Fallimento

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Primo di una serie di articoli Confesso che abbiamo fallito Galli della Loggia risponde sul disastro di una generazione di Nicoletta Tiliacos | 21 Ottobre 2012 ore 08:00 COMMENTA 0 | | Una generazione è fallita, dice Fabio Mussi, che invita dalle colonne di Pubblico l’antico sodale Massimo D’Alema a fare, come lui, il Cincinnato felice di occuparsi dei nipoti, perché “abbiamo già dato, non ti servono cariche o seggi per fare politica”. Mentre Pierluigi Castagnetti, che sostiene Bersani contro Renzi il rottamatore nelle primarie del Pd, dichiara alla Stampa che “chi ha attraversato l’intera storia della seconda Repubblica porta su di sé una responsabilità oggettiva, quella di appartenere a una generazione che ha contribuito a una stagione politica conclusasi con una sconfitta clamorosa”. Si parla soprattutto di fallimento politico. Ma ci sono aspetti più profondi, nelle promesse mancate, nei miti, nell’esperienza della generazione di chi aveva più o meno vent’anni negli anni Settanta, e che potevano far immaginare questo esito? Lo storico ed editorialista Ernesto Galli della Loggia, classe 1942, pensa che “sarebbe ridicolo sentirmi personalmente fallito. Mi accontento ampiamente di quello che sono. Il fallimento generazionale però c’è stato, e anch’io ne sento la responsabilità. Il mio paese è avviato a un declino fortissimo – economico, sociale e soprattutto culturale – almeno dagli anni Novanta. E’ un declino con caratteristiche storiche, non congiunturali, e la mia generazione non l’ha capito in tempo. Abbiamo peccato di ottimismo, e si può capire. Siamo nati e abbiamo vissuto adolescenza e giovinezza in una fase storica straordinariamente favorevole per l’Italia. Qualcosa di quasi miracoloso, che però non poteva durare in eterno, e dovevamo stare attenti a non dissipare circostanze così eccezionali. Noi le abbiamo dissipate. Mentre venivano fatte, tra gli anni Settanta e Ottanta, le leggi che poi avrebbero portato alla situazione attuale su pensioni, sanità, regioni, nessuno di

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Primo di una serie di articoli

Primo di una serie di articoli

Confesso che abbiamo fallito

Galli della Loggia risponde sul disastro di una generazione

di Nicoletta Tiliacos | 21 Ottobre 2012 ore 08:00

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Una generazione fallita, dice Fabio Mussi, che invita dalle colonne di Pubblico lantico sodale Massimo DAlema a fare, come lui, il Cincinnato felice di occuparsi dei nipoti, perch abbiamo gi dato, non ti servono cariche o seggi per fare politica. Mentre Pierluigi Castagnetti, che sostiene Bersani contro Renzi il rottamatore nelle primarie del Pd, dichiara alla Stampa che chi ha attraversato lintera storia della seconda Repubblica porta su di s una responsabilit oggettiva, quella di appartenere a una generazione che ha contribuito a una stagione politica conclusasi con una sconfitta clamorosa.

Si parla soprattutto di fallimento politico. Ma ci sono aspetti pi profondi, nelle promesse mancate, nei miti, nellesperienza della generazione di chi aveva pi o meno ventanni negli anni Settanta, e che potevano far immaginare questo esito? Lo storico ed editorialista Ernesto Galli della Loggia, classe 1942, pensa che sarebbe ridicolo sentirmi personalmente fallito. Mi accontento ampiamente di quello che sono. Il fallimento generazionale per c stato, e anchio ne sento la responsabilit. Il mio paese avviato a un declino fortissimo economico, sociale e soprattutto culturale almeno dagli anni Novanta. E un declino con caratteristiche storiche, non congiunturali, e la mia generazione non lha capito in tempo. Abbiamo peccato di ottimismo, e si pu capire. Siamo nati e abbiamo vissuto adolescenza e giovinezza in una fase storica straordinariamente favorevole per lItalia. Qualcosa di quasi miracoloso, che per non poteva durare in eterno, e dovevamo stare attenti a non dissipare circostanze cos eccezionali. Noi le abbiamo dissipate. Mentre venivano fatte, tra gli anni Settanta e Ottanta, le leggi che poi avrebbero portato alla situazione attuale su pensioni, sanit, regioni, nessuno di noi ha capito e tantomeno detto che sarebbero state scelte rovinose.

Ma ancora prima, continua Galli della Loggia c stato un fraintendimento clamoroso sulla politica, alla quale abbiamo guardato come a una prosecuzione dellonnipotenza giovanile. Siamo quelli che hanno creduto che con la politica si potesse fare tutto. E che tutto era politica, anche andare al cinema e discuterne al cineforum. E per questo che il fallimento della nostra generazione coincide con il fallimento della politica, perch abbiamo fatto un investimento nella politica senza confronti con altre generazioni. A differenza di quanto avvenuto per letica, un aspetto molto pi difficilmente maneggiabile per chi, come noi, aveva vissuto lurto della secolarizzazione. I valori morali ci sembravano chiacchiere, quello che contava erano i valori politici. Oggi capiamo che sono i primi a tenere insieme una societ nei momenti difficili, a indirizzala sulle scelte di fondo. Mi ricordo, durante una lezione universitaria, alla vigilia del referendum sullaborto, che dovetti salvare da un assalto due o tre studentesse cattoliche che avevano dichiarato che avrebbero votato contro. Io, allepoca, ero a favore dellipotesi radicale di semplice depenalizzazione, ma apprezzai che ci fosse qualcuno che dichiarava di agire in nome di un principio morale. Unassoluta rarit. Cera invece un mostruoso conformismo di massa, che abbiamo tutti convalidato (parlo della parte di generazione che agiva negli ambiti intellettuali). Non abbiamo valutato lidea che esisteva un retaggio nazionale, che cera una storia antica che chiedeva di essere onorata, rielaborata, perch modernizzazione non significava che quella storia non esisteva pi. In seguito ho cercato, come potevo, di rimediare con le cose scritte sullidentit italiana e sulla morte della patria. Ma penso che, come appartenente alla mia generazione, oggi questa autocritica vada fatta.

Ma perch questa pi di altre? Perch agli inizi degli anni Sessanta lItalia cera ancora. Cera la Dc, cera un comunismo italiano poi la secolarizzazione totale ha colpito anche il retaggio della cultura comunista, ed un processo che ha avuto come protagonista fondamentale la mia generazione. Questo mi porta poi allaltro grande fallimento: abbiamo asistito imperterriti alla distruzione del sistema di istruzione italiano. Non abbiamo saputo opporre alle stupidaggini di Tullio De Mauro (che ora si in parte ravveduto) o a quelle di don Milani, il muro dacciao di derisione e di rifiuto che si meritavano. Io stesso confesso che le demenzialit di don Milani, alla prima lettura, mi lasciarono sbigottito, ma conquistato. Non mi ritrassi inorridito, come avrei dovuto, ma rimasi affascinato anche per quel quid di barbarico che cera nellanticulturalismo allepoca dilagante. Non abbiamo capito che la democratizzazione non era democraticismo e antimeritocrazia, ma il loro contrario. E vero per che a cultura antiautoritaria ha segnato quegli anni un po ovunque

Ma altrove ci sono state centrali di resistenza, qui niente. Siamo stati travolti dalla modernizzazione, non labbiamo governata. Quando una generazione commette errori cos gravi, come fa a tirarsi fuori dallaccusa di aver fallito? C ununica attenuante. La mia generazione arrivata allet delle responsabilit politiche concrete quando il sistema degli anni Settanta e Ottanta si chiudeva, cementato tra berlinguerismo e compromesso storico, craxismo e doroteismo. Naturalmente molti trenta-quarantenni sono andati a militare in quella politica. A mio avviso, non i migliori.

LeggiInchiesta su una generazione fallita*

Inchiesta su una generazione fallita

Si chiuso un ciclo politico, dice Mussi. E non solo autobiografia

di Redazione | 18 Ottobre 2012 ore 06:59

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"Ti faccio vedere dei documenti importanti. Trattandosi di un Fabio Mussi che ride sotto i baffi, chiss che cosa deve aver sperato Luca Telese. Invece: Andiamo in uno studiolo dove ci sono appesi dei disegni coloratissimi: Astronauta, mostro, dinosauro Sono delle mie nipoti. Siamo nellet in cui si fa i nonni. Anche Massimo. Bisogna saperlo. C un tratto di lucida sincerit nelle risposte allintervista realizzata ieri da Pubblico allex quasi gemello siamese di Massimo DAlema sul tema del momento, il passo indietro dalla politica (non rottamazione: Questa immagine pu venire in mente solo a un gaglioffo, un giovane decrepito). Ma c anche qualcosa daltro, che trascende laneddoto e lindulgenza biografica. Mussi, che aveva rinunciato alla rielezione parlamentare gi ai tempi dei Ds, parte da un giudizio personale ma subito lo scavalca: Si pu vivere anche fuori dal Parlamento. Perch i miei antichi compagni non lo capiscono? Si chiuso un ciclo politico! Abbiamo gi dato. Non ti servono seggi, o cariche, per fare politica. Soprattutto, prende di petto il problema per come dovrebbe essere affrontato: La nostra generazione ha gi dato. E ha fallito Se lItalia nelle condizioni drammatiche in cui si trova, abbiamo responsabilit anche noi. Avverto un senso di colpa. Abbiamo avuto potere, responsabilit. Qualcosa andato storto. Mussi non si addentra nellanalisi del perch, senza dubbio una sua idea se la sar fatta, ma ha il merito di mettere laccento l dove nessuno finora nel gran trambusto sollevato da Matteo Renzi laveva messo. A partire dallautoindulgenza un po reticente con cui Walter Veltroni ha motivato, primo della sua generazione, il suo passo daddio.

Il problema per sotto gli occhi di tutti, e certo non soltanto a sinistra. Ha fallito unintera generazione politica. La parte che voleva trasformare il disastro comunista in una moderna e irenica socialdemocrazia. Ha fallito in modo simmetrico la parte che voleva fare la rivoluzione liberale in Italia. Hanno fallito tutti insieme quelli che credevano in riforme radicali: nelle istituzioni e nella societ. Perch accaduto? E perch accaduto proprio a noi? Altrove, la generazione dei baby-boomer, anche quando ha coinciso con quella sessantottina del politicismo progressista, ha realizzato ci che si proponeva. Magari ha sbagliato, ma in molti casi ha gi passato la mano, senza drammi. In Italia, in qualche meccanismo nascosto, qualcosa si inceppato. O forse manchiamo di un elemento chimico, nella tavola degli elementi necessari a scatenare un processo positivo. Questo il punto che, superati i fenomeni di superficie, va affrontato a fondo. Anche da chi, lontano dal Pd, ha fallito sullaltra sponda. Lo faremo, con seriet. E un problema che merita uninchiesta senza reticenze.