera,per lodarti e ringraziarti

o Signore.

Insegnami, Signore, la tua via,guidami sul giusto sentiero.

«Dove andate, così di buon mattinoin una giornata brutta come questa? ».«A Udine; c’è la partita di calcio eio, la moglie e i figli non vogliamoperdere l’occasione di vedere i cam-pioni della squadra per cui tifiamo »Auguro loro un buon viaggio e poientro in Chiesa e, davanti al Croci-fisso dico al Signore: «Accompagnalitu, Signore, anche se oggi, domenica,quella famiglia non avrà tempo d’in-contrarti e il banco in chiesa resteràvuoto. Tu, Signore, sei il grande cam-pione della nostra vita ma non è fa-cile « tifare » per Te; e poi, Signore,Tu non ci vuoi spettatori ma protago-nisti nella partita della vita. Nel viag-gio di quella famiglia verso Udine,Signore: ricorda a quei genitori didialogare con i figli e di proporre lorodi sentirsi chiamati per nome ad es-sere campioni anche nella vita dellaParrocchia ».

+0+ Domenica 31 luglio: dopo la bar-

bara uccisione d’un sacerdote in unachiesa di Francia, i fedeli di religioneislamica hanno scelto di essere pre-senti nelle chiese in quella domenicain segno di condivisione per il doloree per riaffermare la convivenza tra ipopoli e le religioni. Si é compresoche la risposta al grande male del ter-rorismo assassino passa nel mettereinsieme tutte le forze morali e reli-giose che ripudiano il terrore e cre-dono sia possibile vivere insiemenonostante le diversità culturali e re-ligiose. Anche a Pieve, nella Messadomenicale del mattino s’é presentatauna signora appartenente all’Islam el’ho potuta incontrare e salutare altermine del rito religioso. Quella pre-senza m’ha allargato il cuore e m’hafatto comprendere che la scelta dellacondivisione, del rispetto e dell’inte-grazione è l’unica via percorribiledagli uomini per non cedere alla vio-

lenza e al terrorismo. Quella signoradel Marocco è in attesa d’un figlio:abbracciandola le ho augurato unagioiosa attesa e le ho promesso la miapreghiera presso Colui che è la sor-gente della vita e dell’amore: solocosì l’avventura umana avrà un fu-turo.

+0+Sto scendendo dalle scale del-

l’Ospedale e incrocio una giovanedonna e m’informo da lei se ci sianodei suoi cari ricoverati. « No » - di ri-sponde; «sto facendo il mio annosanto andando, di tanto in tanto, atrovare qualche paesano malato. Hovisto che a loro faceva piacere unamia visita e un veloce saluto. Ma iostessa mi sentivo meglio, uscendo daireparti; facendo il bene … mi sentivobene dentro e allora… eccomi quianche se la giornata è stupenda eavrei potuto inoltrarmi nel bosco perfare una bella camminata con il miofedele cagnolino ». E’ proprio vero:fare del bene è il miglior modo persentirsi bene! La vostra felicita e nelbene che farete, nella gioia che dif-fonderete nelle lacrime che avreteasciugato. Senza solidarietà nulla epossibile in questo mondo.

+0+Tanti visitatori entrano in Santa

Maria - la nostra Chiesa Parrocchiale- per soffermarsi davanti al quadro diTiziano. C’é chi se ne intende di artee prolunga la sosta e chi invece si sof-ferma solo per qualche attimo. C’èperò un gruppo di persone che attirala mia attenzione: sono i bambini.Mentre i genitori cercano d’indivi-duare l’autoritratto di Tiziano allespalle di Pomponio e di Lavinia, ipiccoli si sofferma donati ai cartellonicatechistici realizzati dai bambini diprima elementare e di Terza media:questi piccoli si interessano dei nomi,

STORIE DI (STRA)ORDINARIA VITA

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Sentieri 2

Siamo negli anni nei quali la scelta disposarsi, e di sposarsi in Chiesa, noné così frequente come in passato e lecause sono molteplici: mancanza dilavoro, insicurezza sociale, paura discelte definitive e impegnative...Di tanto in tanto ci si trova in Chiesaper lodare il Signore in occasione diqualche anniversario di matrimonio;così è avvenuto anche per i coniugiSchweiger Sandro e Lozza Renatache hanno scelto il Santuario del Cri-sto per radunare i parenti e gli amicinel ringraziamento per il traguardoraggiunto. Nella preghiera dei fedeli, un nipote

dei volti , dei disegni realizzati con ipennarelli: ciò che vedono é più si-gnificativo del capolavoro di Tiziano.Quando saranno adulti apprezze-ranno Tiziano ma, ora, da piccoli;sono interessati a ciò che più vicinoalla loro sensibilità e maturità.Quanto bello sarebbe se tutti, a tuttele età , fossimo capaci di apprezzareil bello e il buono che ci circonda ! Sicomincerebbe a star meglio tutti in-sieme.

+0+Domenica 14 agosto, alla sera: ho

appena chiuso le porte della nostraChiesa quando ammiro Piazza Ti-ziano gremita di gente, paesani e tu-risti nel bel mezzo dell’estate. Vedotre bambini che « smanettano » con ilcellulari; m’avvicino per salutarli emi parlano di Pokémon, il gioco vi-rale dell’estate quando in tanti si met-tono alla ricerca dei « mostriciattoli». Il gioco é incentrato su creatureimmaginarie che gli umani possonocatturare, alienare e far combattereper divertimento. « Stiamo cercandoi Pokemon, sono qui in piazza ». M’èvenuta spontanea la domanda: « oggi,domenica, siete andati alla ricerca diGesù? ». Mi guardano perplessi masubito mi lasciano come impietrito: «perché andare a cercare Gesù? Nonc’interessa ».Alzo lo sguardo e mi sembra di ve-

dere che anche Tiziano, dall’alto delsuo monumento, muova la testa insegno di preoccupazione. Se così è a10 anni, cosa sarà della fede in occa-sione della Cresima e subito dopo?Tornando in canonica pensavo tra mee meche Gesù mi fa sentire amato,mi fa sentire speciale, perché Lui nonfa cose nuove, ma fa nuove tutte lecose, Nonostante magari io non sia ilmeglio o creda di non essere il me-glio. Chiudendo la giornata ho pre-gato per questi tre bambini convintoche Gesù stesso é in cerca di loro e liaspetta con un tenero abbraccio.

+0+Un ragazzino ha ricevuto dai geni-

tori 5 euro per qualche gelato da gu-stare con gli amici ma, alla sera, nonli ha ancora spesi. Il giorno seguente,in occasione della giornata per il se-minario, inserisce la sua banconotanela busta trovata sui banchi di chiesae poi, tornato a casa, racconta il suogesto alla mamma. “Non ti dò piùsoldi perché tu li metta come offertain chiesa”. Il tono però non é di rim-provero verso il figliolo che, subito,aggiunge: “Mamma, lo farei di nuovoanche se tu mi regalassi 100 euro”.

Don Diego

50° di matrimonio tra Schweiger Sandro e Lozza Renata

IL 1° MAGGIO AL SANTUARIO CON DON ANGELO BALCON

così si é espresso: mentre celebriamoil 50° di matrimonio dei nostri nonni,ti ringraziamo, Signore, per ognivolta che li hai aiutati a superare ledifficoltà della vita, per la speranzae la fede che li hanno guidati, per-mettendo loro di continuare il cam-mino della vita sempre insieme. Orati chiediamo, Signore, resta semprecon loro e benedici le nostre Fami-glie.

E don Angelo ha fatto eco con que-sta preghiera: Dio vi custodisca pertutti i giorni della vostra vita; sia vo-stro aiuto nella prosperità, confortonel dolore e colmi la vostra casa

“… ti troverò ancora cosìbrava da rimaner e contento...”“Una giovane sposa ricevette un

giorno una lettera dal marito lontano,che diceva: «Mia cara, quando cisiamo sposati eri bella e mi piacevi.Sapevi curarti bene e vestivi da si-gnora, mi preparavi la casa in or-dine, mi facevi buona compagnia,lavoravi con impegno, senza perdertiin cose inutili. E quando veniva qual-cuno per casa, chiunque fosse, lo ac-coglievi con garbo e lo trattavi cosìbene da farmi fare bella figura.Spero che al mio prossimo ritorno titroverò ancora così brava da rima-ner e contento».Letta la lettera, la sposa non più gio-

vane, si mise allo specchio e si videspettinata e sciupata. Diede un' oc-chiata alla casa e vide che c'eranomolte cose da riordinare. Ripensò

alla sua giornata e s'accorse chec'erano molte abitudini da correggere,se voleva rendere ancora soddisfattosuo marito. E si mise subito all 'opera.

La CHIESA, sposa di Cristo, si ècomportata proprio così col ConcilioEcumenico: ha risposto all'invito delsuo Sposo divino ed esigente, e, guar-dandosi nello specchio, ha visto comeGesù. Cristo l'ha istituita ed ha presocoscienza della missione affidatale.Si è poi guardata attorno ed ha vistomolte cose da ritoccare, quali la Li-turgia, il governo dei Vescovi, la vitadel Clero, dei Religiosi e dei laici, laformazione dei Sacerdoti e della gio-ventù, i diversi riti cristiani, l’uso deimezzo moderni, lo studio della sacraScrittura e l’attività missionaria…”.Questo lungo scritto è di mons. An-gelo Fiori; è del maggio 1966 e l’hotrovato su “la voce della Pieve”.

Sentieri 3

TU PENSAMI COSI’Se mi ami non piangere!

Se tu conoscessi il mistero immenso del cielo

dove ora vivo,se tu potessi vedere e sentirequello che io vedo e sento

in questi orizzonti senza fine,e in questa luce

che tutto investe e penetra, tu non piangeresti se mi ami.

Qui si è ormai assorbiti dall’incanto di Dio,

dalle sue espressioni di infinitàbontà e dai riflessi

della sua sconfinata bellezza.Le cose di un tempo

sono così piccole e fuggevoli alconfronto.

Mi è rimasto l’affetto per te: unatenerezza

che non ho mai conosciuto.Sono felice di averti incontratonel tempo, anche se tutto era al-

lora così fugace e limitato.Ora l’amore che mi stringe pro-

fondamente a te,è gioia pura e senza tramonto.

Mentre io vivo nella serena ed esaltante attesa

del tuo arrivo tra noi, tu pensami così!

Nelle tue battaglie,nei tuoi momenti di sconforto

e di solitudine, pensa a questa meravigliosa

casa, dove non esiste la morte,dove ci disseteremo insieme,nel trasporto più intenso allafonte inesauribile dell’amore

e della felicità.Non piangere più,

se veramente mi ami! "Padre Giacomo Perico

L’ARCIDIACONO VIVE IN DIO

All’inizio del mese di settembre lanotizia della morte di mons. RenzoMarinello s’é diffusa velocemente neipaesi del Cadore. Tanti sapevanodella sua degenza ospedaliera ehanno avuto la possibilità di avvici-narlo e salutarlo mentre, nei brevigiorni di ricovero, stava lottando conla malattia. E’ andato spegnendosinella notte del 2 settembre sempre as-sistito dai suoi cari, dal fratello e dallasorella. Anche tanti sacerdoti lohanno potuto avvicinare e salutare.Ora egli vive in Dio: quel Dio che persessant’anni egli ha annunciato comefondamento del nostro vivere e tra-guardo finale del personale camminosu questa terra.

Egli é stato ricordato come educa-tore, come cultore di arte e di musica,come pastore dotato di personalitàforte e delicata. Io credo che tanti par-rocchiani abbiano di mons. Renzo unricordo personale perché lo hannosentito vicino in particolari momenti

di vita e di dolore. C’é chi lo ha in-contrato in un momento di difficoltàeconomica, chi in piazza Tiziano perun saluto mentre con stile unicoaveva addosso le insegne dell’Arci-diacono. Altri lo hanno apprezzatoper la profondità della sua culture eper le citazioni di sant’Agostino cheegli aveva approfondito. C’é il bam-bino che é stato da lui battezzato enon ha mancato di essere presente alfunerale. C’é l’imprenditore che ve-niva spronato per far vivere la “pic-cola Patria” del Cadore.

Riassumere una vita in poche pa-role non é facile e nemmeno rispet-toso della ricchezza interiore di ognipersona: così é anche per un prete chesi è speso per le sue comunità in tantianni di vita sacerdotale. Sul prossimo“Sentieri” verrà pubblicato il testodell’omelia che il nostro Vescovo Re-nato ha offerto ai numerosi fedeli pre-senti in santa Maria per il funerale

Mario e Sil-vana accantoalla bara delfratellomons. Renzodurante lacelebrazioneesequiale.

Sentieri 4

Decalogo di educazione ecologica

(alla luce della Enciclica "Lau-dato si'" di Papa Francesco)

l. La Terra è la tua casa, la tuamadre. Il sole, la luna, le stelle,le piante, gli animali sono i tuoifratelli.2. L'ambiente in cui vivi si è for-mato nel corso di milioni di anni.E' il dono che il Creatore ti hafatto trovare quando sei venuto almondo.3. Il cielo, le stelle, le montagne,il mare, le piante, gli animali nonhanno voce per lodare il Crea-tore, ma tu puoi essere la lorovoce. Cerca il tempo per farlo.Alcuni salmi (es. 8, 18, 103) pos-sono aiutarti.4. Dio Creatore ha affidato laTerra all'uomo, perché la custodi-sca e la coltivi. E' il compito cheti attende, una responsabilità chedevi sentire.5. Le trasformazioni realizzatedall'uomo prolungano l'opera delCreatore e l'evoluzione della na-tura, se la conservano e svilup-pano le sue risorse.6. Il suolo, l'aria, l'acqua, lepiante, gli animali appartengonoa tutti, sono destinati a tutti gliuomini. Non sei il loro padrone,ma soltanto custode e ammini-stratore.7. Rispetta la natura, non inqui-nare l'aria, l'acqua, il suolo, perquanto ti è possibile.8. Non disperdere i rifiuti nel-l'ambiente, ma pratica la raccoltadifferenziata, perché possano es-sere riciclati.9. Non crearti bisogni artificiali,vivi sobriamente, sappi rinun-ciare a cose superflue (golosità,giochi, divertimenti. .. ) e, soc-corri chi è nel bisogno10. Lascia una ''casa" abitabileper chi verrà dopo di te .

Fiorenzo FacchiniTanti di noi conoscono l’autoredi questo brano: é don Fiorenzo,l’animatore di Casa SantaChiara a Sottocastello.

OMAGGIO A QUANTI HANNO RESOBELLO IL NOSTRO AMBIENTE

Sentieri 5

In occasione della festa degli Apo-stoli Pietro e Paolo, la Comunità diPieve di Cadore ha avuto la gioia diaccogliere tre nostri Sacerdoti che ce-lebravano i 50° si sacerdozio: donGiulio Giacobbe, don Giovanni Un-terberger e don Sisto Berton.In una chiesa arcidiaconale gremita

di fedeli provenienti anche da altrelocalità abbiamo ringraziato il Si-gnore per il dono del sacerdozio ini-ziato in questa stessa chiesa il 28giugno 1966 con il Vescovo Gioac-chino e l’arcidiacono Angelo Fiori.Nell’omelia, il Vicario Generale donLuigi Del Favero ha commentato epi-sodio di san Pietro liberato dal car-cere mentre la comunità innalzavauna fervente preghiera per lui.

Anche l’Amministrazione Comu-nale di Pieve, con il Sindaco, ha vo-luto sottolineare l’importanzadell’evento con l’omaggio di unapubblicazione riguardante il perso-naggio più significativo della sua sto-ria: Tiziano Vecellio e i suoicapolavori. Il Coro Parrocchiale hareso solenni i vari momenti della ce-lebrazione liturgica.

La Comunità ha particolarmenteapprezzato anche la presenza di di-versi sacerdoti che hanno volutoesprimere amicizia e vicinanza ai trefesteggiati. Non è mancata, infine, lapreghiera perché il Signore chiamialtri giovani a seguirlo sulla via delsacerdozio.

Un gran bel momento di lode al Signore

DIO A MODO MIOUNA RICERCA SUI GIOVANI E FEDE IN ITALIA

L’università Catto-lica del Sacro Cuoreha coordinato unaricerca sui valori , leaspettative, i pro-getti dei giovani, lafiducia nelle istitu-zioni, il rapporto tragenerazioni.il la-voro, la famiglia e lagenitorialità. Le mi-gliaia di giovani in-tervistati si sonodichiarati affamatidi opportunità, dioccasioni per met-tersi in gioco anchenelle scelte dellafede. Cosa avreb-bero risposto i nostrigiovani?

LE DUE MELEUna bambina teneva due mele

con entrambe le mani. Lamamma le si avvicina e chiedealla figlioletta se le potesse dareuna delle sue due mele.

La bimba rapidamente mordel’una e poi l’altra mela.

La mamma sente il sorriso sulvolto congelarsi e cerca di nonrivelare la sua delusione. Ma labambina le porge una delle duemele dicendo: “tieni, mam-mina: questa é la più dolce”.

Non importa chi sei, come seivissuto e quanta conoscenzapensi di avere, ritarda sempre ilgiudizio. Dai agli altri il privi-legio di spiegarsi. Quello chepercepisci può non essere la re-altà.

Sentieri6

Mercoledì 17 agosto i Volontari del-l’AUSER si sono ritrovati in SantaMaria per la Messa, prima della be-nedizione del nuovo automezzo ditrasporto. In un bel clima di pre-ghiera abbiamo ricordato, prima ditutto, le persone che vengono aiutatee assistite dal volontariato: anziani,persone sole e ammalati. L’impegnodei Volontari non manca come nonviene meno la necessità di dare ri-sposte concretea chi deve uscire dicasa per una pratica o per una visitamedica.

Durante la benedizione del nuovomezzo sia il Presidente Monico sia lasignora Ciotti Sindaco hanno coltol’occasione per ringraziare chi ha so-stenuto generosamente l’acquisto eper incoraggiare il rinnovato entusia-smo nel servizio: un impegno che ne-cessita di forze nuove, di giovanidisponibili a subentrare a chi vede glianni avanzare velocemente. La seratas’é conclusa a Sottocastello con unagustosa cenetta preparata anch’essadal volontariato: un momento convi-viale sereno e rigenerante le forze perun sempre più attento al territorio ealle sue fragilità umane. Nelle settimane precedenti era stata

consegnata una targa al sig. GiulioGiop per la sua ultradecennale pre-senza di servizio nell’AUSER: ungruppo di cui essere orgogliosi nellanostra Comunità. “Sentieri” é sempre disponibile per

farsi portavoce della vitalità deigruppi e della Associazioni presentisul territorio: basta farsi avanti.

Un numeroso gruppo di fedeli diPozzale ha accolto la proposta di fe-steggiare padre Bruno Carpene per isuoi 60 anni di sacerdozio. La sera digiovedì 18 agosto la chiesa era gre-mita di fedeli contenti di ricordare unloro parroco che per una decinad’anni aveva condiviso con loro la

Briciole di storia locale vita paesana animando specialmenteil canto liturgico.Emozioni, ricordi e incoraggiamenti

si sono mescolati all’augurio di saluteper il sacerdote che ora soggiorna aCaserta e si rende disponibile spe-cialmente per il sacramento dellaConfessione.

Anche quest’incontro di preghieras’è concluso con una cenetta caratte-rizzata da ricordi e da emozioni con-divise dal gruppo che avevapreparato al meglio l’incontro resosolenne dai canti del Coro Parroc-chiale.

Ad multos annos, ancora, donBruno.

Noi crediamo che in un mondo chetende alla disumanizzazione, ab-biamo più che mai bisogno di genti-lezza. Verso noi stessi, gli altri, ilpianeta. Noi crediamo che esseregentili voglia dire essere rispettosi neiconfronti di tutto quello che ci cir-conda: persone, animali ambiente.Noi siamo convinti che l'era dell'ag-

gressività e del "ciascuno per sé" siatramontata. Noi crediamo che sia ar-rivato il momento di affrontare la vitacon più dolcezza, più comprensione,più attenzione.Noi crediamo che essere gentili si-gnifichi essere parte attiva di un pro-cesso di miglioramento dell'esistenzadi tutti.

Noi crediamo che la genti lezza siauna forza interiore e una forma alta diintelligenza.Noi crediamo che la gentilezza siauna capacità e che come tale si possaapprendere.

Noi crediamo che la gentilezza siacontagiosa e, di conseguenza, tra-smissibile. Noi siamo convinti che lagentilezza debba concretizzarsi inpiccole azioni. Noi crediamo chetanti piccoli atti di gentilezza cam-bieranno il mondo.

“Che nessuno venga a voi senza ripar-tire migliore e più felice. Siate la viventeespressione della bontà di Dio. Bontà sulvostro volto, bontà negli occhi, bontà nelsorriso, bontà nella vostra accoglienzapiena di calore”.

Beata Madre Teresa

Crediamo nella vita con più dolcezza

Sentieri 7

Estate tra monti e campeggiL’estate è ormai alle spalle

ma le esperienze vissute inquesto periodo, a contatto conla natura, non si dimenticanofacilmente. Così é per il nume-roso gruppo dei ragazzi e ra-gazze che hanno avutol’opportunità del campeggio diCopada; un doveroso ringra-ziamento a don Vito De Vidoche ha animato i tre turni conriflessioni, giochi, gite e serviziper il buon andamento delcampo.

Anche il Parroco ha tentatouna passeggiata verso i luoghidella Prima Guerra Mondiale:quanta fatica per lui fuori alle-namento ma quanta soddisfa-

I bambini che piangono

Giacomo sbatte la testa su uno spi-golo del tavolo. Piange, e lamamma, che ha lasciato per un attimola cucina, rientra di corsa. Gliguarda la testa, si siede e se lo prendefra le ginocchia, dandogli dei bacisulla parte colpita.Dopo cena, quando Giacomo è aletto, la mamma rimprovera il marito:“Ti ho detto tante volte di metterequalcosa sugli spigoli del tavolo”,“Tante volte!?”, dice lui. “Sì, non è laprima volta che si fa male”,replica la mamma. Lui tace. Dopo unpo' chiede: “Ma dobbiamosempre prevenire che si faccia male?Deve imparare anche lui a stare at-tento”. “Cosa intendi dire?”, dice lei,“vuoi vederlo sempre piangere?”.“Ma un giorno sarà adulto, e chi loproteggerà allora?”, insiste lui.Anche a me fanno molta pena i bam-bini che piangono. Ma capiscoanche questo padre che è disposto aveder piangere il figlio pur disollecitarlo a stare attento. Tutte e duele cose fanno parte della curadi un figlio.La compassione, il desiderio di im-pedire delle sofferenze, suggerisconoregole, attenzioni, limiti, ma la com-passione deve creare semprenuovi diritti? La compassione del Si-gnore non previene paternalistica-mente, ma suscita responsabilità.

Giuseppe Toffanello

Parco Giochi a Pozzale

Nella serata dell’ultimo giornod’agosto una grande folla ha par-tecipato al taglio del nastro delpiccolo parco giochi di Pozzale.L’iniziativa é stata fortemente vo-luta dalla famiglia Sopracolle perricordare Fabrizio, persona moltonota e apprezzata in paese.

La moglie Nadia Agnoli, con isuoi figli, ha coinvolto amici e co-noscenti, operai e componenti delCoro “Cadore” in un’iniziativache vuole essere un punto d’in-contro e di amicizia tra i bambinie le loro famiglie, un luogo vivo

come vivo era l’interesse di Fabri-zio per la realtà di paese e per lanatura. La numerosa partecipa-zione dei paesani all’inaugura-zione di questo spazio ricreativo èstata la miglior prova di quantotutti abbiano apprezzato l’inizia-tiva in favore dei più piccoli.

Per la parte musicale ci ha pen-sato il Coro “Cadore” irrobustitodalle voci del Cantori di Pozzale. Veramente una bella manifesta-zione di vita paesana: una manife-stazione che meritava proprio unaspeciale benedizione dall’Alto.

Sentieri 8

L’estate è ormai alle spalle ma re-stano i ricordi dei momenti bellivissuti con amici e con gli ospiti.Il tempo delle nuvole, delle pioggee del sereno non riusciamo a con-frontarlo con lo stesso periododegli anni scorsi; certo è che al-cuni temporali hanno lasciatoqualche segno di disagio confrane, allagamenti e danni provo-cati dai fulmini come quello ca-duto sulla chiesa di Pozzale conseri danni all’impianto delle cam-pane.

La proposta turistica ha vistoconcerti, conferenze e mostre: in-teressante la Mostra allestitapresso il palazzo della MagnificaComunità, in centro, con l’aggan-cio del centenario della primaguerra mondiale. Interessanti,come sempre, le iniziative sugge-rite dalla Fondazione Centro StudiTiziano e Cadore.Molto positive sono state le sagre

vissute a Pozzale e a Sottocastelloin occasione della feste del Pa-trono. S’ è cominciato a Pozzalecon la sagra di san Tommaso, al-l’inizio di luglio: un paese interoche si organizza per la Messa conil Coro “Cadore” , i banchetti e lafesta in piazza. Il clima era mitenella natura e gioioso tra le per-sone che si davano da fare tra ifornelli e la musica. Veramenteuna bella partecipazione!Non da meno la festa di san Lo-renzo a Sottocastello il 10 agosto:una giornata iniziata con la piog-gia ma poi vissuta bene da tante

persone in Chiesa e sotto il ten-done pervaso dal profumo dellapolenta, del baccalà e del cervo.Questi sono momenti importanti

perché aggregano molte persone,stimolano il volontariato e per-mettono la realizzazione di alcuneiniziative con il ricavato dellafesta. Un suggerimento: perchénon attivarsi, durante l’anno, conqualche iniziativa e manifesta-zione per rendere meno monotonolo scorrere del tempo nei nostripaesi? Le forze ci sono, le atteseanche e allora... ben venga l’occa-sione d’incontrarsi e di stare in-sieme. Un accenno anche al “palio delle

frazioni”: un pomeriggio di gio-chi, di applausi e di gioiosa vita

LE NOSTRE SAGRE

paesana in Piazza Tiziano. Buonala partecipazione dei concorrentile varie frazioni: hanno animatouna piazza troppo vuota per mesi emesi; una piazza che s’è riempitadi paesani che si guardavano infaccia, quasi increduli, d’esserci edi vivere un momento di spensie-ratezza e di sano divertimento. Uncomplimento sincero a tutti: vin-citori e perdenti le varie gare.Complimenti agli organizzatori:vincenti e contenti.

“Una delle tentazioni piu serie che sof-focano il fervore e l’audacia e il senso

di sconfitta, che ci trasforma in pessimi-sti scontenti e disincantati dalla facciascura. Nessuno può intraprendere una

battaglia se in anticipo non confida pie-namente nel trionfo.

Chi comincia senza fiducia ha perso in anticipo meta della battaglia

e sotterra i propri talenti.Anche se con la dolorosa consapevo-

lezza delle proprie fragilità, bisogna an-dare avanti senza darsi per vinti, e

ricordare quello che disse il Signore asan Paolo: « Ti basta la mia grazia; laforza infatti si manifesta pienamente

nella debolezza.” Evangelii Gaudium di papa Francesco

Sentieri 9

DISCERNIMENTONELLA SOFFERENZA

O Dio, dammi la serenitàdi accettare le cose chenon posso cambiare;

il coraggio di cambiare le coseche posso cambiare;

la saggezza per distinguerle une dalle altre.

Concedimi di vivereun giorno alla volta,

assaporare un momento pervolta, accettare le prove come

un sentiero verso la pace; pren-dere, come Egli ha fatto, questomondo di peccato cosi come e,

e non come io lo vorrei.Credere che

Egli opererà tutto bene se io mi arrenderò

“..dobbiamo riscoprirela grandezza dei desideri col-

tivandoli a partire dal nostro cuore. Il MONDO

cambierà solo se, prima,cambieremo noi”.don Luigi Ciotti

“Che le cose siano così, nonvuol dire che debbano andarecosì solo che quando si tratta dirimboccarsi le maniche ed in-cominciare a cambiare, vi é unprezzo da pagare, ed é allora,che la stragrande maggioranzapreferisce lamentarsi piuttostoche fare”.

Che il tempo corra veloce lo speri-mentiamo ogni giorno mentre viviamola vita con tutti i suoi traffici. Alle volteci capita di voltarci indietro e di ricor-dare momenti ed esperienze che hannolasciato un profondo solco in noi e inchi ci è accanto. Così é per Pieve,quando nel luglio del 1996, accolseGiovanni Paolo II in Piazza Tiziano: unmomento alto della nostra storia. Ecco un brano del messaggio che Egli

proclamò dalla scalinata della Magni-fica Comunità di Cadore: “A contattocon la natura, in questa regione che èstata maestra di bellezza per il suo il-lustre figlio Tiziano Vecellio, si ritem-prano le forze fisiche e spirituali e ci sisente sollecitati a cogliere i messaggiprofondi racchiusi nel creato. Presi dalritmo sempre più veloce della vita quo-tidiana abbiamo tutti bisogno ognitanto di fare sosta e di riposarci, concedendoci un po'più di tempo per riflettere e pregare. Il libro della Ge-nesi riferisce che Dio " ... cessò nel settimo giorno daogni suo lavoro. Dio benedisse il settimo giorno e loconsacrò, perché in esso aveva cessato da ogni lavoroche egli creando aveva fatto" (2, 2-3). Veniva così ri-velato il significato spirituale del riposo e se ne sotto-

lineava la possibile valenza religiosa.Presentandoci il Signore che benediceil giorno dedicato per eccellenza al ri-poso, la Bibbia vuole far notare il bi-sogno che l 'uomo ha di dedicare unaparte del suo tempo ali' esperienzadella libertà dalle cose, per rientrare inse stesso e coltivare il senso della pro-pria grandezza e dignità in quanto im-magine di Dio.

Le vacanze, pertanto, non devono es-sere viste come una semplice evasione,che impoverisce e disumanizza, macome momenti qualificanti dell’ esi-stenza stessa della persona. Interrom-pendo i ritmi quotidiani, che l'affa-ticano e la stancano fisicamente e spi-ritualmente, essa ha la possibilità di re-cuperare gli aspetti più profondi delvivere e dell'operare. Nei momenti diriposo e, in particolare, durante le

ferie, l 'uomo è invitato a prendere coscienza del fatto cheil lavoro è un mezzo e non il fine della vita, ed ha la pos-sibilità di scoprire la bellezza del silenzio come spazio nelquale ritrovare se stesso per aprirsi alla riconoscenza ealla preghiera”.

E’ un messaggio sempre attuale, una proposta che é diventatapreghiera, nella nostra Chiesa, quella sera di luglio ricordando ilgrande dono della visita d’un Santo tra di noi.

Sono passati vent’anni dal 22 lugl io 1966

alla Sua volonta.Fa’ che io possa essere abba-stanza felice in questa vita e

sommamente felicein quella eterna,

con Lui per sempre.Amen

Reinhold Niebuhr

Sentieri10

Nella lunga fila di nove fratelli,il mio posto era il quinto. A casamia la religione non aveva nes-sun carattere solenne: ci limita-vamo a recitare quotidianamentele preghiere della sera tutti in-sieme: le orazioni erano intonateda mia sorella Elena e poiché pernoi bambini erano troppo lunghe(duravano circa un quarto d’ora),capitava spesso che la nostra...diaconessa a poco a poco accele-rasse il ritmo, saltando le parole,finche mio padre interveniva in-timandole “Ricomincia dacapo”.

Mi rimane vivamente scolpitanella memoria anche la posizioneche prendeva mio padre in queimomenti di preghiera. Egli tor-nava stanco dal lavoro dei campi,con un gran fascio di legna sullespalle. Dopo cena si inginoc-chiava per terra, appoggiava i go-miti su una sedia e la testa fra lemani, senza guardarci, senza fareun movimento, ne dare il minimosegno d’impazienza. E io pen-savo: “Mio padre, che e cosiforte, che governa la casa, che saguidare i buoi, che non si piegadavanti al sindaco, ai ricchi, aimalvagi!... Mio padre davanti aDio diventa come un bambino”.

Al contrario non vidi mai miamadre inginocchiarsi. Era troppostanca la sera per farlo. Si sedevain mezzo a noi, tenendo in brac-cio il piu piccolo. Recitava anchelei le orazioni dal principio allafine, senza perdere una sillaba,ma sempre a voce sommessa. Eintanto non smetteva un attimo diguardarci, l’uno dopo l’altro, sof-fermando più a lungo lo sguardosui piccoli. Ci guardava, ma nondiceva niente. Non fiatava nem-meno se i piu piccoli la molesta-vano, nemmeno se infuriava latempesta sulla casa o il gattocombinava qualche guaio.

E io pensavo: “Dev’esseremolto semplice Dio, se gli si puòparlare tenendo un bambino inbraccio e vestendo il grembiule.E dev’essere anche una personamolto importante se mia madre,quando gli parla, non fa caso neal gatto, ne al temporale....”Le mani di mio padre e le labbra

di mia madre m’insegnarono diDio molto più che il catechismo.

Pere Aime Duval

Le proposte culturali della FondazioneLa lunga serie delle manifestazioni

culturali della Fondazione CentroStudi Tiziano e Cadore ha avuto, inquest’estate, una particolarità degnadi nota: tutto è iniziato in Chiesa Ar-cidiaconale e tutto s’è concluso làdove s’era iniziato. Nel numero pre-cedente di “Sentieri” abbiamo con-diviso la gioia per il ritorno della“Pala Genova” dopo il restauro avve-nuto a Torino e sostenuto economica-mente dal defunto Gaddo AugustoGenova. S’è trattato d’un restauroparticolarmente difficile data la si-tuazione precaria del dipinto. Rimaneincerta l’attribuzione della paternitàdell’opera: é una “lotta” tra fratelli,Tiziano e Francesco. Ora il quadro élì, sulla parete sinistra del presbiterioe non sono mancati i visitatori in que-sti mesi estivi. Molte persone ricor-dano la manifestazione diaccoglienza di questo quadro con gliapprofondimenti degli esperti d’arteche hanno permesso a tante personedi apprezzare l’opera.

In questa nostra Chiesa, sabato 27agosto, a cura della stessa Fonda-zione, é stato offerto un recital del so-prano Rosanna Lo Grecoaccompagnata all’organo e al pianodal maestro Andrea Albertin conl’esecuzione di musiche incentratealla Madonna. La manifestazione in-titolata “In onore di Tiziano” è stataimpreziosita dagli interventi di Ales-sandra Cusinato che ha tracciato uncammino di approfondimento all’in-terno delle opere del “nostro” grandepittore, partendo dalle opere giovanilifino a quella, drammatica, realizzataprima della sua morte. Il manifesto che invitava la popola-

zione a partecipare mostrava la Ma-

donna, giovane bambina, mentre sa-liva i gradini del tempio di Gerusa-lemme per donarsi totalmente alSignore. Una Bambina capace discelte coraggiose, una Bambina chenon si volta indietro per cercare gliocchi dei genitori, una Bambina dallapersonalità decisa. Un’ immagine cheesprime molto bene la personalità diTiziano celebrato nella nostra Chiesanel ricordo della sua morte nel 1576.Nella Chiesa Arcidiaconale, dedicataa Maria Nascente, quest’omaggio aTiziano é risultato un momento alto eriassuntivo di tutte le iniziative cultu-rali promosse dalla Fondazione nonsolo in Pieve ma anche in tante altrelocalità del nostro territorio.

Sentieri 11

PERLE DI SAGGEZZA Un uomo cui sia toccato di fare

lo spazzino, deve spazzare lestrade come Michelangelo dipin-geva, o come Beethoven compo-neva musica, o come Shakespearescriveva poesie.Deve spazzare le strade talmente

bene che tutte le schiere dei Cielie della Terra dovranno fermarsiper affermare: “Qui é vissuto un grande spaz-zino, che ha fatto bene il suo la-voro”.

Martin Luther KingLentamente muore chi diventa

schiavo dell’abitudine, ripetendoogni giorno gli stessi percorsi,

chi non cambia la marca, chi nonrischia e cambia i colori

dei vestiti, chi non parla a chinon conosce.

Muore lentamente chi evita unapassione, chi non rischia la cer-

tezza per l’incertezza per inse-guire un sogno, chi non si

permette almeno una volta nella vita, di fuggire ai consigli

sensati.Lentamente muore chi non viag-

gia, chi non ascolta musica, chi non legge,

chi non trova grazia in se stesso.Pablo Neruda

Tra vent’anni sarete più delusiper le cose che non avete fatto cheper quelle che avete fatto.Quindi mollate le cime. Allonta-

natevi dal porto sicuro. Prendetecon le vostre vele i venti. Esplo-rate. Sognate. Scoprite.

Mark Twain (1835 - 1910)Un padre disse al proprio figlio:

“Fai attenzione a dove metti ipiedi”. Il figlio gli rispose:

“Fai attenzione tu! Ricorda che io seguo i tuoi

passi”. “Noi siamo in guerra con la na-

tura. Se vinciamo, siamo finiti”.Hubert Reeves

“Se giudichi le persone, nonavrai tempo per amarle”

s. Madre Teresa di Calcutta

Ciao Alberto! stai per partire allavolta della Giornata Mondiale dellaGioventù (Gmg) di Cracovia, e ab-biamo pensato di scriverti poche righe,che speriamo ti possano accompagnarein questa tua nuova esperienza.Ricordo ancora quando a settembre cihai detto: “La prossima estate non pos-siamo fare il solito viaggio assieme,perché io ho una cosa importante dafare... Vado alla Gmg”. Da allora laGmg é entrata, con tutto il suo entusia-smo, nella nostra casa. Ci piace ascoltare quando ci spieghi

che visiterai i luoghi dove é vissuto ilnostro papa Giovanni Paolo II, che as-sieme a tanti altri giovani italiani, po-lacchi e di tutto il mondo, incontreraipapa Francesco.

Se pensiamo a cosa é successo negliultimi mesi, in particolare nella vicinaFrancia, le preoccupazioni non man-cano, ma la follia di qualcuno non puòpermettere che i tuoi desideri e i desi-deri di migliaia di giovani cattolici ven-gano bloccati.Noi, come tuoi genitori, ti auguriamoche questo viaggio e questa esperienzati permettano di far crescere e di conso-lidare la tua voglia di conoscere Dio.

Ti auguriamo che i giorni che trascor-rerai con gli amici con cui parti e con i ragazzi che troverai, sianoun’esperienza di fede, m anche occa-sione di nuove amicizie, che ricorderaiper sempre. Ti auguriamo che vederemolti altri giovani, che come te pensanoche nella vita si possa e si debba farequalcosa anche per gli altri, rafforzi iltuo entusiasmo. Ti auguriamo tu possa avere tutto

quello che ti aspetti e desideri da questaesperienza. Ricorda che lo potrai averepurché tu continui a essere te stesso. Tutto quello che auguriamo a te che seinostri figlio, lo auguriamo anche a tuttigli altri giovani cattolici, che come te,vanno a Cracovia per far vedere a tutti

Caro figlio ti scrivoLa lettera di due genitori a tutti i giovani della Gmg

Non un arrivo ma una partenza

Certamente saremo in tantissimi aCracovia, ma accanto ai 140 gio-vani della mia diocesi di Belluno-Feltre ci siete voi, amici padovani.In realtà prima che il programmadella Giornata mondiale della gio-ventù fosse definito, eravamo giàpartiti assieme, quando cioè nonerano ancora aperte le Iscrizioni ...Le cose che contano nascono così,da lontano. A Cracovia ci si potràincontrare avendo questo stesso ini-zio.

E’ stato spontaneo per me deside-rare di condividere il viaggio con inuovi amici della diocesi di Bel-luno-Feltre dopo la chiamata a es-sere vescovo di questa chiesa. L'hofatto anche perché nei momenti cru-ciali e decisivi della mia storia hoavuto accanto giovani che mi hannoaccompagnato e sostenuto e da cuiho ricevuto una enormità di bene.

Me la immagino proprio così laGmg. Sicché confido molto anchenel viaggio di ritorno che non saràun aver finito la Gmg, ma un la-sciarsi sorprendere da essa e daquanti in essa si incontrano ...

+ vescovo RenatoQuesto due articoli li ho tolti da “La difesadel popolo”, il settimanale della diocesi diPadova

che un mondo migliore dipende solo danoi... E che voi un mondo migliore lovolete... e lo costruirete. Buon viaggio, a presto.

Gabriella e Paolomamma e papà

Sentieri12

I Vangeli non ci dicono niente circala nascita e l’infanzia della Verginesanta. A questa lacuna ha cercato diovviarvi l’amore dei fedeli, comeemerge dalle pagine di uno scrittoapocrifo del II secolo dal titolo: Pro-tovangelo di Giacomo o dell’infanziadi Maria. Come appare chiaro dal ti-tolo questo testo narra l’infanzia diMaria, dal suo concepimento alla suadivina maternità, ed è sempre da que-sto libro che trae origine la festa dellaNatività di Maria, la quale, a suavolta, ci fa riflettere sulla figura dellaMadre di Dio, vista come aurora disperanza. Sì, aurora di speranza la de-finisce l’orazione dopo la comunionedella messa in suo onore «speranza eaurora di salvezza al mondo intero»,perché è in virtù della sua nascita almondo e al suo successivo sì, cheCristo si è incarnato, si è fatto uno dinoi, diventando la “nostra speranza disalvezza”. Aurora di speranza è quindi un titolo

che ben si addice a Maria e che ilbeato card. Ildefonso Schuster, hasintetizzato in una stupenda pagina,tra i suoi numerosi scritti, in questomodo: «Come la prima Eva fu trattadal fianco di Adamo, tutta raggiantedi vita e d’innocenza, così Maria,splendida e immacolata, uscì dalcuore del Verbo eterno, il quale, peropera dello Spirito Santo, come ci in-segna la liturgia, volle lui stesso mo-dellare quel corpo e quell’anima chedovevano un giorno servigli di taber-nacolo e d’altare. Questo è dunque ilsignificato sublime della festa dellaNatività della Madonna. Lei è l’au-rora annunciatrice del giorno che giàsorge dietro le colline eterne; è il mi-

stico pollone che spunta dalla vene-randa radice di Jesse; è il fiumenuovo che sgorga dal paradiso e s’ap-presta a irrigare il mondo intero, è ilsimbolico vello che fu disteso sulsuolo arido della nostra terra per rac-cogliere la prodigiosa rugiada; èl’Eva novella, cioè la vita e la madredei viventi, che in questo giornonasce per coloro che ebbero Evacome madre del peccato e dellamorte» .

Maria è dunque la stella che pre-viene il sole, perché è in virtù dellasua nascita che il Cristo sole di giu-stizia può nascere al mondo, come ri-corda l’antifona al Benedictus dellaLiturgia di lode, propria di questafesta: «La tua nascita, Vergine madredi Dio, ha annunziato la gioia almondo intero: da te è nato il sole digiustizia, Cristo nostro Dio: egli hatolto la condanna e ha portato la gra-zia, ha vinto la morte e ci ha donatola vita».

Questo parallelismo Cristo – Mariapercorre tutta la liturgia della festadella Natività di Maria, infatti, co-stantemente Maria è messa in riferi-mento a Cristo luce; se Cristo è “ilsole di giustizia”, Maria è l’aurora, lastella che previene il sole, il punto dipartenza, il grembo dell’incarnazionedivina. Scrive in proposito in una suaomelia Andrea di Creta: «Questo(della nascita della beata Vergine) è ilgiorno in cui il Creatore dell’universoha costruito il suo tempio, oggi è ilgiorno in cui, per un progetto stu-pendo, la creatura diventa la dimoraprescelta del Creatore».

Questo lavorio di Dio, se così è pos-sibile definirlo, nel costruire la sua di-mora, il suo tempio, è bene espressodalle letture proposte per la festa inquestione. In esse emerge tutta l’at-tenzione e la cura posta a Dio nelcompiere questa “sua opera”, sembraa dire di santa Matilde, che Dio Padreabbia messo più cura nel creare il mi-crocosmo che è Maria, che non nelcreare il mondo intero. Maria è dun-que il «vertice fisso d’eterno consi-glio» come la definisce Dante nellaDivina Commedia.

La storia salvifica ha un proemio pro-prio, e questo si chiama Maria, per-ché è in virtù della sua natività che lastoria salvifica ha potuto avere inizio,come ci ricorda la colletta dellamessa in onore della Natività diMaria: «Donaci, Signore, i tesoridella tua misericordia e poiché la ma-ternità della Vergine ha segnato l’ini-zio della nostra salvezza, la festadella sua Natività ci faccia crescerenell’unità e nella pace».Ma perché questa storia di salvezza

raggiunge il suo vertice, raggiunga ilsuo pieno compimento è necessarioanche il nostro apporto. Allora vene-rare Maria come Aurora della spe-ranza è decidere di rispondere con lapropria esistenza al progetto realiz-zato dal Cristo suo Figlio, speranzadel e per il mondo.Padre Gino Alberto Faccioli, ISSR"Santa Maria di Monte Berico"

LA NOSTRA SPERANZA DI SALVEZZA

POZZALE CHE SI FA ONORE

GIOVANNI BALDOVIN figliodi Augusto e di Maria Ester Bran-cher, ha ottenuto il massimo deivoti presso il Liceo Scientifico“E. Fermi” di Pieve. Lo incorag-giamo con l’augurio di positivitraguardi nel proseguimento delcammino universitario.

***La foto qui a fianco documenta

il gruppo dei Parrocchiani che sisono stretti a don Bruno Carpeneche ha scelto Pozzale per cele-brare i suoi 60 anni di servizio sa-cerdotale, una parte dei qualivissuti proprio in questa Comu-nità.

Sentieri 13

Baggio Foto studio

L’UOMO CON LE MANI LEGATE

C'era un uomo come tutti gli altri. Normale. Avevaqualità positive e negative. Non era diverso da noi.Una volta bussarono all'improvviso alla sua porta.Quando usci, si incontro con certi suoi amici. Eranoin molti ed erano arrivati insieme. I suoi amici glilegarono le mani.

Dopo gli spiegarono che cosi era meglio, che conle mani legate non poteva combinare nulla di male(si dimenticarono pero di dirgli che in tal modo nonpoteva fare neanche qualcosa di buono).E se ne andarono, lasciando una guardia alla portaperché nessuno potesse slegargli le mani. All'inizio si dispero e cerco di rompere i lacci.Quando si rese conto dell'inutilita dei suoi sforzi,cerco di adattarsi alla nuova situazione.

A poco a poco fece in modo di arrangiarsi per so-pravvivere con le mani legate. Dapprima gli co-stava molto anche togliersi le scarpe.Impiego un giorno ad arrotolarsi una sigaretta. Ecomincio a dimenticarsi che prima aveva le mani li-bere... Passarono molti anni. Quell'uomo arrivo adadattarsi alle mani legate.

Durante questo tempo, la guardia alla porta gliraccontava, giorno dopo giorno, delle cose cattiveche facevano di fuori gli uomini con le mani libere(ma si dimenticava di dirgli delle cose buone chefacevano). Continuavano a trascorrere gli anni.L'uomo con le mani legate si adatto sempre piu. Equando il guardiano gli ripeteva che, grazie a quellanotte in cui i suoi amici erano venuti per legargli lemani, egli non aveva piu avuto la possibilità di faredel male (ma non gli diceva che non aveva piuavuto anche la possibilità di fare del bene), quel-l'uomo comincio a credere che era meglio, moltomeglio, vivere con le mani legate. Erano cosi bellequelle legature, cosi tranquillizzanti!

Passarono molti, moltissimi anni. Un giorno i suoiamici sorpresero il guardiano nel sonno, entraronoin casa sua, gli sciolsero i nodidelle corde che gli legavano le mani. "Adesso seilibero", gli dissero.Ma l'avevano slegato troppo tardi. Le sue manierano completamente paralizzate.

Giornata stupenda su a san Dionisio

Un cielo azzurro senza nessuna nuvola, un’aria lim-pida con una temperatura gradevole, una vista pa-noramica stupenda: ecco alcuni ingredienti dellabella celebrazione vissuta in quota presso la chie-setta di san Dionisio, domenica 8 agosto. L’appun-tamento era, a dir poco, “storico”: si trattava diricordare la famosa battaglia di Rusecco del 1508.Ecco allora la presenza di ben tre sindaci: Pieve,Valle e Dobbiaco. Quest’ultimo ha accettato l’invito proprio per sotto-

lineare che i monti non dividono le persone, e non lodevono fare mai imparando dalle fatiche e dalle sof-ferenza dei nostri antenati. Un numeroso gruppo dipersone ha accolto la proposta dei volontari di Neb-biù e, chi in elicottero e chi a piedi, ha partecipatoalla Messa e poi al saporito banchetto offerto a tutti.Non solo lo sguardo s’allargava tutt’intorno maanche il cuore era ricco di emozione di buoni propo-siti: “ Non possiamo distruggere lo spettacolo dellanatura che ci sta davanti - e lo sguardo andava al-l’Antelao e al Pelmo, ai lontani mondi del Comelico- non possiamo innalzare barriere tra i popoli e lepersone. siamo invece chiamati a essere noi, ognigiorno, un capolavoro di operosità di bene e di con-cordia”. L’elicottero aveva già acceso i motori e, con un po’

di tristezza, scendevamo a valle; dentro, però, quellospettacolo non veniva meno: un grande dono di cuiessere grati al Padre Eterno, a san Dionisio e ai Vo-lontari di Nebbiù.

Sentieri14

PER CHI VIVE DI CONSENSO

Un vecchio padre attraversavaun villaggio insieme al giovanefiglio. Lui a piedi e il ragazzo ingroppa a un asinello. I passanti esclamavano:“Il vecchio e costretto a cam-mina- re, mentre chi ha energiefresche sta sull’animale”.

Per non alimentare altre dice-rie, l’uomo fece smontare il fi-glio e monto in groppaall’asino.I tre proseguirono il cammino,ma un altro gruppo esclamo:“Che ingiustizia: il bambinocosi piccolo va a piedi, mentreil padre sta comodamente se-duto in groppa.”L’anziano contadino, vinto dallavergogna, fece salire anche ilbambino in groppa all’asino.

Proseguirono, cosi, entrambisul quadrupede. Il borbottio deipassanti e l’indignazione peroaccrebbe: “Hai visto quei duela? Che vergogna! Con un asi-nello cosi piccolo, gli stannosopra entrambi, finiranno persfiancarlo...”

Il vecchio, sentiti quei com-menti, penso bene che sareb-bero andati a piedi sia lui che ilsuo piccino.Ecco allora esplodere loscherno e il riso di tutti: “Guar-date quei tre asini, mentre ne ri-sparmiano uno, nonrisparmiano se stessi.Almeno uno potrebbe stare ingroppa e invece vanno a piedi”.

Il vecchio esasperato disse al-lora al giovanetto. “Caro mio secontinuiamo a dar retta allagente finiremo col portare noil’asino in spalla”.

Un doveroso omaggio

Tra i tanti gruppi che lavorano sulterritorio merita una particolare at-tenzione il “Club Cadore e Cortinad’Ampezzo” del Rotary Club. E’ unsodalizio che ha superato da poco ivent’anni di attività con una serataspeciale presso la Magnifica, una se-rata intitolata “20 anni di storia”.Quell’incontro veniva animato daFrancesco Ferrau in qualità di presi-dente del Club che ha voluto ricor-dare le tappe d’un cammino fatto daamici che hanno contribuito alla rea-lizzazione di diverse iniziative intutto il Cadore. Un momento emo-zionate ha coinvolto i partecipantiquando sono stati ricordati alcunicomponenti del Club che sono mortima anche altri componenti che hannomesso le basi dell’attuale vitalità delgruppo.

La serata è proseguita con la conse-gna degli attestati alle persone consi-derate meritevoli di unriconoscimento: il primo a riceverel'attestato è stato Nelso Costella, pergli oltre 50 anni di lavoro in favoredel turismo non solo di Pieve; seguitoda Benvenuta Celotta, presidente del-l'Ados donne operate al seno e infati-cabile organizzatrice; è poi seguitoGiovanni Monico presidente del cir-colo Auser; per finire con Carlo Ta-bacchi presidente della sezionedonatori di sangue Abvs pievese econ la maestra del Coro VolinvoceGabriella Genova, per l'esibizione ef-fettuata durante la serata, molto gra-dita a tutti.

Numerose sono le iniziative realiz-zate in questo periodo: ricordo, tra letante, l’attenzione per le necessitàdell’asilo di Pieve e la raccolta stra-ordinaria di generi alimentari per laCaritas, le borse di studio agli stu-denti meritevoli, l’attenzione alle per-sone diversamente abili con unincontro particolare presso la VillaGregoriana di Palù san Marco.

E’ ora in cantiere invece un grossoimpegno per portare tanti Rotariani aCortina per una importante manife-stazione sciistica. Ora Franco Ferrauha passato il testimone al nuovo Di-rettivo e da questo modesto foglioche entra in tutte le case, arrivi aFranco la gratitudine per tutto il beneche egli ha realizzato e promosso. Nel frattempo é avvenuto il passag-gio di consegne a Zanella, nuovo Pre-sidente del Club.

Sentieri 15

Che buon sapore hanno i raccontidella nonna! L’eco di un tempo chesembra passato per sempre e cheinvece si manifesta in tutta la sua po-tente saggezza. I racconti dellanonna, sono una verità intramonta-bile da seguire e perseguire e so-prattutto da custodire nel tempo, checonsuma e macera ogni cosa.

“Nonna, raccontami una storia!” ledissi accoccolandomi sul suo seno. In-tendevo una fiaba, una di quelle che lenonne sono sempre così brave a rac-contare e invece lei, cominciò con lastoria della sua vita. “Ero appena si-gnorina quando scoppiò la guerra. Cela passavamo brutta. Eravamo cinquefigli e tre fratellini erano morti, due su-bito dopo la nascita, l’altro mentre fug-givamo nel ricovero dopo che erasuonata la sirena”. Mi sollevai sul go-mito e la guardai quasi incredula, nonebbi il coraggio di interromperla, i suoiocchi, circondati da rughe profondesembravano persi nel tempo. Sono ri-cordi orribili eppure lei non sembravatriste. “Aveva nove mesi il mio fratel-lino quando il Signore se lo portò.Mamma correva giù dalle scale con luiin braccio, qualcuno la spinse, leiperse l’equilibrio e cadde sopra di lui.È stato brutto, mia nonna continuava aripetermi che mi sarebbe passata; a mesì, ma a mia madre no!”. La guardaicon le lacrime agli occhi. “La guerra èfetente, è fetente assai!” osservò leistringendo le labbra a fessura. “E checosa è successo dopo?”. Alzò le spalle, si prese qualche minuto

di tempo per riordinare i pensieri e su-bito riprese: “I tedeschi divennero sem-pre più cattivi, qualcuno diceva che glialleati erano sbarcati in Sicilia. Io nonsapevo nemmeno chi erano gli alleati,ma sapevo che la Sicilia era lontana eil tempo che arrivavano fino a Napolisaremmo morti tutti quanti …..non

c’era tempo dovevamo scappare e cosìci mandarono sfollati a Cervinara, unpaesino in provincia di Avellino. Fu un viaggio lungo, mi sembrava un

altro mondo. Noi venivamo dalla città,dove passava il tram e c’erano già lemacchine, lì invece si vedevano solocarretti e fieno, e non c’era asfalto, masolo pietre e polvere. All’epoca non eracome oggi” sorrise, mi accarezzò conle dita nodose e subito dopo riprese:“Sono stata profuga pure io, anche senon ho mai attraversato il mare. I pae-sani ci guardavano con sospetto, cichiamavano ‘gli sfollati’. Alcuni ci aiu-tavano però, ci facevano stare nellestalle. Non era molto, ma era meglio diniente. Altri, si mettevano paura cherubavamo qualcosa. Rubare! – sorrise– l’ho fatto pure io. Una volta ho ru-bato un pezzo di pane. La contadina loaveva appena sfornato e lo avevamesso sul davanzale, io sentivo un pro-fumo che mi faceva venire l’acquolina.Erano due forme di pane di quelle ro-tonde, e appena la signora si distrasse,io me ne presi una, me la nascosi sottola veste e me la portai via. Erano cosìtanti giorni che mangiavamo solo sciu-scelle (ndr carrube) che non ci vidi più.Non ho mai mangiato pane più buonodi quello, mai più”. Ridemmo. Mi ac-coccolai di nuovo sul suo grosso senoche sapeva di lavanda. Mi piaceva ilsuo racconto. Non potevo credere chefosse tutto vero. “Poi?” le domandaivedendo che lei non riprendeva.

“La guerra finì, ma la fame no. Ungiorno mio padre tornò a casa e midisse che c’era uno che mi voleva spo-sare. Io lo avevo visto solo una paio divolte e quando entrò dalla porta tuononno, tutto vestito bene con la giaccaa doppio petto e il fazzolettino biancoche usciva dal taschino, mi feci dicento colori. Profumava di dopobarba,

mio padre non ce l’aveva il dopobarba,e quello che mi sembrava il profumopiù bello del mondo. Quando mi venivaa trovare mi girava la testa. Lui era diuna famiglia che stava bene economi-camente, brava gente, mentre io nonavevo nulla, né un corredo e nemmenoi soldi per cucirmi un vestito, avevosolo fame. La prima volta che siamousciti insieme io, lui e la commara Ta-tina, la madrina, zitella di mia madre,ci portò a mangiare in un ristorante divia Caracciolo. Me le ricordo ancoraquelle tovaglie a quadroni bianche erosse, ho mangiato talmente tanto chedopo lui mi ha detto: “Melì, meglio unvestito che una mangiata con te!”.Scoppiai a ridere e lei pure, ma questavolta il suo sorriso si trasformò rapida-mente in una smorfia malinconica. “Miha comprato tutto, tutto quello che miserviva, ma il vestito da sposa no, papàdisse che toccava a lui e così me lo feceprestare dalla commara Tatina. Il vec-chio vestito della sorella o di una ni-pote non mi ricordo!”.

Mi prende la foto del matrimonio,l’unica che ha di quel giorno, me la favedere: uno di quei vecchi ritratti inbianco e nero, con le pieghe del tempoche hanno rugato la carta spaccandolaun po’ qui, un po’ là. Una foto sem-plice, il classico gruppo di parenti eamici fuori dalla chiesa, gli sposi alcentro in bella posa, e tutti intorno, lecomari in prima fila tutte vestite di nerocon i capelli argentati intrecciati in ele-ganti chignon fai da te e poi c’erano ibambini, che la nonna mi indicava unoa uno. “Questo è zio, questa è zia”, epoi dopo arriva a sua marito e le suedita lo accarezzano mentre la voce le sispegne in gola, inghiottita dall’emo-zione. Lo amava ancora così tanto. “Quanto

tempo è durato il vostro matrimonio?”le chiesi con la delicatezza di un ele-fante. “Perché, è finito?” mi rispose.“Siamo stati insieme per 64 anni, qual-che volta abbiamo litigato, qualchealtra volta no. Non era un uomo per-fetto, era un uomo e basta. Mi haamato come un uomo deve fare e io melo sono sposata e ci ho fatto due figli.Non ci ha fatto mancare niente, hasempre provveduto per noi, era un granlavoratore! Io sono stata per lui, balia,madre, amica, amante. Anche ora staprovvedendo per me, me lo viene a direogni notte, quando non posso dormireperché mi manca il calore suo sotto lecoperte e mi sento sola, anche se cisiete tutti quanto voi. Lo vedo che staqua, seduto vicino e mi dice: “Melì nonti preoccupare che io ti aspetto!”.di Ida Giangrande - 23 giugno 2016

“Melì, non ti preoccupare che io ti aspetto!”: 64 anni insieme e aspettarsi oltre la morte.

Sentieri16

“I responsabili della cosa pub-blica, i diversi attori del mondodel lavoro, che cosa stanno fa-cendo che non sia episodico mastrutturale?” Questo è uno deiconcetti forti della prolusione delCardinale Bagnasco, all’assem-blea plenaria della CEI del 16-19maggio 2016, relativa alle enormidifficoltà di tante persone e fami-glie.La recente indagine di Confcom-

mercio conferma chele famiglie italiane incondizione di povertàassoluta sono presso-ché raddoppiate dal2007 al 2014. Il red-dito ed il potere di ac-quisto negli ultimianni sono calati tantoda far dire al Coda-cons che questi redditisono “da terzomondo”. Le difficoltànon sono soltanto perle famiglie italiane,obbligate ad una ridu-zione degli acquisti,ma anche per l’econo-mia italiana. “Il pesodella vita quotidiana,alla ricerca dei beniessenziali – dice il Presidentedella CEI- diventa sempre più in-sostenibile, compreso il bene pri-mario della casa.

La povertà assoluta investe 1,5milioni di famiglie, per un totaledi 4 milioni di persone, il 6,8 dellapopolazione italiana, e le parroc-chie hanno distribuito ben 12 mi-lioni di pasti nel 2015!”

L’amara constatazione di una ri-cerca della Confcommercio, daltitolo “Dalla Grande Recessionealla ripresa?” afferma che: “L’ec-cesso di pressione fiscale in Italiapresenta una connotazione struttu-rale per l’incapacità di procederea una serie revisione della spesapubblica che riduca eccessi e spre-chi”. Gli unici veri tagli hanno in-fatti riguardato la spesa in contocapitale, cioè gli investimenti pub-blici. Concretamente vuol dire che

Nel 2015 in Italia, 653 mila decessi e 488 mila na-scite! Povertà in aumento e lo Stato cosa fa?

se l’Italia avesse avuto lo stessoprelievo fiscale della Germanianel 2014 ci sarebbero state 66 mi-liardi di tasse in meno, ossia “23miliardi in meno a livello di Irpefe altrettanti di imposte indirette e20 miliardi in meno di contributia carico di imprese e lavoratori”.Le regioni del Mezzogiorno regi-strano dati avvilenti e un numerodi cittadini poveri quasi doppio ri-spetto al resto del paese.

La Chiesa, dice il cardinal Ba-gnasco, continuerà a fare tuttoquanto le è possibile per stare ac-canto alla gente, mettendo incampo ogni risorsa: dalle forze ditantissimi volontari alle risorsedell’8 per mille che, oltre a per-mettere un Clero totalmente di-sponibile, consente di venireincontro alle enormi richiestedella carità e del mantenimentodelle opere pastorali. Il tanto con-testato 8 per mille è una vera ri-sorsa per le famiglie e i poveri, ela Chiesa Cattolica continua a fareciò che ha sempre fatto. In questosenso è l’Istituzione che non perdeconsensi e apre le sua braccia atutti.

Da anni diceva, insieme ai tantimovimenti pro life e pro family,che la radice profonda della crisisi doveva ricercare in una menta-lità anti-vita chiusa su se stessa in

un laicismo esasperato e cieco.Non è mai stata ascoltata, anzi ….la si accusava di essere arretrata,oscurantista, medievale e, comeoggi va di moda, omofoba. Invecela Chiesa Cattolica aveva vistogiusto. “Finalmente, dopo anniche lo richiamiamo, dice il presi-dente Bagnasco, oggi perlomenosi parla di inverno demografico:l’immagine – seppur efficace –non suscita però ancora la neces-saria coscienza della gravità”.

I dati ISTAT ri-mangono impietosi:quelli del 2015 sonoi dati peggioridall’unità d’Italia.Lo scorso anno, afronte di 653.000decessi, le nascitesono state 488.000,mentre 100.000 ita-liani hanno lasciatoil Paese. La demo-grafia è un indica-tore decisivo dellostato di salute di unPaese, specialmenteoccidentale, dove losviluppo econo-mico e lavorativo,insieme ad una cul-tura densa di ideali

e valori, suscitano speranza neldomani e coraggio nel generarenuove vite, assumendo con fidu-cia la missione educativa dei figli.

Che cosa sta facendo lo Statoperché si possa invertire la ten-denza? Si chiedono i Vescovi ita-liani. “Si avverte l’urgenza di unamanovra fiscale coraggiosa, chedia finalmente equità alle famigliecon figli a carico. Gli esperti di-cono che la messa in atto del co-siddetto “fattore famiglia”sarebbe già un passo concreto esignificativo”.

Sappiamo tutti che in ogni foco-lare domestico, anche se povero epiccolo, sta la ricchezza di una na-zione.

di Gabriele Soliani17 giugno 2016