Famija Arciunesa Giugno 2011

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Periodico bimestrale - Sped. a.p. 45% - Art. 2 comma 20/b - Legge 662/96 - Filiale di Forlì - Contiene I.P. - Dir. Resp. Carlo Andrea Barnabè Aut. Trib. di Rimini n. 185 del 16/8/80 e del 26/8/92 - Red. e Amm. Riccione - Via Montebianco, 27 - Tel. 0541 643884 Stampa: Litografia La.Ser. Coriano - Grafica: Composet Riccione - Anno XXX- N° 3 - MAGGIO/GIUGNO 2011 www.famijarciunesa.org - [email protected] CN/RN0665/2010 N°3 2011 MAGGIO-GIUGNO IL GIORNALE LO SFOGLI ANCHE SUL SITO WWW.FAMIJARCIUNESA.ORG Che ne sarà di me? A PAG. 4

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Periodico bimestrale - Sped. a.p. 45% - Art. 2 comma 20/b - Legge 662/96 - Filiale di Forlì - Contiene I.P. - Dir. Resp. Carlo Andrea BarnabèAut. Trib. di Rimini n. 185 del 16/8/80 e del 26/8/92 - Red. e Amm. Riccione - Via Montebianco, 27 - Tel. 0541 643884Stampa: Litografia La.Ser. Coriano - Grafica: Composet Riccione - Anno XXX- N° 3 - MAGGIO/GIUGNO 2011

www.famijarciunesa.org - [email protected] CN/RN0665/2010

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MAGGIO-GIUGN

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IL GIORNALE LO SFOGLI ANCHE SUL SITO WWW.FAMIJARCIUNESA.ORG

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Sta arrivando una nuova stagione estiva, preceduta, sin dal termine della precedente, da infinite polemiche su program-mi, investimenti, strategie, atti a catturare l’attenzione dei turisti, convincerli della bontà dell’offerta e, possibilmente, allungare la loro permanenza. Tutti coloro che “sanno” di turismo hanno detto la loro, su tutto e su tutti, su quello che c’è da fare di produttivo e su quello che è inutile. Contro-battuti da coloro che ritengono di “saperne” di più e che propongono l’esatto contrario. In mezzo, a far da cuscinet-to, un’altra fetta che “pizzica” un po’ dagli uni e un po’ da-gli altri. Ciò che accomuna le tre categorie è “accalappiare” ogni occasione mediatica per apparire, subissare gli astanti di chiacchiere, sciorinando idee partorite senza gestazione.

Il Paese di Riccione nel Mandamento di Rimini a dieci chilometri dai suo capoluogo, giace sulla via Corriera presso il Mare Adria-tico in una amena e fertile pianura alla quale sono sopraposte vicine ridenti colline. Un regolare sistema di facili vie Provincia-li e Comunali che metton capo a ricchi e popolosi Paesi, ha il suo termine all’immediato, confine del Paese di Riccione. Della sua popolazione di oltre mille e cento anime, una parte è di-spersa per la campagna, dedita alla coltura de’ campi, altra par-te attende al commercio ed ai mestieri necessari per l’uomo, ed altra si dedica alla pesca sopra sette barche e nove battelli terrieri. I suoi pesci, i suoi crostacei sono con avidità, ricercati per tutta la Romagna, come i più saporiti, segno certo, ed indu-bitato di una marina la più salubre dei luoghi circonvicini. Una spiaggia sottile, una sabbia tersa, e pulita, una acqua limpida, e color del cielo costituisce nel tutt’insieme i migliori bagni di tutto il nostro litorale. Non i fiumi, nè torrenti che portino ghia-ia o sedimento fangoso che quasi è parte dell’attività naturale dell’acqua marina. La nostra spiaggia è sottile perchè affatto manchiamo di quelle fosse, gardoni o voraggini che rendono pericoloso il bagno. La nostra sabbia è pulita e terza. Ossia è che le nostre acque, ed i nostri bagni sono più salubri e proficui che in altri luoghi. Nel nostro paese, non più lontano di un chi-lometro dal mare, si respira un’aria salubre, e sempre nuova sia perchè è rotta primieramente dal soffio di leggeri venticelli e perchè la materiale posizione del luogo alto ed aperto non mette ostacolo alcuno all’agitarsi della marea dal continuo pas-saggio dei carri e vetture che da quivi transitano. Forse che di ciò la popolazione che si vede fiorente, è di atletica costruzio-ne, di un bei colorito, sana, è robusta. La tisi, i mali cutanei, la scrofola, il glanulare infesto è da noi affatto sconosciuto. I no-stri bimbi al giungere del maggio incominciano a far uso per lor

Il primo “Pioniere” riccionesePer costoro l’importante è far parte del minestrone: carota, patata, pisello, s edano, cipolla, zucchina... A nessuno è ve-nuto in mente che manca un elemento... che ancora non s’è “sentito” ...il sale! “Sale” che in queste occasioni significa “amore”. Amore per Riccione. Perchè in tutte le chiacchiere e in tutte le idee che abbiamo sentito dall’autunno 2010 alla primavera 2011 manca il “sale”.Quello che invece possedeva e impiegava, con oculata fantasia e discernimento, don Car-lo Tonini, parroco della Perla verde che nel 1868 – cioè la bellezza di 143 anni fa – scrisse e distribuì un opuscolo che decantava il paese di Riccione, i suoi bagni marittimi...e i suoi abitanti. Da prendere come esempio, naturalmente rapporta-to ai giorni nostri. Leggete... e meditate uomini del turismo!

Cenni sul paese di Riccione e suoi bagni marittimiPer Don Tonini, Parroco di detto luogo, (1868)

diporto di bagni marini, e come altrettanti pesci te li vedi snelli, e svelti guizzar nell’onde; e se ritrovano un battello screpolo poggiato alla riva a frotte saltan dentro e via a passeggiar pel mare. Le loro prime occupazioni, e di quasi tutta la giornata si è quella di starsene sulla spiaggia ora per raccogliere legna dal mare gettata al lido, or per raccoglier pesce, o crostacei, e tel-line. Quello però che fa meraviglia si è il vedere la nostra gio-ventù che solca il mare di una robustezza meravigliosa. Giovani di circa vent’anni piuttosto pingui che no, di un rosso incarnato che ti sorprende, dì una carnagione bianca ma non affatto can-dida, lenti nel muoversi, non snelli nelle operazioni, perche tale porta l’arte loro, il lor vestiario, il lor calzare di mare. Se ii vedi in dì festivo vestiti col lor migliore equipaggio li prendi per figli di ben agiati possidenti, gravi nel portamento, diritti nella per-

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giovani i meno flagellati dal male, e prossimi alla guarigione di ritenerli fin tutto ìl prossimo ottobre facendoli abitare in vici-nanza al mare, senza bagnature, ma solo con passeggiate in riva, od in batello per vederne forse un risultato finale dopo quel tempo? Dirò fra parentesi, perchè progetto intempestivo, se una libera Società si forma, e fonda in breve tempo un Ospi-zio pei bagni marini nella rada di Viareggio, che a quest’ora ha speso centoventimila franchi, ed eterna la Istituzione del primo Ospizio marino, perchè a Riccione non si potrà consacrare ed eternerne un secondo? Forsechè i Romagnoli al coraggio non congiungono la filantropia? La Providenza par che conduca l’uomo alle opere di pietà senza volerlo. Due belle case in mez-zo al nostro Paese sono da vendersi con un bel grande scoper-to, e tutte e due unite per lo prezzo di circa L. 6.500. Le altre L. 3.500 che mancano per arrivare alle 10.000 farebbero fronte

alle spese occorrenti per ridur-re il locale a stabilimento, e di corredarlo di letti, mobiglio, e biancherie per 50 giovanetti. Coraggio, Signori, vorrem noi esser da meno dei nostri vici-ni? Vorrem noi lasciarci so-praffare dagli eguali? Se non avremo il merito di essere sta-ti i primi, non abbiamo alme-no nemmen la vergogna di essere gli ultimi. Mano all’ope-ra prima che altri prendino il nostro posto di secondi. Si apra una sottoscrizione in un qualche foglio di Bologna, e spero che in meno di un mese l’opera sarà coronata dal suo fine. I cittadini di Bologna in opere di pietà non han biso-

gno di stimolo, e ciò che più monta si è il vedere alla testa i primi locati. Qual dubbio adunque del felice esito? Il Comitato di Riccione spera di vedere un Signore del Comitato di Bolo-gna accompagnare i bimbi alle bagnature, e che abbia ìl man-dato di osservare le abitazioni di collocamento pei medesimi, di vederne la posizione del Paese, la spiaggia, il sito se sia adatto per uno stabilimento, e così portarne le genuine rela-zioni al Comitato Bolognese, onde prenda in considerazione e cose dette nel presente scritto, e nella sua saggezza prender-ne quelle risoluzioni che crederanno al vantaggio della salute dei bimbi scrofolosi, perchè così negli anni avvenire avendo uno stabilimento proprio spenderanno una metà, od un terzo di meno di quello che spendono in quest’anno, e così i signo-ri oblatori avranno un terzo meno di spesa, e sorgerà ancora in questo frattempo una qualche anima generosa che farà un qualche lascito perpetuo a beneficio dello stabilimento de’ bagni marini, che d’altronde non vi essendo, mai, e poi mai, si penserà ad ingrandire, ed arricchire in tanta opera di pietà. In fine una lapide sul bel mezzo dello stabile additerà al passag-gio la pia opera di que’ grandi, e generosi Bolognesi che con-corsero al ristabilimento della umanità sofferente.

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RICCIONE FUTURA

Nuovo porto: posti barca, chioschi e piazzette

Gli operatori del porto di Riccione l’hanno spuntata. La darsena sarà riqualificata, ma sen-za devastare i due stabilimenti balneari che si trovano a Levante, ossia l’89 e il 90. L’idea è stata accantonata per sempre, come quella di utilizzare l’intera piazzetta, davanti al Caval-luccio marino. Gli amministratori comunali ora intendono occuparne solo metà per ricavare quindici/venti posti barca, contro i circa set-tanta, dei quali si parlava prima dell’estate. Lo spazio rimanente, soprattutto nei mesi freddi, dovrebbe essere riservato a parcheggio. Il disegno, che mentre andiamo in stampa è in fase di definizione, prevede anche dei chioschi in legno, a ridosso del canale su viale Bellini. Si parla di sette, ma gli uffici tecnici, stanno valutando se è possibile limitarsi a cinque/sei. Come ha annunciato il sindaco Massimo Pironi agli operatori dell’area portuale “non si tratta

di ristoranti, ma di attività che offriranno prodotti differenziati, non in concorrenza con gli esistenti”. Questi moduli, serviranno a ripagare l’intervento, assieme a 1.600 metri quadri di residen-ziale, sopra via Dei Mille, da concedere alla ditta che eseguirà i lavori. Ed è proprio su questi due punti, soprattutto sull’ulteriore cemento, usato come “moneta” per ripagare il project financing da 13/15milioni di euro, che va avanti la polemica con la minoran-za. In quanto ai chioschi, saranno realizzati su due piani: il magaz-zino, alto 2,40 metri, sotto il livello della strada, e il piano supe-riore che si eleva di altri tre metri (con terrazza panoramica?). Se confermati tutti sette, i moduli misureranno complessivamente 600 metri quadri. Tre di questi dovrebbero misurare in pianta 8 metri per 3. Non è tutto. Si conta, infatti, di arricchire il porto con due nuove piazze, da costruire sulle scogliere lungo i moli di Levante e di Ponente. Si tratta di due strutture, larghe circa otto metri, capaci di creare un vero e proprio effetto “agorà”. Questo è un altro intervento da sostenere, dal punto di vista economico, con la realizzazione dei chioschi, che saranno intervallati da tre ponticelli tra i viali Bellini e Parini, per favorire la movida da una sponda all’altra del rio Melo.

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RICCIONE FUTURA

A Riccione torna in auge l’atollo, da re-alizzare davanti al porto. Non a caso, il sindaco Massimo Pironi, supportato dallo Studio Buldrini, studia la strada per con-sentire al Comune di far parte della so-cietà del nuovo colosso. L’idea è quella di levare le ancore della parte burocratica entro l’anno. D’altra parte, come tutte le categorie economiche, il primo cittadino è convinto che quest’opera vada realizza-ta “perché può essere un’opportunità, un elemento di sviluppo per tutta la città, da sempre apripista per le nuove tendenze”. Di recente, intanto, per mettere a fuoco il bando pubblico, che serve a individuare la società alla quale sarà affidata la realiz-zazione dell’atollo, con il sindaco si sono ritrovati la dirigente al Demanio, Graziel-la Cianini, lo Studio Buldrini, l’avvocato Franco Fiorenza e il docente universitario Luca Emanueli, direttore di Sealine, labo-ratorio di ricerca permanente, al quale il Comune aveva destinato 100mila euro per effettuare una serie di studi tra il 2008 e il 2010. Mentre si definiscono gli aspet-ti legali, l’assessore al Turismo Simone Gobbi mostra la bozza da utilizzare per la

Brilla di nuovo l’idea dell’atollo

gara e fa sapere che “l’Università di Sou-thampton, città sulla costa meridionale del Regno Unito, tempo fa ha elaborato un primo studio di fattibilità per l’atollo riccionese”. I particolari sono riportati in un rendering che riproduce un isolotto esagonale energetico, imperniato sull’ “Otec”, impianto capace di rendere auto-noma per tre quarti la città, sotto il profilo dell’energia. A formarlo sono turbine eo-liche e per le correnti marine, campi elio-statici, un convertitore per l’energia dalle onde, un forno solare e una torre per la stessa energia che riflette i suoi raggi su un campo con specchi. Questa idea pro-gettuale tecnico-meccanica, elaborata in modo scientifico con la collaborazione

del professore Louis Vega di New York, secondo Gobbi va fuso con quella che i fratelli Andrea e Stefano Matteoni di Ric-cione avevano già presentato, quand’era sindaco Daniele Imola. L’atollo, che dovrà fungere anche da barriera antierosione, dovrà essere dotato di attracchi per navi da crociera e altre imbarcazioni (200/300 posti in tutto), alloggi per il personale, fabbriche, uffici, serre e, persino, gabbie per la pescicoltura. L’idea è di costruire anche due strutture alberghiere di alta classe, bar, negozi, un punto di ristora-zione, un centro di ricerca marittima con annesso museo Archeomarino e sede di Cetacea.

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A due passi da Viale Ceccarini.Perché accontentarsi quando si può avere di più?

Grande parcheggio sotterraneo

occhio alla spiaggia

Parola d’ordine: rinnovareLa spada di Damocle che pende sul rin-novo delle concessioni demaniali a Ric-cione non frena il processo d’innovazio-ne dell’arenile. Sono diversi i bagnini che quest’inverno hanno cambiato comple-tamente l’immagine delle proprie zone

con servizi all’avanguardia, realizzati con materiali e impianti ecosostenibili. Tra questi, i concessionari delle zone 135 e 136, 110, 109 e 108, 85 e 24. Partendo da Nord, la prima novità è “Balnèa. Go-duria da Riccione”, realizzata nelle zone unificate 135 e 136 che hanno eliminato il 20 per cento di cabine e passerelle. In quest’ultima parte è stata realizzata la nuova area wellness & relax con mi-croambienti marini, ricavati in una serie di cabine allineate e con loggetta. Così quella mediterranea con il bagno di va-pore tipico delle giornate di Libeccio (tepidarium) e quella col mare d’inverno (frigidarium). Simulano piogge leggere e temporali, nebbia fredda e cascata di ghiaccio, nonché la pioggia batten-te estiva. Realizzate anche tre vasche di idromassaggio, un percorso plantare

con i sassi di Gabicce monte, il bagno di sale e l’area relax con spazio per la lettu-ra, computer e musica. Poi l’altra novità: “Il sole nel cassetto”. Nella zona 135, la casetta del bagnino si è trasformata in un centro estetico, affidato a un’estetista professionale, che con le lampade ga-rantirà l’abbronzatura in spiaggia anche con il cattivo tempo. A pochi passi dalla piscina, ampia 49 metri per 20, è rinata anche la spiaggia dei bimbi con mini ca-bine e minimoscone. Ricostruiti ex novo i bagni 108 e 109 sul lungomare della Costituzione, dove i rispettivi concessio-nari, Flavio Muccioli e Paolo Zavoli, uni-ficate le loro spiagge su un fronte lungo 90 metri, hanno realizzato il progetto, firmato dall’architetto Andrea Matteo-ni. A caratterizzare il nuovo stabilimento balneare é una piscina a forma di otto, ampia cento metri quadri. E’contorna-ta da una passeggiata - belvedere che si eleva da terra per un metro e venti. Le nuove cabine, una trentina in tutto, vale a dire metà delle precedenti, sono

state inglobate in due nuove strutture, a forma di ventaglio, che includono anche cinque/sei bagni per i bimbi con tutti i servizi e mini accessori. Una “Sunbeach”, a dimensione di bambino. Tra le cabine sono stati installati anche quattro gazebo ampi 4,70 metri per 5, riservati a pale-stra, lettura e relax, punto internet e ani-mazione per bimbi. Poi l’area benessere con tre vasche idromassaggio. Quanto basta a intrattenere piacevolmente i tu-risti per i quali, come annunciano i due bagnini, si organizzeranno iniziative d’in-trattenimento, performance teatrali, cor-si e laboratori. E’ realizzata dall’A alla Z con sistemi e materiali ecocompatibili la zona 85 di Matteo Giovanardi, dove le cabine sono state disposte, in parte a ventaglio, dietro la casetta, e in parte in senso longitudinali rispetto la battigia, Queste ultime sono dotate di veranda. Particolare attenzione per i portatori dio handicap che disporranno di passerelle fin sotto l’ombrellone.

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occhio alla spiaggia

Nuova versione per il pontile che allun-gherà in mare la passeggiata di viale Ceccarini. Dopo l’assemblea con le cate-gorie economiche e i tecnici di parte, la piattaforma è stata ridisegnata in senso longitudinale rispetto alla battigia, e non più obliqua, come si presentava prima. Nel frattempo i pubblici esercizi hanno chiesto all’amministrazione comunale di sostituire il bar e il ristorante con un cen-tro benessere. Proposta che il sindaco Massimo Pironi ha tenuto in considera-zione, tant’è che questa possibilità sarà inserita tra i punti del bando, da pub-blicare a breve per individuare la ditta esecutrice del Project financing. Se poi la gara andrà deserta, i lavori se li ag-giudicherà il Consorzio Romagnolo che, per ora è solo proponente. Al di là delle questioni burocratiche, il primo cittadi-no dove fare i conti con il suo partito. Mentre ci accingiamo ad andare in stam-pa, sono ben cinque i consiglieri del Pd che continuano a opporsi all’intervento. Sicché al momento del voto, in consi-glio comunale, per il pontile potrebbe scattare il disco rosso. Tanto più che il capogruppo dei socialisti Stelio Bosso-li, più volte pubblicamente, ha annun-ciato voto contrario. Nessuna speranza d’aiuto dall’opposizione. Al sindaco il compito di vestire i panni del “sarto” e ricucire le fratture. A spostare l’ago della bilancia potrebbero essere i chioschi che i bagnini riccionesi chiedono da anni per vendere almeno le bibite nei loro bagni. Proposta cassata per le resistenze dei baristi. I chiringuiti si potrebbero otte-nere con una variante al Piano spiaggia che, però, essendo legato al pontile, ri-schia di rimanere al palo, come, di conse-

Pontile: novità e nodi da sciogliere

guenza, la stessa variante. Tornando alla piattaforma, è stato messo in pratica il suggerimento del professore Alessandro Mancinelli, ordinario di Costruzioni ma-rittime all’Istituto di Idraulica della Facol-tà di Ingegneria dell’Università di Anco-na, ingaggiato dalla Cooperativa Bagnini per verificare l’insorgenza di eventuali erosioni. Il professore aveva assicurato che: “I pontili non hanno grande effetto erosivo”. Ha poi specificato che nel caso di Riccione “a creare problemi potrebbe essere la piattaforma che, se realizzata in senso longitudinale, avrà sicuramente un impatto inferiore sulla sabbia. In que-sto caso le ripercussioni sono pressoché inesistenti”. La vecchia posizione della piattaforma rischiava di creare erosio-

ne, perché “essendo inclinata rispetto il pontile, poteva formare una barriera permeabile e, quindi, un tombolo, cioè un deposito di sabbia che avrebbe messo in crisi la parte a nord dell’arenile”. Per il resto, secondo Alberto Lamberti, docente di Idraulica all’Università di Bologna, inca-ricato dal Comune a eseguire un ulteriore studio su eventuali effetti erosivi, ha fatto sapere che l’erosione non interesserà la spiaggia, ma i pilastri dell’opera, per un diametro variabile tra i 60 centimetri e un metro. Ecco perché come annunciato dal comandate della Capitaneria di porto, Sa-verio Trani “ per motivi di sicurezza, biso-gnerà vietare la balneazione lungo un cor-ridoio largo 20 metri”.

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Trasformare viale Ceccarini in una galle-ria con tanto di copertura per fare shop-ping come dentro un immenso centro commerciale naturale. E’ una delle tante idee emerse alcune setttimane fa durante il work-shop intitolato: “Riccione il Futuro è...” promosso dal Consorzio d’area di via-le Ceccarini e da Cna, presenti un centina-io di operatori. Tante le proposte avanzate per cercare una nuova strada che serva al rilancio del viale, da alcuni anni appannato, afflitto come l’intero settore del commer-cio, da una profonda crisi. Per farlo si è uti-lizzato di tutto, pescando tra le risorse più fantasiose, dalle torri spaziali ai grattacieli; per alcuni si tratta di <americanate>,come hanno scritto i giornali, che da tempo han-no lanciato l’allarme dopo aver fotografato una situazione a tratti drammatica, segnata dal clamoroso abbandono di attività stori-che. Un esempio fra tutti l’<Abg> della fa-miglia Mantellato, chiuso dopo decenni a causa anche degli affitti stratosferici richie-sti. Tanti gli ospiti accolti in <salotto>, dal docente aziendale Fabio De Ponti, all’ar-chitetto Thomas Gambini, al responsabile nazionale della Cna Federmoda, Antonio Franceschini, e al direttore artistico di Ric-cione Moda Italia, Roberto Corbelli, prota-gonisti tutti di proposte per ridisegnare il centro della città. Che ha ancora un forte appeal, sostengono gli esperti. <Questo marchio deve diventare come quello della Coca Cola e della Conad>. Tanti anche i punti neri: la crisi economica, la durata della bassa stagione, i negozi che hanno ancora le saracinesche, gli spazi vuoti la-sciati dalle monomarche, la scarsa presen-za di congressisti. Ma, nel ridisegnare la città, non si ripartirà da zero, ha sostenuto De Ponti, visto che il brand creato negli anni, fa di Riccione in termini di qualità dei

C’è un “salotto” da rottamare

servizi/prezzi, la migliore città, assieme a Capri, Porto Cervo, Portofino e Amalfi. Altro capitolo è lo sviluppo del commercio che, come illustrato da Corbelli passa at-traverso le nuove tendenze: tra le più inno-vative (discutibili o meno) ecco il tempora-ry store, ossia negozi vuoti da riempire pro tempore, gli store container, come quello di Puma, su tre piani, o quello dell’Illy con pareti che aprendosi diventano pavimenti con arredo incorporato. Il suggerimento è poi quello di trovare e creare spazi, come il Block 60, dove proporre anche degli even-ti. Un’ultima nota interessa la comunica-zione per la quale si suggeriscono i nuovi canali on line, come Facebook e Twitter, programmi in tempo reale per Smatphone e forme di gioco promozionali, da lanciare sempre attraverso i social network. Ma in quella occasione ha fatto notizia la durezza dell’intervento del sindaco Massimo Piro-ni. <A Riccione servono scelte coraggiose,

ma qui per ogni opera spuntano comitati per il no in ogni viale>. Pironi ha sollecitato gli interventi di riqualificazione per struttu-re a attività, riprendendo le osservazioni dell’architetto milanese Alessandro Men-dini. <Viale Ceccarini, se tirate giù quelle quattro piante, è la realtà peggiore che esista - ha detto il sindaco, in riferimen-to all’accozzaglia degli stili dei fabbricati, tra i quali diversi non adeguati. <Esistono delle situazioni che non si possono por-tare avanti all’infinito, ma che si potreb-bero anche demolire e ricostruire con il Poc (Piano operativo comunale)>. Pironi insiste: <Bisogna destrutturare, ossia rom-pere gli schemi classici che facevano par-te di un consumare che non c’è più. Ora i nostri riferimenti sono città come Londra e Barcellona. Il nostro territorio è vocato alla sperimentazione. Dobbiamo anche li-berare la spiaggia. Perché, lì, non si può mangiare di sera? Alle 19 i bagni sono tutti chiusi. Io solo per il sole in spiaggia non ci andrei mai>. Da qui la speranza che tutti i bagnini, come quelli che si sono già at-tivati, diano presto una svolta all’arenile. Ultima tappa Viale Dante e l’Alba, l’idea già preannunciata, per ridare ossigeno al commercio, è quella dell’accorpamento dei piccoli negozi. A riaprire il fronte viale Ceccarini era stato il consigliere del Pdl, Luciano Tirincanti, che aveva proposto di impiegare i soldi incassati con la palaz-zine date in cambio per il porto per ri-sistemare anche viale Ceccarini. Un’idea accolta con favore in molti ambienti. Un intervento soft sul porto e una rivernicia-ta al viale più celebre della riviera. Due piccioni con una fava, si direbbe in sol-doni. Un modo per uscire dalle secche in cui sembra finita l’amministrazione comunale, bloccata sia lì che altrove.

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ROTARY CLUB

Giovanni Ceccarini nasce a Torrice (ora provincia di Frosinone) il 17 ottobre 1823. Egli intraprende gli studi di medicina: nel 1841 frequenta l’ospedale di Pesaro, dove fa pratica di chirurgia, meritandosi gli elo-gi dei superiori; frequenta anche l’ospe-dale di Rimini. Nel periodo della spola fra Pesaro e Rimini, apprezza molto le verdi colline, attratto dalle bellezze naturali di quei luoghi, che sovrastano il piccolo pa-ese di Riccione. Il 12 luglio 1844 si laurea in chirurgia a Roma. Successivamente gli viene assegnato l’insegnamento della Anatomia alla Accademia di Belle Arti di Roma. Il 24 agosto 1848 è nominato chi-rurgo comunale di Roma. Nel febbraio 1849 c’è la breve stagione della Repub-blica Romana inesorabilmente stroncata dall’esercito francese: Giovanni Ceccarini

combatte a fianco di Garibaldi e – dopo la disfatta – viene condannato all’esilio. Va in un primo tempo in Oriente, poi a Parigi dove frequenta l’Ospedale Necker e la Facoltà di Medicina. Nel 1854 lascia Parigi e va negli Stati Uniti dove fonda un ospedale oftalmico, essendo poi nomi-nato Commissario di Sanità a New York. Qui conosce Maria Boorman Wheeler che diventerà sua moglie il 15 ottobre 1863. Il matrimonio viene celebrato con rito protestante perché sono di quella religio-ne. Il 9 novembre 1875 viene concesso il passaporto ai Ceccarini, il mese successivo

Restaurata la tomba dei CeccariniTra le 1089 camice rosseanche Giovanni CeccariniIl 150° anniversario dell’Unità d’Italia è stato un buon motivo per riportare in auge il profilo politico di Giovanni Cec-carini. Il suo spirito patriottico e la sua grande abnegazione sono stati tali da indurre Giuseppe Garibaldi a inserire il suo nome, accanto a quello delle 1089 camice rosse dell’eroica spedizione. A ricordarlo, lo scorso 17 marzo durante il Galà Lirico risorgimentale, proposto dal coro “Perla Perde” al Palazzo del Turismo,è stato il ricercatore Rodolfo Francesconi, nel suo dialogo-performan-ce con Francesca Airaudo. Lo studioso si sofferma sul 1851, “Anno importante per Riccione” e ricorda: “molti rivoltosi italia-ni emigrano in America, come avevano fatto nel 1833 Pietro Maroncelli, il Conte Federico Gonfalonieri e, nel 1850 Gari-baldi, l’anno dopo raggiunto dal giovane Giovanni Ceccarini.

Sia nel 1864, sia nel 1878, quando ap-parve sulla Gazzetta Ufficiale l’elenco dei Mille, Garibaldi volle aggiungere i nomi di alcuni che non avevano partecipato all’im-presa, ma che lui considerava “meritevoli di stare accanto ai Mille”. Erano sedici i nomi aggiunti e fra questi, oltre a quello di Anita, era inserito anche Giovanni Cec-carini, a dimostrazione della riconoscen-za del Generale per queste persone che avevano contribuito all’Unità d’Italia”. Il patriottismo di Giovanni, che ha dato il nome all’ospedale di Riccione, e del fra-tello Vincenzo, del quale riporta tutt’oggi il nome il piazzale di fronte al Palazzo del Turismo, è testimoniato anche da Patrizia Bebi e Oreste Delucca, autori del libro “I Ceccarini a Riccione”.

Nives Concolino

A Vicenza c’è via CeccariniNavigando in internet, sul sito VicenzaPiù, abbiamo inoltre scoperto che questa cit-tà veneta ha dedicato una via a Giovanni Ceccarini, proprio in centro e nel luogo di un’importante battaglia. Il 20 maggio 1848 per cercare di impedire il ritorno delle truppe austriache un battaglione di italiani, per lo più bolognesi, attaccò i nemici.Il maggiore Giovanni Ceccarini fu il primo a rispondere alle fucilate austriache.

Giovanni si stabilisce a Roma, ma si divi-de fra Roma e Scacciano, frazione di Mi-sano Adriatico, situato sulle colline subito all’interno di Riccione. Ha occasione così di assumere insieme alla moglie Maria ini-ziative di generosa liberalità nei confronti della popolazione locale, prevalentemen-te costituita da gente povera, contadini o pescatori. Nel 1880 avendo la cittadinanza americana non può assumere la carica di consigliere comunale di Misano Adriati-co alla quale era stato eletto. Giovanni e Maria alternano la loro presenza fra Roma e la villa di Torre Rossa che avevano co-struito ai confini fra Riccione e Misano. Giovanni Ceccarini cessa la sua esistenza il 3 dicembre 1988, Maria Boorman Whe-eler Ceccarini nel 1889 entra a far parte della Società Operaia di Mutuo Soccorso di Riccione; fonda la Biblioteca Popolare Circolante; nel novembre 1891 realizza l’Asilo Infantile di Riccione, nell’aprile fa iniziare i lavori di costruzione dell’Ospe-dale finito di costruire nell’ottobre 1893 assegnando all’ospedale la proprietà di numerosi poderi agricoli. Nel 1894 rende possibile la realizzazione del porto di Ric-cione , fornendo una cospicuo somma al Comune di Rimini. Fa poi costruire lungo il tracciato dell’antico sentiero la Viola la strada che va dal paese di Riccione, situa-to lungo la via romana Flaminia, al porto. La benefattrice di Riccione viene a morte il 31 agosto 1903. Il monumento funebre che accoglie le spoglie dei coniugi Ceccarini si trova nel Cimitero Acattolico di Roma e vie-ne restaurato, in memoria dei due benefat-tori, nel 2011 a cura e spese del Rotary Club Riccione-Cattolica e della IPAB di Riccione. La cerimonia pubbLica deLL’evento è ceLebrata iL giorno 8 maggio 2011

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PALACONGRESSI

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Addio miss, arrivederci passerelle, lacrime in diretta tivù, fiori, sorrisi, fascia e tutto l’armamentario che ha fatto la storia del costume italiano. Che per alcuni giorni, ap-pena una manciata, ha rischiato di passare di qua, di approdare a Riccione. Niente da fare: dopo Salsomaggiore non toccherà a noi ospitare il prossimo concorso di Miss Italia. A chiudere la partita, dopo giornate passate a dividersi tra pro e contrari, è sta-to il sindaco Massimo Pironi. Non ci sono i soldi, ha decretato Pironi, ma soprattutto non c’è quell’entusiasmo che avrebbe do-vuto trascinare l’amministrazione comuna-le verso un’operazione finanziaria quanto meno ardita. Non a caso il sindaco di Sal-somaggiore aveva rotto definitivamente il rapporto con la società della famiglia Mirigliani utilizzando argomenti tutt’altro che leggeri: non posso permettermi - dis-se in soldoni - di spendere 600mila euro per Miss Italia sacrificando un asilo. Un

C’è una storia nascosta dietro la bufera che ha coinvolto il manca-to passaggio di consegne del Palas alla società composta da 16 albergatori. La storia, quella del Palazzo dei Congressi, racconta ancora una volta dell’ incapacità della classe politica al governo di coniugare l’interesse comune con il consenso, l’efficienza e la cre-dibilità. Navigando intorno alle tante dichiarazioni che hanno fat-to o vogliono fare del Palazzo dei Congressi di Riccione un volano dell’economia riccionese si sta scoprendo che la partita rischia di diventare un incubo. Per i suoi costi e per i drammatici effetti sugli equilibri finanziari di una città a corto di respiro. Fallita l’operazio-ne di concedere direttamente il Palas alla cordata di albergatori, l’amministrazione comunale d’accordo con la società che gesti-sce l’impianto è dovuta correre ai ripari e prevedere un bando pubblico, che complica pareccchio le cose e costringe il sindaco e il presidente Lucio Berardi a cambiare velocemente rotta. Con tutti i problemi che questo comporta. Una storia complicata come si sta rilevando quella del pontile, della darsena da giochi senza frontiere, di un isolotto esotico da mille una notte, della teleferica da ghiaccio bollente, di una cintura di verde da muro di Berlino. E non importa se le ciambelle non riusciranno tutte con il buco. Nelle segreterie del partito di maggioranza e nei dibattiti, ormai sempre più deserti, delle organizzazioni che cercano, appiattite, un ruolo in commedia, ci si esalta e ci si complimenta. Qualcuno ha detto che l’autoreferenzialità è l’anticamera del disastro. Indu-ce a tragici errori e crea mondi virtuali. Una certa leggerrezza ha

Il Palas? Mettiamolo al bando

Addio... o arrivederci?

di fatto trascinato il destino del Palas alla deriva, quando lo stesso Berardi si è visto costretto ad ammettere a metà aprile che la società naviga su un mare di debiti. Hanno sbagliato prima, sba-gliano adesso, probabilmente continueranno a sbagliare. Questo perchè la mano pubblica si è rivelata maldestra, tremante, inade-guata. Si cercherà di salvare il salvabile, ma è un triste epilogo. Anche il bando rappresenta un’incognita, per chi cede la gestione e per chi la insegue. L’incapacità di chi ha organizzato l’ingegneria socieraria, di chi l’ha gestito per anni, di chi tentava di disfarsene in fretta senza pagare il dazio. A tutti costoro i riccionesi dovreb-bero prima o poi far pagare il prezzo di un disastro annunciato.

MISS ITALIA

argomento che ha fatto breccia da Taor-mina alla Liguria, dove il concorso cerca di trovare ospitalità dopo lo storico divorzio da Salso. Ma torniamo a Riccione. Patrizia Mirigliani ha dichiarato più volte di amare Riccione, dove spesso soggiorna e ha pa-recchi amici. Nel corso delle trattative ha detto di tifare per questa soluzione, ma si è dovuta scontrare con la realtà. Alcuni ope-ratori hanno tentato di creare una cordata per sostenere lo sbarco in città delle regi-nette d’Italia; troppo pochi, a quanto si è poi potuto apprendere, visto che anche la categorie economiche hanno risposto pic-che. Insomma, nessuno sembra disposto a cacciare un euro per avere il concorso nel ‘cortile’ di casa. Pironi, che di Miss Italia così com’è non è sembrato affatto convin-to, ha preso la palla al balzo per liquidare la faccenda e dire no grazie, facciamo a meno delle miss e del carrozzone televi-sivo che si portano dietro. Qualcuno c’è

rimasto male, ma se ne farà una ragione. Un dettaglio non da poco: il palazzo dei congressi non avrebbe potuto accogliere l’evento, il palazzetto dello sport è ancora in cantiere. Avremmo rischiato di rimanda-re le miss a... settembre.

Francescatestasecca,

miss italia 2010

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“VERDE” E NON SOLO

Dopo anni di attesa, l’arboreto “Cicchet-ti” ha riaperto i battenti al pubblico con una serie di servizi e attività culturali, culi-narie e d’intrattenimento, che hanno una duplice valenza: sociale e ambientale. A tagliare il nastro, sabato 16 aprile, è stato il sindaco Massimo Pironi, affiancato dai responsabili delle cooperative Cento Fio-ri, PachaMama, Artigianate e Millepiedi in capo al Consorzio sociale romagnolo. Tra le novità del “polmone verde”, che s’inserisce nel “Boulevard dei paesaggi”, spicca il planetario che, con la sua cupola semisferica, consente di scrutare la volta celeste. Accanto sono stati ricavati un bar e il ristorante “Sicomoro” che proporrà piatti con prodotti stagionali del territo-rio, a chilometro zero, e del commercio equo, nonché spazi per mostre ed even-ti. Il punto di ristoro spalancherà la por-te martedì, mercoledì e giovedì solo per pranzo, venerdì, sabato e domenica per pranzo e cena. Chiuso il lunedì. Dall’11 giugno al 15 settembre, invece, tutti i giorni dalle 9 alle 22,30. Aperto pure un punto vendita PachaMama di articoli con stampa romagnola, impressa su tele grez-ze tradizionali, realizzate da Artigianate con colori organici e atossici, e la botte-ga “Altromercato” di PachaMama. Qui si trovano generi alimentari, come caffè, te e cacao, provenienti dal sud del mondo, alimentari della cooperazione sociale ita-liana (prodotti di Libera e delle coopera-tive che operano in carcere), artigianato etnico prodotto attraverso progetti di so-stegno dei piccoli produttori asiatici, afri-cani e dell’America Latina). All’interno è stata allestita anche una libreria volante. Per chi ama il genuino, ogni martedì mat-tina nell’arboreto é possibile acquistare frutta e verdura, coltivati nei dintorni. Tutti

Inaugurato l’Arboreto “Cicchetti”

i giorni, invece, la Cooperativa Cento Fiori vende piante ornamentali nel “Garden”, dove vengono organizzate attività d’infor-mazione e sensibilizzazione sul verde. Si tratta di una vecchia serra ristrutturata, a pochi passi da quella che dal 2003 ospita il presepe meccanico di Maurizio Veterani sotto l’egida di Famija Arciunesa. Per gli amanti della lettura è stato attivato anche il libero scambio di libri, attività che af-fianca quelle ludiche e ricreative, organiz-zate dalla cooperativa Millepiedi. Potran-no pure dissetarsi, usando il distributore d’acqua delle nostre condutture, filtrata e, volendo anche gassata. E’ in vendita a 5 centesimi al litro. Un particolare. L’in-tera area, compreso le sette serre, dove il Cavalier Augusto Cicchetti coltivava rare e pregiate piante, fiori e alberi, fu acqui-sita dal Comune nel 1992/1993. L’ex sin-daco Massimo Masini, decise di farne un arboreto, dedicato, a Cicchetti. Da allora i progetti, a partire da quello ambizioso da 350mila euro dell’architetto Mussoni

e quello che nel 2003 con un milione di euro già a bilancio, che prevedeva la re-alizzazione della “Casa delle farfalle” in accordo con Aquafan e Oltremare, si sono moltiplicati, finendo tutti nei cassetti. Nel parco ha preso, così, piede il degrado. Nel 2004 un paio di serre si erano trasforma-te addirittura in deposito di rottamazione per carrozzine e arnesi sanitari, tant’è che il Comune stracciò la convenzione stipula-ta con la cooperativa di allora, liquidata con 16mila euro. Nel 2003, intanto, l’ex sindaco Daniele Imola ha concesso un lembo di terra, sul lato di viale Massaua, per la sede degli scout. All’inaugura-zione dell’Arboreto, benedetto da don Maurizio Fabbri, la professoressa Ema-nuela Cicchetti ha ricordato come tutto il verde di Riccione sia nato dalla sua fa-miglia, partendo dal bisnonno Lodovico. Su suggerimento del suo amico, il conte Martinelli che svernava a Parigi, disegnò la città giardino.

Nives Concolino

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aziende in auge

“Hai più pensato a quel progetto di esportare la pia-dina romagnola?” cantava così nel 1994 il cantauto-re cattolichino Sa-muele Bersani nella sua bella canzone “Freak”. Bè non ci crederete ma ben 17 anni dopo ro-berto bugli e la sua azienda riccione piadina è diven-tato sponsor del famoso torneo di tennis “Sony erics-son open 2011” di Key Biscane a Mia-mi, insieme a colossi quali Corona, Veuve

Cliquot, Starbucks, BMW, Fila, Head, Penn, Lindt, Rolex, Bollè e tanti altri. In collaborazione con il Comune di Riccione presente con tantissimo materiale informativo della Città distribuito poi durante la kermesse sportiva dagli incaricati di Riccione Piadina. Partner sportiva è stata la ditta Vision Italia di Geo Orsini azienda leader nel panorama del beach tennis. Un connubio di sport, cul-tura e gastronomia che è piaciuta ai quasi 15.000 visitatori gior-

Riccione Piadina sbarca negli States!

nalieri che hanno fatto da sfondo a questo evento considerato dopo gli Open il secondo torneo più importante degli USA con ben 128 giocatori e 128 giocatrici professionisti del circuito ATP tutti i migliori al via tra cui Federer, Nadal, Djokovic (vincitore), Roddick, la Sharapova, l’Azarenka (vincitrice), la Wozniacki sono transitati davanti allo stand romagnolo. Oltre 5000 piadine an-date a ruba, in 15 giorni che sono volati via tra incontri di tennis all’ultimo smash e degustazioni varie all’interno del villaggio oltre che in ristoranti italiani e non, centri commerciali e market del-la zona comprendente Miami Beach, Downtown, Key Biscane e Palm Beach. Un successo senza precedenti per la tenace azienda rivierasca che ha fatto conoscere il proprio prodotto, la cultura e la simpatia romagnola oltreoceano a migliaia di appassionati di tennis e del “buon mangiare italiano”. Andata letteralmente a ruba quella ripiena di Nutella, ma anche farcita di prosciutto e ru-cola, con la mortadella ma anche ripiena di Stracchino. Lo stand preso d’assalto fin dai primi giorni ha fatto registrare un afflusso

record anche nei giorni seguenti con “ospitate” di personaggi fa-mosi: Corrado Barazzutti (ex giocatore e CT. della nazionale fem-minile di tennis), Omar Camporese, Tathiana Garbin, Francesca Schiavone, Flavia Pennetta, David Ferrer, Andy Roddick, la cinese Zheng, il signor Auricchio (si proprio lui quello dei formaggi), la telecronista Rai Federica Balestrieri (inviata di automobilismo, ora di moda), Gavin Forbes (Presidente dell’agenzia sportiva nu-mero uno in America la IMGWorld) il mitico Nick Bollettieri (uno degli allenatori più famosi in campo tennistico, Agassi, Becker, Courier, Hingins, Sampras, le sorelle Williams sono solo alcuni dei suoi alunni passati per la sua famosissima Accademia), Riccardo Piatti (allenatore di Ljubicic e Gasquet), per finire a Rafa Nadal che ha autografato il cappellino di Riccione Piadina. Il titolare Roberto Bugli commenta così l’esperienza promo/commerciale in Florida: “è stato come essere in un film, la nostra cultura ga-stronomica inserita in un contesto spettacolare come il torneo di tennis di Key Biscane mi ha fatto capire quanto siano ben volute le nostre tradizioni in questi posti, meglio ancora se curate nei minimi particolari come la nostra piadina. Dalla confezione, alle scritte, al packaging, alla freschezza, nulla è lasciato al caso e que-sto agli attenti osservatori d’oltreoceano non è scappato! Abbia-mo ricevuto tanti attestati di stima anche dai nostri “compaesani” trasvolati che hanno esclamato: -“era ora” che arrivaste anche qui! - La cosa incredibile è che gente del posto ha confermato che il nostro prodotto è di gran lunga superiore ai tipici “Tacos” o “Tortillas”, facendo crescere in noi l’entusiasmo di poter com-petere con realtà già esistenti. Mi piacerebbe soprattutto unire il nostro prodotto con la nostra cultura e far conoscere le nostre tradizioni, portare insomma una ventata di “romagnolità” oltre oceano. Questo il nostro obbiettivo primario!”. La sfida è lanciata, gli scenari sono positivi e i riscontri pure, l’azienda è pronta per il salto “americano”, un in bocca al lupo ed un grazie per aver fatto conoscere un pezzo di Romagna in Florida.

Thatiana Garbin, Davide Casadei (Riccione Piadina), Corrado Barazzutti e Paolo Massarente (Comunicazione per le imprese).

Lo stand gastronomico/culturale!

Tutti in fila per la piada!

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Nella Riccione del dopoguerra non c’erano molti avvenimenti mondani e il più impor-tante era la Rosa d’Inverno, una serata che si svolgeva alla fine del Carnevale nel salo-ne del Teatro Dante nel quale il Moto Club locale aveva la sua “vernice”. Strettamen-te ad invito, essere presenti alla Rosa d’In-verno era considerato uno status symbol. Le ragazze si preparavano per dei mesi a questo veglione nel corso del quale veniva eletta la Miss Moto Club, scelta non solo tra le bellezze locali, ma anche tra le mol-te che venivano da fuori e speravano nel “lancio” proprio. Chi non era invitato alla serata della Rosa, poteva accontentarsi di quella successiva denominata “Rosetta”, alla quale erano ammessi tutti i riccionesi. Dal 1956 il veglione si trasferì nei saloni del Grand Hotel di Riccione. La fine di questa tradizione, anche perché i tempi dei ve-glioni erano cambiati, si ebbe nel 1967.

Il Veglione della Rosa d'inverno ebbe an-nate straordinarie grazie alla presenza di ospiti eccezionali del mondo dello spet-tacolo, coi balli accompagnati dalla "ver-ve" delle più grandi orchestre.

Rosa d’inverno, una serata speciale Eccovi qua dei documenti fotografici che avvalorano quanto scritto. Due immagini di Sophia Loren ospite d'onore nel 1954. A sinistra nella sua prorompente femminilità in un abito di pizzo che ne esalta il decol-letè (naturale al 100 %). Sotto, elegantis-sima, in amabile conversazione con Pizzo (?)- a sinistra- e Edmondo Ricci -a destra illuminata da un sorriso che ne amplifica la sconvolgente bellezza. Aveva appena interpretato la "pizzaiola" nell'Oro di Na-poli di Vittorio De Sica. Era il 27° film e la sua ascesa nell'olimpo cinematografico non avrebbe avuto più ostacoli. Diretta dai più grandi registi e affiancando i più valenti attori, conquisterà l'Oscar con La ciociara e diverrà in assoluto l'attrice ita-liana più famosa al mondo. Nella locandi-na dl 1956 invece appare il nome di Fred Buscaglione, che propose un originalissi-mo genere di canzoni, divenendo un mito "musicale" assolutamente irripetibile.

G.L.M.

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CENTRI BUON VICINATO

Cura del verde, spirito aggregativo e solidarietà. Questi i tre in-gredienti di base che adeguatamente miscelati fan sì che i centri di Buon Vicinato diventino una ricetta socialmente appetibile per sfamare il desiderio di tanti cittadini riccionesi di stare insieme. Ed insieme non solo per confrontarsi, crescere e divertirsi, ma per concretizzare una rete cittadina fatta di iniziative importanti, e non riferite esclusivamente alla cura delle nostre aree naturali (piccola manutenzione e pulizia, anche dei giochi e delle strutture sportive ivi installate, segnalazione di eventuali problemi di ordine pubblico…). In dieci anni i centri sono diventati ben venticinque, l’ultimo nato è quello de “I sempre giovani del Nautilus” che si occuperà, tra le altre cose, anche della buona tenuta dei giardini di via Lazio, accanto al Centro della Pesa. Sostenendo la creazio-ne dei centri di Buon Vicinato, l’Amministrazione comunale, di loro imprescindibile sostegno e non solo economico, si è posta l’obiettivo di sviluppare forme nuove di partecipazione alla cosa pubblica da parte della collettività, in modo volontario e gratu-ito ed ispirandosi al principio di sussidiarietà. Nel corso degli anni il progetto si è ampliato ed articolato, arrivando a coinvol-gere tutti i principali quartieri di Riccione: i volontari del verde sono infatti ormai più di 600. Ogni anno è prevista una festa ufficiale in ciascuna sede, momento culminante per tutti coloro che hanno interagito con lo sviluppo delle iniziative; il tutto or-ganizzato assieme all’Amministrazione, la quale premia con un piccolo riconoscimento in denaro che viene investito nell’acqui-sto di eventuali attrezzature necessarie. Tre domande all’Asses-sore Giuseppe Savoretti: Quali sono le principali opere solidali che i centri di buon vicinato hanno realizzato? “I centri da tempo partecipano concretamente a progetti che riguardano sia il nostro territorio, sia il sostegno a situazioni di emergenza. Le tre ultime importanti iniziative a cui hanno contribuito sono state il terremoto in Abruzzo (8.900 euro), la raccolta fondi per la Tac (9.000 euro), il sostegno al Centro 21 (7.150 euro).“Quanto crede nell’importanza del loro ruolo rispetto al be-

Per i più bisognosi parte il “Last minute market”

“Buoni vicini”= migliori cittadini

Nuova rete solidale a Riccione tra piccoli negozi, supermer-ket, grande distribuzione, enti pubblici e associazioni di volon-tariato. Si tratta del “Last minute market” che ha un duplice obiettivo: aiutare le persone indigenti e ridurre la quantità di rifiuti. Con questo intento lo scorso marzo l’assessore alle At-tività economiche Lanfranco Francolini, ha attivato un tavolo di lavoro con altri assessorati, in particolare, quelli all’Ambien-te e alle Politiche Comunitarie. Nel frattempo sono giunte le prime adesioni, in particolare quella di una nota catena di su-permercati. Quando partirà il servizio e come funzionerà? “Intendiamo avviare il progetto nell’anno in corso -promette Francolini-. Cominceremo con la distribuzione dei generi ali-mentari. Poi ci allargheremo ad altri beni, indumenti nuovi e mobili, anche usati, da donare a singoli o famiglie bisogno-se. Lo scopo dell’operazione è quello di recuperare tutti quei prodotti alimentari sani, prossimi alla scadenza, che le attività alimentari, compreso i catering, non riescono a smaltire, per destinarli alle mense dei poveri o alle famiglie bisognose. In quest’ultimo caso gli articoli verrebbe recapitati, garanten-done l’anonimato”. Stesso procedimento per il vestiario e i mobili che, ormai fuori collezione, vengono stoccati e spesso destinati agli inceneritori. Per la distribuzione, come spiega Francolini, sarà necessario “trovare un punto d’incontro tra fornitori e destinatari. Non a caso il “Last minut market” sarà multisettoriale. Per favorire la comunità saranno coinvolte tut-te le associazioni di volontariato riccionesi, coordinate da un referente per evitare conflitti tra enti. Al Comune, che fungerà

nessere della collettività? “I centri hanno indubbiamente ricoperto un ruolo importante per la nostra città, sia per la loro capacità aggregativa attraverso le innumerevoli attivi-tà di carattere sociale, sia per il lavoro che viene svolto dai volontari nella cura e manutenzione dei parchi assegnati. La loro presenza è indice di sicurezza ed anche di presidio e cura del territorio, in controtendenza con chi invece pen-sa di risolvere il problema con ronde improvvisate, lontane dalla nostra cultura dell’accoglienza.”come si potrebbe ancor meglio sviluppare una rete sociale di così valida coesione? “Lo sviluppo dei nostri centri è sempre oggetto di stimolo per l’Amministrazio-ne, in quanto siamo consci dell’importanza che rivestono nella crescita di una società inclusiva e coesa. E’ un pro-getto d’eccellenza proprio per la sua innovatività, un vero esempio di cittadinanza attiva. Li sapremo mantenere vivi e sviluppare se sapremo ascoltarli e discuterne assieme le proposte, dando spazio e considerazione all’operatività e creatività di tutti coloro che ci mettono il proprio tempo e anche la propria faccia.”

Maria Grazia Tosi

SOLIDARIETA’

da garante, spetta la regia”. Per il progetto, sollecitato anche in consiglio comunale da Rosita Bertuccioli del Sel, il Comune ha già preso contatti con la Facoltà di Agraria dell’Università di Bologna. Si farà altrettanto con quella di Rimini. Nel frat-tempo Francolini è impegnato sul piano burocratico “per of-frire garanzie, anche di tipo fiscale, sia a chi offre i prodotti, facendoli detrarre dai redditi, sia a chi li riceve, attraverso una corretta catena alimentare”.

Nives Concolino

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IN GITA CON LA FAMIJA

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Finalmente, con l’inizio della primavera, è arrivata la tanto desiderata gita di Famija Arciunesa. Partiti i primi giorni di Aprile, quando ancora l’ombra della notte non si è dileguata, dopo un lungo viaggio, duran-te il quale siamo allegramente intrattenuti dal sempre creativo Presidente Giuseppe Lo Magro, ci lasciamo incantare, in una ra-diosa e tiepida mattina primaverile, da un magnifico paesaggio e da una magica at-mosfera. Vaghiamo con i nostri sguardi sul-le calme acque del lago: scorgiamo angoli suggestivi di piccole insenature e di giardi-ni stupendi, siamo affascinati dagli antichi borghi, arroccati sulle pendici dei monti con le loro antiche chiese, dalle magnifiche ville delle facoltose famiglie lombarde che, sin dal 1700, hanno abbellito le sue rive. Il lago di Como, o Lario, con la sua strana for-ma di una ipsilon rovesciata, è circondato dai maestosi gruppi montuosi delle Grigne e del Resegone, di manzoniana memoria. Percorrendo la costa occidentale, ad Os-succio ammiriamo il campanile dell’antica chiesa di Santa Maria Maddalena, che è considerato il simbolo del lago, sulla cui sommità di stile romanico, in tempi lonta-ni, fu aggiunta la celletta gotica. Arrivati a Tremezzo, la riviera delle azalee, came-lie e rododendri, visitiamo Villa Carlotta, un’elegante costruzione neoclassica di fine ‘700, voluta dal conte Sommariva, amico di Napoleone Bonaparte, dove ammiriamo

Sulle calme acque del lago di Como

le spaziose sale impreziosite da sculture di Antonio Canova e da quadri di diversi ar-tisti; la Villa ha come cornice un fiabesco parco all’italiana con ruscelletti, giochi d’acqua, alberi, piante e fiori provenien-ti da ogni parte del mondo. Alloggiamo all’Hotel Bazzoni, il migliore di Tremezzo, in camere con vista sul lago. Un breve tra-gitto in battello ci consente di raggiungere Bellaggio, “la perla del lago”, adagiata su uno splendido promontorio. Passeggian-do tra le viuzze del borgo e del lungola-go, respiriamo la sua atmosfera unica e godiamo della sua incantevole posizione. L’indomani ci trasferiamo a Como, la città fondata dai Romani, per visitare il suo ma-gnifico centro storico, ancora circondato e protetto da possenti mura. Ammiriamo

il Broletto, sede nel Medioevo del Consi-glio Comunale, la Torre del Comune e il Duomo, sorto su una chiesa paleocristiana, che richiese lavori di quattrocento anni, le Basiliche di San Fedele e di San Abbondio. Il viaggio di ritorno, contrassegnato da un clima estivo, ci conduce sul ramo di Lecco dove, per un’imponente manifestazione sportiva, non possiamo visitare la città. La gita rilassante, emozionante per le stupen-de visioni paesaggistiche, ci ha consentito di godere appieno delle bellezze del lago, di ammirare località particolari con ricche insenature, piccoli promontori che celano ville da sogno, paesini pittoreschi, che con i borghi medievali si sono trasformati in ri-nomati centri turistici.

Emanuela Cicchetti

Ringraziamo tutti coloro che in questi mesi sono venuti a donare. Ancora una volta si è riusciti a capire il fabbiso-gno e i difficili momenti di emergenza sangue. A tale proposito lanciamo un appello alla generosità dei riccionesi non an-cora donatori perché lo diventino presto, così da poter affrontare sempre più prontamente le emergenze. Preceden-temente vi avevamo informato della nostra annuale presenza nelle scuole allo scopo di sensibilizzare i giovani delle superiori e i genitori dei più piccoli delle elementari. Oggi abbiamo il piacere di comunicarvi che ci sono stati ottimi risultati: 58 ragazzi delle scuole superiori si sono sottoposti ad analisi per iniziare a donare e 46 genitori delle elementari hanno fat-to richiesta di adesione. Nel mese di febbraio, poi, l’Avis ha sponsorizzato un corso di PRIMO SOCCORSO per allenatori e operatori della scuola di Calcio PERLA VERDE di Riccione, tenuto dal Dr. Manzo della C.R.I. di Riccione. (I Volontari Avis)

GRAZIEAI DONATORI

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AMICI CHE SE NE VANNO

La Riccione del Porto ha perso uno dei suoi personaggi più carismatici. Lo scor-so due aprile Gino Tomassini, per tutti “Pirulèin”, alla soglia degli 89 anni, ha lasciato il molo per guardare il suo ama-to mare dall’alto dei cieli. Nato da parto gemellare (la sorella Gina é scomparsa nel 1991) il 19 ottobre 1922, ha legato indissolubilmente tale avvenimento alla storia della sua città. Il fatto di essere ve-nuto alla luce lo stesso giorno che vide la proclamazione dell’autonomia ammi-nistrativa di Riccione, finalmente eman-cipato da Rimini dopo annose proteste e una sorta di insurrezione che poco mancò spargesse sangue, ne ha sancito il diritto di essere il nato “numero uno” nella Perla verde. Il primo respiro di Gino è stato rafforzato dall’aria marina, visto che la casetta dei suoi genitori si affacciava sul porto canale e la salsedine lo ha “alimentato”per il resto della sua esistenza. Figlio di Augusto, esperto pe-scatore, si è cibato, sin dall’adolescenza, dei racconti dei marinai che solcavano l’Amarissimo. L’attrazione per quello spazio in eterno movimento, che solo la misteriosa riga blù divideva dal cielo, creava in Gino tali irrefrenabili desideri di avventure da spingerlo a nascondersi, ad ogni situazione a lui favorevole, nella barca del babbo per saltare fuori solo al largo. Giorni tristi furono quelli seguenti il naufragio della “Bruna”, la motobarca dei fratelli Tomassini- Augusto e Secon-do (padre e zio di Gino)- considerata l’ammiraglia della marineria riccionese. Mentre il primo si salvò per non essere

Addio a”Pirulèin”, una vita sul mare

tra i membri dell’equipaggio, l’altro perì coi quattro compagni di pesca nella ter-ribile tempesta che squarciò la notte del 17 gennaio 1929. Gino ne fu alquanto scosso ma, pur patendo le pene dell’in-ferno, non rinunciò al sogno di andare per mare. All’età di 12 anni coronò le sue aspirazioni imbarcandosi sui pescherec-ci e sulle vongolare. Da bravo “murè” si adattò a fare tutto assimilando ogni sfumatura di una vita dura che “doveva” diventare la “sua”vita. Grazie alla inna-ta disponibilità e a una buona dose di simpatia divenne la mascotte del porto e ben presto dalle semplici mansioni del pulire sopra e sotto coperta “duvrand sèsula e scuèta” (adoperando paletta e scopetta) , passò all’“armacè al rède” (rammendare le reti), “ciarnì e pès” (se-

lezionare il pesce) e “priparè e brudèt” (preparare il brodetto). Quest’ultima “incombenza” divenne una sua spe-cialità e fino a poco tempo fa invitava gli amici a casa per gustarlo, accompa-gnandolo con del buon vino e con gu-stose storie di mare. A 18 anni era or-mai un bravo marinaio e Renzo Ceschina del Grand Hotel gli affidò la guida del cutter “Fortuna”. Negli anni ‘50 diviene proprietario dello “Scirocco” e porta i turisti in gita per un bagno al largo o per ammirare il promontorio di Gabic-ce. Nel frattempo la casetta sul porto canale si trasforma dapprima in “Vitto e alloggio” poi in albergo Marilena e, tan-to per non restare inoperoso, comincia ad ospitare nel periodo invernale l’orga-nizzazione di numerose cene a sfondo benefico, coadiuvato dalla pimpante moglie Albina e dai generosi figli Ma-rilena, Daniele e Mirco. Ed è in una di queste meritorie occasioni che in Gino s’accende la lampadina per un duratu-ro ricordo del naufragio della “Bruna”. Si fa ideatore e promotore del posizio-namento di un modellino della prua della sfortunata motobarca nell’aiuola a fianco della rotonda “Geo Cenci” al cui centro spicca una vela che riporta i colori originali dell’amato scafo. Quel 5 aprile 2008, alla presenza di autorità e amici, fu un giorno di gioia che attenuò l’amarezza di una tragedia in un uomo sempre corretto, misurato nelle parole, con spiccata serenità di giudizio e scon-finato amore per il mare. Tali qualità gli hanno fatto meritare l’elevato rispetto della comunità portuale e di tutta la cit-tà che lo ha idealmente abbracciato nel giorno del commiato.

G.L.M.

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CENE A TEMA DI F.A.

La quarta edizione della cena “Gran brodetto”, orga-nizzata da Famija Arciunesa il 18 marzo u.s. grazie alla squisita disponibilità di Fausto ed Elisabetta del Risto-rante “ Al pescatore” di Via Ippolito Nievo, ha ribadito il “goloso” consenso degli anni passati. Ancora una volta, nell’eleganza del locale, sono stati serviti molluschi e pe-sci per una “nuotata” nel gusto della nostra tradizione culinaria marinara. Una delizia il gran carosello di purace e bdòc te lor sugh, lumaghin scurnèd, grancèle scap-lède a introdurre il clou della serata: “Il signor brodet-to”. Servito in piccole fiamminghe da due/tre porzioni è stato “spazzolato”con tanto di scarpetta e più d’uno, con discrezione, si è leccato beatamente le dita. A fine serata, gli ottanta commensali nell’augurarsi di essere presenti anche nel 2012, con un lungo applauso han-no ricordato lo scomparso Walter Amati, grande amico di Famija Arciunesa ed ideatore della prima edizione.

La classica cena di Primavera, denominata “Tòt pès senza spèine” (Tutto pesce senza spine) nel confortevole ambiente del Ristoran-te “Cristallo” di Viale Dante, il 15 aprile scorso ha festeggiato nel migliore dei modi, tagliando baldanzosamente il traguardo della 7ª edizione, col “salotto” esaurito. Organizzata da F.A. e appron-tata da Giorgio, la cena è dedicata ai degustatori affetti da “ pi-grizia spinaiola”, neomalattia del consumismo di che vuole pesce “comodo”, da infilzare e portare alla bocca in tutto relax, tra una chiacchierata e l’altra. E così è stato con un super antipasto ad aprire la strada (sardoncini, spada, salmone, seppia e croquette gamberi e patate). A seguire zuppetta calda con farro, carciofi e gamberetti e un delicato bis di gnocchetti con pomodorini e spigola con a fianco crespella ripiena di crostacei. Poi i secondi: spiedino gamberi e calamari, cozze gratinate e nessuno ha saputo resistere, seppure al limite della sazietà, alla invitante doratura di un fritto misto con verdure, abbondante e dalla insuperabile deli-catezza. Un menù non da tutti i giorni per commensali esigenti ed un po’ “viziati”. Ma Giorgio sa il fatto suo e ha già in serbo qualche stuzzicante sorpresuccia per l’ottava edizione. Vietato mancare.

Il “Gran brodetto” va alla grande“Al pescatore”

“Tòt pès senza spèine”Un classico di primavera al Ristorante “Cristallo”

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UN PO’ DI STORIA

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Al pari di tante famiglie bolognesi, mode-nesi, milanesi, nel corso del 1942, il cele-bre violoncellista Camillo Oblach (Padova 1895-Bologna 1954), decise di sfollare da Bologna, per trasferirsi con moglie e figli a Riccione, ove affittò un appartamento di una villetta in viale F. Baracca, ritenendo la stazione balneare romagnola, un luogo più sicuro di altri, in cui attendere la fine del conflitto. “Avevo 17 anni e subito con mia madre sono andato ad iscrivermi al Liceo Scientifico Statale A. Serpieri di Ri-mini, per l’anno scolastico 1942-43, scuo-la ove i registri erano sconvolti tanto quanto gli esseri umani”, scrive Giorgio Oblach, figlio del musicista, nelle pagine “riccionesi” del suo libro “Ho fatto… la guerra”, pubblicato nel 2009 dall’ Edito-grafica di Rastignano (Bologna). Se innu-merevoli saggi di storici, memorie di mi-litari e civili descrivono, da differenti angolazioni, la tragedia della seconda guerra mondiale, l’autore, come ben sot-tolinea il giornalista Federico Bini nella presentazione, “non racconta una guerra diversa…la guarda con gli occhi di un ra-gazzo che si trova dentro un evento più grande di lui, un evento che ovviamente ne condiziona la vita ma che non riesce mai, alla fine, a imporsi”. Ed ancora prose-gue Bini “… due mondi si fronteggiano: uno fatto di orrori, di odi, di vendette, di stupidità, di retorica, di lutti, e un altro di gioventù, di incoscienza, di ingenuità, di amicizia, di orchestrine, di balli, di primi amori, di fatalismo, e questo mondo non viene mai sconfitto. Il messaggio alla fine è chiaro: la guerra, nella storia personale che Giorgio Oblach racconta, non è riusci-ta a vincere sui suoi diciotto anni”. Artefi-

1943: concerto notturno di Camillo Oblach Momento d’arte nel mezzo della guerra

ce di questa autentica testimonianza di vita, è un bolognese, già medico denti-sta, grande appassionato di mare, affe-zionato a tanti riccionesi suoi coetanei, e ad altri ragazzi, che come lui sfollati, con-divisero quel drammatico periodo della loro giovinezza. Giorgio Oblach narra che suonava la chitarra, e con tre amici aveva formato un quartetto, che si esibiva in casa di conoscenti, ed anche in alcuni al-berghi: il Domus Mea, il Vienna, il Boemia, che nell’inverno del 1942-primavera-esta-te 1943, erano aperti per ospitare, quasi esclusivamente, soldati tedeschi convale-scenti per ferite di guerra. Il repertorio di quell’ orchestrina, consisteva in canzoni americane: Star Dust, Laura, Blue Moon, e le italiane, Ma l’amore no, Tristezza di Pip-po Barzizza, ed altre ancora. Oltre alla possibilità di suonare, e di praticare il loro divertimento preferito, quei giovani erano ricompensati con cibo, bevande e siga-

rette: un privilegio in tempi di grandi ri-strettezze! Al gruppo di amici, s’era poi unito un bagnino, che se la cavava molto bene al clarinetto: un giovane sopranno-minato “Nicia”, (da identificarsi con For-tunato Angelini, membro di una antica famiglia di bagnini riccionesi), scomparso prematuramente negli anni ’60 del Nove-cento. “I militari tedeschi”, prosegue la narrazione, “erano in linea di massima quasi tutti attorno ai 20 anni e qualcuno dai 20 ai 40, tutti graduati, caporali, ser-genti … qualche capitano e colonnello, con i quali avevamo instaurato un simpati-co rapporto di amicizia… Ci raccontavano delle loro famiglie… Le serate più belle erano quelle ‘dell’addio’, in cui portava-mo l’ultimo saluto ai militari completa-mente guariti che dovevano presentarsi al comando per essere assegnati ai vari fron-ti di guerra… Eppure, le vicende conse-guenti all’ armistizio dell’8 settembre 1943, in cui i tedeschi, da alleati erano divenuti all’improvviso nemici, e la costi-tuzione una decina di giorni dopo, della Repubblica di Salò, a seguito dell’applica-zione ferrea delle odiose leggi razziali, con il rastrellamento degli ebrei e la con-fisca dei loro beni, avevano creato tra le persone, una condizione che dall’incer-tezza e dallo smarrimento iniziali, s’era trasformata in vero panico. Il 1 novembre 1943, erano iniziati i bombardamenti ae-rei su Rimini, e di sera non si poteva più uscire di casa per il coprifuoco. “In questa atmosfera, il 7 novembre 1943, ci accad-de l’avventura che con i miei genitori ab-biamo ricordato per lungo tempo”, scrive Giorgio Oblach: “Era una notte come tan-te altre e dopo aver fatto due chiacchere

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UN PO’ DI STORIA

e sentito un po’ di radio (forse anche ra-dio Londra), verso le 11 tutti decidiamo di andare a dormire…. Potevano essere pas-sate due-tre ore quando improvvisamen-te veniamo svegliati dall’abbaiare di Tabù, il nostro cagnetto, e da un forte rumore di motori, un vocio di grida e urla che chiara-mente si distinguevano essere di lingua tedesca. Io salto giù dal letto seguito da mia sorella e di corsa andiamo nella came-ra dei nostri genitori che, anche loro già in piedi, ascoltavano accanto alla finestra che cosa stava accadendo. Tutti eravamo fermi come sta-tue davanti alle tapparelle, con gli occhi sbarrati e fissi e guardavamo tra le fessure che col massimo silenzio avevamo creato, per vedere meglio. Lo spettacolo era proprio quello agghiacciante che avevamo immaginato. Una colonna di automezzi tedeschi formata da quattro camionette e una quarantina di militari si era fermata davanti a casa e pro-prio davanti al nostro cancel-letto c’era una Volkswagen con alcuni militari che si capi-va cercavano qualche cosa o, meglio, qualche persona. Il campanello di casa squillò. Senza porre indugio ognuno di noi disse la sua: facciamo finta di dormire, fuggiamo, scappiamo dietro la casa, fac-ciamo finta che non ci sia nessuno. Ma ecco una seconda suonata e questa un po’ più lunga. Dalla macchina erano scesi in quattro e, dalle divise, si notavano alti ufficiali. O farsi il segno della croce e spe-rare o prendere una decisione. Mio padre e mia madre accesero la luce esterna e in vestaglia aprirono porta e cancello. Si fece avanti il meno graduato che urlò: ‘Vedo dai campanelli che Camillo Oblach abita qui’. Stringendo ancora forte a me

mia sorella sentimmo il sì di mio padre: ‘Sono io’. ‘Il nostro colonnello Hans Had-ler cerca il maestro Camillo Oblach che ha sentito essere grande violoncellista, pre-go fare entrare’. Certo non poteva essere uno scherzo e nemmeno una trappola in quanto non avevo mai sentito che per prelevare le persone ebree i tedeschi usassero trucchi così sciocchi. Ci avvicinia-mo anche noi e vediamo entrare un uffi-ciale bardato di insegne di tutti i tipi, non più giovane, seguito da altri due ufficiali

di grado inferiore e da un graduato che faceva da interprete. ‘Il nostro colonnello non parla la lingua italiana e si scusa per l’ora, ma è qui di passaggio e vuole senti-re un po’ di buona musica’. Mia madre li fa accomodare offrendo loro una buona bottiglia di vino e ciambella che fortuna-tamente aveva comprato il pomeriggio stesso. Tutti a sedere mangiano, bevono e fumano con piacere. ‘Il colonnello la prega di suonare una suite di Bach’. Vio-loncello tra le gambe, mio padre inizia a suonare. Passa circa un’ora e il colonnello guarda l’orologio, si alza in piedi e chiara-mente soddisfatto fa un lungo discorso in tedesco che subito viene tradotto e rias-

sunto dall’interprete “Veniamo dal sud e siamo di passaggio per raggiungere do-mani il nostro battaglione. Saputo della presenza del concertista che il colonnello ha già sentito suonare in Germania, ab-biamo voluto concederci un momento di gioia, cosa non facile in questo periodo. Ringraziamo il maestro Oblach che ci ha accolti e rallegrati con la sua splendida arte e prometto che alla fine di questa ter-ribile guerra non mancherò di venirlo nuo-vamente a ringraziare, in altra veste, per

questo bellissimo regalo: Heil Hitler”. Nel concludere la descrizione di quella sin-golare vicissitudine che, per com’era iniziata, sembrava destinata ad un tragico epilo-go, e di quell’ incredibile “concerto per violoncello solo”, che per le condizioni in cui si tenne, rimarrà un ri-cordo indelebile per il famo-so violoncellista e tutta la sua famiglia, l’autore termina con queste parole: “ Non ab-biamo mai saputo il perché, ma l’abbiamo immaginato. Non ha mantenuto la pro-

messa. Noi… non l’abbiamo più visto”. Molto probabilmente il colonnello Had-ler, di cui la famiglia Oblach non avrà più notizie, nonostante ricerche effettuate nel dopoguerra, aveva perduto la vita nel corso di un conflitto da lui non voluto, e del quale sperava in cuor suo una rapida fine, per poter tornare a casa, agli affetti familiari, ed al piacere magari di gustarsi le sublimi suites per violoncello di Bach, che tanto aveva dimostrato di amare! Una pausa di vera arte, che pare inverosimile, nel mezzo di una guerra che comporterà tanti lutti, ed avrà conseguenze devastan-ti anche per Riccione.

Fosco Rocchetta

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Fratelli di Taglia e Famija Arciunesa hanno unito le loro forze per organizzare la rasse-gna di commedie dialettali 2011 (quattro serate al Teatro del Mare in gennaio/marzo) e devolvere l’utile a scopo benefico. Il risultato è stato di mille euro, consegnati il mese scorso nella sede provvisoria del Centro 21, con una simpatica “cerimonia” caratteriz-zata da quattro risate e classica foto di gruppo. Al momento dei saluti non è mancata la promessa di futuri impegni per contribuire alla realizzazione del progetto del nuovo am-biente dove i ragazzi potranno fare esperienze necessarie alla loro crescita intellettuale e ad un proficuo inserimento nel tessuto sociale. Sorridenti al clik : Da sin: Giuseppe Lo Magro, Daniele Dainelli, Sara, Giovanni Ferma, Maria, Valentina, Maria Cristina Codicè.

Dal Teatro dialettale1.000 euro per il Centro 21

Come donare alle Associazioni Riccionesinome iban e banca

Amici di Centro 21 it 38 v 05387 24101 000001 963995 Pop. dell’Emilia Romagna-Viale Ceccarini

Famija Arciunesa it 47 L 05387 24100 000000 756192 Pop. dell’Emilia Romagna-Viale Dantei.o.r.Ist. Oncologico Rom. it 52 e 06010 24101 074000 000209 Cassa dei Risparmi di Forli e della Romagna P.za Matteotti

a.i.S.m. it 89 S 07090 24100 011010 115760 Ass.Ital.Sclerosi Multipla Malatestiana-Fontanelle

c.r.i. it 51 S 01005 24100 000000 200005 Croce Rossa Italiana B.N.L. - Viale Dante

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direttore responsabile: Carlo Andrea Barnabè • capo redattore: Giuseppe Lo Magro • redazione: Nives Concolino, Maria Grazia Tosi • collaboratori di questo numero: Emanuela Cicchetti, Fosco Rocchetta, Laura Amati, Enrico Cenci, Luciano Luzzi, Silvano Spadini, Daniele Casalboni, Moreno Villa, Piero Serafini, Vilma Tosi, Giovanni Mattoni, Lorenzo Scola, Edmo Vandi • Foto: Foto Riccione • Pubblicità: Tel./Fax 0541 643 884 • impaginazione e grafica: Composet Riccione: 0541 606680 • Stampa: Litografia La.Ser. Coriano

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avviSo (vale come invito personale ai soci)I Soci sono invitati all’Assemblea Generale ordinaria che avrà luo-go presso la sede sociale, in via Montebianco nel parco pubblico (ex casa colonica della «Micia») per discutere e deliberare sul seguente:

ordine deL giornoeLezione deL nuovo conSigLio di amminiStrazione per iL triennio 2011/2014

L’Assemblea si riunirà il giorno 25/06/2011 in prima convocazione alle ore 16,00;qualora il numero dei presenti non raggiungesse la maggioranza degli iscritti, l’Assem-blea tornerà a riunirsi il 09/07/2011 col medesimo OdG. ora e luogo, e sarà valida qualunque sia il numero dei soci presenti.

candidature a conSigLiereI soci che ritengono di poter svolgere la carica di Consigliere per il prossimo triennio 2011/2014, possono proporsi a Candidati a tale carica comunicando il loro intendimen-to alla sede, tutti i giorni dalle ore 16,30 alle 19 oppure telefonando al 0541 643884 entro 5 giorni dalla data dell’Assemblea generale che è fissata per il 25.06.2011.

Consiglio di Amministrazione uscente:Nella foto. Da sin. Paolo Arcangeli, Giovanni Olivieri, Giovanni Morganti (Vice Pres.), Giuseppe Lo Magro (Pres.), Riccardo Angelini (Vice Pres.), Antonio Batarra (Tesoriere), Paolo Santovito, Salvatore Tonti, Franco Baratti.

Assemblea generale dei soci

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Si è conclusa l’attività del primo anno della Scuola Play che ha sede presso il Centro Elisabetta Renzi di Riccione e che ha visto gli alunni esibirsi in teatro in varie occa-sioni: “La Corte” di Coriano, “La Regina” e lo “Snaporaz” di Cattolica, riscuotendo grande entusiasmo e consensi dal folto ed entusiasta pubblico, oltre che da nume-rosi addetti ai lavori. In particolare, il grande Concerto-Spettacolo del 3 maggio alla Regina di Cattolica ha visto gli alunni calcare il palcoscenico come attori ed esibirsi con sicurezza accompagnando sempre il canto corale con suggestivi elementi core-ografici capaci di far calare lo spettatore nell’atmosfera del brano permettendogli, così, di assaporarne pienamente il gusto musicale e di comprenderne il messaggio dell’autore. “La Scuola Play” raccontano Enrico Cenci e Laura Amati “ha proposto nel corso dell’anno un percorso di educazione alla musica attraverso il canto corale e l’espressione corporea. Siamo soddisfatti del lavoro svolto ed i risultati sono stati al di sopra delle aspettative in quanto siamo riusciti da subito a creare un gruppo affiatato sia fra i docenti, che fra i ragazzi, ma soprattutto ci ha colpito l’entusiasmo dei geni-tori che hanno sperimentato il grande valore educativo di questa iniziativa. Ed è per l’ educazione di questi giovani che noi vogliamo continuare a spenderci con passione ed entusiasmo!” La Scuola Play inoltre organizza una Vacanza-studio presso il Centro turistico “Valbonella” a San Piero in Bagno dal 28 al 31 agosto 2011 per tutti i ragazzi che vogliono sperimentare il gusto del cantare insieme in una convivenza fatta di ami-cizia, studio, gioco e compagnia educativa. Quattro giorni da vivere insieme giocando ed imparando nuovi repertori corali, oltre ad attività quali “gare di orienteering”, camminate nel bosco e serata “sotto le stelle”.

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Martina ha solo sedici anni quando vie-ne eletta Miss Italia nel 1991. La sua vita da adolescente della provincia roma-gnola è stravolta: passerelle, copertine, interviste e la relazione con il campione di sci Alberto Tomba. Non sarà. facile tenere i piedi per terra evitando le trap-pole del mondo scintillante e infido in cui è entrata, ma le soddisfazioni non mancheranno: programmi in tv e ra-dio, ruoli cinematografici, tanti incontri importanti da Sean Penn a Berlusconi. Aggiungiamo il colpo di fulmine con l’ex difensore del Milan Alessandro Co-stacurta, con cui coronerà il sogno di un matrimonio felice e della maternità, e la sua storia diventa quella di una ragazza che dalla vita ha avuto tutto - bellez-za, successo, amore. Ma nell’autunno 2007, di fronte alle immagini della Re-pubblica di Haiti devastata dalla pover-tà ecco il colpo di scena: Martina parte per l’inferno tropicale. Lavora fianco a fianco con i volontari della Fondazione Rava impegnati nel tentativo di dare sollievo alle vittime di tanta miseria. Af-fronta la fatica, l’orrore degli obitori, il dramma di un Paese dove l’ottanta per

Martina Colomabari: la vita è unacento della popolazione vive con meno di due dollari al giorno e un bambino su tre non arriva a compiere cinque anni. In Italia raccoglie fondi, promuo-ve campagne, intensifica il suo impe-gno dopo il terribile terremoto del gennaio 2010. E capisce che se anche ha fatto molta strada da quel palco del 1991, il viaggio è appena cominciato. In questo suo primo libro Martina si racconta in modo franco, scanzonato e orgoglioso, privo di paure e compro-messi. L’autobiografia di una combat-tente nata, che ha saputo crescere ne-gli affetti, nel lavoro, nella solidarietà, ma che ancora riconosce ogni mattina nello specchio la ragazza che è sempre stata. Quella per cui la vita è una, da vivere senza risparmio.

martina coLombari

(Riccione 1975) nel 1991 è stata la più gio-vane Miss Italia di tutti i tempi. Ha recitato per il cinema, la televisione e il teatro. Il suo sito web è www.martinacolombari.it

COWRITER: Luca Serafini (Milano 1961) è un giornalista sportivo di Me-diaset. Tra i suoi libri Profughi (2000), L’oro di Sheva. Parole e segreti di un campione (2005) e Soianìto (2010).

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Ingegno e creatività sono le doti che il riccionese Maurizio Rinaldi ha da sempre ed in diversi modi investito nei suoi pro-getti, dove il protagonista è sempre uno: il mare. Geometra di professione, in realtà accanto al mare ha sempre vissuto e non solo nelle regate in barca a vela alle quali negli anni ha partecipato, ma perché lui le barche le ha disegnate, e non solo tec-nicamente. Ma partiamo dall’inizio. C’è da dire che è figlio d’arte: il padre Raffaello (Lello) aveva sempre una barca attracca-ta al porto di Riccione, e la Cooperativa dei Marinai, Gnoli, il Club Nautico erano il punto di riferimento suo e del piccolo Maurizio che portava sempre con sé (“mio padre andava ogni mattina a controllare se il mare ci fosse ancora…!”). Proget-tò diverse imbarcazioni costruite poi dal Cantiere Franchini, nonché la motonave Calimero e la Marinella, colossi nautici che segnarono la storia della nostra marina. “Quando cresci respirando questi senti-menti, non puoi che assorbirne l’impre-scindibile passione – dice Maurizio -. Per me fu perciò naturale frequentare sin da piccolo i corsi del Club Nautico di Riccione e di Rimini, imparare da esperti velai i se-greti del taglio e cucito delle vele, sia mo-derne che classiche ed antiche; fu naturale anche ideare barche da traffico, da lavoro, da diporto… e negli ultimi due anni ad approfondire una mia antica predisposi-zione: quella di dipingere.” L’espressività pittorica di Maurizio lascia incantati, per la delicatezza e per l’amore verso il suo mare e tutto ciò che gli ruota attorno che traspare evidente, da ogni linea o sfuma-tura. Tante le tecniche usate, dall’acqua-rello, alle acqueforti, dall’acrilico ad un suggestivo inchiostro seppiato. I sassaioli di Cattolica, la pescata delle poveracce, le

CREATIVI DEL MARE

Maurizio Rinaldi e il mare

battane d’Igea, l’albero di trinchetto della nostra Saviolina, sono alcuni dei soggetti immortalati, con un sagace tratto che di-venta meticoloso riporto di ogni minimo particolare. Un armonioso gioco di rap-presentazione del reale in un’atmosfera soffusamente magica e luminosa, che ren-dono i suoi lavori più che degni di essere apprezzati e divulgati, in quanto precisi ritratti del nostro territorio e della nostra cultura. “Ho incominciato a percepirne la qualità più che altro attraverso lo sguardo degli altri. Il riscontro acquisito ad esem-pio con l’esposizione realizzata n occasio-ne della presentazione del libro di Carlo Volpe, la mostra al Palazzo del Turismo di Cattolica ed altre manifestazioni dell’esta-te scorsa a Candelara e Pesaro, sono state per me di grande stimolo, contribuendo a farmi credere di più nella mia capacità espressiva, e conferendomi così la giusta spinta nel promuoverne la divulgazione. Infatti sono già diversi gli appuntamenti che mi aspettano questa estate, ovviamen-te sempre ricollegabili ad eventi legati al mare: andrà a Saint Tropez al raduno delle Vele Latine, a La Spezia in concomitanza

con una prestigiosa regata, a Stintino, a Salerno a Termoli.” Parlare con Maurizio è un po’come tuffarsi nel mare, tanto si percepisce questo rappresenti per lui ele-mento d’ispirazione assoluto. Ispirazione che la sua manualità ha concretizzato al-tresì in una curiosa tecnica creativa: quella della Demi-Coque (mezzi scafi): sculture di barche realizzate in legno o in vetroresina che sono presentate dentro pannelli in-corniciati, e che Maurizio già dai tempi del salone “Nautex” di Rimini realizzava con le proprie mani, anche per occasioni pre-stigiose, come la pubblicità di un famoso prodotto in occasione della Coppa Ame-rica del ’95. Una volta ancora il DNA del padre Raffaello, bravissimo scultore, non ha potuto che lasciare il segno. Ovviamen-te un segno marino.

Maria Grazia Tosi

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Libere e ‘coLorite’ eSternazioni:“L’arzdora, che si dice essere una figura di potere della nostra tradizione romagnola in parti-colare agreste, questo potere lo esercitava sì… ma solo in cucina; al massimo un pochino nella gestione del podere, quando poteva dire la sua sulla decisione se piantare carciofi o rape. ”“Quando da bambina vedevo mio babbo che aiutava mia mamma a sparecchiare la cucina lui si rivolgeva a lei supplichevole: “mi raccomando… che non lo sappiano i miei amici!””“La donna con forte personalità magari non comanda, ma é quella che fa e disfa la famiglia!”“Le donne di oggi sono molto cambiate, hanno studiato e hanno un proprio lavoro, e così anche una loro autonomia economica. Vuol dire molto, ma bisogna comunque sempre dare l’illusione all’uomo che conti un po’ di più…”“Sì è vero, ma penso proprio che gli uomini in fondo in fondo lo capiscano; però del maschili-smo di una volta, anche se molto attenuato, ne resta sempre traccia, e anche l’uomo più aperto, quel pochettino di dominio in più ci tiene ad averlo… che sia reale o no. ” “Quando le donne finalmente ebbero il diritto di voto votavano come votava il marito, e il giornale che leggevano era naturalmente quello che portava a casa lui e che contribuiva a con-dizionare le loro personali convinzioni politiche.”“Mia nonna era una vera arzdora, con un forte ideale politico, ed aveva persino aperto una pen-sioncina. Si aggiornava su tutto, parlando e leggendo… ma la terrorizzava andare a votare.”“Bisogna insegnare bene ai figli maschi, che dovrebbero imparare a far tutto, a pari delle donne; negli anni ’50 avevo un fratello che diceva che in casa lavava i piatti, e mio padre si scandalizzava. La cosa curiosa e che lo faceva anche mia madre!”

Quattro chiacchiere fra donne

PARI... O DISPARI?A cura di Maria Grazia Tosi, con Cosima Avantaggiato, Cinzia Bernardini, Ulrike Bonfini, Sara Bordoni, Catia Loprete, Oriana Nicosia, Maurizia Petrucci, Valeria Pizzolante, Annalisa Sanchi, Assunta Sorvino, Emanuela Tonini, Anna Maria Viviano.

info: nuova sede Sportello donnapresso cpo al piano seminterratodel comune di riccione.il Legale riceve il martedì dalle 15.30 alle 18.00. tel. 0541 608317.per appuntamento:tel. 0541 608321 o 0541 [email protected]

SiTUaZioNe violeNZaNel NoSTro TerriTorioQuesti i dati del 2010 emersi da un’ana-lisi del Progetto Dafne e che riguarda-no la situazione in Provincia. Nel corso dell’anno sono state 286 le donne pre-se in carico dal Servizio di Psicologia dell’A.USL di Rimini; di queste 19 era-no incinte e 113 hanno figli; 152 sono italiane, le altre straniere; la loro età media è di 37 anni; 95 hanno un titolo di studio (dalla formazione professiona-le alla laurea), ma nonostante ciò sono 166 quelle che hanno reddito assente o comunque insufficiente. La violenza è stata in 163 casi di tipo fisico (percos-se), in 13 casi sessuale, in 12 casi di stal-king, in 1 caso si è giunti all’omicidio. In 83 casi è stato possibile verificare pre-cisamente le conseguenze fisiche delle violenze: contusivi ed ematomi, traumi cranico e rachido-cervicali, escoriazioni ed abrasioni, fratture, ecc; si aggiungo-no episodi di ansia, disturbi alimentari, depressione, stress post-traumatico, pensieri suicidi. Per quanto riguarda lo stalking, se il fenomeno è stato sempre in crescita fino al 2009, nel 2010 se ne è verificata una flessione, probabilmente a causa di una legge promossa dal Mi-nistero per le Pari Opportunità che pre-vede anche l’arresto, creando così un significativo effetto deterrente. Quan-to all’autore di violenza, in 119 casi si è trattato del partner o del coniuge, in 33 dell’ex, in 11 di figli o parenti, in 3 di datori di lavoro, in 3 di amici o co-noscenti. Nei 12 casi in cui l’autore di violenza è un estraneo, si è trattato per lo più di violenza sessuale. L’età media del violento è di 44 anni; nel 58% è ita-liano, e nel 76% dei casi è stabilmen-te occupato e con buona retribuzione (dall’operaio al commerciante, dal pro-fessionista all’albergatore). I progetti dello Sportello Dafne per il 2011 han-no previsto la creazione di gruppi te-rapeutici per le donne e la formazione anche per medici di famiglia e pediatri.

Approfittando di un interessante momento d’incontro con un gruppo di mature ma vi-vacissime signore riccionesi, organizzato per presentare loro il nostro questionario “Una città contro la violenza”, questionario mirato ad acquisire la percezione della violenza da parte della nostra collettività tutta, dopo la condivisione d’informazioni riguardanti la si-tuazione nel nostro territorio, tra il serio ed il faceto sono emerse storie e considerazioni che la dicono lunga su quale sia stato il ruolo della donna in rapporto al concetto di parità.

UNa TeSTimoNiaNZa più CUpa“Ero sposata con un marito che mi mena-va, e non avevo il coraggio di denunciare le botte che prendevo. Lo faceva perché aveva un’altra donna, e sfogava tutta la sua rabbia di dover vivere accanto a me e ai nostri bambini. Trovai il coraggio di anda-re da un avvocato e lui mi disse che c’era una legge che mi avrebbe difesa: mi feci fare un certificato medico che attestava le percosse subite e lo consegnai al giudice, che stabilì un assegno di mantenimento per

1934. operaie della fabbrica “amati vongole”

me e i miei figli, e che ci permise di tirare avanti anche quando lui se ne andò di casa. Dopo diversi anni, forse perché solo o forse perché pentito chissà, mi chiese di ritorna-re in famiglia: “si può provare” risposi io. Ma non era facile dimenticare come nien-te fosse il segno delle angherie che avevo dovuto precedentemente subire da lui, e ri-masi incerta per un po’ di tempo; riflettevo e riflettevo, cercando la giusta convinzione. Ma evidentemente riflettei troppo: quando mi decisi… lui aveva già trovato un’altra!”

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Così è nato lo storico dancing Valle-chiara nel cuore di Riccione nel lontano 1946 con l’ingresso in viale Ceccarini. In origine dava accesso al giardino con annessa villa di proprietà della Sig.ra Marianna Ceccarini in Salvatori che io ho avuto il piacere di conoscere. Per-sona amabilissima e generosa, tanto generosa che si offrÏ di donare il pro-prio giardino gratuitamente ai Sig.ri Ebo Bezzi (Baffiti) e Luigi Spadini per farne un locale da ballo. Nasce così il dancing Paradiso, questo il nome alle origini. Spadini, che allora faceva il ca-meriere al Zanarini, avendo famiglia e figli si preoccupò di non perdere il po-sto nel caso le cose non fossero andate al meglio, e in sua vece affiancò come direttore Arrigo Semprini, divenuto dopo anni proprietario dell’Embassy di Rimini. La dinamicità di Ebo Bezzi e la pacatezza di Luigi Spadini, amici carissimi che ricordo con tanto affetto, fecero nascere il locale in breve tem-po e, come succedeva ai quei tempi, con poco denaro. Tutti i locali di allora erano assai piacevoli di notte e un disa-stro di giorno; tutto giocava sulle luci, il verde e le stelle facevano il resto. Si cominciò a eliminare una parte di alberi per far posto alla pista da ballo, mentre quelli attorno vennero tagliati lasciando il tronco abbastanza alto da farne base per i tavolini inchiodandoci sopra una tavola rotonda. Semplice modo per ri-sparmiare sull’arredo. Tranne la pista tutto il locale era coperto di ghiaia e si doveva solo sperare nel bel tempo altrimenti saltava la serata. Il locale de-collò molto bene, l’ottima posizione, la cordialità e la simpatia tipica romagno-la dei gestori favorì la riuscita. L’anno seguente, 1947, Ebo Bezzi si ritira per avviare la pizzeria del Gallo, al posto suo arriva Bisio che poi aprirà il dancing Florida. L’allora parroco di San Marti-no, Don Montebelli, pregò Spadini di cambiare nome al locale, ritenendo il nome Paradiso non molto rispettoso per un locale da ballo. A quei tempi si

Il mitico Vallechiara di Spadini e Bezziricordato da Luciano Luzzi e “Lallo” Spadini

cercava di accontentare tutti, tanto più la chiesa, così il caro Gigetto (tutti lo chiamavano così) decise di acconten-tare il Don. Furoreggiava allora un film musicale americano dal titolo “Serena-ta a Vallechiara” che, ahimè, io ricordo. L’interprete era la famosa pattinatrice Sonia Henye e l’interprete maschile credo fosse Tyrone Power. Così Spadini decise che il locale si sarebbe chiamato “Vallechiara”. Di anno in anno venne-ro apportate migliorie tali da renderlo molto accogliente e sempre frequen-tatissimo, specie da un pubblico gio-vane. Cominciò così la gara fra i locali da ballo per avere i più importanti per-sonaggi dello spettacolo in voga. Nel 1949 al Vallechiara si esibì un giova-nissimo Paolo Bacilieri divenuto in se-guito famoso cantante del programma televisivo “Il Musichiere” condotto dal grande Mario Riva. L’incubo della guer-ra si era allontananato e tutto sembrava facile anche se così non era, si faceva-no debiti che, fortunatamente, il lavoro estivo saldava.Nel 1957 Spadini, ormai da tempo unico gestore, ingaggia l’or-chestra di Corrado Bezzi, la cantante è una graziosa brunetta di nome Teresa, dotata di una bella voce. Pensate che

io ho avuto il piacere di conoscerla an-cora ragazzina (appena quattordicen-ne) che cantava al passo del Furlo. Da studente a Urbino andavo con gli amici in estate a ballare sulla terrazza in riva al fiume. La brunetta Teresa diventerà poi la moglie di Silvano (Lallo) Spadini uno dei figli di Gigetto. Nel 1958 l’or-chestra Bezzi arriva a Riccione al Val-lechiara con due nuovi cantanti, Tilde Natili e Renato Sambo, due veri talenti e grandi voci, un complesso musicale eccezionale. Renato Sambo era anche un bel ragazzo e fece strage di cuori. Le donne impazzivano e il locale era sem-pre affollatissimo. Tilde Natili sposata al musicista Romano Frigeri, virtuoso vio-linista, diventerà poi, all’epoca dei noti urlatori, la famosa Jenny Luna, che ne-gli anni 60 spopolavano in TV. Ricordia-mo la prima Mina, Tony Dallara, Betty Curtis e Celentano. Il M. Carlo Alberto Rossi di Rimini recentemente scompar-so, grande amico del nostro Gigetto e fondatore a Milano della casa discogra-fica Juke-Box, propone all’amico serate con cantanti in voga in quel periodo, così attrazioni con personaggi come Nilla Pizzi, Carla Boni, Natalino Otto, Duo Fasano, Achille Togliani, Flo San-dons, Modugno, Jula de Palma, Milva, Ornella Vanoni, Caterina Caselli, Fiden-co, Massimo Ranieri, Rita Pavone e tan-ti altri. Negli anni 60 fu il boom di tutti i locali da ballo, ci si arrivava a piedi, senza dover prendere l’auto e il ritorno in hotel o a casa diventava una piace-vole passeggiata elegante, le signore in abito da sera e gli uomini in giacca e cravatta. Il Vallechiara, ancora una vol-ta rinnovato, conobbe il suo massimo splendore. Ricordo il direttore Virgilio Tosi, esemplare il suo modo di riceve-re i clienti. Le signore venivano da lui,

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to e Tullio de Piscopo. Memorabili le serate con Gigi Sabani, Alighiero Noschese, i più grandi imitatori del momento. Le sfarzose sfilate di moda con la direzione di Luciano Grasso di Torino che con splendide modelle e modelli, a indossare i meravigliosi abiti, ha fatto sognare le più eleganti signore ospiti di quelle serate al Vallechiara. Gli uomini non avranno dimenticato facilmente Teresa, Barbara, Amanda le indos-satrici che ho avuto il piacere di fotografare anche fuori dal locale e il fatto che io ne ricordi ancora il nome significa che erano veramente belle. Si può affermare che il Vallechiara ha avuto il privilegio di ospitare la migliore clientela nel periodo più vivace delle estati riccionesi quando tutto era in crescita, quando i locali da ballo erano per giovani e meno giovani. I tempi cambiano e non sempre in meglio, e il modo diver-so di divertirsi ha portato alla chiusura di questi locali tipici dove si ballava sotto le stelle, con musica soft, che ha fatto innamorare tanti villeggianti e nostrani vitelloni. Nel 1973 la gestione Spadini cessa di esistere e subentrano Galanti, Ma-sini e il direttore Galeazzo. Una parte del giardino diventa discoteca, le stelle non si vedono più, si va avanti per un pò fino alla fine. Peccato!

Luciano Luzzi

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C’ERA UNA VOLTA

impeccabile nel suo smoking, accompagnate al tavolo con garbo. Le attrazioni del momento furono nomi internazionali, Aznavour, Caterina Valente, Neil Sedaka, le gemelle Kessler, Lola Falana, Piergiorgio Farina, Nini Rosso e Mia Martini. Pre-sentavano tutte le sere i giovani Daniele Piombi, Alvaro Alvisi, Mario Alani e orchestre ricercatissime come Paolo Zavallone, Narciso Parigi, Lello Tartarino, Gualdi, Raf e Ciato, Righi Sait-

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verde a riccione

Alle Fontanelle di Riccione, zona Cannarecce (altrimenti detta Colle dei Pini), la tortuosa Via Trebaci con le sue curve arrotondate divide la piccola pineta che fa da cuscinetto verde tra la teoria di abitazioni residenziali e la città vera e propria. Escludendo i pini che abbelliscono ed ombreggiano la carreggiata possiamo contare ben 55 esemplari (Parco delle Viole), una quindicina a Sud della stessa e una quarantina a Nord disseminati in un’area molto più vasta. E fin qui nulla di eccezionale... senonchè questa piccola pineta ha una anomalia che difficilmente si riscontra in luoghi analoghi : i suoi “abitanti” sono assai originali anzi, potremmo definirli “anarchici”, quasi provenissero direttamente dalle fiabe più crude, da quel mondo fantastico popolato di elfi, gnomi, stre-ghe, draghi e chi più ne ha più ne metta. I pini del Colle (1 a Sud e 15 a Nord) non rispettano le normali regole di crescita: alcuni rasentano il suolo e poi, improvvisamente, si ergono in verticale; altri si attorcigliano e poi si slanciano verso il cielo con due o tre propaggini; altri ancora denudano le proprie radici quasi a voler trarre vita dal cielo e non dalla terra. Anomalie casuali? Stranezza inspiegabile? Ai nostri lettori l’arduo compito di fornire una risposta.

G.L.M.

Natura “anarchica”

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PASSEGGIANDO

Tra le tante idee per migliorare la circo-lazione e snellire il traffico c’è in primo piano il progetto di raccordare la roton-da della maxi brandina di Via Berlinguer con...il mare, creando una parallela a Via Massaua. Così una bella mattina del marzo scorso, tecnici “armati”di rotoli di progetti e operai impegnati ad azionare ruspe e scavatrici hanno iniziato i lavori e in quattro e quattr’otto è stata com-

Da una “incompiuta”(?)...ai vandalismi... alla trascuratezza

pletata la parte che dall’altezza delle vie Mazzini e Cavour sfocia nella nuova ro-tonda su Via Vittorio Emanuele II. Senza ombra di dubbio tanti i benefici imme-diati che porterà non appena comple-tata e aperta al traffico: dall’autostrada non si finirà, quasi obbligatoriamente in Viale Ceccarini alta e saranno eliminate le code per chi dall’attuale via Massaua vuole infilarsi sul viale del Comune (in-

crocio che non brilla per visibilità). Sor-ge allora una domanda.Chi vuole andare verso il mare, arrivato alla nuova roton-da (Del Teatro ?), che possibilità avrà di non “infognarsi” in tortuosità varie? E’ previsto, in un NON lontano futuro, di unirla a viale Paolieri (quello lungo il Rio Melo) opportunamente allargato e con-fluente nella rotonda Flavio Gioia e quin-di nell’immediatezza del Porto Canale?

Stavolta gli imbecilli hanno agito alla “grande”. In una notte di gennaio, pro-tetti dal buio e dall’assenza di testimoni, i “soliti squaglionati pieni solo di vuoto” si erano sfogati sugli steccati dell’area gio-chi all’interno del Parco della Resistenza procurando notevoli danni ad un bene pubblico. Ora con la primavera hanno tro-vato degli imitatori più “temerari”. Que-sti ultimi si sono “divertiti” semidistrug-gendo gli arredi di due rotonde tra le più in vista. Quella del Secchiello, vicino ad Olttemare e quella della Maxi Brandina in via Berlinguer. Chissà se i loro genitori, una volta a conoscenza della bravata dei loro “pargoli”, rifletteranno sul fatto che, a volte, è molto meglio andare al cinema piuttosto che “giocare sotto le lenzuola”?

A monte del campo da Baseball, sotto il tratto di statale tra le due grandi roton-de Popilia e Delle Vele, una bella striscia di verde, ornata da rigogliose palme che addolciscono il frenetico sfrecciare dei veicoli, accompagna i passi dei pedoni e le pedalate dei ciclisti. Un quadretto ora “bruciato” perché l’inverno rigido ha fatto i suoi danni...le palme sono di un marroncino poco naturale e difficilmen-te “mangeranno un altro panettone”. Era così problematico dotarle di una co-pertura protettiva certamente più eco-nomica di una probabile sostituzione? Ehh...il bene pubblico tanto trascurato!

a cura di giuseppe Lo magro

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comitato riccione x-mas

Negli incontri preliminari dell’organizzazio-ne della camminata dei Babbi Natale nel no-vembre 2010, era apparsa subito evidente la necessità di una “base di presentazione e vendita” che avesse determinati requisiti quali centralità (quindi vicinanza al luogo del ritrovo dell’evento) e spazio. I compo-nenti del gruppo direttivo, alla guisa di cani da tartufo, hanno iniziato ad “annusare” i dintorni del Palazzo del Turismo e... visto che la fortuna aiuta gli audaci... come po-teva la “Dea bendata” non essere benevola coi Babbi Natale? La Famiglia Del Magno, proprietaria di un locale libero in Galleria Viscardi, con tutti i requisiti e anche di più, si è dimostrata immediatamente disponibile concedendo lo spazio a titolo gratuito per il periodo Novembre 2010/ Gennaio 2011. Mai scelta fu più azzeccata . L’aver battuto il record di adesioni alla camminata 2009 è indubbio merito anche della visibilità e delle varie comodità offerte dal locale dei Del Ma-

Un piccolo riconoscimento per una grande disponibilità

gno. Per cui il Comitato Riccione Xmas (rap-presentato da Fernanda Renzi e Giuseppe Lo Magro) ha consegnato il mese scorso, anche a nome degli oltre 4500 Babbi Na-

tale, un PICCOLO riconoscimento per una GRANDE disponibilità (pergamena Xmas e libro su Riccione) al “patriarca” Eugenio e ai suoi figli Sabina e Mauro. Grazie ancora.

FOTOGRAFIA

Cosa c’è di più bello del ritrovare in un cassetto una vecchia fotografia che ci evoca un viaggio e ci fa volare indietro nella memoria? Volete imparare a fare fotografie di viaggio belle, si-gnificative e azzeccate da tutti i punti di vista?Seguite i consigli che ricalcano le prime lettere dell’alfabetoa come azioneLe fotografie di viaggio più belle sono quelle che ritraggono l’azio-ne, che può essere sia un soffio di vapore che si alza da una tazza di caffè caldo sia un’azione decisiva in una partita di rugby su un cam-po fangoso. Catturare l’azione nei vostri scatti aggiunge atmosfera e sentimento allo scenario. Lo stesso concetto si può applicare an-che ai panorami. Una foto che ritrae un prato verde e omogeneo può essere noiosa ma si ravviva se includiamo nello scatto una pe-cora che pascola, per esempio.Includere qualche elemento “vivo” nello scenario aiuta anche a aggiungere proporzione all’immagine e allo sfondo.b come biLanciamentoNon solo il bilanciamento del bianco, che fa riferimento alla quan-tità di rosso, verde e blu presenti nella foto, ma più che altro la capacità di creare fotografie equilibrate.Avrete sicuramente sentito il termine “INQUADRARE” riferito alla fotografia.In poche parole significa che la fotografia deve essere attraente dal punto di vista simmetrico sia estetico. L’equilibrio si può raggiungere anche sen-za mettere il soggetto al centro dello scatto e può essere trovato anche con l’aiuto di “cornici” come archi, incavi, finestre, scavi nelle rocce e quant’altro che ci aiuti a bilanciare la foto.

Documentare le vostre vacanzec come compoSizioneSebbene la “B” preceda la “C” nell’alfabeto, la Composizione viene prima del Bilanciamento. Infatti prima di scattare dobbiamo “dise-gnare” la foto nella nostra testa. La composizione corretta è data dall’insieme dello sfondo, dei materiali, dei colori, delle angolazioni, dei soggetti e di molti altri fattori. Nelle fotografie di viaggio la forza dello scatto è data dai dettagli: prestare attenzione a particolari che sfuggono al primo sguardo aiuta la vostra immagine a convogliare l’idea che avete avuto nella vostra mente prima di scattarla.d come deptH oF FieLd (proFondita’)Con “profondità” si intende la distanza fra il soggetto dello scatto e lo sfondo. Il soggetto in primo piano è generalmente a fuoco e con i contorni ben definiti, che sfumano via via. La profondità ottimale è quella in cui sia il soggetto che lo sfondo rimangono in pieno fuoco.e come evocativita'Un tratto comune delle più belle foto di viaggio è la loro capacità di evocare particolari sensazioni ed emozioni. Scattare la foto di una suora che cammina accanto ad un muro vi restituirà semplicemente la foto di una suora che cammina accanto ad un muro, ma se nel-la foto inseriamo qualche riferimento spazio-temporale, un pò di ombre giuste e un’angolazione più particolare otterremo non solo una foto più bella ma anche un pezzetto di storia. Per ultima cosa ricordate che una bella fotografia non è necessariamente una foto perfetta, ma è quell’immagine capace di trasportarci immediata-mente nel luogo ritratto. Buone vacanze!

Daniele Casalboni

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Campioni Italiani con il Gruppo Spettacolo. Ottimi risultati ai Campionati Italiani F.I.H.P. 2011 con le due squadre di Sincronizzato; vivace e proficua l’attività dei 30 atleti del gruppo agonistico, tante medaglie vinte ai Campionati Pro-vinciali 2011; Specialità emergente “QUARTETTI ”, per la 1ª volta ai Campionati italiani 2011 a Reggio Emilia con un ottimo piazzamento. Sempre vivace l’attività internaziona-le: nel 2011 la società ha partecipato al Trofeo di Madrid e al trofeo di Lione. Molti atleti hanno partecipato allo Stage di Riccione con il Maestro di Trieste “MARIO VITTA”. Arri-vando la bella stagione l’attività agonistica si intensifica, gli atleti si preparano per i campionati italiani uisp e fihp 2011 utilizzando oltre che il bellissimo e funzionale pattinodromo anche la pista all’aperto dei “Giardini Montanari”.ricordiamo che in occasione della “notte roSa” si svolgerà la 6ª edizione del “trofeo internazionale dei gruppi Spettacolo”.

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personaggi di oggi

La nostre origini, legate alla campagna e al mare, ci hanno con-finato nei mestieri di contadino o pescatore (per taluni lo stato di estremo bisogno costringeva ad entrambe le mansioni). Per-tanto, in caso di gara culinaria, dovremmo primeggiare in piatti tipo: ”Pièda se parsòt e tajadèle si ragujoun, o sinà spidèin si sarduncin e spaghét sal purace“ (Piada col prosciutto e tagliatelle con le interiora, oppure spiedini coi sardoncini o spaghetti con le vongole). Fatta la premessa, di certo nessuno a Riccione, avreb-be mai immaginato che un nostro concittadino potesse diventare “Campione di Pizza sulla teglia”. Invece, Giuseppe Corbo, della pizzeria Arnold’s di Viale Dante, ultratrentenne ragazzotto giovia-le, sorriso stampato in viso, con curve che denotano la propen-sione al sedersi volentieri a tavola e apprezzare la buona cucina, ha messo in doverosa fila, in quel di Roma (ottobre 2010), ven-tiquattro agguerriti pizzaioli che gli contendevano il trofeo suac-cennato (3ª edizione organizzata dall’ A.P.I. - Ass. Pizzerie Ital.), aggiudicandosi il prestigioso titolo 2010. Per il nostro Giuseppe un arricchimento della bacheca, visto che nel 2008 da Scalea (CS) tornò con la Coppa di vice campione mondiale di Pizza piccante e l’anno seguente salì sul terzo gradino del podio per i Campio-nati regionali dell’Umbria. E dire che sino a pochi anni fa le pizze le aveva gustate esclusivamente da cliente. Infatti dopo aver lavorato da dipendente seguendo la trafila barman-cameriere, nel 2005 rileva l’attività di viale Dante, diventando l’imprenditore di se stesso e affidando alla graziosa Mimosa, sua compagna da dieci anni, la creazione di saporite e coloratissime pizze (nonchè l’educazione di tre bellissimi figli). All’inizio i prodotti erano quelli classici, in linea con gli altri esercizi del settore e anche se il lavo-

Gli Arcangeli sono una delle “vecchie” famiglie che nel seco-lo scorso hanno avuto parte attiva nella pur breve storia della “Perla verde”. Papà Domenico e mamma Maria, gran lavorato-ri, erano tra i pochi a possedere un somaro “ e bréch”. Animale tanto bistrattato quanto utile per i mille lavori di fatica che sa-peva sopportare grazie all’indole pacifica e alla bontà ancestra-le. Per Domenico era indispensabile: “Ui vléva bèn come m’un fiul, ul tniva sa tòt i riguèrd e l’eva una sòrta d’urgoj quand e giva ch’l’era e sù”. Per cui, con la semplicità e la praticità della gente di allora, gli Arcangeli vennero soprannominati i “ Bréch”. Quando le tristi vicende della IIª Guerra mondiale portano i militari tedeschi a calcare le nostre terre e razziare ogni ben di dio, il nostro buon Domenico si trova a dover di-fendere il suo somaro dalle grinfie di alcuni soldati. Urla, spinte e smoccolamenti vari finché uno di questi alza la pistola e col

Corbezzoli... che Corbo! campione deL Forno a Legna

FAMIGLIE RICCionesi: I brEch

ro non è mai mancato, Giuseppe coltivava il desiderio di uscire dall’anonimato offrendo novità che valorizzassero la sua insegna. Allora si mette in gioco personalmente e si tuffa nei corsi specia-lizzati in materie di qualità, in lievitazioni che favorissero la dige-ribilità, in apparecchiature all’avanguardia. Acquista fiducia nelle sue capacità e vede “lievitare” l’amore per un lavoro difficoltoso ma soddisfacente. Così è nato Giuseppe pizzaiolo da teglia! E il tempo per le competizioni? Nella pause della stagione invernale visto che sta aperto esclusivamente nei week-end. In estate non c’è tempo...bisogna sempre avere le mani “in pasta”!

G.L.M.

Tutti e 6 insieme... trotterellando!

calcio lo colpisce in pieno naso che sanguina copiosamente e rimane deturpato per sempre. Un bel naso storto che contrad-distinguerà a vita Domenico: capostipite degli Arcangeli detti i “Bréch”. Nel marzo scorso, gli eredi “Bréch”: Valeria, Augusto, Romolo, Remo, Graziana e Franco si sono ritrovati per una al-legra rimpatriata ed è stata una gran festa con mille emozioni scaturite dalla presenza dei loro figli e da uno stuolo di nipoti sorridenti e chiacchieroni. Nella foto di rito poteva mancare la “mascotte” di famiglia? Certo che no! Ed eccoli qua gli Arcan-geli, felici attorno al fedele “Bréch”.

Moreno Villa

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Personaggi di ieri

Questo è il compendio della storia di due “lupi di mare”, pescatori pelagici. Que-sto tipo di pesca si svolge in alto mare ed è zona riservata a gente esperta. A que-sto proposito Dante Alighieri conferma la pericolosità di quanto sopra... “uscito dal pelago alla riva, si volge all’acqua pe-rigliosa e guata”. Il ramo genealogico di questi Serafini, per quanto ci è pervenu-to, parte dal 1785 con Giuseppe, che, a differenza dei suoi eredi era colono sui poderi del conte Zollio in zona Fontanel-le di Riccione. Segue Michele, primo pe-scatore pelagico che aveva la caratteristi-ca di imprecare in dialetto maccheronico con “Cirocani” - cielo cane, patronimico che trasmise ai suoi successori. Da mio nonno Luigi, dal quale nacque mio padre Mariano, che cambiò l’imprecazione in “purcatera” – porca terra. Dei suoi fratel-li, anche loro pescatori d’altura, Aristide (Pietro), Virgilio e Giovanni, scriveranno, se lo vorranno, i loro figli. Il nonno Luigi, brevilineo, di carattere mite e tendente al timido, coi fianchi fasciati da uno strac-cio di rete da pesca e pipa in bocca si tra-sformava da vero “parone” – capobarca, appena usciva dal porto. Determinato, tempestivo nelle sue decisioni infonde-va sicurezza al suo equipaggio. Alterna-va la pesca, al trasporto della ghiaia da Chioggia lungo la riviera romagnola con a fianco suo figlio Mariano ancora bam-bino che cominciava a prendere confi-denza col mare. La passione la trasmise a mio padre che col tempo divenne suo vice. La sua fama è provata dalla giganto-grafia in tenuta “casual marinara”posta all’ingresso della mostra della marineria riccionese presso il Palazzo del Turismo. A conclusione di questo breve ritratto di questo grande personaggio, mi piace ricordare, fra i tanti aneddoti che lo ri-guardano, il seguente. Saltuariamente il parone ospitava a bordo la moglie con le mansioni di cuoca. Accadde che in piena zona pelagica, con mare grosso, il non-no rivolto al figlio, mio padre, gli disse: “prendi il timone che vado sotto coperta per vedere come sta quella poveretta di tua madre”. Sceso trovò la moglie Ma-ria, donna segaligna e di carattere tosto, tranquilla, che abbracciandolo lo aiutò a spogliarsi pretendendo di fare l’amore. Tornando in coperta trovò il figlio in an-sia che gli chiese: “bà cum la sta la mà?” Ed il nonno con un sorrisino: “la tu mà la sta mèj ca ne tè!”. Mio padre Mariano più noto come “Neti”, nome impostogli da suo nonno, raggiunse la notorietà per le innumerevoli peripezie e la perizia con cui le ha superate. Non era un temerario,

E mi non Luigi “Cirocani”E mi bà “Neti ad Purcatera”

ma conscio dei rischi che affrontava con il suo motto: “ama il mare, temilo, rispet-talo” così con l’esperienza e una dose di fortuna potrai evitare grossi guai. Prima di uscire dal porto, seguiva un famoso detto: “tramontana chiara, ponente scu-ro, prendi la barca e mettila al sicuro; ponente chiaro e tramontana scura, esci con la barca e non aver paura”. Una delle esperienze più tragiche alla quale ha as-sistito nei suoi cinquant’anni di mare, si è verificata sempre in altura, la notte del 17 gennaio 1929, quando un violento fortu-nale sorprese un’intera flotta di natanti. Buona parte di essi puntò rapidamente verso la riva dove incapparono nel pieno della violenza della burrasca. Fu una tra-

gedia con la perdita di numerosi pesca-tori. Questo infausto evento, a distanza di oltre 80 anni viene ancora ricordato come una carneficina del mare. Mio pa-dre, invece, non tentò la via del ritorno, ma ancorò la barca, fece ridurre le vele e puntò la prua contro vento. Così salvò sé stesso, il suo equipaggio e la barca, fa-cendo rotta due giorni dopo verso il por-to di Pesaro. Nell’estate del 1932, duran-te la pausa della grande pesca, esercitava l’attività di salvataggio. Gli accadde con mare grosso, di dover soccorrere una ba-gnante in procinto di annegare. Adagia-tala sul moscone, causa una improvvisa onda anomala, venne sbalzato in acqua sbattendo la nuca contro il pattino. Ciò gli procurò una emiparesi destra che lo rese claudicante per il resto della sua vita, ma non gli impedì, una volta rista-bilitosi, di riprendere la sua principale at-tività per altri venti anni. Un’altra brutta avventura ha corso nell’immediato dopo-guerra, con il rischio delle mine marine poste a mò di sbarramento ed ancora da bonificare. Durante una battuta di pesca assistette ad un dramma che lo “sfiorò”. A meno di 200 metri dalla sua barca, vide un peschereccio saltare in aria scompa-rendo tra i flutti. Mia madre Aurelia era solita portarmi in spiaggia, in attesa di scorgere all’orizzonte la barca con il sim-bolo sulle vele a noi familiare. E stringen-domi a sé, ero un bambino, mi diceva: “tu Piero non farai mai il mestiere di tuo padre, ricordatelo!” Infatti, pur amando il nostro mare, non mi ha mai “ospitato”, se non per qualche sana nuotata. L’ulti-ma disavventura in ordine di tempo ac-cadde la notte, sempre in alto mare. Mio padre colpito da lancinanti dolori all’ad-dome diede ordine al suo equipaggio di puntare “a tutta” verso il porto, quindi fu portato d’urgenza al Ceccarini dove il mitico dott. Moro diagnosticò una grave ulcera perforata. Dopo oltre 4 ore, alle 5 del mattino, fu dichiarato fuori pericolo. Rimessosi in sesto, pur continuando la pe-sca, d’estate era stato assunto dall’azien-da di soggiorno quale manutentore dei campi da tennis, ora “Villa Mussolini”, dove il sottoscritto in giovanissima età, ha fatto il raccattapalle al Duce ed ai più grandi giocatori del mondo in tour a Ric-cione. Successivamente calcai quei campi come maestro di tennis creando la prima delle sei scuole fondate da me nell’Italia del nord. E pensare che ero a due pas-si dal diploma di “scadente” geometra. Curioso destino! Ma questa è un’altra storia!

Piero Serafini

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CURIO ITàsenzaetàdi Maria Grazia Tosi

coLonie aL FronteLa colonia Modenese durante la seconda guerra venne utilizzata come ospedale militare per il ricovero dei soldati feriti sul fronte russo, e nel periodo dell’occupa-zione tedesca, alla fine di agosto del ’44, divenne l’isola di salvezza di riccionesi sorpresi dalla pausa dell’offensiva allea-ta che doveva liberarli. Fu il nascondiglio di braccati perché indocili o sfuggiti ai rastrellamenti; fu un punto di ricompo-nimento delle famiglie smembrate del territorio e un punto d’informazione e d’incontro per chi non voleva stare solo ed indifeso nel marasma della guerra combattuta per le strade e nei campi. Una concentrazione di migliaia di anime in pena che paradossalmente si era ritro-vata nel posto più esposto alle azioni di guerra, ma che veniva in qualche modo considerato zona franca da rispettare. Anche se non di rado i tedeschi entrava-no per cercare uomini per vari impieghi e donne da ‘usare’, in un prevedibile fuggi-fuggi generale. Da lì si seguivano l’evol-versi degli eventi, grazie a quello che si vedeva… e soprattutto sentiva; ed è sempre da lì che il 16 settembre del ’44, la fine del fronte di guerra, un’intermina-bile fila di cittadini smunti e spaventati se ne uscirono per dirigersi verso il centro liberato di Riccione. Un’onda umana che trascinandosi dietro carretti, sacchi e bi-ciclette si ingrossava mano a mano per i tanti disperati che uscivano dai rifugi e da case che erano sembrate vuote: un’onda che cavalcava la corrente… di libertà.

coLonie piene di SaLuteLe prime colonie (nascono come ‘ospizi’) in realtà erano centri di cura per i bam-bini affetti da ‘scrofolosi’, malattia che colpiva coloro che vivevano in ambienti insalubri e in regimi nutritivi insufficien-ti: sorsero grazie all’iniziativa di filantro-pi che offrirono il denaro necessario. A Riccione la prima risale al 1877 (seconda in Romagna dopo la Matteucci di Rimi-ni): la colonia Martinelli-Amati, nell’area Grand Hotel, che in estate accoglieva gruppi numerosi di bambini provenienti da Modena, Bologna, Ferrara, bisognosi di sole, mare ed aria buona. Le colonie inconsapevolmente fecero da traino a quello che sarebbe poi diventato il fulcro della nostra economia: il turismo balnea-re. Erano strutture che rispondevano alle più moderne esigenze d’igiene e dove ne venivano accuratamente controllate

LE COLONIE:cattedrali sulla sabbia

Regali e gigantesche, le colonie incarnano fuor di dubbio un grande esempio di architettura, quali autentiche cattedrali sulla sabbia. Tanto c’è da raccontare di loro, perché nella storia riccionese di tante animate vicende sono risultate le immobili testimoni.

le tabelle dietetiche; ogni anno i locali venivano visitati dal medico provinciale e il numero dei posti disponibili stabili-to con decreto prefettizio. Fu Mussolini, che scelse Riccione quale sua seconda casa, che ne fece costruire parecchie, di-sponendo che vi fossero accolti migliaia e migliaia di bambini e non più solo quel-li ammalati. Le colonie sopravvissero fino al 1940 per poi trasformarsi lentamente in case-vacanze, e a partire dagli anni ‘70 a svuotarsi. Le presenze di bambini dimi-nuirono vistosamente, per il variare delle dinamiche dell’industria del turismo, per l’elevarsi generale del tenore di vita, ma anche per il calo demografico. Negli anni ‘80 e ‘90 se ne concluse l’epoca.

coLonie SportiveLa colonia Reggiana, non più utilizzata e di proprietà del Comune di Riccione, nel 1989 aprì un suo piccolo angolo per il Vela Club Marano. Si racconta che ai

giovani organizzatori che ne varcarono la soglia si presentò uno scenario apoca-littico: un nauseabondo tanfo avvolge-va un guazzabuglio di letti sfatti, effetti personali dispersi a terra, stracci e generi alimentari vari. Spalancarono i finestroni per dare un po’ di luce ed aria agli spa-zi di una struttura che era diventata un ricettacolo di ospiti abusivi di vario ge-nere, con ovvie ripercussioni per la vivibi-lità della spiaggia prospiciente, in special modo di sera quando l’oscurità celava traffici non propriamente leciti. Più di un mese ci volle per ‘bonificare’ la zona scelta per allestire rastrelliere per tavole da surf, ganci per appendere vele, bagni , spogliatoi… Mentre l’Amministrazione comunale sistemava robuste inferriate a porte e finestre al fine di stroncare una volta per tutte il flusso inarrestabile di inopportune figure, fu necessario più vol-te l’intervento dei Carabinieri che dopo meticolose perlustrazioni all’interno ri-uscirono a far sgombrare circa una cin-quantina di persone che per loro stessa ammissione vivevano da mesi nelle stan-ze ai piani superiori. La determinazione dei soci del club che si prolificarono negli anni è stata premiata: tante le perfor-mance di windsurf e kite-surf di giovani del posto e non, e tante le iniziati vedi successo.

coLonie tra paSSato e FuturoLe colonie erano edificazioni d’avanguar-dia, e negli anni sono diventate materia di studio di numerosi concorsi d’idee anche a livello internazionale. Proprio in questi giorni sono apparse di nuovo pro-tagoniste sulle pagine dei quotidiani, a proposito di un ambizioso progetto che da diversi anni attende di essere portato a buon fine: il progetto “Futurismo”, che sorgerà su 52mila mq e coinvolgerà le colonia Reggiana, Savioli e Adriatica. La Savioli sarà abbattuta per dare spazio al ricettivo alberghiero, l’Adriatica resterà pubblica, mentre la Reggiana sarà data in convenzione per 50 anni ad una società che realizzerà un lussuoso resort. Proget-tazione che arrecherebbe prestigio alla zona nord di Riccione, quella del Mara-no, da sempre ‘trascurata’, nonostante in estate, da alcuni anni, diventi il mondano cuore notturno della movida. Una meta spettacolare per il popolo giovane che può aggirarsi, gioioso e chiassoso, tra i tanti locali (ex bar di spiaggia) dissemina-ti sulla sabbia… e attorno alle colonie.

Foto di Sandro cristallini

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premio “baleani”

Toccante cerimonia, domenica 17 aprile, nella Piazzetta del Faro in occasione del Premio “Baleani” a ricordo del noto gioielliere di Viale Ceccarini scompar-so undici anni fa. La medaglia d’oro è andata alla memoria di Franco Neri, ex impiegato all’ospedale, poi collaboratore della moglie Silvia nella libreria- edi-cola Brigliadori avviata dai suoi suoceri Guglielmo Silvi ed Eleonora Brigliadori, consigliere del Consorzio d’area del Viale e per alcuni anni albergatore. A riti-rare il premio la moglie ed i figli dalle mani della signora Rita Baleani affiancata dalle figlie Polly, Anna e Lucia. A fare gli onori di casa il Presidente del Consor-

Alla memoria di Franco Neri

zio Giorgio Mignani che ha illustrato, senza enfasi e coi giusti aggettivi, le qua-lità di un personaggio come Franco Neri, mai sopra le righe, sottolineandone la disponibilità alla collaborazione e al dialogo e la profusione di energie nelle iniziative intraprese. A rappresentare l’amministrazione comunale era presen-te il vice sindaco Lanfranco Francolini che ha ricordato quanto Franco fosse ap-prezzato per il suo impegno sociale. La benedizione delle palme ha preceduto la celebrazione della Santa Messa officiata da don Matteo Donati . Al maestro Fabio Pecci invece è toccato l’onore di concludere la mattinata dirigendo l’esibizione, sempre emotivamente coinvolgente, del coro “Le allegre note”.

G.L.M.

pollo al marsala (x 4 persone)

ingredienti:1 pollo di kg 1,200-1,400 circa2 grosse cipolle30 gr di burro1 bicchiere di marsala secco

preparazione:Fiammeggiare, lavare e tagliare il pollo a piccoli pezzi come per farlo alla cacciatora, metterlo a rosolare in una padella antiaderente con le ci-polle tagliate a fette, il burro, il sale e un po’ di pepe.Cuocere lentamen-te con il coperchio, rigirandolo spes-so finchè si sarà asciugata l’acqua di cottura, a questo punto versare nella padella un bicchiere di marsala secco. Rigirare bene in modo che il pollo venga tutto insaporito dal mar-sala, mettere ancora il coperchio e finire di cuocere molto lentamente sempre rigirandolo e aggiungendo eventualmente un po’ di acqua per terminare la cottura. A piacere, a fine cottura si può aggiungere una noce di burro Questo pollo è squi-sito accompagnato da un tortino di patate di cui daremo la ricetta pros-simamente.

Vilma Tosi

La CuCina deLLa nonna

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CENE BENEFICHE

Venerdì 1° aprile si è svolta l’ormai tradizionale CENA DI BENEFICENZA con LOTTERIA organizzata dall’asso-ciazione Centro 21 per raccogliere fondi a sostegno del-le attività di educazione alle autonomie per ragazzi con disabilità intellettiva presso il Centro Educativo Daniela Conti. Fra le realtà di Riccione e del circondario che han-no contribuito alla realizzazione della serata offrendo i premi per la lotteria ricordiamo Aeroporto Federico Fel-lini, Gioielleria Bartorelli, Hotel Mediterraneo, Parruc-chiere Della Rosa Giuliano, Gioielleria Adamantos, Caffè ABC le realtà di Riccione, Flli Muccioli, Salumificio Torsa-ni, Ristorante La Conchiglia di Misano, Parrucchiera Eli-sir a Centro Benessere Aesthetica di Coriano, Aromatica Essenza del Benessere Naturopatia di Morciano.. Come sottolinea Maria Cristina Codicè, Presidente di Centro 21 “E’ la presenza di tante persone che condividono le finalità educative dell’associazione a renderne possibile le attività, molti dei progetti che stiamo realizzando, il più conosciuto è quello di danza e teatro che ha portato alla realizzazione degli spettacoli Italiangrease e I Fratelli Blues, sono sostenuti dalle famiglie ma i progetti “Ciao mamma guarda come mi diverto” (week end di educa-zione alle autonomie), “Vicini-vicini” (percorsi di educa-zione alle autonomie metacognitive) e “Per mangiare devo lavorare” (educazione al senso e al valore del la-voro) non sarebbero possibili senza il sostegno continuo di realtà economiche e privati che ci aiutano in questa grande avventura. Durante la cena sono state premiate alcune persone e realtà che dallo scorso anno ed in ma-niera continuativa hanno contribuito a sostenere il nostro lavoro: Vela Club Marano, Gelateria Panna&Cioccolato, Lions Club, l’Hotel Bristol e l’Architetto Donatella Fini”

Amici e generositàper il Centro 21

L’Hotel Mediterraneo, lo scorso marzo, per il secondo anno consecutivo ha ospitato la tradizionale cena di beneficenza della sede di Riccione dell’Istituto Oncologico Romagnolo:“Facciamo volare la speranza, insieme per sostenere ricerca”. La cena rap-presenta l’occasione di incontro tra Volontari, cittadini, autorità locali e medici del nostro territorio, che hanno aggiornato tutti i presenti sugli importanti progressi compiuti dall’oncologia nel nostro territorio nell’ultimo anno.Particolarmente importante e sottolineato da applausi l’annuncio del direttore dell’Istituto Oncologico Romagnolo, dott. Vincenzo Erroi, dell’acquisto da parte dello IOR di due ecografi per i reparti Oncologici degli Ospedali Infermi di Rimini e Cervesi di Cattolica, presentati ri-spettivamente al pubblico l’11 ed il 20 Aprile. Fondamentale è stato il contributo di aziende, enti e privati, che hanno con-tribuito alla serata con erogazioni e contribuzioni che si sono sommate all’incasso dei biglietti della lotteria che si è svolta al termine della cena, grazie a bellissimi premi offerti dalle gioiel-lerie di Riccione, dall’Aeroporto Fellini di Rimini e dall’Elettro-meccanica Muccioli. Durante lo svolgimento della cena, oltre all’intervento del direttore IOR, si sono alternati sul palco per gli abituali momenti istituzionali il Sindaco di Riccione Massi-mo Pironi, il Consigliere Responsabile Sede IOR di Riccione Barbara Bonfiglioli, la consigliera Ilva Melotti, il dott. Pasquini responsabile del modulo di oncologia dell’ospedale Cervesi di Cattolica e l’assessore regionale dott. Roberto Piva. L’edizione 2011 della Cena Istituzionale della Sede IOR di Riccione, gra-zie anche al supporto di numerose ed importanti aziende che hanno scelto quest’anno di essere partner dell’evento, ha per-messo alla nostra Sede di ricavare un utile netto di 8.100 euro.

NOMINATION DIESEL FENDI CASIOJEAN D’EVE CITIZEN NAUTICA GUESS

LABORATORIO ORAFORIPARAZIONI OROLOGI E GIOIELLI

S RTIN 541 690 094

"Vola la speranza"A tavola con lo IOR

Da sinistra: dott. Vincenzo Erroi, dott. Roberto Piva, dott. Enzo Pasquini, Ilva Melotti, Barbara Bonfiglioli, Massimo Pironi.

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centro karate riccione

La stagione sportiva 2010/2011 sta per concludersi (dobbiamo giocarci ancora il titolo nazionale Cadetti ed Esordienti B) e per il Libertas Centro Karate Riccione, Società affiliata alla Poli-sportiva Comunale è tempo di consuntivi. Dire che è stata una stagione straordinaria sembra assurdo ma è riduttivo. Nelle più importanti gare a livello Nazionale ed Internazionale, inserite dalla CONI FIJLKAM nell’Elenco Ufficiale della Federazione, non contando i piazzamenti, il CKR ha ottenuto i seguenti tito-li: Campione d’Italia di Kata a Squadre Femminili per Società, Campione d’Italia di Kata a Squadre femminili per Regioni con Martina Olivieri, Giulia Maestri e Carlotta Villa, Campione d’Ita-lia individuale con Vanessa Villa ai Campionati Italiani di Kata Juniores Femminili, Società Campione d’Italia di Kata Juniores Femminili, Oro individuale con Carlotta Villa agli Open d’Ita-lia, Campioni in Austria, Slovenia e Croazia. Abbiamo un’atleta (Carlotta Villa) che a Novi Sad (Serbia) ha gareggiato con la maglia azzurra e abbiamo altri 6 atleti (Vanessa Villa, Giulia Ma-estri, Martina Olivieri, Giulia Olivi, Massimiliano Terenzi e Serra Antonio) tra i primi 10 nelle singole graduatorie, che orbitano nel giro della Nazionale. Crescono molto bene anche i giovani agonisti: Giulia Bartorelli, Caterina Faragona, Emily Schiaratura, Stella Marisi, Giada Migani, Nicolas Pesaresi e Mattia Maran-goni (campione regionale di Kumite); stanno facendo notevoli progressi e maturano con grande velocità. L’entusiasmo degli oltre 50 bambini che riempiono la Palestra di via Forlimpopo-li, gratificano il lavoro fatto con professionalità e abnegazione

Società Campione d’Italia 2011

dai Maestri Roberto Corbelli, Vito Mininni e Giampaolo Massi, coadiuvati da Manuela Gasperoni nell’inesauribile ed indispen-sabile opera di raccordo tecnico/ organizzativo. La Società è considerata tra le più forti ed importanti nel panorama Italia-no e la qualità del Karate che viene insegnato è sicuramente tra le più alte a livello assoluto. La ricetta ha solo un nome: RICCARDO SALVATORI. Tutto ciò è stato possibile solo grazie alla capacità, umiltà, professionalità e passione che l’ex tecnico della Nazionale Italiana mette in ogni momento della lezione. E’ veramente un onore per la Città, per la Polisportiva e per la Nostra Società avere alla Guida Tecnica, uno dei principali esponenti del Karate Nazionale. GRAZIE DI CUORE MAESTRO da parte di tutto il CKR. Una piccola chicca per la Città: RIC-CIONE è stata scelta per ospitare il Seminario di Karate del-la Nazionale Italiana (Pala Terme 13/15 maggio) con 400/500 persone tra atleti e accompagnatori. Un altro successo per il Centro Karate Riccione, arrivato grazie agli ottimi rapporti che intercorrono con la Federazione ed in special modo con il Vice Presidente FIJLKAM Sezione Karate, Professor Giuseppe Pelli-cone. Per ultimo ma non per importanza è doveroso ringraziare chi ci supporta, appoggia e condivide il nostro impegno, senza i quali il progetto di crescita diventerebbe impossibile:

comune di riccione nella persona del Sindaco massimo pironi, polisportiva comunale di riccione nella persona del presidente giuseppe Solfrini, Libertas nella persona del presidente regionale Luciano morri ed i nostri fantastici SponSor

www.karatericcione.it

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LA PAGINA DEI GIOVANI

E’ stata la parrocchia dei Ss. Angeli Custodi ad aggiudicarsi lo stendardo della seconda edi-zione delle Olimpiadi parrocchiali, riservate alle scuole elementari. I ragazzini di don Giorgio dell’Ospedale hanno “strappato” il trofeo ai coetanei della parrocchia di San Martino, che l’aveva conquistato nel 2010. La manifestazione sportiva, organizzata dall’Anspi (Associazio-ne San Paolo Italia) della parrocchia di don Maurizio Fabbri con l’intento di creare un’ulteriore opportunità per gli oratori, si è tenuta nell’area del Bicifestival, accanto all’ingresso dell’A14. Oltre ai bambini, sono stati coinvolti i genitori, di tutte le parrocchie. Unica assente per impegni pastorali la Stella Maris. Dopo il giuramento e la preghiera, guidata da don Fran-co Mastrolonardo della parrocchia Gesù Redentore, affiancato da don Matteo Donati della Mater Admirabilis, il pomeriggio sportivo ha preso corpo tra gare, gimcane, corsa dei cerchi e di mountain bike, fino al gran finale col tiro alla fune. Il tutto sotto la direzione del tecnico Marcello Regno, che ha disegnato i percorsi. Durante il break spuntino con piada e Nutella offerta da Riccione Piadina agli scolari e caffè Pascucci per mamme e papà.

ni.co.

Un virgulto riccionese sale agli onori del-la cronaca sportiva con 4 + 3 “botti” de-flagranti ai Campionati Italiani Giovanili di Categoria 2011 ( fine Marzo scorso) svoltisi nella splendida cornice della Pi-scina Olimpionica di Riccione. Centinaia di emuli di Federica Pellegrini e Filippo Magnini, provenienti da ogni angolo del-lo Stivale, si sono dati battaglia per stac-care il miglior crono e salire sul podio, in 6 giornate di gare intense e convulse (3 masch. e 3 femm.). Stavolta c’è anche un nuotatore della Perla verde che ha scalato quei gradini e lo ha fatto in un entusiasmante poker di occasioni: si chia-ma Simone Sabbioni, studente al Liceo Scientifico “A.Volta”, classe ‘96, 3° di cin-que fratelli (che bazzicano tutti altri sport) iscritto in categoria ragazzi. Uno che in Polisportiva è di casa avendo comincia-to a “sbracciare” in acqua da bambino con le prime competizioni agonistiche da Es.C. Ora fate bene attenzione! Le sue 4 (quattro!) medaglie hanno il doppio colo-re del Bronzo per il 3° posto nel 400 mt.

Olimpiadi parrocchiali:vincono gli “Angeli Custodi”

Campionati Italiani Giovanili di NuotoEsplode il talento di Simone Sabbioni

e 200 mt. Stile libero (4’02”50 e 1’54”76) e il doppio colore dell’Oro per il 1° posto nei 200 mt. e 100 mt. Dorso (2’01”49 e 56”27). E qui spieghiamo anche gli altri 3 “botti” deflagranti. Questi ultimi rile-vamenti cronometrici rappresentano al-trettanti record della manifestazione con “l’aggravante” che quello sulla gara più

breve è stato migliorato due volte: dap-prima nella gara individuale e poi da pri-mo frazionista nella 4x100 mista (59”19) ed è anche la miglior prestazione di SEM-PRE per un quindicenne. Nessuno aveva mai nuotato così veloce, neppure negli anni dei”chiacchieratissimi” costumoni che facevano diventare tutti superman. Da non trascurare anche l’ottimo 4° po-sto nei 100 Stile libero (52”56) e la capar-bietà nelle tre staffette così da sommare 8 (otto) gare in sole 72 ore. Sintomi di un gran fisico supportato da eccellenti doti di recupero. Una gioia immensa è esplo-sa nell’ambiente natatorio di Riccione per una vittoria importante che in tanti atten-devano da anni. Ma è anche una vittoria “pesante”, con due facce: può essere il trampolino di lancio verso successi inter-nazionali se Simone saprà essere umile e sacrificarsi con continuità oppure può es-sere insidiosa come una bolla di sapone, lucente ma effimera, se penserà di essere già arrivato sull’Olimpo.

G.L.M.

Vivissimi complimenti al neo dottore Lorenzo Zangheri (classe 1988), nipote di Pico e figlio di Daniela e Gianni. Nel marzo scorso si è brillantemente lau-reato all’Università di Bologna, sede di Forlì,in Ingegneria meccanica (trienna-le) discutendo una tesi su turbina per motore d’elicottero, meritandosi un bel 100. Dal C.d.A. e dalla Redazione di Fa-mija Arciunesa la lode per questo pre-stigioso traguardo con l’augurio di una prossima brillante carriera professionale.

Lorenzo Zangheri“turbo” Dottore!

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LA FRUTTA PUOI MANGIARLA DOVE TI PARE. Puoi decidere di mangiarla in camera da letto, oppure nel garage così maga-ri digerisci nel frattempo, ma la cosa più importante è mangia-re tre razioni di frutta al giorno.Dicono che gli agrumi mangiati ai pasti principali, con il contenuto di vitamina C aiutino ad assorbire il ferro, la papaya con la papaina aiuta la digestione delle proteine, la frut-ta pulisce la bocca dal grasso e pro-tegge il cibo mentre attraversa l’in-testino. Sembra sconsigliata ai pasti in soggetti affetti da reflusso gastro-intestinale e da diabete. In soggetti predisposti a gastriti croniche o lievi, la frutta ai pasti può creare senso di pesantezza e fermentazione, questa provocherebbe un aumento della temperatura dell’intestino e della congestione vascolare che già caratterizza la dige-stione. L’aria che si forma nell’addome dovuta ad un eccesso di zuccheri semplici nei pasti è assolutamente individuale. Qualcuno dice che la fermentazione può provocare sostan-ze tossiche il cui assorbimento potrebbe provocare una dimi-nuzione di energia e quindi l’indebolimento dell’organismo.

LA FRUTTA LONTANO DAI PASTI?

“Aprile, dolce dormire”: una certa tendenza ad affaticarsi, sonnolenza e scarsa concentrazione sono alcuni dei sintomi più tipici di questo periodo, dovuto al lento adattamento dell’organismo dalla stagione fredda a quel-la calda. È il prezzo della ripresa dell’attività metabolica, che in inverno rallenta sia per il freddo che per la poca luce. Con le giornate molto più lunghe, si sente un’esigenza naturale a fare di più, ma se il fisico non è ancora pronto ci si stanca subito. Poi si può aggiungere la debolezza lasciata dall’ultimo virus della stagione oppure dalle allergie primaveri-li, peggiorando ulteriormente la situazione. Ma una dieta corretta può aiutare a recuperare le energie più rapidamente. piatti leggeri e tante vitamine L’arrivo del caldo si riflette anche sulle nostre necessità diete-tiche. In questo momento, il metabolismo ha bisogno di nutrienti che lo riforniscano di pronta energia per adeguarsi alla nuova condizione e non ha più bisogno di immagazzinare riserve energetiche, come in inverno. La prima regola, perciò, sarà quella di evitare le pietanze ipercaloriche e di ridurre il consumo degli alimenti ricchi di grassi e zuccheri come salumi, formaggi e dolci. Che, oltre a far crescere di peso, appesantirebbero il si-stema digestivo aumentando la sensazione di stanchezza. Ciò che occorre è invece altro: i micronutrienti utili per attivare tutte le funzioni metaboli-che, ossia vitamine e minerali. Tra le vitamine svolge un’azione antifatica la B1 (o tiamina) che è fondamentale per la produzione di energia e per la salute delle cellule nervose. Tipici segni di una sua carenza sono infatti

Vinciamo la stanchezza

conclusione: mentre scrivevo que-ste due righe un amico in palestra, Davide, mi disse: se non mangio tre, quattro frutti a fine pasto mi manca qualcosa, non sto bene. Al-tri invece sono abituati a mangiarla da sola negli spuntini.consiglio: per quelli ancora indeci-si, mangiate la frutta 20/30 minuti prima dei pasti principali. In questa maniera riuscite a mangiare la frut-ta vicino ai pasti e a stomaco vuoto ma, sopratutto, la mangerete.

Sul prossimo numero:L’aerobica non e’ iL migLior modo per dimagrire

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stanchezza, torpore agli arti e depressione. Cereali integrali, legumi e semi (arachidi, girasole) ne sono ricchi. Anche la vitamina C, come è noto, è im-portante per la sua attività antiossidante e per la funzionalità del sistema immunitario. In particolare la troviamo negli agrumi, broccoli, cavoli, frago-le, kiwi, lamponi, mango, papaia, peperoni, pomodori, ribes nero e spinaci. A queste, possiamo aggiungere altre sostanze, chiamate vitamino-simili, come l’inositolo o la carnitina, che svolgono un’azione disintossicante, energetica e immunostimolante. Il primo è contenuto in agrumi, cerea-li integrali, noci, semi oleosi e nella carne; la seconda prevalentemente nelle carni rosse e nei latticini. Un tempo, si prescrivevano le cosiddette cure ricostituenti, magari a base di olio di fegato di merluzzo o di fia-lette al ferro. Oggi, in erboristeria e in farmacia l’offerta di ricostituen-ti naturali è ampia: quelli tradizionali sono il lievito di birra, il germe di grano e la pappa reale. Tutti dall’elevato contenuto di vitamina B e mi-nerali, possono essere normalmente aggiunti a latte, minestre, insalate. Anche per il fegato ,in primavera: infusi di erbe quali tarassaco, boldo, cardo mariano, gli ridanno energia, al contrario di ciò che fanno i cibi grassi. I più piccoli manifestano in questo periodo stanchezza irritabili-tà, insonnia, inappetenza, difficoltà di concentrazione, perdita di inte-resse per tutte le attività prima ritenute divertenti o almeno piacevoli. Anche per loro quindi cibi ricchi di vitamine, minerali, grassi polinsaturi (presenti negli oli vegetali e nel pesce).. Quindi verdura e frutta: vanno benissimo gli agrumi ma anche alcuni frutti tropicali come ananas, man-go, papaia. L’olio extravergine di oliva è il condimento ideale; se gradi-ta è consigliabile qualche tisana di rosa canina che contiene vitamina C. Da evitare l’eccesso di carboidrati semplici, (merendine, i biscotti farciti, cioccolata, cereali raffinat)i perché provocano un innalzamento dell’insu-lina nel sangue, responsabile di un repentino abbassamento del livello di glicemia e di una sensazione di profonda stanchezza e spossatezza segui-ta da fame. Se anche voi volete iniziare una dieta primaverile ricordatevi che le diete drastiche sono sconsigliate, non soltanto sono davvero dan-nose per la salute e per l’umore ma anche perché spesso fanno perdere peso in modo veloce ma poco duraturo nel tempo. Non esiste una dieta che vada bene per tutti, ma di sicuro per dimagrire è importante cono-scere il proprio fabbisogno di calorie giornaliere e cercare di assumere con l’alimentazione meno calorie di quelle che si consumano: un po’ di sano esercizio fisico di sicuro può aiutarvi!

Scola dr. Lorenzo

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atletica leggera

L’ultimo riconoscimento è di pochi mesi fa (Rimini, dicembre 2010), quando gli è sta-ta consegnata la Stella d’Argento per me-riti sportivi nel campo della Boxe. Dopo la Benemerenza del 2004 e la Stella di Bronzo del 2005 questo Argento è il ter-zo e penultimo gradino della speciale gra-duatoria riservata a chi si distingue come dirigente (in cima c’è la Stella d’Oro). Lui è Salvatore Difalco, riccionese, avviato ai sessant’anni con immutata passione per lo sport e un fervore organizzativo da “neofita”. E sì che a scorrerne il cur-riculum verrebbe da pensare che, vissute mille esperienze da dirigente, delegato, commissario, segretario, presidente, or-ganizzatore, la sua più ambita aspirazio-ne fosse quella di appendere al chiodo i consunti “immaginari” guantoni. Pensare che per trent’anni ha frequentato, da at-leta, esclusivamente l’ambiente calcistico. Una fanciullezza spensierata (10/12 anni) da portiere nella Robur del mitico e in-dimenticabile mister Gianni Adamo “il Maresciallo”, i cui insegnamenti tecnici e le oneste regole comportamentali sono impresse nella mente e nel cuore. Poi le giovanili del Riccione Calcio (riserva nel campionato di serie D) e la lunga militan-

Difalco in “volo” verso lo zenit del Merito sportivo

Diventare Campione d’Italia ad una età più adatta a gare Master, giusto per non far lievitare troppo la pan-ciotta visto che la “tartaruga” è solo un bel ricordo, è soddisfazione senza limiti. Osservate l’esplosione emotiva di Nicola Ciotti nell’istante successi-vo al salto vincente, con relativo ti-tolo 2011 (Ancona- febbraio u.s.) ... e capirete! Nicola è il più “anziano” (di una manciata di secondi) dei due famosi gemelli volanti riccionesi; l’al-tro è Giulio, il più giovane. Mentre per innumerevoli stagioni agonistiche hanno spesso lottato in modo “fratri-cida” per un posto sul podio, queste ultime due annate li hanno visti a ruoli invertiti sia per vittorie che per guai fisici. Il 2010 è stato all’insegna di Giulio, l’anno in corso arride a Nico-la. La loro forza sta nell’essere una coppia solidissima; sanno scambiarsi gioie ed emozioni e soprattutto so-stenersi nei periodi neri e pungolarsi negli allenamenti per vincere la noia della ripetitività e l’ombra della fati-ca. Sono i pericoli della lunga carriera sportiva. Hanno cominciato a saltare che erano due ragazzi e da dieci anni sono stabilmente in Nazionale. Curio-

Nicola Ciotti salta ancora nell’oroaLLa SogLia dei trentacinQue anni Firma iL Settimo SigiLLo agLi aSSoLuti

BOXE

za in numerose squadre del circondario illuminata da una entusiasmante pro-mozione dalla 2ª alla 1ª categoria grazie alla vittoria nello spareggio tra Coriano e Ospedaletto. La svolta avviene nel 1985. A Riccione si allena il pugile portoricano Victor Callejas che è in attesa d’incrociare i guantoni con Loris Stecca per il mondia-

le dei Supergallo WBA. E’ un personag-gio stravagante che attira la curiosità dei frequentatori il Centro sportivo anche perchè le sue grondanti sudate sul qua-drato sono ritmate da musica da discote-ca. Salvatore è tra gli astanti e lì c’è anche Giovanni Centonze che di passione pugi-listica si nutre da anni e tra una chiacchie-ra e l’altra gli getta l’amo: “Perchè non entri nel Consiglio della Sezione ?” E lui “abbocca”divenendone il “delfino”. In 25 anni accumula mansioni d’ogni genere e cariche di responsabilità, maturando una esperienza senza eguali : delegato prov.; consigliere Comitato reg. Em. Romagna; in P.C.Riccione prima segretario poi pre-sidente della Sezione; nell’organizzazione dei Giochi della Gioventù, di stages naz. Under 17 e camp. Interreg. 3ª serie, riunio-ni intern., camp. Europei di boxe femm.; nel progetto “Giochiamo al pugilato” per le scuole elementari. E’ Commissario di riunione per circa 200 volte compresi i mondiali femminili internazionali per Club. Irraggiungibile! Anzi, speriamo di no! Gli auguriamo di cuore di essere “raggiunto” tra non molto dalla Stella più prestigiosa, quella d’Oro!

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samente hanno fama e apprezzamen-ti più nel resto del mondo che in pa-tria (nemo profeta... ricordate?). Nei meeting dei paesi dell’Est si sono so-

vente esibiti, applauditissimi, in cop-pia, per la gioia degli sportivi locali che poi li circondavano richiedendo autografi e molte ragazzine avevano (o hanno ancora?) il poster della loro performance in camera. Ma torniamo all’ultima impresa di Nicola in quel di Ancona. E’ il settimo sigillo tricolore ai Campionati Assoluti (5 indoor e 2 outdoor) e ci porta ad un dato tec-nico: alla entusiasmante regolarità di questo atleta, che gareggia per il G.S. Carabinieri e, tanto per rinverdire la memoria, vanta: partecipazione alla Olimpiade 2004, a 4 mondiali (3 out e 1 in) e a 4 Europei (in). Altre chicche? Ha superato l’asticella a 2,31 mt., che vuol dire mezzo metro sopra la testa di un adulto ben piazzato; per 5 anni consecutivi sopra i 2,30 (2002/ 2006); “spulciando” tra la sue medie/salto si scopre che su 100 (cento) gare la misura è quasi di 2,25 (per l’esattezza 2,248). Strabiliante! Se lo sottoponia-mo all’esame del DNA magari sco-priamo che è imparentato coi canguri o con le gazzelle o forse, girando la domanda ai genitori Isabella e Paolo, scopriremo l’arcano.

G.L.M.

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Nel panorama del motociclismo agonisti-co, la Romagna si è sempre distinta per l’entusiastica passione dei suoi abitanti, e per aver dato i natali a validi piloti, parecchi dei quali hanno avuto grandi successi nei circuiti di tutto il mondo. Poche notizie di cronaca, ma soprattutto i racconti degli anziani, ci rammentano che le prime gare svolte nella nostra città risalgono agli anni Venti del Novecento ed ebbero come protagonisti i riccionesi Frangiotto Pullè e Nello Leardini. Quelle “pionieristiche” competizioni si teneva-no nel campo sportivo “Stadium” (area del Luna Park), che tanti, ancor oggi, chiamano “ingar”, trasformazione dia-lettale del termine inglese “hangar”: di-fatti quella zona fu utilizzata come luogo per il ricovero di aeromobili negli anni della Grande Guerra. Un amore genuino per i motori porterà alla fondazione, nel 1935, del Motoclub “Celeste Berardi”, sodalizio cui va il merito di aver tenuto alto il nome di Riccione in Italia, con la promozione di importanti manifestazio-ni sportive. Fatta questa breve introdu-zione, appare opportuno illustrare una gara del tutto singolare che, per il giorno e l’anno in cui si effettuò, il 15 agosto

Il rombante ferragosto del 1946Berardi e Papini lottano coi grandi campioni

MOTOCICLISMO

1946, (a poco più di un anno dal ter-mine della seconda guerra mondiale), dimostra palesemente quanto ardente fosse in molti, il desiderio di ritornare, pur nelle ristrettezze di allora, alla “vec-chia” ed “inossidabile” passionaccia per “è mutor”. In questo sport la nostra città aveva del resto ottenuto lusinghie-ri risultati fin dagli anni Trenta grazie a Gastone Berardi, vincitore nella classe 500 di terza categoria, e quinto assoluto nell’edizione 1940 della “leggenda-ria” Milano-Taranto. “A Nello Olmeda, l’impareggiabile presidente, a tutti i suoi attivissimi e competenti collaborato-ri esprimiamo il nostro compiacimento per aver saputo dar vita in periodo tanto difficile per la graziosa cittadina adria-tica pulsante della vita straordinaria del ferragosto, alla bella manifestazione”. Queste, le parole di plauso per gli orga-nizzatori del Motoclub cittadino, con cui si esprimeva l’inviato della rivista “Mo-tociclismo” ( n. 21 del 22 agosto 1946, Lire 30). Considerevole fu l’affluenza degli appassionati, nonostante l’esigua partecipazione di piloti. “Starter” d’ec-cezione, fu il generale inglese coman-dante la zona di Riccione, che testimonia

come gli alleati fossero ancora presenti sul nostro territorio. Quel Gran Premio si svolse sul lungomare e sulle vie adia-centi, su di un percorso che, di anno in anno, ad ogni primavera, ospiterà gare di moto, e precisamente fino al 4 apri-le del 1971, in cui sull’asfalto bagnato, tragicamente, perderà la vita il pilota lombardo Angelo Bergamonti. La mani-festazione, inserita nella “Settimana Mo-tociclistica Romagnola”, era quanto mai sentita, giacchè significava il risorgere dell’attività agonistica dopo la forzata in-terruzione bellica, tanto da esser ripresa dalla Settimana Incom, il più importante cinegiornale del secondo dopoguerra. Questo documentario, che si proiettata-va in tutti i cinema d’Italia, prima di ogni film, illustrava i principali eventi politici, culturali e sportivi della settimana, in anni in cui la televisione non era ancora entrata nelle case degli italiani. Con en-fasi retorica, sia per le espressioni usa-te, che per il tono aulico della voce, con queste parole veniva descritto l’evento: “Quarto Circuito Motociclistico di Ro-magna, valevole per il campionato di prima e seconda categoria. Un carosello di assi! I più famosi centauri han preso il

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VIA CARPEGNA 12 / Tel. e Fax 0541 605 827RICCIONE

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via! Lorenzetti, Ruffo, Ambrosini, Alberti, Mangione, Cavazzuti. La rete degli albe-ri lungo la strada nera d’asfalto e lucida di sole sembrano palpitare nella terribile prepotente, vibrazione dei motori! Quei rombi che ci parevano lugubri, minac-ciosi, allorché echeggiavano nelle strade delle nostre città svuotate dal coprifuo-co, oggi salgono gioiosi come esultanti nel fervore della gara!”. Alle ore 15 fu data la partenza della classe 250. Dario Ambrosini (Guzzi Albatros), cesenate, campione del mondo nel 1950 categoria 250, risulterà vincitore compiendo i 40 giri del percorso pari a Km. 74,240 alla media di Km. 82,269, davanti a Alfredo Milani (Guzzi), Claudio Mastellari (Guzzi), e al riccionese Ruggero Papini (Benelli). A seguire, la partenza della gara riservata alle motocarrozzette (foto che ne ritrae la partenza), competizione che, almeno sul nostro circuito, si terrà in poche altre oc-casioni, e solamente fine alla metà degli anni ’50. Buona la prova di Gastone Be-rardi (Guzzi), il più noto pilota riccionese che saprà portare a termine la gara, piaz-

MOTOCICLISMO

Non tutti sanno che a Riccio-ne esiste un club di surfisti da onda,capitanati dall’inossida-bile presidente Andrea Tor-di, é il MONKEY SURF CLUB. Ne e’ passato di tempo da quel lontano 1996,quando un gruppo di ragazzi decise che era giunto il momento di provare a fare surf anche da noi in Adriatico.Di li a poco,si formo’ un gruppo sempre

piu’ numeroso, che quando c’e’ onda (sopratutto in primavera e autunno) si ritrova in mare per surfare onde di discreta qualita’ (quando soffia lo scirocco o la bora, venti che creano le onde piu consistenti in Adriatico) nelle zone di mare a nord del porto di Riccione. Certo le onde non saranno quelle oceaniche ma quando si impara il divertimento e’ assicurato. Quest’anno ri-corre il 15° anno della fondazione del club e finalmente dopo tanti sacrifici e impegno agonistico, due ragazzi che fanno parte del club: Matteo Fabbri e Alessandro Onofri, hanno conqui-stato il titolo italiano, rispettivamente nella categoria “longbo-ard“ e “paddle” surf wave, un vanto per il club e per la città di Riccione. L’unica pecca del surf da onda, é che in estate a Riccione questa pratica non e’ consentita, ciò sembra assurdo e paradossale, considerato il notevole interesse che nascendo attorno a questa pratica sportiva e che in altre località, que-sta pratica sportiva viene consentita, basterebbe creare delle apposite zone dove poter praticare questo bellissimo sport in condizioni di sicurezza. L’associazione lancia un appello alle Au-torità preposte (Capitaneria di Porto e Amministrazione comu-nale) perché individuino delle apposite zone dove permettere la pratica del surf da onda anche nel periodo estivo. Il surf da onda é uno sport emergente nella nostra località e potrebbe rappresentare un’ulteriore attrattore per Riccione e un’oppor-tunita’ per gli operatori turistici della citta. per informazioni [email protected] or [email protected] or 335\497361 sito www.monkeysurf.it

Andrea Tordi

zandosi secondo, dietro l’irragiungibile Fausto Toni (Gilera). Ed infine si giunse alla gara più interessante, quella della categoria 500 cmc. Partecipano alla gara i concorrenti: Berardi Gastone (Guzzi),

Bertacchini Bruno (Guzzi), Milani Alfredo (Gilera), Colombo Nino (Guzzi), Rabitti Enzo (Gilera), Villa Ettore (Gilera), Brini Aldo (Gilera). Il forte centauro reggia-no Bruno Bertacchini riuscì a raccoglie-re una significativa vittoria, compiendo i 40 giri del percorso, pari a Km, 74,240 in 50’21” 3 , alla media di Km. 88,451. In-fine, commentando le gare di Gastone Berardi, il giornalista della rivista “Moto-ciclismo” così terminava: “Il riccionese, che nel confronto dei seconda categoria segue i campioni, e che nelle domenicali gare ha saputo conquistarsi tanta simpa-tia nell’ambiente motociclistico della sua Riccione. Inizialmente attardato al quinto posto si è ripreso poi brillantemente nel finale finendo al posto d’onore. A Berardi un elogio particolare per la sua condotta nelle motocarrozzette. Al giorno d’oggi competizioni e gare si svolgono in circuiti attrezzati, in grado di poter dare sicurezza agli spettatori, e sarebbe impensabile un ritorno al passato che, tuttavia, aveva un suo fascino romantico.

Fosco Rocchetta

SURF

Col Monkey Club, Riccione come la California

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La pista di pattinaggio Giardini in viale Milano, a due passi da viale Ceccarini, è una delle strutture estive che la Polisportiva Comunale di Riccione e il Pattinaggio Ric-cione mettono a disposizione di riccionesi e turisti. Si tratta di una “piastra”, all’aperto, di 20x40 metri in cemento e quarzo. E’ dotata d’illuminazione e tribune. Dunque, chi vuole farsi del bene facendo un po’ di sport, magari dopo una giornata di sole, può trascorrere lì un po’ del suo tempo libero. Naturalmente, alla pista si trovano anche istruttori qualificati. Così, chi vuole imparare o perfezionarsi può farlo in tutta sicurezza. Novità di quest’anno, i corsi di freestyle che partiranno già all’apertura dell’impianto. E, a proposito di freestyle, il 18 e 19 giugno si terrà alla pista Giardini una tappa del Trofeo delle Regioni Uisp 2011.

E’ estate, tutti a pattinare!

L’1 e 2 luglio, alla pista Giardini Luigino Montanari, si tiene la sesta edizione dell’International Skate Team Trophy, la competizione internazionale per gruppi di pattinaggio organizzata dal Pattinaggio Artistico Riccione con il patrocinio del Comune. L’anno scorso parteciparono una quarantina di società e 70 gruppi in gara per un totale di 520 atleti provenienti, oltre che dall’Italia, anche dalla Spagna, dalla Francia e dall’Estonia. Il programma di quest’anno inizia alle 15 del primo luglio con le prove in pista e termina con le gare del sabato sera. Al trofeo possono partecipare diverse categorie di gruppi. La novità di quest’anno è che gareggeranno i Gruppi Show Promozionali (da 6 a 20 atleti che non abbiano partecipato a gare nazionali o internazionali, senza limite di età, con disco da 4 a 4.30 minuti).

1 e 2 luglio: International Skate team Trophy

Il 28 e il 29 maggio, allo Stadio del Nuoto di Riccione in via Monterosa, si tiene la 15esima edizione del trofeo Italo Nicoletti di nuoto. Partecipano atleti regolarmente tesserati per società italiane o estere. Si tratta di un classico del nuoto giovanile italiano che anche quest’anno porterà centinaia e centinaia di atleti a misura-rsi nella vasca 50 metri dello Stadio. Da qualche anno a questa parte, poi, il tro-feo è internazionale, data la presenza di diverse squadre provenienti dall’estero. Tanto è vero che i record assoluti del Ni-coletti, in alcune specialità sono detenuti da personaggi di calibro internazionale come Miroslav Cavic, il nuotatore serbo che per un soffio non strappò la settima medaglia d’oro a Michael Phelps nei 200 farfalla (cosa che gli avrebbe impedito di conquistare il record di otto ori con otto record mondiali alle Olimpiadi) a Pechino 2008. E che fu suo avversario agguerrito anche ai mondiali di Roma 2009.ricordiamo ai lettori che in occasione del trofeo nicoletti, l’impianto resta chiuso al pubblico.

28 e 29 maggioTrofeo Italo Nicoletti

La piSta è aperta daL 1° giugno a Settembre.per inFo orari teLeFonare aL 339 7658575 (gigLioLa).

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Novità: Da quest’anno, si accolgono anche bambini di 4 anniIl Giocaestate è un’attività polivalente per bambini e ragazzi dai 4 ai 13 anni. Lo scopo principale è organizzare un insieme di attività ludico motorie finalizzate agli sport di gruppo e alla conoscenza di nuove esperienze formative. Il periodo di svol-gimento va da giugno ad agosto, quando le condizioni sono adatte allo svolgimento di attività all’aperto; è quindi premura della Polisportiva proporre situazioni di gioco all’aria aperta. Il Giocaestate è sicuramente un’esperienza indimenticabile per il bambino che, oltre ad arricchire il proprio bagaglio di esperien-ze, intrattiene rapporti interpersonali con i compagni e con gli istruttori - animatori formando ancor più il proprio carattere nel principio della socializzazione. Il Giocaestate è vivere assieme agli altri esperienze avvincenti, divertenti ed interessanti. Per il Giocaestate, il “Villaggio” è il parco dello Stadio del Nuoto di Riccione. Inoltre, le attività del Giocaestate usciranno dal Villaggio per la “giornata al mare”, al Parco Comunale e per uscite programmate nel nostro entroterra. Dal lunedì al ve-nerdì, i bambini dovranno arrivare tra le 8 e le 9 (rimarranno fino alle 12.30/13.15) e al pomeriggio dalle 14.30 alle 15 (fino 18.30/19.15) e saranno divisi in gruppi in base all’età (VERDI, dai 4 ai 5 anni; ARANCIO dai 6 ai 7; GIALLI 8 anni; BLU dai 9 ai 10 anni; ROSSI, dagli 11 anni in poi). Parte del progetto didattico

e ricreativo del Giocaestate è indirizzato verso l’acquisizione d’esperienze che servano al bambino come bagaglio culturale ed informativo. Per info: 0541.643559/644410.

Dal 20 giugno, torna il “Giocaestate”

E’ estate, tutti a pattinare!E’ ormai un piccolo classico fra i tornei amatoriali di pallanuoto. Si tratta del torneo “Città di Riccione”, giunto quest’anno alla sua settima edizione, che si di-sputerà il 9 e 10 luglio nelle piscine dello Stadio del Nuoto. Organizzato dalla sezione pallanuoto della Polisportiva Comunale Riccione, normalmente conta sulla partecipazione di una decina di squadre prove-nienti dall’Italia e dall’estero. Quest’anno sono state invitate società di Napoli, Genova, Roma, Brescia, Como, Torino, Pescara, Roma, Firenze, Bologna, Mo-dena e Modena. Sono state inviate anche squadre straniere da: Romania, Ungheria, Croazia, Francia. I giocatori sono tutti amatori, nati prima del 1982, la maggior parte con un passato agonistico alle spalle.

Il 9 e 10 luglio Settima edizione del “Remo di Legno” di pallanuoto

Il 10 e 12 giugno si disputano nello Stadio del Nuoto di Riccione i Cam-pionati italiani Master Uisp di nuoto. Si tratta di una delle tante manifestazio-ni a carattere nazionale che la questo ente di promozione sportiva porta a Riccione. Ed è una di quelle occasioni molto importanti per la città di perché porta nella Perla Verde diverse centi-naia di atleti accompagnati, spesso e volentieri, da genitori, amici, parenti, tecnici, dirigenti, ecc.Un’occasione, dunque, per far arrivare in città tanti turisti “sportivi” che, oltre a recarsi allo Stadio del Nuoto per le gare, avranno modo di conoscere ed apprezzare la città di Riccione.

La Uisp porta a Riccione i suoi Master nuovi orariStadio deL nuoto

Con l’arrivo della stagione calda, lo Stadio del Nuoto apre la sua piscina esterna al pubblico. Dai primi giorni di giugno sarà possibile nuotare all’aperto tutti i giorni, com-preso il sabato e la domenica, dalle ore 10 alle ore 19. Dalle 19 alle 20.30, dal lunedì al venerdì, sarà anche possibile nuotare nella vasca invernale.

La festa di fine estate del Giocaestate.

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taekwondo riccione - Song moo Kwan. Centro Specializzato che si avvale della lunga esperienza e serietà del D.T. M° Geo Ottaviani C.N. 6° Dan, diplomato alla World Taekwondo Federation Seul Korea. Allievo del Grande Maestro Chung Kwang Soo 9° Dan. Ambasciatore per IâC™ Europa e D.T. FIST Taekwondo Academy coadiuvato dal M° Roberto Betti 5° Dan e degli aiutanti istruttori Gianluca Lotti 4° Dan e Linda Sacripanti 2° Dan.

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Il 5/6 Marzo gli allievi di Riccione hanno partecipato (come atleti della Nazionale Italiana FIST) al “the open challenge cup” a Torgeren in Belgio, gara con la par-tecipazione di 15 Nazioni e 1000 iscritti (numero chiuso), i nostri sono andati sul podio sia nella gara di combattimento che di tecnica (forme). La prima è stata Bet-ti Alice nella categoria combattimento Aspiranti (11-13 anni cintura n. 1° poom) si è comportata egregiamente battendo in semifinale un’atleta del Lussemburgo, poi per infortunio non ha potuto affrontare la finale. L’altra bravissima atleta che già conosciamo è stata Uguccioni Luna, che nella categoria Senior di combat-timento è arrivata terza assoluta, perdendo la semifinale con una israeliana di altissimo livello e notevole esperienza. Una bella medaglia d’argento è arrivata dal M° Betti Roberto nella categoria Master 1 (41-50 anni) nelle poomse (forme) sfiorando la vittoria per pochi punti. Bella prestazione anche per GianLuca Lotti categoria di poomse (41-50) con un’ottimo 5° posto. Che dire, anno dopo anno la palestra di Riccione sta migliorando notevolmente, sia a livello di combattimento che di poomse (le classifiche parlano da sole) emergendo in competizioni nazio-nali e internazionali, questo grazie anche alla Federazione Italiana FIST che crede negli atleti di Riccione e ci permette di partecipare a grandi eventi in giro per il mondo. Un altro bel risultato è arrivato dalla competizione “7 trofeo di Cesena-tico” (9/10 di Aprile), gara interregionale con una presenza di 300 atleti. riccione ha partecipato con 20 atleti tra adulti e bambini e ha vinto ben 16 medaglie! QueSto iL dettagLio:

bambiniaL 1° poSto: Betti Alice, Sanchi Aurora, Pesaresi Enea, Marzialetti Doralice (più il 3° posto poomse), Ugolini Lorenzo.aL 2° poSto: Migani Filippo, Di Fraia Giada, Pesaresi Thomas, Pesaresi Mattia, Alunni Diego.aL 3° poSto: Anastasio Luca aduLtiLotti Gianluca - 1°, Uguccioni Luna - 1° posto comb. - 1° poomse, Aureli Andrea - 2°.

Open delle Nazioni in BelgioI riccionesi tricolori sul podio

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CURIOSITA’

Facciamo nostra l’ini-ziativa di un pittore modenese che ha l’hobby delle inven-zioni. Dimostrare al villeggiante i rischi di un bagno per im-mersione subito dopo aver mangiato o assorbito bevande fredde, è un discorso ampio che dovrebbe affondare le radici nella completezza e praticità della scuola, che deve essere formativa non soltanto a parole. A tale insegnamento, non dovreb-bero risultare estranei gli slogan e quelle statistiche che fanno risalire alla preoccu-pante cifra di oltre duemila i bagnanti che ogni anno perdono la vita per annega-mento. Ma il Signor Mabelli, pittore ecologico, modenese, è andato oltre a queste gravi considerazioni. Infatti, riferendosi ai «gommoni» in dotazione alla marina ame-ricana, ha brevettato un SALVAVITA di plastica, dl minime proporzioni, che può es-sere portato al collo come una qualsiasi collana: una collanaper non annegare, del peso di 200 grammi. L’uomo anziano, la donna, il fanciullo (ed anche il giovane se fosse un po’ meno riluttante) se la infila al collo. In caso di malore, di crampo, di insicurezza, di improvviso mancamento del fondo per colpa di un gardone ecc., si dà uno strattone. Da una bomboletta di anidrite carbonica inserita nell’interno esce il gas che in quattro secondi trasforma la collana in un salvagente a giro collo, tale da costringere chi lo indossa a tenere la testa, fuori dell’acqua; quindi a salvarsi. Il signor Mabelli brillante ideatore dei sistema, capace di insegnare anche il nuoto, a tutte le età, spera che qualcuno o qualche ente ne valuti le grandi possibilità umani-tarie e si dia a costruire il suo salvavita», già brevettato, tanto più che il suo prezzo accessibile a tutte le tasche, gli consentirà di entrare nella moda e nell’uso pratico!

1975 - la CollaNa SalvaGeNTe Di mabelli

Il volantino pubblicitario che veniva distribuito in spiaggia alle migliaia di turisti che vivevano ancora il romanticismo delle gite in barca, per assaporare l’aria di mare, deliziarsi allo sciabordio delle onde e gustarsi la frescura di un bagno al largo. Tutti potenziali clienti della Bicicletta marina. Il giornale “ Littoriale” di Roma pubblicò la foto del nostro “Archimede” a bordo della sua creazione definendola “La macchina di stagione”.

a cura di giuseppe Lo magro

La “bargnocla” per tre invenzioni marine

1939 - gremignani edeLLa roSa creano iL maXi SurF

Riccione visse una serie di grandi manife-stazioni culturali, sportive e mondane di alto livello qualitativo e di impatto spet-tacolare: Festa del Sole e del Mare; Ra-duno delle Stelle ( Cinema e teatro) con gran ballo e concorso di eleganza; Tiro al piccione, Pattinaggio e Tennis nazionali; Regate veliche e Pugilato internazionali; Lirica al teatro degli Ottomila, Straric-cione al Grand Hotel. In tale fermento si inserisce anche l’invenzione di Eldo Gre-mignani (bagnante) e Virgilio Della Rosa (bagnino). Costruirono, con pochi mezzi rimediati, una “creatura nautica” a forma di osso di seppia che avrebbe dovuto solcare le onde. Diciamo una specie di maxi-surf. Nulla si sa del varo e dell’even-tuale “crociera” nelle acque dell’Adriati-co. Che sia stata solo una burla ?

Immagini da: Riccione in camicia nera e costume da bagno di Roberto Mignani.

1937 – dino berni inventa L’antenato deL pedaLò: La “bicicLetta marina”

Immagine da: Una rotta nel vento di Dante Tosi

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il racconto in dialetto

MACELLERIAROBERTO & SEVERIA

Attilio Bardaccini,“Tilio”per quéi ch’il cnuséva, l’era un s-gnor che fèva una vita tranquéla. Un era spusèd, ui era sempre pisù la libertà da fè quel che e vléva, senza santì una mej ch’l’ai putés dì “Fa quèst....fa quèl...” e via zcurénd. Grazie me su lavor te Cumoun l’eva una masa ad tèmp lébre: una muliga te bar per na brés-cla e tresèt dèp magnèd e un sac ad pasigède sla biciclèta...e piò dal volte e camniva e u la punziva te manubrie, perchè isé e vidiva mej al robe e us farmèva spès a ciacarè quand l’incuntrèva j’amigh. Mo ui era una roba ch’l’ai rusghiva na masa: la malatia. Un è ch’l’avés paura d’amalès...e su pépa-cul l’era da bichè ouna ad cal “bès-ce” ch’l’it fa patì un sach ad tèmp...a pri-lì da un uspidèl a ch’l’èlt...a fè tot chi esami...a fès sbusì ad tòt i chènt. Isé e giva sempre: “Mej ciapè un colp séch... e chi s’è vést ...s’è vést”. Un vendre d’in-stèda, ch’un eva gnit da fè us’è trov tla piaza de marchè a sbarlucè tra i bènch. A un cert mumènt e véd un circh-le ad gènta d’intènda m’un om stés saltrèin. Curios com’una gata prègna us’avsèina e e dmanda “ Cus ch’l’è sucès?”. E una sgnora sla facia sbiènchèda l’arspond s’una vosa ch’la pidrièva: “Che disgrè-zia...un turésta, un tugnin, e pruvèva un pèr ad schèrpe... ui ha ciap un colp séch.. l’è mort t’un lèmp in bèsa*”. E “Tilio”, smulènd una paca sora la sèla dla biciclèta e dis: “ Vigliaca miseria...al furtoune sempre mi furis-cir! “ E us’avéia vèrs chèsa sbangiuland la testa...

G.L.M.

*Lèmp in bésa =Lampo in biscia (zigzagante)

“Tilio” e i malan...

“tiLio” e Le maLattie

Attilio Bardaccini, “Tilio” per quelli che lo conoscevano, era un signore che fa-ceva una vita tranquilla. Non era spo-sato, gli era sempre piaciuta la libertà di fare quello che voleva senza sentire una moglie che gli potesse dire: “Fai questo...fai quello...” e via dicendo. Grazie al suo lavoro in Comune aveva molto tempo libero: un poco al bar, per una briscola e tressette dopo pranzo e un sacco di passeggiate in bicicletta...il più delle volte camminava e la spin-geva sul manubrio, perchè così osser-vava meglio le cose e si fermava spesso a chiacchierare quando incontrava gli amici. Ma c’era una cosa che lo rode-va molto: la malattia. Non è che avesse paura di ammalarsi...la sua strizza era di beccare una di quelle “bestie” che ti

fanno patire un sacco di tempo... a gi-rare per gli ospedali...a fare tutti quegli esami...a farsi bucare da tutte le parti. Così diceva sempre: “ Meglio prende-re un colpo secco...e chi si è visto ...si è visto!” Un venerdi d’estate, che non aveva niente da fare, si è trovato nel-la piazza del mercato a curiosare tra i banchi. A un certo momento vede un circolo di gente attorno ad un uomo steso in terra. Curioso come una gatta gravida si avvicina e domanda: “ Cos’è successo?” E una signora con la faccia sbiancata e la voce che tremava “Che disgrazia, un turista, un tedesco, prova-va un paio di scarpe..e gli ha preso un colpo secco.. è morto in un baleno*”. E “Tilio”, assestando un colpo sulla sella della bicicletta dice: ”Vigliacca miseria...le fortune sempre ai forestieri!”. E si av-via, dondolando la testa, verso casa.

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immagini curiose

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Marco Innocenti, figlio di Piero, appas-sionato di fotografia (e con cotanto padre come poteva essere altrimen-ti?), ogni tanto sottopone un suo scat-to al nostro giudizio. E sempre ci sor-prende, ci “impressiona”, perché ha il merito di non essere mai banale anche nel ritrarre soggetti già cliccati milioni di volte. Questo “Bosco della piog-gia”, ottenuto in fase di sviluppo sfrut-tando alchimie incomprensibili ai più, sembra scaturire dal futuro, nonostan-te la presenza del gazebo retrodati di qualche anno la sua creazione. Merita la pubblicazione con lo sprone a nuove “future” proposte. Ma forse è incita-mento superfluo, la fotografia origina-le è una febbre con tendenza al rialzo!

1956 – dancing SavioLi

Una curiosa immagine degli aiutanti di sala (i comìs). Da sin. Giancarlo X, Ulderico Casati, Eros X , Corrado Galli, Giuseppe X , Giorgio Nicoletti.

Questo gruppo affiatato era costi-tuito da studenti lavoratori che così contribuivano al bilancio familiare as-sicurandosi gli studi invernali.

orario di lavoro:mattino: 9,30 distribuzione volantini pubblicitari in spiaggia.pomeriggio: 4,30 pulizia del dancing e svuotamento dei portacenere,sistemazione tavoli.Sera: 20,00 in divisa per il servizio. Notte/Mattino 05,00 chiusura e ritor-no a casa. Ulderico che abitava a Co-riano se la faceva in bicicletta.

Estate 1972Il piccolo“ghigo”

impegnatissimo a “inquinare”

l’Adriatico.

Presagiodi addio...

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dall’album della Famiglia Lo magroCOME ERAVAMOriccioneeState 1931Spazio antistante l’albergo Zanzani (ora piazzetta del Faro- Viale Ceccarini).Le giovani Teresina Palazzi e Dolores Angelini, commesseal “Minerva“ di Virginia Angelini in una pausa dal lavoro.

riccionemaggio 1954

Tempo di ComunioniIl “santolo” Vindice Foschi

protegge con la sua mole e il suoi sorriso i tre

neo-soldati di Cristo.Da sin. Giuseppe Lo Magro,

Giorgio Zuccardi Merli e Mario Angelini.

ScapoLi-SpoSati negLi anni ‘70campo di via Lazioriccione paeSe

La formazione dell’Harry’s Barschierava da sinistra In piedi:

Renato Arcangeli “Fino ad Zòch”, Gianni Fagioli, Riccardo Sorci,Remo Bartolucci “Mostricchio”,Giorgio Rossi “Gotha”,Vittorio Pullè “Faina”,Giuseppe Mingucci,Renzo Torelli (guardialinee). Accosciati:Raul Conti, Roberto Mancini,Giuseppe Lo Magro, Massimo Angelini,Oscar Del Bianco.

maggio 1954tutti a tavoLa a FeSteggiare

Da sin. (di fronte):

Mirco Zuccardi, Luigi Colombari, Giorgio Zuccardi, Irma Luigi in Zuc-

cardi, Salvatore Lo Magro, Giuseppe Lo Magro, Carla Angelini, Amedeo

Angelini, Mario Angelini,Vindice Foschi, Giuliana Angelini.

Da sin. (di schiena): Fernanda Colombari, Lina Zuccardi,

Ettore Angelini, Danilo Zuccardi, Pina Foschi, nonna Aldina,

Maria Luigi in Angelini.

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LA ZIRUDELA

An capés propria quei chi dissturcénd la bèca, ch’un gni piscom’un magnè ch’l’è dvènt grise un è un cantoun ad paradis.

Alora piò daprès a j’ho dè un’ucèda ch’an avés da ciapè na cantunèdaHo fat na pasigèda, pianèin pianèinda e Port finènta piazèl San Martèin.

L’è tòt un culor, ch’un dà dan m’j’ècperchè l’è fat per i gièvne e per i vèc.E vird dl’erba per chi camèina a pidla strèsa rèsa per chi dla bici l’è patid.

Tòt i baganaj chi spuda pòza e gas nirin po’ pasè, chi sia luchèl o furis-cir.Isè t’at gòd l’èria de mèr e e Sol d’orch’ut imbarbaja come scròv un tesor.

Non capisco proprio quelli che diconostorcendo la bocca, che non gli piacecome un cibo che è diventato acidoe non è un angolo di paradiso.

Allora più da vicino ho dato un’occhiatache non dovessi prendere una cantonata.Ho fatto una passeggiata adagio adagiodal Porto fino a piazzale San Martino.

E’ un colore che non disturba gli occhiè studiato per i giovani e per i vecchi.Il verde dell’erba per chi va a a piedila striscia rossa per i patiti della bici.

Gli aggeggi che fanno puzza e gas nerinon passano, sia locali che forestieri.Così godi l’aria del mare e il Sole d’oroche ti abbaglia come scoprire un tesoro.

Per l’aredamènt i ha vù dagl’invenziounda “premio Nobel”, senza esagerazioun.Ui è la prova ad mèrmara biènch dla nèvach’la taja l’ènda t’un sèfie ligir ad bèva.

Sora i litèin tat po’ stènd com un raganactpò fè ènca un sunlèin sa quatre surnac. Dal funtalèle spròz d’aqua e frescurasòbte ut vèn da dì. “Evviva santa Dura”

Al ghéce al rugh-la, l’è perle da culèna,incantèd un burdlèin e slènga la su mènaun gran squéz birichin ui fa scrichì l’oce taca a piègn, e su vistid l’è un patroc.

Dè muros chi camèina s’i’abre cusidis l’artrova isé tra’l gambe tòt spartid.Lia las mèt din znòc, la dovra un fazulètlal suga, un suris, una carèza e un bufèt.

Un vicèt strach e pogia e cul t’un scaranèinschèmpul ad vita, che sia dolc e distèin.Te spèc de Sol ogni sorta ad piantèine vèrtee tavlèin da giughì a dama, scacchi o chèrte.

Quasi come stè tranquél te salòt ad chèsal’atmosfera ilé dintènda l’è sègn ad pèsa.Alora, burdèl, gudémse sta “ giuvaca”fè “ E bastièn cuntrerie”l’è da pataca.

E lungomare d’Arcioun (Il lungomare di Riccione)di giuseppe Lo magro

Per l’arredamento tutte belle invenzionida “Premio Nobel”, senza esagerazioni.C’è la prua di marmo bianco della naveche taglia l’onda in un soffio di bava.

Sui lettini ti stendi come un ramarroe fai un pisolino con quattro ronfate.Dalle fontane spruzzi d’acqua frescati viene da dire: “Prego santa Dura”.

Le gocce rotolano, perle di collanaincantato un bimbo allunga la manouno schizzo gli fa spremere l’occhio piange e il vestito è un pastrocchio.

Due fidanzati che stanno a labbra cucitese lo ritrovano tra le gambe disperato.Lei in ginocchio, adopera un fazzolettoasciuga, sorride, carezza e un buffetto.

Un vecchio stanco siede sul seggiolinoscampoli di vita, che sia dolce il destino.Nello specchio del Sole piantine apertee tavolini per dama, scacchi o carte.

Come stare tranquilli nel salotto di casal’atmosfera lì attorno è segno di pace.Allora, gente, godiamoci ‘sta “ goduria”fare “Il bastian contrario” è da patacca.

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I RASUNAMENT PER CAPI’ LA VITA

Se giurnèl ho let che j’ha ciap sèta

un om ch’l’andeva in bicicleta.

“Hanno investito un uomo anziano

che in bici pedalava contromano”

E l’articul e spiegheva “un pò più sotto

che di anni ne aveva sessantotto”

Ho pèns che a cl’età l’era un pò còt

e l’era mej se stèva te divèn de su salòt.

Mo dèp d’un pò a j’ho pèns sò

che me d’j’an an’eva dis ad piò

E sa cla definizioun am sò avilì,

“Anzièn”, già, anzièn in fènd cus che vò dì?

L’è facil di ma chijèlt che j’è anzièn,

precisànd che j’an in fènd i’j porta ben

Mo ut tira e cul pansè che in verità,

guardand mej i nomer dla tu età,

La facènda la sta propie isè

e at clà categoria ti si ènca tè.

Per quèst burdèl pansej pò bèn

prèima ad dì ma chi’elt che j’è “anzièn”!

“Cumplimènt,t’an si cambiè per gnint”

(tzì rèsta bròta e intipatica cumè prèima).

Una volta arvàt me mèrt’an pèns piò mi fiòm.

Un’è vera che al donel’is fà bèle

per pis ma j’emne.L’il fà per fè invidia

ma c’algl’elte.

Bsègna dì la verità qualche volta,

sinè quand d’dis al busì in ti cred nisoun.

Un’è e fiòm che pasa, ma l’aqua,

e un’è j’an chi pasa,ma noun.

Tè voja ad avè sudisfaziòun da la vita,

ma la guduria piò grosal’è truvè la cèva dla machina

dèp d’una giurnèdache tla circh.

Sul giornale ho letto che hanno preso sottoun uomo che andava in bicicletta.

"Hanno investito un uomo anziano che in bici pedalava contromano".

E l'articolo spiegava un po più sotto che di anni ne aveva sessantotto.

Ho pensato che a quell'età era un pò cotto era meglio se stava sul divano del salotto.

Ma dopo un pò ci ho pensato sù che io di anni ne avevo dieci in più.

E con quella definizione mi sono avvilito "Anziano", già anziano in fondo cosa vuoi dire?

E' facile dire agli altri che sono anziani precisando che gli anni li portano bene.

Ma ti tira il c... pensare che in verità, guardando meglio i numeri della tua età.

La faccenda sta proprio cosìin quella categoria ci sei anche tu.

Per questo ragazzi pensateci bene prima di dire agli altri che sono "anziani"!

la pagina di edmo vandi

“Anzièn” cus che vò dì?(Anziano cosa vuol dire?)

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