Fabrizio Bottini La dispersione urbana: costi collettivi e risposte della pianificazione (parte...

22
Fabrizio Bottini La dispersione urbana: costi collettivi e risposte della pianificazione (parte prima: descrizione del fenomeno)

Transcript of Fabrizio Bottini La dispersione urbana: costi collettivi e risposte della pianificazione (parte...

Page 1: Fabrizio Bottini La dispersione urbana: costi collettivi e risposte della pianificazione (parte prima: descrizione del fenomeno)

Fabrizio Bottini

La dispersione urbana: costi collettivi e risposte

della pianificazione(parte prima: descrizione del fenomeno)

Page 2: Fabrizio Bottini La dispersione urbana: costi collettivi e risposte della pianificazione (parte prima: descrizione del fenomeno)

Diffusione Urbana

Un fenomeno fisiologico

Page 3: Fabrizio Bottini La dispersione urbana: costi collettivi e risposte della pianificazione (parte prima: descrizione del fenomeno)

Diffusione Urbana

I sistemi economici territoriali di successo e ad alto reddito, in presenza di tecnologie che

consentono di superare gli ostacoli della distanza fisica, tendono a

diffondersi nello spazio

Page 4: Fabrizio Bottini La dispersione urbana: costi collettivi e risposte della pianificazione (parte prima: descrizione del fenomeno)

Diffusione Urbana

Si vengono a formare, oltre le concentrazioni storiche, ampie

regioni urbane o corridoi, dove le famiglie anche a redditi medi e

bassi si insediano in un ambiente suburbano, anche per crescita dei

centri di minori dimensioni

Page 5: Fabrizio Bottini La dispersione urbana: costi collettivi e risposte della pianificazione (parte prima: descrizione del fenomeno)

Diffusione Urbana

La diffusione urbana è un fenomeno “fisiologico” di lungo periodo,

influenzato dai progressi tecnologici.

Sin dagli anni ’60 del ‘900 sono state sperimentate in molti paesi strategie di “area vasta” allo scopo di contenere e

governare questa crescita

Page 6: Fabrizio Bottini La dispersione urbana: costi collettivi e risposte della pianificazione (parte prima: descrizione del fenomeno)

Diffusione Urbana

Negli anni ’50-60 ad esempio nell’area metropolitana milanese iniziano gli studi per il

PIM (Piano Intercomunale Milanese), esattamente allo scopo di contenere e

organizzare la crescita secondo modelli efficienti dal punto di vista ambientale, della distribuzione

dei valori, della congestione, delle funzioni

Page 7: Fabrizio Bottini La dispersione urbana: costi collettivi e risposte della pianificazione (parte prima: descrizione del fenomeno)

PIMModelli: rapporti dinamici tra i vari poli della

città-regione

Page 8: Fabrizio Bottini La dispersione urbana: costi collettivi e risposte della pianificazione (parte prima: descrizione del fenomeno)

PIM Modelli:

sviluppo a corona

circolare

L’espansione avviene lungo direttrici radiali e circolari. Si determina un rafforzamento del

centro e i valori decrescono verso la

periferia, dove gli insediamenti assumono

il più basso livello. Il processo di crescita

tende alla inefficienza e alla congestione.

Page 9: Fabrizio Bottini La dispersione urbana: costi collettivi e risposte della pianificazione (parte prima: descrizione del fenomeno)

PIM Modelli: sviluppo stellare

Segue le linee dei principali sistemi di comunicazione e si

produce per continui urbani o

formazioni a rosario, secondo le stazioni dei mezzi

di trasporto pubblici.

Page 10: Fabrizio Bottini La dispersione urbana: costi collettivi e risposte della pianificazione (parte prima: descrizione del fenomeno)

PIM Modelli: la macchia

d’olioSviluppo che si

verifica quando i sistemi a struttura

determinata si dissolvono per la

pressione espansiva. Ha come difetti la vicinanza di

funzioni incompatibili, l’intricatezza,

l’incastro spesso inestricabile.

Page 11: Fabrizio Bottini La dispersione urbana: costi collettivi e risposte della pianificazione (parte prima: descrizione del fenomeno)

PIM Modelli: la Galassia

Può essere considerata una variante del modello

a macchia d’olio. L’espansione non avviene per punti, ma per blocchi

e non si appoggia a tessuti esistenti, ma si

stacca da questi formando distretti

specializzati. E’ il modello alla città-regione, ed è

potenzialmente distruttivo del tessuto tradizionale, a cui non sostituisce nuovo

ordine.

Page 12: Fabrizio Bottini La dispersione urbana: costi collettivi e risposte della pianificazione (parte prima: descrizione del fenomeno)

PIM Modelli: città

satellite

Sviluppo pianificato secondo il sistema della “arnia” da cui

si sciama quando si è raggiunta una

certa massa. Molto popolare in Gran

Bretagna, non tiene nel dovuto conto il ruolo insostituibile della grande città e la difficoltà di vita

autonoma nei nuovi insediamenti

Page 13: Fabrizio Bottini La dispersione urbana: costi collettivi e risposte della pianificazione (parte prima: descrizione del fenomeno)

PIM Milano e i modelli

Nell’area intercomunale, nel corso delle trasformazioni storiche, tutti i modelli sono

stati presenti e hanno lasciato

tracce e frammenti che

ancora agiscono

Page 14: Fabrizio Bottini La dispersione urbana: costi collettivi e risposte della pianificazione (parte prima: descrizione del fenomeno)

PIM: “Normalizzazione del diagramma dei valori”

Il recupero di ruolo dei poli esterni e delle periferie rovescia la distribuzione piramidale dei valori tipica della città tradizionale. Concentra negli apici delle

“pale” interessi urbani eccezionali, e crea interrelazioni col centro che riqualificano anche le aree intermedie: ora le più inefficienti e squallide.

Page 15: Fabrizio Bottini La dispersione urbana: costi collettivi e risposte della pianificazione (parte prima: descrizione del fenomeno)

PIM: Lo schema a “turbina” del 1963

Page 16: Fabrizio Bottini La dispersione urbana: costi collettivi e risposte della pianificazione (parte prima: descrizione del fenomeno)

Dispersione Urbana

Un fenomeno patologico

Page 17: Fabrizio Bottini La dispersione urbana: costi collettivi e risposte della pianificazione (parte prima: descrizione del fenomeno)

Dispersione Urbana

Esplosione, frammentazione della forma urbana. Apparente casualità delle nuove localizzazioni residenziali e produttive.

Discontinuità del costruito e segregazione funzionale. Riduzione ingiustificata nell’intensità d’uso delle

risorse territoriali

Page 18: Fabrizio Bottini La dispersione urbana: costi collettivi e risposte della pianificazione (parte prima: descrizione del fenomeno)

Dispersione urbana e Pianificazione

La dispersione è strettamente legata alla pianificazione urbanistica “bricolage” comunale:

- troppo debole nei confronti delle pressioni del mercato

- spesso poco attenta a previsioni di lungo termine

- non inquadrata in un sistema di coerenze ad area vasta

Page 19: Fabrizio Bottini La dispersione urbana: costi collettivi e risposte della pianificazione (parte prima: descrizione del fenomeno)

Area milanese: mosaico dei piani urbanistici comunali

Page 20: Fabrizio Bottini La dispersione urbana: costi collettivi e risposte della pianificazione (parte prima: descrizione del fenomeno)

L’urbanizzazione dispersa come “anti-città”

La specializzazione funzionale estrema, segregata per aree, significa di fatto fine della

città come spazio di interazione, e trionfo di una visione privatistica e individualistica che si

esprime via via negli ambienti super-specializzati della casa unifamiliare (abitazione), del centro

commerciale (acquisti, servizi), del parco industriale o per uffici (lavoro) del polo

istituzionale (istruzione, amministrazione). A collegare tutto, il cubicolo privato dell’automobile

Page 21: Fabrizio Bottini La dispersione urbana: costi collettivi e risposte della pianificazione (parte prima: descrizione del fenomeno)

3 ambiti:

casa (privato)

auto (privato)

commercio (privato anche se collettivo)

Un esempio di frammentazione: il centro commerciale

Page 22: Fabrizio Bottini La dispersione urbana: costi collettivi e risposte della pianificazione (parte prima: descrizione del fenomeno)

Dispersione urbana e identità

Esiste il rischio che le città europee perdano la loro identità, spaziale e culturale, nella

banalizzazione prodotta dallo “sprawl” insediativo.

Quali misure correttive da parte della pianificazione?