Fagnani - Torti Profilo Storico Di Bassignana Vol 1

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1?LAVIO FAGNANI-GIOVANNI TORTI VOLUME PRIMO Lc linee Wenernli d i sroiq I

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1?LAVIO FAGNANI-GIO

VOLUME PRIMOLc lineeWen

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FLAVIO FAGNANI•G

Le linee gen

zia w

VOLUME PRIMO

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© Copyright 1970 Br . Flavio Fagnani - Pavia - ItalyProprietà letteraria riservata - Printed in Italy

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UNA PAG

Guido,nostra vita,morale, nos

Questafanzia e la

pre tornavisenza, orasolo la nos

Ci se iche trascordisdegnandocol tà, per il

Se i mamesse, doponell’inferno

Sei madi tuo f ig lioapprezzavane conoscenmenti di bo

onestà; perNoi sivirtù sarannlasciato anc

Unicoa tuo padreIl porteremforza spiritu

Addioc’è solo la tal tramontoArrivederciParadiso, co

Dedico questo libro alla cara memoria di— mia madre, Maria Garavelli ved. Torti— mio zio, Giuseppe Garaveffi— mio n ipote, Guido Lombardi, mancato imniaturamente all’affetto

dei suoi cari il 2~ ottobre 1968— tutti i miei Morti di prima.

Dr. Ing. GIOVANNI TORTI

Bassignana, nel giorno 2 di novembre del 1968.

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RINGRAZIAMENTO PREFAZIONE

Riteniamo doveroso r ivolgere un pensiero di viva gratitudine a tutti coloro che in qualsiasi forma hanno contribuito alla r icerca e alla racco lta del materiale storicocontenuto nel presente volume. Senza il loro intervento,lo svolgimento delle indagini avrebbe richiesto un tempodi gran lunga superiore e, in qualche caso, la consultazionecli alcuni documenti non sarebbe stata possibile.

In particolare, si sono distinti per la loro cortese eassidua collaborazione le seguenti persone che additiamoalla perenne riconoscenza dei bassignanesi:

Dott. Vittorio Biotti, dell’Archivio di Stato di Milano.Conte Car lo Borromeo d’Adda, di Milano.Sig. Angelino Fabbio.Maestro Sandrino Freschi.Cav. Uff. Rag. Maestro del Lav. Ludovico Gatti, di Pavia (t).Avv. Pietro Moretta.Prof. Giuseppe Sampietro.Mons. Mario Tavazzani, cancelliere vescovile di Pavia.Comm. Enzo Tosetti.Geom. Guido Zanaboni, di Pavia.

Il volume che vede•in sede locale sin dal 196di raccogliere in un opu

Lungo il cammino, ida imprimere un nuovo eziali. Difatti, il mterialee interessante da far penù no o pid òolumi.

Il proposito è ora pquesto,primo volume, chestata raccolta buoi~a parrivelato particolarmente amerose e spesso lontane,

ottimistica previsione. ‘Dtutti coloro che, fiduciosscritto da tempo là ‘quota

Nella stesura di quele linee generali dello, sintento di. dèlineare la poèende ‘stdrichédel la regvolumi seguenti,. invece, sterne de l paese, da quellturali a quelle assistenzial

Il compito peraltroteso rinunciare ‘agli schemquali non sempre sanno rde di un piccolo centro r

grandi event i ‘della storiaz ia le a l quadro che di talLa storiografia locale

consapevolezza dei propri

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lo PREFAZIONE

in profondo in un preciso, unico punto, rinunciando a spaziare su pidvasti orizzonti. Ma propr io qui sta il pregio e la funzione della storiografia locale, quando appunto è sensibile interprete dello spiritus loci,quel protagonista della storia che è presente ovunque, ma quasi semprediverso da paese a paese.

Come è stato giustamente affermato, è solo accettando serenamentefin dall’inizio la necessità di tale impostazione, eleggendola a norma della propria ricerca, che allo storico locale è talora consentito di schiudereuno spiraglio che, pur aprendosi in un piccolo mondo, come può essereappunto Bassignana, può gettare luce su orizzonti piz2 vasti.

Il cortese lettore vorrà certo riconoscere che nella ricostruzionedelle vicende generali della s to ria del paese si è cercato di evitare l’insidia sottile e cattivante della retorica, della r ievocazione agiografica,della cristal lizzazione monumentale. Si è preferito conservare, di quellelontane vicende e dei nostri avi, la presenza viva e autentica, comepreziosa eredità da tramandare soprattutto ai giovani, ma al loro spir ito,non a lla memoria di uomini e di date soltanto.

Nonostante tutto, l’uomo rimane il centro, la ragione stessa dellastoria. I tempi cambiano, la società cambia con essi, ma la paura, ilcoraggio, la fede, l’avidità e tutti i sentimenti che si agitano in questoguazzabuglio del cuore umano, non vengono modificati dalla storia, osolo in parte. Resterà sempre una immensa parte dell’uomo che affondale sue origini cosi lontano, da metterla al riparo da qualunque azione,cultura, annientamento. Ecco perché la storia non muore, non devemorire. Al pid, si allontana, si confonde nella nebbia del tempo, maecco un episodio, un documento, una traccia qualsiasi e la storia riemerge dalla polvere e, con la sua eloquente lezione, aiuta a conosceremeglio no i stessi.

Dopo questa premessa, che intende delineare gli obiettivi e i criteri ispiratori della ricerca, avviamoci a resuscitare le trascorse vicendedi Bassignana, che ci introducono in un passato non perduto ma soltanto velato, in cui possiamo riconoscere una parte non minima di noistessi. Una meravigliosa resurrezione, perché è miracolo ogni voce cherisorge dal lontano passato e ci int roduce in un tempo remoto, per fa rrivivere le età che non sono. pid e insieme per farci sentire che tuttoè ancora prodigiosamente vivo e vero.

F. F. i» G.

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L’ETÀROMANA

La pista dell ’uomosnodata lungo la spondascontrava con tro un terracircostante.

Su questo modestosi sviluppò un centro abgnana. Quando ciò sia avnessun rinvenimento archaiutarci a diradare la deprime dell’abitato.

Certo, non va trascPo costituf un’importantecomunicazione l’AdriaticoForse, l’origine della locd’appoggio sorte lungocommerciale e anche di

È comunque fonte di primi abitatori della zgaffiche che fossero) chemedio del Po. È noto dsicura conoscenza geografdizioni e le confusioni dedel II I sec. a.C. la vallenote, o che ha interessae di geografia, uniche fon

Sappiamo con certezd’incontro di due popoli

dagli antichi rivelano quacatura geografica sulla qdi stanziamento delle duparte, è zona etnicamen

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14 L’ETÀROMANA L’ETÀROMANA

civiltà protostorica che ne risulta è ancora insufficientemente chiaro)Numerosi storici del passato ed anche recenti hanno sostenuto

l’ipotesi che la zona a sud del Po, presso la confluenza del Tanaro, fosseabitata da popolazioni di stirpe ligure appartenenti alle tribù dei Maricie dei Levi che, secondo Plinio (III, 17, 124), fondarono Pavia: «Laeviet Mistici condidere Ticinum non procul a Pado ». Livio (V, 35;

XXXIII, 37) a sua volta ricorda la tribù ligure dei Levi «incolentes circaTicinum amnem » mentre Polibio (Il, 17, 4) afferma che i Levi eranodi stirpe gallica discesa nella valle del Po, con gl i altri Galli, nel IVsec. a.C. In epoca storica i Levi si ritrovano accanto a i Vertemacori,che risultano stanziati nel novarese e sono ritenuti i fondator i d i Novara,I Libui sono considerati da Polibio (lI, 17, 4) e da Livio (XXI, 38)come Galli: Livio anzi li dice sospinti fuori dalle loro sedi del veronesee del bresciano da un’invasione di Galli Cenomani (V, 35). In epocastorica appaiono stanziati presso Vercellae e Laumellum (Livio, XXI,38). A sud del Po, Livio (XLII, 7-8-9-10-21-22-26-27) e Plinio (III, 5,47; XXXI, 2) ricordano gl i Statielli stabffiti attorno a Carystum (Acqui)mentre ad est era l’importante centro di Clastidium (Casteggio) cheviene alternativamente attribuito ai Liguri e ai Gaffi.

Come si può desumere da queste testimonianze apparentementecontraddittorie, ci troviamo al centro di una zona di popolazione mistaligure e gallica in cui nessuna delle due stirpi doveva assumere unanetta prevalenza sull’altra, tanto che si può parlare di una vera e propriasimbiosi fra i due gruppi etnici. Più antico quello ligure, cui si sovrappose quello gallico dopo la grande invasione avvenuta nel IV sec. a.C.

Émpossibile per il momento dire di più per quanto r iguarda ilterritorio attorno a Bassignana. Soltanto un fortunato rinvenimento archeologico potrebbe consentire di assodare la presenza di un insediamento umano, e stabilire a quale popolazione preistorica esso appartenesse.

Avviata ormai al dominio della penisola e pronta ad assumere ilru olo di dominatrice del Mediterraneo, Roma intraprese quatt ro cam

pagne militari che, dal 225 al 222 a.C., le assicurarono il possesso della

Una prima rassegna dei trovamenti archeologici effettuati nella pianura alessandrinaè stata tentata da 1’. PaoLA, Protostoria e romanità dell’agro alessandrino, in Riv. di storia,arte, archeologia per le Pro,.’. di Alessandria e Asti, XLVIII (1939), 491, e XLIX (1940), 5.

val le del Po. Oltre che dspinti da un obiettivo piuna volta avevano dato dtuivano quindi una perm

Principale artefice decelo che, con il col lega

Po con l’esercito romanozighettone) ove si eranodi stirpe gall ica stanziataaver chiesto l’aiuto deiliberare Acerrae operandpuntando sulla fortezzavano occupato nel 223.Claudio Marcello lasciò ilciando velocemente conGaffi, li sbaragliò e uccis

Nel f ra ttempo i Rociando subito dopo contlano). Operato il congiustidium, l’esercito romano

che fu costretto alla resall’egemonia romana tuttaBrevissimo peraltro

nel 218 a.C. si affacciò mtaginese condotto da Annla sollevazione delle popoin gran parte riusci a reapart icolarmente agguerriconquista.

Annibale riuscf a dein corrispondenza di BassTrebbia e avanzò versosione della guerra.

Il rapido incalzare dbilità per Roma di distogimportanza secondaria, aquista romana lungo lastidium, Acerrae e Medioia presidio della romanità,

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16 L’ETÀROMANA L’ETÀROMANA

popolazioni indigene, sicure di aver spezzato ogni vincolo di soggezionee anelanti a conservare la libertà ottenuta per l’improvviso interventocartaginese.

Ma fu un’i llusione di breve durata. Conclusa la pace con Cartagine(201 a.C.) lo sguardo di Roma tornò a fissarsi sul Po, con la prospettivadi superarlo e costituire del maestoso corso del fiume un’efficace lineadi difesa.

Il 200 a.C. vide insorgere Insubri, Boi, Cenomani e ad essi unirsigenti liguri dell’Appennino; Placentia fu presa e distrutta; Cremonainvece resistette e il pretore L. Furio accorse in suo aiuto, la liberòdall’assedio e riportò sui Galli una vittoria che gl i fruttò gl i onoridel trionfo.

Ne l 197 a.C. mentre il console C. Cornelio Cetego, costretti apatti i Cenomani, sconfiggeva clamorosamente gl i Insubri e liberavaPlacentia e Cremona nuovamente assalite e assediate, il collega Q. Minucio Rufo da Genova varcò l’Appennino e ottenne la resa degli oppidaliguri di Clastidium e di Litubium e delle trib ù pure liguri dei Celelatie dei Cerdiciati, con probabil ità dislocate nelle vicinanze degli oppidastessi. Distrutto Clastidium, i legionari romani marciarono contro gliIlvati, probabile tribù ligure stanziata sui gioghi montani dell’Appen.nino, e anche questa sot tomisero. La situazione generale, in seguito

alle campagne condotte negl i anni successivi, tornava ad essere similea quella del 222, quando g li Insubri furono costrett i a capitolare e l’ege.monia romana si estese sino alla linea del Po.

L’avvenuto completamento della conquista eliminava dall’Italia settentrionale problemi mffitari di qualche rilievo che non fossero questionidi confine o scontri sporadici con le popolazioni della periferia alpina.La conquista comunque si era limitata alla pianura, con il totale annul.lamento delle forze rappresentate dai Galli e dai Liguri. Le tribù delversante alpino invece non destavano per il momento serie preoccupazioni perché incapaci, per la loro stessa dislocazione, di dar vita ad unmoto unitario e pericoloso.

Ciò spiega come molto tardi e sporadicamente si sia r icors i allacostituzione di colonie nel la zona pedemontana alpina. La Cispadana,abbastanza densa di colonie, nonostante che il limite ufficiale dell’Italia

fosse al Rubicone, si considerava virtualmente un settore a parte, protetto dalla linea del Po; la Transpadana, per quanto gl i interessi romanivi fossero grandissimi, era pur sempre la zona di sicurezza interposta fraeventuali attacchi dalle Alpi e l’Italia.

Le condizioni di pacela cos tituz ione nella vallecuscinetto atti a garantiremente di non prenderefondazione di nuove colofaceva parte appunto del

parte, l’aver limitato la cessere interpretato anchea mantenere la Cisalpinagiare, sul f iume, colon iecorrispondere pienamentenella concezione conservadella città egemonica e decomunità che ad essa eratanza.

La deduzione della coin relazione con la costruzche collegava Genua conmona e Verona sino ad A

La Via Postumia, in

mento che congiungeva i mromano nella Cisalp ina: dpotevano irradiarsi versomesse. « Nel suo tratto pistumia serviva di base allemida, del Tanaro e dei subase si appoggiava a sinisporto i Romani potevanovano indubbiamente ancheavanti che nel 109 a.C. ilAurelia, che conduceva dasino a Genua e più oltre sA destra, sul Po, la stradadi grande importanza, alladalle vie Flaminia da Romtà a Placentia » 2

2 p~ FRAcCARO, La colonia

Opuscula, Pavia 1957, I, 125.

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18 L’ETÀROMANAL’ETÀROMANA

Per la sua stessa ubicazione, Dertona era destinata a diventare unimportante nodo stradale. Sappiamo infatti che da Dertona si dipartivaun’arteria romana che puntava in direzione di Hasta e di Poilentia. Lungo il tracciato di questa arteria era ubicato il Forum Fuivii, corrispondente all’attuale Villa del Foro, Se teniamo presente che di solito eranoproprio i costruttor i d i strade che fondavano i fora lungo il percorso

delle strade stesse, attribuendo loro il proprio nome, si deve congetturare che la strada in questione prendesse il nome di Via Fu ivia.Sembra che la nuova arteria sia stata aperta da Fulvio Flacco, con

sole nel 125 a.C. e convinto sostenitore della riforma agrar ia dei fratelliGracchi: a questo ideale si dovettero certo ispirare le assegnazioni diterreni e la costruzione di strade per metterli in valore. Il Fraccaro pensa anzi che egli si sia soffermato nella Gallia Cisalpina l’inverno del 125,tutto il 124 e parte del 123 « con tutta probabilità per assegnare terreni,costruire la Via Fulv ia , fondare il Forum che portava il suo nome eforse altri centri. Flacco era in quegli anni triumvir agris dandis adsignandis lege Sempronia e si riteneva quindi autorizzato, come tale, oltreche come console e proconsole, ad assegnare terreni. Egli fu probabilmente il fondatore anche di Poilentia, posta proprio sul Tanaro e il cu iagro assegnato si stendeva sin presso l’odierna Cuneo. È assai verosimile

che, oltre a Forum Fuivii e a Pollentia, anche altre comunità di cit tadin iromani siano state costituite in L igur ia da Flacco come Valentia, Industria, Potentia, e forse anche Hasta.4

Il Fraccaro ritiene inoltre, con buon fondamento, che lo stessoFlacco abbia riconosciuto la convenienza di appoggiare questi nuclei dicittadini romani della Liguria, che non formavano comuni con propriacostituzione, coloniale o municipale, ad una vera e propria colonia romana che costituisse quasi la capitale dei Romani di Liguria. Placentiaera un po’ troppo lontana ormai da Pollentia e dalle altre locali tà dell’odierno Monferrato. È quindi probabile che a Fiacco risalga l’idea didedurre la colonia romana di Dertona. « Al trivio costituito dalle v iePostumia e Fulvia, la borgata ligure doveva essersi sviluppata assai, assumendo notevole importanza militare e commerciale; era quindi naturaledi assicurare quel punto con una colonia. Le amene colline sulla destra

lvi, 128.Il Fraccaro ha trattato della probabile origine di queste comunità romane del Mon

ferrato nei suo art icolo Un episodio delle agitazioni agrarie dei Gracchi apparso nel 1953negli Studies Robinson e r ipubblicato in Opuscola, lI, 77.

della Scrivia e la vasta pTanaro si prestavano egr

L’importanza di Dertscersi ancora pochi ann i dzione di una nuova arteriafece partire dai Vada Sab

gerla con la Via Postumianome di Via Aemilia, cudistinguerla dalla V ia Aerestaurata da Augusto asDertona e Placentia, e prAugusta.

Dopo la bat tagl ia didelle su e legioni reduci dain molte città italiane chequeste città fu Dertona chpredicato di lulia Dertona.

Sarebbe senza dubbiodella colonia repubblicanaessere offerto dalla diffusinell’agro tortonese. NoiPomptina, mentre le cittàalla Maecia, Aquae Statielalla Poll ia; nulla sappiamiscrizioni rinvenute nell’agun titolo rinvenuto a Tortvenuti a Bassignana (saran(C.I.L., V, 7448).

Dato che queste dueTanaro, si deve concluderedeva per un buon tratto

l’agro tortonese avesse ragcana oppure si sia espansa

P. FRACcARO, La colonia...

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20 L’ETÀROMANA L’ETÀROMANA

della colonizzazione dell’età augustea, è cosa che forse non potrà maiessere accertata con sicurezza.

È infine da rilevare che un’iscrizione con la menzione del la t ribùPomptina fu scoperta nel 1925, ma pubblicata nel 1947,6 a S. Agata, anord di Silvano d’Orba. « Se , come generalmente si ammette, l’Orbasegnava il confine dertonese verso occidente, l’iscrizione di 5. Agata sa

rebbe stata prossima a detto confine. Ma potrebbe darsi che il selvosobacino dell’Orba fosse compreso nel territorio dertonese, il quale sarebbeallora giunto sino alla Bormida o quasi. Cosi pure è probabile che l’altavalle dell’Orba spettasse non a Libarna, come molti pensano, ma aDertona »Y

Indipendentemente da queste risultanze, alla ricostruzione dei con£ni dell’agro tortonese giovano le tracce della centuriazione romana cheil Fraccaro, vero maestro in questo campo di studi, ha messo in lucecon la sagacia consueta,

È noto che i Romani, «quando dovevano dividere ed assegnare inprivata proprietà dei terreni, procedevano prima ad una accurata misurazione del suo lo da assegnare, il quale veniva perciò diviso, o limitato,tracciando sul terreno, di solito, un regolare graticolato formato da lineeche si intersecavano ad angolo retto. Teoricamente queste linee avreb

bero dovuto andare da settentrione a mezzodi e da mattina a sera; ma inrealtà, e per var ie ragioni, esse deviavano in misura anche considerevoleda questo orientamento teorico. Queste rette limitavano, incrociandosi,degli appezzamenti quadrangolari di terreno, che di solito erano quadrati, di 2400 piedi dilato, detti centuriae. Secondo un’antichissima tradizione, il terreno assegnato da Romolo in privata proprietà ai Romani,heredium, avrebbe avuto l’estensione di due iugeri, cioè mezzo ettaro circa. Un quadrato d i 2400 piedi dilato, che corrispondevano a 710,4 metri,comprendeva circa 50 ettari, cioè duecento iugeri e cento beredia, e perciò era detto centuria, quasi gruppo di cento beredia. E cosi la misurazione e la suddivisione del terreno dicevasi anche centuriatio e centuriatusl’agro misurato e limitato; altra espressione usata era limitatio e agerlimitatus. La centuria quadrata di 200 iugeri era la più comune misuraagrimensoria; ma c’erano anche altre forme, che venivano pure det te,

per estensione, centuriae, sebbene non comprendessero 100 beredia. Queste centurie improprie potevano essere o quadrati, o rettangoli a lati

disuguali, di una estensioDelle linee di d iv is ione,settentrione a mezzodi odecumani quelle che correo minore deviazione a sefondamentali e le prime tr

mus, le quali si incrociavaGli altri cardi e decumanidal cardo massimo e dal dCardi e decumani erano ndegli scopi principali dellacurare per mezzo dei limisingoli casi regolavano l’alimiti-strade; larghezza chedel decumano (d i solito 4piedi), media (d i solito 12quelli che portavano i numgruppi di 25 centurie depotevano essere larghi andecumani erano indicati d

Gli studi compiuti dal’agro tortonese doveva ameno: le parcelle assegnattro per centuria. Se partiateniamo presente che leiugeri ciascuna, si arrivere

In una tavola annessstrare graficamente che angià accennato, fu scoperto utina) è con una certa probzione dell’agro tortonese.del la deduzione della colodeduzione augustea, si siaanche a quella zona del M

A questo estremo lem

P. FnccARo, CenturazionCongresso StDrico Lombardo (PavOpuscula, III, 51.Da O. T. DE NEGRI, in Riv. di Studi liguri, XIII (1947), 29 sg.

P. Fi~ccno, op. cit., 133.

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22 L’ETÀROMANA L’ETÀROMANA

signana che, come si può desumere dalla tav. i annessa al presente volume,9 era direttamente interessata dal sistema della centurazione. Sembraanzi che uno de i decumani del sistema agrimensorio romano coincidesseproprio con una delle strade principali che attualmente intersecano l’abitato da levante a ponente: caso non infrequente, come sappiamo, percentri che affondano le loro origini nell’età romana.

Il territorio di Bassignana fu dunque messo a cultura da famigliedi coloni romani che, mediante sistematici la vo ri d i bonifica, migliorarono notevolmente le originarie condizioni del suolo. Prima di allora ilcorso del Po doveva presentarsi con caratteristiche diverse da quelle attuali, soprattutto per la continua azione del Tanaro IO che respingevaverso nord l’asse padano. L ’a lveo del fiume, a llo ra soggetto a grandiosedivagazioni e dota to d i una massa d’acqua più imponente, poteva piùvariamente espandersi in relazione con lo stato idrometrico, ma il pianoterrazzato corrispondente alla sponda destra del f iume costituiva, alloracome oggi, un argine naturale sufficiente a contenere le periodiche esondazioni.

Sembra certo che Bassignana, verso il I secolo d.C., fosse sede diuna villa romana che, più che luogo di villeggiatura temporanea, dovetteessere dimora stabile del proprietario direttamente impegnato nella conduzione dell’azienda agricola, senza con questo escludere la presenza di

case coloniche minori di coltivatori diretti e di dipendenti dell’aziendaagricola stessa.

L’ipotesi pare sufficientemente suffragata dal nomestesso della località, di indubbia impronta romana. Scartate a priori le ipotesi fantasticheo addirittura cervellotiche emesse dagli storici del passato, alcuni deiquali identificarono Bassignana con Augusta Bagiennorum,1’ è fuori dub

La tavo la è stata realizzata utilizzando ed ampliando i dati racco lt i dal Fraccaronel suo studio.

IO Grandiose sono l e d ivagaz ioni de l Tanaro che, nel suo corso inferiore, scorreva

anticamente in direzione di Guazzora. Attualmente la Scrivia, dopo Alzano, scorre appuntoentro l ’antico letto del Tanaro. A questo proposito vedasi F. SAcco, La pianura di Alessandria, in Annali della R. Accad. d’Agricoltura d i Tor ino, LIX (1916); Itt, Variazionifluviali in Piemonte, in Atti del I Congresso del Pa, Piacenza 1928.

Uno dei primi a sostenere questa tesi fu il Merula, il quale scrisse in proposito:« ... hunc a dextra parte Tanarus, a sinistra Padus urgent: nec ultra progredi sinunt et

quatenus a fluviis discedir, et quodammodo subducitur, ferax admodum planicies interiacet,hanc terrai» possumus Mesopotamiain appellare: gemino enhn amne clauditur. Mons ipsequa fiuvii confluunt haud longe ah Augusta Battienorum desinit, quam posteriores, parumdetortis litteris, Bassignanam nominant ». C fr. G. MERULA, Antiq. Vicecomitum libri X,Milano, Malatesta, 1630, lib. VI, 138. Al Merula fece ec o il Sacco, il quale afferma: « Est

bio che il toponimo sia dlocalità derivò il proprioscaturf la forma contrat tatermine villa.’2

La stessa toponomaslità con nome perfettamen

Bassignana in VaI di Lemcense sulla quale esiste unstica attuale poi registra

autem Bassignana (ut vulgatoMerula libro sexto historiarumPlinij lectio vera est libro telegendum est. Quomodo autemneque ipse Merula aperte narrasatis memorat. Passinavia quideordine destinatae ad Padum traetiam urgente diuturno aestu,contigit. Ponte deinde illigneoacta Episcopi Papiensis mentionein Bassinaviam pertransivit; cutamen Bassinaniam scribere Latiel elegantia, Pavia Bartoli, 1587l’etimologia del nome di Bassigndella località con l’antica Auguslione di tutta I talia, Bologna,Piemonte libri tre, Torino, Discaso di ricordare. Ma già il Cluvuna diversa soluzione: « ImmeVagiennorum cui» interpretatiValentinum, vulgo nunc vocaturBataviorum, 1624, I, 87. Gli szione di Augusta BagiennorumCuneo, ove sono stati scopertiT. SARTORI, Pollentia ed Augustavoi. VIII.

12 Anche l’Olivieri conside

suffisso -ANA, dal gentilizio romnomastica piemontese, Brescia 1sconosciuto all’onomastica anticasotto il cognomen « Bassus » eleriportati in C.I.L., III, 5794 e 3

“ La località sorgeva sullelungi da Novi. Cfr. A. F. TRuccLX; A. FERRETTO, Documenti gLUGANO, I primordi della abbaz(1915); 5. CAVAZZA, Curtis Nova

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24 L’ETÀROMANA L’ETÀROMANA

che l’Olivieri H cita fra i nomi local i derivanti da nomi di persona latiniper mezzo dei suffissi -ano, -ago, -igo, ecc. Nel caso specifico, il toponimoviene fatto derivare dal nome di persona latino Bassinius con l’aggiuntadel suffisso -ansi. Un ulteriore significativo esempio del toponimo in questione ricorre nella stessa Francia ove, nel dipartimento della HautMarne, nei dintorni di Chaumont esiste la locali tà di Bassigny che in undiploma del 21 giugno 885 v iene denominata Basiniacensis pagus.’5 Anche in questo caso, evidentemente, ci troviamo di fronte a un nome localefoggiato sul gentilizio romano Bassinius con l’aggiunta del suffisso -acu.’6

Una volta accertata in via generica la romanità di Bassignana, rimane da vedere qua li a ltre prove specifiche si possono addurre per dimostrare che la località fu sede di un centro abitato dell ’età romana.

La p ro va decisiva è costituita da un gruppo di iscrizioni rinvenutein passato nel territorio del paese, e delle quali una soltanto è scampataalla dispersione. Si tratta della nota stele romana recante un’iscrizionededicata a Sesto Emilio, f ig lio d i altro Sesto, appartenente alla legioneottava.

Scoperta in epoca imprecisata, la stele fu util izzata come materialedi reimpiego nella muratura della facciata eretta nel sec. XVIII a ridossodei vetusti avanzi della chiesa pievana di 5. Giovanni Battista. L’iscrizione fu pubblicata una prima volta da F. Negri ~ nel 1894, segnalata da

C. Ricci 58 nel 1911 e nuovamente pubblicata e illustrata dal Peola” nel1939, che ne curò pure il trasferimento presso il Museo Civico di Alessandria, ove si trova tuttora.

Sulla scorta delle precedenti segnalazioni, il Peola si recò a Bassignana nell’agosto del 1939 e subito si persuase che l’iscrizione non eraincisa su una comune lastra di marmo, ma sopra un grosso blocco di

roccia che si poteva r itenrivelare sulla super ficie discrizioni o particolari taaver provveduto all’isolambianca lungo m. 1,92, lar

Nella parte superior

che delimita il testo epigrdate da sei bandelle o stle quali indicano esservibusto di dimensioni naturlunga cm. 92,5 e larga cmdata da tre righe paralleleficie scabra, come piuttos

Il Peola prosegue atratti di una stele, per l’acmento di corazza, di unanella par te super iore porpersona ricordata ». È assa mezzo r il ievo, perchéscolpito nel blocco stessoil rilievo si vede la cavitritratto. Se si avesse avu tblocco e quindi dovrebber

Circa il frammento dsoldato romano fu introdocostituita da due parti:metaffiche applicate su stle une alle altre mediantetronco dall’ombelico in suverticalmente al pettoralestele di Bassignana no i aservivano alla difesa dellcomune, tipo che era ancdell’Impero. Da tale framgrado che ricopriva Sesto

prio degli ufficiali e fo rsedel primo manipolo; il qsiglio di guerra generale, cdella Legione ».

li OLIVIERI, Saggio di una illustrazione generale della toponomastica veneta,Città di Castello 1915, 56.

M.G.H., DipI. Regum Germ. ex stirpe Karol., t. IX, fasc. I, Karoli II I Diplomata,Berlin 1936, n . 124, 197-8.

‘6 Osserviamo, per finire, che la pisi antica menzione del nome di Bassignana risale,

sia pure indirettamente, a un placito del 14 mano 940 tenuto in Asti da tlberto, contedel contado di Asti, alla presenza di molti, tra i quali un c er to « Gregorius de Baseniana »ch e è citato tra i vassaffi del predetto conte tiberto. Cfr. C. Msr~ArtrsI, I placiti delWRegnum Italiae”, Roma 1955, I, doc. 137, 513.19.

F. NEGRI, Un’antica chiesa di Bassignana, in Riv. di storia, arte archeologiacit., IX (1894).~ Cfr. « Elenco degli Edifici Monumentali » a cura del Ministero della PI., Pro

vincia di Alessandria, sotto la voce Bassignana: « Chiesa del Cimitero con lapide muratasulla facciata ».

lP p~ PEOLA, op. cit., 120 e sgg. Il testo dell’iscrizione è riportato a pagina 122.

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26 L’ETÀROMANA LETÀROMANA

L’iscrizione della stele è distribuita su tre r ighe ed è del seguentetenore:

SE)(. AEMJLIOSEX• E. POMLEG- VIII

Dall’epigrafe dunque è possibile arguire che la stele fu eretta alla

memoria di Sesto Emilio figlio di altro Sesto, della tribù Pomptina,appartenente alla legione VIII. Il Fraccaro, che diede per primo la esattatrascrizione del testo,~ si chiede giustamente come il Peola possa avertrascritto in modo errato l’epigrafe, che è assolutamente integra e chiarissima in ogni sua parte.21

L’errore è tanto più grave in quanto il Peola è indotto a chiedersiper qual motivo a Sesto Emilio sia stata eretta una stele con busto, « nonpotendosi ammettere che essa fosse la semplice espressione della pietàdei suoi famigliari ». Egli pertanto sostiene l’ipotesi che il monumentosia stato eretto attorno al 182 a.C. in onore di un ufficiale dell’esercitoromano impegnato nel le operazioni militari contro le popolazioni liguridel territorio cispadano.

A prescindere da ogni altra considerazione, è quanto mai evidenteche tale ipotesi è del tutto peregrina e destituita di ogni fondamento.Basterebbe a smentirla il fatto che l’iscrizione menziona la tribù Pomptina, alla quale la colonia di Dertona fu ascritta dopo la sua deduzioneavvenuta, come sappiamo, tra il 122 e il 118 a.C. D’altra parte, i caratteri epigrafici dell’iscrizione, in n it ide lettere capitali ad incisione regolaree profonda, provano che la stele risale al I sec. d.C., vale a dire duesecoli dopo la data erroneamente indicata dal Peola.

L’appartenenza di Bassignana al territorio della colonia di Dertonaè provata da una seconda iscrizione romana nella quale ricorre la menzione della tribù Pomptina. Tale iscrizione fu scoperta nell’anno 1781dallo storico pavese Siro Severino Casponi il quale, recatosi a Bassignanape r cop iare le iscrizioni romane colà esistenti, nel giardino del palazzoBeffingeri Provera ebbe la venwra di rintracciare questo titolo epigrafico: ~

VIII’.

P. FRACCARO, La colonia... cit., 133, nota 32.~‘

La lettura del Peola, errata, è la seguente: SEX ARMILIO SEX POMILEGIO

Il testo qui riprodotto è quello del Momznsen (C.I.L., V, 2, 7445) che giustamenterettifica la lezione del Capsoni alla terza riga, supplendo la L. di Lucii. L’iscrizione èattualmente introvabile.

PA

L’interpretazione dii2 ’ il quale osserva chSolicio f ig lio d i Publio alle ascritto alla tribù Pompfiglia di Lucio.

Altra iscrizione romMilano in casa di Prospseguente: 24

Assai controversa èdella terza e della quartmente, la trascrizione deal cattivo stato di conserse ne può ricavare, quindfiglio di Spurio?5

Énfine da segnaladispersa, che il Mommsen

23 5~ 5~ CAP50NI, Memorie

e moderno, Pavia 1782, I, 24624 P. M0RIGIA, Historia d

CAPSONI, op. cit., I, 246 e tav.Mommsen, C.I.L., V, 2 , 7446 .seguente: Q. METTIUS Il SP.questa iscrizione, purtroppo, è

“ 5. 5. Cspsor’ii, op. cit.,terprete che Quinto Mezzio f igfra noi, ed abbia, per cosf diresigle, che

vengondopo non son

f rancesi dicono, la cande la ».

C.I.L., V, 2, 7444; 5.non fu veduta direttamente n~fonti manoscritte pli antiche, cvenienza « in territorio Papiae a

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28 L’ETÀROMANA L’ETÀROMANA

LOCVSL• M CATIORVM . SEX F

ET TERENTIAR . M . F~ SEC VNDET~ TITIAE . L F POSTVMAE

ET M CATI L~ FIN . FRONT~ I’ - XXXXVIN~ AGR• P XXXV

L’epigrafe è particolarmente interessante, perché doveva essere in

cisa su un cippo che indicava il luogo di sepoltura di Lucio Marco, figliodi Sesto, appartenente alla gens dei Catii (assai diffusa nella Gallia Cisalpina), di Terenzia Seconda figlia di Marco, di Tizia Postuma figlia diLucio e di Marco Catio f ig lio d i Lucio. L’epigrafe ci dà anche le misureprecise dell’area sepolcrale della famiglia dei Catii: 45 piedi di larghezza e 35 piedi di profondità. E poiché il piede romano equivale acirca m. 0,295, l’area di natura sacra riservata all’eterna pace dei Catiidoveva avere un’estensione di circa m. 13,27 x 10,32.

Le testimonianze epigrafiche sin qu i richiamate dimostrano chiaramente che, in età romana, Bassignana fu località di una certa importanza,quale luogo abituale di residenza di famiglie romane d’una certa notorietà e di veterani delle legioni romane che, abbandonato il servizio attivo, presero stabile dimora nella villa adagiata sulla sponda destra del Po.

Bassignana, d’altra parte, dovette essere un nodo stradale di una

certa importanza, collegato a un tronco secondario che poneva in c omunicazione Valentia con Dertona. Osserva difatti il Fraccaro che la linearetta « segnata da strade secondarie e da rogge fra la cascina Passalacqua e le immediate adiacenze di Grava, rappresenta con ogni probabilitàuna strada antica, che da Tortona andava ad un va lico del Tanaro »?~È molto significativo il fatto che, anticamente, questo relitto stradale

Castellum in altari 5. Iobannis Hierosolymitani », « in agro Alexandrino ad montemCastrum in tipa Tanari fluvii ». Queste indicazioni piuttosto imprecise e in parte contrad.ditorie hanno indotto qualcuno a sostenere cbe l’iscrizione in parola era collocata inuna chiesa di Montecasteljo dedicata a 5. Giovanni, forse corrispondente alla attuale chiesaparrocchiale. A parte il fatto che l’Ordine Gerosolimitano possedeva beni a Montecastello,va osservato che una chiesa dedicata a 5. Giovanni esisteva invece a Bassignana, localitàche effettivamente era ubicata « in ripa Tanagri », fiume che scorreva a notevole distanzada Montecastello. Per queste ragioni, deve considerarsi accettabile l’attribuzione dellaepigrafe in parola a Bassignana sostenuta dal Mommsen. A Montecastello appartenevainvece un’altra iscrizione, malamente trascritta ma indubbiamente romana, già esistente« in aede .Matris Virginis quam de Vale dicuni inter colles baud longe a Monte Castello ».

Cfr. E. ASTOIU, Montecastello e la su a rocca, Alessandria 1932, 16.“ P. Frucc.uio, La colonia... cit., 137. Sulla tavoletta 70 I NO Sale essa è indicata

col nome « Strada Vecchia di Valenza». Vedasi, per maggior chiarezza, la tavola 2 annessaal presente volume.

veniva denominato Stradda, partendo da Dertonaponte attuale puntava inmente verso ponente in coDa questo punto, rasentproseguire verso Valentia

collina di Pecetto. Quivi,dità il selciato di una strdell’arteria stradale cheDertona?’ È assai verosimun’ulteriore diramazione ctrare nella regione lomell

Non si può escluderemeglio apprezzata versotempi di Costantino numefitti sul medio corso delnese e nell’acquese. Comidei Germani nelle Me dellrivelarsi esiziale per l’esis

La Notitia Dignitatu

.gentiles collocato Aquis sstessa toponomastica delCantalupo Ligure, un Sal

2$ F. GA5PAR0L0, Memor

nota 2: « Ai piedi della collinad’anni addietro, fu trovato daldato di una strada romana. Vnotizia) a recarsi a visitare laall’invito ».

“ Interessanti considerazi

Po, univa Bassignana ad AugustIndustria, sono in A. A. SETTIAStorico.Bibliografico Subalpina,interessante stabilire a quale epnon è di facile soluzione. £ evidcon la fondazione di Valentia. Q

sorto con la costruzione dellaespressione di Plinio (ITT, 5, 4certamente interpretarsi nel senValentia alla Via Fulvia. Ad ogeta autonomo e staccato da Valverebbe che Valentia era pit a

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30L’ETÀROMANA

so Gavi, il che induce a credere che tali colonie avessero una diffusioneancora maggiore nel territorio. È noto del resto che la Notitia menzionaun « prae/ectus Sarmatarum gentil ium Foro!ulviensi », che aveva forsegiurisdizione su un vasto territorio.

Da questa praefectura dipendeva probabilmente anche lo stanziamento di Sarmati di cu i la toponomastica ci ha conservato il ricordoin territorio di Borgo 5. Martino, che anticamente aveva appunto il nomedi Sarmatia)° Anche Valenza fu probabilmente sede di analogo stanziamento, al quale sembra alludere la denominazione tuttora viva di Via de iSarmati.

Questo discorso consente di prospettare come probabile la presenzadi una colonia sarmatica anche in territorio di Bassignana. La località,come vedremo, fu successivamente sede di uno stanziamento militarelongobardo, ma no i sappiamo che i Longobardi trovarono nella zona letracce di un’organizzazione militare di antica e non spenta tradizione,di cu i in molti casi ricalcarono gl i schemi.

La stessa destinazione di molta parte del territorio al fisco longobardo ebbe chiari precedenti nei praedia regalia del periodo gotico, quando nuclei di popolazione di stirpe gotica si stabilirono lungo la lineadel Po, distribuiti ad arco tra Sale e Valenza.31

Il luogo di Sale, nelle carte medioevali, è sovente associato ad un

centro variamente denominato Goido, Goide, Gude, il quale, anche senon si identifica territorialmente con Sale, a questo era però vicinissimo.Fuori dell’abitato di Sale esiste ancor ogg i una cascina Goide che costituisce certo l’unica traccia dello stanziamento gotico. Una cascina Gotaè anche nelle immediate adiacenze di Valenza, presso il Po. Entrambii toponimi fanno pensare ad altrettanti stanziamenti gotici posti a presidio della sponda destra del Po e destinati al tempo stesso a controllareil passaggio del fiume e le vie di comunicazione t ra l ’agro tortonese e laLomeffina.

‘° F. GASPAROLO, O)). Lt., 18.

Il numero presumibilmente elevato dei Goti è giustificato dalla particolare liiiportama militare del territorio. In tempo gotico Tortona era importantissima stazionemilitare e costituiva, con Ticinum, uno dei principali centri di ammasso delle scorte frumentarie. Cassiodoro (Variae, X, 27; XII, 27) ricorda le « copiae repositae » che uscivano

ripartite « ex horreis Ticinensibus aique Dertonensjbggs ». Nel 507-511 Teodorico sirivolge « Universi,, Gothis et Romani,, Dertona consistentibus », preoccupandosi dellostato di efficienza del castrum e della sistemazione delle guarnigioni nel fortilizio: « castrumiuxta vos positum praecipimu,, communiri.. . decernimus ut domos vobis in praediciocastello alacriter construatis » (ivi, I, 17).

DALLE ORIGINI CRI

La leggenda è gentilplici che, abbandonata ogvescovo di Pavia, venutoil Verbo di Cristo.

Lo storico pavese Bdel Cinquecento, riferiscecolari.1 Egli racconta dun

B. SAcco, op. cit., capferme septuagesimo tertio, NeronTanari amnis accolas primum adconiunctam, facile ad Ticinensiuin oppido Bassignana fuit. Est a

colonia... Isthuc ergo delatus Syviri aetate, aspectu, moribusgueornatae, art if ices seduli, ac cconspexerunt, populatim accurruviget loco, isthic viget: famainreceptus, adventus sui causamparente, ac institutore suscipitusiano mitissin io principe Impstudente: ususque temporis comvertendos moratus est: nulloquregionem, quam Padus a SepStatielenses campi attingunt: advinculo cum Ticino coniunxit,Syri religionem, ac nomen celebrolim Valentium insigne oppiduinlius, Riparonium, Petra Manciaimpulit Ligusticos populos cinaaudirent, accersendum: primosqucoluisseque, et Mci dogmata ten

mulieresque accedenti Syro obviac gravitate commoti: ubi veroad Syrum redeo, qui ratus illfore, regressus ad pagos, et opopulos in religione firmavit, diucontinuit. Quorum tamen omniu

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32 DALLE ORIGINI CRISTIANE ALLA PIEVE DALLE ORIGINI CRISTIANE ALLA

vescovo Siro si inoltrò nel territorio abitato dai Liguri per annunziarela buona novella alle popolazioni abitanti attorno al Tanaro.

Bassignana fu la prima meta del viaggio, e Siro si meravigl iò moltodi trovare non un semplice borgo, ma una vera e propria città. Il luogoera abitato da uomini che incutevano rispetto per età e portamento, dagiovani numerosi e modesti, da matrone virtuose, da artigiani laboriosi.Come s’avvidero dell’arrivo del vescovo Siro, gli abitanti accorsero inmassa e lo accolsero con maniere ospitali, ascoltando più e più volte lasua parola ispirata come fosse quella d’un padre e d’un maestro.

fncoraggiato dai positivi risultati di questo primo incontro con lapopolazione locale, S. Siro si soffermò a lungo presso i centri ubicat ipresso le rive del Po e del Tanaro, continuando la su a opera di predicazione. Non incontrando alcun ostacolo da par te del le autorità, 5. Siropoté portare a termine la sua missione convertendo alla fede cristianai villaggi della regione che, a mo’ di triangolo, si stende fra il Po, ilTanaro e l’agro acquese.

Le local ità convertite al Verbo di Cristo furono accolte nel senodella diocesi pavese, e mostrarono sempre particolare venerazione per illoro primo evangelizzatore: cosi Valenza, Pecetto, Ticineto, Pomaro, Mugarone, Montecastello, Rivarone, Pietra Marazzi , Pavone e altri luoghiancora. La fama del vescovo Siro si diffuse immediatamente anche presso

le popolazioni abitanti sulla destra del Tanaro, che accorsero a udire lasua parola, soprattutto da Piovera e Sale.

Ne l timore che la pace goduta dal Cristianesimo nella regione nondovesse durare a lungo, 5. Siro ritornò negli stessi luoghi e prese residenza a Bassignana, confermando nella fede le genti da poco convertiteal Vangelo. Gli abitanti di Bassignana però superarono tutti gl i altriper l’ardore della loro fede, non solo accogliendo liberamente 5. Siro eascoltando le sue esortazioni finché fu in vita, ma anche dopo la mortedi lui spinsero la loro generosità sino a donare molti beni e diversi red

dum in liumanjs fuit, liberalitei- recipiendo, ac observando: se d filo etiam mortuo inbonis suis eius Ecclesiae conferendis, eademque bona Ticinensi Ecclesiae supponendoac censualia constituendo. Cuius religionis causa Deus omnipotens ipsius Ecclesiae princeps,quandiu religio in populo viguit, tandiu c i r er um suarum successum, ac quiete tribuit:Roruitque Bassinania viris, quos neque Roma in suis magistratibus, neque Apostolica sedesdedignata fuit: quos quidem si recensuero viros, scientia, ac religione conspicuos, praesenshistoria Bassinanita f iet, ipsorum numero volumen occupante ».

La tradizione relativa alla assenta « apostoilcità » di S. Sino è talmente radicatache è stata ancora sostenuta agli inizi del secolo da P. Mont~GnI, La tradizione di S. Sitonell’Alessandrina, in Riv. di storia, arte, archeologia cit., X (1901), 137 e sgg.

diti alla Chiesa di Pavia.tempo fece fiorire a Bassisapere e attaccamento allgesta ci vor rebbe un volu

La tradizione ora rifestato credito, tanto che an

tata in tutti i luoghi che5. Siro, massime a Bassignormai dimostrato che il rafondamento concreto, e v

A dimostrare l’assoluzione può bastare l’osservriguardante 5. Siro, ricconon reca alcun accenno allae Tanaro da parte di S. Sperché la raccolta delle gesCronaca di S. Siro, risale cstra in modo incontestabidal Sacco risale ad epocaMille.

Del resto, è ormai no5. Siro sono cos{ scarsi chche egli inaugurò la seriedel sec. IV.

Tutto il resto appartiche egli fosse il fanciullolosamente moltiplicati; legsia stato, sia pure indirettmediazione di 5. Ermagorprimo il Cristianesimo a P

Tutte queste cose sipiamo che la redazione dun’età cioè ben lontana dquesta raccolta di leggendemiracolosa vita e la grandeChiesa di Pavia, e precisasono vantare solo le chiese

Ora, noi sappiamo ccattolici Pertanto e Cunipe

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34DALLE ORIGINI CRISTIANE ALLA PIEVE

di un gruppo di missionar i di origine orientale, ebbe inizio l ’effettivaestinzione dell’eresia ariana, che a Pavia culminò con la conversione allafede cattolica del vescovo ariano Anastasio, divenuto po i vescovo cattolico della città. Allora Roma, valutando nella condizione di Pavia piuttosto l ’aspetto di cap itale del popolo longobardo che di antica suffraganea del metropolita milanese, decise appunto di trattare la sede episcopale di Pavia come una sede missionaria e a cominciare da Damiano,eletto vescovo pavese attorno al 681, riservò al metropolita di Roma laconsacrazione del successore di 5. Siro.

[I vescovo Damiano è perciò invest ito di una missione che superai confini della vecchia diocesi e in un certo senso, osserva il Bognetti,2si estende ovunque vi siano eretici e scismatici da ridurre all’ortodossia,soprattutto nelle terre della provincia ecclesiastica aquileiese che fu ilcentro del movimento scismatico dei Tre Capitoli .

Ad assicurare una posizione di prestigio alla sede di Pavia, soprattutto nelle terre aquileiesi, si formò allora la leggenda che 5. Siro, primovescovo di Pavia, sia s ta to un d iscepo lo di 5. Ermagora ad Aquileia,discepolo di 5. Pietro aposto lo . È molto significativo, conclude il Bognetti, questo saldarsi delle terre orientale colle occidentali e questaspecie di gerarchia che mette capo al primo vescovo di Roma, comeaffermazione di quella unità a raggiungere la quale bisognava che Aqui

leia r inunciasse allo scisma e i Longobardi al loro arianesimo.L’età della sede vescovile di Pavia viene cosf elevata ad una que

stione di prestigio, e la prova di una pretesa figliazione spirituale da unametropoli considerata molto antica, cioè da Aquileia, viene addotta mediante una falsificazione per dimostrare che Pavia sarebbe arrivata allafede cristiana senza alcuna cooperazione da parte di Milano, che siarrogava i diritti di Metropoli ta . Questa, in pratica, è la conclusioneche si è indotti a trarre dalla Cronaca di S. Sito, con la quale il suoignoto estensore si proponeva di dimostrare la comple ta indipendenzadella sede vescovile pavese da Milano e quindi protestare indirettamentecontro il rapporto di suffraganea d i f ronte alla città vicina, rapporto cheindubbiamente continuava a sussistere come prima nonostante la consacrazione del vescovo di Pavia fosse stata avocata a sé dal metropolitadi Roma.3

G. P. Boi~r~EnI, Le origini della consacrazione del vescovo di Pavia da parte delpontefice romano e la f ine dell’arianesimo presso i Longobardi, in Atti del IV CongressoStorico Lombardo, Milano 1 94 0, 1 31 .

E. Hopp, Pavia und seme .Biscbàf e in Mittelalger, Pavia 1943, cap. I.

DALLE ORIGINI CRISTIANE ALLA

Rimane ora da vederevazioni ora svolte, circa ldalla tradizione come primdella diocesi pavese.

Gli elementi in nostrvo

Siro vissepresumibilme

appunto l’epigrafe incisa sdella prima metà di quel s

Sappiamo inoltre chea Pavia una comunità crissecolo. Lo dimostra il fatciullo fu educato a Pavia asec. IV, fu accolto come cazione relativa a 5. Dalmazprova che una comunitàsec. IV. Non può quindireligione cristiana nel terrper primo le prerogative e

È assai verosimile qche la fondazione della se

il Concilio di Sardica. Pediverse città dell’Italia svescovo regionale residentcittà diventò effettivamentedalla quale naturalmente dpoco fondata, sino a quanmilanese per assumere la p

Il breve quadro ora dl izzazione del territorio dcerto ai tempi apostolici,anzi escludere che l’introdunaro e Po sia opera di 5.religione doveva già conta

È vero, d’altra parte,

ebbe una diffusione grandcospicue tracce. Peraltro,di chiese e l’introduzione

Per tutta la problemat ica

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36 DALLE ORIGINI CRISTIANE ALLA PIEVE DALLE ORIGINI CRISTIANE ALLA

ad una età molto antica. Tali fenomeni sono evidentemente da ricondurreai secoli attorno al Mille, quando la Chiesa pavese ottenne in donazioneestesi possedimenti terrieri ubicati in molte locali tà a sud del Po, pressola confluenza del Tanaro. Queste località furono immediatamente sottoposte alla giurisdizione ecclesiastica del vescovo di Pavia, secondo unaprassi che è stata costantemente applicata ovunque laChiesa pavese fosse

proprietaria di beni.5 Sulle terre sottoposte al proprio dominio temporalee spirituale, era ovvio che la Chiesa pavese introducesse il culto delsanto protovescovo patrono della diocesi.’

Sgombrato il campo dalle leggende, rimane ora da vedere quandoe come il Cristianesimo sia arrivato a Bassignana e nella regione limitrofa. Purtroppo, i dati in nostro possesso sono cosf scarsi ed incerti daindurci alla massima prudenza. Si può pensare, e la cosa appare assaiverosimile, che la nuova religione abbia trovato il suo epicentro di diffusione a Dertona, città parecchio importante in età romana e collocataall’intersezione di numerose strade che, in ogn i tempo e in ogni luogo,si sono sempre dimostrate le direttrici obbligate attraverso le quali affluivano le nuove correnti di pensiero, massime quelle di natura religiosa.

Anche a Tortona la gerarchia ecclesiastica si deve essere organizzatain modo stabi le nel la prima metà del sec. TV,7 ma prima d’allora doveva

Casi analoghi a quello citato si sono verificati con molta frequenza nell’OltrepàPavese, il cui territorio era diviso, ecclesiasticamente, fra le diocesi di Piacenza e diTortona. Quando i vescovi di Pavia ricevettero in donazione dai sovrani qualche localitàdell’Oltrepò, vi estesero immediatamente la propria giurisdizione spirituale, incorporandolanella diocesi di Pavia. Per spiegare la dipendenza di alcune località del territorio attornoa Valenza dalla diocesi di Pavia, il Gabotto ricorre ad una ipotesi che è da ritenere inaccettabile. Egli sostiene infatti che una parte del territorio dell’antico municipio valenti.nate, con Valenza stessa, passò sotto la dominazione longobarda s in dai tempi di A lboinoo Cieli, e fu aggregata amministrativamente al ducato (sic! ) di Lomello ed ecclesiasticamente al vescovato di Pavia. La rimanente par te del territorio valenzano sarebbeinvece rimasta in mano ai Bizantini sino alla successiva conquista longobarda. Cfr. F.GASOTTO, I municipi romani dell’italia Occidentale alla morte di Teodosio il Grande, inStudi sulla s to ria del P iemonte avant i il Mille, in BSSS., voi. XXXII, Pinerolo 1908,272 e sgg. Sarebbe facile contestare que sta te si, m a non è questa la sede piti adatta. Ècomunque sufficiente sottolineare che la giurisdizione della Chiesa pavese fu estesa allelocalità in parola soltanto in seguito alle cospicue donazioni di terre nelle località predette,come già accennato in precedenza.

Anche nella diocesi di M il ano i possessi dell’arcivescovo e quelli dei suoi vassallifurono facilmente contrassegnati dalla dedicazione della cappella locale al patrono delladiocesi, il cui culto fu introdotto e diffuso un p0’ dovunque proprio attorno ai sec. X.

Contro questa tes i cfr. F. ALESSIO, Le origini del Cristianesimo in Piemonte, inStudi sulla storia del Piemonte avanti il Mille cit., 3 e sgg. L’autore sostiene, nonostantegli argomenti contrari addotti dal Savio e da altri, che la sede vescovile di Tortona,inaugurata secondo la tradizione da 5. Marziano, esisteva g ià ne l TI secolo. La tesi

già esistere una forte comnario e dal fervore misticerto propagare la nuovain età romana, appartenevdeve considerarsi pacificamunità cristiana tortonese

vile, quando questa fu eEcclesiasticamente, dl’originaria dipendenza diche dovette continuare inlità fu incardinata nellain precedenza.

Se po i volessimo detedell’effettiva introduzionetentativo sarebbe steriletanto oscura della storiada poter procedere solo

In ogni caso, il quadsuperiore, ricostruito attrapermette di concludere cstata introdotta nel IV sessa comincia a darsi unadelle pievi rurali, subordi

Non è il caso, in qe di accennare alle succestuto nel corso dei secoli.8nell’Italia superiore, comma il processo di formazio

Essenzialmente, la pdi culto, a cui faceva cacoincideva con l’ordiname

è da respingere, soprattutto t enega assolutamente l’esistenza dCfr. F. SAVIO, Gli antichi vesc

Tortona, Torino 1903; Io., Sa nSull’origine e l’evoluzionRoma 1931, e G. SANTINI, “Iai quali studi si rinianda anche

A. PALESTRA, L’origineStorico Lombardo, XC (1963),

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38DALLE ORIGINI CRISTIANE ALLA PIEVE

una struttura organizzativa analoga a quel la del le città, ove ogni singolachiesa minore faceva capo alla cattedrale. Nelle campagne, questo ufficiofu assunto dalla chiesa pievana, solitamente ubicata nel pagus, dalla qualedipendevano le chiese minori o cappelle sparse nei via che facevanocapo al pagus stesso. A capo della chiesa pievana era di regola l’archjpresby:er, che risiedeva stabilmente in una canonica eretta accanto allachiesa e al battistero. Con lui facevano vita comunitaria i presbyt~’,j o

canonici, cioè i sacerdoti che attendevano alla cura d’anime dei loro vici.Sotto la spinta della legislazione carolingia, presso la canonica prese purea funzionare la scuola nella quale venivano formati i futuri sacerdoti.

A tu tta l’organizzazione pievana presiedeva l’archipresbyter, il qualedirigeva la cura d’anime, ammetteva alla tonsura i clerici idonei al se rvizio divino, amministrava i ben i della p ieve , raccoglieva le decime sututto il territorio relativo. Tutti i fedeli dipendenti dalla circoscrizionepievana, a loro volta, dovevano convenire alla pieve per gl i atti di giurisdizione sacramentale, i riti battesimali, i funerali, le celebrazioni dellaSettimana Santa, le Litanie o Rogazioni, e per tutte le feste indicatedal martirologio locale.

No i sappiamo che Bassignana fu sede di una pieve che possiamosupporre molto antica, come induce a credere il titolo della sua chiesa,dedicata a S. Giovanni Battista. Le chiese dedicate a questo santo risal

gono solitamente all’età longobarda,10 ma nel caso di Bassignana si puòpensare ad epoca assai più remota.Il titolo della chiesa po i è chiaramente indicativo di una delle prero

gative peculiari della chiesa pievana: quella appunto di amministrare ilbattesimo agli abitanti del territorio soggetto alla sua giurisdizione, Perquesto, ogn i p ieve era di regola accompagnata da un battistero, costituitoda un edificio (solitamente a pianta centrale) annesso alla chiesa ma daquesta distinto.

Sembra che da noi la pieve abbia raggiunto il suo stabile assetto soltanto in età carolingia, quando la circoscrizione territoriale della chiesapievana si venne a fissare entro confini ben definiti, che ordinariamenter icalcano le divisioni territoriali civili.1’ Nel caso di Bassignana peraltro,

‘° Ivi.

Circa le relazioni fra l’antica organizzazione civile romana e quella ecclesiastic,~esiste una teoria secondo la quale le diocesi coincidono coi municipia romani, le pievicoi pagi e le parrocchie coi v ic i. I maggiori sostenitori di questa teoria furono gli storicidella scuola piemontese (p er la bibliografia relativa cfr. G. FORcHIELLI op. cii., 38-41).Anche al Beloch del res to balenò la stessa intuizione, quando pensava alla sovrapposizionedella pieve a ll ’en te romano pagus. Va però osservato che tale opinione è pù i una teoria

DALLE ORIGINI CRISTIANE ALLA

data l’assoluta mancanzagrado di ricostruire i liminduzione.

La questione è cerlevante di Bassignana si spmentre a ponen te abb iam

pieve di Valenza. In epocafurono istituiti i Vicariagnana dipendevano le sePiovera, Isola 5. Antoniocu i si estendeva la giurisDifficile rispondere a queVicariati Foranei non semtiche pievi, che in alcunimolteplici, ma soprattuttografici, sociali che sovvertprimitiva. Ad ogni modo,torio del la pieve di Bassige forse anche ad altre ubicl’estensione territoriale d

bolla d i Ono rio II I delBassignana «cum cape lli s,Scarsissima risulta p

chiesa pievana di Bassigndi Ottone Il del 22 noveconferma a Pietro, vescognana.11 Analoga menzion1217 già accennata sopra.

In una lettera del veagli ann i attorno al Mille

ch e non un fatto assoluto e cenorma inderogabile. Ciò non tosovrapponga esattamente ad unop. cii.

Di questo diploma, comavanti, con l’indicazione delleI. PFLUGK-HARTTUNG,

Akdademie der Wissenschaften(476-1796) con un cenno sul p(1904), 300.

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40DALLE ORIGINI CRISTIANE ALLA PIEVE

impone di disporre perchéi monaci soggetti alla sua obbedienza e i sacerdoti addetti alle cappel le ed agli oratori si rechino « cum vestimèntjssacris atque libris quibus divina celebrent of i icia » al sinodo che si sarebbe tenuto la dom~nica successii,a a Pavia. Al termine della lettera siinvita l’abate a trasmettere sollecitamente la lettera stessa « more solitode loco ad locum ... invicem per omnès plebes suprascriptas id est: Laumellum, Car ium, Basserum. omnia ». E assai probabile che il testo diquesta lettera sia in qualche punto alteraio da alcun i guast i esistentinell ’originale stdso. Non sembra dubbio comunque che la parte fin aledel testo alluda alla pievedf Bassignana, come hanno interpretato giustamente tutti coloro che si sono occupati della lettera in questione.

Nel sec. XIII si ha precisa memoria di due arcipreti della pieve che,~in entrambi i casi, sono indicati col titolo di praepositui. Il primo di éssiè Bernardus de Valide, che è ricordato in una iscrizione del g iugno 1266,sul la qua le torneremo tra poco, collocata attualmente all’interno dellachiesa pievana. Il secondo arciprete è « dominus Corradus prepositusSanai Joannis Plebis Bassignane » che risulta presente al ~estament6 del31 gennaio 1296 in cui Muzio Cortese istituisòe l’ospedale di 5. Spiritodi Bassignana. Non troviamo altri nomi di arcipreti sino.al 1460 quando,àegli atti della visita pastorale compiuta da Amico de Fossulanis percon to del vescovo di Pavia Jacopo Ammannatj Piccolomjni, figura come

prepositus della chiesa Giovanni Antonio Bellingeri. Altra interruzionedobbiamo purtroppo registrare sino al 1532 quando il titolo parrocchiale,come vedremo meglio a suò luogo, fu trasferito alla chiesa di 5. Stefanoche esisteva da tempo all’int~rno dell’abitato di Bassignana.

Nella lamentata scarsità di notizie storiche riguardanti la chiesapievana, acquista maggiore rilievo la presenza di cospicue parti dell’antico edificio pievano che si possono osservare a qualche distanza dall’abitatò, al centro del locale cimitero che ab immemorabili circonda la chiesa.

Deve ritenersi per certo che l’edificio attuale sia stato. eretto nellostesso luogo in cui nelle età p iù antiche esisteva la chiesa déla primitivacomunità cristiana, accanto all ‘edificio baitisteriale e alla canonica destinata a residenza ordinaria dell’arciprete e dei sacerdoti coadjutori~’4 Non

‘~ Uno scavo sistematico della zona potrebbe forse portare a interessanti risultati.

Sintomatico, a questo proposito, sembra essere un documento del 30 agosto 1828, redattodal rettore parroco di Mugarone G io . Bat ti st a Tos i, nel quale si registra la tradizioneche « nei t empi remoti, detta chiesa fosse posta al centro del paese, come lo avrebberodimostrato tanti sotterranei muri di case, e pozzi, or pieni d i terra , di quel circondano;da ciò ben si scorge la grande estensione in cui fu questo paese ». Se errate sono le

DALLE ORiGINI CRISTIANE ALLA

sappiamo peraltro attravepiù antico.

La chiesa attuale, o mall’età romanica, e fu selavoro che, per quanto mconclusioni, ebbe però ilsui vetusti avanzi della chofferto dalla casuale scopdecorava le pareti dell’aboccasione di alcuni lavorilice Argentieri, ebbe l’oppconstatata l’importanza dautorità, che provvidero aNazionali.

Non è cosa agevolecausa delle sue precariecerto merito alle reali qudenza, del resto, deve essatti della visita pasto ra lecostruzione doveva già tr

cura d’anime veniva esercl’interno dell’abitato. Ne1576 la situazione risultalico Angelo Peruzzi, vesc

conclusioni, si devono però acceavanzi di fondazioni, certamentepoterle studiare sistematicamen

F. NEGRI , Una ant ica cIX (1894).

“ Gli atti della visita fuvita religiosa a Pavia nel secolosi riferisce alla chiesa di S. GiVisitatio Iacta per antescriptumextra terrai,z Bassignane quamBassignane adest ecclesia Sanctditate incolarum terre suprascranima rum exe rcetur in d ic ta ecdicta ecclesia Sanai Iobannis ripsam Sancti Iohannis et aliquIohannis que prepositura est repeprepositus rescindens, D. M ichFranciscus de Tortis, D. Georgiu

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42DALLE ORIGINI CRISTIANE ALLA l’lEVE

che la Chiesa di 5. Giovanni Battista è abbastanza buona nelle sue pareti,eccetto la porzione di muro Prossima alla porta maggiore, che si mostradiroccata al punto che, in mancanza delle necessarie riparazioni potrebbefacilmente cadere in rovina. All’interno della chiesa il visitatore trovatre altari abbastanza buoni, pu r essendo la chiesa spoglia e derelitta permancanza di cura, cosf si tiene chiusa perché non entrino gli animali.E poiché l ’ed if ic io in una sua parte è senza tegole, il visitatore ordina

al prevosto che entro il mese di ottobre faccia ricoprire quel tetto conbuone tegole o in altro modo. Ordina inoltre che sopra l’altar maggiorevi sia una sola croce, due candelabri e un ‘unica tovaglia con palio, e chela chiesa sia tenuta costantemente chiusa e la parete diroccata sia riparata.’7

Non sappiamo quali effetti abbiano sortito le ordinanze del visitatore apostolico. Si può immaginare comunque che poco o nulla si siafatto per restaurare l’edificio, che nei secoli seguenti cadde in quasi totalerovina. Ne l 1794 peralt ro l ’edif ic io fu r ia ttato alla meglio, come siricava da una iscrizione, incisa sopra un grosso mattone in terracotta,esistente sulla facciata attuale della chiesa.

Non è dato sapere a quali lavori alluda esattamente questa iscrizione, ma si deve presumere che le opere di riattamento si siano limitateal rifacimento del tetto, della volta e della Posticcia facciata che vediamo

attualmente, nella quale appunto risulta inserita l’iscrizione sopracitata. Dalla fine del sec. XVIII ad oggi si può dire che nulla sia stato fattoper assicurare una migliore conservazione dell’edificio. Le su e condizioniattuali peraltro sono cosf disastrose che un intervento conservativo siprospetta ormai come urgente ed immediato.

Formulando l’augurio che le competenti autorità facciano quanto èin lo ro potere per scongiurare una irreparabile rovina, è da sottolinearela notevole importanza che assumono le parti or iginali della chiesa roma

‘, « Ecclesia ipsa Sancii Jobannjs Baptis,ae in sui5 parietjbus sali, decetuer se babe,,

Praeterquam primjis paries Portae malori,, quae apparuil Sati, rima/ta, i/aque nisi reparegurde facili corriere poteri~. In eadem ecclesia visa fuerun, al/aria tria sa/is decentia seddenudata cssmj ecclesia ipsa sit derel ic ia Propter abdicatjonem curae ab ea facia, clausafame,, retinetur n e b es gi ae ipsam ingredian, ... Ei quia ecc/esiti ipsa in una parte visti fuulsine legni,, pro pierea mandavi, eiden, Preposito quod per fotum mense,,, Oclobri, debeatleciti,,, ipsum bonis seguii, Cooperire, seri cooperi,.j lacere. Et insuper ordinavi, su peraltare mairi; semper crucen, una,n resineri, duo candelabra, lobaliam sai/en, unicam cumpaulio, el quia ecciesia ipsa continuo clausa relineatur et eiiam quoti park, praedicgusrimatus reparegur ». Da cop ia semp lice del sec. XVII, estratta dagli atti esistenti nellaCuria Vescovile di Pavia, in Archivio Parrocchi~e di Bassignana.

DALLE ORIGINI CRIsTIANE ALLA

nica ancora conservate. Ee a qualche porzione del

Rinunciando ad un eopportunamente solo darilevare che l’unica partesemicircolare. All’esternosi staccano quattro lesenedono la superficie esternacorrispondono altrettanteche risultano leggermentetura absidale. La parte alda due ordini sovrapposcorsi d i mat toni lisci. Unmo, nel lessico dell’archinfine, è sostenuto da unasei per ogni campitura.

L’innesto dell’absidedirettamente, senza un elchiese coeve, soprattuttodella navata, direttament

presenta una terminazionsostenere le due falde detuttora, in perfetto statogreca destinata ad i l luminoltre il colmo del tetto ein origine, formavano undella chiesa, che evidente

Il lato destro dellama l’esame delle sue strufiancata costituiva parteesterna, nella sua compacanza di una navata lateracaratterizzata da una seriedevastati ma ancora chiar

di gronda del tetto e che,scandiscono la superficieciascuna di queste campitsesto e le spalle molto alldi gronda, priva attualme

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44DALLE ORIGINI CRISTIANE ALLA l’lEVE

mente supporre dota ta , in origine, di un coronamento simile a quelloche gira attorno all’abside.

La presenza di questi contrafforti laterali e la posizione delle monofore e dell’apertura cruciforme nella zona absidale provano che lachiesa sviluppava una sola navata, ed escludono nel contempo la presenzadi una copertura a volte, che avrebbe altrimenti acciecato la luce delleaperture. L’edificio quindi doveva avere una copertura a capriate ligneea vista, sostituita dalla attuale copertura a volte presumibilmente versola fine del Settecento. Manca purtroppo la possibilità di una riprova perquanto riguarda la fiancata sinistra, la quale appare rifatta integralmentein epoca imprecisata ma comunque abbastanza antica, come indica l’apparecchiatura muraria che nella zona inferiore presenta caratteristichenon posteriori al sec. XV.

Alquanto più complesso si presenta il problema della facciata originaria della chiesa, che certamente doveva essere spostata in avanti rispetto a quella attuale, posticcia, che chiude la navata a metà circa del suopresumibile sviluppo originario. Si potrebbe anche supporre che la facciata antica sia stata costruita o modificata nel 1266, al quale anno risalela seguente iscrizione attualmente murata a sinistra entrando nel vanoattuale della chiesa: IS

INTRENT . SECURI Q. QUERUNT. VIVE.PURI Q.M~.FECIT.FOR1~RXDEBET . SINE . FINE. LfiJJTJPJ~JBERARDUS . PREPOSITUS.[NAITUS DE. VALIDE. DICTUS.[MJCC . LX. VI DE MENSE. XUNII 11

Non sembra dubbio che l’invito espresso nella prima l inea dell’iscrizione sia indirizzato genericamente a coloro che stanno per entrare nellachiesa per impetrare la grazia divina. Dunque, l’iscrizione doveva esserecollocata sulla facciata antica dell’edificio, e molto verosimilmente sulportale stesso della chiesa, ove poteva essere letta più agevolmente daifedeli che si accingevano a varcarne la soglia. La facciata originaria dell’edificio, quindi, o più probabilmente il suo portale d’ingresso, furonocostruiti dal prevosto Bernardo de Valide nel giugno dell’anno 1266.

“ L’iscrizione, incisa su un grosso mattone rettangolare di cm. 60 x 36, è in caratteritipici dell’epoca di transizione dal romanico al gotico, e si può tradurre nel seguente modo:« Entrino sicur i coloro che chiedono di vivere puri. Colui che mi fece costruire deveessere lodato senza f ine: prevosto Bernardo detto de Valide; nel mese di giugno del 1266 ».

DALLE ORIGINI CRISTIANE ALLA

Peccato che oggi, distrutsua sede originaria, nonprezioso dato cronologico

Traendo le conclusilegittimo affermare che le

to r imane in vista delladi appartenere ad una denel 5. Giovanni di Bassigdelle costruzioni di maggla stilatura accurata, la tegato. In particolare, il frestilema più antico, vienericonoscibile soprattuttomati.

La datazione dell ’eda una più approfonditagnata alla seconda metàpresenta uno degli ultimidi cui par tecipa p ienamancora profondamente ispcontempo, essa costituiscdel gusto che portò i cotradizionali creando unod’origine, ne differisce psperimentati e, in qualch

Un discorso a partenici che rivestono la muradola di un ulter iore motirica è ancora quasi tuttaqualche punto è stato rimsottostanti.

Nella parte destrastato asportato in misuradi un santo co l volto inc

nimbo di colore giallo. La pieghe profonde, resoun volume: una tipologiatare gl i apostoli e gl i evarisce appunto che si tra

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46DALLE ORIGINI CRISTIANE ALLA PIEVE

conca absidale si scorge una figura analoga, che un’iscrizione sottostantepermette di identi ficare con S. Giovanni, l’apostolo prediletto.

Lo stato frammentario della decorazione, che si estendeva a tuttala parete e alla conca absidale, non consente per il momento un esamepiù approfondito. Da quanto è possibile vedere, comunque, sembra dipoter concludere che ci troviamo al più presto nella seconda metà delsec. XII, se non addirittura al principio del secolo seguente, come parrebbe indicare il carattere della stil izzazione Egurale del santo barbuto,tolto dai mosaici bizantineggianti, di cui si vuole in qualche modo raggiungere l’effetto. Tale cronologia è destinata a rimanere incerta perla scarsità di appoggi comparativi sicuramente databili. Sembra d i pote rconcludere tuttavia che gl i affreschi di Bassignana rivelino, nell ‘irrigidirsidei contorni e nel solidificarsi del ductus pittorico, un momento più tardorispetto ad altri esempi coevi delle regioni piemontese e lombarda.

Un breve accenno merita infine un frammento di affresco che traspare sotto la calce sul lato destro del la navata. Nel lacerto possiamoancora riconoscere un gruppo di angeli che trasportano in volo una casa,sovrastata dalla Vergine co l Bambino. Non sembra dubbio che la scenariproduca la 5. Casa di Loreto, la cui devozione evidentemente fu introdotta anche a Bassignana nel sec. XV . A questo periodo, o meglio agliinizi del Cinquecento, risale appunto l’affresco in parola, opera di qualche

artista locale di ispirazione popolaresca.

L’ ETÀ LONGOBARDA

L ’anno 568, attraversbardo entrava in Italia guidin armi che muoveva allatero che, con le famiglie edi quell’anno abbandonavanuova patria.

Superato l’Isonzo e otinuarono la loro avanzataI Bizantini, che tenevanosufficienti per opporsi all’alungo il cammino percorsoa capitolare ad una ad una

tembre 569.L’unica città che, lung

in grado di contrastarne lPavia, che già negli ultimdominio gotico era divenu

Alboino dovette benmunitissimo caposaldo delgerla d’assedio per tre anrealizzazione del suo piandella Lomellina e il forzam

Solo verso la primavee le terre limitrofe, l’eser

Circa l’itinerario seguitoMOR, La marcia di re ..4lboino (barda, Milano 1964.

In questo senso cfr. C.Gdenza di Bassignana, il Po era facpossibile. Il Sacco (op. cit., cap« commodissime traijcitur; ita utequitando possit: quod tamen ra

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48LETA LONGOBARDA

probabilmente fu guadato nella zona tra la Lomellina e la sponda Opposta,in corrispondenza di Bassignana e Mugarone. In questo punto infatti ilfiume poteva offrire più facile guado alle truppe longobarde, aprendocosj la via verso i territori di Tortona e Piacenza ancora in mano aiBizantini.

Secondo una antica tradizione raccolta dagli storici locali, e che hatutte le apparenze di essere vera, durante l’assedio triennale di Pavia

Alboino avrebbe conquistato e sottomesso quella zona a sud del Po checorrisponde a un dipresso all ‘attuale Oltrepò Pavese. ~ certo verosimileche la conquista di questo territorio risalga alla prima fase dell‘occupazione longobarda, nel preciso i nten to d i costituire una testa d i pon te asud di Pavia e isolare questa città dal territorio ancora in mano ai Bizantini. Questi infatti erano rimasti saldamente arroccati in L igur ia e sugliAppennini e, sino ai temp i d i Agilulfo (391-615) mantennero il Possessodi Tortona e di Acqui, al pari di Cremona che fu occupata soltanto nel603. Anche Piacenza probabilmente fu occupata dopo la prima ondatad’attacco, anche se nel 590 essa figura già sede di un ducato longobardo.

La zona occupata dai Longobardi nel loro primo balzo a sud delPo corrisponde grosso modo, come s’è accennato, all’attuale OltrepòPavese, ma essa includeva certamente una zona dell’alessandrino attualecon i centri di Sale, Bassignana e Mugarone, località tutte che sino al

sec. XVIfl furono considerate parte integrante del territorio pavese.L’origine del vasto territorio indicato nel medioevo con l ’appellativo diUltrapadum risale evidentemente alla prima età longobarda quando, perprecise ragioni di carattere strategico, la zona conquistata fu staccata daimunicipi di Tortona e Piacenza per essere attribuita a Pavia, che di lfa poco era destinata a diventare sede del regno longobardo.

Storici antichi e recenti si sono affannati a ricostruire la genesi dell’Ulttapadum senza peraltro riuscire a individuare le vere ragioni percu i la Zona, già appartenente ai territori municipali di Placentia e De,zona, ne fu staccata per essere inclusa nel distretto pavese.

In rea ltà, la formazione dell’Ultrapadum risale evidentemente allaprima fase dell’avanzata longobarda a sud del Po. Essa deve essere stataimposta dall’esigenza di aggirare a sud la città di Pavia e tagliare le suelinee di collegamento con i centri ancora in mano ai Bizantini. Questa

esigenza strategica cambiò in parte il suo obiettivo dopo il regno diClefi (574-75) quando, concluso l’agitato periodo dell’interregno conAutari (584-590) Pavia divenne la capitale del regno. Più evidente divenne allora la necessità di mantenere e potenziare una testa di ponte

L’ETÀLONGOBARDÀ

a sud della città per protedelle milizie bizantine, saldpennino piacentino-ligure-pAcqui e Tortona.

Una zona di particolar

ritorio a sud de l Po corrispe Mugarone: il primo in piache domina la piana e ilfelice ubicazione su alturesponda opposta del Po attagli stanziamenti longobardcorso del Tanaro, Bassignaquista, dovettero costituirelongobardo, contrapposto ana tortonese.

Questa ipotesi trovaguidava le truppe longobacorso dei fiumi. Questi, tacostituivano la più sicura edi una regione.3 Anzituttospesso la più diretta; in sedei rffievi montuosi dai qstante con un articolato sis

£ appunto il caso dedistribuiti ad arco attornoun’efficace linea di penetranese ancora in mano ai Biz

Come è stato giustamscesi in Italia era relativamdei vinti e il numero dei va tutto, costituisce un aute«si è in pochi e sovrastacostretti non solo a distruunicamente quei luoghi ch

e di resistenza. E non solon izza ti entro un intero, s

264.A. CAVANNA, Fata, Sala, A

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50L’ETÀLONGOBARDA

sime guarnigioni bizantine e a volte da schiere di civili, ai quali la secolare avvedutezza bellica bizantina ha insegnato qualcosa. ~ quindi pidche necessario occupare questi castelli, insinuarsi là dove il tempo e iprecedenti hanno rivelato la posiz ione sicura, fissarsi nei gangli vitalid’una regione, proteggersi le spalle su qualche colle, presso qualchefiume, raggiungere il cuore di un territorio. Una vasta regione può esseretenuta in pugno da chi ne ha occupato anche il solo punto centrale: eccoil rag ionamento. Questo signi fica essere obbligati a fare economia diuomini e di forze, cioè essere obbligati a fare della strategia, una strategiaper v ivere e vincere a tutti i costi. In una situazione come questa ancheil fiume doveva dare il suo intuitivo e naturale suggerimento »

La zona che si estende tra il Po e i primi contrafforti delle Prealpiliguri offre eloquenti tracce toponomastiche che confermano pienamenteil sistema di insediamento adottato dai Longobardi nella loro gradualema continua espansione verso sud. Sappiamo che la Liguria attuale fuconquistata soltanto nel 642 , ma prima di questo balzo in avanti realizzato ai tempi de l re Rotari (636-652) la zona del tortonese e dei contrafforti montani limitrofi fu sovente teatro di varie e alterne vicende bell iche nella lotta tra Longobardi e Bizantini. I particolari di questa lottanon ci sono stati tramandati, ma sappiamo per certo che i Bizantinifurono costretti ad un progressivo ripiegamento del limes verso gl i alti

gioghi dell’Appennino ligure.La toponomastica della pianura tortonese rivela frequentemente la

preoccupazione dei Longobardi di stabilire sicuri presidi militari nelloschieramento avversario: fiumi e torrenti sono spesso legati a questistanziamenti in una precisa visuale strategica, come rivelano i presididislocati lungo il Coppa, lo Staffora, il Curone, il Borbera, l ’Orba, loScrivia e il Tanaro.

Per quanto riguarda quest’ultimo fiume, come g ià abbiamo accennato, sono noti tre stanziamenti che vanno riferiti indubbiamente aiprimissimi tempi dell ’occupazione longobarda: Sale, Bassignana e Mugarone, incorporati per tempo nel ducato di Pavia. Queste t re local itàfurono certamente tra le prime basi operative nell ’avanzata longobardasu Tortona, che probabilmente risale ai tempi di Agilulfo.~

Ivi, 266.A Tortona sembra certa la presenza dei Longobardi solo sotto Arioaldo (626-636),

quando il vescovo di Tortona chiese l’intervento del re a riano per obbligare il monasterodi Bobbio alla soggezione vescovile, Cfr. J0NA, Vitae Columbani discipzdorumque eiuslibri duo, XI, 23, in M.G.FL, SS.RA Merov., XV, I{annover 1902, 144.

L’ETÀLONGOBARDA

Sembra che in questabardi abbiano utilizzato intracce toponomastiche rilealleati dei Longobardi e dal re, dal qua le d ipendevEssi, in definitiva, dovettmeno favorite forse nellasu terre di recente conqudisposizione del fisco. Noricordano una loro apparizin luoghi non lontani dali diplomi regi disponganozata su Tortona e sulla Ligià trovato il loro stabilesingoli capi, normali neidipende da una diretta iniRotari apparirà l’esecutorlitorale ligure »

L’insediamento dei Glo dei Longobardi, che in

ultimi comunque dovettedel re. Si può anzi ritenercostituito dal termine salazona di sicura prevalenza

Sale è il più antico toe dimostrerebbe appunto cregione ai tempi dell’avannico longobardo, che fecedell’ordinamento civile lon

Cfr. in proposito A. CAVA, CAvANNA, op. cit., 48In una carta dei 993 due

fu Adalberto, di Sale, vendono iin loco et fundo Gridi, vicino al’Archivio Capitolare di Tortona,villa Sale Roderadi, in sala propmarchio sta in giudizio Alberico,vari iudices sacri palacii e un cointitolarsi a un Rhdirad, venivanNARESI, I placiti del “Regnum It

• Sul concetto di sala c fr . A

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52ETÀLONGOSARDA

Altro importante centro militare a presidio del territorio tortonesefu senza dubbio Bassignana, in ottima posizione strategica su un rilievoalla confluenza tra il Tanaro e il Po. In un estimo pavese composto nel1250 10 risulta che il Borgo di Bassignana” aveva una « porta Qibide »che ha fatto pensare ‘~ a una colonia militare di Gepidi, uno tra i primianelli della folta schiera di presidi gepidici scaglionati nel tortonese e

sull’Appennino ligure durante l’avanzata su Tortona e Genova. In realtà,la denominazione della porta non ha alcuna relazione con uno stanziamento di Gepidi ubicato nelle vicinanze del la cinta fortificata del Borgo.L’origine della denominazione attribuita alla porta deriva invece dal fattoche da essa usciva la strada che portava alla vicina località di Zebedo 13

che sorgeva sulla sponda sinistra del Po, tra Frascarolo e Gambarana.Possiamo comunque supporre che, come Zebedo fu indubbiamente

luogo d’insediamento di Gepidi (come il suo nome rivela), cosi anche Bassignana, sull’opposta sponda del fiume, fosse anch’essa sede di una guarnigione gepidica. Non può sfuggire ad alcuno difatti l’osservazione chele due località, strettamente connesse tra loro, erano inseri te in un complesso sistema militare in cui predominava l’elemento etnico gepidico.

Sulle contrapposte sponde del fiume dovevano quindi essere duestanziamenti gepidici perfettamen~~ integrati fra loro in un più vastosistema strategico. Funzione preminente dei due stanziamenti doveva

essere quella di presidiare il collegamento, costituito da un traghettovolante, tra i centri militari della bassa Lomellina e quelli stabiliti nellapianura tortonese.’4 Data l’assenza di ponti stabili lungo il corso medio

R. SORTGA, Documenti pavesi sull’estimo del sec. XIII, in Bollettino della Soc.Pavese di Storia Patria, XIII (1913), fasc. 111-1V, 321.

Con questa denominazione veniva frequentemen~~ indicata la località di Borgo.franco, costruita verso il sec. XIII sulla sponda sinistra del Po. Come si dirà a suo luogo,la località fu ingoiata dalle acque del Po agli inizi del secolo scorso. Va qui allevato cheper il borgo di Bassignana l’estimo cita, oltre la porta Cibide, anche la porta Sparogariee la porta Gambarane. Evidentemente, nella cinta muraria di Borgofranco si aprivano treporte da cui uscivano altrettante strade che mettevano in comunicazione l’abitato coni centri lomellini viciniori di Zebedo, Sparvara e Gambarana. Questa circostanza costi.tuisce la controprova che la denominazione della porta Cibide non aveva alcun riferimentoa eventuali stanziamenti di Gepid i nelle vicinanze.

G. FASOLI, Ini zio d i un’indagine su gli stanziamenti longobardi intorno a Pavia, in.Bollettino della Soc. Pavese di Storia Patria, 1953, I, 9; A. CAvAI4r4A, op. cit., 262, nota 402.

“ Su questa antica località, ingoiata dalle acque del Po, cfr. F. PIANZOLA, Un co~-nunello pavese scomparso: 5. Michele de Zebedo, in r ivista Ticinum, luglio 1941. Estremamente significativa risulta la tipica dedicazione della chiesa locale all’arcangelo Michele,‘veneratissimo appunto dai Longobardi.

Se non si può parlare di una vera e propria famil iarità dei Longobardi con i

L’ETÀLONGOBARDA

del Po, doveva rivelarsi ese dei traghetti scaglionatitra Bassignana e Zebedo.’5

Non va d’altra partBassignana, sorgeva un maffondava le sue origini npiuttosto una semplice insapessimo per certo che anminata « castrum Sanai Mdedicata anch’essa all’arcaLongobardi abbiano nutritnale in cui onore eresserin ogni parte del regno.’7

corsi d’acqua, cer to non si può no di tecnica del traghetto. L ’Eddi veri e propri traghettatori, spolizia f luviale: i portonarii. Cfrcustodit.

È veramente sintomaticostrategiche erano mutate di mofuoco) Bassignana venisse giudicpasso sul Po, ch e consentiva ilsandrino. Ciò risulta da una reladi Fi lippo XI riporta il giudizio diperchè ci conserverà il passo defuori che a Pontestura, ci consedi là da Po et per giudizio loroviene havere molta cura... ». CfrAlessandrino, mazzo 5, n. 12 . Comin bocca a un longobardo vissut

16 Nella visita pastorale del

de Fossulanis per conto del vesStefano di Bassignana viene elenciuris patronatus nobilium de Bediruptum Iuit et reducta es t incit., 169. Merita q ui di essere runa cappella dedicata a 5. Michequale il pontefice Anastasio IVziano di Tortona confermandonevera cum ecclesia sancti MicbaelisV. LroÈ, Le carte dell’Archivio Cdoc. LII, p. 70.

“ 5. Michele è il vero sanportava la f igura sullo scudo e ladalla zecca di Pavia. Xl Bognettd’una indagine sui loca sanctorum

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54L’ETÀLONGOB~g~~~

dedicata all’arcangelo Michele, che di li a poco era destinata a diventareuna vera e propria cappella di cor te nella quale si celebravano le piùsolenni funzioni interessanti la vita della nazione.18

La dedicazione della chiesa e del castello presso Bassignana a 5. Michele arcangelo si inquadra dunque benissimo in una atmosfera di r icord ilongobardi d i carattere militare, confermando l’ipotesi che il caslrumtragga origine da uno stanziamento militare longobardo. Forse non parràtroppo azzardato pensare che il culto dell’arcangelo sia stato introdottoa Bassignana ai tempi di Grimoaldo (662-671), quando tale culto ricevette nuovo impu lso da parte di questo re, trovando il suo centro diirradiazione nella stessa capitale.

D’altra parte è ormai considerato un fatto pacifico che le ch ieseintitolate a santi guerrieri come Michele, Giorgio, Martino e simili (comeappunto la chiesa casteliana di Bassignana) abbiano un’origine longobardae rappresentino il momento di passaggio di quel popolo dall’arianesimoal cattolicesimo ortodosso. In particolare, tali chiese sono sempre in relazione con organizzazioni militari, e appunto per questo i santi scelticome titolari hanno la caratteristica militare.

Risul ta inf ine certa l’esistenza di uno stanziamento di exercitajeslongobardi (o di estrazione gepidica) anche nel vicino centro di Mugarone, arroccato su di una eminenza del suo lo dalla qua le si domina il

corso del Po e la piana circostante sino alle prime pendici del Monferrato.Parecchi atti della chiesa locale, dedicata a 5. Maria, consentono di stabilire che, almeno sino al sec. XVII, essa aveva il titolo di S. Maria adperticas. Tale predicato è senza dubbio eloquente, perché richiama puntualmente il titolo di una notissima chiesa di Pavia, S. Maria in Perticaappunto, edificata nel 673 dalla regina longobarda Rodlinda, moglie delre Cuniperto.

La denominazione della chiesa pavese deriva dal fatto che accanto

sia stato Grimoaldo ad iniziare ufficialmente il culto dell’arcangelo: una mossa intelligenteda parte dell’anticattojjco re, dal momento che 5. Michele era venerato sia da ariani siada cattolici. Il Bognetti insiste anche sulla opportunità di approfondire l’indagine intornoai territori la cui chiesa sia dedicata a 5. Michele, specialmente quando ivi sorgano torrio castelli, o anche quando ci si trovi in campagne isolate e deserte, le preferiae dai Longobardi per costruirvi i loro cimiteri, Cfr. G.P. BOGNETTr, I Tloca sanctorum” e la storia

della chiesa nel regno longobardo, in Rivista di storia della Chiesa, maggio-giugno 1952,165 e sgg.; la, Santa Maria di Castelseprio, Milano 1948, 199-200.

F. FAGNANI, La faramannia longobarda di Pavia e il problema storico della basilicadi 5. Miche le Maggiore in Bollettino della Soc. Pavese di Storia Patria, LXI (1961), IX,3 e sgg.

L’ETÀLONGOBARDA

ad essa sorgeva il cimiterPaolo Diacono,’9 venivancollocate secondo un’antiScopo di queste pertichein un paese lontano, i sudi famiglia, ed in cima

quel punto dell ’orizzontesapere in quale direzioneveniva ad assumere co ldella rimembranza », ovedava ai memori parenti uqua le nemmeno la salma

L’usanza riferita dama doveva essere diffusadi numerose chiese il cuchiesa pavese. Fra esse pdi Padova, 5. Stefano in Ppresso Mortara (oggi Maritorio alessandrino c i offsia sancte Justine de pert

d’Acqui afferma fondataDobbiamo quindi c

rone deve essere fatta rmente ai sec. VII-Vili.oppure dedicata in un priconsacrata al culto cattessere risolto per l ’imposostegno dell’una o dell’a

PAUL. DIArI, V, 5: « Aid est trabes, erectae steterant,solebant: si quis enim in aliquamconsanguinei eius intra sepulchligno factam ponebant, quaesciri possit, in quam partem b

Sappiamo del resto chlocalità pi4 delicata e pericolosivi alle pratiche pagane tradizio

Il Un episodio relativo almanna di piantare pertiche a ricin quell’avanzatissimo periodo.

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DALL’ETÀCAROLINGIA ALL’ETÀ

DALL’ ETÀ CAROLINGIA ALL’ ETÀ OTTONI»IA

Ne l 774, dopo Ufl memorabile assedio sostenuto con disperatovalore, Pavia fu costretta a capitolare e Desiderio, ultimo re dei Longobardi, si arrese a Carlo Magno che coi suoi Franchi era sceso in Italiacingendo d’assedio la cap itale. Questo avvenimento era destinato a incidere profondamente sulla storia delle nostre regioni, inaugurando unanuova fase storica che fu feconda di ulteriori sviluppi.

Dopo aver assicurato al suo dominio tutta quella parte del territorioitalico che fu soggetta ai Longobardi Carlo Magno assunse ben prestoil titolo di Rex Francoyum et Longobapd0y~~. una formula nuova edoriginale mediante la qua le il Regnum Longobardie continuava a conser.vare la propria personalità giuridica e, in gran parte, i propri ordinamenti interni. Ed effettivamente, la personalità del regno sconfitto nonvenne alterata: esso fu inserito, con la sua organizzazio~~ le sue leggi,

le sue consuetu~i, nel quadro del grande dominio carolingio che s’andava Costituendo in Europa. Almeno per qualche tempo ancora, il popololongobardo potépensare che nulla era cambiato, se non la persona delsovrano,

Questo regno, inquieto, fatalmente aperto ad ogni possibile evento,fu dato da governare al f ig lio d i Carlo, Carlomanno, il quale, dal 781,assunse in Roma il nome di Pipino. Ed a Pavia il giovane Pipino stabilivala sua residenza ordinaria, quasi a sottolineare la continuità del Regtzumnella scelta stessa della capitale

Le successive vicende dei carolingi in Italia, sino alla deposizio~~di Carlo il Grosso avvenuta nell’877, sono fatti che si svolgono lontanodal nostro territorio o che, anche se hanno per sfondo la vicina capitaledel regno, Pavia, non toccano direttamente la storia interna di Bassignana.

Meri ta p iu ttosto d i essere sottolineato il fatto che la dominazionecarolingia introdusse fondamentali innovazioni nell’assetto territoriale eamministrativo della nostra regione. Uno dei capisaldi della riforma attuata da Carlo Magno fu appunto la sostituzione dei duchi longobardi

con i conti (comites), sfaceva capo l ’amministradente.’

Anche il territorio ddirette dipendenze del r

Pavia « ricevesse subitoche lo avesse solennemendell’imperatore in Italia.ufficio, salvo il fatto di escon maggiore grado di resdifferire dagli altri contiampia potestà civile e mile medesime mansioni d’o

Agli inizi del X secdalla amplissima contea dmelo comprendente un vl’Agogna e il Po, in una si confini delle contee di PLomello. A un dipresso, qdel territorio attuale della

La contea di Lomellogario I! a un Manfredo fnel novarese, che il BaudiMilano e seguace di Berestrage dei suoi decretatalese si estinse nel contesenza eredi lasciando vac

La prima casata dei conbernardingi, cosE denominati daacciecato e spodestato dallo zioPavia poi di Sospiro e RovescalaIX, 14 2 e sgg.

2 B. DRAGONI, Il Comune

Il distretto lomellense ris

in cui si nomina la judiciaria laP. VACCARI, La formaziodel 11 Congresso Storico Lombar

Sui limiti territoriali dellvasta zona sulla sponda sinistrabliografia ivi citata.

6 B. BAum DI VESME, I c

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58DALL’ETÀCAROLINGIA ALL’ETÀOTTONIANA

assegnato al giudice pavese Cuniberto, da cu i deriva la seconda casatadei conti di Lomello.~ Verso il Mille, sotto l’imperatore Ottone 111, iconti di Lomello assunsero pure la dignità di conti palatini e di conti

territoriali di Pavia, concentrando cosi in una sola famiglia tre caricheche assicuravano il completo controllo di tutto il territorio pavese.

Quale fu la posizione di Bassignana nell’ambito del nuovo assettoterritoriale introdotto da Carlo Magno? Il Guasco & Bisio,8 seguito

pedissequame~t~ da altri, ha sostenuto l’appartenenza di Bassignana allacontea di Lomello, ma questa affermazione non risulta suffragata da alcuna prova. Essa anzi contrasta con un dato geografico di lapalissianaevidenza, come la collocazione di Bassignana sulla sponda destra del Po,completamente al di fuori quindi dell’ambito territoriale del comitatolomellense, che aveva come estremo limite meridionale la sponda sinistradel f iume.

Parecchi indizi invece inducono a credere che Bassignana appartenesse alla contea di Pavia, al pari d i t utte le altre località a mezzogiornodel Po che in età comunale costituivano il territorio indicato con ladenominazione di Ultrapadum Una prova decisiva al riguardo sembracostituita da una carta nonantolana del 990 circa nella quale vengononominati « ad Mogironi mansos n’cs in Comitatu Papiensi » assieme adaltri appezzamenti di terreno in Piovera e Pecetto.9 Ora, se Mugarone

apparteneva alla contea di Pavia, a foniori si deve concludere ch e a llastessa contea apparteneva anche Bassignana, che è ubicata a levante diMugarone e maggiormen~~ vicina quindi ad altre località di sicura appartenenza pavese.

L’assetto territoriale scaturito dalla riforma carolingia fu sostanzialmente conservato durante il periodo del Regno Italico, che fu affidatoda governare a Berengario marchese del Friuli ed ebbe ancora Paviacome cap itale . Questo regno peraltro fu agitato da continui disordiniper le lotte dei più potenti signori feudali che si contendevano il poteree il trono stesso. La corona non diede a Berengario I l’autorità neces

Sulle origini e le ulteriori vicende di questa famiglia, ch e qualcwio ancora si ostinaa considerare erroneamente una ramificazione della prima casata lomellense, cfr. B. ORA-CONI, I conti di Pavia e i conti palatini di Lomello nella Prima formazione dell’antico co

mune pavese, in Bollett. della Soc. Pavese di Storia Patria, XLVH.XLVXII (1948), 1-11, 9e Sgg.; ID., Ancora sui conti palatini di Lomello, ivi, LVI (1956), 11, 155 e sgg.E. GuAsco DI &sw, Dizionario Feudale degli Antichi Stati Sardi e della Lombar.

dia, in BSSS., LIV.LVHI, Pinerolc, 1911, ad vocem.G. TIRABOSCHI, Storia della .Badia di Nonantola, Modena 1785, 11 , 129,

DALL’ETÀCAROLINGIA ALL’ET

sana per superare i contfuse vicende, egli stessodolfo di Borgogna, quinmarchese d’Ivrea, che prdi Provenza, e dopo la

facendosi incoronare aP

Nei primi decenni ddevastata dalle incursion(presso Saint-Tropez, suvalichi alpini. Dalle lorodicamente nella pianurametà del sec. X la regiol ’estrema rovina.

Non è certo questaed oscura della nostra sstate oggetto di una apprtora piena attualità. Ci licene si spinsero in qualchTanaro, ove lasciarono u

Una di queste tradnel suo Chronicon ymagileggenda che attribuisceMagno, di un vasto statoda Alba sino a Tortona,principe pagano Marco.

t noto che per quadi fra Giacomo d’Acquil’autore « si servf certamche anche nelle tradizioncerto fondo di verità »?accennato sopra nella quacronismi introdotti dalla

“ C. PATRUCCO, I SaracStudi sulla storia del PiemonteJAcOBI AQuENsIs, Cbr

sgg. Su Giacomo d’Acqui e sLes legendes carolingiennes daromaines, Montpellier 1894.

“ C. PATRucco, op. cit.,

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60DALL’ETÀCAROLINGIA ALL’ETÀOTTONIA)4A

scorrerie effettuate dalle o rde saracene nel tor tonese e nella val le diScrivia, ove si verif icò molto probabi lmente un regolare stanziamento diA rabi, in comunjca~ofle col mare attraverso le valli dell’alta Bormidae dell’alto Tanaro.

Narra dunque la leggenda che i Saraceni occuparono una Zona dellaLombardia meridionale nel la regione delle Alpi Cozie, che si stendevafra Piacen2a e Tortona e tutto il territorio montano dalla Lunigiana alla

Provenza Questo territorio era dominato dal duca Marco, illustre e potente principe saraceno. Secondo l ’opinione di altri, riferisce il Chronjconil duca Marco non era un saraceno ma piuttosto un pagano, il quale estendeva il suo dominio su quei monti e occupava la città di Atylia ‘~ che erasopra Serravalle, ove dicesi Pieve di Inverno, e Alba Spetia che ora èdetta Tortona, nonché tutte le catene montuose che giungono alla rivadel mare.’4

L’imperatore Carlo Magno scese in Lombardia avviandosi verso ilterritorio del duca Marco, presso il quale si erano rifugiate molte persone messe al bando dall’imperat0~~ stesso. Meta della spedizione era lavalle Scrivia, ove ora dicesi la P ieve di Inverno, ora dominata da ungrande castello, occupato dal duca Marco, primamente denominataMonteMiliante, ed ora Precipiano Ne i pressi era un’altra città di nome AlbaSpetia, ora detta Tortona, sulla quale il duca Marco esercitava il proprio

dominio, come su tutto il paese montano circostante. Dopo aver lasciatola città di Asti alle sue spalle, Carlo puntò contro i pagani di valle Scrivia,e dapprima toccò la local ità di Gamondio ove, soffermatosi alquanto, feceampie donazioni alle chiese locali.

Allora il Tanaro, prosegue il Chronjcon veniva chiamato fiumeSylopp, e Frascheta era detta la Silva Danea, Carlo Magno varcò il fiumeSylopp, e marciò in forze contro un mon te occupato dai Saraceni, orachiamato Montecastello, ed attaccando quel monte li mise in fuga.Costruf po i un grande ponte sul fiume Sylopp, per facilitare le sue puntate offensive contro il duca Marco e i pagani che abitavano le località ei monti ricordati sopra. Nel luogo ove sorge attualmente il castello diSerravalle era un posto di guardia chiamato capra silve Danee, e quasinell’opposta direzione era un altro distaccamento che prendeva nome daOspinello, il quale era un gran personaggio pagano; attorno a questi

“ La leggendaria città di Aty!ia corrisponde nella realtà a Libarna. Cfr, F. CAnOTTO

.1 municipi romani ... cii., 268.JAcOBI AQUEN5IS op. e!. cii.

DALL’ETÀCAROLINGIA ALL’ETÀ

luoghi abitava il figlio detente, che con 500 miitiora la Frascheta si trovavfolto numero di alberi.parecchi scontri con le tru

nendo soccombente.La guerra fu vinta dRolando, nipote di Carlogano Ottonel lo d i Atyliasua sorella Bellisante. Lagenda, si sarebbe po i spdella battaglia Rolando fdolore e fu sepolta col min una chiesa.

Nella sii va Fraschetapoteva rivelarsi fatale. Ascorta di pochi uomini, funel castello di Monte Militendo, di essere Gualino

diffidando della r isposta,ordinandogli di recarsi icavaliere di cosf bell’aspetl’imperatore, ma non svei Saraceni con i loro capil duca Aimone e Rolandodetto ora Precipiano, pasdella Frascheta, via che

Il nome della strada ddel cronista, e deriva evidenteTale strada toccava verosimilmedell’immensa foresta d’Orba, cheCon quest’ultimo nome si indigione, che portò al graduale d

terreni. Fraschetta diventò alloboschi, gerbidi e campi lavoratsuddivisa in diverse zone: abbischese e una valenzana di cuiGI0LINI-L. VERGANO, Storia di ALXVIIT-LXIX (1959.60), 58-59,della comunità di Marengo rela

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62DALL’ETÀCAROLINGIA ALL’ETÀOTTONIANA

e gli altri militi cristiani si gettarono contro i Saraceni, liberarono l’imperatore e nel corso della mischia uccisero Flambador

Radunato un grosso esercito, Carlo Magno distrusse la città di Atyliae il Castello di Monte Miliante, ricacciando i Saraceni da quei monti sinoalle rive del mare. Investi quindi la città di Tortona da due parti: inpianura e sul monte Scholta. Espugnata la città, tutti i Saraceni furono

cacciati dalla LombardiaCome si può vedere, questa grandiosa e complessa leggenda contiene

tali e tanti elementi fantastici da non meri tare la minima credibilità.Rimane tuttavia il fatto che la leggenda adombra una verità che, a nostroavviso, non può essere revocata in dubbio: la cont inuità di una tradizione che si riallaccia alle ripetute scorrerie saracene in quell’ampia zonache abbraccia l’acquese e il tortonese, nella quale non è improbabile siasorto un effimero stanziamento di Arabi collegati con lo stato che avevala sua sede a Frassineto.

La definitiva cacciata dei Saraceni dal le nostre regioni , secondo ler icerche del Patrucco, avvenne nella seconda metà del sec. X, in coincidenza col risveglio economico, sociale e politico dell’Italia superiore e,soprattutto, co l rafforzamento dell’autorità regia e imperiale che si verificò sotto la dominazione degli Ottoni in Italia.

DALL’ETÀCAROLINGIA ALL’ETÀO

parte del territorio di Basdizione questa che dovet te quella successiva dei re

Vediamo ora quali egnana attorno al sec. X.

A) Monastero di Nonant

Questo insigne monanelle località limitrofe alcugio 1006. In questo atto,vivente secondo la legge lstero di Nonantola la conctimi di tutti i beni che loCauresi, .Baseniana, Muliarverasco dicitur, ve i in earu

È questo l’unico attononantolano in Bassignanabeni stessi sia passata ad a

*** B) Liutfredo vescovo di

Il quadro offerto dalla scarsa documentazione pervenuta sino a noiconsente di stabilire che, verso il Mille, gran parte del territorio di Bassignana era suddiviso fra signori laici ed enti ecclesiastici, accanto ai qualicomunque non doveva mancare una folla di minori proprietari.

In qualche caso i beni in questione erano di natura allodiale, pervenuti nei rispettivi titolari per successione ereditaria, compravendita oaltro titolo d’acquisto. Nella maggior parte dei casi peraltro si trattavadi beni donat i d iret tamente dal sovrano ad enti ecclesiastici (vescovatio monasteri) per assicurarsene l’appoggio e il favore, secondo una prassiche, già in vigore nell’età longobarda e carolingia, è poi stata largamenteappl icata nel periodo ottoniano.

I beni donat i dai sovrani erano, di regola, di natura e provenienzafiscale: gran parte delle terre di Bassignana assegnate in donazione ad entiecclesiastici partecipavano appunto di quella particolare natura. Abbiamo già accennato, del resto, al fatto che in età longobarda la maggior

Secondo il Guasco ddeva molte terre anche Adavia di donne, nel 997 i bedi Tortona, a Riccardo coa Uberto conte di Stazzondal conte Aimone di Vercquali elementi il Guasco drezza una cosi complessa sda nessuna fonte coeva. Svaloroso nel le disciplineteorie, comuni del resto a

verità assoluta. E poichétrice, può tener luogo di

G. TIRABOSCHI, op. cit.,7 F. GuAsco DI BISIO, op.

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64DALL’ETÀCAROLINGIA ALL’ETÀOVI’ONIANA

con beneficio d’inventano le affermazioni dello storico subalpino, augurandocj che in futuro esse possano trovare conferma in qualche validapezza d’appoggio.

Ciò che è certo, ad ogn i modo, è il fatto che il vescovo Liutfredodi Tortona possedeva effettivamente a Bassignana, come in altri luoghidel tortonese e del vogherese, alcuni beni che risultano di provenienzamaterna. Ciò è provato da un atto del 15 gennaio dell’anno 998 col

quale il vescovo Liutfredo vende a « Otto dux flhius bone memorie Cononi » numerosissimi beni, alcuni dei quali siti « in locjs ci fundis. casaleuigarj. siqueria. piniolj. morenise. fanigasi. sale roderadi. bibiano. sparoarja. baseniana ».18 Ne l documento, appunto, viene specificato che talibeni « /uerunt jure ci pro prjetaiem quondam Bertani. que /uit genetrjs.mea ».

Il Guasco di Bisio identifica il duca Ottone citato nel l ‘at to di cuisopra con Ottone duca di Carinzia, che avrebbe cosf acquisito metà diquanto il vescovo Liutfredo possedeva a Bassignana. Questa porzione dibeni sarebbe po i stata ceduta dal duca Ottone ad una abbazia milanesenon meglio precisata. Anche in questo caso lasciamo la responsabilità dell’affermazione al Guasco di Bisio, il quale prosegue sostenendo che l’altrametà dei beni posseduti in Bassignana dal vescovo Liutfredo sarebbe stataceduta da questi all’ imperatore Ottone II I nel dicembre dell’anno 997.

L’imperatore, a sua volta, con diploma del 21 novembre 1001 avrebbedonato i beni in parola all’abbazia pavese di 5. Felice della Regina, intitolata anticamente a 5. Salvatore. Il diploma in questione peraltro, nellalezione edita dal Muratori,’~ non fa a lcuna menzione di Bassignana, ilche dimostra che lo storico subalpino incorse in qualche abbaglio.

C) I Vescovi di Pavia

Una cospicua porzione del territorio di Bassignana apparteune pureai vescovi di Pavia, che riuscirono a conservare i loro possedimenti nellalocali tà per lunga serie di secoli.

Secondo una notizia riferita dallo storico pavese Gerolamo Bossi,«Luitardo, Vescovo XLIX. di Pavia, nel 849 da Lotario e Lodovico Re,et Imperatori hebbe la donatione di Casolate, Cema, Fontana, Menasio,

A. CAVAGNA SANGIULIANI Documenti vogheresj dell’Archivio di Stato di Milano,Pinerolo 1910, in BSSS., XLVII, dcc. III, 18.

LA. MURATORI , Antiquitates Italicae Medii Aevi , Milano 1741, t. IV, coI. 197.8.

DALL’ETÀCAROLINGIA ALL’ETÀO

Monte Valerio, Roscala, Sna » .~ Per quanto il Rossisue notizie da materialedirettamente, in questo cain quanto è certo che i brisultano pervenuti alla ch

guarda Bassignana, in parpavese risultano addiritturaltre elencate dal Bossi. Ndi Rodolfo Il re d’Italiaferma a Leone, vescovo dprima che la città (ne l 92gnana non viene menzion944 col quale il re Ugo efredo di Pavia i beni dell

Il più antico accennognana ricorre nel d ip lomail sovrano conferma al venese, tra i quali « plebes qE poiché il diploma si lim

chiesa pavese, senza procele terre ubicate in Bassignail 944, anno in cui fu emae il 976, anno di emanazforse lontani dal vero supdonati al vescovo di Pavia962-973.

I beni ogget to della ddi Bassignana, intendendospiuttosto il complesso deiscrizione battesimale. In se

G. Bcssl, Notabil i, chesiastiche, i dignità secolares b ,

quella pan di scritture, che si

et ancora I Glorie sacre di e saFagnani, Pavia.

L. ScHIAPARELLI, I diploIDEM, I diplomi di UgoM.G.H., DipI . Reg. et Im

dcc. 144, 161.2. Cf ,r . Appendice

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66 DALL’ETÀCAROLINGIA ALL’ETÀOTTONIANA

corte di Frigandio, possedimento terriero di origine evidentemente fiscale(oggi diremmo demaniale) che possiamo supporre ubicato nel territoriostesso di Bassignana.

Il termine curtis, com’è noto, nella sua accezione più diffusa staad indicare il cortile o spazio cintato attorno alla casa, la casa e il suorecinto, o anche quel complesso di edifici e di suolo cintato che costituiva

il centro di un’azienda agricola: nell’età romana il suo equivalente è lav illa d i un latifondo, nell’età moderna la fattoria con la casa padronalee i rustici annessi. Nella pratica, il termine curtis venne anche a significare il complesso patrimoniale di ciascun fondo, al centro del quale risiedeva il fattore o aclor, funzionario che più tardi si chiamò anche neifondi privati gastaldus. Nell’interno della corte cosf intesa venne distintauna pan dominica o domocultile, detta anche curtis per antonomasia, checorrispondeva alla par te del fondo rustico condotta direttamente dal proprietario, e una pan massaricia che era suddivisa in lotti affidati a singolefamiglie di agricoltori, tenuti a corrispondere al proprietario un fitto generalmente in natura.

Non è certo impresa facile determinare con maggiore esattezza l’ubicazione della corte di Frigandio, dal momento che nessuna fonte contemporanea o successiva offre qualche spunto utile alla r icerca. Sappiamoperaltro che, nei secoli seguenti, il complesso terriero appartenente aivescovi di Pavia si trova indicato con la denominazione di Dalmazanasive Sivolta, toponimo a sua volta scomparso. Tali beni erano sulla sponda sinistra del Po, e precisamente a val le del ponte che univa Bassignanaa Borgofranco. Sembra dunque che in questo punto preciso fosse ubicatala corte di Frigandio.

La dolorosa d ispersione degli archivi pavesi, e in particolare dell’archivio vescovile, non consente di seguire da vicino le vicende cuiandarono soggetti i beni del la chiesa pavese in Bassignana. A compensarealmeno in parte tale scarsità di notizie abbiamo un prezioso atto dell’ilmaggio 1212 in cui Bernardo Balbi, vescovo di Pavia, col consenso delcapitolo della cattedrale pavese compie un’investitura ventennale, a favore dei conso li della comunità di Bassignana, del bassignanasco che èal di là del Po, a valle del ponte di detta comunità, verso Sparvara.24Riservandoci di tornare in altra occasione sugli altri elementi intrinsecidel documento, riteniamo interessante sottolineare che, almeno in parte,

“ Archivio Vescovile di Pav ia, car t. Vescovi di Pavia nel 1200. Ch . Appendice,doc. 11.

DALL’ETÀCAROLINGIA ALL’ET

i possedimenti del vescovdel Po, in direzione ditempo ingoiata dal f iume

Cinque anni più tarOnorio II I indirizzò a Fferma dei ben i appartenesulle chiese e monasterimente, dopo la pieve dicapellis, et parocbiis, et p

Con atto del 19 maOttone Manavella e UgoBassignana, della possessqua del Po in territoriodetta comunità, e delle aritorio, con relativi diritlombi dei porci venduti asignana dalle calende di m

Il canone di affitto fmente nella festa di 5. Mversò al vescovo la somm

della facoltà di alienare adcon l’obbligo però di avvsone che non fossero del luvava di acquistare i benilira di prezzo offerta dall’a

Il motivo principalecedere l’investitura dellamente ricercarsi nel fattodalla sede vescovile, il chedei beni stessi, specialmequella che si verificò versoi beni oggetto dell’investitsesso della comunità di Ba1268. t probabile quindi

termine, la possessione di

“ C. PRELINI, S. Siro, P

doc. III.26 Arcbivio di Stato di Tori

Ch. Appendice, doc. IV.

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68DALL’En CAROLINGIA ALL’ETÀOflONjAp~~

del luogo mediante una forma contrattuale alquanto simile nella sostanzaal contratto enfi teutico, caratterizzato appunto da una somma pagataall’atto dell’investitura e dalla corresponsione di un canone annuo fittalizio, con un diritto di prelazione a favore del concedente.

Ma v’è dell’altro che merita di essere posto in evidenza nell’attodel 1268. Anzitutto il vescovo pavese percepiva i lomb i d i ogni animalesuino ucciso o venduto in Bassignana, diritto questo che nel medioevo erapiuttosto diffuso e costituiva sempre un reddito d i natura signorile. Ilche dimostra, in altri termini, che il vescovo di Pavia godeva nella località di Bassignana d’una posizione di preminenza nei confronti degli uomini del luogo, che dovevano trovarsi in una condizione di quasi sudditanza nei confronti del domjnus

La posizione di preminenza del vescovo pavese, molto simile nellasostanza al dominanti- loci, è fondata d’altro canto su altri diritti dinatura, oggi diremmo, pubbl ica: i diritti di pesca nelle acque del Po edel Tanaro, evidentemente concessi alla chiesa pavese unitamente allacorte di Frigandio, di cu i costituivano forse una pertinenza diretta. Se poiteniamo presente che al vescovo pavese faceva capo anche la giurisdizioneecclesiastica su Bassignana, abbiamo un ulter iore motivo per credere cheil vescovo esercitava in luogo una vera e propria signoria, per quantotemperata dal fatto che la comunità degli uomini di Bassignana non rico

nobbe mai alcuna signoria feudale sulla località.Verso la fine del sec. XIII, i beni di Bassignana e di altre località

di pertinenza del vescovo di Pavia furono usurpate da qualche prepotenteoppure passarono in godimento di privati che li avevano r icevuti in pegnodi prestiti effettuati a favore della chiesa pavese. Nell’intento di sanarela difficile situazione che s ’era venuta a creare, il vescovo Guido Langosco, parte con l’esborso di danaro e parte con la propria autorità, nel1299 riuscf a recuperare i ben i del la mensa vescovile con le possessionidi Bassignana, Broni, Briccola, Cilavegna, Pancarana, Ponticello, Sale,S. Spirito e Scavizzata?~

17 G. Bossi, ms . cit.: « 1299. Guido Langoschi, Vescovo Lxxxiii. di Pavia, nel1299. ricuperò le Possessioni di Bassignana, Brone, Briccola, Cilavegna, Pancarana, Pon.ticello, Sale, Sanspirito, e Scavizzata ». Il Bossi cita come fonte « Regist. a,cb. Vere. lii,.MS. arch. ca/ed. ». In altra sua opera, lo stesso Bossi afferma che il vescovo Guido « co’

denari e con l’industria et autorità su a » recuperò dette possessioni, « parte delle qualierano usurpate da chi non ne havea alcuna ragione, e parte godute da chi le bavea inpegno per qualche prestanza di denari fatta a suoi antecessori ». Cfr. G. Bossi, Le gloriesacre di Pavia (noto come ms . Vescovi di Pavia), in Biblioteca Universitaria di Pavia,Manoscritti Ticinesi, n. 187, ad annum. Qualche dato ulteriore su Bassignana viene riferito

DALL’ETÀCAROLINGIA ALLTTA

E da ritenersi per caccennati, siano ritornatitinuò il godimento per pa19 maggio 1377 col qualealla comunità di Bassignaa otto anni d’affitto, pergnana, per i quali viene rmunità?8

Una nuova investitutemb re 1388, quando laglielmo Centuario la somspondere un canone annu

La documentazione pma non è qu i il caso di riritornerà ampiamente nela ricordare che i diritti edurarono sino ai tempi delragioni d’opportunità ritenvamente.1°

dallo Spelta, il quale afferma che possessioni in Bassignana eranolire, e le ricuperò ». C fr. A. M.Pavia, Bartoli, 1597.

“ Archiv io d i Stato di ToManuelli del fu Pietro, sindaco erogato dal notaio Uguitello Castbrato nella cappella di 5. SilvesGuglielmo Bellingeri di Bassignacanonico pavese e Lanfranco Fio

“ Ivi, mazzo 5, n. 4. L’invee da Giovanni de Preti del fu Ndi procura rogata da Domenico

‘° Il vescovo Tosi (grande

probabilmente per dare inizio aga Bassignana è ricordata da un ovatore Rossi di Alessandria, cheTosi vescovo di Pavia, omaggio de genero Vigliani, nell’auspicatissgnana, il giorno 7 giugno 1831 »,

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NELLA LOnA TRA I COMUNI E L’IMP

NELLA LOTTA TRA I COMUNI E L’IMPERO

Nel 1152 sali al trono di Germania Federico I di Svevia, detto Barbarossa. Vastissimo, come sappiamo, fu il suo programma politico. Inprimo luogo egli doveva porre fine a lle rivolte dei grandi feudatari inGermania e ad ogni antagonismo, piano che egli riusci a realizzare concedendo la Germania settentrionale al cugino Enrico il Leone, facendoseneun potente e prezioso alleato. Soltanto allora poté rivolgersi all’Italia,dove intendeva ristabilire l’autorità imperiale di fronte ai Comuni e riaffermare la supremazia dell’Impero sulla Chiesa.

Ne l 1154 Federico scese in Italia con le sue milizie e a Roncagliariuni una dieta a cui parteciparono i rappresentanti di molti Comuni. Fuquesta l’occasione per esporre chiaramente i principi ispiratori del suoprogramma politico.

Pavia accolse con aperto favore l’Imperatore. Nella prima metà delsec. XII la città aveva assunto talvolta un atteggiamento ostile all’Impero,come ai tempi della discesa di Lotario III, ma la sua politica successivamutò quell’orientamento. Le guerre di Federico I contro Tortona e contro Milano, poi contro le città lombarde coalizzate, troveranno Paviaschierata con la parte imperiale. Saranno appunto i pavesi ad invitare incittà l ’Imperatore, e nella città Federico sarà incoronato il 17 aprile1155, nella vetusta basilica di 5. Michele Maggiore.

In riconoscimento della sua fedeltà alla causa dell’Impero, Paviaottenne dal Barbarossa un diploma, datato 8 agosto 1164,’ che accordava a lla città una ser ie d i impor tant i privilegi che soltanto in partesaranno riconosciuti alle altre città dopo la pace di Costanza, col generalericonoscimento delle autonomie cittadine. Il diploma federiciano inoltreattribuiva formalmente a Pavia il dominio su un vasto territorio che

abbracciava non soltanto la Lomellina e le terre fra Pavia e Milano, maanche gran parte dell’attuale Oltrepò Pavese, i cui confini occidentalicomprendevano le località di « Mugaronum, Basegnana, Sala ». Queste

tre terre, già appartenenti alsorta di enclave incuneata ncon le rimanenti località dequesto stato di cose attribuenle terre di Ponte Curone, Coseneto, Novi, Pozzolo, Groappartenenti al distretto toricostruzione di Tortona e

tore, con l’intento fin tropp

alleati.In questo periodo Fede

potenza e credette allora vicdell’autorità imperiale. Benle Me della resistenza che dGià nel 1164, favorita da Vdella Marca Veronese, che rmentre nel 1167 alcuni CPontida, i cui rappresentantrono di lottare contro l’Imprisorse allora dalle rovine,

Lega di Pontida, a cu i si anella grande Lega Lombardapapa Alessandro III.

In questo contesto stotanza per la storia del la nAlessandria, avvenuta nelportarono alla fondazioneche del fatto sono state dacontemporanea peraltro haedificata dalla Lega Lombadiversa ricostruzione dei fa

Va tenu to presente azona già fittamente costellala vita comunale) soggetti

Tortona e dei marchesi despina. In questa zona il ma

Le diverse tes i sono sta tesandria cit., 44 e sgg.ÒMER, Acia imper ii selecta, Innsbriick 1870, a . 121, p. 112 e sgg.

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72 LA LOTTA TRA I COMUNI E L’IMPERO NELLA LOTTA TRA I COMUNI E L

era stato aggravato dalla politica federiciana, mirante a distruggere leautonomie locali e a riaffermare i diritti imperiali sulle corti regie e gl ialtri beni di origine fiscale. Avvenne cosf che i miites, sentendosi minacCiati dalla pol it ica di restaurazione imperiale, si misero a guidare il malcontento de rustici creando nel luogo più adatto una nuova città che organizzasse la vita economica della zona e garantisse i diritti dei rustici, dei

piccoli possidenti e dei commercianti. La p iena legittimità della fondazione della città fu ottenuta tramite Alessandro II I il quale, per ovviarealla mancanza di un vero e proprio distretto territoriale, creò la nuovadiocesi di Alessandria, sulla quale si modellò in seguito il contado alessandrino.3

L’imperatore Federico considerò la fondazione della città come unapatente violazione dei diritti imperiali e meditò di distruggerla, ancheper i rappor ti d i amicizia che nel frattempo Alessandria aveva stretto conla Lega Lombarda.

Sceso in Italia nel settembre 1174, a lla fine dello stesso mese posel’assedio alla città, aiutato da contingenti di milizie monferrine, pavesie genovesi. Dopo se i mesi la città resisteva ancora validamente, ed insuo aiuto accorsero miliz ie d i varie città della Lega. Concentratesi aPiacenza, queste truppe entrarono nel territorio pavese e lo misero a

sacco, danneggiando gravemente numerose località fra cu i gli important icentri di Broni, Sannazzaro e Casteggio.Il 6 aprile, domenica del le Palme, lemilizie della Lega erano presso

Tortona, minacciando direttamente lo schieramento avversario. Nel timore di essere attaccato su due fronti, Federico compi un estremo tentativoper espugnare la città ma, fallito l’intento, si allontanò da Alessandria:era il 13 aprile 1173.

L’Imperatore si accampò nei pressi di Montebello, a poca distanzadalle truppe della Lega dislocate a Casteggio. Fra le due parti allorafurono avviati sondaggi diplomatici, nel comune desiderio di trovare unaformula per un compromesso. Il 16 aprile fu raggiunto un accordo dimassima, che nel giorno seguente portò alla stipulazione fo rmale d i unatregua tra Alessandria, l’Imperatore, i pavesi e il marchese di Monferrato. In seguito a questo accordo, l’Imperatore si ritirò a Pavia e sciolse

Circa questa interpretazione della fondazione di Alessandria, che rappresentala tesi oggi prevalente nella storiografia contemporanea, saranno da consultare utilinentele relazioni presentate al XXXIII Congresso Storico Subalpino ch e ebbe luogo ad Alessandria dal 6 al 9 ottobre 1968, in occasione dell’Vili centenario di fondazione della città.Il tema del Congresso era: « Popolo e Stato in Italia nell’età di Federico Barbarossa ».

il suo esercito, mentre le• città. Federico tentò allocittà italiane, ma l’accordo

• di abbandonare il Papa e

Nella primavera delGermània per portare aiut

• Ma l’esercito della Lega, dnemiche, affrontò il Barba

- Lo scontro fu aspro, e sapla battaglia terminò conlapotésalvarsi a stento, ripa

La vittoria di Legnanliane;. perché segnò la fintentativo di restaurazionedefinitiva fu siglata a Costautonomie cittadine. Il proto del la sua prima discesafermazione dell’autorità im

Ne l frattempo, la c it tpolitico che mirava a raffo

e ai grandi feudatari, stipudere la giurisdizione delladro assume particolare s iquale i marchesi del Boscofedeltà alla quale costoro ecastello), ordinando che dafosse prestato agli alessan

L’accorta e lungimiradria doveva portare .di lila « Reconciliatio Alexandberga il 14 marzo 1183, gratore, il quale riconobbe

F. GAsputoio, Cariario A1928, doc. XC, 119. Sul castelloGuido d i Sannazzaro il quale, antali diritti agli alessandrini per lI, CCLXXXI, 122.

F. GA5PAR0L0, op. ciL,

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74 NELLA LOrrA TRA I COMUNI E L’IMPERO NELLA LOTI’A TRA I COMUNi E L

che assumesse il nome di Cesarea. La città, a sua volta, riconobbe i dirittifiscali dell’Impero ma ottenne in cambio il riconoscimento delle autonomie comunali. Alessandria passava nel novero delle città imperiali e accettava un patto di reciproca protezione con Pavia, Tortona, Asti, Acqui,Alba, Casale e i marchesi di Vasto, Bosco e Occimiano, che dovevanoriconoscere Alessandria come dipendente dal solo Imperatore senza al

cuna ingerenza di a lt ra autorità.Una clausola del trattato vietava esplicitamente ad Alessandria diaccogliere nella città uomini di Pavia o del contado pavese, con particolare riguardo agli uomini di Guidone della Pietra nonchédi Sale e Bassignana. A loro volta, i pavesi e Guidone della Pietra si impegnavano anon accogliere nelle loro terre uomini di Alessandria senza reciprocoaccordo delle parti interessate.

Tale clausola costituisce un chiaro indizio della poli tica d i espansione territoriale messa in atto dal Comune di Alessandria verso i territori del basso corso del Tanaro, nel la zona di confine col contado pavese.Questa politica di espansione non mancò certo di preoccupare la città diPavia, che tentò di arginare la crescente pressione alessandrina ai confinidell’Oltrepò. Sembra molto significativo al riguardo un atto del maggio1179 col quale gl i uomini d i Valenza giurano fedeltà al Comune di Pavia,impegnandosi a distruggere, se verrà loro ordinato dal podestà di Pavia,i fossati e lo spalto che cingono il luogo, riconoscendo inoltre a quellacittà il diritto di esigere il fodro.6 Non è dubbio che questo accordomirasse a sottrarre Valenza, rimasta sino a quel momento libera da ognisoggezione esterna, alle influenze alessandrine.

Proseguendo nella sua politica di rafforzamento nel contado, il 4agosto 1191 Alessandria diede in feudo ai Bellingeri il castello di Ponzano (Montecastello) con facoltà di fortif icarlo. A loro volta, i Bellingerisi impegnavano a difendere il luogo contro ogni tentativo di usurpazione,facendo guerra ad arbitrio del Comune di Alessandria, restituendo inoltreil castello qualora questo fosse servito per la difesa della città, nella qualeavrebbero dovuto acquistare una casa, divenendo cosf cittadini alessan

6 L. C. BOLLEA, Documenti degli archivi di Pavia relativi alla storia di Voghera,

Pinerolo 1919, in BSSS., voi. XLVI, doc. XXXVII, 51. Soltanto p14 tardi Valenza entròa far parte dei domini dei marchesi di Monferrato, ma per breve tempo, perché con attodel 16 agosto 1207 il marchese Guglielmo cedette il borgo a Pavia, a garanzia di unprestito di 4.000 lire avuto dal Comune di quella città. Valenza doveva essere ancorain possesso dei pavesi agli inizi del Trecento. Cfr. sulla questione R. MAzocdilI, Valenzavenduta a Pavia nel 1207, in Archivio Storico Lombardo, XXIX (1902), 36 1 e sgg.

drini.’ Analogo patto fu saltre località.

Nello stesso anno 1padre Federico I, un diplimportanti rettifiche territtona (dopo la « reconciliatritorio comprendente Pontortonese. Alla città di Pasdizione sulle terre fra Pavi centri di Sale, Bassignan

I primi anni del secspesso sanguinose fra leseconda della loro adesionOttone IV. Sono avvenimflesso, e che non ebberointerna della località.

L’unico fatto degnostipulare la pace tra Alesstempo travagliava le due cnella discordia e proposedell’anno seguente. La trl’esplicito assenso di Paviafu stipulato il 25 aprileTanari ». ~ La pace definitiatto del 9 agosto 1207 redsunt iuxta mansionem de

Ma anche questa pacsecolo infatti i rapporti trariorarsi, dando luogo a scquesti scontri numerosi mgionieri degli alessandrinifice Innocenzo II I inviò

F. GASPAROLO, op. cit.,Ivi, I, CXIV, 151.BÒMER, op. cit., n. 17

~ E. GASPAROLO, op. cit .,

Ivi, TI, CCLXXXII, 123

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76 NELLA LOTTA TRA I COMUNI E L’IMPERONELLA LOTTA TRA I COMUNI E

datata 28 ottobre 1212, con la quale Chiedeva risolutamente la liberaz ione dei prigionieri pavesi.’2 Abbiamo ragione di credere peraltro chel’appello del Pontefice sia r imasto lettera morta. Di fronte all’atteggiamento di Alessandria e degli altri Comuni padani a lui ostili, lo stessoFederico TI r itenne opportuno intervenire decisamente e il 2 maggio1213 pose al bando dell’Impero Alessandria e le altre città, compresa

Milano»Nell’anno seguente le ostilità raggiunsero una fase acuta. Le cronache del tempo ricordano che nell’agosto dell’anno 1214 le milizie milanesie piacentine entrarono in Lomellina distruggendo il castello di Vellezzoe i centri di Breme, Cozzo, Candia, Sartirana, Villanova e altri ancora.Nell’ottobre dello stesso anno le scolte milanesi e piacentine espugnaronoil castello di Parpanese, compiendo audaci scorrerie fino al castello diRovescala,

Ne l 1215, avvalendosi delle rivendicazioni e dei risentimenti dellecittà vicine, Milano mise in opera contro Pavia e il marchese di Monferrato una lega formata dal conte Tommaso di Savoia, dalle città diVercelli, Alessandria, Tortona, Acqui, Alba e dai marchesi Guglielmo eCorrado Malaspina, spalleggiati da Piacenza e altri alleati minori. Il 27maggio di quel l’anno, le milizie piacentine si concentrarono sulle rive del

torrente Bardonezza e si unirono ai milanesi guidati dal loro podestàBrunasio Porca. Gli eserciti congiunti espugnarono e distrussero numerosi castelli dell’Oltrepò Pavese, operando scorrerie e devastazioni chefruttarono copioso bottino.

La situazione si aggravò a tal punto che, nel novembre 1215, imilanesi furono citati a comparire a Roma, al concilio indetto da Innocenzo III, ove fu loro imposto di rappacificarsi con Pavia e le altre cittàsostenitrici dell’Imperatore Federico 11 . Constatata la scarsa efficacia diquesta mossa, nel maggio 1216 il Pontefice inviò a Piacenza, e quindi aMilano, due cardinali in veste di legati apostolici, incaricandoli di comporre il dissidio tra le città rivali. La missione dei cardinali andò fallitae la colpa d i c iò ricadde sui milanesi e sui piacentini i quali, disprezzandole proposte di pace e le ammonizioni dei legati, si gettarono nuovamentesul territorio pavese devastandolo a più riprese, attirandosi cosi l’interdetto papale. Ne l maggio e nel g iugno 1216, milanesi e piacentini miseroa ferro e fuoco gran parte dell’Oltrepò Pavese. Nel settembre, g li ese r

Ivi, TI, CCCXXII, 171.Ivi, 11, CCCXXVIII, 185.

citi delle due città alleatecastello di Robbio, ponentima impresa per l’impreva Bassignana e si ritiraron

Ne l frattempo, il 6essere riuscito a ricondurrOnorio III, appena fu spopolo d i Milano scongiuma di mandare a lui ambaLe trattative, subito inizquando a Campomorto funonché tra i rispettivi ade

Nel periodo in cuiesterne, che assunsero nelciarono a verificarsi i sintche portò alla affermaziontuita nei suoi organi essinizi del secolo seguente llentemente da cittadini aa partecipare ufficialmentestrature. Questo fu solo idel Popolo di 5. Siro poténomo provvedimenti cheanche quelli generali dellpolitica del la par te popolanobiiare rinsaldasse la prl’esercizio autonomo dele il podestà dei Militi, edisintegrazione dell’unitàminaccia la stessa consiste

Équesta la situazionFederico TI. Anzitutto, pfedeltà che essa avrebbe1219 emanò un dip loma 1

dai suoi predecessori, con

Sugli avvenimenti di quin M.G.H., SS.RR.GG., Hannov

L. C. BOLLEA, op. eh.,16 WINKELMANN, Acta Im

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78 NELLA LOTI’A TRA I COMUNI E L’IMPERO NELLA LOTTA TRA I COMUNI E L’IM

quali t roviamo ancora menzionate Mugarone, Bassignana e Sale.Per sei anni Federico 11 non potépiù occuparsi direttamente della

situazione interna pavese ma, tornato in Italia, dovette nuovamente esaminare i problemi cittadini rimasti aperti. Nel f ra ttempo, in città lefazioni non erano cessate: Popolo e Militi si fronteggiavano ormai apertamente per contendersi a vicenda il predominio nel governo del la città.

Federico eliminò drasticamente le rivalità intestine sciogliendo la Societàdel Popolo e quella dei Militi, ricostituendo nella vita interna del Comune l’unità di governo contro le cause che ne minacciavano la disgregazione.’7

Ben presto però l’attenzione di Federico Il fu richiamata da altrie più impegnativi problemi. NeI 1226 egl i indisse a Cremona una grandedieta il cui scopo apparente era quello di raggiungere un accordo peruna nuova crocia ta contro gli infedeli : in realtà l’Imperatore intendevariaffermare in quella sede i diritti imperiali sull’Italia.

I Comuni lombardi, al larmati, rinnovarono allora la Lega Lombardae l’Imperatore pose al bando dell’Impero le città colpevoli di lesa maestà.La guerra fu scongiurata per intervento del pontef ice Gregorio IX, cheimpose a Federico d i par ti re per la crocia ta . Al rientro da questa impresa, Federico poté riprendere la lotta contro i Comuni italiani. Ne l

1231 indisse una nuova dieta a Ravenna, ma i Comuni collegati si levarono in armi e affrontarono l ’Imperatore in una grande battaglia campalea Cortenuova presso Bergamo (27 novembre 1237), ove riportarono ungrave rovescio.

Vinti, ma non piegati da questo insuccesso, i Comuni della Legacon a capo Milano proseguirono la lotta contro Federico, che nell’annostesso era a Pavia, scelta come base di nuove operazioni militari controi territori a lui ostili. A capo di queste operazioni era il marchese Manfredo Lancia, che nel 1240 fu creato vicario imperiale per le città diPavia, Verceff i, Novara, Tortona e Ast i. Nello stesso anno, e precisamente il 18 maggio, il marchese Lancia mosse con le sue truppe controil territorio di Alessandria, ma aveva da poco oltrepassato Bassignanache gl i alessandrini gli inv iarono un’ambasceria dichiarandosi disposti ariceverlo come podestà, consegnando in custodia ai pavesi Montecastello.’8

Per un esame più ampio dei rapporti tra l’Imperatore e la città cfr. P. VAccARI,

Federico 11 e il Comune di Pavia, in Bol lettino della Soc. Pavese di Storia Patria, LIII(1953), 11, 47 e sgg.

G. ROBOLINI, Notizie appartenenti alla storia della sua patria, Pavia 1830, IV,

La guerra infuriò sinoragliare a Fossalta l’esercitorico Il - Vinto dalle forze cl’Imperatore si ritirò allorab re 1230.

Nonostante la cadutacittà di Pavia si mantenneanche durante l’alto governcolto come « sacri imperii inmone Papie Placencie et VQuesto insieme di città sotallargherà negli anni immedacclamante la signoria di Ube Alessandria. Ma fu unaestinguersi con la morte del

Con la scomparsa di lucamente soltanto il baluardodella sua linea politica tradla lega guelfa che faceva cdi armi, di mezzi. Per quanCorradino di Svevia riuscfnella cittadinanza pavese, mtura anche il destino di Pavcide appunto col crollo delldella città, che aveva prestun notevole contributo di m

Équesto il momentodere a patti con la par te avtempo numerose famiglie drelegate sino a quel momeloro numero tuttavia andòriale ed anche Pavia conobbseguita da una frazione notparte numericamente inferiolina e popolare.

9 P. VACCARI, tJberto Pella

in memoria di Alessandro Viscon, 130-1.

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TRA GUELFI E GHI

Ne i decenni che volgsi erano costantemente ispsa e Impero, finirono co lcontrasti di altra natura,e sul conflitto delle ambiche si distinguevano in guvista l’origine e il significafedeli, rispettivamente, allin realtà di due termini qurealtà che variava a seconponevano una fazione all’a

«Le due fazioni de’

propri capi, con emblemi,ormai due cittadinanze disdette tendevano a dividereimpadronirsi del governo daccompagnata dal bando dl’esilio le proprie forze e,riscossa, per ricuperare adle antiche leghe tra città ecedettero il campo alle legs’erano costantemente compel solo fatto che il medescessava il giorno in cui inavversari. Le nuove alleanquanto si fondavano sulla

guaci della stessa fazione acizie tanto più gravi e pecittà doveva difendersi egudelle altre città, vittoriosi

G. ROMANO, Delle relazviscontea, in Archivio Storico Lo

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84 TRA GUELFI E GHIBELLINI TRA GUELFI E GHIBELLINI

Di questo stato di cose costituiscono un esempio significativo le relazioni intercorse tra Pavia e Milano negli ultimi decenni del sec. XIII. APavia i militi o nobili si dicevano guelfi, i popolani ghibellini. Gli unie gl i altri po i erano contraddistinti con la curiosa denominazione localedi Marcabotti e Fallabrini.2 A Milano invece accadeva esattamente il contrario: i ghibellini erano prevalentemente nobili e si appoggiavano ai

Visconti, mentre i guelfi erano soprattutto di estrazione popolare ederano guidati dai Torriani. La solidarietà di partito fece in modo che inobili di Milano e il Popolo di Pavia, la nobiltà di Pavia e il Popolo diMilano, si alleassero fra loro per combattere i loro comuni nemici .

Ben presto, il partito guelfo rappresentato dai nobili acquistò aPavia, « per le forze e le aderenze di cui disponeva, grado e potenza dasignoreggiare lo stato; specialmente quando il conflitto delle due fazioni,ad onta del le ant iche denominazioni storiche, sotto cui si nascondevano,venne ad assumere forma e carattere di una semplice lo tt a d i supremazialocale. Fu allora che sorsero a grande potenza le due famiglie de’ Beccaria e de’ Langosco, l’una ghibellina, l’altra guelfa, di maniera che lalotta combattuta in Pavia doveva condurre inevitabilmente a questo risultato, che l’una o l’altra delle due famiglie avrebbe acquistato il dominiodella città »?

Già verso la metà de l sec. XIII, al tempo delle imprese di Carlod’Angiò e di Corradino di Svevia, le relazioni tra guelfi e ghibellini eranogiunte ad un punto cruciale, in armonia del resto a quanto si stava verificando nello stesso periodo in molte città italiane. In seguito a qualchescontro d ire tto , d i cu i peraltro ci sfuggono i particolari, nel 1268 siverificò la prima secessione della parte guelfa, che abbandonò Pavia perrifugiarsi a Bassignana, ove ripararono pure i Torriani e i gue lfi d i Milano, Piacenza e Tortona.4 Inizia da questo momento il singolare ruolosvolto per vari decenni da Bassignana, scelta dalla parte guelfa come asilosicuro ove rifugiarsi quando le convulsioni politiche interne della cittàdi Pavia ne provocavano l’esilio.

La secessione dei guelfi pavesi era ancora in atto verso la fine del1268, quando fu stipulata un’alleanza con i Militi intrinseci di Tortona.

I Un tentativo di interpretazione del le due denominazioni fu svolto, ma con dubbia

fortuna, da C. BRAMBILLA, Due documenti pavesi dell’anno 1289, in Archivio Storico Lom.bardo, XVI (1889), IV, 911.

G. ROMANO, op. cit.G. R0B0LINI, op. cit., IV, 1, 170.

Il Montemerlo ricorda cMiiU di Pavia in BassigTortona, giurarono pacetonesi intrinseci. I guelfiZazzi, appartenevano allFrascarolo, Bottigella, Za

e numerose altre,Ne l febbraio 1269 p

rappresentanti del Pàpolotrarono in città, essendoGiacomo Bottigella dei M

Dopo qualche mesepolitiche subirono una nprovocò l’uscita dalla cittàPoco dopo essi rientrarontivi di contrasto in seguitoSuardi , avvenuta l’8 nove‘opposero a questa nominaComune di Pavia ritiranerano il podestà dei Milit

gero Giorgi coi suoi fratelIl 7 gennaio 1270 icastello di Pomaro e, dopdi Pavia, lo consegnarono.a. Bassignana, accettò la cDisgustato per la consegnaCanevanova coi èuoi frateguelfo. Rientrato a Paviapodestà di Pavia dai Marcsignana, per mezzo di lorTorriani e il Comune d i M

I Marcabotti’ non tanumerosi verso Lomello,

N. MONTEMERLO, Raccogtona, Viola, 1618, sub anno.

G. ROBOLINI, op. cit., 17lvi, 173.lvi, 174.lvi, 175.

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86 TRA GUELFI E GHIBELLINI TRA GUELFI E GHIBELLINI

Bassignana. Dopo aver occupato Valeggio e presidiati i casteffi d i Domo,Gropello e Garlasco, il 2 aprile seguente operarono scorrerie e saccheggicontro varie località della Lomellina. In soccorso dei Fallabrini giunseroallora alcune milizie inviate da Milano e le forze collegate mossero versoLomello. Qu i però furono intavolate trattative per una tregua, e leostilità furono sospese per un mese. Rotta la tregua, il 9 maggio

i Marcabotti tesero un agguato sull’Agogna nei pressi di Lomello,mentre una schiera composta da un centinaio di cavalieri si spingeva adepredare le vicine campagne. I Fallabrini arroccati a Bassignana uscironoin armi e, varcato il Po con duecento cavalieri milanesi, si misero intracc ia del nemico arrivando alle rive dell’Agogna, ove i Marcabottiuscirono dall’agguato provocando un sanguinoso combattimento. Colti disorpresa, i Fallabrini si ritirarono precipitosamente verso il Cairo, mamolti dei loro principali esponenti caddero prigionieri del nemico. Frai muti catturati nel corso dello scontro erano Galvagno e Gaiferio Campeggi, Campanasio Zazzi, Dondeo Cani, il figlio del conte di Gambarana,il f ig lio d i Guglielmo del Cairo, un Giorgi, un Gambolò, uno Strada enumerosi soldati milanesi,1°

La riconciliazione delle due parti fu stipulata solennemente il 16maggio 1270, quando i Marcabotti e i Fallabrini esuli a Bassignana affi

darono la definizione delle loro controversie ai rappresentanti di Bergamo, Asti e Casale. Questi sentenziarono che si dovesse esonerare Alberico Suardi dalla carica di podestà e si eleggesse in sua vece LanfrancoSuardi, che di fatto prestò giuramento il 5 giugno seguente. Gli stessiarbitri sentenziarono inoltre che Bassignana fosse consegnata a OlivoGiorgi podestà dei Militi e a Guglielmo della Pietra podestà del Popo1o.11 Con quest’ultimo accordo, evidentemente, si mirava a impedireche la munitissima località di Bassignana potesse cadere nuovamente inmano ai Fallabrini. Le parti si trovarono allora d’accordo di consegnareBassignana ai podestà delle due fazioni antagoniste.

La pace, faticosamente raggiunta, era destinata a durare ben poco.L’occasione per un nuovo dissidio fu offerta dalla contrastata nomina avescovo di Pavia d i Guido Zazzi, appartenente a una delle più potenticasate guelfe. Il contrasto si verificò alla morte del vescovo GuglielmoCaneto, avvenuta al principio di maggio del 1272. In sua vece, il cleropavese aveva eletto Corrado Beccaria, ma Gregorio X si era opposto a

“ lvi, 176-8.lvi, 178.

questa nomina e, il 24 sZazzi. La parte ghibellinnon volle accettare la voltenere Corrado Beccariarigorose pene per coloroqualificato vescovo eletto

gnato, Gregorio X sot topI Marcabotti non s

erano incorsi, ma la situDifatti, alla fine di ottoba podestà di Pavia Gugli16 novembre, introdussela volontà di Zanone Bei Fallabrini riuscirono ad

Un nuovo rivolgimeloro posizione di premine1276 « nacque seditionemostrava troppo partialePavia, e perciò Giovannoriale assaltò i Zazzi et il

li scacciò fuori della Cittfurono saccheggiate le Caveduto il Pietra usci diCapsoni ‘~ aggiunge chedel mese i Pavesi comince le stanze loro, le casegella, di Galvagno Camplati alla città ».

I fuorusciti nel fratdi Pietra, appartenentePietra. Sul principio d’apcontingenti di milizie mMonferrato si portarono

2 lvi, 187-8.“ lvi, 192.‘~ G. Bossr, Issorie Civ

Ticinesi, n. 179, sub anno .~‘ S. S. C~psor~n, Monum

di Pavia, ivi, n. 446.

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88 TRA GUELFI E GHIBELLINI TRA GUELFI E GHIBELLINI

inizio all’assedio. Non risulta quale sia stato l’esito cli questa spedizione.Sappiamo però che nel settembre dello stesso anno furono eletti alcuniarbitri per definire i contrasti fra le due fazioni e, in seguito agl i accordistabiliti, Guglielmo della Pietra e le famiglie dei fuorusciti poteronorientrare in c it tà .

Gli avvenimenti che segnano l’ultimo ventennio del sec. XIII prelu

dono ormai alla trasformazione del governo comunale in governo signorile. Intorno al 1278 il marchese Guglielmo di Monferrato era riuscito aconseguire la diretta signoria su Alessandria, Vercelli e Milano, ed erastato accolto come tutore della pace interna e difensore da altre c it tà f rale quali Tortona e Pavia. Quest’ultima aveva riservato al marchese unacalorosa accoglienza in occasione del suo ingresso in città, avvenuto nelluglio del 1278, e si era apertamente dichiarata a suo favore. Sot to ilgoverno del marchese, le feroci contese fra guelfi e ghibellini non sispensero del tutto, ma il carattere delle fazioni e i motivi delle rivalitàsi andarono trasformando negli strati più consapevoli della cittadinanza,ormai desiderosa di pace e di restaurazione dell’ordine. Di g io rno ingiorno diveniva sempre più manifesto il melanconico declino della forzae del prestigio del governo cittadino e la sua incapacità o insufficienzad i f ronte ai gravi problemi interni della città. Questa consapevolezza

flnf col soverchiare lo stesso spir ito di fazione e la tradizionale divisionedelle parti politiche, provocando come reazione l’adesione di Pavia aGuglielmo di Monferrato. Anche quando alcune città si ribellarono almarchese, Pavia gl i rimase fedele e costituf la base principale delle su eoperazioni militari.

Sin tomo del rinnovato clima di concordia civile instaurato sottol’alta signoria del marchese è un a tto del 9 agosto 1280 in cu i NicolinoMerlano, podestà di Pavia, raduna il consiglio dei mille credendari delComune per esaminare vari problemi, fra cu i il reperimento della sommadi 150 lire pavesi da assegnare ai castellani di Bassignana, Montecastelloe Pavone.16 I credendari elessero allora un consiglio ristretto di 25 sapienti, appartenenti al Popolo e alla Milizia, con piena facoltà di reperirei fondi necessari per pagare gli stipendi ai caste llani del le t re localitàcitate. L’atto è importante anche perchéprova che nel sec. XIII il castello

di Bassignana era custodito da un castellano, cioè da un funzionarioposto alle dirette dipendenze del Comune di Pavia.

6 A. TALLONE, Le carte dell’archivio comunale di Voghera fino al 1300, in BSSS.,

voi. XLIX, Pinerolo 1918, cloc. CXXXIII, 279.

appena il caso di riin que l tempo una piazzafil lato settentrionale che eera in stretto collegamentodel fiume, e che serviva ae quindi delle comunicazio

Contro il formidabilecozzare le truppe di AlessMilano. Nonostante gli alenesi, il castello non si arrenfautore dei Visconti. InFilippone Langosco, il qucastello alla resa. Gli abitsottoposta al saccheggio, gferrato e Uberto Salvatico

Ne l 1289 Matteo VisMilano per un periodo diassumere l’ufficio, il postotenuto dal marchese Guglera stato espulso da Milano

titore, intrigando per allargqueste era senza dubbio Pamarchese, si trovavano in gdel partito popolare e fauoriginata dal fatto che i Mnel governo del la città, sosdel Comune si estraesseroun primo momento il BeccLangosco, espulso dalla cittseguaci a Bassignana, oveaveva seguito le parti dei

Contro Bassignana cache cinsero d’assedio la loevidentemente doveva esse

meroso esercito cavalcò vers

“ V. DE CONTI, Notizie sferrato 1838-1842, Il, 316-7.

‘ G. R0B0LINI, op. cit., 216

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90 TRA GUELFI E GHIBELLINITRA GUELFI E GHIBELLINI

giunsero seimila fanti milanesi. « Il lunedi prossimo procedettero aGarlasco le genti predette col popolo pavese, il quale erasi già portatoa Lomello. Onde il Marchese di Monferrato partendosi, venne al Langosco, indi alla villa di Breme sopra la riva del Po con quanto sforzopoté insieme coll’esercito che si trovava a Bassignana. I Milanesi procedettero a Lomello congiungendosi coi Pavesi. Onde vennero ad essere

due gl i eserciti, cioè i Milanesi e i Pavesi per una parte, e per l’altra ilMonferrato e il Langosco co’ suoi collegati , distando di sette mila passii campi, per sicurezza de’ quali vennero scavati molti fossati. Quivi alcunifrati Minori intercedevano per la pace, nella quale, come comune amico,si era intromesso Guglielmo Preda. Nulladimeno un mercoledi mattinafu deliberato di combattere, e perciò il Monferrato colle genti sue inbell’ordine festinò verso Lomello; dal la qua l terra i Milanesi e i Pavesicon grand’animo uscirono al nemico approssimandosi fino ad un trar disaetta nell’aperta campagna. Ma sopravenendo di subito Guglielmo co ifrati predetti ed alcuni altri di autorità e Manfredino Beccaria tra i Milanesi portarono che tutti i loro amici amavano la pace, e che già era conclusa; il perché si omise di combattere ».19

Approfittando del momento favorevole, il marchese Guglielmo diMonferrato, seguito da un forte nerbo di Fallabrini, riusc{ ad entrare a

Pavia, ove il 18 giugno 1289 fu proclamato capitano generale della cittàper dieci anni, acquistando nel contempo la signoria su Bassignana, Montecastello, Pavone, Pecetto, Pomaro, Valenza e Casale. Manfredino Beccaria si trovò costretto dalle circostanze ad accettare il fatto compiuto,e finse di accogliere di buon grado il marchese. Il Beccaria peraltro ebbepresto a pentirsi del proprio operato e nel luglio seguente, scortato daalcuni seguaci, col consenso del marchese passò il Ticino e giunse a Corbetta per parlamentare con Uberto Beccaria e Ruggero Catassi, che a lorovolta erano accompagnati da alcuni rappresentanti della città di Milano.Colta l’occasione propizia, Manfredino Beccaria coi suoi famigliari eaderenti fuggi a Milano, e poco dopo trovò rifugio nella sua fortissimarocca di Monte Acuto (Montai Beccaria). Nel mese di agosto molti pavesiuscirono dalla città per prestare aiuto al Beccaria, e molti altri furonocacciati in esilio, riparando nel castello di Monte Acuto . In città, frattanto, le case dei Beccaria furono saccheggiate e gravemente danneggiate,mentre il marchese di Monferrato invase con le sue truppe l’Oltrepòponendo l’assedio al castello di Monte Acu to . L’impresa non andò a

buon fine perché dopo rilano, Piacenza e Cremonal’assedio.~

Sui primi del 1290 iaderenti milanesi, e stipulIn un primo tempo, il ma

contro Piacenza, alleata dsuo esercito a devastare amutò obiettivo e decise dguerra contro questa cittàe 22 febbraio a Bassignanadi Pavia, Novara, Tortonastesso anno l’esercito confgiano, ma dovette ritirarsfrattempo si erano spinteoperate sul loro territorio.

Arginata la minacciadovette fronteggiare l ’offevara. Ne l giugno la minacma il marchese non accet

ritornano a casa. Nel settescinandosi dietro i Torr iandi Matteo Visconti si ritiradove vi sono minacce dipopolani insorti, è catturmori rà d i stenti nel 1292e chi ne raccoglie i fruttia Vercelli viene proclama

La scomparsa dalla sgravi conseguenze anche ssettembre 1290 la parte gOlivo Gio rg i. In fo rma tosuoi seguaci cavalcò a Paved essendo Guglielmo Pie

tano del popolo di Pavia p

10 G. ROBOLINI, op. cii., 2

lvi, 220-1; B. Cono, op~‘ lvi, 222-3.

B. Cono, Storia di Milano, Mi lano 1855, I, 642.

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92 TRA GUELFI E GHIBELLINITRA GUELFI E GHIBELLINI

rono dalla stessa città ed andarono a Bassignana, dove altri militi pavesico i Torriani facevano durissima guerra ai pavesi intrinseci »?~

Ne l 1291 gl i esuli guelfi erano ancora a Bassignana, ed avevanoesteso il loro controllo anche sui castelli di Pavone e Pecetto. Controdi essi il partito avversario organizzò una spedizionemilitare in grandestile, e il r febraio 1292 a Sale vi fu uno scontro in seguito al quale i

guelfi rimasero sconfitti. Nella battagl ia numerosissimi membri della fa-miglia Bellingeri caddero o rimasero prigionieri. Segui quindi la pace trail popolo d i Pavia e i guelfi estrinseci, ai quali fu consentito di rientrarein città?4

Lo scontro frontale delle due fazioni aveva riaffermato la supremaziadi Manfredino Beccaria nel governo della città di Pavia, che sino al 1300rimase soggetta alla sua signoria. In quell’anno stesso peraltro un ennesimo rivolgimento portò alla signoria della città il conte Filippone Langosco, capo del partito guelfo. Riferisce appunto il Cono ~ che nel 1300« fuvvi non poca dissensione e finalmente guerra tra il conte Filippo diLangosco e fratelli con certi militi pavesi, che abitavano fuori della cittàa Gambarana e circostanti luoghi per una parte, e i Beccaria e certi popolari coi loro fautori per l’altra; in guisa che fra essi di continuo graviruberie facevansi e molti prigionieri. Ciò nonostante alcuni imitatori della

legge di Dio intermettendosi, nel mese di gennaio si convennero di tenerper arbitro Matteo Visconti, il quale per ambe le parti avesse da decidereil tutto. Matteo quindi con somma fatica e spesa gli accordò, e in ungiorno di giovedf, all ’undici d i febbrajo, per cadauna delle parti furonoeletti venti ostaggi, che dovevano rimanere a Milano. 11 medesimo Matteo coll’accordo delle parti, diede per podestà ai pavesi Ottorino Borroe per capitano Gaspare da Garbagnate, i quali subito partirono per ilreggime. Quindi in un giorno di giovedf, al decimottavo di febbrajo, ilcon te Langosco, co’ suoi seguaci in numero di circa novecento cavalli,supplicò Matteo che permettesse di poter entrare in Pavia: al che eglirispose essere contento, quando però entrasse anche l’altra parte collegenti sue, e non conducesse seco alcun forestiero. Poscia Matteo mandòil seguente giorno tutti i suoi stipendiari tanto a piede, quando dacavallo, a Pavia per evitare che si facesse ingiuria ad alcuno: ciò nulladimeno al vigesimo di febbrajo entrando il conte col la compagnia sua, nel-

23 B. CORIO, op. cit., 651.‘~ G, ROBOLINI, op. cit., 225-6.

B. Cono, op. cit., 681-2.

l’ora di vespero tra ambeal finire del la quale, essequeffi de’ Beccaria Manfrsuoi aderenti venne a Mialtri. Poco dopo, similmentaronsi al Visconte, checonte obbedi, ma il BeccaFiippone Langosco diven

Di lj a poco, nel 13dove, cacciati i Visconti enani dopo un esilio che esi ristabii allora la pacequando cioè durò la riscodi Enrico di Lussemburgcacciata dei Torriani damazia viscontea.

I guelfi riuscirono pposizione di predominiocombattere per una causaposizione concorse una g

del nuovo vescovo,z succquei tempi di ferro, anchetizioni tra la fazione e ladefunto, e la fazione e la

La fazione ghibellinain Italia, e da questa vensoprattutto ora che i gueda Milano. Dopo aver asil 24 settembre, nei primPavia ed ivi ascoltò le qupotenza esercitata da Filipgrande onore in città. Noqualche provvedimento ntutt’altri problemi. Egli in

riale per le cose d’Italia egl i aveva contrapposto ilriannodati i guelfi.

D. COMPAGNI, Cronaca,

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94 TRA GUELFI E GHIBELLINI

Non r isulta che Enrico di Lussemburgo si sia pronunciato neppuresulla questione della nomina del vescovo, che aveva grandemente divisogl i animi dei cittadini. Della gravità della situazione comunque ci è testimone il prete pavese Opicino de Canistris, il quale attesta in un suolavoro autobiografico che nel 1311 «/acta est discessio magna in civitale,existente imperatore berelico circa Brixiam ... fui remissus ad burgum

Bassignane, reverso imperatore Papiam » ?~ La discessio magna di cu iparla Opicino è registrata sotto il mese di maggio: in seguito a qualchetumulto sul quale non abbiamo altre notizie, il de Canistris (che era ancora un fanciullo) fu allontanato da Pavia e mandato a Bassignana, tradizionale luogo di rifugio dei guelfi pavesi, ove sembra che la sua famigliaavesse eletto domidiio. Egli stesso del resto afferma che nel 1307, quando aveva 11 anni, vi frequentò le scuole di grammatica ~ e nel 1310doveva risiedervi ancora, perché sotto quell ‘anno ricorda che egli fuposto sopra il ponte del Po a Bassignana a riscuotere i pedaggi d i que lliche transitavano di là.3

Il 6 ottobre 1311 avrebbe dovuto tenersi a Pavia un generale parlamento delle città e dei s ignor i d i Lombardia, ma ben pochi vi si recarono. Dopo aver atteso invano per altri sette giorni, Enrico lasciò Paviaper portarsi a Genova, scortato da Antonio Fissiraga signore di Lodi. Nel

ritorno, questi fu fatto prigioniero nel passare da Voghera o da Bassignana da Manfredo Beccaria, onde il conte Filippone Langosco si lamentòmolto della cosa presso il conte Filippo di Acaia vicario di Enrico.30

Intanto, g li avvenimenti si facevano sempre più tristi per la città diPavia. Ne l 1313 l ’imperatore Enrico le fulminò contro una terribile condanna di distruzione delle mura e di bando per molti guelfi pavesi, trai quali lo stesso Langosco, che l’anno precedente si era dato con la città

“ F. GIANANI, Opicino de Canistris, l’Anonimo Ticinese, Pavia 1927, 36. Nato aLomello nell ’apr ile del 1296, il de Canistris fu allevato alla Bugella presso Vigevano e,fanciullo ancora, studiò grammatica presso le scuole di Lomello e di Bassignana, passandopoi a perfezionare gli studi a Pavia e a Milano. Tornato a Pavia vi apprese la teologiae fu ord inato sacerdote, celebrando la su a prima messa nel 1320 in cattedrale. Divenutocappellano di quest’ultima, passò poi come rettore alla chiesa di S. Maria Capella. Gravatoda miserie e sventure familiari, e coinvolto nei torbidi politici t ra gue lf i e ghibellini, fucotsretto a rifugiarsi esule alla corte papale di Avignone, ove nel 1330 scrisse un celebre

libretto descrittivo del la c inA di Pavia: Libellus de descriptione Papie. Auto re d i altreopere a sfondo morale e poli ti co, mori in Avignone verso il 1352, senza aver potuto rivederela sua patria.

‘~ lvi, 22.“ lvi, 22.

‘° G. ROBOLINI, op. cit., 260.

TRA GUELFI E GHIBELLINI

al re Roberto d’Angiò. Lviso decesso del giovaneliani, Dante per primo, avtarono delle circostanzeLangosco ma, nel 1314,Visconti il quale, malgradXXII, non lo restituf mai

La signoria sulla c ittfiglio di Filippone, ma peerano infatti rifugiati aalla riscossa. Nell’agostofredino, essi si portaronogenze con i principali deli guelfi di Bassignana assuccisero duecento, facendMusso Beccaria, che fu po

Nonostante l’alleanzadigati, nel 1315 ebbe luoBeccaria e dei ghibellininotte sul 7 ottobre riusc

dopo furibonda mischia, cSimone Torriani coi suoiBasslgnana la quale, pe r unl’ultimo baluardo della res

Matteo Visconti, comPavia una fortezza e nomidosi di fatto come signorpatria sotto la protezionedere a patti con Matteo,una condizione di subordilaggio. Manfredino Beccarbilmente nella condizioneal quale veniva riconosciucittà. Il tenore dell’accord

temporanei e lo svoigimencapo dei ghibellini lomba

G. MANTREDI , Storia di VG. ROBOLINI, op. di., 27

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NELLA LOTTA TRA I VISCONTI E

NELLA LOTTA TRA I VISCONTI E LA CHIESA

La situazione in campo ecclesiastico diventava a Pavia sempre piùconfusa, aggravandosi ulteriormente quando, verso il 1318, il Ponteficefulminò l’interdetto contro la città per la Sua adesione a Matteo Visconti.La vecchia questione della nomina del nuovo vescovo era tuttora aperta,e si era ovviato nominando un amministratore apostolico nella personadi Isnardo Tacconi, Patriarca di Antiochia. Questi peraltro, invece diconformarsi alle direttive della Chiesa, si rivelò un accesissimo fautoredel partito ghibellino, accrescendo ancor più la confusione già esistente.Il Tacconi fu talmente strenuo nel persegu itare i guelfi che, pontificandosolennemente, eccitava i presenti a parteggiare per i ghibellini, esclamando: « moriantur guelfi, moriantur guelfi! ». Addirittura, permise chein una chiesa di Pavia, alla Sua presenza, fosse lasciato straziare e ucci

dere un certo prete Alcherino. Di fronte a questi eccessi il Pontefice, conbolla del 13 settembre 1320, gl i scagliò contro la scomunica destituendolo dalla carica)

Una solenne scomunica era stata fulminata qualche tempo primaanche contro Matteo Visconti, il quale nel 1318 aveva posto il blocco aGenova, dove si trovavano i guelfi di re Roberto d’Angiò, e non avevaaccolto i ripetuti inviti del Pontefice per levare l’assedio. Il re Roberto,dopo aver tentato di liberare Genova con una sortita vittoriosa nel febbraio 1319, si recò ad Avignone per concertare con Giovanni XXIII ilmodo di condurre la lotta contro Matteo.

Il Pontefice decise di intervenire energicamente nel conflitto e invitòil conte Filippo di Valois a scendere in Italia: questi avrebbe dovutoessere il braccio secolare della Chiesa contro i ghibellini eretici di Lombardia. Per meglio organizzare la lotta, papa Giovanni des ignò un uomo

di sua fiducia, il cardinale Bertrando del Poggetto, al quale conferi i

Un cospicuo frammento della bolla originale di scomunica, sciaguratamente usatoper la copertura di un libro, si trova a Pavia nell’archivio Fagnani, altro degli autoridel presente volume.

poteri di legato pontificioquest’anno, Simone Torrila Lomellina ma, nel timritirò a Montecastello peril quale però il 2 dicembr

scontro che ne segui.Ne l gennaio del 132XXII vicario d’Italia e Lominò allora suo luogotengiugno discese ,in ItaliaValenza, ove si recaronodolo a dirigersi verso Pavtruppe di Matteo Visconta quella città ma, avendo23 agosto ripiegò le tende

Lo scacco subito daun grave colpo per la Frquindi affrettare i tempi:in Asti e l’anno seguenteMatteo e i ghibellini suoinquisitore dei frati Predche l’apostolica sentenzaUberto nel tempio di 5. Srogato da Origino Ghiinomorato, al vigesimo sestogliuoli ed altri di sua fazi divini uffici, molti abbpresenza del legato. Pervano quanto voleva il Vis

Da parte sua, Giovasostituire al conte Fffippo,angioino, Raimondo Cardpoco dopo a Valenza, oveda Valenza con 500 militi,

cheggiando e incendiandoegli si portò verso Tortonaforze considerevoli, fu ind

2 B. Coiuo, op. cit., 11, 33

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98 NELLA LOTTA TRA I VISCONTI E LA CHIESA

impadronf di Bassignana e di Pecetto.3 Iniziò cosi la dominazione delletruppe angioine e pontificie su Bassignana, che rimase in loro possessosino al 1347, quando cadde definitivamente in mano ai Visconti.

Nel 1321, poco dopo Natale, un’ambasceria composta da alcuniecclesiastici si incamminò verso Matteo Visconti per trattare con lui anome del legato apostolico ma, giunti che furono al ponte sul Ticino, i

membri della comitiva furono assaliti dagli ufficiali dei Visconti i qualili spogliarono delle vesti e li perquisirono, nel sospetto che essi recasserolettere inquisitoriali contro il loro signore. Matteo infatti temeva che glisi notificasse formalmente la citazione a comparire a Bergoglio d’Alessandria dinanzi agli inquisitori.

Le ingiurie e i maltrattamenti patiti dagli inviati del legato costituirono la classica goccia che fece traboccare il vaso. Bertrando del Poggetto, tanto per cominciare, nel 1322 bandi una regolare crociata controil Visconti, con promessa, a chiunque avesse preso le armi contro diquello, della piena assoluzione dai peccati. Il centro di raccolta dei crociati sarebbe sta to Valenza, dove era già il vicario regio Raimondo Cardona con le forze angioine.

La crociata, bandita co l più solenne apparato nel duomo di Asti,non fu né intesa né secondata anzi, a Genova, fu accolta persino con

meraviglia e con risa. Il motivo dell’insuccesso, come acutamente osservail Romano,4 «bisogna ricercarlo, in parte, nel lo spirito dei tempi, e inparte nelle condizioni politiche, in cui allora si trovavano parecchie dellemaggiori città di Lombardia. Alcune di esse erano cadute affatto in potere de’ Visconti: altre, come Pavia, Como, Lodi, Novara, Vercelli, eranorette da famiglie ghibelline, la cui possanza era indissolubilmente legataalla sorte delle armi viscontee. Era quindi impossibile abbattere la forzadel Visconti senza colpire contemporaneamente quanti, più o meno scopertamente, erano del suo partito. Da ciò f u indo tto il Pontefice adordinare una generale inquisizione in tutte le città lombarde partigianedi Matteo, e ad ordinare che venissero processati tutti coloro che, essen

G. ROn0LINI, op. ci:., 281. A proposito dell’occupazione di Bassignana il Conoafferma che « il borgo di Bassignana, già tenuto da Matteo, cadde per tradimento in poterdei nemic i, e quin di vi en trò poi Raimondo Cardona, costituito già dal papa vicario

generale in Lombardia. E perché questo luogo era importantissimo per danneggiare lafazione ghibellina, il legato vi destinò molta gente per assediare la rocca al di qua delfiume Po; la quale se otteneva, meglio avrebbe potuto devastare il pavese ». Cfr. B.Coiuo, op. cit., 11 , 46.

G. RoMAno, I pavesi nella lotta tra Giovanni XXII e Matteo e Galeazzo Visconti(1322-23), Pavia 1889, 10-11.

NELLA LOTTA TRA! VISCONTI E

do suoi aderenti, erano ieretici. Questo disegno avma in compenso promettevnon foss’altro, gittava il dtempo che la minaccia de

deva possibile qualche parinfine nel seno delle cittadiil che doveva indebolire ndere forse inevitabile la ca

L’incarico di istituiredi Milano, ed ai quattro fdei Predicatori, Pasio da VPavia. L’operato di questapubblicazione di una bollaordinava, con minaccia didi farlo, dovesse denunciardi quindici g iorn i. Trascoriniziò subito i lavori, e i pl’alessandrino: di ValenzaMontecastello per il 28 e 1Tortona per il 3 aprile, 56

Il 6 aprile 1322 gl ichiesa maggiore di Valenzapo di ghibellini: 37 di Pagnana, oltre a numerosi adopo aver ricordato la recenato come eretico e nemicmate a comparire davantiblica come sostenitrici delappoggio nonostante l’espliesse venivano citate a comstificarsi delle accuse formsarebbero state dichiarate c

La notizia della c ita z

animi dei ghibellini laici, p

Il documento fu pubblicatroppo, il Romano omise i nomiUna di esse, comunque, apparten

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100NELLA LOTTA TRA I VISCONTI E LA CHIESA

mai consapevol i che la loro sorte dipendeva ormai dalla guerra che sistava combattendo tra Matteo Visconti e Giovanni XXII. Nessuno diloro infatti, trascorso il termine di trenta giorni, il 6 maggio 1322 sifece vedere a Valenza. Gli ecclesiastici invece, sottoposti com’erano all’obbligo della sottomissione gerarchica, si presentarono quasi tutti e si

impegnarono mediante giuramento a non prestare aiuto per l’avvenire,né direttamente né indirettamente, a Matteo Visconti e ai suoi Egli eaderenti.6 Coloro che omisero di presentarsi furono dichiarati contumacie come tali scomunicati, salva la facoltà di pronunciare contro di loro lasentenza definitiva di condanna, colla determinazione delle altre pene incu i fossero incorsi.7 Queste minacce peraltro non ebbero effetto che parecchi mesi dopo, soprattutto in seguito agli avvenimenti che si svolseroa Milano fra l’aprile e il d icembre del 1322.

Matteo Visconti , osserva il Romano,8 « era certamente una fortissima tempra d’uomo, ma, uomo di que’ tempi e già più che settuagenario,il cumulo delle reiterate censure ecclesiastiche aveva finito per iscuoterequella mirabile forza d’animo, con cui da d ieci ann i andava lottandocontro tutti i suoi nemici. D’altra parte anche i Milanesi, che pure finallora l’avevano pienamente secondato, cominciavano a sentir bisogno ditranquillità e di riposo. L’interdetto posto sulla città li aveva fortemente

sbigottiti, e apertamente si lamentavano di Matteo, a cu i attribuivano lacausa de’ propri malanni. Cosi venne formandosi a poco a poco una corrente favorevole alla pace: Matteo stesso ne fu trascinato, e sul finired’aprile 1322, ne intavolò le trattative, mandando dodici ambasciatorial legato pontificio, che trovavasi, al solito, in Valenza insieme col Collegio degl’Inquisitori. Gli ambasciatori conchiusero la pace colla condizione che Matteo rimetterebbe la signoria di Milano nelle mani del Pontefice; ma questa soluzione, che potea piacere a’ Milanesi e, forse, nonspiaceva del tutto a Matteo, per lo stato d’animo in cu i era, sollevò leopposizioni di que’ capi di famiglie ghibelline, che nella difesa del Visconti avevano cercato f in allora la propria salvezza. Matteo si levò d’impaccio, rinunziando al potere a favore di Galeazzo (23 maggio 1322); népiù volle partecipare a’ negozi dello stato, contento di potere, ne’ pochigiorni che gl i rimasero di vita, dar pubblica prova della sua pietà e della

sua ortodossia ». Egli infatti si spense a Crescenzago il 24 giugno 1322.

6 G. ROMANO, I pavesi... cit., 17-8 e doc. 11, 45.

lvi, doc. III, 47.lvi, 19-20.

NELLA LOTTA TRA I VISCONTI E

Negli stessi giorni, nRaimondo Cardona avevaca esistente presso Borgoviscontei, non consentivaBassignana, sulla opposta

proposito che il luogo d igiare la fazione ghibellinaper assediare la rocca al davrebbe potuto devastareGaleazzo, presidiata in mnondimeno i nemici nonrardino Spinola era generazo, considerando di quantcon Marco suo fratello amici. Commettendo poscvettovaglie. Marco e Giracarono verso Bassignana,non scorgevano in qua l mmolti consigli, da Pavia

al ponte di quel la terra, sB. Cono, op. cit., TI, 46

con quella di Giovanni Villani,« Nel det to anno 1322 a di 6in Lombardia della Chiesa, delladi Basignana, e quella molto distvittuaglia non vi potea entrareventidue centinaia di cavalieri ea oste sopra i borghi di Basigcapitano della detta oste con ge fornire la detta rocca, e meRaimondo ch’era fuori de’ borriprese. E volendo rompere ildifendendo, grandissimo dammamorti e di annegati: e avendola battaglia per la cavalleria e pvolte rotti quegll di Milano, e mgrande quantità; alla fine essendRaimondo, il quale non avea cguardare di qua e di là da Poborgh i, per soperchio di gentedi su a gente da centocinquantache maggiore dammaggio r icevedi Basignana, e rimasono all’asborghi ». Cfr. G. VILLANI, Crona

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102NELLA LOTTA TRA I VISCONTI E LA CHIESA

non poterono passate, perchéRaimondo vi aveva fatto porre una grossissima catena, Dall’altro canto i Milanesi quanto potevano si ingegnavano di trattenere le vettovaglie a Raimondo, mediante l’armata cheavevano sul fiume . Per la qual cosa i nemici, necessitati, deliberaronodi venire ad un fatto d’armi. Galeazzo aveva quivi due mila e cinquecento militi e dieci mila fanti. Come adunque Raimondo vide che i

Ghibellini con tutte le forze volevano soccorrere la rocca di commeatoe discendere verso il ponte, mise il suo esercito in tutto punto, e conanimo deliberato attaccò la battaglia avanti al borgo. Nel p rimo scontrarsi delle file fuvvi crudele uccisione d’ambo le parti, il perché levandosirumore, di subito vi concorsero le genti tutte dell’uno e dell’altro esercito.Durò la pugna dalla sesta ora del giorno (che fu al sei d i lug lio) finoalla vigesima, con non poca uccisione di cavalli e di uomini. Quivi a

ciascuno era concesso il combattere; quivi chiunque poteva, vendicavasidelle passate ingiurie contro i nemici. Finalmente Marco facendo per vieoblique da alquanti scelti veterani aggredire i nemici alle spalle, in talemodo li percosse, che diedero di volta, e Raimondo completamentevenne sconfitto e vinto colla morte di molti de’ suoi. Seicento cavallicaddero in poter di Marco, oltre a quattrocento soldati insieme conRaimondo. Costu i però essendo venuto in potere di mano amica fu rila

sciato e la rocca fu provvista d’abbondante vettovaglia. Per questa vittoria Galeazzo e i suoi fautori ebbero grandissima allegrezza. Nella stessanotte il Cardona, usc ito dal borgo, andòa Valenza onde consigliarsi colcardinale su quanto dovevano fare. Nel prossimo mattino ambidue icapitani intorno al borgo fecero praticare fossati e costruire bastie, acciocché nessuno vi potesse entrare ».

La vittoria conseguita a Bassignana con la battaglia del 6 luglio 1322rialzò le fortune del partito visconteo, che riuscf a conservare saldamentel’importante posizione strategica costituita dalla rocca sul Po. Dal cantosuo, Bertrando del Poggetto in quel momento era imbarazzato, perchénon sapeva come liberare le genti di Raimondo Cardona sempre duramente assediate da Marco Visconti in Bassignana. Aderf perciò di buongrado a una tregua d’armi sino al 1° ottobre, sj da permettere nel frattempo trattative di pace.

Ne l mese di agosto erano comparsi a Milano i commissari di Federico re dei Roman i e duca d’Austria, che venivano a chiedere il giuramento di fedel tà . Da Milano essi si erano trasferiti a Valenza ad offrireal legato la mediazione nel conffitto tra Milano e la Chiesa. Nell’intentodi liberare le sue t ruppe, Bert rando del Pogget to accet tò le proposte di

NELLA LOTTA TRA I VISCONTI

tregua, e i commissari prdagli angioini, il castelloScaduti i termini della trconclusione, i commissarle posizioni che avevano

ma si ebbero una rispostnuovo a rinchiudersi in e

Nel frattempo, Verzdi Piacenza, offeso gravecenza alla signoria viscodi Bertrando del Poggecolpo, la cacciata di Galema verso la fine dell’annola sua signoria. Come revigore i processi controcittà di Piacenza a nome

Ne l febbraio del 13fe, composte dalle mffiziRaimondo Cardona, ingro

gna, Brescia, Genova, Panonché da schiere di fuonazione viscontea. Eranosceme il numero, perchmente la crociata non soloDal canto suo, Galeazzo

In questo frattempofuorusciti guelfi di Paviarisultano ancora accampaaffluivano cop iosi dal la cessere piuttosto rilevanteaprile 1324 lO dal quale rgenerale, un consiglio diorganizzazione che riprod

nale della città.Nel febbraio 1324,si scontrarono frontalmepiena rotta con la prigion

‘° Archivio Civico di Pav

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104LLA LOTTA TRA I VISCONTI E LA CHIESA

vittoria era stata decisiva, ma non aveva permesso al Viscon~j cli eliminare del tutto i presidi pontifici sparsi qua e là in Lombardia in piccolicentri che vivevano ancora all’ombra del vessjllo della Chiesa. Pericolosifocolai antiviscontei esistevano ancora a Crema, Vigevano, Valenza, Bassignana, Caravaggio Martinengo, Romano, Lecco e altrove, Inoltre, illegato Bertrando del Poggetto aveva presso di sé i fuorusciti guelfi di

non poche città, dai Torriani di Milano ai Langosco di Pavia ai Fissi.raga di L odi: attraverso questi gruppi malinconici di esuli, il legatopoteva avere l’llusione di conservare ancora qualche seguito.

In ogni caso, le sorti del conffitto si potevano considerare decisecon il fallimento completo del tentativo guelfo di abbat tere la potenzaviscontea. Lo stesso Pontefice si avvide della vanità dei suoi sforzi, « enon isdegnò d’intavolare t rattat ive di pace con Galeazzo, la cu i amiciziapoteva r iuscirg li d i grande aiuto in quella lotta col Bavaro, che era giàcominciata, e dove ormai si concentravano tutti gli sforzi della Curiaromana ».~l

Ne l turbine delle guerre che Matteo e Galeazzo Visconti sostennerocontro la Chiesa, Pavia rimase in condizione di semindipendenza rispettoalla maggiore città lombarda. Le milizie pavesi combatterono accanto aquelle di Mi lano sotto le mura di Vercelli, Cremona, Bassignana, Tortonae Vaprio, e se da un lato contribuirono efficacemente al trionfo dellaPolitica viscontea, dall’altro consolidarono maggiormen~~ i vincoli di sudditanza che legavano Pavia a Milano.

«Fu in mezzo a’ fieri contrasti di quella lotta, in cui le armi temporali e spirituali furono promiscuamente adoperate a distruzione del partito ghibellino, che fu posto in Lombardia il fondamento del principatovisconteo. Qui tutto era propizio al gran mutamento. Lo spirito pubblicoche, stanco dell’incomposto infuriare delle parti, invoca la pace del signore come rimedio all’abuso della libertà, t rovava nuovo alimento nellestesse condizioni geografiche le quali, facendo gravitare le minori cittàverso il loro centro, contribuivano a trasformare la totalità regionalein una totalità Politica. Se a queste condizioni si aggiungono le qualitàpersonali, de’ Visconti, uomini che meglio incarnarono in sé il principiosignorile, cosf tenaci nelle ambizioni, cosf sapienti nella scelta dei mezzi,e dotati di un’elasticità intellettuale pari soltanto all’elasticità della loro

coscienza, si comprende facilmente come l’organismo visconteo apparissefin dalle origini fornito di una grande vitalità. Ed è questa vitalità ap

G. ROMANO, I pavesi,., cit., 34-5,

NELLA LOTTA TRA I VISCONTI

punto, che si estrinseca na’ Beccaria l’imminenzadella rivale vede nuovamassegnatole dalla tradizio

Subentrò a llo ra un

Milano che spinse Paviail Bavaro, l’imperatorelotta contro Giovanni Xrispose con la scomunica1327. Nella condanna flanciato l’interdetto conrità usurpata di imperatoil 30 maggio 1327 . Frache riuscf a liberarsi datempi di Alessandro VI)3

L’astio dei pavesi cculminò nel celebre episocapitanati dai Beccaria,rono la comitiva che scort

che da Avignone era avvdoveva servire per le pagpena giunse a Pavia la nobrigantesco, moltissimi spgiarono a Bassignana, ovfuorusciti, pronti a batter

L’imperatore venne

2 G. ROMANO, Delle relaz

R. MAZOCCHI, L’assoluzArchivio Storico Lombardo, XX

‘~ I pavesi che parteciparo

nominativamente scomunicati eL’assoluzione dei pavesi predatoPavese di Storia Patria, 1(1901)

“ E. GIANANI, op. cit., 26.Sannazzaro e i fuoruscitj guelfi aintrinsechi di Pavia guidati dacompiacendosi dell’aiuto efficacemissiva fu indirizzata da papa Gguelfi, con l’esortazione a srarcontro gli avversari, Cfr, G. Bzsin Archiv io Storico Lombardo,

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106NELLA LOTTA TRA I VISCONTI E LA CHIESA

ciando col suo esercito le terre occupate da re Roberto d’Angiò e dallaChiesa. Di qui gli allarmi sullo stato di pericolo in cui versavano Tortona, Alessandria Valenza e Bassignana, maggiormente esposte agli attacchi delle milizie del Bavaro. Ne l carteggio della curia romana è registrata una lettera del 21 agosto 1329 indirizzata a Raimondo de Vallibus,capitano dell’esercito della Chiesa in Lombardia, contenente le istruzioni

per la difesa delle località sopra citate, con particolare riguardo al castellodi Bassignana)6Ma ormai, anche la cittadinanza pavese cominciò a dar segni di

stanchezza nei confronti del Bavaro, tanto che furono iniziate trattativecon il Pontefice per addivenire ad un accomodamento una volta liquidatol ’intermezzo imperiale. Lo stesso .Azzone Visconti si riconciliò con Giovanni XXII ottenendo in cambio il vicariato della Chiesa, la qua le considerava tuttora vacante l’Impero. Le trattative andarono parecchio arilento e subirono una battuta d’arresto nel 1331, quando il re Giovannidi Boemia discese in Italia ed entrò a Pavia agli 8 di giugno, occupandola fortezza eretta poco tempo prima da Matteo Visconti. Il Boemo, perprima cosa, tentò di pacificare gl i animi esasperati dalle contese politiche,e si adoperò per richiamare in città i guelfi esuli a Bassignana.’~ Il tentativo r iuscf soltanto in parte perché i guelfi tornarono effettivamente a

Pavia, ma provocarono l’uscita dalla città dei Beccaria e dei loro aderenti.I guelfi allora approfittarono della momentanea confusione per devastarele case dei loro nemici.’8

Mentre re Giovanni proseguiva rapidamente i suoi successi nellaregione lombarda, il marchese Teodoro Paleologo di Monferrato approfittò della situazione per soddisfare le proprie rivendicaziopi territorialia spese del dominio lombardopiemontese di re Roberto. Nell’agostodel 1331, coll’aiuto di contingenti forniti da Azzone Visconti, egli portòil suo esercito sul territorio di Tortona e Alessandria, tanto che il Pontefice, il 31 agosto, scrisse una lettera ad Azzone lamentandosi perqueste novità. Papa Giovanni insisteva perchéAzzone richiamasse le sue

16 G. BISCARO, op. cii., 143: « Cunr... Terdonensjs, Alexandrjna et Valentina communitates nol,is per mar litteras intimarin:, quod seviciam illft,s dampnaji heretici Ludovicide Bavaria multipliciter formidani, eo precipue quia gentem ecclesie armigeram in eispartibus se asserunt non videre », si ordina a Raimondo de Valljbus di correre in aiutoai fedeli di quelle città e di provvedere alla difesa « et presertim castrum de Bassignana ».

Chronicon Regiense, in RR.II.SS., r. XVIII, col. 46: « die ociava Junii intravitrex Papiam e: fecit redire exules, liscia inter eos pace ».

F. FAGNANI, La Piazza Grande di Pavia, in Bollettino della Soc. Pavese di StoriaPatria, LXI (1961), I, 77.

NEL LA LOTTA TRA I VISCONTI E

truppe e non prestasseribelli della Chiesa e di referrato di rispettare VaChiesa, nonché Tortona

Il Paleologo peraltro

a impadronirsi di TortonLodovico di Savoia, vicail figlio Carlo a desistereQuesta circostanza inducedi Monferrato esistesseavrebbe avuto mano libesecondo avrebbe ottenutoè anzi escluso che, nonoal corrente di tale accorsi erano parecchio raffreddefinitivamente in crisi?0

Anche i rapporti codosi e, mentre la sua brconclusione, i grandi sigtrarre vantaggio dalla suavano da Pavia il presidioferrato era sceso in campAlessandria e Bassignana.e dell’abate di Fruttuariaperché quello si astenessedandogli che spettava alquestioni territoriali. Siqualora questi avesse volche vantava su quelle terr

Frattanto, il Pontefitica dei rapporti tra la Cne segui, le parti furonozione generale, tanto cherono ai Visconti lo schem

Milanesi si sarebbero do

“ G. BISCARO, op. cii., 120 lvi, 188-9.~~ ‘rj~ 210.

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108NELLA LOTTA TRA I VISCONTI E LA CHIESA

Chiesa sulle c it tà d i Piacenza, Bologna e Lodi e sui castelli e terre diCrema, Caravaggio, Martinengo, Valenza, Bassignana, Casteinuovo Boccad’Adda, Asola e in genere su ogni altro possesso della ChiesaY

Probabilmente il vecchio Pontef ice, dopo aver perso ogni fiducianella possibilità che re Roberto potesse estendere la sua dominazionenell’Italia superiore, accarezzava il progetto di costituire nella Lombar

dia un forte stato della Chiesa, in continuazione dei domini della Romagna e della Marca Anconitana. Ma le successive vicende gl i fecero apparire chiaro che il progetto da lui vagheggiato era ben lontano dalla realtàe tutto l’edificio da lui faticosamente costruito stava miseramente crollando sotto i colpi degli avversari.

Un quadro veramente drammatico della situazione esistente nel1334, a lla vigilia della morte del Pontefice, ci viene offerto dalle registrazioni degli ufficiali che il legato Bertrando del Poggetto aveva lasciatoa Piacenza dopo il suo richiamo ad Avignone. In ciascuno dei castelli diCrema, Caravaggio, Castelnuovo Bocca d’Adda e Bassignana, il presidioera formato da un connestabile e 25 servientes a piedi. La spesa degliarmigeri a cavallo importava 3.000 formi al mese, corrispondente adappena 400 armigeri?3 Questo era dunque il nuc leo delle fo rze armatesu cui poteva contare la Chiesa in quel periodo: ben altre forze eranoin grado di opporgli gli avversari, imbaldanziti dai recenti successi.

Il 4 dicembre 1334 Giovanni XXII venne a morte, e fu sostituitoda Benedetto XII, col qua le Azzone Visconti continuò le pratiche perun accomodamento ma, interrotte per var ie ragioni, le trattative furonocontinuate più tardi e si conclusero nel 1341, quando i Visconti si riconciliarono col Pontefice ed estesero la loro signoria sulle terre lombardeancora in mano alla Chiesa.

Una volta conclusa la b reve avventura di re Giovanni di Boemia,i Beccaria ritornarono a Pavia e credettero di essere ormai in grado diassumere la completa signoria della città. Il momento pareva favorevoleai loro disegni: da oltre vent’almi i più potenti fra i guelfi pavesi andavano errando per le città lombarde senza più ispirare seri timori ai loro

avversari; la città, stanca delle lotte intestine, andava sempre p iù adat

lvi, 213.lvi, 227.

NELLA LOTTA TRA I VISCONTI E

tandosi alla signoria di urienze recenti pareva, soaliena dalle avventure diil momento di agire: « ctra la Sesia e il Lambro

pendente, tutto faceva spotenti aderenze tra’ Ghmerosi castelli e l’affettocausa comune nella recenche il Bavaro, allora inal momento opportuno. Mchino, successo ad Azzoncarattere fiero e sdegnosodevano meno accessibilelo stato, più pericoloso atutta la Lombardia; con ve fuori il suo dominio; egrado di assalire da piùindizi, i bellicosi tentativ

alla mercé del loro avver ienza del le loro forze »1342, dovette accettarezioni de l 1315, e che,metteva la città in una più

G. ROMANO, Delle rel

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rs S IGNORIA V ISCONTEA

LA SIGNORIA VISCONTEA

Abbiamo già visto che Bassignana e Valenza caddero nel 1321 nellemani dell’esercito della Chiesa insieme ad altre località della regione piemontese. Mentre queste ultime passarono immediatamente sotto la dominazione angioina, Bassignana e Valenza rimasero per parecch i ann i a lledirette dipendenze della Chiesa. Ma la difesa di cosi minuscoli domini,senza contatto diretto con altri possessi territoriali, costituiva un pesanteonere non compensato da alcuna utilità pratica, per cui la Chiesa, nel1341, consegnò Bassignana e Valenza a re Roberto d’Angiò, che incorporò le due località nel senescallato angioino di Piemonte.

Negli ultimi anni di regno di re Roberto, peraltro, i suoi senescallitrascurarono molto i domini piemontesi. Ne approfittò allora Giovanni 11Paleologo, marchese di Monferrato, che nel 1339 si affrettò ad occupare

la c ittà d i Ast i. Ma quando un senescallo più energico dei precedenti siaccinse a riconquistare quella città, il marchese invocò l’aiuto di LuchinoVisconti il quale, mentre Giovanni Paleologo era impegnato nella lottacontro il principe di Acaia, nel 1342 riusci a impadronirsi d i Asti.

Il rapido installarsi dei Visconti proprio al centro della regione pedemontana mise in allarme la Chiesa, per la quale i domini angioini costituivano una importante base territoriale e un punto obbligato di passaggio. Dopo la morte di re Roberto e la torbida successione della reginaGiovanna, le genti viscontee incominciarono a fare scorrer ie sulle terreancora sottoposte al senescallo d’Agoult, finchéquesti perse la vita nellabattaglia di Gamenario combattuta nel 1345 contro le truppe di LuchinoVisconti.

Nel 1347, mentre l’attenzione del la reg ina Giovanna d’Angiò eratutta rivolta altrove, Luchino decise di intervenire energicamente in Pie

monte e, tanto per cominciare, il 13 gennaio occupò Tortona e pocodopo Alessandria,mentre il marchese di Monferrato, dal canto suo, occupava Valenza. Anche Bassignana, in questo periodo, vide i vessilli viscontei piantati sulle sue mura.

Luchino proseguf la conquista con l’occupazione di un vasto terri

tono ma, proprio quandoil 21 gennaio 1349. Gli ssconti, che già agli inizi detore dell’Italia settentrionspregiudicato arcivescovo

località soggette alla domattribuisce esplicitamentecui fu certo intuita la std’accesso alla regione piemtamente uno stemma in pin Bassignana, doveva essecastello?

Ma Giovanni guardasignoria su altre città rima

B. CORTO, 071 Cit., Il, 17Lo stemma è scolpito su u

assume la forma tipica di uno scrivolta verso il basso. Al centrrivolto a destra, dal quale esce

e cresta sul dorso, descrive un risaltri tre risvolti degradanti versouna corona regia laciniata che,il capo della vipera. Lo stemmacostruzione di un nuovo edificionel cortile dell’edificio scolastico.

L’attribuzione dello stemmaanche nelle considerazioni svoltein Archivio Storico Lombardo,denza ch e le più antiche raffigurail serpente costantemente rivoltoquattro risvolti degradanti versosi riscontra anche un ravvolgimeVisconti avrebbero ottenuto da Auna corona regia laciniata. Infiserpente è rappresentato col corche di semplice vipera. Lo stemsi distacca dalla più antica raffiguarcivescovile di Legnano. In qu

Bassignana, ma non è tortuosa aa cerchio ed ha l’aspetto di unbassignanese mostra la vipera rrisvolti degradanti verso la coda,infine la corona regia laciniata chderazioni, è assai verosimile chevanni, che fece appunto riedifica

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112LA SIGNORIA VISCONTEA

queste era anche Pavia, ove i Beccarja erano riusciti a conservare la propria posizione & preminenza. Peraltro, dopo il fallimento del tentativomesso in a tto ne l 1342, le fortune politiche della casata pavese eranoormai in decl ino. Pavia potécredere, per qualche tempo ancora, & averriconquistato la propria autonomia di governo, ma fu un’illusione dibreve durata. L’arcivescovo Giovanni Visconti, dopo l’importante acquisto di Genova de l 1353, si propose di assoggettare interamente al suo

dominio anche il territorio pavese che, posto a caval iere del Po, si trovava quasi al centro della Lombardia, confinando coi territori di Mi lano,Lodi, Piacenza, Bobbio, Tortona, Alessandria, Vercelli e Novara. Erauna corona di città, tutte assoggettate al dominio dell’arcivescovo Giovanni, che circondava da ogni lato il distretto pavese, tranne che ad occidente dove, in corrispondenza di Bassignana, si trovava quasi a confinarecol Monferrato.

Tra Pavia e il Monferrato correvano, come abbiamo visto in varieoccasioni, antichi rappor ti d i amicizia che si erano maggiormente rinsaldati quando l’infortunio del 1342 costr inse Pavia a trovare nel suo prossimo vicino un alleato contro le mire espansionistiche viscontee. Lapossibilità che Pavia entrasse stabilmente nell ‘orbita monferrina era quinditutt’altro che ipotetica, e di questo i Visconti erano ben consapevoli. Ma,prescindendo da tale pericolo, « non era possibile che il distretto pavese,

collocato come un cuneo f rammezzo agli stati viscontei continuasse amantenere la sua indipendenza, senza nuocere alla loro compattezza erenderne difficile la difesa. In un tempo specialmente in cui la politicade’ Visconti mirava alla fondazione di un vasto principato estendentesidalle Alpi al mar ligustico e a quello Adriatico, l’indipendenza del distretto pavese diveniva un’assurda anomalia. S’aggiunga che il nuovo possessodi Genova rendeva necessaria una comunicazione più diretta e più faciletra Milano e quella città; e però l’assoggettam~~~0 intero di Pavia s’imponeva come un problema, dalla cui soluzione dipendeva la sicurezza ela conservazione dello stato ».~

La morte dell’arcivescovo Giovanni, avvenuta il 5 ottobre 1354,non distolse i Visconti da questo importante obiettivo, ma intanto i trefratelli Matteo Il, Bernabò e Galeazzo [I dovettero occuparsi della spartizione dei domini lasciati dallo zio arcivescovo. Matteo ebbe Lodi, Pia

cenza, Parma, Bologna, Lugo, Massa, Pontremoli, Borgo 5. Donnino,Bobbio; Bernabò ebbe Bergamo, Brescia, Cremona, Crema, Soncino, Ca-

G. ROMANO, Delle relazioni... cit.

LA SIGNORIA vIscONTEA

ravaggio, la Va i CamonicaComo, Novara, Vercell i,Scrivia, Bassignana, Vigemune dei tre fratelli.

Per qualche tempo,

attenzione, impegnati coCarlo IV e le forze a luidi Monferrato, che aveva

Per difendersi, Bernale loro truppe contro Pavirato, il 28 maggio 1356 rgravi perdite. Lo scacconell’animo dei pavesi cheBussolaro, un agostinianopar te popolare del la cittadcoraggio la resistenza.

Mentre Gaieazzo e Bforze da gettare contro laproprie l ibere istituzioni a

dito in c it tà una vera e proccio trascinato per le vietere i tiranni bisognava rila sfrenata tendenza ai lusmaggiore severità di costula suscettibilità di molti pContro d i lo ro però si levòcarli duramente eccitandoria dei tiranni ».

Irritati da questi duproprio influenza, Castellinper togliere di mezzo il Bstretti ad abbandonare infurente e distrusse dal lesfidando l’autorità comunascrive nella sua Cronaca cfemmine, piccoli e grandi,delle formiche, ciascuno ne

M. VILLANI, Cronaca, lib

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114LA SIGNORIA VrSCoN~

che il Bussolaro esortava i pavesj a tenere sotto il guanciale una pietratratta dalle case demolite, a perpetuo ricordo dell’infamia dei Beccariache avevano tramato contro la libertà della patria.5

Incalzati dalla generale esecrazione del popolo pavese, i Beccaria sirifugiarono dapprima a Valenza, quindi a Bassignana, po i a Voghera einfine a Milano,6 ove nell’ottobre 1357 iniziarono con Galeazzo Visconti

trattative per un accordo di reciproca alleanza] Stipulata la convenzionequasi tutto l’Oltrepò Pavese aderf ai Beccaria staccandosi dal governocomunale di Pavia.

Intanto, il cerchio si stava sempre più restringendo attorno allacittà. Nell’aprile 1359 essa fu investita da un forte numero d i truppeviscontee che la cinsero d’assedio, impedendo l’afflusso delle vettovaglie.Dal Po, una f lotta r isalj il Ticino f in sotto le mura, mentre si attaccavail territorio monferrito per impedire che il marchese Giovanni Paleologopotesse recare aiuto agli assediati.

P. AZARII, Liber gestorj,cm in Lombardia, in RR.II.Ss., XVI, 376; « ...domos, aedes,cc palatia dirui fecic, cc esportari lapides cc vendi, predicans quod quisgue Papiensis deipsis lapidjbt,~ teneret sub pulvinari cc capite lecti ad perpecuam memoriam malegescorum per ipsos de Beccaria. In fundamentis domormn nec unus lapis fuic dimissus ».

Su questi avvenimenti cfr. anche F. FAGNANI, La Piazza Grande di Pavia, in Bollettino della

Soc. Pavese di Storia Patria, LXI (1961), I, 84-5,G. R0B0LINI, op. cit., IV, 1, 321. La notizia delle successive peregrinazioiij degli

esuli Beccaria è pure confermata da un passo della nota relazione del 1399 contenentel’elenco delle famiglie guelfe e ghibelline pavesi: « ... dominus Castellinus et Frorelus quierant confinati fugierm.,t a Valencia Bassignanmu deinde iverunt Viqueriam et posc modumMediolanum ec fecerunt certa pacta cum prefato Magnifico Domino Galeaz ». Per il testodella relazione cfr. F. PAGN~~q~, Guelfi e ghibellini di Pavia in una relazione ufficiale del1399, in Bollettino della Soc. Pavese di Storia Patria, LXIV (1964), I, 44 e sgg.

G. B. EIETRAGRASSA Annotazioni diverse spettanti alla fondazione della Regia Cittàdi Pavia.., ecc., in Biblioteca Civica Bonetta di Pavia, C. 2 (opera scritta nel 1636 etrascritta nel 1760 da L. Riva), fol. 156; il Piecragrassa riferisce che tali trattative furonoiniziate da Castellino Beccaria, ma questi venne a morte nel 1358, « sicché l’accordo, qualseco trattava Galeazzo, si conchiuse con Milano, Manfredo, Musso, Florello, ed altriprincipali della stessa Casa... Et la sostanza fu che essi Beccaria co’ loro seguaci, fautoriet aderenti, et ogni loro mi lizia equestre cc pedestre.,,, contro la Città di Pavia movesserola guerra a nome di Lui, et Egli con una quantità pattui ta d’uomini d’arme li avrebbeaiutati, cc con un’altra avrebbe soccorso i loro Castelli cc Terre, ove di mestieri fussestato, et si obbligò anco in forma valida di pagare ad essi Beccaria et compagx.J tuttili stipendi, che avessero meritato in proseguire l’impresa, et dargli provvisione onorevoleperpetua, et di pi~ pagare anco ad essi Beccaria tutto il danaro, che da loro, cc suoiantecessori era stato speso in fortificare la Cit tà d i Pavia, cc aggrandir le muraglie,, . etche ottenuta la Città, l’avrebbero ricevuta come di br mano..,; che Egli avrebbe confermato, et servati tutti i loro privi legi, libertà, immunità, franchigie esenzioni et preminenze et prerogative,>,

LA SIGNORIA vIscoN’rEA

Animata dal Busstanto che i Visconti, nedecisero di chiedere l’comandante di una comvava a Perugia in atte

mossa, il marchese Giovcando il tedesco di accomosse soltanto per l ’anpagnia lasciò Perugia pCompagnia comparve sglie nella città assediata.8e il conte Lando si porttura al servizio di Berna

La so rte di Pavia,riconosciuto vano ogni t1359 i reggitori del Codella città, e due giorni dglorioso era durato sei m

La dominazione vis

delle autonomie comunatante dello stato dopo Mzia!e nello splendido scee il 1365, dotato di unf ig lio d i Galeazzo 11, nCertosa, concepita comeGian Galeazzo aveva ricegl i accordava il titolo dipotenza e della fortuna

Il nuovo duca perabizioni: egli desiderava utagliatamente tutti i domcittà di Pavia col suo tesuo successore diretto pr

aspirazioni di Gian Galespeciali del 13 ottobre 1suo territorio e vi compre

G. ROBOLINI, op. cit., IV

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116LA SIGNORIA VISCONTEA

fu assegnata al duca come ente separato dal ducato, da assegnarsi al primodei figli e futuro erede del ducato.~

Quasi fosse presago della sua imminente scomparsa Gian Galeazzonel suo testamento del 1397, aveva designato un consiglio di reggenza

che assistesse i suoi figli ancor minorenni Al primogenito Giovanni Maria, lasciava il ducato di Milano con le città di Brescia, Cremona, Bergamo, Como, Lodi, Piacenza, Parma, Reggio, Bobbio. Al secondogenitoFilippo Maria lasciava la contea di Pavia e inoltre due gruppi d i c it tàperiferiche non comprese nel ducato: ad occidente Novara, Vercelli, Alessandria, Tortona; ad oriente Verona, Vicenza, Feltre, Belluno, Bassano,R iva di Trento e tutte le terre oltre il Mincio.

Alla morte del duca, avvenuta a Melegnano il 3 settembre 1402, lostato visconteo si trovava in tristissime condizioni: « Giovanni Maria,primogenito di lui, aveva all’incirca quattordici anni; Filippo Maria erapiù giovane ancora; sarebbe quindi stato difficile conservare l’integritàdello Stato, anche se questo fosse stato antico e fortemente consolidatonell’opinione del popolo. Esso invece non era che un recente aggregatodi conquiste, di usurpazioni e di compere; e un dip loma avuto per denaro

dal debole Venceslao le male arti, le insidie, la più vergognosa mancanzadi fede erano sgraziatam~~~~ i titoli che solo Poteva far valere la vedovaduchessa. Si aggiunga la profonda div is ione tra i sudditi , agitati nellediverse faz ioni d i Guelfi e Ghibellini; e la rabbia di questi ultimi, che,domi e soffocati sotto il domi~o di G ian Galeazzo, aharono il capo, elanciarono la loro sfida aperta ed audace contro i Guelfi predominanti,alla testa dei quali stavano il Barbavara e Giovanni da Casate »)~

Nelle città del ducato, infatti, le antiche fazionj politiche non eranostate distrutte. Soffocate, messe in condizioni di non nuocere, esse eranopu r vive, ed era sufficiente che vi fosse la sensazione di un governocentrale debole e instabile perché di nuovo rialzassero il capo guelfi eghibellini o presunt i tal i. Dovunque nelle città viscontee, si ebbe imme

Precedentemente con diploma del 18 gennaio 1380, l’imperatore Venceslao aveva

confermato a Gian Galeazzo Visconij il vicariato imperiale su numerose città e terre,fra le quali è esplicit~ente nominata Bassignana Cfr. C. MANARESI I registfl visconteiMilano 1915, I, 120.

R. MAloccur, Francesco .8arbapa,a durante la reggen~~ di Caterina Visconti, in.Iilisceljanea di Storia Italiana IX (1897), IV, 261.

LA SIGNORIA VISCONTEA

dia ta la percezione dispalle dei funzionari pvolesse.

Le tendenze autona Pavia, i capi della farono presto la possibilitnese e di ripristinare la

Alla fine del 1402Non si erano ancora vuna situazione di fluiditàdi incertezza e di malcdella duchessa Caterinala vedova di Gian Galeaad Antonio Visconti siregime, che strinsero acittà. Notevoli appoggicaria i quali, per tradizandavano in cerca di pre1402 Lancillotto si valsdei Visconti, ma in rea

i guelfi dell’Oltrepò. Egcon le su e truppe merceaccanimento che peggio n

Il piano di congiura compimento. Nel giugoverno e la duchessa doIl potere passò allora nAntonio Visconti.

L’annuncio del colpcioè che rappresentava laper scatenare l’incendio dlione dei Beccaria e deiun decreto che proibiva ltorio pavese, rovinati ne

di qualunque terra.’2 Gralazioni di persone facinor

lvi, 262.lvi, 272, e doc. XVI.

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118LA SIGNoRIA VISCONTEA

LA SIGNORIA VISCONThA

pavese. Per rimediarvi, il 15 agosto fu emanato l ’o rd ine d i radunare aPavia tutte le navi, di ogni sorta, che si trovavano sul Ticino e sul Poda Bassignana fino a Piacenza, ad eccezione di quelle strettamente necessarie nei punti più frequentati di passaggio, coll’obbligo però di tenerecolà appositi incaricati che impedissero il transito alle persone sospette.’3

Si giudicò infine opportuno installare a Pavia il giovane FilippoMaria ad organizzare saldamente il governo della contea. Fu stabilitoin un primo momento che l’insediamento del conte dovesse avvenire il6 giugno, ma gli avvenimenti d i M ilano fecero rinviare il viaggio allametà di agosto, quando Fi lippo Maria era già nel castello di Pavia in iziando a 11 ann i la sua vita politica. Egli non doveva più rivedere lamadre, ed in sua vece prese a governare Castellino Beccaria, di cui prati.camente era divenuto ostaggio.

Dopo la prima ventata rivoluzionaria, in varie città del ducato ifautori dell’antico ordine ripresero slancio. L’indomita duchessa raccolsee riannodò le fila di quanti pensavano con nostalgia al precedente governodel Barbavara. Questa azione diede ben presto i suoi frutti: i nemicidella duchessa, primo fra tutti Antonio Visconti, furono arrestati e qualcuno di lo ro vi rimise la testa. Il Barbavara fu richiamato dall’esilio egl i fu affidato l’incarico di formare un nuovo governo. Ma poichéalcunidei congiurati guelfi si erano rifugiati a Pavia e da questa città tramavano

nuove avventure, il Barbavara si dimise e lasciò Milano il 15 marzo 1404.Padroni della situazione tornarono allora Antonio Visconti e i suoi seguaci, ma per poco, perchéin seguito a un tumulto essi furono cacciatidai fedeli del duca Giovanni Maria. Caterina Visconti nel frattempo siera rifugiata nel caste llo di Monza ove, assediata dai guelfi esuli daMilano, fu costretta alla resa e poco dopo veniva a morte (17 ottobre1404).

Scomparsa la tragica figura della duchessa dopo due anni d i t remende lo tte, in balia di uomini ambiziosi e disonesti si trovarono ora i duerappresentanti della dinastia: Giovanni Maria di 16 anni e FilippoMaria di 12. La situazione del ducato era certo peggiorata in conseguenza degli avvenimenti d i Milano : gli attacch i dei nemici interni edesterni erano divenuti più violenti e portarono alla mutilazione di variecittà del ducato. Nel marzo 1404 Ottone Terzi , un capitano ducale, si

impadronf di Piacenza e Parma. Facino Cane, dal canto suo, nello stessoanno occupò Alessandria, di cu i assunse il titolo di signore.

Qualche anno piùcondottiero crudele, ascompagnia di ventura, aad approfittare del disodi Alessandria, Novara enio non molto vasto mavole per estendere la suaguelfa e ghibellina, nel mstando il parco attorno ain questa impresa eranoPavia per decreto del ccittadini pavesi di dipincaria appiccati per i piecarsi a Voghera, Pontegnana; Manfredo a Lacc

Confederatosi conCane mosse alla conquisdonata la speranza di vifirmò una tregua che il 3Il condottiero divenne a

vembre fece il suo ingresassoluto.

Faffito il tentativoa Pavia ove Filippo Maria1410 revocò il bando codandogli in custodia la Rnella notte di Natale fugenti d’arme prese tuttadolore, di gemiti, di gridordinato il saccheggio chgiorni passati, per le circstanze nelle abitazioni dpartiti ». ~ Anche Filipporità del condottiero, che

I due fratelli Viscotanto il titolo. Se dobbia

Ivi, 272, e dcc. XVIII. “ B. CORIO, op. cit., lI,

“ lvi, 508.

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120LA SIGNORIA VISCONTEA

dato quanto era strettamente indispensabile per il sostentamento nonper il decoro e le necessità del la cor te : il duca non aveva più chi loservisse, la duchessa non aveva di che vivere ed il conte di Pavia mancavapersino della camicia. Forse sono esageraziònj del cronista, ma di fattole condizioni economiche del ducato erano allora tristissime, tanto chealcune famiglie milanesi, guelfe per tradizione, ordirono contro il giovane

duca una congiura: il 16 maggio 1412 Giovanni Maria Visconti cadevacrivellato sotto i colpi dei s icar i, mentre Estorre Visconti approfittavadella momentanea confusione per impadronirsi di Milano.

Nelle stesse ore in cu i il duca era ucciso, nel caste llo di Paviaveniva a morte Facino Cane: il vero dominatore scompariva per sempredalla scena. Fil ippo Maria si trovò quindi l ibero il campo e, non ancoraventenne, sposò Beatrice di Tenda, vedova di Facino Cane e parecchiopiù anziana di lu i. Questo matrimonio contribui in maniera decisiva a

spianargli la via al potere. Si dice infatti che nei suoi forzieri FacinoCane avesse riunito 400.000 ducati: essi servirono per propiziare al contedi Pavia, più che non il matrimonio con Beatrice, la devozione dei capitani e dei soldati delle compagnie di Facino.

Filippo Maria disponeva ora di forze sufficienti per occupare Milano,e il iy giugno portò le sue milizie sotto le mura di quella città. Il castellano di Porta Giovia, Vincenzo Marliani, aprf le porte alle genti condotteda Castellino Beccaria, ed in breve la c ittà fu occupata. Eliminati tuttigl i Oppositori con la morte e con l’esffio, Filippo Maria assunse le redinidel ducato e ricompensò in vari mod i i suoi fautori: a Castellino Beccaria accordò in data 19 luglio 1412 un privilegio che sottraeva allagiurisdizione di Pav ia le terre di Voghera, Serravalle, Molino di Ponzano, Nazzano, Retorbido, Casal Noceto, Lomello, Garlasco e Cilavegna.Questi territori vennero eretti al grado di contea e investiti nella personadi Castellino Beccaria del fu Musso, che ottenne pure di inquadrare nell’arme della su a famiglia la vipera viscontea.16

I buoni rapporti instaurati fra il duca e il Beccaria erano destinatia durare ben poco. Nel 1413, mentre l’imperatore Sigismondo era inItalia e Filippo Maria era in contrasto col sovrano, a Pavia fu tentatauna cospirazione ad opera di alcuni elementi della famiglia, nella quale

G. ROMANO, Contributi alla storia della ticosiruzione del ducato milanese sottoFilippo Maria Visconti, in Archivio Storico Lombardo, XXIII (1896), 245. Sembra che inquesto periodo il Beccaria continuasse ad esercitare la signoria su Bassignana poichéil Bossi dà notizia che nel 1411 « gli uomini di Bassignana giurarono fedeltà a LancellottoBeccaria ». Ch. G. ROBOLINI, op. c ii. , V , 1, 83.

LA sIGNORIA VISCONTEA

covava ancora qualcosa descrezione però dovet te tpartecipava alla riunionecastello di Pavia il 13 ocaria, affidandolo in custo

Represso il movimejniin.i dei Beccaria, i qual’imperatore Sigismondo.denaro per contribuire anell’intento di guadagnare1413 inviò loro una lettea Castellino Beccaria conormai i giorni contati: dstello di Pavia , sulla f inetato e il suo cadavere fu g

La scomparsa di questanze che ancor oggi rimada parte dei vari membriAntonio, e il fratello Lanc

del consorzio gentilizio deconfronti del duca, scatemata che contava, fra i sBeretta con parenti e amvogheresi, Bartolomeo euomini di Bassignana tra ie infine Cristoforo Grassirone, altri di Montecastel

Allarmato dalla sommal podestà di M ilano di farati come ribelli coloro chdi Lacchiarella, 5. GiorgiBassignana, Caselle, Silvatorbido, Broni, Calvignanconsiderate ribelli all’auto

“ Il testo di questo impo

G. MANFREDI , Op. cii.,19 Tutti costoro si trovano

cellotto Beccaria e il duca, com

239.

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122LA SIGNORIA VISCONTEA

Il bando prevedeva che se qualcuno fosse uscito dal le località citateentro otto giorn i non sarebbe stato punito, ma trattato con benevolenza;se al contrario si fosse mantenuto ribelle, si sarebbe proceduto contro dilui e i suoi affini sino al terzo grado; nel caso infine che qualcuno avesseconsegnato qualche ribelle, se bandito, sarebbe stato assolto e se nonbandito sarebbe stato compensato in modo adeguato?°

Frattanto, le terre dell’Oltrepò proseguivano la loro opposizione armata, confidando nell’aiuto promesso dall’imperatore Sigismondo. Memore degli impegni assunti, il 25 giugno 1414 il sovrano promise aFelicina Corti, vedova di Castellino, la cospicua somma di 5.000 ducat ida utilizzare per la difesa dei suoi castelli, che si reggevano allora a nomedei giovani figli di Felicina per opera specialmente dello zio Lancellotto,che si era posto a capo della rivolta.21

Ne l successivo mese di agosto il duca inviò le sue milizie controVoghera per impadronirsi del luogo, ma l’assalto fu respinto dai vogheresi comandati da Lancellotto, con l’aiuto dei fig li di Casteffino e deiBeccaria di Montecalvo e di Arena. La guerra fu condotta con variafortuna ma alla f ine i vogheresi furono costretti a consegnare la lorocittà a Filippo Maria, che nello stesso mese di agosto ne prese personalmente possesso. I Beccaria peraltro rimasero ancora in possesso del castello, nel quale si era rifugiata Felicina Corti per continuare la resistenza.

L’assedio si protrasse sino alla fine di dicembre del 1414, quando fustabilito l ’accordo per la resa. La contessa e i Beccaria uscirono alloradal castello, subito occupato dalle truppe ducali?2 Anche Bassignana,negli stessi giorni, cadde in mano alle milizie ducali.

Lo scacco subito non piegò i Beccaria che, favoriti dall’appoggioimperiale, riuscirono in breve tempo a recuperare Voghera e Bassignana,cacciandone i presidi fedeli al duca. Riferisce a questo proposito il Pietragrassa che « Lancillotto et Felicina, moglie lasciata da Casteffino, conli figliuoli, che furon Manfredo, Matteo ed Antonio, furon difesi e protetti da Sigismondo Re de’ Romani et con buona soldatesca aiutati, poichéavevano insieme con gl i altri stretta dipendenza dall’Imperio, il perchégiunti l ’un con l’altro Manfredo della Pieve, di che era Signore, et conaltri molti della stessa Casa, sebben Manfredo di Santa Giuletta — per il

20 C. SANT0R0, I registri dell’Ufficio di Provvisione e dell’Ufficio dei Sindaci, Milano1929-32, I, 310.

25 G. RoMANo, Contributi... cit., in Archivio Storico Lombardo, XXIV (1897), 75,in nota. La somma fu effettivamente versata dall’imperatore: cfr. G. MANFREDI, op. cit., 243.

“ G. MANFREDI, op. cit., 241.3.

LA SIGNORIA vIscoNTEA

figliuolo tenuto in ostaggstrarsi in modo alcuno,et da Pandolfo Malatestaingiurie et prendere gagsue tanto pi6 avendogli ilrecitate per forza di guepali et preso Casei, VaffRocche et Castelli, et dSanta Giuletta procurar dGiorgio, Filismaria, Petrocosi Lancil lotto trattarsiSanta Giuletta — per la ricin ostaggio — essere fuorilui et col gran sforzo chediedero al Duca una rotBassignana et affrettandoquattro Galeoni et andaet venendo alla volta di Pverarono nel guerreggiarresistenza, per grande c

1415, nel quale per opetregua fre le parti »?

La tregua, raggiuntaaveva la durata di un analcuni membri della famlotto, che aveva posto itregua, e il duca ne rese ala d ifesa del luogo, assicalcune truppe. Avendo adere il castello di Caselledi raccomandare a quel cfornire a quello miiti feCaselle era già in manospedite contro quel caste

22 G. B. PIETRAGRAS5A, 0

“ G. R0B0LINI, 07). cit.,25 A. CERIOLI, Pietra de

XI, 366.26 G. MANFREDI, op. cit.,

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124

LA SIGNORIA VIScONmA

Sdegnato per le ripetute aggressjo~j del Beccaria, il duca meditavail modo di distruggerlo ma, vedendo il turbine che si addensava sul suocapo, assalito dal Malatesta e da altri nemici, considerò miglior partitorinunciare a una guerra & cu i non Poteva prevedere la durata e l’esten

sione. Preferg quindi tentare una conciliazione e, aniati cauti sondaggiin tal senso, essi diedero esito ~flcoraggian~~

I negoziati svoltisi fra l’agosto e il settembre 1415, costituisconoun capitolo importantissimo ma poco noto di storia viscontea, per cu isi r it iene utile darne qui adeguata notizia. Nulla sappiamo dei preliminari intercorsi fra i commissari del duca e Lancellotto Beccaria, ma sideve ritenere che i primi sondaggi siano stati condotti da Pietro Giorgi,vescovo di Novara, e da Sperone Pietrasanta, che continuarono poi letrattative sino alla conclusione. Le richieste avanzate dal Beccaria tramitegl i emissari viscontei ci sono note attraverso un prezioso documento g iàillustrato dal Cerioli 27 contenente copia delle condizioni preliminari postedal Beccaria per addivenire ad un accordo. Dalle annotazioni che precedono il documento risulta che il testo del promemoria originale era redatto su due colonne: la prima conteneva 27 paragrafi con le richieste avanzate dal Beccaria, la seconda le risposte del duca ai singoli paragrafi,scritte da un cancell iere di corte.

Queste, in sintesi, le richieste del Beccaria e le risposte del duca:

I. Resti~~0~~ delle Ossa di Castellino Beccaria Viene concesso.Il. Rilascio di Antonio Beccaria della Pietra e dei suoi amici impri.

gionati dal duca, con restituzione dei beni confiscati Vieneconcesso

III. Restitn~i0~~ dei beni sequestr5~~ a Gualtiero Corti, con facoltàa questi di rimpatriare Viene concesso.

IV. Restituzione dei beni sequestratj a Guizzardo Beretta e ai suoi

famigliari, parenti e amici, con facoltà di rimpatriare Vieneconcesso

V. Restituzione dei beni sequestr2~j a Beltramino Mangiarini edagli amici di Voghera espulsi da questo luogo, con facol tà dirimpatriare Viene concessa la restituzione dei ben i, ma non ilrimpatrio prima di se i mesi, a beneplacito del duca.

A. CERI0L!, 111, 124 e sgg. Il documento membranac~, consta di 6 carte infolio non numerate, di cui la Ir. e le carte 5 e 6 in bianco. Proviene dall’archivioBeccaria (poi RotaCandiani) di Mont~I de Gabb~, pres~0 Canneto Pavese, consen,ato attualmente presso la Civica Biblioteca Bonet ta d i Pavia. Cfr. Appendice, doc. V.

LA SIGNORIA VISCONTEA

VI. Resti tuzioneGiarole, con

VII. Garanzie pergnana e per te fedeli suddgiuria recatascorse, e imprimanere a Baconcesso, purin luogo sosp

VIII. Garanzie pargnana, qualsiafissare la resid

IX. Assicurazioneco i relativi diottenne preceal Beccaria didei 15.000 chViene concess

X. Restituzione ddi rimpatriare.

XI. Restituzione despulsi dalle lchiede l’elencoil duca decider

XII. Assicurazionefranca da qualsolita esenzion

XIII. Assicurazione cdi costruire nulicenza di ricoconcesso.

XIV. Assicurazione c

facoltà di cuiXV . Assicurazione cconcesso.

XVI. Assicurazione cscate dal duca

XVII. Assicurazione c

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126LA SIGNORIA VISCONTEA

LA SIGNORIA VISCONTEA

Manfredo Beccaria, sarà restituito. Viene concesso, a condizioneche sia celebrato il matrimonio con la figlia del fu Galeazzinodi Mantova.

XVIII. Assicurazione che le case e i beni di Pavia saranno restituiti.

Viene concesso.XIX. Assicurazione che il porto del Tovo sarà restituito. Viene con

ceso.XX. Assicurazione che le terre di Serravafle e Stazzano saranno di

nuovo confermate al Beccaria col mero e misto imperio. Vieneconcesso.

XXI. Assicurazione che tutte le richieste formulate sopra dal Beccariasia per sésia per parenti e amici saranno accolte ed approvatedal duca mediante lettere patenti. Viene concesso.

XXII. Impegno a rilasciare salvacondotti a favore del prete Nicolino,Urbano de Vico, Domenico Orio, Zanino Porzio, Pietro Florioe Zanino Patarini, tutti di Bassignana, perché possano recarsiliberamente a presentare le loro suppliche al duca. Viene concesso.

XXIII. Impegno da parte del duca a versare a Lancellotto Beccaria lasomma di 15.000 fior~~~d’oro per il rilascio di Bassignana ai

procuratori ducali, a condizione che il duca stesso consegni atitolo di pegno nelle mani d i Guid o Torelli, fiduciario delleparti, il castello, la cittadella e la terra di Novi?8

XXIV. Licenza al Beccaria di trasferire munizioni e vettovaglie nelcastello di Novi e, una volta ultimato il versamento dei 15.000formi, facoltà allo stesso Beccaria di condurre altrove o’ vendere a chicchessia dette munizioni e vettovaglie prima dellarestituzione di Novi al duca. Viene concesso.3

XXV. Facoltà al Beccaria di trasportare a Serravalle o altrove i benimobili e le munizioni esistenti in Bassignana, prima della consegna di questa terra al duca. Viene concesso.

XXVI. Assicurazione che g li uom in i d i Lancellotto, Manfredo e fratelliBeccaria suoi nipoti, possano liberamente circolare nei territori

“ Il tenore di questo capitolo, quale risulta nel documento di parte Beccaria, non

ci è pervenuto nella su a stesura originale. Viene invece riportata, salvo qualche variantedi poco conto, la corrispondente clausola inserita nel trattato sottoscritto tra i procurator iducali e il Beccaria in data 30 settembre 1415.

‘° Anche questo capitolo ci è pervenuto in una redazione del 1° ottobre 1415,

rogata a Bassignana dal notaio Catelano Cristiani, che costituisce un estratto della corrispondente clausola del trattato stipulato il 30 settembre precedente.

del ducato e siaalcuna molestia.

XXVII. In considerazionno dei guelfi Bedivieto di rimpa

rone e Piovera,terra di Bassignai Bellingeri nontempo furono adi Gian Galeazzliberati per i trguerra con la Ch

Come risulta da unafurono indirizzate al ducaPietrasanta, che in data 10dal notaio Catelano Cristianato, furono scritte da urecate a Lancellotto Becca

Dato che le parti avefondamentali, parve opportale prospettiva, in data 1sari formale procura a sti f ig li d i Castellino Beccarocchetta e della fortezza d

Nel frattempo, il volporre al duca una nuova lipositivamente. Eccone l’ele

— Assicurazione che Crsaranno sciolti dal babeni. Viene concessatornare a Castelnuo

— Assicurazione che iViene concesso.

— Assicurazione che du

‘° Cfr. Appendice, doc. V“ A. CEiuoLI, op. cit., III

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128 LA SIGNORIA VI5CONTEA ~ SIGNORIA VISCONTEA

rimpatriate. Non viene concesso, perché il bando contro quelle persone fu emanato per ragioni diverse dalla loro adesione alla causadel Beccaria.

— Assicurazione che Vercello della Valle sarà rilasciato dalle carceridi Alessandria. Non viene concesso per la ragione di cui sopra.

Assicurazione che i figli di Callozio Maggi banditida Sale saranno

rimpatriati. Non viene concesso, perchégli interessati furono banditiper aver ucciso il podestà del luogo di Sale.

— Assicurazione che Giacomo Corti bandito da Sale sarà rimpatriato.Non viene concesso per il motivo d i cu i sopra.

— Assicurazione che il luogo di Bastida Gazio e relative possessionisaranno restituite. Viene concesso.

— Assicurazione che i beni della signora Maddalena vedova di Antonio Beccaria della Pieve saranno restituiti. Viene concesso.

— Assicurazione che le persone incarcerate a Novara saranno rilasciate.Viene concesso.

— Assicurazione che Stefano Quagliata sarà ri lasciato. Viene accolta larichiesta, ma si nega il rimpatrio.

— Assicurazione formale che saranno accordate tutte le richieste direstituzione dei beni confiscati. Viene concesso.

Gli accordi raggiunti dalle parti furono solennemente sanciti in data30 settembre mediante pubblico istrumento rogato nel castello di Bassi.gnana da Catelano Cristiani, alla presenza d i Guido Tore ll i, BeltraminoMangiarini, Bartolomeo Dugnani, Matteo Manuelli e Guizzardo Berettadi Frascarolo.~

Ecco, in sintesi, i termini del trattato stipulato tra i Beccaria e ilduca Filippo Maria:

1. Ei duca rimetterà in l ibertà Antonio Beccaria della Pietra congl i altri parenti ed amici prigionieri, e restituirà loro i ben i col beneficiodell’immunità ed esenzione da tutti gl i oneri reali e personali.

2. Parimenti sono revocati i bandi e vengono restituiti i beni aGualterotto Corti; a Guizzardo e Pietro Beretta e ai loro parenti ed amici

di Frascarolo e Sartirana; a Bartolomeo e Bava delle Giarole; a MussettoBeccaria; a Beltramino Mangiarini, Simone Giardo, Martino Ferrari ea tutti gl i altri fuorusciti vogheresi ora abitanti nelle terre dei Beccaria,

co l patto che possano atranne Voghera; a Bernnardo Grassi di Castelnu

3. Il duca proteggin Bassignana, trattandol

le ingiurie fattegli per ratanto a quelli che continche se ne andassero.

4. Nessuno d i qufrutti percepiti sui benisuo possesso. E debiti amune quanto dei privati

5. Sono revocati ivanpietro Grassi, Andreastelnuovo sotto l’imputaBeccaria, ma non possonfurono banditi dal territoo favorito Lancellotto ema anche a loro saranno

6. Il duca ordinealtri luoghi che procedanCastellino Beccaria, e re

7. Lancellotto e isessioni e portarli da unducale, senza pagare dazi

8. I fanti e gl i stdurre dove vogliono i lor

9. Il duca e i suoidanno contro le te rre dezione e dato indennizzo d

10. Similmente reabbandonarono il luogodel duca, e li reintegrerà

1. A Fiorello Beccrestituita la terra di Casrimpatriare. Verranno ugusesso dei loro beni Giacofuorusciti di Mugarone.

12. Il duca provved“ Ch. Appendice, doc. VIII.

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130 LA SIGNORIA VISCONTEA

i suoi frateffi non possano mai tornare in patria négodere dei loro beni;lo stesso è previsto per i Bell inger i d i Bassignana, Rivarone, Piovera e5. Michele nella giurisdizione di Bassignana, nonché per Pietro Cornaggia: i beni di costoro resteranno al fisco.

13. Il duca concede a Lancellotto per lui e per i figli di Castel

lino: la terra di Silvano, libera da ogni giurisdizione con perpetua immunità e piena esenzione, com’era tenuta da Nicolino Beccaria, con tutte lepossessioni appartenenti al castello ed alla terra suddetta; la terra diRobecco, come sopra, con facoltà di costru irvi nuove abitazioni e unnuovo fortilizio; la terra di Valle, come sopra; la terra di 5. Giuletta,come sopra; il luogo di Galliavola, riservata a Man.fredo Beccaria delfu Castellino, che costituisce la do te della moglie di detto Manfredo, a

condizione che questi contragga matrimonio con la figlia del fu Galeazzino del fu Galeazzo d i Grumel lo ; il luogo di Bastida Gazio, com’eragià posseduto da Castellino e Lancellotto; il porto di Tovo sul Po, coldiritto d i porto e di navigazione e di tenere osteria al di qua e al di làdel fiume, libero e franco come prima, secondo la concessione fattane daGiovanni Maria il 10 marzo 1406; un giardino in Pavia sito fuori enelle adiacenze della porta d i 5. Maria in Pertica, le case e i poderi di

Pavia spettanti a Lancellotto, le case abitate da Casteffino site nella parrocchia di 5. Maria in Pertica; le terre di Serravalle e Stazzano, libereda ogni giurisdizione, co l mero e misto imperio e con l ’obbl igo di prestare giuramento di fedeltà; il Mulino di Ponzano.

14. Gli abitanti di Caselle e Silvano e degli altri luoghi soggettia Lancellotto e ai suoi nipoti che volessero portare i loro vini, biade edaltre derrate a Pavia e, fuori del distretto pavese, in altri luoghi soggettial duca, saranno trattati quanto al pagamento dei dazi come gli altri sudditi del duca; viceversa, i sudditi del duca potranno esportare dalle terredei Beccaria i loro prodotti alle stesse condizioni.

15. Il duca sborserà a Lancellotto per la cessione di Bassignanala somma di 15.000 formi; porrà inoltre nelle mani di Guido Torelli,fiduciario delle parti, il castello, la cittadella e la terra di Novi, da riconsegnarsi al duca qualora questi paghi a Lancellotto entro otto mesi 8.000dei 15.000 formi convenuti, ed il resto dopo quattro mesi.

16. I sudditi dei Beccaria proprietari dei ben i nelle terre del ducane avranno il godimento senza essere molestati.

17. Lancellotto promette di porre nelle mani del vescovo di Novara la rocca, il castello e la terra di Caselle, perché ne abbia liberodominio.

LA S IGNORIA vlscoNrEA

18. Appena il vesvano, Robecco, Valle e Mterra di Novi nelle manidel vescovo il castello, la

insieme la rocchetta con19. I Beccaria proliberamente e senza moluseranno un buon trattamche i fuorusciti di CaselLancellotto.

In esecuzione dei panel cortile del castel lo didel castello, della rocca,cu i Lancellotto consegnòseguente il procuratore ddeposito la terra e il castipulati tra il Beccaria e

il duca avesse sborsato alotto mesi dalla consegnatitolo di deposito il castquattro mesi durante i qformi, il Torelli avrebbeil pagamento degli 8.000mesi, Guido Torelli avrecontro malleveria per la soil duca, entro i quattro mavesse versato i 15.000 fobe dovuto restituire Novibrevità qui si tralasciano.

Con atto del 5 ottoGiorgi consegnò a Goron

3’ lvi, doc. IX. Il giornoCiocca, castellano di Caselle, ilmani dei procuratori ducali quain Bassignana, «su per fossato bpari di tutti gli altri menzionatiDucali, Reg. n. 4 (F alias L) del

3’ Archivio di Stato di Mila

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132 LA SIGNORIA VISCONTEA j~ SIGNORIA VISCONTEA

gnana, perché lo custodisse a nome del duca senza ricettarvi nemici,banditi o ribelli. A sua volta il Lampugnani prestò il giuramento di fedeltà e promise di non dare il castello ad alcuno, ma solo a ch i avesserecato il contrassegno particolare del castello, o per ordine speciale delduca?5 Con atti separati, nello stesso giorno, il vescovo consegnò allo

stesso Lampugnani la rocchetta di Bassignana,’~ e ad Andriolo Pietrasanta,podestà di Bassignana, d iede le chiavi delle porte della località.37Quando le parti ebbero vicendevolmente eseguiti gl i accordi stabi

liti nel trattato stipulato in data 30 settembre, il duca poté compiacersiche le questioni più sp inose che ostacolavano il raggiungimento dellapace fossero state risolte. In data 26 ottobre, quindi, ritenne opportunoratificare tutti g li a tti precedenti relativi alle stipulazioni seguite tra isuoi procuratori e Lancellotto Beccaria e nipoti?8

Certo, v’era ancora una grossa difficoltà da superare, vale a dire ilreperimento della cospicua somma di 15.000 formi da versare a l Beccaria in cambio del rilascio di Bassignana. Per raggranellare la somma,il duca ne fece il riparto a carico dei Comuni, e con lettera del 19 ottobre, annunziando l’accordo raggiunto col Beccaria e sottolineando l’esigenza di assicurare i sudditi dagli assalti degli avversari soliti ad annidarsinella forte Bassignana, chiese ai vogheresi 400 formi per loro tangente,da versare entro il febbraio prossimo Y

3’ Cfr. Appendice, doc. X. Presenziarono all’atto come testimoni Matteo Manuellidel f u Uberto, Franceschino de Cimiiano del fu Rizzardo, Antoniolo Bascapè del fuSimone e Guizzardo Beretta del fu Leonardo.

“ Ivi, doc. XI .“ lvi, doc. XII. Nello stesso giorno, Antonio Ciocca del fu Simone, castellano di

Caselle per Lancellotto Beccaria, obbedendo all’intimazione di questi consegnò il castelloe l a rocca di Casel le , con le relative chiavi, al vescovo di Novara. Questi, a sua volta,nominò podestà di Caselle Giovanni Siccamelica al posto di F iore ll o Beccaria, che fucassato dall’ufficio. Cfr. Reg. ch., fol. 85r-85v. Il 7 ottobre seguente, il vescovo di Novaradiede a Lancellotto Beccaria, per lui e suoi successori, il dominio e l’universale giurisdiz ione sul cas te llo e sul la ter ra di Caselle, promettendo che il duca avrebbe approvatoe ratificato la donazione, e ciò a saldo di ogni credito vantato dal Beccaria nei confrontidel duca, giusta le lettere ducali datate Pavia 29 agosto 1406, con cui si dava in pegnola terra di Caselle. Cfr. Reg. cit., fol. 86r-86v. Nello stesso giorno, avendo ManfredoBeccaria del fu Castellino, a nome proprio e dei fratelli Antonio e Matteo, e di Francesco

figlio di Lancellotto, presente e consenziente lo stesso Lancellotto, prestato giuramentodi fedeltà per le terre di Serravalle, Stazzano, Mulino, Caselle, Silvano, Robecco e Valle,il citato Lsncellotto promise dal canto suo che anch’egli nel termine di un anno o ancheprima avrebbe prestato giuramento di fedeltà al duca. Cfr. Reg. cit., fol. 87.

“ Reg. c it ., f ol . 89v.3’ G. MAJ4ntrrn, op. cii., 244. Aggiunge il Manfredi che « il Comune di Voghera

nel d i u lt imo di mano (1416) pagò la sua parte, cioè formi 400, per la compra di

Si ha ragione di ritetrasse serie difficoltà, efronteggiare i suoi impeprobabilmente allarmareforse di aver ceduto tro

si ribellò nuovamente alino, tenne nuovamentedell’Oltrepò.

Scrive a questo proed i figli dell’estinto Cassati delle loro principalivicino Casei, che venne aresi, i quali erano in nuquesti ai 15 di ottobre f

Aggiunge ancora ilvalle, Stazzano tenuti daie da Mathiaso da Rieti csero anche aiuto di militresi aderenti a Lancellotorto condannati alla coandava dicendo di non fpace, in quanto LancellPaolo e Lombardo Bocca« presentialiter persevera

Nonostante tutto, acon i Beccaria, tanto è vassai forti al podestà, alstendo perché fossero pazione di quanto era stato

A furia di minacciara mettere insieme la somsciò speciale procura a Sp

Bassignana fatta dal Duca». Ivil duca diede facoltà a Lodovcoloro che ancora non avevanoCfr. A. CERI0LI, op. cit., XI, 37

° G. MANFREDI, op. cii.,41 lvi, 247.

G. ROBOLINI, op. c ii.,

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134 LA SIGNORIA VISCONTEA ~ SIGNORIA VISCONTEA

dei 13.000 formi previsti dagli accordi.43 Ne l caso che Lancellotto avesserifiutato di ricevere il pagamento, autorizzò il suo procuratore ad effettuare il deposito della somma nel modo che avesse ritenuto più oppornano. Qualora invece il Beccaria avesse accettato il danaro, il procuratoresi sarebbe fatto rilasciare regolare ricevuta, facendosi poi riconsegnarela terra d i Nov i affidata in deposito a Guido Torelli.

Non sappiamo esattamente quale sia stato il successivo svolgimentodei fatti, ma è certo che alla fine del 1416 l’Oltrepò era ancora in pienarivolta, nonostante gli sforzi del duca per soffocare la ribellione.44 FilippoMar ia ten tò allora di giocare d’astuzia e, ricorrendo a lusinghe e promesse, agli inizi del 1417 riuscf a staccare da Lancellotto i suoi nipotie persino uno dei fig li d i lui, Francesco, nella speranza di ricondurreall’impotenza il ribelle per quella via.45

Separatisi dallo zio, i figli di Castellino Beccaria gl i si erano ricongiunti dopo poco tempo e la ribellione era nuovamente divampata sullafrontiera occidentale tra Voghera e Serravalle, strettamente controllatadai Beccaria. Questa volta Filippo Maria decise di farla finita una voltaper tutte e, nell’agosto 1417, inviò nell’Oltrepò il Carmagnola, il qualeriuscf a conquistare Voghera e altri castelli occupati dai Beccaria.47

Ben presto, il teatro della lotta si ridusse a pochi caste ll i t ra Tor

tona e Serravalle. In quest’ultima località Lancellotto andò a rinserrarsiper l ’estrema difesa, incalzato dal le truppe del Carmagnola. Le sorti delconflitto erano ormai segnate: nel corso di un furioso attacco delletruppe ducali, il castello di Serravalle fu espugnato e Lancellotto co inipoti fu costretto alla resa. Dopo essere stati tradotti a Voghera, il 16luglio 1417 i prigionieri furono trasferiti a Pavia ove poco dopo l’infe

4’ Cfr. Appendice, dcc. XIV.— Da un appunto r icavato dal Comi dal Reg is trum Litterarum del 1416, fo!. 93,

risulta che verso la f ine del 1416 fu applicata una tassa a parecchie terre del ducato, comprese Tortona e Novara, per il recupero di Bassignana. Cfr. G. R0B0LINI, op. cit., V, 1, 95.

O La circostanza è provata da un atto del 10 mano 1417 col quale il duca rimettea Manfredo, Antonio e Matteo figli del fu Castellino, e a Francesco detto Fratino figliodi Lancellotto Beccaria, tutti i crimini, delitti e processi in cui sono incorsi verso il ducaGiovanni Maria e verso di sé Conferma loro inoltre il possesso del castello di Serravallenel modo come fu tenuto dal fu Castellino, e come fu poi ridato a Lancellotto, stipulantea nome di detti fratelli Beccaria, in cambio di Bassignana. Cfr. Reg. cit ., fol . 181.

~‘ La cosa risulta da un atto del 28 ottobre 1418 col quale il duca concede il feudoa Tebaldo Serratico, castellano di Pavia, il castello di Robecco e tutte le proprietà sitenei territorio di Robecco e 5. Giuletta che furono già di Castellino e Lanceflotto Beccaria,ribelli. Cfr. Reg. cit., fol. 71.

“ B. Cono, op. cii., Il, 534.4’ Si ha notizia della spesa sostenuta dal Comune di Voghera per il trasporto a

lice Lancellotto sub i sullamodo, scompariva per semtempo aveva dato del filocontinue ribellioni che av

Negli anni immediatadere di una certa tranquil luogo veniva amministrin passatoY°Soltanto più ttico o di semplice convendere allo smembramentoprovvedimenti che ebberodella località.

Il primo atto del proc

Pavia dei prigionieri: « Item proribus ducis, qu i duxerunt Lanzarop. cii., 251. In data 17 luglio

falò e processioni. Cfr. C. MAGE1883, XI, 219.4’ G. RoBoLxNr, op. c ii. , V

per sentenza del 14 ottobre 1418che ne farà restituzione soltanto de il Contado di Pavia nell’acquisStoria di Pavia e suo Principato

‘° L’unico provvedimentolettera ducale del 14 giugno 142gnana di aver esentato la localitàGli atti cancellereschi viscontei,concernenti il transito sul portoper il timore del contagio, il dper il territorio ducale senza bollLa lettera è indirizzata agli uffiBassignana. Cfr. G. VITTANI, op.missiva all’ufficiale delle bolletteducale a spargere cattive voci ubene francese e fiammingo e di c

senza su a speciale licenza. La sparecchie città del ducato e agliArena, Ripalta, Cassano, Trezzo,particolare importanza, infine, ègli ingegneri ducali Gregorio da Pdiano tutti i carri già f issati pe(ivi, 236).

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136 LA SIGNORIA VISCONTEA LA SIGNORIA VISCONTEA

gnana è costituito da un provvedimento del 15 luglio 1428 col quale ilduca diede la località in feudo a Bartolomeo della Sala.51 Qualche tempodopo, e precisamente il 14 agosto 1441, il duca staccò Rivarone daBassignana e lo diede in feudo ai fratelli Guglielmo, Bonifacio e Francesco Bellingeri, in segno di riconoscenza per un lauto pranzo da loro

offerto quando egli si trovava a caccia da quelle parti?2 Sempre nel 1441,anche Mugarone co l suo castello fu staccato da Bassignana e dato in feudoa Franceschino Beffingeri.n

Sembra che la signoria feudale di Bartolomeo della Sala su Bassignana non sia durata a lungo. Risulta infatti che nel 1447, a lla vigiliadella morte del duca, ne aveva la signoria Carlo Gonzaga, figlio di Gianfrancesco marchese di Mantova, che aveva ottenuto Bassignana in considerazione dei servigi prestati quale capitano delle milizie d i F ilippoMaria?~

SI E. GuAsco Dz Bzsro, op. cit., sub voce.52 lvi, sub voce.~ lvi, sub voce.

‘~ Carlo Gonzaga, f ig lio di Gianfrancesco Gonzaga di Mantova, inimicatosi col fratellomarchese Ludovico passò al servizio di F il ippo Maria Visconti . Nel 1446 fu sconfitto dai

Veneziani a Castel 5 Giovanni e, l’anno successivo, fu nuovamente sconfitto da essi inBrianza. Morto il duca di Milano, occupò il castello di porta Giovia con altri capitanif iloaragonesi, ma poi mutò indirizzo e si pose al servizio della Repubblica Ambrosiana,con la quale stipulò un accordo, confermato il 24 giugno 1448, che prevedeva la cessione& Asola, Lonato e Peschiera nel caso fossero state conquistate da lui. Sempre prontoa sfruttare le occasioni del momento, si accostò a Francesco Sforza e gli era accanto nellabattaglia di Caravaggio del 14 agosto 1448, nella quale rimase ferito. In segno di protestacontro l’accordo dello Sforza con Venezia, Carlo Gonzaga abbandonò -il campo con lesu e milizie e si recò a Milano, ove il 14 novembre fu eletto capitano del Popolo, ponendosial servizio della Repubblica milanese. Egli peraltro assunse un atteggiamento equivoco neiconfronti del governo milanese, e non è da escludere che mirasse addirittura alla signoriasu Milano. Nel 1449, quando stava per essere concluso il trattato tra Milano e il ducadi Savoia, offri i suoi servigi al duca con i suoi 2.000 cavalli e 1.000 fanti, ma chiese incamb io un esoso compenso. Dopo aver intrigato persino con l’Impero per impadronirsidel governo di M ilano, il Gonzaga si accorse che la su a unica speranza era riposta nelloSforza, qualora lo avesse aiutato a impadronirsi di Milano. Con il pretesto di accorrere inaiuto di Crema, minacciata dai Veneziani , nel luglio 1449 uscI dalla città e occupò conle su e compagnie Crema e Lodi. Intanto trattava con lo Sforza; gli offri le due cittàchiedendo in compenso la concessione di Tortona e Casalmaggiore con una indennità di

18.000 ducati. L’il settembre 1449 lo Sforza entrò in Lodi ma rifiutò di occupare Crema,su cui aveva riconosciuto le pretese veneziane. Nel frattempo, il fratello Ludovico Gonzaga,dopo aver militato coi veneziani, nel 1450 passò anch’egli nel campo sforzesco. Nel marzo1453 Carlo Gonzaga passò al soldo di Venezia, ma il 15 giugno fu gravemente sconfittodal fratello Ludovico presso Goito. Fuggiasco, riparò a Ferrara e vi rimase sino alla pacedi Lodi (9 aprile 1454), quando ottenne dal fratello la restituzione dei beni confiscati.Mori nel 1456.

La signoria del Gonzplica che gli abitanti delsupplica è detto che nellgnana furono costretti colsignore del luogo, ad ob

Antonio da Sesto, cittadinriali contro fornitura di uquel1i?~ Inutile dire chenépanni, su cui evidente

La comuni tà di Basverso i creditori, chiese edebiti mediante assegnazQuesto piano di ammortamto molti abitanti del luogmentre altri si rifiutavanocarichi f iscali rilasciate dpertanto si rivolse al ducadario di Alessandria percattentamente i loro titoli

getti o meno alla tassa sA complicare maggiotrio da parte del Gonzagaduca Filippo Maria, appdella tassa sull’imbottatodal prepotente feudatario.Bassignana fu occupata dil Gonzaga si accostò aservizio della Repubblica.creare, il Gonzaga non r

Archivio di Stato di Mila56 lvi.

Di lf a poco il Gonzaga

abitanti del luogo ottennero dalSforza, di essere liberati dai debe, in sede di giudizio, le loro ragla comunità di Bassignana fu conricorsero nuovamente a Francescda celebrare, per legittima suspicfr. la suppl ica indirizzata a Fr

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138 LA SIGNORIA VISCONTEA

feudali su Bassignana, Borgofranco e Sartirana, terre che aveva ottenutoin concessione da Filippo Maria Visconti.

Egli peraltro non rinunciò mai alle su e prerogative sulle terre citate,e attese il momento favorevole per far valere i suoi diritti. L’occasioneparve presentarsi agli inizi di gennaio del 1449, quando ent rò in trattative col conte Francesco Sforza per offrirgli i suoi servigi in cambio di

una somma enorme.In un promemoria ~ indirizzato allo Sforza ai primi di gennaio del

1449 il Gonzaga avanzò tutta una serie di richieste, tra le quali è inseritala seguente:

IIIJ. Item che la Excelentia sua gli restituisca et liberamente faza consignarein le mane a possanza desso. Signor. messer Carlo le terre de BassignanaBorgo!rancho et Sertirana cum le possessione jntrate mero et mixto jmpeno et cum quelle condicione obligat ione modi et /orme come si contenein lo suo privilegio a luy concesso per la bona memoria del IllustrissimoSignor quondam duca de Milano.

Nella sua risposta,~ redatta a Landriano il 20 gennaio seguente, loSforza rispose a Carlo Gonzaga nei seguenti termini:

Al quarto capitulo la Excelentia del Conte responde. chel. è. contento quandoditte terre seranno in soa possanza de darglile. e t chele tenga in que llomodo chele teneva nel tempo che viveva lo Illustrissimo. quondam ducade Milano per privilegij. in fino a tanto che per essa Excelentia del Contegli serà dato contracambio equivalente. Et questo per observare ali pavesiquello li ha promesso per capituli. perchéintende et alloro. et a ciascunoobservare integramente quello ha promesso.

La cosa comunque non ebbe alcun seguito perché come d iremo inappresso, nel maggio 1449 Bassignana fu ceduta dalla Repubblica Ambrosiana al duca Ludovico di Savoia e questi la restituirà a Francesco Sforzasoltanto nel 1454, quando ormai il Gonzaga era passato al soldo dellaRepubblica di Venezia.

“ Archivio di Stato di Milano, Documenti diplom. sforzeschi, Francesco Sforza.“ Ivi.

L’INTERMEZZO MILA

Il 13 agosto 1447lasciando aperto il probleappariva senza dubbio Fnaturale del duca, ma le sléans per il matrimonio dAlfonso d’Aragona, che fmento d i Filippo Maria. Aduchessa di Milano, accampero aveva ragioni proprriconoscere il diritto diescludeva sia Francescoducato di Milano come un

Mentre si accendevasituazione, i partigiani deassumere il governo del dtivo non era di facile reaMaria, i cittadini avevanopio fu presto seguito darese indipendente e proclagiorni fece atto di sottomuna importantissima base

Nell’accettare la signesplicitamente di reintegragià appartenenti al suo diaccettando la richiesta, avaltri. A questo egli era i

rapporti con Milano e colanaloghi dovevano rispetta lui. Un accordo del genpratica alle genti del contasenza esservi costrette dal

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140 L’INTERMEZZO MILANESE E SAVOIARDO

Dopo la dedizione di Pavia, avvenuta il 18 settembre 1447, lo Sforza pose l’assedio a 5. Colombano, occupato dai veneziani, e questa fu lasua prima impresa quale generale dell’esercito milanese. Lo Sforza tuttavia non trascurava i suoi interessi politici, coadiuvato dai numerosiagenti e fautori disseminati per ogni dove, ma specialmente a Pavia.Particolare attenzione il conte prestava a lle nuove provenienti dall’Ol

trepò e dalla Lomellina, dove i milanesi da una parte e i savoiardi dall’altra andavano acquistando sempre più terreno. Da alcune lettere di fautoridel partito sforzesco appare chiaro che il conte veniva informato quasigiornalmente di tutto ciò che accadeva nella regione: l’esposizione degliavvenimenti era sempre accompagnata da suppliche ed esortazioni adintervenire decisamente.

Particolarmente significativa è la seguente lettera del 26 settembre 1447 in cui Francesco Bottigella annuncia al conte che Valenza,Castelnovetto e 5. Angelo Lomell ina s’erano date al duca di Savoia,mentre Milano s’era impossessata di Sale e Bassignana co l suo Borgo:’

Illustris princeps et excelse domine domine mi observandissime A di passatisono stato vigillante ad intendere le cose e quelle noti/icarle al spettabile misermaestro Benedeto ch i le nontiasse per sove litere alla 5. V. Li ben sia certoche per litere per Johanne Cayme et altri sia la celsitudine vostra advisata,

nondimeno perche me fuge il core vedendo quel chio vedo e dubitando dipegio, non posso tacere ch’io non exata e prega la 5. V. chi proveda ali casioccorenti. Hogi da sera ho inteso per uno chi vene da Frascarolo che Valenzaè data al duca de Savoia e che de veduta he poste le bandere suso e juratofidelitate. Se assicura eciam il simile di Castel No veto e Sancto Angello diLomellina. Del Castelazio, Bosco e Fregarollo dicesse esser dato al Dal/in e,non si sa perd di certo. Salle, Basignana, el Borgo dicesse esser date di certoa Milanesi. Li quali pur se dice non cesseno mandare subornando il vostrocontato. Se ragiona como e verisi,nile chel Delfino e duca de Savoia nonstarano a questa. Ma ch i non li provede facilmente torano tuto di la da Po e laLomellina, pe r forma che questa vostra cità remanerà uno corpo senza membre.Pertanto illustre Signor mio, dubitando che li Milanesi chi ve hanno impeditotore Dertona et altre cose assay non solo non attendano alla 5. V. in darglidinari ma s iano cag ione di molt i mali et inconvenienti per il stato vostro esalute nostra

C. SACCHI, op. cii., doc. XXI, 147-8. Per quanto r iguarda la dedizione di Valenzagiova ricordare che Ludovico di Savoia, il 12 ottobre 1447, stipulò a Vercelli un trattatoin base al quale i valenzani ottennero importanti privilegi e franchigie, mentre il ducaconseguiva il riconoscimento della su a signoria su Valenza e territorio. Cfr. E. GASPAROLO,Memorie storiche valenzane cir., I, 36.

L’INTERMEZZO MILANESE E S

Il 2 ottobre dello sproverandogli apertame

portatione parme la 5.questo vostro stato facta

dl se vanno perdendo c

Savoya e chi del diavolo,Lo Sforza peraltro avevmomento che Milano nPavia, e muovere in socciuto ai suoi piani futur

Preziose risultanoBenedetto Riguardati, uSforza in data 2 ottobreil conte di aver mandaalcune truppe a Bremequando i due capitani pi savoiaxdi se ne impadrl’episodio per sottol ineatutta la Lomellina sareb

largheggiando nelle promparevano volessero « tira

In tali frangenti, «i partiti fecero a gara pefavoriti, quanto volevanoacquisti con arte mirabidovette cercare di riusciaiuto e sopratutto mostera d’uopo più di astutadifettavano néMilano, nlare, seppe trarre dalla sl’Oltrepò, le quali, scombla regione senza meta eall’abile propaganda orch

Anche g li uomin i cPavia si mostravano gran

Ivi, doc. V, 149-50.Ivi, doc. VII, 151-2.lvi, 122.

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142L’INTERMEZZIJ MILANESE E SAVOJARfl0

lvi, doc. IX, 1534.

L’INTERMEZZO MILANESE E S

lettera allo Sforza del 4 ottobre 1447 i Dodici Deputati di Provvisioneconfermavano i recenti acquisti fatti dal duca di Savoia e da Milano.Questa città, dopo Bassignana Borgo di Bassignana e Sale, aveva ottenuto anche Zeme, mentre le truppe savoiarde avevano occupato Bremetentando di soccorrere Sartirana. Ecco il testo di questa importante mis

siva:5

Noy crediamo la V. £ sapere como Valenza e Castelnoveto che enode l Contarlo de questa vostra cita sono pig late per lo duca de Savoya per voluntade de li homeni propry de le [ I etiam’ dio’ che Bassignana et Borgo~de Bassignana, Zemi e Salle si so~to date a li Milanesi non obstante siano deldicto Contado le qualle tendano a grande destructione de questa vostra cita etuti li Citadini e maxime di quelli hano le loro possessione in le dicte terre, Manovamente e seguito pezo; impero che, la terra di Bremede anchora e fornitape r Savoyn4 e poy sono corsi a Sartirana vogliando quella fornire e dubitamoforse che loro avessano qualche intelligentia dentro la terra, pura no/i li vene/acto el loro pensiero, e i n la ’ l oro partita li dicti Savoyni ‘metesseno a fochomolte caxe de la villa, i de Sartirana e pigliarono circa bestie ‘cento e dexeperxoni di taglia, de la qua l cassa tide le terre de Lo’melina stano in grandespavento maxime non vedando havere alcuno socorso di gente darme contra liinimici, li qualli mandano secretamente molti messi subornando le terre de

lomellinà e fazando large promesse, e molto dubitamo de Sartirana che se~dagha a Savoyni , salvo s i li fusse mandato contrasto li sarebe *emedio dum:- modo sia presto, Avisando la V. 5. che se elsi perde Sartirana starci in pericullotuta la Lomelina de perdersi in pochi di, perche Sartiranq sie molto torte demuri e de homeni, e ne presso a Bremide e al Po e presso a Valenza e le altreterre de lomelina sono in pocha forteza e certo no j siamo jn formati che siverso Bremede an te s i pekdesse fusse andato Moreto , da San Nazaro cum lasua zente o vero etiam sollo, per lc/bono credito luy ha in lomelina, non sanaperduta la dicia terra, ma el dicto Moreto non volle -zndare in neguno loghosenza licentia de la V. 5. Et perche noy che siamo su el loco comprendiamo lopericollo grande e mazore anchora che non digamo, supplicamo ala vovtra excel,ve p iaza pro vedere a le predecte’ cosse, Altramente ved iamo e l facto vostro enostro passare in mali termini e cum grande pericullo perche pura comprendiamo. essere alcune altre terre de lomelina, le qital le non sono in botta dispositione; ma ‘ad ogni cossa speramo sarebe remedio gli fusse mandato qualchegente, o uno che bavesse credito e facesse volto contra gli inimici, Anchoraperche sono alcune ter re in lomelina che non hano podesta, ne parebe déprovedere, perche li podesta poterebeno provedere a molte cosse e dare de moltiavixi. Unde iterum ve pregamo e supplicàmo li sia proveduto per la vostraSignoria, a la 4ual le noy e questa vostra C ita s i recomandamo

Nello stesso giornoda bene » d i Mortara a« di catt iva voglia » e prda, onde dubitava che M

duca Ludovico, con gravimpossibilitato a intervenai suoi nemici. Proprioproclamato la propria indtrattato.7 Fu questa unanegli ultimi mesi del 14Lomellina, compresa Mo

I Milanesi, intanto,Sforza, comandante suprecon le località del contade quelle unite a loro da uterre, che formavano l’anfedeli a Milano, premevtenere in rispetto le amb

arginare le probabili incuquest’ultimo nella città dNell’intento di raffo

alcune trattative con il duduchessa, la quale godevaper indurre il titubante frin favore della Repubblicconclusa più tardi, ma seabbia cercato il modo disorella. Anche Vigevano,forzare le sue difese e, suincaricati a Bassignana, seL’esito di questa missionesavoiarde furono effettiva

peraltro dovettero ripartircadeva in mano allo Sforz

& lvi, doc. X, 1545.A. COLoMBO, Vigevano

Sforza (agosto 1447- giugno 1449111-1V, 315 e sgg.

lvi, 375.

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144 L’INTERMflZo MILANESE E SAVOIARDO

vittoriosamente resistere, si gettava anch’essa in braccio allo Sforza.9Ludovico di Savoia cercò di correre ai ripari, e nel gennaio 1449

mandò le sue truppe ad occupare il novarese e la Lomell ina. Abbiamonotizia di queste operazioni militari nella seguente lettera che il castellano di Novara indirizzò allo Sforza in data 13 gennaio 1449: ‘°

Illustris et exc. domine noster singularissime post debiiam recomendationem.Avisamo la 11. 5. como questa nocte sonno venuti circha CCC fanti mandati perlo duca de Savoia, et se appressarono fino alle mura de questa Rocha. Ei perquello di havemo per a lcun i amici del contado de questa c ità, donde sonnopassati, anchora pe r li modi hanno observati in lo venire loro et lo partirsi, dictifanti erano venuti pe r scalare questa vostra Rocha. Et dicto duca ed li suoj cerchano mille insidie contra la V. 3. et lo vostro stato et se vede pe r esperienza per-che ha mandato ad Sale, a Bassignana deli suoj pe r fornirle in nome suo, et monovamente sentimo uno suo officiale va ordinando mandare a Tordona. La5. V. ha scripto qu i chel dicto duca è nostro amico et che vole vivere jmpacecum vo i et a no i pare lucio lo contrario perche omne dì dicio Duca el li suoifanno contra lo stato vostro perche ha facio pigliare li cictadini nostri de questaCita. Ei cusi pigl iano quanto trovano et fanno ogne danno et molestia possonoper modo adnoj non pare amicitia ne bona vicinanza, ma guerra palese. Eitucra via fa zo che po per scalare questa vostra Rocha, non glevenera facio.Siche la S. V. ne havise quello havono affare et li modi che havemo attenere.Noi adtenderimo a bona guardia, se r icomandiamo alla ex. v. Ex castro No variedie XIII Jan. 1449 hore Xliii.

Nello stesso mese di gennaio 1447, per consigl io del padre, il ducaLudovico aveva iniziato simulate trattative con Io Sforza. Questi credettegiunto il momento di concludere la pace ma, come risulta dalla letterariportata sopra, il duca continuò le ostilità e, superate le ultime incertezze, il 6 marzo 1449 stipulò un trattato d’alleanza con la RepubblicaAmbrosiana.

Una delle clausole fondamentali del trattato prevedeva che, in compenso dell’aiuto prestato ai milanesi, questi gli avrebbero ceduto la cittàe il territorio di Novara, nonchétutte le terre a mezzogiorno del Ticino:« ... conventup, est... quod civitas Novariae cum toto comitatu et territorio Novariensi et omnibus terris, locis el castris, fortilicjis, territorijs,

vallibus, montibus, planis cum omnibus hominibus... el aliis pertinentiis

ad loca vel ad castra citra Ticinum sita spectantibus seu pertinentibus etque quomodolibei citra Ticinum sini, in quibus comprebendantu,- loca

~ lvi, 376 e sgg.

C. SACCHI, O)). cii., doc. XXIII, 174-5.

L’INTERMEzzO MILANESE E SAVO

Viglevani et Mortariae et rprelato illustrissimo dom

ribus suis ».

La Lomeffina dunqueCostituivano il premio prom

l’appoggio militare che eglassegnare al duca era anche6 maggio 1449.

I particolari della cessin forma autentica, si conserino.11 L’atto riporta per esriguardanti i preliminari deprecedente i capitani e difrono un mandato generalevanni da Casate e Antoniogozio utile e necessario allasi dava notizia a Marchesedell’incarico affidato ai citprossima venuta di Giovan

consentire l ’ingresso nella rconsegna a lui, perché potordinato.

Ammalatosi, il CasateTorino, indir izzò a Marchesmava che in sua vece si sardi effettuare la consegna deBassignana, con tutte le rispsecondo gl i accordi intercor

Dal canto suo il duca LGuglielmo, signore di Mente custodi della fortezza di Bveniva imposto di esercital’obbligo esplicito che uno

castello e nella villa di Bafedeltà da parte degli uomin

“ Archivio di Stato di TorinL’atto fu rogato nella sala grande(un savoiardo) e Gian Domenico

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146 L’INTERMEZZO MiLANESE E SAV0IARDO

Dopo aver esaminato le credenziali e le procure che gl i furono presentate, il castellano Marchese Visconti affidò la piazzaforte di Bassignanaad Antonio Rabbia il quale, nello stesso giorno 6 maggio, ne trasferi ilpossesso ai frateffi Guglielmo e Filiberto di Mentone mediante la simbolica consegna delle chiavi: la cerimonia si svolse nella sala grande delcastello del luogo. A titolo di compenso per le somme che ancora gl irestavano da pagare per l’acquisto di frumento, armi, suppellettili e altrecose necessarie alla difesa e custodia della piazza, il castellano ricevettedal duca di Savoia la somma di 2.000 ducati in let tere di cambio esigibiliin Genova al banco di Facino Pancarolo.

In armonia agl i accordi intervenuti tra le parti, la comunità e gl iuomin i d i Bassignana si accinsero a prestare il giuramento di fedeltà alduca di Savoia. Anche & questo atto possediamo tuttora l’originale,lZdal quale risulta che il 7 maggio 1449, nel palazzo nuovo del Comune,il podestà Paolo de Verano, co l suono delle campane e la voce dell’araldo,convocò il consiglio generale della comunità, di cu i facevano parte Antonio Bell ingeri, Domenico Girardi, Zanino Provera, Tomino di Loreto,Francesco di Canneto, Battista Persona, Giovanni Lavizzari, BertolinoCristiani, Domenico Previdi, Antonio Giacomo Visconti, Guglielmo Patarino, Francesco Manaveffi, Facino Sacco, Giacomino Olmo, Uberto Vel

lexana e Perino Burzio. Esaminato l’invito che Antonio Rabbia, mandatario e procuratore della comunità di Milano, rivolse ai consiglieri delComune di Bassignana per prestare il giuramento di fedeltà a Guglielmodi Mentone, a nome del duca di Savoia, i consiglieri stessi nominaronoDomenico Girardi e Domenico Previd i lo ro sindaci e procuratori, colmandato di prestare il richiesto giuramento in nome del Comune e degliuomini di Bassignana. Nello stesso giorno, e in quello seguente 8 maggio,gl i uomini del luogo si presentarono nella sala grande del castello e acapo riverentemente scoperto, in ginocchio e con le mani giunte fra lepalme di Guglielmo di Mentone, baciando i poll ic i del medesimo e toccando i san ti evangeli, giurarono per sé e le proprie famiglie di esserefedeli sudditi del duca e di promuovere i suoi interessi, facendo guerracontro i nemici suoi.

Con quale animo i bassignanesi giurassero fedeltà al duca non è pos

sibile sapere, ma è probabile che molti di essi cominciassero a volgere il

~~ Archivio di Stato di Torino, l.c., n. 6. Cfr. Appendice, doc. XXII. Dal contestorisulta che, qualche giorno prima, avevano prestato giuramento di fedeltà al duca, inTorino, i nobili Francesco Bellingeri, Marco Fioni, Bonifacio Bellingeri, Guiscardo Fionie Tommaso Bellingeri a ciò delegati dal Comune di Bassignana.

L’INTERMEZZO MILANESE E 5AV

pensiero allo Sforza il quBartolomeo Colleoni conprovvisa avanzata delle fosignore di Thorens. Ques

leoni, ma l’esito della bache rimase prigioniero suffitta alle truppe savoiard20 aprile presso Borgoma

Mortificato da quesmisurarsi con Francescopolitico le conseguenze fuvorevoli, lo Sforza ritenneal quale inviò alcuni ambaparte, « conchiusero che pritenesse quanto aveva prcastella del Novarese e deBassignana, che lo Sforzaal duca, contentandosi d1449.

Il 22 marzo 1450 Fassumendo il titolo ducalezato lo sta to , egli str insea consolidare la sua posizuna guerra con Venezia,territoriali effettuate dopoper una soluzione pacificconflitto tra Venezia e lointerpose fra le parti tentadi Milano inviò al PontefSceva Corti, i quali espossignore sarebbe stato dispziani. Fra le altre condizduca di Savoia gl i restituis

di Filippo Maria, e c iò necipare direttamente alle tra

“ B. Cono, op. cit., III,14 L. PAGM4I, L’ambasciata

i n Archi vio Storico Lombardo,Francesco Sforza cercava di man

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148 L’INTERMEZZO MILANESE E SAVOIARDO L’INTERMEZZO MILANESE E SAVOI

in mano al duca di Savoia risulta da un elenco che lo stesso FrancescoSforza inviò ai suoi ambasciatori il 10 febbraio 1434: ‘~ « Valencia,Pizetum, Preda, Bassignana cum Rivarono, Burgum Bassignane, Frascarolum, Turris Berretarum, Bremide, Sanctus Angelus, Castrum novetum,Palestrum, Cassina de Bossis, Con flencia, Villata apud Candiam, Bui

garum, Casalegnalonum, Viliata Bulgari, Vicelongum de Comitatu, BIancitate Novariensis, Mons castellum Alexandrie ».

Al Pontefice pareva onesto che lo Sforza ritornasse in possesso diquanto apparteneva un tempo al ducato d i Milano , ma si rendeva contodelle difficoltà che avrebbero sollevato al riguardo i veneziani e il ducadi Savoia. Per rendersi maggiormente conto della situazione, Nicolò Vsi informò delle condizioni speciali riguardanti le terre di Valenza eBassignana, per le quali correva voce che sarebbero state date al marchese di Monferrato, e per le altre terre possedute dal duca Lodovicochiese se lo Sforza sarebbe stato disposto a lasciargliele. Gli ambasciatoririsposero che ritenevano tali terre in buone condizioni, ma non potevanodare notizie più precise perché lo Sforza non si era mai trovato in guerracol duca di Savoia, il che non è certo esatto.16

Le trattative proseguirono ancora per qualche tempo, e si conclu

sero con la pace d i L odi, siglata il 9 aprile 1454 tra i veneziani e ilduca Francesco Sforza. Un articolo segreto ~ del trattato riconosceva aquest’ultimo piena l iber tà di recuperare, per amore o per forza, le terreancora occupate da Ludovico di Savoia. Non pass* molto tempo che ilduca di Milano spedf Tiberio Brandolino contro le terre che il duca di

a ricorrere alla mediazione di ufficiali savoiardi. Ne abbiamo la prova in una letteradello Sforza a Corrado Fogliani, datata 19 gennaio 1432, nella qua le egl i scrive di averinteso da Stefanino Visconti che Antonio di Lignana, castellano e luogotenente delduca di Savoia in Bassignana, si adoprerebbe volentieri per l ’amic iz ia f ra esso ducae lo stato milanese. Incarica quindi lo stesso Fogliani di ringraziare detto Antonioassicurandogli che gli è cara l’amicizia col duca di Savoia (Archivio di Stato diMilano, Missive ducali). In una successiva lettera del 29 gennaio lo Sforza confermaal Fogliani di aver r icevuto i suoi avvisi circa il luogotenente savoiardo di Bassignana colquale, all’occasione, potrà avere dei contatti, dopo di che ne farà relazione a lui (ivi). Inaltra lettera del 3 marzo, il duca di Milano si riferisce alle notizie che il Fogliani gli hacomunicato per mezzo di Stefanino Visconti circa i contatti intercorsi con Antonio diI,ignana, e lo avverte che la risposta la sentirà dalla sua booca stessa (ivi).

li Archivio di Stato di Milano, Carteggio diplomatico sforzesco, ad annum.16 L. PAGANI, Op. cit., 88.

Copia di tale « instrumentum secretum » è contenuta nel cod. 1586, fol. 268-70,della Biblioteca Nazionale di Parigi. Cfr. G. MAzzATw’rr, Inventano delle carte dell’archiviosforzesco contenute nei codd. ital. 1583-1593 della Biblioteca Nazionale di Parigi, inArchivio Storico Lombardo, X (1883), lI, 222 e sgg.

Savoia aveva occupato oltroltre Sesia, « per cui Bassigpotere del duca, ed in tre gsu quel di Novara, e quel dbene fosse collegato coi Ven

lasciano sempre gl i alleati ine fece pace ed amicizia perde’ due stati ») 8 Jl passaggSforza è documentato da u1434, contenente la consegcesco Sforza delle terre daVisconti, tra cui appunto BFrascarolo, Torre Beretti, M

~‘ E. CoRlo, op. cit., 211.

“ Archivio di Stato d i To

comunque ch e la delimitazione dedi Savoia fosse rimasta piuttosto1454, indirizzata da Martino Canattento che le confine de Alexandrse doveria provedere, che ad ognerano nel anno MCCCC, innantide Milano » (Archivio di Stato d

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L’ETÀSFORZESCA

L’ ETÀ SFORZESCA

La circostanza è molto interessante perché prova ch e in questo periodo la roccadi Bassignana era dotata di bombarde, entrate da poco nell’uso militare.

Archivio di Stato di Milano, Autografi, cart. 227, fasc. 12, Bassignana, La supplicaè senza data, ma risale al 1455 circa.

il governo locale: il come il podestà, in cui si aquanto riguarda quest’upersone che a Bassignanazesco.4 Ne d iamo qu i lanomina da parte del duc

Al Commissario di Bas

indirizzò una lettera per far redi Montecastello. Cfr. E. ASTObuita al 31 dicembre 1451.

C. SAN’roRo, Gli uffici dgnana, come risulta dai registrche nella lista sono contraddisma dalla documentazione ch educa. Ciò risulta, ad esempio,di Bassignana Gian DomenicoMilano « mercordi matina proderata. che ad nome di VostrCastelnuovo tertonese loco dead nome de la prelibata Vostraaffectionato verso la felicissimExcellenria per la guaI hebbeVostra Celsitudine per grafiasonno di Bassignana », offerseparenti e amici gent iluomini d« già vinriquattro anni passati

contro d i lo ro indebitamenteComuni, Bassignana, In a lt raluogo Paride de Annone scrivela carica e vi trovò ottima acdegnò « cavarmi da morte a vie frodo questa invernata se la

4521454,1456,1458,1460,1462,1464,1465,1466,1468,1469,

18 luglio15 marzo15 marzo20 mano20 gennaio

1 settemb1 settemb

15 febbraio15 febbraio1 marzo

Uno dei primi pensieri di Francesco Sforza, dopo il recupero delleterre cedute al duca di Savoia, fu certamente la riorganizzazione dellesingole comunità e l’allontanamento dei funzionari compromessi co l precedente regime. I provvedimenti del duca toccarono le cariche di livellopiù elevato, ma dovettero interessare in uguale misura anche i ranghiinferiori.

Naturalmente, come sempre succede, nel t rambusto provocato daisuccessivi passaggi da un governo all’altro chi ne fece le spese furonosoprattutto i più umili. Come quel tale maestro Antonio de Valdeneria ilquale, ai tempi della occupazione della rocca di Bassignana da parte dellaRepubblica Ambrosiana, faceva par te del la locale guarnigione in qualitàdi bombardiere) Mentre il Valdeneria prestava servizio a Bassignana, ilcastellano Marchese Visconti gl i promise una paga mensile di dieci ducatid’oro. Per tutto il periodo in cui rimase nella guarnigione, il bombardierematurò un credito di 50 ducati ma, nonostante il Visconti avesse riscossotale somma dal duca di Savoia prima della consegna della rocca allostesso duca, si guardò bene dal pagare a l Valdeneria le mensilità arretrate. L’interessato allora indirizzò allo Sforza una supplica chiedendo dirivalersi su certi beni che Marchese Visconti possedeva in territoriodi Monza?

Consapevole che alla base del buon funzionamento dello Stato stauna salda organizzazione interna e una scelta oculata delle persone chedevono collaborare al suo consolidamento, lo Sforza introdusse importanti innovazioni nelle strutture amministrative delle terre sottopostealla su a dominazione. Anche a Bassignana, accanto agli antichi organicomunali, ritroviamo le tipiche forme attraverso le quali si articolava

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152 L’ETÀSFORZESCA L’ETÀSFORZESCA

* 1470 Gabriele de Mantello

1471, 1 febbra io Domen ico Torti1472, 1 gennaio Paolo Morone

* 1479 Paolo Morone*1494 Paride de Annone1497, 1 giugno Dionigi Annibaldi

1454, 7 settembre Iacobinus de Loreto, incola Bassignane1457, 1 gennaio Ubertus de Manuelis1458, 2 agosto Aluisius de Bellingeriis.

Vi erano infine i castellani, funzionari militari che erano scelti conparticolare cura perché addetti alla custod ia de lle for tezze, le quali rappresentavano allora la principale difesa dello Stato. I registri sforzeschici hanno tramandato il nome di uno di questi funzionari, Bartolomeo de

Mantello, nominato « castellanus arcis Bassignane » il 5 dicembre 1469 ~6

Nonostante gl i sforzi prodigati dal duca d i M ilano per assicurareun assetto stabile allo Stato, lo spirito pubblico non gl i era sempre favorevole, Tranne qualche città particolarmente legata allo Sforza, in molteterre del ducato covava ancora uno spi rito d i r ibell ione che aspettavasoltanto l’occasione favorevole per manifestarsi apertamente. Sotto l’impulso delle passioni politiche o di interessi particolaristici, ad orientesi teneva l’occhio rivolto a Venezia, ad occidente al marchese di Monferrato o alla Francia, saldamente installata ad Asti.

Quando nell’agosto 1461 Francesco Sforza cadde gravemente ammalato e si sparse la voce che era morto, le inquietudini lungamente represseesplosero e culminarono nella ribellione del territorio piacentino, soffocata nel sangue. Il duca fu talmente impressionato dalla situazione cheritenne opportuno mandare nelle principali località del ducato Antonio

C. SANTORO, op. cii., 373. Le date corrispondono a quelle delle relative lettere dinomina. I tesorieri percepivano un sala rio mensil e di 4 formi.

6 lvi, 616. Va però osservato che esiste una lettera al duca del 17 settembre 1470,

che citeremo pi4 avanti, firmata da « Gabriel de Mantello castellanus Roche Bassignane ».

La forma esatta del nome del funzionario doveva quindi essere quest’ultima.

Vailati, uomo di sua fiducia,informazioni sullo stato d’an

Fra le principali localitàanche Bassignana, per la quinformazioni: « Lo Castella

sono doe parte, videlicet i gglielmeschi. EI m’è ben sta toperhò se’l sia vero, che i gfrancexi quando passono de

Francesco Sforza vennefiglio Galeazzo Maria. Duranche sotto il duca Francesco erfu infeudata a Filippo Maria

L’atto di investitura rè detto che il duca, desiderMaria, suo fratello carissimodi Pavia con tutte le sue percittà di Pavia e di qualsiassvolse a Milano nel castello dMediante la consegna dellachessa Bona di Savoia, comaltri eredi quanto ai loro bdi Bassignana il fratello ingiurisdizione e ogni altro didazi sul le mercanzie, delletruppe e loro stipendi. Laonorifico, nobile e gentilizio,da matrimonio legittimo.

A sua volta, Filippo Ma

P. GrunzoNi, In formazionStorico Lombardo, XIX (1892), 879• Archivio di Stato di Torino

L’atto fu celebrato nella camera rosdel duca, alla presenza del marcdinando d’Aragona, di Roberto Saillustri personaggi.

Accanto al podestà e al commissario troviamo un altro funzionariocivile incaricato della esazione dei tributi: il tesoriere. Durante la signoriadi Francesco Sforza, la « thesauraria Bassignane » fu retta dalle seguentipersone:

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154 L’ETÀ5FORZESCA L’ETÀSFORZESCA

giuramento di fedeltà, impegnandosi anche a nome dei suoi eredi adessere suddito fedele del duca e della duchessa. Alla morte del duca,sopravvivendogli la duchesa, sarebbe rimasto ad essa fedele e cosi pureall’erede primogenito quando fosse diventato duca di Milano o, morendoquesti, al nuovo duca che sarebbe stato eletto secondo la volontà manifestata da Galeazzo Maria mediante pubblico istrumento.

Non sembra dubbio che la generosa donazione e il solenne apparatodella cerimonia d’investitura fossero ispirati a motivazioni pol it iche. Ilduca mirava evidentemente a uno scopo preciso: assicurarsi la fedeltà el’appoggio di Filippo Maria sia mediante la donazione di una terra assaicospicua, sia attraverso un solenne giuramento che vincolava il fratelloanche nei confronti d i Bona Savoia e del futuro duca di Milano.

Sulle decisioni di Galeazzo Maria dovette certamente influire ancheun’altra considerazione: la terra di Bassignana costituiva un’importantepiazzaforte militare situata in una zona di particolare importanza strategica e delicatezza, quasi ai confini con le terre del marchese di Monferratoed esposta alle pericolose influenze dei francesi e del duca di Savoia.Il possesso di Bassignana era dunque di importanza vitale per la sicurezzadello Stato, e nulla di più ovvio quindi, per assicurarsi la fedeltà diquel la terra, di una investitura feudale a favore di una persona legata

al duca da stretti v inco li d i sangue.Filippo Maria era nato a Pavia il 22 dicembre 1448 e, da giovanetto,ebbe come precettore Giorgio Valagussa, il poeta ed erudito che colFilelfo educò i giovani Sforza nell’amore alle ‘lettere, campo nel qualeFilippo Maria si applicò con qualche risultato, come dimostrano i versilatini che ci ha lasciato. Egli si tenne sempre lontano dagl i intrighi politici, preferendo dedicarsi alle sue occupazioni letterarie e alla quiete dellavita privata, cedendo il passo ai fratelli suoi, a lui minori d’età.9

Non è a dirsi però che la sua indole fosse mite e riservata come

La duchessa conservò sempre una particolare predilezione per il giovane cognato,e più di una volta entrò in t rat tat ive con illustri famiglie italiane e straniere per dargliuna degna moglie. Più fortunate furono le trattative avviate per Costanza Sforza, figlia diBosio conte di 5. Fiora, cugina di F il ippo Maria. Le nozze furono celebrate il 29 agosto1482 e dal matrimonio nacquero due figli: Costanzo, morto a soli Otto anni, e Bona Maria,

che andò sposa a Gian Galeazzo Visconti conte di Sesto Calende. Filippo Maria morfil 1° ottobre 1492, a soli quarantacinque anni, nel suo palazzo milanese di porta Vercelliaa, e fu sepolto nella chiesa di 5. Maria degli Angeli dei Frati Minori. Lasciò eredeil fratello Ludovico il Moro, duca di Bari. Cfr. A. GzuLma, Filippo Maria Sforza, inArchivio Storico Lombardo, XL (1913), 376-85; ID., Ancora di Filippo Maria Sforza, ivi,XLII (1915), 528.

solitamente si crede. Sappgl i il soprannome di « teconfermata dal contenutoabitanti di Bassignana inangherie cui erano sottoluogo:

Clem’entissime ac piissime pla opressa et deserta (seprovede) terra vostra de Bmenti acerbissimi. dicendo.affer opem. da lo Signore PSignoria in la predicta terrascritte. Et primo filano .moquesta terra senza alcuno pfi fata crida publicata per lcon tutti li homeni da VIJle l epore ogn i domenichaformi X. e pisJ. e mancho clegiptima hano contrafacto abliéata ut supra. che le donepublicamente in le strate puLa predicta soa Signoria hache voliva conducere da Sveduto ne li sachi ne le predche homo non debia andasoe possessione senza bolitinindreto se gli dormisse unafato crida publica che in lsanèto feriato. caduno debhore. soto pena predicta. lapoveri homeni de la predictle libre cinque cento da somento de vino, de feno. dezoè per comandamento. aSignori siano comandamentEt se pid ampIamente Vostfa te in la dita terra, remavpiacha de mandare uno hole cosse predicte. Et si diccosse che ogni di se fano cse dirà como de Troya. jaminculta ac inhabitata reman

“ Archivio di Stato di M

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156 LETÀSF0RZESCA L’ETÀSFORZESCA

siano andati in Ast de li homeni XXV. et ogni di se ne parte per li carigigrandi che filano dati, a diti homeni. senza premio et alimenti alcuni. Oltrale cosse predicte a Johanne Maria .Bellingero ha tolto una peza de sedime chehe tabule LVJ ad rationem de formi XII per caduna tabula per fare unogiardino, a Johanne Cornagia ducati XXX vel circha. a Antonio Lioro formiX. a Henrico Allamano trece VIIJ di lino, a uno piscatore nome Palanza forini X. et ad molti altri de liquali Vostra Signoria ne sarà informato ad plenumfacendo como se dito sopra.

Émolto probabile che il duca sia rimasto colpito dal teno re diquesta supplica e abbia dato incarico a persona d i f iduc ia di indagarequanto ci fosse di vero nelle lamentele esposte dagli uomini d i Bassignana. A un incar ico del genere sembra a llude re la seguente letteraducale” del 31 maggio 1476, da Pavia, indirizzata al podestà di Bassignana:

Quanto hai exequito iuxta limpositione factate per Bartholomeo da Sala nostrofamigliare in nome nostro et la diligentia sopra ciò per te usata ne statag rata et cossi te ne commendiamo et dicemo che hai facto bene. Ceierumper questa casone mandiamo 11 el Con te Bore lla deputa to a l governo dela nostra famiglia darme et nostro maistro da stalla. Volemo te intendicum lui et in omnibus et per omnia exequischi quanto per lui te sera imposto

et ordinato de nostra commissione. EI che te sforzarai cum ogni tuo sentimento fare pid cautamente et secretamente et cum quella pid modestia et honesta sera possibile.

Come po i siano andate a finire le cose non ci è dato sapere, ma sideve ritenere che i bassignanesi abbiano ottenuto in qualche modo giustizia. Sappiamo del resto che, nonostante Bassignana fosse stata datain feudo a un fratello del duca, quest’ultimo continuava ad occuparsi davicino d i tut te le questioni di maggior rilievo riguardanti il luogo, e tuttociò che di importante si verificava veniva immediatamente segnalato dalpodestà o da altri uomini di fiducia.

Interessante, sotto questo profilo, è la seguente lettera 12 del 13maggio 1470 con la quale Giacomino Recalcati informava i Maestridelle entrate ordinarie ducali di alcuni movimenti sospetti notati su l Po:

Magnifici mei domini honorandissimi. Io aviso le Vost re M.e como ho trovatoil vero de quilli portizaveno de sopra da Basignana uno milio. hereno duymolinarj. de li quali non ho poduto haverne se non uno, lo altro è fugito dala

Ivi.2 lvi.

scolla. lo miso in presone inlano non lo lasasse senza spizvero per littere dele Vostre Mdire non se potereno piti. le hse contentarano. ho trovato, azente con robe che fuziveno.

Cavalcho dreto a Pado. andardeo dante verrò da le Vostre

Molto interessante è pche il podestà Gian Domecirca i balzelli del sale impo

Illustrissime princeps et domExcellentia me comisse per sproxime passato doverse exeqSignoria circa el fato del salleloro comittendome che quand.dicta executione ne dovise daprovisione opportuna per exfare mio debito et dare adv isdicto de li Patarini habitator

in raxonamento de dicto salComunità haveriano disaxiopeze f . ..J uno altro nominasentia de p14 persone essendoqueste parolle. Che per la diche li poveri se mittiseno suda laltro lato in modo che laltre parolle deshoneste hanessendo provisto poteriva sedare aviso a la Vostra Excecon venire ala quale de conti

Anche questo documquale Galeazzo Maria segnesso alla vita interna delpoco, che il duca dedicò se

gnana, preoccupandosi a fmente compromesse dallesotto la dominazione di Gafondamenta. A giudicare d

lvi.

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158 L’ETÀSFORZESCA JÌ E TÀSFORZESCA

lettura per lo stato rovinoso delle strutture, si direbbe che la ricostruzione della rocca risalga alla seconda metà del sec. XV.

A questo periodo sembra appartenere il formidabile torr ione a sezione semicircolare, rivolto verso l’interno del paese, che presenta unabase fortemente scarpata. Nello spessore delle muraglie si aprono alcuneferitoie che,

per leforme e

leproporzioni, sembrano adatte ad ospitare

bocche da fuoco. Alle spalle del torrione si aderge un poderoso casseroin condizioni rovinose, ma tuttora di impressionante aspetto. A settentrione, infine, le corrosioni del P0 hanno causato la rovina di un trattodella fortezza, facendo precipitare lungo la riva un blocco di muraturadi dimensioni ciclopiche, appartenente alla base di un torrione a sezionequadrata. Questi avanzi possono dare, da soli, un’idea della straordinariarobustezza della rocca, che allo stato originale costituiva cer to uno deipiù interesasnti esempi di architettura mili tare del periodo sforzesco.

Un prezioso elemento per la datazione del complesso, ancora esistente alla fine del secolo scorso ma attualmente scomparso, era dato da« una finestra ogivale ornata di larga fascia in terracotta istoriata a mezzorilievo con disegno elegantissimo », in tutto simile alla finestra di unacasa, datata 1474, ubicata nel recinto del castello di Ghemme, in provincia di Novara)4

Come abbiamo già accennato, le continue erosioni del Po cominciarono a minacciare la sponda destra del fiume e le stesse fondazioni dellarocca. Preoccupazioni ancora maggiori destava la sponda sinistra del fiume, sotto Borgofranco, direttamente investita dalla corrente del fiumeche, coi suoi vortici tuinultuosi, sembrava dovesse inghiottire da unmomento all’altro l’abitato. Cosa che, come sappiamo, si verificheràpo i nel secolo scorso.

Nell’intento di porre un freno all’azione erosiva delle acque, lacomunità di Borgofranco ritenne opportuno affidare a un ingegnere lostudio di un progetto per divertire il corso del f iume e allontanare dall’abitato il pericolo di una colossale frana. Contro questo progetto peraltro insorsero gli uomini di Valenza i quali, timorosi che la deviazionedella corrente potesse recare loro danno, mandarono due ambasciatoria Filippo Maria Sforza per esporre le loro lagnanze. Lo Sforza, convinto

dagli argomenti addotti dai valenzani, indirizzò allora al duca la seguentelettera,~ priva di data, ma risalente con certezza al per iodo 1468-70:

“ F. NEGRI, O)). cit.

“ Archivio di Stato di Milano, Comuni, Bassignana.

Aviso la Vostra Ill.ma Signoribasiatori dela m ia terra de Vade Bassignana che son sottopuno inzignero ad fare certo deexequito sarà la disfatione defaeto vedere e t ne sono g ià

pre la to D. Andriotto et li facche li mei homini siano pezoGasparro: la resposta che holassino fare novità alcuna danrasone che se de/fendevano aise intenderà la cosa et se provad dolerse etc.

È assai probabile chetan ti d i Borgofranco ad accle sponde del fiume la situacoli che potevano derivarneinteressati dovevano rivelaseguito a una piena ecceziodella sponda destra del fiurocca. Allarmatissimo, il catembre, indirizzò al duca la

Illustrissimo principe et excVostra Excelentia habia notizAdviso Vostra Signoria chePo il qualle stato oltra il solitodi questa Vostra rocha in mosamente de ruynare. linde prsione parirà meglio a V.S. araptim die XVII septembris

Aggravatasi la situaziaffidò all’ ingegnere ducalelavori di riparazione. Persponda destra del fiume, ne

nere nel contempo la costierenti per questa colossale

“ Ivi.Questo ingegnere è noto

tamente al col lega Giovanni Imp

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160 LETÀSFORZESCA L’ETÀ5FORZESCA

Nota Magistra Petra da Lana inginiera adomandato Magistra Jacabo da Ultrabella che abitain Basignana. Lo dito Magistro Petro insemecon la dicia Magistro Jacomo ano visto le areparazione che vana ala caste lla de Basignanaovero la paleficada verssa Po

Primo li mancha ala dita paleficada brage 201 alecolognie plantade le dicte brage longe brazzeCCL a soldi IIJ per brazza

Item li mancha z iode CCC in tuto longe braze IJacaduna a saldi IIJ per acaduno

Item per brazze CCXXX de asse da zogora a soldi

VIIJ per braza per mania ale calognieItem per lo magisteria e ziade per le dite asse

~ Archivio di Stato di Milano, Autogra/i, cart. 227, fasc. 12 , Bassignana.

“ lvi. È da rilevare che il totale delle spese è manifestamente errato per qualche errore di calcolo.

La suprascripta somasi è L. CLXXX.VI.X

bern per la spexa de le arepdicta castello

Primo per la spexa che vauscio che serve versocomputato ognuna spe

bern per la reparazione chedicia castello prima pedita canepa lango brazzgrosso prede 13 li man

Item per centanera XXXVJper centane

bern per sabiono e magisterbern per lo tezio sopra la d

etempie e ziode e trarnoItem per migliaie 13 de copbern per brazza XXIIIJ de

zello de la dita canepaItem per lo magisterio e ziodItem per la spexa de fare lo

Itern per la spexa che va apozo in lo dicto castelle ziade e magistero espexa delo dicto tezio

Item per are fare pianchetezove legnamo e asse e

Item pe r la spexa che va atore granda zove legnaziodaria e cope e magspexa de lo dita tezia

Itern per la spexa de fare ucastello computato ogmolino

Rocchetta Tanaro, Rocca d’Arazzo, Quattordio, Borgo d’Annone e altriluoghi ubicati lungo le selvose rive del Tanaro.

Tutte queste notizie si ricavano da un decreto ‘~ ducale senza data,ma certo del periodo 1470-73, nel quale è detto che Galeazzo Maria fecetrasportare su navi, attraverso il Tanaro, il legname prelevato dalle località citate, necessario alla r iparazione del la rocca di Bassiganna. Allacospicua spesa occorrente a dette riparazioni furono chiamate a contribuire le comunità di Valenza, Bassignana, Mugarone, Rivarone, Montecastello, Pecetto, Piovera, Rivelino, Sale, Guazzora e Gerola. Ai responsabili delle comunità citate il duca ordinò di prestare la massima collaborazione ad Abbondio Pallavicino, capitano della Lomellina, e a DanesioMainerio, ingegnere ducale, incaricati di provvedere alla provvista e altrasporto del legname occorrente, come pure alla esecuzione dei l avor i d iriparazione.

Circa lo stato dei lavori alla fine del 1473 siamo esaurientementeinformati da una nota 19 del 5 dicembre 1473 in cu i l’ingegnere PietroLonati e il maestro Giacomo Ultrabella di Bassignana elencano le operenecessarie per portare a compimento i lavori.

Dato il rilevante interesse del documento, riteniamo opportuno riportarlo qu i nella sua integrità:

1473 die quinto menssis decembris

zello

L. XXX.VII .X

L. XLV

L. LXXXX. I~7L X.IJ

Il 26 dicembre 1476chiesa milanese di 5. Stefmente la fine dell’equilibri

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162

Filippo Maria conser~’ò pure la signoria su Bassignana. Ne abbiamo confermanella seguente lettera del 28 luglio 1479, indirizzata dal podestà del luogo Paolo Moroni

a un personaggio di corte, che sembra alludere a un trovamento archeologico effettuatonelle campagne attorno a Bassignana:« Magnifice ac potens miles maior honorandissjme. Recomendatjone premissa. In

ezequtione de la comissione ami facta per lo I llustre Signor Filippo Maria Sforza Vescontede questa terra Signore ho examinato certi testisnonij nominati ne la cedula introcluj~aale litere de Vostra Magnificenza directive a su a S.ria per certo cavamento facto in unoprato de Johanne Luchino de Malnido er como in quelle se contene. Et ad zio VostraMagnificenza possa havere certeza de quelo dicano essi testimonjj ne mando la copia adessa Vostra Magnificenza introcluxa in queste scr ip te per Antonio Belingerio notanofidato et canzelario de questa comunitade. Se altro bixogna che per mi er lo off it io mio sefan semper paratus obedire. Bassignane die XXVIIJ Jullij 1479 ». Cfr. Archivio di Stato diMilano, Comuni, Bassignana. Filippo Maria conservò la signoria su Bassignana s ino a ll amorte, avvenuta come s’è detto il 1° ottobre 1492. Ciò risulta, fra l’altro, da una lettera del6 agosto 1492 che egli indirizzò a Ludovico il Moro, da Piovera, per informare che inesecuzione degli ordini ducali g li uomin i di Bassignana nei giorni precedenti sborsaronoagli abitanti di Borgofranco la somma di lire 400 a titolo di parziale risarcimento dei dannia quelli arrecati. Volendo ora soddisfare pienamente i loro obblighi, in ragione di 25soldi per ogn i v it e, ai bassignanesi fu chiesto il pagamento di una somma superiore,comprensiva anche dei danni recat i per il taglio di alcuni alber i. Onde, tramite

Filippo Maria esposero le loro lagnanze a l duca per evi ta re di pagare agli abitantidi Borgofranco una cifra superiore alle loro possibilità, in mancanza di che « lamagior parte de li homini de Bassignana sanano necessitati abandonare la te rra per lainhabffitate loro » (ivi). La lettera, in elegante grafia umanistica, si direbbe autografa diFilippo Mar ia . Va qui osservato infine che questi, il 1° gennaio 1468, ottenne dal fratelloanche il feudo di Valenza e, per investitura del 1° gennaio 1475, pure quello di Piovera.

L’ETÀSFORZEScA

f ice Sisto IV, quando ebbe notizia della morte violenta del duca, ebbead esclamare: « Og i è morta la pace de Italia ». Parole profetiche chenon tardarono ad avverarsi, come vedremo tra breve.

Erede al ducato era Gian Galeazzo, fig lio d i Galeazzo Maria, maessendo egli in giovanissima età, la reggenza del governo fu assuntadalla madre Bona di Savoia. La vedova duchessa si trovò subito in con

trasto coi cognati, soprattutto con Ludovico Maria e Ascanio, i qualiordirono una congiura per usurparle il potere. Fallito il tentativo, nel1477 i fratelli Sforza furono costretti a lasciare Milano e recarsi in esilioin luoghi lontani. Quanto al cognato Filippo Maria, « per non essere luistato partecipe, anzi innocente de tali e tanti tradimenti », e avere dimostrato devozione e affetto per il nipote, poteva liberamente restare a Milano e sarebbe stato trattato con i dovuti onori3°

Neppure in esilio i congiurati se ne stettero tranquilli, e studiavanoil modo di rientrare a Milano. Nella notte del 22 gennaio 1479 LudovicoMaria abbandonava Pisa e, riunitosi al fratello Sforza Maria, con l’aiutodel condottiero Roberto Sanseverino andò a porre l’assedio alla rocca

L’ETÀSPORZESCA

d i Mon tanano , nel retrSforza varcarono I ‘Appeil borgo di Campiano, cLigure. In questo borgomorte Sforza Maria. Il

Ludovico Maria, il qualaccomodamento con la dle lunghe, Roberto Sansein va l di Taro, si deciseIl 22 agosto 1479 era giàcorrotto il governatore:

Da Milano fu subitola minaccia che si profilaoccupare Valenza, Bassiter re , dopo averle sedotnon rimaneva altro che tLudovico Maria, il qualfatto il signore del ducatoGian Galeazzo.

L’ambigua situazionquando Gian Galeazzo vil Moro riuscf a ottenereducato d i M ilano e dellariconosciuta a quest’ultimcon diploma dell’imperatstitura del principato eraLudovico e riservata peteoria, la costituzione delil carattere di seconda capgiovò alla città la nuovasimi stavano per sconvolgporte al plurisecolare pre

Frattanto, nei centri

temente tranquilla, ma ginquietudine, che parevadare, un simile sentimentScaramuzza Visconti in dpreoccupazione per le precdi Valenza e Bassignana.

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164 LETÀSPORZESCA LETÀSFORZESCA

il Moro «che è ruvinato uno squarcio del muro de Valenza da parteverso Casale: et perché ali di passati scrissi anchora ala Sig.ria V. chene era caduto similmente a Bassignana: et non havendone mai havutorisposta. pregho la S.V. si degni rispondere ... perché non stanno al proposito de li occurrenti tempi »21

Altro documento sintomatico della situazione di incertezza che regnava negli animi, e delle disposizioni di molti a scuotere le fondamentastesse dello stato sforzesco, è una lettera deI 24 dicembre 1497 con laquale Dionigi Annibaldi, podestà di Bassignana, scrive al duca che inaltre lettere precedenti gl i aveva dato notizia che « in questa vostra terrade Bassignana se andava de note travestiti et armati dece et dodeci alavol.ta in tale modo che non era possibile con quella pocha famiglia constarene cognoscerli ». Il podestà informa ora il duca che « è stato taliatocerte colone de note de quelle che sono a la parificata del castello suprala ripa del Po », invitando Ludovico il Moro ad adottare i provvedimentidel caso?~

***

Nel 1498 venne a mor te Car lo VIII re di Francia e gl i successe

il cugino Luigi XII d’O rléans, signore di Asti. Alle pretese dei re diFrancia sul trono di Napoli , il nuovo sovrano altre ne avanzava sul ducatodi Milano, quale discendente di Valentina Visconti sorella dell’ultimoduca di M ilano di casa Visconti. Luigi XII si dispose all’acquisto delducato milanese, ma prima di scendere in campo ebbe l’accortezza diassicurarsi l’appoggio di Venezia e del Pontef ice. Per effetto della suapolitica ambigua, invece, Ludovico il Moro venne a trovarsi praticamenteisolato, proprio nel momento in cu i avrebbe avuto maggiormente bisognodi potenti e fedeli alleati.

Nel luglio del 1499 l’esercito del re di Francia, condotto da GianGiacomo Trivulzio, valicò le Alpi e il 3 agosto ottenne la resa del luogodi Valenza: fu quindi posto l’assedio alla fortezza, che cadde il 21agosto seguente. Il giorno 22, senza incontrare resistenza, Gian GiacomoTrivulzio ricevette la resa di Tortona, Bassignana e Sale. La notte del27 agosto Galeazzo Sanseverino, comandante sforzesco, abbandonava Voghera ritirandosi verso Milano. Cadeva in tal modo la resistenza dell’esercito ducale ai confini occidentali del ducato.

11 Archi vi o d i Stato di Milano, Comuni, Valenza.~ Archi vi o d i Stato di Milano, Comuni, Bassignana.

Proseguendo nella loguardie dell’esercito francsivo il grosso dell’esercitoe raggiunse la cap ita le dil Moro pensò sulle prime

capitale del ducato ma,settembre abbandonò MilBressanone.

Il 18 ottobre 1499accolto con manifestaziongl i umori dei milanesi, svolgersi a favore del Morper recuperare il ducato.ai primi del 1500 egli mfalmente il 2 febbraio. PTicino e s’impadronf di gla fortuna gl i volse improvuti cospicui rinforzi, a Nle truppe ducali . Il Moroil terzo gl i svizzeri si r if iuche nell’esercito nemicopregò almeno di potersi adato, durante il viaggio duno degli svizzeri e, cattumori il 27 maggio 1508.

Dopo la riconquista,vincia del vasto regno dtalento il territorio, operalegate agli Sforza, e premche il 7 settembre 1500 ilal Sanseverino, a BeatriceGian Giacomo Trivulzio?3

I francesi rimasero pun decennio, ma contro d

F. GuAsco rn Bisio,Innico conte di Montecristo eil feudo di Bassignana era apptenuto, col t it olo d i conte, perStato di M ilano, Registri ducali

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166 L’ETÀSFORZESCA L’ETÀSFORZESCA

nell’ottobre 1511, una Lega Santa alla quale aderirono i veneziani, reFerdinando il Cattolico, Enrico VIII re d’Inghilterra e gli svizzeri. I confederati, sotto il comando di Raimondo Cardona vicerédi Napoli, iniziarono le operazioni ponendo l ’assedio a Bologna, il 26 gennaio 1512.All’improvviso piombò loro addosso l’esercito francese comandato daGastone di Foix, duca di Nemours e cugino del re, che costrinse i confederati a ritirarsi.

Dopo una puntata su Brescia, che si era data ai veneziani, l’esercitofrancese tornò nuovamente in territorio pontificio, scontrandosi con lemilizie della Lega sotto le mura di Ravenna. Il giorno di Pasqua del1512, che fu l’il di aprile, si scatenò una furibonda battaglia al terminedella quale i francesi rimasero vincitori, costringendo gl i avversari a ritirarsi con gravissime perdite. Fra i prigionieri catturati sul campo vifurono parecchi illustri personaggi, fra i quali Fabrizio Colonna, il marchese di Pescara, il principe di Bisignano e, più importante di tutti, ilcardinale Giovanni de Medici (il futuro pontefice Leone X) che partecipòalla battaglia in qualità di luogotenente di Giulio 11.

La vittoria dei g ig li d i Francia fu peralt ro funestata dalla morte diGastone di Foix il quale, volendo stravincere, si diede a inseguire i nemicifuggenti e in uno scontro rimase ucciso. Il comando passò allora al La

Palice, ma l’esercito francese fu costretto a ritirarsi su Pavia, contro laquale si gettarono le truppe collegate. Constatata l ’impossibil ità di imbastire una difesa, il La Palice varcò il Ticinò col suo esercito e, attraversata la Lomellina, puntò verso i passi sul Po nell’ intento di raggiungereAsti e ripiegare po i verso la Francia.

Al segui to dei f rancesi erano numerosi cardinali ribelli a Giulio 11e sostenitori di Luigi XII, i quali meditavano di indire un conicio scismatico a Lione. Nelle loro mani, quale prezioso ostaggio, era il cardinalede Medici, tradotto prigioniero in Francia per volontà del re. Il convoglio,alla sera del 3 g iugno 1512, g iungeva a lla P ieve delCairo, disponendosia varcare il Po il giorno seguente attraverso il passo di Bassignana.

A Pieve del Cairo, o meglio durante il passaggio del Po, avvennela l iberazione del cardinale. Il celebre episodio fu narrato da un grannumero d i storici, fra i quali ci limitiamo a citare il Guicciardini, il Mu

ratori, il Bembo, il Panvinio, il Sismondi, il Giovio, il Ghilini. Non tuttigli autori peraltro concordano circa l’esatto svolgimento dei fatti e l’identificazione dei luoghi che furono teatro dell’episodio?4

“ Decisiva peraltro si deve considerare la testimonianza del Guicciardini il quale,

Persuasiva risulta comil quale scrive che, mentresendogli sopraggiunta, o foottenne da’ guardiani suoiCairo; mentre gl i altri car

di proseguire, passavano ilcito. E volgendo egli in antentare di fuggi re, commisseguiva, d’investigare se mraccomandare la sua salvezfeudatario del luogo, Gencardinale colla sua scorta,d’armi, cittadino pavese elici a sua dipendenza. Pregalla liberazione di un prigioranze, caduto in tanta svesente come senza dubbio evità, e come non fosse diffFrancesi, o ebbri giravano

facevano la guardia negl igl’esercito, che fuggiva in fupopolazioni. Rinaldo, chee covava odio contro ai Frapadre del cardinale, sentivgrado al disegno di liberare

essendo profondo conoscitore dedei fatti, lasciò scritto: « Il Cardentrava la mattina nella barca alrumore da certi paesani della viRinaldo Zallo, con cui a lcun i famerano convenuti, fu to lt o d i mane timorosi d’ogni accidente, senCfr. F. GUIccIARDINI, Storia d’itavolta di una sala di Palazzo Vecdel Cairo è in territorio di Pa

Ragionamenti, giornata seconda, r25 p, RAVASIO, Memoria e

l iberazione del cardinale de’ MeLombardo, X (1883), 38 1 e sgg.

16 Si può dire che quasi tut

in modo inesatto il cognome di qZazzi e non Zatti, Zalli e via dic

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16 8L’ETÀSFORZESCA

L’ETÀSPORZESCA

poter sicuramente riuscire, associarsi all’impresa il suo conterraneo, puregentiluomo pavese, Ottaviano Isimbardo, come colui, che, facoltoso eautorevole, teneva a’ suoi ordini gran quantità di contadini in Pieve ein Cairo. Sapeva essere l’Isimbardo della fazione contraria, non perònemico dei Medici, Sarebbesi recato subito a conferire con esso, e, otte

nutone assenso, avrebbe mandato in quella stessa sera al Buongallo unfamiglio, che gli facesse intendere, se la cosa era combinata. Pieno disperanza si recò l’abbate ad informarne il cardinale e stette in attendi-mento. Ottaviano, sebbene non senza esitazione, consentf alle preghieredello Zazzi, e bentosto fu mandato un giovane contadino coll’aspettatarisposta. Ma qui la capricciosa fortuna pare abbia voluto fare l’arcignoviso al futuro pontefice, e mandare a rovina un disegno accortamenteordito. Al messaggero, entrato nell’alloggiamento a cercare fra tanta gentedel Buongallo, venne additato, in vece di questo, un abbate francese,destinato appunto a guard ia del prigioniero, cui l’incauto giovane feceintendere che ogni cosa era disposta. Se non che incautamente rispon.dendo il francese in sua lingua e con volto impaziente e dispettoso, nonavere egli comandato s’apparecchiasse cosa alcuna, il servo s’accorse dell’error suo, e, trovata certa scusa, gl i si tolse dinanzi . Ma tanto bastò cheil prete rimanesse tut tavia in for te sospetto, rimembrando le parole e ilvolto del giovine. Onde, dopo breve indugio, comandò si disponesse lapartenza più presto che non era stato~ stabilito. Faceva giorno appena,che già l’intera ordinanza era avviata al Po. Il Medici, confidando tuttavianella promessa dello Zazzi, volle trovare pretesti a nuove dimore; madovette part ire. Era giunto il convoglio in riva al Lume, e il Legato conforte ansia il soccorso ancora sospirando, finse, per guadagnare tempo,di essere assalito da colica e necessitato a calare dalla mula . Ma nonisbrigandosi eg li mai, venne in fine costretto suo malgrado a risalirel’odievole cavalcatura. Non erano rimasti addietro più di seicento uomini, dei quali parte senz’altro sospetto transitavano, e i restanti colprigioniero erano pronti a passare pel porto natante e sopra altri legnili fermi apparecchiati o tornanti dall’altra riva. E già la mula del cardinale aveva messe le zampe anteriori sopra il navile, quando, udendo egl iimmani grida, che da un vicino bosco uscivano, e scorgendo sbucarne una

turba di villici, che s’eran tenuti in agguato, e più non dubitando chequello fosse il sospirato soccorso, trae indietro la mula. E que’ contadini,parte armati di moschetto e parte di agresti arnesi, guidati meravigliosamente da Rinaldo, piombano a tutta foga e con feroce ardire sopra iFrancesi, e con una terribile scarica, uccisine parecchi, costringono gl i

altri, dopo breve resistprigione. Essi non eranopeto loro, il panico cheil timore d’una generalediedero all’impresa prostale destrezza e rapiditàpena qualcuno rimase, etalento ai fuggitivi di todel porto, che fu trascinl’azione anche Gentilee Ottaviano Isimbardo.meglio sottrarlo alla tropsagli indosso una militaseguente notte, trasferenil condusse egli stesso ain luogo sicuro »Y

L’episodio della libaccennammo, ebbe vastaVasari in un afiresco tut

secolo XVII risale inveccastello di Cairo, già di pCarlo Borromeo D ’Addadi un salone, uno rappr

A una versione leggefra i qua li lo Spelta e il Pietrauna not te nel Castello della Pimentre il giorno vegnente iPorto esso Cardinale, vi restnon gravarlo di peso, essendola maggior quantità del le GuFiume a cavallo, nel qual temRinaldo Zazzi, et Ottaviano Ische sembravan senz’armi, etUomini con br arme nascost

Porto a mezzo il Fiume, taggola alle Guardie in un puntoil Cardinale, et dal Porto, in uGentile per ciò di concerto mpresso in difesa, incognito, cmun ita, non potendo per laquesto con facilità di Prigioniamedesimi accompagnato, et dife

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170L’ETÀSFORZE5CA

una bianca cavalcatura. Davanti al prelato è l’Isimbardj che lo invita aSmontare, attorniato da tre altri cavalieri con elmo e lorica, i due fratelliZazzi e il Beccaria. In lontananza si scorge il Po col porto natante e alcune barche cariche di soldati francesi. Oltre il fiume, all’orizzonte, siproflia il castello di Bassignana. In un angolo dell’affresco è rappresentatala scena dello scontro che precedette la liberazione, con piccole f igure di

cavalli e soldati morti o feriti, e il cardinale a cavallo che fugge.Sotto l’affresco è la seguente iscrizione latina:« Tibi vero, Octavjane Isimbarde, Florentia Mediceum, Roma pur

puratum, Italia heroem, Orbis Leonem X debent. Quem, scil ice: pro-fUgati apud Raveprnam /oederatorum exercitus Legatum, ci captivum, adBassinianam Iugaiis Gallicis turmis, dexteram ecclesiae /uturam aliquando cap ra reddidisti ».

Ancora una volta, dunque, Bassignana fu alla ribalta della storianazionale.

Dopo la cacciata dei francesi, il ducato d i Milano veniva assegnatoa Massimiliano Sforza, figlio del Moro, ma contro di lui, l’anno seguente,

Luigi XII inviava un esercito comandato da Gian Giacomo Triv-ulzio,I francesi, occupata una vasta zona ai confini occidentali del ducato,passarono nel territorio pavese nell ’intento di raggiungere Pavia. Incontrata una forte resistema, essi ripiegarono su Novara, ove il 6 giugno1513 furono sbaragliati da Massimiliano Sforza e dalle truppe svizzeree imperiali.

Nello stesso anno, ristabilita la pace nei territori del ducato, Massimiliano Sforza poté dedicarsi alla riorganizzazio~~ dello Stato e, fra lemolte cose di cui ebbe modo di occuparsi, vi fu anche il feudo di Bassignana, da lui assegnato in data 20 ottobre 1513 a Giasone del Maino,che era già signore di Borgofranco.2s

F. GuAsco nr Bzsro, op. cii., ad vocem. Giasone del Maino, illegittimo diAndreotto fratello della celebre Agnese, e quindi cugino di Bianca Maria Visconti ,nacque nel 1435 a Pesaro dove suo padre risiedeva per essere stato esiliato da Filippo

Maria, s ’ignora per qual motivo. A Pesaro, Andreotto entrò ai servizi di FrancescoSforza che lo portò con sé a Milano: il 14 gennaio 1456 fu investito del feudo diBorgofranco e il 28 ottobre fu nominato consigliere ducale. Giasone studiò a Pavia e aBologna, tornò a Pavia a laurearsi nel ‘67 e lo stesso anno ebbe l’incarico di leggerviil gius civile. Nel 1485 fu chiamato a P isa ove tenne lezioni sino all’89, quando tornòa Pavia a riprendere l’insegnamento, poi abbandonato per una malattia ag li o cchi.

L’ETÀSFORZESCA

Nel frattempo, veFrancesco I, che ne avemilanese. Raccolto unMelegnano, il 14 settemrava sul campo il duca M

niero sino al 1530.Il t rattato di Noyocia il possesso del ducatcostretti dalle armi delche veniva assegnato a

Dopo un inutile tterritorio milanese, nelil quale riusciva a impaddove avvennero vivaci sriali di Carlo V traghettcostrinsero i francesi a cuna fu riconquistata daga cedere terreno, si diedcome fossero nemici e no

Delle trist issjme coci è testimone il Grumede pegio et maxime Gaspcavaffi de Cexare, gubernmillia et cavalli quatroce

Acquistata una grandissima fchiamato dai contemporanei mfurono affidate le pi4 importservato in originale nell’Archlo nominò consigliere segretosprudenza. Accogliendo le esonel 1511 riprese l’insegnamentoCon suo testamento del 3 dicedi abitazione un collegio univil desiderio che fra gli ospitide Patarinis /ilius domini Ioanchi del resto furono i suoiDiplovataccio e l’Alciato. Altrie gli scandali universitari nelil feudo di Bassignana passò ararono fedeltà secondo l’ordinSforza. Cfr. Archiv io di Stato d

~ A. GRUMELLO, Cronac

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172 L’ETÀ5FORZESCA LETÀSFORZESCA

fora, bora a Bassignana, hora a Vallenza, essendoli ancora Joanne Bernardino da Cereto con aiquanti cavall i legieri vallenti non temendo dipassare il Pado fiume in Lumellina depredando tutto il mondo di sorteche lo exercito Gallicho hera ridutto alchuna fiata a patire fame ~. . ».

Agli inizi del 1524 i francesi furono costretti a ripassare le Alpi,

ma nell’autunno dello stesso anno Francesco I scese in Italia con unnuovo esercito e pose l’assedio a Pavia, nella quale si erano rinserrati gl iimperiali. 11 24 febbraio 1525, con impeto travolgente, gl i accampamentifrancesi furono attaccati e, dopo strenua battaglia, gl i assedianti rimaserosoccombenti. Lo stesso re Francesco I, il re di Navarra e molti grandi diFrancia, scampati alla carneficina,caddero prigionieri degli imperiali.

La strepitosa vittoria di Pavia capovolse la situazione in Lombardia:tutto lo Stato sforzesco tornò in possesso del duca Francesco Il, cherientrò in Milano accolto da manifestazioni popolari di giubilo. Il monarca francese fu tradotto prigioniero in Spagna, ma fu più tardi liberatoin seguito al t ra ttato d i Madr id del 14 gennaio 1526, in base al qualeegli rinunciava solennemente ad ogni sua pretesa sul ducato di Milano.

Proprio quando la situazione dello Stato milanese sembrava stabilizzata, tra il duca Francesco Il e Carlo V si accese un forte contrasto:l’Imperatore accusava lo Sforza di tradimento nei suoi confronti. Il redi Francia approfittò del contrasto e, dichiarato nullo il t ra ttato d i Madrid, riconobbe lo Sforza come legittimo duca d i M ilano e strinse unalega coi veneziani, il duca di Savoia e altre potenze europee.

Di fronte all’ampiezza di tale alleanza, Carlo V corse ai ripari eaffidò il comando supremo delle truppe imperiali al conestabile di Borbone. Questi lasciò in tutta fretta Barcellona e, sbarcato a Genova, sidiresse a marce forzate verso Alessandria, giunse a Bassignana e, varcatoil Po,3° entrò a Milano, da cui lo Sforza era già uscito il 24 luglio 1526.

Mentre gli imperiali presidiavano saldamente la cap itale del ducato,il Lautrec, comandante supremo delle truppe francesi, varcò le Alpi epuntò verso Alessandria. Espugnata questa città, il Lautrec « fece buttare uno ponte sopra il Pado fiume nel locho di Bassignana »~ e si avviòquindi verso Pavia, cingendola d’assedio. Dopo aver distrutto con leartiglierie parte della cortina muraria, il 5 ottobre 1527 il comandante

francese poteva entrare con le sue truppe nella città, sottoponendola aun orribile sacco.

‘~ lvi, 407.31 lvi, 454.

L’anno seguente, CarlItalia in soccordo d i An tonimperial i in Italia. Questi,soccorsi, sul principio di mincamminarsi ve rso la Lom

del fiume, in modo da intetruppe francesi stanziate inRicevuto l’incarico, il

et sottopoxe al suo imperiBasignana, castello oltra ilcastelli fece il passo dil Pavione, capittanio Cexareo,campi Tertonexi, Pavexi esottoposto al suo imperiocencia »?2

Le truppe comandateaccozzaglia di soldati italiacommise ogni sorta di effetale compagnia fu favori ta

truppe e senza denaro, « sfMediolanense a Cexare heliani, quali bavesseno adquelle pagharle con la liberBiragho, Philippo Torniel lIttalliani, essendo po i Pietalliani, per li quali fu ulonghobardi cioè Mediolanethonexi et a questa infantcognome de li strazoni etdichono latroni che non hemali, quali herano facti pesono fabricate in Fabriano

Il Grumello ci descridi codesti straccioni: « cola campagna et tutti li botilhomini conducevano pre

‘~ lvi, 476.

‘3 lvi, 483.

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174L’ETÀSFORZESCA

et bestie et homini tutti haveano cridato Franza. Le bestie herano perdute; le invencione de li tormenti herano facte per detti strazoni perfare taffia ali poveri Christiani. Io sono certissimo che mai santo alchunofusse tormentato di la sorte herano epsi, quali chaschavano ne le mane dedicti strazoni. Alchuni herano apichati con le corde ali testichuli a qualche trabe et con verghe et con aghugie insiema herano battuti li testichuliussendoli el sangue con gran crudelitate. Alchuni herano perghottati conel lardo come fu Sancto Laurencio, et altri et tan ti vani tormenti, i qualiio mi vergogno a descriverli. Turchi, ne Mori, ne Saraceni haverianounto le crudelitate che uxaveno questi maledetti milliti; et ad ch i uxaveno queste crudelitate? ad homini incogniti, dicho ad soi medemi compatrioti. O infortunato paexe, dove habitaveno queste prave generacioneet mazcime, o infortunato paexe de Lumellina, Novarexe! Terthonexe,Alexandrino et Millanexe! Non se ritroveno più bovi, ne vacche; leterre inculte, le castelle et ville destructe, la carestia grandissima de ognicossa. O povera Ittallia! non he già di bisogno che venghano sopra di teTurchi ne Mori per castighare li toi peccati, perché Idio ti ha mandatogeneracione più prave et più crudele che non sono essi Turchi et Morisopra poveri Christiani. Sono venuti a questi tempi li Luterani, qualihano distructa la magnanima c ittà d i Roma; li strazoni hano distructo

el nobffissimo stato Mediolanense. In epso stato al prexente non seritrova se non stridi, lament i, ard ire de rabie, fame et peste, guerrecrudelissime et crudelitate inhaudite; che sé ritrovato in alchuni lochidel Mediolanense per la fame de povere matre esserli morte le propriefigliole et quelle poi per la fame esse matre haverle devorate ... et questecosse non te le scrivo per folle, te le ho scripte più certe che certitudine »?~

Le tristissime condizioni dei popoli, ma più ancora la penuria didenaro e di mezzi, indussero Carlo V e Francesco I a sospendere le ostilità e a stipulare la pace di Cambrai (1329). In base al trattato, il re diFrancia rinunciava ancora una volta alle sue pretese sul ducato di Mi lano,che nel dicembre 1529 veniva restituito a Francesco Il Sforza. Questiperaltro venne a morte il 2 novembre 1535 e, non avendo lasciato discendenti, Carlo V si trovò ad essere il signore del ducato, inaugurando il

predominio spagnolo sulle nostre terre.

‘~ lvi, 483-4.

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SOTTO IL PREDOMIN

Lo Stato sforzesco, giàil predominio spagnolo diveche trascendeva ormai i limiche era immediata consegueuropeo, nel quale il ducadisputa.

Appariva ormai chiaroropa continentale, Franciadi autorità e di potenza. Nolare, ma del problema polimera questione territoriale,

possesso del milanese costitue ben si comprende quindisu e pretese sul territorio, nsolennemente assunti.

Il continuo stato di teebbe gravissime conseguenzezioni, angherie e gravosi ballazioni per contribuire al malocalità di interesse strategico

Anche Bassignana, al pconseguenze dell’occupazionprogressivo declino accentuaverso la metà del secolo tracaria la situazione intervenne

autorità spagnole nei primi

Un documento del 1552,alla tassa imposta alle località deMarazzi, Rivarone, Bassignana, MGAspAitoLo, Carte alessandrine nn. MCCCXXXI, 148.

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178 SOflO IL PREDOMINIO SPAGNOLO

Il Sig. Dan Fernando GonzaSig. Duca de SavoyaSig. Conte ManIredo TorniSig. Dan Raymondo de CaSig. Dan Francesca de BeaSig. Ascanio CollonaSig. Camillo Collana etSig. Conte de Potenza

Giri Battista Romanola guardia della Cotte de CMons. de Nerin

murata medioevale che cingeva il borgo.2 Non sappiamo esattamente qualiragioni di natura strategica abbiano suggerito tale provvedimento, cheebbe comunque effetti incalcolabij per la popolazione locale, che daquel momento rimase esposta agli assalti del nemico senza la minima possib il ità d i difesa.

Sintomo eloquente della critica situazione in cu i versava Bassignana

verso la metà del Cinquecento è costituito da un atto del 2 settembre1555 contenente una deliberazione del consiglio comunale del luogo perinviare un messo « in exercitu Cesarea ad suppiicandum nomine dicieComunitatis Iii.mo et Ex.mo domino duci de Aiuti, locumienenti Cesareemaiestatis », nonchéaltri messi in Alessandria per ottenere di essere esonerata dal l’ordine di pagare « miiitibus hospitatis in loco Valentie adrationem reaiis (pro) singuio milite », come pure per altri affari comunali. Il Comune si rende garante « de reievando ipsos ellectos ut supraab omni captura si contigerit ipsos capi per miites /rancigenas. et de soivendo omnem taxam inde fiendam si contigerit ipsos quomodolibet capiin dictis itineribus »?

Affranto dalle continue guerre, il 6 febbraio 1556 l’imperatore Carlo V abdicò al regno di Spagna a favore del f igl io Filippo Il, e poco doporinunciò anche al titolo imperiale a favore del fratello Ferdinando I. Da

quel momento, la casa d’Asburgo si divise in due rami: quello spagnolodi cu i fu capostipite Filippo 11 , e quello austriaco discendente da Ferdinando I.

Il nuovo re di Spagna ebbe presto a combattere contro Enrico 11di Francia, che rinnovava le antiche pretese francesi sul ducato di Milano.Alle prime voci di guerra imminente, il governatore d i Milano si preoccupò di organizzare le difese, e stabili presidi d i truppe nelle località delducato di immediato interesse strategico.

Fra il Natale 1556 e il 20 febbraio seguente a Bassignana transitarono a varie riprese truppe cesaree e personaggi illustri, fra i quali ilgovernatore di Milano Ferdinando Gonzaga, il duca Emanuele Filiberto

2 F. GASPAROOLO, Carte... cit., n. MCCCXXXI, 148. In una lettera dell’il aprile

1552, indirizzata a Ferdinando Gonzaga, il governatore di Alessandria scrive fra l’altro:« Alla impresa di rovinare le muraglie di Bassignana avanzareno certi picchi, e badili,

quali feci reponere in questa cittadella hor pare chel magistrato voglia che si mandanoin Milano, et perché alla giornata se ne potria haver di bisogno più in queste parteche altrove per servitio di su a Maestà, supplico V.E. sia servita ordinar al commissarioRotta che debba lassare esse robbe in detta citadella... ». Inutile dire che la cittadelladi cui si fa parola è quella di Alessandria.

F. GASPAROLO, Memorie... cit., I, 1, 75, nota 2.

sonO IL PREDOMINIO SPAGN

di Savoia e Raimondo Cg io rno. La notizia risultmilmente dalla comunità

Sono alloggiat i in .Bassign

guente a discretioneLa vigilia di Natale predetper tn giorni.

Al primo de genaro li CThomaso da Napoli,440 per doi giorni.

Lii 6 del predetto due Co615 per tn giorni.

Alli 10 del predetto li Capda Ollevano Alessandrcon boche 219.

Alli 12 del predetto li CaBrinthisi et Gregoriooltre il vivere superfman i e t fatto tributtar

L ii 18 del predetto due Conatore d’Alessandria l

gieri con boche 280 pAlli 3 febraro li Cap.ni deCremona con boche 2

Alli 5 dii predetto li Cap.smondo Gonzaga el L

Ultimamente alli 7 dei pred

Archivio di Stato di M ila

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180 SOTTO IL PREDOMINIO SPAGNOLOSOnO IL PREDOMINIO SPAGNOL

Hieronimo da BussettoCesare da NapoliIl Cavaller LingieroGio. ZapanteDon Antonio de TessedoBernabò dalla Marra

Dom. Pietro de TolledoEt tre altre compagnie li cui Cap.ni non si sano nominare

Pietro Montagnese eDominico Spagnoli.

Archibuggieri a Cavallo

L’8 gennaio 1557, Enrico Il re di Francia dichiarò la gue rra aFilippo 11 e mandò in Italia un esercito comandato da Francesco ducadi Guisa, coadiuvato dal generale Brissac. Questi, proveniente da Casale,si gettò su Valenza e il 20 gennaio riusci a impadronirsi dopo breve assedio dell’importante piazzaforte. Il duca di Guisa, con una par te dell’esercito, prosegui poi la sua spedizione verso Roma, e lasciò a Valenza ilBrissac con 8.000 fanti e 800 cavalli, sufficienti a tenere in rispetto letruppe avversarie.

In campo spagnolo, la caduta di Valenza fu accolta con sgomento,e si cercò in ogn i modo di evitare che la situazione potesse precipitare.Particolari apprensioni destava negli spagnoli la posizione di Bassignanala quale, per la sua vicinanza a Valenza, rischiava di cadere in mano aifrancesi, aprendo a questi il passaggio verso la Lomellina e il cuore stessodel ducato. Da qualche parte fu avanzata la proposta di fortificare illuogo di Bassignana per renderlo atto a respingere eventuali attacchi delletruppe francesi. Contro questa proposta peraltro si dichiarò un consigliere di guerra cli Filippo Il, di cui purtroppo non sappiamo il nome,il quale scrisse sulla questione il seguente memoriale del 20 marzo 1557:

Essendo io stato posto Monsignor ill.mo et rev.mo per ricordo di V.S. ill.mael per la buona voluntà che tiene per il signor marchese di Pescara nel numerode consiglieri della guerra con tutto ch’io sia debilissimo a tale peso et perciò

molto p14 volentieri ascolti il parere degli altri che dire io il mio. Nondimeno

Archiv io d i Stato d i Torino, Paesi di nuovo acquisto, Alessandrino, mazzo 5,n. 12 . 11 documento reca il seguente tito lo : «Memo ria di un Consigl iere di guerradel Re cattolico Filippo TI con cui d imostra l’inutilità che ne ridonderebbe dall’effertuazione del progetto di fortificare Bassignana nella Lomellina doppo la perdita diValenza occupata dai Francesi sotto il comando del duca di Guisa ».

per essermi trovato in San Spossa farsi contra la perditparer mio ù on havendoneil suggetto richiedea non mip14 maturo discorso et inviail buon animo mio nel ser

servo supplicandola che daIl danno che possano faremanifesto che sarebbe soverad alcuni esser bene fortificPo che male potendo con pci conserva Sale, Castelnuovet per giuditio loro guarderàhavere molta cura per esseHora mettendosi in bilanciadall’altra parte il frutto cheresse ch’el beneficio. Et pricinque o seimila fanti che fache assicurino le vittovaglieloco resta aperto da ogni cil quale dubio per la vicinhanno li nimici di mettersquantunque mettiamo noi i

che dia calore a quella chepo i che s’elege il tempo esuccesso prima che la mossvorranno poi quei VI milada 2 mila alt re persone inutità di vit tovagl ie, vorrannognana e t nel contorno suoin qualche forma in manchodei danno che in tutto queguastatori; vi vorranno comdi moni tione con tutto chetudine dell’avvenire et i calasci quel forte, fatto che squesta picciola consumazionmodo di trovarne altrove eValfenera che n’hanno tantail provedergli. Et se. oltre l

in’ Sale et nel contorno suole vettovaglie et non pu r imente charestia quel paesesi trova del tutto . in poterrestiamo però forzati tenervicinità di Valenza uno fort

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182 50170 IL PREDOMINIO SPAGNOLO SOnO IL PREDOMINIO SPAGNO

gnana la qua le sola ci viene ad aggiungere poco mancho di 50 m ila scsi/i dispesa per guardarla et piacesse a Dio ch’ella ci recasse po i al incontro quelbeneficio che no i ne promettiamo ma incominciando dal passo del Po io nonvedo che ponte possiamo farvi sopra che non sia in mano dei nemici disiparloet brugiarlo sempre che gliene venga voglia poiché passa il fiume discostodalla terra ben mezzo miglio se non si tornarà nell’antico alveo che è sotto(a terra con molte migliaia di scuti et pur resterà in libertà del f iume scambiarlo

sempre che vorrà perchégliele muta il sito et quasi ne lo forza.Ma che questo forte ci conservi la Lomellina tengo per impossibile perchésarà sempre in facul tà de’ nemici et da Casale et da Valenza comandare etdominare come sono usati di fare neg li altri nostri confini quante terre si trovano fra Po e Tesino anzi per Dio quante cassine che gli portino guastatoricarra vettovaglie et danari et a sono d’altro che di sferza o di basto s i farannoobedire et se per qualche tempo saremo noi in quel la parte patroni della campagna che non può però esser senza esercito ne senza gravezza intollerabilede l paese bastava che lo siano loro anche in un altro poco di tempo poichési facciano portare a casa i tassi et presenti et passati anchora poiché cosìusano di fare negli altri confini. Anzi veggio nascere nuova et inevitabilerovina in detta Lomellina poiché non da uno solo presidio ma da entrambisarà intestata et devorata onde necessariamente verrà a dishabitarsi et così daquesto nuovo forte uno solo benef ic io cavaremo che è la conservatione diquella parte che è oltre Fo et Tanaro et piaccia a Dio che ancho in questanon na~ca difficoltà poichénon per questo restaranno nemici impediti di pas

sare in quel la parte ogni volta che si trovino patroni della campagna et fortif icarne quel loco che gli varrà pid a proposito.Altri po i che hanno queste difficoltà s’hanno creduto non bastare il fortedi Bassignana chi non fortifica un altro loco di qua dal Fo al rim petto diValenza giudicando in questo modo potersi chiudere a nemici il passo dellaLomellina ma questo parere corre le istesse difficoltà che di sopra havemodetto de l’altro poi che vole anche egli una grande spalla d’esercito un grannumero di guastadori un grande consumamento di vettovaglie grande perditadi tempo poiché tanto pis1 lungamente restaremo impegnati senza potersispendere in a ltro paghe che non cessino monitioni in gran copia uno altronuovo presidio grave al Re et via pi% grave al paese et altri 40 mila scudil’anno di spesa a sostentarlo. Ne per questo s i verrà a chiudere il passo animici che non possano secondo i tempi et le occasioni et da Valenza et daCasale infestare la detta Lomellina mettendosi quel nostro forte a mano mancao a mano dritta come pid loro verrà a concio et quando questo non avenga neaverrà almeno che questi duo nuovi presidi i nostri si mangeranno et distrugeranno gran parte de l ricolto di quel paese siche in ogni modo poco o nulla

ne avanzarà per Pavia né per Milano laonde vengo a concludere che moltopid convenga al servitio del Rev .mo signore et al beneficio de populi anziche s ia del tutto necessario che s i pensi et s’intenda a levarsi da fianchi questapeste di Valenza et non a queste fortificazioni et ch i considera bene la spesache vorranno questi forti o siano due o pu r uno solo poco pid s i v iene aspendere uno o duo mesi che voglia il tempo la espugnatione di Valenza di

questo che porteranno querisulta e tanto et tale che qSupplico Monsignor ill.moficio m io dal buon zelo chquale mi parria peccare grdesse che avendola potessidi me intendenti esser stimnel numero de suoi humreverentemente la mano pgratia quanto la desidera. D

Sembra che i concestati condivisi in alto locnon fu mai attuato, e sinemici, il presidio di trup

Intanto, i continuidazioni delle soldateschemaniera intollerabile sullGio. Francesco Provera, ala seguente supplica,6 dalstato in cui versavano gl

Ill.mo et Rever.mo Principla gran ruina di quel poverche manifesta, non tanto aad ogni altro assai pisi lontda Natale prossimo passattmolestato de diversi altri cotto stendardi d’homini dconsumato tutto il viver sua tale che detto povero lochabitare sono morti de dissanimali campestri, cosa hodegna de gran compassionehor per debbiti, che dettoet per altri novi carichi. Hdalli 29 de genaro prossimotributione de reali undece

dil Presidio d’Alessandria,povero loco, per debbito ded’Alva avanti Natale ordina

Archivio di Stato di Mrisale con certezza ai primi m

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184SOnO IL PREDOMINIO SPAGNOLO

carica ordinario, nè extraordinario, spettante alla Camera, pe r il passano nèper l ’avenire, sino ad altra ordine in contrario, sotto pretexto che dette tassesiano d’essi monicionieri per loro accompre, et cosi che non sii pid carichospettante alla Camera. Et veddendo il Comissario de quelle imprese che indetto loco non si trova pe r fare esecutione, ha fatto detenere in priggionequatt ro homin i de detto loco che s’erano retratti ad habitare in Alessandrianon potendo stare a casa sua, da i per detta contributione novamente imposta,et gl’altri do i per dette tasse, onde se la clementia divina et innata bontade

et misericordia de V.S. Ill.ma non gli pro vedde, questi poveri detenuti consumerano in priggione, et questo povero populo se anichilerà del tutto. Perciòli poveri sgraciati homini di detto loco con lachrime a gl’occhii ricorreno allamisericordia de V.S. Ill.ma.Supplica s i degni o rd inare a l S.r Camillo dalla Predda Commissario, che faccirellassare detti detenutti, et che non molesti pi4 detto loco néper detta contributione nè per det te tasse, et ordinare ancor che esso loco si i preservattoda tutti i carichi ordinarii et extraordinarii almeno per ani quindece, et chegli sii provisto dil vivere di qua al pocco raccolto prossimo acciò che non/lnscano de morire di fame li poveri homin i sopravanzati in queste ruine, ecome sperano.

Le successive vicende della guerra mutarono le sorti delle armi afavore degl i spagnoli: nell’ottobre 1558 fra le parti contendenti fu stipulato un armistizio, e il 3 aprile 1559 fu stipulato il t rattato di ChateauCambresis, che poneva fine al cinquantennale duello fra le due massime

potenze europee e sanciva il ritorno alla Spagna delle terre occupate daifrancesi durante il conflitto, fra cu i Valenza.

Il governo spagnolo peraltro non cessò di molestare le popolazionicon continue esazioni di tributi che finirono per stremare del tutto l’economia locale, riducendo i poveri abitanti alla più assoluta miseria. AncheBassignana, già duramente provata dai continui alloggiamenti militari,in breve venne a trovarsi sull’orlo della rovina, come risulta dalla seguente supplica senza data, ma del 1559-60 circa, che delinea chiaramente la situazione del paese:

Ill.mo et ecc.mo Prencipe,il volere narrare a V. Ecc.a quanto sii destrutta et ruinata la pove ra e t miseraterra di Bassignana mi pare assai superfluo. Perciò che lo puote facilmentedemostrare lo essere aperta, su l passo del Piemonte er appresso Valenza miliat re , donde ha patitto tanti alloggiamenti de soldati passaggi de exerciti et altri

eccessivi danni quanto qua le s i vogl ia alt ra terra del Statto de Milano oltra chenel tempo de l raccolto passatto li saccomani dil Campo et Ferraioli gl’hanodestrutta et ruinatta la Campagna talmente che se la mercé del nostro S.or

7 ‘vi.

Sono IL PREDOMINIO SPAGNOL.

Iddio non li aggiutta saranocon loro poveri figliolli andda V. Ecc. supplicandola siordine di quella il mese di sgare ogni g iorno reali o ttantche non voglia molestare esbora V. Ecc, richiede, et pernare le proprie case andare desser mente di quella, la qua

L’ultimo scorcio del tnimenti degni di rilievo pea semplice località di frontlazione decimata dalla famodi Milano.

Anche se non possedepidemico a Bassignana, situto una parte notevole denatalità, in un contesto socidalla vessatoria politica fisc

A rendere ancor più

una accentuata corrente migle cui disperate condizionipiù umane forme di vita.

Per avere un’ idea delstretta a vivere la nostra pzioni, agli arbitrii e alle prcolarmente istruttiva la le tottobre 1590 al governatorBellingeri.8

Il memoriale intendeestorsioni perpetrate dal caddetto a lle biade per il teOliviero Panizzone, ai danrone oltra Po pavese », tantsino al Cielo del mal proceche il governatore dia inc

Ivi. A tergo del memoriFiscale Vayano prenda l’opportuntione a S. Ecc.za. Bigarolus ».

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186SOflO IL PREDQMIt4IO SPAGNOLO

pigliar informatione delli agravii et estorsioni fatti et comessi per dettoGhatiano et Panizone alli sudditi et po i proveder che siano resarciti

quelli alli quali sono stati gravati indebitamente ». A tale effetto, il Bellingeri allega al suo memoriale la seguente

Nota delli agravii fatti alla Comunità deBasignana dalli Comissarii del Ill.mo S.r CidComissario nel Alessandrino et Arivarone

Prima fu mandato uno det to Ghit iano spagnolo con sette cavalli et il dettovolse che dai conso li li fosse pagata la spesa al hosteria et essendolidimandato da consoli che mostrasse l’ordine che teneva per bayer dacomuni le spese disse che lo teneva in petto et fu bisogno che li consolifacessero pagar i’hoste.

Il detto Ghitiano il di 12 settembre fece publicare in detta terra la crida chebandisse nave e burgielli et subbito esso fece incatenar tutti li burchiellie t fece portar le chiavi in mano de uno de consoli, cosE li burchielli demolinario come quelli de pescatori e t non obstante che ciascuno havesseobedito subbito come esso medesimo vide il detto Ghitiano fece comandamento alli molinari pena cento scudi che se dovessero trovarse in Alessandria cosE presto come esso il che da essi moljnari fu obedito.

Essendo comparsi li sudetti molinari avanti a l S .r Oliver Panizone subdellegatode l Ill.mo S.r Cid li fece subbito metter pregione dove che per usire nevolendo dire che haveveno obedito alla grida et che non havevano errato,

bisognò che componessero in t renta scudi per caduno che tra li cinquemolinari che con il relasso e altro scudi trentatre pe r caduno de modoche ne ha cavato una somma de scudi cento sesantacinque da detti molinar i e l li molini sono stati Otto giorni senza macinare con danno et miseriade poveri.

Alli pescatori è stato il medemo et se hano voluto andar a guadagnare de lpane per v ivere hanno composto in ducatoni cinque et con la licentia etaltre spese tutta somma in ducatoni sei pé caduno pescatore che sonodi numero trenta de modo che ha cavato anco da detti poveri scudi centocinquanta non obstante che ve ne sono de quelli che sono in Piemonteet ancho che non hanno burchielli

A Simone portinaro de l Tanaro il det to Ghit iano menò in Alessandria ungarzone, è stato fo rzato per uscire pagar scuti vinticinque el il fondamento suo dice che la g rida fatta in Milano li XI agosto debbe havereloco anco in Basignana il che non poi essere et che perciò sono cascatiin pena.

Venne poi un comissario a descrivere le b iade et tor le populationi et fatta

detta descritione se ne andò et portossi un libro delle populationi detrattadal originale.Doppo a quattro giorni venne l’Ill.mo S.r Cid con il Sig.r Olivero Panizone

dove chiamorono li consoli et menandoli de pregionia, volsero l’atro librodelle populationi et menando seco uno de consoli in Alessandria et incar

sono IL PREDOMINIO SPAGNOLO

cerato et dopo data segtoni fu relassato.

Doppo è venuto un altro Coha revistà li solari standmandato do i suoi homitrovavano volevano marichiesto che mostrasserpetto et rescodevano undal istesso padrone.

Il detto Ghitiano è già statodi Milano.

A Rivarone il detto Ghitianose gli facesse le spese u

Ha hauto il Panizone da Mmulino scudi diecisettescudi diecisette.

Il suddetto Ghitiano ha descasa del Stephanino Veret al hosteria ha mangiade l detto Stephanino.

Le qual cose se esibisse prov

Il 22 d icembre 1612signore del Monferrato, lasEmanuele I di Savoia, e laaspirava ad annettere il Moil territorio e cercò di trovFrancia. Ma fu una illusionetrari e più di ogni altro la Sdi Ferdinando, fratello del

Alla fine, il duca Carlcordo di Milano, siglato nelfu assegnato al duca Ferdinae gl i successe il fratello Vivita nel dicembre 1627, lasc

suo più prossimo parente.dalla Francia, la quale natusona molto legata agli intere Monferrato, che per essegna, in caso di guerra avreb

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188SOnO IL PREDOMINIO SPAGNOLO

per gl i eserciti francesi. D’altra parte, Mantova e Casale erano alloraconsiderate le migliori fortezze d’Italia.

Ai progetti francesi, com’era ovvio, erano fortemente avverse l’Austria e la Spagna, la qua le ultima sosteneva le ragioni vantate da Ferrante Gonzaga su Mantova, e di Carlo Emanuele di Savoia sul Monferrato. Scoppiò allora la seconda guerra di successione per il Monferrato,

memorabile per l’assedio subito dalla piazzaforte di Casale da parte delletruppe spagnole guidate da Gonzales de Cordova, che aveva preso quartiere ad Alessandria.

I nostri territori, in questi frangenti, furono ripetutamente percorsidalle soldatesche spagnole che, come al solito, si diedero a saccheggiarei paesi commettendo ogni sorta di nefandezze, come si fosse trattato dipaesi nemici.9

Intanto, Luigi XIII cli Francia e poi il cardinale Richelieu nel 1629scesero in campo contro Carlo Emanuele di Savoia e gl i occuparono quasitutti i domini. L’anno seguente, gl i spagnoli assediarono Mantova e riuscirono a espugnare la città; qualche giorno dopo, il 26 luglio 1630, sispegneva il duca Carlo Emanuele.

A Ratisbona, nell’ottobre 1630, fu conchiusa la pace tra le potenzebelligeranti e il duca di Nevers fu riconosciuto come duca di Mantovae del Monferrato, da cu i furono staccate alcune terre cedute al nuovoduca di Savoia Vittorio Amedeo I. Questi, che era cognato del re diFrancia per averne sposata la sorella Cristina, nel 1631 stipulò co i francesi il t rattato di Cherasco, in base al quale egli otteneva numerose terredel Monferrato, ma si trovava costretto ad accettare l’alleanza con laFrancia, ribadita co l t ra ttato d i Mirafiori del 17 ottobre 1631.

Dopo gl i infelici trattati del 1631, il duca di Savoia non potépiùliberarsi dalle spi re della Francia e svolgere una politica indipendente.Conseguenza di ciò fu il t ra ttato d i Rivoli dell’il luglio 1635, in base

Il cronista valenzano Bernardino Stanchi lasciò scritto nel suo diario ch e il igiugno 1628, di giovedi, giorno dell’Ascensione, a Valenza « si diede all’arma concampana a martello per ce rt a Caval le ri a che seguitava sette soldati del la Cavalleriadel Duca di Nochiera, che havevano assassinato et amazzato uno di Lii, detto FranceschinoFerando, e pigliatoli 4 buoi, e li pigliarono in Bassegnana, e dicevano ch e era Cavalleria

inimica... ». Ch. B. STANCHI, Diario delle azioni guerresche tra Genova, aiutata daSpagna, e il Duca di Savoia aiutato da Francia, per la quest ione di Zuccarello, in F.GASPAROLO, op. cit., lI, 240. Sotto il 18 aprile 1629 lo Stanchi segnala che, provenienteda Milano, « 5. Ecc.za il Sig. Gonzalo di Cordova, con l’Ill.mo Sig. Conte GiovanniSerbelloni passò il Fo a Bassegnana con su a Corte, et entrò alla sera in Allessandria ».

Ivi, 242.

SOTTO IL PREDOMINIO SPAGNOL

al qua le tra la Francia, ilfu costituita una lega offechiaro che tale trattato erprevedeva fra l’altro che,a Vittorio Amedeo, col tit

Alessandria e tutta quellaTicino e del Lago Maggior

Il t rattato di Rivoli pl’esercito alleato sarebbe sVittorio Amedeo. Peraltrofrancesi scese in Italia, noche originò i primi dissapocirca il piano delle operazi

Vittorio Amedeo eraLombardia per dar man fodeva dalla Valtellina. Il mopportuno assediare Valengliare le comunicazioni trmezzo gl i spagnol i col co

parere del maresciallo franfrancese e sabaudo andaroL’armata francese al c

5. Salvatore, 1’8 settembreTanaro a guazzo, a Pavocasali » e il maresciallo insignor Duca di Parma, ilgiato Pontecurone et fattono seguente, « ripassato ilall’hore 18 si fece vedere ngnana e marchiando tra ltutto lo spatio tra la CassCapuccini et indi s in a lla

L’assedio di Valenza

piantarono le batterie attorsta sponda del fiume, ove a

[B. STANCHI), ValenzaMalatesta, 1639; r iportato in F

Ivi.

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190 SOTTO IL PREDOMINIO SPAGNOLO SOTTO IL PREDOMINIO SPAGNOLO

episodi guerreschi, ove rifulse l’eroismo degli assediati, le truppe alleatefurono costrette a levare il campo. L’assedio ebbe la durata di 49 giornie fini il 27 ottobre 1635, con enorme soddisfazione degli spagnoli.

Dopo accaniti combattimenti, con gravi perdite per gl i opposti eserciti, alla fine risultarono vincitori gl i alleati franco-piemontesi, ma la

vittoria fu ottenuta a cosf caro prezzo che essi furono costretti a ripiegare in Piemonte, abbandonando la speranza di riunirsi al Rohan (22giugno 1636).

L’anno seguente, il 7 ottobre, venne a morte il duca Vittorio Amedeo I di Savoia, lasciando il trono al figlio Francesco Giacinto, di appenacinque anni. Prese allora le redini del governo, in qualità di reggente, lavedova duchessa Cristina di Francia, sorella di Luigi XIII, comunementedetta Madama Reale.

Il 4 ottobre 1638 mori anche il piccolo duca Francesco Giacintoe gli successe il fratello quattrenne Carlo Emanuele 11. Questi peraltroera gracile e malaticcio e si temeva che non potesse vivere a lungo.D’altra parte, dopo la morte dell’erede designato dal duca defunto, entrava in vigore la legge generale in base alla quale avrebbero dovutopartecipare alla reggenza anche i parenti più prossimi, i quali erano allora

i due cognati di Cristina, il cardinale Maurizio e Tommaso principe diCarignano. Non tol lerando di essere esclusi dagli a ffa ri d i Stato, i duefratelli ricorsero alla Spagna e anche all’imperatore Ferdinando III, accusando la vedova duchessa di usurpare la reggenza.

L’Imperatore intimò allora a Maria Cristina di sciogliersi dall’alleanza con la Francia e di comparire dinanzi a lui per rispondere dellareggenza arbitrariamente assunta. Emanò nel contempo un decreto colquale nominava tutori e reggenti del piccolo Carlo Emanuele TI g li z iiTommaso e Maurizio. Forte di questo decreto, Tommaso di Savoia, allatesta di alcune milizie spagnole, entrò in Piemonte occupando Chivasso,Ivrea, Biel la, Aosta e Torino (27 luglio 1639). Divampò allora la guerracivile fra i sostenitori della duchessa Maria Cristina e del principe Tommaso, g li uni e gl i altri spalleggiati, rispettivamente, dalle truppe francesie spagnole.

La guera ebbe fasi alterne per le due fazioni, e funestò il Piemontee le regioni finitime, percorse dagli opposti eserciti in lotta fra loro perottenere una vittoria decisiva. Il principe Tommaso e il cardinale Maurizio, vista la piega degl i avvenimenti , cominciarono a trattare con lacognata e coi francesi, e finirono per accostarsi a questi ultimi. Gli accordifurono stabiliti il 14 giugno 1642 e in base ad essi i due frateffi furono

abilitati ad assistere Madamaessa gl i atti più importanti daccorto lavorio diplomatico,servizio della Francia.

Finita la guerra civile,

guerra tra Francia e Spagna,Fra essi, merita menzione l1642 nelle mani delle trupcorso di questa impresa l’esegaville, si trovò a corto di pgrosso quantitativo prelevan«Monsù di Govonges Goveche la notte seguente sarebberiva del Tanaro vicino a Basdovesse mandare scorta suffqualche barca potessero tragnotte il detto Govonges conCastello, la Pietra, et alt repaesani e fu suonato in tutto

Valenza, usci nel far dell’albrale dell’esercito con le compa loro spese dal Cavaglier Lache moschettieri di soldatescqualche scaramuccia concorreGovernatore a ritirarsi alla ve de muli che bavevano portaVifia, invitato dal Longavillaghettar circa cinquanta baririppa di detto fiume dalla padetta acqua o abbrugiata, edal marchese di Caracena sosandria per opporsi ad ogni tfare per soccorrere di moniti

fossero incamminate ala voltfare indubitatamente, il Consimo giorno attesoche haveGovonge »u

F. ARE5E B0L0GNIN0, Il

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192 SOTTO IL PREDOMINIO SPAGNOLO SOTTO IL PREDOMINIO SPAGNOLO

Ne l giugno del 1648 Carlo Emanuele TI compiva il quindicesimoanno di età, acquistando il diritto di governare da solo il ducato cli Savoia. Di fatto però la m adre Cristina continuò a tenere le redini delgoverno e, finchévisse, il figlio non tentò neppure di sottrarsi alla autorità materna, lieto di potersi dedicare a suo agio a una vita spensierata.

Dopo a lcun i anni di pace seguiti al trattato di Westfalia, lo Statosabaudo tornò ad essere teatro di guerra tra Francia e Spagna, semprein disaccordo fra loro pe r la mai sopita questione della successione alducato di Mantova. Nel giugno del 1655 calarono in Piemonte le primetruppe francesi le quali, non avendo ottenuto da Madama Reale il permesso d i fe rmarsi nei suoi domini, si concentrarono a Felizzano, oveattesero l’arrivo del grosso dell’esercito.

Sotto la guida del principe Tommaso di Savoia e insieme con lerimanenti truppe francesi che intanto avevano operato la congiunzione,l’esercito mosse verso Bassignana ove si trattenne sin verso la fin e digiugno, quando il marchese Villa giunse con le truppe piemontesi aBorgofranco, di fronte a Bassignana. Allora il principe Tommaso, costruito un ponte , si congiunse coi piemontesi e, seguendo le indicazioni delpadrone di una barca fermata a Bassignana, mosse verso Pavia ponendol’assedio alla città.’3

Respinti da una tenace resistenza, alle prime ore de l 14 settembrele truppe franco-piemontesi furono costrette a levare l’assedio e, l’annoseguente, ritentarono la prova contro Valenza, stretta d’assedio fra il 25giugno e il 15 settembre 1656. Questa volta l’esercito alleato era guidatoda Francesco I d’Este duca di Modena, generalissimo del re di Franciain Italia. Nonostante i prodig i d i valore compiuti dagli assediati, Valenza alla f ine fu costretta alla resa e il duca di Modena entrò nella piazzaforte, facendo celebrare un solenne Te Deum di ringraziamento nellacattedrale.

Durante le operazioni mffitari, Bassignana non fu risparmiata daimaltrattamenti delle truppe francesi che avevano posto il blocco a Valenza. Il 2 luglio 1656 la soldatag lia fece la sua comparsa in paese e,

sotto la direzione del Principe Tomaso di Savoia... etc., in Archivio Storico Lombardo,XXII (1895), IV, 74. Pi4 avanti, il cronista riferisce che il principe sabaudo, che avevapreso quartiere in Lomellina, meditava di get tare un ponte sul Po a Bassignana, ma fucostretto a rinunciare a tale progetto dalla vigilanza dell’esercito spagnolo, ch e nespiava continuamente le mosse (lvi, 89).

“ B. l’noN,, L’assedio di Pavia del 1665, in Bollet tino della Società Pavese diSi. Patria, I (1901), III, 267.

nonostante la comunità avessrezza, i militari francesi travle saccheggiarono, uccisero elini 14 che i soldati « poserotutto ciò che faceva per l’ing

loro commesse, fu enormissimani di un sacerdote la santiscelebrando la messa; e poiMaria Vergine, et spogliatalala portarono con vilipendio

La guerra prosegui sinorenei pose ufficialmente fineSavoia fu reintegrato nel posgl i aveva assegnato, ma ribEmanuele 11 dovette rassegfrancese, e nelle stesse condisuccesso al padre nel 1675,potente vicino d’Oltralpe.

La politica egemonica pzioni neg li s ta ti europei cheformarono la lega di Augustaun freno agli arbitri del sov

Alla lega aderirono, oltil duca di Savoia Vittorio Ami francesi da Pinerolo e scuoaveva posto sulla sua politicsulla difensiva verso la GerSpagna e il duca di Savoia, ch

Un esercito francese, cmonte operando feroci devastruppe per contrastare l’avasconfitto a Staffarda, presso Salleato guidato dal principefurono costretti a cedere terr

“ A. GHILINE, Annali di Ale

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194 SOTTO IL PREDOMINIO SPAGNOLO

tro rimase in mano alla guarnigione francese, che seppe resistere ai ripetuti assalti dell’esercito savojardo.

Anche in campo spagnolo si seguiva con molta attenzione lo svolgersi del le operazioni militari, e le autorità emanarono i provvedimentiritenuti necessari nel caso che l’esercito nemico avesse tentato di invaderelo stato di Milano. Il presidio cli Alessandria, che per la sua particolare

ubicazione si trovava particolarmente esposto alle incursioni dell’avversario, si teneva sulla difensiva e, a prevenire qualsiasi sorpresa, il governatore del la città inviava al sindaco di Montecastello le seguenti istruzioni:’3

Aiutarsi a vicenda e intendersi con i cabos dei posti di Rivarone con la maggiorcorrispondenza, riconoscere a ogni ora la gente che passa dalla par te del territorio di Valenza e Monferrato, e non essendo queste persone conosciute diun paese dello Stato, riconoscerli anche se portino cavalcature, e se le conducono, anche se siano dello Stato come abbia a passare pe r il Monferrato o ilsuo confine; spiare i basti, barili e tutto il di pis1 che vestono con tutta curae part icolar ità. Nei basti si osserverà se abbiano entrambe le cinture o sepersino qualcosa di pid del regolare e trovando lettere o denaro s i trarrannoa questo luogo con le persone o le carte; e per que l che r iguarda le let tere siavrà diligenza particolare nei vestiti dei passeggeri, e specialmente dei Monferrini e le persone sconosciute e si condurranno come si è detto, essendo le

riferite lettere per il Monferrato; e si incarica non si faccia molestia ne’ estorsione alcuna ai passeggeri pid di quella che è necessaria per l ’andamento diquest’ordine; non si permetterà che i soldati prendano cosa alcuna dai passeggeri anche se alcuno di essi per preghiera o timore la vorrà dare volontariamente. Non pi4 si permetterà che nelle terre vicine si prenda cosa alcunasenza pagare; la terra di Bassignana assisterà con persone al porto per maggiorconoscenza di quelli che passeranno; quando non bastino i portonaros e daràcosE pure l’assistenza necessaria in caso che fosse necessario domandandola,e non lascerà di osservare tutto il contenuto per convenire cosE al servizio diSua Maestà.

Nel timore che il nemico dovesse tentare qualche scorreria da Casale, e che la caduta di Bassignana aprisse la via al cuore della Lombardia,nello stesso anno 1691 le fortif icazioni di Bassignana (rocca e rocchetta)furono smantellate dagli spagnoli, in modo che i francesi, una vol ta espugnate le fortificazioni, non potessero eventualmente servirsene per presi

diare l’importante passo sul Po.

‘3 E. Asrou, op. cii., 88-9. Il documento, redatto in lingua spagnola, è firmatoda don Antonio De Monzzos y De Castro, sergente maggiore del governatore diAlessandria.

SOTTO IL PREDOMINIO 5PAGNOLO

I timori non erano delesercito francese, guidato anbre di quell ’anno sconfisse aquesti non rimase altro chequale non solo promise di c

la guarnigione francese da CUscito dalla lega, Vitto

di Francia e, posto al comad’assedio Valenza, caduta bencon impeto contro Alessand1696 non lo avesse trattenut

Gravissimi comunque fuseguito alle scorrerie delle trchivio parrocchiale di Pioverpure sinteticamente, accenna

« Ali 18 settembre 16savoiardi e battuta fortementrono saccheggiate tutte le tele terre di Pecetto, Mugaron

Pietramarazzi, oltre il sacch5. Giuliano, Cascina Grossa,di Riveffino ».16

lvi, 90-1.

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LA DOMINAZIONE SABAUDA

LA DOMINAZIONE SABAUDA

All’alba del secolo XVIII, l’orizzonte europeo avvampa in un immane incendio di guerra. Il ramo spagnolo della dinastia asburgica siera estinto nella persona di Carlo Il, privo di eredi diretti, e la Francia,l’Austria, la Baviera e il Piemonte aspiravano alla successione accampando i titoli più disparati. La contesa assumeva una importanza eccezionale, perché da essa dipendeva il consolidamento del primato borbonico o di quello asburgico sul continente.

Luigi XIV di Francia riuscf a strappare al moribondo monarca spagnolo un testamento a favore del secondogenito del Delfino, il ducad’Angiò, il quale infatti fu proclamato re di Spagna, col nome di Filippo V, il 24 novembre 1700, pochi giorni dopo la morte di Carlo Il.

Le altre potenze europee, sbigottite per l ’audacia della politica francese, si sentirono minacciate dalla posizione di predominio assunta daiBorboni e non tardarono a costituire la lega dell’Aia (7 settembre 1701),alla quale aderirono l’Austria, l’Inghilterra, l’Olanda, l ’elettore di Hannover, il nuovo re di Prussia e più tardi anche il Portogallo. Si scatenòben presto un conflitto che imperversò furiosamente quattordici anni,sconvolgendo gran parte del continente.

Vittorio Amedeo Il di Savoia, alleato in un primo tempo dei francoispani che gl i avevano promesso cospicui compensi territoriali, se nestaccò definitivamente nel 1703, sia perché la Francia non si decideva aconvertire in trattato le promesse formulate, sia perché era rimasto impressionato e attratto dai continui successi militari del cugino Eugeniodi Savoia, il quale era sceso in Italia al comando delle truppe imperialigettando lo scompiglio nell’esercito francese.

L’8 novembre 1703, a Torino, fu f irmato fra il Piemonte e l’Austria

un trattato di alleanza che, alla f ine del la guerra, era destinato a segnareun notevole incremento dei domini sabaudi a danno dello Stato diMilano. Il trattato constava di 19 articoli, ai quali ne furono aggiunti

5 segreti. L’articolo 3 del tratdel Monferrato, mentre l’artdei territori di Alessandria eci Tanarum sitis, itcm ProvSesiae, cum omnibus urbibus

ditibus, ac generaliter omnibpertinensibus, vel mdc depenI fatti che seguirono al

fu invaso dall’esercito francesvento del principe Eugenio,capitale piemontese, nel settetaglia che segnò la definitivacuazione degli spagnoli dallaGiuseppe I, succeduto nel 1Eugenio governatore di Milatante del governo spagnolo.

La guerra continuò ancstessa, ove Luigi XIV subì gconsigliarono alle potenze eu

aprile 1713 e a Rastadt il 7In virtù del primo, FilippoSavoia ricevette la Sicilia cotore Carlo VI ottenne il Belglo Stato dei Presidi, il Napolmentre a Vittorio Amedeot ra ttato d i Tor ino del 1703.

Il duca di Savoia, peraterritoriali previsti dal trattanei suoi dominii Alessandrialevando le proteste della c it tàtanto cospicua del suo princ

Mentre i rappresentantidella loro città sulla Lomellitorio Amedeo Il provvedeva

avec les Puissances Etrangères depTorino 1836, Il, 203.

A. MALAGUGINI, Gli smemdel secolo XVIII, i n Bol le tt ino329 e sgg.. SOLAR DE LA MARGUERITE, Tra ités Publics de la Royale Maison de Savoie

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198LA DOMrNAZIONE SABAUDA

cedute dal trattato. Appoggiandosi po i al tenore dell’an. 6, che aveva peroggetto « Pro v intias Alexandriae el Valent iae cum omnibus terris in/raPadum el Tanarum sitis », gl i ufficiali sabaudi occuparono anche le quattro terre di Bassignana, Pecetto, Rivarone e Pietra Marazzi (situate appun to fra i due f iumi citat i) , che Pavia invece sosteneva appartenentiall’Oltrepò del suo principato e quindi non incluse nel la cessione. Vivaci

controversie inoltre si accesero per il possesso d i Torre dei Torti, Tra-vedo, 5. Fedele e Campo Maggiore, tutte località del Siccomario, che isabaudi pretendevano appartenenti alla Lomellina e i pavesi invece aiCorpi Santi della città.

Nell’intento di risolvere queste ed altre questioni analoghe rimasteaperte tra il Piemonte e l’Austria, fu eletta una commissione arbitraledi cui facevano parte rappresentanti dell’Inghilterra e dell’Olanda, paesigaranti dell ’appl icazione del tra ttato d i Torino. La sentenza arbitrale,f irmata dal l’ing lese Abramo Stanyan e dall’olandese Alberto WanderMeer, fu emanata a Milano il 27 giugno 1712. In base ad essa, si riconobbe fra l’altro che nella cessione di cui all’art. 6 del trattato dovevanoconsiderarsi comprese le quattro terre di Bassignana, Pecetto, Rivarone ePietra Marazzi, già parte integrante del principato di Pavia.

La sentenza rappresentò indubbiamente un grosso successo per la

diplomazia sabauda, ma alla corte di Vienna, naturalmente, essa fu accolta con molto disappunto, tanto che si accusarono apertamente gl iarbitri di aver deliberatamente favorito la controparte. Con severità ancora maggiore troviamo molti anni più tardi ricordato l’arbitrato angloolandese in una relazione che la giunta senatoria presentò al governatored i Milano il 31 mano 1740 « sul la natura e stato delle 4 terre chiamatePietra de’ Marazzi, Rivarone, Pezzetto e Bassignana poste al di là delfiume Tanaro ».~

Scrivevano i senatori che gl i arbitri « si sono di molto discostatinon tanto dalla legge nel loro mandato contenuta e dalle regole del giustoe dell’equo, quanto dalla massima legale suggerita da Ulpiano e abbracciata dagli altri Professori del gius pubblico, cioè che semper in obscurisid quod minimum est sequitur; affinché chi del suo si priva ed altruilo conceda resti men pregiudicato che far si possa ». Dopo aver sostenuto

che lo Stanyan e il Wander Meer « non potevano r igorosamente dirsiarbitri ma più tosto delegati dai loro rispettivi sovrani » e che quindi illoro giudizio era appellabile, la relazione concludeva affermando che i

LA DOMINAZIONE SABAUDA

commissari avevano trasgnatura e della ragion delle

Le recriminazioni e lenon ebbero l ’e ffetto di faalcune delle questioni ogg

molto tempo, specialmente il Po. De l resto, la quesun notevole contenuto coterre contese: Bassignana4.785, Pietra Marazzi 3.8

La c it tà d i Pavia, diredi ogni occasione per sofBassignana e le altre terregoverno piemontese non nlità si dovevano ritenerenel trattato di Torino. Dmantenerne il possesso, ndella quadruplice alleanza

I pavesi però non si

troviamo nuovamente eledava i propri diritti:1. Una fede del ra

gnana « censita per il censinsieme a Pezzeto, Rivarocenso del sale, e suo augdupplicata ».

2. Attestato del ratuate nell’Oltrepò a libribeni essere censiti al civdati alla scossa de’ carichanno avanti sino al presendella città ».

3. « Li carichi civSig. Intendente Ferrar i

Archivio Civico di PavTale editto, datato Ales

territorio di Bassignana il pagmanoscritta del documento ètrovano gli altri documenti cita

Archiv io di Stato & Milano, Confini, Torino, Provvid. Generali.

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200 LA DOMINAZIONE SABAUDA LA DOMINAZIONE SABAUDA

esatti o principiati ad esigersi che dall’anno 1719 avanti ».4. « Altra fede del Rag. della Prov. del Principato di Pavia, che

da libri camerali ... fra le Terre che formano la quo ta rurale dell’Oltrepòsi leggono tutte le d.e quattro terre ... le quali hanno sempre pagato

li carichi camerali, presidii, provinciali ed altri col d.o Principato dal

1707 inclusivamente, retro».

« Altro attestato della Cancelleria d’esso principato, qualmentedai libri e scritture esistenti nell’archivio d’essa provincia risultino, fra leterre e borghi che formano la d.a Prov. Oltrepò, descritte le suddette 4,e precisamente le Terre vocal i costituenti la Congregazione Generaledella med.a Provincia ».

6. «Altro attestato del Nob. Criminale della Banca e Provinciadell’O. Po, Gio. Paolo Poma, il quale afferma che da libri e scritture diessa Banca risulta essere sempre state ritenute sotto la medema le d.eterre ed essere state da essa fatte le denuncie e fabbricati processi perdelitti in esse commessi ».

7. « Attestato del Sig. Rag. della Città sopra gl i abbonamenti fattidalla Cassa Imperiale della Cit tà d i Pavia per conto dell’estimo d.e Terredovute alla città, attesa la sospensione e la controversia sopra le mede

sime ».

Ma l ’argomento princ ipale su cui insiste la memoria è costituitodall’interpretazione logica dell’inciso del tra ttato d i Torino: « Questequattro terre Sono state apprese da S.M. Sarda sotto pretesto della cessione fattagli dall’Augustissimo Leopoldo all’art. 6 della Confederazionesot to quelle parole: Provintias Alexandriae et Valentiae cum omnibusTerrjs in/ra Padj,em ci’ Tanarum sitjs. Ma si deve riflettere che si trattadi cessione pregiudiziale alle ragioni dell’Imperio e della Città di Paviae perciò doversi quelli intendere strido modo e che pregiudichi menoche sia possibile. E perciò quel cum omnibus Terris in/ra Padum ci Tanarum sutis non importare una cessione principale ma accessoria e dipendente dalle altre parole: Provintias Alexandriae ci’ Valentiae; e cosi doversi intendere delle terre fra Po e Tanaro, ma però dipendenti dalledette Provincie d’Alessandria e Valenza antecedentemente nominate né

mai potersi estendere a queste quattro del Pavese in nulla dipendenti néda Alessandria né da Valenza né dalla Lomellina, ma bensf unite allaProv. dell’O. Po Pavese e dipendenti dalla Città di Pavia, della quale intutta la d.a cessione non si vede fatta alcuna menzione néparola ».

Nonostante la cop ia dei documenti e delle ragioni addotte dai pavesi

e dal governo dello Statoresistere ad ogni pressionla produzione d i nuovi ara seppellire per sempre l ’aper la successione austriaca

vide riconosciute le propcompensi territoriali a dan

Il 20 ottobre 1740 vnel sepolcro la speranza chtica sanzione, avrebbero riTeresa, sposa a Francescoillusione: i pretendenti slunga guerra che coinvolses ione a l trono di Maria Te il Piemonte. Contro queviera, la Sassonia, la Pruss

Carlo Emanuele II Idere a caro prezzo la suadiplomazia, il 13 settembrWorms, che sanciva l’alleGiorgio Il d’Inghilterra.non solo il riconoscimentoe il Po, ma anche il Vigevacipato di Pavia.6

Il re sabaudo si trovSpagna e Francia i cui esepiù volte i passi della SavoParmense e il Piacentino,l’intento di aggirare l’ostacnel la Repubbl ica di Geno

Finale, si impegnò a fornirStabifite alcune basi militdi aprile del 1745 i gallo-is

6 Circa le disastrose conse

poro del le terre cedute in base

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202LA DOMINAZIONE SABAUDA

gare senza alcun ostacolo in Lombardia, meta ultima del loro pianostrategico.

Preoccupato, ma non intimorito da questi preparativi militari, CarloEmanuele II I riusci a mettere insieme un esercito formato da piemontesie da truppe assoldate in Italia, in Svizzera e in Germania. Il suo esercito,oltre a un contingente di 15.000 austriaci comandati dal generale conte

di Schulembourg, era formato da 33 reggimenti di fanteria e da 34 squad roni d i cavalleria, per un totale di circa 53.000 uomini.L’esercito francese e quello spagnolo erano guidati, rispettivamente,

dal maresciallo Maillebois e dall ’infante di Spagna Filippo. Un terzoesercito nemico, formato da spagnoli e napoletani sotto il comando delconte di Gages, dopo aver passato il modenese si portò a Genova, ove sitenne un consigl io di guerra tra il Gages e i comandanti degli esercitialleati. Operato il congiungimento delle forze, cui nel frattempo si eranoaggiunti dieci battaglioni forniti dalla Repubbl ica di Genova, l’armata,composta da 62.000 fanti e 8.000 cavalleggeri, fu divisa in due eserciti.Il primo, comandato dall’Infante di Spagna e dal generale Mailllebois,partf da Savona e dopo aver varcato l’Appennino giunse ai primi di luglionell’alta Valle Bormida. Il secondo esercito, guidato dal generale Gages,dal duca di Modena e dal generale Brignole, si addentrò nella Va i PoI

cevera incalzando le truppe austriache costrette a ritirarsi presso Tortona.All’avvicinarsi del nemico, il 6 luglio il re Carlo Emanuele lasciò lacapitale e fissò il suo quartier generale ad Alessandria, ove si lavoravafebbrilmente alle fortificazioni della cittadella per metterla in condizionedi resistere a un lungo assedio. Il giorno seguente il re si recò in visitaalla piazzaforte di Tortona, ove erano convenuti tutti i generali austropiemontesi per esaminare la situazione militare e stabilire gl i accordi perl’imminente campagna.

« In quel consiglio di guerra, vagliate alcune proposte inconvenienti,si adottò un progetto dovuto al lume ed alla sagacità di Carlo EmanueleIII. Esso consisteva nel riunire tutte le forze austro-piemontesi e occupare un campo di per sé fort issimo vicino a Montecastello, indi gettaredei ponti sul Tanaro e sul Po, per mantenere le comunicazioni con Alessandria e con il Milanese; coprire, da questo campo, il Piemonte e laLombardia e conservare alla guarnigione di Tortona la speranza di esseresoccorsa in caso di assedio; ed infine impedire, con le milizie ed i volontari piemontesi, il transito dei convogl i nemici da e per Novi e il genovesato, col vantaggio po i di poter piombare di sorpresa su qualche vicinoaccampamento nemico, separato dal grosso dell’esercito.

LA DOMINAZIONE SABAUDA

Il Re Carlo Emanu— ove pure si portò il cozione dei dintorni, diedcostruzione dei pon ti d iterzo a Bassignana per

per la costruzione delleQuantunque il camdo di fronte il Tanaro eAlessandria, ed a sinistrla eccessiva lunghezza devello del terreno coffinosdare le operazioni delleComunque il campo fu omentre avrebbe potuto aGarofoli, venne pure il cgià il Re aveva stabilito,

Il generale austriacquattro reggimenti di caoccupò in parte Rivaroneopposta del Tanaro, vicini micheletti e gl i schiavoaccampamento a Lobbi eerano truppe piemontesi.10 battaglioni in Alessande i suoi alleati: il suo cafino a Pavone; di qui, vepon te d i barche che davasua cavalleria che si estend

Minutamente informsarie, che avevano già occEmanuele fece una nuovafece ritirare la truppa cosulla sponda sinistra del Tche già si trovava al camp

B. Gaio, L’Agro AlessAlessandria 1931, 13-15. Ci sinumerose, che seguiranno. Abbimagistralmente scritto dal Gho,della sua indagine.

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204 LA DOMINAZIONE SABAUDA LA DOMINAZIONE SABAUDA

Frattanto il conte di Gages, ottenuta la capitolazione di Serravalle,si spostò sul la sinistra verso Capriata d’Orba, ove il 23 luglio si congiunse con l’esercito dell’Infante. Tenutosi po i un consigl io di guerra, ilGages propose di assediare Alessandria, ma al progetto si oppose viva

cemente il maresciallo Mai]lebois, per cui non se ne fece nulla. I francoispani si spostarono quindi verso 5. Giuliano, con l’ala destra a TorreGarofoli e il tenente generale Pignatelli a Marengo. Di qu i si spinseroin ricognizione alcune pattuglie sia verso Pavone e Montecastello, mafurono costrette a ritirarsi dagli ussar i, dai varadini e dagli schiavoniaccampati davanti alla testa di ponte di Montecastello.

« Il Re Car lo Emanuele III, il 27 luglio, dopo aver passato inrivista le truppe austriache accampate a Bassignana ed a Rivarone, sirecò a pranzo a Montecastello, ove pure convennero tutti i general i austro-piemontesi. Di qui si poté intanto, riconoscere la posiz ione deinemici: la truppa del conte di Gages, appoggiava con la destra alla coluna tra Rivalta e Tortona, e con la sinistra verso 5. Giuliano; quelladell’Infante copriva il Bosco con la destra, e con la sinistra arrivava vicinoalla Bormida verso Frugarolo, ed inoltre aveva un campo volante versoCastellazzo; il campo volante del conte Pignatelli trovavasi a Marengo,e da tale località spingeva qualche squadrone di cavalleria ed aiquantafanteria a Castelceriolo, per spiare, da vicino, il campo piemontese ».~

I movimenti del nemico lasciavano supporre che esso avrebbe attaccato Tortona: effettivamente la città fu stretta d’assedio e, dopo valorosaresistenza, il 2 settembre il presidio piemontese fu costretto alla resa.«Presa Tortona, il conte di Gages si portò a Castelnuovo Scrivia, espinse verso Piacenza un corpo dai 7 agli 8 mila uomini, al comando delmarchese Vieuville, generale spagnuolo; tanto bastò per impensierire ilconte Schulembourg, il quale dubitò che il nemico volesse tentare il passaggio del Po e gettarsi sul milanese indifeso.

L’austriaco perciò fece partire da Bassignana 4 battaglioni agli ordinidel conte Colloredo, maggiore generale, con l’incarico di spingersi versoPiacenza ed assicurare la riva sinistra del Po; il giorno appresso, fecepure passare il Po dal conte Pertusati, tenente generale, con un reggi

mento di Dragoni ed altri 4 battaglioni, per osservare le mosse del corpodi truppa del conte di Gages, che, fermo a Castelnuovo Scrivia, eraintento a preparare barconi. Il Re, ritornato il 10 settembre ad Alessandria, dopo 4 g io rn i d i permanenza a Montecastello, apprese che fra i

nemici, dopo la presa di Tozioni da intraprendere: gl ie la Lombardia ed i francepiemontesi, onde fa r loro aavere cosi la facil ità di rende

Il Re venne anzi informvalso. Egli allora ne fece sunotizia diede luogo ad un cmattina del 12 settembre, ncapitolazione di Piacenza in

A questo consiglio, oltil conte di Richecour, invgheria. Dopo aver espostamenti dei nemici, il Re chielembourg, sempre preoccupfece capire che avrebbe prefstati della su a Regina; ma avare che le abili manovre ndividere i due eserciti austr

su questo argomento, tantoRegina, di fare tutto ciò cpiù conveniente nell’interes

Di conseguenza, il gesinistra e Carlo Emanuele,agevolare la difesa del camavesse tentato di aggirarloa monte verso Casalbaglianzioni del nemico, che inviper una ricognizione lungoa Castelceriolo e a Pioveradi cavalleria. Intanto, il graccampò a Castelnuovo mmenti a Sale e a Piovera,

« Simili movimenti coRe il permesso di ritirare dper portarla a rinforzareBassignana ed i suoi punt

lvi, 26-7.‘ lvi, 21.

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206 LA DOMINAZIONE SABAUDA LA DOMINAZIONE SABAUDA

Il Re, parendogli giustificata la r ichiesta, avendo il nemico effettivamente rivolto tutte le sue intenzioni verso il Po, accondiscese a talispostamenti, e di conseguenza provvide a far occupare, dalla Sua truppa,i posti lasciati liberi dagli austriaci: la fanteria si accampò tra Pavonee Montecastello, 2 Reggimenti di cavaller ia r imasero sul la destra di Pa

vone e gl i altri 4 furono fatti passare tra Bassignana e Mugarone.Dal conte Pallavicini, incaricato della difesa di Milano, lo Schulem

bourg fu informato che il nemico aveva gettato un ponte verso Belgioioso,per cu i il generale austriaco rinnovò preghiere al Re di autorizzarlo adinviare altri battaglioni al di là del Po. Carlo Emanuele, pur considerando la pers is tente v ic inanza del nemico, acconsentf a malincuore dilasciar partire i varadini e gl i schiavoni; e per sincerarsi della verità sulleinformazioni avu te dal Pallavicini, inviò, il 20 settembre, alla volta delconte Pertusati, il suo aiutante di campo Di Robilant.

Questo ufficiale, r itornato poi al campo di Montecastello, rapportòche il nemico, a tre ore dopo mezzano tte dal 21 al 22 settembre, eraentrato in Pavia, con un corpo di 4.000 uomini sotto g li o rd in i delgenerale Vieuville, il quale già da tre giorni aveva effettivamente fattogettare un ponte sul Po, vicino a Belgioioso; riferf inoltre che il conte

Pertusati, con 8 battaglioni e il reggimento Dragoni, andava continuamente spostandosi, intendendo coprire il Milanese.A tali notizie, il Re fece radunare il 22 settembre, in Montecastello,

tutti i generali austro-piemontesi; tenutosi consiglio di guerra, si deliberò,quantunque Carlo Emanuele II I vi accondiscendesse malvolentieri, didividere i due eserciti alleati »?

A furia di insistere, lo Schulembourg era finalmente riuscito a realizzare i Suoi intendimenti, e nella notte fra il 22 e il 23 settembre passòil Po co l suo esercito e andò ad accamparsi presso la Pieve del Cairo dacui, in caso di bisogno, avrebbe facilmente potuto accorrere in aiuto dell’esercito piemontese. Il re sabaudo invece, deciso a continuare ad occupare il campo tra Pavone e Bassignana, impartf al generale Audibert leistruzioni necessarie per colmare il vuoto lasciato dall’esercito austriaco:« 22 Septembre -La Cavallerie qui est à Mugaron, jra camper des ce soir

à Bassignana dans la situation qu’occupoit la cavallerie autrichenne. Lesdeux Brigades d’jnfanterie de la seconde ligne jront camper des ce soirà Rivaron, une Brigade au delà du dit Village vers Bassignane, et l’autreau de~a vers Montcastel; jls envojeront une garde au Pont du Po. L’on

IO lvi, 3 1-2.

envoira ordre au capitainerendre a Bassignane, et del’armée autrichenne l’aura pnecessaires pour le faire rem

Quale fosse esattamen

questa fase della guerra è eche reca l’indicazione dei vsulla sponda sinistra del Ta

« Il generale austriacopresto che la sua manovraesercito non avrebbe certamparte essendo il maggior nudifensori, esse non avrebbnemici; egli, dunque, nonmandare qualche battaglion

In questo stato di cosinformato, e da lettere nemiispani andavano facendo inapprestava ad attaccare di s

Intanto, il 25 settemblebois si portarono con fortdalla parte di Piovera. Allamise il suo esercito in statobourg a varcare il Po e pnemico volgesse tutte le su etire immediatamente 5 battBassignana, e promise di mesercito all ’a lba del g iorno

« Ma que llo che la sagnuele II I aveva preveduto, ddal 26 al 27 settembre gli esi mettevano in marcia, disi pontoni, dirigendosi vers

un’ora prima di farsi giornLa prima colonna, formdal sig. Sene, tenente genera

lvi, 36.“ Archivio di Stato di TorinB. Gb, op. cit., 37.

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208 LA DOMINAZIONE SABAUDA

guadare il Tanaro a lla sua confluenza col Po; la seconda colonna, agliordini del Marchese Pignatelli, tenente generale spagnuolo, composta ditre battaglioni di granatieri provincia li , d i un bat tagl ione di granatier isvizzeri, di tre battaglioni di guardie, di 12 pezzi di cannone e di trebrigate di Dragoni, Belga, Pavia e Frisia, doveva passare il Tanaro vicinoa Bassignana, occupare questo paese ed il ponte sul Po, per tagliare lacomunicazione tra i due eserciti austro-piemontesi; la terza colonna, comandata dal tenente generale spagnuolo d’Arembourg, aveva alla testale guardie spagnuole, seguite dalle brigate di fanteria, Galizia, Savoia edAfrica, da 8 pezzi di cannone e dalle brigate di cavalleria, Principe eSiviglia, e doveva guadare il Tanaro al basso di Rivarone; la quarta, agliordini del conte Domontal, tenente generale francese, era composta dallebrigate di fanteria, Poètou, e della Regina e di 6 pezzi di cannone; eraseguita dalla brigata di Segur, comandata dal sig. Chevert, maresciallodi campo, ed infine la rin.forzavano, con altri pezzi di cannone, la brigatadi cavalleria francese, Reale Piemonte, quella di fanteria spagnuola, Sor ia, quel la dei Dragoni a piedi ed il reggimento di Besler, spagnuolo, agliordini del sig. Demagni. Questa doppia colonna aveva ord ine d i passarecontemporaneamente il Tanaro t ra Rivarone e Montecastello, verso ilcentro del campo piemontese, con lo scopo di dividere questo esercito indue parti.

La quinta colonna, condotta dal conte Senecterre, tenente generalefrancese, era formata dalla brigata di fanteria d’Angiò e da quella dicavalleria del Delfino, e non doveva fa re che un falso attacco ai pontipiemontesi sul Tanaro sotto Montecastello, e ricongiungersi con quelladel sig. Dumontal nel caso che questa ne avesse avuto bisogno; la sestacolonna, infine, diretta dal francese conte di Grammont, maresciallo dicampo, composta dal battaglione dei Granatieri Reali e di Modena, edalla brigata dei Dragoni del Delfino, era pure essa destinata a fare unfalso attacco alla sua sinistra, ed a rimpiazzare quella del conte Senecterre, ove questa avesse dovuto riunirsi con la colonna Dumontal.

In complesso questi eserci ti nemici venivano a trovarsi con unaforza operante doppia di quella piemontese.’4

‘ L’esatta posizione delle truppe gallo.ispane il giorno 27 settembre 1745, primadell’inizio della battaglia di Bassignana, è chiaramente ind icata nel disegno a coloririprodotto nella tav. 17 . Per la fonte di questo disegno di,. la nota 12 . Il passaggiodel Tanaro da parte delle truppe gallo-ispane, nel corso della battaglia di Bassignana,è pure descritto in una grande inc is ione inser ita nel l’opera « Canes geograpbiques,topograpbiques, plans de marches, campennes, villes, sièges, bataille: et toutes les aperations militai,’es executée.r en Italie, pendant les campagnes de 1745 e! de 1746 par

LA DOMINAZIONE SABAUDA

Ed al mattino del 27rono da Piovera tre fucilatestesso i micheletti ed i grDumontal, gettatisi nel Tgiorni precedenti, non arrdestra di Rivarone, di frobert, resp ingendo le g ranavvisato nella notte che rdestra del Tanaro, non appmarciare i suoi granatieri eassaltante, alla quale per unper quanti sforzi essi facespetuoso e numeroso nemibattaglioni di fronte a tancrescendo ogni momento, qsaria, che di guadagnare letempo stesso, alt re t re caricquesto frattempo la colonn

il fiume, senza trovarvi alcr icevuto ordine dal conte ddi Pecetto, lasciando dietroed uno del Piemonte Cavarale che comandava questpattuglioni alla volta delleprima del nemico; questa mtaglioni, protetti momentanmettersi in salvo.

Infine, rimasti senza presto dell’esercito piemontecui tragitto si unirono allezione vi furono molti feritstesso generale Guibert, ch

les Arm ées combinées de FranceDe Maillebois sous les ardres dMt. le Marquis de Pézay MentLagès de s Armées dii Rai e! CheEmpr. Royale, 1775. La stessamente, il campo di BassignanaPecetto o Mugarone il 31 settesente testo alle tavv 18-19-20.

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210LA DOMINAZIONE SABAUDA

LA DOMINAZIONE SABAUDA

e mori qualche tempo dopo a Torino in seguito a tale ferita.Contemporaneamente a questo attacco, la colonna del sig. di Che

vert, dopo aver guadato il Tanaro tra Rivarone e Montecastello (ove siopposero accanitamente i pochi battaglioni piemontesi accampati a scaglioni sulla lunga fronte), ebbe ordine dal Maresciallo Maillebois di

guadagnare la collina, con lo scopo di prendere alle spalle le truppe piemontesi esistenti a Pavone ed a Pietramarazzi — mentre queste erano tenute in iscacco dalle colonne di Senecterre e di Grammont —; ma appenaquella colonna si rese padrona della strada che conduce verso Monte-castello, fu fermata da 6 pattuglioni piemontesi.

Intanto il Re Carlo Emanuele III, che aveva pernottato a Monte-castello, al primo avviso dell’attacco corse a cavallo alla testa delle brigatedelle Guardie, di Savoia e di Schulembourg, le quali erano in battaglianella pianura del Tanaro; ed appena vide minacciato il centro del suocampo, fece partire i granatieri ed alcuni picchetti di queste t re brigateper rinforzare quella di Piemonte che trovavasi troppo distaccata; mavista po i la preponderanza del nemico, e non volendo esporre inutilmentela sua truppa, che f ino allora aveva opposto una viva resistenza, dopoaver fatto partire per Alessandria l’artiglieria della sua destra, bruciatala polvere e tagliati i suoi ponti sul Tanaro, diede ordine alla sua gaurdia,ai 200 caval li del Re e di Savoia, agli Ussar i di Dersoffi, al battaglioneMondovf ed alle 3 brigate, di ripiegare; e per la strada « Serra » dellecolline, passando dalle Cascine Pattona e Falamera, si portò a Valenza,seguito a poca distanza dalla brigata delle Guardie, che da Pietramarazziera passata a Valle 5. Bartolomeo, e dai grantieri del generale Audiberte del Princ ipe di Carignano, i quali coprivano la marcia trattenendo, colfuoco, la colonna nemica del con te Dumontal.

Ma dove il nemico irruppe maggiormente, fu verso Bassignana. Laprima colonna nemica della destra, guadato facilmente il Tanaro verso lasua confluenza, si portò subito ad occupare i ponti sul Po, proprio nelmomento in cui stava per arrivare l’avanguardia del corpo di Schulembourg, proveniente dalla Pieve del Cairo. Disgraziatamente il generaleaustriaco giungeva troppo tardi; il nemico, che aveva sempre mirato didividere gl i austriaci dai piemontesi, appena si accorse dell’avanzata diSchulembourg, tagliò e bruciò i ponti; cosi questo generale, impotentespettatore della battaglia che accanivasi attorno a Bassignana, non ebbealtro partito a prendere che quello di risalire la riva sinistra del Po eportarsi a Valenza.

La seconda colonna nemica, attraversato il Tanaro di fronte a Bas

signana, trovò resistenzquali si accese una fortla cavalleria piemontesegià aveva disposto tutta

va da Bassignana fin vicdi Bassignana, erano intadue cannoni, comandat

Si apprestò cosi ainfatti a rattenere, allorqispani, dopo aver riportai ponti sul Po, si dirigeconte della Manta, p rivoaccerchiato dal nemico,sembrare questa operazmento contro il nemicocav. della Villa, tenentenere coi suoi militi — cheeroismo — l’impeto dellaschierata sulla riva sinissenza perdita di uomini,l’avessero alquanto ostadovuto ritardare la suache formavano la retrogcontrattaccarli più voltemento, poterono infine ril resto dell’esercito piem

Conclusa la battagltenne a Valenza un conbourg propose di andareIl progetto però fu abbanuele II I fece ritirare le

Ai primi d i o ttobreparte degl i ufficiali piem

cosi a sapere che l’infantea Bassignana, si era diretdi spedizione marciavadalle armi dei gallo-ispan

B. GHO, op. ci:., 43-8.

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212 LA DOMINAZIONE SABAUDA

L’ASTRO NAPOLEONIche riusci per lungo tempo a tener testa al nemico, sino a quando fuliberata dalle truppe piemontesi nel marzo del 1746.

Le sorti del conflitto volsero poi a favore del Piemonte, e CarloEmanuele II I poté riconquistare i territori di Asti e Alessandria, l’altoe basso Monferrato, la Lomellina e, qualche tempo dopo, anche Valenza.

La morte di Filippo V, avvenuta il 9 luglio 1746, volse gl i animi deicontendenti a pensieri di pace, la quale difatti fu stabilita ad Acquisgranail 18 ottobre 1748.

***

Dalle guerre di successione il Piemonte usci ingrandito territorialmente e più forte politicamente. Le precedenti circoscrizioni amministrative furono ripr istinate e Bassignana fu nuovamente inserita nella provincia di Alessandria, e precisamente nel terzo cantone di tale provincia,assieme a Montecastello, Pietra Marazzi, Pavone, Pecetto, Rivarone eValenza.

Nei decenni seguenti, Bassignana non balza alla ribalta della storiaper avvenimenti di qualche rilievo che non siano le vicende normali dellasua vita interna, scandita sul ritmo lento e un po’ pigro che caratterizzain questo periodo tanti altri paesi della regione.

A rompere la monotonia del secolo, troviamo registrata la notiziadi una visita a Bassignana compiuta il 10 settembre 1787 dal re VittorioAmedeo III, accompagnato dai suoi quattro figli, che fu ospitato in casadei marchesi Provera. Scopo della visita era quello di esaminare sul postose dalla ricostruzione della rocca e della rocchetta di Bassignana, smantellate nel corso delle operazioni militari del 1691 e del 1745, si sarebbepotuto meglio garantire la protezione della lin ea de l Po e del Tanaro.

Poiché la ricostruzione dei fortilizi non fu mai più attuata, si deveritenere che le decisioni del sovrano siano state negative. Ad ogni modo,le manifestazioni di giubilo con cui i bassignanesi accolsero Vittorio Amedeo furono veramente entusiastiche, tanto che per l’occasione fu ricostruito (o restaurato) l’arco d’ingresso al paese, anticamente chiamatoPorta Mezzana, tuttora conservato nell’abitato.

Per quanto Bassignana fosse ormai tagliata fuori dai grandi eventi

che segnano la v ita d i uno Stato , si può dire che verso la fine del Settecento il paese riveli sicuri sintomi di una ripresa in ogni settore, daquello demografico a quello economico. Ma oltralpe si stava già addensando la bufera che di lf a poco si sarebbe riversata come un turbinesulle nostre terre per sconvolgere e abbattere ordinamenti e situazionisecolari, ma anche per schiudere le porte all ’età moderna.

Sotto l’incalzare dellagare in tutta Europa, i ncoalizione che si conclusecoalizione, di cui l ’Austr iVittorio Amedeo II I di Sazata dell’esercito rivoluzioe la Savoia, senza peraltro

La situazione era aBonaparte, nominato dall’esercito in Italia, nell’aprPiemontesi e austriaci ins

quello francese, ma Napolquello di scagliarsi suglipotessero congiungere perr iavere dalla sorpresa.

Nella battagl ia di Ma battere separatamentecostretti a sottoscrivere ilriconosceva alla Francia ilibero passo del Po sotto

Frattanto gli austriaLombardia, ma Napoleonee il 15 maggio 1796 entravanzata sbaragliando gliquando il t rattato di Camlità tra Francia ed Austria.di Venezia, furono ceduteTicino, furono cedute allablica Cisalpina.

Conclusa la fulminegloria, Napoleone tornò

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214 L’ASTRO NAPOLEONICO LASTRO NAPOLEONICO

esercito pronto a intervenire ovunque fosse necessario conservare ilnuovo assetto territoriale e politico. In Piemonte, intanto, sotto l’influssofrancese gli avvenimenti andavano precipitando, sino a tanto che neld icembre 1798 il re Carlo Emanuele IV fu costretto ad abdicare e aritirarsi in esilio in Sardegna.

Caduto il regime monarchico, in Piemonte fu costituito un governoprovvisorio che, superata una forte opposizione, nel febbraio 1799 proclamò l ’annessione della regione alla Repubblica Francese, decretando lasoppressione di conventi e chiese, l ’incameramento dei beni ecclesiasticie l’abolizione di tutte le istituzioni che sembravano ormai espressione delprecedente regime assolutistico.

Anche a Bassignana furono introdotte le novità portate dai principiirivoluzionari e, scomparsa ogni traccia degli antichi ordinamenti feudali,nel 1799 fu insediata la nuova Giunta Municipale che risultava cosi composta:

Avv. Gius. Pasquale Cordara AntonaNotaio Filippo TartaraAntonio TosinoAntonio CassiniGiuseppe ArzanoGio. Maria FreschiDiego PagellaFederico FontanaGiuseppe ValdataGiuseppe Campo Fregoso

La nuova Giunta peraltro non poté esercitare per molto tempo ilsuo mandato, perché si stava profilando all’orizzonte la minaccia dellareazione austro-russa che mirava a spazzar via dal territorio italico ognitraccia di idee e ordinamenti rivoluzionari.

Difatti, mentre Napoleone era impegnato nella campagna d’Egitto,un esercito composto da 250.000 austriaci e 60.000 russi entrò in Italiae batté i francesi sull’Adige e sul Mincio, abbattendo ovunque gl i ordi

namenti democratici istituiti sot to l ’egida delle baionette francesi. Ilgenerale Moreau, sconfit to sull’Adda a Cassano dagli austro-russi, fucostretto a ritirare le sue truppe in Piemonte, nei dintorni di Alessandriae Valenza.

Ne l corso di questa campagna, Bassignana diede ancora una volta il

suo nome ad una battaglitruppe francesi e quelle aL’esercito francese era accguarnito con una catena de Pecetto. L’da destra r

Tanaro, mentre la sinistraL’esercito austro-russsi accampò a Candia Lomdeva prendere le mosse pei francesi dalle loro posizipiano, il 9 maggio il genPieve del Cairo e si affreta Castelnuovo Scrivia, doaltri contingenti di truppedel Tanaro e della Borniid

Il generale Suvarow,del nemico, riservò al Rosin modo che l’armata austrive del Po. Ma il compito

porti natanti di Cambiò edati il 6 maggio dalla divrata, e d’altra parte 11 passpiogge che l’avevano ingrpontonieri effettuò l’aduncentrò il grosso delle divipomeriggio, verso le 17,barche requisite, cominciòdel generale Dalbein, cuSemiorinhoff. Il granducarono personalmente i per

Il corso del Po eraallungata che fu occupatacipe Bagration te ntò d i

canale di destra. Rimastetre le spie mandate ad estenute dai francesi sul cigTanaro.

La mattina dell’il ml’ ordine d i attaccare e p

Sindaco-Presidente (Maire):Segretario:Consiglieri:

Esattore:

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216L ’ASTRO NAPOLEONICO

erano notevolmente abbassate, la manovra fu eseguita agevolmente dall’avanguardia dei cosacchi che aprivano la marc ia e dalle fanterie, cuil’acqua arrivava solo alle spalle. L’approdo sotto Bassignana non fu contrastato dal nemico ed i cosacchi, con la fanteria, si spensero alla rinfusaverso il paese, mentre i posti avanzati dei francesi indietreggiavano versoPecetto, abbandonandoBassignana.

I cavalieri cosacchi, lasciando alle loro spalle Bassignana, si spinseroverso Pelizzari con la foga tradizionale e puntarono verso Pecetto senzascoprire il nemico che, da informazioni, risultava poco lontano. Una fittascarica di moschetteria, partita da un poggio coperto di vigne, irte di paliche lo rendevano impenetrabile ai movimenti della cavalleria, sospesel ’avanzata dei cosacchi. Questi allora indietreggiarono verso la strada diValenza, presso Pelizzari, in attesa della fanteria che, già padrona diBassignana, al comando del generale Suvarow attaccò i fanti della divisione « Gremier ».

Alle 18 avvenne lo scontro decisivo: Rosemberg e Miraldowitzspingevano sempre avanti nuove truppe che entravano subito in battaglia.L’impeto più accanito si ebbe attorno alla cascina Grossa e verso Pelizzari, dove si snoda la strada per Valenza. Da entrambe le parti si combatteva con grande valore, ma verso le 20 la divisione « Gremier », accor

gendosi che un corpo cosacco tentava una manovra d’aggiramento, siritirò con abile mossa, raggiungendo la brigata « Quesnel » incaricatadella difesa di Pecetto. Il Moreau peraltro, intuendo il progetto dei russi ,alla sera dello stesso giorno fece immediatamente trasferire tutte le suetruppe dalla c it tadel la di Alessandria al campo di battaglia. I cosacchicaricarono ripetutamente e disperatamente i dragoni francesi della divisione « Victor », ma i loro sforzi s’infransero contro la favorevole posizione dei nemici.

Suvarow tentò un ulteriore assalto durante il qua le le sue trupperimasero a lungo sot to un fuoco violentissjmo dimostrando, sotto il grandinare delle palle, un ammirevole sangue freddo. Il Moreau fece alloraavanzare a passo di carica la riserva della divisione « Gremier » che,comandata dal Gardanne, riuscf a sfondare il quadrato della fanteriarussa e a respingere, in grande disordine, un nemico che appena un’ora

prima si era reputato vittorioso.A tarda sera i russi furono ricacciati oltre Bassignana la quale, primadi essere abbandonata, fu data alle fiamme. I cosacchi intanto caricavanoi dragoni della divisione « Victor » e proteggevano i fuggitivi che indietreggiavano disordinatamente fino al Po. Il grosso del corpo Rosemberg,

L’ASTRO NAPOLEONICO

spinto dai suoi generali,fiume. Il peggio avvennecolmo e la ressa dei fuggi22 r ipassò colà anche ilcolo di essere fatto prigio

Per colmo di sventula fune del porto e moltitivo di guadare il fiume inagli ussari francesi che, svano, andavano rastrellanavamposti russi. Nella stesue truppe si acquartieras’inoltrava verso Cambiò.Gambarana e Frascarolo.

Per quanto vigorosarussi finirono per logorareforti presidi a Tortona eavere libere le strade che

La reazione austro-ru

cittadini sospetti di partegtati con ogni mezzo. Particimposte dai vincitori fradel ‘99 Valenza, Bassignanterre dovettero fornire 2Valenza; nei giorni prececomunità di Mugarone, Pie5. Salvatore, Lazzarone e

L’occupazione austro-chéNapoleone, tornato dcon un forte esercito premente le Alpi e piombò a1800, si svolse una durissiconcludere con la sconfit

Desaix, caduto sul campo,rante vittoria.Dopo questa battagli

ad annettere alla Francia atornò cosi ad essere una prf rancesi; la stessa lingua

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218 L’ASTRO NAPOLEONICO

regolati sul modello francese: i sindaci si chiamarono maire e i municipiimairerie. Anche a Bassignana, tornata sotto il dominio francese, furonoripristinati gli ordinamenti democratici abbattuti dalla reazione austrorussa: nel quadro del nuovo assetto amministrativo, il paese fu inseritonella prefettura di Alessandria, compresa a su a volta nel dipartimento

di Marengo.Non possediamo i dati riguardanti la composizione dell’amministrazione comunale negli anni compresi fra il 1800 e il 1802. Risulta comunque che dal 1803 sino al giugno del 1813 fu maire di Bassignana l’avvocato Francesco Cordara Antona e consiglieri furono Lazzaro Pagella,dott. Alessandro Lenti, Gio. Antonio Fracchia, Gio. Battista Robutti,Pietro Antonio Pagella, Mario Mensi. In data 19 luglio 1813 il prefettodel dipart imento di Marengo comunicò con suo dispaccio che « PierreDuranti, Joseph Antoin Fracchia, Pierre Antoine Gallini et Joseph MariePagella ... sont nominés Membres du Conseil Municipal de la Communede Bassignana, en emplacement de: Joseph Pagella, décedé le 1 .re;le 2.me et le 3 .me de Jean Fracchia et Antoine Valdata demissionaires;et le 4 .me de Alezander Lenti qui n’etant jamais intervenu au Conseffie,est dimissionaire ».

Nel 1805, anno successivo alla proclamazione a imperatore di Napolone, la circoscrizione della diocesi di Pavia fu rimaneggiata e le parrocchie di Montecastello, Pietra Marazzi, Pavone, Pecetto, Valenza e Bassignana ed altre ancora furono incorporate nella diocesi di Casale, da cuinel 1815 furono staccate e attribuite alla ripristinata diocesi di Alessandria. Cessò in ta l modo la millenaria giurisdizione ecclesiastica pavesesu Bassignana.

Sarebbe troppo lungo in questa sede diffondersi sulle conseguenzedella geniale opera di r iforma attuata da Napoleone in ogni settore dellavita pubblica, ma soprattutto nel campo della amministrazione. Basteràqui ricordare che, in esecuzione del noto decreto napoleonico di soppressione delle corporazioni religiose, nel 1802 fu decisa la chiusura dei conven ti d i 5. Bernardo dei Carmelitani Scalzi e di 5. Paolo Apostolo deiMinori Riformati, che da secoli esistevano a Bassignana. I ben i dei duemonasteri soppressi furono incamerati dal governo e gl i edifici conven

tuali furono abbattut i o volti ad altri usi.Proprio quando le nostre terre sembravano avv ia te verso nuove

mete d i c iv ile progresso, nel 1813 gl i eserciti alleati sbaragliavano l’Imperatore nella piana di Waterloo. Con la sua caduta, furono travolte edisperse le speranze riposte in un destino migliore.

DAL PRIMO AL SEC

Chiusa ne l 1814 laleoniche, fu presto evidenr ipresa della situazione mrali iniziate nella seconda

A differenza che altanto il ritorno di sovranla soppressione di qualundiretta o attraverso la proclassi più illuminate e anitare una condizione di cnuovo ordine politico no

rono a fermentare ribelliovicende, doveva scaturiredel risorgimento.

In Piemonte, il semparticolare il soffio innovsociali, non andò perdu totativ o di ritornare ad osuperati dai tempi. Germdi Santarosa inalberare neRigermogliò nel 1833 cesplose nel 1848 con lamoto di unificazione naz

Sono fatti troppo nportanza dal punto di vneare che Bassignana nosi agitarono in Piemonteorientamento dell’opiniondipendenza nazionale è lzione locale al re Carlo Ail 29 maggio 1843 .

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220 DAL PRIMO AL SECONDO RISORGIMENTOAL PRIMO AL SECONDO RISORG

Dopo essersi trattenuto ad Alessandria per assistere all’incoronazione della Madonna della Salve, il sovrano si portò prima a Rivarone. La« Gazzetta Piemontese » del 19 g iugno 1843 (n. 158) riferisce che « il29 Maggio fu giorno di giubio per i rivaronesi, onorat i qual i furonoda S.M. l’ottimo Carlo Alberto. Partita la M.S. con le LL.AA.RR. e

Serenissime il Duca di Savoia, il Duca di Genova, il Principe ereditariodi Lucca ed il Principe di Savoia Carignano e col real seguito alle 10antimeridiane da Alessandria e correndo sopra una nave a gaia addobbata sopra i tortuosi giri del Tanaro, fermava alle 12,15 felicemente aiporto di Rivarone vagamente ornato. Le salve dell’artiglieria, i fuochidi gioia d i un bat taglione della Brigata Cuneo, il rombo dei mortaretti,il suono delle campane, le sinfonie della banda mili tare, g li evviva dell’affollato popolo, che al comparire del regio legno a gara echeggiaronofestosi salutavano l’eccelso Monarca cu i ivi recavasi ad ossequiare il Corpo Amministrativo, umiliando alla M.S. per mezzo del signor SindacoFrancesco Garrone, l’omaggio della felicissima su a sudditanza. Sbarcatala M.S., saliva per un angusto colle di fiori cosparso, al promontoriodell’antico castello, ove soffermatosi sotto padigl ione erettovi, si compiacque della pittoresca vista, che le si offriva nella vasta pianura dellaFraschetta. Avviatosi quindi fra le sempre iterate acclamazioni dei fortunati abitanti, S.M. entrava nel la via maestra del paese dove attendevaloil numeroso cor tegg io de lle carrozze. Mille grida si elevano a salutarlae degnavasi di gradire l’umile offerta di un bellissimo acrostico dei giovane abate Giovanni Fracchia. Il Re degnavasi attestare la sua realesoddisfazione per l’universale esuitanza ed alle 12,45 ripartiva per Bassignana e Valenza, per far ritorno ad Alessandria accompagnato dai p i ù isinceri augur i d i questa divota popolazione ».

Analoghe dimostrazioni di affettuosa devozione verso Carlo Alberto,che sembrava incarnare gli ideali di quanti speravano in un’Italia unitae migliore, si verificarono a Bassignana. La « Gazzetta Piemontese » del7 giugno 1843 (n. 129) scrive che «i l Re insieme con le loro Altezzei Duchi di Savoia e di Genova, S.A.R. il Duca di Lucca e S.A. S.ma ilPrincipe di Savoia Carignano e numeroso seguito, scese il Tanaro daAlessandria a Bassignana, e di là giungeva a Valenza all’una e tre quarti

pomeridiane ».

In occasione della visita reale, Bassignana ripristinò e abbelli l ’arcodi entrata al paese (già Porta Mezzana) sotto il quale era già passatotrionfalmente, nell’anno 1787, il re Vittorio Amedeo. Ulteriore sintomodel sincero attaccamento della popolazione locale a Carlo Alberto è la

seguente Ode stampata dcidenza con la venuta del

Nella Faustissimch

S. 5. R. MDegnossi

L’antica terra dL’Anno

La Popolazion

Esulta o cara POblia ogni svenTorna su Te risFiamma vivace,Qua! sul finir dSopra il tuo lidVenne, e degnoL’Astro Regale

Ho! fiamma veAlma propizia lQ ual fato, amicA no i ti ricondGrazia SovranaAl nostro umilDi com partire dL’in vitto, il Gr

Benchédal TronVolga benigniE savie leggi freIl mar, la terra,Non basta al cuDe l Principe veMa vuole ai fidDi Provincia in

Presenza inapprPer no i dono mDono, che strin

L’anno 1787, aIli io dpagnato dai quattro Principiquesta terra di Bassignana ed

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DAL PRIMO AL SECONDO RISORGIMENTO DAL PRIMO AL SECONDO RISORG

Di fedeltà, di amore,Per noi, pei nostri posteriSacro ineffabil pegno,Che il dolce ci rammemoraDi Sesostri, e di Tito amico regno.

Presenza, che c’inebriaDe l pid soave affetto;Cosj di gioia i palpitiProva al paterno aspettoProle pupilla, e teneraQuando lontano credeIl Padre amante, e subitoGli amplessi a vicenda,- fra sé lo vede.

I colli già fiammeggianoDella pisi bella aurora,Già sul corsier li supera,E i nostri campi onora,Sul ciglio al folto popoloSpira la divozione,Spira la gioja, ed umileDi fedeltà l’omaggio ai piè depone.

Dietro al Monarca seguonoLa pace, e la clemenzaLe genti si ravvivanoAlla regal presenzaCome ravviva il limpidoRuscello i fior morentiQuando del sol li pieganoNell’estiva stagione i rai cocenti.

Per ogni dove accorranoLe genti a squadre a squadreGiulive in Lui salutanoIl Re, l’Amante e il Padre;Tutti bramosi volgonoI ra i sul Reg io ciglioCome li volge il naufrago

Al lido ancor lontan nel suo periglioDa l Regio volto spiranoI pi4 propizi fati,Le virtd tutte splendanoDegli Avi Coronati;Non l’ostro, o l’oro fulgono

In Lui per RegiMa come padreFra no i suoi figl

Sotto a’ suoi pieTiene dell’empia

Né pii1 sorge ilA desolar la terSotto il Suo ReVeggiam qual cL’età dell’oro, eFiorir perfetta,

A’ cenni suo i riLe opere RomanCostruggonsi, s’Moli superbe, eNésolo sorger vCivili monumenMa Sacri TemplAl vero Dio del

Per Lui canali f

Innondan le camStrade sicure, eAprono le montaAltre ferrate naGià se ne vedeSu cui scorreremTutto il con fin

Oh Sommo, ohSovrano del PieNon sdegna i voChe no i con umAl Cielo alziamPieni di meraviPerché lung’annL’ottimo Rege,

E Tu Divina VFra i pur i g ig liLà sul State ll io

2 Bassignana gode della s

Regi Stati toccherà il suo territ

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224 DAL PRIMO AL SECONDO RISORGIMENTO DAL PRIMO AL SECONDO RISO

Poc’anzi incoronata,Serba al divo/o PrincipeL’intemerato alloro,E sopra Lui l’AltissimoVersi d’immense grazie ampio tesoro.

Madre di Dio SantissimaDalla celeste SedeCopri colla sant’EgidaDe l Trono il Regio Erede,Le Auguste Donne, i Principi,A cui rendiamo omaggio,E sul lo, capo sfolgoriD’età in etade, l’immortal tuo raggio.

Ma la partecipazione dei bassignanesi alla causa dell’indipendenzanazionale non fu un fatto puramente ideale e sentimentale. Ne l fervidoclima di preparazione morale e concreta delle campagne risorgimentali,a Bassignana fu istituito un corpo di « Milizia Comunale » costituito dadue compagnie formate da miiti del capoluogo e di una frazione di compagnia composta da elementi di Mugarone.1

Nel corso della sfortunata ma non ingloriosa campagna del 1848,le truppe austriache occuparono Valenza, mentre Bassignana rimase inmano all’esercito piemontese. Il 13 agosto 1848 prendevano stanza nelpaese due battaglioni del Reggimento Cacciatori Guardie che si trattennero sino al 24 febbraio 1849. Ne i giorni 3-4-5-12-13-14-19 marzo 1849passarono per il paese, trattenendosi per qualche tempo, il 7° e il 9° Reggimento Fanteria, il parco d’artiglieria della l~ Divisione con 126 cavallie 72 artiglieri, il 5° Reggimento della Brigata Aosta col generale Lovera,lo Stato Maggiore coi relativi ufficiali superiori, una compagnia del 6°Reggimento, un uff iciale con 39 soldati del 4° battaglione, e altri corpidi truppa.

Il Comune dovette ad altre urgenti necetruppa, alcuni dei qualtrimestre del 1850. OnComune per il risarcime

Ben peggiori peraltorio comunale situatodatesche nemiche. Un ccorpo che aveva preso sporto sul Po fra Bassigdel territorio comunale

L’esito sfortunatospegnere l’entusiasmo dIl vinto Piemonte seppenale liberale e creò le pla quale diplomazia edl’Italia un paese unito e

L’intermezzo dellavissuto dai bassignanesi,

zione piemontese i nv ia toparziale, avvertendo cheneppure il nome, mentrenome:

Amelotti GiuseppeGoggioOltrabella Pietro (dSampietro

(de

Gli echi della campala Lomellina e il Voghe

2 Da una delibera del 12

mune di Bassignana dal 15 agammontarono a lire 2.493,11 (A

Il 22 agosto 1849 ilPagella e dal fratello per ottendagli austriaci (A.C.B.).

Con delibera del 24 mano 1848 il Comune provvide all’acquisto di fucilidestinati all’armamento della Milizia. Con successiva delibera del 13 luglio si procedetteall’acquisto di tre tamburini (Archivio Comunale di Bassignana, d’or a in poi cit. A .C .B.).Nel b ilancio p resunt ivo presentato in Comune il 29 mano 1849 furono iscritte al

passivo le voci di spesa per la costituzione dell’ufficio d’amministrazione della MiliziaNazionale, giusta l’art. 13 4 della legge 7 agosto 1848; una spesa di lire 200 per dueistruttori dei Militi Nazionali; una spesa per il vestiario di tre tamburini della Milizia; una spesa di lire 2.000 per far fronte alle spese di guerra, onde non incagliaregli a ffar i del Comune nel c aso fo ss e necessario effettuare qualche pagamento per taleoggetto (ivi). Nell’archivio tomunale si conservano altre delibere, posteriori al 1859,concernenti la Milizia Nazionale.

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226 DAL PRIMO AL SECONDO RISORGIMENTO DAL PRIMO AL SECONDO RISOR

parecchi furono i chiamati alle armi4 Frattanto, r isalendo la sponda sinistra del Po, gl i austriaci erano giunti dirimpetto a Bassignana e il l~maggio affondarono i mulini natanti ancorati alla sinistra del fiume.5Il paese era presicliato da truppe piemontesi e da un contingente delGenio, che esegui alcuni la vo ri d i difesa nel caso che il nemico avesse

tentato di varcare il f iume. Per precauzione, il porto natante sul Tanarofu affondato e sostituito, su richiesta del Genio Militare francese, da unponte in legno in regione Radice.’

Fallito il tentativo di passare il fiume a Frassineto, il 4 maggio gliaustriaci si diedero a cannoneggiare Valenza provocando sensibili danni,ma furono ben presto ridotti al silenzio dalle batterie francesi e piemontesi. Il 1~ giugno una pattuglia di esploratori austriaci riusci a passareil Po e si spinse in territorio di Bassignana per spiare le mosse deglieserciti alleati. Nello stesso giorno, i Bersaglieri, i Carabinieri e i MilitiNazionali di Bassignana, Pecetto e Valenza accorsero in forze e riuscironoe ricacciare l’infiltrazione nemica.7 Poco dopo, nel paese sopraggiunse unforte contingente di truppe francesi che alloggiarono ovunque, persinonella chiesa parrocchiale, ove si trattennero dal 23 giugno al 25 agosto.I militari infermi, piuttosto numerosi, trovarono alloggio nell’ospedale

di 5. Spirito e nella vicina chiesa di 5. Giovanni.Allontanati gli austriaci dalla Lomellina, il Consiglio Comunale sipreoccupò di valutare i danni causati dal nemico nel territorio comunaleposto alla sinistra del Po. A tale effetto, in data 3 luglio 1859 il Consiglioaffidò al geometra Domenico Abbone l’incarico di accertare la consistenzadei danni bellici per le devastazioni di edifici, strade, ponti, terreni coltivati e piante, come pure per le requisizioni di operai , denaro, derrate,

Il 10 aprile 1859 il Consiglio Comunale si riuni in seduta straordinaria pereleggere una commissione incaricata di raccogliere e distribuire soccorsi alle famigliepovere dei contingenti chiamati alle armi (A.C.B.).

Nelle sedute dell’il e 14 settembre 1859 il Comune deiberò sulle istanze dirisarcimento presentate rispettivamente da Carlo Antonio Milo fu Giulio e da VittoreCorona e socio Oltrabella, mugnai proprietari dei mulini affondati dagli austriaci (A.C.B.).

6 In data 21 maggio 1860 il Comune deiberò di pagare lire 24,10 ai porcolani

del Tanaro, frateffi Boveri, per le spese di riparazione eseguite al porto a doppia navein seguito ai g ravi danni recati al medesimo per essere stato affondato dal le t ruppesarde per necessità di ordine strategico.

Negli atti comunali esiste una delibera del 6 ottobre 1859 per il pagamento dilire 139,75 all’albergatore Antonio Soro, per somministrazione di cibarie ai Bersaglierie Carabinieri accorsi per ricacciare i ricognitori austriaci. Con la stessa delibera fu approvato il pagamento d i lire 63,40 all’albergatore e ritagliatore Cristoforo Garrone, percibarie fornite ai Bersaglieri e alla Milizia Nazionale di Bassignana, Pecetto e Valenza.Seguono altre deibere analoghe (A.C.B.).

buoi, cavalli, carri, e infinaustriaci e dai loro soldati

Dopo il fortunato erono con trepidazione l ’completa riunificazione d

che alcuni bassignanesi aguito di Garibaldi, ma no

Conclusa l’unificaziosperavano di conseguire ctero ben presto scontrarssufficiente porre le basi pepolitici ed economici: pecientemente moderno erapossibilità di reddito deiacutamente il Croce, segu

Una gravissima crisile cause, sconvolse la vitaprovocando forti tensionignana si trovò coinvolta

colera che nel 1867 colpitutto a Bassignana e PomarNell’intento di front

trovò costretto ad emet teancora qualche esemplareè confermata dagl i atti denata allora dal Parlamento,di Alessandria compilata isione.

In data 7 gennaio 18d’Italia, il ministro dell’AAlessandria la seguente ric

Signor Pre tetto di AlessandQuesto Ministero, inte

‘A.C.B. Seguono numerosealleati e per forniture ad essi ef

Una esauriente relazioneredatta dal medico Dott. SebastBassignana, alla Giunta municipasandria, Tip. V. Vecchi, 1867 (p

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228 DAL PRIMO AL SECONDO RISORGIMENTO DAL PRIMO AL SECONDO RISO

emissione di biglietti fiduciari per par te del le Camere di Commercio e delleCasse di Risparmio, prega la S.V. di trasmettergli in via riservata, le mlormazioni seguenti:J0) Se in cotesta Provincia, e per parte di quali Camere o Casse, abbiano

avuto luogo le emissioni;2°) Quale sia l’ammontare dei biglietti emessi, la loro forma ed il taglio;30) Quale garanzia offre l’emissione;40) Quale fiducia inspirano nel Pubblico;

5°) Se si siano verificati casi di contrafiazione e se questa riesca pid o menodifficile.

Negli archiv i della Prefettura di Alessandria non esiste traccia diuna risposta ufficiale alla lettera del ministro, ma si conserva una notacontenente l’elenco dei biglietti al portatore o buoni flduciari emessi dalleCamere di Commercio, Casse di Risparmio e altri corpi morali. Perquanto riguarda Bassignana esiste la seguente annotazione: IO

BASSIGNANA - MunicipioValore dei Buoni: Lire Una, senza interesse - 1’ emissione

Lire 0,50 - 2° emissioneValore complessivo de i Buoni circolanti: Lire 800.Garanzia prestata: firma de i Sindaco, di un Assessore e del Tesoriere.I Buoni non subirono contraffazioni.Annotazioni: L’emissione tu per Lire 800, ma fin da i principio del bg. si cominciò a ritirare li Buoni, richiamati dalla Cassa dell’Esattore, ed ora nonmancano, a compimento della somma emessa, che Lire 20,50 che si presumedi tanti biglietti smarriti o stracciati.

Superato il periodo più grave della crisi, anche a Bassignana cominciarono a manifestarsi i primi sintomi della ripresa. 11 progresso economico, anche se ancora basato esclusivamente sull’agricoltura, fu peraltrolentissimo, con arresti che potevano sembrare regressi. Una cattiva annata costituiva un grosso guaio per tutti: l ’aumento dei tributi, e specialmente la tassa sul macinato, fu una novità sgradita e onerosa per i cetimeno abbienti.

Nonostante tutto, grazie alle doti di parsimonia della popolazione

locale, i modesti risparmi accumulati dopo aver soddisfatto le pur modeste esigenze famigliar i furono impiegati nel progressivo frazionamentodella residua proprietà nobiliare. Venne in tal modo a lla ribalta la piccola proprietà contadix~a dei particolari, gente tenace, laboriosa ed eco-

noma, decisa sostenitricdell’autoconsumo,ht

Sintomo sicuro del’Ottocento è la crescitagiunse a superare i 3.00

mico, in atto a cavallotad ina abbandonò i caproduzione agricola, peregregiamente la diminuzstria del triangolo Milan

Qualcuno fece il gd’America, ove esistonocialmente a Memphis (corrente emigratoria prozione locale, scesa sottoaccrebbero notevolmentegente tenace e intraprencalcolando naturalmnte aBassignana agli inizi del

mondialiYNei due immani co

sangue, soprattutto se tendella sua popolazione. Rlume del nostro profilonomi dei gloriosi caduti

Forse, non tutti fur

Il primo embrione divalentemente mutualistici, è cfondata nel 1876.

“ Il flusso migratorio riprtanto che un quot id iano piemquente titolo « Bassignana paetelevisiva con riprese che most

fu poi in parte compensato ddi origine veneta, che ha orpreesistente e si è amalgamatozioso contributo alle future p

“ A conferma della com

di Memphis si può citare il cuil dialetto di Bassignana, con sscendeva per la prima volta a° Prefettura di Alessandria, Div. Gab., anno 1868, prot. gen. n. 6, fasc. 1.

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230 DAL PRIMO AL SECONDO RISORGIMENTO DAL PRIMO AL SECONDO RISORG

pochi uomini possono vantare una simile vocazione. Ma, posti dalla necessità degli eventi in circostanze terribili, seppero affrontare la tremendarealtà della guerra con vivo senso del dovere e amor di patria, sino alsacrificio supremo della vita.

Per ciascuno di essi sentiamo che possono essere vere le celebriparole di Montaigne:

Ci sono morti coraggiose e fortunate. Ho veduto tagliare il filo d iuna vita in meraviglioso progresso, e nel fiore dell’ascesa, a qualcuno,con una fine cosi grandiosa, che secondo me i suoi ambiziosi e coraggiosipropositi non avevano nulla di cosi alto come la loro interruzione. Egliarrivò, senza andarvi, dove aspirava: con maggior grandezza e gloria chenon avrebbero potuto il suo desiderio e la sua speranza. E sorpassò conla sua caduta la potenza e la fama cu i aspirava con la sua corsa.

ELENCO DE I BASSIGNANESI CADUTI O DISPERSI NEL CONFLITTO 1915-’18

Abbiati Ernesto - soldato - morto il 26 ottobre 1918

Aviotti Felice - caporale - morto il 20 d icembre 1915Balossini Giovanni - sergente - morto il 1° ottobre 1915Barberis Giuseppe - soldato - morto il 16 novembre 1917Bolgeo Luigi - soldato - morto il 29 giugno 1916Bonacossa Francesco - soldato - morto il 10 febbraio 1919Bottazzi Francesco - caporale - morto il 13 settembre 1915Cappelletti Alessandro - soldato - morto nel maggio 1917Caviglio Francesco - soldato - morto il 26 maggio 1917Cortella Giuseppe - soldato - morto il 19 agosto 1916Fabbio Pietro - sottocapo cant ì . - morto il 10 ottobre 1917Faccaro Edoardo - soldato - morto l’il marzo 1918Faccaro Giuseppe - sergente - morto l’il aprile 1916Formini Stefano - soldato - scomparso il 7 dicembre 1917Fracchia Giuseppe - caporale - morto il 14 dicembre 1915

Freschi Giovanni-

caporale - scomparso in MacedoniaGatti Giuseppe - soldato - morto il 18 luglio 1916Ghezzi Primo - soldato - si ignora la data di morteLenti Luigi - bersagliere - morto il 15 giugno 1918Lunati Luigi - soldato - morto il 17 settembre 1916Omodeo Francesco - soldato - si ignora la data di morte

Omodeo Giovanni -

Omodeo Luigi - soldPellizzari Giacomo -

Pellizzari VincenzoRadisone Andrea - s

Ravarino Angelo - cTosini Giuseppe - sValenti Vittorio - soVescovo Lorenzo -

Sali Sebastiano - solTorri Alessandro - sCacciola Menotti - mDelfino Stefano - ma

ELENCO DEI BASSIGNANE

Balossini GinoBolgeo Gino

Borra PaoloBarzizza LuigiBurzi GiovanniCastelli Gian LuigiCorona AlessandroGaia SilvioLenti CarloLenti AugustoMalvezzi AngeloOmodeo Marcello -

Pascoli GiovanniPavese MarioPonti Francesco - pa

Sacchi Francesco

Vescovo Luigi.

-

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Ottone 11 imperatore cochiesa pavese (Nimw

FONTI. — A. L’originaledal notaio pavese Giovanni Mamanca. — C. Copia di B delSedatlis, già esistente nell’Archmembrana», pure manca. — DPavia (noto come ms. VescoviTicinesi, n. 187. — E. CopiaLorenzo Bigoni in Archivio dimazzo 5, a. 1. — F. Ediz. G .Pavia 1826, Il, 247. — G. EdH. Ediz. H.P.M., Chartarum, IlGe,m., Il, 1, Ottonis 11 DipI.1890, IX, n. XI, p. 19 .

OssERvAz. — F dipendequesta era ancora disponibile; Lnell’Archivio Vescovile di Paviaesistono tre distinte edizioni ae la terza del sec. XVIII. Unamonogramma ottoniano e il tacopia del 1350.

MET. DI PUEL. — Si ripr

(C.) in nomine domiimperator augustus. Si eccontu]lerimus, eterne retambigimus divinum. Quapl ice t futurorumque indust rrabilem episcopum nostrummaiestatem, suppliciter oranlitate confirmationis ei preNos igitur digrzam eius peprebentes confi rmamus et cnostri pra[ecepti] paginamimmobiles, nominative cuSummi, Sariani, Casolade,

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236 APPENDICE APPENDICE

episcopi et supra lacum Cernobium, Tenaxi, Menaxi, abbacias etiam constructasinfra moenia prefate urbis et extra et monasteria Scoila, Cariade, monasteriumvetus, Sigimarii, Anzonis, Leani , sancti Thome, sancte virginis Mustiole,Christine, sancti Romuli cum curte et ecclesia sancti Viti cum mercato quodfit in eiusdem martiris fest iv itate, plebes quoque Bassignanam cum curte

Frigandium;nec non e tiam nos tre p recepto confirmationis largimur omnia

quei dici vel nominari possunt ad id episcopium pertinentia ve 1 aspicientia inintegrum, cum caste ll is villis montibus vaff ibus planiciebus rupibus silvisolivetis pratis castanetis terris cultis et incultis aquis aquarumque ductibusmolendinis piscationibus vadis portibus salictis servis andilhis aldus aldiabus;et si quid ex supradictis al iquatenus visum est pertinere imperiali maiestati, anostro iure et domin io in pre fa ti episcopi et successorum eius ius et dominiumomnino transfundimus, eo videlicet ordine quatinus prefata ecclesia cunctiqueinibi ordinati episcopi proprietario iure cuncta detineant, omnium hominuminquietudine molestatione minoracione semota. Concedimus etiam ut castellaville eidem episcopio subiecta ita sub dictione episcopi maneant, ut residentesin eis ad nullius hominis placitum eant neque distringantur, sed si quis ab eislegem poposcerit, f in] presencia eiusdem episcopi qu i eidem episcopatuiprefuerit, voI eius missi iustitiam quam exegerit accipiet. Precipientes insuperiubemus ut nulla regni nostri persona de predicto episcopio minoracionemaliquam facere presumat, sed neque in castello aut villa de eodem pertinente

placitum tenere aut aliquid quod certe ad rem publicam pertinere videtur autteloneum exigere audeat. Si quis autem, quod fieri non credimus, nostre conOf irmacionis preceptum aliquatenus infringere attemptaverit, sciat se compositurum mille libras optimi turi, medietatem camere nostre et medietatemprefato pontifici eiusque successoribus. Quod ut verius credatur et diligenciusab omnibus observetur, annuli nostri impressione in calce insigniri iussimus.

Signum domni Ottonis (M.) serenissimi imperatoris augusti.Egbertus cancellarius vice domini Huberti archicancellarii recognovi et

subscripsi.Data x. kal. decembris anno dominice incarnationis DCCCCLrCvII, indic

rione v. imperii vero Ottonis serenissimi imperatoris villi; actum in Niumaga;feliciter.

I’

Bernardo, vescovo di Pavia, investe i consoli e i credendari del Comunedi Bassignana del Bassignanasco che è al di qua de l P o, verso Sparvara (Pavia, 1212 maggio 22).

(S.T.) Anno dominice inindictione quintadecima. cile ludomini amen. Dominus Berna parte ipsius episcopatus peRubaldi archidiaconi. domin i

preposti. domini Olderici dedomini Rubaldi Cevolle subdipresentialiter existentium. invloci de Basegnana. atque Marnum Alamanum. Ottonem Fada. Rufinum de Pado. Ugonatque Petrum Nasum. credendCommunis ipsius loci. usqueab ipso festo. usque ad vigintisemper in festo sancti MichaePapie. ita ut insimul sempesanai Michaeis venientis. denominative de Basegnassco qBasegnana. versus Sparvariamconditione e t modo quod si avel decresceret. nichi1 addat

insula ibi nasceretur. ita qusegnasscum. et ipsam insulamItem si ibi vineas et arbores fsalvare et guardare et non mretinere usque ad iamscriptuviginti annorum debent ipsaslibere et absolute ipsi episcoras iN plantaverint. liceat iscalvature. et inde facere suatalliare absque parabola et vonisi forte foret siccum sineillam et alias semper bona f idtermini viginti annorum. debeinter ipsum dominum episcopquod dominus episcopus deb

tate. ipsorum fictalium. exepiscopi. ve l eius successoris.eis inde precium arbitrio dextimate valere. ac si essentet portare ubi voluerint. Siet absolute debet remanere i

Foini. — A. Originale in Archiv io Vescovile di Pav ia, car t. Vescovi di Pav ia nel1200. Inedito.

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238 APPENDICE APPENDICE

libus. nec suis heredibus legitimis descendentibus. ipsum Basegnasscum in totoneque parte vendere nec alteri dare. nec aliquo modo alienare. nec locale.neque pignori obligare. alicui ecclesie. hospitali. comiti. capitaneo. et valvasori.nec servo. neque civi. nec Communi alicuius loci; verumtamen si darent alicuivel aliquibus aliis in toto sive parte ille vel fili quibus deder int. teneantur

predicta omnia adtendere et observare. et salvare et guardareut

dictum est;preter de iamscripto ficto solvendo. quod ipsi fictales per se . semper solveredebent insimul et non dlivisim ut dictum est. Et ita habeant et detineant ipsifictales. et eorum iamscripti heredes e t cui deder int. preter exceptatis utdictum est ; s ine omni contradictione ipsius domini episcopi. suique successoriset partis ipsius episcopatus. et cum eorum defensione ah omni homine mmratione; si vero Commune Papie aliquid de ipso Basegnassco eis diminueret.dominus episcopus debet eis diminuere. de i amscr ipto f ic to. pro parte illiusquod illud Commune Papie. eis tolleret, et si aliquid mdc eis fuerit evictummm ratione. tantum dominus episcopus debet eis dimittere de iamscripto ficto.p ro rata quantum fuerit illud quod esset evictum. Et haec omnia ipsi consuleset credenderii per se. et nomine Communis iamscript i loci promiserunt ipsidomino episcopo. nomine episcopatus adtendere. Item promiserunt ci eodemnomine. quod si pro hoc facto. aliquo modo fecerit expensas .eas ci rest ituerehabentur et credendo ci in suo dicto tantum de quantitate expensarum. bonaipsius Communis. et sua in solidum unusquisque quem eligere voluerit. pignori

obligando et renuntiantes nove constitutioni. qua dicitur. nequis ex reis conveniatur in solidum. donec alter s it presens in solvendo. et omni alii legumauxilio. quo possent se tueri; Insuper quoque iuravit unusquisque eorum adsancta dei evangelia per se . iamscripta omnia adtendere et observare ut dictumest. et quod ipsi de cetero bona fide sine fraude. omni anno usque ad iamscriptum terminum. facient omnes consu les et credenderios ipsius loci Basegnane.iurare ad sancta dei evangelia qu i pro tempore fuerint omni anno. solvere iamscriptum fictum. et iamscriptos omnes conventus et tenores ut supra determinatum est adtendere et adimplere. hec omnia ha adtendere et observarehabent ipsi omnes bona fide sine fraude. nisi quantum remanserit parabolaiamscripti domini episcopi. vel sui certi missi. data eis. vel eorum certo misso;Item addiderunt in eodem sacramento. quod ipsi nullum dolum. nullamfraudem comittere habent. ut illud Basegnasscum in toto neque parte tollaturnec diminuatur episcopio. per Commune Papie. ve1 aliquo alio modo.Iamscriptus dominus episcopus. et iamscripti consules et credenderii et vicinihanc cartam fieri preceperunt ut supra; Interfuerunt. magister Rufinus. SirusSalimbene vicedominus. Lafrancus de Gavorro. Guilielmus nuncius dominiepiscopi. et Talliaferrum serviens domini episcopi. testes.

§ Die sabbati proximo sequenti. predictus dominus episcopus. nomine eta parte ipsius episcopatus. consimili modo investivit de iamscripto Basegnassco.

aomine Communis iamscriptifoxium Brunellum. Guilielmumfredum de Pado. er Lac dede Beloardo. et Iacomum de Anscriptum fictum annualiter redterminum viginti annorum ut

domino episcopo nomine episcet expensas si fecerit. et adtenconventus. unusquisque eorumpignori obligando, renuntiantesconveniatur in solidum. donecauxilio qua possit eis subveniri.consules ipsius loci et Martinuvicini a se promiserunt et oblieorum manu sua propria ad saet observare. et futuros consuscriptum terminum facere iura~arius consules. et alii credendolum committent. ut illud Bdiminuatur episcopio. per Comita adtendere et observare habe

domini episcopi. vel sui certiscripti credenderii et vicini harunt. Guiielmus Magonus. Laepiscopi. et Otto de Roberto.

§ Die dominico prozimomodo. nomine Commun is iamdomino episcopo investituramepiscopo nomine episcopatus.obligando. prout iamscripti coItem consimili modo iuravit iatum est. prout iamscripti consbaldus hanc cartulam fieri precsancte Marie Secrete. presbiterepiscopi. et Iohannes de Nubolasunt scripte.

(S.T.) Ego Saracenus de Be t hanc cartam tradidi et scrip

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240 APPENDICE APPENDICE

III

Il Pontefice Onorio III conferma a Fulco, vescovo di Pav ia , i privilegie i beni della chiesa pavese (Roma, 1217 maggiò 11).

FONTI. — A. L’originale manca. — B. Copia del 22 marzo 1272 rogata dal notaiopavese Guglielmo Bigano, già esistente nell’Archivio Vescovile di Pavia, pure manca. —

C. Copia di B del 4 febbraio 1350, seguita dalla autentica: « (S.T.) Ego Marchetus deSedaciis notarius hanc cartam mihi autenticari iussam subscripsi », già nell’ArchivioVescovile di Pavia, pure manca. — D. Copia semplice di C del sec. XVII in ArchivioVescovile di Pavia, in un codicetto miscellaneo che raccoglie parecchi documenti manoscritti e a stampa riguardanti la chiesa pavese, e ch e reca sul dorso il titolo: « Privilegidella Chiesa Pavese ». — E. Ediz. B. SACCO, Antiquitates italicae medii aevi », Pavia,Bartoli, 1587, 282-5. — F. Ediz. A.M. SPELTA, Historia delle vite di tutti i vescovi...di Pavia, Pavia, Bartoli, 1597, 3214. — G. Ediz. F. UGHELLI, Italia Sacra, Venezia1717, I, col. 1098-99. — H. Ediz. SS . CAPSONI, Origini e privilegi della Chiesa Pavese,Pavia 1769, fol. LVIII-LXI. — I. Ediz. C. PRELINI, 5. Siro, op. cit., XI, n. XXXI, p. 47.

O5SERvAZ. — I afferma di aver trascritto la bolla « da una copia autent ica inpergamena del la Cur ia Vescovi le », ma non è ora possibile reperire tale copia; D e Fattribuiscono la bolla al 17 maggio 1217 (V idus Maii) men tre nel le a ltre copie, inluogo della data, vi è una lacuna.

MET. D I PU BL. — Si riproduce D.

Honorius Episcopus servus servorum Dei, venerabi li fratri Fulconi Episcopo Papiensi eiusque successoribus canonice substi tuendis in perpetuum. Etipsa iustiti~ rado, et Apostolic~ sedis deposcit benignitas ut locis, et personisbeato Petro et Sanct~ Romanze Ecclesi~ spiritualibus et in eius devotioneet obedientia persistentibus patrocinii et evictionis nostr~ manum abundantius, et propensius extendere debeamus. Huius itaque rationis debito promoti,honorem, et dignitatem Papiensis Ecc1esi~ tamquam proprie, et special isApostolic~ sedis f ih ie volurnus conservare: Quo circa venerabilis in Christofrater Fulco Episcope, quem sincera in Christo cantate diligimus, mis iustispostulat ionibus gratum impartientes assensum ad exemplar pr~decessorumnostrorum felicis memorie Calisti, Innocentii, Eugenii, Anastasii et InnocentiiRomanorum Pontificum, pr~dictam Papiensem Ecclesiam, cui Deo auctore tepr~esse dignoscimus, prrsentis scripti privilegio communimus et omnem ipsiusEcclesi~ dignitatem per eorundem Romanorum Pontificum privilegia vel authentica scripta concessam, Nos quoque auctoritatis nostre favore nihilominusconfirmamus: fraternitati s iquidem tue inter sacra missarum solemnia palio

uti, el tam tibi quam successoribus tuis in processione palmarum, et feriesecund~ post Pascha equum album udone coopertum equitare, necnon etcrucem inter ambulandum prderre concedimus: ob maiorem quoque ipsiusPapiensis Ecclesi~ dignitatem confirmantes statuimus, ut in synodalium celebratione conventuum tam tu, quam successores mi ad sinistrum Romani Pontificis latus primum sessionis locum perpetualiter habeatis, in monasteriis autem

aut capellis aliquibus pr~tepeni tus prohibemus: in quelicita inveniri contigerit nosanctimoniales, viduas urbisiudicium trahere, aut vim e

vel extra circa civitatem sunpersona pr~sumat, nec ullustenti~ homo quasi sub obteepiscopio aut in domibus saque successorum voluntatemobiibus sive personis viomittimus: pr~terea quascuninpr~sentiarum iuste, et cat if icum largi tione Regum vmodis Deo prupitio poteritpermaneant, in quibus h~csterium 5. Bartholom~i innasterium 5. Apollinaris cumquod dicitur leprosorum cuMarini cum cappellis et paret parochiis suis, Monaster

Monasterium vetus, MonasMonasterium Leani, et Monsuis, Monasterium Sanai FeMonasteriorum, qu~ infraAbbatum, qui in eis sun t, vvestro semper arbitrio conssteriorum prout ecclesiasticaditione ad tuum volumusclesiam 5. Mari~ de Bethleede 5. Justina, hospitale de Tdonis fabri, Hospitale TidoMediolanensi Monasterium 5Scorolia dicitur, cum capeffisrate cum parochia sua, et caplebem de Pustino cum cap

plebem de Pagaciano cum pFontana cum capellis et parparochiis suis: inter Episcopbem de Ponte cum capellis, ede Pernungo cum parochiacum capehlls, et parochiis, et

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242 APPENDICE APPENDICE

et pertinentiis suis, plebem de Bassignana cum capellis, et parochi is, et pertinentiis suis, plebem de Valentia cum capellis, et parochiis, et pertinentis suis,plebem de Astiliano cum capeffis, et parochiis, et pertinentiis suis, plebemS. Salvatoris cum capellis, et parochiis, et pertinentiis suis, et plebem de Petracum capellis, et parochiis suis. Decernimus ergo, ut nulil omnino hominum

liceat prefatam Ecclesiam temere perturbare, hactenus possessionem auferrevel ablatas retinere, minuere seu quibuslibet vexationibus fatigare, sed omniaintegra conserventur eorum pro quorum gubernatione, ac sustentatione concessa sunt usibus omnimodis profutura, salva in omnibus Apostolicz sedisauctoritate. Si qua igitur in futurum ecclesiastica s~cu1arisve persona hancnostre constitutionis paginam sciens contra eam temere venire tentaverit, secundo tertiove admonita, nisi reatum suum congrua satisfactione correxerit:potestatis honorisque sui dignitate careat, reamque se divino iudicio existerede perpetrata iniquitate cognoscat, et a Sacratissimo Corpore, ac Sanguine Dei,et Domini Redemptoris nostri Jesu Christi ailena fiat atque in extremo ezamine dlistrict~ ulcioni subiaceat, cunctis autem eidem low sua iura servant ibus sit pax Domini nostri Jesu Christi quatenus, et hic f ruc tum bon~ actionispercipiant, et apud discretum Judicem pr~mia ztern~ pacis inveniant, Amenac Amen.

(R) Ego Honorius catholice ecclesiae episcopus subscripsi (M).

t Ego Petru s Sanctr Pudentian~ tituli Pastoris presbyter Cardinalissubscripsi.t Ego Robertus tituli S. Stephani in C~io monte presbyter Cardinalis

subscripsi.

t Ego Stephanus Basilice XII. Apostolorum presbyter Cardinalis sub-

scripsi.

Gregorius tituli 5. Anastasi~ presbyter Cardinalis subscripsi.Thomas tituli S. Sabin~ presbyter Cardinalis subscripsi.Guido 5. Nicolai in carcere Tuliano Diaconus Cardinalis subscripsi.Otavianus Sanctorum Sergii et Bachi Diaconus Cardinalis sup

t Ego Gregorius 5. Theodori Diaconus Cardinalis subscripsi.t Ego Raynerius 5. Mari~ Ingosmidini Diaconus Cardinalis subscripsi.t Ego Romanus 5. Angeli Diaconus Cardinalis subscripsi.t Ego Stephanus 5. Adriani Diaconus Gardinalis subscripsi.t Ego Alebrandinus 5. Eustachii Diaconus Cardinalls subscripsi.

t Ego Egidius sanctorum Cosme et Damiani Cardinalis subscripsi.t Ego Nicolaus Tusculanus Episcopus subscripsi.t Ego Guido Prenestinus Episcopus subscripsi.t Ego Pelagius Albanensis Episcopus subscripsi.Datum Laterani per manum Raynerii Sanct~ Romana~ Ecclesi~ Vicecan

cellarii V. Id. Maii, md. v. Incarnationis Dominic~ anno millesimo duecen

tes imo decimo septimo, Ponprimo.

Guglielmo, vescovo di Pavsindaci e procuratori dDalmazzana o Sivolta snonchédei diritti d’acdiritto di ricevere i lo1268 marzo 19).

FONTI. — A. L’originale mdata dalla seguente autentica: «ventam et extractam de breviariisubscripsi ». — C. Copia di BLorenzo Bigoni in Archivio di Smazzo 5, n. 2.

MET. DI PUBL. — Si riprplendo le lacune.

EST. I Anno a nativ itattavo indictione undecima cilein pallatio episcopali papienpiensis nomine et a parte epepiscopatus investivit ad f ictmodeo de loco Bassignane sip rout ipsi Otto et Ugo dicePersonam notarium isto anndicti loci de infrascriptis rebtoto ho podere quod appellaterritorio suprascripti loci BaSivoltam tenet dictum commusoliti sunt; i tem de aqua Padet de omni iure ad ipsam aet naviculis piscatorum dicti lseu spectare poterat et possepatum in predictis et circa piure et honore quod et quemhabet seu habere videtur etlumbis porcorum qui vendunad becariam singulis annis a

scripsLt Egot Egot Egot Ego

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244 APPENDICEAPPENDICE

et cx causa huius investiture dictus dominus episcopus nomine suprascr iptiepiscopatus cessi t e t datum fecit suprascriptis sindicis et procuratoribus nomine communis et hominum dicti loci de omn i iu re et actione reali et personali q uod e t quam habet et habere poterat et posset nomine et occasionelumborum piscationum et conzeliorum ac navicularum versus quascumque

personas tenentes de predictis vel a liquo eorum. Et inde dictu s dom inusepiscopus nomine suprascripti episcopatus predictos sindicos et procuratoressuprascripto nomine in loco et in locum suprascript i episcopatus posuit etconstituit tamquam in rem suam propriam eo modo quod de cetero dictuscommune et homines dicti lcd et cui dederint habeant teneant possideantet quasi predicta omnia e t singula investita et iura cessa et quodlibet predictorum cum omni iure honore et utilitate et bona consuetudine ad predictaspectantibus vel ad al iquod predictorum in integrum et inde faciant quicquidfacere voluerint sine contraditione suprascripti domini episcopi et episcopatuset cum ips ius domini episcopi nomine episcopatus et ipsius epscopatus defensione ah omni persona cum ratione et ita dictus dominus episcopus nomineepiscopatus et pro ipso episcopatu promisit suprascriptis sindicis et procuratoribus nomine communis et hominum dicti loci attendere. Que omnia investita et iura Cessa et quodlibet predictorum predictus dominus episcopus nomine ipsius episcopatus promissit suprascriptis sindicis et procuratoribus nomi

ne communis et hominum dicti loci defendere et disbrigare et cum defensionestare de iure e t damnum si quod de predictis vel aliquo eorum inde eis acciderit causa evictionis seu imbrigamenti de jure ah aliqua persona ecclesia etuniversitate eis restituere in peccunia numerata tantum cum expensis omnibusque f ierent pro ipso damno petendo aliquo modo credendo eidem communiet hominibus dicti lo ci in eorum simplici dicto de expensis factis sine sacramento faciendo et pro his attendendis et observandis dictus dominus episcopus nomine suprascripti episcopatus bon [a omniaI ips ius episcopatuspredictis sindicis et procuratoribus nomine communis et hominum dicti locipignore obligavit renuntiando omni iure ecclesiastico et civili et lit [ terisimjpetratis et impetrandis et omni alio iuri et auxilio legum et consuetudiniet exceptioni et defensioni et allegationi quo vel quibus se posset teneri depredictis et singulis vel aliquo eorum modo aliquo vel occasione ad dandumet solvendum dictum commune et homines dicti loci eidem domino episcoponomine et a parte suprascripti episcopatus et ipsi episcopatui pro fic to etnomine ficti ad festum sancti Martini proximi et ah mdc in antea omni annosemper in festo sancti Martini libras sex Papie in denariis numeratis simul•et non divisim quod f ictum predict i sindici et procuratores nomine communis•et hominum dicti loci promisserunt dicto domino episcopo nomine suprascriptiepscopatus et eidem episcopatui dare et solvere omni anno ut superius dictumest in pecunia numerata tantum cum expensis omnibus que fierent a terminoin antea pro suprascripto ficto petendo e t exigendo aliquo modo credendo

eidem domino episcopo nosine sacramento faciendo dobservandis dicti sindici etloci bona omnia suprascrisuprascripto nomine pignoret civili et litteris impetratet auxilio legum et eceptiostium quo vel quibus dictuexinde modo aliquo vel occsi dictus commune loci Baspredicta omnia et singula vhominem dicti loci tantumtiare suprascripto dominoinvestituram dare neque opredicto domino episcopopossint et si dictum commudicta seu aliquod de predictrere ipsi domino episcoponomine suprascripti episcoplibra pretii quam ah alia peinfra quindecim dies proxim

mune vendat preter ecclesigioso ad predictum fictum set observanda dante emptosoribus pro investitura deomnia suprascripta et singudictus dominus episcopus npossidere et quasi nominesindicis et procuratoribus net potestatem intrandi in ttorum et singulorum eorumdictus dominus episcopus npani fecit finem et refutatiodicis et procuratoribus nominvesti tura ol im facta velminum episcopum vel per e

hominesdicti

loci de supraet de toto eo et omni cc uappellare vel potere seu cocuius alterius investiture oltenti et de toto eo et omnappellare seu petere seu con

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246 APPENDICE APPENDICE

tionum conzeliorum navicularum et lumborum porcorum detentorum et detentarum olim vel que detenta dicerentur per commune et homines dicti loci ve’qualibet alia occasione pro predictis omnibus et s ingu li s e t eorum occasioneet pro hac investitura cessione et pro hiis f in ibus et refutationibus renuntiationibus et pactis de non petendo dlictus dominus episcopus nomine suprascripti episcopatus et pro ipso episcopatu fuit confessus adversus predictossindicos et procura tores nomine communis et hominum dicti loci se suprascripto nomine accepisse et habuisse ab eis predictorum nomine libras vigintiquinque Papie renuntiando exceptioni non acceptarum et numeratarum pecuniarum et spei future numerationis. Insuper dominus [...] prepositus ecclesieBassignane et presbiter Henricus de Sancta Eufemia arbitri et arbitratores etamicabiles compositores una cum preclicto TJgone de Homodeo inter suprascriptas partes ellecti et per suprascriptas partes sub pena librarum centumPapie ut dicebant continer i in carta inde ordinata et traddita per Lanfrancumde Baptizzato notarium in quorum presentia predicta omnia acta fuerunt devoluntate suprascripti Ugonis eorum sociis dixerunt laudaverunt ordinaveruntet preceperunt suprascriptis partibus ibi presentibus et volentibus et predictaomnia et s ingu la ita attendent et observent ut superius dictum est sub penacompromissi et mdc dictus dominus episcopus et predicti arbitri et sindicihanc cartam et p lures uno tenore fieri preceperunt. [nterfuerunt Ubertus deValide clericus domini episcopi papiensis. dominus Guido Scarsus et magister

Jacobus de Clastigio iudex et Bernardus Forcarius atque Lancelmnus de Ganetomdc testes.[(S.T.) Ego Jacobus de Dorata sacri palacii notarius hanc cartam tradidi

et scripsi.]

v

Preliminari de l trattato di pace fra Lancellotto Beccaria e il duca FilippoMaria Visconti, con le richieste avanzate dal primo e le relative risposte del duca (Bassignana, 1415 settembre 10 - Milano, 1415 settembre).

FONTI. — A. L’originale manca. — B. Copia sincroiì a di parte Beccaria i n C iv icaBiblioteca Bonetta di Pavia, Carie Roga-Candiani (già Beccaria); membranaceo in folio

in scrittura cancelleresca degli inizi del sec. XV , di c. 6 n.n. di cui le c. ir e 5 e 6bianche; fol. 2r-4r. — C. Ediz. A. CERIOLI, Pieira de’ Giorgi e dintorni, Milano 1907,III, 124-9.

MET. Dx PIJ3L. — Si riproduce B, avvertendo the il testo delle richieste e quellodelle risposte sono su due colonne distinte. Per ragioni di carattere tipografico, nellapresente edizione i testi delle due colonne sono sta ti fus i, evidenziando in caratterecorsivo il tenore delle risposte. Sono stat i espunti, inoltre, la Obligatio Guidonis Toreli

I. Primo quod ossa ma

libere consignentur.Super primo capitulo de11 . Item quod Antonius

parentibus et ainicis captivissessionum et bonorum suorumet libera exemptione. onerum

Super secundo de Antonisibi omnia bona sua. cum illipore illustrissimi primi ducis

III. Item quod Gualtielcumque bonorum suorum. eidmm predicta immunitate.

Super tertio capitulo denon imponatur. aut exigatur a

IV. Item quod Guizarducantur ad possessionem quoru

Super quarto concedaturV. Item quod dominus

Viqueria. expulsi de ipsa. indmm et ad eorum soli tam rep

Super quinto de dominoViqueria etc. restituantur ad

del 1415, ottobre 1, e il testo doriginale, riproducono le corrisp1415 tra Lancellotto Beccaria e i

Capitula requisitorum illustriso domino duci Mediolani etc

verendissimum in Christo patminum Petrum dei gra tia epnovariensem etc. et spectabileSperonum de Petrasancta procp re fa ti d om in i ducis in cofiendo tunc tempore et posfacto cum magnifico dominoto. de Becaria etc. una cumsionibus infrascriptis factis pfatum dominum. super unocapitulorum predictorum. faanno MCCCCXV cile decimoseptembris. Et deinde rogata

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248 APPENDICE APPENDICE

sed pro nunc certis bonis respectibus. remaneant absentes de Viqueria ad beneplacitum domini . quod beneplacitum intelligatur ad sex menses.

VI. Item quod Bartholomeus et Bava de Glarolis fratres e t amic i inducantur ut supra.

Super sexto de Bartholomeo e t Bava de Glarolis restituantur ad bona. e trepatriare possint libere a impune.

VII. Item quod amici de Bassignana. et omnes ipsius homines presentialiter in ea habitantes bene et laudabiiter tractari debeant tamquam boni etfidi et legales subditi et servi tores prefati domini, nulla memorata iniuria siqua fac ta fuerit foriusitis dicte terre per respectum partialitatum aut alteriusrespectus et quilibet ipsorum tam in ea habitare volens quam non gaudeat etgaudere valeat quibuscumque bonis suis mobilibus et immobilibus.

Super septimo de amicis de Bassignana contentus est dominus ipsos benetractare. e t quod possin t gaudere omnibus bonis suis seu steni in Bassignanaseu non. dummodo non s tent in loco suspecto.

VIII. Item quod Matheus de Manuellis et nepos, gaudeant et gauderevaleant quibuscumque eorum bonis de Bassignana mobiibus et immobilibusnon obstante aliqua imputatione. que eisdem fieri posset quavis ratione necoccaxione. ipsis habitantibus in dicta terra. et non habitantibus.

Super octavo de Matheo. et jratre. flat.IX. Item quod aquisi ta terra Caxelarum. de novo detur. et libere relaxe

tur cum eius solitis iuribus et pertinentijs. spectantibus et pertinentibus iurisdlictioni sue. ita et quemadmodum factum fuit tempore dationis loco pignoris.prefato Lanziloto. per prelibatum dominum ducem de dicta ter ra facte. etsub illis. modo et forma. quibus dicta datio loco pignoris prelibati dominiducis. per eius patentes literas. suo pendente sigillo sigilatas sedet. et scribiturad literam. Et hoc etiam ipso Lanziotto. cx mis quindecim milibus florenisauri. quos presentialiter a prefato domino recipere debet. ante relaxationemterre Bassignane dimittente. florenos tria milia dandos. cui videbitur prefatodomino.

Super nono de terra Caxelarum contentus est dominus dimittere libere.Lanziloto ipsam terram. ipso per se . seu per eius legiptimum procuratoremprestante fidelitatem. et homagium in manibus pre/a ti domin i sive eius legiptimi procuratoris.

X. Item quod Cadarba inducatur ad possessionem quorumcumque bonomm suorum et ad eius solitam repatriationem.

Super decimo de Cadarba. /iat quod requiritur.XI. 11cm quod omnes amici prefati Lanziloti. expulsi de domibus suis era quacumque terra prefa ti domin i ducis. inducantur ad possessionem quorumcuinque bonorum suo rum e t ad eorum repatriationes.

Super undecimo nominentur et dominus providebit per modum quo Lanzilotus poterit merito contentari.

XII. Item quod terraiurisdictione alicuius alie teexemptione. sicuti solita e

Super duodecimo rescastro spectantibus. et cum

XIII. Item quod terrliceat et licitum sit novasolito fortilitio. et immuni

Super tertiodecimo. reXIV. Item quod terra

liceat et licitum sit ut suprSuper quartodecimo. r

et territorio Vallide. cum licumque.

XV. 11cm quod molanscripta immunitate.

Super quintodecimo rin capitulo.

XVI. Item quod parsallijs possessionibus ablatis

Super sextodecimo. re

sibi spectantes et spectantimmunitate et exemptione

XVII. 11cm quod locurestituatur. cum suprascrip

Super XVII restituatmonium cum fillia quondam

XVIII. 11cm quod docum immunitate predicta.

Super decimoctavo reXIX. 11cm quod portuSuper decimonono deXX. Item quod terre

et mixto imperio.Super vigesimo /iat qXXI. Item quod omn

quam pro predictis restitutlitteras. superinde opportunobscuritate.

Super v iges imo primorequiritur.

XXII. 11cm quod mita

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250 APPENDICE APPENDICE

de Vico. Dominico Horio. Zanino de Portio. Petro Florio et Zanino Patarinode Bassignana. quod ire possint ad presentiam prefati domini ducis supplicaturis quicquid dominat ioni sue petere voluerint.

Super XXII de salvoconduclu illis sex de Bassignana fiat.XXIII. [Super XXIII [XXIV. i:Super XXIV de fulciendo castrum Novarum fiat.XV . Item quod antequam prefatus Lanzi lotus perveniat ad relaxationem

dicte terre Bassignane. quod liceat ac possit queque bona sua mobiia. et munitiones. Seravale. aut qua voluerit conduci facere per te rram vel per aquam.omni cessante molestia.

Super XXV deponat castrum el rochetam in manibus procuratoris et fratquod requiritur.

XXVI. Item quod homines predicti Lanziloti. ac Manfredi. et fratrumde Becharia nepotum suorum. possint et valeant. in terris et super territorioprefa ti domin i ducis. ire morari. conversari ac negotiari cum eorum omnibusbonis merchanti js. et rebus. et quod bene et laudabiliter tractari debeantur.tamquam subdit i p re fa ti domin i duCis. nulla ipsis aut alteri ipsorum inferendamolestia, per aliquos ex offitialibus. gentibus armigeris vel peddit ibus seu sub.ditis prefat i domini ducis. Et si a casu vel fortassis. eisdem seu alicui ipsorum.

aliqua molestia vel iniuria infereretur. debita Eat iustica vel punitio. quemadmodum f ieret si filata fuisset. subditis prefa ti domini ducis. Et in quantumnon f ie re t. quod prefati Lanziotus Manfredus ac fratres. obligationis federefidelitatis. aut allio vinculo promissionis. vel obligationis. quibus obligati essentprelibato domino non teneantur. ymo ab eo liberi et franchi esse tenerenturac si nihil promisissent.

Super XXVI quod bene traclentur subditi Lanziloti et Manfredi el fiatquod requiritur.

XXVII. Item habito respectu ad metum. quem habent gibelini de Bassi.gnana de gelfis Bellengierijs et eorum sequacibus foriusitis Bassignane predicte.propter salutem evitande destructionis dicte terre. quod predicti Beilengerii.tam de Bassignana. Rivarono. et Preveria iurisdictionis ipsius terre, non possint. nec valeant ullo modo nec tempore repatriare. Considerato quod ab amiquo non sunt oriundi dicte terre. nec nilo tempore fuerunt servitores iflustrissimorum dominorum de Vicecomitibus et quod verum sit quod compluresex ipsis tempore recolende memorie. illustrissimi quondam domin i dom in iducis genitoris presentis p re fa ti dom in i ducis Mediolani baniti fuerunt etsunt. nec unquam de banno exiverunt. propter proditiones. quas fecerunt con-tra statum prefa ti domin i ducis tempore Ecclesie.

Filippo Maria Visconti, dugi 1, vescovo di Novatative con Lancellotto

fortilizi (Milano, 141FONTI. — A. L’originale

Cris tiani, in A rchiv io d i Stato97t. — C. Altra copia sincrona,Carte Rota-Candiani (già Beccar

MET. D I P UB L. — Si ripro

In nomine domini amgentesimo quinto declino jnlani. die dominicho quintoMedio lan i in castro porte Jscripti illustrissimi principissimus princeps et. excellentdux Mediolani etc. Papie Andelende memorie illustrissimhannis Galeaz primi ducis Mtia et comprobata dudum lemini Petri dei et apostolicspectabilis generosisque virutriusque eorum plenarie cSperonum. absentes tanquaprocuratores et quidquid mescientia fecit constituit et sniter ordinat specialiter nomdentium suorum quorumcudendum et contrahendum fiet permissiones. que videbuprocuratorum. cum spectabquondam spectabilis generoquondam spectabilis generosliter quondam dicti domini

liorum et tam coniunctimvidebitur. et nomine prefa tiLanzaloto dominium posseset rochete ac fortilitiorumtitulo causa t radit ionis dompignoris et sic et aliter pro

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25 2 APPENDICEAPPENDICE

dendum pignorandum ac transfferendum et quasi ipsi Lanziloto et fihijs dictiquondam domini Castelini et cuilibet eorum et tam divisim quam coniunctim.illa fortiitia terras territoria. et ila. que videbuntur discretioni dictorum procuratorum. et ad recipiendum nomine prefati domini ducis a dictis Lanziloto.et filijs domini Castelini predictis et a quolibet ipsorum. et tam coniunctimquam divixim juramentum f ideli tat is in forma et prout ipsis procuratoribusvidebitur et placebit. et de premissis et quolibet premissorum. ad rogandumquemcumque notarium ut unum et plura prout fuerit opportunum publicumet publica confitiat instrumentum et instrumenta cum a sub iflis pactis conventionibus permissionibus translatione dominij possessionis et quasi constitutione procuratoris in rem propriam Cessione iurium obligationibus Clauxuhssolempnitatibus et renuntiationibus que ex forma dictorum contractuum etcuiuslibet ipsorum tam de iure quam de consuetudine requiruntur. et sic aliteret prout ipsis suis procuratoribus videbitur et plaCebir. generaliterque ad eaomnia et singula fatienda gerenda et exercenda. que in premissis Ct circha premissa e t quolibet premissorum fuerint utilia necessaria et oportuna. et queprefatus dominus dux constituens facere posset. si premissis personaliter adesset. etiam si talia forent que mandatum exigerent speciale et plusquam speciale.dans et concedens prefatus dominus dux suprascriptis procuratoribus suis inpredictis et circha predicta et in dependentibus. et conexis ab eis plenumliberum generale ac speciale mandatum cum piena libera generali ac speciali

administratione ac Comittens eisdem in premissis omnimodas vices suas promittens prefatus dominus dominus Fiippus Maria constituens mich i notanoì nfrascripto tamquam publice persone recipienti et stipulanti nomine et vicedicti Lanziloti et filiorum dicti quondam domini Castelini et omnium et singularum personarum quarum aliqualiter interest intererit seu interesse poteritquomodolibet in futurum. quod quicquid fuerit conventum promissum receptum translatum ac contractum et factum per dictos eius procuratores in premissis e t c ir cha premissa totum cunctis in antea tempor ibus ratum gratumet firmum habebit et tenebit attendet et observabit et nullatenus contrafatietdicet seu veniet sub ypotheca et obligatione omnium bonorum suorum. Eti nde prefatus dominus mandavit michi notano infrascnipto ut de premissisunum et plura prout fuerit opportunum publicum et publica confit iam instrumentum et instrumenta presentibus spectabile milite domino Galeoto de Bivilaquis Elio quondam spectabilis militis domini Guillelmi egregijs viris magistroYoseph de Castronovate artium et medicine doctore Elio quondam egregij

artium et medicine doctoris domini magistni Florij magistro Stefano Spalaartium et medic ine doctore . de Burgo Sanai Martini Elio quondam HenriciSpale Luchino de Crivellis collaterali et Francischino de Surigarijs camerarioprefa ti domini ducis jnde testibus ydoneis ad premissa vocatis specialiter etrogatis.

(S.T.) Ego Catelanus de Christianis genitus quondam domini Francischini

junisperiti publicus papiensisac prelibati domini domin i durogatus tradidi et subscripsi.

(S.T.) Ego Bartolameuscivis Mediolani porte Cumane

jmperiali auctonitate hanc carta

Nuove richieste presentatesConti, duca di Milano,settembre . Milano, 14

FONTI. — A. L’originale maBiblioteca Bonetta di Pavia, CarteA. CERIOLI, op. cii., 130.

MET. DI PUBL. — Si riprodu

Item quod Christoforusstronovo exhimantur ab eoru

ducantur. et ad possessionemConcessum est quod ad

et non Castronovum. et de bItem quod Gibelini de MConcessum fuit.Item quod duo baniti de

ut supra reducantur.Concessum non fuit qu

Item quod Vercelus deAlexandrie.

Concessum non est quiaItem quod fili Callotij

extrahantur et ut supra reducConcessum non est quo

terjecerunt potestatem SallaruItem quod Facelus deextrahatur et ut supra reduc

Concessum non est. respItena quod situs Bastiteg

et forma quibus eas primitusConcessum fuji ut clariu

fuerunt.

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234 APPENDICE APPENDICE

Item de factis domine Magdalene uxor quondam domini Antoni de Becharia de la Plebe .

Concessum fuli.Item de carceratis Novarie.Concessum fuit.

Item de Steffano de Qualiata.Concessum /uit quod non possii repatriari.Item de restitutione omnium requisitorum et introductione possesisonum.Concessum fuji.

VIII

Trattato di pace fra Lancellotto Beccaria e Filippo Maria Visconti ducadi Milano (Bassignana, 1415 settembre 30).

FONTI. — A. L’originale manca. — B. Copia sincrona, rogata dal notaio CatelanoCristiani, in Archiv io di Stato di M ilano, Reg. cit., c. 78-83.

In nomine domini amen. Anno a nativitate eiusdem millesimo quadringentesimo quinto decimo jndictione octava cile lune ultimo mensis septembris

hora parum post nonas in terra Bassignane in castro dicte terre videlicet incamera cubiculari magnifici viri Lanzioti de Becharia reverendus in Christopater et dominus dominus Petrus dei et appostol ice sedis gratia episcopusnovariensis et comes et spectabilis generosusque vir Speronus de Petrasanctafilius quondam domini Antonij procuratores illustrissimi domini domini Filippi Marie Angli ducis Mediolani etc. ad infrascripta fatienda et permittendasolempniter consti tut i ut constat publico procurationis instrumento fieri rogatoper me Catelanum de Christianis notarium ac prefati domini ducis secretariumanno et indictione presentibus ex una et pro una parte et magnif icus generosusque vir Lanzilotus de Becharia fllius quondam magnifici generosiquemiitis domini Mussij de Becharia suo proprio et principali nomine ac etiamnomine et vice Manfredi Antonij et Mathei filiorum quondam magnifici militis domini Castelini de Becharia. pro quibus dictus Lanzilotus promixit aconvenit ac promittit predictis procuratoribus et michi notano inf rascr ip totamquam publice persone solempniter stipulantibus et recipientibus nomine e tvice prelibati domini ducis et omnium a singularum personarum quarum aliqualiter interest intererit seu interesse poterit quomodolibet in futurum. quoddicti filij quondam domini Castelini solempniter et legiptinie ratificabunt. approbabunt et omologabunt per publicum instrumentum presens instrumentumpactorum et conventionum e t omn ia e t s ingu la in presenti instrumento apositaet descripta cx alia et pro alla parte omnibus meliori iure via modo causaet forma quibus meius validius et efficatius potuerunt et possunt. et cum

interventi i bidem omnium soet similibus tam de iure quampariterque oportune spente etberato. fecerunt mutuo et vicinfrascripta pacta er conventio

solempni stipulatione valatasnerunt videlicet . primo dictiserunt et convenerunt prefatomichi notano inf rascr ip to tamstipu lans nomine et v ice supramm aliqualiter intererit seu inprefatus dominus dux relassabparentibus et amicis captivis ripsorum cum jmunitate et libeEt ex nunc dicti procuratorespromiserunt et convenerunt ddicto Lanzioto et michi notanprefatus dominus dominus duad possessionem bonorum eideundemque Gualterelum per etum et jmmunem in perpetuulibatum impositis et de cetejmunem fatiunt ut supra. Jtea michi notano nomine quodominus dux jnduci fatiet Guipatruum a £lios ac eorum paomnium bonorum suorum tamlibatus dominus dux ipsos ationem et ipsos a quemlibepenitus extrahi. et cx nunc eodicti procuratores promiserunzioto a michi notano nominedominus dux jnduci fatiet Baromnium bonorum suorum ipsdux reducet ad eorum solitareducunt ut supra. Jtem dicti

quo supra dicto Lanziloto etstipulanti quod prefatus domigibelinos de Bassignana dictiin ea habitantes tamquam bonnulla memorata jniuria. si quapartialitatis. aut alio respectu

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256 APPENDICE APPENDICE

volens quam habitare nolens gaudeat et gaudere valeat omnibus bonis suistam mobilibus quam ymobilibus. Quoque omnes venditiones facte per aliquoscx foriusitis de Bassignana. seu per alios eorum nominibus de honis ipsorumtempore tenute ipsius terre Bassignane dicti Lanzioti. sint vailde e t observen tu r in quantum de iure valere et tenere debeant et cx nunc eas ratificant

et approbant ut supra. Quoque dominus dux prelibatus per eius litteras liberabit predictos homines de Bassignana. ah omni et eo toto. quod eisdemseu alicui ipsorum peti posset. per a liquos foriusitos dicte ter re occaxionefructuum per ipsos de Bassignana perceptorum. ex possessionibus foriusitorumpredictorum de Bassignana. seu aliquarum rerum mobilium ad manus ipsorumperventarum. taliter quod ipsis causis. nequeant de cetero aliqualiter molestari.Quoque Comune et dicti homines de Bassignana al iquali ter in futurum nonvaleant inquietari vel molestari per cameram illustrissimi domini ducis prelibati vel ipsius offitiales. pretextu et occasione alicuius retentionis salarij velprovisionis et cuiuscumque alterius debiti de quibus comune et homines predicti ab hodie retro debitores essent seu apparerent camere prefacte et queah ipsis Comune et hominibus peti posset seu veilet quavis occasione ah hodieretro per cameram prelibati domini. I tem prefa ti procuratores promiserunt etconvenerunt dicto nomine dicto Lanzioto et michi notano, nomine quo suprarecipienti et stipulanti quod prefatus dominus dux attendet et observabit etper ipsius offitiales attendi et observari fatiet. Matheo Manuello et Galeaz

eius nepoti de Bassignana pro sese eorumque filijs litteras patentes prefatidomini ducis eisdem Matheo et Galeaz concessas et omnia et singula in ipsislitteris contenta datas Mediolani millesimo quadningentesimo quintodecimonona jndictione signatas. Johannes. et sigilli impressione prelibati domini ducismunitas. Ulterius procuratores ipsi promiserunt et convenerunt ut supra. quodpredicti Matheus et Galeaz possint eisque liceat tute l ibere et impune. absquemolestia reali nec personali. eisdem inferenda. ire stare morari pernoctarenegotiari mercari in civi tat ibus et ad civitates terras loca et per univensumterritorium prefati domini ducis tamquam boni et legales subditi prefati domini. Item dicti procuratores dicto nomine promiserunt et convenerunt dictoLanziloto et michi notano nomine quo supra stipulanti et recipienti quodprefatus dominus dux. exhimi et extrahi fatiet Jacobum Lazarum filium dominiHenrici Johannempetrum de Grassis Andream Serenum Castelinum Frambaliam Matheum Grassum filium Johannis omnes banitos de Castronovo. a

quibuscumque bannis condempnacionibus et sententijs eisdem et cuiibet ip

sorum et de ips is datis et factis. occasione imputationis eisdem facte. quoddare volebant terram Castrinovi illis de Becharia. ha tamen quod non possuntCastrumnovum redine. Idemque prefatus dominus dux fatiet de omnibusamicis dicti Lanziloti territorij prefa ti domini ducis banitis et foriusitis causadicti Lanziloti occaxione alicuius conducte biadi vel homicidij seu alteriusdelicti comissi per ipsos seu aliquem ipsorum. in guerra aut in servitijs dicti

Lanziloti et ex nunc dicti pratores dicto procuratorio nzioto et michi notano tamqcipienti nomine e t v ice filior1ml et omnium quorum aliq

quod preibatus dominus dupotestati Viquenie quatenusquocumque debitores dictordebitores ipsorum. quavis cconcedet et mandabit in quiterris. quod prefato Lanziloeorum procuratoribus et nuditum contra et adversus quocx quavis causa. tam in presuis cogendo dic tos deb itoredicta eorum debita persolvenpromiserunt ut supra quodconcedet. et cx nunc dicti prLanzilotus et filij dicti quondet in perpetuum conducereet munitiones de una terra

torum Lanziloti et filiorumsecure ac impune et sine alilibitum non obstantibus aliqtenendis per prelibatum domtt quod prefatus Lanziotusres et bona suas. quas et qbuscumque tenris prefa ti dolibere ut supra. Item predicserunt et convenerunt dictoomnes pedites vel stipendiaservitia possint et eis liceat cquos habent in Bassignana eet eis placebit l ibere et sineserunt nomine quo supra.supra. quod prefatus domin

restitunt Mussetum de Becarratores dicto nomine prefatquondam domini Casteini.insul tus vel excessus. sive daLanziloti et filiorum predictodominum ducem quam per a

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258 APPENDICE APPENDICE

rentibus suis tam per ascalamentum quam aliter quocumque modo. eisdemLanziloto et fflijs predictis et cuilibet eorum restitui fatiet dampna filata utsupra ac ipsos et quemlibet ipsorum indempnes conservab it e t restituet. apredictis excessibus insultibus et dampnis ac ah extirpatione seu ablationedictarum terrarum et locorum et cuiuslibet earum. Item dicti procuratores

dicto procuratorio nomine promiserunt et convenerunt prefato Lanziloto suoproprio et principali nomine. ac nomine et vice filiorum dicd quondam dominiCastelini et michi notano infrascripto tamquam publice persone recipenti etstipulanti nomine et vice omnium et singularum personarum quarum aliqualiterintererit seu interesse poterit quomodol ibet in futurum. quod prefatus dominus dux exh imi fatiet de hanno quosCumque bannitos amicos prefatorum Lanziloti et filiorum dicti quondam domini Castellini. qu i steterunt ad stipendia.seu servitia sua tempore guerre. quam habuerunt cum prefato domino duCe.in qua guerra comixissent. seu perpetrassent. aliqua homicidia incendia adulteria robarias seu cuiusvis alterius generis crimina aut quos conduxissent seuinculpati fuissent conduxisse. seu conduci debuisse aliquas quantitates biadorum seu aliarum rerum undecumque. ad ipsorum et cuiuslibet ipsorumLanziloti a fihiorum predictorum terras obsessas et territoria seu alla quavisoccasione. quos baniti essent per respectum dictorum de Becaria quoque restituantur ad eorum bona et ad eorum soli tam repatriationem. Quoque amicisuprascriptorum expulsi ah eorum domibus terrarum et territorij prefati domini ducis non habentes bannum predict is ex causis ut supra reduCantur etex nunc predicti procuratores dicto nomine ipsos et quemlibet ipsorum exhimunt et reducunt. [tem dicti procuratores promiserunt et convenerunt dictoLanzioto et michi notano tamquam publice persone nomine quo supra recipienti et stipulanti quod prefatus dominus dux induci et restitui fatiet omnesamichos exititios de Viqueria qui habitaverunt super territorio prefat i dominiducis a tempore novitatis Viquerie citra. ad possessionem et quasi quorumcumque bonorum ymobilium et jurium suorum et ipsos reduci fatient adeorum solitam repatriationem quoque eisdem servari fatient omnes gratias etjmunitates eisdem solitas servari tam per dominum quam per Comune Viquerie a tempore novitatis dicte terre retro. et cx nunc inducunt et restituntut supra. Item dicti procuratores dicto nomine promiserunt et conveneruntdicto Lanziloto et michi notano tamquam persone publice stipulanti et recipienti nomine quo supra. quod prefatus dominus dux jnduci et restitui fatietdominum Beltraminum de Mangiarinis Simonem Yardum Martinum de Fer

rarijs. et omnes alios foriusitos de Viqueria. nunc comorantes et qui comoratifuerunt in terris illorum de Becaria ad possessionem et tenutam seu quasiquorumcumque bonorum et jurium suorum que predicti et quffibet eorumhabent in terra Viquerie eiusque territorio. ac in quibuscumque alijs terris etearum territorio subdit is domino duc i prelibato in eo statu jure et gradu.quibus erant tempore quo quondam magnificus dominus Castelinus de Becaria

de Robecho sive eius heredesnon obstantibus aliquibus bacontra eos vel eorum quemlvel jura vel in eis et super efacte facta seu lata forent e

querie facte per heredes quobato citra usque in diem honomine quo supra prefato Lalanti et recipienti. quod predsupra nominati possint et vaperpetuum cum eorum fihijs eet habitationem tenere, in tsecundum quod fatiunt alijeomm bonis a juribus gaudtriare ad eorum solitam repatdomini ducis non obstantibuseos ve l aliquem ipsorum. nealiqualiter imputari vel oponvel a liquo ipsomm a dicta teprocessus condempnatio veleorum vel alicuius eorum boipso jure s it nu llum. ac e tiaterritorium prelibati dominibonis dummodo non stentQuoque fructus anni presenItem dicti procuratores promLanziloto et michi notano nprefatus dominus dux jnducdrona ad possessionem quorurepatriationem. et ex nunc eua convenerunt nomine quoquo supra recipienti et stipuFlorelum de Becania consangterre Caxorate et quarumcumbonorum. cum perpetua jmudominus dux predictum Flor

repatriationem et cx nunc eoet convenerunt nomine quoquo supra stipulanti et recipiefatiet Christoforum Grassumquondam Faraveffi. et alios aeorum bannis et condempnac

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260 APPENDICE APPENDICE

possint et habitare in territorio prelibati domini et eos ex nunc exhimunt.Item dicti procuratores promiserunt et convenerunt nomine quo supra dictoLanziloto et michi notano nomine quo supra recipienti et stipulanti. quodprefatus dominus dux reducet per ip sius litteras Jacopum Vicecomitem etfratrem et omnes gibellinos foniusitos de Mugarono. ad possessionem quorum

cumque bonorum et ad eorum solitam repatniationem. et ex nunc dlict i procuratores dicto nomine eos reducunt. Quoque homines de Bassignana habentespossessiones in te rra et territorio Mugaroni possint ipsis possessionibus etbonis suis gaudere. Item dicti procuratores promiserunt et convenerunt nomine quo supra dicto Lanziloto et michi notano nomine quo supra recipientiet stipulanti quod prefatus dominus duz providebit. quod Stefanus Qualiatade Bassignana et fratres olim habitatores ipsius ter re . non possint ullo tempore ad ipsam terram repatriare nec bonis suis gaudere. Item dicti procuratores promiserunt et convenerunt nomine quo supra stipulanti et recipienti.quod prefa tus dominus dux certis bonis respectibus providebit et fatiet. quodilli de Bellingerijs tam de Bassignana et Rivarono quam de Proveria et deSancto Michaele jurisdictionis dicte terre Bassignane necnon Petrus Cornagiafratres et heredes quondam Ambrosij Cornagie olim habitatores ipsius terreBassignane non possin t nec valeant uflo modo unquam repat ria re . Quoquebona ipsorum Camere prefa ti domin i ducis perpetuo confiscentur. Item dicti

procuratores dicto procuratorio nomine l ibere restituerunt et relassaverunt acrelassant dicto Lanzioto suo et nomine filiorum dicti quondam domini Caste1ml recipienti et stipulanti terram Silvani liberam et f rancham a jurisdictionealicuius alter ius terre vel Civitatis cum perpetua jmunitate et libera exemptione sicuti solita est et fuit habere tempore quo dicta terra et castrum Silvanitenebatur per quondam dominum Nicolinum de Becaria. et cum possessionibuscastro ipsius terre et dicto Lanzi loto spectantibus et pertinentibus Item dictiprocuratores dicto nomine libere restituerunt et relassaverunt. ac relassantdicto Lanziloto. presenti et recipienti suo nomine. et nomine fihiorum dictiquondam domini Castelin i. sytum terre Robechi. liberum et franchum a jurisdictione. alicuius alterius. terre. vel civitatis. cum perpetua jmunitate etlibera exemptione. et cum facultate. quod liceat et licitum sit. predicto Lanziloto et filijs quondam domini Castelini hominibusque ipsorum. ac eorumheredibus. et successonibus. nova habitacula facere. cum eius solito fortilitio.et aliud novum fortilitium construere cum jmunitate predicta. Item dlicti procuratores dicto nomine libere restituerunt et relassaverunt ac relassant dictoLanziloto presenti et recipienti terram Valide seu sytum eius liberam et francham a jurisdictione alicuius alter ius ter re vel civitatis cum perpetua jmunitateet libera exemptione et quod liceat et licitum sit predicto Lanziloto et filijsquondam domini Castel ini hominibusque ipsorum et eorum heredibus et successoribus nova habitacula facere in dicta terra. et cum eius solito fortilitio etaliud novum fortilitium construere cum jmunitate predicta. Item dicti proni-

ratores dicto nomine l ibereLanziloto presenti suo et nomrecipienti Molandinum de Pocuius alterius terre ve1 civitatItem dicti procuratores dicto

saverunt ac relassant dicto Ldomini Castelini recipienti pcum omnibus a li js ablat is •podomini Castelini ipsis spectanalter ius ter re vel civitatis cumsolita est et fuit habere. Itemrunt et relassaverunt et relasset vice Manfredi de Becaria elocum Galiavole. que est dojurisdictione alicuius alter iuslibera exemptione. quam relexpressa condictione. dummodex una parte. et filiam quondmini Galeaz de Grumellis locl ibere restituerunt et relassaet nomine filiorum prefati quGaz ij e t eius possessiones preCastelini spectantem et hocponibus per ipsos quondam doItem dicti procuratores dictorelassant dicto Lanziloto pondiutius teneri et operani constabernis existentibus citra etjus et comodum tabernizandieisdem pontu et tabernis libedum formam concessionis etbatum dom inum dom inum dPapie dat. primo martij millesdicti procuratores dicto nomindicto Lanziloto zardinum dein Perticha civitatis Papie s

quam relassationem et restitcerunt et ipse Lanzilotus rehac expressa condictione videnere teneatur et sic ipse Lanzipsorum procuratorum et Gudisponete promisit prout eis

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262APPENDICE

ipsorum videbitur et placebit omni exceptione et contradictione cessanteItem dictj procuratores dicto nomine libere restituerunt et relassaverunt acrelassant dicto Lanziloto domos et possessiones de Papia eidem Lanzioto spectantes cum perpetua jmunitate e libera exemptione. [tem dicti procuratoresdicto nomine l ibere restituerunt et relassaverunt ac relassant dicto Lanzioto

presenti nomine et vice fihiorum quondam domini Castelini recipienti domosin quibus quondam dominus Castelinus de Becaria habitabat sytas in civitatePapie in parochia sancte Marie in perticha cum perpetua jmunitate et liberaexemptione e etiam domum seu salam per ipsum quondam dominum Castelinum constructam ad sanctum Jacobum sytam ext ra portam sancte Marie inpert ica predicte civitatis Papie. Item dicti procuratores dicto nomine confirmaverunt et confirmant dicto Lanziloto et michi notano tamquam publicepersone recipienti nomine e vice ac ad partem et utilitatem fihiorum prefatiquondam domini Castelini terras Serravalis et S tazani Iiberas et franchas ajurisdictjone e subiectione alicuius alterius civitatis vel t er re cum mero etmina imperio e perpetua jmunitate et libera exemptione. sicuti solite suntet fuerunt babere ex forma feudalis concessionis facte per prelibatum dominum ducem. in prefatum quondam dominum Castelinum quam confirmationem fecerunt dumodo dicti filij quondam domini Castelini sive eorum legiptimus procurator vel nun tius fatiant fidelitatem prefato domino duCi. velprocuratoribus prefati domini ducis de terris predictis. Item dicti procuratores

dicto nomine promiserunt et convenerunt suprascripto Lanzioto et michinotano quo supra nomine recipienti et stipulanti. quod prel ibatus dominusdux predicta omnia et singula et etiam infrascripta ratificabit et approbabit perpublicum instrumentum. Item dicti procuratores dicto nomine promiserunt etconvenerunt dicto Lanziloto suo et quo supra nomine et michi notano tamguam publice persone recipienti et stipuland nomine e vice hominum subditorum prefati Lanzioti et fihiorum prefati quondam domini Castelini. etetiam nomine aliorum quorum interest seu interesse poterit in futurum quodhomines terrarum prefatorum Lanziloti e Manfredi et fratrum de Becaria decetero poterunt eisque licitum enit in ter ris et super territorio prelibati dominijre morari et conversari ac negotiari. cum eorum omnibus bonis mercatijs etrebus. et quod bene e t laudabiiter tractabuntur tamquam subditi prefati domini ducis. nulla eisdem aut alicui ipsorum inferenda molestia nec jniuria peraliquos ex offitialibus gentibus armigeris vel peditibus aut subditis prefatidomini ducis de qua ilata molestia seu jniuria. si a casu vel fortassis fieret

debita iustitia vel punitio. quemadniodum fiere si facta esset alicui ex subditis prefa ti domin i domin i ducis. quod capitulum per patentes l i tteras prefatidomini ducis prefato Lanziloto fatient confirmari viceque versa dictus Lanzilotus suo et nomine filiorum predicti quondam domini Castelini promisit etconvenit predictis procuratonibus et michi notano stipulanti nomine omniumsubditorum prefati domini ducis et aliorum quorum intererit seu interesse

poterit in futurum quod hdomini ducis possin t e t vaziloti et filiorum dicti quoconversari et negotiari cumbene et laudabiiter tractar

torum Lanziloti et filiorumalicui ipsoruna inferenda moffitialibus gentibus armigenepotum. de qua ilata molal icui ipsorum ullo modo fifleret si illata esset subditisItem dicti procuratores dicziloto et michi notano quibquod homines Caxel la rumLanziloti et filiorum dicti qvina et blada quam a lias rseu aliunde voluerint tamaliarum civitatum terrarumdiolani etc. ad dictas terrasrum solutionum quemadmo

tatis Papie prefat i domini dquam alias res et merchantextra ut supra t ractantur indomini ducis conducere habterras prefati domini ducismodum eorum subditi in pratores dicto procuratorionotano quo supra nomine stde omnibus superius et infepro predicti s restitutionibussuo sigillo sigillatas debitamobscuritate. Item dicti procudicto Lanziloto et michi notaquo supra. quod per prelibdabuntur et numerabunturpondenis. occasione rellassattamen adiecta condi tione. qsignet in deposito nomine Lrellis partium confidens castrtum dominus dux prelibatusflorenos octomillia in auro aocto menses seu in fine dicto

APPENDIcE

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264 APPENDICE APPENDICE

rochete et pontis Bassignane. quod tunc teneatur suprascriptus Guido dictumcastrum citadellam et terram in deposito ut supra retinere usque ad mensesquatuor jnde proxime sequituros intra quos seu in fine ipsorum. si prelibatusdominus dux eidem Lanziloto dederit et numeraverit seu dati et numerarifecerit florenos septemmillia in auto restantes ad integram solutionem fiore

norum quindecimmillium suprascriptam. tunc idem Guido teneatur et debeatipsum castrum citadellam et terram libere rest ituere domino prelibato et incasu quo idem dominus dux suprascripto Lanzioto non daret aut numeraretseu dan aut numerari faceret suprascriptos florenos septemmillia in fr a sup rascriptos quatuor menses. aut in fine ipsorum. quod tunc dictus Guido d ic tumcastrum citadellam et terram teneatur ponere libere et expedite omni exceptioneque cessante in manibus et baylia ipsius Lanziloti. Si vero prelibatusdominus dux prefato Lanziloto non dederir aut numeraverit seu dati aut numerar i fecer it suprascriptos fiorenos octomillia cx illis fiorenis quindecimmillibus infra menses octo suprascriptos seu in fine ipsorum. tunc et eo casuprefatus Guido teneatur dictum castrum citadellam et terram dare et assignareipsi Lanzi loto pro prius prestante ydoneam fideiussionem de fiorenis vigintimillibus in auro in civitate Janue quod si dominus prelibatus usque e t intramenses quatuor proxime sequturos a die finiti termini octo mensium suprascriptorum postquam dictus Lanziotus habuerit possessionem dicte terre Novarum tradi aut dan feceri t ips i Lanziloto dictos fiorenos quindecimmil lia inauro. tunc ipse Lanzilotus libere restituet et tradet et dimittet prefato dominoduci ipsum castrum citadellam et terram Novarum sine ulla exceptione. Et siipsam fideiussionem in predicta civitate Janue in totum dare non potueritlicitum sit eidem Lanziloto ipsam dare in civ itatibus et terris illustrissimi domini ducis prelibati usque ad completam summam suprascriptorum florenorumvigintimillium. Et si dictus Lanzi lotus dictam fideiussionem dare nollet autnon posset quod tunc idem Guido teneatur et debeat elapsis suprascriptis octomensibus dictum castrum citadellam et terram in deposito retinere ut suprausque ad quatuor menses a die finiti termini octo mensium suprascriptorummdc proxime sequentes intra quos seu in fine ipsorum si i dem dominus duxnon dederit aut numeraverit dan seu numerar i fecer it suprascripto Lanzilotosuprascriptos florenos quindecimmilhia in auro. quod tunc idem Guido elapsodicto termino. teneatur et debeat dictum castrum terram et citadellam ponerein manibus dicti Lanziloti omni excusatione et exceptione cessante. Et sidictus Lanzilotus dictam fideiussionem dederit ipso domino dante seu nume

rante aut numerati fatiente dictos florenos quindecimmiuia suprascriptos Lanziloto. et ipse Lanzilotus recusaret restituere prelibato domino duc i dictumcastrum citadellam et terram intra quatuor menses inde a die finiti terminiocto mensium suprascriptorum proxime sequentium. quod tunc dominus prelibatus possit et valeat contra dictos fldeiussores agere et ab eis consequiintegram solutionem suprascr iptorum fiorenorum vigintimillium eo tamen

jntelecto quod idem Guidoaut ad liberam traditionemterre aut ad solutionem supdicti procuratores ut supraLanziloto ut supra quod in

et assignetur per dominumsuprascriptis. quod tunc siinde proximos sequturos delam et terram. quod tunc it ionem suniptum custodiedictum sumptum jdem Lanzrestitutionis stetur determdebere restitui prefato Lanzut supra dicro nomine proquod dictus Guido per castterra tenete et deputare habvanda sine fraude et dolo iobstantibus aliquibus incursquibuscunique fraudolentijsexcogitari possent dictammentum et alias solempnes psingula singulis referendo. Idicto Lanzioto quod duraquatuor aditorum. prefatusNovarum ilhis munitionibus•facta sibi solutione dictorumesset dictum castrum seu rper predictum Guidonemdominum ducem aut l iberamunitiones quo voluerit cofacere. Item dicti procuratorLanziloto suo et nomine filnomine omnium quorum inin futurum recipienti etquibuscumque personis etquondam domini Castelini

civitatibus terris et territoripacifice tenere et possideresorum per prefatum domiadverso predictus magnificuvide sed animo deliberato.quibus melius potuit et po

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266APPENDICE

prelibati illustrissimj principis et excellentjssimi domini domin i ducis Mediolani etc. et michi notano tamquam publice persone recipienti et stipulantinomine et vice prelibati domini ducis et omnium et singulor tim quorum aliqualiter interest intererit seu interesse poterit quomodo1i~t in futuriim. quoddictus Lanzilotus libere ponet t raddet et consignabit in manibus et fortiaprefati reverendissimi patris et domin i dom in i Pet ri episcopi novariensjs er

comitis etc. procuratoris prelibati domin i domini ducis rocham seu castrumet terram Caxellarum diocesis papiensis quas idem Lanziotus presentialiterte ne t et possidee semota quacumque contradictione et obstantia de quibusquidem rocha seu Castro et terra facta traditione et consignatione predictis.Jnde d ic tus domjnus episcopus procurator disponere possit e t valeat eiqueliceat pro libito sue voluntatis. Item dictus Lanzilotus promisit et convenitpredictis procuratoribus et michi notano quo supra stipulanti et recipientiquod per ipsum babita possessione terrarum et locorum Silvani Robechi etValide et Molandini de Ponzano suo nomine et nomine f ih iorum quondamdomini Casteini et facta depositione castri citadelle et terre Novarum in manibus magnifici Guidonis Torelli procuratoris prefati domini duc is loco p1 -gnoris dictorum florenorum quindecimmiffiu~ auri. qui dan debent dictoLanziloto secundum tenorem suprascriptotum capitulorum tunc dictus Lanziotus restituet dabit et consignabit ac rellassabit castrum citadellam et terramac pontem Bassignane in manibus prefati et reverendi patnis domini episcopinovariensjs procuratonis prelibati domini ducis nomine ipsius domini ducisreceptuni ultra roche tam cum bastita de ultra Padum dicni pontis Bassignane. jam i ps i domino episcopo procuratoni per prefaturn Lanzi lotum relassatam ut idem dominus episcopus nomine prefati domini ducis de predictiscastro citadella terra ponte et rocheta cum bastita disponere possit pro libitovoluntatis sue. bern dictus Lanzilotus suo proprio et principali nomine acnomine et vice suprascniptotum filiorum quondam domini Castelini de Bechariapromixit ac convenin predictis procuratoribus et michi notano nomine omnium quorum interest seu interesse poterit quomodolibet in futurum recipientiet stipulanti quod ipsi Lanziotus et f ih ij dicti quondam domini Castelini acipsorum et cuiuslibet eomm heredes promittent quibuscumque personis ac sub.ditis prefati domini ducis habentibus et qui in futumm habebunt bona interris et ternitorijs predictorum Lanziloti et flhiorum dicti quondam dominiCastelini bonis ipsis gaudere. ipsaque pacifice tenere et possidere absque aliquaperturbatione eisdern per ipsos de Bechania vel suos aliqualiter inferenda.salvo tamen ipsi Lanziloto quia ut asseritur habere debet a Jacomello de Fer

rarijs florenos quingentos pe r publicum instrumenmm cuius vigore aprendiditpossessionem certarum propnietatum dicti Jacomeli Ferrarij sytarum in territonijs Robechi Clastigij et sancte Jullete. quod Jacomellus ipse nec ipsiusheredes nec etiam habituri causam ab eisdem. non possint propnietatibus ipsisgaudere nec ipsas tenere aut possidere. sed eidem Lanzioto heredibusque sui~

APPENDICE

liceat ac licitum sit. iflaabsque eo quod sibi pocrediti satisfactione. [tetorurn domini Castelininotano stipulanti et re

zilotus et dicti fihij quohomines et personas preeo tamen intelecto quodnon possint ad terramLanziloti redire. nec hasationes et que pacta e tprocuratorio nomine prnomine et vice filiorumdomini ducis et michi nonomine et vice omniumintererit seu interesse ponerunt ac promittunt etantea temporibus perpeta tenere et supra et infrvare et in nullo contrafcausa que quoquovis mreffectionis et restitutionexpensas litis et exceptsolempni stipulatione sonon nichilominus suprapendunent. et pro pnedictdendis solvendis et obsenLanziloto suo et quo suducis. et dictus Lanzi lotuCastelini bona. procunatonce penitus obligaveruntpnocunatores et Lanzilotuexcep tioni non facta rumtionum et omnium et sinsupna continetur omniquomnibus pnobationibus e

singula. Lt mdc dicti pnoquilibet ipsorum. considetangunt et concernunt rogomnjbus. et etiam de quoportunum publ icum et psentibus magnifico viro G

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268APPENDICE

tramino de Mangiarinis fihio quondam domini Luce Bartolameo de Dugnianofihio quondam domin i Ambros ij Matheo de Manuelis fihio quondam dominiUberti et Guizardo Bereta de Frascharolo fihio quondam Michaelis mdc testibusad premissa vocatis specialiter et rogatis.

(S.T.) Ego Catelanus de Christianis genitus quondam domini Francischinijurisperiti publicus papiensis apostolica imperialique auctoritate notarius. ac

prelibati illustrissinil principis et excellentissimi domini domini ducis Mediolani etc. secretarius. hanc cartam michi f ie ri iussam. rogatus tradidi et subscripsi.

(S.T.) Ego Bartolameus de Dugniano fihius quondam domin i Ambros ijcivis Mediolani parochie sancti Protasij ad monachos notarius jmperiali auctoritate hanc cartam jussu suprascripti notarij scripsi.

Ix

ancellotto Beccaria consegna a Pietro [Giorgi], vescovo & Novara, il

castello, la rocca, la cittadella e la terra di Bassignana (Bassignana,1415 settembre 30).

FONTI.—

A. L’orignale manca.—

B. Copia sincrona, rogata dal notaio CatelanoCristiani, in Archivio di Stato di Milano, Reg. cit., c. 78t.-79.

In nomine domini amen. Anno a nativitate eiusdem millesimo quadringentesimo quintodecimo jndictione octava die lune trigesimo mensis septembrishora tert iarum in castro Bassignane videlicet in curia dicti castri magnificus virLanzilotus de Becharia filius quondam magnifici miitis domini Mussij inexequtione pactorum et conventionum celebrandorum jnter procuratores jllustrissimi principis et excellentissimi domini domini ducis Medliolani etc. parteuna. et suprascriptum magniflcum Lanzilotum parte altera sponte et cx certascientia e t animo deliberato non improvide non vi dolo nec metu inductusdedit et tradidit. ac da t et tradit reverendo in Christo patri et domino dominoPetro dei et apostohice sedis grafia episcopo novariensi et comit i procurator iprelibati domini ducis. ibi presenti et recipienti castrum rocham et citadellamac terram Bassignane et possessionern ipsarum eidem domino episcopo in presentia mei notarij et testium infrascriptorum dando chaves dictorum castri

rochete et citadelle abdicando a se omnem et possessionem quas idem Lanziotus de premissis habebat. et in dictum dominum episcopum transferendotamquam procuratorem domini prelibati ut idem dominus episcopus tamquamprocurator prefati domini ducis de ips is cas tro rocha citadella et tetra disponere possit pro libito voluntatis. Et mdc dictus Lanziotus rogavit me notarium infrascriptum ut de premissis pubhicum confitiam jnstrumentum presen

APPENDICE

tibus magnifico viro Guidomino Sperono de Petramino de Mangiarinis jurquondam domin i Zanoti

(S.T.) Ego Catelanu

jurisperiti publicus papieprelibati domin i domin ifieri iussam rogatus tradi

(S.T.) Ego Bartolamcivis Mediolani porte Cujmperiali auctoritate hanc

Pietro [Giorgi], vescocastel lo, la rocca enome del duca Filip

FONTI. — A. L’origina

Cristiani, in Archivio di Sta

In nomine domini agentesimo quintodecimohora t er ia rum in terra Bsolita cubiculari magnificidominus dominus Petruset comes procurator jlluducis Mediolani e tc . e t ntestiumque infrascriptoruGorono de Lampugnanoroche et citadelle Bassignroche et citadelle dictus dGorono presenti et recipet citadelhe in presentia meidem pr ius juramento dtorum per suprascriptumducis juravit et jurat ad sturis. quod dictum castrcustodiet et gubernabit ain ipso non recetabit aliqah ipso cas tro d iscede t s

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270 APPENDICE APPENDICE

castrum rocham et citadellam non dabit alicu i n is i defferenti contrasignumdicti castri et sine speciali licentia prefa ti domini ducis et in omnbus et peromnia juravit et promixit prout continetur in forma tam manifesta quamsecreta juramenti que datur castelanis prefati domini ducis. Et inde prefatusdominus episcopus dicto nomine et Goronus singula singulis congrue reffe-

rendo rogaverunt me notar ium infrascr iptum ut de premissis publicum confitiam instrumentum presentibus Matheo de Manueffis filio quondam dominiUberti Francischino de Cimiiano filio quondam Rizardi Antoniolo filio quondam Simonis de Baxilicapetri et Guizardi Bereta filio quondam Leonardi jndetestibus.

(S.T.) Ego Catelanus de Christianis genitus quondam domini Francischinijurisperiti publicus papiensis apostolica jmperialique auctoritate notarius acprelibati jllustrissimi principis et excellentissimi domini domini ducis Mediolani etc. secretarius. hanc cartam michi fieri iussam rogatus tradidi et subscripsi.

(S.T.) Ego Bartolameus de Dugniano filius quondam domini Ambrosijcivis Mediolani porte Cumane parochie sancti Protasij ad monachos notariusjmperiali auctoritate hanc cartam jussu suprascripti notarij scripsi.

XI

Pietro [Giorgi], vescovo di Novara, consegna a Gorone Lampugnani larocchetta di Bassignana, perché la custodisca a nome del duca Filippo Maria Visconti (Bassignana, 1415 ottobre 5).

FONTI. — A. L’originale manca. — B. Copia sincrona, rogata dal notaio CatelanoCristiani, in Archivio di Stato di Milano, Reg. cit., c. 85.

In nomine domini amen. Anno a nativitate eiusdem millesimo quadringentesimo quintodecimo jndictione octava che sabati quinto mensis octubrishora parum ante nonas in rocheta sita de ultra Padum Bassignane. Reverendusin Christo pater e t dominus dominus Petrus dei et apostolice sedis grafiaepiscopus novariensis et comes procurator et nomine et vice jllustrissimi principis et excelentissimi domin i dom in i ducis Mediolani etc. in presentia me inotarij et testium infrascriptorum tradidit et tradit ac dedit et dat circumspecto viro Gorono de Lampugnano ibi presenti possessionem rochete Bassignane de ultra Padum eidemque Gorono in presentia mei notarij et testiuminfrascriptorum dedit et tradidit claves dicte rochete. Qui Goronus acceptadicta possessione. ac etiam clavibus predictis promixit et promittit dicto domino episcopo procuratori et michi notano stipulantibus nomine prefati domini ducis et omnium quorum intererit. quod fideliter tenebit reget custodietet salvabit dictam rochetam ad honorem et statum prefati domini ducis. et

in ipsa non receptabit aliquoipsam dabit alicui persone. nspeciali licentia domini prelcontinetur in forma jurameducem. Et inde prefatus dom

grue refferendo rogaverunt mmm confitiam instrumentumdomini Uberti Francischinofilio Simonis de Baxilicapejnde testes.

(S.T.) Ego Catelanus dejurisperiti publicus papiensisprelibati jllustrissimi principlani etc. secretarius. hanc cart

(S.T.) Ego Bartolameuscivis Mediolani porte Cumanjmperiali auctoritate hanc ca

Pietro [Giorgi], vescovoPodestà di Bassignana1415 ottobre 5).

FONTI. — A. L’originale mCristiani, in Archivio di Stato di

In nomine domini amegentesimo quintodecimo jndihora none in terra Bassignaminus Petru s dei et apostoprocurator jllustris principisnomine et vice ipsius dominscriptorum. dedit et tradiditquondam domini Simonis. psionem terre Bassignane. etsuprascripte. dictus dciminusfrascriptorum. actualiter dedpienti claves portarum dictescopus rogavit me notariumjnstrumentum. presentibus M

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272 APPENDICE APPENDICE

Franceschino de Cimiliano Elio quondam Rizardi. Antoniolo Elio quondamSimonis de Baxiicapetri. et Guizardo Berreta Elio quondam Leonardi jndetestibus.

(S.T.) Ego Catelanus de Christianis genitus quondam domini Francischinijurisperiti publicus papiensis apostolica jmperialique auctoritate notarius acprelibati jllustrissimi principis et excellentissimi domini domini ducis Mediolani etc. secretarius. hanc cartam michi fieri iussam rogatus tradidi et subscripsi.

(S.T.) Ego Bartolameus de Dugniano fihius quondam domin i Ambros ijcivis Mediolani porte Cumane parochie sancti Protasij ad monachos notariusjmperiali auctoritate hanc cartam jussu suprascripti notarij scripsi.

XIII

a comunità e gli uomini di Bassignana prestano il giuramento di fedeltàal duca Ludovico di Savoia, in esecuzione del trattato stipulato fra

lo stesso duca e il Comune di Milano (Bassignana, 1449 maggio 7).

FoNTI. — A. Originale in Archivio di Stato di Tor ino, Paesi di nuovo acquisto,Alessandrino, mazzo 5, n. 6.

In nomine domini amen. Anno a nativitate eiusdem quatercentesimo quadragesimo nono. jndictione duodecima. et die septima maii. super palatiodomus Communis bone ville Bassignane. presentibus nobilibus Paride de Vicecomitibus. Georgio de Cusano et Paulo de ‘i/erano civibus mediolanensibus acJohanul de Fabis etiam mediolanensi pro testibus ad infrascripta vocatis specialiter et rogatis. Huius instrumenti serie cunctis appareat manifestum. cumnuper et de anno presenti inhita sunt certa capitula inter illustrissimum principem dominum nostrum. dominum Ludovicum Sabaudie etc. ducem cx unapar te . e t illustre dominium insignis communitatis Mediolani parte cx a ltera.per que capitula et in illorum observationem mandante et ministerio egregiAntonii Rabie procuratoris ut debite edocuit ad hoc dicte communitat is Mediolani. vice et nomine prelibati domini nostri ducis magnif icus miles dominusGuilliermus dominus Menthonis ad hec infrascriptas possessionem homagia etfidelitates recipiendarum constitutus et deputatus prelibati domini nostr i parteet nomine. ac per ipsum constantibus inde litteris autenticis per de clauso

ducalem secretarium confectis. et sigillo cancellarie ipsius domin i nost ri duciscera rubra impendenti sigillatis. possessionem cas tr i e t ville predicte Bassignane adeptus fuerit. Hoc quoque dictarum proxinae designatarum vigore literarum. citra quod dictorum capitulorum derrogationem. a discretis et honorabilibus viris. Dominico de Girardis et Dominico de Previde notariis burgensibus procuratoribus et sindicis speciali ter ad hec constitutis ut apparet per

tenorem instrumenti subinfesuper a singularibus personsubnominatis nominibus priinfra recepit. Quiquid domimunitatis Bassignane. et sing

priis fecerunt. prestiterunt etrogationem homagium ligiumsuis successoribus et heredibdomini Menthonis ad hec cdicto domino Menthonis comet infra nominati nominibusbusque flexis et manibus iunmissari i posit is. et ip siu s devangeliis dei tactis pe r sedebere. homines ligios et fidelcumque statum. honorem. upliare et procurare. sinistraciariis ut primum ad eorumdomino nostro duci et suispro et contra quoscumque dservatis. in eaque forma et qr inensi nuper dictorum capituFranciscus de Belengeriis. Glegati dicte communitatis Baboni homines et fideles suo dintra et secundum formam ffidelitatis continentur. sub etione ad hec necessaria paritmagii prestititionem prefatusBassignana ut supra admisitquibus per me Petrum de Ansecretarium precepit idem drequisiverunt publicum et pstantia tamen non mutata disonarum. Johannes PaulusVicecomes. Anthonius Gran

Vicecomes. Franciscus de Mcobus Vicecomes. Stephanustus Beffisana. Iohannes TurGuiliermus de Paterinis. FraPrevidis. Anthonius de Florforus de Previdis. Henricus

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274 APPENDICE APPENDICE

meinus Canis. Vuffiermus de Belengeriis de Proveria. Ruffinus de Belengeriisde Proveria. Petrus Longus de Belengeriis. Iohannes de la Mola lacobi. Stephanus de Proveria. Iacobus de Proveria. Anthonius Longa. Tohannes Ferrar ius. Bertraminus Corradus. Ubertus Pavesius. Nicolaus Paterinus. Franciscus de Vitali. Bartholomeus de Caneto. Perrinus de Ferraria. Iohannes Cupa.

Iohannes Cavizola. Baldesaldus Galla. Iohannes de Casate. Ruffinus Canis.Anthonius Ricius. Iacobinus de Loreto. Rayninus de Proveria. Perrinus Longus. Dominicus Liorus. Anthonius de Ultrabella. Iohannes Iacomus de Christianis. Martinus de Vigonia. Franciscus de Proveria. Berthola Canis. Ludovicus de Belengeriis. Philipponus Carolus. Stephanus de Porta Albrici. Dominicus Reymondus. Georgius Regaffis. Michael de Ultrabella. Lazarinus Liorus.Iacobus Barrarjus. Martinus de Fracineto. Anthonius Paterinus. Franciscus dePomo Bertrami. Franciscus Golinus. Oliverius de la Mola. Iohannes PetrusStancus. Iohannes Cornagia. Raphael de Iviciatis. Iacobus de Manuellis.Tohannes Lustra. Humbertus de Manueffis. Anthonius de Laureto. Iacobusde Papia dictus Machus. Franciscus Vicecomes. Bosius de Papia. Ruffinus Liorus . Iacomus Grandus Barnebovis. Perrinus Ravasius. Iohannes Regalis. Anthonius de Laude. Iohannes Betramus de Ultrabella. Iohanninus Garganus.Iohannes de Ferraria. Perrinus de Caneto. Iacobus Liorus. Ruffinus de la Rota. Binascus de Binasco. Petrus de Previdis. Iohannes Grosus. Anthonius deParavisino. Petrinellus de la Rocha. Iohannes Iacomus de la Mola Pet ri.

Anthonius Dardenius. Paulus Pecteliarius. Georgius Vicecomes. Masinus dePergomo. Iacobus de Proveria. Petrus Rutinus. Lazarus Garganus. Bartholonieus de Canepa. Jacobus Girardis. Iohannes de Gerardis. Stephanus de SanctoColumbano. Stephanus Gussacerius. Ubertus Pettenarius. Michael Mitteronus.Anthonius Raynocius. Petrus de Casalis. Albertus Longus Petti. BartholomeusPaterinus. Iacobus de Biate. magister Augustinus Ravasius. Bertramus dePomo. Manfredus de Coliariis. Anthonius Regalis. Ferrarius Lingua. Symonde Ferrar ia. Iullianus Sumeria. Michael de Ferraria. Ruffinus Longus de Mede.Anthonius Gatus. Bartholomeus Cornarius. Baptist inus de Vicecomitibus.Stephanus de Canepa. Iohannes Pettenarius. Guillermus Canis. Paulus Liorus.Eosius de Puteo, Stephanus Fornarius. Thomenus Rosesia. Tacobus de Laude.Anthonius Tarditus. Dominicus Cavagnarius. magister Iacobus Pailliarius. Philippus Capeta. Iacobus de Girardis. magister Anthonius Fornaserius. ZaninusGarronus. Dominicus de la Mola. Guil lierrnus Carbonus. Iohannes de Prevesino. Maffiolus de la Valle. Bartholomeus Bulla. Bertholinus de Laude. Bar

tholomeus de Rassia. Dominicus Bonsisius. Millanus de Berguardo. Christoforus de Canepa. Gallinus de Modetia. Pollellus Galina. Guilliermus Olmus.Anthonius Campola. Ruffinus Remotius. Bertramus Strivannis. Stephanus deFerraria. Anthonius de Vitali sartor. Iohannes Paterinus. Tricius de Cremona.Bastianus Vicecomes. Iohannes de Papia. Franciscus de la Porta. AnthoniusParavisinus. Iacobus Regalis. Guilliermus Remotius. Baptista Persona. Fran.

ciscus Persona. Dominicus RSymon de Caneto. IacobusBallesana. Iacobus VicecomeAugustinus Sacus. Barnaba dde Proveria. Iohannes de la

Anthonius Alamanus. Ruffinleysana. Iohannes de VegiisMarcquinus de Caneto. IohaFranciscus Ricius. Iohanneslidus. Vulliermus Liorus. Zade Vigonia. Georgius de laIacobus de Pomo. MarcquinSaccris. Iohannes de Laude MLaurentius Carbonus. Iohanbonus. Theobaldus Mascus.Bellengeriis. Franciscus de Pla Porta Michaelis. Silvesterr inus. Guidus Alamanus. Athonius Christianus Marcquinliermus Stalleonis. Bastianusvagnarius. Pasinus Fiorus. SLongus de Mede. Petrus Bopredictis Dominico de Girarsequitur ut esse. In nominesimo quatricentesimo quadramensis madii. In Bassignanagnane. ibique convocato et cnobilis et egregii domini. Pasono campane et voce precosilo erant omnes infrascriptsupra prout infra denominabDominicus de Girardis. Rayciscus de Caneto. Batista Penus. Dominicus de Previdis.rinus. Franciscus de MananVallexana. Perinus de Burcioper quos omnia negotia dictcum sit necesse eligere duosquibus per prius consiliumfidelitatis nomine et v ice dictet generosi militis. domini Gstrissimi principis. et excelsi

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276 APPENDiCE APPENDICE

predictum homagium fidelitatis recipere debet a Commune et hominibus dicteterre Bassignane nomine et vice prelibati domini ducis secundum continentiamcapitulorum initorum factorum et celebratorum inter et per preibatum dominum ducem parte una. et spectabiles dominos. Iohannem de Casate. Petrumde Oxio ac Anthonium Rabiam cives mediolanenses procuratores et manda

tarios illustris et excelse communitatis Mediolani. et hoC de mandato etimposicione dicti domini Anthonii Rabie mandatari. et procurator is prefatecommunltatis Mediolan i. qu i actualiter imposuit et remisit auctoritate sibiattributa per agentes nomine prefate communitatis Mediolani suprascriptis consiiariis de dicta terra Bassignane ut dictum homagium fidelitatis prestare debeant prefato domino Guilhiermo de Menthone. et in manibus ipsius nomineet vice prelibati domini domini ducis secundum continentiam predictorumcapitulorum. et prout fecerunt domini Franciscus de Belengeri is. Marchus deFionibus oratores Communis et hominum dicte terre Bassignane. Quiquidemconsiliarii audita imposicione facta ipsis per prefatum dominum AnthoniumRabiam omnibus iure via modo et forma quibus melius potuerunt et possuntpredicti consiliaril deliberate volentes parare mandatis ipsius domini Anthoniimandatarii et procuratoris ut supra sponte. et ex certa eorum scientia. ac animo deliberato in present i e t general i consilio eligerunt et eligunt dominosDominicum de Girardis. Dominicum de Previdis. eorum sindicos et procuratores. qui auctor itate presentis consilii. ac eorum consiiariorum habeant

potestatem auctoritatem et bay liam. prestandi er faciendi dictum homagiumfidelitatis nomine et vice eorum consffiariorun,. ac Commune et homines dicteterre Bassignane in manibus prefa ti domin i Guilhiermi stipulanti nomine etvice prelibati domin i dom in i ducis. et secundum continentiam predictoi-umcapitulorum. et hoc presentibus Tacobino de la Porta filio Francisci. Uberto deBongho filio Petri et Iohanne Tacobo de Christianis filio Martini omnibushabitatoribus dicte terre Bassignane testibus ad predicta vocatis specialiter etrogati. Ego Bertramus Mangiapirra de Belengeriis pubhicus imperiali auctoritate notarius. ac scriba prefati Communis Bassignane predictis interfui rogatus in fidem et test imonium omnium premissorum scripsi et me subscripsi.Item anno et indicione et sito supra declaratis die vero ottava dicti mensismaii. presentibus nobili Anthonio de Belingeriis et Dominico de Previdis notariis burgensibus Bassignane. testibus ad sequentia vocatis specialiter et rogatis. quibus supra formis modis condicionibus nominibus et subtus simffibusiuramentis sollempnitatibus. promissionibus. clausolis stipulacionibus renun

ciationibus nichil ad dicta additum minutum vel detractum in manibus prefatidomini Menthonis commissarii fidelitates et homagia iam supra presentis consimiles prestiterunt sponte per se et suos prelibato dom ino nos tro duc i etsuis videlicet Iohannes de Solmasto. Franciscus Lingua. Anthonius de Arduinis.Paulus Olmus. Christoforus de la Mola Anthonii. Iacobus Cavagnarius. Iohannes Barrar ius. Laurentius de la Mola. Perr inus de la Mola. Anthonius de

Ludrono. Iullianus Galinusdis. Bertramus de Canepa Atramus Cremoninus. ViolinVigonia. magister GuillermGallinus. Manfrinus Riciu

thonius de Vigetia. MichaIohannes de Vigonia. Silvessana Michaelis. Stephanusnus. comes Iohannes de SaPaulus de Ultrabella. PetrStephanus Turta. RufinusPerrinus de la Porta. ViscoVegiis. Iacobus Bellisana. SRaymocius. Dominicus Levlacobi. Iohannes Petrus Tanes burgenses et incole Baset secretarius hoc publicumParvus. Anthonius Lioruschael Mediabarba. PetrusHenricus Raymoncius. HuManfredus Turta. Anthoniupa. Constat de correctionib

(S.T.) Et ego siquideturnini Cucheti Lugdunensicelsitudinis secretarius premtur prestarentur expedirentindeque requisitus et rogatducal ibus negot iis per Pettorem meum scribi et grosut in consimilibus mihi solitsingulorurn premissorum.

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INDICE

Prefazione

Parte prima

L’età romanaDalle origini cristiane allaL’età longobardaDall’età carolingia all’età oNella lotta tra i Comuni e l

Parte seconda

Tra guelfi e ghibelliniNella lotta tra i Visconti eLa signoria visconteaL’intermezzo milanese e saL’età sforzesca

Parte terza

Sotto il predominio spagnoLa dominazione sabaudaL’astro napoleonicoDal primo al secondo risorAppendice

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1. L’agro centuriato attorno a Bas

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2. Schema generale della limitatio dell’agro di Dertona e delle vie di comunicazione,secondo le tracce conservate sul terreno.

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a) ~4ngel di Enrico VII d’inghilterra (1485-1509) ii

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b) Scudo d’oro del sole di Francesco I di Francia (1515-1547).

14. Monete auree rinvenute in territorio di Bassignana, traccia del frequente passaggio di 15. La liberazione del cardinale Gtruppe mercenarie straniere e italiane. vato nel castello di Pieve del Cairo

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